RIFARECASA RISTRUTTURARE E COSTRUIRE CON SISTEMI INNOVATIVI
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Anno 1 - N. 2 OTTOBRE 2016
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GRUPPO MADE
GLI SPECIALISTI DELLA RISTRUTTURAZIONE
Gentile lettore, il punto vendita che ti offre questa rivista, che ti aiuta a scegliere il meglio per la tua casa, fa parte di Gruppo Made. Gruppo Made é una rete di 190 punti vendita che, oltre a commercializzare i migliori prodotti per l’edilizia e le finiture, mettono a disposizione del cliente, sia esso un professionista o un privato, la loro competenza pluriennale per quanto concerne il costruire e il ristrutturare. Crediamo di poterci definire a buon titolo “Gli Specialisti della Ristrutturazione” e dunque i punti vendita che espongono l’insegna MADE possono esserti di grande aiuto per tutto ciò che ruota attorno al processo di ristrutturazione: dalla prima idea iniziale sino alla realizzazione finale.
CLAUDIO TRONI DIREZIONE MARKETING GRUPPO MADE
La rivista RIFARE CASA CON MADE è strettamente imparentata a RIFARE CASA, il bimestrale - che esce in edicola - della casa editrice EDIBRICO, con la quale condividiamo la stessa passione per le cose ben fatte. Questa affinità ha dato vita, quasi spontaneamente, a una convergenza d’intenti che ha prodotto un magazine che unisce le eccellenze dal come si fa al dove si compra. Se ti piaceranno i temi che troverai all’interno ti suggeriamo di seguirci anche via web o attraverso i social network su ristrutturaconmade.it il sito che edita quotidianamente contenuti legati al ristrutturare in modo efficace, duraturo e possibilmente sostenibile. Non mi resta che augurarti buona lettura fermo restando che ogni suggerimento, domanda o richiesta di approfondimento sarà apprezzata. Ci puoi contattare all’indirizzo marketing@gruppomade.com RIFARE CASA con MADE OTTOBRE 2016
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RIFARE NEWS SI FA PRESTO A DIRE “PORTA” VANITÀ ITALIANA INTRAMONTABILI CLASSICHE UN TELAIO VERO MONTATO SU UNO... FALSO MISURE E CRITERI PER SCEGLIERE BENE LA PORTA SI VESTE SCORREVOLI A SCOMPARSA E NON MINIMALISTE RASOMURO LA PIOGGIA RESTA FUORI CARTONGESSO PRATICITÀ E DESIGN ECOBONUS UN GRANDE SUCCESSO FASCINO ANTICO MA TECNOLOGICO PRIMA DI TUTTO BISOGNA CHE TIRI COMBUSTIBILI PER TUTTI I GUSTI CALDO MODERNO VESTITO D’ANTICO STUFE ANTICHE MOLTO ATTUALI EFFETTI SPECIALI CON LE RESINE BASTA CON QUESTO CHIASSO! UNO SPAZIO DA TRASFORMARE PARETI IMPERFETTE, FACILI SOLUZIONI DECORARE È PERSONALIZZARE DAL MONDO EDILIZIA
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Tutti i tipi di porte, come acquistarle e installarle
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RIFARE CASA CON MADE
N.2 OTTOBRE 2016
N.2 OTTOBRE 2016
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rifare casa con made è un magazine realizzato per GRUPPO MADE. Gruppo Made è un network di punti vendita specialisti della ristruttrazione di interni ed esterni. Puoi seguirci su ristrutturaconmade.it livingmade.it - gruppomade.com e sui social network facebook twitter e vimeo.
GRUPPO MADE : 40129 Bologna - via Piero Gobetti, 52/3 - tel: 051.760041 marketing@gruppomade.com; 20016 Pero (MI) - via A.Vespucci, 10 tel: 02.93909301 acquisti@gruppomade.com. Gruppomade è un marchio di proprietà di Madeitalia spa.
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direttore editoriale e responsabile Nicla de Carolis
direttore esecutivo Carlo De Benedetti
redattore capo Laila de Carolis in redazione: Mauro Balbi, Emanuele Bottino, Claudia Cazzulo
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pubblicità direttore vendite: Marco Carlini 0143 645037 335 7106139 marcocarlini@edibrico.it editore EDIBRICO srl 20135 Milano - via Carlo Botta, 7 tel. 0143 645037 - fax 0143 645049 registrazione tribunale di Milano n. 493 del 24-07-2008 stampa: Rotolito Lombarda - Seggiano (MI) Tutti i diritti di proprietà letterari ed artistici riservati. I manoscritti e le fotografie anche se non pubblicate non si restituiscono. I nomi, le ditte e i prezzi, eventualmente pubblicati, sono citati senza responsabilità della rivista RIFARE CASA, a puro titolo informativo per rendere un servizio ai lettori. La rivista non si assume alcuna responsabilità circa la conformità alle vigenti leggi sulle norme di sicurezza delle realizzazioni.
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SI FA PRESTO a dire “porta”
Nemmeno quelle tradizionali a battente sono le stesse di un tempo: il vano che le delimita non forma più dislivelli sulla parete, ma permette di integrarle perfettamente a filo del muro, le maniglie possono essere sostituite da pulsanti, le chiusure sono automatiche... non si può neppure più uscire sbattendo la porta!
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pesso e volentieri, nel metter su casa, la scelta delle porte viene annoverata tra le fasi finali, quando già la ripartizione degli ambienti è stata definita ed è il momento di pensare ai complementi. Convenzionalmente si finisce così per prevedere l’imbotte (l’apertura nel muro in cui va montata la porta) quasi all’estremità di una parete, criterio consigliabile per una porta a battente, ma non necessariamente valido in altri casi: le porte esistono anche in versione scorrevole a scomparsa, per cui bisogna tener conto di un ingombro doppio per via del cassonetto; si possono immaginare due ambienti in stretta relazione separabili con pannelli a tutt’altezza che, all’occorrenza, possono essere spostati su un solo lato o impacchettarsi a ridosso di una parete. Insomma, ci sono molte possibilità che non vale la pena di precludersi e vanno ponderate in fase progettuale, anche nelle ristrutturazioni. l Le dimensioni dei diversi tipi sono standardizzate, ma l’aumentare della tendenza ad uscire dagli schemi ha portato i produttori a proporre anche le porte più classiche con misure personalizzate; anche le forme non sono più necessariamente squadrate, ma si possono avere sagome ad arco, a trapezio, per pareti curve. n
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speciale porte
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TIPI DI APERTURE 1: la classica porta a battente può essere in risalto o a filo muro, cieca o vetrata. 2: la soluzione a doppia anta viene utilizzata quando si ha una luce di passaggio superiore a 100 mm, per ridurre l’ingombro in apertura. 3: in casi simili può essere interessante anche un sistema di impacchettamento a libro, dimezzando l’ingombro e spostandolo su un lato. 4: la porta scorrevole a scomparsa non invade lo spazio e lascia libertà nel disporre gli arredi. 5: se le pareti non permettono il sistema a scomparsa si può ricorrere a una porta scorrevole su binario esterno. 6: la porta rototraslante è un ibrido tra il sistema a battente e quello a bilico verticale: si apre in entrambi i sensi e compie un movimento ellittico, fino ad appoggiarsi al montante del telaio ripartendo l’ingombro tra i due locali serviti.
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VANITĂ€ italiana Quando si tratta di stile, il made in Italy non teme confronti: i marchi di maggior prestigio nella produzione di porte sono tutti italiani, come pure gli stilisti che collaborano con le case produttrici. Le porte standard e quelle fuori misura, i materiali, le finiture, il tipo di apertura e i meccanismi che permettono il movimento: sono caratteristiche da valutare per una scelta senza sorprese
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MASSICCIA O TAMBURATA Mdf
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speciale porte
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na porta ben fatta è concepita per durare una vita, la sua sostituzione è quasi sempre dettata da interventi significativi sulla disposizione dei locali o da variazioni stilistiche dell’ambiente. Il tipo più diffuso è tuttora quello a battente, con l’anta articolata di lato; questo particolare fa sì che una porta possa essere destra o sinistra, pertanto sono necessarie alcune considerazioni per scegliere il giusto senso di apertura. l La regola vuole che una porta si apra sempre verso l’interno del locale; inoltre, il senso di apertura deve dirigerla verso la parete ortogonale più vicina, limitandone l’ingombro durante il movimento. Attuando questo criterio, una porta “destra” ha i cardini a destra e viceversa; quando si accede al locale l’apertura è a spingere. l Il falso telaio (o animella) viene messo in opera durante i lavori di muratura e a esso viene fissato il telaio vero e proprio, con i maschi dei cardini, la battuta d’arresto e i riscontri della ferramenta di chiusura. La fessura tra telaio e falso telaio viene nascosta con i coprifilo, listelli sagomati con funzione estetica. La larghezza e l’altezza di una porta, ovvero la “luce”, vanno misurate all’interno del falso telaio; le misure standard di un’anta sono 60-65-70-75-80 cm, con altezze 200-205-210 cm ed è fornita completa di telaio e coprifili. Ci sono anche porte fuori misura, ma di solito per larghezze superiori a 80 cm si preferisce una porta a due ante, per ridurre l’ingombro in apertura. l La porta può essere massiccia o tamburata; più pesante la prima, alleggerita da un pannello a nido d’ape interno la seconda. La stagionatura del legno è fondamentale per evitare deformazioni dovute a variazioni di umidità e temperatura, anche per questo si tende a realizzare una cassa di MDF, un legno artificiale che assicura maggiore stabilità, rivestito con piallacci o laminati. l Nel tempo la porta a battente si è evoluta; accanto alla versione tradizionale munita di controtelaio stanno riscuotendo larghi consensi le porte rasomuro, con telaio d’alluminio, e le porte a battente interamente di vetro trasparente o satinato. Ulteriori possibilità si hanno con versioni provviste di apertura bidirezionale e di chiusura magnetica. n
l La porta massiccia ha l’anima di legno listellare, solitamente abete, racchiusa tra pannelli di altro legno. Se il rivestimento è realizzato con un foglio di laminato unico si evitano scollature nel tempo.
Anima interna a nido d’ape
Cornice in abete massiccio
l La porta tamburata ha una cornice di contorno che può delimitare una fitta intelaiatura di sottili listelli incrociati o un riempimento di cartone a nido d’ape. A rivestire il tutto possono esserci due pannelli di legno di compensato o di MDF.
TELAIO D’ALLUMINIO l La struttura d’alluminio estruso assicura leggerezza e solidità; in alcuni casi il telaio è rivestito con una doppia fascia di legno impiallacciato, in altri, per arredi moderni, l’esterno del telaio è trattato per essere lasciato a vista.
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INTRAMONTABILI classiche Mantengono inalterata la loro tradizionale eleganza, ma si vestono con finiture ricercate e moderne
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l Anche le porte interne possono avere una battuta doppia sul loro telaio; questo permette di inserire guarnizioni più articolate che esercitano un isolamento acustico elevato. Le porte a fodrina di legno massiccio possono essere molto pesanti e richiedono l’incernieramento a tre mappe.
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obrietà, geometrie semplici e raffinatezza fanno delle porte classiche un complemento senza tempo, una garanzia di successo indipendente dall’ambiente in cui vengono inserite. l La definizione di porta classica comprende in realtà diverse possibiità di concezione dell’anta. La prima differenziazione è tra anta cieca o vetrata, a seconda che questa escluda o permetta il passaggio della luce per illuminare gli ambienti contigui. Nell’anta cieca si può fare un’ulteriore distinzione tra porta piana, priva di specchiature o cornici interne, o a fodrina, a sua volta con specchiatura interna semplice o doppia. l La specchiatura di una porta può prevedere l’inserimento di un vetro; di questa tipologia fanno parte le porte a vetro unico, che devono disporre di un telaio robusto e antisfondamento; le semivetrate, con la specchiatura superiore che include il vetro e quella inferiore cieca; l’inglesina, un tempo costituita da vari rettangoli di vetro inclusi in un reticolo di listelli, oggi in molti casi realizzata con un vetro unico e il reticolo è applicato esternamente sui due lati, con il solo scopo ornamentale. La superficie vetrata può essere trasparente oppure opalina. l La porta classica si identifica, in linea di massima, con la porta a battente, è appesa a due o tre cardini sul lato verticale e non deve toccare terra. Vista di fronte ha solitamente forma rettangolare, ma sono possibili varianti ad arco. A dare un’impronta stilistica differente è sempre la scelta della maniglia, sia come forma, sia come materiale; una porta piana esige un’impugnatura minimale, mentre una porta a fodrina, arricchita con cornici lavorate, richiede una maniglia più appariscente, incorporata in una maschera che ricopre anche la toppa. l La stessa anta, protetta con laccature antichizzanti o lasciando evidente la venatura del legno, oppure con superficie colorata e resa brillante, magari arricchita con profili in alluminio, può assumere personalità differenti; per le stesse superfici semivetrate si adottano talvolta forme inusuali, in un piacevole contrasto tra classico e moderno. n
1: con il telaio bloccato da cunei, si apre e si chiude più volte la porta per verificarne la planarità e il libero funzionamento. 2: fissato il telaio all’animella, si sigilla la fessura che inevitabilmente rimane con un adesivo acrilico steso lungo il contorno. 3: negli angoli i coprifilo possono essere collegati a 90° o a 45°; i montanti sono a misura, il traverso superiore va adattato.
MONTARE LA PORTA 1
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UN TELAIO VERO montato su uno... falso
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Spessore muro
Controtelaio Anta Cerniera
Telaio anta
Rivestimento anta Maniglia
Anima dell’anta
Telaio fisso in legno Luce netta porta o dimensione reale di passaggio 80 cm Luce netta falso telaio 89 cm l Nel disegno risulta evidente quanto siano in rapporto, in una procedura standardizzata, le dimensioni iniziali dell’imbotte rispetto a quelle della porta e dell’effettiva luce di passaggio.
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ffrontando la ristrutturazione di un’abitazione che ha più di cinquant’anni e dovendo sostituire le porte interne, dando per scontato che la ripartizione degli ambienti sia conforme alle attuali esigenze, si deve affrontare qualche difficoltà in più. Tanto per cominciare, a prima vista le porte possono sembrare tutte uguali, ma misurandole in larghezza può essere che differiscano di qualche centimetro: a quell’epoca le misure non erano standardizzate. Inoltre, il telaio veniva fissato direttamente alla muratura con zanche e la sua rimozione costringe ad andare in profondità nella muratura: questa è l’occasione per uniformare i vani porta secondo i criteri moderni. l L’imbotte del vano porta va rivestita con quello che viene definito controtelaio o falso telaio: si tratta di una struttura composta da due montanti uniti da un traverso sommitale, collegati da due rinforzi angolari e un distanziale posto tra i montanti a metà altezza per assicurare una perfetta squadratura. Nella produzione industriale, il falso telaio è già dimensionato in base alla misura standard scelta e può essere fissato alla muratura con zanche o tasselli a espansione. l Il telaio vero e proprio regge i maschi dei cardini, incorpora la ferramenta di riscontro della serratura e può essere fissato al falso telaio con diversi sistemi: lamelle ondulate inserite con graffatrici pneumatiche, viti passanti ecc, naturalmente dopo aver adattato in modo provvisorio la porta, tramite spessori e cunei. Lo spazio risultante tra telaio e falso telaio va riempito con schiuma poliuretanica autoespandente, rifilabile con un cutter dopo l’essiccazione. Il montaggio delle cornici coprifilo su entrambi i lati nasconde il profilo di telaio e falso telaio. n
UN KIT DI MONTAGGIO Nella sostituzione delle porte ci si può affidare a kit che forniscono la porta con il telaio imballato separatamente, ma con già le cornici coprifilo fissate su un lato. Il montaggio si effettua con incastri e viti trasversali. 1: si inserisce la porzione di telaio premontata controllando che rimanga uno spazio di 1-2 cm per effettuare la messa in squadra. 2: con cunei e distanziali si blocca il telaio nella posizione definitiva e si provvede al fissaggio. 3: le commessure vanno colmate con schiuma poliuretanica insufflata al loro interno. 4: eliminato l’eccesso di schiuma si possono fissare le cornici sull’altro lato.
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MISURE E CRITERI per scegliere bene
Porta completa Passaggio
Porta
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LE DIMENSIONI STANDARD Larghezza della porta
63 cm
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a libro doppia 83+43 cm 73+73 cm
Larghezza del passaggio
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70 cm
80 cm
121 cm
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Larghezza dell’insieme
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DESTRA O SINISTRA l Questa distinzione è riferita alla posizione dei cardini quando si apre la porta a spingere (se si trovano sulla destra è destra e viceversa): è un dato fondamentale quando si deve ordinare una porta nuova, ma anche qualora si debbano sostituire la serratura o i cardini stessi.
Battuta fra le ante ricavate nei montanti
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rima di procedere all’acquisto delle porte, occorre rilevare con precisione alcune misure. Se parliamo di una nuova installazione, il vano porta viene già predisposto con un controtelaio di legno (o di lamiera zincata o alluminio) sul quale va montato il telaio vero e proprio, quindi le dimensioni dell’anta saranno ridotte rispetto alle misure rilevate. Se invece si effettua una sostituzione, bisogna rimuovere le cornici coprifilo che occultano il collegamento del telaio al controtelaio e utilizzare quest’ultimo come riferimento. l Servono tre misurazioni: la larghezza interna del vano porta misurata da un montante all’altro del controtelaio, l’altezza interna rilevata dal pavimento finito (se non lo è bisogna stabilirne la quota) al traverso del controtelaio e lo spessore del muro, comprensivo di eventuali rivestimenti. Queste non sono quote definitive, ma la base sulla quale determinare che tipo di porta standard può essere montata: con una larghezza di 90 cm e un’altezza di 215, per esempio, si potrà montare senza difficoltà una porta standard da 80x210 cm. l Se si tratta di una porta scorrevole, le misure vanno prese nello stesso modo, avendo l’accortezza di misurare l’altezza dal pavimento fin sotto il carrello guida; nel caso di una sostituzione, è bene misurare anche l’effettiva larghezza e altezza della luce di passaggio. Inoltre va specificato se la porta è inserita in una muratura tradizionale o di cartongesso. n
Battuta ottenuta con l’applicazione di listelli
LA BATTUTA l Tutte le porte a battente, tranne quelle tipo saloon, chiudono contro una battuta praticata nei montanti e nella traversa superiore del telaio; quando le ante sono due, quella con la maniglia poggia su una battuta praticata nell’altra anta tramite due listelli riportati sui lati verticali.
IL VERSO I MATERIALI l L’anta può essere di legno massiccio o di tamburato, una struttura a nido d’ape racchiusa tra un telaio e due fogli di rivestimento. Oltre al vetro e al PVC molto usato anche l’MDF.
l La regola d’arte vuole che la porta si apra verso l’interno del locale servito; se è in angolo l’apertura deve dirigere l’anta verso il muro più vicino. La distanza tra cardini e parete non dovrebbe mai essere inferiore a 80 mm, in caso contrario la sporgenza della maniglia potrebbe far rimanere lo spigolo dell’anta sotto il telaio e impedirne lo smontaggio.
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LA PORTA si veste
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n’iniziativa tanto inedita quanto accattivante e originale è quella di ridurre la porta a un semplice pannello che non viene “rivestito”, ma letteralmente “vestito”, con la possibilità di cambiargli d’abito e rinnovare gli ambienti come si fa per un divano sfoderabile. l Quest’idea è nata dalla collaborazione tra Bertolotto Porte e il marchio tessile Brooksfield, due nomi importanti del Made in Italy e viene proposta per porte a battente o chiusure scorrevoli, ma può essere estesa a un’intera parete, ottenendo una boiserie a tutt’altezza nella quale la porta a filo muro scompare completamente. l Il punto forte è la facilità con cui si pos-
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sono trasformare gli ambienti senza ricorrere a personale specializzato, è sufficiente cambiare il rivestimento tessile, che nel frattempo può essere rinnovato con un lavaggio, per poi alternare ancora tonalità e disegni o ritornare alla situazione precedente. l Le pannellature sono di MDF, un legno artificiale decisamente robusto, racchiuse in una cornice perimetrale di alluminio che protegge il tessuto e lo incornicia come se fosse un quadro. La gamma “Le Sfoderabili” rappresenta una delle soluzioni più versatili del momento, adottabile in qualsiasi contesto abitativo, classico o contemporaneo. n
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AMBIENTI SEMPRE DIVERSI
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l La collezione Bali racchiude 4 differenti soggetti floreali ognuno dei quali è declinato in altrettante combinazioni di colore; nella collezione New York i soggetti sono tre, proposti in 4 combinazioni ciascuno in diverse tonalità di grigio, mentre London è la più ricca di varietà, con 6 soggetti damascati, geometrici e floreali in tonalità avorio, grigio e seppia. Ampia è quindi la scelta, che permette di variare soltanto il soggetto, oppure soltanto il colore o, ancora, entrambi.
UN SISTEMA FACILE PER IL CAMBIO D’ABITO l Poter cambiare il rivestimento a una porta e, per estensione, a un’intera significa riconoscere a entrambe una personalità che le trasforma in complementi d’arredo: bastano poche ore per trasformare un ambiente e l’operazione di cambio per lavaggio o sostituzione è eseguibile da chiunque. Il tessuto, infatti, si applica aderente al pannello con facilità grazie alla bordatura perimetrale con velcro; tra pannello e tessuto viene inserito un supporto morbido che rende il rivestimento gradevole al tatto. Esteso a un’intera parete, il rivestimento contribuisce inoltre a migliorare l’isolamento acustico e l’attenuazione dei rumori.
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SCORREVOLI, a scomparsa e non
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e porte scorrevoli rappresentano una soluzione quasi obbligata negli spazi ristretti, per esempio quando tra due ambienti è previsto un angusto disimpegno e non è possibile installare due porte consecutive a battente per via dell’ingombro dello spazio dovuto alla rotazione delle porte. Sempre di più, però, vengono utilizzate semplicemente per una scelta di stile, per tendenze minimaliste che permettono di separare o mettere in comunicazione diversi ambienti anche con ampie zone di passaggio, ricorrendo a doppie ante speculari. l Le cerniere sono sostituite da carrelli impegnati in un binario superiore che nella versione a scomparsa fa parte di un telaio, predisposto per l’intonacatura o per il rivestimento con cartongesso.
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Il telaio è praticamente largo il doppio dell’anta, in quanto questa deve scomparire all’interno di un cassonetto annegato nella parete. l Unico neo delle porte a scomparsa, fino a pochi anni fa, era che in corrispondenza del cassonetto si potevano sistemare soltanto arredi a terra: oggi esistono controtelai con una struttura che permette anche la sospensione di pensili, sanitari, termosifoni e il passaggio degli impianti, quindi lo spazio adiacente all’accesso è molto più sfruttabile di quanto consenta una porta a battente. Parlando invece di porte scorrevoli a binario esterno, quindi soltanto spostabili lateralmente, si possono utilizzare pannelli a tutt’altezza per separare ambienti o guardaroba ricavati in una parte della stanza. n
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PER INTONACO O CARTONGESSO
Cassa in lamiera
Traversa superiore
Distanziatori Scatola accessori (all’interno del controtelaio)
speciale porte
Montante di battuta
ECLISSE
Luce cassone l I controtelai si presentano in modo differente a seconda che siano concepiti per intonaco o per cartongesso: nel primo caso la struttura è costituita generalmente da lastre di acciaio zincato irrigidite da nervature e ricoperte da un reticolo metallico per favorire l’adesione dell’intonaco; nel secondo ci sono diversi profilati orizzontali che permettono il fissaggio delle lastre con viti autoperforanti. Anche nel montaggio i due tipi adottano sistemi differenti. Nel modello Unico di Eclisse il binario estraibile permette di effettuare interventi di manutenzione o l’inserimento di nuovi accessori anche a montaggio già completato.
IN BASE AL FORO SI INDIVIDUA LA PORTA GIUSTA CONTROTELAIO PER PORTA SINGOLA Dimensioni effettive foro Ingombro larghezza Ingombro altezza Dimensioni disponibili Luce passaggio in larghezza Luce passaggio in altezza Massimo ingombro in larghezza Massimo ingombro in altezza Luce cassone
CONTROTELAIO PER DUE PORTE SPECULARI 1740 2450 800 2350 1715 2435 825
Dimensioni effettive foro Ingombro larghezza Ingombro altezza Dimensioni disponibili Luce foro in larghezza Luce foro in altezza Massimo ingombro in larghezza Massimo ingombro in altezza Luce cassone
3530 2400 1600 2300 3456 2360 935
l Comunicando le dimensioni dell’apertura nella parete da colmare con l’inserimento della porta vengono definite le misure di ingombro e di passaggio e viene realizzata la porta.
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CHIUSURA RALLENTATA l Il meccanismo invisibile Rallenty Soft migliora il comfort e la funzionalità delle porte scorrevoli, singole o doppie, rendendo più dolce e silenziosa la chiusura: nell’ultimo tratto l’anta viene “frenata” e accompagnata a battuta senza rischio di urti. Disponibile su molti modelli Eclisse (Unico, Estensione, Luce, Telescopica, Unilaterale, Ewoluto scorrevole), installabile anche su controtelai già montati, può essere completato con il meccanismo di autochiusura dopo ogni apertura (per porte di legno fino a 40 kg di peso, modelli Unico, Luce Unico, Unilaterale), con velocità regolabile.
LUCI, INTERRUTTORI, IMPIANTI l Il sistema brevettato Luce è costituito da un controtelaio predisposto per il passaggio dei cavi elettrici e l’alloggiamento di scatole elettriche per punti luce, prese, interruttori. L’importanza di questa soluzione si apprezza ancor più nella versione a doppie ante speculari, potendo installare fino a 5 scatole elettriche per lato, mantenendo così i comandi e gli utilizzi vicini al passaggio porta.
FISSAGGIO DI CARICHI l Il controtelaio Ewoluto® permette di appendere mobili, mensole, pensili direttamente sulla parete dove è installato, opzione impossibile con i normali controtelai. È disponibile in versione a una o due ante, solo per intonaco.
ANCHE IN CURVA l Il controtelaio Circular offre nuove soluzioni alle esigenze dell’architettura d’interni: permette l’inserimento di una o due (Estensione) ante curve dello spessore di 40 mm fino a 80 kg di peso grazie all’adozione di speciali carrelli biruota in grado di adattarsi a qualsiasi raggio di curvatura. Tutti i prodotti presentati in questa pagina sono di Eclisse.
Eclisse (www.eclisse.it)
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altre soluzioni 1: Bigfoot® America è il controtelaio che fa scorrere nel muro uno o due contenitori libreria (versione singolo o doppio) senza dividere due ambienti con una porta scorrevole. 2: Singolo è predisposto per lo scorrimento a scomparsa di un’anta scorrevole per arredare con stile e senza ingombri; per pareti a intonaco e cartongesso. 3: Magic Box® è disponibile in 3 versioni: Elektro per alloggiare interruttori, prese elettriche, videocitofono, termostato su tutta l’altezza e su entrambi i lati, fino a 20 punti per lato; Hydra ha premontati gli alloggiamenti per impianti idro-termosanitari; Domotika è la combinazione dei due telai precedenti. 4: Doppio permette lo scorrimento di due porte (a richiesta con apertura simultanea) per pannelli in legno o vetro. 5: Bigfoot® Openspace Linear® è il controtelaio contenitore con guida totalmente incassata nel controsoffitto, senza montante di battuta; la parete diventa dispensa, scarpiera, mobile bar ecc.
Protek (www.protek-controtelai.com)
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MONTARE IL TELAIO l L’installazione riguarda locali in fase di ristrutturazione; nel muro esistente viene aperto il vano di passaggio, la foto evidenzia come, in questa situazione di spazio ridotto, sia sconsigliabile installare una comune porta a battente.
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1: il cassonetto va a sovrapporsi al muro esistente, questo perché è prevista la realizzazione di una controparete di mattoni forati. La collocazione del telaio deve pertanto tener conto dello spessore dei mattoni; il telaio va posizionato esattamente in bolla perché, se la cassa e il montante di battuta non sono perfettamente in linea, la struttura potrebbe deformarsi compromettendo lo scorrimento fluido dell’anta. 2: completata la controparete, la faccia esterna dei mattoni si trova esattamente a filo con la rete del cassonetto. La fitta maglia sovrapposta alla lamiera trattiene l’intonaco e fa corpo unico con la struttura del muro, come un’autentica armatura capace di assorbire le tensioni.
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3: una porta analoga, di dimensioni maggiori, installata durante la stessa ristrutturazione; il cassonetto è in fase di intonacatura.
l Un ambiente suddiviso con pareti di cartongesso e l’utilizzo di porte a scomparsa. Nel piccolo disimpegno due porte a battente intralcerebbero il passaggio.
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RESISTE ALLE PENDENZE ESTREME.
Le imitazioni scivolano, ADESO ® no: anche nelle situazioni più estreme. L’originale, la prima, la più affidabile membrana bituminosa autoadesiva garantisce un’impermeabilizzazione assoluta unita ad una totale stabilità. Merito del doppio compound con mescola APP o SBS e ad una mescola altamente autoadesiva nel lato inferiore. Al centro, l’armatura di rinforzo. L’unica cosa di cui farete a meno è il fuoco. Il resto sono solo vantaggi e prestazioni superiori.
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MINIMALISTE rasomu
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elle porte rasomuro telaio e falso telaio sono tutt’uno, sostituiti da uno stipite di metallo da installare a parete; se questa è di cartongesso va fissato con piastre o altri sistemi a corredo, altrimenti si utilizzano zanche da murare. Le cerniere sono invisibili e il telaio dispone inoltre di una guarnizione di battuta; le tolleranze di montaggio sono notevolmente ridotte rispetto a una tradizionale porta a battente, non essendoci cornici di finitura a chiudere le fessure. La porta risulta in questo modo complanare alla parete e delimitata da una fessura veramente minima. l La versione a battente può essere richiesta anche ad arco, a botte, di forma trapezoidale, ampliando la possibilità di personalizzare gli ambienti. Il telaio
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va posto in sede con l’anta montata; alcuni spessori a corredo consentono di regolarla con precisione. l Oltre alla versione a battente, le porte rasomuro esistono in versione scorrevole e a bilico verticale, quest’ultima articolata da un sistema di perni invisibili che possono essere posizionati da un minimo di 6,5 cm dal montante fino al centro del pannello, permettendogli di ruotare di 180° o di 360° (sistema brevettato da Portarredo). l L’alternativa alla porta cieca è rappresentata dall’anta di vetro, dove il telaio di alluminio è spesso sostituito con uno di acciaio inox e l’anta è di cristallo temperato, trasparente, opalino, colorato o decorato in vario modo, che permette l’ingresso della luce naturale in ambienti poco illuminati. n
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Battuta
Paraspigoli Cerniera a scomparsa
speciale porte
muro
Guarnizione
Rete
l Le cerniere sono del tipo a scomparsa e permettono la regolazione su tre assi. Nella maggior parte dei casi sono fissate al telaio in prossimità dello stipite e del pavimento da un lato e annegate a filo dello spessore della porta dall’altro; per porte di un certo peso, alcune case adottano una terza cerniera centrale.
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IL MONTAGGIO DELLA VERSIONE PER INTONACO 1: la porta viene consegnata grezza e premontata all’interno del telaio: va posizionata così com’è nell’apertura, con l’aiuto di cunei di legno, senza togliere i distanziali di irrigidimento. 2: con la porta a piombo, si murano le zanche con malta cementizia e si rimuovono i distanziali d’irrigidimento sul lato dell’apertura, per controllare che la movimentazione dell’anta sia fluida e senza attriti. 3: si completa il riempimento con malta tra telaio e parete, applicando la rete in dotazione a sormonto tra telaio e muratura, senza causare movimenti. 4: si completa la rasatura delle pareti rispettando il filo di intonaco determinato dal telaio stesso. 5: il pannello va trattato su entrambi i lati con cementite, per poi procedere alla finitura. Se la porta viene pitturata, occorre sempre applicare lo stesso numero di mani su entrambi i lati, per evitare possibili imbarcamenti.
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LA PIOGGIA resta fuori l I muri sono generalmente costruiti con materiali porosi e permeabili: la pioggia battente spinta dal vento può infiltrarsi in piccole crepe e, seppur non invadendo tutto lo spessore, provoca danni vistosi.
Le forti piogge colpiscono in modo violento superfici piane o poco inclinate ma, con la complicità del vento e dei fenomeni di rimbalzo, aggrediscono anche le strutture verticali. Assenza di fessurazioni e canali di scolo ben dimensionati evitano i danni da umidità meteorica
O l Le coperture piane con difetti di impermeabilizzazione vengono aggredite dall’acqua per semplice gravità; se l’infiltrazione è grave, può impregnare la struttura e i muri di sostegno.
l Gocciolatoi applicati al traverso inferiore della finestra, controllo dei giunti e monitoraggio di eventuali sconnessioni attorno al telaio sbarrano la strada alle infiltrazioni da pioggia.
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gni volta che si verifica un forte temporale, un edificio è sottoposto a potenziali aggressioni da parte della pioggia; anche una normale precipitazione può causare infiltrazioni, soprattutto in costruzioni vecchie senza un’efficace impermeabilizzazione, oppure in presenza di crepe o con canali di smaltimento inadeguati, deteriorati, o quando le superfici non rispettano le necessarie pendenze. l Le forti piogge rovesciano sulle coperture oltre 5 mm d’acqua al minuto: un tetto con una buona impermeabilizzazione e provvisto di canali di scolo sani, puliti e ben dimensionati può smaltire senza difficoltà anche quantità d’acqua maggiori, così pure una terrazza priva di fessure e con una pendenza adeguata. In caso contrario, l’acqua può dare luogo a fenomeni di umidità da infiltrazione diretta. l Un normale tetto a falda deve avere una pendenza del 30-35%, ma se le falde sono più lunghe di 4-5 metri occorre accentuarla per consentire un più rapido smaltimento dell’acqua. Il colmo, punto d’incontro tra le falde, è uno dei punti cruciali che possono causare infiltrazioni. Ci sono poi le linee di displuvio (a spigolo tra falde) o a compluvio (concave), queste ultime da proteggere con converse. >>>
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Infiltrazione dal lucernario
Infiltrazione dal comignolo
Spostamento coppi
Sfogliamento intonaco
Canale di gronda
Rottura pluviale Infiltrazione per capillaritĂ
Infiltrazione per rottura copertura Pavimentazione danneggiata
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PR IMA SUPERFICI A PROVA DI INFILTRAZIONI l La guaina impermeabilizzante elasto-cementizia Weber.dry Flex è un prodotto bicomponente da applicare a spatola, previa miscelazione, con spessori di almeno 2 mm per strato per l’mpermeabilizzazione di balconi, terrazze, box doccia, vasche e piscine, prima della posa di rivestimenti ceramici; come rivestimento flessibile di intonaci, massetti, superfici in calcestruzzo microfessurate e strutture prefabbricate. Protegge le superfici in calcestruzzo contro l'azione di smog, anidride carbonica, cloruri, solfati ecc; può essere utilizzata come rivestimento impermeabile di muri controterra. Impermeabilizzazione di vasche per il contenimento delle acque (anche potabili, cert. A.R.P.A. ai sensi D.M. 174/2004), previo lavaggio superficiale con acqua pulita a maturazione avvenuta. Weber (www.e-weber.it)
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TERRAZZE RISANATE l La guaina catramata è solitamente reperibile in rotoli larghi un metro e lunghi dieci, armati e di vari spessori; va incollata sul massetto sovrapponendone i bordi per circa un centimetro. La posa avviene a caldo, utilizzando un bruciatore a propano e catramina.
In poche parole, tutto ciò che interferisce con un andamento regolare della copertura (inclusi camini, lucernari, piastre per antenne) è potenzialmente fonte di infiltrazioni. Anche tegole rotte o fuori posto aprono la strada all’umidità diretta. l Ancor più complesso diventa l’argomento se lo si estende alle superfici piane. La superficie può essere calpestabile o carrabile, può interessare l’edificio come struttura a sé stante (ad esempio un poggiolo) o costituire un “lastrico solare” che sovrasta un locale sottostante. l Quando le infiltrazioni si manifestano vicino ai muri perimetrali si tratta probabilmente di un’impermeabilizzazione malfatta lungo i bordi della copertura oppure dell’intasamento o della rottura di un pluviale. Se l’infiltrazione è talmente grave da richiedere un intervento radicale su tutta la copertura lo strato impermeabilizzante va fatto risalire almeno
una decina di centimetri lungo le pareti e va controllata la pendenza. Ci sono anche prodotti che possono essere applicati sulla pavimentazione esistente senza incorrere in demolizioni. l A questo tipo di infiltrazioni concorrono anche marcapiani, soglie e timpani di porte e finestre e altri particolari, le cui fessurazioni permettono all’acqua di penetrare. l I temporali sono spesso associati a raffiche di vento che bagnano rapidamente l’intonaco della facciata. Se ci sono distacchi del rivestimento o fessure l’acqua si infiltra nella muratura, facilitata dalla porosità e dalla capillarità dei materiali edili. Una buona impermeabilizzazione delle superfici verticali ha la sua importanza in quanto, anche se l’acqua non penetra, abbassa la temperatura del muro (anche 3° C) formando una parete fredda su cui si condensa il vapore acqueo. n
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l Gli sbalzi termici possono causare fessurazioni alla base del camino, riparabili con prodotti in pasta da stendere in abbondanza con una spatola. Per un buon risultato l’applicazione va effettuata in più mani sovrapposte.
l Se la copertura è in lamiera, le zone ossidate vanno spazzolate accuratamente per rimuovere ogni traccia di sporco e parti in fase di distacco; si rinforza con tessuto in fibra di vetro applicato sulle zone più corrose.
l Nel montaggio di una finestra sulla superficie del tetto vengono adottati gocciolatoi costituiti da una lamiera d’alluminio a cui si applica un foglio di piombo da far aderire alle tegole. La sigillatura si completa con prodotti siliconici.
SCHIUMA ESTREMA
ELASTICO E FLESSIBILE
l Applicabile con pistola anche con temperature fino a -10° C. Impermeabile, adesiva, resistente agli agenti chimici, non cola e non ritira; l’erogazione è completa fino allo svuotamento della bombola, nel pieno rispetto dell’ambiente; infatti è esente da CFC.
l Aderisce a supporti porosi e non, mantiene inalterate le sue caratteristiche a contatto con gli agenti atmosferici. Ideale per rame, alluminio, acciaio, ceramica, legno (verniciato o colorato), PVC, plastica, cemento, fibrocemento. Non verniciabile, ma compatibile con vernici all’acqua.
fischer (www.fischeritalia.it)
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ALVEOLARE DRENANTE l La membrana alveolare drenante Delta-Terraxx garantisce un drenaggio ottimale anche in caso di piogge intense e bombe d’acqua, protegge le pareti interrate dalle infiltrazioni dannose causate dalla pressione idrostatica. La doppia protezione contro terra mantiene asciutti gli interrati in modo sicuro, garantendo un drenaggio sia in orizzontale sia in verticale; il geotessuto termosaldato filtrante impedisce che la struttura alveolare si occluda.
Dorken (www.doerken.it)
PITTURA TERMOISOLANTE l Contiene sfere di vetroceramica e IR Barrier, pigmenti di alluminio rivestito in modo da ridurne la metallicità e il tipico colore che riflettono il calore dal muro alla stanza, impedendo al muro stesso di assorbirlo e disperderlo. Ideale per pareti perimetrali ed esposte a nord, specifica per ponti termici e muffe, elimina le condense e riduce le dispersioni termiche. Thermolac si applica in 2-3 mani.
New Lac (www.newlac.it)
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CARTONGESSO, praticità e design Un paio di idee per separare gli ambienti con soluzioni scenografiche o per ripartire lo spazio e renderlo più funzionale, senza pesanti ristrutturazioni e in tempi rapidi
www.knauf.it
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grandi ambienti amplificano lo spazio vivibile, ma a volte sono un po’ vincolanti, nella suddivisione a zone manca una linea di confine tra gli spazi destinati ad attività diverse che, anche soltanto sensorialmente, conceda un minimo distacco dal resto della casa, senza perdere il contatto con l’altra parte della stanza. l Una soluzione può essere quella di realizzare un divisorio centrale che, pur essendo imponente, lascia libera circolazione tra gli ambienti e può essere opportunamente e diversamente attrezzato sui due lati. Con il cartongesso, facilmente lavorabile, leggero, idoneo per realizzare forme anche complesse, senza perdita temporanea della fruibilità dei locali, si può trasformare il divisorio in un polo di attrazione, inserendo corpi illuminanti in posizione insolita e realizzando nicchie o sporgenze secondo il proprio gusto. l In altri casi può essere più opportuno dividere lo spazio in modo più drastico, con pareti che delimitino una stanza da adibire a un uso diverso dal resto del locale. Il sistema non cambia e lascia la libertà di seguire la geometria più opportuna; la struttura, con il suo ridotto spessore, limita al minimo la perdita di spazio e permette di isolare acusticamente le due stanze risultanti con l’inserimento di pannelli isolanti nell’intercapedine tra i due rivestimenti. E, con una demolizione minima, si può tornare allo stato originale... n
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1: le cornici di fissaggio a pavimento e a soffitto sono più strette rispetto alla dimensioni del divisorio, in modo da lasciare una rientranza perimetrale superiore e inferiore in cui nascondere i neon. Sulla faccia inferiore dei profili, tagliati nella misura stabilita, va dapprima applicata una striscia di nastro specifico per isolare la struttura da pavimento e soffitto, evitando risonanze dovute al calpestio. 2: a pavimento o a soffitto, secondo la predisposizione dell’impianto elettrico, bisogna far pervenire l’alimentazione per i corpi illuminanti da inserire. 3: composto il telaio principale con i montanti, si prepara a misura lo scaffale di legno che va inserito nel vano e fissato ai profilati con diverse viti. Prima di procedere con il rivestimento bisogna diramare la linea elettrica dal cavo principale per portare gli allacciamenti alla cornice di base, a quella a soffitto, al faretto nella sporgenza e alle mensole. 4: i pannelli del rivestimento devono rimanere sporgenti di qualche centimetro in alto e in basso, in modo da formare una cornice che nasconda i punti luce superiori e inferiori. In corso di completamento, vengono avvitati all’intelaiatura listelli di legno con funzione di irrigidimento; si realizzano anche i prolungamenti laterali, quello inferiore meno evidente di quello superiore. 5-6: le giunzioni e le teste delle viti vanno stuccate, eventualmente con l’aiuto di una retina in fibra di vetro. A stucco asciutto si carteggia e si liscia.
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PRONTI PER LE FINITURE l Anche i vani delle nicchie vanno interamente rivestiti con il cartongesso, per avere una superficie liscia e uniforme. I profili rientranti, superiore e inferiore, devono essere rivestiti in modo da poter effettuare le finiture del caso: in alto nello stesso colore del soffitto, in basso con uno zoccolo adeguato alla pavimentazione, che in questo caso, prevede l’installazione di un parquet.
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LA TECNOLOGIA ACTIV’AIR l Grazie a una tecnologia brevettata, le lastre Easy2 Activ’Air sono in grado di assorbire e neutralizzare la formaldeide, uno dei principali inquinanti presente all’interno degli ambienti chiusi. L’incrementata densità del nucleo, additivata con fibre di vetro, conferisce alla lastra elevata resistenza meccanica, durezza superficiale, resistenza agli urti e portata ai carichi. Gyproc - Saint Gobain (www.gyproc.it)
FARETTO INCASSATO l Al centro dello sbalzo superiore, prima di procedere alla finitura, si pratica il foro per l’installazione di un faretto d’accento: il diametro della sega a tazza è calibrato su quello dei comuni faretti in commercio. Si recupera il cavo elettrico e si collegano i conduttori alla morsettiera, quindi si può inserire il faretto che rimane bloccato tramite apposite mollette. Naturalmente è meglio applicare prima la finitura e posizionare il faretto solo a lavoro ultimato.
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TRAMEZZA, DISIMPEGNO E PORTA l Ecco una soluzione veloce per dividere un locale stretto e lungo e ricavare due ambienti separati: se si ha bisogno di una cameretta in più o di uno studio, non è certo opportuno farli convivere in un living o ricorrere a divisori parziali. Considerato l’accesso originale alla stanza, poco oltre il caminetto, si tratta di mantenerlo predisponendo una nicchia di disimpegno che permetta di accedere all’una o all’altra stanza. L’intelaiatura da realizzare avrà dunque la forma di una “Z”, con una tramezza che occupa,
diciamo, 2/3 della larghezza della stanza e gli altri due lati che costituiscono il disimpegno: in uno di questi viene montata la porta d’accesso alla nuova stanzetta, predisponendo l’intelaiatura con montanti e architrave commisurati alla porta. Come sempre, sui profili a contatto della muratura vanno applicate strisce isolanti prima del fissaggio; realizzato il telaio, si riveste la superficie con le lastre su un lato e, prima di rivestire anche il lato opposto, si possono inserire pannelli di materiale isolante nell’intercapedine generata dal telaio.
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ECOBONUS un grande successo Confermati gli incentivi sotto forma di detrazioni fiscali per i privati che ristrutturano immobili, acquistano mobili o grandi elettrodomestici, migliorano l’efficienza energetica dell’abitazione
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li Ecobonus, ovvero le detrazioni fiscali previste per chi provveda a effettuare lavori di ristrutturazione edilizia all’interno della propria abitazione, sono stati un grande successo in questi anni. Proprio gli incentivi concessi a livello governativo, infatti, hanno permesso al settore dell’edilizia di reggere validamente all’imperversare di una crisi che purtroppo sembra destinata a non lasciare presto campo libero alla ripresa.
l Ad attestare il successo degli Ecobonus è proprio l’Agenzia delle Entrate, dopo un esame delle dichiarazioni dei redditi relative al 2015. Nel corso dell’anno solare, infatti, sono stati poco meno di 7,5 milioni gli Italiani che ne hanno fatto richiesta per un ammontare totale che ha oltrepassato quota 27 miliardi di euro. Se si pensa che nel nostro Paese sono circa 24,6 milioni i nuclei familiari disseminati lungo il territorio nazionale, con un totale di poco
CONDIZIONI PER CHIEDERE LA DETRAZIONE l Per poter accedere alle agevolazioni fiscali occorre rispettare una serie di condizioni ineludibili. La prima è relativa ai pagamenti, da effettuarsi con bonifico, bancario o postale, recante sulla causale gli estremi fiscali del privato che ha appaltato i lavori e dell’azienda che li ha eseguiti per suo conto. Il cosiddetto “bonifico parlante” è l’unico mezzo per poter ottenere la detrazione spettante nel caso di ristrutturazioni edilizie e risparmio energetico, mentre per quanto riguarda il
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bonus mobili si può invece provvedere al pagamento anche tramite bancomat o carte di credito. In questo secondo caso bisogna conservare i documenti dell’addebito sul conto corrente. l Dal 2016 non è più obbligatoria la comunicazione relativa all’inizio dei lavori da inoltrare al Centro operativo dell’Agenzia delle Entrate di Pescara. Inoltre non è più necessario indicare il costo per la manodopera all’interno della fattura emessa dalla ditta cui sono stati affidati i lavori.
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più di 31 milioni di abitazioni, si può facilmente comprendere la rilevanza del dato. l Naturalmente, di fronte a numeri così imponenti, che hanno consentito di mettere in sicurezza decine di migliaia di posti di lavoro nel comparto delle costruzioni, il mondo politico ha preso atto della situazione. Da più parti, infatti, si sono levate richieste di stabilizzare i benefici fiscali, che hanno trovato un accoglimento in via ufficiale in un testo unitario il quale impegna appunto l’esecutivo a procedere in tal senso per l’agevolazione del 65 per cento nel corso del triennio 2017-2019. l Lo stesso Graziano Del Rio, ministro alle Infrastrutture, ha dal canto suo riconosciuto la bontà delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, confermando l’intenzione del governo di confermarle anche per il 2017. Va infatti ricordato che proprio il prossimo anno gli Ecobonus dovrebbero tornare tutti all’originario livello del 36%, un’ipotesi che però sembra superata dalle più recenti dichiarazioni. l Va infatti ricordato come la politica di agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie, oltre a rappresentare una leva per lo sviluppo economico, abbia permesso al nostro Paese di fare fronte ad alcuni problemi di vecchia data, soprattutto di carattere energetico.Proprio l’aver spinto molti Italiani a sfruttare questa strada per rendere più confortevoli le abitazioni, si è in effetti tradotto in una forte spinta verso quell’efficientamento degli edifici che è ormai un obiettivo importantissimo per l’Unione Europea. l Importanza testimoniata dal Piano 20-20-20, in base al quale entro il 2020 il continente dovrebbe arrivare a una riduzione delle emissioni di gas serra nell’ordine del 20 %, in concomitanza con un innalzamento al 20 % della quota di energia derivante da fonti rinnovabili e ancora al 20 % della quota di risparmio energetico. l In questa ottica si inserisce la legislazione premiante predisposta in Italia a favore di quei cittadini che adottino comportamenti virtuosi in tema di efficienza energetica, optando per ristrutturazioni che ottimizzino i consumi all’interno dell’abitazione. >>>
A CHI SPETTA I soggetti che possono beneficiare delle detrazioni fiscali sono quelli che compilano la dichiarazione dei redditi. Tra di essi vanno ricordati: l i proprietari e i nudi proprietari dell’abitazione interessata dai lavori; l coloro che ne detengano un diritto reale di godimento; l i comodatari e i locatari. A queste categorie si aggiungono gli incapienti che partecipino a lavori relativi al proprio condominio.
LEGGE DI STABILITÀ 2016 l Gli Ecobonus sono stati confermati dalla Legge di Stabilità (ex finanziaria) approvata dal Parlamento alla fine del 2015. La Legge ha confermato le detrazioni fiscali per i privati che procedano alla ristrutturazione di immobili, all’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici, o al miglioramento dell’efficienza energetica, attestate nei primi due casi al 50% e nel terzo al 65%. l I bonus per la ristrutturazione spettano a tutti i contribuenti i quali abbiano sostenuto spese al fine di ristrutturare abitazioni e parti comuni di edifici residenziali. Il calcolo della detrazione deve fare riferimento al totale delle spese adottando il criterio di cassa, ovvero registrando soltanto le spese che siano state effettivamente sostenute. Una volta stabilito, l’importo deve essere suddiviso tra tutti i soggetti che hanno partecipato alla spesa per poi essere rimborsato per la parte spettante, in dieci rate annuali di pari entità. l Se il bonus era riservato sino a quest’anno esclusivamente ai soggetti che pagano l’imposta Irpef (capienti), la Legge di Stabilità 2016 ha allargato la possibilità di usufruirne anche ai cosiddetti incapienti, ovvero coloro che guadagnano troppo poco per pagare tasse. Questi lavoratori dipendenti e autonomi o pensionati a bassissimo reddito, possono infatti partecipare alla spesa di ristrutturazione del condominio cedendo il diritto di riscuotere il beneficio fiscale all’impresa cui sono stati appaltati i lavori. In cambio possono godere di uno sconto sui costi relativi all’intervento da concordare con la ditta. l Altra novità di grande rilievo è quella relativa all’inclusione della domotica nella lista degli interventi agevolabili: le detrazioni fiscali spettano anche all’acquisto di quei dispositivi multimediali tesi al controllo da remoto degli impianti domestici per la climatizzazione dell’aria e per il riscaldamento. Devono però permettere non solo di accendere e spegnere a distanza i dispositivi controllati, ma anche di evidenziarne i consumi. l La detrazione fiscale per le ristrutturazioni edilizie è stata allargata anche alla videosorveglianza (installazione di sistemi antifurto), a patto che i lavori in questione non rientrino nell’ambito professionale.
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BONUS MOBILI E ARREDI
l Il provvedimento è teso ad agevolare dal punto di vista fiscale coloro che decidono di realizzare interventi di ristrutturazione comportanti l’acquisto di mobili per arredare l’unità immobiliare interessata oppure le parti comuni del condominio. In questo frangente il tetto di spesa è fissato a 10.000 euro, da rimborsare in dieci rate annuali. Le spese detraibili sono quelle compiute nel periodo compreso tra il 6 giugno del 2013 e il 31 dicembre 2016. Il pagamento può avvenire, oltre che con il bonifico parlante, con bancomat o carta di credito, esclusi assegno e contanti. Per i contribuenti che abbiano meno di 35 anni, infatti, la Legge di Stabilità 2016 ha previsto la possibilità di portare in detrazione le spese per l’acquisto di grandi elettrodomestici e arredi, sino a 16.000 euro. La detrazione in questo caso è del 50% sulle spese sostenute nel 2016 su mobili ed elettrodomestici “bianchi”. Si tratta di un’agevolazione riservata alle coppie di sposi o di conviventi more uxorio da almeno tre anni, che abbiano proceduto all’acquisto di un immobile in qualità di residenza principale; è necessario scegliere tra il bonus mobili classico e quello riservato alle coppie under 35. l Premiare chi effettua interventi tesi a rendere più efficiente l’abitazione dal punto di vista energetico, ha infatti come risultato un drastico calo dei consumi e della richiesta di energia elettrica. Una politica che in Italia ha dato frutti abbastanza evidenti, se si pensa che in base a un report elaborato dal Consiglio Americano per una economia a energia efficiente (ACEEE), organismo di stanza a Washington, proprio il nostro Paese sarebbe secondo al mondo per l’efficienza energetica. Lo studio in questione ha analizzato le sedici principali economie mondiali, stilando una graduatoria sulla base delle politiche intraprese e delle prestazioni energetiche. Nella classifica che ne è scaturita, l’Italia è dietro alla sola Germania. l Un dato estremamente lusinghiero che attesta i grossi progressi fatti nonostante alcuni dati preoccupanti, come quelli relativi all’esistenza di impianti per il riscaldamento spesso obsoleti; secondo uno studio condotto dalla società di Ricerca sul Sistema Energetico, in Italia ammonterebbe a circa 1 milione e 100 mila il numero dei condomini esistenti, un 80% dei quali bisognoso di riqualificazione ener-
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getica. La metà di questi edifici, infatti, è nata nel periodo racchiuso tra la fine della guerra e il 1980, quando i principi costruttivi non avevano ancora assunto il concetto ormai centrale di efficienza energetica. l Da questo dato consegue un quadro molto critico, fatto di immobili nei quali l’isolamento termico risulta palesemente inadeguato, sia per le pareti sia per le coperture, con infissi ormai obsoleti e causa di ingenti dispersioni termiche e caratterizzati da impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria ormai datati. l Intervenire per adeguarli, potrebbe peraltro portare a un rapido mutamento di scenario, con una serie di ricadute occupazionali di larga portata. Secondo i calcoli fatti, una crescita di questo settore economico potrebbe consentire di aggiungere tre punti percentuali al nostro PIL nel corso del prossimo decennio. Un’evoluzione tale da avere positivi risvolti occupazionali nel settore edile ove si annida, il 42% delle perdite di lavoro degli ultimi anni. Numeri che fanno comprendere l’importanza degli Ecobonus e delle politiche tese a rendere sempre più efficienti le nostre case. n
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FASCINO ANTICO, ma tecnologico
PRESA D’ARIA l Il caminetto ha bisogno di una presa d’aria che comunichi con l’esterno, rivestita da una panca, se collegata lateralmente, o con ingresso posteriore, se il caminetto appoggia a un muro perimetrale. La sua sezione varia a seconda del tipo di focolare, aperto (Ø minimo 16 cm) o chiuso (Ø 10 cm).
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a configurazione del caminetto moderno non si discosta molto da quella originaria: la base del focolare è collegata a una tubazione, attraverso la quale viene prelevata dall’esterno l’aria necessaria alla combustione, e a un camino alla sommità per l’espulsione dei fumi. La differenza è che il focolare è stato modificato per adeguarlo alle esigenze di oggi tese a considerare il caminetto più come un complemento d’arredo che non come fonte di riscaldamento. l Un robusto telaio d’acciaio chiuso frontalmente da un vetro ceramico e rivestito all’interno con materiale radiante costituisce il moderno caminetto da incasso. Questa soluzione, pronta per essere rivestita in vario modo, si presta anche
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Per sopperire alla scarsa efficienza dei caminetti di una volta esistono da tempo i monoblocchi, integrabili anche in una struttura esistente: la magia del fuoco rimane godibile e in più ci sono varie possibilità per riscaldare gli ambienti e per installazioni altrimenti impossibili
per la collocazione in caminetti esistenti di vecchio tipo. Se si ricorre a questa soluzione, conviene coibentare il soffitto del vecchio caminetto con pannelli isolanti e lasciare un’intercapedine tra le pareti del focolare e l’involucro; il rendimento può così aumentare fino a 4 volte e il caminetto può essere utilizzato come fonte di riscaldamento integrativo. l L’alta inefficienza, infatti, è data dal fatto che il caminetto di vecchia concezione aspira spontaneamente una gran quantità di aria che è impossibile dosare e controllare; con la complicità dei serramenti odierni a tenuta ermetica, nella stanza si verrebbe a creare una forte depressione in grado di vincere il tiraggio del camino, con con-
seguenti ritorni di fumo, se non esiste una presa d’aria esterna. La presa d’aria e il fatto che il focolare sia inglobato in una struttura chiusa evitano questi inconvenienti. l La cenere viene raccolta in un cassetto dedicato, facilitando le operazioni di pulizia; un’ulteriore semplificazione viene dai modelli che prevedono la combustione secondaria, con un giro d’aria attorno al focolare che mantiene pulita la faccia interna del vetro. Il caminetto deve inoltre disporre di una canna fumaria esclusiva e questo non è sempre attuabile nei condomini o in edifici soggetti a vincoli architettonici: esistono però modelli che utilizzano combustibili alternativi e non producono fumi. n RIFARE CASA con MADE OTTOBRE 2016
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POSIZIONI DELLA CANNA FUMARIA
l Nella costruzione del caminetto la canna va lasciata il piĂš possibile sulla verticale del focolare in modo da sfruttare al massimo il tiraggio e rendere facile la pulizia annuale. In caso contrario si ricorre a pozzetti laterali di raccolta delle ceneri.
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LE 10 REGOLE FONDAMENTALI l Collegare la ripresa d’aria comburente con l’esterno o con un locale più ventilato, per un costante ricambio di ossigeno nell’ambiente, una migliore combustione e, perciò, un maggior sviluppo di calore. l Per il collegamento alla canna fumaria, se non è sulla verticale del caminetto, non superare l’inclinazione di 45° dei raccordi (meglio 30°), evitare strozzature e spigoli interni come previsto dalle normative.
l Focolare con vetro a 3 facce, porta in vetro ceramico con apertura a saliscendi e vetri laterali apribili ad anta, camera di combustione in refrattario con spessori importanti. Tech 3 è completabile con due kit per distribuzione dell’aria in modo naturale o ventilato. Qui è inserito nel rivestimento Slide con panca.
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l Il raccordo tra cappa e condotto principale deve avere un’inclinazione costante (max 45°) senza strozzature o spigoli, altrimenti si rischia un cattivo tiraggio con possibili sbuffi di fumo nell’ambiente. l I raccordi devono essere preferibilmente di acciaio alluminato e coibentati con lana di roccia o comunque con materiali che impediscano condensa nel tubo: evitare tubi corrugati, formano depositi infiammabili. l Un perfetto tiraggio è dato soprattutto da una canna fumaria libera da ostacoli come deviazioni, strozzature e ostruzioni. Eventuali spostamenti devono essere effettuati in prossimità del comignolo. l Le canne fumarie circolari, rispetto a quelle quadrate, tirano meglio; la sezione dev’essere costante per tutta l’altezza; evitare acciaio zincato, fibrocemento, tubi corrugati all’interno, meglio refrattario coibentato. l Ogni caminetto o stufa deve avere una canna fumaria propria; se sul tetto ci sono più canne fumarie, per un corretto deflusso dei fumi vanno distanziate di 2 m con un minimo di differenza in altezza di 40 cm. l Per una facile dispersione dei fumi anche con forti venti orizzontali, sono preferibili i comignoli con profili alari e sezione di passaggio dei fumi in uscita doppia rispetto a quella della canna fumaria. l Per prevenire i ritorni di fumo, nel raggio di almeno 8 metri, all’uscita della canna fumaria, non devono esserci ostacoli (alberi, fabbricati ecc) e il comignolo va posto almeno un metro oltre il colmo del tetto. l Il cattivo funzionamento può dipendere anche dalla presenza di due canne fumarie nello stesso locale o di una tromba di scale, si possono formare depressioni d’aria.
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PRIMA DI TUTTO bisogna che tiri
Lo smaltimento dei fumi prodotti dalla combustione è di fondamentale importanza, specialmente se il caminetto è del tipo a focolare aperto: perfino la posizione geografica rispetto al livello del mare va considerata per il corretto dimensionamento di una canna fumaria con buon tiraggio
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elle case dei nostri avi non è difficile trovare canne fumarie di grossa sezione, in quanto il fuoco era l’unica fonte di riscaldamento e cottura. Nelle abitazioni odierne i camini non sono quasi mai sovradimensionati e il tiraggio può essere scarso, con possibili ritorni di fumo. l Attraverso la canna fumaria vengono messe in comunicazione due zone a differente temperatura e pressione. L’aria calda tende a salire perché più leggera, ma viene contrastata da molti fattori: per questo la canna deve avere uno sviluppo il più possibile rettilineo e una superficie interna liscia o comunque poco rugosa. Se l’interno è scabro, la sezione ottimale della canna va aumentata di circa il 20%, mentre per una d’acciaio si può effettuare un’analoga riduzione, in quanto la superficie liscia impedisce il deposito della pece (creosoto) conseguente alla combustione. La sezione va aumentata anche se il focolare non è in linea con la tubazione e sono inevitabili tratti curvi, che non devono mai superare i 45°. l Ma come si calcola la sezione ottimale di una canna fumaria? Bisogna considerare tre parametri: la potenza del focolare, la lunghezza della canna e l’altitudine geografica. Infatti, sul livello del mare una canna fumaria di 8 metri deve avere
ESTERNA
INTERNA A VISTA
l In questo caso assume rilevanza un buon isolamento, in quanto l’aria fredda esterna non deve abbassare la temperatura dei fumi compromettendo il tiraggio ottimale. Anche l’eventuale attraversamento della copertura richiede le dovute precauzioni.
l Nei caminetti a centro stanza o di tipo sospeso la cappa e la canna fumaria sono visibili e fanno parte dell’aspetto scenico del focolare; la funzionalità non può prescindere dall’estetica, geometrie e finiture non contano meno del rivestimento.
FOCUS
DENTRO IL MURO
una sezione di 400 cm2, mentre la stessa situazione a 1.500 metri d’altitudine richiede una sezione di 600 cm2, il 50% in più. Va poi sottolineato che una sezione interna circolare favorisce la formazione di vortici che convogliano l’aria all’esterno, più difficoltosa con tubazioni a sezione squadrata; inoltre, più la canna è lunga, migliore sarà il tiraggio, pertanto la lunghezza è inversamente proporzionale alla sezione. l Qualora la canna fumaria fosse esterna all’abitazione, caso sempre più ricorrente, occorre che sia ben isolata e rivestita per impedire il raffreddamento dei fumi, con conseguenti formazioni di condensa e diminuzione del tiraggio. In ogni caso è fondamentale una pulizia annuale del condotto, per impedire che il calore in risalita possa incendiare eventuali depositi formatisi nel tempo e le fiamme possano estendersi alle strutture a causa dell’improvviso aumento del tiraggio che si verifica in questi casi. n
l Situazione probabile quando si tratta di intervenire su un caminetto esistente; con ogni probabilità sale verticalmente verso il comignolo, ma è possibile che abbia sezione quadrata e sovradimensionata. È possibile incanalarvi un tubo di sezione più idonea.
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tri 8 me
DISTANZE E FORME
ro 1 met
l Per un raggio di almeno 8 metri dall’uscita della canna fumaria non ci dev’essere nessun ostacolo, come alberi o fabbricati, per prevenire ogni eventuale ritorno di fumo; inoltre la cima del comignolo dev’essere posta a un’altezza superiore di almeno un metro dal colmo del tetto. La forma del comignolo, del tipo antivento, facilita con i suoi profili alari la dispersione dei fumi anche in presenza di forti venti orizzontali; per lo stesso motivo, la sezione di passaggio in uscita del comignolo deve essere sempre doppia rispetto alla sezione della canna fumaria.
NO
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SI
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DIFETTI DELLE CANNE l La canna troppo corta, anche se di grossa sezione, dà spesso dei problemi di tiraggio. Soluzione: aumentarne la lunghezza oltre il colmo del tetto. l Se il fumo si raffredda troppo salendo lungo la canna, il tiraggio viene meno. Soluzione: coibentare le pareti della canna fumaria. l In situazioni molto particolari ogni sforzo per migliorare il tiraggio risulta vano. Soluzione: montare un attivatore elettrico per l’aspirazione dei fumi.
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COMBUSTIBILI per tutti i gusti La legna che arde è la componente spettacolare del caminetto, ma non sempre è facilmente reperibile e inoltre può comportare problemi di stoccaggio, movimentazione dal deposito al focolare, pulizia frequente. Ci sono comunque molti combustibili alternativi, alcuni dei quali non richiedono neppure una canna fumaria
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LEGNA
PELLETS
MISTO
l Se derivante dallo spacco di tronchi va fatta asciugare in un locale che disponga di circolazione d’aria. Esistono però tronchetti, prodotti industrialmente da legno riciclato, il cui potere calorico supera quello della legna boschiva.
l Comodo lo stoccaggio in sacchi; inoltre, le caldaie hanno un serbatoio e si alimentano da sole. Ha il pregio di essere ecologico e di facilitare pulizia e gestione del focolare perché il residuo della combustione è molto inferiore rispetto alla legna.
l I caminetti che accettano entrambi i combustibili sono molto diffusi e rappresentano il giusto compromesso tra le opzioni precedenti: si può spaziare tra il caricamento automatico con la praticità del pellet e il fascino dato da un caminetto tradizionale.
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hi non vuole rinunciare al fascino dei ciocchi di legno che scoppiettano nel focolare deve comunque fare le dovute scelte per avere una buona resa ed evitare inconvenienti. I legni resinosi vanno evitati, la resina non brucia completamente e condensa nella canna formando depositi difficili da pulire; l’abete si accende rapidamente, ma ha un potere calorifico basso, va bene per iniziare il fuoco da alimentare poi con legni più duri e di maggior resa, tra i quali eccellono castagno, faggio e betulla se ben stagionati. l Se il caminetto non ha una funzione prettamente scenografica, ma dev’essere una forma di riscaldamento pratica, i modelli a pellet che possono occasionalmente funzionare a legna sono un’ottimo compromesso: sono provvisti di un serbatoio e si autoalimentano controllati da un microprocessore; accensione e spegnimento avvengono tramite telecomando. l Ma ci sono caminetti che bruciano di tutto, detti infatti “onnivori” perché possono utilizzare una cospicua varietà di combustibili alternativi quali cereali, gusci di frutti, semi vari, pannocchie, noccioli di olive e altro; il vantaggio è quello di poter scegliere il tipo di combustibile in base alla reperibilità del momento, del prezzo e della facilità di trasporto, ma il costo di questi modelli è piuttosto elevato. Chi vede il caminetto come un oggetto di design, o non ha la possibilità di installare una canna fumaria, può scegliere tra numerosi modelli a combustibile liquido. n
ELETTRICI Richiedono solo il collegamento a una presa di corrente idonea (assorbono 2 kW o più); quelli a braciere con effetto fiamma possono riscaldare, quelli con luci a intermittenza sono solo estetici.
A GAS Le fiamme sono autentiche, ma non i ciocchi che sembrano ardere all’interno, in fibra ceramica; se non superano i 3,5 kW di potenza non richiedono il collegamento a una canna fumaria.
A BIOETANOLO Il combustibile è un alcool ottenuto da fermentazione di cereali; si possono installare ovunque, ma non in camera da letto, meglio se con un ricambio d’aria o una presa esterna. Possono riscaldare fino a 45-50 mq.
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CALDO MODERNO vestito d’antico C
ome si è detto, i moderni focolari possono essere inseriti anche nei caminetti vecchio stile o essere rivestiti rivisitando l’aspetto dei focolari di un tempo. È il caso di questo inserto ventilato a legna che è stato rivestito con elementi (basamento, frontone, statue laterali) di marmo recuperati dallo smantellamento di un antico focolare; è stato necessario ripulire le superfici di contatto dal materiale cementizio originario, mentre le superfici a vista sono state ravvivate utilizzando un antico rimedio sbiancante: dentifricio e spazzolino. l L’inserto scelto è il modello Crystal 70 ventilato di LaNordica Extraflame (www.lanordica-extraflame.it) che ha una potenza termica di 9 kW e un consumo orario di 2,7 kg di legna, con un rendimento del 78,2%. Non solo l’antico sposa il moderno, ma beneficia delle tecnologie più attuali: la gestione del focolare è infatti affidata a un sistema domotico per accensione e spegnimento, l’aria calda diffusa nell’ambiente attraverso le bocchette laterali può essere regolata per mezzo di un potenziometro installato nelle immediate vicinanze del caminetto. l Dietro la struttura, nelle due pareti d’angolo, sono stati aperti i fori necessari per prelevare l’aria dall’esterno che, anche attraverso una bocchetta frontale, arriva alla camera di combustione entrando dal basso. Il tubo per lo scarico dei fumi è stato opportunamente isolato e rivestito realizzando una cappa nella parte superiore del caminetto, successivamente intonacata come le pareti della stanza. n
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Il rivestimento di marmo decorativo, recuperato dallo smantellamento di un caminetto antico, avvolge un focolare ventilato di nuova concezione
1: essendo ancora da posare la pavimentazione, occorre realizzare ad altezza adeguata un supporto, stabilendo l’ingombro in profondità del focolare, per rialzare il rivestimento in modo che rimanga al giusto livello a lavoro ultimato. 2: la malta adesiva per fissare la base a sbalzo va stesa in abbondanza, in modo che lo spessore consenta i necessari aggiustamenti per collocarla esattamente in piano. Da una buona partenza dipende il corretto svolgimento delle fasi successive. 3: la piastra di base, sulla quale sono già state tracciate a matita le posizioni delle colonne e degli altri componenti, va pressata sul collante e assestata battendola col manico del mazzuolo fino al raggiungimento della planarità, controllata con la livella. 4: misurata l’altezza del decoro frontale, si prepara il basamento per il focolare, lasciando al centro lo spazio necessario per la presa d’aria. 5: il focolare completo viene appoggiato sulla malta: bisogna centrarlo, disporlo a giusto filo frontalmente e controllare che si trovi in piano e in verticale prima di bloccarlo definitivamente con un leggero rinzaffo alla base.
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RIVESTIMENTO E ISOLAMENTO 2
1: l’importanza della preventiva tracciatura delle posizioni di ciascun pezzo che compone il rivestimento sulla piastra di base si rivela fondamentale in questa fase; ha già facilitato il compito di realizzare il basamento del focolare senza interferire con le finiture accessorie. 2: quello che si vede sembra un intervento sbagliato: il decoro frontale va posizionato in alto, non alla base. In realtà, essendo il profilo l’unico pezzo intero, posto fra le due statue, viene usato come distanziale correttamente. A seguire si montano i profili lisci, ai lati e alla base del focolare.
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3: prima di completare il fissaggio dei particolari di marmo nella parte superiore si procede con l’assemblaggio delle condotte di ventilazione e del raccordo della canna fumaria; quest’ultimo si installa dopo aver distribuito un cordone di silicone per alte temperature sulla giunzione. 4: tutto lo spazio posteriore viene riempito sagomando materassini di lana di vetro attorno alle tubazioni: il lavoro si conclude con il montaggio della canna fumaria e con la chiusura degli spazi laterali e di quello superiore con una struttura di tavelline intonacate come le pareti della stanza.
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STUFE ANTICHE molto attuali Maiolica e pietra ollare sono i rivestimenti che caratterizzano una tipologia di stufe che, oggi come in passato, riscaldano le case in modo naturale, economico e salutare; le moderne tecnologie ne hanno amplificato le potenzialità e l’efficienza
l Un’antica funzione della stufa di maiolica era quella di costituire un luogo caldo e accogliente attorno al quale la famiglia si riuniva; ritroviamo questa funzione in modelli come la stufa Alice che al rivestimento classico di maiolica bianco opaco e grigio pennellato associa una panca di legno che la avvolge. Cerampiù
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ei secoli scorsi la “stube” era l’unico ambiente riscaldato della casa, completamente rivestita di legno e particolarmente diffusa in Alto Adige, Austria e Germania, nella quale troneggiava una grande stufa costituita da una camera di combustione, una struttura di muratura e un rivestimento di maiolica o ceramica, la classica “kachelofen”. Il grande pregio di queste stufe era, ed è ancora oggi nelle versioni moderne, la capacità di accumulare il calore prodotto dalla combustione e rilasciarlo per un tempo molto lungo anche dopo lo spegnimento, facendo risparmiare una quantità notevole di combustibile. l Il calore, nei modelli che rispettano la tradizione, viene ceduto per solo irraggiamento, senza moti convettivi che sollevano polveri, ma le esigenze attuali, ossia quelle di convogliare il calore anche in altri ambienti, hanno portato alla produzione di stufe che, pur rispettando l’estetica e la concezione di base della combustione, adottano soluzioni di canalizzazione per consentire di riscaldare anche locali non comunicanti. l Il ricircolo dei fumi e l’aumento della superficie di scambio termico sono ulteriori migliorie che si sono sviluppate nel tempo, oltre alla possibilità di beneficiare della visione del fuoco attraverso grandi porte provviste di vetro termico, come succede con i caminetti. Proprio il recupero del calore dei fumi, unito all’elevata superficie radiante esterna, fa sì
che la camera di combustione di queste stufe abbia dimensioni molto contenute, non necessitando di grossi quantitativi di legna per essere alimentata. l Una stufa di maiolica garantisce un riscaldamento uniforme che non supera i 20 °C, la sua superficie esterna non è mai calda al punto di ustionare, tanto da giustificare la presenza di sedute lungo il suo perimetro, per accoccolarsi e godersi il calore che emana. l Grazie all’accumulo, bastano 1-2 cariche di legna al giorno da 8-12 kg l’una, a seconda dei modelli e dei volumi da riscaldare, per garantirsi 24 ore di benessere. La vera kachelofen viene realizzata su misura e sul posto, previo sopralluogo di un fumista che determina dimensioni e caratteristiche della stufa in base all’ambiente e alle esigenze del cliente, inclusa la finitura estetica, pertanto ognuna è un pezzo unico. È un aspetto importante, in quanto queste stufe sono soggette a collaudo e al controllo da parte dei Vigili del Fuoco, come per qualunque impianto di riscaldamento. l Esistono comunque molti modelli di produzione industriale che sono altrettanto efficienti anche come forma di riscaldamento esclusivo. Per chi ama uno stile più moderno, il rivestimento di pietra ollare rappresenta una soluzione estetica alternativa alla maiolica, come pure l’alimentazione a pellet quando l’approvvigionamento di legna e il suo stoccaggio possono costituire un disagio. n
VARI TIPI DI KACHELOFEN Tradizionale piena: è costituita da un basamento, una camera di combustione di refrattario, un giro fumi di refrattario e un rivestimento esterno di maiolica. I fumi caldi provenienti dalla combustione compiono un percorso a serpentina e cedono calore al materiale refrattario che lo trasmette al rivestimento e all’ambiente. Si ha un grande accumulo di calore trasmesso in modo radiante. A irraggiamento e convezione: al posto della camera di combustione tradizionale presenta un inserto di ghisa con anima di refrattario. Questa stufa unisce i vantaggi della lenta cessione del calore, garantita dal refrattario, al calore convettivo generato dalla massa radiante di ghisa, che si
propaga rapidamente dall’accensione del fuoco attraverso griglie o bocchette della stufa. Si può vedere il fuoco dalla portina di vetro ceramico ed è ideale anche per ambienti ampi. Con scambiatore di calore: variante in cui al posto del giro fumi si utilizza uno scambiatore di calore di ghisa; la costruzione è più compatta, di facile messa in opera e vantaggiosa quando serve una rapida propagazione del calore. Con scambiatore acqua: un dispositivo installato sopra il focolare e collegato a esso produce acqua calda sfruttando la combustione. Integra il circuito idraulico domestico preesistente ed è abbinabile a pannelli solari.
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Stufa cilindrica a pellet ad aria calda ventilata con porta curva, rivestimento in lamiera d’acciaio verniciata, struttura in acciaio verniciato nero; Ronde ha una potenza di 6 o 9 kW e misura 56x49xh109 cm.
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LA CANNA FUMARIA l A seconda dell’installazione, può essere interna al muro, esterna o interna a vista, in ogni caso risalente fino al tetto. Per calcolare la sezione ottimale, oltre al tipo di combustibile utilizzato, bisogna considerare la potenza del focolare, la lunghezza della canna e l’altitudine geografica. Se l’interno della canna è scabro o si prevedono tratti curvi la sezione ottimale va aumentata del 20%.
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Il design metropolitano è dato dalla forma a trapezio ripresa anche nella porta; per installazione sospesa (anche ad angolo); Linea Pellet ha potenze di 6-9 kW ed è disponibile nei colori rosso, nero, grigio metallizzato. Caminetti Montegrappa
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EFFETTI SPECIALI con le resine Si tratta di un rivestimento continuo, durevole, decorativo e facile da mantenere pulito: le sfumature e gli accostamenti di colore, anche con l’inserimento di lamine metalliche o pigmenti, e le diverse tecniche applicative fanno di ogni finitura un’opera unica
l Le irregolaritĂ vanno livellate con uno strato di malta, piĂš o meno lisciata a seconda del risultato finale che si vuole ottenere.
l La pittura acrilica si stende come per qualsiasi finitura murale: a pennello, a rullo, con guanto o spugna, a straccio.
l Si attende la completa asciugatura e si applica la miscela resinaindurente in strato sottile, uniformandola con ripetute passate.
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l rivestimento delle pareti con le resine è molto apprezzato per l’assenza di giunti o fughe, assolutamente impermeabile. Mentre per le pavimentazioni l’applicazione può avvenire anche per colatura ad alto o basso spessore, per le pareti si utilizza solo l’applicazione a basso spessore. l Sia che la parete sia grezza, sia che si decida di sovrapporsi ad una finitura esistente, è fondamentale che il supporto sia asciutto: in presenza di umidità si possono verificare alterazioni cromatiche, macchie e sfogliature della resina. Va applicata una prima mano di un primer specifico per malte cementizie; dopo un paio d’ore si può procedere alla preparazione del muro con una malta a ritiro controllato. Trascorse 24 ore, durante le quali è sconsigliato aerare il locale, si applica una pittura acrilica colorata secondo la tecnica prescelta: tradizionale, a rullo o a pennello, o cercando di ottenere una finitura chiaroscura con guanto per pittura, straccio o pennellate volutamente incrociate. In alternativa, è possibile miscelare malta e colore prima dell’applicazione, accelerando i tempi o sovrapponendo poi sfumature di colore diverso. l La resina vera e propria ha un aspetto gelatinoso e un tempo di apertura limitato: dopo 60 minuti il prodotto non è più lavorabile. Le resine sono inoltre addizionate con speciali cariche minerali che ne aumentano la compattezza, tanto da ottenere superfici resistenti. Se poi ci si stanca del colore, nessun problema: si può carteggiare la superficie e stendere un nuovo strato di colore e di resina. l Il costo varia molto in funzione del risultato finale e i prezzi partono da 60-70 euro al metro quadrato. Va però tenuto presente che può essere più oneroso se si tratta di rivestire superfici inferiori ai 50 metri quadrati, mentre per metrature maggiori l’incidenza della mano d’opera può diminuire. La pulizia delle superfici in resina non richiede particolari accorgimenti, si possono lavare con acqua e panni in microfibra; vanno evitati prodotti aggressivi, basta sgrassare periodicamente con detergenti leggeri e spazzole di saggina. Un trattamento finale con cere protettive specifiche esalta la lucentezza e l’uniformità del rivestimento. n
l Se si decide di rinnovare con le resine una superficie piastrellata bisogna prima di tutto stuccare tutte le fughe e lisciare.
finitura lucida elementi e polveri decorative stucco primer intonaco
RESINA ARTISTICA l Sulla superficie pulita si stende il primer con funzione ancorante, si liscia la superficie con spatola, si decora con tecniche miste e si stende la finitura protettiva trasparente; si può laccare la superficie con effetto vetrificante.
finitura lucida
carteggiatura pastine colorate primer intonaco
RESINA SPATOLATA l Dopo l’applicazione del primer si realizza la spatolatura in 3-4 passaggi ripetuti per ottenere un effetto accentuato: si utilizza una spatola liscia. Si conclude con la .finitura protettiva trasparente.
l Sulla superficie uniformata va stesa una retina per far aderire la malta, facendo attenzione che non rimangano zone scoperte.
l Qualora ci fossero ancora diseguaglianze, la retina consente di stendere la malta con maggior spessore.
BASTA con questo chiasso! L’inquinamento acustico è fonte di stress, disturbi del sonno e malumore: una buona insonorizzazione dei locali migliora la qualità della vita
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I LIVELLI DI RUMORE l Il livello sonoro indica l’intensità di rumori e suoni in rapporto a una scala di riferimento, espressa in Decibel, compresa tra 10 db (bisbiglio) e 120 db (soglia del dolore). Quando ci si trova in presenza di due emissioni sonore di pari intensità, il suono percepito avrà un valore di 3 db superiore alla singola fonte di rumore; in presenza di due emissioni sonore di valore differente, il valore in db percepito sarà pari a quello dell’emissione più rumorosa.
60 dB +
60 63 dB = dB
60 dB +
80 dB =
80 dB
TIPI RUMORE RIASSUNTI NEL DISEGNO 1: rumori aerei esterni motocicli, automobili, aerei, treni, con le emissioni sonore a essi correlate (clacson, fischi, sirene ecc) 2: rumori aerei interni conversazioni, televisori, canali hi-fi, strumenti musicali, animali
3: rumori d’urto sul pavimento caduta di oggetti, calpestio, trascinamento di sedie 4: rumori di attrezzature rubinetti, scarichi, ascensori, ventilazione, elettrodomestici di vario tipo, antine e porte che sbattono, ascensori
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ra le diverse forme di inquinamento, contro cui la società si trova a dover prendere provvedimenti, quello acustico è stato per troppo tempo sottovalutato. I nostri timpani hanno cominciato alcuni anni fa a essere tutelati sul posto di lavoro, ma l’estensione del diritto al silenzio quando si è tra le mura domestiche risale a una decina di anni fa. l A un’infinità di rumori di media intensità siamo convinti di esserci assuefatti, ma il nostro sistema nervoso non sembra essere d’accordo, lo stress da rumore esiste eccome. Quando si tratta dell’aspirapolvere dell’inquilino del piano superiore, del calpestio amplificato dal soffitto, di voci e suoni che provengono dall’interno dell’edificio, capiamo subito che il problema non riguarda solo il traffico cittadino. l Non sempre un buon isolamento termico assicura analoghe caratteristiche dal punto di vista acustico; contropareti e controsoffitti fanno la loro parte, ma se le tramezze non appoggiano anch’esse su “ammortizzatori” quando passa nelle vicinanze un aereo vibrano e la vibrazione si trasmette a tutta la muratura. Nello stesso modo, anche un oggetto che cade sul pavimento trasmette la vibrazione alle pareti, se la continuità non è interrotta da un materiale assorbente. l Se non si possono eliminare, i rumori possono essere quanto meno ridotti di intensità, con le opportune prevenzioni in fase costruttiva o con diverse soluzioni durante le ristrutturazioni anche parziali, come la posa del parquet o la sostituzione degli infissi, ma anche semplicemente riducendo la rumorosità di scarichi e sciacquoni. Isolamento termico e acustico vanno di pari passo anche nella riqualificazione degli edifici, pertanto anche la minore o maggiore trasmittanza acustica inciderà sul livello di comfort e sul valore dell’immobile. Quando possibile, tutto questo va attuato con un occhio di riguardo all’ambiente, preferendo materiali ecocompatibili e riciclabili, oppure che garantiscano una durata nel tempo spesso superiore alla vita media dell’immobile. n
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PARETI
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Isolamento in f
DALLA NATURA l Isolanti a base di fibra di canapa e kenaf, una pianta di origini africane della stessa famiglia del cotone, della quale si lavora la corteccia. Questi prodotti sono ecocompatibili per l’intero ciclo vitale; le fibre vengono intrecciate e termofissate, con l’aggiunta di una minima parte di fibre di poliestere.
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ella costruzione ex novo di un’abitazione garantire un buon isolamento non è soltanto un obbligo di legge, ma assicura agli occupanti un comfort ed un risparmio energetico apprezzabili nel tempo. l Rispettare i parametri richiesti lascia comunque un’ampia libertà di scelta su come ottenere le prestazioni migliori: spessore e natura dei pannelli isolanti, grado di resistenza al fuoco, caratteristiche adeguate alle condizioni climatiche del luogo. l I solai vanno coibentati tenendo conto del tipo di pavimentazione che si intende realizzare per assorbire al meglio i rumori da calpestio. Anche per l’isolamento del tetto i sistemi sono diversi a seconda che il sottotetto sia abitabile o meno, riscaldato o no; un ulteriore miglioramento lo si può ottenere con speciali intonaci per rifinire le facciate, ottenuti tra l’altro dalla miscelazione di materiali naturali. n
L’INTONACO DI SUGHERO l Utilizzato per interni ed esterni, per rivestimenti termici a cappotto e deumidificazioni, è pronto all’uso, naturale ed ecocompatibile, essendo formulato con sughero, argilla, legante idraulico e polveri diatomeiche, tutti materiali organici.
CONTROPARETI l Ideale anche nel caso di pareti non planari: si compone infatti di un’intelaiatura metallica che ospita pannelli in lana di vetro di diversi spessori, uno strato di barriera al vapore e una finitura con lastre di gesso rivestito.
Isover (www.isover.it)
BLOCCO SANDWICH
LEGNO E CEMENTO
l I blocchi multistrato Bioclima Zero sono costituiti da un blocco interno in calcestruzzo di argilla espansa, un pannello in polistirene estruso ad alta densità con grafite e un blocco esterno in calcestruzzo. Per murature portanti ordinarie e armate anche in zona sismica. Leca (www.leca.it)
l Pannelli ecologici insensibili ad acqua, gelo, umidità, caratterizzati da pietrificazione progressiva, data dal contenuto in cemento Portland (35%) che fa da legante a fibre lunghe di abete (65%); questo permette di ottenere pannelli leggeri e robusti, classificati resistenti al fuoco in classe 1.
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fase costruttiva
FELTRO
l Applicati in doppio strato, i pannelli danno luogo a una discontinuità acustica tra gli strati. I pannelli sono in lana di legno mineralizzata con magnesite; la loro elevata resistenza alla compressione garantisce costanza di prestazionii. Hanno spessore di 8 mm e misurano 2000x500 mm, sono ecocompatibili e resistenti al fuoco.
l Sul piano di posa si applicano rotoli di feltro in tessuto non tessuto accoppiato a guaina bituminosa oppure pannelli in lana di vetro su una banda di sormonto. Su questi si realizza il massetto di ripartizione di spessore adeguato e si completa la pavimentazione. L’eccesso della banda di sormonto si taglia prima di applicare il battiscopa.
Isover (www.isover.it)
PER TETTI METALLICI l Membrana traspirante impermeabile con stuoia alveolare drenante termosaldata per la microventilazione di coperture in metallo, perfetta contro la corrosione e l’umidità ma anche per ammortizzare il rumore, in caso di pioggia, sulle coperture metalliche. Grazie allo strato di separazione con stuoia alveolare da 8 mm applicata in fibra a filigrana, Delta®Trela Plus attutisce il battito della pioggia e della grandine fino a 15 dB .
RIFARE CASA con MADE(www.doerken.it) Dorken MAGGIO 2016
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PAVIMENTI
LANA DI LEGNO
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quando si ristruttura
VELOCE E PULITO l I pannelli di gesso rivestito per l’isolamento perimetrale dall’interno possono essere montati su una struttura metallica fissata a parete o direttamente incollati alla muratura. La prima soluzione si adatta a pareti irregolari, ma se l’immobile è già in uso, dando per scontata la planarità dei muri, si può ricorrere all’incollaggio: la colla specifica va distribuita a punti sulla parete (1), i pannelli completi di isolante si montano affiancati (2) e si stuccano le giunte (3): facile, economico e, soprattutto, senza macerie. l Le dimensioni delle lastre riducono al minimo le giunzioni: solitamente sono larghe 120 cm e hanno altezze che permettono di arrivare fino a soffitto. Lo spessore dell’isolante varia da 20 a 50 mm, quello del cartongesso da 10 a 13 mm; di conseguenza, si può ottenere un valido isolamento con una riduzione dei volumi veramente irrisoria.
Index (www.index-spa.net) l Lo spazio tra i profilati che compongono l’orditura metallica va riempito con materiale isolante. Knauf (www.knauf.it)
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nche negli interventi di ristrutturazione è obbligatorio osservare le disposizioni di legge se l’abitazione non possiede ancora i requisiti richiesti. L’isolamento basilare lo si può ottenere dall’esterno con un rivestimento a cappotto oppure, quando sussistono vincoli architettonici o situazioni condominiali, rivestendo le pareti perimetrali dall’interno con lastre di gesso preaccoppiate con pannelli isolanti. Per pavimenti e sottotetto valgono le stesse considerazioni esaminate in fase costruttiva, ma anche la rumorosità di scarichi e apparecchiature può essere attenuata. n
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DI GOMMA l Uno strato di polistirene espanso sinterizzato elasticizzato è accoppiato a caldo su una faccia con una gomma speciale da 5 kg/mq e sull’altra con trucioli di gomma vulcanizzata, per uno spessore totale di 34 mm circa. I pannelli, che misurano 1200x1000 mm, vanno posizionati con la faccia in gomma vulcanizzata rivolta verso la fonte di rumore, fissandoli con un paio di tasselli collocati in modo che penetrino un po’ nei pannelli. Acoustic Wall® è un sistema brevettato. di-bi
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1 Listoni in legno ad incastro
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Striscia adesiva isolante
Strato di isolante di legno
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INTONACANDO l Uno speciale intonaco applicato a spruzzo su qualsiasi sottofondo migliora l’isolamento acustico: è di elevata granulometria e con possibilità di colorazione. Knauf
DAL RICICLO
A MEMBRANA
l Partendo da un pneumatico riciclato, sminuzzato in granuli o fibre e passato attraverso setacci e calamite per eliminare elementi estranei si ottengono, legando la gomma a freddo con poliuretanici, rotoli da applicare per ridurre i rumori da calpestio; questo materiale può essere utilizzato anche come antivibrante per solette metalliche.
l Uno strato impermeabile costituito da una speciale mescola è accoppiato ad un feltro in poliestere; si ottiene una membrana efficace nell’abbattimento dei rumori da calpestio di solai interpiani e coperture pedonabili nella realizzazione di pavimenti galleggianti. La faccia rivestita in poliestere va rivolta verso il basso.
PAVIMENTI
l Prima della posa di un pavimento flottante, occorre isolare le pareti dal massetto con una striscia adesiva isolante; sul massetto si posa l’isolante acustico sul quale va poi realizzata a secco la pavimentazione in legno. Index
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LASTRE FORATE l Rigitone è un sistema completo per controsoffitti continui, costituito da lastre con decori estetici, disponibili in diversi tipi di perforazione, più o meno regolare. Sul retro è applicato un tessuto acustico che lavora in sinergia con i fori per ottimizzare l’assorbimento dei rumori; si installa su una struttura metallica costituita da profili a C. Il montaggio inizia tracciando una linea al centro del soffitto, parallela ai lati lunghi, che costituisce il riferimento; le lastre vanno rifinite sui bordi verso l’interno e applicate secondo un ordine stabilito. Una speciale dima agevola il posatore nel controllo dell’allineamento, con riferimento ai fori.
Gyproc (www.gyproc.it)
l Le lastre forate e fessurate in gesso rivestito rappresentano una valida soluzione per la correzione e l’assorbimento acustico e permettono soluzioni creative per controsoffitti lineari, curvi o a sbalzo. Sono disponibili nello spessore di 12,5 mm con forature circolari, sparse o alternate, quadrate; si montano su un’intelaiatura metallica doppia e, nell’intercapedine che si ottiene, trovano libero scorrimento impianti elettrici e di altro tipo, facilmente ispezionabili con la predisposizione di una botola ribaltabile. Essendo anche verniciabili, si prestano per le più svariate possibilità di finitura estetica.
Knauf (www.knauf.it)
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l Adatto per fissare (su calcestruzzo, mattoni pieni e forati, laterizi) i materiali isolanti resistenti a compressione, il polistirene, il poliuretano, il vetro cellulare e la lana minerale, il tassello leggero FIF-A è particolarmente indicato per gli isolamenti a cappotto. Gli bastano 35 mm di ancoraggio sul supporto, il perno percussore è in materiale sintetico, il disco piano profilato consente una buona adesione dell’intonaco. Diametro 8 mm, lunghezze da 95 a 235 mm.
fischer (www.fischeritalia.it)
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UNO SPAZIO da trasformare
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li ampi solai un tempo ricoprivano il ruolo di locali di sgombero dove si stipavano vecchie cose che non si aveva il coraggio di buttare via, mentre nelle case di campagna era lì che si mettevano certi frutti a essiccare o maturare e le conserve a stagionare. Oggi, sempre più spesso, si ricorre alla ristrutturazione di quegli spazi e non sempre la motivazione è da ricercare nell’esigenza di ulteriore spazio abitativo. Capita sovente, infatti, che nell’ambito di una ristrutturazione l’architetto includa il volume caratteristico del sottotetto per incrementare ad arte l’appeal di un’abitazione, conoscendo bene quale sia il valore aggiunto. l Senso di protezione e calore intrinseco dei locali sottotetto sono dati dalla posizione rilevata nell’ambito della casa e dalla convergenza delle pareti; una cubatura ridotta, rispetto alla superficie in pianta, non fa altro che accrescere queste sensazioni. Fortissima è l’attrattiva che scaturisce dalla possibilità di personalizzare il sottotetto. È di fatto uno spazio interamente da plasmare a proprio gusto, contrassegnato per sua natura da elementi che danno input positivi al progettista, come pilastri, scale, travature e arcarecci di antica concezione. l Le moderne tecniche permettono di trasformare in poche giornate di lavoro un locale grezzo, senza pavimenti, rivestimenti alle pareti e impianti, in un ambiente del tutto integrato con il resto della casa, completo di luce naturale proveniente da nuove finestre, nonché illuminazione artificiale integrata, di impianti igienico-sanitari, di superfici perfettamente rifinite, di coibentazione che garantisca il necessario comfort in tutte le stagioni. n Copertura
Isolante
Telaio di listelli
WIERER
Il classico solaio ha grandi potenzialità; dipende solo da noi compiere la trasformazione: tutto è reso possibile con i materiali di finitura e isolamento di ultima generazione
Tavolato di legno
Membrana traspirante riflettente il calore
Schermo controllo vapore
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RIVESTIMENTO IN CARTONGESSO l La lastra di gesso rivestito è il sistema a secco più utilizzato nel recupero degli spazi sottotetto, soprattutto quando si preferisce dare più luce ed eliminare quella connotazione rustica che può dare il legno a vista. A questo si aggiunge la rapidità di posa, la possibilità di assecondare ogni sorta di nicchia, pilastro, travatura, seguendo docilmente le disposizioni progettuali dell’architetto. Il cartongesso risulta leggero, consente l’inserimento di isolanti e, non ultimo, pemette di lavorare in una casa abitata, recando disagi di scarsa rilevanza. Per una posa corretta e precisa, le lastre vanno avvitate a un’orditura di appositi profilati di acciaio zincato. L’orditura va fissata direttamente alle pareti o ai travetti del tetto, mentre per controsoffittare vanno utilizzati appositi distanziali.
Tiranti telaio
Travi tetto
Pannelli isolanti
Cartongesso Faretto ad incasso
Profilato d’acciaio l Il cartongesso è fissabile e abbinabile con estrema facilità con ogni tipo di materiale sottostante: muratura, legno, putrelle di acciaio, superfici vetrate. Si fissa con viti al legno e al ferro, mentre alla muratura può essere tassellato oppure incollato, come nel caso del vetro. Una serie di accessori come tiranti, distanziali, nastro a rete per giunti e stucchi rasanti garantiscono applicazioni perfette. La finitura a intonaco può essere dipinta come qualsiasi altra parete della casa, si possono fissare oggetti con i particolari tasselli e incassare impianti idraulici ed elettrici, inclusa l’illuminazione con faretti.
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LEGNO PER TUTTI I GUSTI l Quando c’è legno c’è sempre bellezza. Le travi possono essere di massello, oppure di lamellare, e in tutti e due i casi rendono esaltante un soffitto grazie a peculiarità come i contrasti cromatici e l’evidenza della fibratura dell’essenza, rinforzati dall’applicazione di un adeguato impregnante. Questi elementi possono esaltare la bellezza della pavimentazione abbinata, nonché il pregio o l’essenzialità dell’arredamento. Tuttavia il legno può essere spogliato di ogni protagonismo cromatico, per scoprire quanto si presti anche a esaltare la luce. Un’imbiancatura totale delle pareti, soprattutto nel caso dei sottotetti in cui non ci siano eccessive altezze in gioco, contruibuisce a dare la sensazione di spazi più ampi. La luce che penetra dalle finestre trova così la sua massima diffusione.
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PRIMA DI RISTRUTTURARE CONSOLIDIAMO I SOLAI l Ristrutturare un'abitazione non significa solo riportarla al meglio delle condizioni estetiche, ma è l'occasione per rivederne gli elementi funzionali in vista di un miglioramento complessivo delle sue prestazioni. I solai, soprattutto negli edifici costruiti prima degli anni ‘70, mostrano il peso dell'età in diversi modi: trasmettendo vibrazioni e rumori, con fessurazioni nelle pavimentazioni, limitando la portata utile e la possibilità di variare i carichi e le destinazioni d’uso degli appartamenti. Il “Sistema di consolidamento leggero dei solai LecaCentroStorico” è utilizzabile in tutti i più comuni sistemi costruttivi presenti in Italia: solai in legno, calcestruzzo, acciaio e laterizio armato (tipo SAP). Il sistema si basa sulla formazione di una nuova soletta in calcestruzzo rinforzato dello spessore di soli 5 cm, perfettamente collegata al solaio esistente grazie all’impiego di specifici connettori in grado di aumentare la resistenza e rigidezza del solaio esistente incrementandone anche la portata. Per completare il rinforzo del solaio è disponibile la gamma di calcestruzzi leggeri strutturali Leca e CentroStorico, prodotti premiscelati in sacco in grado di coniugare la massima sicurezza strutturale (elevata resistenza) e la leggerezza necessarie negli interventi di ristrutturazione di edifici esistenti. Laterlite (www.leca.it)
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PARETI IMPERFETTE, facili soluzioni Con i prodotti giusti eliminare fessurazioni superficiali o screpolature è più facile di quanto sembri, anche per chi non lo ha mai fatto: se la superficie si presenta con questi vizi, ma senza parti in fase di distacco, si può addirittura ottenere risanamento e finitura in un’unica applicazione
COSA SERVE
l Per applicare pitture che presentano una certa densità è preferibile affidarsi a un rullo a pelo corto, che va intinto e ben sgrondato per evitare schizzi durante il rotolamento sulla parete. Una prolunga telescopica su cui innestarlo può essere utile per arrivare fino al soffitto senza ricorrere alla scala; inoltre, bisogna procurarsi comunque un pennello di larghezza adeguata per seguire i contorni di serramenti, termosifoni, battiscopa e scatole elettriche, proteggendo le superfici che devono rimanere estranee alla tinteggiatura con nastro di carta.
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ulle pareti è frequente che si formino microfessure superficiali, talvolta arrivano a formare una rete abbastanza fitta: paradossalmente questo fenomeno è più frequente nelle nuove costruzioni che in quelle datate, perché le strutture sono ancora in fase di assestamento o per questioni di ritiro degli intonaci. l Se il problema rientra tra le “imperfezioni”, ossia è ristretto alla finitura superficiale, si può risolvere ricorrendo a idropitture a consistenza piuttosto densa: il prodotto è meno incline a colature, ha un’ottima capacità coprente e si possono ottenere già buoni risultati con la prima mano, con la seconda si ha una finitura liscia e uniforme. l In altri casi il danno è più consistente e nell’intonaco si formano crepe in diversi punti che aprono la strada alle infiltrazioni di umidità e al sollevamento dello strato di finitura. In questi casi, se si vuole che il rattoppo aderisca alla muratura circostante, bisogna prima scrostare i bordi della crepa, poi stuccare la superficie e carteggiare prima di ripristinare la finitura. Questo secondo i metodi tradizionali, ma talvolta lo stucco è troppo spesso per riempire in modo uniforme ed efficace le crepe più strette, con il rischio che ricompaiano a distanza di tempo. l Anche per queste situazioni ci sono prodotti facili da usare e risolutivi, ovvero stucchi che presentano una consistenza simile a una pittura molto densa, ma fluida quanto basta per essere applicata con un rullo e penetrare a fondo, per poter lisciare la parete con una spatola gommosa e ottenere una superficie perfettamente liscia, pronta per la tinteggiatura finale. n
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FINITURA CREMOSA 1: Easy Putz è una finitura pronta all’uso e risolutiva a base di minerali puri che si presenta come un’idropittura bianca, ma è colorabile in molte tinte tramite pigmenti monodose. Si trova in due diverse granulometrie (0,5 e 1 mm) per ottenere una finitura satinata più o meno rugosa e garantisce la traspirabilità. 2-3: il prodotto può essere utilizzato tal quale o additivato con specifici coloranti: va rimescolato con un trapano munito di frusta agitatrice fatto girare a bassa velocità per sciogliere eventuali grumi e uniformare il colore. 4: per la stesura è preferibile utilizzare un rullo: l’elevato potere riempitivo compensa le irregolarità e nasconde i vizi superficiali della parete. Può anche essere un’ottima base per realizzare effetti materici o decorativi, in quanto rimane lavorabile per circa 20 minuti dopo l’applicazione. Knauf (www.knauf.it)
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DECORARE è personalizzare Tinteggiare le pareti di casa è un’attività non particolarmente faticosa o difficile. Però è necessario rispettare alcune regole fondamentali che ci permettono di avere un ottimo risultato, già dalla prima volta!
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hi costruisce o ristruttura una casa ci mette del suo fin dal primo momento: troppo importante l’investimento per lasciare che decidano altri con idee che magari non rispecchiano le esigenze e i gusti personali. Ma è quando viene il momento di pitturare le pareti che entra in gioco prepotentemente la personalità di chi quell’abitazione dovrà viverla tutti giorni dell’anno. l Avendo già escluso la possibilità di rivestire le pareti con carta da parati o perline, con piastrelle di ceramica o con resine, si tratta di decidere i colori più indicati per i singoli ambienti, il tipo di finitura tendenzialmente liscia o materica, se sono da preferire il bianco e le tinte forti, se si è più propensi per l’uniformità o per le velature, oppure per gli accostamenti tono su tono piuttosto che per i contrasti cromatici. l Prima di tutto però bisogna guardare il supporto, cioè il muro su cui il colore dovrà essere steso, per
sapere se richieda un qualche trattamento preliminare o se l’intonaco sia già pronto a ricevere la finitura, per intervenire (in caso di ristrutturazione) ed eliminare sfarinamenti, buchi, crepe, presenze di muffa o altri inconvenienti che finirebbero per risultare ancora più evidenti una volta stesa la pittura. l Non va dimenticato che l’uso sapiente dei colori può aiutarci a correggere la percezione dello spazio: colori chiari allargano, colori scuri stringono. Un ambiente stretto e alto può essere riequilibrato colorando il soffitto con una tinta più scura delle pareti, mentre in uno troppo basso si schiariscono il soffitto e gli elementi verticali come stipiti delle porte e colonne. l E poi bisogna proteggere serramenti, radiatori e arredi che non si possono togliere; e poi bisogna sapere tutto sui tipi di pittura o sugli attrezzi da usare; e poi... n
CONOSCERE IL SUPPORTO INTONACO CIVILE GREZZO Prima di qualsiasi pitturazione si presenta biancastro, aspetto ruvido, passando la mano sulla superficie tende a sgranarsi. In genere è molto assorbente e può presentare crepe e discontinuità.
FINITURA A GESSO Di colore bianco, aspetto molto liscio e lucido, non idonea per bagni, cucine o altri locali esposti a umidità; da evitare finiture a calce in modo diretto per non incorrere in possibili distacchi della finitura. Controllare che alla base delle pareti non ci siano zone con ancoramento incerto al supporto.
PARETI GIÀ TINTEGGIATE Verificare visivamente lo stato della superficie (non devono esserci sfogliamenti). Passando una spugna umida verificare la consistenza della pittura. Se si rimuove con facilità, tipico delle tempere, non è adatta alla successiva pitturazione senza un’adeguata preparazione.
PARETI SMALTATE Si presentano con aspetto molto compatto, lucido o satinato. Passando una spugna bagnata non assorbono l’acqua.
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rima di affrontare la tinteggiatura bisogna liberare il più possibile la stanza dai mobili: quelli che non possono essere trasferiti in un altro locale vanno raggruppati al centro, avvolti e ricoperti con teli. Oltre a ricoprire il pavimento, occorre isolare tutto ciò che deve rimanere estraneo alla tinteggiatura: interruttori, prese, telai di porte e finestre, battiscopa, termosifoni ecc. l È un lavoro lungo e che richiede precisione, ma è necessario per ottenere un buon risultato; inoltre, il tempo “perso” a mascherare si recupera ampiamente a fine lavoro, quando, invece di eseguire ritocchi, togliere macchie ed effettuare energiche puliture, basta rimuovere il nastro maschera e i teli. l Con una mascheratura efficace anche la tinteggiatura avanza rapidamente, non dovendosi preoccupare più di tanto di eventuali sbavature di colore o gocciolamenti che rallentano il lavoro. Se questo accade, le tracce di colore vanno rimosse prima che asciughino, in quanto il colore secco va raschiato e questo può rovinare le superfici. n
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1: i profili piĂš sottili vanno protetti con nastro di carta: i rotoli esistono di varie larghezze, il nastro aderisce bene al supporto, ma si rimuove facilmente senza lasciare tracce di collante. 2: termosifoni, condizionatori e altre apparecchiature climatizzanti vanno ricoperte con vecchi giornali o teli, lasciando libero lo spazio tra questi e la parete per il passaggio del pennello.
3-4: per mascherare i telai dei serramenti e i battiscopa si può ricorrere a strisce di carta con bordo adesivo che permette di delimitare il profilo a contatto con la parete: nella parte inferiore vanno bloccati con qualche pezzetto di nastro di carta. 5: per interruttori e prese esistono speciali mascherine di plastica trasparente; tolta la placca, si proteggono i frutti con il nastro di carta.
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LA PREPARAZIONE DEL MURO
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ella maggior parte dei casi, se dopo una tinteggiatura si riscontrano difetti, questi sono il frutto di una valutazione superficiale dello stato dei muri. Con la stanza il più possibile vuota e le pareti sgombre da mobili, quadri o altri complementi, è il momento di osservare scrupolosamente la superficie. l Se ci si trova davanti a un muro che dev’essere tinteggiato per la prima volta, anche dopo la rasatura possono essere rimasti grumi e piccole imperfezioni. Non sottovalutiamoli: la luce che entra dalla finestra può evidenziare anche piccole diseguaglianze, dando origine a fastidiose ombre anche da parte di sottili dislivelli. Può essere il caso di carteggiare a zone, se così non è, il muro va comunque spolverato con un panno umido e lasciato asciugare. Non va dimenticato che un muro nuovo va lasciato asciugare per almeno un mese prima di qualsiasi finitura, che dev’essere preceduta dall’applicazione di un prodotto fissativo. l Se invece si tratta di una tinteggiatura di rinnovo, bisogna verificare che la vecchia finitura non presenti zone che tendono a sfogliare, tipico delle finiture a tempera o a calce. Non sapendo le caratteristiche della vecchia pittura, basta passare una spugna bagnata sul muro: se la finitura si gonfia e si dilava è una tempera, quindi va eliminata con spatola e spazzola per poi applicare un fissativo. Se questo non succede abbiamo a che fare con un’idropittura e, fatte salve le operazioni di stuccatura, possiamo applicare direttamente la nuova pittura. l Rinnovare una stanza è l’occasione per modificare la disposizione dei mobili e, di conseguenza, di quanto va appeso alle pareti. Chiodi e tasselli lasciano fori che vanno stuccati e lisciati, così pure le piccole crepe, per poi eliminare lo spolvero; solo a questo punto si può finalmente aprire il bidone della pittura. n
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1: una superficie piuttosto rustica può essere resa più liscia applicando uno strato sottile di un prodotto a consistenza pastosa. 2: le vecchie pitture che sfogliano e si staccano facilmente devono essere rimosse utilizzando un raschietto o una spazzola di ferro. Occorre poi una completa rasatura per uniformare la superficie. 3: i fori lasciati da piccoli tasselli possono essere riempiti di stucco utilizzando un “sac à poche”, ovvero un sacchetto di plastica al quale si taglia un angolo. 4: nei fori più grandi è preferibile inserire una spina di faggio o un pezzetto di carta pressata prima di procedere alla stuccatura superficiale, per evitare che il ritiro dello stucco provochi piccole crepe o depressioni. 5: le crepe vanno leggermente allargate in superficie per far penetrare lo stucco in profondità pressandolo per bene con la spatola. 6: lo stucco dev’essere ben asciutto anche in profondità prima di lisciare la superficie con carta vetrata; la grana va scelta in base all’aspetto del muro, una lisciatura eccessiva potrebbe staccarsi troppo dalla rugosità più o meno evidente della superficie circostante. 7: una mano di fissativo elimina definitivamente la polvere e migliora l’adesione della finitura, senza eccessivo assorbimento.
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TINTEGGIARE A RULLO
l Se si usa il pennello, la parete va idealmente suddivisa in riquadri da 1x1 metri da tinteggiare singolarmente: iniziare dall’angolo in alto e spostarsi orizzontalmente.
l La prima mano di pittura va applicata realizzando strisce che vanno dall’alto verso il basso e viceversa, alternando le passate man mano che si affiancano.
l Quando la prima mano è asciutta, si applica la seconda con lo stesso criterio, ma effettuando le passate perpendicolari alle precedenti, destrasinistra e viceversa.
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l È più facile da usare rispetto ai pennelli; se utilizzato con una prolunga permette di tinteggiare anche la parte alta delle pareti e il soffitto senza ricorrere a scale o trabattelli. Se poi si ricorre a un rullo ricaricabile, al cui interno può essere versata una notevole quantità di pittura che viene rilasciata gradualmente, si evita di intingerlo e sgrondarlo più volte. Ne esistono diversi tipi per ottenere effetti particolari, ma per la tinteggiatura tradizionale si utilizzano quelli a pelo corto per fondi e pitture più dense, a pelo lungo per tutte le altre pitture.
TINTEGGIARE A PENNELLO l In realtà, è più corretto parlare di pennellesse e plafoni. Le pennellesse sono larghe fino a 10 cm e spesse fino a 3 cm, i plafoni arrivano a 15 cm di larghezza e anche 7 di spessore. Una mano abituata al loro utilizzo riesce a ottenere risultati migliori rispetto al rullo, in quanto la finitura rimane molto liscia, senza l’effetto “micro-bucciato” che lascia il rullo.
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BIOINTONACO DI CALCE
TINTA DA SUBSTRATO
l Confezionato in speciali sacchi antiumidità da 30 kg o fornibile sfuso in silo, questo prodotto ad azione pozzolanica e fibrorinforzato, a base di nano-calce pura si utilizza come intonaco di fondo su murature vecchie e nuove in pietra, mattoni, tufo ecc. L’elasticità e le fibre lo rendono particolarmente adatto su supporti meccanicamente deboli, in esterni e interni. L’elevata finezza rende l’impasto estremamente lavorabile e consente di aumentare in modo notevole la traspirabilità.
l Per “substrato” si intende il colore da utilizzare come prima mano di fondo quando la tinta di finitura non può garantire una copertura ottimale. Scelto il colore di finitura, il software di Lac Color System suggerisce la migliore tinta “interferente”, ossia quella di fondo, che permette di raggiungere la copertura desiderata anche con una sola mano. In questo modo si riducono sia il numero di applicazioni sia la quantità di prodotto necessaria, si facilita il lavoro e la tinta di substrato è sempre della fascia più economica, per un ulteriore risparmio. New Lac (www.newlac.it)
Fassa Bortolo (www.fassabortolo.com)
1: in alcuni casi anche con due mani di finitura non si ottiene una buona copertura. 2: previa una mano di bianco la copertura è buona, ma il colore risulta più luminoso del dovuto. 3: la prima mano con tinta “interferente” permette totale copertura e fedeltà di colore.
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DAL MONDO EDILIZIA IMPERMEABILITÀ INFALLIBILE E RISPARMIO ENERGETICO AL TOP La membrana traspirante Delta-Foxx Plus per tetti a bassa pendenza è stata scelta per manufatti artistici e archeologici famosi in tutto il mondo, tra cui spicca il Duomo di Siena. Aperta alla diffusione del vapore, protegge l’isolamento termico e lo mantiene asciutto, esente da polvere, precipitazioni, umidità e sporco; consente un risparmio energetico fino al 9% grazie alla sua impermeabilità all’acqua e alla doppia banda adesiva integrata sul lato superiore. Ognuna delle due strisce adesive costituisce una barriera contro acqua, vento e sporco; una banda è posta lungo la parte inferiore del telo sottotetto ed è larga 4 cm, l’altra è lungo la parte superiore ed è larga 8 cm per ricoprire una maggiore area di sovrapposizione. www.doerken.de
UN PREMIO INTERNAZIONALE PER UN IMPORTANTE RESTAURO Il restauro della Chiesa dell’Arciconfraternita della Misericordia di Torino, curato dall’Ing. Carlo Ostorero (Studio Dedalo) e avvenuto con l’impiego di soluzioni del Sistema Fassa Bortolo “Linea Restauro Ex Novo”, ha vinto il Premio Internazionale Domus Restauro e Conservazione 2016 nella sezione opere realizzate, oltre a un premio speciale Fassa Bortolo. Per il ripristino degli intonaci sono stati scelti i prodotti a base calce idraulica NHL 3.5; per il risanamento dei locali interrati si sono susseguiti il risanamento delle murature interne fino alla quota delle volte e dei solai (pareti contro terra e non contro terra) e il ciclo di intonacatura di volte e solai. In cantiere ha operato la ditta Rosellini Restauri di Cherasco (CN) che ha eseguito tutte le fasi di asportazione dei vecchi intonaci, pulizia dei supporti e applicazione dei prodotti in successione fino alla finitura. www.fassabortolo.com
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LA COLONIA VERONESE DI CESENATICO RINASCE COME ALBERGO DI LUSSO Il Gran Hotel Leonardo da Vinci è stato inaugurato nel luglio scorso alla presenza del sindaco di Cesenatico, del sindaco di Verona, che nella vecchia colonia ha trascorso da bambino le vacanze al mare, e di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria e amministratore unico di Mapei SpA. Situato a poche decine di metri dal Porto Canale che fu progettato da Leonardo da Vinci, il Grand Hotel sorge sui resti di una struttura in stile Liberty costruita nel 1928 dall’architetto Magrini come albergo. L’albergo appena inaugurato si distingue per eleganza e raffinatezza, grazie alla bellezza degli arredi e delle decorazioni d’interno. È prevista anche la costruzione di un edificio adiacente, adibito a sala Conferenze e centro Congressi. Nella prima fase del lavoro sono stati realizzati gli interventi di impermeabilizzazione dei locali semi-interrati: Mapei ha proposto la realizzazione di un catino impermeabile, da eseguire con la tecnica di rifodera interna. A seguire i lavori per realizzare un nuovo scavo all’interno della pianta a ferro di cavallo da destinare a garage e a centro benessere. Le contropareti in calcestruzzo e l’intera platea sono state impermeabilizzate con telo bentonitico. Altri imponenti interventi sono stati necessari per realizzare la centrale termica e l’accesso ai garage sotterranei, per recuperare il cemento armato delle travi e dei pilastri strutturali della parte fronte mare in uno stato di avanzato degrado, per impermeabilizzare il tetto (in collaborazione con Polyglass), le terrazze, i balconi, per rifare intonaci e facciate fino al ripristino delle cornici in cemento e delle modanature decorative delle finestre, per trasformare tutti gli interni con materiale di grandissimo pregio come i rivestimenti in grès porcellanato Versace e in mosaico di vetro oppure in listoni in legno massello di rovere. www.mapei.it
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