EDITORIALE
COSTRUIAMO SOLIDE BASI DI RIPRESA
Roberto Anghinoni Redazione
Forse a fine anno i dati del Pil 2020 faranno meno paura, ma c’è probabilmente troppa attesa sui benefici ipotetici del Superbonus 110%.
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l mercato del lavoro nel settore edile sta vivendo momenti di attesa che potrebbero essere il preludio a una sostanziosa ripresa. Già il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha annunciato che, a fine anno, il Pil potrebbe riservare piacevoli sorprese (quindi essere meno negativo del previsto, ma comunque negativo). Se poi, da metà ottobre, l’effetto Superbonus dovesse mettere in moto una serie di interventi che comunque avranno bisogno di manodopera edilizia, anche se non direttamente e in modo sostanzioso, ecco che le previsioni diventerebbero realtà e, chi più chi meno, anche questa volta l’abbiamo sfangata. L’argomento però rimane delicato, perché la causa del drastico calo dei consumi o, se volete, del clima di assoluta parsimonia che sta condizionando il cliente privato (a
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parte le vacanze, ovviamente) non è ancora stato sconfitta, e l’attenzione deve rimanere alta. Con ogni probabilità, non avremo un altro lockdown, non ce lo potremmo permettere, e si spera che le misure fin qui adottate possano limitare i danni. La nostra economia si deve rimettere in moto, e il settore dell’edilizia è troppo importante per sopportare altri rallentamenti, oltre alla crisi che ha caratterizzato gli ultimi anni e le successive chiusure forzate. A dar manforte a questa tesi è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli che ha ventilato l’ipotesi che il Superbonus 110% potrebbe diventare addirittura strutturale. Ci si domanda dove il governo prenderà i soldi per garantire questo provvedimento, visto che anche
mantenerlo fino al termine del prossimo anno pare già un’impresa. Parlare però non costa niente e le “motivazioni economiche” si fanno e si disfano a seconda di come soffia il vento. Inoltre, non sembra che le idee siano molto chiare e condivise, su come utilizzare i fondi europei. Non ci servono cattedrali nel deserto per far contenta l’Europa, ma una politica per le infrastrutture e le costruzioni che sia perseguibile nel tempo, portando benefici concreti all’intera comunità. Il discorso, ahimè, non è nuovo. Le agevolazioni fiscali hanno più o meno funzionato, quindi si spera che ciò avvenga anche per il Superbonus. Ma saremo finalmente cresciuti quando potremo dare meno importanza alle speranze e lavorare su basi programmatiche serie e concrete.