City Summer (Corriere Della Sera)

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NYC/ LA GRANDE MELA A PASSO D’UOMO

L’impensabile è accaduto a New York: Broadway, nel punto in cui intersetta Times Square, sotto le migliaia di luci dei cartelloni pubblicitari, e proprio dove vengono girate tutte le scene che intendono mostrare l’entropia della grande mela, è stata chiusa al trafďŹ co. Un’isola pedonale, un’oasi di pace nella quale i 350.000 passanti che la attraversano ogni giorno non rischiano piĂšun incontro fatale con un tassista lanciato a razzo, ma si possono invece fermare e, come in un ďŹ lm di fantascienza, distendersi e appisolarsi su una delle 350 sedie a sdraio che la tappezzano. RimarrĂ cosi’, merito dell’illuminata Janette Sadik-Khan, l’assessore ai trasporti del sindaco Bloomberg, che sta rivoluzionando la cittĂ coprendola di piste ciclabili e isole pedonali.

con gli studenti del globo attraverso il lavoro della Fondazione David Lynch Per l’Educazione Basata Sulla Consapevolezza E Per La Pace Nel Mondo. L’impegno è quello di incoraggiare l’inserimento della meditazione trascendentale nel curriculum di scuole intorno al mondo, per arginare l’epidemia di depressione, stress e violenza che afigge gli studenti e ne impedisce l’apprendimento. Paul McCartney e Ringo Star approvano, e si sono perďŹ no esibiti insieme lo scorso aprile a New York per raccogliere i fondi per il progetto.

NEW SCHOOL/ MEDITATE RAGAZZI

TECNOLOGIA/ IL SOFTWARE DEL BUON CONSUMATORE

“La meditazione trascendentale ti trasporta in un oceano di pura consapevolezza dal quale emerge un senso di felicitĂ , come una bellezza intensaâ€?. Parole che non appartengono a un barbuto guru orientale, ma a David Lynch, regista di ossessioni erotiche e disturbi della psyche. 36 anni di pratica quotidiana, 2 volte al giorno, per venti minuti, gli hanno regalato la felicitĂ che adesso vuole condividere

Naturale, biologico, green, riciclato, sostenibile‌e chi piĂš ne ha piu’ ne metta. Di questi tempi non c’è crema per la pelle o detersivo per i pavimenti che non ostenti un impeccabile pedigree, ma come distinguere il vero dalla montatura? Good Guide è un software per l’iPhone con corrispondente sito web (http://www.goodguide.com/) che permette al D J U Z ! ! ! ! ! ! T V N N F S


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della comunicazione high-tech. The Moth è un’associazione newyorkese che promuove serate di culto durante le quali impavidi raccontastorie salgono su un palcoscenico e in pochi minuti possono provare l’ebrezza di conquistare un pubblico tra i piùsofisticati al mondo. Il tema delle storie, che devono essere vere, è dato in anticipo per dare la possibilità di prepararsi, ma guai a chi memorizza. Chiunque si puo’ cimentare: Ethan Hawke, Moby, lo scrittore Malcom Gladwell e Rosie O’Donnell l’hanno fatto, alternandosi con borseggiatori, sacerdotesse voodoo, astronauti, terapisti, o studenti liceali, chiunque abbia una bella storia da raccontare.

NEW COOL/ FAI DA TE

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consumatore di scoprire la verità nascosta dietro la retorica del marketing di un prodotto. Inserendone il nome se ne puo’ scoprire la composizione, il suo impatto sulla salute, sull’ambiente, e anche quello sociale. È stato messo a punto da Dara O’Rourke, professore di scienze ambientali all’università di Berkley, che dal 2005 ha analizzato con i suoi collaboratori circa 75.000 prodotti servendosi di informazioni prese da piu’ di 200 banche dati, sia governative che accademiche. Consumo avvisato, ambiente salvato.

SEMPLICITÀ/ BASTA UNA STORIA

L’estate è il momento delle storie: quelle che si raccontano quando si rallenta, magari seduti intorno a un fuoco, in vacanza. Ma anche in una città come New York il semplice piacere di raccontare o ascoltare una bella storia dal vivo è sempre più ricercato, quasi fosse un antidoto alla solitudine

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Il nuovo cool negli Stati Uniti è fatto a mano. Una mania che ha generato un vero e proprio movimento: il “DIY movement” (Do It Yourserf). È una comunità artigiana legata dall’internet che cerca di operare al di fuori della corrente e di guadagnarsi da vivere facendo cio’ che piace. Composta soprattutto da giovani è considerata un po’ come il punk rock dell’artigianato e l’ironia è che cio’ che produce diventa immediatamente trendy e viene poi copiato dalle catene commerciali. Basta guardare l’incredibile popolarità del sito etsy.com, il mercato online del DIY, che dal 2005 ha raggiunto il milione di utenti e ha attirato gli stessi investitori che hanno investito in Facebook. Dopo aver scritto un libro e prodotto un documentario, entrambi intitolati “Handmade Nation: The Rise of DIY Art, Craft, and Design”, con interviste a decine di persone sulle loro passioni artigianali, la trentunenne Faith Levine è diventata la portavoce del movimento che lei definisce “uno stile di vita”, aggiungendo che è particolarmente adatto a periodi di panico, quando si ha bisogno di rallentare, di spegnere la televisione, e di riprendere controllo con il potere della creatività.


VISIONI/ APOCALISSE NEL BLU

2048. È il triste appuntamento con un futuro apocalittico di nostra creazione nel quale avremo fatto sparire completamente le speci marine dagli oceani. Ad avvertirci è The End of the Line, un documentario appena uscito in Inghilterra e negli Stati Uniti, diretto da Rupert Murrey e basato sul libro di Charles Clover, prominente giornalista ambientale inglese. Guida scrupolosa all’imminente disastro, il film confronta politici disinteressati, multinazionali senza scrupoli e ristoratori famosi che rifiutano di bandire speci a rischio dai loro menu’. La situazione è piùche seria: la maggior parte delle speci marine ha visto una riduzione che va dal 70 al 95%, con l’esempio del merluzzo atlantico, un tempo abbondantissimo, praticamente pescato ad estinzione, e del tonno bluefin che lo sta seguendo a ruota. Il documentario spiega come ci siamo cacciati in questo pasticcio e suggerisce come venirne fuori: la delineazione di aree protette, una rigorosa moratoria sulla pesca di alcune speci, severi controlli locali, peschereggi piùpiccoli, e, da parte di tutti noi, una scelta morale al ristorante.

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SÌ, CANTARE/ LA MERAVIGLIOSA LENTEZZA DEL KIRTAN

INTERVISTA A DICKSON DESPOMMIER

COHOUSING/IL RITORNO DELLA COMUNE

“Il problema principale è il cambiamento del clima, e il fatto che ne stiamo provocando l’accellerazione.” Parole di Dickson Despommier, carismatico professore di scienze ambientali alla Columbia University e ideatore della fattoria verticale: la soluzione fantascientifica che nei prossimi anni potrebbe salvare il nostro pianeta. Come funziona? Può essere immaginata come una serie di serre idroponiche, molto high tech, accatastate una sopra l’altra, con un raccolto diverso per ogni piano. L’energia usata sarebbe solare, eolica o geotermica, a seconda di dove si trova. Perche’ una fattoria verticale? Se si continuerà a coltivare usando il terreno coltivabile, con l’aumento della popolazione avremo bisogno di molto piu’ terreno, e verra’ il momento in cui non ce ne sara’ abbastanza. Questa soluzione ci permetterebbe di usare meno terreno e di restituire alle foreste quello coltivato finora, cosa che riparerebbe l’ecosistema danneggiato. L’unico modo per invertire il riscaldamento globale è cambiare i nostri metodi di coltivazione. Dove verrebbero messe? In aree urbane abbandonate o trascurate. Mai a Manhattan,

Cantare, si sa, fa bene all’umore e, dicono gli esperti, anche alla salute perchè riduce il ritmo cardiaco e abbassa la pressione. Ecco forse il motivo per il quale la nuova passione yoga in America è il kirtan: la pratica dei canti devozionali in sanscrito. Si fa seguendo un musicista che conduce il pubblico nell’ invocazione ripetitiva dei nomi di divinità hindu. Le vibrazioni della propria voce hanno il potere di rallentare il respiro e la mente e di far conquistare la calma tanto agognata. Soprattutto se a condurlo è l’americano Krishna Das, con il timbro ricco e profondo di un musicista blues e un seguito da rock star: i suoi kirtan nel centro yoga Jivamukti di New York vedono fino ai 700 partecipanti e lo scorso febbraio ha perfino fatto cantare il pubblico gremito nella prestigiosa sala di concerti Town Hall. Abbastanza vibrazioni da rallentare anche la grande mela, per qualche istante.

Nelle case di questi complessi residenziali hai la tua cucina, nel tuo appartamento, ma durante la settimana, se vuoi, puoi cenare con i vicini nell’enorme stanza da pranzo comune. Cena che devi anche aiutare a preparare, quando arriva il tuo turno. Devi poi prenderti cura dell’orto biologico della comunità, e magari dei bambini degli altri, in caso gli adulti si debbano riunire per decidere come abbassare i costi energetici. È il cohousing: versione moderna e green della comune degli anni sessanta, dove si vive in case private, dividendo pero’ estesi spazi sociali come orti, appartamenti per gli ospiti, stanze giochi, palestre, e, sempre, una cucina industriale. Condomini come dei piccoli villaggi, insomma, dove il costo della vita puo’ diminuire per via della spartizione delle risorse comuni e dove il sentimento generale è il desiderio per una vita meno isolata di quella che si vive in posti nei quali si conoscono a malapena i nomi dei vicini. Ce ne

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sarebbe troppo costoso. Ideale sarebbe integrarle in ristoranti, scuole, ospedali: 3 o 4 piani sopra strutture esistenti nei quali il cibo e’ venduto o consumato. Una fattoria di 5 piani potrebbe nutrire 14000 persone. Per l’intera città di New York ce ne vorrebbero circa 150. Chi paghera’? All’inizio pagheranno i ricchi, finche’ l’idea non verra’ perfezionata. Come e’ successo con tutto il resto, con cellulari e aereoplani. Inventare qualcosa e’ costoso, ma i prezzi poi scendono perche’ la produzione aumenta e i costi vengono ridotti. Cosa succederà alle comunità contadine?

I contadini del domani diventeranno i manager delle foreste che ricresceranno nei loro campi e verranno pagati con i crediti per il CO2 che contribuiranno a rimuovere dall’atmosfera. Per ogni ettaro coltivato in una fattoria verticale se ne possono generare molti di piu’ di foreste, perche’ la coltivazione all’interno è continua, non ci sono stagioni, ed è piu’ efficente, non c’è nessuna perdita di raccolti dovuta al maltempo. Quanto è vicina questa idea al diventare una realta’? Vicinissima. La prossima settimana vado in Giordania dove e’ gia’ in discussione l’attuazione del progetto.


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.# 51.+&#4+'6« É 70µ+/24'5# INTERVISTA A JACQUELINE NOVOGRATZ In Rwanda, nel 1987, Jacqueline Novogratz ha avuto un’esperienza unica: un maglione smesso, che lei aveva donato a una carita’ della Virginia undici anni prima, le e’ apparso indossato da a un ragazzino di Kigali, ancora con il suo nome scritto a mano sull’etichetta. Come spiega nella sua recente autobiografia, “The Blue Sweater” (“Il Maglione Blu”), questa immagine l’ha sempre accompagnata nel suo desiderio di cambiare il mondo, ricordandole che le vite del globo sono piu’ intrecciate di quanto si possa pensare. Dopo una breve carriera con pilastri della finanza e dello sviluppo come la Chase Manhattan Bank, l’African Development Bank e la Rockfeller Foundation, Jacqueline si e’ resa conto che, a scapito delle migliori

vendere ai piu’ poveri prodotti e servizi di importanza cruciale, come una rete di chioschi per l’internet in zone rurali dell’India o zanzariere in Tanzania. Guidati dagli esperti di Acumen, questi imprenditori si accollano rischi e responsabilita’ e imparano ad operare nel contesto di un mercato economico, perche’, come come sottolinea lei, anche la carita’ deve diventare “sostenibile”. All’economista Jeffrey Sachs che pensa che molti al mondo siano troppo poveri per potersi comprare una zanzariera e dovrebbero riceverla come una donazione, lei risponde: “sono d’accordo che tutti dovrebbero ricevere una zanzariera, ma la realta’ e’ che non succede, e io non vivo in un mondo di “dovrebbero””.

intenzioni, le carita’ tradizionali gratificano i donatori molto di piu’ di coloro che le ricevono. E cosi’ nel 2001 ha fondato l’Acumen Fund, diventando il pioniere della nuova corrente di filantropia, quella basata sulle leggi di mercato e sulle idee dei piccoli imprenditori dei paesi in via di sviluppo. “Si comincia dagli individui, si costruisce un sistema dal loro punto di vista, e poi si vede se la scala si puo’ allargare”, spiega in un’intervista. Acumen usa un approccio imprenditoriale nel cercare una soluzione al problema della poverta’: al posto dei tradizionali contributi caritatevoli, elargiti dall’alto al basso e spesso sprecati in inefficenza e corruzione, il fondo usa donazioni di filantropisti per finanziare prestiti a quelle imprese locali che intendono

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sono circa un centinaio negli Stati Uniti, e altrettante in progettazione, e stanno diventando sempre piùdiffuse in grandi città come Boston, Seattle, Portland (che ne ha 6), Chicago e New York.

TENDENZA/ ABITARE NEL NULLA

Un numero sempre maggiore di artisti, negli Stati Uniti, sta lasciando le grandi città, commerciali e costose, per andare a vivere negli immensi spazi aperti della nazione. Marfa, una cittadina polverosa del Texas di 2000 abitanti, vicino al confine con il Messico, è diventata negli ultimi anni una mecca dell’arte. Lo scultore minimalista Donald Judd è andato ad abitare in questo posto sperduto, che i messicani chiamano “el despoblado”, nel 1973, fondandoci un museo. Altri artisti, collezionisti e appassionati l’hanno seguito e adesso ci sono gallerie, qualche hotel, e ristoranti interessanti che attraggono una clientela intellettuale alla ricerca di isolamento. Un’altra meta è Joshua Tree, minuscola cittadina dei tempi della febbre dell’oro nel deserto della California del sud, dove si sono trasferiti tra i cactus Andrea Zittel, Jason Rhoades, Jack Pierson, e Ed Rusha, insieme a musicisti e scrittori

STILI DI VITA/ YUPPIE NO PROFIT Gli yuppies non sono poi cosi’ senza cuore. Dall’inizio della crisi c’è stata un’esplosione di volontariato nelle città americane, incoraggiata dal nuovo presidente, e alimentata dalla disoccupazione. A New York un esercito di banchieri, pubblicitari, D J U Z ! ! !!!!TVNNFS


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pierre, commercialisti, e giornalisti sta cercando di donare alla comunità un formidabile livello di maestria che porta, per esempio, laureati del MIT a preparare le dichiarazioni dei redditi per gli abitanti piùpoveri di Chinatown. La Taproot Foundation di San Francisco, un’associ azione che piazza professionisti nel volontariato, riporta di avere piùofferte in un solo giorno di quest’anno, che in un mese intero dell’anno passato. Altre strutture hanno dovuto iniziare liste di attesa per la gente che intende offrire il proprio contributo. E una cosa strabiliante è che al momento le organizzazioni non profit hanno circa 14 miloni di impiegati, tra volontari e non, l’11% delle forza lavoro in America.

MINIMAL FOOD/ RISTORANTI ON THE ROAD

Colpiti dalla crisi, anche gli americani stanno disertando i ristoranti, ma non certo per dedicarsi a quella strana pratica europea di cucinare a casa. La salvezza culinaria arriva su 4 ruote: adesso i “foodies”, e cioè i cultori del cibo, fanno code lunghissime per gustare prelibatezze dispensate da chef professionisti attraverso le finestrelle di camioncini parcheggiati senza troppa pompa nelle strade delle metropoli. A New York, per esempio, Jerome Chang, ex pasticcere del prestigioso ristorante Le Cirque, vende soufflé al cioccolato e altre sofisticate creazioni dal suo Dessert Truck,

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stazionato ogni sera downtown, nella zona della New York University. Mentre a Los Angeles, Roy Choi, proveniente dal ristorante Le Bernardin, ha creato un vero e proprio fenomeno con il suo Kogi Korean Taco Truck, una fusione messico coreana che vede folle di piu’ di 600 persone ad aspettarlo nei vari angoli della città che lui annuncia con Twitter. Il tutto a prezzi da recessione.

ALICE WAY/ LA PROFETESSA DEL BIO

Nel 1971 Alice Waters ha aperto un piccolo ristorante a Berkeley, Chez Panisse, e dato inizio a una rivoluzione. Per la prima volta gli americani venivano introdotti all’idea di nutrirsi con prodotti di stagione, coltivati localmente e con metodi biologici. Alice è stata l’ispirazione per un’intera generazione di cuochi, e grazie al suo patrocinio il terreno dedicato alla coltivazione biologica negli Stati Uniti è quadruplicato, reclamando perfino un pezzo del giardino della Casa Bianca, dopo che si è imbattuta in Michelle Obama a una raccolta di fondi. Adesso il suo impegno è nelle giovani generazioni, con un programma chiamato “Edible Schoolyard” (il cortile commestibile) nel quale gli studenti di scuole medie urbane coltivano il loro pranzo.


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