Guillermo Basagoiti Brown Testo a cura di Francesca Chiappini
Odissea di uno spirito geometrico Opere 2008-2010
Guillermo Basagoiti Brown
INDICE
LA VITA INTRODUZIONE. LA MATERIA, IL PENSIERO E LO SPAZIO
I RICORDI DELL’INFANZIA Senza Titolo 1 Senza Titolo 2 Senza Titolo 3 OPERE L’istante di Saint Tropez Menorca Foixa por fin Foixa 1 Foixa 2 Foixa 3 La freccia Riflesso Meron Circonferenza Paris E! Adamo ed Eva Studio dell’alluminio Il pettine Studio verticale Totem Corcholis Rotazione 1 La Via Lattea Rotazione 2 Essenza
I MATERIALI DELLE OPERE
Ferro Acciaio Corten Alluminio Legno Pietra LO STUDIO DISEGNI PREPARATORI, IDEE, PENSIERI
LA VITA
“Ho trasformato i miei desideri in obiettivi: il mio “spirito geometrico” è finalmente diventato una scultura”. Guillermo Basagoiti
“Dallo spazio con suo fratello il tempo, sotto la gravità inesistente, sentendo la materia come uno spazio più lento, mi chiedo con stupore ciò che sono”. Eduardo Chillida
“Non si possiede ciò che non si comprende”. Johann Wolfgang Goethe
Guillermo Basagoiti Brown nasce a Madrid il 7 maggio del 1972. Pochi anni dopo si trasferisce insieme alla sua famiglia in Asturia, una regione situata al nord della Spagna e affacciata sul mare Atlantico. Anche se Madrid è la sua città natale e il luogo in cui ha vissuto per alcuni anni, Basagoiti si sente un asturiano a tutti gli effetti, perché “uno no es de donde nace sino
de donde pace”, come spesso racconta ripensando al suo percorso di vita. Nel corso degli anni frequenta diverse scuole tra Madrid, Gijón e Miami, dove vivono alcuni membri della sua famiglia, e a diciannove anni si iscrive al Patrón de Cabotaje (Istituto Nautico) di Gijón, una scuola professionalizzante nel settore della nautica.
Dal 1985 al 1994 lo scultore ha lavorato presso il Museo Evaristo Valle (1873 – 1951), pittore da cui discende la sua famiglia, a Gijón in Asturia, di cui racconta: “Lavorare in questo museo è stata un’esperienza molto importante. Ho imparato tantissimo, ma soprattutto si sono aperti davanti a me spiragli culturali ampli e orizzonti inaspettati. La scultura contemporanea mi ha dato stimoli considerevoli e sono felice di averli fatti crescere dentro di me in una maniera che mi piace definire subcosciente. Ogni opera rappresenta una profonda concezione del mio mondo e lo capisco in maniera totale quando è lì davanti a me. Mi rendo conto che non ho dovuto pensarla, ma solo crearla”. Basagoiti usa spesso il termine “subcosciente”, perché sente che il suo lavoro proviene da uno strato molto profondo della sua coscienza, la quale trascende il mondo per seguire dei ritmi universali, definiti e chiusi sinteticamente dentro di sé. Il Museo Evaristo Valle ha permesso all’artista di entrare in contatto non solo con le opere esposte e con gli artisti che le hanno realizzate, ma l’ha fatto avvicinare all’istituzione museale, caratterizzata dal rapporto tra arte, pubblico e museo, inteso come luogo in cui è necessario porre interrogativi e riflettere su un percorso specifico. Anche il discorso sul linguaggio espositivo è stato uno stimolo molto
importante per lo scultore. Capire come valorizzare un’opera, porla in relazione con le altre e collocarla in uno spazio limitato ha permesso a Basagoiti di comprendere con chiarezza la necessità di rendere armonica l’esposizione di un’opera d’arte in un discorso generale: il ruolo del museo non deve perciò essere legato solo all’idea di “patrimonio culturale”, ma deve alimentare una componente attiva, che è punto di incontro non solo per le opere stesse, ma anche per i molteplici significati che esse assumono all’interno di un percorso specifico e innovativo.
Dopo aver terminato gli studi, Basagoiti si interessa di barche a vela e per diversi anni lavora con successo in questo campo. Dal 1996 si trasferisce nella provincia di Girona e lavora come comandante d’imbarcazioni. La sua passione per il mare e per la navigazione lo porta anche a intraprendere esperienze singolari e impegnative. Come ogni artista, Basagoiti non ha paura di affrontare se stesso, anche nelle condizioni più estreme, ed infatti nel 2008 parte per una traversata in solitaria nel Mediterraneo, un progetto duro, ma pieno di soddisfazioni. Di questa
esperienza l’artista racconta: “Viaggiare da soli per mare e misurare sé stessi di fronte alla natura è qualcosa di unico e difficilmente descrivibile. Tutte le emozioni sono amplificate e ogni sensazione entra a far parte dell’archivio della memoria in maniera indelebile. Le leggi della natura sono le uniche regole da seguire. Queste leggi non sono come quelle che regolano la vita degli uomini. La giustizia degli uomini è indulgente, la natura no. Non conta nulla chi sei, da dove vieni e cosa fai. Né il denaro né l’inganno, a differenza di quello che accade sulla terra ferma, possono aiutarti. Se non sei sincero con te stesso, il mare non ti aiuta. Bisogna per forza spogliarsi di tutte quelle assurdità che sentiamo e vediamo oggi nella società di fumo in cui viviamo per andare avanti e sopravvivere. Questo modo di sentire il mare mi è servito anche nell’arte. Fare mio qualcosa di infinitamente grande ed esteso come il mare ha significato ridurre all’essenza quello che avevo davanti agli occhi, ma soprattutto dietro agli occhi…”. Basagoiti è figlio d’arte. La sua ricerca nel campo artistico ha radici molto antiche, essendo discendente di una famiglia di artisti: il suo omonimo padre è un artista che negli ultimi anni si è dedicato, come il figlio, quasi esclusivamente alla scultura. Sin dalla più giovane età, la sua vocazione all’arte è stata incoraggiata dalla famiglia, la quale conosceva bene gli ambienti dell’arte e le persone che a sua volta ne fanno parte. Proprio per questo motivo, a differenza di altri artisti, non ha dovuto combattere con dei genitori che desideravano per il
proprio figlio una professione “sicura” e “rispettabile”. Nessuno più di suo padre poteva capire che cosa significasse essere un artista e di cosa simboleggiasse rientrare in questa definizione. La frequentazione di un determinato ambiente e questa sua precoce familiarità all’arte, hanno portato Guillermo Basagoiti a interessarsi al lavoro di diversi artisti e ad appassionarsi alle loro opere. Concetti come “mettere insieme”, “fabbricare”, “creare”, erano pensieri e azioni a lui familiari sin da bambino, quando poteva giocare e sperimentare nell’atelier del padre. Il suo background culturale è legato agli artisti dei Paesi Baschi come Jorge Oteiza, Eduardo Chillida e Néstor Basterretxea Arzadun, allo spagnolo Joan Mirò per la ricchezza delle forme e dei colori, agli asturiani Amador Rodrìguez Menéndez, Pablo Maojo Acebedo e Joaquìn Rubio Camìn, alle sculture minimaliste dell’americano Richard Serra, alle Colonne infinite del rumeno Costantin Brancusi e all’arte “fluttuante” di Alexander Calder, i quali hanno esercitato sullo scultore un’influenza duratura.
Guillermo Basagoiti è un artista profondamente concentrato sul suo lavoro e sulle fantasie che l’arte ispira. L’aspetto dello “stupire” è a lui
completamente estraneo sia nella vita privata sia nell’arte: è un uomo sensibile, dalle grandi ambizioni spirituali, solitario, modesto, assolutamente non eccentrico, ma non sempre predisposto a seguire certe convenzioni sociali. A differenza di molte persone, si sforza sempre di mettere in pratica quello in cui crede e lo fa diventare autentico con molta serietà. La possibilità di sacrificare l’arte per qualcos’altro è un’eventualità che non prende mai in considerazione: l’energia che ne trae e che a sua volta crea è il suo personale cammino per capire il mondo, per percepire l’autentico pulsare dell’esistenza in tutti i suoi aspetti più genuini e incondizionati. Il suo studio, situato in una fabbrica di tappi di sughero nell’Empordà, è il suo rifugio e il suo ritiro spirituale, un luogo pittoresco in cui passa la maggior parte della sua giornata, illuminato da grandi vetrate impolverate e scaldato da una semplice stufa in ghisa dal sapore vagamente retrò. Ma è anche molto di più, lo studio è il luogo del pensiero e della riflessione, un posto in cui la creazione artistica prende vita attraverso la solitudine e la concentrazione professionale. L’artista attraverso questo isolamento riesce ad interpretare con la propria sensibilità il “rumore” contemporaneo e a renderlo essenziale, armonico, attraverso una scelta stilistica basata sull’essenzialità. Inoltre all’interno del suo studio, lo
scultore ospita un gruppo di musicisti, i Luthiers drapaires, che costruiscono degli strumenti musicali con materiali di recupero assolutamente innovativi, al confine tra scultura e musica. Guillermo Basagoiti riversa nelle sue sculture tutta la sua spiritualità e affascina lo spettatore attraverso un sapiente uso della forma e della materia. Il suo approccio verso l’arte è serio, spirituale e rigoroso e fa di lui un “lavoratore disciplinato”, profondamente concentrato sui meccanismi della scultura. Ogni volta, quando un’opera comincia la sua genesi, è come innamorarsi per la prima volta. La nuova scultura richiede tutto il suo impegno e una totale dedizione ed è come se inevitabilmente non potesse farne a meno. Forme essenziali, proprio come lui, percorse solo da un silenzioso trasporto per l’esistenza. “Quando un’opera mi piace, sento un amore universale e ogni volta, quando la porto a termine, penso al fatto che ne seguirà un’altra che mi consentirà di provare ancora questa emozione” (Guillermo Basagoiti). Dal carattere riservato, attaccato a un idealismo quasi incompatibile con la vita moderna, solo negli ultimi anni, grazie anche a una ritrovata serenità nella vita privata, il suo spirito si è aperto totalmente allo sviluppo creativo e ha dato espressione agli stimoli che da tempo si portava dentro. Insomma, il suo “spirito geometrico è finalmente diventato una scultura”.
INTRODUZIONE LA MATERIA, IL PENSIERO, LO SPAZIO
“La mia pittura è basata sul fatto che solo quello che può essere visto là è là. E’ veramente un oggetto […]. Tutto ciò che voglio che gli altri tirino fuori dai miei quadri, e tutto ciò che io ho sempre preso da loro, è il fatto che tu puoi vedere tutta l’intera idea compositiva senza confusione […]. Quello che vedi è quello che vedi”. Frank Stella
“Le cose non si possono afferrare o dire tutte come ci si vorrebbe di solito far credere; la maggior parte degli avvenimenti sono indicibili, si compiono in uno spazio che mai parola ha varcato, e più indicibili di tutto sono le opere d’arte, misteriose esistenze, la cui vita accanto alla nostra che svanisce, perdura”. Rainer Maria Rilke
A partire dal XX secolo la definizione tradizionale di scultura è venuta meno, dal momento che l’idea classica di statuaria è stata completamente rivoluzionata in tutti i suoi aspetti principali. La rappresentazione figurativa, l’utilizzo di materiali tradizionali (come marmo, legno, pietra, ecc.) e la rappresentazione tridimensionale hanno lasciato il posto ad opere astratte, realizzate con
materiali innovativi (come l’acciaio o addirittura ready mades) e presenti fisicamente nello spazio in maniera molto diversa rispetto a prima, perché guardarle non significa per forza trovarsi di fronte all’oggetto artistico in questione. Gli elementi fondamentali della scultura sono ora rappresentati dalla materia, dallo spazio e dal rapporto che l’artista instaura tra spazio e opera. La materia
non è più un semplice mezzo per rappresentare un’opera d’arte, ma è qualcosa di primordiale, legata all’inconscio e alla propria visione dell’arte. Le opere di Guillermo Basagoiti sono intrise di tutto questo. La ricerca di materiali grezzi come il ferro, l’acciaio, il legno sono il punto di partenza attraverso cui realizzare una forma semplice, elementare, minimal, legata ad un’idea essenziale del rapporto tra uomo e realtà. Scrive Basagoiti: “Ogni artista si identifica con un materiale, ha un’affinità elettiva con una specifica materia. Nel mio caso è il ferro. Anche se realizzo sculture in legno o alluminio, trovo che la mia natura più profonda sia rappresentata dal ferro”. La natura fisica dei materiali è molto importante e il legno, il ferro o l’acciaio, per le loro intrinseche qualità fisiche, diventano modelli da cui trarre ispirazione e non semplici materie da trasformare in qualcos’altro. Ad esempio, la forma particolare di un legno suggerisce all’artista la via da percorrere, la direzione da seguire per fare in modo che si trasformi in una scultura. Oggi la riflessione sulla natura e sul ruolo che essa svolge in rapporto al fare artistico ha un ruolo molto importante per alcuni artisti, poiché molte opere trovano posto proprio in un contesto paesaggistico urbano o campestre (sia naturale che nei giardini) e di conseguenza la relazione con la natura non può essere ignorata o messa tra parentesi. Molti artisti non mirano più alla mimesi, alla rappresentazione della natura, ma il suo rimando come ideale di armonia rimane comunque fondamentale nel processo creativo;
infatti “La natura”, come dice Eugène Delacroix, “non è che un dizionario”, una sintassi fondamentale per creare un discorso più ampio. A riguardo Basagoiti scrive: “La natura è per me essenziale nel momento della creazione di un’opera. Per realizzare una scultura, io non rappresento formalmente la natura, ma ne colgo l’essenza e la forza degli elementi che la compongono, perché niente è superfluo in natura. Voglio che le mie opere traggano dalla natura quel flusso di energia che è in grado di creare la materia e al tempo stesso di modellarla. Io ho passeggiato sin da bambino nei boschi dell’Atlantico in Asturia. Amo immergermi nel verde, perché sono un uomo di terra, nonostante la mia vita professionale sia stata legata per molto tempo al mare. Il mare, con il suo silenzio e la sua distensione, ti permette di vivere senza interferenze e ti fa ascoltare solo le tue emozioni più profonde. L’interiorità dell’uomo si alimenta grazie alla natura, la quale allontana la mente dagli impedimenti della memoria, delle associazioni e delle preoccupazioni umane”. La natura e l’astrazione non sono per nulla elementi opposti fra loro, ma hanno una profonda continuità formale e poetica. La campagna dell’Empordà, dove l’artista oggi vive, riesce a donargli molti stimoli: i campi, il bosco, il sole che illumina paesini arroccati su verdi colline e il mare dei porti, delle spiagge e quello che si scorge dalle alture, non possono non sopraffare lo spirito. Tutte le opere di Guillermo Basagoiti sono legate alla sua personale visione dell’arte e della vita: ridurre all’essenziale per scoprire la vera natura delle cose, così lontana da
quell’eterno dilemma che rende l’uomo schiacciato dalle false glorie dell’apparire e del possedere. La scelta estetica dell’artista si amalgama al
proprio vivere quotidiano e lo analizza in modo critico, dando come risultato un’identità multipla tra forma e materia.
I RICORDI DELL’INFANZIA
“Ho creduto a quello che mi sentivo dentro e l’ho trasformato in una scultura”. Guillermo Basagoiti
Senza titolo 1 1982 Ferro e legno 25 x 15 x 15 cm (h x l x p)
Senza titolo 2 1982 Ferro 120 x 70 x 20 cm
Senza titolo 3 1992 Legno d’acacia 70 x 40 x 10 cm
OPERE
Le opere di Guillermo Basagoiti sono realizzate con diversi materiali: legno, ferro, pietra, alluminio e acciaio si uniscono, si separano, si modellano per creare una particolare sintassi. In generale possiamo dire che le opere di Basagoiti possono essere raggruppate secondo due modus operandi: quelle che partono dal materiale grezzo avente giĂ una forma precostituita e in seguito composto in una scultura (ad esempio Paris e Totem) e quelle che sono progettate sulla carta nella forma e nei materiali e in seguito realizzate
nella pratica attraverso varie tecniche (ad esempio Foixa 1). Nel caso delle opere che si modellano su materiali già esistenti, lo scultore decide di creare una scultura a partire da questi spunti formali, manipolando gli oggetti allo scopo di dagli valori estetici e caricarli di una nuova energia. Oggetti ritrovati, recuperati e riassemblati rappresentano la lenta trasformazione da oggetti comuni in opere d’arte. Per mettersi al riparo dalle metafore e dalle allusioni, i titoli attribuiti dall’artista alle opere sono
assolutamente slegati dalle forme, perché l’artista non vuole che lo spettatore trovi analogie tra la forma dell’oggetto e un possibile significato. Basagoiti dice: “Le mie sculture sono forme pure e astratte, niente di più”. Con quest’affermazione l’artista non vuole negare il messaggio intellettuale, ma dimostra di averlo ben integrato nella fisicità dell’opera attraverso un
processo di riduzione formale, che rappresenta una dichiarazione di fede nella non-figurazione. La geometria e l’utilizzo di pochi colori sono elementi altresì presenti nelle sue opere: le forme e i colori primari sono studiati e ripetuti in un processo di semplificazione radicale e proprio questa semplicità sembra dare luogo alle idee migliori.
L’istante di Saint-Tropez 2008 Dipinto su olio e carta 11,5 x 22 x 10 cm
[…] Potrei tentare di spiegarti cosa sento, quanti profumi arrivano che porta il vento; sarà perché viviamo sempre tanto in alto non li sentiamo più. […] e intanto sta finendo questa giornata al mare e sta finendo questo sole di febbraio che se ne va sarebbe così bello se fossi qui con me a viaggiare potrei tentare di spiegarti cosa sento, di tutte queste immagini che porto dentro in uno di quei pochi giorni in cui sto bene anche con me. “In trattoria “, Fabio Concato e Anna Oxa
L’istante di Saint-Tropez è un’opera del 2008 e si differenzia rispetto alle successive per la sua bidimensionalità, dovuta alla presenza del dipinto a olio usato come sfondo, il quale lega l’opera ad una visione frontale da parte dello spettatore. Quest’opera rappresenta un punto di partenza importante per lo scultore, come lui stesso spiega: “Mi trovavo a SaintTropeiz e ho iniziato a comporre quest’opera in maniera consapevole. Ho capito in quel preciso momento di essere uno scultore e che era esattamente quello che volevo fare. Credo che per tutte le persone esista
un istante, un momento preciso in cui capisci qualcosa. L’istante in cui sai andare in bicicletta, l’istante in cui scopri il libro che ti segnerà la vita, l’istante in cui comprendi in che direzione devi andare. Con quest’opera ho sentito il pulsare del mondo e che il ritmo che dovevo seguire non era spettacolare o grandioso, ma sommesso e personale, fatto di percorsi a volte paralleli, molto spesso intricati, ma ancora più di frequente divergenti fra loro”.
Menorca
2008 Pietra vulcanica e pietra vulcanica di stromboli (base in legno) 17 x 15 x 5 cm
[…] Ama e ridi se amor risponde piangi forte se non ti sente dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior […]. “Via del Campo”, Fabrizio de André
Menorca è un’opera del 2008 e rappresenta l’inizio di un percorso che Basagoiti ha intrapreso e che consoliderà nelle opere successive. La bidimensionalità lascia il posto alla tridimensionalità e la forma si manifesta nella sua maniera elementare, attraverso l’uso di una geometria regolare, dove la sfera e il quadrato si relazionano per creare una scultura semplice e ordinata. In confronto alle
opere che Basagoiti svilupperà più tardi, Menorca rappresenta un raro caso di un’opera di piccole dimensioni. In seguito lo scultore opererà quasi esclusivamente sulla grande dimensione, sulla monumentalizzazione della forma e dell’espressione artistica, esaltando il materiale utilizzato in maniera totale, rendendolo protagonista assoluto della scultura e del suo percorso artistico.
Foixa por fin 2009 Legno 43 x 46 x 20 cm
“Bisogna che gli scultori si convincano di questa verità assoluta: costruire ancora e voler creare con gli elementi egizi, greci o michelangioleschi è come voler attingere acqua con una secchia senza fondo in una cisterna disseccata! Non vi può essere rinnovamento alcuno in un’arte se non ne vien rinnovata l’essenza, cioè la visione e la concezione della linea e delle masse che formano l’arabesco. Non è solo riproducendo gli aspetti esteriori della vita contemporanea che l’arte diventa espressione del proprio tempo, e perciò la scultura come è stata intesa fino ad oggi dagli artisti del secolo passato e del presente è un mostruoso anacronismo!” Manifesto tecnico della Scultura futurista
Con Foixa por fin Basagoiti inizia una grande produzione artistica che si protrarrà per tutto il 2009. Questa scultura rappresenta la genesi di una particolare forma, che è realizzata per la prima volta attraverso il legno. Foixa por fin colpisce non solo per la sua particolare forma, ma anche per il suo essere un “pieno” a tutti gli effetti. Anche nelle successive versioni è possibile vedere come il materiale utilizzato renda la scultura un oggetto molto solido (in particolare in Foixa 1 e in Foixa 2 realizzate in acciaio Corten).
In Foixa por fin, rispetto a Foixa 3, Basagoiti non usa il colore, ma lascia che il legno mostri le striature brune tipiche del legno, le quali diventano disegni curvilinei sagomati molto naturali. La materia diventa il luogo della trasformazione e dell’elaborazione e Basagoiti decide di dialogare con la natura, unendo il suo particolare modo di vedere con l’interpretare e il percepire geometricamente le cose e le forme.
Foixa 1
2009 Acciaio Corten cromato 27,5 x 29 x 7 cm Collezione privata
“Se un uomo non mantiene il passo con i suoi compagni, forse è perché presta ascolto a un tamburino diverso. Lasciatelo procedere secondo il ritmo della musica che ascolta, per quanto diversa e lontana possa sembrare”. Henry David Thoreau
L’opera Foixa 1 fa parte di una serie che possiamo raggruppare sotto il nome Foixa, attraverso cui l’artista ha voluto prendere in esame una particolare forma geometrica e declinarla attraverso l’uso di vari materiali. In questa serie la regolarità geometrica è messa in crisi da piccoli interventi irregolari: un angolo arrotondato, l’inclinazione non ortogonale dei lati rende la forma dell’opera unica e singolare. Rispetto a Foixa 2 e a Foixa 3, Foixa 1, a causa del materiale utilizzato, si relaziona maggiormente all’ambiente circostante, diventando quasi uno specchio che riflette ciò che la circonda, rendendosi addirittura una pelle camaleontica in grado di trasformarsi a
suo piacimento. La sua superficie è lucente, liscia e levigata e dimostra la volontà dell’artista di evitare ogni elemento descrittivo in favore di una forma plastica pura e semplice. Foixa 1 si pone in costante relazione con le variabili luministico-ambientali dello spazio in cui è collocata e la sua struttura elementare e astratta si traduce nell’impossibilità dello spettatore di trarre elementi descrittivi da essa. Lo specchio rappresenta la realtà per eccellenza: mostra ciò che siamo, ciò che gli altri vedono e ciò a cui non si può sfuggire, sé stessi. E proprio questa astrazione ha lo scopo di raccontare molti concetti fondamentali e di farci riflettere sull’importanza della semplicità come valore intramontabile.
Foixa 2
2009 Acciaio Corten ossidato 27,5 x 29 x 7 cm Collezione privata
“Più si riesce a guardare indietro, più avanti si riuscirà a vedere”. Winston Churchill
“Cos’è dunque lo spazio in quanto spazio? Risposta: lo spazio fa spazio. ‘Fare spazio’ significa sfoltire, render libero, liberare un che di libero, un che di aperto. Solo quando lo spazio fa spazio e rende libero un che di libero, lo spazio si accorda, grazie a questo libero, la possibilità di contrade, di vicinanze e lontananze, di direzioni e limiti, le possibilità di distanze e di grandezze. Se facciamo attenzione a ciò-che-è-più proprio dello spazio, ossia al fatto che fa-spazio, siamo finalmente in condizione di scorgere uno stato di cose rimasto fino ad oggi precluso al pensiero”. “Corpo e spazio”, M. Heidegger
La ripetizione è per l’artista un passaggio fondamentale e un valore aggiunto, perché l’idea, il materiale e la forma hanno un ruolo assolutamente centrale nel discorso artistico di Guillermo Basagoiti. “Ripetere” diventa sinonimo di “riflettere” ed è proprio quello che l’artista ha voluto fare con l’opera Foixa 2 e in seguito con Foixa 3. La forma geometrica studiata dall’artista passa per un processo di ossidazione che cambia totalmente la percezione tattile dell’opera: lo scorrere del tempo, intervenendo sulla superficie dell’acciaio, fa cambiare fisicamente l’opera che, come la natura, ha bisogno di riposare per risvegliarsi in una nuova forma. Questo dimostra come Guillermo Basagoiti possieda un profondo rispetto per la materia, per
come si comporta e per come si modula. Il materiale utilizzato per questa serie prima riflette, poi si arrugginisce e infine, con il legno, diventa statico, in una coincidenza di forma e funzione. La riduzione della forma spesso attuata dall’artista rispecchia la sua personale convinzione di rifiutare la superficialità del mondo contemporaneo e il suo altalenarsi tra la banalità delle mode e il mero consumismo. La riduzione radicale dell’oggetto artistico è perciò l’unica via per allontanarsi da tutto ciò che è superfluo e che crea continuamente falsi miti. L’essenzialità è sinonimo di ritorno all’origine, di una monumentalizzazione delle forme elementari e primarie, ma anche una riflessione sul fare arte, sulla necessità
di vivere secon do valori spiritu ali profon di e di esprim erli attrave rso un partico lare percor so artistico.
Foixa 3
2009 Legno di pino laccato 31 x 33 x 12 cm
“La via attraverso il mondo è più difficile da trovare
di quella che l’oltrepassa”. “Risposta a Papini”, Wallace Stevens
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici; se si fosse rivelata meschina, volevo trarne tutta la genuina meschinità, e mostrarne al mondo la bassezza; se invece fosse apparsa sublime, volevo conoscerla con l'esperienza, e poterne dare un vero ragguaglio nella mia prossima digressione”. “Walden ovvero la vita nei boschi”, Henry David Thoreau
Foixa 3 è un’opera realizzata in legno e dipinta di bianco. Il suo impatto plastico e l’assenza di una forma figurativa rendono l’opera estremamente sintetica. Foixa 3 è l’ultimo membro di una “famiglia”, chiamata Foixa, nome di un piccolo paesino nella provincia di Girona. La forma di questa scultura ben rappresenta il percorso introspettivo di Basagoiti, il quale pone l’accento sull’importanza di lasciarsi alle spalle tutti gli eccessi materialistici, tipicamente occidentali,
con cui siamo costretti a fare i conti di giorno in giorno: il dover sostituire oggetti non ancora obsoleti con altri nuovi solo per inseguire la voglia di possedere quello che è più alla moda, l’esasperazione del falso mito del “life is now”, la banalizzazione della spiritualità con il suo “poco divino” merchandising (le città trasformate in una sorta di Disneyland dei Santi, il rosario elettronico, solo per fare qualche esempio), il voler ridurre al minimo lo sforzo dell’uomo (il GPS al posto delle cartine, le chat al posto dell’incontrarsi per davvero),
per arrivare alla TV dell’intrattenimento, dove litigi, insulti e sfruttamento dei sentimenti altrui “per fare hodiens” sono all’ordine del giorno, se non dell’ora… Basagoiti sente che tutto questo non gli appartiene e l’unico mezzo che ha per opporsi e farlo sapere è l’arte, un pensiero concreto che gli permette di prendere sul serio ciò in cui crede. L’unica via possibile da percorrere per l’artista, come anche lui stesso afferma, è appunto l’arte e in particolare, come possiamo vedere, la creazione di un
oggetto estremamente sintetico nella forma e nel colore. Lo scultore pone ancora una volta l’accento sull’atto del costruire, del determinare, del comporre una forma sintetica e geometrica, attraverso cui la sua visione del mondo prende forma. L’osservazione profonda e attenta della realtà ha portato Basagoiti a creare delle opere d’arte che hanno come principio guida la sintesi, un modus operandi geometrico e costruttivo, fulmineo come una fotografia istantanea senza troppi particolari.
La freccia
2009 Ferro dipinto 45 x 222 x 2 cm
“Perché l’arte deve essere statica? Se osservi un’opera astratta, che sia una scultura o un quadro, vedi un’intrigante composizione di piani, sfere e nuclei che non hanno senso. Sarebbe perfetto, ma è pur sempre arte statica. Il passo successivo nella scultura è il movimento”. Alexander Calder
“Da sempre il senso della forma sotteso nel mio lavoro è stato quello dell'Universo. Un modello abbastanza ampio per lavorarci su... Voglio dire che l'idea di corpi distinti nello spazio fluttuante, di differenti dimensioni e densità, di diversi colori e temperature, circondate da nuvole di gas... mi sembra essere la sorgente ideale della forma”. Alexander Calder
La freccia è un’opera dalle grandi dimensioni ed è stata realizzata in ferro e successivamente dipinta. Fin dal primo sguardo, quest’opera si pone in stretto rapporto con lo spazio espositivo e proprio come una freccia lo taglia e lo attraversa. I colori utilizzati sono tre: bianco, rosso e nero e la loro composizione crea strutture elementari geometriche, che ricordano per certi aspetti paesaggi metropolitani, costellati da cartelli segnaletici e fili di tram.
L’artista realizzando quest’opera ha voluto mostrare la stretta relazione che intercorre tra spazio e opera d’arte, poiché essa si impone fisicamente nello spazio che occupa e lo coinvolge in maniera sinergica. La freccia resiste alla forza di gravità e fluttua libera
nell’ambiente che la circonda, allontanandosi dalla formalità frontale che tradizionalmente lega la scultura classica allo spettatore, proprio come faceva Calder attraverso la sua concezione di “arte appesa ad un filo”. E proprio in questo caso lo spettatore ha un ruolo importante nella visione, perché può girare intorno all’opera e vederla da diverse prospettive. Guillermo Basagoiti, come Alexander Calder, reinterpreta il concetto di arte e di spazio e per progettare l’opera usa filo di ferro e tappi di sughero, strumenti facilmente modellabili adatti a creare pensieri e idee in maniera immediata. Nel 1930 Calder scrive: “Il
fil di ferro, o qualcosa da torcere, o rompere, o piegare, è il mezzo più facile per esprimermi”. Infatti, il filo metallico permette alla scultura di non essere più una massa solida, ma da comunque un effetto tridimensionale, particolarmente efficace per pensare ad una possibile scultura nello spazio. Infine, possiamo concludere che quest’opera determina la percezione diretta delle qualità primarie delle forme e dei materiali: il peso fisico dell’opera entra in contrasto con la leggerezza della sua collocazione espositiva, che la fa fluttuare nello spazio, creando un azzardo d’equilibrio discreto e poetico.
Riflesso
2009 Ferro dipinto 192,5 x 140 x 100 cm
“La regola non deve uccidere la fantasia”. Bruno Munari
“Sai, la gente è strana prima si odia e poi si ama cambia idea improvvisamente, prima la verità poi mentirà lui senza serietà, come fosse niente sai la gente è matta forse è troppo insoddisfatta segue il mondo ciecamente quando la moda cambia, lei pure cambia continuamente e scioccamente”. “Almeno tu nell’universo”, Mia Martini
Riflesso è un’opera realizzata in ferro. A causa delle sue grandi dimensioni l’artista ha deciso di realizzarla in maniera scomponibile. I colori utilizzati sono tre: bianco, rosso e grigio scuro e la forma geometrica principale, come in Circonferenza, é il cerchio. Dal cerchio rosso è spinto fuori un elemento bianco, che sembra un ingranaggio impazzito di qualche strano macchinario. La grandezza e la fisicità dei due cerchi é sorretta da due esili elementi in ferro, saldamente ancorati ad un grande piedistallo, pensato come una semplice lastra di ferro. Basagoiti studia e analizza le geometrie che si sprigionano da un’idea e sfrutta le possibilità espressive dei materiali. Il ferro, ancora una volta, è il suo materiale elettivo e a riguardo afferma: “Cosa esiste dietro lo spazio e il
tempo? Sicuramente la libertà, un luogo dove le regole sono emanate e approvate solo da noi stessi, dove non ci sono partiti opposti che si oppongono solo perché difendono i propri interessi e dove ogni idea è buona perché lo è davvero o, per lo meno, perché spera di esserlo in modo genuino e poetico, così come fanno i veri sognatori. Per me la libertà è riuscire ad andare oltre quel mondo di superficialità, di eccessi materialistici, di funzionalità, di conformismo e di ricerca di sicurezze a ogni costo, tutte cose che la società di oggi ha eletto a obiettivi primari e come unico stile di vita possibile. Il ferro è il miglior materiale che esista per rappresentare questa mia ricerca. L’arte è una continua tensione verso la verità, i pensieri, le esperienze passate, le esperienze nuove e molto
altro che sono felice di non riuscire a
spiegare
Meron
2009 Acciaio Corten (base in pietra) 142 x 54 x 27 cm
a
parole�.
“[…] La vera intensità e la vera perfezione possono risultare soltanto da un lavoro di preparazione metodico, lungo e solitario, dall’attenzione e dalla ripetizione […]”. Ad Reinhardt
Con Meron Basagoiti continua la serie dei cerchi, ma in questo caso anche dei semi-cerchi. Il cerchio rosso si spezza ma non si separa, mentre quello bianco divide la propria forma circolare in due sezioni perpendicolari l’una con l’altra. Meron mostra una continuità nel lavoro dello scultore asturiano: la marcata essenzialità della composizione, i pochi
colori utilizzati in maniera plastica e l’idea di scultura come opinione sul mondo sono il fil rouge del suo percorso artistico. Questa scultura gioca su tre importanti componenti, quasi sempre presenti nelle sue sculture: materia, peso e forma rappresentano il linguaggio per creare delle forme astratte, in cui l’eccedente, il di più , non trova spazio. Basagoiti scrive: “Meron, La via lattea, Rotazione 1 e Rotazione 2 sono un chiaro esempio di come ho utilizzato la circonferenza e di come il mio lavoro si sia indirizzato non solo verso il geometrico, ma anche verso il volume, ovvero verso un cammino che intendo seguire ancora più assiduamente nelle prossime sculture”.
Circonferenza 2009 Ferro dipinto (base in basalto) 46 x 64 x 25 cm
“Avevo già capito che la strada della pittura non mi era congeniale, mentre ero attratto dalla materia che avevo bisogno di toccare e di trasformare”. Arnaldo Pomodoro
L’opera è costituita da due blocchi di sfere, rispettivamente di colore rosso e nero, saldate insieme in un’unica massa metallica, dove una forza gigantesca sembra tenere insieme questi due elementi. La saldatura delle due sfere è netta, decisa, inscindibile e si appoggia su una base di basalto. Guillermo Basagoiti si è innamorato di questa geometria e l’ha fatta propria. Ha trattato un materiale freddo per natura come il ferro con una sensibilità che gli dà una forza straordinaria. Attraverso l’opera Circonferenza emerge chiaramente lo “spirito geometrico” di Guillermo Basagoiti: i
contorni nettamente tagliati, i colori puri, l’impatto plastico, l’assenza di una ricerca di significato ad ogni costo, fanno di questa scultura un caposaldo delle scelte artistiche dello scultore asturiano. Il cerchio è una geometria troppo perfetta per la nostra epoca e Basagoiti infatti non lo rappresenta mai come elemento unico e plastico, ma utilizza la compenetrazione e l’unione delle sfere, quasi a voler rompere dei ritmi, spaccare delle forme perfette. Tutto questo obbliga lo spettatore a guardare l’opera da tutti i lati e a pensare, come vuole l’arte, molto più in grande.
Paris
2009 Legno (base in selce) 139 x 20 x 15 cm
“Cerco la forma in tutto quello che intraprendo, per risolvere il difficile e folle problema dell’ottenere tutte le forme in una sola…Credo che una forma vera debba suggerire l’infinito. Le superfici dovrebbero sembrare come se partissero dalla massa verso un’esistenza perfetta, completa”. Constantin Brancusi
“[…] Mentre guardavano la mia barca andare via Benedicendo la mia rotta dentro al cuore Perché ogni tempo porta dentro un dispiacere Perché ogni giorno porta dentro un po’ d'amore Che ci tiene in orbita” Jovanotti
Par is è un’ op era rea lizz ata in leg no e la sua base è una pietra, la selce, originaria di una pavimentazione lastricata parigina. Attraverso quest’opera, Basagoiti ha cominciato lo studio dell’elemento verticale, che troverà il suo massimo sviluppo in Totem, un’opera successiva in cui la verticalità rappresenta l’elemento dominante. La verticalità, la tensione e l’elevazione verso l’alto
simboleggiano il legame con valori essenziali forti e la volontà dell’artista di volersi avvicinare ad essi in maniera universale. Un altro aspetto fondamentale in Paris è la semplicità, l’essenzialità della forma. Brancusi scrisse: “La semplicità non è altro che la complessità risolta” ed è proprio questa nota distintiva che troviamo in questa scultura. Il legno presenta dei tagli orizzontali, i quali fanno percepire fisicamente il materiale utilizzato. Si sente la necessità di passare le dita sui solchi, come se fossero gli anelli di un tronco d’albero abbattuto. Come quegli anelli, anche questi solchi geometrici legano la scultura di legno ad una storia particolare, ad una sua vita passata, dove i segni sono ancora visibili. L’arte diventa solo il mezzo poetico attraverso cui dar forma all’inafferrabile e indagare dentro e fuori le cose, scoprendo la loro anima.
E!
2009 Legno dipinto 18,5 x 15 x 12 cm
“Tutto quello che puoi fare, o sognare di fare, incomincialo. Il coraggio ha in sé genio, potere e magia. Comincia adesso”. Wolfgang Goethe
E! é un’opera che, come dice Basagoiti stesso, nasce come omaggio ad un suo maestro artistico e spirituale, ovvero Pablo Maojo. Basagoiti, come tutti gli artisti che riflettono sul fare arte e sulla produzione artistica, ama avere dei maestri, dei modelli cui ispirarsi, a differenza di quelle persone che oggi vedono il futuro solo come qualcosa da conquistare e non come eredità di un passato importante, dove ognuno di noi è cresciuto grazie a qualcun altro, maturando proprio grazie attraverso l’insegnamento di tutte quelle figure essenziali per il nostro sviluppo intellettivo. L’apprendimento e il confronto inesauribile con altri artisti diventano oggi imprescindibili per fare propria l’esperienza del creare e del
mettere in discussione o avvalorare le proprie scelte stilistiche. Basagoiti stima e apprezza questo scultore asturiano, che non solo progetta le proprie opere, ma si impegna in prima persona nella loro realizzazione, anche se questo significa trasformarsi in uno scultore alla vecchia maniera, senza martello e picchetto, ma con attrezzi contemporanei come la motosega, la molatrice o la sega circolare. Basagoiti ha esplorato il paesaggio interiore della propria anima e ha reso omaggio ad un suo grande modello, creando un’opera efficace che pone l’accento sul suo vissuto e su ciò che è stabile e indelebile nella sua formazione artistica in continua oscillazione tra forma, contenuto, cultura e natura.
Adamo ed Eva 2010 Ferro e alluminio 147 x 25 x 25 cm (1) 155 x 46 x 25 cm (2)
“[…] Ho piegato materie dure come fossero creta ho domato pietra bronzo acciaio plasmato pensieri, volumi e spazi per conquistare l'idea. […] La verità sta nel coraggio di compiere un gesto perché in fondo l'intento è distruggere tutto per ricominciare”. Pierluca
Adamo ed Eva è un’opera costituita da due elementi filiformi in ferro, appoggiati su due basi di ferro. Una delle due figure ha un inserto in alluminio, materiale riflettente dalle caratteristiche molto diverse rispetto al ferro, metallo opaco e pesante per natura. La scelta di questi due materiali evidenzia la voglia dello scultore di rendere complementari, come la storia di Adamo ed Eva, due materiali diversi che rispondono alla luce in maniera opposta, ma che riescono ad integrarsi in maniera efficace. Basagoiti esalta così l’essenza e le possibilità dei materiali impiegati, rivelando tutte le
loro potenzialità: “La mia opera è una ricerca dei limiti dello spazio e del tempo, un’indagine sull’indispensabile e una rinuncia a quello che non lo è. Anche se il mio materiale è il ferro, penso che tutti i materiali siano validi per realizzare una scultura e aprire nuove prospettive. L’importante è che ogni materiale abbia una sua particolare forza, perché un’opera non si definisce solo per la sua estetica, ma per le vibrazioni che è in grado di emettere nel momento in cui la si guarda”.
Studio dell’alluminio 2010 Alluminio (base in basalto) 78 x 40 x 30 cm
“La natura può permettersi di essere prodiga in tutto, l’artista deve essere economo fino all’estremo. La natura è loquace fino ad essere confusa, l’artista sia ordinatamente riservato”. “Diari”, Paul Klee
“Volontà e disciplina sono tutto: disciplina di fronte all’intera opera, volontà per quanto concerne le singole parti. Volontà e sapere sono in questo caso tutt’uno: chi non sa non può volere”. “Diari”, Paul Klee
Basagoiti non ha timore di variare i materiali con cui realizza le sue opere, difatti in Studio dell’Alluminio si dedica ad un materiale leggero, l’alluminio, che non è solito utilizzare nelle sue opere, ma che gli permette di esplorare una nuova forma, un diverso modo di definire lo spazio. L’alluminio, a differenza del legno ad esempio, permette la creazione di sculture monolitiche di grandi dimensioni e di poco spessore. Il risultato è una scultura
leggera e dal profilo sottile, proprio come questo Studio dell’Alluminio. Quest’opera, a differenza di altre, più legate a una riduzione formale, si avvicina maggiormente al mondo dell’immaginazione come spazio mentale dal potere evocativo fantastico. Basagoiti si svincola dalla natura per rivelare degli andamenti che amplificano le forme in maniera sinuosa, attraverso linee morbide e leggere.
Il pettine
2010 Alluminio (base in basalto) 124 x 30 x 26,5 cm
“Le ideologie ci separano, i sogni e le angosce ci riuniscono”. Eugene Ionesco
“L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo”. Albert Einstein
Il pettine e Studio dell’alluminio sono due opere realizzate in alluminio, un materiale molto leggero usato in poche opere dall’artista. Entrambe queste sculture hanno una base in basalto, una pietra scura, che risalta il color argento tipico di questo materiale. La verticalità, come accade in Paris e in Totem, è un aspetto ben evidente. A differenza di altre opere, molto più legate ad elementi geometrici semplici (linea, cerchio, curva, rettangolo), Il Pettine ha una forma astratta vagamente fantastica, dalle reminescenze quasi
surrealiste, enigmatiche. L’alluminio presenta dei piccoli tagli e queste incisioni si aprono e si sollevano solo in alcuni punti, come petali di fiori che si schiudono a poco a poco con l’arrivo della luce. Basagoiti ancora una volta fa un lavoro introspettivo e realizza una metamorfosi della materia. “Attraverso l’arte”, scrive lo scultore, “comunico al mondo ed è l’unico modo attraverso cui riesco a farlo. Non potrei immaginare nessun altra via per esprimere quella passione intensa e totalizzante che genera la mia vocazione astratta”.
Studio verticale 2010 Granito rosa cm
“L’arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile”. “La confessione creatrice”, Paul Klee
“Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo”. Gandhi
“Durante i miei viaggi e soggiorni all’estero ho fatto tanti sacrifici, necessari per raggiungere le mete. Anche lavorare la pietra, materia forte richiede sacrifici. Non puoi fare una scultura forte con il burro. Quando scalpellavo usciva sangue dal mio corpo; le cose devono essere conquistate con lo sforzo e solo allora prendono significato, hanno qualcosa dentro.” Lorenzo Guerrini
Studio verticale è un’opera realizzata in granito rosa con una base in legno. La scultura, come Paris, presenta dei tagli orizzontali, i quali dimostrano le possibilità espressive della materia. Basagoiti, come già aveva fatto in precedenza per altre opere, si interessa della ripetizione, intesa sia come studio approfondito di una forma, ma anche in un senso più generale come reazione al consumismo, il quale vuole che un prodotto cambi in continuazione rispetto alle richieste e alle esigenze del
mercato. Ancora una volta lo scultore pone l’accento sulla ricerca dell’assoluto e della concretezza e libera l’opera dal vincolo dell’unicità, dall’immutabilità di un messaggio. Basagoiti intitola la scultura Studio verticale perché sente che l’opera è una ricerca, uno studio della forma, la quale non trova una completezza una volta terminata, ma rappresenta solamente un punto di approdo, il luogo in cui gettare l’ancora prima di ripartire di nuovo.
“Niente aveva capito di quel presente che era già perduto […]. Il presente è la sola conoscenza che serve. L’uomo non ci sa stare, nel presente.” “Il peso della farfalla”, Erri De Luca
“In passato si rappresentavano cose visibili sulla terra, cose che volentieri si vedevano o si sarebbe desiderato vedere. Oggi la relatività delle cose visibili è resa manifesta, e con ciò si dà espressione al convincimento che, in confronto all’universo, il visibile costituisca solo un esempio isolato e che ci siano, a nostra insaputa, ben più numerose verità. Il significato delle cose si moltiplica e si amplia, spesso apparentemente contraddicendo all’esperienza razionale dell’ieri. Ci si sforza di rendere essenziale il fortuito”. “La confessione creatrice”, Paul Klee
Totem è un’opera caratterizzata da due elementi: un sottile e lungo corpo di legno e una parte superiore in ferro, a sua volta montati su una base girevole, la quale è in grado di rendere la scultura un oggetto mobile, osservabile da tutti i lati, innescando semplicemente un movimento di rotazione. L’artista ha voluto prelevare questi due elementi dal loro contesto di riferimento e li ha uniti creando una nuova sinergia e dando loro un nuovo senso e compiutezza. Recuperati da un vecchio mulino, questo legno e questo
ferro erano vicini alla loro fine. Basagoiti li ha riscoperti creativamente, portandoli ad una metamorfosi formale ed estetica. Ma non solo. In questo caso l’oggetto ritrovato è diventato evocativo, poetico, carico di significati ulteriori. Il titolo stesso dell’opera, Totem, ci riporta a simboli identitari e comunitari, apotropaici, al confine tra magia e religione, che si legano a scenari primigeni. Basagoiti usa il termine Totem non come simbolo del tabù per eccellenza e dei significati magici che aveva nel contesto tribale, ma per la sua similitudine ad una struttura particolare,
che in passato era visto come un oggetto di culto, in cui l’altezza è molto maggiore della lunghezza. Sottraendolo ad una funzionalità che gli forniva un’autentica ragione di esistenza, Basagoiti ha voluto rendere la scultura un oggetto mobile, appoggiandolo su un basamento che ne permette la rotazione e la visione
integrale. Il legno, che sembra quasi un frammento grezzo saldato ad un ferro “zigzagato”, si avvicina alla realtà interiore dell’artista: la storia del legno, fatta di un passato, di un uso e di una funzione specifica, si accosta alla sua e alimenta un nuovo racconto, un intrecciarsi di infinite storie. Frammenti rubati che ora vivono, anzi rivivono.
Corcholis
2010 Legno di pino con tappi di sughero/acciaio inox (base in ferro) 144 x 40 x 40 cm
“[…] Le stelle stanno in cielo E i Sogni…non lo so So solo che sono pochi…[…]”. “Ridere di te”, Vasco Rossi
“Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l'adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé”. Pablo Neruda
Corcholis è un’opera del 2010 e appartiene a un genere della produzione artistica di Basagoiti che possiamo definire “giocoso”. Discostandosi dal rigore formale di opere più geometriche ed essenziali, lo scultore sembra voler trasmettere attraverso quest’opera un sentimento allegro e scherzoso, definendola lui stesso “la mia scultura divertente”. Il rosso è l’unico colore utilizzato e
appare luminoso, carico, vibrante, incandescente, mente il legno nel quale i tappi sono inseriti tramite aste di acciaio inox è di pino. Interessante è la scelta della base in ferro, presente fisicamente nella composizione della scultura, la quale assume una particolare tensione verso l’alto, senza ridursi a semplice piedistallo su cui poggiare.
Rotazione 1 2010 Acciaio Corten 25 x 49 x 24 cm
“L’arte è una menzogna che ci fa comprendere la verità”. Pablo Picasso
Rotazione 1 è un’opera che mostra sin dal primo sguardo una grande semplicità, linearità e chiarezza. Due figure geometriche si incontrano e si uniscono in maniera simmetrica e rivelano l’interesse e la ricerca di Basagoiti per il cerchio, forma basica e pura per definizione. Il rosso e il nero sono stesi in maniera uniforme ed eliminano dall’opera d’arte qualsiasi traccia di soggettività o emotività, in favore della concretezza. Rispetto a Circonferenza, Rotazione 1 gioca sulla tensione generata dall’incontro di due cerchi, i quali però, rispetto alla
precedente scultura, sono collocati direttamente sulla superficie d’appoggio senza che una base ne limiti il movimento. Proprio per questa ragione, Basagoiti ha deciso di chiamare la scultura Rotazione, con l’intento di evidenziare le possibilità di movimento e oscillazione che si innescano sfiorando con un semplice tocco i due cerchi. Lo stesso tema verrà Rotazione 2, opera ripreso in progettata da Basagoiti su grande dimensione ma, differentemente, lasciata allo stato grezzo, come Foixa 2.
La Via Lattea
2010 Ferro dipinto con base in ferro ossidato 41 x 36 x 20 cm
“Lasciate che spieghi meglio questa cosa. Così come vi sono tre virtù principali nel fuoco: calore, luce e fuggevole sottigliezza, così vi sono nell’essenza dell’anima tre analoghe virtù: della vita, del comprendere e del desiderare… In momenti diversi l’anima produce la sua varietà di semi in maggiore o minore profusione”. Commentario sopra il Fedro di Platone, Marsilio Ficino
“[…] L’artista deve avere la consapevolezza estrema di se stesso ed essere dotato di una precisione e di una logica ferrea. Per arrivare alla scoperta vi è tutta una tecnica precisa, frutto di una lunga e preziosa educazione: l’artista deve immergersi nella propria inquietudine e, sceverando tutto quello che vi è in essa di estraneo, di sovrapposto, di personale nel senso deteriore della parola, arrivare fino alla zona autentica dei valori”. Piero Manzoni
La Via Lattea è un’opera realizzata in ferro e dipinta in bianco e nero, il simbolo dell’antitesi per eccellenza. Questa scultura si avvicina formalmente a Circonferenza: il cerchio rappresenta l’elemento centrale ma, come in Circonferenza, Basagoiti decide di rappresentarlo non in maniera plastica, bensì come compenetrazione di vari piani. Il titolo dell’opera è
decisamente evocativo. La Via Lattea, la galassia alla quale appartiene il sistema solare, è il luogo in cui i pianeti si incontrano, si scontrano e ruotano su sé stessi: dischi bianchi e neri, saldati in un unico blocco di ferro che, come la Terra e gli altri pianeti, girano intorno ad un asse immaginario. La Via Lattea, a differenza di Circonferenza, poggia su una base mobile, che permette allo spettatore di farla ruotare su se stessa e di vederla da più prospettive, proprio come i pianeti osservati dai satelliti.
Rotazione 2
2009 Acciaio Corten 130 x 230 x 130 cm
“Il processo costruttivo si rivela in tutti i miei lavori. Le decisioni materiali, formali e contestuali sono manifeste. Il fatto che il processo tecnologico sia rivelato spersonalizza e dimitifica l’idealizzazione dello scultore. L’opera non entra nel regno fittizio del ‘maestro’ […]”. Richard Serra
Rotazione 2 è la riflessione portata avanti da Basagoiti sull’unione dei cerchi. Attraverso quest’opera di grande dimensione, lo scultore approfondisce lo studio iniziato con Rotazione 1, spingendosi ancor di più verso un’espressione chiara e sintetica. La forma pura ed essenziale rappresenta un punto focale: il colore non è utilizzato per non interferire nella logica geometrica, veramente rigorosa per quanto concerne questa scultura.
Rotazione 2 è un’opera ordinata, essenziale e progettata con attenzione, che si impone fisicamente nello spazio, dove può ruotare libera. Basagoiti scrive: “Ho sentito di non aver esaurito un tema, che in questo caso è quello del cerchio, e ho voluto sviluppare il tracciato lasciato da Rotazione 1. Ho capito che quella forma aveva ancora qualcosa da dare e così ho realizzato Rotazione 2”.
Essenza
2010 legno (base in legno di pino e quercia) 103 x 35 x 30 cm
“Ciò che importa per me nell’arte, è di far dimenticare la materia. Lo scultore deve, per via di un riassunto delle impressioni ricevute, comunicare tutto ciò che ha colpito la sua propria sensibilità, affinché guardando la sua opera si possa provare interamente l’emozione ch’egli ha sentito quando ha osservato la natura”. Medardo Rosso
Essenza è un’opera realizzata in legno. Anche la base su cui poggia la scultura è composta da due legni, rispettivamente di pino e di quercia, affiancati in maniera speculare l’uno con l’altro. Essenza è un’opera che fa parte degli oggetti ritrovati e riportati alla luce dall’artista attraverso la sua sensibilità, apparentemente così silenziosa, propria del suo essere artista. Basagoiti ha trovato questo materiale e l’ha rinnovato e riscoperto attraverso l’uso del colore. La sua tavolozza, come sempre, è utilizzata in maniera plastica ed è caratterizzata da
pochi colori, dove il giallo rappresenta una “novità” per lo scultore asturiano. Infatti, per la prima volta lo impiega in una scultura, utilizzandolo come una sorta di occhio luminoso, che dona una sensazione dinamica rispetto alle tonalità impiegate per le altre superfici. L’opera ha una forma sinuosa, sintetica ed è stata levigata lentamente e materialmente dal mare. Basagoiti ha deciso di rispettare il legno ritrovato in un porto, attuando una trasposizione che rende la scultura al tempo stesso poetica e nuova, così come ogni trasformazione è in grado di fare.
I materiali delle opere
Questa sezione è un breve approfondimento sui materiali usati nelle opere di Guillermo Basagoiti. Credo che sia molto importante analizzare con attenzione il materiale utilizzato in un’opera d’arte, perché esso è già di per sé portatore di un’idea e di un’intenzione. Materiali trovati e riscoperti, creati ad hoc attraverso varie tecniche, scolpiti, tagliati e plasmati assumono la forma di una scultura, dove l’arte diventa il luogo del tutto. Un cammino artistico meditato, tipico di chi non ha fretta, che si addentra nell’osservazione del mondo e che scava nel profondo della materia.
“L’artista, oggi” dice Giulio Paolini, “sa di potersi esprimere meno degli altri. È lui che, solo e da sempre, sperimenta ogni giorno l’inafferrabilità, o l’inesistenza, dell’espressione. La quale, se si manifesterà, non si manifesterà in lui ma a lui, non riserverà che l’amaro compito di darle voce. Ed è lui, l’artista, a sapere prima degli altri che l’immagine che gli toccherà di scoprire non è sua ma di tutti, anche se non per tutti. Il suo destino gli impone, malgrado le apparenze, l’assenza dalla scena del mondo, un esilio di tempo e di luogo”.
FERRO
“Il ferro è il mio materiale perché è senza tempo, flessibile, elastico, eterno, nobile, plasmabile, resistente, naturale, bello, comunicativo vibrante e in grado di trasmettere energia”. Guillermo Basagoiti
Il ferro è un materiale non prezioso spesso usato nella tecnologia per le sue caratteristiche meccaniche e per la sua lavorabilità. Nel Medioevo era spesso associato a Marte, energia difensiva istintuale, maschile, che eleva la materia sopra lo spirito. Il ferro è uno degli elementi più comuni sulla Terra e ne costituisce, insieme al nichel, il nucleo,
oltre ad essere essenziale per la vita degli esseri viventi. L’uso del ferro in scultura ha origini antichissime. A differenza di altri materiali, il ferro non può essere lavorato direttamente, ma va adattato a una matrice di un altro materiale. Guillermo Basagoiti ama molto questo metallo e sente che la sua natura più profonda è rappresentata proprio dal ferro e dalle caratteristiche che per sua natura possiede. Molte delle sue opere sono in ferro: Circonferenza, Riflesso, Adamo ed Eva sono un esempio delle potenzialità di questo materiale, spesso dipinto con pochi colori primari per aumentare la plasticità della forma. Basagoiti forgia la sua visione del mondo attraverso l’uso del ferro, interpretandolo come un veicolo di un contenuto particolare. L’uso di questo metallo in scultura ben rappresenta la natura dell’artista, come lui stesso dichiara. Il ferro è qualcosa che difficilmente si plasma ed è contemporaneamente una sfida e una sintesi della propria coscienza esistenziale. L’apparente semplicità dei
moduli che rappresenta (ad esempio il cerchio) sono in grado di mostrare una grande forza; Basagoiti infatti si rende conto delle varie possibilitĂ di esplorare
volume e spazio e plasma il ferro con una particolare forza interiore, intensa e forte proprio come questo materiale.
ACCIAIO CORTEN
L’acciaio è una lega di ferro e carbonio ed è un materiale moderno, adatto, come il ferro, a creare forme molto stilizzate. In particolare “COR-TEN” sta a indicare il nome di un acciaio “a basso contenuto di elementi di lega e ad elevata resistenza meccanica”. Questo acciaio è stato brevettato dalla United States Corporation nel 1933 ed è ormai affermato in tutti i Paesi del mondo. L’acronimo CORTEN deriva da CORrosion resistance (elevata resistenza alla corrosione) e TENsile strength (elevata resistenza meccanica). Allo stato grezzo, non dipinto, l’acciaio
Corten si riveste di una patina uniforme e resistente, costituita dagli ossidi dei suoi elementi di lega dal colore bruno.
In seguito all’esposizione agli agenti esterni e all’aria aperta, questo metallo permette di ottenere una superficie particolare di colore brunito naturale. Molte grandi sculture contemporanee sono realizzate con questo materiale e anche Basagoiti l’ha utilizzato per eseguire alcune sue opere. Foixa 1 e Foixa 2 sono proprio in acciaio Corten,
ma la loro superficie è molto diversa: in Foixa 1, l’acciaio da un effetto “a specchio”, completamente opposto a Foixa 2, dove l’ossidazione dovuta all’esposizione all’aria aperta da un risultato molto più naturale, grezzo.
Lo stesso materiale è declinato quindi in vari aspetti formali che evidenziano l’interesse dello scultore per la materia e per le sue caratteristiche naturali.
ALLUMINIO
L’alluminio è un metallo duttile color argento che resiste molto bene all’ossidazione. A differenza di altri materiali, l’alluminio è metallo molto leggero e durevole nel tempo. Dal punto di vista industriale, l’alluminio è prodotto a partire dalla bauxite, una roccia dal colore bruno o giallo, diffusa soprattutto in USA, Russia, Ungheria ed ex Jugoslavia. Guillermo Basagoiti ha utilizzato questo materiale per realizzare opere come Il pettine e Studio dell’alluminio. Le sue caratteristiche principali sono la grande
leggerezza e il particolare modo di
riflettere la luce.
LEGNO
Il legno è un materiale molto usato in scultura dal momento che le sue caratteristiche fisiche si avvicinano molto alla pietra. Questo materiale può essere scavato o intagliato, ma possiede il limite di dover adattare la scultura che si crea alle dimensioni del blocco ligneo. Guillermo Basagoiti usa questo materiale sia nella sua forma grezza (Paris e Totem), caratterizzata dalle classiche striature, sia dipinta (Foixa 3), dando così una maggiore omogeneità alla superficie dell’opera. Nella scultura Foixa 3 l’artista ha utilizzato il legno di pino, un legno versatile e robusto, caratterizzato da una fibratura particolarmente dritta. In Totem, ad esempio, è evidente la volontà dello
scultore di mostrare la naturalità del
legno, fatta di striature, inserzioni, spaccature e imperfezioni. Percorsi opposti che mettono insieme una passione intensa per i materiali, un confronto-incontro tra arte e natura.
PIETRA
L’utilizzo della pietra in scultura, come anche del legno, è una delle più antiche pratiche espressive adottate dall’uomo. Il gesto dello scolpire non permette ripensamenti e lo scultore si impadronisce del materiale concentrandosi contemporaneamente su pensiero, idea e azione. Nel mondo egizio e orientale le tecniche della scultura in pietra erano ben note ed erano legate a diverse simbologie e rituali. La pietra, in particolare il granito rosa, viene utilizzata da Basagoiti in …, testimonianza dell’eclettismo materico
usato dell’artista spagnolo nel suo percorso artistico. Anche attraverso la pietra, Basagoiti ha mostrato la sua disinvoltura nello sperimentare geometrie e volumi. Basagoiti racconta: “A volte vedo per la strada oggetti molto interessanti, forme grezze che devono essere trasformate in qualcos’altro. Come faceva anche Amedeo Modigliani, mi capita di rubare delle pietre o dei legni e cominciare a lavorare, perché è come se la materia mi facesse una rivelazione che io devo comunicare al mondo così da renderla una scultura”.
“Non sarà forse l’arte la conseguenza di una necessità, bella e difficile, che ci porta a tentare di fare quello che non sappiamo fare?”. Eduardo Chillida
Lo studio
Lo studio
Disegni preparatori, idee e pensieri
Disegni preparatori, idee e pensieri
Disegni preparatori, idee e pensieri
“Se l’artista porta avanti la sua idea e la trasforma in una forma visibile, allora tutti i passaggi del processo sono importanti. L’idea stessa, anche se non è diventata visiva, è un’opera d’arte esattamente come qualunque prodotto finito. Tutti i passaggi intermedi – scarabocchi, schizzi, disegni, difetti, modelli, studi, riflessioni, conversazioni – sono interessanti. Le cose che illustrano il processo mentale dell’artista sono a volte più interessanti del risultato finale.” Sol LeWitt
Un particolare ringraziamento a Donata, senza la quale tante idee e molti progetti non sarebbero stati realizzabili‌
Francesca e Guillermo