“Galato è come un seme. L’ho piantato 50 anni fa e continua a crescere.”
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Origini
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Oggi
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Domani
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Ringraziamenti
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Origins
Today
Tomorrow
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ORIGINI ORIGINS
Da Sinistra: Bruna, Giovanni, Renzo, Graziella, Oreste, Natalina
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La famigLia, PRima FAMILY FIRST Renzo guarda il fumo, denso e acre, che sta riempiendo il capannone. Dietro di lui la moglie Bruna e gli operai, scappati fuori di corsa dopo aver soffocato le fiamme, assistono, impotenti, a una scena apocalittica. Non si vede nulla e, a un tratto, non si vede più nemmeno Renzo. Ha gridato “tuti fora!”, così ha gridato, ma lui dov’è?
Renzo watches the thick and acrid smoke that is filling the great workshop. Behind him his wife Bruna and the workers, who doused the flames and got out quick, look on impotently at the apocalyptic scene. You can’t see a thing, and all of a sudden Renzo himself is nowhere to be seen. He shouted “tuti fora!”, that’s what he shouted, but where is he?
Hai presente quei momenti in cui tutta la vita ti passa davanti? Quei momenti in cui senti che ti scivola via il senso di tutto quello per cui hai lavorato, in cui il brivido sulla tua pelle non è di freddo o di gioia, ma è il presentimento che stai per perdere qualcosa di prezioso, qualcosa che hai costruito non solo per te, ma per la tua famiglia, per i figli, anche per quei nipoti che ancora non conosci, ma sai che li amerai, perché per la famiglia si fa tutto. “Xe a fameja a roba pi importante.”.
You know those moments when your whole life passes before your eyes? Those moments when you feel that the sense of everything you’ve worked for is slipping away, when the shudder on your skin is not from the cold or from joy but is the foreboding that you’re about to lose something precious, something you’ve built up not only for yourself but for your family, your children, even for those grandchildren yet to arrive but whom you know you’ll love, because you do everything for the family. “Xe a fameja a roba pi importante.”.
Una vita intensa, quella di Renzo Galato, classe 1941, ancora piccolo durante la guerra, ma già abbastanza grande per risentire l’urlo di mamma Maria quando le riportarono a casa Angelo, il figlio di vent’anni, morto troppo gio-
Renzo Galato, born 1941, has lived an intense life. Still a little boy during the war but big enough to be affected by mamma Maria’s cry when they brought Angelo home, her twenty year old son, prematurely dead for his ideals,
Origini
vane per un’ideale, morto dalla parte giusta, forse perché a vent’anni, quando vieni da una famiglia semplice, che crede nei valori umani, la parte giusta è l’unica possibile. Di Angelo resta il nome della piazza, dedicata al partigiano Angelo Galato, ucciso dai Tedeschi a Codiverno, in questo paesino che a tutt’oggi non arriva a duemila abitanti. Un paesino di campagna, chiesa, campanile, case. Una volta campi: cereali, sorgo, pannocchie. Adesso qualche villetta e capannoni, molti in disarmo, con le crepe sui muri a mostrare il passaggio devastante della crisi. Negli anni tristi di un paese diviso da una guerra, l’urlo lacerante di quella mamma disperata attraversò il cuore di Renzo. Del fratello Angelo gli restano quel pianto e l’immagine di una pietà famigliare, dove una madre in lacrime non riesce a farsi una ragione della più insensata delle morti, quella che la fa sopravvivere al figlio; gli resta anche una piccola foto, di quelle in bianco e nero con i bordi seghettati, quelle che adesso ci fanno tenerezza e un po’ di struggimento, quelle che ci fanno, a volte, aggrottare le sopracciglia nello sforzo concentrato di rammentare chi abbia scattato quell’immagine, che anno fosse, e chi sono le persone ritratte. Nella foto Renzo è un bimbo, sta accanto al fratello maggiore, che imbraccia la fisarmonica. Fisarmonica. Ci pensi per un attimo e ti risuonano in testa le polke e le mazurke, i saltelli delle coppie danzanti, allegria, festa, sorrisi.
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who died fighting on the right side. Maybe because at twenty, when you come from a simple family that believes in human values, the right side is the only one possible. His name lives on in the piazza dedicated to his memory, the partisan Angelo Galato, killed by the Germans in Codiverno, this village which even today has less than two thousand inhabitants. A country village, church, bell-tower, houses. Once there were fields: cereals, sorghum, maize. Now, a few little villas and big worksheds, many of them in disuse, the cracks in the walls showing the devastating passage of the crisis. In the sad years of a country divided by war, the excruciating cry of his desperate mother pierced Renzo’s heart. Of his brother Angelo there remains that cry and the image of family compassion, where a mother in tears can find no reason for that most senseless of deaths which makes her survive her son. He also has a small photo, those ones in black and white with serrated edges which nowadays we find touching and somewhat heartaching, the ones that sometimes make us knit our brows in the concentrated effort to remember who took the picture, what year, and who are the people portrayed. In the photo Renzo is a little kid, standing beside his big brother who is holding an accordion. Accordion. You think for a moment and the polkas and mazurkas sound in your ears, you see the skipping of the dancing couples, merriment, fiesta, smiles. It was the instrument they played outdoors, to celebrate rest after toil, the memory of a pea-
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Era lo strumento che si suonava all’aperto, per festeggiare i momenti del riposo dopo il lavoro, il ricordo di una civiltà contadina, che nel Veneto del secondo dopoguerra si divise a metà tra i campi e l’officina. Renzo impara presto che la vita è dolore, fatica, ma anche soddisfazione; impara dalla sua famiglia che la vita ha senso se ci si vuole bene, se si sta uniti, se se lavora insieme. E’ questo che pensa Renzo, mentre il fumo invade el so capanòn?, forse non pensa affatto, perché in certi brandelli di realtà, il tempo per pensare manca. Non ce n’è di tempo, questa è la certezza che pervade Renzo. Le certezze arrivano così, ti riempiono tutto il corpo e tu ti muovi, ti lanci, ti butti - mica ci pensi - perché il cervello ti spiegherebbe per bene che è una follia buttarsi in quel capannone, diventato una trappola, dove non si vede a un palmo, dove non si respira, da dove non sai nemmeno se uscirai vivo. Renzo non la vede, la Bruna, ma lo sa cosa sta provando: impotenza, disperazione, senso di ingiustizia, è quasi come se sentisse i pensieri che si formano nella sua testa, perché marito e moglie, quando costruiscono qualcosa insieme, funzionano così: anche se l’altro non parla, tu le conosci le parole che gli nascono nel cuore. “Co tuta a fadiga che se fa a pagar a roba, co tuti i sacrifici che femo ogni di, co tuto l’impegno che se ghe mete a tegner neto, a star atenti…”. Non pensa a se stesso, Renzo, come sempre pensa “ai fioi, aea fameja, ai tosati che lavora in ofi-
sant civilisation which, in the post second world war period, was divided between the fields and the workshop. Renzo soon learned that life is pain, fatigue, but also satisfaction; he learned from his family that life has meaning if you care for one other, if you stay together, if you work together. Is this what Renzo is thinking as the smoke invades el so capanòn? Maybe he isn’t thinking at all, because in certain fragments of life there’s no time to think. There’s no time, this is the certainty that pervades him. Certainties come on you like that, they fill your whole body and you get moving, you spring, you throw yourself in – not a thought – because your brain would explain clearly that it’s madness to go in there, that workshop now a deathtrap, where you can’t see farther than your nose, where you can’t breathe, where you don’t even know if you’ll get out alive. Renzo doesn’t see Bruna but he knows what she’s feeling: impotence, desperation, sense of injustice, it’s almost as if he heard the thoughts forming in her mind, because that’s the way husband and wife function when they build something together: even if the other doesn’t speak, you know the words welling up from their heart. “Co tuta a fadiga che se fa a pagar a roba, co tuti i sacrifici che femo ogni di, co tuto l’impegno che se ghe mete a tegner neto, a star atenti…”. Renzo isn’t thinking of himself, he’s thinking as always “ai fioi, aea fameja, ai tosati che lavora in oficina, che i se fida. I se fida de mi e mi bisogna
Nella foto Renzo è un bimbo, sta accanto al fratello maggiore Angelo, che imbraccia la ďŹ sarmonica.
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“ai fioi, aea fameja, ai bocia che lavora in oficina, che i se fida. i se fida de mi e mi bisogna che me ricorda che da drio ai bocia ghe xe e fameje, coi fioi” “Ai fioi, aea fameja, ai bocia che lavora in oficina, che i se fida. I se fida de mi e mi bisogna che me ricorda che da drio ai bocia ghe xe e fameje, coi fioi” Renzo galato cina, che i se fida. I se fida de mi e mi bisogna che me ricorda che da drio ai tosati ghe xe e fameje, coi fioi.”. Fa un balzo. Così fanno gli animali, perché è l’istinto a guidarli. E Renzo in quel momento ridiventa istinto, coraggio, determinazione per la vita, per la protezione, per la salvezza di ciò che gli è caro. Da quel capanòn dipende la vita della sua famiglia, perché lui, quando ha cominciato, mica ce li aveva i soldi, lui è di famiglia umile e il valore che ha messo sul piatto delle banche sono la sua parola, il suo onore, il suo lavoro. Ma se perde i torni, le frese, le macchine acquistate a cambiali e sacrifici, a turni e levatacce, come potrà mai ricostruire? E’ inutile chiedergli di ricordare cosa accadde nel capannone, cosa vide, cosa pensò, cosa provò. Renzo ti guarda e dice “mi gavevo da ndar dentro e verzar el porton in fondo, par
che me ricorda che da drio ai tosati ghe xe e fameje, coi fioi.” He lunges. As animals do, because they are guided by instinct. And Renzo in that instant has reverted to instinct, courage, determination for life, for protection, for saving what is dear to him. The life of his family depends on that capanòn, because he, when he started up, didn’t have any money, he’s from a poor family, and his collateral at the banks is his word, his honour, his work. But if he loses the lathes, the milling machines, the machinery bought with promissory notes and sacrifices, with shifts and rising at ungodly hours, how will he ever rebuild? There’s no use asking him what happened inside the workshop, what he saw, what he thought, what he felt. Renzo looks at you and says “mi gavevo da ndar dentro e verzar el porton in fondo, par vedar cossa che sucedeva,
Origini
vedar cossa che sucedeva, parché no se vedeva gnente.”. Così ti rispondono i pazzi che compiono atti eroici con semplicità: lo dovevo fare. Punto. E lo fanno.
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parché no se vedeva gnente.” That’s how crazy folk explain their heroic actions, with simplicity: I had to do it. Period. And they do it.
Fuori intanto la gente si preoccupa. La Bruna urla, chiama Renzo. Arrivano tante persone, dai capannoni e dalle case vicine: nei piccoli centri tutti si conoscono, la voce si sparge veloce: “ghe xe sta un incendio da Galato”. Prima dei vigili del fuoco arrivano i vicini, ma tutti restano sulla soglia, non sanno che fare, entrare lì è da pazzi.
Meanwhile the ones outside are getting worried. Bruna is shouting, calling Renzo. A lot of people turn up from the nearby workshops and houses: in small places everybody knows one another. The word goes round fast: “ghe xe sta un incendio da Galato”. The neighbours arrive before the fire brigade, but they all remain on the threshold, don’t know what to do, madness to go in there.
Ernesto Cappon, uno dei meccanici, rivive la scena. Cento, mille volte. E’ stata così breve e rapida che ci mette più tempo a raccontarla ai primi curiosi che chiedono notizie, che a rammentare quanto fosse durata.
One of the mechanics, Ernesto Cappon, relives the scene. A hundred, a thousand times. It was so brief and rapid that he takes longer to tell it to the first inquisitive ones asking for news than to remember how long it lasted.
Era all’alesatrice, come al solito. Tutti erano intenti a lavorare, ma intenti non basta. Quando ripeti un’azione più e più volte, la mente vaga, ti distrai, pensi alla morosa, alla moglie, alle bollette da pagare, ai cavoli tuoi, perché quel lavoro lì, eccome se lo sai fare, lo fai da tanto, è il tuo lavoro. Ma, come gli ripete spesso il collega Renzo Tomasin, “col fero basta che te sbrissi e te te fe mae”. Ferro e fuoco, questo è il loro lavoro. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, ma il pane viene da lì, da quelle macchine a cui lavora persino la Bruna incinta, è da lì che viene il pane. Per fortuna che ce n’è, di lavoro.
He was at the borer, as usual. Everyone intent on their work, but intentness isn’t enough. When you repeat an action over and over, the mind wanders, you get distracted, you think of your girlfriend, your wife, the bills to be paid, your private thoughts, because that work – and how! if you’re good at it – you’ve been doing for a long time, it’s your job. But as his workmate Renzo Tomasin often repeats, “col fero basta che te sbrissi e te te fe mae.” Iron and fire, that’s their work. Give us this day our daily bread, but that’s where the bread comes from, from those machines where Bruna works even when she’s pregnant, that’s where the bread comes from.
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Da Galato si sta bene, si fanno buoni orari, otto ore, non di più, e quando arrivi per il turno, quello di mattina presto, trovi la Bruna con latte e biscotti, perché per lei i tosati, sono fioi, appunto, sono come figli. Mai avvenuti incidenti gravi, perché Galato ci tiene alla sua gente e a lavorare prende quelli bravi, volonterosi, quelli attenti. Ma ogni tanto succede che se sbrissa. Tra le tante lavorazioni ci sono le ruote in lega leggera, si lavora con una fiamma bianca, candida, luminosa come un’apparizione; al “calor bianco” la chiamano, perché il metallo si surriscalda talmente tanto da sprigionare luce. Un calore mostruoso, a metà tra il soprannaturale e l’alchimia: ne basta una scintilla per innescare fiamme alte più di un uomo. Accanto ai torni c’è sempre del materiale di scarto – trucioli di metallo, carta, rifiuti, schegge, frammenti vari pregni di olio e grasso – che in un attimo possono divampare.
Luckily there’s plenty, plenty of work. You’re treated well at Galato’s, the hours are good, no more than eight hours, and when you turn up for the early shift you find Bruna with milk and biscuits, because for her i tosati are fioi, exactly, they’re like sons. Never been any serious accidents, because Galato looks after his people and hires only the smart ones, eager and willing, who pay attention. But now and then it happens that se sbrissa. The various work processes include light alloy wheels, worked with a white flame, snow-white, as luminous as an apparition; at “white heat” they call it, because the metal gets so hot that it emanates light. A monstrous heat, halfway between the supernatural and alchemy: one spark is enough to ignite flames taller than a man. Next to the lathes there’s always discarded material – metal shavings, paper, waste, splinters, various fragments soaked in oil or grease – which can flare up in an instant.
Ernesto è al lavoro quando sente l’operatore al tornio dei cerchi in lega gridare “Al fuoco, al fuoco!”. Lo vede commettere l’errore di tentare di spegnere le fiammate con l’acqua, ma quel tipo di incendio non lo si può fermare così, lo si deve soffocare, togliergli l’aria, mozzargli il respiro, perché quel fuoco candido è come l’iradiddio, non si placa facilmente. Le cassette di sabbia, ghiaia e segatura, tenute apposta per casi come questo, ormai, chi le distingue più? La combustione dell’olio e degli scarti esala fumo scuro e spesso come una
Ernesto is at work when he hears the alloy wheels lathe operator shouting “Fire! fire!”, sees him commit the error of trying to douse the flames with water. But that’s not how you extinguish this kind of fire, you have to suffocate it, deprive it of air, stop it breathing. Because that white fire is like the wrath of God, not easily placated. The boxes of sand, gravel and sawdust specially kept for the purpose: who can still make them out? The combustion of oil and waste gives off a dark smoke thick as a wall, so you can’t see anything. “Fora tuti!” are the last
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muraglia, che impedisce ogni visione. “Fora tuti!” sono le ultime parole che ha udito pronunciare da Renzo. Ma adesso Renzo dov’è finito? Un’idea Ernesto ce l’ha: lui, Renzo ha imparato a conoscerlo. A un tratto sente la Bruna urlare ancora più forte, ma il tono di angoscia è scomparso, adesso la voce è stridula e arrabbiata, se potesse lo picchierebbe, Renzo, per sfogare tutta la paura che si è presa!, ma Renzo è là, nero come uno spazzacamino, ansima e tossisce, forse comincia a rendersi conto che ha rischiato la vita, ma i suoi operai lo sanno che è soddisfatto, perché lui, el so capanòn, mica lo lasciava andare così. Una volta sicuro che tutti fossero in salvo si è buttato a salvare la seconda cosa più preziosa che aveva: l’azienda. “Prima la famiglia, poi l’azienda.” Lo ripete ancora oggi, tale e quale, perché certe cose, in casa Galato, mica cambiano. Ernesto visualizza tutte le maniglie e i catenacci di quel maledetto portone, giù, in fondo al capannone; tutti quei chiavistelli che Renzo, accecato e ansimante, deve aver cercato a tentoni, per aprirli e far uscire il fumo. Non riesce a immaginarsi come abbia potuto individuare la strada, il percorso da fare, come si possa essere sentito. Pensa solo che, lui, non ci sarebbe mica entrato in quel buco nero e minaccioso, ma capisce perché Renzo lo abbia fatto. Perché, come racconterà molti anni dopo, per lui quello era un lavoro. Per Renzo e la Bruna era tutta la loro vita.
words he heard from Renzo. But where has Renzo got to now? Ernesto has some idea: he’s come to know Renzo. All at once he hears Bruna shouting even louder, but the tone of anguish has gone, her voice is now strident and angry, she’d smack him one if she could, Renzo, to unload the fear that’s gripped her! But Renzo is there, black as a chimneysweep, panting and coughing, maybe starting to realise that he risked his life. But his workers know that he’s satisfied, because he wasn’t about to let el so capanòn go just like that. When he was sure that everyone was safe, he’d gone back in to save his second most precious possession: the firm. “First the family, then the firm.” He repeats it to this day, word for word, because in the Galato household certain things aren’t going to change. In his mind’s eye Ernesto sees all the handles and sliding locks on that damned great door, down there at the end of the workshop. All those deadbolts that Renzo, blinded and panting, must have been groping for to undo them and let the smoke out. He can’t imagine how Renzo was able to find the way, know which turn to take, how he might have felt. All he thinks is that he himself wouldn’t have gone into that threatening black hole for anything. But he understands why Renzo did. Because, as he would say many years later, for him that was only a job. For Renzo and Bruna it was their whole life.
Renzo
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Origini
La TERRa NEL CUORE, La mECCaNiCa NEL SaNgUE THE LAND IN YOUR HEART, MECHANICS IN YOUR BLOOD Nasci Veneto, in un paesello di qualche migliaio di abitanti, Codiverno. Nasci che ancora c’è la guerra e si patisce la fame anche in campagna, perché i Tedeschi si portano via tutto, galline, maiali, mucche, grano, farina. Gli anziani ancora in vita lo chiamano il periodo in cui “se magnava gnente in tecia sensa poenta e i sorze portea e tirache”, ma le famiglie erano numerose: Maria e Silvio Galato hanno sei figli: Oreste, Angelo, Giovanni, Pierino, Renzo e Graziella. Angelo glielo uccidono i tedeschi, ma restano cinque figli e, per sfamarli, la campagna non basta più. Renzo ha nonni contadini e genitori operai. Papà Silvio lavora come magazziniere da Golfetto, che produce laminatoi per i mulini. La civiltà contadina ancora resiste e la meccanica è al servizio della natura e del cibo. La terra è importante e gli operai degli anni ’50 fanno il doppio lavoro: in fabbrica di giorno, la sera nell’orto, il mattino di buonora nei campi, il sabato e la domenica, se restano liberi dai turni, si lavora la terra. Ti insegna molti valori, la natura: mette sempre le cose in ordine, non tradisce mai: se semini raccogli. Qualche volta può grandinare, oppure arrivano le limeghe a farti fuori la lattuga, ma questo serve a insegnarti la pazienza e la determinazione.
You’re born Veneto, in a little place of a few thousand inhabitants, Codiverno. You’re born while there’s still a war on and you suffer hunger, even in the countryside. Because the Germans take the lot away, chickens, pigs, cows, grain, flour. The old ones still alive call it the time when “se magnava gnente in tecia sensa poenta e i sorze portea e tirache”, but families were big: Maria and Silvio Galato had six children: Oreste, Angelo, Giovanni, Pierino, Renzo and Graziella. The Germans killed Angelo, but there were five children and the land no longer sufficed to feed them. Renzo had peasant grandparents and worker parents. Papa Silvio was a warehouseman at Golfetto’s, which made rolling-mills. The peasant civilisation was still holding on, and mechanics was at the service of nature and food. The land was important, and the workers of the fifties held down two jobs: daytime in the factory, evening in the vegetable garden, early morning in the fields. Saturday and Sunday, if you weren’t on shift, you worked the land. Nature teaches you a lot of values: she always puts things in order, never betrays: if you sow, you reap. It may hail sometimes, or the limeghe may put paid to you lettuces, but this teaches you patience and determination. And then, if you’re born a Veneto you have another mania: to set up on your own, de star sul tuo,
Papà Silvio e mamma Maria • Genitori di Renzo Se nasci Veneto poi, hai un altro pallino: quello di metterti in proprio, de star sul tuo, de no star soto paròn. Ma non è che non ci vuoi stare per lavorare di meno, sotto padrone, certo che no. Non ci vuoi stare perché lavorare ti piace, non ne puoi fare a meno, ti dà soddisfazione. Anzi, lavori il doppio, il triplo, lavori tanto, lavori sempre, ma sai bene perché lo stai facendo. Per costruire qualcosa che resta. E allora, da bambino cominci a lavorare durante le vacanze estive. Poi, da ottobre a giugno, vai al lavoro di giorno e la sera a scuola, alle ACLI. Così fa Renzo, che viene da una famiglia di meccanici. I Galato vivono nel comprensorio della meccanica: nella vicina Campodarsego, dal 1932, si radica il celebre marchio Carraro e vi nascerà poi la Maschio negli anni ’60. Le prime piccole aziende famigliari di lavorazioni meccaniche forse lo ignorano, ma sono anni in cui la neonata Repubblica Italiana si prende a cuore lo sviluppo industriale. Quando Enrico De
de no star soto paròn. Not that you want to be your own boss in order to work less, no way. You don’t want to be under a boss because you like to work, can’t do without it, it gives you satisfaction. Indeed you work twice as much, thrice, you work plenty, always, but you well know why you’re doing it. To build up something that will last. So right from childhood you start working during the summer holidays. Then from October to June you work by day and go to night school, at the Italian Workers Christian Associations (ACLI). Like Renzo, who comes from a family of mechanics. The Galatos live in the mechanical industry area: the celebrated Carraro company put down roots in nearby Campodarsego in 1932, and then Maschio in the sixties. The first small family firms doing mechanical work were maybe unaware of it, but those were years when the newborn Italian Republic took industrial development to heart. When on 8th September 1947 our first President Enrico De Nicola established, with le-
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Nicola, nostro primo Presidente, istituisce con decreto legislativo del capo provvisorio dello stato, il Fondo per il Finanziamento dell'Industria Meccanica (FIM), l’8 settembre del 1947, Renzo ha sei anni, ma il contagio della meccanica è già iniziato. “Co’ iero bocia a casa i costruiva i primi foghi [fornelli] ad alcool” ricorda. A tredici anni comincia a lavorare come falegname, a quattordici diventa meccanico di biciclette. Si diploma come “aggiustatore meccanico”: la prova d’esame richiede la fabbricazione di un ingranaggio a coda di rondine, scavato da un cubo di metallo. Il gusto per il perfetto incastro e l’impeccabile funzionamento dei componenti lo possiede già. Va a lavorare con il fratello maggiore Oreste per due anni, poi Oreste chiude l’attività per riprendere a lavorare con gli altri fratelli, Gianni e Pierino. Renzo va in fabbrica da loro, nel settore elettromeccanico e cresce lavorando per l’aristocrazia delle industrie del settore: La Puleggia, poi le Officine Breda, finché torna a lavorare da Oreste come operaio. Siamo nel 1959, in pieno boom economico. La Rai trasmette il primo Zecchino d’Oro, Antonio Segni è il nuovo Presidente, viene istituita la Festa della Mamma, mentre nei negozi arriva la Barbie. I modelli cambiano e le bambole grassottelle, fatte per ispirare amore materno, vengono sostituite da una modella longilinea e bionda, concepita per essere abbigliata, truccata, agghindata, insomma per invogliare all’acquisto di beni voluttuari. A forza di cambiali, una piccola Italia,
gislative decree of the provisional head of state, the Fund for Financing the Mechanical Industry (FIM), Renzo was six years old, but he’d already caught the mechanical bug. “Co’ iero bocia a casa i costruiva i primi foghi [stoves] ad alcool,” he recalls. At thirteen he started working as a carpenter, at fourteen he became a bicycle mechanic. He got his diploma as “fitter-machinist”: the exam called for the construction of a dovetail mechanism, to be extracted from a cube of metal. He already had the taste for perfect interlocking and impeccable functioning of components. He went to work with his older brother Oreste for two years, then Oreste closed down to go and work with the other brothers, Gianni and Pierino. Renzo went with them to the factory, in the electromechanical sector, and grew up working for the aristocrats of the industry: La Puleggia, then Officine Breda before going back to work with Oreste as an unskilled man. It was 1959, with the economic boom in full swing. RAI TV broadcast the first Zecchino d’Oro, Antonio Segni was the new President, Mother’s Day was introduced, and the Barbie doll arrived in the shops. Models changed and the chubby dolls designed to inspire maternal love were replaced by a long-limbed blonde model, designed to be clothed, made-up, attired, in a word, to tempt you to the purchase of luxury goods. On the strength of promissory notes a little Italy, optimistic and full of faith in the future, began to “set up on its own”, to invest in workshops and machinery. The dream of no star
Renzo, Pepe e Mina
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ottimista e fiduciosa nel futuro, comincia a “mettersi in proprio”, a investire nel capannone e nei macchinari. Il sogno di no star soto paròn sembra si possa concretizzare. E’ ancora un’Italia con le ossa un po’ rotte però: il Veneto è tra le regioni più povere e viene chiamato il meridione del nord, ancora si emigra all’estero, ancora le donne dalla campagna vanno a far fatti, a servire in città o in regioni più ricche, come la vicina Lombardia. Il cinema riporta lo stereotipo della servetta veneta sempliciotta e del carabiniere veneto un po’ mona. Ma i Veneti, degli stereotipi, non hanno tempo di curarsene, perché c’è da lavorare. Il fratello Oreste, che nel frattempo ricopre il ruolo di capo reparto a La Puleggia, propone a Renzo di restare a casa e svolgere l’attività di capo officina per suo conto, portando avanti, insieme a Rosetta, (moglie di Oreste), varie lavorazioni. Renzo e la cognata partono con l’attività di tornitura per passare poi a qualche particolare di macchina, poi presse, compressori. Cominciano in quello che Renzo definisce “un capannoncino” e che si rivela, infatti, ben presto insufficiente. Oreste e la moglie prendono allora un terreno a Codiverno, edificano un capannone e cominciano a produrre presse in serie, da sette, dodici, quindici, venti, trentacinque, quarantacinque tonnellate. Da due o tre ragazzi, si ritrovano ben presto con trenta dipendenti. Il lavoro va bene e Renzo comincia a cullare l’idea di mettersi per conto suo.
soto paròn seemed like it could become a concrete fact. But it was still an Italy with a few broken bones: the Veneto was one of the poorest regions and was called the deep south of the north, people still emigrated abroad and country women still went to far fatti, into service in the cities or in wealthier regions, such as nearby Lombardy. The cinema produced the stereotype of the simpleton Veneto servant girl and the somewhat mona Veneto carabiniere. But the Veneto people themselves don’t have time to bother about stereotypes, because there’s work to be done. Oreste, now foreman at La Puleggia, suggests that Renzo should stay home and be workshop boss on his brother’s behalf, carrying out various work processes together with Oreste’s wife Rosetta. Renzo and his sister-in-law start out with lathing activities, then move on to certain machine details, and then presses, compressors. They set out in what Renzo calls “a little shed”, which in fact soon turns out to be insufficient. So Oreste and his wife take some land at Codiverno, build a workshop and start producing presses in series, of seven, twelve, fifteen, twenty, thirtyfive, forty-five tonnes. From two or three guys they soon find themselves with thirty employees. The work is coming in and Renzo starts to nurture the idea of going it alone. When you come from a large family you feel a strong and intense need to create a family of your own, it’s like an interior spur towards gene-
Origini
Quando vieni da una famiglia numerosa il bisogno di creare la tua propria famiglia lo provi forte, intenso, come una spinta interna alla generosità, a condividere con altri, emozioni, passioni e sentimenti. Renzo conosce la Bruna e se la sposa nel 1965. “Siamo partiti insieme, giovani e pieni di buona volontà, ma era una storia triste, non avevamo nulla.”, la Bruna se li ricorda così i primi, difficili, anni dopo il matrimonio. La giovane coppia per i primi tempi va a stare dai genitori di Renzo. Il papà Silvio - che in quel periodo non può lavorare per ragioni di salute - possiede anche un piccolo appezzamento di terra con qualche filare di viti e ha bisogno di aiuto per curarle. Renzo, che ai campi preferisce il lavoro in officina, aguzza l’ingegno per evitare di dover dare il verderame alle viti con la pompa a mano. Quelli nati con il pallino dei congegni e le mani sporche di grasso applicano la meccanica nella loro vita di ogni giorno, perché le macchine, se le sai costruire e trasformare per assecondare i tuoi bisogni, ti aiutano a lavorare. Renzo scova una vecchia Topolino nera da un rottamaio, le toglie la carrozzeria, tra il motore e il cambio inserisce un ulteriore cambio allo scopo di ridurre i giri del motore, aggiunge una pompa per il solfato di rame e, sul retro, ci carica una bella botte di legno da due ettolitri. Detto fatto, si è costruito un piccolo trattore: il Veneto rurale di Renzo Galato è profumato di olio per ingranaggi. E’ in questo scenario di lavoro, sacrifici e sana ambizione che nasce Antonella, nel 1966. La
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rosity, to sharing emotions, passions and feelings with others. Renzo got to know Bruna, and he married her in 1965. “We set out together, young and full of goodwill, but it was a sad story, we didn’t have anything,” as Bruna recalls the first, difficult years after their wedding. At first the young couple stayed with Renzo’s folks. Papa Silvio – who at that time was off work for health reasons – also had a small piece of land with a few vines and he needed help to tend them. Renzo, who preferred the workshop to the fields, came up with an invention to avoid using a hand pump to spray the vines with copper fungicide. People born with a mania for contraptions and for grease on their hands, they apply mechanics to their everyday life, because machines, if you know how to build them and transform them to suit your needs, help you in your work. Renzo got hold of an old black Fiat Topolino from a scrapyard, stripped the body off it and inserted, between the engine and gearbox, another gearbox in order to reduce the revs, then added a pump for the copper sulphate. A fine 200 litre wooden barrel was fixed up at the back. No sooner said than done, he’d built a little tractor: Renzo Galato’s rural Veneto is perfumed with gearbox oil. It was in this scenario of work, sacrifice and healthy ambition that Antonella was born in 1966. Bruna works too, is always working, because if you’re soto paròn you get maternity leave, but if you’re self-employed, when you stop so does the bread. The firm is doing well, because all of Bruna and Renzo’s young energies go into it, but when
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Bruna lavora anche lei, lavora sempre, perché se sei soto paròn c’hai la maternità, ma se lavori per te, quando ti fermi si ferma il pane. L’aziendina naviga bene, perché tutte le giovani energie della Bruna e di Renzo vanno messe lì, ma quando la Bruna resta incinta del secondo figlio, l’idea di mettersi per conto proprio diventa un chiodo fisso. Il 12 luglio la Bruna sta al trapano a rifinire i pezzi, con la fronte imperlata di sudore, gli occhi strizzati per la polvere e la concentrazione, ché non ti puoi fare male, sennò magari chissà che succede al bambino e poi c’è l’Antonella, che ha due anni e se ne sta con il ciuccio, rannicchiata sotto al banco da lavoro, pure lei ha bisogno della mamma. Pare che tutti abbiano bisogno della Bruna e lei è così stanca, ma di fermarsi non se ne parla, ché se ti fermi si ferma il pane. Se ne sta lì, la Bruna, gli occhi fissi sul pezzo da completare a puntino, perché se sbagli il pezzo butti via i soldi. Anche il tempo, certo, ma il tempo, quello, pazienza, tanto non te lo ripaga nessuno, ma i soldi del materiale e le penali per le commesse in ritardo, quelli sì che sono problemi! La sera la Bruna va a casa con il ventre pesante, caricandosi in braccio l’Antonella, che nel frattempo si è addormentata sotto il bancone e le ciondola la testa. A casa si mette ai fornelli, perché la Bruna si fa tutto da sé e Renzo avrà fame. Lei di fame non ne ha proprio più, solo tanta sete e tanta stanchezza e i piedi gonfi e doloranti e la voglia che qualcuno la culli e le dica che per oggi non si deve preoccupare di nulla, solo per
Bruna was pregnant with her second, the idea of being their own boss became an obsession. On 12th July Bruna was at the drill doing some finishing work, beads of sweat on her brow, eyes screwed up by dust and concentration, because you mustn’t hurt yourself – who knows what could happen to the baby? – and then there’s Antonella, aged two, curled up beneath the workbench with a pacifier in her mouth, she needs her mummy too. It seems like everybody needs Bruna, and she’s so tired, but you don’t talk about stopping, because if you stop so does the bread. She sits there, Bruna, eyes fixed on the piece that has to be finished off precisely, because if you mess up the workpiece you’re throwing money away. Time too, of course, but time… be patient, nobody will give it back anyway, but the cost of materials and the penalties for late delivery, these are problems all right! In the evening Bruna goes home with her belly heavy, carrying Antonella who has meanwhile fallen asleep beneath the bench and her head is nodding. At home she turns on the cooker, because Bruna does everything herself and she knows Renzo will be hungry. She isn’t hungry any more, just very thirsty and very tired, with her feet swollen and painful and with a wish that someone would rock her and tell her that for today she doesn’t have to worry about anything, just for today, indeed just for this evening. But she knows that tomorrow everything begins again. And she begins again because she and Renzo are born fighters, and they’ve been telling her since childhood that life has to be tackled,
oggi, anzi solo per stasera, ma domani lo sa che si ricomincia. E lei ricomincia perché lei e Renzo sono nati combattenti e a lei glielo hanno ripetuto fin da piccola che la vita va affrontata, che ai figli è meglio non fare troppe coccole, ma insegnargli a fare il loro dovere, perché nessuno regala niente, bisogna darsi da fare e comunque è meglio accontentarsi, sennò la vita ti porta via pure quel poco che costruisci. E’ proprio stanca la Bruna, ma tiene duro, perché le hanno mostrato che si fa così. Il giorno dopo, il 13 luglio 1968, svelta svelta, partorisce Alessandro, ma è già lì che pensa ai pezzi da rifinire e chissà, intanto, a Renzo chi lo aiuta. La nuova nascita infonde energia a Renzo, che
that it’s better not to pamper children overmuch but to teach them to do their duty, because nobody makes you gifts of anything, you’ve got to get down to it and in any case it’s better to content yourself, otherwise life will take away even the little that you build. She’s really tired, Bruna, but she hangs on in there, because they’ve shown her that this is what you do. The day after, 13th July 1968, she very swiftly gives birth to Alessandro, but she’s already there thinking of the workpieces to finish and of Renzo: who knows who’s helping him? The new birth instils energy into Renzo who makes the definitive decision to set up on his own because, between ourselves, even if you’re working with a brother you’re still not “your own boss”, whereas with Bruna it’s a different thing.
Fratelli di Renzo Da sinistra: Giovanni, Pierino, Bruna e Renzo, Graziella e Oreste
Famiglia di Bruna Da sinistra: Elda, Rosanna, Anselmo, Bruna e Renzo, Vittorino e Maria
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prende la decisione definitiva di mettersi in proprio perché - detto fra noi - anche se lavori con un fratello, non sei ancora “sul tuo”, mentre con la Bruna è diverso. La Bruna, l’Antonella e Alessandro sono la sua famiglia. Il 1 giugno 1968 è un sabato e per Renzo inizia l’avventura. E’ l’anno dei fermenti del maggio caldo, Robert Kennedy viene assassinato, sboccia la primavera di Praga, persino il tranquillo nord est comincia a fremere per le lotte operaie e, a Valdagno, gli operai della Marzotto in sciopero abbattono la statua del conte Gaetano Marzotto, mentre a Venezia il Festival del Cinema viene contestato da attori e registi. Un anno caldo, movimentato, burrascoso. Muore Padre Pio e in Grecia i colonnelli condannano a morte Panagoulis. Macrocosmo e microcosmo a volte sembrano ignorarsi e scorrere su binari paralleli, ma alcuni eventi, col senno di poi, ci fanno intravedere che tempi duri si avvicinano. Ma il senno di poi è, per l’appunto, di poi: chi vive concentrato sul presente, come Renzo Galato e la moglie Bruna, affronta la vita ogni giorno, non ha tempo per speculazioni filosofiche e complesse analisi sociopolitiche. Loro lavorano. Per la famiglia. Perché se ti fermi si ferma il pane. Quando, come ricorda la Bruna, non hai niente, hai bisogno di aiuto. E chi sono i primi ad aiutare? Sempre la famiglia. Maria e Anselmo, i genitori di Bruna, sostengono la coppia. Dall’album di famiglia sorridono fieri, di fronte
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Bruna, Antonella and Alessandro are his family. The adventure began for Renzo on 1st June 1968, a Saturday. It was the year of the hot May ferments: Robert Kennedy was assassinated, the Prague Spring blossomed, even the tranquil north-east of Italy began to tremble with workers’ struggles. In Valdagno, striking workers at the Marzotto premises brought down the statue of count Gaetano Marzotto, while in Venice the Film Festival was contested by actors and directors. A hot, eventful and stormy year. Padre Pio died, and in Greece the colonels condemned Panagoulis to death. Macrocosm and microcosm sometimes seem mutually unaware and to run along parallel lines, yet certain events with hindsight give us a glimpse of hard times approaching. But hindsight, precisely, comes afterwards: people who live concentrated on the present, like Renzo Galato and his wife Bruna, tackle life day after day, have no time for philosophical speculation and complex socio-political analyses. They work. For the family. Because if you stop, so does the bread. When you have nothing, as Bruna recalls, you need help. And who are the first to help? Always the family. Maria and Anselmo, Bruna’s parents, supported the couple. In the family album they are smiling proudly outside the Reschigliano church door on Bruna and Renzo’s wedding day, Anselmo next to his daughter, Maria next to her son-in-law. Day of celebration and smiles, hope in the eyes and determination in the heart, thanks to the support of those who care for you
al portone della chiesa di Reschigliano, nel giorno del matrimonio di Bruna e Renzo. Anselmo accanto alla figlia, Maria affianca il genero. Giorno di festa e di sorrisi, speranza negli occhi e determinazione nel cuore, grazie al sostegno di chi ti vuole bene e ti fa sentire la sua presenza. E’ Anselmo a firmare la prima garanzia per un fido bancario, che permette l’avvio dell’attività. La coppia non aveva nemmeno un posto dove mettersi a lavorare ed è sempre Anselmo che, “per accontentarti” dice a Renzo “per due o tre mesi levo le botti dalla cantina, ma entro settembre te ne devi andare, perché poi la caneva mi serve per il vino.”. In quella cantina Renzo ci mette un tornio e una fresatrice e lui e la Bruna cominciano a lavorarci, mentre cercano un posto dove traslocare in autunno. Dalla cantina del suocero passano allo scantinato del cugino di Renzo che vive in Svizzera e glielo affitta per uno o due anni. Il cugino si chiama Gabriele come l’arcangelo e, di sicuro, la sua disponibilità è una benedizione. In quello scantinato ampliano l’at-
and make their presence felt. It was Anselmo who signed the first guarantee for a bank loan to start up the business. The couple didn’t even have a place to work, and again it was Anselmo who, “just to please you,” said to Renzo: “for two or three months I’ll get rid of the barrels in the cellar, but you have to be out by September because I’ll need the caneva for my wine.” Renzo put a lathe and a milling machine in that wine cellar and he and Bruna got working, meanwhile seeking a place to go in autumn. From his father-in-law’s cellar they moved to the basement in the house of Renzo’s cousin, who was living in Switzerland, renting it for one or two years. His cousin was called Gabriele, like the archangel, and his helpfulness was certainly a blessing. In that basement they expanded their activities and took on their first two tosati: Artemio Tonello and Giancarlo Giacomini. “Va là che te impari a lavorare,” they said to Giancarlo Giacomini, and he went to work for them. The first time he stepped into Renzo’s workshop
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“...No no, ti te ghe da stare co’ Renso, che ga i putei picoi: no te vorà mia stare casa da chel omo?...” “... No, no, ti te ghe da stare co’ Renso, che ga i putei picoi: no te vorà mia stare casa da chel omo?..” mamma Pierina tività e assumono i primi due tosati: Artemio Tonello e Giancarlo Giacomini. “Va là che te impari a lavorare”, a Giancarlo Giacomini avevano detto così e lui ci era andato. La prima volta che entrò nel capannone di Renzo aveva quattordici anni. Vide la Bruna, incinta, che tagliava pezzi con la troncatrice, mentre l’Antonella piccola le giocava accanto. Renzo fu di poche parole “sta tento a no farte mae”. Gli mostrò le macchine, gli diede le dritte e lo lasciò fare, perché era uno spirito libero e amava avere intorno gente autonoma e volonterosa. Anche se nel mondo imperversava la lotta di classe, nel Veneto di Galato il problema non era essere assunto o no, il punto era “se te piaseva el lavoro”. E a Giancarlo ghe piaseva. Restò con loro e, quando gli fu offerto un altro posto, sua mamma Pierina gli disse “no, no, ti te ghe da stare co’ Renso, che ga i putei picoi: no te vorè mia stare casa da chel omo?”. E lui restò lì per altri otto anni. E portò in officina Dario Bortolato, il suo vicino di casa, al quale Renzo, il primo giorno di lavoro disse: “Qua se
he was fourteen years old. He saw Bruna, pregnant, who was cutting workpieces with the shearing machine, little Antonella playing there beside her. Renzo was a man of few words: “sta tento a no farte mae.” With this safety warning he showed him the machinery, gave him a few tips and left him to it, because Renzo was a free spirit who loved having keen and independent people around him. Although the class struggle was raging out there in the world, in Galato’s Veneto the question wasn’t one of being hired or not, the point was “se te piaseva el lavoro”. And as far as Giancarlo was concerned, ghe piaseva. He liked it and he stayed on. When he was offered another job his mother Pierina said “no, no, ti te ghe da stare co’ Renso, che ga i putei picoi: no te vorè mia stare casa da chel omo?”. And he remained there for another eight years. And he brought his neighbour Dario Bortolato into the firm. His first day on the job Renzo said: “Qua se vien par lavorare, dopo vedemo i schei. Gheto voja de lavorare?”. Dario recalls that Renzo paid on the nail, and if you worked well he would acknowledge it. Maybe not in words, because if the
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vien par lavorare, dopo vedemo i schei. Gheto voja de lavorare?”. Dario ricorda che Renzo pagava regolare e, se lavoravi bene, te lo riconosceva, magari non a parole, perché se i pezzi venivano bene tirava dritto e non diceva nulla; se venivano male qualche imprecazione ci scappava, perché - da terzisti - con un errore ti mangiavi il guadagno risicato. Ma il riconoscimento arrivava nei bei momenti trascorsi insieme, a far festa, mangiando il pesce in compagnia, dove ti sentivi in famiglia, perché, da Galato, la famiglia e l’azienda erano un tutt’uno. Si stava bene da Galato e la mamma di Dario, riconoscente, va da Giancarlo Giacomini con diecimila lire e un ossocollo, per ringraziarlo di aver trovato lavoro al figlio, perché il lavoro è importante e col lavoro puoi anche far debiti, impegnarti senza preoccuparti del futuro ché, tanto, poi, i soldi entrano, se el paròn xe regolare. Giacomini accetta l’ossocollo, ma rifiuta i soldi. Galato è regolare. In quell’aziendina si sta bene. La Bruna resta incinta di Roberto, che nasce il 29 dicembre del 1969: poi lei riprende il suo posto al trapano verticale. La mattina lavora, con i ragazzini accanto, il pomeriggio esce con il camion a fare le consegne ai clienti. Anche tre giri in un pomeriggio, con il camion stracarico, a costo di uscire di strada, come le accadde una volta. Quando se lo carica lei ci mette due lunette anziché una, perché la benzina costa e sprecare i soldi è peccato mortale. È attenta la Bruna, attenta perché ha provato
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workpieces came out well he carried on without saying anything. If they came out badly he would curse a bit because – as subcontractors – one mistake ate up your narrow profit margin. Recognition came afterwards in the fine moments spent all together, celebrating and eating fish, where you felt like one of the family, because at Galato’s the family and the firm were one and the same thing. They treated you well at Galato’s, and in token of this Dario’s mum went to see Giancarlo Giacomini with ten thousand liras and a shoulder of cured pork to thank him for finding her son a job. Because work was important and with a job you could also contract debts without worrying about the future, because if el paròn xe regolare, money is coming in. Giacomini accepted the meat but not the money. Galato is on the level. It’s a fine little firm. Bruna fell pregnant with Roberto, who was born on 29th December 1969. Then she returned to her place at the pillar drill. In the morning she works with the kids around her, in the afternoon she is out with the truck making deliveries to customers, even three trips a day, with the truck heavy laden and the risk of going off the road, as happened once. When she loads it on her own, she puts two steady rests on instead of one, because petrol costs money and wasting money is a mortal sin. She’s careful, Bruna is, careful because she’s known what it means to have nothing, to be poor and have trouble putting lunch and dinner together. Bruna has always worked hard, because if you stop so does the bread. On Saturdays she cleans the workers’ changing
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cosa significa non avere nulla, essere poveri e faticare a mettere insieme pranzo e cena. Ha lavorato sempre tanto la Bruna, perché se ti fermi, si ferma il pane. Il sabato lava gli spogliatoi e i gabinetti degli operai. La domenica lavora a casa, perché in una casa c’è da fare, anche se ci stai poco perché sei sempre in officina. C’è da fare proprio perché ci sei poco e i lavori vanno fatti, anche a casa: tua mamma ti ha insegnato che si fa così e le donne, si sa, anche se stanno in fabbrica, poi a casa prima o poi ci devono tornare e - chissà perché - tocca a loro occuparsi di cucinare, pulire, lavare, stirare, spazzare, accudire i figli, star dietro ai malati, ogni tanto partorire e poi ricominciare tutta la trafila, con la differenza che c’è un figlio in più. Ma tu sei felice dei tuoi figli e ringrazi Dio che ve li ha dati e che sono sani e rispettosi. Speri solo che capiscano cosa hai fatto, insieme a tuo marito, per loro. Perché loro sono la vostra forza, quella che vi ha fatto andare avanti sempre, senza mai pentirvi. “Bruna è stata una delle persone più importanti fin dall’inizio”, dice Ernesto Cappon, per trentasei anni e undici mesi fedele operaio di Galato. “Era quasi sempre in azienda. Vivevano più in officina che a casa. Lei e Renzo erano sempre assieme, sempre pronti a dare una mano, a capire le tue esigenze. Quando facevamo i turni o gli straordinari per consegnare dei materiali te li trovavi in officina alle cinque del mattino e ti stupivi che el paron fosse lì anche lui, non te lo aspettavi.”.
rooms and toilets. On Sundays housework, because in a house there are things that have to be done, even if you’re not there much because you’re always in the workshop. There are things to be done precisely because you’re never there, and work has to be done, even at home: you learned from your mum that this is how things are, and women, as we know, even if they’re in the factory, sooner or later they have to come home and – who knows why? – it’s down to them to cook, clean, wash, iron, sweep, look after the kids and the sick, give birth once in a while and then start the whole rigmarole again from the top, with the difference that there’s now one more child. But you’re happy with your children and you thank God that he’s given them, and that they’re healthy and respectful. You hope only that they’ll understand what you’ve done for them, together with your husband. Because they are your strength, they have kept you keep striving on, without ever regretting it. “Right from the start Bruna was one of the most important people,” says Ernesto Cappon, for thirty-six years and eleven months a faithful worker at Galato’s. “She was almost always in the workshop. They lived more there than at home. She and Renzo were always together, always ready to lend a hand, understand your needs. When we were doing shifts or overtime to meet a deadline, you’d find them in the workshop at five in the morning, and you were amazed that el paròn himself was there too, you didn’t expect it.”
Premio Leon D’oro • 11 Ottobre 1981
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OGGI TODAY
Da Sinistra Alessandro, Antonella, Roberto, Renzo e Bruna
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VaCCHE gRaSSE, VaCCHE magRE, L’aNTONELLa FAT KINE, LEAN KINE. ANTONELLA. L’Antonella fissa l’estratto conto della banca. I numeri, di solito rassicuranti, oggi si profilano ostili sul foglio, come piccole smorfie, sgorbi beffardi, simboli minacciosi. Eppure l’amministrazione è sempre quella: dare, avere. L’Antonella lo ha imparato subito che i conti devono tornare, anche se, nella vita vera, dare e avere non si calcolano allo stesso modo. Nella vita vera c’è la mamma Bruna che la mattina lavora in officina e di pomeriggio carica il camion e va a fare consegne; nella vita vera c’è il papà Renzo, che mica le conta le ore che gli servono per trovare il dritto al problema di un cliente. “Tosati ghea femo?” questa è la domanda di Renzo ai meccanici in officina. Brava gente, che prima si preoccupa di finire il lavoro a regola d’arte, poi, forse, guarda l’orologio, ma è un orgoglio quando il pezzo ti viene bene e la soddisfazione, nella vita vera, conta tanto. Ma oggi la vita vera viene scossa da quel pezzo di carta, così leggero se lo paragoni alle macchine imponenti che i Galato producono nel vicino capannone. L’Antonella fissa lo sguardo attraverso il vetro che separa l’ufficio dall’officina e vede i tosati al lavoro. Sente un vuoto allo stomaco e rimette mano alla calcolatrice: non può essere, i conti devono tornare, sennò sono guai. Sennò la vita vera potrebbe non esi-
Antonella scrutinises the bank statement. The figures, usually reassuring, stand out hostile on the sheet today, like little grimaces, mocking scribbles, threatening symbols. Yet the administration has always been the same: pay, receive. Antonella learned early on that the books have to balance, although in real life giving and receiving are not calculated in the same way. In real life there’s her mum Bruna who’s in the workshop in the morning and in the afternoon loads the truck and goes out on delivery; in real life there’s her dad Renzo who doesn’t go counting the hours required to find the solution to a customer’s problem. “Tosati ghea femo?” is the question he asks the workshop mechanics. Good folk who worry first about finishing the job in a workmanlike manner and then, maybe, glancing at the clock. But you feel proud when the workpiece comes out well and, in real life, satisfaction counts for a lot. But real life today has been shaken by that piece of paper, so lightweight if compared to the imposing machines that the Galatos build in the nearby workshop. Antonella looks fixedly through the window that separates office and workshop, sees the tosati at work. She feels an emptiness in the pit of her stomach and her hand goes back to the calculator: it can’t be, the books have
stere più, spazzata via da un foglio di carta con dei numeri scritti sopra, spazzata via da un alito di vento nel quale aleggiano cifre che, per la prima volta, si rifiutano di stare in ordine. C’è un ordine nei conti, questa è la parte rassicurante, la parte buona: tu lavori, ti impegni, spendi, investi, ti indebiti, ma, se lavori sodo, poi le cifre si riallineano, si rimettono a posto e puoi prevedere come andrà il prossimo trimestre e calcolare entrate e uscite. Niente finanza creativa per i piccoli imprenditori, solo tanto lavoro onesto e il rispetto della parola data. Funziona così: ricevi le commesse, compri il materiale, cominci a lavorare, produci, consegni, poi ti pagano. A volte anche a centoventi giorni. Con quel denaro benedetto paghi gli operai - sempre loro per primi - poi le spese, le tasse, altri materiali, investi in nuove macchine, così ha fatto Renzo Galato, sin dall’inizio.
to balance, otherwise it’s trouble. Otherwise real life may no longer continue, swept away by a sheet of paper with figures written on it, swept away by a breath of wind in which numbers are hovering, refusing for the first time to stay in order. The accounts are orderly, that’s the reassuring part, the upside: you work, you commit yourself, you spend, invest, get into debt, but if you work hard then the figures step back into line and you can forecast how the next quarter will go, calculate income and outgoings. No creative accounting for a small business, just plenty of honest work and respect for promises made. It works like this: you get the job, buy the materials, start working, produce, deliver and then they pay you. Sometimes even four months later. With that blessed cash you pay the workers – them first and foremost – then your costs, taxes, other materials, and you in-
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Così, nel ’74, si è comprato un terreno, allagato da due metri d’acqua, che per poter completare il primo capannone su quei dodicimila metri quadrati ci sono voluti quattro anni, però nelle pause ci potevi pescare le carpe e i pesci gatto. Renzo lavorava, pagava e investiva, perché lui ci teneva a essere il primo a realizzare lavorazioni innovative: era stato il primo, Renzo Galato, a introdurre il centro di lavoro CNC, con le macchine a controllo numerico. Nel ’78 ce le avevano solo i Carraro e i Galato. Quanto c’era stato da imparare, una vera rivoluzione! E via a Genova, alla Elsag, Renzo con i suoi tosati, Vincenzo Boldrin e Renzo Tomasin, a frequentare il corso per apprendere a domare quella materia nuova. Vincenzo Boldrin se lo ricorda ancora dopo quarant’anni, come si erano sentiti smarriti. “Non avevamo le basi”, ricorda, “non capivamo niente e ci guardavamo preoccupati, ma ormai la macchina c’era e qualcuno doveva farsene carico. Ci sentivamo dei pionieri.”. Renzo Tomasin è giovane e l’entusiasmo di apprendere cose nuove lo aiuta. “Quando lavoravi manualmente vedevi fisicamente cosa facevi” - racconta - “con le macchine CNC, invece, non avevi più il controllo fisico, concreto, sul pezzo. Il tuo rapporto con la macchina diventava concettuale, dovevi impegnarti a capire come la macchina ragionava, ma quando tu e lei cominciavate a intendervi, allora erano soddisfazioni e arrivavano i risultati.”. All’epoca Vincenzo è il capo officina: ci perde diverse notti su quella macchina, poi va alla Berardi a imparare ancora. La fortuna
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vest in new machinery. That’s how Renzo Galato has done it right from the start. Thus in ’74 he bought a plot of land, but it lay under two metres of water. To finish building the first workshop on those twelve thousand square metres it took four years, but in the pauses you could go fishing for carp and catfish. Renzo worked, paid and invested, because he was keen on being the first to carry out innovative work processes: he was the first, Renzo Galato, to introduce the Computer Numerical Control work station (CNC). In ’78 only Carraro and Galato had them. What a heap there was to learn, an actual revolution! So off to Elsag in Genoa went Renzo with his tosati, Vincenzo Boldrin and Renzo Tomasin, to do a course on how to handle this new stuff. Forty years later Vincenzo Boldrin still remembers how lost they felt. “We didn’t have the basic knowledge,” he recalls, “we understood nothing and we looked at each another, quite worried. But at that point the machine was there and somebody had to take charge of it. We felt like pioneers.” Renzo Tomasin was young and his enthusiasm about learning new things was a great help to him. “When you worked manually, you physically saw what you were doing,” he recounts. “Whereas with the CNC machines you didn’t have any physical, concrete control over the workpiece. Your relationship with the machine became conceptual, you had to make the effort to understand how the machine reasoned. But once you started understanding each other, there were satisfactions and the results started coming in.” Vincenzo was workshop
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aiuta gli audaci, ma la caparbietà li sostiene e Vincenzo vince la sfida e riesce a programmare la macchina. Galato decolla, diventando l’unico terzista della zona in grado di effettuare lavorazioni personalizzate. Quanti ricordi, di sfide e di successi! Di amori e dolori, sofferenze che, se condivise, ti gravano di meno sulle spalle. Pensa a Stefano, l’Antonella. Stefano Zanon, il marito dell’Antonella entra a far parte dell’azienda prima ancora di sposarsi e apprende subito la regola di Renzo, che lo accoglie come dipendente oltre che come futuro genero. E’ la stessa regola che Renzo applica ai figli: prima si passa dall’officina, poi si vede. Stefano accetta, per amore. Gli amori eterni a volte esistono e hanno una qualità: ti fanno sopportare e accettare qualunque prova. Quando si incontrano per la prima volta, l’Antonella e Stefano hanno entrambi quattordici anni. Siamo agli inizi degli anni ’80: i volti delle persone nelle foto ricordo, ci guardano dalle kodak un po’ verdastre o dalle polaroid con il bordino bianco che incornicia l’immagine. L’Antonella è una ragazzina graziosa, con la timidezza goffa dell’adolescenza, che camuffa il suo carattere deciso. Fa da seconda mamma ai fratelli minori, a quattordici anni lavora già in regola, in ufficio dal papà e, finito il lavoro, frequenta le serali. Lei lo vede tutte le sere e tutti i pomeriggi, quel bel ragazzo alto e moro, con un sorriso da divo, che la guarda, ma non si avvicina e non le parla. L’Antonella passa da casa all’ufficio e lui è lì. Lei torna dall’ufficio a casa e lui è lì. La sera
boss at the time: he spent a good few nights on that machine, then he went to Berardi’s to learn more. Fortune favours the bold, but stubbornness keeps them going: Vincenzo came out on top and succeeded in programming the machine. Galato’s took off, becoming the only subcontractor in the area that could carry out customised work processes. How many memories, of challenges and successes! Of loves and pains, sufferings which, if shared, don’t weigh so heavily on you. Antonella thinks of Stefano. Stefano Zanon, her husband, joined the firm even before they got married, and he immediately learned the rule of Renzo, who welcomed him as an employee as well as future son-inlaw. The rule was the same one Renzo applied to his children: first you go into the workshop, and then we’ll see. Stefano accepted out of love.Eternal loves sometimes exist, and they have a certain quality: they help you put up with and accept any kind of trial. When they first met, Antonella and Stefano were both fourteen. It was the beginning of the eighties: the faces in the souvenir photos look out from the Kodak, somewhat greenish, or from the Polaroid with the white border that frames the image. Antonella is a pretty girl, with the awkward shyness of adolescence concealing her decisive character. She’s a second mother to her little brothers, and at fourteen she’s already legally employed in her dad’s office. After work she goes to evening classes. She sees him every evening and every afternoon, that tall, dark and handsome boy with a film star smile who looks at her but doe-
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i valori di Renzo e della Bruna li sente suoi: non mollare, tenere duro, lottare per ciò che ami... Stefano feels that Renzo and Bruna’s values are his own: don’t give up, hang in there, fight for what you love... l’Antonella va a scuola e, quando passa, lui è lì. All’andata. Forse anche al ritorno, ma lei cerca di non guardare, perché fa quasi buio e poi chi la sente, la mamma, se viene a sapere che si è fermata per strada, di notte, a parlare con un ragazzo sconosciuto? Le rare volte in cui non lo trova ci rimane un po’ male, perché lei, con l’intuito delle ragazzine che sono già donne, anche se ancora non lo sembrano, lei lo sa che lui le fa il filo. Stefano lavora. Certo che gli piacerebbe studiare, ma lo studio non tutti se lo possono permettere: se ti muore il papà ti metti a lavorare, è così che si fa. Vai in valigeria, come operaio, a costruire pelletterie e la sera a scuola, a studiar da ragioniere, che così poi magari lo trovi, un impiego, anche se sei intelligente e pronto e brillante e saresti perfetto per il liceo, ma il liceo è scuola da ricchi, da figli di papà, quelli che il papà ce l’hanno ancora e pure con i soldi ce lo devono avere, perché dopo il liceo non puoi che fare l’Università, sennò in mano ti resta un pezzo di carta che non ti serve e che te ne fai? Lo studio è un lusso che Stefano non si può permettere. I suoi orari combaciano con quelli di quella bella ra-
sn’t approach or talk. Antonella leaves home for the office and there he is. She comes home from the office and there he is. He’s there when she goes to school in the evening. Maybe on the way back from school too, but she tries not to look because it’s almost dark, and then what about mum if she got to hear that she’d stopped on the street at night to talk to an unknown boy? On the rare occasions when he isn’t there she’s a bit disappointed because, with the intuition of young girls who are already women though they don’t appear to be, she knows that he’s pursuing her. Stefano has a job. Of course he’d like to study, but not everyone can afford to: if your father dies, you get a job, that’s how it is. You go into the leather factory as an unskilled labourer and make leather goods, and then evening classes in bookkeeping so you might find an office job, even if you are intelligent and smart and brilliant, perfect high school material, but high school is for rich kids, children of wealthy fathers, those who still have fathers, and you must have money because after high school you have to go to university, otherwise you’re left with a piece of paper that’s no good for any-
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gazzina dal sorriso dolce e gentile. Lui non riesce a smettere di attenderla e guardarla. Lei lo sbircia, ogni tanto accenna un sorriso, perché quando Stefano sorride è contagioso e non puoi fare a meno di rispondere. Sorriso dopo sorriso, giorno dopo giorno, lui le fa un filo paziente e costante, come si usava una volta. E’ un ragazzo serio, Stefano, un lavoratore e Renzo Galato se lo prende in azienda. Gli fa fare il turnista, niente favoritismi, neanche se sei il futuro marito dell’Antonella, anzi forse per te la gavetta è anche un po’ più dura, perché devi dimostrare quello che vali. Nessuno gli regala nulla. Nessuno gli chiede di parlare delle sue passioni: le immersioni subacquee e la chitarra. Galato è l’universo della meccanica, di quello si parla, quello si respira. Stefano accetta la gavetta, è grato a Renzo per il lavoro, ma soprattutto per quella ragazza dagli occhi gentili, che gli sorride dal vetro dell’ufficio quando lo vede passare, in tuta, tra un turno e l’altro. I valori di Renzo e della Bruna, Stefano li sente suoi: non mollare, tenere duro, lottare per ciò che ami. E’ quello che fa lui, perché quel bel ragazzo - che se fosse nato ricco magari avrebbe fatto lo scientifico, oppure avrebbe anche potuto sfondare nel cinema - non ha grilli per la testa, ma tiene l’Antonella nel cuore. Sopporta molte situazioni delicate e difficili, ingoia l’orgoglio e apprezza la libertà di scegliere, che Renzo gli lascia. Quando nelle orecchie ti risuonano i rif di chitarra e il tuo elemento è il blu profondo e freddo dei fondali marini, fatichi a stare in mezzo al
thing. Study is a luxury that Stefano cannot afford. His hours coincide with those of that lovely girl with the sweet and graceful smile. He can’t stop waiting for her and looking at her. She glimpses him, now and then with the hint of a smile, because when Stefano smiles it’s contagious and you can’t help reciprocating. Smile after smile, day after day, he courts her patiently and constantly, as they used to do in days gone by. He’s a serious lad, Stefano, a worker, and Renzo Galato takes him on in the firm. Puts him on shift work, no favouritism, not even if you’re Antonella’s future husband, indeed maybe for you the climb up the ladder is a bit tougher, because you’ve got to prove your worth. You get nothing for nothing. Nobody asks him to talk about his passions: scuba diving and the guitar. Galato’s is the universe of mechanics, that’s what they talk and breathe. Stefano accepts the challenge, he’s grateful to Renzo for the job, but especially for that girl with the gentle eyes who smiles at him from the office window when she sees him pass by in his overalls, at change of shifts. Stefano feels that Renzo and Bruna’s values are his own: don’t give up, hang in there, fight for what you love. That’s what he’s doing, because this handsome boy – born rich he might have gone to the scientific high school, or made his name in films – isn’t going round with a head full of nonsense, he keeps Antonella in his heart. He tolerates a lot of delicate and tough situations, swallows his pride and appreciates the freedom of choice that Renzo leaves him. When guitar riffs sound in your ears and your element is the
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grasso e al frastuono delle macchine, dei torni, delle alesatrici. Stringi i denti per amore, resisti per rispetto, ti conquisti la fiducia degli altri con il lavoro, infine ti sposi e, nel 1993, nasce Riccardo. Mentre l’Antonella fluttua in un lieve altrove di perfetta compiutezza, Stefano sente che adesso la tenacia e lo sforzo avranno uno scopo maggiore: dare al figlio attenzione e amore; dargli la possibilità di apprendere, di scegliere. Insegnargli la gratitudine e il rispetto per questo lavoro che ci dà il pane quotidiano, amen. Stefano vince la sua sfida e diventa responsabile del Reparto Grandi Impianti, un settore in cui realizza macchine di cui può andar fiero, perché non è da tutti gestire macchinari di così imponenti dimensioni. Non si risparmia, Stefano, perché ama la collaborazione, la squadra, le sfide del mercato. Se gli chiedi qual è il momento più bello vissuto in azienda ti risponde che quel momento deve ancora arrivare, perché gli artisti e i sognatori vivono sempre un po’ sospesi tra un qui e un là, tesi verso infinite creazioni di là da venire. Qualche volta il fine ultimo lo cercano in fondo al mare, dove solo i più coraggiosi osano spingersi, mentre la musica li trascina oltre. Oltre, oltre. L’Antonella si rende conto che le dita si sono bloccate sui tasti della calcolatrice, mentre la mente corre via, indietro, agli anni di fatica e sacrifici della sua famiglia e di tutte le famiglie che, insieme ai Galato, hanno contribuito a costruire l’azienda che è l’orgoglio di suo papà. Poi corre in avanti, al momento in cui dovrà chiamare Renzo e dirgli che, stavolta,
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deep, cold blue of the sea, it’s hard to be there amid grease and the din of machinery, of lathes and borers. Out of love you clench your teeth, out of respect you bear up, you win the trust of others with your work. In the end you get married and, in 1993, Riccardo is born. While Antonella floats about in an elsewhere of perfect fulfilment, Stefano now feels that tenacity and effort have a greater purpose: to give his son care and love, give him the chance to learn, to choose; teach him gratitude and respect for this work that gives us our daily bread, amen. Stefano wins the challenge and becomes head of the Large Plant Department, a sector that creates machines he can be proud of, since not everybody is up to managing machinery of such imposing dimensions. He doesn’t spare himself, Stefano, because he loves collaboration, teamwork, market challenges. If you ask him what has been his greatest moment in the company he tells you that it’s still to happen, because artists and dreamers always live somewhat suspended between a here and a there, drawn towards infinite creations in the yet to come. Sometimes they seek the ultimate purpose in the depths of the sea, where only the most courageous dare to plunge, while music transports them beyond. Beyond, beyond. Antonella realises that her fingers are stuck on the calculator keys while her mind races away, back to the years of her family’s striving and sacrifices, and that of all the families who, together with the Galatos, have contributed to building up this firm that is her
i numeri ce li hanno contro. Ma l’Antonella ha appreso fin da piccola che la vita vera è ciò che conta: a quattordici anni quando è entrata in azienda, messa in regola come impiegata, ha dovuto fare i conti con la realtà e scegliere di andare a scuola di sera; in cinque anni precisi si è diplomata in ragioneria, perché lei, di contabilità e amministrazione ne sa più dei professori. Cresciuta a pane e bolle di accompagnamento, fatture e distinte, si destreggia con le banche e risponde al telefono. Negli anni a venire approfondirà le sue competenze in finanza e amministrazione, maturando con l’azienda; conseguirà un master a Ca’ Foscari, farà parte di Confindustria, diven-
father’s pride. Then it races forward to the moment when she’ll have to call Renzo and tell him that this time the figures are against them. But Antonella learned early on that real life is what counts: when she came into the firm at fourteen, legally employed as an office worker, she had to square the books with reality and choose to go to evening classes. In five years to the day she got her bookkeeping diploma, because as far as accounting and admin goes she knows more than the teachers. Growing up on bread and delivery notes, invoices and receipts, she deals with the banks and answers the phone. In the years to come she will extend her skills in finance and business administration, maturing
terà Presidente e Vicepresidente CONFAPI, ma adesso è qui, sospesa in un presente minaccioso, che va affrontato, anche se fa paura. Così le ha insegnato suo papà, che Galato è azienda e famiglia e che nei momenti difficili bisogna stare uniti e trovare le soluzioni. Perché una cosa è certa: Renzo Galato è un artista delle soluzioni e anche stavolta ce la farà. Non gli sembra vero, a Renzo, che stia succedendo proprio a lui. Da quando si è sposato e messo in proprio è andato bene, ha investito, espanso l’attività. Con le macchine CNC ha fatto un grande salto di qualità, il nome Galato ha cominciato a imporsi ed è iniziata l’avven-
with the company. Take a Master’s at Ca’ Foscari University, become part of the General Confederation of Italian Industry, Vice President and President of the Small-Medium Industries Confederation…. But here and now she is hanging in a threatening present that must be faced up to, even if it’s scary. That’s what her dad has taught her, that Galato means firm and family, and that in tough moments you have to stand united and find a way out. Because one thing is certain: Renzo Galato is an artist of solutions, and he’ll make it this time too. To Renzo it doesn’t seem true, that it’s happening to him of all people. Since marrying and
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tura più entusiasmante: nel 1980 il secondo centro di lavoro CNC gli permette di aggiudicarsi lavoro per Monteverde e persino per Carraro. I nomi dei clienti si fanno sempre più prestigiosi: Hurt, Main Group, Oto Trans, OM di Bari, Saimp, Pama, Gasparini, Salvagnini, Parpas, Nuova Pignone; è l’aristocrazia metalmeccanica a cercare Galato, che si è fatto la fama di un risolutore di problemi astrusi. Ma agli inizi degli anni ’90, la crisi che sconvolgerà il decennio successivo è annunciata da segnali che per gli addetti ai lavori possono essere evidenti, ma non appaiono tali alla gente comune, abituata a fare i conti con il quotidiano. Negli anni ’80 l’economia italiana sembra andare a gonfie vele. Nel 1987 l’Italia entra nello Sme (Sistema Monetario Europeo) e il Pil passa dai seicentodiciassette miliardi di dollari del 1986 ai milleduecentouno miliardi del 1991. Nel 1986 siamo all’apice per ricchezza prodotta, entrando a pieno titolo al quinto posto tra le nazioni del G6 e nel 1991 raggiungiamo un altro storico traguardo divenendo la quinta potenza industriale del pianeta e sfiorando il quarto posto nella classifica delle nazioni più ricche. E allora come si spiega la crisi? Gli economisti parlano del trattato per l’adozione della moneta unica entro la fine del decennio, firmato a Maastricht a fine 1991 e della successiva crisi valutaria del settembre 1992, quando i tassi di rendimento dei titoli di stato sul mercato monetario arrivarono quasi al quaranta per cento e ti dicono anche che la scintilla che fece scoppiare l’incendio fu il
setting up on his own it has gone well, he has invested and expanded his activities. The CNC machines were a great leap of quality, Galato began to make a name for itself and the most exciting adventure began: in 1980, with the second CNC work station, they got jobs from Monteverde and even from Carraro. The customers’ names grew increasingly prestigious: Hurt, Main Group, Oto Trans, OM of Bari, Saimp, Pama, Gasparini, Salvagnini, Parpas, Nuova Pignone; the engineering aristocracy came after Galato, which had gained fame as a solver of abstruse problems. But in the early nineties the crisis that would overturn the upcoming decade was preannounced by signs that may have been clear to the experts but did not appear so to ordinary people, accustomed to dealing with the everyday. In the eighties the Italian economy seemed to be going full steam ahead. In 1987 Italy entered the European Monetary System and the GDP rose from 617 million dollars in 1986 to 1.201 million in 1991. In 1986 we were at the peak of wealth produced, stepping with full honours into fifth place among the G6 nations, and in 1991 we reached another historic milestone by becoming the fifth industrial power on the planet and touching on fourth place in the classification of the wealthiest countries. So how to explain the crisis? Economists speak of the treaty for the adoption of a single currency by the end of the decade, signed late 1991 in Maastricht, and the subsequent currency crisis of September 1992 when the rates of return on government bonds in the
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referendum in Danimarca, in cui i cittadini danesi si pronunciarono contro la ratifica del trattato di Maastricht. Una scintilla accesa sul mare del Nord provocò un terremoto che scosse le certezze e la tranquillità di molte aziende e famiglie, qui in Italia. Gli eventi successivi li conosciamo e, col senno di poi, se ne possono cercare le cause e lambiccarsi il cervello su come lo si sarebbe potuto evitare. Sta di fatto che nel 2001 l’Italia uscirà dal G6. Renzo ignora il referendum danese, segue le notizie economiche per la parte che gli interessa: il mercato della meccanica, ma i numeri che l’Antonella gli mostra non sono una notizia, sono un fulmine. Mancati pagamenti per quasi il cinquanta per cento del fatturato. Al lavoro e alla famiglia Renzo ha dedicato tutto se stesso, anima e corpo: ha subito interventi a un rene, ha due by pass coronarici, ma ha sempre tenuto duro. Adesso si trova di fronte a un ostacolo insormontabile e al muro eretto dalle banche. Nel momento della difficoltà quattro banche su cinque gli sbattono la porta in faccia e chiedono il rientro immediato. Quando ti chiamano in ufficio sono problemi, si sa. Questo pensano gli operai, perché Renzo Galato in ufficio ci sta meno che può. A lui piace stare in officina, a provare a vedere se riesce fare i miracoli con i pezzi strani che gli chiedono i clienti. La soddisfazione di Renzo è lavorare per scommessa, come quella volta che gli hanno chiesto di fare un pezzo con una pie-
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money market reached almost forty per cent; and they also tell you that the spark that started the fire was the referendum in Denmark where the Danes came out against ratification of the Maastricht Treaty. A spark in the North Sea triggered an earthquake that shook the certainties and tranquillity of a great number of firms and families here in Italy. The subsequent events we know all about and, with hindsight, we might seek the causes and rack our brains about how it could have been avoided. The fact remains that Italy would exit G6 in 2001. Renzo was unaware of the Danish referendum, he read the business news that interested him: the mechanics market. But the figures Antonella showed him were not just news, they were a thunderbolt. Non-payment of almost fifty percent of their invoices. Renzo has dedicated all of himself, body and soul, to his work and family; he’s undergone kidney operations, has two heart bypasses, but he has always hung in there. Now he finds himself faced with an insurmountable obstacle and with a wall thrown up by the banks. In this moment of difficulty, four out of five banks have slammed the door in his face and demanded immediate settlements. As we know, when they call you into the office it means problems. This is what the workers are thinking, because Renzo Galato keeps out of the office as much as he can. He likes being in the workshop, to see whether he can work miracles with the strange pieces the customers demand. Renzo’s satisfaction is to work against the odds,
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gatura rotonda, un po’ come la quadratura del cerchio. “So che ti te si bon de farlo” gli aveva detto il responsabile ufficio acquisti del cliente e lo aveva presentato al suo titolare con orgoglio, dicendo “Questo xe a persona giusta par ‘sto lavoro”. Ci era riuscito, Renzo, impiegandoci tre mesi a spaccarsi il cervello sulla soluzione e a spellarsi le mani sul ferro, ma alla fine ce l’aveva fatta. Renzo sta in officina e in ufficio ci passa per vedere se ci sono novità, per farsi comunicare i conti dall’Antonella, cara l’Antonella! - molti operai se la ricordano bambina, in ufficio con la mamma, a fare i compiti - ma se ti chiamano in ufficio e non è giorno di paga, allora c’è qualcosa che non va, sennò le cose importanti si dicono in officina, vicino alle macchine, alle frese, ai torni, anche se devi gridare per il rumore, si resta lì, perché è lì che c’è da lavorare, è lì che si porta avanti l’azienda. Ai conti ci pensa l’Antonella, ma oggi l’Antonella ha il viso triste, lei che è sempre così gentile, che ha un sorriso per tutti. E Renzo, mamma mia, che faccia che ha, che sarà mai successo? Non sembra neanche arrabbiato, allora è grave, perché quando Renzo s’arrabbia è per i pezzi venuti male, per il tempo sprecato, per i soldi persi, ma allora grida e poi tutto torna a posto. Oggi no, oggi è serio, serio, ha la faccia scura, quasi sembra che gli venga da piangere. “Ragazzi, questo mese per i soldi dovete aspettare, perché sono in difficoltà”, va dritto al punto, Renzo, è uno sincero, non è di quelli che ti imbambolano con le parole, pane al pane, vino al vino. “Non ci hanno pagato una com-
like that time they asked him for a piece with a spherical bend, a bit like squaring the circle. “So che ti te si bon de farlo,” the customer’s buyer said, and proudly told his own boss that it was as good as done, “Questo xe a persona giusta par ‘sto lavoro”. It took Renzo three months of busting his brain for a solution and skinning his hands on the iron, but he did it in the end. Renzo sticks to the workshop, sometimes drops in to see Antonella about how the accounts are going, dear Antonella! – a lot of the workers remember her as a kid, doing her homework in the office with mamma – but when they call you into the office and it isn’t payday, well there’s something up, otherwise important things would just get said in the workshop, next to the machinery, the milling machines and the lathes, even if you have to shout above the noise, because that’s the place where the work gets done, that’s how the firm keeps on the move. As for the accounts, that’s down to Antonella, but today Antonella has a sad look, she who’s always so nice, with a smile for everybody. And Renzo, good Lord, look at the face on him, what the hell’s happened? He doesn’t even seem angry, which is bad, because when Renzo loses his rag it’s because a workpiece has come out bad, time wasted, money down the drain, but then he just bawls you out and everything goes back to normal. Not today, he looks grim, almost as if he wants to cry. “Boys, this month you’ll have to wait for your money, because I’m in trouble,” he goes straight to the point, Renzo, an honest man, not the kind
messa importante.”. Guarda negli occhi, uno ad uno, quelli sposati, e dice: “Tosati, voialtri che gavì fameja, se voì stare casa, cambiare, ve capisso… parché mi no so se qua riesso a ‘ndar vanti co l’azienda”. Silenzio. Renzo Tomasin si è sposato da poco, pensa che lì si trova bene, fa i conti di quante
that bewilders you with words, he calls a spade a spade. “They haven’t paid us for a big job.”. He looks them in the eye one by one, the married men, and says: “Tosati, voialtri che gavì fameja, se voì stare casa, cambiare, ve capisso… parché mi no so se qua riesso a ‘ndar vanti co l’azienda”.
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rate gli restano per pagare i mobili e la macchina, poi però gli pare impossibile, hanno appena comprato la macchina CNC nuova, il lavoro non è mai mancato, anzi a volte non riescono nemmeno a starci dietro, alle commesse. Vincenzo Boldrin non si dà pace, non è possibile che stia accadendo al signor Galato, lui è coraggioso, è ben visto dalle persone perché è un galantuomo, è uno di parola, ti stringe la mano e ti guarda con quegli occhi gentili e tu lo sai che non ti frega. Le banche lo hanno sempre aiutato perché ha capacità da imprenditore, anche se ha cominciato da operaio in uno scantinato: i direttori di banca hanno naso per queste robe qua, li riconoscono subito quelli seri, quelli che pagano i debiti e onorano gli impegni. E’ mai possibile che ci troviamo così, alla disperazione? Con tutte quelle idee innovative che ha Renzo, quel talento per la meccanica, quell’ostinazione per trovare l’incastro giusto in ogni situazione, come un ingranaggio ben rifinito, preciso. “No so se qua a dura” questo è il pensiero che assilla Ernesto Cappon, mentre si sente sommergere da una doccia fredda. La crisi si sentiva nell’aria, ma è dura adattarsi al meno quando ci si è abituati al più. Ha un mutuo da pagare, le scadenze di fine mese, sente il morso freddo della paura che gli stringe lo stomaco: la sua bambina ha un anno e i figli, più crescono, più costano. Stasera gliela darà questa brutta notizia, alla moglie, oppure no? Ma tanto lei lo capirà da sola, glielo leggerà in faccia, le donne hanno il sesto senso quando si tratta di sopravvivenza della
Silence. Renzo Tomasin got married a short time ago, he’s thinking how much he likes working there, he’s calculating the instalments left to pay on the furniture, the car… but then it seems impossible, they’ve just bought the new CNC machine, there’s never been a lack of work – what? – sometimes they can’t keep up with the jobs coming in. Vincenzo Boldrin is troubled, it isn’t possible that this is happening to Mr Galato, he’s courageous, other people look well on him because he’s a gentleman, a man of his word, he shakes hands and looks at you with those gentle eyes and you know he isn’t going to con you. The banks have always helped him out because he’s a good businessman, even if he started out as an unskilled worker in a basement: bank managers have a nose for all that stuff, they pick the serious ones out right away, the ones who pay their debts and honour their commitments. Can it really be that this is how we’re fixed, desperate? With all those brilliant ideas Renzo has, his mechanical talent, that insistence on finding the right interlock in every situation, like a well finished precision gear. “No so se qua a dura” is the thought that assails Ernesto Cappon, how long, feeling like he’s been drenched by a cold shower. You felt the crisis in the air, but it’s hard to adapt to less when you’re used to more. He’s got a mortgage to pay at the end of every month, he feels the cold bite of fear clenching his stomach: his daughter is one year old, and kids, the more they grow the more they cost. Will he tell his wife the bad news this evening? But she’ll guess it herself anyway, read it
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famiglia. Gli dispiace per Renzo, si rende conto che anche lui ha paura, che per lui è più difficile che per tutti loro. “Ragazzi siamo qui, cerchiamo di darci una mano. Io sto facendo il possibile.” conclude Renzo. I tosati si guardano, incerti. Nessuno parla. Nessuno resta a casa. Darsi una mano vuol dire credere che Renzo Galato ce la farà. La fiducia in lui è tanta. “Vedaremo, intanto stemo qua” azzarda per primo Renzo Tomasin e poi chi glielo spiega a casa, alle mamme e alle mogli il motivo per cui si molla un posto come quello da Galato per andare chissà dove? Mica ce ne sono tanti come lui, che pagano regolari e ti trattano come uno di famiglia. Perché nei posti piccoli funziona così, sarà anche una palla al piede avere tutti che si fanno gli affari tuoi, ma quando c’è bisogno di aiuto e di fiducia, il fatto che ci si conosce per nome, cognome e soprannome, fin da piccoli, ha il suo peso. Quando di uno conosci la famiglia, genitori, nonni e bisnonni, sai dove abita, chi ha sposato, quanti figli ha, come si chiama il suo cane, cosa coltiva nell’orto, per che squadra tiene, che il suo hobby della domenica è di andare a pesca, allora va’ là che ti puoi fidare. Se ci lavori gomito a gomito da anni, diventate un po’ fratelli e i fratelli mica li puoi mollare così, su due piedi, alla prima difficoltà. Giusto? In questa difficile congiuntura i primi ad andare a parlare con i clienti per recuperare cre-
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in his face, women have this sixth sense when it comes to survival of the family. He’s sorry for Renzo, realises that he too is afraid, that it’s tougher for him than for all of them. “We’re here boys, let’s try to give each other a hand. I’m doing everything possible,” Renzo concludes. The tosati look at one another, uncertain. Nobody speaks. Giving each other a hand means believing that Renzo Galato’s going to make it. There’s great faith in him. “Vedaremo, intanto stemo qua,” hazards Renzo Tomasin, first to speak, and then who’s going to explain it at home to mothers and wives, the reason for chucking a job at Galato’s to go God knows where? It’s not as if there’s a lot like him about, who pay regularly and treat you like family. Because in small places it works like this. It may be a ball and chain having everybody involved in your affairs, but when help and trust are called for, the fact that everyone has known each other by name, surname and nickname since childhood, well, that carries some weight. When you know someone’s family, parents, grandparents and great-grandparents, know where he lives, who he married, how many children he’s got, the name of his dog, what he grows in the garden, what team he supports, that his hobby is to go fishing on Sundays, well, if you can’t trust him…If you work side by side for years you become sort of brothers, and you don’t go dumping a brother like that at the first hurdle. Right? At this difficult juncture the first ones to go and
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diti sono l’Antonella e Vincenzo Boldrin. Subito dopo comincia il giro delle banche: una via crucis dall’esito scontato. Porte chiuse. Una sola banca su cinque risponde: la Cassa Rurale. Hanno una bella storia le casse rurali, perché nascono dalla concretezza della terra, nel XV° secolo, come “monti frumentari”, detti anche “monti granatici”, istituiti per distribuire ai contadini poveri, con l'obbligo di restituzione, il grano e l'orzo di cui avevano bisogno per seminare, evitando che si rivolgessero agli usurai o che, per bisogno, mangiassero anche ciò che conveniva riservare per la semina. Una parte delle eccedenze di magazzino veniva venduta e il ricavato utilizzato per prestare agli agricoltori, a un tasso del 5%, le somme per le spese del raccolto. A partire dagli ultimi decenni dell'ottocento i “monti frumentari” sono in parte sostituiti dalle casse rurali e dalle casse di risparmio. Le casse rurali, sostenute dal clero cattolico, sorgono per aiutare i contadini bisognosi. In seguito il sostrato socio-economico si trasforma, ma la cassa rurale resta vicina alla gente, concedendo crediti ai piccoli artigiani di buona volontà e poi alle piccole medie imprese. Quando Renzo comincia a lavorare per Carraro, conosce Silvano Sorgato, il direttore della Cassa Rurale che ha uno sportello proprio di fronte all’officina Carraro. Sorgato consiglia e segue Renzo nel suo lavoro e, negli anni ’80, nei momenti di alti e bassi finanziari, lo sprona a dividere il credito tra più clienti, in modo da frammentare il rischio di insoluti. Dopo una de-
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talk to the customers are Antonella and Vincenzo Boldrin. Immediately afterwards, the round of the banks begins: a Via Crucis with a foregone conclusion. Closed doors. Out of five banks, only one gives a response: the Cassa Rurale. The Cassa Rurale banks have a fine history, because they grew out of the solidity of the land, in the 15th century, as “wheat banks”, also known as “grain banks”, established to distribute to poor peasants – with obligation of repayment in kind – the wheat and barley they needed in order to sow the new crop, thus saving them from falling into the hands of moneylenders or, out of need, from eating the portion that ought to be kept back for sowing. Part of the granary surplus was sold and the profits utilised to lend money, at 5% interest, to cover the costs of harvesting. Over the last decades of the 19th century the “wheat banks” were partially replaced by the Cassa Rurale banks and Savings Banks. The former, backed by the Catholic clergy, came into being to assist needy peasants. Subsequently the socio-economic substratum was transformed, but the Cassa Rurale banks remained close to the people, extending credit to craftsmen of good will and later to small-medium businesses. When Renzo started working for Carraro he got to know Silvano Sorgato, the manager of the Cassa Rurale which had a branch right opposite the Carraro workshop. Sorgato advised and assisted Renzo in his work, and during the financial ups and downs of the eighties encouraged him to split credit among several customers in
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cina d’anni di attività comincia a concedergli un credito modesto: anticipo fatture, piccoli affidamenti, tratte che vengono scontate. Da Sorgato ci va Renzo in persona a raccontare cosa sta succedendo alla sua azienda. Ormai si conoscono da tempo: Sorgato conosce anche la famiglia di Renzo, a volte passa in azienda a dare qualche dritta all’Antonella, cerca di costruire un servizio adeguato alle esigenze del cliente; sa che i grossi clienti pagano Galato anche a centoventi giorni, ma sa che Renzo ha sempre avuto commesse perché crea prodotti di ottima qualità. Conosce i problemi delle officine meccaniche: le spese vive sono immediate, - manodopera, energia elettrica, affitti, mutui - perciò, se i clienti non pagano o pagano in ritardo, o chiudi o tieni duro, ma per tenere duro serve il credito, la fiducia delle banche. Del resto Renzo non ha mai comprato una nuova macchina senza prima chiedergli un parere e ha sempre agito con prudenza, anche se in modo intraprendente. “Silvano cossa fasso? Chiudo? Questi no me paga.”. Per la prima volta il direttore si trova di fronte un Renzo scosso, abbattuto, dubbioso. Gli altri istituti di credito gli hanno voltato le spalle. E’ la disperazione. Galato pensa soprattutto alle famiglie di quelli che lavorano con lui, perché è fatto così, la famiglia viene prima di tutto, anche quella degli altri. Anche perché quegli altri sono i suoi tosati e per lui e la Bruna i tosati sono famiglia. Silvano Sorgato è convinto che la miglior garanzia siano la bontà e la qua-
order to fragment the risk of payments outstanding. After Renzo had been in business for ten years or so the bank began to grant him modest facilities: advances on invoices due, limited lines of credit, time drafts. Renzo went in person to Sorgato and told him what was happening to the company. They had now known each other for some time: Sorgato also knew Renzo’s family, sometimes he dropped in to give Antonella a few tips, seeking to build up a service suited to customers’ requirements. He knew that the big customers paid Galato as late as four months from invoice date, but he also knew that Renzo always got work because he created top quality products. He knew the problems of mechanical engineering workshops: the out of pocket expenses are high – labour costs, electricity, rents, loans – so if the customer doesn’t pay or delays payment, well, you either close down or you hang in there. But to hang in there you need credit, a bank that trusts you. What’s more, Renzo has never purchased a new machine without asking advice, and though he acts in an enterprising way it is always with prudence. “Silvano cossa fasso? Chiudo? Questi no me paga.”. For the first time the bank manager finds himself facing a shaken, dejected and doubtful Renzo. The other banks have all turned their backs on him. It’s desperation. Galato is thinking above all about the families of those who work with him, because he’s made that way. Family before everything, including other people’s families. Also because those others are his
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lità umana delle persone, ma se ancora avesse avuto qualche dubbio, sarebbe stato fugato dal racconto di come nessun dipendente se ne sia andato via, malgrado la crisi, malgrado il mese di stipendio ritardato (uno solo), malgrado l’annuncio di Renzo che li invitava a cercarsi un posto altrove. Quando la nave affonda i topi scappano, ma la nave Galato, ai dipendenti sembra inaffondabile. Nessuno se ne va. Se la gente che ha bisogno di mantenere la famiglia resta, vuol dire che si fida. La decisione è presa: cominciano le azioni per concedere credito a Galato perché, come dice Silvano Sorgato, “la banca dava a chi se lo meritava.”. Anche molti fornitori dimostrano lealtà, anche se alcuni soffrono della crisi quanto Galato. Silvano Belluco, uno di loro, ricorda quegli anni difficili in cui il principale argomento di conversazione erano gli insoluti, ma con orgoglio dichiara “eravamo forti e tenaci e siamo ancora qui a raccontarla, anche se è stata dura. I pagamenti diventavano sempre più lunghi, ma noi ci davamoì una mano.”. Tra persone per bene che, come dice Belluco, ragionano “alla vecchia maniera”, una persona onesta la si aiuta. Fu così che Belluco non smise mai di rifornire Galato, forse per l’amicizia di lunga data, forse perché entrambi erano partiti dalla gavetta, forse in ricordo delle mangiate di pesce a Cortellazzo, dove Renzo aveva una casetta con una bilancia da pesca tesa sul Piave, su cui vigilava Richetto, cuoco pescatore e tuttofare, dove cucinarono la più bella
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tosati and for him and Bruna the tosati are family. Silvano Sorgato is convinced that the best guarantee is the decency and human quality of people, but if he’d harboured any further doubt it would have been dispelled by the story of how none of the employees had signed off. In spite of the crisis, in spite of the delay of one month’s wages (one only), in spite of Renzo’s suggestion that they find work elsewhere. Rats leave a sinking ship, but to the crew of the good ship Galato it was unsinkable. Nobody left. If people who have to support a family stayed on board, it meant they had faith. Decision made: the procedure for extending credit to Galato was set in motion because, as Silvano Sorgato put it, “the bank gave to the deserving.”. Many suppliers also showed their loyalty, even though they were suffering from the crisis as much as Galato. One of them, Silvano Belluco, recalls those difficult years when the main topic of conversation was payments outstanding, but he proudly declares: “we were strong and unshakable, and we’re still here to tell the tale, but it was tough. Payments took longer and longer to come through, but we gave each other a hand.”. Between decent folk who, as Belluco says, think “in the old way”, if a man’s honest you help him out. So Belluco never stopped supplying Galato, maybe due to their long friendship, maybe because they both started at the bottom. Or maybe in memory of the fish dinners at Cortellazzo, where Renzo had a cottage and a large fishing net strung out over the river Piave,
Con Onorevole Carlo Fracanzani
volpina che Silvano Belluco avesse mai mangiato - a detta sua un metro di volpina -, ma, si sa, alle dichiarazioni dei pescatori ci devi sempre mettere la tara. Redi Scheggiante, fornitore storico di macchine utensili, sin dagli anni ’80, è di poche parole “i Gaeato bea zente”, gente seria. Laddove altri avrebbero chiuso e riaperto altrove, o dichiarato fallimento evitando di pagare i dipendenti, Renzo Galato e i figli hanno fatto fronte da veri imprenditori, impiegando anni e anni per ripagare ciò di cui non erano colpevoli. “Di fronte a gente così bisogna togliersi il cappello: i figli hanno respirato aria di
all looked after by Richetto, cook, fisherman and handyman. There they had cooked the best grey mullet Silvano Belluco had ever eaten – a mullet over three feet long he said – but fishermen’s claims, as we know, should always be taken with a grain of salt. Redi Scheggiante, historic supplier of machine tools since the eighties, is a man of few words, “i Gaeato bea zente,” good people. Where others would have closed down and reopened elsewhere, or declared bankruptcy and avoided paying the employees, Renzo Galato and his family stood up to it like real entrepreneurs, taking years and years to pay for something that was no fault of their own.
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“ essere riuscito a pagare tutti i debiti, mantenendo il nome della famiglia Galato nell’azienda, perchè come la nostra aziendina ghe n’è poche in giro. “ “managing to pay all the debts, keeping the company name of Galato, because little firms like ours, well, ghe n’è poche in giro.”. Renzo Galato grande imprenditoria, nella semplicità. I xe bravi.”. Per Redi la continuità dell’azienda e i suoi valori dipendono sempre dal fondatore. Il passaggio generazionale avviene senza scosse, quando le radici sono salde e gli insegnamenti non vengono impartiti con le parole, ma con l’esempio: un conto è avere un padre che ti insegna il valore del lavoro, un conto è un papà che sta con te in officina a fare i turni, mentre la mamma fa le consegne. E’ gente che ti stringe la mano e ti guarda negli occhi per suggellare gli accordi; di loro ti puoi fidare, perché per quel tipo di gente là, la parola vale. Se oggi chiedi a Renzo quale sia la maggior soddisfazione della sua vita ti risponde con un guizzo di orgoglio negli occhi: “essere riuscito a pagare tutti i debiti, mantenendo il nome della famiglia Galato nell’azienda, perché come la nostra aziendina ghe n’è poche in giro.”.
“In the presence of people like that you’ve got to take your hat off: the children have breathed the air of great enterprise, in simplicity. I xe bravi.” In Redi’s view the continuity of a firm and its values always depends on the founder. The generational handover takes place smoothly when the roots are deep and when teaching is done not in words but by example: it’s one thing to have a father who teaches you the value of work, quite another when he’s with you there in the workshop, doing his shift while mum is out making deliveries. People that shake your hand and look you in the eye to close a deal. You can trust them, because with people like that their word means something. If you ask Renzo today about the greatest satisfaction in his life, he’ll answer with a darting of pride in his eye: “managing to pay all the debts, keeping the company name of Galato, because little firms like ours, well, ghe n’è poche in giro.”.
Da Sinistra: Alessandro, Roberto, Antonella
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La mECCaNiCa NEL DNa, aLESSaNDRO. MECHANICS IN THE DNA, ALESSANDRO. A Fiorella Bedin piace lavorare da Galato: è il suo primo impiego e, anche se a lei che ha diciassette anni, il commercialista che le insegna il lavoro e la signora Bruna mettono soggezione, in ufficio è spesso da sola e quindi la sua timidezza non viene messa alla prova. Il signor Renzo è gentile e alla mano, ma è il padrone, è lui che l’ha assunta, quindi le incute un po’ di timore. Fiorella è così, ha paura di tutto, di sbagliare, di scontentare qualcuno, anche se il titolare le ripete “non devi preoccuparti di niente, semo qua”. Lui si arrabbia solo con quelli che sbagliano i pezzi in officina, ma lei è brava e coscienziosa e le bollette non le sbaglia mica. Il signor Renzo e la signora Bruna sono sempre presenti in azienda, lavorano persino di domenica e in ufficio ci sono anche i tre bambini, che carini! Fiorella con loro si sente in famiglia e, quando Alessandro fa la Prima Comunione, si offre per fargli le bomboniere all’uncinetto. Lei ama lavorare con le mani e le fa piacere dare un piccolo contributo al giorno di festa di quel bimbo grazioso, sempre presente in ufficio e in officina. Alessandro se ne sta lì imbambolato. La mamma è andata via col camion e lo ha la-
Fiorella Bedin likes working at Galato’s: she’s seventeen and it’s her first job. Although she is somewhat awed by the accountant who is teaching her and by Mrs Bruna, she’s often alone in the office so her shyness isn’t put to the test. Mr Renzo is nice and easygoing, but he’s the boss, he’s the one who hired her, so he inspires a touch of fear. That’s how Fiorella is, afraid of everything, of making mistakes, of displeasing somebody, even if the boss is always saying “don’t worry about a thing, semo qua”. He only loses his temper when they mess up the pieces in the workshop, but she’s smart and conscientious and doesn’t mess up the paperwork, no way. Mr Renzo and Mrs Bruna are always around, they even work on Sundays, and the three sweet kids are often in the office. Fiorella feels part of the family with them, and when Alessandro is to receive his First Holy Communion she offers to crochet the party favours for him. She loves working with her hands and she’d like to make a small contribution to the celebrations for that cute kid who’s always in and out of the office and workshop. Alessandro is standing there bewildered. Mum has gone off in the truck and left him in the
sciato in officina, tanto lì è al sicuro. L’Antonella sì è rintanata in ufficio a giocare col telefono, ché quando c’è la mamma non si può sennò la sgrida; lui, invece, è uscito perché sente il fascino dell’officina e del piazzale antistante il capannone, dove c’è sempre gente e animazione, camion che vanno e vengono, persone indaffarate. Nessuno bada a quel bimbetto ipnotizzato dalla luce della saldatrice. C’è tanta eccitazione oggi, tipo come quando arrivano i parenti della mamma o viene il prete a benedire la casa. La gente si muove accanto a una
workshop, at least he’s safe there. Antonella is holed up in the office playing with the phone, because if her mum were around she’d get scolded. He went outside because he feels the fascination of the workshop and the yard in front of it, where there are always people and action, trucks coming and going, busy folk. No one bothers about that little kid hypnotised by the light of the welding gear. There’s a lot of excitement today, like when mum’s relations arrive or the priest comes to bless the house. People are milling around this great huge ma-
macchina grande grandissima e tutto intorno i meccanici si affannano a martellare e saldare. Alessandro è troppo piccolo per rendersi conto che l’Officina Galato Renzo ha appena vinto l’ennesima sfida: costruire una pressa per la Valigeria Roncato, così alta e grande e immensa, che dalla porta del capannone manco ci passa. A commessa completata servirà una gigantesca gru rosso scuro, montata vicino al capannone, per tirarla su dal tetto scoperchiato. Se no i xe mati no i voemo. Alla sera la Bruna gli dovrà mettere il collirio negli
chine and the mechanics are hammering and welding all over the place. Alessandro is too little to realise that Officina Galato Renzo has just won its umpteenth challenge: to build a press for the Roncato Leather Works, a thing so high and big and immense that it won’t pass through the workshop door. With the job completed they’ve had to remove the roof and hoist it out with a gigantic dark red crane set up nearby. Se no i xe mati no i voemo. In the evening Bruna had to put drops in his eyes, which were red and burning from staring at
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occhi rossi e brucianti per aver fissato la fiamma della saldatrice. Ma assistere a un prodigio val bene un po’ di bruciore. Alessandro, a sette anni non lo conosci ancora il motivo per cui preferisci stare in officina piuttosto che a casa, ma respirare la meccanica produce questo effetto inebriante. Il tuo primo ricordo sono le vacanze estive, quando, a scuola finalmente finita, il papà ti portava in azienda e ti lasciava correre su e giù con il muletto. Giallo, te lo ricordi benissimo. Eri l’invidia dei tuoi compagni, che al massimo avevano delle macchinine giocattolo, mentre tu dominavi il mondo da sopra un muletto con un vero motore. Già a otto anni lavoravi con passione a tagliare pezzi con un seghetto o su un trapano a colonna, creando piccole svasature sui cerchi in lega e ancora ricordi la piacevole sensazione di aver cambiato forma alla materia. A dodici anni lavavi i pezzi torniti e cominciavi a caricare i camion, ma il massimo era stare vicino a Vincenzo Boldrin, il capo officina, che per te era una figura mitica, capace di ordinare alle macchine qualunque ardita lavorazione. Era bello stare lì a vedere come programmava, perché tu avevi assistito al passaggio epocale dalle macchine tradizionali con leve e manici, alle macchine CNC, di cui dovevi conoscere il linguaggio per dominarle. Finita la scuola, tornavi a casa, trangugiavi il pranzo, veloce come un fulmine facevi i compiti e poi via, in officina. Mica servivano tanti giochi quand’eri bambino: un po’perché il denaro andava tenuto da conto,
that welding flame. But it’s well worth a bit of burning to witness such a wonder. At seven years old, Alessandro, you don’t yet know why you prefer the workshop over staying at home, but living and breathing mechanics does produce this inebriating effect. Your earliest memory is of the summer holidays when, with school over at last, dad took you to work and let you drive back and forth with the forklift. Yellow it was, you remember very well. You were the envy of all your friends who at the most had toy cars, while you dominated the world aboard a forklift truck with a real motor. Already at eight years old you were working enthusiastically at cutting pieces with a saw, or at a pillar drill creating tiny countersinks in alloy wheels, and you still recall the pleasant sensation of having changed the form of the material. At twelve you were washing the lathed pieces and were starting to load the truck, but the greatest thing was to stand close to the workshop boss Vincenzo Boldrin, whom you saw as a mythical figure capable of ordering the machines to do all kinds of bold work processes. It was fun to stand there and see how he programmed, because you had witnessed the epoch-making changeover from traditional machinery with levers and handles to the CNC machines whose language you had to know in order to dominate them. You used to come home from school, gulp down your lunch, do your homework in a flash and then off to the workshop.
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non si doveva sprecare, sennò chi la sentiva la mamma?, ma soprattutto perché la scatola di Lego o il meccano ricevuti in dono a Natale, tu li integravi con i pezzi di ferro dell’officina e ci costruivi macchinine, trenini con i vagoni in legno fatti di pezzi recuperati da vecchie imposte, sagome fantasiose legate con tranci di fili di ferro. Oggi, quando guardi tuo figlio Nicolò che si costruisce da solo la torre di controllo di Pawn Patrol, capisci che è inutile regalargli altri giochi e che il miglior regalo è quello di riuscire a tornare a casa presto per giocare con lui, perché anche lui è un Galato e, anche se adesso in officina i bambini non ci possono più entrare, si vede che la meccanica invece di respirarla, lui l’ha ereditata dai tuoi cromosomi. Ricordi bene gli anni ’90, in cui il papà ti aveva finalmente messo ad affiancare ufficialmente il capo officina, Vincenzo Boldrin, per imparare la programmazione delle macchine a controllo numerico, il grande salto evolutivo nel mondo della meccanica. Era giunto il tuo momento: da semplice spettatore stupito, eri diventato tu, quello che contribuiva a inventare e costruire congegni straordinari. Veder crescere la macchina, questa è la soddisfazione. Prima vederla con gli occhi del cliente, poi pensarla con la propria mente e creatività, disegnarla, schizzarla con il CAD, costruirla. La frase magica che ti dicevano in officina quando eri apprendista, “Vien vedare
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You didn’t need many toys when you were a kid: partly because money had to be looked after – no wasting or what would mum say? – but mainly because the Lego or Meccano you got at Christmas got mixed in your hands with bits of metal from the workshop, building little cars, trains with wooden carriages made from old shutters, imaginative templates tied with lengths of wire. Nowadays when you watch your son Nicolò building the Paw Patrol control tower by himself, you see that it’s useless buying him other toys and that the best gift you can make is to try and get home early enough to play with him, because he’s a Galato too and, although kids are no longer allowed in the workshop, you can see that instead of breathing mechanics he’s inherited it from your chromosomes. You remember the nineties clearly, when your dad at last put you officially with the workshop boss Vincenzo Boldrin to learn how to programme the numerical control machines, the great evolutionary leap into the world of mechanics. Your moment had arrived: from being a plain amazed spectator you became yourself, the one who contributed to inventing and building extraordinary devices. Seeing the machine grow, this is the satisfaction. Seeing it first through the customer’s eyes, then thinking it out in your own mind and with your own creativity, designing it, sketching it out with CAD, building it. The ma-
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“ avevo capito che erano persone competenti, ma con la giusta umiltà per un approccio positivo: il loro atteggiamento era <so fare il mio lavoro ma ho sempre qualcosa da imparare> ” “I’d grasped that they were competent people, but with the right humbleness for a positive approach: their attitude was, ‘I know my job, but there’s always something to learn’ ing. Ugo Lazzari
cossa te ghe fato”, ti è rimasta dentro e stimola la tua voglia continua di costruire macchine sempre migliori. Perché la nuova sfida è far crescere l’azienda, che grazie a Renzo ha superato tanti ostacoli e difficoltà. Per anni Galato ha costruito presse meccaniche di qualità superiore, che ora hanno perso mercato perché il laser abbatte i costi e la parte più costosa nelle presse sono proprio gli stampi: per renderle vantaggiose si devono usare solo per grandi serie. Sono state proprio le presse, per sempre legate al ricordo di tuo zio Oreste, il campo in cui hai ottenuto le prime soddisfazioni. Era stato lo zio il tuo maestro: ti aveva insegnato a conoscerle e costruirle, e poi a venderle. Ne avevi fatta di gavetta con lui, ma avevi imparato tanto e, quando purtroppo era mancato, ti eri sentito pronto. La prima pressa venduta in Val Trompia nel 2014, proprio a un
gical words they said to you in the workshop when you were an apprentice, “Vien vedare cossa te ghe fato”, has stayed with you and stimulates your ongoing desire to build increasingly better machines. Because the new challenge is to make the firm grow, now that thanks to Renzo it has overcome so many obstacles and difficulties. For years Galato has built superior quality mechanical presses, which have lost their market now because laser keeps costs down, and the most expensive part of presses are precisely the moulds: to make them profitable you have to do only big series. It was in the field of presses, exactly, always linked to the memory of your uncle Oreste, that you achieved your first satisfactions. Your uncle was your teacher: he taught you to know them and build them, and then to sell them. You cut your teeth with him, but you
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cliente dello zio, con una trattativa delicata condotta tutta da solo, non te la scorderai mai, perché nel bresciano prospera il gotha della meccanica italiana e riuscire a vendere a quelli bravi è un vanto: significa che hanno riconosciuto il tuo valore, quello che si costruisce nel tempo, con costanza; quello che ti porta a definire la tua identità di azienda. “Trova una nicchia di mercato!”, così ti dicono quando sei in difficoltà. Più facile a dirsi che a farsi, ma Galato ci ha fatto il callo a trovare soluzioni uniche e speciali. E quindi i Galato ora fanno macchine speciali, particolari, i Galato se le inventano proprio le macchine, perché lo sanno fare. Tutto speciale: dimensioni, corse, velocità, misure. Di standard non c’è nulla, perché lo standard viene a noia e la famiglia Galato con la meccanica ci si diverte e la produzione la fa tutta in azienda, cento per cento italiana. Adesso a chi chiede quanto costa una macchina, Renzo e Alessandro possono rispondere “prima dimmi che macchina vuoi e come la vuoi”. Tanto il catalogo non esiste. Sono i clienti che ti fanno crescere, con le loro richieste strambe, che a volte sembrano irrealizzabili. Ma Renzo Galato ha abituato i figli e i collaboratori a sentirsi chiedere da lui “cossa dito? femo?”, così come i clienti si sono abituati a sentirsi dire “si può fare”. Lo testimonia l’ingegner Ugo Lazzari, Direttore della Pama di Rovereto, produttrice di grandi macchine utensili, fresatrici e alesatrici. Il loro fu un incontro fortuito, avvenuto quando l’ingegner Lazzari lavorava presso un’altra azienda,
learned a lot, and when he sadly passed away you felt ready. The first press sold in Val Trompia, 2014, precisely to one of your uncle’s customers, with delicate negotiations you put through all on your own, you’ll never forget it, because the Brescia district is home to the cream of Italian mechanical engineering, and selling to those high fliers is something to brag about: it means they recognised your worth, what somebody builds up over the years with constancy; what leads you to define your company identity. “Find a niche market!” is what they say when you’re in trouble. Easier said than done, but Galato was used to finding unique and special solutions. So now the Galatos are making special machines, very special, they simply invent machines, because they know how to do it. Altogether special: sizes, machine strokes, speeds, measurements. There’s nothing standard at all, because standards get boring and the Galato family enjoys mechanical engineering. And production is all in-house, one hundred percent Italian. Now when someone asks how much a machine will cost, Renzo and Alessandro can say, “first tell me what machine you want and how you want it.” There’s no catalogue. It’s the customers that make you grow, with their outlandish requests which sometimes seem unrealisable. But Renzo Galato has accustomed his children and collaborators to hearing him ask, “cossa dito? femo?”, just as the customers are accustomed to hearing “can do”. This is borne out by engineer Ugo Lazzari,
che si avvaleva di Galato come fornitore. Avendone apprezzato le qualità umane e la competenza tecnica, introdusse Galato come fornitore di Pama. “Avevo capito che erano persone competenti, ma con la giusta umiltà per un approccio positivo: il loro atteggiamento era «so fare il mio lavoro, ma ho sempre qualcosa da imparare». Per Pama, che considera il fornitore come un partner dell’azienda questo è un aspetto fondamentale.”. Un fornitore che si fa carico dei problemi e compie azioni straor-
Head of Pama in Rovereto, a manufacturer of large machine tools, milling and boring machines. They met by chance when Lazzari was working for another company that used Galato as a supplier. Having appreciated his human qualities and technical ability, he introduced Galato to Pama as a supplier. “I’d grasped that they were competent people, but with the right humbleness for a positive approach: their attitude was, ‘I know my job, but there’s always something to learn’. For Pama, a company that
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dinarie in caso di imprevisti, aiuta il cliente a uscire da situazioni complicate, che potrebbero indebolire l’immagine stessa dell’azienda sul mercato. L’Ingegner Lazzari è una persona riflessiva e attenta, pondera con accuratezza ogni frase e soppesa le parole: è la meccanica a venirgli in aiuto quando cerca una definizione per descrivere Renzo Galato: “Renzo è una macchina utensile moderna, non altamente automatizzata. Necessita di un supporto per raggiungere un’alta produttività, ma è molto flessibile.”. E l’azienda? Risponde paragonandola ai migliori: “il giusto mix di competenza tecnica e flessibilità ce l’hanno solo alcune aziende, come quelle della zona del bresciano e del bergamasco, che lavorano in settori altamente competitivi. Quelle che, come Galato, hanno la meccanica nel DNA.” Roberto Zoccarato conosce Renzo dal 1980, da quando Galato era fornitore di Carraro, anzi tra i cinque o sei fornitori principali per fatturato e contenuto tecnologico. Galato era una garanzia: qualità nel suo caso voleva dire qualcosa di concreto, cioè niente difetti, nessun problema. La meccanica è un mondo preciso, in cui ogni ingranaggio deve collimare con precisione con gli altri componenti; un mondo in cui si deve prevenire l’imprevisto, scongiurare l’imprevedibile ed essere pronti a fronteggiare l’impensato inevitabile, pena il fallimento del progetto. Renzo Galato possedeva e possiede la rara dote di adattare macchine, attrezza-
sees the supplier as a business partner, this is a fundamental aspect.” A supplier that assumes responsibility for problem-solving, and takes extraordinary action when the unexpected happens, helps the customer out of complicated situations that could weaken its image on the market. Engineer Lazzari is a reflective and attentive person who carefully ponders every sentence, weighing his words: mechanics itself comes to his aid in seeking a way to describe Renzo Galato: “Renzo is a modern machine tool, not highly automated. He needs backup to achieve high productivity, but he’s very flexible.” And the firm? He replies, comparing it to the best: “only a few companies have the right blend of technical skill and flexibility, such as the ones in the Brescia and Bergamo areas which work in highly competitive sectors. The ones which, like Galato, have got mechanics in their DNA.” Roberto Zoccarato got to know Renzo in 1980, when Galato was supplying Carraro, indeed was one of the five or six main suppliers in terms of volume of business and technological content. Galato was a guarantee: quality in their case was a concrete thing, which is to say no defects, no problems. The world of mechanics is an exact one, where every mechanism must dovetail precisely with the other components; a world in which you must foresee the unexpected, forestall the unforeseeable and be ready to tackle the unplanned inevitable, on penalty of blowing the project.
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Poi galato affrontò i tempi duri con un nuovo approccio, costruendo macchine proprie e le cose cambiarono. Ciò che non cambiò fu la considerazione per il nome galato Then Galato’s faced the hard times with a new approach, building its own machines, and things changed. What did not change was consideration for the name Galato. ture, sistemi produttivi alle esigenze del cliente. Roberto ricorda che si sentiva un po’ in soggezione di fronte a questo mostro sacro della meccanica, che dava del “tu” persino al signor Carraro, soggezione che poi svaniva di fronte alla bonaria disponibilità di Renzo: “dimmi cosa ti serve, vedrai che in qualche modo ce la facciamo.”. Fino agli anni cupi della crisi, la realtà Galato in Carraro non la si è mai voluta perdere, perché sarebbe stato come perdere una risorsa. Poi Galato affrontò i tempi duri con un nuovo approccio, costruendo macchine proprie e le cose cambiarono. Ciò che non cambiò fu la considerazione per il nome Galato. Zoccarato racconta che, ancora oggi, anche le generazioni che non hanno conosciuto Renzo, ne citano il nome nei casi in cui, per esempio, si presenta un problema apparentemente ostico: “E adesso per risolverlo chi chiamiamo? Galato?”.
Renzo Galato possessed and possesses the rare gift of adapting machinery, equipment and production systems to the customer’s needs. Roberto recalls that he felt a bit in awe of that legendary figure of mechanical engineering who addressed even Mr Carraro with the familiar “tu”, but the awe disappeared in the face of Renzo’s good natured readiness: “tell me what you need, you’ll see that we’ll get there somehow.” Up until the dark years of the crisis, Carraro never wanted to lose the firm of Galato, because it would have been like losing a resource. Then Galato’s faced the hard times with a new approach, building its own machines, and things changed. What did not change was consideration for the name Galato. Zoccarato recounts that even today, the generations who never knew Renzo mention his name in cases, for example, when there is apparently tough troubleshooting to be done: “And who do we call in to sort it out? Galato?”
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La mECCaNiCa NEL CUORE, ROBERTO. MECHANICS IN THE HEART, ROBERTO. Nasci nel 1969, quando l’uomo sbarca per la prima volta sulla luna. Il ’68 sparge ancora i suoi echi ribelli e viene proclamata l’università di massa, mentre Beckett vince il Nobel per la letteratura. Sei il minore di tre fratelli, con cui condividi, oltre ai genitori, un’infanzia vissuta in officina, una vita semplice, fatta di corse nei campi, perché i capannoni degli anni ’60 ancora stentano a delineare la zona industriale, inframmezzati come sono, da campi di pannocchie e sorgo e fossati e canalette da irrigazione. Qualche filare di morari sopravvive e nelle aie i contadini ancora si ritrovano a sgaetare i bozzoli. Vive sospesa tra la campagna e l’officina, questa zona del padovano e i tosati che si ingegnano a costruire parti meccaniche per conto terzi nelle caneve e negli scantinati, a volte vengono sfrattati in autunno dalle tine del mosto, come succede a Renzo, tuo papà. Te lo ricordi sempre al lavoro, a fare pezzi, a inventare soluzioni; la mamma al trapanino elettrico e poi in quel camioncino, dove a volte ti faceva salire con l’Antonella e Alessandro e vi portava tutti a fare consegne, perché la mamma non vi poteva mica lasciare a casa, ma nemmeno poteva lasciare Renzo da solo a lavorare, perché di lavoro, grazie a Dio, par quei che gaveva voja de lavorare, ghe gera tanto, in
You were born in 1969, when man first set foot on the moon. 1968 was still scattering its rebellious echoes, and the mass university was proclaimed, while Beckett won the Nobel Prize for literature. You’re the youngest of three siblings, with whom you share not only parents but also a childhood lived in the workshop, a simple life made up of running in the fields, because the workshops of the sixties still hardly delineated an industrial estate, interspersed as they were by fields of maize and sorghum, irrigation ditches and canals. A few rows of morari trees survived, and in the threshing yards the peasants still gathered to sgaetare the cocoons of the silkworms that fed on them. You live suspended between countryside and workshop, between this part of the Padua area and the tosati who strive as subcontractors to build mechanical parts in caneve and in basements, sometimes getting evicted in autumn by wine vats, as happens to your dad Renzo. You remember him always working, making pieces, inventing solutions; your mum at the electric drill and then in that truck where she sometimes let you ride with Antonella and Alessandro, taking you all with her to make deliveries. Because she could hardly leave you at home, couldn’t even leave Renzo to work alone, be-
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quegli anni di boom economico. Quando compi cinque anni il terreno, costato sacrifici e comprato con firme e cambiali, è ancora una palude. Lì c’era una fornace, quella di Ferrarin. La mamma brontola che quel posto non è sano, ma a te quelle pozzanghere con dentro lucci, cavedani e pesci gatto sembrano un luna park. Mentre Renzo compra e porta il materiale di scarto del vecchio fabbricato di Grossoli e recupera terra e mattoni per arginare l’acqua che sgorga dal fondo delle pozze, a te tutta l’officina sembra un immenso parco giochi, fatto apposta per farti divertire. In questo reame, tu, Roberto, il minore, ne combini di tutti i colori: sei il più birichino, quello che spacca i vetri a pallonate e poi via di corsa ché se il papà ti prende el te siga, ma se te ciapa to mama i xe s-ciafoni che svoea. Ma chi ti tiene? Sei vivace e curioso. Da chi avrà preso questo puteo col morbìn, sempre di corsa, sempre pronto a cacciarsi in qualche guaio nel tentativo di provare a usare quegli affascinanti macchinari? Le norme sulla sicurezza sono di là da venire; ai tosati si dice “ste atenti a no farve mae” e ai bambini ci guardano un po’ tutti e poi ci pensa la Provvidenza, si sa. Nessuno si è mai fatto male sul serio da Galato, perché da Gaeato se sta atenti. Atenti a far ben el toco, che costa schei. Atenti a no butar via el fero che costa schei. Atenti al tempo, parché el tempo xe schei. Ma gli schei non sono la cosa più importante per Renzo: la sua ossessione xe lavorar ben, farghe onore al nome.
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cause di lavoro, grazie a Dio, par quei che gaveva voja de lavorare, ghe gera tanto, in those years of the economic boom. When you turn five the plot of land, bought with sacrifices, signatures and promissory notes, is still a swamp. There was a kiln there, belonged to Ferrarin. Mum grumbled that it wasn’t a healthy place, but those pools with pike, catfish and chub seemed like a funfair to you. As Renzo buys and brings home discarded material from the old Grossoli premises and recovers earth and bricks to dam the water that spouts from the bottom of the wells, the whole workshop looks to you like an immense play park, specially built for your amusement. In this kingdom you, Roberto, the youngest, get up to all sorts of tricks: you’re the most mischievous, the one who kicks his ball through windows and then runs for it. Because if dad catches you el te siga, but se te ciapa to mama i xe s-ciafoni che svoea. But who can hold you back? You’re lively and inquisitive. From whom do you get this puteo col morbìn, always on the go, always ready to get into trouble by trying to use those fascinating machines? The workplace safety regulations were still in the future; the tosati were told, “ste atenti a no farve mae” and as for the kids, well, everybody kept an eye on them somewhat and then, you know, leave it to Providence. Nobody ever got seriously hurt at Galato’s, because da Gaeato se sta atenti. Atenti a far ben el toco, che costa schei. Atenti a no butar via el fero che costa schei. Atenti al tempo, parché el tempo xe schei. But money,
Sei il più piccolo e a chi somigli? Forse al papà, sempre curioso di novità e innovazione, sempre a caccia di soluzioni che a quegli altri non passano proprio manco per la testa, sempre pronto a scommettere che quel pezzo si può fare. Sei il più piccolo e nasci esattamente nel momento del grande cambiamento. In officina entrano le macchine a controllo numerico, che fanno scuotere la testa a Vincenzo Boldrin, il capo officina. Ma ha la testa dura, Vincenzo, e non si arrende. La trasformazione è in atto e Renzo capisce che questo salto va fatto, adesso. Quando portano dentro la prima macchina CNC, il suo volume è così imponente che,
schei, isn’t the most important thing to Renzo: his obsession xe lavorar ben, farghe onore al nome. You’re the youngest, and who is it that you most resemble? Maybe your father, always curious about novelty and innovation, always on the lookout for solutions that don’t as much as occur to other people, always ready to bet that such and such a piece can be made. You’re the youngest and you were born exactly at the moment of the great change. The numerical control machines enter the workshop, causing the boss Vincenzo Boldrin to shake his head. But he’s a hard headed guy, Vincenzo, and he doe-
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per collocarla a dovere, bisogna predisporre un alloggiamento in calcestruzzo, che le dia stabilità, scavando una buca fonda due metri. Tu ti vuoi avvicinare per scoprire come funziona il mostro, perché mica sei un bambino qualunque, tu sei un Galato e la meccanica ce l’hai dentro. Ci sei nato in mezzo, lì ti senti a casa. Ti appassiona il modo in cui i disegni tecnici prendono vita, trasformandosi in macchine perfettamente funzionanti e capaci di rispondere esattamente allo scopo per cui sono state pensate. I bambini dovrebbero restare in ufficio, così dice la mamma, perché in officina è pericoloso, ma chi lo tiene Roberto? Sono più le volte che lo ritrovano nel cortile o in capannone, di quelle in cui se ne sta buono a fare i compiti in ufficio. Da piccolo in officina ci gioca: i pezzi meccanici diventano meravigliosi oggetti di cui scoprire il funzionamento. Il sogno di ogni bimbo curioso e vivace non è forse quello di spaccare il giocattolo per vedere come è fatto dentro? Comincia così a germogliare la voglia di costruire qualcosa di unico, per comprendere come ha ragionato quello che – prima di te - ha progettato macchine perfette, in cui ogni congegno ha uno scopo. Tutto è meccanica nel mondo fantastico di Roberto. Il corpo umano funziona proprio come quegli ingranaggi precisi e regolari. Basta che un piccolo dente si sposti e le ruote non girano più, basta un granello, un’impurità, a fermare la macchina, così come basta poco per distruggere l’equilibrio fragile e perfetto di un organismo. La regolare concatenazione di
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sn’t give up. Transformation is under way and Renzo grasps that this leap has to be made right now. When they bring in the first CNC machine, it’s so huge they have to build a housing in reinforced concrete to install it as it should be and give it stability, digging foundations to a depth of more than six feet. You want to get close up and see how the monster works, because you’re not just any old kid, you’re a Galato and you’ve got mechanics in you. You were born into it, you feel at home there. You get enthusiastic about the way technical drawings come to life, transforming into perfectly functioning machines that respond exactly to the purpose they were designed for. Kids should stay in the office, mum says, because the workshop’s dangerous, but who can hold Roberto back? He’s more often in the yard or workshop than in the office being a good lad and doing his homework. You play in the workshop: the mechanical pieces become marvellous objects whose function you can discover. Isn’t it perhaps the dream of every inquisitive and lively kid to break a toy to see how it’s made inside? Thus begins germination of the desire to build something unique, to understand the reasoning of those who – before your time – have designed perfect machinery in which every device has its purpose. In Roberto’s imaginative world everything is mechanics. The human body functions just like those precise and regular gears. Shift just one tooth and the wheels no longer turn; one grain of dirt, one impurity is enough to put the machine on downtime, just
Alessandro e Roberto
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congegni che si collegano uno all’altro senza soluzione di continuità, gli provoca le vertigini e lo trasporta nel vortice delle infinite potenzialità creative. Questo è un concetto che colpisce al cuore Roberto fin da bambino: le macchine sono fatte per il controllo, gli uomini per la creatività. E’ dagli uomini che Roberto impara il mestiere: dal papà, il suo modello, la persona per cui rinuncerebbe anche a giocare al pallone e rincorrere Pepe, il bastardino bianco e marrone, purché lo guardasse e gli dicesse “bravo!”, ma è ancora piccolo Roberto e Renzo deve star dietro ai tosati, che non sbaglino i pezzi, deve ascoltare la Bruna, che si lamenta delle troppe spese, deve badare ad Alessandro, che è cagionevole di salute, ma in officina ci vuole stare lo stesso, da mattina a sera. Roberto è un bambino allegro e vivace: corre via, prende a calci il pallone, va a curiosare in magazzino, a smucinare nei pezzi di scarto per costruirsi marchingegni cosmici, macchine fantastiche che lo porteranno in un mondo perfetto, dove i papà hanno sempre tanto tempo e le mamme non devono lavorare in fabbrica. Nel cuore si porta la meccanica, perché quella è l’eredità Galato e nessuno gliela può togliere, nemmeno quel lavoro che si prende tutto lo spazio e il tempo della sua famiglia. In officina ci sono altri uomini, veramente sono poco più che ragazzi, i tosati, come Vincenzo Boldrin, arrivato fresco fresco, cercato e assunto da Renzo, che da un amico meccanico ha sentito di questo ragazzino che al test atti-
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as very little is required to destroy the fragile and perfect equilibrium of an organism. The regular concatenation of mechanisms linked one to the other uninterruptedly makes him dizzy and transports him to the peak of infinite creative potentialities. There is a concept that struck Roberto deeply in childhood: machines are made for control, men for creativity. It’s from men that Roberto learns the trade: from dad, his model, the person for whom he’d even give up kicking a ball and running after Pepe, the brown and white mongrel, as long as dad would look at him and say “well done!” but Roberto’s still little and Renzo has to look to the tosati, make sure they don’t mess up the workpieces, has to listen to Bruna who complains about too much spending, has to look after Alessandro who, though his health is delicate, wants to stay in the workshop from morning till night. Roberto is a cheerful and lively kid: he runs off, kicks the ball, goes rummaging about in the warehouse, raking among the discarded pieces to build cosmic contraptions, fantastical machines that will take him to a perfect world where fathers have always got plenty of time and mothers don’t have to work in factories. He carries mechanics in his heart, because that’s the Galato inheritance and no one can take it away, not even that work which consumes all his family’s space and time. There are other men in the workshop, hardly more than boys really, the tosati, like Vincenzo Boldrin, who arrived fresher than fresh, sought out and hired by Renzo who’d heard from a friend about this
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tudinale nella stamperia di Mortise ha fatto “il capolavoro”: li chiamano così i pezzi perfetti, senza sbavature, privi di imperfezioni, piccole creazioni precise, di cui andare orgogliosi. Quando Roberto diventa finalmente disegnatore meccanico, sente che adesso può finalmente aspirare a padroneggiare il metallo, piegarlo, forgiarlo, dominarlo, facendo ragionare la macchina CNC secondo il suo volere. Renzo mette anche lui a fianco di Boldrin, il capo officina, come aveva fatto con Alessandro. All’epoca il capo officina montaggio è Dario Bortolato, anche lui giovane e vispo. Formano un bel terzetto in cui Roberto si sente a suo agio. Claudio Motteran, responsabile acquisti presso vari clienti storici di Galato, che ricorda molto bene gli anni bui della sofferenza per la crisi, il crollo delle vendite, la produzione rallentata, la paura, l’angoscia, ma anche la tenacia e la decisione ferma di non mollare, si rammenta anche dei tre figli, presenti in azienda fin da piccoli. Li ha visti crescere: i due maschi a lavorare al tornio e alle frese e l’Antonella al telefono, in ufficio. Mica a fare i padroncini, macché, Renzo ha le idee chiare sui figli: prima si passa in officina, si impara a lavorare, poi si vede cosa si va a fare. Se non ti conquisti il rispetto degli operai il fatto che te si el fiol del paròn non aiuta, anzi. Roberto, come i fratelli, è umile, anche questa è una dote di famiglia; è appassionato, impara in fretta. La meccanica
lad who did “the masterpiece” at the Mortise printers aptitude test: that’s the name they give to perfect workpieces without rough edges, without imperfections, precise little creations you can be proud of. When Roberto finally becomes a mechanical draughtsman he feels that at last he may aspire to mastering metal, bending it, forging it, dominating it by making the CNC machine work according to his wishes. Renzo puts him with Boldrin, the workshop boss, as he’d done with Alessandro. At the time the workshop assembly foreman is Dario Bortolato, another young and lively lad. They make a fine trio in which Roberto feels at his ease. Claudio Motteran, head buyer with various historic Galato customers, well remembers the dark years of suffering during the crisis, the drop in sales, the slowdown in production, the fear and anguish, but also the tenacity and the firm decision not to give up. He also remembers the three kids who’d been around the firm since infancy. He watched them growing up: the two boys working at the lathe and milling machines, and Antonella at the telephone, in the office. Certainly not playing the little masters, no way, because Renzo has clear ideas about his sons: first the workshop where you learn the trade, then we’ll see what you can do. If you don’t gain the respect of the workers, the fact that te si el fiol del paròn won’t help any, on the contrary. Roberto, like his siblings, is humble, another family quality this; he’s enthusiastic,
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“ So proprio contento de ti, me posso fidare”, quasi quasi a Roberto gli viene da piangere. “so’ proprio contento de ti, me posso fidare”, it practically brings tears to Roberto’ eyes.
nel cuore la porta sempre, ma il cuore, lo sappiamo, è un congegno delicato, forse il più potente e fragile di tutti. Pompa sangue e ossigeno, ci mantiene in vita, ma ferirlo è così facile. Se hai cuore, però, ti stanno a cuore le cose e le persone. Se hai cuore ti commuovi, funziona così questo muscolo potente, funziona che quando Vincenzo gli dice per la prima volta “so’ proprio contento de ti, me posso fidare”, quasi quasi a Roberto gli viene da piangere. Per fortuna che in officina c’è tutta quella polvere, così può grattarsi un occhio con la mano unta di grasso e poi scappare fuori dicendo che gli è entrato qualcosa, che va a vedere se gli riesce di lavarsela via. La dignità è salva, ma il cuore gli balza nel petto, colmo di soddisfazione e gioia. E’ nel cuore che Roberto si porta la meccanica. Là dove custodisce gli affetti: la moglie Michela, le figlie, Giada e Gloria. In azienda Roberto ha creato un piccolo cuore pulsante di passione: l’officina nell’officina.
learns fast. Always with mechanics in his heart, but the heart, as we know, is a delicate device, maybe the most powerful and fragile of all. It pumps blood and oxygen, keeps us alive, but it’s so easy to hurt it. If you’ve got heart, however, things and people are close to your heart. If you’ve got heart you are moved by things, that’s how this potent muscle functions; it functions so that when Vincenzo tells him for the first time “so’ proprio contento de ti, me posso fidare”, it practically brings tears to Roberto’ eyes. Luckily there’s all that dust in the workshop, so you can scratch an eye with your greasy hand and slip away saying there’s something got into it, you’re going to try washing it out. Dignity is preserved, but his heart is leaping in his breast, full of satisfaction and joy. It’s in his heart that Roberto carries mechanics. Where he keeps his affections: his wife Michela, his daughters Giada and Gloria. Roberto has created a small pulsating heart of enthusiasm within the firm: a workshop within the workshop. When he admits you to his pri-
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Quando ti ci fa entrare, nella sua officina privata, ti pare di entrare in una immacolata sala operatoria, forse anche in un sacrario, quei luoghi dove gli antichi sacerdoti e le vestali celebravano e onoravano benessere, bontà, bellezza, tramite simboli antichi come l’universo. Lì dentro ammiri la BSA, la Bianchi, la Triumph, le signore moto storiche, che fanno sospirare i cultori della perfezione meccanica. Roberto le cerca, le scova, le porta a casa arrugginite e si dedica, con pazienza, a riportarle allo splendore originale. Le ricostruisce completamente, come le produceva l’azienda all’epoca, in ogni dettaglio, dai singoli minuti ingranaggi fino agli adesivi, che va a rinvenire nei mercatini. Ora come allora, Roberto smucina e, dai suoi scavi, torna con piccoli tesori che solo chi subisce il fascino dei sistemi meccanici sa apprezzare. Roberto raggiunge gli obiettivi perché, quando segui il cuore, lui ti trascina dove la ragione ti consiglierebbe di non addentrarti. E’ in quelle regioni inesplorate che la creatività, a volte, vince anche sulla logica. E’ lì che i clienti di Galato trovano ciò che nelle altre officine gli viene detto che non si può fare: quello che ancora non esiste solo perché un meccanico ostinato non lo ha ancora inventato.
vate workshop you feel like you’re entering an immaculate operating theatre, maybe even a sacrarium, those places where ancient priests and vestal virgins celebrated and honoured wellbeing, goodness and beauty by means of symbols as ancient as the universe. In there you find the kings of historic motorbikes – BSA, Bianchi, Triumph – that elicit sighs from lovers of mechanical perfection. Roberto seeks them out, unearths them, brings them home all rusted up and patiently devotes himself to restoring them to their original splendour. He does a complete rebuild, just as the companies made them at the time, true in every detail, from the tiny individual gears right down to the decals which he searches out at street markets. Now as then, Roberto rummages around, and from his excavations brings home little treasures that are appreciated only by those who are subject to the fascination of mechanical systems. Roberto achieves his goals because when you follow your heart, it drags you where reason would advise you to keep away. It is in those unexplored regions that creativity may sometimes win even over logic. It is there that Galato’s customers find what other workshops tell you can’t be done: that which doesn’t exist, but only because some determined mechanic has yet to invent it.
Premio Adhoc Impresa â&#x20AC;¢ Anno 2015
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DOMANI TOMORROW
Da Sinistra • Alessandro • Katia • Michela • Roberto • Gloria • Giada • Stefano • Antonella • Riccardo Davanti • Nicolò • Renzo • Bruna
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iL faSCiNO SOTTiLE DELLa gENTiLEzza. aNTONiO faVaRETTO THE SUBTLE CHARM OF KINDNESS, ANTONIO FAvARETTO. Lo smartphone vibra nel taschino della giacca. Antonio lo guarda di sguincio, indeciso se rispondere o meno. Davanti a lui lo schermo del computer emana una tenue luce fredda. File di numeri, cifre, codici. Strano, pensa Antonio, si chiamano codici proprio come i codici miniati degli amanuensi, come i codici di Leonardo, il genio della meccanica, incompreso come tutti quelli che arrivano prima degli altri a pensare che qualcosa di incredibile possa essere realizzato. La gente li deride, ma loro tengono duro. Pensieri fulminei, affastellati uno sull’altro, pensieri che la mente veloce di Antonio partorisce rapida come una coniglia, pur di allontanarsi dalla noia mortale di compilare caselle e riquadri con numeri e lettere. Si annoia Antonio, ma il lavoro va fatto. Il telefono continua a vibrare. Sul display compaiono un nome e un cognome: Renzo Galato. Guarda un po’, tu pensi a Leonardo e ti chiama Galato. La figlia Antonella dice scherzando (ma mica troppo) che suo padre è il Michelangelo della meccanica, uno che inventa, che scolpisce dal ferro congegni mai immaginati. In un attimo il pollice di Antonio scrolla sul display. Manco il tempo di dire pronto o di fiatare: “Ciao Antonio,
The smartphone vibrates in his jacket pocket. Antonio looks at it aslant, wondering whether to answer. The computer screen in front of him emanates a cold tenuous light. Rows of numbers, figures, codes. Strange, thinks Antonio, they’re called codes, like the illuminated codices of the amanuenses, the Da Vinci code, Leonardo, the mechanical genius, misunderstood, like everybody who is first to think that something unbelievable can be realised. People deride them, but they stand firm. Lightning thoughts, tumbling one after the other, thoughts that Antonio’s rapid mind delivers as fast as a pregnant rabbit, anything to relieve the mortal boredom of filling in boxes and squares with numbers and letters. He gets fed up, Antonio, but the work has to be done. The phone keeps vibrating. A name and surname appear on the display: Renzo Galato. Lo and behold! You think of Leonardo and Galato calls you up. His daughter Antonella jokes (but not altogether) that her father is the Michelangelo of mechanics, someone who invents, who sculpts unimagined devices out of iron. In an instant Antonio’s thumb scrolls the display. Not even time to say hello or take a breath: “Ciao Antonio, so’ Renzo
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so’ Renzo Galato, come va? Ho bisogno di uno come te in azienda.”. Sempre piaciuti ad Antonio i tipi di poche parole e molte idee, quelli che non ti rubano il tempo, che quando si dice che una cosa va fatta non rispondono “stai tranquillo che la faccio”, ma la fanno. Risparmiano il fiato quei tipi lì, perché c’è da fare e il fiato serve per lavorare. Antonio si appoggia allo schienale della poltroncina, il più lontano possibile da quello schermo algido e si appresta ad ascoltare, anche se sa che Renzo al telefono è ancora più parco di parole che di persona. Detto fatto, fissano un incontro. Per il giorno successivo, ovvio. Chi ha tempo non aspetti tempo e Renzo Galato il tempo lo divora con la bulimica voracità di chi ha più idee in capo che ore per realizzarle. “El sol magna e ore.”. Perdere tempo è peccato mortale in Galato, perché, con le commesse, se non consegni in tempo paghi le penali e ti mangi il guadagno. E poi c’è l’onore del nome da difendere. Ha un bel nome quell’aziendina famigliare. Antonio la conosce da qualche anno, da quando nel 1998 lavorava come responsabile acquisti in un’azienda di Mirano. Quella volta, dopo aver cercato con cura i fornitori adatti per una commessa importante, ne aveva selezionato due, uno dei quali era Galato. Antonio aveva una sfida da vincere, delle lavorazioni particolari da realizzare. “Semo qua, queo che ghe xe da fare, femo.”, gli aveva detto Renzo. Anche in quell’occasione poche parole e molta azione. Da parte loro i Galato ci avrebbero messo tutto
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Galato, how’s it going? I need somebody like you at the firm.”. Antonio has always liked guys of few words and plenty ideas, non-timewasters, the kind who, when something needs to be done, don’t say “just leave it to me” but go and get it done. They save their breath that kind, because there’s work to be done and you need your breath for that. Antonio leans back in his seat, as far away as possible from that icy screen, and sets himself to listen, although he knows that Renzo on the phone is of even fewer words than in person. No sooner said than done. They fix a meeting, for the next day of course. No time like the present, and Renzo Galato devours time with the bulimic voracity of one who has more ideas in his head than hours to realise them. “El sol magna e ore.” It’s later than you think, and wasting time is a mortal sin at Galato’s, because if you don’t meet delivery deadlines there’s a penalty clause that eats up your profit margin. And then there’s the honour of the name to defend. That little family firm has a good name. Antonio has known them for some years, since 1998 when he was chief buyer for a company in Mirano. On that occasion, having carefully sought out suppliers for an important job, he had selected two, one of which was Galato. Antonio had a challenge on his hands, special work processes to be executed. “Semo qua, queo che ghe xe da fare, femo.”, Renzo told him. Again, few words and plenty action. On their part the Galatos, Renzo assured him, would put everything into it, all their knowhow. The point is that Renzo said these things
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ciò che potevano e conoscevano, così aveva garantito Renzo. Il punto è che Renzo queste cose te le diceva guardandoti con occhi limpidi e tu gli credevi. Ad Antonio era sembrata una buona premessa per avviare un rapporto di lavoro ed erano partiti. Fino a quel momento l’idea dominante nell’azienda in cui lavorava era che, esternalizzando le lavorazioni, nessuno sarebbe stato in grado di soddisfare le loro particolari esigenze. La certezza era che il materiale, una volta giunto a destinazione, sarebbe stato inadeguato: tempo perso, soldi buttati. Insomma ad Antonio avevano messo una bella sfida nel piatto e lui le sfide le trovava irresistibili. “Ti dimostro che se trovo i fornitori giusti funziona, ma dobbiamo aiutarli con informazioni puntuali.”, così si era imbarcato con Renzo Galato e aveva ben presto avuto la piacevole sorpresa di trovare in lui e nei suoi una precisione inappuntabile. Abituato com’era a ricevere disegni in cui i progettisti omettevano parti essenziali, scrivendo “a cura del montaggio” e scaricando su altri la responsabilità dell’esecuzione a regola d’arte, di colpo si ritrova con Renzo che lo chiama per dirgli “vegno là” e arriva all’appuntamento con il figlio Roberto, che lo capisci subito che per la meccanica gli batte il cuore. Investono tempo per capire, ascoltano, fanno domande. Persone curiose, ecco chi sono i Galato. Curiosi e puntigliosi. Pignoli nel lavoro, perché per loro la meccanica è quello che deve essere: una scienza esatta, la meravigliosa musica dei congegni che si muovono in armonia, senza dis-
while looking at you with clear eyes, and you believed him. To Antonio it seemed a good basis for a working relationship, so they set out. Up to then the dominant idea in the company he worked for was that in outsourcing the jobs, nobody would be capable of satisfying the company’s special needs. There was a certainty that the goods, once delivered, would turn out to be inadequate: time wasted, money thrown away. All in all they’d given Antonio a challenging task, and he found challenges irresistible. “I’ll show you: if I find the right suppliers, it’ll work. But we’ll have to help them out with precise information” . So he embarked with Renzo Galato and soon had the pleasant surprise of finding a faultless precision in him and his firm. Accustomed as he was to receiving drawings in which the designers omitted essential parts and wrote “to be dealt with by assemblers”, thus passing the buck for proper execution in a workmanlike manner, all at once he finds himself with Renzo who calls up to say “vegno là” and arrives at the appointment with his son Roberto who – you see at a glance – is crazy about mechanics. They devote time to understanding, they listen, ask questions. They’re inquiring people, these Galatos. Inquiring and punctilious. Meticulous in their work, because mechanics for them is what it should be: an exact science, the marvellous music of devices that move in harmony, without dissonances, without flaws, without imprecision. For Renzo Galato, solving a problem is the height of entertainment. Antonio almost suspects that if one day customers’ improbable
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“ Sento che el ze un po’ zo. Ghe xe calcossa che no va? Se posso essere d’aiuto...” “ Sento che el ze un po’ zo. Ghe xe calcossa che no va? If i can be of any help...” Renzo Galato sonanze, senza sbavature, senza imprecisioni. Per Renzo Galato risolvere un problema è il massimo divertimento, quasi quasi Antonio sospetta che, se un giorno le richieste improbabili dei clienti venissero a mancare, Renzo si ingegnerebbe a trovare altri marchingegni mai visti da progettare e costruire. Sennò si annoierebbe. Ecco che cosa hanno in comune di sicuro, lui e Renzo, detestano annoiarsi, amano gli stimoli, l’innovazione. La sfida era vinta. Per Antonio però era un periodo nero, si era mollato con la morosa e il suo tono di voce un po’ mesto non era sfuggito a Renzo. “Sento che el xe un po’ zo. Ghe xe calcossa che no va? Se posso essere d’aiuto…”. Sorpreso Antonio gli confida che si è lasciato con la morosa, perché con Renzo è così, lo senti che a lui interessa davvero come stai. “Par via de chea roba eà, trovemo anca a morosa.”, lo rincuora. Questo è Renzo: non sopporta di vedere gli altri infelici o scontenti; li vuole aggiustare, come un ingranaggio, perché tutto deve filare liscio, senza intoppi. Forse i cuori ammaccati non li sistemi con il tornio, ma capire che stai par-
demands were to cease, Renzo would do his utmost to find other unprecedented contrivances to design and build. Otherwise he’d get bored. That’s one thing they definitely have in common, Renzo and him, they detest being bored, they love stimulus, innovation. The challenge had been faced and won. For Antonio however it was a bleak period: he’d split up with his girlfriend and his slightly rueful tone of voice had not escaped Renzo. “Sento che el xe un po’ zo. Ghe xe calcossa che no va? If I can be of any help…”. Surprised, Antonio told him about the split-up, because that’s the way it is with Renzo, you feel that he really is interested in how you’re feeling. “Par via de chea roba eà, trovemo anca a morosa.”, which cheers him up. That’s Renzo, he can’t stand seeing other people unhappy or dissatisfied: he wants to fix them up, like a mechanism, because everything should run smoothly, without a hitch. Maybe you can’t fix bruised hearts with a lathe, but it does do you good to know that you’re talking with somebody who cares about you. They’d always kept in touch since that first encounter. Antonio moved
lando con una persona che ci tiene a te, un po’ di bene te lo lascia. Da quel primo incontro si sono sempre mantenuti in contatto. Antonio passa a un’altra azienda, fornitrice di Galato. Quando chiama Renzo per le conferme d’ordine, infallibilmente si sente dire “Dai, se te passi de qua, te me porti a roba e se saudemo.” e quando passa, ogni volta ci sono novità: “Semo drio fare questo e staltro. Ghemo comprà questo e staltro.”, Galato non si è fatto abbattere dagli insoluti e dalla crisi, non è uno che si lamenta; stringe i denti e cerca le soluzioni; che tutto si aggiusta, lo ha imparato in officina. Tutto si aggiusta se ci metti impegno. Il suo primo giorno in azienda Antonio se lo ri-
to another company, one of Galato’s suppliers. When he calls Renzo to confirm the orders he unfailingly hears “Dai, se te passi de qua, te me porti a roba e se saudemo,” and when Antonio does pass by there’s always something new: “Semo drio fare questo e staltro. Ghemo comprà questo e staltro.” Galato didn’t let himself be brought down by payments outstanding and the crisis, he’s not the kind to complain. He grits his teeth and seeks solutions. He learned in the workshop that everything can be fixed. Everything can be fixed if you make the effort. Antonio remembers well his first day at the firm. It was May and Renzo’s vegetable garden was a riot of abundance. Workshops and garden: the
corda bene. Era maggio, e l’orto di Renzo era un tripudio di abbondanza. Capannoni e orto: i primi sono il lavoro e la passione, il secondo è l’hobby di Renzo, perché che gusto c’è a stare in campagna se poi ti devi comprare la verdura? Ogni tanto Renzo sparisce nell’orto e torna con le sporte cariche di pomodori, cetrioli, sucoi, lattuga, che regala con generosità. A Renzo serve aiuto, qualcuno che segua l’ufficio acquisti, ma la vita di Antonio nel frattempo è cambiata e così le sue priorità. Ha due appuntamenti a cui non vuole mancare: il figlio che sta per nascere e, a settembre, il matrimonio. Per Renzo è normale, la famiglia viene prima, anche se la sua è così intrecciata al-
former are Renzo’s work and passion, the latter is his hobby, because what’s the sense of living in the country if you have to buy your own vegetables? Now and again Renzo disappears to the vegetable garden and comes back with carrier bags full of tomatoes, cucumbers, sucoi, lettuce, which he gives away generously. Renzo needs help now, someone to look after the buying department, but in the meantime Antonio’s life has changed and so have his priorities. There are two dates he doesn’t want to miss: the imminent birth of his son and, in September, his wedding. That’s normal for Renzo, the family comes first, even if his own is so interwoven with the firm as to seem like DNA helices. They
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l’azienda che sembrano le eliche di un DNA. Trovano l’accordo e Antonio entra in Galato. E’ un perito meccanico e l’aria che si respira qui gli è famigliare: con l’ufficio tecnico si dialoga, vedi il pezzo mentre viene costruito, lo vedi montato, hai la visione completa del progetto e, affiancando poi anche Alessandro sul fronte vendita, la soddisfazione è all’apice, perché porti a termine un compito nella globalità, ne percorri tutte le fasi. Per uno che viene da una famiglia in cui il fratello bazzicava nella meccanica e che a quindici anni ha scelto di diventare meccanico per macchine utensili è finalmente un lavoro che ha un senso. Antonio si sente il “figlio adottivo” di Renzo e qui lo sente forte l’orgoglio di quando la meccanica era il fulcro dell’economia veneta, se li ricorda gli anni d’oro dei Maschio e dei Carraro, quando i clienti ti chiedevano “per piacere” di evadere le loro richieste: era un mondo sicuro e ci si sentiva il timone dell’economia. Quei tempi ora sono lontani, offuscati dalle ombre di una crisi subdola che non è nemmeno più crisi perché sembra non finire mai. Dietro di sé lascia i capannoni dismessi, nelle cui crepe cresce la gramigna; sentieri disselciati portano alle piazzole che una volta pullulavano di camion. Tutto è cambiato, ma ci sono valori immutabili: l’affidabilità della parola data, la semplicità e, quando parli di Renzo Galato, c’è qualcosa che un buon sapore antico, che non si usa più, che è diventato raro e di cui Antonio subisce forte il fascino: la gentilezza.
come to an agreement and Antonio joins Galato’s. He’s qualified in mechanical engineering and here he breathes a familiar air: there’s dialogue with the technical department, you see the piece while it’s under construction, see it assembled, you have an overall view of the project. And then, backing up Alessandro on the sales front takes satisfaction to the heights, because you conclude a task in all its globality, following all the phases. For someone from a family in which his brother hung out in the world of mechanics and at fifteen became a machine tool mechanic, he feels that at last he has found a job with sense to it. Antonio feels himself to be Renzo’s “adopted son”, and here they still feel strongly that pride of the days when mechanics was the fulcrum of the Veneto economy, remember the golden years of Maschio and Carraro, when customers asked if you could “please” carry out their requests: it was a secure world, and you felt you were at the helm of the economy. Now those times are long gone, obfuscated by the shadows of an underhand crisis that is no longer even a crisis, because it appears to be endless. Leaving behind it disused workshops where weeds grow in the cracked walls; unpaved paths leading to the yards which once pullulated with trucks. Everything has changed, but there are immutable values: the reliability of a man’s word, simplicity. And when you speak of Renzo Galato, there’s something of a fine old flavour which is no longer current, which has become rare and for which Antonio feels a strong fascination: kindness.
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La DiNaSTia DELLa mECCaNiCa, igOR LOVaTO. THE MECHANIC DYNASTY, IGOR LOvATO. Igor arriva sul piazzale antistante il capannone dei Galato. La scuola è finita e lui si gode un po’ di tempo a bighellonare, anche se sa che non durerà, perché dalle nostre parti o si studia o si lavora, ma a casa con le mani in mano non ci si sta nemmeno malati. E’ venuto a prendere il fratello che lavora come meccanico da Galato. Lui Renzo lo conosce perché il prete di Reschigliano, che è amico di Galato, ogni tanto porta in gita i ragazzini dell’ACR a Cortellazzo, dove Renzo Galato ha una casetta di legno, alle foci del Piave, con una terrazzina, un camino per fare le grigliate e una rete a bilanciere. Un cuoco pescatore tira su la rete e via a grigliare trote e volpine, a far festa tutti insieme, come una famiglia. Mentre, assorto nel ricordo, risente quasi il profumo fumoso del pesce che si rosola, si sente chiamare da lontano, si scherma gli occhi dal riflesso del sole con la mano sinistra, pronto a porgere la destra al signor Renzo, perché è proprio lui che gli sta davanti e gli dice: “to fradeo lavora qua, quindi dove xe che te vol ndare a lavorare?” Igor resta un po’ interdetto, non se lo aspettava che fosse così facile trovare lavoro e poi così subito. Arriva anche Alessandro, il figlio mag-
Igor arrives at the yard in front of the Galato workshop. School’s over and he’s enjoying a bit of loafing about. Not that it will last, he knows, because down our way you either study or work, you don’t hang around at home twiddling your thumbs, not even if you’re ill. He’s come to meet his brother, a mechanic at Galato’s, and Renzo knows him because the priest of Reschigliano, Renzo’s friend, sometimes brought the kids of the Catholic Action Association (ACR) on trips to Cortellazzo, where Renzo has a little wooden cottage at the mouth of the Piave, with a veranda, a barbecue and a fishing net slung out over the river. There’s a fisherman-cook who casts the net and hauls in a catch of trout and grey-mullet, grilled and enjoyed together, celebrating just like a family. As he stands absorbed in the memory, almost smelling the smoky aroma of grilling fish, he hears his name being called from a distance, shields his eyes from the sun with his left hand and is ready to extend the right to Mr Renzo, because that’s who it is: “To fradeo lavora qua,” Renzo says, “quindi dove xe che te vol ndare a lavorare?” Igor is somewhat speechless, he didn’t expect to find a job so easily, or so quickly. Then his eldest son Alessandro comes along and this rather surreal interview
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Nelle officine venete la gente si recluta così: uno porta il vicino, l’amico parla con l’amico, il prete conosce il ragazzino più promettente uscito dalla professionale... This is how veneto workshops hire people: somebody brings along his neighbour, friends talk to friends, the priest knows the most promising kid from the technical school... giore, e quella specie di colloquio surreale si conclude con l’affermazione di Renzo: “Si tre fradei, do ga lavorà qua, quindi vien qua anca ti.”. Nelle officine venete la gente si recluta così: uno porta il vicino, l’amico parla con l’amico, il prete conosce il ragazzino più promettente uscito dalla professionale, mica con il massimo dei voti, no, che non è questo che conta, l’importante “xe chel gabia voja de lavorare e de imparar”, perché i paroni delle piccole aziende sono meccanici pure loro e lo sanno bene che a scuola si impara poco e niente e che quel poco non ti serve davvero davanti a un tornio o a una fresatrice. Qualcuno lo prendono perché è proprio speciale, è quello che ha fatto “il capolavoro”, la miglior prova attitudinale, un pezzo eseguito a regola d’arte; qualche altro se lo prendono perché la mamma del paron conosce la mamma del tosato e sa che la famiglia ha bisogno di uno stipendio in più, ché i soldi non bastano
comes to a close with Renzo’s declaration: “Si tre fradei, do ga lavorà qua, quindi vien qua anca ti”. This is how Veneto workshops hire people: somebody brings along his neighbour, friends talk to friends, the priest knows the most promising kid from the technical school, not exactly with top marks, no, that’s not what counts. The important thing “xe chel gabia voja de lavorare e de imparar”, because the paròni of the small firms are mechanics themselves and know that you learn little or nothing at school, and that the little you do learn is not much use to you at a lathe or a milling machine. Somebody is taken on maybe because he’s really special, has done “the masterpiece”, the best aptitude test, a workpiece executed with consummate craftsmanship; another is hired because the mamma of the paròn knows the mamma of the tosato and also knows that the family needs another wage coming in, because there’s never enough money. Still others are lured away from their
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mai; qualcuno lo portano via alle altre officine, ma quelli sono i meccanici finiti, quelli esperti, di serie A, quelli che li metti davanti alla macchina e non serve neanche che gli spieghi niente, ché tanto, al posto del sangue, nelle vene gli scorre l’olio lubrificante. E poi ci sono le dinastie, come i Galato: quattro figli maschi tutti meccanici, Oreste, Giovanni, Pierino e Renzo. E i figli di Renzo, meccanici; e qualche volta pure le donne in officina, come la Bruna, la moglie di Renzo, o la Rosetta, la moglie di Oreste, quella che ha dato il via ai primi lavori insieme a Renzo. Le dinastie piacciono a Renzo perché lo sa che quando in casa c’hai il pallino della meccanica è come una febbre. Ti viene la malattia di smontare e capire come funziona, il morbo di inventare, modificare, costruire, assemblare, mettere insieme pezzi. Sei contagiato dal DNA di famiglia e diventi virale. I Lovato li conosce, li ha già avuti in officina: sono brava gente, gente che lavora, che non ti fa perdere tempo e schei, gente preziosa da tenersi vicino. Nonno meccanico, papà meccanico, tre fratelli, tutti meccanici. La dinastia della meccanica è come un titolo nobiliare ereditario, vale molto ed è prestigiosa. Igor Lovato lo assumono così, seduta stante, sul piazzale, che quasi non se ne rende conto. La sua idea è quella di finire la scuola, quindi comincia al montaggio e ci resta per tre anni. A studi completati lo mettono per un anno alla sua prima macchina, una fresatrice manuale, perché ormai il tosato ha esperienza e poi, si
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current workshops, but these are time served mechanics, Class A, the ones you put in front of the machine without having to explain a thing, because what runs in their veins is lubricating oil. And then there are the dynasties, like the Galatos: four sons, all mechanics, Oreste, Giovanni, Pierino and Renzo. And Renzo’s sons, mechanics. And sometimes even women in the workshop, like Renzo’s wife Bruna or Oreste’s wife Rosetta, the one with whom Renzo created his first pieces. Renzo likes dynasties because he knows that when there’s the mechanical mania in a household it’s like a fever. You have the disorder of taking things apart to see how they function, you have a certain complaint that makes you invent, modify, construct, assemble, put pieces together. You’re infected by the family DNA and you become viral. Renzo knows the Lovato family, has already had them in the workshop. Good people, hard workers that don’t make you waste time and schei, precious folk to hang on to. Grandfather mechanic, father mechanic, three brothers all mechanics. The mechanics dynasty is like a hereditary title of nobility, it’s worth a lot and is prestigious. Igor Lovato gets hired like that, on the spot, there in the yard, almost without realising it. His idea is to finish school then start on assembly, and he remains there three years. When he has completed his studies they put him for a year on his first machine, a manual milling machine, because by this time the tosato has gained experience and then, you know, he comes from a dynasty. For a month he moves on to the nume-
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sa, viene da una dinastia. Per un mese passa al centro verticale a controllo numerico, poi diventa vice capo officina, programma le macchine, segue i collaudi. Ora il capo officina è lui, anzi è il responsabile delle lavorazioni meccaniche, si dice così, come un appellativo onorifico, ma capo officina è come lo chiamano gli operai: per i meccanici è “il capo” e a lui sembra che suoni meglio. Gli piace il suo lavoro, perché è vario. Più di mezza giornata in ufficio a fare i carichi macchina e compilare carte non ci resiste, perché poi i geni e i cromosomi della meccanica cominciano ad agitarsi dentro di lui e se non torna in officina gli sale un’irrequietezza da nomade. Appena torna davanti alla macchina gli viene la smania di vederla montata e la sera non andrebbe mai a casa perché il lavoro è bello concluderlo, vederlo finito, che funziona. Perché fino all’ultimo non puoi mai essere sicuro al cento per cento che funzionerà, anche se sei pulito e preciso nel lavoro. Il collaudo è la fase dell’adrenalina, quando, dopo aver cercato di rendere concreto il disegno, arrivi al momento della verità. E più il lavoro e difficile e richiede finiture precise, più è soddisfacente. Quando vede arrivare Renzo in officina Igor si preoccupa, perché quello è il segnale che qualcosa non va, anche se Renzo non sbraita: lui è lì per risolvere. Finché non ci trova il dritto tace, poi ti guarda negli occhi e ti dice: “non bisogna che succeda più, i problemi non devono esserci.”. Renzo gli ha fatto fare la gavetta, perché
rical control vertical machining centre, then becomes assistant workshop boss, programming the machines and supervising inspection tests. Now he himself is workshop boss, indeed he is head of mechanical work processes, that’s how they put it, like an honorific, but the workers call him the workshop boss: for the mechanics he’s just “the boss” and it sounds better to him. He likes his work because it’s varied. Half a day in the office to load the machines and fill out forms is as much as he can take, because then his genes and chromosomes become agitated inside and if he doesn’t get back to the workshop a nomadic restlessness comes over him. As soon as he’s back in front of the machine he has an urge to see it assembled, and he would never go home in the evening because it’s great to conclude a job, see it finished and working. Because right up to the last moment you can’t be one hundred percent sure that it will work, even if you are clean and precise in your work. The inspection test is the adrenalin phase when, after having tried to make the drawing concrete, you come to the moment of truth. And the harder the job, the more precision called for, the greater the satisfaction. When he sees Renzo arrive in the workshop Igor gets worried, because it’s a sign that something’s up, even though Renzo doesn’t go off the rails: he’s there to resolve things. Until he figures this out he says nothing, then he looks you in the eye and says: “it shouldn’t happen again, shouldn’t be any problems.”. Renzo made him start at the bottom, because that’s the only way
solo così si impara il lavoro e si possono gestire le squadre: Igor il valore di una squadra affiatata lo comprende, sennò mica tiferebbe per la Juve. E i menefreghisti proprio non li sopporta perché rallentano il lavoro, danneggiano tutti, infangano il buon nome dell’azienda e il buon nome, per le dinastie di meccanici, vale tanto.
to learn the job and be capable of handling teams: Igor understands the value of a closeknit team, wouldn’t be a Juventus supporter otherwise. And he really can’t stand the couldn’t-care-less brigade, because they slow down the work, damage everybody, discredit the good name of the firm. And a good name means a lot to the mechanic dynasties.
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LaVORaRE CON QUELLi BRaVi, LUCa faBBiaN. WORKING WITH THE SMART ONES, LUCA FABBIAN. E’ il 2005. Luca Fabbian arriva in azienda per incontrare Alessandro Galato. I Galato chi non li conosce a Reschigliano? E’ un’azienda che si è fatta una buona fama, gente onesta, che lavora sodo e paga regolare. El paròn, Renzo, è ancora in azienda, ma adesso ci sono i figli, l’Antonella in amministrazione, Alessandro alle vendite, Roberto alla produzione. Solo che qua i figli non sono mica padroncini che non sanno di cosa si parla, nossignore, i Galato hanno fatto le cose per bene. Con Renzo se vuoi stare in azienda devi fare la gavetta, non importa se sei suo figlio, genero o nipote. Prima ti fai le ossa, poi si vede. Sono brave persone, gente competente che conosce la meccanica perché ci è nata dentro. Così gli hanno detto, quando si è messo a cercare un’alternativa al posto dove sta. E’ una grossa azienda, quella che vuole lasciare, ma le cose cambiano e le persone anche, cambiano le esigenze e i bisogni e quello che ti basta quando sei uno sbarbato, da uomo non ti soddisfa più. Luca è un perito meccanico specializzato nella programmazione CAD / CAM, sa trasformare i disegni in una lingua che la macchina comprende ed esegue. Un lavoro che ha del magico, a metà tra l’interprete e l’informatico, un mediatore culturale della meccanica, che tramuta la crea-
It’s the year 2005. Luca Fabbian arrives at Galato’s to meet Alessandro. Is there anyone in Reschigliano who doesn’t know the Galato family? The firm has gained a reputation, honest people who work hard and pay on the nail. El paròn, Renzo, is still working, but now there are his children: Antonella in administration, Alessandro in sales and Roberto in production. The difference here is that they aren’t in any way little bosses who don’t know what they’re talking about – no sir! – the Galatos have done things the right way. With Renzo, if you want to join the firm you start at the bottom, no matter if you’re son or daughter, son-in-law or nephew. First you cut your teeth, then we’ll see. They’re good people, competent folk who know mechanics because they were born with it. That’s what they told Luca when he started looking for a change of job. He works for a big company, but things change, as people do. Your needs and requirements change, and what was fine for the boy no longer satisfies the man. Luca has qualifications in mechanical engineering and is specialised in CAD/CAM programming, knows how to transform drawings into a language that the machine understands and executes. A job that has something magical about it, halfway between interpreter and IT engineer,
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tività dell’uomo che disegna, in un codice certo e univoco, che non lascia adito a dubbi, perché le macchine, loro, sono precise, ma gli devi parlare con un linguaggio chiaro, perché mica te le fanno le domande per comprendere meglio qual è la consegna. Luca sa che non serve spiegare troppo nel dettaglio quello che fa, perché quelli che se ne intendono lo conoscono il suo lavoro; quello che interessa a chi lo assume è verificare quanto bravo e competente sia. Nelle aziende sanno anche che a scuola ti danno un’infarinatura e tu esci di là proprio come un pesciolino pronto per essere buttato in padella a friggere. Solo l’esperienza ti insegna i trucchi per dialogare con le macchine CNC. Alessandro gli spiega brevemente cosa fanno e già a Luca viene l’acquolina in bocca, perché questa azienda qui è l’aristocrazia della meccanica: loro fanno macchine speciali, nessun catalogo, niente di replicato. Alessandro gli dice che stanno spingendo sulle presse di formatura per i banchi frigo, una vera sfida, perché si deve ottenere una massa capace di contenere la forte pressione. Questi qui i clienti li ascoltano, pensa Luca, mentre Alessandro dichiara “i clienti ci fanno crescere”. Man mano che il colloquio prosegue si rende conto che Galato preferisce lavorare con clienti competenti, quelli che conoscono la materia. Lavorare con quelli bravi è una caratteristica di quelli bravi, quelli che accettano le sfide, che sono sicuri di come lavorano, che si prendono la responsabilità. Questi con i clienti ci parlano riflette Luca, che già vede le opportunità di ac-
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a cultural mediator of mechanics who transmutes the creativity of the designer into a precise and univocal code that leaves no room for doubt. Because machines, well, they’re precise but you have to speak to them in clear language, they don’t ask questions to doublecheck the instruction. Luca knows that there’s no point in going into detail about what he does, because those in the know are well up in it: what an employer is interested in is how good you are. Companies also know that at school they give you a smattering and when you leave you’re just like a fish ready to be tossed into the frying pan. Experience alone teaches you the tricks of dialoguing with CNC machines. Alessandro briefly explains what the firm does, and Luca’s mouth is already watering, because these guys are the aristocracy of mechanics: they make special machinery, no catalogue, nothing replicated. Alessandro tells him they’re currently going for refrigerator-aisle forming presses, a real challenge, because you have to obtain a mass capable of containing the high pressure. “These guys listen to their customers,” thinks Luca, as Alessandro is declaring that “the customers help us to grow”. He realises gradually as the interview proceeds that Galato prefers to work with competent customers, the ones who know the ropes. Working with the smart ones is a characteristic of smart people, the ones who accept challenges, who are sure of what they’re doing, who take on responsibility. These people talk with their customers, Luca reflects, already se-
crescere le sue competenze professionali. I colloqui però saranno due. Al successivo partecipano anche Roberto, responsabile della produzione e Renzo, el paròn. Sulla specializzazione e l’elevata qualità delle lavorazioni
eing the opportunities to broaden his professional skills. There is however a second interview, with the added participation of production head Roberto and Renzo, el paròn. As regards the specialisa-
Luca Fabbian non ha più dubbi e non vede l’ora di cominciare, ma Renzo gli chiede come mai se ne vuole andare dall’altra azienda. Gli sembra strano che uno se ne vada, perché l’azienda per lui è famiglia, ma accetta pacatamente la spiegazione di Luca. Poi comincia a
tion and high quality of the work processes, Luca Fabbian no longer has any doubts and he can’t wait to start, but Renzo asks him how come he wants to leave his present company. He finds it strange, because for him firm is family, but he quietly accepts Luca’s explanation.
raccontare cosa combinavano i figli quando erano piccoli e venivano lasciati da soli in casa: pare che Roberto si sia lanciato giù dal camino e che adorasse giocare a pallone nel piazzale dell’azienda. Ogni tanto qualche vetro saltava ed erano guai. Ricorda le mangiate in compagnia, con tutti gli operai o con i clienti, a Cortellazzo, in una sua casettina di legno in riva al Piave. Nel bel mezzo del fiume stava sospesa una rete a bilanciere, che quando la tiravi su conteneva ogni ben di Dio di pesce: si grigliava, si cantava, si rideva, si scherzava. Luca comincia a capire cosa significano l’azienda e la famiglia per Renzo Galato, anzi capisce che sono
Then he starts talking about what his kids used to get up to when they were left alone at home: it seems that Roberto jumped down from the mantelpiece and that he loved playing football in the yard outside the workshop. Now and again a window got smashed and there was hell to pay. He recalls memorable meals in the company of all the workers or with customers, in Cortellazzo, at his little wooden cottage on the bank of the Piave. There was a huge net hung out over the river, dropped down and then hauled up with a fine catch: grilled fish, singing, laughter, joking. Luca begins to understand what firm and family mean to Renzo
proprio un tutt’uno e questa sensazione gli piace. Dal 2006 Galato avrà un proprio Ufficio Tecnico interno. Luca Fabbian ne farà parte, ma ciò che conta è che è ancora qui. Da Galato non gli è venuto il desiderio di andarsene. Adesso, che ha una famiglia anche lui, capisce meglio cosa ha fatto Renzo. Vorrebbe pronunciare parole sorprendenti per stupirlo, per dimostrargli la sua gratitudine e comprensione, il suo apprezzamento, la sua stima. Alla fine sente che per un uomo di poche parole e molta concretezza, una parola sola può bastare: “grazie”.
Galato, indeed he grasps that they are one and the same whole, and the sensation pleases him. From 2006 Galato would have its own in-house Technical Department. Luca Fabbian would be part of it, but what counts is that he is still here, never had the desire to leave. Now, with a family of his own, he has a better understanding of what Renzo has done. He’d like to pronounce some marvellous words to amaze him, to show his gratitude and comprehension, his appreciation, his esteem. In the end he feels that for a man of few words and much pragmatism, one word may be enough: “thanks”.
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gRaVEmENTE maLaTi Di mECCaNiCa, DiEgO RaNiERO. SERIOUSLY ILL WITH MECHANICS, DIEGO RANIERO. Il virus della meccanica è altamente contagioso. Non si diffonde solo nelle famiglie, pare proprio che si propaghi anche nei paesi: nella provincia di Padova è tutto un proliferare di focolai letali. Ci sono le dinastie e poi ci sono i singoli, affetti anche loro dalla malattia. E ci sono le dinastie che non si conoscono tra loro, ma restano isolate per poco, perché quando si incontrano si riconoscono al volo. Roberto Galato gioca a calcio insieme a Diego Raniero, che quando lo vedi, con quell’aria seria e professionale, sembra un docente di ingegneria. Potrebbe anche esserlo perché la meccanica fa parte della sua vita. Quando a tredici, quattordici anni vai a fare il perito meccanico, ci vai perché ti ci manda la famiglia, che di questo figlio matto per i motori ne vuole fare un uomo con la testa a posto e solo il lavoro lo può sistemare. Tu hai quattordici anni e a scuola ci vai, perché a sensazione ti pare che potrebbe fare per te, visto che la parola magica “meccanico” c’entra, ma per te la meccanica significa “metterci le mani”. Su tutto. Nel piccolo laboratorio del papà, Diego non fa che smontare e rimontare i motori dei moto-
The mechanics virus is highly contagious. It spreads not only in families but apparently in geographical locations: in the Province of Padua there is a great proliferation of lethal hotbeds. There are dynasties, and then there are individuals, all affected by the disease. And there are dynasties who don’t know one another but seldom remain isolated for long, because when they meet there is instant mutual recognition. Roberto Galato plays football with Diego Raniero who, when you see him with that serious and professional air, looks like a lecturer in engineering. He could actually be one because mechanics is part of his life. When at the age of thirteen, fourteen you go off to train as a mechanical engineering expert, you go because your family sends you, aiming to make this son who is crazy about motorbikes into a man with his head screwed on: work is the only thing that will do. You’re fourteen and you go to this school because you have the sensation that it might be the thing for you, since the magic word “mechanic” has something to do with it, but for you mechanics means “hands on”. On everything. In his dad’s little workshop Diego does nothing
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rini. Anche Diego Raniero viene dalla dinastia di quelli che quando vedono un motore non lo possono lasciare tranquillo. Il bello dei motori smontati è che poi ti ci devi incaponire a rimontarli, sennò il motorino chi lo usa più? Non riuscire a rimontare significa non poter utilizzare, ammettere la sconfitta. Una volta capito come gli inventori di quei congegni li hanno assemblati e fatti funzionare, ti prende la furia di provarci tu, a costruire qualcosa. Per Diego una serie di macchinine messe insieme prendendo i pezzi qua e là sono il banco di prova, che culmina in un perfetto Go-Kart del 1988, a tutt’oggi funzionante, il suo orgoglio, amorevolmente costruito assemblando un telaio adattato da competizione modificato, montato su un motore da 175 cc., al quale ha cambiato le sospensioni. In effetti Diego Raniero potrebbe proprio essere un docente di ingegneria, perché di meccanica ne sa a pacchi. Solo che a lui piace progettare, ma anche costruire, perché ha contratto il virus della meccanica in forma grave. E’ così che Roberto Galato e Diego Raniero si riconoscono a prima vista, perché il virus glielo leggi in faccia a quelli contagiati: lo vedi nel tremolio delle palpebre quando passa una moto d’epoca, nell’attenzione concentrata con cui scrutano il telaio di un’auto storica, nell’interesse quasi morboso con cui analizzano i dettagli di una qualunque macchina, dal robot da cucina all’orologio a cucù, mentre cercano di controllare la fregola che li spingerebbe a impugnare cacciavite e pinze e a smontare tutto
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but assemble and dismantle moped engines. Diego Raniero too comes from a dynasty of those who can’t keep their hands off an engine whenever they see one. The beauty of dismantled engines is that you then have to dig your heels in and reassemble them, otherwise who’s going to ride the moped? Failure to reassemble means failure to ride, means admitting defeat. Once you’ve understood how the inventors of those contraptions assembled them and got them running, you’re dying to try it yourself, to build something. Diego’s testing ground was a series of little cars put together by collecting parts here and there, culminating in 1988 with a perfect Go-Kart which is still running today. His pride and joy, lovingly built by assembling a modified competition-adapted chassis, with a 175 cc engine whose suspension he altered. In effect, Diego Raniero could actually be an engineering lecturer, because he knows heaps about mechanics. It’s only that he likes not only designing but also building, because he’s caught a grave form of the mechanics virus. That’s how Roberto Galato and Diego Raniero recognised each other at first sight, because you can read the virus in the infected person’s face: you see it in the flickering of the eyelids when a vintage motorbike passes by, in the concentrated attention of the gaze on the chassis of some historic car, in the almost morbid interest with which any item of machinery is analysed in detail, from a kitchen mixer to a cuckoo clock, as they try to control the itch to take up screwdriver and pliers and dismantle everything, “just to understand”. And in any case they’re sure they’ll manage to put
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Diego ha un buon lavoro in una grande azienda e, benchè si stiano manifestando i segnali di una recrudescenza della crisi, non ha problemi, ma un po’ si annoia... Diego’s got a good job in a big company, and thought there are signs of a fresh outbreak of the crisis he has no problems, except that he gets a bit bored... “per capire”. Tanto, poi, sono sicuri che riescono a rimettere tutto a posto e a farlo funzionare di nuovo. Quando si incontrano e si rivelano la loro passione per la meccanica e la progettazione, Roberto pensa che Diego fa al caso suo e gliela butta là, un giorno, dopo l’allenamento. “Perché non vieni a fare il progettista da me in azienda?”. Diego ha un buon lavoro in una grande azienda e, benché si stiano manifestando i segnali di una recrudescenza della crisi, non ha problemi, ma un po’ si annoia. Ha esperienza in tanti settori: macchine da legno, macchine utensili, macchine da schiumatura. Ne sa a pacchi davvero, perché ogni settore ha la sua meccanica, ogni macchina la sua filosofia di progettazione, ma si annoia, Diego, perché lui c’ha il virus e gli piace progettare cose nuove, diverse, e con le presse, finora, non ci ha mai avuto a che fare.
everything back together and set it working again. When they meet and reveal their shared passion for mechanics and designing, Roberto thinks that Diego’s the man for the job, and he puts it to him one day after training. “Why don’t you come and design with me, in the firm?”. Diego’s got a good job in a big company, and though there are signs of a fresh outbreak of the crisis he has no problems, except that he gets a bit bored. He’s experienced in various sectors: machines for wood, machine tools, skimming machines. There’s little he doesn’t know, because each sector has its own mechanics, each machine its own design philosophy, but he does get bored, Diego, because he’s got the virus and he likes designing new and different things, and as for presses, he’s had nothing to do with them so far. He’d be applying his experience to a new field, there
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Ci sarà da applicare l’esperienza in un campo che non conosce, ci sarà da imparare. Decide di fare il cambio, proprio nel 2008, l’anno in cui la crisi torna a fare capolino. Galato ha una buona fama e la prospettiva di nuove esperienze è irresistibile. Non hanno nemmeno un catalogo da Galato, perché fanno solo macchine speciali, se le progettano di sana pianta, se le costruiscono da sé, al cento per cento e, una volta che hanno risolto un problema per un cliente, si presenta subito un altro cliente con qualche richiesta strana, apparentemente impossibile, perché ormai lo sanno tutti che, da Galato, sono le persone a inventare le macchine. Il colloquio con Renzo gli fa comprendere di avere di fronte un uomo di grande esperienza: tutto ciò che dice si capisce subito che lo ha toccato con mano e, quando con lui si parla di aspetti tecnici, ti dà riscontri specifici. Tu pronunci le parole e lui vede gli ingranaggi. “I problemi, quando arrivano, l’importante è riuscire a risolverli.”, dice Renzo. Sarà per questo che non si arrabbia quasi mai, perché mette tutta l’energia nella soluzione. La crisi morde duro, ma Galato sembra indenne. In realtà sta ancora pagando le vacche magre degli anni ’90, ma da quell’esperienza ha imparato a diversificare clienti e produzioni; si è creato un mercato così unico e speciale che pochi possono competere, anche se lui non abbassa mai la guardia. Niente cassa integrazione, perché la lezione è servita a diventare ancora più prudenti e cauti
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would be stuff to learn. He decides to make the change, in 2008 no less, the very year the crisis once more pokes its head out. Galato’s is well known and the prospect of new experiences is irresistible. They don’t even have a catalogue, because all they do is special machines, designed from scratch, built one hundred percent in-house. And as soon as they’ve solved a problem for one customer, up steps another with some odd, apparently impossible request. Because by this time everybody knows that at Galato’s it’s the people who invent the machines. At the interview with Renzo he realises he’s looking at a man of great experience: you grasp at once that everything he says comes from what he’s actually done, and when you talk technical with him, his responses are to the point. You say the words and he sees the mechanisms. “When problems come up, the important thing is managing to solve them.”, says Renzo. This must be why he hardly ever loses his temper, because all his energy goes towards the solution. The crisis hits hard, but Galato appears unscathed. In actual fact he’s still paying for the lean kine of the nineties, but he learned from that experience to diversify customers and production. He has created such a unique and special market that few can compete, although he never drops his guard. No laying off on unemployment benefit, because the lesson learnt has made him even more prudent and cautious in the management of money and resources.
nell’amministrare denaro e risorse. Diego si sente tranquillo e si può concentrare su quelle che ormai chiama le sue “creature”. Dal giugno del 2008, come responsabile dell’ufficio tecnico ne ha progettato il 90%. Digerisce anche la parte che gli piace meno, quella cartacea: il libretto di istruzioni, la distinta tecnica, cioè la lista della spesa dei componenti necessari per costruire la macchina. Contiene vita-morte-miracoli della macchina e segue una logica ferrea; serve, non lo si può negare, ma vuoi mettere l’ebbrezza di inventare qualcosa che non esiste? Trovare una soluzione mai trovata prima? Non è semplice lavorare così, da pionieri, esplorando territori ignoti, dove non sai cosa troverai, quali sorprese ti attendono. Quando arrivano i momenti di maggiore difficoltà Diego ferma il gioco. Torna indietro, rivede i passaggi, ripensa alla
Diego feels fine and can concentrate on what he now calls his “creatures”. Since June 2008, as head of the technical department, he has designed 90% of production. He even digests the part he likes least, paperwork: the instruction manual, the technical schedule, meaning a list of the components needed for building the machine and their prices. It contains the life-death-miracles of the machine and follows an iron logic. It’s undeniably useful, but do you want to compare it with the thrill of inventing something that didn’t exist before? Finding a solution never before found? It isn’t easy to work this way, as pioneers, exploring unknown territories where you don’t know what you’ll find, what surprises await you. When the toughest moments crop up, Diego puts the game on hold. Retraces his steps, reviews the passages, rethinks the dynamics of the compo-
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dinamica dei componenti, perché il fascino della meccanica è che è una scienza esatta: ogni elemento e ogni passaggio è concatenato all’altro, in un susseguirsi di conseguenze. Ogni passo compiuto ha un effetto, come nella vita. La meccanica è la quintessenza della responsabilità. Diego non cerca gratificazioni esterne, lavora per il piacere di inventare, per quel momento in cui la coscienza di aver creato una “macchina unica” – e funzionante - lo riempirà di soddisfazione. Quando lavori con Renzo i complimenti non li fa a te, li fa alla macchina: “senti che silenziosa…”: una pressa silenziosa è quasi un ossimoro; significa che tutto fila liscio, che gira per il verso giusto, che se la tocchi è stabile. Renzo Galato è di quelli con il chiodo fisso della meccanica, appartiene a quelle dinastie che si tramandano di padre in figlio l’orecchio e la sensibilità di sentire la vibrazione, di avvertire il rumore minimo, il ronzio di fondo, il tintinnio che ti allarma, perché vuol dire che qualche pezzo va per conto suo. Diego Raniero in Galato ci sta volentieri, perché con Roberto, Alessandro e con la squadra di esploratori che inventano le macchine condivide l’ammirazione per la precisione della meccanica e la gratitudine per Renzo, perché senza di lui - nessuno di loro sarebbe qui.
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nents, because the fascination of mechanics is that it’s an exact science: every element and each phase is linked to another in a succession of consequences. Each step taken has an effect, as in life. Mechanics is the quintessence of responsibility. Diego doesn’t seek gratification from outside, he works for the pleasure of inventing, for that moment when awareness of having created a “unique machine” – and a functioning one – will fill him with satisfaction. When you work with Renzo, he compliments not you but the machine: “hear how silent…”: a silent press is almost an oxymoron; it means that everything’s going smoothly, that everything’s spot on, that it’s stable if you touch it. Renzo Galato is one of those who are obsessed with mechanics, he belongs to those dynasties that hand down from father to son the ear and the sensitivity to detect vibrations, to notice the slightest noise, the drone in the background, the rattling that alarms you because it means that some piece is out of kilter. Diego Raniero is happy to stay at Galato’s: with Roberto, Alessandro and the team of explorers that invent the machines, he shares both an admiration for precision mechanics and a gratitude towards Renzo, because without him none of them would be here.
NON PER DOVERE, ma PER amORE, gLORia gaLaTO, RiCCaRDO zaNON E… PEPE. OUT OF LOvE, NOT DUTY, GLORIA GALATO, RICCARDO ZANON AND… PEPE. Quel bambino baldanzoso che spinge un tosaerba è Riccardo, figlio di Antonella Galato e Stefano Zanon, la terza generazione. Sono gli anni ’90 e sullo sfondo della foto si vede il portone del capannone principale perché, anche se le norme di sicurezza impediscono ormai ai bambini di scorrazzare in officina,
That bold little kid pushing a lawnmower is Riccardo, third generation, son of Antonella Galato and Stefano Zanon. The period is the nineties and in the background of the photo we see the door of the main workshop. Although by now the workplace safety laws prevent kids from running around in the workshop, there’s still a
fuori c’è pur sempre un mondo da esplorare: i camion che vengono caricati, il nonno Renzo che ti porta nell’orto, la nonna Bruna con le sue galline e Pepe, anzi Pepe Galato, perché quel meticcio bianco e marroncino il cognome di famiglia se lo è conquistato sul campo. Secondo Vincenzo Boldrin “no gera un can”, faceva parte della squadra, viveva in azienda, alla mattina presto era già in ufficio e poi passava a sovrintendere l’officina. Dormiva nel garage di casa e, anche se i tosati erano sempre pronti a passargli qualche fetta di salame o le croste di formaggio dei loro panini, lui iniziava la giornata attendendo Alessandro sulla porta. Perché Alessandro ogni giorno metteva via per lui una chicca vera, due bei biscotti, sottratti alla prima colazione,
whole world to explore outside: loaded trucks arriving, grandpa Renzo who takes you to his vegetable garden, grandma Bruna with her chickens, and Pepe, or rather Pepe Galato, because that brown and white mongrel gained the family surname for active service in the field. In the words of Vincenzo Boldrin, “no gera un can,” he was part of the team, lived on the premises. In the morning he was already in the office, and then he moved on to supervise the workshop. He slept in the Galato’s garage, and although the tosati were always willing to slip him a slice of salami or a piece of cheese rind from their sandwiches, he started his day by waiting at the door for Alessandro. Because every day Alessandro brought him a real treat, two biscuits saved from breakfast, welcomed
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che venivano accolti con un furioso scodinzolare scomposto, con cui Pepe agitava non solo la coda piumosa, ma tutto il posteriore. E se Alessandro era via, per una gita scolastica o per altri motivi, non aveva importanza, Pepe aspettava lo stesso. Poi comprendeva che per quel giorno i biscotti e il suo amato Alessandro non sarebbero arrivati e correva nel capannone. A pranzo e cena presenziava vigile, ma quieto, ai pasti in famiglia; gli piaceva stare in compagnia, ma la Bruna era inflessibile, non gli si doveva dare nulla da mangiare finché non era il suo turno e lui, paziente, si accucciava vicino alla sua ciotola, nella placida certezza che sarebbe stata riempita. Mica di cibo per cani, mai mangiato di quella roba: Pepe mangiava di tutto, onnivoro come un cristiano. A forza di stare in mezzo ai torni e alle frese, dal lunedì in poi la sua pelliccia bianca e bruno chiaro si scuriva, fino a culminare, il sabato, in una tinta uniforme che la Bruna chiamava “nero”. Era grigio scuro, in realtà, con chiazze più grasse e untuose sulle zampe; era un cane meccanico, Pepe, ma - non indossando il toni - gli si macchiava il pelo. Alessandro allora lo lavava, per conquistare il diritto di farlo entrare in casa per le feste comandate; persino in camera aveva il permesso di arrivare, dopo che la Bruna aveva ispezionato il suo grado di nitore, e chi non ha mai provato quanto sia emozionante farsi svegliare dall’amorevole umido naso di un cane che ti si infila nel letto, si è perso qualcosa di bello della vita. Quasi
with a furious and agitated wagging in which Pepe thrashed not only his bushy tail but his whole backside. And if Alessandro was away on a school trip or for other reasons, Pepe waited just the same. When he’d accepted that the biscuits and his beloved Alessandro weren’t coming that day, he would rush into the workshop. At lunchtime and dinnertime he presided, vigilant but calm, over the family meals. He liked company, but Bruna was inflexible about not feeding him until his turn came, so he lay patiently, curled up near his bowl, in the placid certainty that it would be filled. Not with dog food, mind you, he’d never been given that stuff: Pepe ate everything, omnivorous as a Christian. Due to spending his life from Monday onwards among lathes and milling machines, his white and lightbrown coat got darkened, culminating on Saturday in a uniform shade which Bruna called “black”. It was actually dark grey, with greasier and oilier patches on his paws. He was a dogmechanic, Pepe, but since he didn’t wear a toni his coat got stained. So Alessandro would wash him in order to be allowed to bring him into the house for religious holidays. He was even allowed into the bedroom, once Bruna had inspected his degree of cleanliness. And anyone who has never experienced the emotion of being awakened by the loving damp nose of a dog, as it slips into your bed, has missed one of life’s beautiful things. Pepe had an honoured career of almost twenty years in the firm, even suffering an accident at work
Nella bilancia Oreste e Renzo
vent’anni di onorata carriera in azienda si fece Pepe, riportando anche una ferita da incidente sul lavoro, perché una volta restò schiacciato tra il muro e il portone. Ne uscì vivo, ma gli restò il musetto rovinato. In quei vent’anni ebbe a che fare con le tre generazioni Galato. Su quel tosaerba, infatti, Riccardo ci ha caricato Pepe, evidentemente aduso a queste pratiche, perché per un bambino un tosaerba può diventare un carro per conquistare il mondo e un cagnolino bastardo, un condottiero. Riccardo Zanon con-
when he was crushed between the door and the wall. He came out of it alive but with his snout ruined. In those twenty years he had to do with three generations of Galatos. On that lawnmower, in fact, Riccardo rode Pepe around, the latter evidently accustomed to such practices. Because for a kid a lawnmower can become a tank to conquer the world and a little mongrel dog become a military leader. Riccardo Zanon with his cousin Gloria shares the family souvenirs, where the background is the shed, the workshop, the vegetable garden,
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divide con la cugina Gloria i ricordi di famiglia, che hanno per sfondo il capannone, l’officina, l’orto, la casa dei nonni e per contenuto la meccanica. In azienda c’erano macchine affascinanti e le moto, moto da cross, su cui farsi fotografare con la Gloria, quasi coetanea. Moto su cui azzardare qualche giretto del piazzale, con la complicità di nonni e zii, quando la mamma non vedeva, perché tra mamme e moto - si sa - non corre buon sangue. Ma a diciassette anni la moto arriva e, per chi ha la meccanica nel sangue, sulla moto ci si corre, ma anche la si smonta e rimonta, la si ripara, la si modifica e quando hai un’intera officina a disposizione e una squadra di esperti che ti consigliano, allora c’è poco da stupirsi che ti venga voglia di imboccare la stessa strada del nonno, degli zii, del papà. La vecchia regola di Renzo però non muta per nessuno: se sei un Galato, prima ti sporchi le mani in officina, poi si vede. Oggi Riccardo, appena laureato, è entrato in azienda, anzi in officina, nell’attesa di andare a scoprire altre realtà produttive per imparare, anche all’estero. Non ha ereditato solo il pallino della meccanica, però: con il papà condivide la passione per il diving e l’attività subacquea, con il nonno la convinzione che gli affari si fanno a tavola. Si è sentito raccontare per anni dai clienti di nonno Renzo quanto era bello ritrovarsi in casetta a Cortellazzo, a fare grigliate con il pescato della rete a bilancia sospesa
their grandparents’ house, and where the contents consist of mechanical engineering. There were fascinating machines and motorbikes on the premises, motocross bikes on which you could be photographed with Gloria, who is almost the same age. Bikes for hazarding a brief spin around the yard, with the complicity of grandparents, uncles and aunts, but not when mamma could see, because it’s well known that there’s bad blood between mothers and motorbikes. But at seventeen the motorbike arrives and, if you’ve got mechanics in your blood, on the motorbike you go. But you also dismantle and reassemble it, repair it, customise it, and when you have a whole workshop available and a team of experts to advise you, then it’s no surprise that you have a mind to take the same road as your grandfather, your uncles, your dad. Renzo’s old rule, however, doesn’t change for anybody: if you’re a Galato, first you get your hands dirty in the workshop, then we’ll see. Riccardo, just graduated, has now entered the firm, the workshop rather, while waiting to discover other production situations at home and abroad where he can go to learn more. But he didn’t just inherit the mechanics obsession: with his dad he shares a passion for scuba diving and underwater activities, and with his granddad the conviction that business is done at table. For years he has heard Renzo’s customers recalling how fine it was to meet at the little cottage in Cortellazzo, to eat grilled fish caught with the net hung out over
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C’è tanto da imparare, ma le idee sono precise: prima di tutto è importante stare bene, così nulla sarà fatto per obbligo, ma per piacere There’s a lot to be learnt, but his ideas are precise: first and foremost wellbeing, so that nothing is done out of obligation but rather for pleasure sul Piave. Gli piace cucinare e stare insieme alle persone, perché è con le persone che formi la squadra, che costruisci l’azienda, che la fai crescere e prosperare. E’ fondamentale saper comunicare con tutti, con semplicità e attenzione. Tra i suoi ricordi più belli, infatti, annovera una Festa del Redentore a Venezia, tutti insieme, organizzata da nonno Renzo. Quando questa dimensione di famiglia e azienda mescolate, te la propongono con il latte materno, diventa parte di te e il lavoro fa parte delle infinite esperienze di vita per cui essere grati. Non hai patito sacrifici e rinunce come i nonni e i genitori, ma ti hanno insegnato il valore del denaro e del tempo, anche se sul tempo mica siamo troppo bravi, noi Veneti. Lavorare tanto non è il massimo, Riccardo questo lo ha ben chiaro: l’importante è lavorare con organizzazione e metodo, sennò si diventa schiavi del lavoro, mentre la tecnologia esiste per migliorare la qualità di vita. C’è tanto da
the river Piave. He likes cooking and being in company, because it is with people that you form a team, that you build up the firm, it’s people that make it grow and prosper. It is fundamental to know how to communicate with everybody, with simplicity and attention. Among his best memories in fact he cites one Festa del Redentore in Venice, all of them together, organised by grandpa Renzo. When this blended firm and family dimension is served up with your mother’s milk, it becomes a part of you and work becomes part of the infinite life experiences to be grateful for. You didn’t suffer from sacrifices and renunciation like your parents and grandparents, but they’ve taught you the value of money and time, even if we Veneto folk aren’t exactly sticklers about time. Riccardo has it clear in his mind that working a lot isn’t the highest priority: the main thing is to work with organisation and method, otherwise you become a slave to it, whereas technology exists to im-
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imparare, ma le idee sono precise: prima di tutto è importante stare bene, così nulla sarà fatto per obbligo, ma per piacere. Renzo se lo guarda con orgoglio questo nipote, il primo entrato in azienda, quello che sembra aver compreso che lui, il nonno, tutto questo lo ha fatto per i figli e i nipoti e per tutti quelli di là da venire, che non conoscerà, ma ci tiene che lo sappiano anche loro che tutti gli sforzi, lui e la Bruna e l’Antonella, Alessandro e Roberto, li hanno fatti per questo: per la famiglia, che viene prima, sempre. La terza generazione di sicuro ha imparato che il benessere e l‘armonia, in famiglia e al lavoro, sono la priorità. Fin da quando è piccola la Gloria bazzica in azienda e, anche se è femmina, i giri in moto da cross se li fa pure lei, sono finiti i tempi in cui le bambine giocavano solo con la Barbie. Gloria è una tosta, come la zia Antonella, un viso d’angelo e un carattere volitivo, sennò non avrebbe potuto praticare pattinaggio agonistico per dieci anni. Lo sport è il suo canale per esprimere e sfogare l’esuberanza di energia, che forse ha preso dal papà, che è sempre stato il più vivace e scavezzacollo dei tre fratelli. Sta per laurearsi e nel 2018 vuole raggiungere tutti gli obiettivi che si è prefissata. Non si esprime su un prossimo futuro in azienda, perché si sente libera di scegliere; quando ti lasciano la libertà le scelte le fai per amore, non per obbligo. L’amore sgorga spontaneo dalla gratitudine
prove the quality of life. There’s a lot to be learnt, but his ideas are precise: first and foremost wellbeing, so that nothing is done out of obligation but rather for pleasure. Renzo casts a proud eye on this grandson, the first to come into the firm, the one who seems to understand that his grandfather did all this for his children and grandchildren and for those yet to arrive. Though he will not know them, his wish is that they too should know that all his efforts, with Bruna and Antonella, Alessandro and Roberto, were made for this: for the family, which comes first. Always. The third generation has certainly learnt that harmony and wellbeing, at home and at work, are the main goals. As a kid Gloria hung out around the premises and, female or not, she too ran around on a motocross bike. The days when little girls just played with Barbie dolls are over. Gloria is a tough cookie, like her auntie Antonella, angel faced but with a strong-willed character, otherwise she couldn’t have done ten years of competitive skating. Sport is her channel for expressing and discharging her excess energy, which maybe comes from her dad, always the liveliest and most daredevil of the three brothers. She’s about to graduate, and in 2018 wants to achieve all the objectives she’s set herself. She doesn’t say anything about a near future within the firm because she feels free to choose. When they leave you freedom of choice, you make it out of love, not obligation. Love flows spontaneou-
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fin da quando è piccola la gloria bazzica in azienda e, anche se è femmina, i giri in moto da cross se li fa pure lei, sono finiti i tempi in cui le bambine giocavano solo con le bambole. As a kid Gloria hung out around the premises and, female or not, she too ran around on a motocross bike. The days when little girls just played with Barbie dolls are over. per i nonni, per i genitori. Tutti i suoi ricordi di bambina sono ambientati qui, la casa dei nonni e il capannone sono lo scenario in cui si muoveva, insieme al cugino Riccardo. Risente il profumo del pollo arrosto che la nonna Bruna preparava nei giorni di festa e l’odore del bucato per cui la nonna aveva una vera ossessione: liscivia e ammorbidente. Il sabato a casa della nonna si lavava, abiti, tute, tende, copriletto, persino i piumini d’oca. La nonna aveva ereditato un grande piumino matrimoniale dalla sua mamma, di quelli che si davano in dote alle figlie che si maritavano, e ne aveva ricavato tre piumini singoli, uno per ciascuno dei tre nipoti, la Gloria, la Giada e Riccardo. Si era lavata tutta la piuma in casa, l’aveva sprimacciata, asciugata, arieggiata fino a farla ritornare lieve e setosa, poi aveva cucito il suo dono di famiglia. La Gloria era stata
sly from gratitude to her parents and grandparents. All her childhood memories are centred around this place, her grandparents’ house and the workshop are the settings she moved in, with her cousin Riccardo. She recalls the aroma of the roast chicken grandma cooked for special days, and the perfume of the washing, a chore grandma was particularly obsessed with: lye and softener. Saturday was washday at grandma’s, clothes, overalls, curtains, bedspreads, even the goose down duvets. Grandma had inherited a great double bed duvet from her mother, the kind that came in a trousseau, and she’d made three singles out of it, one for each of the grandchildren, Gloria, Giada and Riccardo. She’d washed all the down at home, fluffed it up, dried it, aired it to restore its lightness and silkiness, then stitched up her family heirloom. Gloria was roped in to help with the washing: an intrepid undertaking that no woman today would even think
Da Sinistra Riccardo, Giada, Gloria, Renzo, Nicolò e Bruna
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coinvolta nel lavaggio: un’impresa ardita, di quelle che oggi a nessuna donna viene più in mente di fare, perché servono tempo e tanta pazienza. Pazienza ne aveva da vendere, la nonna, di tempo invece ne restava sempre poco, ma lei sfidava le leggi della fisica e il tempo lo faceva diventare quantico. “Co xe sabo, no xe mai sabo”, borbottava la Bruna, strizzando e stendendo panni al sole. Intendeva dire che nemmeno al sabato si poteva riposare. “Massa amore go, dea me botega.”, quando ami qualcuno o qualcosa, lo curi, lo vezzeggi, lo fai bello, lo tieni bene, pulito. Ce n’è di sporco in un’officina, tanto nero, la ghisa fa quella polvere nera, sottile, che ti si infila sotto le unghie, nelle pieghe della pelle, negli interstizi fra i mattoni di casa. La Bruna combatte da una vita con lo sporco e la polvere, anche se lo sa che quella polvere e quel grasso sono il segno che il pane è assicurato e allora si lava e si rilava, tanto le ore di lavoro al giorno non si contano nemmeno, è un continuo. Ogni giorno la Gloria e Riccardo mangiavano dai nonni. La nonna Bruna aveva le galline; in autunno teneva le faraone, con quella bella livrea di piume punteggiate, che sembrava disegnata da un pittore divisionista o da un maniaco delle texture simmetriche. Un po’ dispiaceva, alla Gloria, quando la nonna le spennava, perché quelle piume così sontuose, quando le strappavi una ad una, perdevano il fascino dell’insieme, anche se il
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of, because it calls for time and a whole lot of patience. Grandma had patience in spades, whereas she always had little time to spare. But she challenged the laws of physics and turned it into quantum time. “Co xe sabo, no xe mai sabo”, Bruna would mutter, wringing the washing and hanging it out in the sun. What she meant was that there was no rest even on Saturdays. “Massa amore go, dea me botega”, when you love people or things, you look after them, spoil them, make them look good, keep them nice and clean. There’s a fair amount of dirt in a workshop, a lot of black: cast iron creates that fine, black dust that gets under your nails, into the folds of your skin, into the pointing of the house brickwork. Bruna has been fighting dirt and dust for a lifetime, but she does know that the dust and grease are a sign that bread is guaranteed, so she washes and rewashes. Anyway, you don’t even count the hours of the working day, it’s a continuum. Gloria and Riccardo ate at their grandparents’ every day. Grandma Bruna kept chickens. In autumn she kept guinea fowl, with their fine livery of dotted feathers that seemed the work of a divisionist painter or some symmetrical textures maniac. Gloria was a bit sorry when grandma plucked them, because those sumptuous feathers, pulled out one by one, lost the fascination of the whole, although grandpa explained that they were still good for making fishing lures. When grandma killed a chicken, she carefully sho-
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nonno le spiegava che potevano ancora servire per andare a pescare. Quando la nonna uccideva la gallina spiegava per bene come era fatta e Riccardo e la Gloria ascoltavano rapiti, mentre la tagliava a pezzi e mostrava loro le varie parti, in una lezione completa di anatomia casalinga. Nel ricordo si insinuano i profumi del brodo e dell’arrosto, perché famiglia è condividere il cibo. Gli piace mangiar bene, a nonno Renzo, roba sana, e gli piace cucinare per la famiglia e gli amici. Dalle sue tre passioni, cucinare, pescare e costruire è nato il Galagrill, perché Renzo si dispiaceva per quelli che non avevano il caminetto per grigliare. Come fanno quelli che vivono in appartamento a farsi la grigliata? si chiedeva. All’epoca Renzo aveva la famosa bilancia da pesca a Cortellazzo, una modesta baracchetta di legno con un caminetto, ma con il lusso impagabile di una terrazza vista Piave, dove sedersi a prendere il fresco, mentre il custode tirava su la rete. Quando calava la notte, si pescava alla luce delle lampade e ti sembrava di stare in un film. Dall’acqua alla griglia e il gioco era fatto: si godeva del profumo e del sapore semplice di ottimo pesce fresco, condito da amicizia e risate. Una sera il cuoco ha portato un aggeggio pensato per cucinare con il calore della fiamma, anche senza brace e Renzo ha trovato la risposta e la soluzione per chi vive senza caminetto. Tornato in azienda ha fatto
wed them how it was made, and Riccardo and Gloria listened entranced as she cut it into pieces and let them see the various parts: a complete lesson in household anatomy. This memory is interwoven with the aromas of broth and roasting, because family also means sharing food. Grandpa Renzo likes eating well, good healthy stuff, and he likes cooking for family and friends. One result of his three passions – cooking, fishing and constructing – was the Galagrill. Because Renzo didn’t like the idea of people being without a fireplace to grill on. What do people who live in flats do for a barbecue? he wondered. At the time Renzo still had his famous fishing net hung out over the river in Cortellazzo, and his modest wooden shack with a fireplace, but also with the invaluable luxury of a veranda where you could sit in the cool, with a view of the Piave, while the handyman hauled in the net. After nightfall they would fish by lamplight and you felt as if you were in a film. Straight from river to grill, and there you go: the aroma and simple taste of excellent fresh fish, flavoured with friendship and laughter. One evening the cook brought along a contraption designed for grilling by the heat of a flame, even without embers. And Renzo found the answer and the solution for people who lived without a fireplace. Back in the workshop he made the lamps, prepared the prototypes and later industrialised his creation.
Nella Bilancia Graziella e Oreste
le lampade, preparato i prototipi e poi l’ha industrializzato. La bilancia la Gloria non la può ricordare, anche se quel luogo è entrato a pieno titolo nella mitologia famigliare, ma tra le memorie più care anche lei conserva la giornata a Venezia, sulla barca affittata dal nonno per clienti e parenti in occasione del Redentore. Ecco perché vale la pena di fare sacrifici: perché prima o poi vengono ripagati dalla gioia di stare insieme e dall’unità della famiglia. Mangiando e stando allegri, in compagnia.
Gloria can’t remember the fishing net, even if that place has become an integral part of family mythology. But among her dearest memories she too preserves that day in Venice, on a boat that grandpa had chartered for family and customers on the occasion of the Festa del Redentore. This is why it is worthwhile making sacrifices: because sooner or later they come back to you in the form of the joy of being together and the unity of the family. Eating and making merry, in company.
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UNa RiSPOSTa aD UNa DOmaNDa DEL CUORE, LORENzO zagO. THE RESPONSE TO A NEED OF THE HEART, LORENZO ZAGO L’Antonella preme il tasto “aggancia” e interrompe la comunicazione. Ha gli occhi lucidi. Il telefono è uno degli strumenti del suo lavoro: ogni giorno le porta notizie, comunicazioni, le serve per chiamare le banche, i clienti, i fornitori; lo usa per parlare con i suoi cari, anche se per questo preferisce ancora sedersi accanto a loro e guardarli negli occhi. E’ appena accaduto qualcosa di nuovo: lo schermo solido e sottile, che divide il lavoro e le relazioni umane, ha acquistato una trasparenza luminescente. Quella persona, entrata in contatto con l’azienda come consulente esterno, le ha parlato con parole semplici e ha infranto la vecchia tacita regola non scritta della separazione tra vita e lavoro. L’Antonella lo sa da sempre che questa divisione è senza senso, che quando si costruisce un’azienda intessuta di famiglia, come ha fatto suo papà, c’è poco da tenere separato: la vita irrompe prepotente sugli scenari della fabbrica, entra in officina e spazza via ruoli e gerarchie. Come tutte le energie potenti può distruggere o creare. C’è bisogno di saggezza amorevole per costruire e suo papà c’ha
Antonella hangs up, closing the communication. Her eyes are shiny. The phone is among her tools of the trade: every day it brings her news, communications, she uses it to call the banks, the customers, suppliers; she uses it to speak with her nearest and dearest, although she would much prefer to sit down with them and look them in the eyes. Something new has just happened: the slim and solid screen that divides work and human relations has taken on a bright transparency. That person, who came into contact with the firm as an external consultant, has spoken to her in simple words and shattered the old tacit unwritten rule of the separation between life and work. Antonella has always known that this is a senseless division, that when you build up a business interwoven with family, as her father did, there isn’t much to keep separate: life bursts assertively onto the factory scenes, enters the workshop and sweeps away roles and hierarchies. Like all potent energies, it may destroy or create. Building something up calls for lo-
messo tutta una vita a far crescere la Galato. Sua mamma ci ha passato i giorni, facendo tardi la sera e alzandosi quando albeggiava; lei e i fratelli non sono stati da meno e l’azienda è cresciuta, ha prosperato, malgrado le difficoltà, la crisi, gli ostacoli. Quanti sacrifici e quanta tenacia! ma quando si cresce, crescono anche i figli, i nipoti, arrivano le famiglie acquisite, in azienda e in famiglia entrano in gioco nuove dinamiche; arrivano nuovi collaboratori, che sostituiscono i vecchi, arrivano persone che non hanno vissuto i primi, difficili tempi della dedizione. A questa gente gliele devi trasmettere tu quelle emozioni che ti scorrono dentro: la passione per la meccanica di Renzo, l’amore per la botega della Bruna, l’ammirazione per i genitori che tu e i tuoi fratelli nutrite e la gratitudine dei dipendenti “storici”, quelli che dicono “senza Renzo non saremmo qui”. Come si fa a trovare le parole giuste, lo sguardo adeguato, il momento buono, la fermezza quando serve, per far rispettare quei valori che a te e alla tua famiglia sono più cari del successo e dei risultati? L’Antonella lo sa che è importante, così come lo sa Renzo, che vuole lasciare ai suoi eredi, non solo un’azienda, ma un’azienda di famiglia, dove le persone stanno insieme perché condividono gli stessi valori, che detti così suonano retorici, ma quando li trasformi in un gruppo di persone che si dicono le cose con onestà, che si rispettano, che mantengono la
ving wisdom, and her dad put a lifetime into making Galato’s grow. Her mamma spent her days working late and rising at dawn. She and her brothers did no less, and the firm grew and prospered, in spite of difficulties, the crisis, the obstacles. How many sacrifices, how much tenacity! But as things grow, so do children and grandchildren, and acquired families arrive. New dynamics come into play in the firm and in the family. New collaborators arrive to replace the old, new people arrive who never experienced the first hard times of dedication. It’s down to you to transmit to these people the emotions running through you: Renzo’s passion for mechanical engineering, Bruna’s love of the botega, the admiration you and your brothers feel for your parents, and the gratitude of the “historical” employees, the ones who say “without Renzo we wouldn’t be here”. How can you find the words, the appropriate eye contact, the right moment, the firmness where necessary, to ensure that those values are respected, values which to you and your family are worth more than success and results? Antonella knows that it is important, and so does Renzo who wants to leave his heirs not merely a firm but a family firm, where people are together because they share the same values. Said in this way it may sound like rheto-
parola data, allora i valori diventano buone parole solide, come i pezzi lavorati al tornio: si trasformano in strette di mano, orecchie che ti ascoltano, braccia che ti sostengono; le parole acquistano corpo ed emanano luce. Non sono momenti facili quelli della crescita e della transizione. Da una grande azienda si vuole diventare un’azienda grande, nel senso di adulta, consapevole, umana, perché da Galato sono le persone che inventano le macchine, mica il contrario. Serve aiuto, dice Renzo. Serve aiuto, l’Antonella lo comprende. Qualche volta basta chiedere, anche dentro al proprio cuore, che arrivi una persona che ti possa aiutare, una persona che metta al primo posto l’umanità, che sappia equilibrare ragionamento e sensibilità. Quel giorno, al termine della telefonata
ric, but when they are transformed into a group of people who speak out with honesty, respect one another, keep their word, then the values become good and solid words, like workpieces turned on the lathe: they transform into handshakes, ears that listen to you, arms that support you: the words take on body and emanate light. Moments of growth and transition are not easy. From being a great firm the aim is to become a big firm, in the sense of adult, aware, human. Because at Galato’s it’s people who invent the machines, not the other way round. We need help, says Renzo. Antonella understands him. They do need help. Sometimes it’s enough just to ask, even within your own heart, that someone might come who could help you, a person who puts humanity in first place, who knows how to balance
con Lorenzo Zago, consulente ICT, iniziata per parlare di problemi tecnologici da risolvere e conclusa con un saluto fraterno, Antonella comprese che l’aiuto che cercavano, lo avevano lì, a portata di clic. Lorenzo in azienda lo conoscevano da qualche anno. Di tecnologia ne sapeva a pacchi: era la persona giusta per farti navigare tranquillo e sicuro nel mare insidioso dell’innovazione digitale, ma ciò che colpì Renzo furono la sua pacata attenzione, il sorriso bonario, la pazienza e la comprensione verso gli altri. L’Antonella, sempre riservata e schiva, cominciò a sentire che di Lorenzo ci si poteva fidare, perché chi ti parla a cuore aperto è qualcuno che accetta di essere vulnerabile e lo senti come tuo pari. E’ passato qualche anno da quella telefonata e Lorenzo è entrato in azienda (e in famiglia):
reasoning and sensitivity. After the phone call that day with IT consultant Lorenzo Zago, begun to sort out technical problems and concluded with a fraternal salute, Antonella understood that the help they were seeking was already there, just a click away. Lorenzo had been involved with the firm for a few years. His technological knowhow was impressive, the right man to help you navigate safely and tranquilly in the insidious sea of digital innovation, but what struck Renzo was his calm attention, his good-natured smile, his patience and understanding with other people. Antonella, ever reserved and shy, began to feel that you could trust Lorenzo, because someone who speaks to you with an open heart is someone who accepts being vulnerable and you feel that you are equals.
tutti fanno riferimento a lui per sciogliere gli inevitabili momenti in cui qualche granellino si mette di traverso nei delicati ingranaggi che fanno progredire lâ&#x20AC;&#x2122;articolato sistema aziendale. La sua preparazione tecnica e il suo percorso di imprenditore e coach, ne fanno un consigliere ďŹ dato, ma è il lato umano che lo
Some years have passed since that phone call and Lorenzo has joined the ďŹ rm (and the family): everybody turns to him to resolve the inevitable moments when some grit gets into the delicate workings that drive the multifaceted company system. His technical training and his track record as entrepreneur and
Domani
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In Galato, Lorenzo Zago è arrivato così, come risposta a un bisogno del cuore.
coach make him a trustworthy advisor, but what makes him precious is his human side. Like all those who shun the usual business logics and follow the inscrutable pathways of their own conscience, Lorenzo is strange, no doubt about it, but what do you expect of someone with a human heart and an android soul? Technology loses all meaning for him if it is not used for the wellbeing of people. In this sometimes inhuman socio-economic system, the challenge is to find a new way of running an enterprise, a way towards a real, free and sustainable economy, where the splendid gifts of the brain contribute to resolving technical problems, but where it is the emotions, free from prejudices, that guide us in our judgement of which avenues to pursue. At the centre of every enterprise there is man and his search for happiness and spiritual fulfilment. Lorenzo Zago came to Galato’s like that, as the response to a need of the heart.
“Quando un gruppo è in grado di creare sufficientemente le condizioni di protezione, garanzia e libertà necessarie a ché l’individuo possa affrontare il rischio di essere vulnerabile e quindi scoprirsi, non solo si mette in moto un processo di cambiamento individuale, ma avviene una metamorfosi. Lentamente il gruppo comincia a trascendere l’individuo. E’ qui che interviene il processo di crescita, quando un sistema è concepito in modo da favorire il cambiamento.” [Maxwell Jones].
“When a group is capable of adequately creating the conditions of protection, assurance and freedom necessary in order that the individual may face the risk of being vulnerable and therefore reveal himself, not only is a process of individual change set in motion but a metamorphosis comes about. The group slowly begins to transcend the individual. It is here that the growth process intervenes, when a system is conceived in such a way as to favour change.” [Maxwell Jones].
rende prezioso. Come tutti quelli che, anziché le normali logiche del business, seguono le imperscrutabili strade della propria coscienza, strano è strano di sicuro, Lorenzo, ma cosa ti aspetti da uno che possiede un cuore umano e un’anima androide? Per lui la tecnologia perde tutto il suo senso se non viene impiegata per il benessere delle persone. In questo sistema socioeconomico, a volte disumano, la sfida è trovare un nuovo modo di fare impresa, per un’economia reale, libera e sostenibile, dove le splendide doti del cervello concorrano a risolvere i problemi tecnici, ma siano le emozioni, scevre da pregiudizi, a guidarci nel discernimento delle strade da intraprendere. Al centro di ogni impresa c’è l’uomo e la ricerca della sua felicità e realizzazione spirituale.
La squadra della Galato srl
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Ringraziamenti
RINGRAZIAMENTI
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DEDiCaTO a... ...A Renzo e Bruna che con il loro amore, sogno, impegno, sacrificio ci hanno permesso oggi di vivere questa bellissima realtà.
aNTONELLa, aLESSaNDRO, ROBERTO
RiNgRaziamENTi
A Regina Moretto, un’autentica esploratrice di scrittura potente che è riuscita a leggere nei cuori trasmettendoli poi nel libro. A Gianfranco De Checchi perchè senza il suo aiuto non avremmo questo libro tra le mani. A Matteo Tornielli che con la sua infinita pazienza ci ha permesso di mettere insieme tutto quello che trovate in questo libro.
A tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di questo libro... e a tutti quelli che hanno percorso con noi questi 50 anni.
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