H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..
VIAGGI > Yukon, a due passi dal nulla > La valle del Gacka > Ombre d’acciaio > Tarpon di notte
Chatbox > Intervista: Nick Reygaert > Intervista: Aleksandar Vrtaric
STORIA & COLLEZIONISMO > L’arte nella pesca: Jeff Kennedy > Ernest Hemingway il selvaggio
€ 7 per chi pratica il ”catch & release” > € 14 per gli altri
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SOMMARIO
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VIAGGI 8
Yukon, a due passi dal nulla
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Il paradiso in terra, ovvero la valle del Gacka
40
Ombre d’acciaio
70
Tarpon di notte
Chatbox 18
Intervista: Nick Reygaert, proprietario di Gin Clear Media
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Intervista: Aleksandar Vrtaric
STORIA & COLLEZIONISMO 36
L’arte nella pesca: Jeff Kennedy
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Ernest Hemingway il selvaggio
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Anno VI - Numero 2 Estate 2013
S U M M E R
2013
H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..
€ 7 per chi pratica il ”catch & release” > € 14 per gli altri
SOMMARIO
VIAGGI > Yukon, a due passi dal nulla > Il paradiso in terra, ovvero la valle del Gacka > Ombre d’acciaio > Tarpon di notte ChATbOx > Intervista: Nick Reygaert, proprietario di Gin Clear Media > Intervista: Aleksandar Vrtaric STORIA & COLLEZIONISMO > L’arte nella pesca: Jeff Kennedy > Ernest hemingway il selvaggio
In copertina fotografia di Stephan Dombaj
Giorgio Cavatorti Direttore Editoriale
H2O anno VI Giugno 2013 Direttore Responsabile Sara Ballotta Direttore Editoriale Giorgio Cavatorti Vice Direttore Dante Iotti Caporedattore Emilio Arbizzi Redazione Giorgio Cavatorti Via Verdi,30 42027 Montecchio Emilia (RE) e-mail: info@cavatortigiorgio.it Hanno collaborato a questo numero: Stephan Dombay, Aleksandar Vrtaric, Riccardo De Stabile, Nick Reygaert Servizi esterni Sandro Mediani Art Director Giuditta Soavi giuditta@edigrafica.net Collaborazione Grafica Omar Gade Stampa: “Tipografia Moderna” Bologna (BO) Responsabile viaggi di pesca Stefano Bellei Fotografi di Redazione: Marco Agoletti, Alessandro Seletti Traduzioni: Rossella Catellani, Elisabetta Longhi, Silvia Rioli Autorizzazione Tribunale di Bologna n°8157 del 01/02/2011 Poste Italiane spa- Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - aut. Roc N°20825 del 10/03/2011 - DCB Bologna Una copia € 7,00 Arretrato € 10,00 Abbonamento annuo € 25,00 Abbonamento estero € 45,00 L’abbonamento si può pagare tramite: Bonifico bancario IBAN IT23Y0760102400000007504417 C/C Postale n° 7504417 Intestato a H2O srl - Via Rodolfo Audinot,4 - 40134 BOLOGNA Gli abbonameni non disdetti un mese prima della loro scadenza,con lettera raccomandata, si intendono automaticamente rinnovati Copyright © 2008 Tutti i diritti sono riservati, è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione della Redazione. Fotografie e manoscritti non richiesti non vengono restituiti. Per qualsiasi informazione inerente i viaggi trattati nel magazine, vi invitiamo a contattare la Redazione. Per informazioni sugli abbonamenti : +390516641191-+390510452815
Pescare... Viaggiando
Qualche mese fa, alla fiera di Riva del Garda, abbiamo organizzato con l’Ente Fiera e l’Ente del turismo del Trentino il primo appuntamento italiano con la Gin Clear Media, casa di produzione neozelandese di filmati di pesca. La serata, interamente dedicata a cortometraggi di pesca a mosca, ha avuto molto successo, tanto che l’anno prossimo numerosi saranno gli appuntamenti in Italia di eventi simili in altre città. L’organizzazione ha provveduto ad una traduzione simultanea con cuffie che sicuramente ha aiutato ad apprezzare maggiormente i contenuti dei filmati, di una qualità mai vista in Italia. Le emittenti italiane ci hanno abituati a sottoprodotti molto tristi, girati in economia, spesso brutte copie di produzioni estere; vedere quindi il risultato eccellente di veri professionisti ci ha emozionati. E’ infatti con entusiasmo che abbiamo collaborato con la Gin Clear cercando in giro per il mondo le locations giuste per produrre altri splendidi filmati come quello appena girato al Jurassic lake in Argentina che arriverà la prossima stagione in Europa e anche in Italia. Aspettiamo quindi il calendario 2014 della Gin Clear Media e ringraziamo l’Ente del turismo del Trentino e la fiera di Riva del Garda che per primi hanno creato questo evento. Intanto godetevi l’intervista con Nick Reygaert, titolare della casa di produzione, che abbiamo avuto il piacere di conoscere in questa occasione.Buona lettura Giorgio Cavatorti
A few months ago, at the fishing exhibition in Riva del Garda, together with Ente Fiera and the Tourist Board of Trentino we organized the first Italian event with Gin Clear Media, the production company from New Zealand specialized in films about fishing. The evening, dedicated to short films about fly fishing, was very successful, so much so that next year there will be many appointments in Italy of similar events in other cities. The organization provided for a simultaneous translation headsets that definitely helped us to appreciate better the content of the movies, of a quality we have never seen before in Italy. The Italian broadcasters have accustomed us to poor quality byproducts, often drafts of foreign productions, so watching the result of the work of true professionals has thrilled us. Recently we have accepted with enthusiasm to cooperate with Gin Clear helping them find the right locations around the world to shoot other beautiful movies like the one just shot in the Jurassic lake in Argentina, which will be shown next season in Europe and in Italy. We now wait for the 2014 calendar of Gin Clear Media and we thank the Tourist Board of Trentino and the Fair of Riva del Garda that first created this event. Meanwhile, enjoy the interview with Nick Reygaert, owner of the production company, who we had the pleasure to meet on this occasion. Happy reading Giorgio Cavatorti Our partners
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Yukon, a due passi dal nulla di Giorgio Cavatorti 9
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La regione prende il nome dal fiume Yukon, che nella lingua del popolo Gwich'in significa "grande fiume". La Compagnia della Baia di Hudson stabilì alcuni avamposti commerciali lungo il fiume Yukon intorno al 1840; seguirono l'arrivo di missionari e la spedizione della Western Union. La regione rimase quasi priva di popolazione di origine europea fino al 1896, anno in cui nel Klondike ebbe inizio la corsa all'oro, che diede il via a numerosi arrivi e a una consistente crescita demografica. La
nostra avventura inizia da Whitehorse, piccola cittadina canadese al confine con l’Alaska. Whitehorse. Situata al Miglio storico 918 dell' Alaska Highway, questa cittadina fu l'antico terminale della ferrovia White Pass and Yukon Route Railway, proveniente da Skagway, Alaska. La città è situata sul fiume Yukon e fu un importante centro di rifornimento durante la corsa all'oro
del Klondike. Divenne capitale del territorio dello Yukon nel 1953, dopo lo spostamento della sede dalla città di Dawson, successivo alla costruzione della Klondike Highway. Whitehorse è la classica postazione di frontiera, con poche attrazioni se non si è grandi amanti della natura; la frase scritta sulle indicazioni della città vi preparerà perfettamente a ciò che troverete appena arrivati: “Whitehorse, a due passi dal nulla”.
Lodge. Le accomodation non sono molte, personalmente sconsiglio il campeggio fai da te, in quanto la zona ha una buona densità di orsi ma soprattutto di alci che spesso sono ancora più pericolose. Inoltre la temperature variano repentinamente con grosse escursioni termiche fra il giorno e la notte. Ad un paio d’ore da Whitehorse c’è il Dalton Trail lodge, splendidamente organizzato con barche, guide e un book che spiega le numerose opportunità di pesca della
zona. I titolari svizzeri sono presenti da maggio a settembre e spesso sono loro stessi ad accompagnare a pesca i clienti del lodge. La struttura centrale è costruita in stile tipico “trapper dell’ovest”, in tronchi di legno, poi ci sono una ventina di casette in riva ad un enorme lago. Raramente ho trovato un lodge con così tante possibilità di pesca. Pesca. La stagione va da giugno alla fine
di settembre con svariate possibilità di pesca: dalla pesca negli erbai di grandi lucci a vista, alla cattura di trote e temoli nei torrenti, fino alle grandi trote del lago Namaikush, variando le tecniche- trolling, mosca e spinning. Verso la fine di agosto queste grosse trote si spostano pian piano verso i piccoli torrenti che portano acqua fredda nei laghi ed è possibile pescarle quasi in superficie. Per quanto riguarda la pesca a mosca si usano canne per code del 7,8 con code galleggianti o
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intermedie; le mosche da consigliare sono wolly bugger neri e verdi, ma può capitare di catturare ottimi esemplari a galla. Per lo spinning servono canne potenti e adatte a lanciare grossi rotanti. Queste trote si difendono in modo splendido puntando sul fondo, ma a volte si lanciano dritte verso la superficie, rendendo la loro cattura particolarmente divertente. L’abbondanza di pesce in questa zona è dovuta in parte alla minima pressione di pesca e in parte al fatto che questi laghi
sono quasi completamente ghiacciati da novembre a marzo; questo genera una finestra alimentare molto breve per cui i pesci ne approfittano. Una splendida escursione organizzata da questi svizzeri è distante un paio d’ore dal lodge. Con una barca cabinata e ben morotizzata ci si perde letteralmente in un lago enorme a pesca di lucci e trote a volte scendendo per pescare da riva o negli erbai, dopodiché si passa una notte in una casetta da
trapper sulle rive del lago. Bistecca e patate per cena in stile cow boy e notte in sacco a pelo, una meraviglia. Il giorno dopo si prosegue la pesca per poi rientrare la sera al lodge. In questa area non è difficile incontrare aquile testa bianca, orsi e alci, e la quantità di pesci spiega come mai il Dalton lodge è stato costruito proprio qui.
Nick Reygaert INTERVIEW- INTERVISTA a cura della redazione
Sabato 23 marzo, per la prima volta in Italia, grazie all’ente del Turismo del Trentino e alla fiera di Riva del Garda, è stata organizzata una serata di proiezioni dei filmati della
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Gin Clear media. Abbiamo colto questa occasione per intervistare il proprietario della Gin Clear, Nick Reygaert.
Hi, my name is Nick Reygaert. I'm a 37 year-old male, and I have lived in New Zealand for the last 9 years. I was born in South Africa in 1975, my mother is English and my father is Belgian, when I was 10 years old we moved to the UK and then three years later we moved to Perth, Australia where I spent my teenage years. Looking at my life history it is not hard to guess why I’m a traveller at heart, moving between different cultures and lands has always been part of my life. From a young age I wanted to capture the essence of each different place that I lived – I did this by writing stories and taking pictures. I had my first camera when I was 11 years old; images and story telling has been part of my life ever since. My film making career began in South America in 2003 when I worked as a cameraman on the ground breaking film Trout Bum Diaries – Patagonia. That film really exploded when it hit the market, it gave people a new perspective on fly fishing films. From that time on I have spent all my waking hours dedicated to making and screening fly fishing films. It has been a rollercoaster ride of success and failure but every minute has been a thrill.
When did the Gin Clear Media adventure begin? The company was formed 8 years ago with a clear objective to create inspiring and beautiful fly fishing films and fill a niche in the market that was, at the time, being largely ignored. Six feature length films and numerous commercial projects later, we feel that we have achieved a large part of what we set out to do. But rather than resting on our laurels, we have some large projects in the pipeline that we hope will enhance our reputation for quality and innovation. Our most enduring enterprise has been the creation of RISE Fly Fishing Film Festival, the first festival of its kind in the world. Since the very first show in Christchurch in 2006, RISE Fly Fishing Film Festival has been entertaining fly fishermen across the globe on an annual basis. From these humble beginnings RISE has grown organically, thanks mainly to the enthusiasm of our extensive global network of associates. Over the last six years the festival has blossomed into one of the premier events on the international fly fishing calendar. Annually playing 60 plus shows in 15 countries,
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Allora Nick, raccontaci un po’ di te. Mi chiamo Nick Reygaert, ho 37 anni e vivo in Nuova Zelanda da 9. Sono nato in Sudafrica nel 1975 da madre inglese e padre belga; quando avevo 10 anni ci trasferimmo nel Regno Unito e poi, tre anni dopo, a Perth, in Australia, dove ho trascorso la mia adolescenza. Guardando la storia della mia vita non è difficile indovinare perché ho l’anima del viaggiatore, visto che mi sono sempre mosso tra diverse culture e Paesi. Già da giovane volevo catturare l’essenza di ogni singolo luogo in cui vivevo – lo facevo scrivendo storie e scattando fotografie. Ricevetti la mia prima
macchina fotografica all’età di 11 anni; da allora le immagini e il raccontare storie hanno sempre fatto parte della mia vita.
ogni minuto è elettrizzante. Quando è cominciata l’avventura di Gin Clear Media?
La nostra impresa più temeraria è stata la creazione del festival del film sulla pesca a mosca RISE, il primo festival di questo tipo al mondo. Dalla prima edizione a Christchurch nel 2006, il festival ha visto la partecipazione ogni anno di pescatori a mosca provenienti da tutto il mondo.
L’azienda si è costituita 8 anni fa col chiaro obiettivo di creare dei bei film che fungessero da ispirazione per i pescatori a mosca, così da riempire una nicchia di mercato che all’epoca era ampiamente ignorata. Dopo sei lungometraggi e numerosi progetti commerciali, sentiamo di aver realizzato buona parte di ciò che ci proponevamo di fare. Tuttavia, invece di adagiarci sugli allori, abbiamo in corso alcuni grossi progetti di innovazione e qualità.
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La mia carriera da regista è cominciata in Sudamerica nel 2003 dove lavoravo come cameraman nel film Trout Bum Diaries – Patagonia. Il film fu un grande successo quando fu immesso sul mercato e aprì una nuova prospettiva ai film sulla pesca a mosca. Da allora trascorro tutto il mio tempo facendo e programmando film sulla pesca a mosca. Il percorso che ho scelto è segnato da successi e fallimenti, ma
A partire da questi timidi inizi, RISE è sempre cresciuto, principalmente grazie all’entusiasmo della nostra vasta rete globale di collaboratori. Negli ultimi sei anni il festival è diventato addirittura uno degli eventi più importanti nel calendario internazionale della pesca
spanning 2 continents and screening in 5 languages. Your headquarter is on the southern island of New Zealand, did the location help the start up of your company? We live and breathe fly fishing, and that is pretty much why the company is based in NZ. It enables us to work and play in one of the world's most remarkable trout fisheries - a constant source of inspiration for our films. It is hard to describe just how perfect NZ is to someone that has not visited. But, if you were a god and you had the power to create a land just for fly fishers; well I don’t think it would differ too much from what is already here. What are your projects for the future? At the moment we have two feature films and a TV series in production. We have to work like this because often we are filming in multiple locations across the globe and each production may take two to three years to complete, having numerous productions
a mosca. Ogni anno facciamo più di 60 eventi in 15 Paesi, attraversiamo 2 continenti e proiettiamo film in 5 lingue. Il vostro quartier generale ha sede sull’isola meridionale della Nuova Zelanda: la location ha contribuito all’avvio della vostra attività? Noi viviamo e respiriamo la pesca a mosca, ed è questo il motivo per cui la ditta ha sede in Nuova Zelanda. Ciò ci consente di lavorare e divertirci in uno dei vivai di trote più importanti al mondo – una costante fonte di ispirazione per i nostri film. È difficile descrivere quanto sia perfetta la Nuova Zelanda a qualcuno che non c’è mai stato. Comunque, se voi foste una divinità e aveste il potere di creare un territorio fatto apposta per i pescatori a mosca, beh, non credo che sarebbe molto diverso da quello che noi già abbiamo qui. Quali sono i vostri progetti per il futuro? Al momento abbiamo in produzione due lungometraggi e una serie TV. Dobbiamo lavorare così perché spesso giriamo in diverse location sparse per il globo e per ogni produzione possono volerci due o tre anni per completarla, per cui avere diverse produzioni in corso contemporaneamente significa poterne finire almeno una all’anno. Parlaci del vostro “tour europeo” Nel 2009, sulla scia del successo del tour in Australia e Nuova Zelanda, abbiamo deciso che RISE si sarebbe espanso in Europa. È stato un periodo veramente eccitante per noi, si è trattato solo di alcune manifestazioni in giro per l’Europa, ma abbiamo fatto quasi sempre il tutto esaurito. Da allora ogni anno aggiungiamo al programma un numero maggiore di Paesi. Viaggiamo in ogni angolo d’Europa per tre mesi, in un tour con 36 date – il che significa un sacco di carburante, camere d’albergo e hamburger
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a notte fonda! Ma tutti quelli che collaborano al tour attingono l’energia che, facendo il tutto esaurito, il pubblico trasmette ogni sera. È un’esperienza unica che amiamo portare in ogni città e in ogni luogo. Tra tutti i tuoi viaggi, sei mai venuto in Italia? In realtà non sono mai stato in Italia, in compenso sono stato in tutti i Paesi confinanti. Amo in particolar modo la Slovenia, che ho visitato diverse volte. Non so bene perché mi sono perso l’Italia, ma intendo visitarla quest’anno. Hai qualche consiglio per gli appassionati di cinema domestico? Sin da ragazzo mi è sempre piaciuto guardare i film, li adoro. A casa ne guardo moltissimi, ma per me i film prodotti per il cinema meritano di essere guardati sul grande schermo. Guardare un film ben fatto in alta definizione e audio Dolby Surround all’interno di un cinema ti immerge totalmente nell’esperienza e ti emoziona. È un’esperienza unica che noi ci sforziamo di ricreare ogni anno con RISE – per i pescatori a mosca in bassa stagione non c’è modo migliore di trascorrere alcune ore di una fredda serata autunnale con un gruppo di amici, un secchiello di pop corn e le migliori immagini di pesca da tutto il mondo. C’è qualche probabilità che tu venga in Italia a girare un film? Sono sempre in cerca di nuove location da filmare e ho sentito dire che in Italia ci sono alcuni luoghi di pesca alla trota davvero interessanti. Ciò che spesso mi interessa più della location in sé sono le storie e la gente che gravitano attorno alla cultura della pesca, dunque sono sicuro che l’Italia offra un sacco di opportunità per i produttori di film.
happening at the same time means we can finish at least one a year.
why I have missed Italy but I intend to visit this year. Have you got any advice for home movie lovers?
Tell us something about your “European tour”
Ever since I was a little boy I have enjoyed watching films, I love them. I watch plenty of films at home but to me films that were created for the cinema deserve to be watched on the big screen. Watching a well made film in HD and surround sound in a cinema totally immerses you in the experience and draws you into the filmmakers world. It is a unique experience and one that we strive to deliver with RISE every year – for fly fishers in the off-season there is no better way to spend a few hours on a cold autumn night than with a bunch of your friends, a bucket of pop corn and the best fishing images from around the world.
In 2009, based on the success of the Australian/NZ tour, we decided that RISE would expand into Europe. This was a hugely exciting time for us, we only played a few shows across Europe but almost all of them were sell outs. Every year since, we have added more shows, in more countries to the schedule. To the point where we travel to each corner of Europe during the three month, 36 show tour – that adds up to a lot of petrol, hotel rooms and late night hamburgers! But everyone that works on the tour absolutely thrives on the energy that, the often sell out, crowds bring to each evening. It is a unique experience and one that we love bringing to each town and city. Have you ever visited Italy? I have actually never been to Italy but I have been to all the surrounding countries. I especially like Slovenia and I have visited there numerous times. I am not sure
Are you likely to come to Italy to shoot a film? I am always looking for new locations to film, I have heard that there are some very interesting trout fishing locations in Italy. What interests me more than location is often the stories and people around the fishing culture so I’m sure there are plenty of opportunities to film in Italy.
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di Aleksandar Vrtaric
WITH ITS SOURCES LOCATED AT AN ALTITUDE OF 460 METERS, THE RIVER GACKA FLOWS CHARMINGLY SLOW. SURROUNDED WITH TRADITIONAL OLD WOODEN HOUSES TYPICAL OF LIKA COUNTY AND TALL TREES, GACKA IS NOTHING BUT A NATURAL PHENOMENON, A UNIQUE RIVER, CRYSTAL CLEAR, SILENT YET MYSTICAL, CALLING AND TEMPTING EVERYONE WHO LAYS THEIR EYES ON IT. GACKA HAS A LONG HISTORY AND ALTHOUGH IT IS HARD TO IMAGINE THIS RIVER AS IT ONCE USED TO BE (THE CONSTRUCTION OF THE HYDROELECTRIC HAS CHANGED ITS FEATURES), GACKA IS TODAY ONE OF THE BEST KNOWN DESTINATIONS IN EUROPE AND EVEN ABROAD. AMONG CROATIAN AND EUROPEAN FLY FISHERMEN GACKA IS MORE THAN A RIVER, IT IS A FLY FISHING MECCA – A PLACE YOU SIMPLY HAVE TO VISIT IN YOUR LIFETIME. AT LEAST ONCE. OF COURSE, MAGICAL AND INVITING AS IT IS, IT IS NO WONDER THAT MOST FLY FISHERMEN COME BACK.
HEAVEN ON EARTH: THE GACKA VALLEY Con le sue fonti che sgorgano a un’altitudine di 460 metri, il fiume Gacka scorre lento e leggiadro. Circondato dalle tradizionali casette in legno, tipiche della contea di Lika, e da alti alberi, il Gacka altro non è che un fenomeno naturale, un fiume unico, limpidissimo, silenzioso ma mistico, che fa sentire il suo richiamo tentatore a chiunque getti il suo sguardo su di esso. Il Gacka ha una lunga storia e, sebbene sia difficile immaginare come fosse in passato, questo fiume (la costruzione della centrale idroelettrica ne ha modificato il carattere) è oggi una delle più note destinazioni di pesca in Europa e all’estero. Per i pescatori a mosca croati ed europei il Gacka è più di un fiume, è considerato la Mecca della pesca a mosca – un luogo da visitare almeno una volta nella vita. Ovviamente, essendo magico e invitante, non sorprende che la maggior parte dei pescatori a mosca vi faccia ritorno.
Life underwater And then God said: „Let there be water…“ and there was Gacka, one of the top three salmonid waters in the world. No, not just by chance but by a wonderful and amazing work of nature. Slow and lazy, Gacka river is equally cold, it actually never freezes and the water temperature difference between summer and winter is minimal – only around 7 degrees. This creates the perfect habitat for the water flora and makes this river very rich in oxygen and with a very mild alkaline chemical structure. It is well known that trout grow fast in Gacka river, up to six times faster than they normally do in other
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waters so it is no wonder why Gacka is considered to be a fly fishing Mecca. All those long river weeds create the natural habitat to many brown and rainbow trout which dominate the water. There are grayling, pike (the unwritten rule on Gacka says that if you happen to catch a pike, you have to take it) and tench, but trout in all sizes and generations are the fish Gacka is best known for. Ranging from small and young fish to real big and fat, trophy specimens, trout from Gacka river, especially the autonomous brown ones, are the reason some anglers travel hundreds or even thousands kilometers for. Fly fishing on Gacka As it is beautiful and charming, Gacka is also tempting, challenging and quite tricky. If you are used to those waters where the level barely reaches your knees, you have to know that Gacka is something completely different. Although it has its shallow spots, Gacka depth varies up to 12 meters and big fish are often well hidden in the water flora. To catch fish on Gacka river you need to know a lot about nymph and wet fly methods. If you are one of those pure blooded dry fly puritans, you will surely catch some fish, with a strong accent on some. A good arsenal of well weighted nymphs and wet flies will get you more fish and also those big fish hidden in the deep pockets and surrounded with weeds. Streamers are often a good solution, especially the Wooly Buggert types in olive and dark colors. If you want to be well prepared, you have to remember that long leaders are very important on Gacka. If you, by any chance, have a sinking line that you don’t frequently use, you will definitely use it in the depths of Gacka river. Of course you can ask for a guide who will make sure that you use the best working flies in any season you happen to visit this marvellous river. Experiencing the Lika county As the American author Henry David Thoreau said “Many men go fishing all of their lives without knowing it is not fish they are after” visiting Gacka and its pictoresque valley is not only about fly fishing. The mountain region of Lika is nothing but a reservoir of rich, beautiful and pristine nature where you will meet serenity, harmony and pleasure and it is attractive to an eye of a fly fisherman as well as of a trekker, a biker, a painter, a writer or just of a simple soul who enjoys the sights of an intact nature. Lika region is known for great lamb (the finest in Croatia), large high quality red potatoes, traditional Lika pies, wild game dishes and of course, the trout prepared in traditional Lika ways. The famous Lika plum brandy (Licka sljivovica) will make the whole adventure even greater but be sure not to drink too much – you still need to be concentrated if you want to catch fish! The season opens on the first day of March and for some years now, on this day you can fish on Gacka at no charge. That means you can enjoy this water and fish for free on the first day of the season. If you decide to visit Gacka throughout the open season, the daily license will cost you 35 euros. Accomodation is still pretty friendly priced in the area but it is recommended to make reservations. To check out the regulations on Gacka river or to arrange a guide or accomodation, be sure to visit these websites: www.gacka.hr and www.tz-otocac.hr. One more thing you need to do when you visit Gacka: you have to get down on your knees and drink the clear, fresh and clean water. The fly fishermen say that by doing this they become one with the water. Try it and you will know it.
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La vita sott’acqua E poi Dio disse: „e acqua fu…“ e creò il Gacka, uno dei tre più importanti corsi d’acqua di salmonidi al mondo. Lento e pigro, il fiume Gacka è altrettanto freddo, anche se poi non gela mai e la differenza di temperatura dell’acqua nei mesi estivi e invernali è minima – solo di 7 gradi circa. E’ l’ambiente ideale per la flora acquatica e rende il fiume molto ricco di ossigeno con una composizione chimica leggermente alcalina. È risaputo che nel fiume Gacka le trote crescono rapidamente, fino a sei volte più rapidamente di quanto facciano in altri fiumi, dunque non c’è da stupirsi se il Gacka è considerato una Mecca della pesca a mosca. Le lunghe canne di fiume creano un habitat naturale adatto alle molte trote fario e iridee che popolano il corso d’acqua. Vi sono temoli, lucci (la regola non scritta sul Gacka dice che se abbocca un luccio, dovete prenderlo) e anche tinche, ma i pesci per cui il Gacka è meglio conosciuto sono le trote di ogni dimensione ed età. Con i loro esemplari che spaziano dai pesci piccoli e giovani a quelli di dimensioni davvero ragguardevoli, da trofeo, le trote del fiume Gacka, specialmente quelle fario autoctone, sono il motivo che spinge taluni pescatori a percorrere centinaia, se non migliaia, di chilometri. La pesca a mosca sul Gacka Il Gacka è un fiume tanto bello e affascinante quanto tentatore, impegnativo e alquanto ingannevole. Se siete abituati ai corsi d’acqua il cui livello raggiunge a malapena le vostre ginocchia, sappiate che il Gacka è qualcosa di completamente diverso. Benché vi siano punti poco profondi, la profondità del Gacka varia fino a un massimo di 12 metri e i pesci di grossa taglia sono spesso ben nascosti tra la flora acquatica. Per prendere pesci sul fiume Gacka occorre conoscere molte cose sui metodi di pesca con ninfe e mosche sommerse. Se siete un purista della mosca secca, sicuramente prenderete qualche
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pesce, e sottolineo qualche. Un buon arsenale di ninfe ben piombate e mosche bagnate vi farà invece prendere un numero maggiore di pesci, in particolare quelli di grossa taglia nascosti nelle sacche profonde tra la vegetazione. Anche gli streamer sono spesso una buona soluzione, specialmente i tipi Wooly Buggert color oliva e scuri. Se volete essere ben preparati, dovete ricordare che sul Gacka sono molto importanti i finali lunghi. Se per caso avete una coda affondante che non usate frequentemente, è l’occasione giusta per usarla. Potete anche richiedere una guida per assicurarvi che state usando le mosche più adatte alla stagione in cui visitate questo fiume meraviglioso. Vivere la contea di Lika Riallacciandoci a quello che disse l’autore americano Henry David Thoreau, secondo cui “Molti uomini pescano tutta la vita senza sapere che non sono i pesci quello che cercano”, visitare il Gacka e la sua pittoresca vallata non rappresenta solo un’esperienza di pesca a mosca. La regione montagnosa di Lika è una riserva incontaminata, ricca e bellissima, dove al posto del rumore cittadino si trovano serenità, armonia e piacere; attira in egual modo il pescatore a mosca, l’escursionista, il ciclista, il pittore, lo scrittore o anche l’anima semplice che ama la vista della natura intatta. La regione di Lika è nota per il suo prelibato agnello (il migliore in Croazia), le grosse patate rosse di qualità, i tradizionali tortini di Lika, i piatti di selvaggina e, ovviamente, le trote preparate secondo tradizione. Il famoso brandy di prugne di Lika (Licka sljivovica) renderà ancora più fantastica l’intera avventura, ma state attenti a non berne troppo – dovete essere concentrati se volete pigliar pesci! La stagione si apre il primo di marzo, giorno in cui, da alcuni anni a questa parte, si pesca sul Gacka senza alcun costo. Ciò significa potersi godere gratuitamente questo corso d’acqua e i suoi pesci il primo giorno della stagione. Se decidete di visitare il Gacka durante la stagione di pesca, la licenza giornaliera vi costerà 35 Euro. Gli alloggi della zona offrono un buon rapporto qualità-prezzo, ma è consigliabile prenotare. Per controllare i regolamenti vigenti sul fiume Gacka oppure per prenotare una guida o un alloggio, visitate i seguenti siti web: www.gacka.hr e www.tz-otocac.hr. Un’altra cosa va fatta quando si va sul Gacka: mettersi in ginocchio e bere le sue limpide, fresche e purissime acque. I pescatori a mosca dicono che, ciò facendo, diventano un tutt’uno con l’acqua. Provare per credere.
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MondoPesca
4째 SALONE DELLE ATTREZZATURE ED EQUIPAGGIAMENTI PER LA PESCA PROFESSIONALE, SPORTIVA E AMATORIALE E DELLE PRODUZIONI ITTICHE NAZIONALI
www.mondopescaexpo.it
22/23/24 Novembre MONDO
2013 PESCA CARRARA
QUARTIERE FIERISTICO
Ingresso: n째 5 Via Maestri Del Marmo
TEMPORANEA: IN CON
Orario: 10:00 - 19:00
MondoCaccia Con il patrocinio di:
In collaborazione e con il patrocinio di:
Sponsor unico bancario:
Organizzata da:
CarraraFiere Srl - Viale G. Galilei, 133 - 54033 Marina di Carrara (MS) Italy Tel. +39 0585 787963 Fax +39 0585 787602 e-mail: info@mondopescaexpo.it
GRUPPO BANCA CARIGE
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COMUNE DI MASSA
GUARDIA COSTIERA MASSA CARRARA
Cassa di Risparmio di Carrara S.p.A.
Business on the Move
L’ arte nella pesca
Jeff Kennedy di Aleksandar Vrtaric
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Some 15 years ago, Jeff picked up his fly rod for the very first time and instantly fell in love with fly fishing. He is known by many projects and „Drawing Flies“ was one of them – Jeff decided to draw one fly a day and people could follow the whole thing on his blog (feel free to visit his website on www.jeffkennedystudio.com ). Here are Jeff's words on art and fly fishing: „There are so many aspects of the sport that inspire. Like being outdoors standing in a river with the sounds of the water and nature all around. Sometimes I have a dilemma on my hands. The scenery is so inspiring that I cannot decide whether to fish or to paint the experience. I am a product designer by trade and I am trying to invent a fishing pole that has a brush attached to the cork so I can paint and fish at the same time! I am just kidding of course. Fly tying in my mind is without question an art form, no less than painting. Art, in my opinion is applying the elements and principles of design.“
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Circa 15 anni fa Jeff prese in mano per la primissima volta la sua canna e si innamorò all’istante della pesca a mosca. È conosciuto per i suoi tanti progetti, fra cui il “Drawing Flies (disegnare mosche) in cui Jeff si è impegnato a disegnare una mosca al giorno e ha permesso chiunque lo desiderasse di seguire l’intero progetto sul suo blog (potete visitare il suo sito all’indirizzo www.jeffkennedystudio.com). Ecco cosa dice Jeff sull’arte e sulla pesca a mosca: „Ci sono tanti aspetti di questo sport che mi ispirano, come stare all’aria aperta, in mezzo ad un fiume e ascoltare i suoni dell’acqua e della natura intorno a me. Talvolta vivo un dilemma: il paesaggio mi ispira a tal punto che non so decidere se pescare o dipingere tale esperienza. Di mestiere faccio l’inventore e sto cercando di mettere a punto una canna con un pennello attaccato al sughero, in modo che io possa dipingere e pescare al tempo stesso! Naturalmente sto scherzando. Costruire mosche costituisce per me indubbiamente una forma d’arte, non meno del dipingere. Arte significa applicare gli elementi e i principi di un progetto.“
CHARTER DI PESCA
IN BARCA A TONNI PESCANDO A MOSCA ON BOAT TO TUNA FLY FISHING
Dati Barca/Data Boat:
Tipologie di pesca/Types of Fishing:
- Rampage 30 - Elettronica Raymariner - 2 Yanmar 315 cv x2
Mosca - Drifting - Traina - Vertical Jigging - Bolentino - Bolentino di ProfonditĂ - Filaccioni - Palamito - Spinning Fly - Drifting - Trolling - Vertical Jigging - Bottom Fishing - Bottom Fishing Deep - Filaccioni - Long Line - Spinning
Imbarco/Boarding: Club Nautico Marina di Carrara - Massa - ITALIA
Zone di pesca/Fishing Zone: Viareggio - Cinque Terre - Banco di S.Lucia - Corsica
Info: www.bernablu.com
Contact: info@bernablu.com Nicola cell. 348 03 07 406 Riccardo cell. 348 26 92 427
Ombre d’acciaio di Stephan Dombaj / The Fly Fishing Nation /Pro Team Loop International Foto: Stephan Gian Dombaj & Stefan Haider/ The Fly Fishing Nation
Se tenete fra le mani questa rivista, è una dichiarazione ufficiale che fate parte della schiera dei pescatori a mosca. Leggendo queste righe, tu, stimato pescatore, incontrerai la parola „steelhead“ e partirai con me per un viaggio fantastico nella provincia canadese del British Columbia. Il fatto che questo pesce non si sia infilato di contrabbando tra British e Columbia come un secondo nome, è in realtà solo una formalità. Come i pesci che anno dopo anno si avviano a deporre le uova, così migliaia di pescatori sportivi, travolti dalla loro passione, seguono i salmonidi lungo i selvaggi corsi d’acqua del Paese, con la speranza di poter una sera narrare storie di mulinelli vuoti o di battute di pesca eroiche. Non si sa se siano venute prima le storie raccontate davanti al camino o i pesci stessi, quel che è certo è che il parente della celeberrima trota arcobaleno, nella sua corsa verso il mare, è una componente essenziale della cultura di questa regione. Tutto ciò che splende è argento Oltre al culto della „trota dalla testa d’acciaio“ (steelhead), l’intera regione presenta una vasta offerta di salmonidi anadromi, fra cui il salmone argentato (Coho), il salmone reale (Chinook) e il salmone keta (Chum Salmon). Specialmente la pesca al possente Chinook, che può raggiungere un peso di oltre 80 libbre, sta diventando sempre più popolare, parallelamente al crescente successo della tecnica skagit, mentre la pesca ai Coho e ai Chums ha una lunga tradizione con la canna da mosca. E a giusto titolo! Anche se alcuni inveterati fan degli Steelhead bollano la cattura di un Coho unicamente come cattura accessoria, resta comunque il fatto che un corpulento e aggressivo siluro argentato, con l’attrezzatura giusta, si rivela un avversario tenace che si lascia persino attirare in superficie con una mosca ben manovrata. Specialmente la regione dello Skeena river è nota per i suoi Coho di grossa taglia, con un peso medio ben superiore alle 10 libbre. Per conoscere le origini della pesca del British Columbia abbiamo seguito le orme del veterano Brian Niska e della guida Brad Zeerip e ci siamo subito ritrovati su una nave che ci ha trasportati attraverso le gole naturali di roccia granitica dell’Exchampsiks, a ogni metro sempre più lontani dalla civiltà. A parte il punto in cui il fiume sfocia nel possente Skeena, non ci sono collegamenti ufficiali o altri accessi. Chi ha intenzione di percorrere a piedi il corso superiore del fiume, va avvisato che a seguire i suoi passi ci saranno solo gli occhi di un orso grizzly adulto che ha modificato la sua dieta dai cesti da picnic ai maschi di alce. Questo luogo appartiene ancora agli animali selvatici, quindi bisogna assolutamente osservare un comportamento prudente e attenersi alle regole. Cortine di nebbia pesanti come il piombo trasformano lo scenario in una luce irreale, quasi minacciosa, pur tuttavia dà una bella sensazione sapere che ci sono ancora alcuni rari luoghi che prosperano quasi completamente esenti dallo sfruttamento selvaggio dell’uomo. La nota estate indiana ha già superato il suo zenit, solo alcune foglie variopinte sfidano il freddo sempre più intenso e, al centro della scena, un gruppo di avventurosi pescatori a mosca. I primi passi sugli ampi banchi ghiaiosi sembrano irreali, ma i pensieri si perdono velocemente alla vista dei brillanti Coho argentati che stanno sfrecciando davanti a noi. Il fascino della steelhead Scott Young è la prova vivente del fatto che la pesca a mosca possa essere più di un hobby o di uno sport. È un uomo che in nostra presenza era solito nutrirsi solo di Gatorade e sigarette e che per certi aspetti somiglia più ad un pesce che a un essere umano. Ci si aspetta che da un momento all’altro la sua camicia si strappi e gli spunti sulla schiena una pinna adiposa. L’ex tecnico del suono ha consacrato completamente la sua vita non solo alla pesca, ma quasi esclusivamente alla steelhead. La sua capanna in legno sulla
sponda del fiume Kalum è il punto di partenza per la seconda meta della nostra missione, che ancor più della pesca alla steelhead si prefigge di comprendere il culto internazionale che ruota attorno a questo pesce. Per noi europei “andare per steelhead” ha un certo potere d’attrazione, alimentato anche dalla politica di licenze e protezione dei corsi d’acqua della British Columbia. Le selvagge steelhead soggiacciono a un rigido divieto di prelievo, mentre le generose licenze concesse per i corsi d’acqua invitano a pescare senza limiti. Il governo ha riconosciuto al momento giusto i segni del tempo e capito che un pesce vivo produce un valore aggiunto ben superiore a un filetto affumicato – il tasso di crescita (col suo picco raggiunto nell’anno 2010) e i numeri del turismo documentano il successo di queste misure. Anche Brian Niska, guida e istruttore che ha dato il nome a una serie di canne (il metal detector Whistler Spey di Brian Niska) mette al primo posto la conservazione di questo fragile habitat. È significativo che le figure chiave della pesca a mosca canadese siano i portavoce di quest’esigenza di conservazione. Sicuramente la pesca di una grossa steelhead rappresenta il momento culminante di una serie di singoli passi che mostrano come l’uomo e la natura possano vivere in armonia. Da decenni la regione dello Skeena è ai primi posti nella classifica mondiale quanto a pesci di grosse dimensioni – questo posto, che si colloca fra gli evergreen, è tanto curato quanto salvaguardato.
Holding this magazine in your hands inevitably equals to an official declaration that you are a fly fisherman. While you are looking over these lines you will inevitably think of the word „steelhead“ and you will leave with me for a fantasy journey to the Canadian province of British Columbia. The fact that the name of this fish hasn’t been included between British and Columbia, as a second name, is actually just a matter of formality. Like the fish coming to spawn year after year, thousands of sports fishermen, overwhelmed by their passion, follow them in the pilgrimage towards the wild watercourses of the country, hoping that they will be able, one evening, to narrate a story about empty reels and heroic fishing. To tell the truth, it is not important to know if the stories narrated in front of the fireplace or the fish themselves come first, what is certain is that this relative of the best renowned rainbow trout is an essential component of the culture of this region. All that shines is silver As if the cult of the ‘steelhead’ trout were not enough, the entire region offers a wide range of anadromous salmonids like the silver salmon (Coho), the king salmon (Chinook) and the keta salmon (Chum Salmon). Especially fishing for the massive Chinook, which can reach a weight of over 80 pounds, seems to become more and more popular, in parallel to the growing success of the Skagit technique, whereas fishing for Cohos and Chums has a longstanding tradition with the fly rod. And rightly so! Even if some inveterate steelhead fans consider the catch of a Coho merely as a by-catch, nevertheless the hard-facts remain: a bulky and aggressive silver torpedo which turns out to be a firm opponent with the right equipment and can be even attracted to the surface with a well-managed fly. The stroke on the stretched line already makes you foresee what a brave-hearted fighter is hidden under the shining scale gown of the Coho. Especially the Skeena region is renowned for its big sized Cohos, weighing on average far more than 10 pounds. To investigate the roots of fishing in British Columbia, we followed the footsteps of veteran Brian Niska and the guide Brad Zeerip and we promptly found ourselves on a jet-boat which took us through the natural granite gorges of Exchampsiks, being every meter farther and farther from civilization. Apart from the point where the stream flows into the powerful Skeena River, there are no official communication ways, slip points or other access points. Whoever ventures on a short walk on the upper course of the river should hereby be warned that the only eyes observing the courageous fisherman’s movements will be those belonging to an adult grizzly bear whose diet has turned from picnic baskets to elk males. That wild place still belongs to wild animals – you must absolutely behave cautiously and follow the corresponding rules! Fog curtains as heavy as lead turn the scenario into an almost threatening surreal light, however it makes you feel good to know that there are still some rare places which have almost completely been spared the man’s savage exploitation. The famous Indian summer has already passed its zenith, just some variegated leaves challenge the more and more biting coldness and, in the middle of the landscape, there is a group of adventurous fishermen. The first footsteps on the wide gravel banks appear even more unreal, yet your thoughts will quickly vanish in front of the shoal of shining silver Cohos darting in front of you. Fascination of the steelhead Scott Young is the living proof that fly fishing can be more than a hobby or a sport. In our presence, this man used to live only on Gatorade and on cigarettes and looked rather like a fish than like a human being in other respects too. If you observe him from a distance, you anxiously wait for the moment when his shirt will tear and a fat fin will appear on his
Un incontro scintillante Il fascino della pesca è travolgente! Nell’hot spot ondeggiano modelli di mosche a colori vivaci e anche un pizzico di ottimismo. In realtà le condizioni sono tutt’altro che rosee. Quasi tutti i corsi d’acqua della regione sono rigonfi d’acqua, così che la pesca si pratica solo in pochi punti e soprattutto nelle zone marginali dove la corrente è tranquilla. Benché non ci sia quasi visibilità, Brian e Scott trovano che sia senz’altro possibile pescare, anzi se ne rallegrano persino, perché così per i pesci è più facile la risalita. Specialmente in caso di livelli alti, la deriva della mosca viene attivamente rallentata per coprire meglio l’area di pesca e anche per dare ai pesci la possibilità di accorgersi della mosca. Le canne a due mani della classe 8/9 e le Skagit (510 Grain), corredate di punte affondanti, facilitano la presentazione delle grosse mosche. In realtà non dura molto e, dopo l’agognata abboccata, la punta della canna segue la direzione verso cui tira il pesce. Questo ci toglie subito i dubbi iniziali: le volute complete che compie al di fuori dell’acqua, a spirale ci dicono che si tratta di una steelhead di un argento lucente! Scott e Brian lanciano grida di giubilo: „È figlio dell’aria!“, e anche a me si imprime indissolubilmente nella memoria la vista del pesce. Dopo minuti di apprensione tengo quella scintillante bellezza tra le mani, una breve pausa foto serve come ricordo dell’incontro con la regina della British Columbia ed ecco che il pesce torna a scomparire tra i flutti del Kalum, per prendersi un giorno la rivincita. A questo breve attimo di soddisfazione seguirà la ricerca ossessiva del pesce d’argento per tutta la vita. Copper & C.
DOVE ALLOGGIARE
Seguono altri pesci nel paesaggio inzuppato di pioggia - anche in condizioni difficili la regione dello Skeena è una meta sicura che seduce per la sua versatilità. Ci sono innumerevoli alternative nel caso uno o più corsi d’acqua risultino inagibili alla pesca per le piogge o il disgelo. Il nostro percorso ci porta poi sui fiumi Copper, sul Babine e anche sul fiume Bulkley, dove ci accolgono pesca e ospitalità di prim’ordine. Non è da escludere che buona parte del culto di questa regione pesi sulle spalle degli uomini straordinari che hanno fatto di questa destinazione un’esperienza indimenticabile. Grazie di cuore a Brian Niska, Scott Young, Franky e al team di Brad! Il vostro Stephan Dombaj.
5255 Deep Creek Drive Terrace BC, V8G0C2, Canada Phone: 1-250-635-4449 Email: info@deepcreeklodge.com - Web: www.deepcreeklodge.com
back. In short, the former sound engineer has devoted his life not just to fishing, but almost exclusively to steelheads. His wooden hut on the bank of the Kalum river is the starting point for the second destination of our mission, which aims to investigate, rather than just steelhead fishing, the international cult turning around this fish. From the European perspective it is peculiar that ‘steelheading’ has such a massive attraction power, which is further fostered by licenses and watercourse protection policies in British Columbia. Wild steelheads are subject to a strict withdrawal prohibition, whereas the generous fishing licenses granted for the watercourses invite you to fish with no limits. The government has recognized the signs of time at the right moment and realized that a living fish produces much more added value than a smoked fillet – the growth rate (record in the year 2010) and numbers of tourists confirm the success of these measures. Also Brian Niska, a guide and instructor who gave his name to his own series of rods (Metal detector Whistler Spey by Brian Niska), gives priority to the preservation of this fragile habitat. It is remarkable with how much enthusiasm the key figures of Canadian fly fishing have become the spokesmen of this need for preservation. Certainly the catch of a big steelhead represents the top of many single steps which show that man and nature can live in harmony. The Skeena region has been for decades amongst the first places of the world ranking as for the big sizes of the fish – this place among the evergreens is cared for and safeguarded. Shining silver hearing The charm of fishing is immediately overwhelming! In the hotspot, colorful fly patterns and a touch of opportunistic optimism hold sway. But actually, the conditions are all but rosy. Almost all watercourses of the region are full of water, so that only in some spots it can be fished, in particular in the border areas where the stream is quiet. Although there is almost no visibility, Brian and Scott don’t think there is any problem for the fishing and they are even happy, because in this way it is easier for the fish to run. Especially in case of high water, the fly drift is actively slowed down in order to better cover the fishing area and also to enable the fish to notice the fly. The two-hand rods of the class 8/9 and the Skagit ones (510Grain Metal Detector), equipped with various sink-tips, make the presentation of big flies easier. Actually, it doesn’t last long and, after the longedfor bite, the top of the rod follows the direction towards which the fish is pulling. Following its complete spiral turns outside the water, our initial doubts about the type of fish are immediately taken away: it is a shining silver steelhead! Scott and Brian are triumphantly shouting: „Airborn!“, and I will never forget the view of the fish for the rest of my life. After a few minutes of anxiety, as I hold that shining beauty in my hands, I have just the time for a short photo-shoot as a memory of my hearing in front of British Columbia’s Queen, and then the fish disappears again in the waves of the Kalum river, waiting to take its revenge one day. A short moment of satisfaction is followed by an obsessive search for the silver fish, which will last for the rest of my life. Copper & Co. Some other fish are caught in the rainy landscape and each person of the group is immediately ‘infected’. The Skeena Region is a reliable destination even under difficult conditions, thanks to its versatility. There are innumerable alternatives in case one or more watercourses are unfishable due to rains or thaw. Our route brings us then on the Copper, Babin and also Bulkley Rivers, where we find first class fishing and hospitality. It cannot be excluded that a good part of the cult of this region lies on the shoulders of those men who have made this destination an unforgettable experience. Many thanks, then, to Brian Niska, Scott Young, Franky and to Brad’s team! Yours Stephan Dombaj.
Ernest Hemingway il selvaggio di Riccardo De Stabile
Ernest Miller Hemingway nacque il 21 luglio 1899 ad Oak Park, nell’Illinois. All’età di quattro anni si unì alla sede locale del Club Louis Agassiz, un gruppo di studi naturalistici organizzato dal padre, il Dr. Clarence Edmonds (“Ed”) Hemingway, e il giovane Ernest mantenne orgogliosamente quest’associazione per quattro anni. Quantomeno ne era ancora un membro attivo nel settembre 1910, quando vide per la prima volta il mare, in occasione di una gita all’isola di Nantucket, dove, secondo il suo biografo Carlos Baker, pescò sgombri e branzini e dove raccolse e portò a casa un becco di pesce spada per la collezione del Club Agassiz. È interessante considerare i paralleli esistenti tra il giovane Hemingway e Charles Frederick Holder. I padri di entrambi
erano medici ed entrambi i ragazzi vennero fortemente plasmati dall’associazione con Louis Agassiz (benché nel caso di Hemingway questo accadde solo nominalmente). Sia Hemingway che Holder avevano antenati nel New England (i genitori della madre di Hemingway avevano vissuto sull’isola di Nantucket negli anni Ottanta dell’Ottocento) e i padri di entrambi amavano vivere all’aria aperta e influenzarono molto i figli in questo senso. Infine, sia Hemingway che Holder trascorsero anni pescando nelle Florida Keys, in particolare a Key West e sulle Dry Tortugas. Ad ogni modo, le prime vere esperienze di pesca di Hemingway ebbero luogo in acqua dolce. I suoi genitori erano proprietari di un cottage estivo non lontano dalla città di Petoskey, nel Michigan,
ed Ernest crebbe pescando trote nei torrenti e laghi vicini. Anni dopo, quando Il vecchio e il mare non era uscito da molto, Hemingway rivisitò l’area e cenò col suo amico d’infanzia Edwin “Dutch” Pailthorp . Dutch domandò allo scrittore se sarebbe mai tornato a vivere nel Michigan settentrionale. Pensando probabilmente a come le trote selvatiche della sua giovinezza fossero arretrate di fronte a quelle d’allevamento e a come quel mondo di frontiera in cui era cresciuto fosse stato addomesticato dai resort turistici, Hemingway rispose di no e che il Michigan settentrionale era “troppo civilizzato”. Quest’aneddoto rivela molto della vita di Hemingway, compreso – indirettamente – il suo amore per il mare. Gli acquicoltori marini sono riusciti ad addomesticare i gamberetti e i molluschi, mentre non hanno fatto molti progressi nell’allevamento artificiale dei grandi pesci pelagici. Tali creature hanno bisogno di interi oceani per il loro sviluppo e non sono così facilmente “gestibili” come la trota fario o arcobaleno. Il contrasto fra i due
ambienti acquatici – acqua dolce e salata – è fondamentale per le preferenze di ciascun pescatore. È così che Hemingway si sentiva a proprio agio pescando in acqua dolce, mentre percepiva un senso di sfida pescando in acqua salata. Nel 1921, in seguito a un periodo di lavoro come autista di ambulanze durante la prima guerra mondiale, Hemingway sposò Hadley Richardson e la portò in luna di miele in Europa. La loro nave fece sosta per quattro ore a Vigo, in Spagna. Lì, nel porto, Hemingway vide un tonno lungo sei piedi che “balzò fuori dall’acqua e vi ricadde con un tonfo simile a quello di un cavallo che si svincola dal sottocoda.” Lui e sua moglie passeggiarono poi per le vie ciottolate della città fino al mercato del pesce, dove trovarono alcuni di quei grossi pesci che giacevano su lastre di marmo, sventrati. Chiunque fosse abbastanza bravo per pescare un tonno gigante, stabilì Hemingway, avrebbe dovuto comparire senza esitazione davanti alle divinità primordiali.” Questa breve visita fu descritta in una colonna
destinata a un giornale canadese. Va detto poi che vedere così da vicino dei pesci di grossa taglia rese Hemingway determinato a pescarne uno lui stesso con canna e mulinello. L’opportunità di farlo tardò diversi anni prima di arrivare. Nel secondo decennio del Novecento Hemingway si affermò come uno dei maggiori romanzieri americani. I dettagli del periodo – il suo divorzio e il nuovo matrimonio, la sua amicizia con F. Scott Fitzgerald e altre personalità della “generazione perduta” e la sua scoperta della tauromachia – sono ben documentati. Al centro del nostro interesse ci sono il mare e la sua influenza sulla vita di Hemingway, e questa storia comincia per davvero nel 1928, quando egli visitò Key West dietro le insistenze del suo amico scrittore John Dos Passos. Nel 1932 Hemingway visitò Cuba per la prima volta assieme a Joe Russell, proprietario dello Sloppy Joe’s Bar a Key West. Grazie al cabinato da trentadue piedi di Russell, l’Anita, Hemingway non scoprì solo Cuba, scoprì anche il marlin. Nel 1935 Eugene V. Connett chiese allo scrittore un suo contributo per l’American Big Game Fishing – un volume fastoso pubblicato in Gran Bretagna da Derrydale Press e limitato a 950 copie nella sua prima ed elegante edizione. Tutto il materiale illustrativo venne fornito da Lynn Bogue Hunt e i vari capitoli vennero scritti da esperti di pesca del calibro di Van Campen Heilner, Charles Lehmann, Dave Newell, Otto Scheer, Kip Farrington e George C. Thomas III. Il pagamento era modesto – sui $75 per autore – ma Hemingway vide il suo capitolo, intitolato “Marlin al largo di Cuba”, meno in termini di denaro che come un contributo alla scienza. È sorprendente quanto Hemingway apprese sui marlin nelle tre brevi stagioni dopo che ebbe pescato il primo. Consacrò se stesso all’acquisizione di tutte le conoscenze possibili sui pesci con lo stesso fervore con cui in precedenza aveva intrapreso lo studio della tauromachia e la stessa arte della scrittura. Nei suoi studi sul marlin venne aiutato da un pescatore commerciale di nome Carlos Gutiérrez e da H. L. Woodward, un pioniere della pesca sportiva a Cuba. Comunque, in soli tre anni Hemingway superò
e distanziò il compagno più anziano. Nel 1932, durante la sua prima visita a Cuba, Hemingway catturò diciannove pesci; nel 1933, durante il suo secondo viaggio, ne prese trentaquattro e nel 1934 prese ancor più marlin che nella precedente stagione. Inoltre invitò Charles M. B. Cadwalader, direttore dell’Accademia di Scienze Naturali di Philadelphia, e Henry W. Fowler, ittiologo capo dell’accademia, a trascorrere il mese di agosto pescando con lui. Nel 1935 Hemingway fece il suo primo viaggio a Bimini. Come sentì parlare per la prima volta dell’ “isola nella corrente” è una storia interessante già di per se stessa. Il capitano R. William (“Bill”) Fagen, che è una delle mitiche vecchie guide della pesca a nolo nell’Atlantico, ha il seguente ricordo del suo primo incontro col famoso autore: “Ho incontrato Ernest Hemingway nel febbraio del 1929 a Key West dopo il ritorno da un viaggio di pesca alle Dry Tortugas…Io ero sul molo a pulire mulinelli – ne avevo due da 12/0, due da 9/0, fino al 1/0 – tutti Vom Hofe. Non c’erano Fin-Nor allora. Sentii una voce che dal molo diceva qualcosa del tipo “Cosa diavolo ci fai con dei mulinelli così grossi?” Alzando la testa, vidi un ragazzo che indossava pantaloncini strappati, senza camicia, con una barba e occhi accesissimi. Chiese di poter venire a bordo e io acconsentii. Lui dunque fece un salto di almeno quindici piedi verso il basso, atterrò come un gatto e disse ‘Il mio nome è Hemingway’. Mi diede la mano e quasi mi spezzò la mia. Aveva una birra e per oltre due ore non parlò d’altro che di pesca. Gli dissi tutto delle aree di Bimini e di Cat Cay – è lì che avevamo bisogno dei 12/0 – e di tutto il tempo che ci avevo pescato.” Hemingway si tenne aggiornato sugli sviluppi della pesca al largo di Bimini attraverso visite regolari ai moli di Key West o allo Sloppy Joe’s, dove talvolta i noleggiatori di imbarcazioni si fermavano a bere qualcosa. Era però troppo preso dal marlin cubano per seguire le voci di “sugarelli” alle Bahamas. Venne poi pescato un marlin al largo di Bimini. Lo prese Kip Farrington il 28 febbraio 1933. Era un piccolo marlin blu di appena 155 libbre, però, come disse Kip, “servì ad aprirci gli occhi”. L’anno seguente, durante le ricerche estive condotte da Hemingway nel vivaio
cubano, vennero presi ancora più marlin alle Bahamas. E continuavano a circolare racconti di tonni giganti che in primavera passavano davanti alle isole distruggendo tutto quanto fosse in agguato per loro in termini di attrezzatura. Alcuni insistevano persino nel dire che questi sconosciuti abitanti degli abissi fossero enormi wahoo, o una specie di super maccarelli striati completamente nuovi per la scienza. Un mistero come questo era certamente degno del tempo e dell’attenzione di Hemingway. Il suo primo tentativo di recarsi a Bimini ebbe luogo il 7 aprile 1935. Ernest, l’amico artista Mike Strater, John Dos Passos e la moglie Katy, oltre a due membri dell’equipaggio, Albert “Bread” Pinder e “Sacker” Adams, salparono nel peschereccio Wheeler da trentotto piedi di Hemingway, il Pilar. Non erano molto al largo quando tre pesci – un delfino e due squali – urtarono le loro esche a traina. Hemingway, dopo aver tratto il suo squalo sottobordo, lo uncinò e lo tenne in posizione con la fiocina, poi cominciò a tirargli contro dei proiettili con una pistola che teneva a bordo. Improvvisamente il manico della fiocina si ruppe,
Hemingway perse l’equilibrio e colpì se stesso a entrambe le gambe. A poco a poco Hemingway formulò una teoria per catturare con successo un tonno senza mutilarlo. Dall’istante in cui il pesce abboccava all’esca, egli sosteneva, c’era semplicemente da lottare contro l’animale come se non ci fosse domani. Egli credeva che il pesce, una volta “capito” di avere a che fare con una forza superiore, avrebbe in qualche modo ceduto, dimezzando la difficoltà di trarlo a riva. Combinata con la perseveranza, questa tecnica “tutto o niente” alla fine diede i suoi frutti. Nonostante parecchi incontri al cardiopalma (con rotture di canna e lenza), Hemingway pescò i primi due tonni – del peso rispettivamente di 310 e 381 libbre – mai presi al largo di Bimini senza cedere mezzi pesci a “quei bastardi assassini” degli squali. Kip Farrington fu il secondo uomo a spezzare il malocchio. Seguendo il consiglio di Hemingway di rischiare il tutto per tutto, prese tre tonni illesi da 330, 400 e 542 libbre. La cosa più entusiasmante di tutte fu che ora si poté identificare i pesci con certezza: non si trattava di wahoo giganti! La primavera del 1936 a Bimini fu persino più entusiasmante
e incantevole della stessa stagione dell’anno precedente. Tommy Shevlin, che Ernest considerava come un pupillo da quando gli aveva “consigliato” come prendere il suo record di marlin blu atlantico da 636 libbre, si trovava di nuovo sull’isola con sua moglie Lorraine. C’erano i Michael Lerner, assieme ai Kip Farrington e ai Nonie Briggs, un’altra coppia appassionata di pesca. C’erano anche spettatori interessanti, come la romanziera Marjorie Kinnan Rawlings (Il cucciolo), che era ospite a bordo dello yacht della signora Oliver C. Grinnell. La signora Grinnell, il cui marito prese il primo pesce spada con canna e mulinello nell’Atlantico, era un’eminente pescatrice per suo conto. Cinque anni prima aveva seguito le orme del marito, diventando la prima donna a pescare un pesce spada nell’Atlantico. Scrisse anche l’introduzione dell’American Big Game Fishing di Connett, che forse finanziò in parte. Se ci fu mai un’età dell’oro del big game, furono gli anni centrali della terza decade del Novecento.
L’attrezzatura e le imbarcazioni in uso dalla Nuova Scozia alle Bahamas non erano sofisticate come quelle sviluppate dopo la seconda guerra mondiale per andare a caccia dei marlin giganti al largo del Perù, ma allora lo spirito della pesca con la lenza era meno unidirezionale e meccanicistico – e di conseguenza più avventuroso. La comunità scientifica e quella dei pescatori apprendevano quotidianamente qualche fatto nuovo, spesso sorprendente, sul mondo dei pesci che vivono in acque profonde, e le location coinvolte non erano ancora così remote o ben pubblicizzate da essere o impossibili perché troppo esclusive o assolutamente trasandate. Guide giovani e ingegnose come Bill Fagen, Sterling “Red” Stuart, i fratelli Cass e Tommy Gifford nelle giornate in cui non riuscivano a rimediare neppure un noleggio univano le loro forze esplorando nuove acque, sperimentando nuovi nodi e nuove esche o semplicemente riunendosi sulle banchine a scambiarsi idee. Gli
Ernest Hemingway con Fidel Castro, spesso suo compagno di pesca.
uomini pescavano dall’alba al tramonto, con l’entusiasmo che ha chi si converte a una nuova religione. Stavano poi alzati tutta la notte a parlarne, ben sapendo che il giorno seguente sarebbe stato ancora più entusiasmante. Oltretutto, non c’era bisogno che un pescatore fosse ricco per poter partecipare. Certo le guide non lo erano. Hemingway stesso dovette farsi prestare $3.300 da Arnold Gingrich, editore di Esquire, come anticipo sulle vendite future di novelle, per pagare la prima rata della barca di cui si era innamorato vedendola sul catalogo della Wheeler Shipyard. Certo, erano i tempi della Grande Depressione e $3.300 erano un sacco di soldi. Tuttavia, prendere a prestito una grossa somma di denaro senz’altro collaterale che i racconti d’avventura che sarebbero potuti eventualmente risultare dall’uso della barca faceva parte dell’esuberanza dell’epoca. Mentre milioni di Americani andavano ai musical MGM per dimenticare i tempi bui, Hemingway e un gruppetto di suoi compagni semplicemente
ignorarono la Depressione andando a pescare. E certo Bimini era il tipo di luogo dove l’unica cosa da temere non era la paura stessa, ma se si sarebbe o no riusciti ad approvvigionarsi di fresco tarpone per la traina del giorno successivo. Eppure, persino in quest’età dell’oro l’estrema competitività sortì un effetto corrosivo, come aveva fatto precedentemente a Catalina. Hemingway, con tutta la sua generosità, fu spesso uno dei peggiori aggressori. In cuor suo sapeva che la fortuna gioca un ruolo importante nella pesca con la lenza; è lo sport che dà meno soddisfazioni se lo si prende a metro di misura per giudicare la forza o i riflessi di un uomo. Lui però era un uomo competitivo per natura, e anche se non c’era nessuno a rivaleggiare con lui, talvolta si rivoltava contro se stesso come se si fosse trattato del suo peggior avversario.
Intervista ad Aleksandar Vrtaric INTERVIEW- INTERVISTA A cura della redazione - Per iniziare dimmi qualcosa di te. Come e quando hai iniziato a fotografare? Il mio primo interesse per la fotografia è iniziato quando ero un ragazzino, forse a quattro o cinque anni. Ricordo di aver pregato mio padre di lasciarmi fare qualche foto con la sua macchina – una vecchia Zorki IV con obiettivo 50mm. Alla fine ha ceduto e quando ero ancora un adolescente, ho avuto alcune reflex Canon Nikon e Pentax; proprio in quel periodo mi sono appassionato alla fotografia. Anche
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se andavo a pesca molto spesso da piccolo, e ho catturato il mio primo pesce all’età di tre anni, solo da pochi anni ho iniziato a portare le macchine fotografiche nelle mie avventure di pesca. - Pesca e fotografia si sposano bene insieme,il segreto è sapere quando appoggiare la canna da pesca a prendere la macchina fotografica. Che consigli hai da dare ad un dilettante? Effettivamente vanno molto d’accordo, ma a volte
- To start this interview, tell me something about yourself. How and when did you start photographing?
my cameras in my fishing adventures only a few years ago.
My first interest in photography started when I was a kid, maybe four or five years old. I remember asking and begging my father to let me take some photos with his camera – it was a good old Zorki IV with 50mm lens screwed on it. Eventually he did and when I was a teenager I got some Canon, Nikon and Pentax SLR cameras and right about that time I got "hooked" to photography. I did fish quite often back then and even caught my first fish when I was three, I started carrying
- Fishing and photography go well together and the secret is in knowing when to put down the rod and pick up the camera. How would you explain that to an amateur? There are days when I just want to fish and leave my cameras and lenses at home. Of course, I normally never do that. Talking about amateurs, I think the most important thing is learning not to get too thrilled and
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mi stufo e ci sono giorni in cui voglio solo pescare e lasciare macchina fotografica e obiettivi a casa. Naturalmente non lo faccio quasi mai. Parlando di dilettanti, penso che la cosa più importante sia imparare a pensare prima di fare foto, quindi se si cattura un bel pesce grosso o di rara bellezza, oltre ad essere felici, si deve riuscire a tenere la mente fredda e a pensare lucidamente, perché una volta che si rilascia il pesce, la memoria è tutto ciò che rimane. Detto questo, se si fanno tutte le cose nel modo giusto, utilizzando in maniera veloce
l’immaginazione e l’attrezzatura, si rilascia il pesce e si ottengono anche foto belle e particolari.
si tratta di dettagli e che scatto spesso foto di piccoli particolari. Ciò che rende unica una foto è l’utilizzo della fantasia e la conoscenza di qualche nozione di composizione e di geometria. Dico sempre che è tutta una questione di geometria - se si tiene in mano un pesce, basta pensare che ci siano linee, triangoli, quadrati e cerchi ed immaginare per un secondo cosa si può fare con tutto ciò. Più la combinazione è ben studiata, migliori saranno le foto.
così comune che una persona scelga e si specializzi nella fotografia di pesca. Quando ha avuto inizio la tua passione?
- Ci sono molti appassionati di fotografia, ma non è
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- Cos'è che rende unico il tuo lavoro? E 'davvero difficile oggi riuscire a fare qualcosa di unico perché ci sono molti pescatori a mosca a cui piace scattare foto. Alcuni scatti non sono un granché mentre altri sono molto emozionanti e in qualche modo originali. Sono sicuro che molti fotografi e pescatori che conoscono il mio lavoro direbbero che
Ho studiato fotografia e ho pescato praticamente quasi tutta la mia vita, nel mio caso pesca e fotografia sono un tutt’uno, all’inizio è stato divertente fare qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevo mai fatto prima. Come ho già detto, mi è sempre piaciuto pescare, ma quando ero più giovane non avevo alcun interesse a scattare foto di pesci o dei
Gran Premio Lombardia RADUNO NAZIONALE PESCATORI A MOSCA
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always try to think before taking photos, so if you do hook a nice big or uncommon fish, be happy about it but keep your mind cool and think because once you release the fish, memory is all you will ever have. That said, if you do all things the right way, use some imagination and act fast, you will be able to release the fish and have some nice and unusual photos. - As for photography, what is it that makes your work unique? It's really hard to make something unique today because there are many fly anglers out there and basically all of them like to take photos. Some are not so great and some are very inspiring and somehow still original. I am sure that many photographers and anglers who know my work would say that it is about all those details and I do take photos of tiny details often. Every single scale, fin, fly, eye or water surface, angler's bodyparts, moments... What makes some photos unique is using some imagination and knowing a thing or two about composition and geometry. I always say it's all about geometry – if you hold a fish, just think there are lines, triangles, squares and circles and think for one second what you can do with them. The better you put them together, the better photo you will have.
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Lodi, 6 Ottobre 2013 c.o. circolo E.Cerri, viale Pavia 26 orario 8:00 / 19:00 per iscrizioni al raduno di costruzione contattare pml.info@libero.it promosso da:
- There are many enthusiasts with cameras out there, yet it's not so common that a person chooses and specializes in fishing photography. When did your passion start? I am an educated photographer and I fished almost all my life and I think that in my case fishing and photography merged together because it was fun to do something new, something I never did before. As I mentioned, I always enjoyed fishing but when I was younger I had
in collaborazione con:
momenti che trascorrevo vicino all’acqua. Ho iniziato a fotografare per divertimento e poi ho esplorato, ho provato a fare diverse cose, ho giocato, mi piaceva il risultato e quindi tutto ciò era ancora più divertente. Lo è ancora, ma a volte è pesante trasportare tutta l'attrezzatura fotografica e spesso penso che sarebbe bello dimenticarsi della fotografia e dedicarsi solo alla pesca e godere della natura in solitudine, senza dover pensare a geometria e composizione. Le piccole gocce d’acqua che si disperdono su una
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superficie o il getto di una cascata sono immagini sempre molto emozionanti … Quali sono i momenti più difficili nei tuoi servizi di pesca? Portare parecchi chilogrammi di attrezzatura fotografica non è certo divertente, tanto quanto non lo è vedere le proprie lenti schiaffeggiate da una grande e forte pinna o il cadere sotto una cascata con la macchina fotografica che hai appena comprato. E’ altrettanto difficile trarre guadagno da questo lavoro, oggi è necessario essere davvero originali per poter
no interest in taking photos of fish or moments by the water. I started taking photos for fun and then I explored, I tried to do different things, I played, I liked the results and then I had even more fun. It is still fun but sometimes it gets hard to carry all the photo gear on my back so sometimes I just think it would be cool to forget about photography and just fish and enjoy the nature all by myself without thinking of geometry and composing. - Water dispersions and little drops are just beautiful on photos, waterfalls are amazing and always inspiring to a photographers eye... What are the hard parts of fly
fishing photography? Carrying few kilograms of photo equipment is hardly fun and it is no fun to have your lenses slapped by a nice, big and strong fin or to fall into the waterfall with a camera you just bought. Making money out of it is also hard and today you need to be really original to be able to sell your work to worldwide magazines. - What does it take to make a good fishing photography? Imagination and creativity are definitely the most
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vendere le proprie foto alle riviste di tutto il mondo. - Quali sono gli ingredienti per fare una buona fotografia di pesca? Immaginazione e creatività sono sicuramente i fattori più importanti. Non si può imparare ad essere creativi e a pensare "fuori dagli schemi", ma più foto si fanno, più idee verranno. Ci vuole anche una certa conoscenza tecnica quando si ha a che fare con apparecchiature fotografiche, come la
Mi sono spostato molto e finora ho vissuto in più di dieci posti diversi. Ora vivo a Karlovac che è una città unica - si estende su quattro fiumi ed è circondata da almeno altri dieci corsi d’acqua. Le mie acque preferite sono quelle del fiume Korana – sono chiare, non troppo profonde, dinamiche, veramente fantastiche ... Cavedani, carpe, lucci, vaironi, pesce persico, aspi, è pieno di tutti i tipi di pesci divertenti da catturare con la mosca . Amo anche i fiumi Kupa, Dobra e Mreznica e sarò sempre innamorato del grande Danubio, dove ho preso il mio primo pesce.
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composizione, il contrasto, i colori, l'equilibrio e l'estetica. E’ molto importante sapere che dipende tutto da te e non importa se si usa Nikon, Canon, Olympus, Pentax, Sony o qualsiasi altra cosa, tu sei quello che fa la differenza , che prepara la composizione e la messa a fuoco e vede ciò che gli altri non riescono a vedere. - Tu vivi in una zona molto bella, dicci quali sono i tuoi fiumi preferiti ...
- Hai in programma un viaggio in Italia? Ho ricevuto alcuni inviti dall’ Italia e mi piacerebbe molto trascorrervi alcuni giorni di pesca. Ho visitato l'Italia già alcune volte, ma non sono mai riuscito a starci un po’ di tempo per godermi le sue acque, e spero davvero di poterlo fare quest’ estate o in autunno. E 'un paese bellissimo, molto simile alla Croazia. Dà la sensazione di essere molto “familiare” ed accogliente ed in più il cibo è incredibilmente buono.
important things. You can't learn how to be creative but the more photos you take, the more ideas will come to you. It takes some knowledge too because there are some rules when it comes to photographic equipment, composition, contrast, colors, balance and esthetics. It is very important to know that you are the one who is in charge and no matter if you use Nikon, Canon, Olympus, Pentax, Sony or whatever, you are the one who makes the difference and who sets things up, from composing and focusing to seeing what others, or better said most, miss or just can't see. - You live in a very beautiful area, tell us about your favourite rivers... I have moved a lot and have lived in more than ten places so far. Now I live in Karlovac which is a unique town – it is crossed by four rivers and is surrounded by at least ten waters in its near adjacency. My favourite water is river Korana – it is clear, not too deep, dynamic, truly beautiful... Chub, carp, pike, Danube roach, nase, sneep, perch, asp, it is full with all kinds of fish which are so fun to catch with fly tackle. I also love rivers Kupa, Dobra and Mreznica and I will always love the Great Danube where I caught my first fish. - Any chance you get to visit Italy sometime soon? I did get some invitations from Italy and I would really love to spend few days fly fishing in Italy. I visited Italy many times but never actually managed to grab some time and enjoy some nice water and I really hope I will be able to do it this summer or autumn. It is a beautiful country, very much like Croatia. It feels very domestic and "homey" plus the food is amazing.
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Tarpon At Night by Stephan Gian Dombaj Images: Stephan Gian Dombaj (www.flyfishingnation.de) and Alexander Haider (www.aos.cc)
Prelude The passion for fly-fishing has always been driven by the force of the curious spirit. Every corner of the earth, however remote it may be, seems to have been trodden at least once by a fly fisherman’s footsteps. Although all of us are all driven by a global passion and share the well known secret that fly fishing is practised in the world’s most beautiful and secluded places, a pool of water is actually enough to create an excuse to shake our line instead of
Interlude If everything goes as scheduled, the moment is coming when we have our first contact with the fish, proceeding then to recovery. Unfortunately, good manners are then abandoned by a lot of fly fishermen trying to catch tarpon, even expert ones. No tarpon should be boated by taking it by its gills or lips. Boating a fish of over 60 pounds causes irreparable damages to its internal organs. The typical „hero shot“, with the tarpon put vertically on the boat,
carrying out some other work activity. It is easy to admire one of the shining and much acclaimed salmons, tarpons, bonefish, giant trevallies or sailfish, but fishing every day near home, enjoying even the small roaches, is a clear sign of the true fisherman’s soul. Of course, this doesn’t mean that we want to shirk challenges... Hunting tarpons in full darkness or at moonlight is one of these challenges- why should a fish perceived as the symbol of saltwater fishing at sight ever eat just a tiny fly in a huge ocean, especially at night?
is like a death sentence for it, in fact, even if it can swim away, it will be so paralysed that it becomes an easy prey for the many sharks. You can always stare and admire the fish, of course. For a souvenir photo the fish should remain in the water and, if it is to be lifted, it should just last a short while. The smallest fish are perfect to be held back just for a photo – in water too, of course. As fly fishermen, we must always behave in such a way as to pursue the good of the fish and of the ecosystem. Moreover, there is also the possibility of actively supporting organizations such as „Bonefish & Tarpon
Preludio La passione per la pesca a mosca è da sempre animata dalla forza motrice dello spirito indagatore. Ogni angolo della terra, per quanto remoto esso sia, sembra essere stato battuto almeno una volta dal piede di un pescatore a mosca. Anche se tutti noi appassionati siamo convinti che la pesca a mosca si pratichi nei luoghi più belli e sperduti del pianeta, di fatto poi una pozza d’acqua ci è sufficiente per agitare la nostra lenza sottraendoci ad altre attività. E’ facile ammirare uno dei scintillanti e osannati salmoni, tarpon, bonefish, carangidi giganti o pesci vela, ma pescare ogni giorno vicino a casa gioiendo interiormente dei piccoli cavedani è un chiaro indicatore della vera anima di un pescatore. Ciò ovviamente non significa che ci vogliamo sottrarre alle suddette sfide...Andare a caccia di tarpon nella completa oscurità o al chiaro di luna è una di queste sfide: perché mai un pesce ascritto a simbolo della pesca a vista in mare dovrebbe mangiare proprio una minuscola mosca in un gigantesco oceano, e oltretutto di notte? Interludio Se tutto va secondo i piani, si avvicina il momento in cui avviene il primo contatto col pesce, per poi procedere al recupero. Purtroppo poi le buone maniere vengono abbandonate da molti pescatori a mosca di tarpon, anche da quelli esperti. Nessun tarpon dovrebbe essere tratto sulla barca prendendolo per le branchie o le labbra. Imbarcare un pesce oltre le 60 libbre procura danni irreparabili agli organi interni. Il tipico „scatto da eroe“, col tarpon messo in
rado lo sono di notte. Evidentemente i pesci, così uniti, cercano punti che o semplificano il loro comportamento alimentare o offrono loro protezione, spesso entrambe le cose. Che caratteristiche presentano gli spot? I potenziali hot spot sono sempre caratterizzati da un alto tasso di pesci mangime o da una struttura architettonica che facilita la caccia agli stessi. Fonti luminose installate in maniera duratura,
verticale sulla barca, equivale a una sentenza di morte per lui, infatti, anche se poi il pesce viene rilasciato, è così paralizzato che diventa facilmente preda dei numerosi squali. Per una foto ricordo il pesce dovrebbe restare in acqua e, se proprio viene sollevato, dovrebbe essere per pochissimo tempo. I pesci più piccoli sono perfetti da trattenere giusto per una foto – anche in acqua, ovvio. Un pesce che supera le 100 libbre ha tranquillamente più di 30 anni e va trattato col dovuto rispetto. Noi pescatori a mosca dovremmo sempre pensare innanzitutto a non danneggiare i pesci e l’ecosistema. Esiste inoltre la possibilità di supportare attivamente organizzazioni come „Bonefish & Tarpon Trust“ con analisi genetiche dei pesci catturati (www.tarbone.org). Localizzare il pesce al buio Nella pesca notturna uno dei più grossi ostacoli è sicuramente la difficoltà nel localizzare i banchi di pesci e i punti promettenti. Nell’immagine ideale della pesca al tarpon parliamo prevalentemente di pesca a vista, ma in caso di condizioni atmosferiche avverse ci orientiamo su pesci che „girano“, ossia emergono in superficie e poi tornano a scomparire con testa, dorso e coda. Altri segni inconfutabili della presenza di tarponi sono i „colpi di coda“, ovvero tarponi che risalgono dalle profondità per avventarsi sulle loro prede a pelo d’acqua e, nell’accelerazione, solcano la superficie con la coda. L’ideale è che il banco di pesci migranti sia riconoscibile in acqua, ma ciò significa che anche voi veniate visti e riconosciuti, fatto senz’altro non positivo nell’oscurità. Punti che di giorno possono essere estremamente produttivi, di
come i riflettori sui moli dei porti o della terraferma, i ponti o i passaggi da sponda a sponda attirano i pesci mangime, e con loro anche i tarpon. Le fonti luminose installate temporaneamente vengono accettate dai pesci dopo una breve fase di adattamento, l’importante è che queste siano percepite dai pesci come struttura „naturale“. Le lampade tascabili o maneggiare sbadatamente la lampada da testa fanno invece scappare i pesci predatori, che sono sensibili alla luce. I tarpon possono essere localizzati anche senza fonti luminose artificiali e in questo caso bisogna prevedere
Trust“ with genetic analyses of the fish caught (www.tarbone.org). Locating the fish in the darkness One of the biggest obstacles of night fishing is certainly the difficulty of localizing the shoals of fish and promising spots. Our ideal concept of tarpon fishing is usually fishing at sight, however, if this is not possible due to adverse weather conditions, we go for “rolling” fish , e.g. fish that come to the surface and then disappear
protection, not rarely both of them. What features do these spots have? Possible hot spots are always distinguished by a high rate of forage fish or an architectonical structure which facilitates their hunting. Fixed light sources like floodlighting on harbour or land docks, bridges or passages from shore to shore attract forage fish, and so tarpon too, towards the crime scene. A short phase of adaptation is enough for temporary light sources to be accepted by fish, provided that the light source is steadily installed and thus perceived as a „natural“ structure. On the contrary, pocket lamps or inattentive handling of the head lamp scare away light-sensitive predatory fish. Tarpon can be even localized without artificial light sources, however more initial observation work is required in such a case. First comes the search for preys near the shore or places which tarpon like haunting. A brief snorkeling reconnaissance can help and further clarify if there are any obstacles in the water. In this connection, the last moments of twilight are crucial, when rolling, kicking or simply voracious fish are yet not to be distinguished. Protection in shoals During our period of observation a surprising trend emerged as a mechanism of protection exploited by single fish: the more the distance from any artificial light sources is, the more the fish tend to come together in shoals. Just to give an extreme example, once, at twilight, on a famous stretch of beach we counted almost 150 fish that were looking for protection in low water and then disappeared again towards the cliffs at early dawn. We often came
again with their head, back and tail. Other evident signs of tarpon’s activity are „tailkicks“, e.g. tarpons coming up from deep water in search of preys, ploughing the surface with their tail in the speed of acceleration. The ideal case would be that the shoal of migrating fish can be seen in the water, but this means that you will be seen and identified as well, which is not very positive in the darkness. Some spots that can be extremely productive during the day are not at night. It is obvious that in such an alliance fish look for spots that make their eating behaviour easier or offer them some kind of
across situations of this kind, even though not to this extent, and this led us to the conclusion that fish were looking for protection against bigger predators, such us ubiquitous sharks. These shoals of motionless fish are particular and delicate with regard to any fishing endeavours. After some attacks or contacts their activity is reduced to nothing. Seeing at night Even if at first it might sound a bit strange, at twilight we don’t just fish in the darkness. Our eyes get accustomed relatively soon to the different conditions of light and to our surprise we can see much better than we would have expected. Also in night fishing there are the classical sight-cast situations; especially harbor works and docks, if they are fishable, offer the chance to fish at sight, in a goal-oriented manner, among the smaller shoals of fish swimming around. As tarpon go looking for their preys towards the light at night, meaning that they stay just under the surface, their silhouettes can be easily distinguished by means of spotlights. According to the light angle, tarpon show themselves through the flashing of a flank (flat light), the reflection of the eye’s iris (flat light) or well-defined silhouette (vertical ray of light). With such background lighting you can also distinguish rolling and tailkicking fish very well, with their backs turned towards the surface and dark sky. In case there is no light available, we can still hear. It is right at night that the fish, when attacking a prey, breaks through the water surface with their mighty head, thus causing the noise which is typical for tarpon, but hardly identifiable if you have never observed such behaviour during the day.
più lavoro preliminare d’osservazione. Prima di tutto è la ricerca di prede vicine alla costa o di luoghi che possano essere frequentati di preferenza dai tarpon. Anche una breve ricognizione di snorkeling può essere d’aiuto, oltre ad individuare gli ostacoli presenti nell’acqua. Decisivi a questo proposito sono gli ultimi momenti del crepuscolo, in cui i pesci ancora non si distinguono in roteanti, scalpitanti o semplicemente voraci.
Protezione nel gruppo
a concludere che i pesci cerchino protezione dai predatori più grossi come gli onnipresenti squali. Dopo alcuni attacchi o contatti l’attività di reazione di questi banchi di pesci fermi si riduce tanto da annullarsi completamente.
si abituano abbastanza velocemente alle mutate condizioni di luce e con nostra sorpresa vediamo ben di più di quanto ci saremmo aspettati. Anche nella pesca notturna ci sono le classiche situazioni da lancio a vista; soprattutto gli impianti portuali e i moli, se sono pescabili, offrono l’opportunità di pescare miratamente e a vista tra i banchi più piccoli di pesci che sguazzano lì intorno. Dato che i tarpon di notte vanno verso la luce a cercare le loro prede, ossia stanno a filo d’acqua, le loro sagome si distinguono con facilità alla luce dei riflettori. A seconda dell’angolazione da cui proviene la luce,
Vederci di notte Anche se inizialmente può suonare un po’ strano, quando si avvicina l’ora del tramonto non peschiamo solo al buio. I nostri occhi
Durante il nostro periodo d’osservazione abbiamo notato un interessante meccanismo di protezione del singolo pesce: più ci allontaniamo dalle fonti luminose artificiali, più i pesci tendono a unirsi in banchi. Una volta abbiamo contato in un tratto di spiaggia quasi 150 pesci che, al calare della notte, cercavano protezione nell’acqua poco profonda per poi scomparire di nuovo verso la scogliera ai primi bagliori dell’alba. Questo ci ha portato
Resident Tarpon vs. Migrating Tarpon Actually, our observations are mostly based on resident tarpon, that is on fish which are more or less tied to the place, since they are easier to locate and find. Moreover, resident fish usually stay closer to the shore, which makes them predestinated to night fishing from the shore, whereas migrating fish are more difficult to locate in their pilgrimages. But there is more, single attempts to detect the fish at night further require the use of a boat, so
good reason to slip out at night... Sharks, rays & Co. If possible, you should avoid wading alone at night. This is a serious warning rather than a lapidary piece of advice. If you cannot avoid it due to specific circumstances, then wade cautiously and with the utmost attention. We move on a field where the food chain is not just limited to tarpon! There are many other fish that can draw the
they imply further costs, without any form of permanent success being foreseeable. It is definitely indisputable that at night you can also fish migrating fish and occasional catches of fish of over 60 pounds prove that also big fish sometimes mingle with resident ones! Especially flats, beaches or docks connected with open sea definitely offer the possibility of fishing a true giant. Fishing for resident specimens makes their minimum and maximum weight a bit more foreseeable, but in no way less remarkable. Our average is about 34 pounds, with some exceptions reaching 65 pounds – a
attention of bigger ones, i.e. sharks. Never wade in water above your knees, don’t fish alone and come out of the water as soon as you notice the slightest sign of an innatural water movement which is not univocally referable to the presence of tarpons . Every step, as near the shore as it may be, must be made with caution, as rays hiding under the sand can leave you a bad souvenir of this tropical paradise. It is the same in case of a drill: before you ask someone to take a photo of you carrying a tarpon in your arms, make sure that nothing follows the steps of the fighting fish. At night the shark can
il tarpon si mostra attraverso il baluginio di un fianco (luce piatta), il riflesso dell’iride degli occhi (luce piatta) o una sagoma dai contorni netti (raggio verticale di luce). Con questa illuminazione di sottofondo si distinguono molto bene anche i pesci che si girano o sbattono la coda, col dorso rivolto verso l’acqua. Nel caso in cui non ci sia alcuna luce a disposizione, rimane l’udito. È proprio di notte che il pesce, se attacca una preda, fende la superficie dell’acqua col suo possente capo provocando il rumore tipico del tarpon, che è tuttavia difficile da identificare se questo comportamento non lo si è già osservato di giorno. Il tarpon residente vs. il tarpon migrante Le nostre osservazioni si basano per la maggior parte sui tarpon residenti, cioè su pesci legati più o meno al luogo, poichè questi sono più facili da localizzare e da ritrovare. Inoltre i pesci residenti, di norma, si mantengono più sottocosta, perciò predestinati alla pesca notturna da riva, mentre quelli migranti risultano più difficili da localizzare. Isolati tentativi di stanare i pesci di notte presuppongono oltretutto una barca, dunque comportano costi aggiuntivi, senza però garantire alcuna forma di successo. È possibile che di notte si possano prendere anche pesci migranti e catture occasionali di pesci oltre le 60 libbre dimostrano che talvolta fra i residenti si mescolano anche grossi pesci! Specialmente le flat, le spiagge o i moli collegati con l’alto mare offrono a tutti gli effetti la possibilità di pescare un vero gigante. La pesca ai pesci stanziali rende un po’ più prevedibile, ma non per questo meno interessante, la misura del pesce. La nostra media si aggira sulle 34 libbre, con alcune eccezioni che possono arrivare a toccare le 65 libbre – un motivo sufficiente per uscire di soppiatto di notte... Squali, razze & Co. Nel limite del possibile, bisogna assolutamente evitare di andare a guado di notte da soli. Non è un consiglio, ma un serio avvertimento. Se non se ne può fare a meno, fatelo con estrema cautela e prestando la massima attenzione. Ci muoviamo in un campo in cui la catena alimentare non si riduce al solo tarpon! Ci sono diversi altri pesci che possono attirare l’attenzione di quelli più grossi, ovvero degli squali. Non andate mai a guado con l’acqua oltre il ginocchio, non pescate da soli e al minimo segnale di un movimento innaturale dell’acqua non riconducibile univocamente al tarpon, uscite dall’acqua. Ogni passo, per quanto vicino alla sponda, deve essere fatto con prudenza, poiché le razze che si nascondono nella sabbia possono lasciare un ricordo estremamente doloroso del paradiso tropicale. Lo stesso vale anche nel caso di un drill: prima di farvi immortalare con in braccio
un tarpon, assicuratevi che niente segua le orme del pesce combattente. Di notte lo squalo fatica a capire dove finisce il tarpon e dove comincia il pescatore. E quando lo squalo arriverà a capire che in effetti un tarpon non ha gambe, sarà già troppo tardi. Non correte rischi inutili. La popolazione del luogo è lieta di fornire informazioni sulle specie autoctone di squali... Cosa aspettarsi? Dietro tutta la teoria qui menzionata si cela una delle più pazze avventure con la canna da mosca. Cala silenziosa la notte sull’arcipelago caraibico. Con indosso i pantaloncini vagabondiamo qua e là tra moli, attracchi e tratti di spiaggia, nella speranza di trovare indizi di tarpon. La notte segue le proprie regole peculiari: visto che dobbiamo praticamente rinunciare alla vista, si acuiscono gli altri sensi. Sguardi quasi già paranoici vagano sulla superficie per localizzare nella penombra un’ombra che si nota appena nell’acqua. Un’ombra diventano due e tutto a un tratto, con una prepotenza martellante, si fa strada un chiodo fisso: il tarpon! La mosca atterra da qualche parte nell’oscurità e viene ripescata con suoni ovattati. La mano che tiene la lenza la riporta indietro con movimenti regolari, scrupolosamente intenta a non cedere all’ adrenalina che sale quando si sente opporre la minima resistenza. Un nuovo lancio strapazza ulteriormente l’elettrizzato sistema nervoso. Al termine del movimento di recupero, l’udito acuito percepisce un rumore, che un attimo dopo diventa un: Ci siamo! La lenza si tende, l’ittioscopio, sotto osservazione, conta il countdown. La mano segue la lenza verso l’anello e la fa passare tre volte con trepidazione. Contatto! Il controllo creduto sicuro è ora solo un lontano ricordo. Ad occhi chiusi immaginiamo quanto sia potente la forza invisibile che tira all’altro capo della lenza. Ciechi nel vero senso della parola, diventiamo spettatori di una lotta eterna, al cui termine c’è la certezza di quanto il pesce sia effettivamente grosso. Fino a quel momento ci crogioliamo in speculazioni e supposizioni che ci fanno meravigliare quando recuperiamo il pesce, oppure rimuginare profondamente addolorati se lo perdiamo! Un’esperienza inebriante senza eguali.
Behind all above mentioned theories there is one of the craziest
adventures you can have with the fly rod. The night silently falls on the Caribbean archipelago. Wearing our shorts, we roam among docks, marinas and beach stretches, hoping to find signs of tarpon. The night follows its peculiar rules: as we have basically given up our sight, the other senses are sharpened. Almost paranoid eyes already wander on the surface to locate at dusk a shadow which can be hardly noticed in the water. Two shades come out of one and all of a sudden a fixed idea manifest itself as insistently as a hammer: tarpon! The fly lands somewhere in the darkness and
is retrieved with soft sounds. The hand, which is holding the line, brings it back with regular movements, and we try not to surrender to the peak of adrenalin rising when the slightest resistance is perceived. A new cast further overworks the electrified nervous system. At the end of the strip movement, our sharpened hearing perceives a noise, which becomes a cry after a moment: here it is! The line is stretched and the finder, which we keep under strict control, counts the countdown. The hand follows the line towards the ring and makes it pass through it three times in trepidation.
Contact! The control which we believed to be steady is nothing but a far memory. With our eyes closed we can just foresee how powerful the unseen force pulling at the other end of the line is. Blind in the true meaning of the word, we have become the spectators of an eternal fight, at which end there is the certainty of how big the fish actually is. All we can do till that moment is relish speculations and assumptions contributing to our astonishment when we retrieve the fish, or to our sorrow if we lose it! An exciting experience without equals.
hardly distinguish between the tarpon and the angler. And when the shark understands that in fact a tarpon isn’t supposed to have a leg, it will be too late, indeed. Don’t run unnecessary risks. The native population will be glad to inform you on the autochthonous species of sharks... What are our expectations?
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2013
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