H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..
€ 7 per chi pratica il ”catch & release” € 14 per gli altri
VIAGGI > Il punto di non ritorno > The Fishing Reserve of Lienz > Fly fishing for grayling > Il Trentino > Una settimana sull’Avalon Fleet 1
INTERVISTE > Susanne Zuber
STORIA & COLLEZIONISMO > Origini della pesca a mosca in mare > I maestri della pittura inglese
Susanne Zuber
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SOMMARIO
VIAGGI 8
The point of no return Il punto di non ritorno
24
The Fishing Reserve of Lienz
42
Fly fishing for grayling Pesca a mosca ai temoli
54
Il Trentino
88
Una settimana sull’Avalon Fleet 1
INTERVISTE 68 Intervista a Susanne Zuber STORIA & COLLEZIONISMO 32
Origini della pesca a mosca in mare
78 I fratelli Henry e Samuel Alken, maestri della pittura inglese
SOMMARIO
via Bergognone, 27 - 20144 Milano Tel. 02/89406796 I Fax 02/89406666 info@ilgattoconglistivali.it www.ilgattoconglistivali.it
Anno V - Numero 1 Primavera 2012
S P R I N G
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H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero. Tariffa R.O.C.: Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, CN/BO In caso di mancato recapito inviare al CPO di Bologna per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Contiene I.P..
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In copertina fotografia di David Skok
H2O anno V Marzo 2012 Direttore Responsabile Sara Ballotta Direttore Editoriale Giorgio Cavatorti
Giorgio Cavatorti Direttore Editoriale
Pescare... Viaggiando
Vice Direttore Dante Iotti Redazione Giorgio Cavatorti Via Verdi,30 42027 Montecchio Emilia (RE) e-mail: info@cavatortigiorgio.it Hanno collaborato a questo numero: Suzanne Zuber, Davide Andreoli, Sandro Mediani, Aleksandar Vrtaric, Emilio Arbizzi, Peter Christensen, Riccardo De Stabile Art Director Giuditta Soavi giuditta@edigrafica.net Stampa: “Tipografia Moderna” Bologna (BO )
Inauguriamo il quinto anno di H2O magazine con un pezzo di Peter Christensen, ottimo fotografo e viaggiatore instancabile, per poi continuare con un articolo di Emilio Arbizzi sulla splendida riserva austriaca dell’Hotel Sonne di Lienz, mentre Aleksandar Vrtaric ci parlerà della pesca al temolo. Per la parte storica un breve excursus sugli albori della pesca a mosca in mare e, nella sezione dedicata all’arte nella pesca, un ritratto del grande Henry Alken. Nell’articolo di Davide Andreoli sulla pesca in Trentino, corredato dalle fotografie scattate da Alessandro Seletti, abbiamo modo di ammirare tutta la bellezza di questo paesaggio e delle sue acque, e il progetto in corso di promozione turistica legata alla pesca non potrà che migliorare le cose. L’intervista alla bella e brava Susanne Zuber e il reportage del viaggio a Cuba di Sandro Mediani chiudono il numero. Buona lettura.
Fotografi di Redazione: Marco Agoletti , Alessandro Seletti Traduzioni: Rossella Catellani, Elisabetta Longhi, Silvia Rioli Autorizzazione Tribunale di Bologna n°8157 del 01/02/2011 Poste Italiane spa- Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - aut. Roc N°20825 del 10/03/2011 - DCB Bologna Una copia € 7,00 Arretrato € 10,00 Abbonamento annuo € 25,00 Abbonamento estero € 45,00 L’abbonamento si può pagare tramite: Bonifico bancario: IBAN IT23Y0760102400000007504417 C/C Postale n° 7504417 Intestato a H2O srl - Via Rodolfo Audinot,4 - 40134 BOLOGNA Gli abbonameni non disdetti un mese prima della loro scadenza,con lettera raccomandata, si intendono automaticamente rinnovati
Giorgio Cavatorti
We open the fifth year of H20 magazine with an article by Peter Christensen, excellent photographer and tireless traveller, and we continue with a piece by Emilio Arbizzi about the wonderful Austrian reserve of Hotel Sonne in Lienz, while Aleksandar Vrtaric will tell us about grayling fishing. In the section dedicated to the history of fishing we will speak about the beginning of flyfishing in the sea and the artist of this issue is the great Henry Alken. In the article by Davide Andreoli on fishing in Trentino, with photos by Alessandro Seletti, we can admire the beauty of this landscape and of its waters, and the project of tourist promotion connected to fishing will sure improve things. The interview to the beautiful and good Susanne Zuber and the report by Sandro Mediani of his trip to Cuba close this issue. Enjoy your reading. Giorgio Cavatorti
Copyright © 2008 Tutti i diritti sono riservati, è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione della Redazione. Fotografie e manoscritti non richiesti non vengono restituiti. Per qualsiasi informazione inerente i viaggi trattati nel magazine, Vi invitiamo a contattare la Redazione. Per informazioni sugli abbonamenti : +390516641191-+390510452815
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Linea Rapture distribuita da: Trabucco Fishing Diffusion
UNA BATTUTA DI PESCA SENZA LA GIUSTA ATTREZZATURA E’ SOLAMENTE UN GIRO IN BARCA
The point of no return
- searching for monster pike in Alaska’s interior – by Peter Christensen - photos by: Peter Lyngby and the author
Into the Mud. I’ll admit that the idea of spending a month in this forsaken corner of the world to find giant pike may sound eccentric. To some, the pike is a trash fish. Perhaps it is the pike’s notorious appetite for destruction that has disqualified it from the exclusive category of game fish. But to us, a huge pike on the fly is equivalent to a 30-inch rainbow, 100 lbs tarpon and 40 lbs salmon, all mixed up into one and cross-bred with an alligator. We live to explore bug-infested swamps of coffee-coloured water, criss-crossed by decaying logs and serpentine channels, and for the thrilling sight of a mossy green monster pike hunting down frog patterns with a vengeance. “We” are three pike fishing fanatics, two Peters, Mikkel and videographer Mathis, who has joined to catch the expedition on film. Peter Lyngby, a pike on the fly pioneer with more than
20 years' experience, has bravely chosen to join the trip despite the cast of puppy fly fishing desperadoes, no doubt deluded by dreams of prehistoric river monsters. When not fly-fishing Mikkel spends his time trying to look like James Dean, while smoking menthol cigarettes. And then there is me. An outfitter once dubbed me the “crash test dummy” when they sent me to explore a far-flung destination. “Dummy” is the operative word. The fact of the matter is that when I go on this kind of trip I frequently end up in a tight spot, rather than with a tight line. Holy Cross. During my research for the trip, I learned that there had been a number of conflicts between the local Native Americans and the few outfitters that operate in the area during the summer months. It added a gloomy dimension to the prospects for the trip that these clashes had involved shooting. In fact, according to
the versions that had reached my ear, it sometimes came close to spaghetti westerns. Especially one incident, which took place very close to our first campsite, had stuck in my mind. The outfitter Midnight Sun Trophy Pike Adventures, operating from a big white houseboat, had been chased off a lake for no apparent reason after several shots had been fired at the boat. So, it is with a certain anxiety we visit the Native village of Holy Cross on the Yukon River, about a week into the trip. A village elder, William, greets us as soon as we arrive. He has lived off the land for his entire life, and his weathered face tells a story of perseverance and pride. William, like any true fisherman, has tall tales of prodigious pike. “I’ve caught big pike in my lifetime”, he tells, narrowing his eyes as he recalls the battle, “The biggest pike I’ve ever caught…I couldn’t take it in the boat.
Nel fango. Ammetterò che l’idea di trascorrere un mese in questo angolo abbandonato del mondo per cercare lucci giganti può sembrare eccentrica. Per qualcuno il luccio è un pesce di bassa qualità. Forse il noto appetito del luccio che distrugge ogni cosa lo ha escluso dalla categoria dei pesci divertenti. Ma per noi, catturare un grande luccio con la mosca è l’equivalente di una cattura di una trota di 30 pollici, di un tarpon da 100 libbre e di un salmone da 40, e a ciò aggiungiamo anche la cattura di un alligatore. Viviamo per esplorare acquitrini infestati di insetti in acque color caffè, solcate da
tronchi in decomposizione e da canali tortuosi, e per la vista elettrizzante di un mostruoso luccio tra l’erba muscosa che caccia rane con estrema furia. “Noi” siamo tre fanatici della pesca al luccio, Peter, Mikkel e Mathis il regista, il quale si è unito per imprimere la spedizione sulla pellicola. Peter Lyngby, un pioniere nella pesca a mosca del luccio con più di 20 anni di esperienza, ha coraggiosamente scelto di unirsi al viaggio malgrado il gruppo di pescatori in erba, indubbiamente illuso da sogni di preistorici mostri di fiume. Quando non pesca, Mikkel trascorre il tempo cercando di assomigliare a
James Dean, fumando sigarette al mentolo. E poi ci sono io. Quando mi mandarono ad esplorare una destinazione lontana, un negoziante mi soprannominò “manichino per il crash test”, “Fantoccio” è la parola in codice. Il fatto è che quando faccio questo tipo di viaggi spesso finisco in posti angusti.
dimensione alle prospettive del viaggio. In realtà, secondo le versioni che avevano raggiunto il mio orecchio, ci si era avvicinati agli spaghetti western, in particolare un incidente, avvenuto in un luogo molto vicino al campeggio, era rimasto nella mia mente. La compagnia Midnight Sun Trophy Pike Adventures, che opera da una grande e bianca casa galleggiante, era stata cacciata dal lago senza alcun motivo apparente dopo che diversi spari avevano colpito l’imbarcazione. Perciò, è con una certa ansietà che visitiamo il villaggio di Holy Cross sul fiume Yukon, e vi rimaniamo circa una settimana. Un anziano del
villaggio, William, ci saluta non appena arriviamo. Ha vissuto in quella terra per tutta la vita e la sua faccia segnata dalle intemperie racconta una storia di perseveranza e orgoglio. William, come qualsiasi vero pescatore, racconta storie favolose di lucci prodigiosi. “Ho catturato un grosso luccio nella mia vita”, racconta, socchiudendo gli occhi come per richiamare la battaglia, “Il luccio più grande che abbia mai catturato… Non potevo nemmeno tirarlo in barca. Perciò presi la mia calibro 22…” continua, fingendo di premere il grilletto con la mano destra, “Gli sparai alla testa. E poi lo tirai a bordo.”
La caccia. L’immenso terreno attorno al fiume Innoko comprende migliaia e migliaia di chilometri quadrati di habitat di prima qualità per il luccio e non basterebbe una vita per esplorarlo tutto. Individuare lucci lì fuori è un compito complesso poiché i pesci si possono muovere e coprire grandi distanze e, anche se un giorno un lago o dei laghi di sbarramento sono pieni di lucci, questi possono facilmente essersene andati il giorno seguente. Imbarcazioni piccole e gonfiabili sono il solo nostro mezzo di trasporto, la prima settimana le nostre riserve di benzina si sono esaurite e siamo
Holy Cross. Durante le mie ricerche per il viaggio scoprii che c’ erano stati una serie di conflitti tra i nativi americani e i pochi negozianti che operano nell’area durante i mesi estivi. Il fatto che questi contrasti avessero implicato anche sparatorie, aggiungeva una triste
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So I picked up my 22. pistol…”, William continues, feigning to press a trigger with his right hand; “I shot it in the head. And then I took it in the boat.” The Hunt. The immense wasteland around the Innoko River is thousands and thousands of square miles of prime pike habitat and it would take several lifetimes to explore. Locating pike out here is a complex task as the fish can move around over great distances, and even if a lake or backwater is full of pike one day, they can easily be gone the next. Small, inflatable boats is our only means of transportation, and the
source in the winter, and a healthy bull is too good a chance to pass. As quietly as possible Sharon idles us in to the shore, while Dean grabs his .223 Ruger rifle and jumps to the stern of the boat. The moose has sensed our presence and trots into a dense coverage of scrubs. All alcohol seems to evaporate from Dean as he tiptoes after it. I follow him at a distance to create minimal disturbance, but it turns out to be one of those “dummy” moments when the echo of shots whizzes past me and for a split second makes me wonder if I have been hit. Moments later, the echo and fear drown in
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first week has made a serious impact on our fuel supply and forced us to Holy Cross. Well not only that, but also a suicidal curiosity to find out if the stories about trigger-happy natives are true. William’s story is a welcome boost to our morale, but it doesn’t solve our fuel crisis. Luckily, we meet the local couple Sharon and Dean who turn out to be incredibly hospitable and will help us haul a drum of gasoline to the camp in their boat. During the boat ride a small party begins, fuelled by Canadian Rich & Rare whisky and a few nuggets of Alaskan weed.
Most places in the world it is highly insulting to decline. This turns out to be especially true in this case. My initial “no thanks” turns out to be unacceptable and is met by a reproachful stare. “C’mon Pete, have a cowboy”, Dean says, passing on a shot of whisky and a ingenious pipe, made out of an empty beer can, to celebrate newfound friends.
ecstatic howls when Dean thanks the Great Spirit of the woods for the successful outcome of the hunt – an ancient subsistence hunter tradition.
The bays warm up during a spell of beautiful, autumnal weather and massive concentrations of pike head towards the warmer shallows. Loglike shapes can be glimpsed through a murky veil, motionlessly hanging in mid water to ambush unsuspecting prey. From a distance I watch Mikkel fish his way up an overgrown bank against a backdrop of saturated, golden birch trees. Almost every cast pays off with 35-40 inch pike, until a sinister, crocodile-like shape massacres the flash fly right at the rod tip. Pike can be good fighters, but I have never seen anything like this. The pike leaps
The Houseboat. Scurrying around the drainage, we cross paths with guide boats from the Midnight Sun. We wave politely and they wave back, but on the first meetings we don’t engage in much conversation except one day when a guide tells us to explore an area “waaaaay up North” in an obvious attempt to hoodwink us out of a productive area.
A dozen cowboys later the sight of a moose bull on the left riverbank suddenly interrupts the party. To Native Americans in the Yukon drainage, moose meat is the essential food
stati quindi costretti a tornare a Holy Cross. Beh, a dire la verità ci ha spinto anche la curiosità suicida di scoprire se le storie riguardo i nativi dal grilletto facile erano vere. La storia di William fa bene al nostro morale, ma non risolve la nostra crisi di carburante. Fortunatamente, incontriamo una coppia del luogo, Sharon e Dean, che si rivelano essere incredibilmente ospitali e ci aiutano a trasportare un bidone di benzina fino all’accampamento sulla loro barca. Durante il viaggio inizia una piccola festa, alimentata dal whisky canadese Rich & Rare e da qualche sigaretta fatta con tabacco dell’Alaska. Molti posti al mondo stanno lentamente scomparendo e ciò sembra essere vero proprio in questo caso. Il mio iniziale “no grazie” si rivela inaccettabile e incontra uno sguardo di rimprovero. “Su, Peter, sii un cowboy”, dice Dean, sparandosi un bicchierino di whisky e fumando da una pipa ingegnosa, ricavata da una bottiglia di birra vuota, per festeggiare la nuova amicizia. Più tardi, la vista di un maschio di alce sulla riva sinistra del fiume interrompe improvvisamente la festa. Per i nativi americani nell’area di bonifica dello Yukon la carne di alce è una fonte essenziale di cibo in inverno, e un maschio in salute è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Il più tranquillamente possibile Sharon mette al minimo il motore e ci porta verso la riva, mentre Dean afferra la sua 223 Ruger e scende dall’imbarcazione. L’alce ha percepito la nostra presenza e trotta verso una densa sterpaglia. Tutto l’alcol sembra evaporare da Dean che si mette a camminare in punta di piedi verso l’animale. Lo seguo tenendomi a distanza per non disturbare, ma poco dopo l’eco degli spari fischia accanto a me e, per un secondo, mi domando se anch’io sono stato colpito. Qualche momento dopo l’eco e la paura affogano in grida di giubilo quando Dean ringrazia il Grande Spirito dei boschi per il risultato positivo della caccia – si tratta di una tradizione antica e tuttora in uso. La casa galleggiante. Affrettandoci lungo l’area di bonifica, incrociamo le guide e le imbarcazioni del Midnight Sun. Salutiamo educatamente e loro ricambiano, anche se non attacchiamo mai discorso, eccetto un giorno quando una guida ci dice di esplorare un’area “verso nord” nell’ovvio tentativo di farci allontanare da un’area produttiva. Le baie si animano durante il bel tempo autunnale e una massiccia concentrazione di lucci si dirige verso i bassifondi più caldi. Figure simili a tronchi si possono intravedere attraverso un velo oscuro; si trovano immobili e a mezz’acqua per tendere un’imboscata a un’inconsapevole preda. Da una certa distanza guardo Mikkel che pesca dalla riva ricoperta di vegetazione con alle spalle uno sfondo di betulle sature e dorate. Quasi ogni lancio ripaga con un luccio lungo 3540 pollici, fino a quando una sinistra figura dalla forma di coccodrillo massacra la vistosa mosca proprio all’estremità della canna. I lucci possono essere ottimi lottatori, ma io non avevo mai visto niente di simile. Il luccio schizza fuori dall’acqua quattro volte, ballando attraverso la superficie in una rara e pura dimostrazione di lotta primordiale per la sopravvivenza. Con il pesce tra le mani Mikkel sembra quasi un nanerottolo in confronto ai 45 pollici di lunghezza dello sconfitto e obeso luccio. Si tratta di un esemplare femmina – una versione acquatica e predatoria della mia precedente suocera, unica nel suo genere nello spargere terrore in tutto il suo territorio. Si prova una sentimento monumentale quando una stupida azione come questa si realizza davvero. Ci si sente con le vertigini quando si fa scendere dalla barca quel pesce speciale, raccontando quanto ci è voluto per catturarlo: la ricerca per giorni e giorni con l’attrezzatura fradicia, i mesi spesi
out of the water four times, dancing across the surface in a rare, pure display of primordial fight for survival. Once Mikkel holds the fish in his hands, he is almost dwarfed by 45-inches of obese, defeated pike mama. She is as a big boned fish – an aquatic, predatory version of my former mother in law, and equally capable of spreading terror in her territory. It is a monumental feeling when a stupid plan like this one actually comes to fruition. You feel dizzy from landing that special fish, recounting what it took to catch it: the searching through bleak days in drenched gear, the months and months of working some shit job to afford the trip. But you feel happy, for you know you have caught not just a fish, but a memory which you’ll recall often for the rest of your life, much to the annoyance of your fishing buddies, who will soon grow tired of hearing about some stupid pike you once caught. Mikkel does his James Dean impersonation as soon as the pike has been released and confidently lights a menthol cigarette, but agitated shouting from a distance spoils the tenderness of the moment. It turns out to be a Midnight Sun guide who, realising that we have ignored his tip on moving “waaaay up North”, has adopted a more aggressive tactic to make us leave the area. The Innoko River is hundreds of miles long and if you add the hundreds and hundreds of side channels, backwaters and lakes, there should be room for a couple of guide boats and a four man crew of do-it-yourself fly fishermen. The guide seems hell-bent on the old cowboy method of conflict management that involves .45 revolvers, a psychopathic stare and a particular attention to profanity in at least every other word. I feel that there is a risk I may end up as a wrecked crash test dummy. After twenty minutes of getting yelled at, threatened and fed bullshit we return to camp to digest the ups and downs of the day. Personally, I’ve dealt with my fair share of challenging confrontations, but I hadn’t expected such behaviour from fellow fly fishers. It is the opposite world of the old Westerns; the Native People are generous, helpful and welcoming, whereas the white men are savage, confrontational and protective. All cultural reflections aside, what really gets to us is the fact that the Midnight Sun guides all carry guns and none of us can tell if they are just trying to scare us off, or if they are in fact fanatical enough to back up their words in action. Besides, it is stressful to always listen for the distant buzz of a motor approaching, or look over the shoulder for tundra crazy fishing guides out on a bit of after hours man hunt. The Point of No Return. One week later the guide boats have passed us up several times, and each time the aggression towards us goes up a notch to culminate one late afternoon around three weeks into the trip. The day before, we had a visit from an Alaska State Trooper, who told us to ignore any future harassment. When a boat comes towards us for the fourth time I can’t help but wonder what they’ve come up with now. “Don’t come past this fucking point again! THIS IS MY FUCKING BACKYARD!”, the guide screams at us repeatedly, ignoring every attempt at dialogue, even when we mention that we have the Alaska State Troopers behind us. With his boat, the guide blocks the exit channel from the lake, so we have two options: hang out and see what happens, or get the hell out of there. The dummy inside me whimpers. Staying would be to tempt fate, given that we’ve already survived a moose hunt, hardcore partying
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facendo qualche lavoro di merda per permettersi il viaggio... Ma ci si sente felici, perché si è coscienti di non aver catturato solo un pesce, ma anche dei ricordi che si possono richiamare alla mente per il resto della vita, a dispetto dell’irritazione dei compagni di pesca, che presto si stancano di sentire il racconto della cattura di qualche stupido luccio. Mikkel fa la sua imitazione di James Dean non appena il luccio viene rilasciato e con sicurezza si accende una sigaretta al mentolo, ma un grido guasta l’armonia del momento. Si rivela essere una guida del Midnight Sun che, capendo che noi avevamo
ignorato il suo consiglio di spostarci più a nord, ha adottato una tattica più aggressiva per farci abbandonare la zona. Il fiume Innoko è lungo centinaia di miglia e, se si aggiungono le centinaia e centinaia di canali, acque stagnanti e laghi, ci dovrebbe essere posto sia per un paio di imbarcazioni che per una ciurma di quattro pescatori fai da te. La guida sembra decisissima a seguire la gestione del conflitto all’antica maniera dei cowboy, che prevede una pistola calibro 45, uno sguardo da psicopatico e l’ uso di bestemmie dopo almeno ogni parola. Sento che c’è il rischio di poter finire come il manichino di
un crash test. Dopo averci urlato contro per circa venti minuti, averci minacciato e riempito di insulti, siamo ritornati all’accampamento per riflettere sugli avvenimenti della giornata. Personalmente mi era già capitato di avere degli scontri, ma non mi sarei ma aspettato un tale comportamento da parte di colleghi pescatori. È il mondo contrario dei vecchi Western: i nativi sono generosi, disponibili e accoglienti, mentre gli uomini bianchi sono selvaggi, aggressivi e diffidenti. Lasciando da parte tutte le riflessioni culturali, il fatto inquietante è che tutte le guide del Midnight Sun portano la
pistola e nessuno può dire se stanno solo cercando di spaventarci o se in realtà sono così fanatici da tradurre le loro parole in azioni. Inoltre è stressante sentire sempre il rumore di un motore in avvicinamento, o guardarsi alle spalle per vedere se dalla tundra esce una guida pazza alla caccia di qualche uomo.
pomeriggio dopo tre settimane dall’inizio del viaggio. Il giorno prima avevamo ricevuto la visita di un agente della polizia statale dell’Alaska che ci consigliò di ignorare le molestie. Quando però vedo avvicinarsi una barca verso di noi per la quarta volta non posso fare a meno di chiedermi cosa c’è ancora di nuovo. “Non passate da questo fottuto posto un’altra volta! QUESTA è LA MIA FOTTUTA ZONA!”, ci grida la guida ripetutamente, ignorando qualunque tentativo di dialogo, anche quando noi diciamo di avere l’agente di polizia dietro di noi. Con la sua barca la guida blocca il canale di uscita dal lago, per
cui noi abbiamo due opzioni: o restare lì e vedere cosa succede, o andarcene alla svelta. La parte stupida dentro di me piagnucola, ma rimanere avrebbe significato sfidare il destino, dato che eravamo già sopravvissuti ad una caccia all’alce, ad un festeggiamento piuttosto esuberante con i nativi americani e ad una serie di scontri con inquietanti pistoleri maniaci. Quando facciamo ritorno all’accampamento il nostro umore è sotto terra. Le urla della guida – non passate da questo fottuto posto un’altra volta – risuonano in modo profetico nelle mie orecchie. Dobbiamo andarcene – e velocemente. Il problema
Il punto di non ritorno. La settimana seguente abbiamo incontrato parecchie volte le imbarcazioni delle guide e ogni volta l’aggressione nei nostri confronti era sempre più violenta, fino a raggiungere il culmine un tardo
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with Native Americans and a series of clashes with aggravated, gun-carrying maniacs. When we return to camp our moods are at an all time low. The guide’s bark - don’t come past this fucking point again - rings ominously in my ears. We have to get out of there - and fast. The problem is, we have too much gear to move in our small inflatable boats, so once again we must hope for the help of Dean and Sharon. With a satellite phone I get hold of Sharon.
“You know Peter, I had the whole town wound up. I talked to the tribal chief, and I told my uncles, you know, if you guys are in any danger they better get out there. And if we didn’t call back over the radio within a couple of hours, or they didn’t hear from us…They would have been out there.” The monster. The paradoxical twist – that we may have just saved our nemesis from waking up to a Native lynching armada – seems like a surprisingly happy ending to our time in “the Backyard”, whoever it belongs to. With the help of Dean and
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Peter: “Hey Sharon, it’s Peter” Sharon: “Hey Pete! How’s it going?” Peter: “Hmm – not too good. Those Midnight Sun guides are getting on us.” Sharon (yelling): “Dean! Go get the shotgun! Stay put Peter, we’re coming out.” Peter: “Wait, we’re…” Phone: “Biib….biib….biib.” She has hung up on me. A lot of thoughts go through my head. Mathis is enraged – why the fuck didn’t I tell her not to come? I tell him she hung up on me. We then go on to consider the ethical and epic cinematographic
Sharon, we are able to establish a new camp in relative safety from further confrontations. It becomes even tougher to locate the fish as the days shorten and the first frosty nights arrive. Northern lights tint a jade carpet across the sky and seem to me like a faint, atmospheric echo of the past weeks’ primal, psychedelic drama. On the second to last day Mikkel and Peter spot the biggest pike they’ve ever seen in a tiny bay. Easily close to 30 lbs, or maybe even bigger. Time is running out, but we focus on that specific area, fishing repeatedly in in a final attempt
aspects of capturing on film two gun slinging parties attempting to settle an old grudge once and for all in a remote, Alaskan swamp. It would almost certainly win us an Oscar. Of course, there would be casualties. Counting the Midnight Sun guides as expendable, the potential body count would be a couple of innocent clients and the maid. Two stokes and a lukewarm cup of coffee later we reach a verdict. We’ve got to stop this! I put a second call through on the satellite phone, but this time Dean answers. I detect relief in his voice when I tell him to call off the mission.
to connect with the gargantuan Innoko pike we've come for. Hangovers and camera work has taken its toll on my time with the fly rod, so I am desperate to catch that fish. When the line tightens against my finger the pull is so powerful that I know this is it. For a long second, four feet of heated pike breaks elements, shaking its head furiously and biting into thin air. The fish materialises in front of me as a primeval creature that should have gone extinct in distant pasts. From inside a pallid iris, the pike’s black pupil stares at me full of loathing. Eye to eye with this supreme
è che abbiamo troppa attrezzatura per poterci spostare con le nostre piccole imbarcazioni gonfiabili, per cui ancora una volta dobbiamo sperare nell’aiuto di Dean e Sharon.
farebbero meglio ad andarsene. Se noi non li richiamiamo con la radio tra un paio d’ore, o non sentono nostre notizie… loro se ne devono andare.”
Peter: “Ciao Sharon, sono Peter” Sharon: “Ciao Pete! Come va?” Peter: “Hmm – non troppo bene. Quelle guide del Midnight Sun ci danno sui nervi” Sharon (gridando): “Dean! Vai a prendere il fucile! Rimani lì Peter, stiamo arrivando” Peter: “Aspetta, siamo…” Telefono: “Biib… biib… biib”.
Il mostro. Il colpo di scena paradossale – cioè che noi avevamo appena evitato l’attacco di un’armata di nativi pronti al linciaggio – produce un sorprendente finale.. Con l’aiuto di Dean e Sharon riusciamo a rimettere in sesto un nuovo accampamento in relativa sicurezza da altri scontri. Diventa persino più difficile localizzare i pesci dato che i giorni si accorciano e arrivano le prime notti ghiacciate. Le luci del nord fanno sembrare il cielo un tappeto di giada e mi dimentico del dramma psichedelico e primitivo delle settimane passate.
Ha messo giù. Molti pensieri si affacciano nella mia mente. Mathis è arrabbiatissimo: perché diavolo non le ho detto di non venire? Gli rispondo che mi ha messo giù. Cominciamo allora a considerare gli aspetti cinematografici, etici ed epici nel catturare su pellicola due gruppi muniti di pistole che tentano di sistemare un vecchio rancore una volta per tutte, in una remota palude dell’Alaska. Vinceremmo sicuramente un Oscar. Certamente ci sarebbero vittime. Escludendo le guide del Midnight Sun, il potenziale numero di vittime sarebbe un paio di clienti innocenti e una fanciulla. Un po’ di cibo e una tiepida tazza di caffè ci permettono di prendere una decisione: bisogna evitare tutto ciò! Provo a richiamare con il telefono satellitare, e questa volta risponde Dean. Scorgo sollievo nella sua voce quando gli dico di sospendere la missione. “Sai, Peter, avevo l’intera città agitata. Ho parlato col capo tribù e ho detto ai miei zii che se voi ragazzi siete in pericolo loro
Uno degli ultimi giorni Mikkel e Peter individuano il luccio più grande che abbiano mai visto in una baia così piccola. Facilmente vicino alle 30 libbre o forse anche più grande. Il tempo scorre, ma noi ci concentriamo su quell’area specifica pescando ripetutamente, in un tentativo finale di catturare il gigantesco luccio dell’Innoko per cui siamo venuti. La videocamera mi riprende insistentemente insieme alla mia canna, per cui cerco di mettercela tutta per agganciare quel pesce. Quando la lenza si stringe contro il mio dito lo strattone è così potente che so cos’è. Per un lungo secondo, quattro piedi di luccio rompono gli elementi atmosferici; il pesce scuote furiosamente la testa e morde l’aria sottile. Il luccio si materializza davanti a me come una creatura primitiva che si sarebbe dovuta estinguere in un passato lontano. Da dietro una pallida iride, la nera pupilla del luccio mi fissa piena di odio. Faccia a faccia con questo incredibile predatore d’acqua
Con un telefono satellitare chiamo Sharon.
freshwater predator, William’s ‘pistol landing’ seems like a reasonable method. When I grab the pike under the gill plate, my hand disappears completely in a sophisticated shredder designed for total destruction. I remove the hook and get a good look down the impressive jaws. My head would fit in there. When I lift it out of the water, its sides are a motley map of bronze and green hues. I looked in vain for any moss groving on its back. A pike, like a true gangland scum, doesn’t know when it is beat. Unlike any other freshwater fish I’ve caught, it will make grown men tremble with fear. And it will try to get a bite out of you, given half a chance. I think maybe this is at the core of our obsession with pike. To land the boss, the top predator, is the most alluring, most vicious, most horrific challenge on the fly rod. After a couple of photos, the pike glides back into it’s obscure reign, unimpressed with the practise of catch and release. The following morning our bush pilot Carl comes to take us back to civilisation. During the flight, we chat over the plane’s radio. Carl shakes his head in disbelief when I begin to tell him what has happened. “We’ve got the footage to prove it”, I say, sinking back in the seat. From the ex-army Beaver float plane I can see the Innoko River, like a lazy dirtcoloured snake, meander through a monotonous maze of water and woods. Meadows and birch forests fight for footing against myriads of lakes and sloughs that conceal the ill-famed and elusive marauder of this watered-down wilderness. The initial void I felt when we first came here lingers. It is as if we have been through heaven and hell, and has nothing more to hope from life.
INFO BOX: As the article suggests, the quality of the fishing depends on hard work and local knowledge. From the article, you may have gotten the notion that the area is practically a war zone, and with this in mind, do-it-yourself minded fly fishers should think twice before going. I think we were very unlucky to experience so much trouble, but nonetheless, it seems that anything can happen out there. Almost all the fishing was done in low water with floating lines and large flash flies. When the pike were really in the mood, we switched to poppers and experienced some insane moments when big pike chased down the surface flies to snatch them with extreme brutality. The clarity of the water was only a few inches, but we never had the feeling that the pike had trouble finding the flies – quite the contrary. Flash flies in gold/red picked up light reflections well, and seemed easily visible to the pike despite the muddy water. Altogether, this story no doubt seems far-fetched, and I wonder if anybody would believe it, if it wasn’t for the fact that the entire adventure was filmed. The film, entitled ”A Backyard in Nowhere”, will be released on DVD later in 2011. It will show a side of Alaska few people know exists, including enormous pike on the fly and the epic, scary and crazy adventure touched upon in this article.
dolce, il metodo di William di portare a riva il pesce con la pistola sembra quasi ragionevole. Quando afferro il luccio da sotto le branchie, la mia mano sparisce completamente come in una sofisticata trinciatrice progettata per una distruzione totale. Rimuovo l’uncino e do una lunga occhiata alle sue impressionanti fauci. La mia testa ci starebbe in mezzo. Quando lo sollevo dall’acqua, i suoi fianchi sono una mappa variopinta di sfumature verdi e color bronzo. Ho guardato inutilmente in cerca di muschio che crescesse sulla sua schiena. Un luccio, come la vera feccia della malavita, non sa quando è battuto. A differenza di altri pesci d’acqua dolce che ho catturato, questo
renderà più forti gli uomini che tremano di paura. E cercherà di abboccare all’esca, concedendoci una possibilità. Penso che, probabilmente, sia questo il cuore della nostra ossessione per il luccio. Tirare a riva il capo, il maggior predatore, è la sfida più seducente, più brutale, più raccapricciante per la canna da mosca. Dopo un paio di foto, il luccio scivola verso il suo regno oscuro, per niente impressionato dalla pratica del catch e release. La mattina seguente Carl, il nostro pilota per il pronto intervento, arriva per riportarci verso la civiltà. Durante il volo parliamo con la radio dell’aereo. Carl scuote la testa incredulo quando inizio a raccontargli ciò che è successo. “Abbiamo le
riprese per provarlo” dico affondando nel sedile. Dall’ex idrovolante Beaver della marina posso vedere il fiume Innoko che, come un pigro serpente color verde sporco, si snoda attraverso un monotono intrico di acqua e boschi. Prati e foreste di betulle combattono per ritagliarsi un posto tra le miriadi di laghi e paludi che nascondono il predatore malfamato e sfuggente di questa annacquata regione selvaggia. Il vuoto iniziale che sentii quando arrivammo lì per la prima volta rimane. È come se noi fossimo passati dal paradiso all’inferno senza avere avuto dalla vita nient’altro che la speranza.
Informazioni. Come suggerisce l’articolo, la qualità della pesca dipende dal duro lavoro e dalla conoscenza del luogo. Dall’articolo, si può avere la sensazione che l’area sia praticamente una zona di guerra ed in effetti i pescatori intenzionati al fai da te dovrebbero pensarci due volte prima di partire. Noi siamo stati sfortunati ad avere avuto così tanti problemi, ma, nonostante ciò, sembra che là possa accadere qualsiasi cosa.
in acque basse con lenze galleggianti e grandi mosche colorate. Quando i lucci ne avevano veramente voglia, abbiamo usato i popper ed abbiamo sperimentato alcuni momenti di pazzia quando i lucci molto grandi cacciavano le mosche da sotto la superficie per strapparle con estrema brutalità. La limpidità dell’acqua era di solo pochi pollici, ma non abbiamo mai avuto la sensazione che i lucci avessero dei problemi a trovare le mosche – piuttosto il contrario. Mosche vistose con riflessi dorati e rossi sembrano
facilmente visibili per i lucci malgrado le acque fangose.
Quasi tutta la pesca è stata effettuata
A leggerla questa storia ha dell’incredibile, ma tutto ciò è stato completamente filmato. Il video, intitolato “A Backyard in Nowhere”, verrà distribuito in DVD verso fine 2011; i protagonisti sono ovviamente gli enormi lucci e noi che abbiamo vissuto l’avventura epica, spaventosa e pazza di cui abbiamo parlato in quest’articolo.
La riserva dell’Hotel Sonne di Lienz
The Fishing Reserve of Lienz
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by Emilio Arbizzi photos by Dante Iotti
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Although it’s the end of October the mountains are already white with snow and the yellow and red of the last leaves on the trees color a poetic landscape that fill my heart with joy. The long road that crosses the Puster Valley goes up gently towards the border; it is very close to the Little Drava and to Innichen and, in the end, it goes down as far as Lienz. This small town is set among wonderful mountains from whose valleys rivers of high value flow- they are famous in all Europe for their fishiness and, especially at the end of summer, for the clearness of their waters. Isel, Little and Big Drava,
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Villengratenbach are all in excellent condition, you only need to decide where you want to begin. We carry our luggage into the Sonne Hotel, in the very centre of Lienz where there is Wimmer, the owner of the hotel and the manager of the fishing waters of the area. He gives us the usual warm welcome, our rooms are equipped with every comfort that we will sure appreciate when coming back from our fishing days. A short briefing with Wimmmer allows us to understand how and which river is better to face in this first afternoon and which is the
Nonostante sia la fine di ottobre, la prima neve ha già imbiancato le cime e il giallo e il rosso delle ultime foglie sugli alberi regala poesia e dolcezza al paesaggio. La lunga strada che attraversa la Val Pusteria sale dolcemente verso il confine e a San Candido affianca la Piccola Drava, che costeggerà scendendo fino a Lienz. Questa cittadina è incastonata tra bellissime montagne dalle cui vallate scorrono fiumi di grande pregio, famosi in tutta Europa per la loro pescosità e, soprattutto a fine estate, per la trasparenza delle loro acque.
Isel, Piccola e Grande Drava, Villengratenbach: sono tutti in condizioni ottimali, basta solo decidere dove iniziare… Scarichiamo i bagagli all’Hotel Sonne, in pieno centro a Lienz, dove, ad accoglierci con la sempre squisita disponibilità, c’è Wimmer, il titolare dell’albergo e gestore delle acque di pesca della zona. La sistemazione è in spaziose camere dotate di ogni confort, che sapremo certamente apprezzare al rientro dalle giornate passate sui fiumi. Un breve briefing con Wimmer ci permette di capire come e quale fiume è meglio affrontare in questo primo pomeriggio, di
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best stretch and the most useful flies. The Villengratenbach valley is just 30 kilometres far from the hotel and, for this reason, it takes us only half an hour to go and fish. Water is very clear and from above we see very big trout that move their fin, the sun is still high and, even if it is cold, we try with voluminous hunting flies. Few casts and a powerful shoal breaks the water surface, confirming us that the choice of the fly is perfect. 100 Tortelli (the nickname of my friend Dante) fights strenuously
casts because it’s very cold and we prefer to have a good and hot shower. Before dinner we have a drink with our friend Wimmer and we tell him the feelings and the emotions of the day, then we have a very good dinner and we eat local food and of course we drink extraordinary and sparkling Austrian beer. The following day the sky is very blue and without any hesitations
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against a wonderful 45 cm. rainbow trout that forces him to loosen the linel several times and to land it as far as the pool situated downriver. We go on fishing and then we move upstream where the valley is wider and it is more comfortable to fish, but the sun goes down rapidly in this season and this forces us to come back to the hotel. Going along the Little Drava and down towards Lienz we can’t resist the temptation to stop to try some casts, we can just try few
we decide to go towards the Isel- we reach the fishing area following the map accurately prepared by Wimmer. The river is beautiful, very wide and with a really big water flow, in this season you can fish almost everywhere thanks to the low level of water that allows you to reach areas that are usually hardly accessible. “Grayling area” says 100 Tortelli and, while I’m still tying the fly, he hooks a wonderful one in a small pool! I help him to bring it to the bank even if it won’t be so easy due to its dimensions and its fighting spirit. After two fishing hours, we have lunch with the
individuare il tratto migliore e di scegliere le mosche più indicate. La vallata del Villengratenbach è a soli 30 km ed in poco più di mezz’ora siamo in pesca. L’acqua è limpidissima e dall’alto vediamo pinneggiare diverse trote tutt’altro che piccole, il sole è ancora alto e, nonostante la temperatura dell’aria sia bassa, proviamo con voluminose mosche da caccia; pochi lanci ed una poderosa bollata rompe il pelo dell’acqua confermando che la scelta dell’esca è perfetta. 100 Tortelli lotta strenuamente con una bella iridea di 45 cm che lo costringe a cedere coda più volte fino ad accompagnarla
e guadinarla nella buca più a valle. Proseguiamo pescando a risalire per poi passare nella zona più a monte del torrente dove la vallata è ancora più ampia ed è più agevole pescare, ma il sole scende rapidamente in questa stagione e ci costringe a riprendere la strada del ritorno. Costeggiando la Piccola Drava scendendo verso Lienz non possiamo resistere alla tentazione di fermarci per tentare due lanci; si tratterà veramente di soli due lanci o poco più perché ora il freddo si fa sentire e il richiamo di una doccia calda è troppo forte. Un aperitivo con l’amico Wimmer, al quale
raccontiamo le sensazioni e le emozioni della giornata, precede l’ottima cena a base di specialità locali, ovviamente accompagnate dalla straordinaria e spumeggiante birra austriaca. Il mattino successivo il cielo è nuovamente di un azzurro intenso e senza alcun dubbio decidiamo per l’Isel. Raggiungiamo la zona di pesca seguendo la cartina preparata con precisione da Wimmer, il fiume è bellissimo, molto ampio e con una portata d’acqua decisamente importante; in questa stagione è quasi ovunque pescabile per il livello basso che ti permette di raggiungere zone altrimenti
difficilmente accessibili. “Posto da temoli” sentenzia 100 tortelli e, mentre ancora io sto legando la mosca, ne aggancia uno bellissimo in un piccolo raschio! Lo aiuto a guadinarlo, anche se non sarà semplice visto le dimensioni e la combattività. Dopo due ore di pesca pranziamo con le prelibatezze che 100 tortelli riesce magicamente ad estrarre dal frigo portatile e questi momenti sono sempre emozionanti tanto quanto una bella cattura. Dopo la pausa scendiamo di qualche km con l’auto per pescare sulla riva opposta; in alcuni punti sottoriva vicino ai massi più grossi ombre
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delicacies that 100 Tortelli magically takes out from the portable fridge- these moments are as moving as a wonderful catch... After the break we go down by car for some kilometers to fish on the opposite bank- in some areas near the bank and near the biggest rocks dark shadows move slowly their fin and then spring out of the water to catch the bite, but only if there is absolute silence, or they sink at the first suspicious noise. After some other satisfactory catches at 17 we go back to our car, we change our clothes and we get our rods ready for the following day.
The following morning we wake up early and we walk towards a cycle path that goes along the Big Drava, the sun is rising and its reflection on the water illuminates the multicolor leaves on the trees. It is a breathtaking view but it is also very cold, we will have to wait before starting to fish, it would be useless to go into the water with this temperature. As the sun rises, the air warms up but we can’t stay in the water for long because it is still too cold, every half an hour we go out of the water to warm us up with the rays of the sun that filter through the branches of the trees. Besides us
the only human presence on the river are two young and smart girls that say hello to us smiling and that rapidly disappear around the bend.
many grayling that are more than 40 cm long. We don’t change this very useful fly but if it entangles through the branches… you have to change it! I replace the pink nymph with another one of similar dimensions but slightly darker and the result is the same. We come back in the afternoon and put our luggage into our car, we say goodbye to the hotel staff and I return the favour to Wimmer by giving him my fly and, winking, I suggest him to use it…
We choose nymphs so we set two artificials of different dimensions taking care to leave the small nymph on the bottom and the most voluminous one on the bracket. Soon after breakfast Wimmer gave us an artificial with a thin and pink body suggesting us to use it, we scrupulously follow his advice and during the morning we catch
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scure pinneggiano lentamente per poi scattare in modo fulmineo, o per ghermire l’esca, se ben presentata in assoluto silenzio, o per inabissarsi al primo sospetto. Concludiamo con altre soddisfacenti catture e verso le 17 raggiungiamo la macchina per cambiarci e riporre le canne montate pronte per il giorno successivo. La mattina seguente ci alziamo di buon’ora e ci incamminiamo lungo una pista ciclabile che costeggia la Grande Drava, il sole sta sorgendo e si riflette sull’acqua illuminando le foglie multicolori sugli alberi. Vola il fiato mentre cerchiamo di scaldarci le mani intirizzite
dal freddo, dovremo aspettare l’orario più caldo per pescare, entrare in acqua a quest’ora non servirebbe veramente a nulla.
scompaiono dietro la curva. Optiamo per pesca a ninfa montando due artificiali di differenti dimensioni, avendo cura di lasciare la ninfa piccola sul fondo e la più voluminosa sul bracciolo. Subito dopo colazione Wimmer ci ha regalato un artificiale con il corpo sottile e rosa raccomandandone calorosamente l’utilizzo, abbiamo seguito scrupolosamente il consiglio e nel corso della mattina saranno diverse le catture di temoli di dimensioni superiori ai 40 cm. Mosca che cattura non si cambia, ma se ti attacchi ad un ramo…sei costretto a cambiare! Sostituisco la ninfa rosa con altra di simili
dimensioni ma leggermente più scura, il risultato è lo stesso. Rientriamo nel primo pomeriggio e carichiamo i bagagli pronti per il ritorno a casa, salutiamo lo staff dell’Hotel con un arrivederci e, strizzando l’occhio, ricambiamo il favore regalando a Wimmer la mia mosca e consigliandogliene l’uso…
Man mano che il sole si alza l’aria si scalda un po’ma l’acqua rimane molto fredda ed immergersi con i waders non permette lunghe permanenze, ogni mezz’ora usciamo dall’acqua per approfittare del tepore del sole che filtra tra i rami di questo viale alberato. Oltre a noi le uniche presenze sul fiume sono due giovani amazzoni elegantissime che salutano sorridendo e di buon passo
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Origini della pesca a mosca in mare di Giorgio Cavatorti
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Molti pensano che la pesca a mosca in acqua salata sia un’invenzione della nostra epoca, mentre invece abbiamo modo di credere che abbia una lunga storia e molte mosche sicuramente sono state lanciate in mare per migliaia di anni. L’unica ragione per cui la pesca a mosca in mare sembra una novità è che non siamo mai riusciti ad averne chiara traccia, e soprattutto perché è stato scritto molto poco sull’argomento. La pesca a mosca in mare ha vissuto così tanti cambiamenti da indurci a pensare che ogni generazione l’abbia sistematicamente reinventata. Non vi è tuttavia un grande dibattito su chi sia stato il primo
a immergere una mosca nell’acqua salata, poiché la più antica testimonianza risale al nostro caro Eliano, qui citato da Radcliffe, nel libro Fishing from the Earliest Times (1921): “…un uomo dell’equipaggio, sedendo a poppa, cala da entrambi i lati della barca delle lenze con ami. Su ogni amo lega un’esca fatta di lana rossa, e a cui attacca una penna di una gallina.” Qui non è neppure menzionata la canna, ma l’elemento rilevante è che il principio della pesca a mosca in mare
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fu stabilito centinaia di anni fa. Dubitiamo che non fosse praticata nel medioevo, ma al momento non vi è nessuna informazione a riguardo. Il primo riferimento sulla pesca a mosca in mare dopo Eliano si trova nel Dictionary of Angling dell’inglese Brookes del 1766. Il dottore menziona molto brevemente la pesca a mosca alla triglia, constatando che “..si possono catturare (le triglie) con la maggior parte delle mosche che attirano le trote”. Un altro riferimento dettagliato sull’argomento si trova nell’ Enciclopedia of Rural Sports di Blaine (1840): “…si pescano molto bene le triglie con quasi qualsiasi mosca di media grandezza; ma per questo aspetto sono capricciose e si consiglia di portare una buona varietà di mosche, di
misure e colori diversi. Un giorno non catturarono niente tranne le palmer, un altro solo le mosche alate più piccole.” Forse l’aspetto più sorprendente del brano di Blaine è il fatto che la pesca a mosca della triglia fosse praticata ‘lungo l’intera costa inglese del Sussex, dell’Hampshire e del Devonshire’, sottolineando che questa dovesse essere una popolare forma di intrattenimento. Altri indizi ci portano a pensare che la pesca a mosca in mare fosse praticata anche altrove in Europa, le illustrazioni di mosche nel Dicionario Historico de las Artes de Pesca Nacionales di Sañez Reguart, pubblicato nel 1795, non lasciano dubbi su quanto questo sport fosse sviluppato in Spagna, le tavole del libro mostrano infatti un cucchiaino e uno streamer. Purtroppo,
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nonostante l’Italia sia circondata dal mare, non abbiamo riferimenti precisi in merito e quindi non sappiamo se fosse praticata o no. Un decennio dopo quanto scritto da Blaine, troviamo una descrizione ancora più accurata della pesca a mosca in mare in Inghilterra. Si pensa che l’autore del brano in questione fosse una certa signora Hutchinson, il che aggiungerebbe un’altra sorpresa alla storia, se il nome e il sesso dello scrittore fossero confermati. I modelli descritti nel libro sono unici ed altamente sofisticati; sono tutti di colori incredibilmente sgargianti e segnano l’inizio di un trend. L’autrice descrive la pesca a mosca del persico, del cefalo e di altri pesci, per cui vengono usati fino a sette mosche alla volta, con questo consiglio:
per la parte inferiore, hackle vermiglio per la parte superiore. Ali: sottoala di piuma rossa di galletto, con la punta bianca, ali : due piume bianche d’anatra selvatica macchiate di giallo. Testa: piuma di cinciallegra blu. Un altro artificiale: filo dorato poi piumaggio di cigno o tacchino bianco, mescolati, tinti di rosso, arancio, blu e verde. Corpo: come il numero 1. Ali: sotto ali di colori misti di cigno e di tacchino, ali di tacchino marroni con punte bianche. Un ultimo dressing: filo dorato attorno al gambo dell’amo, poi, mescolati, piumaggio scarlatto, blu, nero argenteo , bianco e arancione. Corpo : come il numero 1, dorso di cinciallegra blu. Ali : sotto ali tinte di scarlatto, blu, arancio, parte superiore in piumaggio di pavone, con strisce nere.”
“…le code di topo per la pesca al merlano devono essere tinte di grigio, con una tintura che non sbiadisca nell’acqua salata. La canna non dovrebbe superare le tre iarde e mezzo di lunghezza, con una punta resistente e rigida e anelli molto grandi; la canna dovrebbe essere in due pezzi e i finali di canapa, alcuni più grossi per il brutto tempo ed altri più sottili. Seguono alcune indicazioni sui dressing di alcuni artificiali: circa mezzo pollice di filo di montaggio dorato attorno al gambo dell’amo, poi una piuma rossa di galletto. Corpo : parte inferiore di lana rossa, parte superiore in lana blu, filo dorato, hackle arancione
La Signora Hutchinson non può essere stata la prima a cimentarsi con la pesca a mosca in mare, come alcuni sostengono, ma la sua scelta di modelli ci dà una idea di quello che poteva contenere la scatola di esche di un pescatore a mosca di mare del tempo. Anche i salmoni venivano pescati in mare all’inizio del diciannovesimo secolo e di questo si parla ampiamente nel Testo Illustrato per Pescatori a Mosca (1845) di Chitty, che tratta della pesca al salmone e alla triglia non solo nelle acque basse degli estuari ma direttamente in mare. Uno dei primi pescatori a mosca in mare americani fu A.W.Dimmock. Egli è conosciuto
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Ted William in una rara fotografia in cui pesca a mosca
soprattutto per il suo libro, The Book of the Tarpon, pubblicato nel 1911, ma egli scrisse su questo argomento già nel 1908, in un articolo intitolato ‘Salt Water Fly Fishing’, che apparve nella rivista Country Life. Egli raccomandava ‘vecchie mosche masticate dai salmoni e mangiate dalle tarme’, pescava con una canna da mosca molto rigida da otto once con un mulinello che conteneva almeno cento iarde di lenza; un’attrezzatura molto leggera se paragonata a quella usata dai pescatori di mare britannici, a parte le mosche. Oggigiorno le mosche artificiali per la pesca in mare sono tenute nettamente distinte da quelle per acqua dolce
e generalmente imitano piccoli pesciolini, generalmente puntando sull’aspetto impressionistico piuttosto che sull’esatta imitazione. Abercombie e Fitch vendevano mosche per tarpon inventate da Howard Bonbright, ma fu durante la metà degli anni Cinquanta che lo sport divenne realmente popolare. Le mosche artificiali preferite in quel periodo erano i modelli per tarpon con le ali aperte, la Homer Rhode’s Bonefish, la Harold Gibbs Bucktail, che vide la luce negli anni Quaranta ma viene usata ancora oggi. A proposito, è interessante notare che Rhode pescava con la mosca negli anni 30, e che la pesca al salmone di mare del pacifico era
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molto popolare proprio in quel periodo, e lo sarebbe diventata ancora di più, non fosse stato per lo scoppio della seconda guerra mondiale. Dopo la guerra, Joe Brooks divenne una figura leader nel panorama della pesca a mosca in mare e contribuì notevolmente ad aumentare la popolarità di questo sport. Brooks cominciò a pescare in mare negli anni Venti, e catturò il suo primo bonefish con una mosca nel 1946, mentre pescava con una guida chiamata Jimmy Albright. La coppia divenne famosa immediatamente e il modello Albright Frankee-Belle non ha mai perso la sua fama da allora. Brooks non fu certamente il primo a prendere un bonefish con una
mosca (ancora si discute su chi fu veramente). Un aspirante al titolo é J.P.McFerran di Lousville, Kentucky, che pare abbia preso un bonefish nelle Keys della Florida nel lontano 1891. Holmes Allen ne prese uno per sbaglio mentre pescava snappers con la mosca nel 1924, il colonnello L.S.Thompson catturò parecchi piccoli bonefish mentre era a pesca di tarpon nel 1926 (usava una Royal Coachman, a proposito di buone mosche che non passano mai di moda). Decidere chi costruì una mosca studiata appositamente per i bonefish è difficile, ma questo onore viene solitamente accordato al Capitano Bill Smith , che prese una Hackle di gallina di razza
Islamadora, la legò ad un amo e con quella mosca catturò un bonefish nel 1939. La crescita davvero straordinaria della pesca a mosca in mare è avvenuta negli anni Settanta e Ottanta, quando alcuni nomi importanti del mondo della pesca a mosca decisero di portarla all’attenzione dei pescatori a mosca. L’aumento dell’attrezzatura disponibile per questo sport è stato fenomenale ed è probabilmente corretto dire che il novantacinque per cento di ciò che sappiamo sulla pesca a mosca in mare è stato scoperto negli ultimi trent’anni. I modelli per la pesca in mare sono in continua evoluzione, anche perché devono contrastare
un ambiente particolarmente difficile ed hanno nomi che stimolano l’immaginazione e suonano bene, come il classico ‘Lefty’s Deceiver’, creato da Lefty Kreh agli inizi degli anni Settanta, e il Crazy Charlie di Bob Nauheim, disegnato alla fine degli anni Settanta. Da allora lo sviluppo di nuovi modelli è diventato sempre più rapido e non si è ancora fermato. Finalmente sembrano ritornati i tonni in Italia, e molti amici si sono già buttati a capofitto in questa tecnica di pesca molto affascinante. Speriamo solo che ci lascino il tempo di prenderne qualcuno a mosca prima di pescarli tutti.
SEE YOU AGAIN! AU REVOIR! AUF WIEDERSEHEN! HASTA LA VISTA! Non so che lingua parli, ma so che capisci al volo le mie intenzioni. La nostra sfida è finita, il tuo peccato di gola è perdonato. Arrivederci!
Ph. David Skok
Rispettare il pesce, rilasciandolo, è un segno di civiltà. Prova gli ami e le ancorette Gamakatsu senza ardiglione e ti accorgerai di non essere più lo stesso pescatore di prima!
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FLY FISHING FOR GRAYLING by Aleksandar Vrtaric
When it comes to fly fishing, some things are and will most probably always remain debatable and while there are those anglers who like to play it pure and who set their limits to dry flies and fish only with hand made bamboo rods, there are also those kind of anglers who think of fly fishing as a world with no limits, the world that will always leave some room to experiment, to try new things and what is most important – to have great fun. Well, talking about fish that can provide some great fun, and fun does not only include nice and joyful fishing but some mindblowing games, some adrenaline boosting and of course, some frustration, grayling definitely comes very high on the list of most attractive and desirable species. In fact, all over Europe grayling are considered one of the most beautiful and one of the trickiest fish to catch on
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fly tackle. Match the hatch? How about match the mood? Having said that fly fishing for grayling requires some skills and some knowledge, fly fishing with no limits and boundaries means that we are allowed to play and to search for something new, to explore and to catch more fish on a tough day or to trick a specific fish, the chosen one that simply would not react on classic, well known patterns. Not to be misunderstood, the good old „match the hatch“ method is one of the best methods in fly fishing and it is very important for each fly angler to gather enough knowledge about insects in all stages but fly fishing with attractor style patterns is not only fun but it is also equally challenging at least. And while
Quando si tratta di pesca a mosca, alcune cose sono e probabilmente rimarranno sempre molto discutibili e, così come ci sono pescatori con la mosca che, preferendo il puro intrattenimento e limitandosi alle mosche secche, arrivano a frotte con canne di bambù fatte a mano, ci sono anche quei pescatori che considerano la pesca a mosca un mondo senza limiti, un mondo che lascerà sempre un po’ di spazio all’esperimento, alla ricerca di cose nuove da provare e, quel che è più importante – allo spasso e al divertimento. Beh, parlando di pesci che possono procurare molto divertimento – e il divertimento non comprende solo un’allegra pescata, ma alcuni giochetti da brivido, una carica di adrenalina e, ovviamente, un po’ di frustrazione - i temoli sono certamente ai primi posti nella lista delle specie più attraenti e
desiderabili. In effetti, in tutta Europa i temoli sono considerati tra i pesci più belli e scaltri da prendere con questa tecnica di pesca. Tecniche diverse per il temolo Premesso che la pesca a mosca ai temoli richiede determinate abilità e conoscenze, pescare a mosca senza limiti e confini significa che è permesso giocare e andare in cerca di qualcosa di nuovo, esplorare e prendere più pesci in una giornata difficile oppure raggirare un pesce specifico, quello prescelto, che non reagisce affatto ai modelli classici e noti di mosche artificiali. Onde evitare di venire fraintesi, il buon vecchio metodo di „adeguarsi al branco“ è uno dei migliori nella pesca a mosca ed è molto importante per ogni pescatore farsi abbastanza esperienza sugli
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practicing the „match the hatch“ method means precisely detecting what insects are the fish feeding on at the moment, fly fishing with attractor style patterns means offering something new when the fish are in a different mood, something that will boost some interest and agression, something that will lead to a sudden, strong and determine strike and these somewhat vicious games will most certainly result in more fish when „matching the hatch“ and playing fair and pure simply do not work. Using colors and details as triggers Attractor style patterns are shrouded in mistery and many guides with years of experience do not like sharing their recipes and tying effective flies is not easy at all. When it comes to grayling, there
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are few things that are important to know. Many would say that attractor patterns do not imitate anything but a good tier and well experienced angler can tie a pattern that imitates, or better said, reminds fish of various insects, all in one fly and all at the same time and along with some details that simply arise, awake some interest and curiousity. For example, orange beads are assumed to imitate fish roe and combined with a nicely tied body with some sparkling details might look like a nice sandwich – a nymph sucking a juicy egg is not easy to resist. Pink and red colors are not the colors we see among real nymphs that grayling regulary feed on but they simply cannot resist these two colors. The other important thing is the size of the flies and although it is commonly believed that the grayling usually take small fly patterns, in practice they often strike
insetti in tutti gli stadi, ma pescare a mosca con modelli di artificiali in stile attractor non è solo divertimento, ma è parimenti una sfida. E mentre praticare il metodo di „adeguarsi al branco“ significa precisamente individuare di quali insetti i pesci si nutrono in quel momento, pescare a mosca con modelli in stile attractor significa offrire qualcosa di nuovo quando i pesci sono di umore diverso, qualcosa che susciti interesse e dunque un attacco, qualcosa che porti a un colpo improvviso, robusto e deciso, e questi giochi maliziosi produrranno senz’altro più pesce quando „l’adeguamento al branco“ e il fair play non funzionano. Usare i colori e i dettagli come stimoli Le mosche in stile attractor sono avvolte nel mistero e molte guide
con anni di esperienza non amano condividere i loro dressing, oltretutto costruirne di veramente efficaci non è per niente facile. In fatto di temoli, ci sono poche cose importanti da conoscere. In molti diranno che questi modelli non imitano niente, ma un buon costruttore e un pescatore esperto è in grado di costruire un modello che imiti, o meglio ricordi ai pesci vari insetti, tutti in una mosca e tutti contemporaneamente, e che con alcuni dettagli semplicemente vistosi desti interesse e curiosità. Per esempio, si suppone che le perline arancioni imitino le uova di pesce e, in combinazione con un corpo montato con alcuni dettagli scintillanti, possono fare l’effetto di un bel panino – a una ninfa che succhia un uovo succoso non è facile resistere. Il rosa e il rosso non sono i colori che si vedono tra le ninfe reali di cui i temoli si alimentano regolarmente, eppure sono colori ai quali
the well oversized patterns, so a nice 50 cm long grayling grabbing a shiny attractor pattern tied on a 10 size hook is nothing unusual. Play vicious but stay fair As already mentioned, the only rules set in fly fishing are the ones you set for your self and it is you who set the limits. Many anglers say that even a golden bead used on a fly turns a regular imitation into an attractor pattern, there are many who claim that fishing with nymphs is not fair and makes no sense as we are penetrating fish space. We certainly are, but as long as we don’t damage the fish and release them, fun is the most important thing. Playing with attractors may be a bit vicious and evil but it is very funny and very productive, and offers a great possibility to learn and to free both
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our imagination and creativity. They say that the beauty of fly fishing is when you master the basic methods and techniques, you can slowly develop your own way on how to fly fish. That said, it might be the perfect time to use some imagination and creativity, to sit down by the tying vis, tie some mean attractor patterns, head out to the favorite water and hook a few beautiful grayling.
questi ultimi proprio non sanno resistere. L’altra cosa importante è la dimensione delle mosche, e sebbene si pensi comunemente che i temoli preferiscano i modelli di mosche piuttosto piccoli, in pratica spesso attaccano i modelli sovradimensionati, dunque un bel temolo lungo 50 cm che si avventa su un modello attractor brillante legato su un amo da 10 non è inusuale. Giocare maliziosamente sì, ma con fair play Come già menzionato, le uniche regole della pesca a mosca sono quelle che stabilite voi stessi e siete voi a fissare i limiti. Molti pescatori dicono che persino una perlina dorata messa su una mosca rende un’imitazione ordinaria un modello attractor, mentre molti altri sostengono che pescare con ninfe non sia corretto e
non abbia senso, perché si invade lo spazio del pesce. Comunque la pensiate e qualunque tecnica pratichiate, finché non facciamo del male ai pesci e li rilasciamo, quello che conta è il divertimento. Giocare con mosche attractor può essere un po’ malizioso e cattivo, ma è divertente ed è assai produttivo, rappresenta inoltre una grande opportunità per apprendere e per lasciar libere la nostra immaginazione e la nostra creatività. Dicono che il bello della pesca a mosca venga quando si padroneggiano già metodi e tecniche e si può lentamente sviluppare il proprio modo di pescare a mosca. Detto ciò, può essere il momento migliore per usare un po’ di immaginazione e creatività, sedersi accanto al morsetto e costruire alcuni semplici modelli attractor, dirigersi verso il corso d’acqua preferito e catturare un bellissimo temolo.
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o d n a i g g a i V e r a c s e P o d n o m l intorno a
1째 EDIZ ION SOLD O E UT
Pescare Viaggiando intorno al mondo volume n째 2
Prezzo del libro 45 euro, per informazioni fly@aea.it
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Il Trentino di Davide Andreoli - fotografie di Alessandro Seletti
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The abundance of waters makes Trentino the ideal region for fishermen: dozens of lakes and streams form a water heritage that also includes Lake Garda, which is Italy’s biggest lake, and the river Adige, which is the second longest Italian river that flows across the whole country. These are clean and abundant waters governed by salmonids, in particular the brown trout, which is the queen of the cold and impetuous waters in mountain streams. One of the best specimens of fish stocks in Trentino, however, is to be found in the rivers Sarca, Brenta, Adige and in its major tributaries, such as the rivers Noce and Avisio: it’s the marble trout, an endemic species in Northern Italy, that finds in these rivers the ideal environment for reproduction and growth, thanks to a growing political control and protection by the competent bodies. The marble trout can reach considerable sizes, weighing several kilos, and it is rather widespread in the largest and deepest stretches of the rivers in Trentino. The grayling, which is the classical fly-fishermen’s prey, can be found as well in the waters of the region, particularly in the River Adige. Even though trout and grayling represent the most required preys, the considerable presence of different environments enables the waters in Trentino to host almost all freshwater species. There are a lot of minnows too, indeed, particularly the omnipresent chubs, which are abundant in lakes and in the bottom stretches of rivers, where they live together with rigorously “domestic” barbs. Furthermore, the lakes host good carp which have gained the interest of carpfishermen for some years now. The good quality of the waters and their almost complete isolation compared to the basin of the Po have allowed the preservation of autochthonous species which, on
the contrary, are decreasing in other regions of the North due to pollution and to the higher and higher competition of allochthonous species- this is the case of tench, perch and, most of all, of pike. The tench can be fished in several lakes of Trentino, as well as the pike, which is the classical prey of spin fishing, particularly abundant in the basin of Terlago and rather frequent in other lake environments, where it shares its habitat with the prized European perch. Eventually, in some lakes, thanks to periodic entries, it is also possible to fish for eel, which once was the undisputed queen of the waters of the plan, the protagonist of bottom fishing at night, becoming rarer and rarer in the basin of the Po. Thanks to a careful policy of control and recovery, conducted in coordination with the local fishing associations, the Province of Trento is at the forefront with regard to water management and fish fauna. Moreover, the importance of fishing goes back a long time ago in this region: for centuries it had been a real profession, particularly in the lakes, and fish is a food resource which belongs to the tradition of Trentino. The background has completely changed in the last decades- professional fishing has practically disappeared, whereas sport fishing has been given a substantial boost, as it has become part of the tourist business. As a matter of fact, lovers of fishing can find a wide variety of waters in Trentino, where they can test themselves with all techniques and successfully catch various species of fish. This territory offers breath-taking landscapes, a lot of sport, cultural, food and wine alternatives and it also provides any kind of tourist accommodations to meet the needs of those who want to experience the emotion of fishing without going abroad.
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La ricchezza di acque fa del Trentino la regione ideale per i pescatori: decine di laghi e torrenti costituiscono un patrimonio idrico che annovera anche il Garda, il maggiore lago d’Italia, e l’Adige, secondo fiume italiano per lunghezza, che ne percorre tutto il territorio. Acque pulite ed abbondanti dove a farla da padroni sono i salmonidi, in particolare la trota fario, regina delle acque fredde ed impetuose dei torrenti di montagna. Nel Sarca, nel Brenta, nell’Adige e nei suoi tributari più importanti come il Noce e l’Avisio è presente però uno dei fiori all’occhiello del patrimonio ittico trentino: la trota marmorata, specie endemica del nord Italia, che trova in questi corsi d’acqua l’ambiente ideale per la riproduzione e la crescita, anche grazie ad una crescente politica di controllo e protezione da parte degli organi competenti. La trota marmorata può raggiungere taglie ragguardevoli, nell’ordine di diversi chili di peso e risulta piuttosto diffusa nei tratti più larghi e profondi dei fiumi trentini. Anche il temolo, preda classica di chi pratica la pesca a mosca, è ben presente nelle acque della regione, in particolare nell’Adige. Se trote e temoli rappresentano le prede più ricercate, la ricchezza di ambienti diversi permette alle acque trentine di ospitare quasi tutte le specie di acqua dolce, sono infatti presenti in massa anche i ciprinidi, in particolare gli onnipresenti cavedani, abbondanti nei laghi e nei tratti fluviali di fondovalle dove coabitano con barbi rigorosamente “nostrani”. I laghi ospitano, inoltre, carpe di tutto rispetto che, da qualche anno, hanno iniziato ad interessare i cultori del carp-fishing. La buona qualità delle acque e il loro isolamento quasi completo rispetto al bacino padano, hanno permesso il mantenimento di specie autoctone che, in altre regioni del nord e non solo, sono in forte contrazione per l’inquinamento e la competizione sempre più serrata delle specie alloctone: oltre al già citato barbo, è il caso della tinca, del persico e, soprattutto, del luccio. La tinca si può pescare in parecchi laghi trentini, così come il luccio, preda classica della pesca a spinning, particolarmente numeroso nel bacino di Terlago e piuttosto frequente in altri ambienti lacustri dove divide
l’habitat con il pregiato persico reale. In alcuni laghi, grazie a periodiche immissioni, è infine possibile pescare l’anguilla, un tempo regina incontrastata delle acque del piano, protagonista della pesca a fondo notturna, oggi sempre più rara nel bacino del Po. Grazie ad un’oculata politica di controllo e ripopolamento, condotta in coordinamento con le associazioni locali di pesca, la Provincia di Trento si pone all’avanguardia per quanto riguarda la gestione delle acque e della fauna ittica. Del resto, l’importanza della pesca in queste terre viene da lontano: per secoli ha rappresentato una vera e propria attività professionale, in particolare nei laghi, ed il pesce una risorsa alimentare che fa parte della tradizione trentina. Negli ultimi decenni il quadro è cambiato completamente: la pesca professionale è andata praticamente sparendo mentre la pesca sportiva ha avuto un forte impulso, tanto da diventare parte dell’offerta turistica trentina. L’appassionato di pesca infatti, in Trentino, può trovare una vastissima varietà di acque, può cimentarsi con tutte le tecniche e insidiare con successo varie specie di pesci, il tutto in un territorio che regala paesaggi mozzafiato, offre tantissime alternative sportive, culturali, eno-gastronomiche, ed è dotato di una ricettività turistica che, per quantità e qualità, può rispondere alle esigenze di tutti coloro che desiderano vivere le emozioni della pesca senza doversi spostare all’estero.
Isaias Miciù
„CORSO DI PESCA A MOSCA PER DONNE“
Hotel Kürschner
16-17 GIuGNO 2012
L’Austria per l’Italia hotels realizza in collaborazione con la rivista H2O ed il Schlank-Schlemmer Hotel Kürschner di Kötschach Mauthen un corso di pesca per signore. La partecipazione al corso è gratuita. Il costo del pacchetto di soggiorno presso l’hotel Schlank-Schlemmer Hotel Kürschner dal 16.06. al 17.06.2012 è di € 239,- in camera doppia Cellon € 249,- in camera doppia Gamskofel Il prezzo pacchetto comprende i seguenti servizi: • 2 pernottamenti inclusa la mezza pensione con ricca prima colazione a buffet e cena • licenza di pesca per 2 giorni • permesso di pesca del comune di Kötschach-Mauthen • permesso di pesca del comune di Kirchbach • corso con un insegnate specializzato nella pesca a mosca.
The hotel association “Austria per l’ Italia” offers in cooperation with the H2O magazine and the Schlank Schlemmer Hotel Kürschner in Kötschach Mauthen, Carinthia a fishing course for ladies only. The participation at the course is free of charge. The package price for the stay at the hotel Schlank Schlemmer-Hotel Kürschner from 16.06. till 17.06.2012 € 239,- per person in double room Cellon € 249,- per person in double room Gamskofel The package includes the following services: • 2 nights including half board • great buffet breakfast and a gourmet dinner • 2 day fishing license • fishing permit of Kötschach Mauthen • fishing permit of Kirchbach • course with a guide specialized in fly fishing .
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Susanne Zuber
Susanne Zuber INTERVIEW- INTERVISTA by Davide Andreoli
At first the deep plain, overwhelmed by a sultry day whose destiny is uncertain, with thick and dark clouds clung to a sky which doesn’t seem a July one; then the hills of Valpolicella and the first Valdadige rock faces, where clouds melt down into rain and then they dissolve, the sky is bright and the sun makes sweat the wet asphalt; and finally Alto Adige, my ears close when going up through the crisp air of Val Passiria, where the official written history and the real one find their synthesis in the road signs written in double language. A trip from the heart of the Po Valley to the Alps, driven by the curiosity to debunk stereotypes which are hard to die, like the one that links the beauty of a woman to a certain frivolity (something like stupidity) and that considers an activity like fishing unrelated to female predisposition, so that a fishing woman is not so womanly. I need just a couple of hours to shatter these clichÊs, and I need to spend some time with Susanne Zuber, admiring the elegance of her casts, speaking about fishing, streamers, flies, lines and reels to realize without any doubt that she is a first class fisherwoman!.
Prima la pianura profonda, oppressa dall’afa di un giorno dal destino incerto, con nubi dense e scure aggrappate ad un cielo che non sembra quello di luglio; poi le colline della Valpolicella e le prime pareti rocciose della Valdadige, con le nuvole che si sciolgono in pioggia per poi dissolversi in schiarite di cielo terso e sole che fa sudare l’asfalto umido; infine l’Alto Adige, le orecchie che si chiudono nel salire l’aria frizzantina della Val Passiria, dove la storia scritta a tavolino e quella vissuta trovano la loro sintesi nei cartelli stradali in doppia lingua. Un viaggio dal cuore della bassa padana al cuore delle Alpi, spinti dalla curiosità di sfatare luoghi comuni duri a morire, come il classico cliché che accosta alla bellezza di una donna anche una certa “frivolezza” (per non dire stupidità) e che considera un’attività come la pesca del tutto estranea alle predisposizioni femminili, derivandone l’assunto che una donna pescatrice di femminile debba avere ben poco. Sono bastate poche ore per mandare in frantumi questi ed altri luoghi comuni, è bastato passare un po’ di tempo con Susanne Zuber, ammirare l’eleganza dei suoi lanci, sentirla parlare di pesca, di torrenti, di mosche, code di topo e caratteristiche dei mulinelli per renderci conto senza ombra di dubbio, di trovarci davanti ad una pescatrice con i fiocchi! Susanne è una frizzante meranese assurta agli onori della cronaca qualche anno fa quando, dopo essersi laureata “Miss Mondo Italia” ha rappresentato il nostro paese alla kermesse intercontinentale. Ora, ritiratasi dalle passerelle, si divide tra il lavoro nel negozio di souvenir gestito dalla famiglia, in centro a Merano, e quello di imprenditrice nel settore della salute e del benessere (è partner indipendente dell’azienda tedesca “LR health & beauty systems”) che, recentemente, ha intrapreso assieme al fidanzato. Nel tempo (si fa per dire) libero, Susanne è impegnata come volontaria nella Croce Bianca e come guardiapesca nella Val Passiria. Si, avete letto bene: guardiapesca! Il motivo della nostra visita, infatti, è legato alla passione di Susanne per la pesca, passione che, oltre a farle infilare gli stivaloni, appena può, per pescare a mosca nel Passirio e negli altri torrenti della zona, la vede anche inflessibile controllore dei colleghi pescatori. “Beh, inflessibile è una parola grossa” ci spiega divertita “in realtà non ho mai fatto una multa, cerco soprattutto di educare i pescatori, di spiegare come trattare i pesci e come rispettare l’ambiente. Non sopporto chi fa soffrire i pesci, chi non li rispetta, non solo quando si devono rilasciare, ma anche quando si trattengono. Ci sono persone che non riescono a capire che si tratta comunque di essere viventi e, in questo senso, non sono diversi da altri animali ai quali non faremmo
Susanne is a nice and sparkling girl from Meran, who represented our country at Miss World Italy some years ago. Now, retired from catwalks, she works in the souvenir shop run by her family, in the centre of Meran, and at the same time she is a businesswoman in the field of health and wellness (she is an independent partner of the German company “LR health & beauty systems”) with her boyfriend. In her free time (a little, to say the truth), Susanne works as a volunteer for the White Cross and as a river keeper in Val Passiria. Yes,you read that right: river keeper! The reason of our visit, in fact, is connected to Susanne’s passion for fishing, a passion that makes her wear waders to fly fish in the Passirio and in the other streams of the areas, and to be an inflexible inspector of her fishermen mates. “Well, inflexible is a very strong word”, she explains “to tell the truth, I have never imposed a fine, I mainly try to educate anglers, to explain how to treat fish and how to respect our environment. I can’t stand those who make fish suffer and don’t respect them. There are people who can’t understand that they are living beings and that they aren’t different from other animals, such as dogs and cats.” Her passion for fishing dates back to her adolescence, when she began to see the Alto Adige waters together with her dad. “A friend of our family inclined us to this sport and from that moment on I have never stopped. My first fish was a char, caught during a coarse fishing competition in a stream. I didn’t win the competition but it was an unforgettable catch. At the beginning, as many people do in this area, we often kept the fish, even if I tried to do the catch & release. Then we joined in a fly fishing club, a technique that wasn’t very popular in this area some years ago. I was struck by the film “A River Runs Through it” and I became particularly curious by such a particular and elegant technique, that allows you to release the fish”. The passage from a simple hobby to a real passion takes shape with the management of an alpine lake at more than 2000 mt. above sea leve,packed with chars. “We’ve been having in concession this little lake for some years. It’s a wonderful place where you can fish using different techniques, we provide licenses, surveillance and restocking, that, due to the altitude, we carry out by helicopter. Under a cloudy sky we reach the Passirio. Susanne opens the car trunk, she takes her shoes off, wears waders and waistcoat and she gets ready to fish with a combo made with a Hardy rod and a Vivarelli reel. “The other anglers, when they see my tackle, smile and tell me that it’s a shame fishing in this way, but I like fishing with this combo. Today, I can’t use the fly because I haven’t got the fishing license with me.” It’s not a joke, it’s really true. “I have recently moved and my license must be in a closed box. Everybody knows me and certainly I wouldn’t have problem if I
mai del male, come cani e gatti.” La sua passione per la pesca risale all’adolescenza, quando iniziò a frequentare la acque dell’Alto Adige insieme al papà. “Un amico di famiglia ci convinse a provare e da allora non ho più smesso. Il mio primo pesce è stato un salmerino, pescato durante una gara di pesca al tocco in torrente. Non ho vinto la gara ma rimane una cattura indimenticabile. Nei primi tempi, come fanno ancora molti in zona, tenevamo spesso il pesce in misura, anche se cercavo di applicare il più possibile il catch & release. Poi ci siamo iscritti ad un club di pesca a mosca, tecnica che fino a qualche anno fa, in zona, non era molto diffusa. Mi aveva colpito molto il film “In mezzo scorre il fiume” ed ero particolarmente incuriosita da una tecnica così particolare ed elegante che, inoltre, dà la possibilità di liberare sempre i pesci.” Il passaggio da semplice passatempo a vera e propria passione prende quindi forma sulla scia della coda di topo, oltrepassando poi la sola pratica alieutica per approdare alla gestione di un laghetto alpino, posto oltre i 2000 metri di altitudine, popolato da salmerini. “Da qualche anno abbiamo in concessione questo laghetto. È un posto bellissimo dove si può pescare con varie tecniche, noi provvediamo ai permessi, alla vigilanza e ai ripopolamenti che, per via dell’altezza, effettuiamo con un elicottero.” Sotto un cielo plumbeo che ogni tanto molla qualche goccia, raggiungiamo il Passirio. Susanne apre il portabagagli dell’auto, si toglie le scarpe e infila gli stivaloni, poi indossa il gilet e si prepara a pescare con un combo formato da una canna Hardy e da un mulinello Vivarelli: “Di solito gli altri pescatori, quando vedono la mia attrezzatura, sorridono dicendomi che è un peccato pescare così, ma io con questo combo mi trovo benissimo. La mosca però, oggi, non posso metterla perché non ho con me la licenza di pesca.” No, non è una battuta, è proprio vero: “Ho traslocato di recente e la licenza deve essere rimasta in qualche scatolone non ancora aperto. Mi conoscono tutti e sicuramente non avrei problemi a fare qualche lancio con la mosca, ma come guardiapesca devo essere coerente e quindi, oggi, solo lanci “a salve”, per mostrarvi come affronto le acque del Passirio.” Ci incamminiamo lungo la stradella che costeggia il torrente, parlando di tecnica e di pesci. Ci confessa che ha provato a costruirsi le mosche da sola, ma non ha affinato la tecnica perché le manca il tempo, in compenso, è rifornita da un gruppo di amici che
wanted to cast with the fly, but as a river keeper I must be coherent, so today only “blank shots”, to show you how I face the Passirio waters. We walk along the road near the stream, talking about techniques and fish. She says that she has tried to make flies by herself, but she hasn’t refined the technique because she hasn’t got enough time. Luckily she is supplied by a group of anglers that in the cold winter nights meets at her father’s “ stube” and, while drinking a beer and telling fishing tales, build flies for the good weather. We arrive at a wonderful pool and Susanne goes down the bank and starts to cast showing an enviable technique. The Passirio is really beautiful, we feel like wearing waders and trying to dig out trout and chars that, she guarantees us, are numerous in this wonderful stream. “The Passirio is a very rewarding river” Susanne says “here I caught my first brown trout that was more than a kilo, a wonderful fish that made things very hard for me, although I fished the biggest fish in my lake: a 45 cm char to whom is connected a nice anecdote. That day I went to the lake to catch a fish to give as a present to my vet. I immediately caught a beautiful char, attracting the attention of a child that scolded me saying that I had been bad because I had killed the fish. Then I promised him that I would release the next one. On the contrary, the following fish made me slip the line out of my hand, it was so strong that I burnt myself. I told the child that I had to keep it because it was a very bad, big and hungry fish that would have eaten all the other fish of the lake, but he scolded me anyway accusing me to tell lies! That capture, however, was really unforgettable”. While the sun begins to peep through the thick clouds, Susanne takes her waders off and we go and have lunch in a kiosk that it is an euphemism to define it “informal”; certainly, it is the furthest thing from the showbiz. Our astonishment is complete when we order because, in defiance of the usual clichés that want models to be forced to strict diets, Susanne orders a breaded cutlet that seems a piece of brontosaurus, served with tasty Bavarian chips. We go on speaking about fish and fishing, and we are not speaking to a Miss, because in front of us we have a sunny and nice girl, that at the end of the chat reveals us her secret wish: “I would like to go and fish for steelhead in Canada!” July comes out from the numbness and orders the sun to do its duty: the airconditioner keeps out the heat of the motorway, so different from the brisk one of the Val Passiria. We left Susanne near Meran, she said goodbye inviting us to reach her lake to fish, as soon as possible: a promise that we can’t avoid.
in inverno, la sera, si ritrovano nella “stube dei pescatori” del padre, dove, tra qualche birra e coloriti racconti di pesca, costruiscono le mosche per la bella stagione. Arrivati ad un bellissima buca, Susanne scende l’argine e inizia a lanciare mostrando una tecnica invidiabile. Il Passirio è davvero bello, viene voglia anche a noi di mettere gli stivaloni e provare a stanare trote e salmerini che, ci garantisce, non mancano di certo in questo splendido torrente. “Il Passirio mi ha dato molte soddisfazioni” ci racconta Susanne “qui ho catturato la mia prima fario oltre il chilo, un bellissimo pesce che mi diede molto filo da torcere, anche se il pesce più grosso l’ho pescato nel mio laghetto: un salmerino di 45 centimetri al quale è legato un simpatico aneddoto. Quel giorno, infatti, ero salita al laghetto per prendere un pesce da regalare al mio veterinario. Catturai subito un bel salmerino, attirando l’attenzione di un bambino che mi rimproverò dicendo che ero stata cattiva ad uccidere quel pesce. Quindi gli promisi che il prossimo l’avrei lasciato libero con tutte le cure del caso. Invece, l’abboccata successiva mi fece partire il filo tra le mani, così forte da scottarmi! Dissi al bambino che dovevo tenerlo perché era un pesce molto cattivo, grosso e affamato, che avrebbe mangiato tutti gli altri pesci del laghetto, ma lui mi sgridò lo stesso accusandomi di raccontare delle bugie! Quella cattura, comunque, fu davvero indimenticabile.” Mentre il sole ogni tanto comincia a forare la spessa coltre di nubi, Susanne rimette i panni da “borghese” e ci porta a pranzo in un chiosco che definire “alla buona” è un eufemismo bello e buono, sicuramente quanto di più lontano si possa immaginare dall’ambiente dello spettacolo. Lo stupore però raggiunge di nuovo vette altissime quando si tratta di ordinare e, in barba ai soliti luoghi comuni che vorrebbero miss e simili costrette a diete molto vicine al digiuno, Susanne si fa portare una cotoletta impanata che sembra un pezzo di brontosauro, accompagnata da gustosissime patate alla bavarese. Si continua a parlare di pesci e di pesca, ormai lontani dal rivolgerci ad una miss, siamo semplicemente di fronte ad una ragazza solare, simpaticissima, che alla fine della chiacchierata ci confida il suo sogno nel cassetto: “Vorrei andare a pesca di steel head in Canada!” Luglio esce dal torpore e ordina al sole di fare il proprio dovere: il climatizzatore tiene a bada l’aria calda dell’autostrada, così diversa da quella frizzante della Val Passiria. Abbiamo lasciato Susanne nei pressi di Merano, ci ha salutati invitandoci a raggiungerla a pesca nel suo laghetto, appena possibile, un impegno al quale sarà difficile sottrarsi.
L’arte nella pesca
– Henry e Samuel Alken, maestri della pittura inglese – di Riccardo De Stabile
Artisticamente parlando, Henry Thomas Alken fu “il maestro della caccia”. Egli fu per la caccia alla volpe e le corse ippiche a ostacoli ciò che James Pollard fu per la pesca. Se scorgete una scena di caccia alle pareti di un pub inglese, è possibile che l’autore dell’immagine sia stato Henry Alken. Egli amava cavalcare ad alta velocità in aperta campagna con una muta di cani, ed ebbe la fortuna di vivere quando questo sport era al suo apogeo. La famiglia Alken era di origini danesi e precedentemente si chiamava Seffrein, in seguito modificato in Sefferin. Nel 14° secolo la Danimarca aveva unificato la Scandinavia sotto la corona danese, ma nel 18° secolo non godeva più della stessa importanza. Possono essere state le difficili condizioni politiche a spingere i Sefferin a lasciare il loro Paese. Si trasferirono in Inghilterra, stabilendosi a Suffolk, e presero il nome “Alken” dal villaggio che si lasciarono dietro nello Jutland. Ad un certo punto il nonno di Henry, che si chiamava ora Sefferin Alken, si trasferì
a Londra, probabilmente nel 1744, e l’anno seguente prese residenza in una casa di recente costruzione in piazza Dufours, nel cuore del distretto londinese di Soho. La famiglia si inserì nella vita locale ed è spesso menzionata nei registri della chiesa St. James a Piccadilly. Sefferin (1717-1782), come tanti della sua famiglia, era un incisore di pietra e legno e lavorò in molti edifici importanti, compresa la Somerset House, che venne cominciata nel 1776. Ebbe cinque figli, tra cui Samuel (1756-1815), padre di Henry, generalmente noto come “Samuel Senior”. Samuel fece pratica come architetto, ma come il padre di James Pollard, Robert, e più o meno contemporaneamente, all’inizio degli anni Ottanta del Settecento, passò alla stampa, specializzandosi in incisioni ad acquaforte e acquatinta. Evidentemente il fiorente mercato delle stampe attirava molti individui di talento. Samuel sembra essere stato il primo incisore ad acquaforte della sua famiglia ed era particolarmente bravo nei paesaggi. Le sue prime
stampe pubblicate apparvero nel 1784 e si basavano su progetti di Samuel Howitt. Samuel Senior ebbe due figlie femmine e quattro figli maschi, e tra questi a noi ne interessano due, Samuel (ossia Samuel Junior) e Henry Thomas. Henry Alken fu l’artista più dotato delle tre generazioni degli Alken. Inizialmente venne guidato dal padre, ma era ovvio che avrebbe tratto beneficio da un’istruzione più avanzata. Fu affidato a J.T. Barber, un affermato pittore di miniature, sotto la cui guida pare sia fiorito. Nel 1801, all’età di soli 16 anni, esposero la sua prima miniatura alla Royal Academy. Diede prova di un’abilità precoce nel disegnare cani e cavalli. Dopo il 1802 c’è un vuoto di sei o sette anni nella cronologia di Henry e poco si sa di dove fosse o di cosa facesse. Anche se si tratta solo di ipotesi, può darsi che abbia viaggiato all’estero, come molti giovani facevano a quel tempo, forse come soldato. Qualunque cosa facesse, deve essere stato a contatto con cavalli, in quanto, per quello che sappiamo
successivamente di lui, è chiaro che ne aveva acquisito una conoscenza prodigiosa. Si è supposto che le sue conoscenze equine, e le sue entrate, derivassero dall’addestramento o dal commercio di cavalli. Riapparve nel 1809 a Ipswich, dove, a 24 anni, sposò una ragazza del luogo e da lei ebbe dei bambini. La sua abilità nel disegnare aveva fatto progressi, soprattutto nella rappresentazione di cavalli, ed egli cominciò a cercar fortuna con stampe sportive. Le sue prime stampe commerciali furono serie di scene di caccia alla volpe pubblicate a Londra nel 1813. Ampliò i propri interessi con alcune impressioni della Battaglia di Waterloo, combattuta nel giugno 1815, pubblicate quando le notizie dell’evento erano ancora fresche. Nel 1816 furono invece pubblicate quelle che erano il suo punto forte, The Beauties and Defects in the Figure of the Horse (Bellezze e difetti nella figura del cavallo), illustrate con 18 tavole colorate. Da giovane artista quale era, aveva adottato lo pseudonimo ‘Ben Tally-Ho’ (come veniva
generalmente presentato alle esposizioni), preso dal richiamo in uso tra i cacciatori quando viene avvistata una volpe. Ora che stava cominciando a costruirsi una reputazione nazionale, cominciò a uscire allo scoperto e a godere dei vantaggi di essere ‘Henry Alken’. Di questo primo periodo della sua carriera è stata rintracciata un’immagine di pesca a mosca datata 1817, che venne pubblicata in una raccolta di Bozzetti sportivi, usciti a puntate nel 1817-18 presso S & J Fuller, il suo editore abituale a quel tempo. Si trattava di acqueforti a grana fine, uscite perlopiù senza titoli o numeri, benché quest’immagine di pesca a mosca sia talvolta numerata ‘11’. È priva di titolo, ma mostra in maniera evidente la pesca al luccio, con un pescatore che gioca con un pesce mente il suo compagno (o servitore) si inginocchia per prenderlo con un guadino sottodimensionato. La maggioranza dei primi lavori di Alken furono pubblicati da S & J Fuller, ma nel 1820 circa Thomas
McLean sembra averlo allettato maggiormente. Pubblicata nel 1821 come una serie in folio di 50 acquetinte colorate, The National Sports of Great Britain fu una delle pubblicazioni sportive più ambiziose di tutti i tempi. Mostrava tutti gli sport familiari, come anche attività meno comuni quali i combattimenti di galli, gli spettacoli popolari in cui si aizzavano orsi contro tori, le catture di tassi, la caccia alla lontra e l’allevamento di gufi. Questa è l’opera più caratteristica di Alken, in parte per l’eccellenza delle acquetinte. Anche se la Gran Bretagna non ebbe alcun ruolo nell’invenzione dell’acquatinta, divenne il Paese in cui il metodo attecchì di più, gettando le basi per una forte tradizione. In Gran Bretagna, nel periodo 1790-1830, vennero pubblicati numerosi libri con illustrazioni a colori, perlopiù, ma non esclusivamente, di carattere topografico. Mentre i contorni erano spesso incisi sulla lastra, la caratteristica peculiare dell’acquatinta consiste nel fatto che alcune zone della lastra venivano incise in modo da creare un
effetto granuloso, ottenuto coprendo tali zone con un fondo che consisteva in piccole particelle di resina fuse nella lastra e resistenti agli acidi. Nel bagno acido il processo di incisione avviene attorno alle particelle, che è ciò che crea l’effetto leggermente granuloso (la cui visibilità ad occhio nudo dipende da quanto sono fini o grossolane le particelle di resina). Specialmente se sono colorate a mano, queste zone hanno l’aspetto di un acquerello, che è l’effetto principale ricercato dall’acquatinta. Non si possiedono prove del fatto che Henry Alken fosse un pescatore a mosca, ma alla fin fine si sa talmente poco di lui che chi può dire se lo fosse o no? Per produrre The National Sports of Great Britain doveva conoscere abbastanza bene sia la caccia, sia la pesca. Tre delle 50 tavole illustrano la pesca a mosca. Si tratta delle tavole numerate 35-37: Pesca al luccio, Pesca in barca e Pesca al salmone. Come accade in molte delle sue opere, Alken mostra le sue origini di pittore di miniature nella sua attenzione
ai dettagli nelle figure. L’abito e la postura sono osservati molto da vicino. Egli sa ottenere anche un grande effetto compositivo nei suoi paesaggi. Thomas McLean deve essersi compiaciuto di come National Sports si vendesse bene, visto che riuscì a farne una seconda edizione nel 1823. Altri progetti congiunti andavano anch’essi a gonfie vele e le stampe di Alken uscivano a frotte dalle presse. Alken e McLean cominciarono a progettare una nuova raccolta, stavolta da eseguire con acquaforte a grana fine. Questa serie venne pubblicata nel 1825 (benché le tavole siano datate 1824) e consisteva di nuovo in 20 tavole. McLean usò lo stesso titolo collettivo adottato per la prima serie, ossia The National Sports of Great Britain, benché tutte le immagini fossero nuove, e questo fatto crea abbastanza confusione tra i collezionisti. Nella nuova serie c’erano due immagini di pesca a mosca. La prima è un po’ simile all’immagine di pesca al salmone della serie precedente: anche se la composizione è attraente,
manca di una certa convinzione come momento reale di pesca e rinforza il pensiero che Alken non avesse visto coi suoi occhi molta pesca a mosca. L’acquaforte a grana fine è una tecnica di stampa meno comune, ma qui viene usata al meglio del suo effetto come base per una colorazione a mano estremamente efficace. Entrambe le versioni di The National Sports vennero pubblicate come serie complete con un frontespizio inciso e i loro primi proprietari in genere le facevano rilegare. Tuttavia era inevitabile che i commercianti prima o poi ne facessero copie tali da poter vendere le tavole separatamente, in base agli interessi. Oggigiorno le serie complete nella loro rilegatura originale sono rare e molto costose. Negli anni Venti dell’Ottocento Henry Alken dominava nel campo dell’illustrazione degli sport campestri inglesi. Fece confluire in una serie interminabile di quadri, stampe e raccolte rilegate ‘l’atmosfera sana, vivace e bonaria che una vita di sport leale può ispirare’, come si espresse Sir Theodore Gordon, un successivo editore di The Field. Molte delle stampe pubblicate da Alken erano preparate da lui stesso lavorando all’acquatinta e all’acquaforte a grana fine, un metodo al quale era particolarmente affezionato. Le cinque immagini di pesca a mosca tratte dalle due raccolte di National Sports rendono conto di gran parte del contributo dato da Henry Alken alle stampe di pesca. Sebbene tutti e tre i fratelli fossero artisti sportivi di diversa abilità, il più capace e più noto, e l’unico ad essere associato alle stampe di pesca fu Samuel, che era un anno più vecchio di Henry. Nel 1821, all’apice del successo del fratello con la prima serie di The National Sports, la raccolta di tavole sportive di Samuel chiamata Delineations of the Different Field Sports (Lineamenti di diversi sport di caccia e pesca) venne pubblicata in sei uscite mensili da J. Hudson. Ogni puntata constava di quattro litografie di Samuel corredate da un breve testo esplicativo sulla pagina a fronte. Gli ultimi giorni di Samuel sono un libro chiuso e persino
la data e le circostanze della sua morte non sono state stabilite con esattezza, per quel che se ne sa. Sembra certo che morì piuttosto giovane, probabilmente nel 1824, all’età di circa 40 anni. Della vecchiaia di Henry invece si sa un po’ di più. Negli anni Trenta dell’Ottocento la sua opera cominciò a perdere popolarità. Era stato così prolifico che questo era forse inevitabile dopo quasi 20 anni sulla cresta dell’onda. Lui però non gestì bene la situazione, soprattutto dopo la morte della moglie nel 1841. Era un uomo d’affari impoverito e spesso si era trovato a vendere i diritti delle sue opere per un guadagno immediato, dunque non aveva più entrate derivanti da queste. Man mano che diventava povero e meno richiesto, si fece scorbutico e pieno di risentimento, un uomo orgoglioso che combatte contro la sua perdita di fama. I fratelli Fores e i commercianti di stampe Piccadilly lo aiutarono molto, e Henry, vestito con abiti bizzarramente fuori moda, si recava a piedi da casa sua, a Kentish Town, al loro negozio, con una cartella di bozzetti da offrire. Questi però non avevano più la stessa attrattiva commerciale di prima e, quando li vendeva, raramente ne ricavava molto. Visse fino al 1851, ma sempre più infelice, accudito da una delle figlie, finché contrasse una malattia fatale che lo fece molto soffrire nel suo ultimo anno di vita. Fu sepolto al Cimitero di Highgate a spese di un’altra figlia. Alken non è certo la sola star ad aver trascorso la vecchiaia in uno stato di relativa miseria e abbandono. Ma come accade per tutti i grandi artisti, la sua memoria è preservata nelle sue opere. Come afferma Shaw Sparrow nel suo studio su Henry Alken, egli fu ‘il giornalista sportivo più sicuro di sé e intraprendente che l’arte inglese abbia avuto nel campo del disegno, della stampa, dell’acquerello e della pittura ad olio’. Oggi sembra assai improbabile che si possa dimenticare l’uomo che più ci ha trasportato nell’epoca d’oro degli sport rurali d’ Inghilterra.
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REDAZIONALE Un piccolo disco di argilla, che potrebbe ricordare un gioco per bambini, è diventato un vero e proprio rompicapo per archeologi, storici e studiosi di tutto il mondo. Il Disco di Festo affascina, per il mistero che racchiude, le frotte di turisti che, ogni anno, visitano Creta. Il Rito Misterioso racchiuso nel Disco di Festo e nella Pietra di Kernos di Roberta Rio presenta una nuova interpretazione che apre orizzonti mai immaginati prima: la riscoperta di un antico rituale. Il Rito Misterioso racchiuso nel Disco di Festo e nella Pietra di Kernos * di Roberta Rio Editore: AuthorHouse/GB - Prima Edizione 30/01/2012 Prezzo: ₏ 17,99; 40 pagine; ISBN: 978-1-4678-8298-9 www.voyageindestiny.org
A clay disk that looks perhaps like a child's game has remained an enigma for archaeologists, historians and scholars worldwide. And for the throngs of tourists who visit Crete, it has always been fascinating for the mystery it contains. The Mysterious Ritual enclosed in the Phaistos Disc and the Kernos Stone by Roberta Rio is a new interpretation which opens horizons never before imagined; it presents the rediscovery of an ancient ritual. The Mysterious Ritual enclosed in the Phaistos Disc and the Kernos Stone * by Roberta Rio First published by AuthorHouse/GB: 01/03/2012 Book: $ 20,99; pages: 40; ISBN: 978-1-4678-8089-3 www.voyageindestiny.org
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Una settimana sull’Avalon Fleet 1 di Sandro Mediani fotografie di Sandro Mediani e Avalon Fishing Center
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Sometimes, when fishing and travelling to the most beautiful and fishy places of the world, you can meet people who share your passion for fishing, and they are there, exactly where you are, for the same reason…They have covered miles and miles sitting on an uncomfortable seat of a plane, they have spent hours and hours in the departure lounges and they have waited for their cases and for all the fishing gear-hoping to see it on the baggage carousel as soon as possible. They have done all this for one reason- fishing and living an unforgettable adventure. If you rely on the best organizations you have the possibility to fish on the most evocative and uncontaminated spots of the planet, where the fish of our dreams swim numerous and undisturbed. These organizations offer very high quality services. In these situations,
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where the location, the fishing and the service are at the top, it isn’t difficult to meet interesting people. Some of them have used their own flies on the most famous spots of the globe, others have been part of the fishing world for a long time, some of them are well-known people who have written articles for the most important magazines, or have published books, some have shot videos for the television or are “simply” fishing guides in fabulous locations. During one of my trip to Cuba, I spent a fishing week in the wonderful archipelago of the “Jardines de la Reina” on a wonderful yacht owned by AVALON, called AVALON FLEET I. On this yacht I spent my holiday with interesting people coming from different areas of Canada. Here is a brief description of the people I met :
A volte pescare viaggiando tra i posti più belli e pescosi del mondo, si incontrano persone che hanno la tua stessa passione, e si trovano lì, proprio dove ti trovi tu, per lo stesso motivo…Anche loro hanno percorso migliaia di chilometri su un sedile scomodo di un aereo, hanno passato ore in transito negli aeroporti e aspettato le valigie con tutta l'attrezzatura da pesca. Con la speranza di vederle sul nastro portabagagli il prima possibile. Hanno fatto tutto questo per il tuo stesso motivo: pescare e vivere un'avventura indimenticabile. Affidandosi alle organizzazioni migliori si ha la possibilità di pescare negli spot più suggestivi e incontaminati del pianeta, dove nuotano, numerosi e indisturbati, i pesci dei nostri sogni. Queste organizzazioni permettono di usufruire di servizi di altissimo livello. In queste situazioni, dove location, pesca e servizio sono al top,
9 PERSONE CHE PUOI INCONTRARE SULL’ AVALON FLEET 1 1- KATHY RUDDICK: ex titolare del negozio "Ruddick's Fly Shop" di Vancouver (B.C.), adora pescare Tarpon e Permit. Istruttrice di lancio, ha pescato in tutto il mondo e girato alcuni video di pesca. Il primo giorno di pesca cattura un gran Permit e sigla un Gran Slam con i fiocchi! COMMENTO: "La mia migliore esperienza di pesca per spot di pesca, professionalità delle guide e servizio!". CATTURA della settimana: PERMIT di 20 lbs! 2-DAVID WHYMENT: Tugboat Captain, 64 anni, sposato, 2 figli. Ha pescato in Belize, Nicaragua , Honduras, Bahamas, Messico
non è difficile incontrare persone molto interessanti. Alcune hanno bagnato le proprie mosche in tutti gli spot più famosi del globo, altre fanno parte del mondo della pesca da molto tempo, alcune sono persone conosciute, che hanno scritto articoli sulle riviste più importanti, oppure hanno pubblicato libri, hanno girato video apparsi in televisione o "semplicemente" sono guide di pesca in location favolose. Durante uno dei miei ultimi viaggi a Cuba ho trascorso una settimana di pesca nello splendido arcipelago dei "Jardines de la Reina"a bordo di un bellissimo yacht di proprietà dell'organizzazione AVALON, chiamato AVALON FLEET I. A bordo ho conosciuto persone provenienti da diverse zone del Canada e tutte estremamente simpatiche ed interessanti. Ecco quindi una breve descrizione dei miei incontri:
e Cuba. Ama pescare i Tarpon ma si difende molto bene anche con Bonefish e Permit…!!! Senza parlare troppo ha ottenuto il suo GRAN SLAM… Efficace! COMMENTO: "L'esperienza di pesca migliore che abbia mai vissuto…!"CATTURA della settimana: TARPON! 3-LES STANCHUK: 61 anni, sposato e 1 figlio. Cameraman, vanta più di 250 puntate della serie "SPORTFISHING ON THE FLY", programma sulla pesca a mosca in B. C. "Non ho tempo per pescare" dice sorridendo. Ama riprendere i combattimenti con i Tarpon per la loro spettacolarità. COMMENTO: "Uno dei posti più belli che abbia mai visto, mi sono divertito molto!" RIPRESA PREFERITA della settimana: il TARPON di DALE.
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4-DALE FRESCHI: Da PRINCE GEORGE (B.C.). Sposato, 2 figli, 52 anni, ha un fratello (DON) con cui condivide la passione per la pesca a mosca. Dal 1991 ha pescato in tutto il mondo. E' membro del team "Sportfishing on the Fly". Adora pescare i Tarpon. COMMENTO: "Una delle esperienze più belle e divertenti della mia vita". CATTURA della settimana: TARPON di 30 kg! 5-DON FRESCHI: Di TRAIL (B.C.) 49 anni, sposato, 2 figlie. Fratello di DALE, è il produttore del programma "SPORTFISHING ON THE FLY". Pesca in tutto il mondo con il suo team. Il suo pesce preferito è il Tarpon. Ha catturato 2 Permit (1 alle 5 e mezza di pomeriggio…!!!), e ottenuto 2 GRAN SLAM…. Impressionante! COMMENTO: " Prima di venire qui non avevo mai catturato un
Permit…. fantastico!" CATTURA della settimana: il 1° dei 2 PERMIT! 6-RICK HANSUM: Di Vancouver (B.C.) sposato, 51 anni e 2 figli, ha pescato in lungo e in largo in British Columbia, Alberta e Cuba. Adora pescare i Tarpon. Tra le varie catture spicca uno strano pesce che ricorda fedelmente un orecchio umano..., giravano voci che l'orecchio fosse il suo!!!... Tap…Tap…Tapy…!!!??? COMMENTO: "Mi sono diverto moltissimo, la pesca è stata fantastica!" CATTURA della settimana: Tarpon di 35 kg! 7-THATCHER BEATY: 64 anni, sposato, ha 2 figli e 4 nipoti. Ha pescato in Alaska, Oregon, Montana, Belize e Messico. Il suo pesce preferito è il Tarpon. Di poche parole, ha catturato 2 Permit
Dale Freschi
Kathy Ruddick
Rick Hansum
Bryan Chan
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9 people you can meet on the AVALON FLEET 1 1-KATHY RUDDICK: former owner of the “Ruddick’s Fly Shop” in Vancouver (B.C.), she adores fishing Tarpon and Permit. Cast instructor, she has been fishing all over the world and has shot fishing videos. The first day she catches a big Permit and makes a wonderful Gran Slam! COMMENT: “The best fishing experience I have ever had for what concerns fishing spots, guides’ skills and service!”. CAPTURE of the week:a 20 lbs Permit! 2-DAVID WHYMENT: Tugboat Captain, 64 years old, married, 2 children. He has fished in Belize, Nicaragua, Honduras, Bahamas,
4-DALE FRESCHI: From PRINCE GEORGE (B.C.). Married, 2 children, 52 years old, he has a brother (DON), with whom he shares his passions for fly fishing. He has been fishing all over the world since 1991. He is a member of “Sportfishing on the Fly”team. He adores fishing Tarpon. COMMENT: “One of the most beautiful and amazing experiences I have ever had”. CAPTURE of the week: a 30 kg TARPON! 5-DON FRESCHI: From TRAIL (B. C.), 49 years old, married, 2 daughters. He’s DALE’s brother and he is the producer of the program “SPORTFISHING ON THE FLY”. He fishes all over the world with his team. His favorite fish is the Tarpon. He caught 2 Permit (one at half past five in the afternoon!!!), and he obtained
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Mexico and Cuba. He loves fishing Tarpon but he is also very good at fishing Bonefish and Permit!!! Without speaking too much he obtained his GRAN SLAM… Effective! COMMENT:“My best fishing experience!” CAPTURE of the week: TARPON! 3-LES STANCHUK: 61 years old, married, a child. Cameraman, he boasts more than 250 episodes of the series “SPORTFISHING ON THE FLY”, a fly fishing program in B. C. “I have no time to fish” he says smiling. He loves shooting the fights among Tarpon for their being so spectacular. COMMENT: “One of the most beautiful places I have ever seen, I had a lot of fun!”. BEST SHOT of the week: DALE’s TARPON.
2 GRAN SLAMS… Impressive! COMMENT: “Before coming here I have never caught a Permit… fantastic!” CAPTURE of the week: the first of the two Permit! 6-RICK HANSUM. From Vancouver (B. C.), married, 51 years old and 2 children, he fished all over the British Columbia, Alberta and Cuba. He adores fishing Tarpon. Among his catches a strange fish that is very similar to a human ear…, people said it was his own ear!!! Tap… Tap… Tapy…!!?? COMMENT: “I had a lot of fun, fishing was fantastic!”. CAPTURE of the week: a 35 kg Tarpon! 7-THATCHER BEATY: 64 years old, married, he has 2 children and 4 grandsons. He fished in Alaska, Oregon, Montana, Belize and
Mexico. His favorite fish is the Tarpon. A men of few words, he caught 2 Permit and obtained 2 GRAN SLAMS! COMMENT: “The best fishing experience I have ever had!” CAPTURE of the week: a 10 kg PERMIT (the second one)! 8-BRYAN CHAN: an authority on the fly fishing world; 58 years old, married, a daughter. He has been working for very famous fly fishing magazines such as “Flyfisherman”, “Flyfishing & Tying Journal” and “The Canadian Flyfisher” for 25 years. He wrote three books about fly fishing and shot many videos. He boasts a great fishing experience all over the world. He likes fishing Tarpon very much. Certainly, he is one of the most famous people you can meet!! COMMENT of the week: “A wonderful experience, I will
AFRICAN POMPANO. CONSIDERATIONS: this fishing week (2-8 April 2011) was spent in the Archipelago of the “JARDINES DE LA REINA” in Cuba, on a wonderful yacht for the life on board: the “AVALON FLEET 1”. We have always been accompanied by experienced guides on fast skiffs or, sometimes, wading. The vastness of the area, the abundance of fish on the spots, the very low fishing pressure, the favorable conditions, together with the expertise of the guides (and also of the anglers…) allowed us to catch extraordinary fish and to obtain 6 GRAN SLAMS in just one week. The AVALON organization provides bedrooms with bathroom and air-conditioning, inner lounge and a wonderful deck where you can eat very good
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certainly repeat it, the fishing spots are extraordinary!” CAPTURE of the week: a Bonefish weighing more than 5 kg! 9-SANDRO MEDIANI: married, Italian, 30 years old. The youngest and “poorest” element of the group. He fished in B.C., Yukon, Venezuela, Cuba, Oman, Sweden, Denmark, and Austria. As a beginner, he got the first Permit of his life wrong (he was at only 7 metres from the fish), he would have gained the seventh GRAN SLAM of the week. But from a man that comes from the “the village of fools” you can’t expect so much!!!! One thing is certain: nobody eats lobster as he does!!! COMMENT: “A wonderful experience, I had already fished here, but this fishing week has gone beyond my expectations!” CAPTURE of the WEEK:a 10 kg
meals and enjoy the view that this natural park offers. The staff is prepared and always at disposal of the yacht’s guests. For info and reservations, please contact VIC TRAVEL (www.victravel.it) or Sandro Mediani +39-3275799811.
e siglato 2 GRAN SLAM…! COMMENTO: "La migliore esperienza di pesca che abbia mai avuto!" CATTURA della settimana: PERMIT di 10 kg (il secondo)! 8-BRYAN CHAN:Un' autorità nel mondo della pesca a mosca, 58 anni, sposato, ha 1 figlia. Da 25 anni collabora con le più famose riviste specializzate sulla pesca a mosca come: "Flyfisherman", "Flyfishing & Tying Journal" e "The Canadian Flyfisher". Ha scritto 3 libri sulla pesca a mosca girato molti video. Vanta una grande esperienza di pesca in tutto il mondo. Gli piace moltissimo pescare i Tarpon. Sicuramente una delle persone più famose che si possono incontrare…!!! COMMENTO sulla settimana: "Un'esperienza bellissima, sicuramente da ripetere, gli spot di
della SETTIMANA: AFRICAN POMPANO di 10 kg CONSIDERAZIONI: Questa settimana di pesca ( 2-8 aprile 2011) è stata effettuata all' interno dell’ Arcipelago dei "JARDINES DE LA REINA" a CUBA, a bordo di un bellissimo yacht per la vita a bordo: l'AVALON FLEET 1. La pesca è stata sempre effettuata con guide esperte a bordo di lance veloci Skiff o, in alcuni casi, in wading. La vastità di quest' area, la pescosità degli spot, la bassissima pressione di pesca, le condizioni favorevoli unite alle capacità delle guide (e anche dei pescatori…) hanno permesso di realizzare catture da sogno e di ottenere ben 6 GRAN SLAM nella sola settimana. L'organizzazione di AVALON ha fornito un servizio di altissima qualità. Lo yacht dove abbiamo "alloggiato" è fornito di
pesca hanno potenzialità incredibili!" CATTURA della settimana: BONEFISH di oltre 5 kg! 9-SANDRO MEDIANI: Sposato, italiano, 30 anni. L' elemento più giovane e "scarso" del gruppo. Ha pescato in B.C., Yukon, Venezuela, Cuba, Oman, Svezia, Danimarca e Austria. Ha "sbagliato" come un principiante il primo Permit della sua vita (a soli 7 metri dal pesce) che avrebbe regalato il settimo GRAN SLAM della settimana. Del resto da uno che viene dal "paese dei matti" non ci si può mica aspettare molto…!!! Certo è che come mangia l' aragosta lui, non la mangia nessuno…!!! COMMENTO: "Un’ esperienza stupenda , avevo già pescato qui, ma questa settimana di pesca ha superato ogni mia aspettativa!" CATTURA
camere con bagno e aria condizionata, sala interna e un bellissimo ponte, dove vengono serviti i pasti (ottimi…!) e da cui si gode il paesaggio che offre questo parco naturale. Lo staff è preparato e sempre a disposizione degli ospiti dello yacht. Per info e prenotazioni rivolgersi a VIC TRAVEL (www.victravel.it) oppure: Sandro Mediani tel. +39-3275799811.
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Fiera Millenaria: CarpItaly e Outdoor L’ente fiera di Gongaga (MN) prende il volo nel settore della pesca e dell’outdoor. Oltre il CarpItaly, ormai uno degli eventi europei più importanti d’Europa nel settore del carpfishing, anche la fiera dell’outdoor caccia e pesca svoltasi il 3-4 dicembre 2011 è stata un grande successo. Previsioni meteo terribili capaci di scoraggiare anche i più accaniti appassionati di pesca sportiva e nevicate abbondanti lungo tutto lo Stivale con treni cancellati e aeroporti nel caos non hanno fermato gli intrepidi, e così anche la 14° edizione di CarpItaly è stata un successo! L’ente fiera vuole davvero ringraziare di cuore questi “intrepidi e valorosi” pescatori per l’affetto dimostrato verso l’evento. The Fair Organization of Gonzaga (MN) has taken off in the fishing and outdoor sector. Both CarpItaly, one of the most important European carp fishing event, and the outdoor fishing and hunting exhibition on 3-4 December 2011 have been a great success. The awful weather forecasts, the heavy snow all over Italy and the cancellation of scheduled trains and planes have not stopped the intrepid fishermen who have visited the 14th edition of CarpItaly making it a success. The Fair Organization wants to thank these “valiant” fishermen for the affection shown towards the event.
Dove puoi trovare la tua copia omaggio: Where you can find your free copy:
PROSSIMI VIAGGI - NEXT TRIPS by
Arezzo: Podere Violino, loc. Gricignano 99 - San Sepolcro (AR) Bologna: Viaggi Centergross, Blocco 3B, p.ta 65 - Funo (BO) Brescia: Pozò show room, via Trento 2 - Castenedolo Brescia: Il Martin Pescatore, via Calatafimi 6 Darfo - Boario TermeFerrara: Molino F.lli Birati, via S.Antonio, 10/a - Argenta Firenze: Fly Fishing Top, via Frà Giovanni Angelico 12 Forlì: Massi Gabriele Pesca Sport, v.le Appennino 456 S.Martino in Strada
Argentina - Patagonia Fine Marzo 2012 Parti con noi alla fine di marzo per la Patagonia Argentina a caccia delle trote giganti del Jurassic Lake. Otto giorni di pesca di cui 4 sul rio Gallegos e 4 giorni sul Jurassic Lake. Lodge a pensione completa, 1 guida ogni 2 pescatori.
Milano: Il Gatto con gli Stivali, via Bergognone 27 Milano: La Vallata, via Molino Nuovo - Castelletto di Cuggiono Modena: Pianeta Pesca, v.le Amendola 420 Modena: H2O, via Benedetto Croce 65 Padova: Code Amiche, via Firenze 5 - Villafranca Padovana Parma: Fishing & Adventure, via Buffolara 90 Reggio Emilia: Casa Del Pescatore, via Canalina 11 Reggio Emilia: Like a River, via Guadiana 10
Russia Agosto 2012 Khabarovsk Nella seconda metà di Agosto organizziamo una battuta di pesca al Salmone del pacifico nella parte estrema ad Est della Russia. Lodge di nuova costruzione, zona praticamente inesplorata. Euro 1600 comprensivo di lodge a pensione completa e guide. Voli esclusi.
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Argentina del Nord - Corrientes 14 - 23 Ottobre 2012 Costo euro 2.800 Pesca ai dorado. Settimana in uno splendido lodge con guida e barca tutti i giorni, pesca a mosca e a spinning; escluso i voli.
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