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SOMMARIO
Viaggi
Storia & Collezionismo
H2O Magazine-trimestrale di pesca, turismo e tempo libero.Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - 70%.aut. N° 080007 del 19/02/2008 - DCB Reggio Emilia In caso di mancato recapito inviare al CPO di Reggio Emilia per la restituzione al mittente previo pagamento resi.
Numero 3 Autunno 2008
- British Columbia: Gli storioni di Fred - Tra Romagna e Toscana: Parco Laghi - Thailandia: Bangkok Fishing - Croazia: il fiume Gacka
- I diritti esclusivi di pesca dal Medioevo in poi - La pesca nell’arte: George Miciu
P E SC A R E
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V I A G G I A N D O
In copertina fotografia della ditta Winston Rod
Giorgio Cavatorti Direttore Editoriale
Pescare... Viaggiando
H2O anno I Dicembre 2008
Direttore Responsabile Giovanni Cocconi Direttore Editoriale Giorgio Cavatorti Vice Direttore Dante Iotti Redazione Giorgio Cavatorti Via Verdi,30 42027 Montecchio Emilia (RE) e-mail: info@cavatortigiorgio.it Hanno collaborato a questo numero: Jakub Vagner - Beppe Saglia Marco Tortora - Franco Bosin Ellen McCaleb - Sim Hay Paolo Bertazzi Art Director A&A - Parma e-mail:info@aea.it Stampa : Tipografia Bertani Via C.A. Dalla Chiesa, 4 Cavriago (RE) Fotografie di Redazione: Antonio Martelli Silvia Cavatorti Marco Agoletti Traduzioni: Rossella Catellani Elisabetta Longhi Autorizzazione Tribunale di Reggio Emilia n°1204 dello 06/02/2008 Poste Italiane spaSpedizione in Abbonamento Postale - 70% aut. N°080007 del 19/02/2008 DCB Reggio Emilia H2O Magazine è un organo di informazione dell’associazione sportiva dilettantistica “Pescare Viaggiando”. Copyright © 2008 Tutti i diritti sono riservati, è vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione della Redazione. Fotografie e manoscritti non richiesti non vengono restituiti.
Eccoci giunti alla fine del primo anno di Pescare Viaggiando. Siamo molto soddisfatti dell’accoglienza positiva della rivista e possiamo solo promettere che ci impegneremo a stupire ancora di più i nostri lettori. In febbraio saremo presenti con uno stand al China Fish di Pechino, fiera in cui sarà distribuito questo numero. Molti amici ci chiedono di ricevere la rivista direttamente a casa, in quanto lontano dai negozi che la distribuiscono gratuitamente; stiamo studiando alcune soluzioni fattibili. Il primo articolo di questo numero è di Jakub Vagner sulla pesca dell’Alligator Gar: le foto parlano da sole; Beppe Saglia ci racconta del Friuli e dell’area del Natisone; Cuba di Marco Tortora e Islanda di Franco Bosin chiudono l’area viaggi pesca. La brava Ellen McCaleb ci affascina poi con le sue riproduzioni di catture e i nostalgici troveranno qualche informazione sull’evoluzione della pesca a mosca e la storia della ditta americana Winston. Giorgio Cavatorti
This issue ends the first year of Pescare Viaggiando. We are very glad of the positive reply of our readers, our commitment is to make them even more satisfied. In February we will be in Bejing at China Fish Exhibition where we will distribute this issue. Some friends ask if they can receive the magazine at home because they live far away from any fishing shops; we are trying to find a feasible solution. The first article of this number is by Jakub Vagner about the Alligator Gar: the photos speak for themselves; Beppe Saglia tells us about Friuli and the Natisone area; Cuba by Marco Tortora and Island by Franco Bosin close the section dedicated to fishing travels. Then Ellen McCaleb will amaze us with her fish reproductions and nostalgic fishermen will find some information on the evolution of fly fishing and the hi story of the American company Winston.
Giorgio Cavatorti Our partner
www.nuovacla.it
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I giganti d’America American Giants
Alligator Gar
di/by Jacub Vagner
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Cominciai a pianificare la mia spedizione in cerca dell’alligator gar (Atractosteus spatula) parecchi anni fa, quando incontrai un fotografo del Nord America che mi raccontò di questo predatore gigante dal corpo enorme e dalla testa di una lucertola dentata. Da quel momento scovai con fervore qualunque tipo di materiale, fotografie e contatti che mi avrebbero portato alla cattura del “pesce alligatore”. Devo dire che la fortuna era di nuovo con me, cosicché venni in contatto con il più grande professionista del settore Kirk Kirkland. Kirk è uno dei pescatori più acclamati del Texas ed è impegnato attivamente nella pesca all’alligator dal 1991. Lavora frequentemente come guida per spettacoli televisivi americani sulla pesca ed è consulente di molte aziende americane. Per quanto mi riguarda posso dire di aver incontrato molte guide in tutto il mondo, ma solo poche hanno un simile tatto e sono così appassionate di pesca come Kirk. Abbiamo comunicato per e-mail per quasi due anni prima che io volassi là. In quel tempo diventammo amici nonostante il fatto che non ci eravamo mai incontrati di persona. Penso che questo sia ciò che rende il mondo dei pescatori così bello. Visto che doveva essere girato un documentario su questa spedizione, non
I started to plan my expedition in search of the alligator gar several years ago, when I first encountered a photograph of this North American giant. It was love at first sight. The body of a gigantic cod, the head of a toothed lizard, and excellent air acrobatics skills to boot. From that time, I intensively sought out all sorts of materials, photographs, and contacts which would lead me to the catching of the “alligator fish”. I must say that luck was again with me, and I got in touch with the greatest pro in the field, Kirk Kirkland. Kirk is one of the most highly acclaimed fishermen in Texas. He has been actively involved in alligator gar fishing since 1991. He frequently works as a guide for American fishing TV shows and is a top figure of some important American companies. For myself, I can say that I have met many guides all over the world, but only a few have such a feel and are as keen on fishing as Kirk. We corresponded by e-mail for nearly two years before my flight out. In that time, we became friends in spite of the fact that we had never met in person. In think that this is what makes the world of fishermen so beautiful.
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VIAGGI: I Giganti d’America - Alligator Gar
volevamo lasciare niente al caso. La data finale venne stabilita per la fine di maggio. Il tempo è stato un po’ burrascoso quest’anno, e io e il mio amico Jirka ci stiamo imbarcando sull’aereo fronteggiando previsioni molto impietose. Secondo le ultime notizie andremo incontro a piogge torrenziali e alluvioni. La Houston nordamericana ci saluta con un cielo scuro e nubi che arrivano quasi fino al terreno. Il nostro umore è subito nero. Siamo distolti dal guardare le nubi dal rombo del motore di un carro gigante, dal quale scende un ragazzo enorme che ci corre incontro con voce tonante. Per un attimo penso che si tratti dell’attacco di un orso grigio, ma fortunatamente è il nostro amico Kirk. Lui è tre volte le dimensioni di
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un uomo normale e una persona divertente con un cuore d’oro. Ci dirigiamo verso il Lago Livingston. Durante il tragitto siamo informati della situazione, che davvero non appare molto buona. Piove da un po’ e si suppone che continui a piovere, e non poco! Sfortunatamente tutto il nostro piano va in frantumi e il fiume Trinity, destinazione principale di questa spedizione, non è attualmente pescabile. Il fiume è incredibilmente al di sopra del suo livello normale. Il nostro successo di pesca è nelle nuvole e noi decidiamo che nei giorni seguenti proveremo a pescare nei laghi Livingston e Sam Rayburn.Mentre prepariamo l’attrezzatura Kirk mi dice tutto sulla pesca di questo pesce affascinante. Lungo il tragitto ci avverte che possiamo vedere centinaia
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Given that a film documentary was to be filmed on this expedition, we did not want to leave anything up to chance. The final date was set for late May. The weather has been a bit wild this year, and my friend Jirka and I are boarding the plane facing a very poor forecast. According to the latest news, we are to be met by torrential rain, flooding, and tornados. North American Houston did welcome us with a black sky and clouds hanging nearly on the ground. Our mood was in the dumps right away. We were pulled away from looking at the clouds by the thundering of the engine of a giant truck, from which a giant guy climbed out after a moment, and ran towards us with a thundering voice. For a moment, I through this must be a grizzly attack, but
fortunately, it was our friend Kirk. He is three times the size of a regular person, but a fun person with a heart of gold. We headed out towards Lake Livingston. During the drive, we were informed about the situation, which did not look very good indeed. It had been raining, and it was still supposed to rain, and lots! Unfortunately, our entire plan is trashed and Trinity River as the main destination of this expedition, is not in the cards for the time being. The river is an unbelievable eight meters above its normal level and Kirk simply does not know how fish may respond to this flood. Our fishing success is in the clouds and we decide that in the next few days, we would try to fish at lakes Livingston and Sam Rayburn. As we go, Kirk tells me everything
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di pesci nelle immediate vicinanze della nostra barca senza che nessuno abbocchi. L’inizio è esaltante; dozzine, forse centinaia di alligator di varie dimensioni vengono in superficie. Qualcuno è quasi in prossimità della nostra barca, anche vicino alla nostra esca, ma senza un cenno di interesse. Noi soffriamo per altri quattro giorni senza che abbocchi un solo pesce. Ciò che trovo molto affascinante è quanto siamo isolati. In un’intera giornata vediamo solo alcune velocissime barche in legno di tiglio americano, ma nessuna barca dedita alla pesca all’alligator gar. Sorprendentemente questo pesce è uno dei più disdegnati del continente. Solo pochi pescatori vi si dedicano e molto più popolare è cacciare i pesci con arco e frecce: i pesci vengono colpiti dalle veloci barche e poi vengono trainati sulla riva o a bordo della barca. L’alligator è una preda relativamente facile. Tutto quello che occorre fare è attendere che il pesce venga in superficie e tenere l’arco pronto a colpire. Le teste dei pesci che vengono uccisi in questo modo sono poi tranciate per farne trofei e il resto del corpo viene rigettato nel fiume o sulla riva. Purtroppo questo “sport” è diffuso in America e in certe aree questa specie è seriamente in pericolo. Passiamo il resto della giornata a guardare invano i pesci e ad ascoltare attentamente l’esperienza di Kirk. Apprendiamo che l’alligator gar è un pesce che cresce in maniera estremamente rapida e può raggiungere, incredibilmente, i dieci chili nel suo primo anno di vita. Vive fino a 75 anni e il suo peso massimo può essere superiore a 200 chili, con più di tre metri di lunghezza. Kirk stesso prese un mostro da 365 libbre nel 1991. Per il resto del nostro soggiorno rinunciamo alla battaglia sul lago e partiamo per esplorare il bacino del fiume Trinity. Stiamo scendendo lungo il fiume, tenendo osservata la sua superficie, e dopo esserci lasciati trasportare dalla corrente lungo il fiume per parecchi minuti, giungiamo alla fine alla lieve ansa che avevamo osser-
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vato da lontano, dove sulla superficie di quel punto poco profondo appare un pesce dopo l’altro. Kirk spiega pacatamente che questo è l’aspetto del tipico punto di un fiume in cui si trovano alligator gar: una riva poco profonda, allungata, meglio se sabbiosa, con una leggera corrente che si muove lentamente verso l’altro lato, veloce e profondo, del corso d’acqua. Dopo pochi minuti di pesca la canna si piega leggermente e una tirata costante comincia a dipanare i 70 metri di lenza dal mulinello. Kirk, con la sua esperienza, è già dietro al pesce. Sembra che questo non sia affatto disturbato dal motore anche se a tratti la nostra barca gli è esattamente sopra. Dopo meno di un chilometro il pesce carnivoro finalmente si ferma. Il galleggiante viene mosso avanti e indietro dalla corrente, ma evidentemente non sta andando da nessuna parte. Improvvisamente guizza fuori come una freccia, tornando a dirigersi verso il punto da dove era partito venti minuti prima. La lenza immediatamente fende l’acqua, la superficie esplode ed emerge il corpo maestoso del gigantesco pesce. A questo punto io non sono in grado di valutarne le dimensioni, ma, vista la reazione eccitata di Kirk, devono essere di certo considerevoli. Solo ora comprendo perché questo pesce viene chiamato alligatore. I suoi denti affilati mordono il fianco della barca, mostrandoci chiaramente cosa accadrebbe se le nostre gambe si avvicinassero troppo alle fauci del pesce. Kirk afferma che questo pesce solitamente non devia il suo percorso per attaccare le persone, ma le sue gambe e le braccia piene di lunghe cicatrici non mi convincono del tutto. Un momento dopo Kirk mette una fune sulla testa del pesce come un cowboy texano. Entrambi tiriamo la fune e con tutta la nostra forza trasciniamo il mostro in barca. Sono felice di avere la mia attrezzatura fotografica con me in una cassetta,quando il pesce va su tutte le furie e in un lampo sembra che un tornado attraversi la barca.
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about catching this fascinating fish. Along the way, he warns us that we may see hundreds of fish immediately next to our boat, but not one may bit. It does not take us long to see this for ourselves. When everything is ready, we sit quietly in our boat. It does not take long for the surface to start nearly boiling. Dozens, perhaps hundreds of alligator gar in various sizes come to the surface. Some are nearly by our boat, and what is worst, also near our bait, but without a hint of interest. We suffer for another four days without a single bite, and to tell the truth, something like this is too much for the psychology of a fisherman.What I find very peculiar is how deserted we are. In a whole day, we only see a few very fast-going bass boats, but not a single boat focused on alligator gar fishing in our whole time here. Surprisingly, alligator gar is one of the most despised fish of the continent. Only very few fishermen focus on it and much more popular is to hunt the fish with bow and arrows: the fish are shot from fast-going boats and then a troll is used to get them to the shore or on board the boat. Alligator gar is a relatively easy pray. All you need to do is wait for the fish to come to the surface and have your bow ready to shoot. The heads of the fish which are murdered this way are then cut off as trophies and the rest of the body is thrown back in the river or on the shore. Unfortunately, this “sport” is widespread in America and in certain areas, this species is critically endangered on free-flowing water.We spent the rest of the day in vain fish-watching and careful listening to Kirk’s experience. We learn that alligator gar is an extremely fast-growing fish, which can reach an unbelievable ten kilograms in its first year. It lives up to 75 years and its maximum weight can be over 200 kilograms, with more than three metres in length. Kirk himself caught a 365-pound monster in 1991! For the rest
of our stay, we give up on the lake battle, and set out to explore the flooded basin of the Trinity river. Having drifted along the river for several minutes, we finally get to the slight bend which we had observed from a distance, where one fish after another appear above the surface of the shallow spot. Kirk explains quietly that this is precisely what a typical alligator gar station looks like in a river. A shallow, elongated shore, best if sandy, with a slight current slowly moving towards the other, fast-flowing and deep side of the course. Finally, we see that bad luck can turn into good luck within a second. The rod next to the boat bent slightly, and a steady pull started to unwind the 70-kilogram line from the troll. I go over the requisite theory in my head quickly, and Kirk, with his experience, is already after the fish. It seems that it is not bothered by the motor at all even though at times, our boat is directly over it. After less than a kilometre, the carnivorous fish finally stops. The float is moved back and forth by the current, but it is evidently not going anywhere. Suddenly, it shoots out like an arrow, heading back to the place from which it set out twenty minutes ago. The line immediately cuts through the water, the surface explodes, and the majestic body of the gigantic fish emerges. At this point, I am not able to assess the size, but given Kirk’s excited response, this must certainly be a good one. Only now do I understand why this fish is called alligator. Its huge mouth full of sharp canine teeth does evoke some respect! Its sharp teeth bite into the side of the boat, showing us clearly what would happen if our legs got too close to the fish’s jaws. This fish does not go out of its way to attack people, but Kirk’s legs and arms full of long scars are not entirely convincing. In the next moment, Kirk puts a rope over the fish’s head like a Texas cowboy, which I understand. We both pull on the rope and with all
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La cassetta da dieci chili con la macchina fotografica viene spazzata fuori dalla barca dalla sua coda, Kirk è nascosto dal motore e Jirka ed io siamo pronti a saltare fuori dalla barca. Devo ammettere che nessun’altra creatura ha destato in me tanto rispetto quanto l’alligator. Il mio primo pesce è lungo 216 centimetri e pesa 90 chili – una preda che persino la nostra guida vede solo alcune volte in un anno. Una grande ricompensa dopo tante brutte giornate. Ciascuno dei giorni seguenti è un successo e noi prendiamo regolarmente esemplari che pesano tra i 50 e gli 85 chili. Siamo tutti indicibilmente felici, perché le nostre aspettative sono state esaudite e, malgrado le cattive condizioni, abbiamo fatto un’esperienza senza eguali e preso molti bei pesci. Durante il nostro soggiorno sul fiume Trinity, abbiamo avuto l’occasione di osservare qualcosa che secondo Kirk
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non succedeva dal 1983. Ovunque ci fermassimo a riva, c’era un numero incredibile di pesci piccoli, che non davano nell’occhio, lunghi un pollice, che assomigliavano molto all’alligator gar. Kirk ne ha preso in mano uno e io credo che quella sia stata per lui la preda più preziosa di tutte. Si leggeva una gioia estrema sul suo volto, perché lui poteva essere certo che ci sarebbero state nuove generazioni di questo pesce preistorico. Durante i nostri ultimi giorni il livello dell’acqua cominciò ad abbassarsi. Spariva letteralmente davanti ai nostri occhi e noi abbiamo avuto la possibilità di vedere il fiume come dovrebbe essere. Non era più un ampio corso d’acqua simile al Po, bensì uno stretto e calmo fiumiciattolo con argini naturali sabbiosi e onnipresenti alligator gar che aspettavano noi, solo noi.....
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all our strength pull the monster into the boat. Immediately, I am glad to have my photo equipment in a case, as the fish rages and in a flash, it looks like a tornado has gone through the boat. The ten-kilo case with cameras is swept off the boat by the tail, Kirk is hidden by the engine and Jirka and I are ready at the bow, ready to jump off board. I must admit that no other creature has evoked so much respect in me as the alligator gar.My first fish is 216 centimetres long and weighs 90 kilograms – a catch which even our guide only sees several times a year. A great reward after several bad days. Each of the following days is successful, and we regularly get specimen weighing between 50 and 85 kilograms. We are all unspeakably happy, because our expectations have been met and in spite of the poor conditions, we have had unparalleled experience and have
caught many beautiful fish. During our stay on the Trinity River, we had the occasion to observe something which according to Kirk has not happened since 1983. Anywhere we stopped on the shore, there was an unbelievable number of small, one-inch, inconspicuous fish which looked very much like alligator gar. Kirk caught one in his hand and I think that that was the most valuable catch of all for him. There was extreme happiness in his face, because he could be sure that there will be new generations of this prehistoric fish. During our last days, the water level began to drop. It disappeared literally before our eyes, and we had a chance to see the river the way it should be. No longer was it the large stream similar to the Italian river Po, but a narrow, calm river full of beautiful sandy benches and omnipresent alligator gar waiting for you, and only you…
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Comanche è una lenza realizzata in Italia da Indyline con fibre di Dyneema 100%. I carichi di rottura elevati, la sor prendente resistenza allo sfregamento e l’assenza di memoria ne fanno un trecciato perfetto per la pesca a pesci di elevate dimensioni e forza; garantisce una sensazione unica di contatto con l’esca e una pronta reazione alla ferrata, rendendo ogni combattimento un’esperienza appassionante di sicuro successo grazie alla cura con cui è prodotto e all’utilizzo di soli materiali di prima qualità.
INFORMAZIONI Per ulteriori informazioni : Simone Palli pallifish@yahoo.it
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A pesca nel
Friuli Venezia Giulia
Foto: Beppe Saglia e Paola Orlandi
di/by Beppe Saglia
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VIAGGI: a pesca nel Friuli Venezia Giulia
Accettare di scrivere un articolo sulla pesca in Friuli Venezia Giulia da parte di uno che ci aveva pescato un’unica volta una ventina d’anni fa, potrebbe sembrare una mossa un po’ azzardata. E, in effetti, un po’ perplesso lo sono stato quando Giorgio me lo ha proposto. Ma se l’intento, più che di ottenere una disamina tecnica di ogni specifica acqua, è quello di dare un giudizio “di primo acchito” sulla regione, dalla pesca alla gestione delle acque, alle possibilità turistiche esistenti ed alle offerte enogastronomiche, allora la proposta diventa del tutto logica. E la perplessità, nel mio caso, ha lasciato il posto alla voglia di provare una nuova esperienza. Così mi sono fatto un paio di fugaci uscite: la prima a fine maggio, purtroppo all’apice di una settimana di violente precipitazioni che hanno interessato tutto il Nord compromettendo l’accessibilità della gran parte delle acque friulane, con esclusione di poche risorgive; la seconda a fine luglio, in un caldo afoso e con i livelli dei fiumi già molto bassi. Spesso pescare in condizioni non ottimali dà la misura delle potenzialità di un fiume più che il farlo nei giorni migliori, che in un anno si manifestano poche volte, esaltando il valore delle acque oltre il reale e falsando pertanto le aspettative
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di frequentatori nuovi o occasionali. Le risorgive di Bar È stata la prima meta, ancora di salvezza in un panorama di acque vorticose e marroni. Raggiunta in compagnia dell’amico Michele si è rivelata un’autentica sorpresa, anche in funzione del fatto che gode di poca notorietà. Si tratta di una grossa risorgiva nei pressi di Osoppo che alimenta il fiume Tagliamento, con un notevolissimo volume d’acqua che scorre tra sabbia chiara e fine e un letto rigogliosissimo di piante acquatiche e di ranuncolo. Il fiume è ricco di fauna bentonica: è possibile incontrare infatti numerosissime specie differenti di insetti, compresa la mosca di maggio. Se fosse una risorgiva slovena avrebbe quasi certamente sponde un po’ più pulite, costerebbe 100€ al giorno, sarebbe piena di pesci e famosa in tutto il mondo. Sia nel No Kill che nel tratto libero qualche bel pesce c’è, di taglia anche interessante, ma per avere ragione dell’unico pesce, una discreta marmorata, che ho visto bollare alcune volte, ho dovuto abbassare molto la sezione del mio finale.
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Accepting to write an article on fishing in Friuli Venezia Giulia could seem rather a daring move by someone who had fished there just once some twenty years ago. I was a little perplexed indeed, when Giorgio suggested I could do it. However, if the aim is not a close technical examination of every single river, but a judgment based on the first impression of the region, from fishing to the management of the waters, from the existing tourist to wining and dining opportunities, then the suggestion becomes quite reasonable. Thus my perplexity was replaced by my desire to try a new experience. So I then went on a couple of short trips: the first one at the end of May, unfortunately at the peak of a week of torrential rainfall which involved all of Northern Italy, compromising access to the majority of rivers in Friuli, with the exception of few resurgences; the second one at the end of July, when the heat was oppressive and the water level of the rivers was already very low. Fishing under not optimum conditions often gives you an idea of the opportunities offered by a river better than if you are fishing in the best of times, which, when it rarely occurs in a year, exalts the value of the river beyond reality and therefore distorts the new or the occasional fisherman’s expectations. Bar resurgences It was my first destination, my last hope in a panorama of whirling and brown waters.
When I reached it with my friend Michele, it was an authentic surprise to me, even because it is not very renowned. It is a big resurgence feeding the river Tagliamento in the vicinity of Osoppo, with a very big volume of water flowing between fine white sand and a bed luxuriant with water plants and ranunculus. The river is rich in benthic fauna: it is indeed possible to come across a great deal of different species of insects, including May fly. If it were a Slovenian resurgence, it would almost certainly have cleaner banks, it would cost €100 a day, and it would be full of fish and would be famous all over the world. Both in the No Kill zone and in the free stretch there are some beautiful fish, even of a noteworthy size, but to catch the only fish, a fair marbled electric ray, I saw rising a few times, I had to substantially lower the section of my line end. The river Meduna I fished there one evening, in a stretch which was situated some kilometres upstream from Lake Tramonti that was open to all techniques and sometimes used for competitions. This short trip was enough for me to appreciate the favourable environmental context made up of very green woods surrounding rather low karst mountains, very clear water furrowing wide areas of white gravel or creeping into quite deep gorges, as well as low and fast currents and some deep holes.
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Il Meduna Oggetto di una pescatina serale, in un tratto alcuni km a monte del lago di Tramonti aperto a tutte le tecniche e a volte campo gara. Un “mordi e fuggi” sufficiente per apprezzare il contesto ambientale notevole, fatto di boschi verdissimi e monti carsici poco elevati, acque chiarissime che solcano ampi ghiareti bianchi o si insinuano in gole abbastanza profonde. Correnti basse e veloci e alcuni profondi buconi. Mi sarei aspettato qualche bel pesce, perché la schiusa di piccole effimere chiare si è protratta per un paio d’ore. Invece le frequenti bollate mi hanno regalato sono una lunga schiera di temoli sotto misura. Il Varmo Mi vergogno un po’ a dire il motivo per cui posso vantarmi di conoscere il Varmo metro per metro. In mattinata, su consiglio del capo della Vigilanza dell’ ETP, avevo provato nella parte bassa di questa possente risorgiva l’omonimo No Kill, un paio di chilometri dove l’ingresso in acqua è limitato dalla profondità dell’acqua, dal fondo instabile e dalla corrente sostenuta. Meta molto difficile ma intrigante, dove le possibilità di raggiungere l’infrascatissimo sottoriva opposto (il fiume è largo dai 10 ai 20 mt) sono legate a preziosismi tecnici, da compiere attraverso i pochi spiragli che la vegetazione riparia annovera. Quando ho deciso di tentare da un’altra parte ho dovuto amaramente constatare di aver perso l’unico paio di chiavi della macchina che avevo con me.
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Panico, poi complice un figlio d’oro che è saltato in macchina per sciropparsi tra andata e ritorno 1200 km per venirmi a portare il mazzo di riserva, ho avuto diverse ore davanti, un po’ per cercare le chiavi, un po’ per studiare il fiume, e così l’ho risalito sino a Gradiscutta dove c’è un secondo No Kill e dove il fiume perde parte della naturalità delle sponde. Però, dal punto di vista alieutico, mi è piaciuto di più. Verso sera è cominciata una leggera attività di superficie e, grazie ad essa, qualche cattura di bella trota. Pesci da conoscere, selettivi, in un ambiente difficile. Il Natisone Fallito il primo tentativo causa i livelli altissimi, è stato l’obiettivo primario del secondo approccio semiragionato al Friuli. Il Natisone, costeggiato tante volte sulla strada della Slovenia, mi ha da sempre attratto per le sue cromie sovraesposte, per le sue acque cristalline, e per il rapporto di odio amore che è riuscito ad instaurare con i pescatori locali. Ho pescato in pieno giorno ed in pieno sole la parte limitrofa all’albergo del Vescovo, tratto a esche artificiali, estremamente comodo per chi soggiorna lì, avendo un accesso diretto al fiume che scorre a pochi metri e che è monitorabile anche facendo colazione o cena nel bel dehor. Nonostante i livelli bassi e l’assenza di schiusa, speravo di far salire qualche temolo battendo in caccia a secca le correntine tra un bucone e l’altro o qualche trota sfiorando le rive, abbastanza naturali, del tratto. Ben diverse emozioni ho vissuto alla sera, nel tratto No Kill a monte di Stupizza. Complice un temporale pomeridiano che ha rinfrescato
VIAGGI: a pesca nel Friuli Venezia Giulia
I expected some beautiful fish, as the hatching of small light may-flies lasted for a couple of hours. Instead, I just saw a long sequence of undersized graylings frequently coming to the surface. The river Varmo I feel a bit ashamed if I have to say the reason why I can boast of knowing the river Varmo metre by metre. In the morning, upon the chief fishing warden’s advice, I had tried to fish in the low stretch of this mighty resurgence, in the so-called No Kill zone, a few kilometres where you cannot go into the water because it is too deep, the bottom is unstable and the current too fast. It is a difficult but exciting destination, where the possibilities of reaching the opposite bank, covered with a lot of branches (the river is from 10 to 20m wide), depend on refined techniques to be implemented through the few openings left free by the riparian vegetation. When I decided to try somewhere else I had to bitterly admit that I had lost the only set of car keys I had taken with me. I panicked, but luckily, my dear son got into his car, drove a total of 1200km on his journey out and back to bring me the spare set; I had several hours’ time to look for the keys and to study the river, so I went up as far as Gradiscutta, where there is a second No Kill zone and where the river banks seem less natural. However, I enjoyed myself fishing a lot more. Towards evening some little activity began on the surface, thanks to which I could catch some beautiful trout. Here there are selective fish in a difficult environment that you must know.
The river Natisone Once the first attempt had failed due to its very high level, it was the main objective of my second semi-reasoned approach to Friuli. The river Natisone, which I had driven alongside several times on my way to Slovenia, has always attracted me with its overexposed shades of colour, its crystal-clear water as well as the love-hate relationship it could establish with local fishermen. I fished in broad day-light and in the sunshine near the hotel Vescovo, a stretch of river for artificial baits, that is extremely convenient for those who stay there, as they have direct access to the river flowing just some metres away and can be monitored even while you are having breakfast or dinner on the beautiful terrace. Notwithstanding the low level of the river and the absence of a hatching, I hoped I could see some graylings rising by casting the water between one hole and the next, or some trout by skimming along the rather natural banks of that stretch. I felt very differently in the evening, in the No Kill zone upstream from Stupizza. Thanks to a storm which had cooled the air and water in the afternoon, till seven in the evening the green valley was lightly covered with a low mist which softened the surface of the river and intensified the noise of the fish rising in regular succession. It took me some time to find the right bait, but then I caught an incredible sequence of graylings, rainbow trout, chubs
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aria ed acqua, verso le sette di sera la verde valle è caduta nella morsa lieve di una nebbiolina bassa, che ha ovattato la superficie del fiume esaltando il rumore delle bollate che hanno preso a succedersi con regolarità. Ho impiegato un po’ di tempo a trovare l’esca giusta ma poi è stata una incredibile successione di catture, temoli, iridee, cavedani ed un paio di belle marmorate. Bastava variare il luogo di caccia e si riusciva a prevedere il tipo di pesce che probabilmente avrebbe abboccato. Nessun altro sul fiume a dividere quei cerchi, ad esaltare fino a notte quel magico momento che solo la pesca a mosca sa regalare.
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Altre destinazioni di pesca in zona La scelta delle acque pescabili con soddisfazione a mosca in Friuli Venezia Giulia è ampia, forse la più ampia d’Italia. Tagliamento, Isonzo, Resia, Torre, Arzino, Leale, Slizza, Cellina, Livenza, Ledra, Fella, Corno, sono solo alcune delle tantissime acque rese note da articoli e report, ma ce ne sono molte altre meno note; quasi tutte non sono forse, alieuticamente parlando, all’altezza di quello che erano qualche decennio fa, ma restano tali da garantire divertimento.Il tutto ad un costo contenuto, con una sorveglianza presente ed attenta.
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Foto: Beppe Saglia e Paola Orlandi
di/by Beppe Saglia
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Accettare di scrivere un articolo sulla pesca in Friuli Venezia Giulia da parte di uno che ci aveva pescato un’unica volta una ventina d’anni fa, potrebbe sembrare una mossa un po’ azzardata. E, in effetti, un po’ perplesso lo sono stato quando Giorgio me lo ha proposto. Ma se l’intento, più che di ottenere una disamina tecnica di ogni specifica acqua, è quello di dare un giudizio “di primo acchito” sulla regione, dalla pesca alla gestione delle acque, alle possibilità turistiche esistenti ed alle offerte enogastronomiche, allora la proposta diventa del tutto logica. E la perplessità, nel mio caso, ha lasciato il posto alla voglia di provare una nuova esperienza. Così mi sono fatto un paio di fugaci uscite: la prima a fine maggio, purtroppo all’apice di una settimana di violente precipitazioni che hanno interessato tutto il Nord compromettendo l’accessibilità della gran parte delle acque friulane, con esclusione di poche risorgive; la seconda a fine luglio, in un caldo afoso e con i livelli dei fiumi già molto bassi. Spesso pescare in condizioni non ottimali dà la misura delle potenzialità di un fiume più che il farlo nei giorni migliori, che in un anno si manifestano poche volte, esaltando il valore delle acque oltre il reale e falsando pertanto le aspettative
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di frequentatori nuovi o occasionali. Le risorgive di Bar È stata la prima meta, ancora di salvezza in un panorama di acque vorticose e marroni. Raggiunta in compagnia dell’amico Michele si è rivelata un’autentica sorpresa, anche in funzione del fatto che gode di poca notorietà. Si tratta di una grossa risorgiva nei pressi di Osoppo che alimenta il fiume Tagliamento, con un notevolissimo volume d’acqua che scorre tra sabbia chiara e fine e un letto rigogliosissimo di piante acquatiche e di ranuncolo. Il fiume è ricco di fauna bentonica: è possibile incontrare infatti numerosissime specie differenti di insetti, compresa la mosca di maggio. Se fosse una risorgiva slovena avrebbe quasi certamente sponde un po’ più pulite, costerebbe 100€ al giorno, sarebbe piena di pesci e famosa in tutto il mondo. Sia nel No Kill che nel tratto libero qualche bel pesce c’è, di taglia anche interessante, ma per avere ragione dell’unico pesce, una discreta marmorata, che ho visto bollare alcune volte, ho dovuto abbassare molto la sezione del mio finale.
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Accepting to write an article on fishing in Friuli Venezia Giulia could seem rather a daring move by someone who had fished there just once some twenty years ago. I was a little perplexed indeed, when Giorgio suggested I could do it. However, if the aim is not a close technical examination of every single river, but a judgment based on the first impression of the region, from fishing to the management of the waters, from the existing tourist to wining and dining opportunities, then the suggestion becomes quite reasonable. Thus my perplexity was replaced by my desire to try a new experience. So I then went on a couple of short trips: the first one at the end of May, unfortunately at the peak of a week of torrential rainfall which involved all of Northern Italy, compromising access to the majority of rivers in Friuli, with the exception of few resurgences; the second one at the end of July, when the heat was oppressive and the water level of the rivers was already very low. Fishing under not optimum conditions often gives you an idea of the opportunities offered by a river better than if you are fishing in the best of times, which, when it rarely occurs in a year, exalts the value of the river beyond reality and therefore distorts the new or the occasional fisherman’s expectations. Bar resurgences It was my first destination, my last hope in a panorama of whirling and brown waters.
When I reached it with my friend Michele, it was an authentic surprise to me, even because it is not very renowned. It is a big resurgence feeding the river Tagliamento in the vicinity of Osoppo, with a very big volume of water flowing between fine white sand and a bed luxuriant with water plants and ranunculus. The river is rich in benthic fauna: it is indeed possible to come across a great deal of different species of insects, including May fly. If it were a Slovenian resurgence, it would almost certainly have cleaner banks, it would cost €100 a day, and it would be full of fish and would be famous all over the world. Both in the No Kill zone and in the free stretch there are some beautiful fish, even of a noteworthy size, but to catch the only fish, a fair marbled electric ray, I saw rising a few times, I had to substantially lower the section of my line end. The river Meduna I fished there one evening, in a stretch which was situated some kilometres upstream from Lake Tramonti that was open to all techniques and sometimes used for competitions. This short trip was enough for me to appreciate the favourable environmental context made up of very green woods surrounding rather low karst mountains, very clear water furrowing wide areas of white gravel or creeping into quite deep gorges, as well as low and fast currents and some deep holes.
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Il Meduna Oggetto di una pescatina serale, in un tratto alcuni km a monte del lago di Tramonti aperto a tutte le tecniche e a volte campo gara. Un “mordi e fuggi” sufficiente per apprezzare il contesto ambientale notevole, fatto di boschi verdissimi e monti carsici poco elevati, acque chiarissime che solcano ampi ghiareti bianchi o si insinuano in gole abbastanza profonde. Correnti basse e veloci e alcuni profondi buconi. Mi sarei aspettato qualche bel pesce, perché la schiusa di piccole effimere chiare si è protratta per un paio d’ore. Invece le frequenti bollate mi hanno regalato sono una lunga schiera di temoli sotto misura. Il Varmo Mi vergogno un po’ a dire il motivo per cui posso vantarmi di conoscere il Varmo metro per metro. In mattinata, su consiglio del capo della Vigilanza dell’ ETP, avevo provato nella parte bassa di questa possente risorgiva l’omonimo No Kill, un paio di chilometri dove l’ingresso in acqua è limitato dalla profondità dell’acqua, dal fondo instabile e dalla corrente sostenuta. Meta molto difficile ma intrigante, dove le possibilità di raggiungere l’infrascatissimo sottoriva opposto (il fiume è largo dai 10 ai 20 mt) sono legate a preziosismi tecnici, da compiere attraverso i pochi spiragli che la vegetazione riparia annovera. Quando ho deciso di tentare da un’altra parte ho dovuto amaramente constatare di aver perso l’unico paio di chiavi della macchina che avevo con me.
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Panico, poi complice un figlio d’oro che è saltato in macchina per sciropparsi tra andata e ritorno 1200 km per venirmi a portare il mazzo di riserva, ho avuto diverse ore davanti, un po’ per cercare le chiavi, un po’ per studiare il fiume, e così l’ho risalito sino a Gradiscutta dove c’è un secondo No Kill e dove il fiume perde parte della naturalità delle sponde. Però, dal punto di vista alieutico, mi è piaciuto di più. Verso sera è cominciata una leggera attività di superficie e, grazie ad essa, qualche cattura di bella trota. Pesci da conoscere, selettivi, in un ambiente difficile. Il Natisone Fallito il primo tentativo causa i livelli altissimi, è stato l’obiettivo primario del secondo approccio semiragionato al Friuli. Il Natisone, costeggiato tante volte sulla strada della Slovenia, mi ha da sempre attratto per le sue cromie sovraesposte, per le sue acque cristalline, e per il rapporto di odio amore che è riuscito ad instaurare con i pescatori locali. Ho pescato in pieno giorno ed in pieno sole la parte limitrofa all’albergo del Vescovo, tratto a esche artificiali, estremamente comodo per chi soggiorna lì, avendo un accesso diretto al fiume che scorre a pochi metri e che è monitorabile anche facendo colazione o cena nel bel dehor. Nonostante i livelli bassi e l’assenza di schiusa, speravo di far salire qualche temolo battendo in caccia a secca le correntine tra un bucone e l’altro o qualche trota sfiorando le rive, abbastanza naturali, del tratto. Ben diverse emozioni ho vissuto alla sera, nel tratto No Kill a monte di Stupizza. Complice un temporale pomeridiano che ha rinfrescato
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I expected some beautiful fish, as the hatching of small light may-flies lasted for a couple of hours. Instead, I just saw a long sequence of undersized graylings frequently coming to the surface. The river Varmo I feel a bit ashamed if I have to say the reason why I can boast of knowing the river Varmo metre by metre. In the morning, upon the chief fishing warden’s advice, I had tried to fish in the low stretch of this mighty resurgence, in the so-called No Kill zone, a few kilometres where you cannot go into the water because it is too deep, the bottom is unstable and the current too fast. It is a difficult but exciting destination, where the possibilities of reaching the opposite bank, covered with a lot of branches (the river is from 10 to 20m wide), depend on refined techniques to be implemented through the few openings left free by the riparian vegetation. When I decided to try somewhere else I had to bitterly admit that I had lost the only set of car keys I had taken with me. I panicked, but luckily, my dear son got into his car, drove a total of 1200km on his journey out and back to bring me the spare set; I had several hours’ time to look for the keys and to study the river, so I went up as far as Gradiscutta, where there is a second No Kill zone and where the river banks seem less natural. However, I enjoyed myself fishing a lot more. Towards evening some little activity began on the surface, thanks to which I could catch some beautiful trout. Here there are selective fish in a difficult environment that you must know.
The river Natisone Once the first attempt had failed due to its very high level, it was the main objective of my second semi-reasoned approach to Friuli. The river Natisone, which I had driven alongside several times on my way to Slovenia, has always attracted me with its overexposed shades of colour, its crystal-clear water as well as the love-hate relationship it could establish with local fishermen. I fished in broad day-light and in the sunshine near the hotel Vescovo, a stretch of river for artificial baits, that is extremely convenient for those who stay there, as they have direct access to the river flowing just some metres away and can be monitored even while you are having breakfast or dinner on the beautiful terrace. Notwithstanding the low level of the river and the absence of a hatching, I hoped I could see some graylings rising by casting the water between one hole and the next, or some trout by skimming along the rather natural banks of that stretch. I felt very differently in the evening, in the No Kill zone upstream from Stupizza. Thanks to a storm which had cooled the air and water in the afternoon, till seven in the evening the green valley was lightly covered with a low mist which softened the surface of the river and intensified the noise of the fish rising in regular succession. It took me some time to find the right bait, but then I caught an incredible sequence of graylings, rainbow trout, chubs
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aria ed acqua, verso le sette di sera la verde valle è caduta nella morsa lieve di una nebbiolina bassa, che ha ovattato la superficie del fiume esaltando il rumore delle bollate che hanno preso a succedersi con regolarità. Ho impiegato un po’ di tempo a trovare l’esca giusta ma poi è stata una incredibile successione di catture, temoli, iridee, cavedani ed un paio di belle marmorate. Bastava variare il luogo di caccia e si riusciva a prevedere il tipo di pesce che probabilmente avrebbe abboccato. Nessun altro sul fiume a dividere quei cerchi, ad esaltare fino a notte quel magico momento che solo la pesca a mosca sa regalare.
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Altre destinazioni di pesca in zona La scelta delle acque pescabili con soddisfazione a mosca in Friuli Venezia Giulia è ampia, forse la più ampia d’Italia. Tagliamento, Isonzo, Resia, Torre, Arzino, Leale, Slizza, Cellina, Livenza, Ledra, Fella, Corno, sono solo alcune delle tantissime acque rese note da articoli e report, ma ce ne sono molte altre meno note; quasi tutte non sono forse, alieuticamente parlando, all’altezza di quello che erano qualche decennio fa, ma restano tali da garantire divertimento.Il tutto ad un costo contenuto, con una sorveglianza presente ed attenta.
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Mulinello modello Lochmor da mosca prodotto dalla Daiwa e distribuito in Italia dalla ditta Fassa di Milano. Questa storica azienda milanese, distributrice di marchi prestigiosi come Platil, Gamakatsu, Cormoran e molti altri, si sta inserendo in modo molto professionale sul mercato della pesca a mosca con alcuni ottimi prodotti sia per quanto riguarda le canne che i mulinelli ed accessori. Ulteriori informazioni sul sito dell’azienda: www.fassa.it
and a brace of beautiful marbled electric rays. You just had to vary the fishing place and you could foresee the type of fish which would probably bite. Nobody else was on the river to share those circles, savour into the night that magic moment that only fly-fishing can give you. Other fishing destinations in the district The choice of the waters on which you can enjoy fly-fishing
in Friuli Venezia Giulia is wide, perhaps the widest in Italy. Tagliamento, Isonzo, Resia, Torre, Arzino, Leale, Slizza, Cellina, Livenza, Ledra, Fella, Corno are just some of the very many rivers that came to be known through articles and reports, but there are others that are not as well known; almost all of them are perhaps not, as for fishing, the same as they were some decades ago, but they can still guarantee some fun. Everything is at a reasonable price, and well supervised.
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INFORMAZIONI Da vedere Visitando il caratteristico centro storico di impronta medievale di Udine, possiamo ammirare vari edifici storici: il Castello rinascimentale, edificato nel 1517 sui resti di un antico edificio difensivo, oggi ospita alcuni dei più importanti musei cittadini, come i Musei Civici, il Museo Archeologico, la Pinacoteca ed una fornitissima Biblioteca, il Duomo, edificato nel XIV secolo ma più volte rimaneggiato, è celebre perchè è interamente decorato con gli affreschi realizzati da Giovanbattista Tiepolo, un famoso artista del XVIII secolo. Piazza della Libertà, che è annoverata tra le più belle in Italia, è adornata da splendidi edifici e dalla cosiddetta Loggia di San Giovanni, un arioso edificio del XVI secolo che è sormontato da un’alta torre e che ospita al suo interno la Chiesa di san Giovanni, ricca di opere d’arte di maestri friulani. La Chiesa di Santa Maria di Castello, di antica fondazione, che ancora oggi presenta la facciata ed il campanile aggiunti in epoca rinascimentale. Il Palazzo Vescovile, edificato per ospitare il Vescovo di Udine e decorato anch’esso dal Tiepolo, è oggi sede del Museo diocesano d’arte sacra. Dove Dormire VILLA LUPPIS: Antica struttura alla confluenza dei fiumi Livenza e Meduna.Via S. Martino 34 33080 Rivarotta - Pasiano di Pordenone (PN) Tel. 0039 0434 626969 Fax 0039 0434 626228 hotel@villaluppis.it www.villaluppis.it Per pescare UFFICIO VIGILANZA ETP Via Colugna 3 - 33100 Udine dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00 tel. 0432-551.228/210 http://www.entetutelapesca.it/nuovo-sito/menu-iniziale/index.php
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INFORMATION Things to see in Udine If you visit the quaint medieval town centre of Udine, you can admire: the Renaissance castle, built in 1517 on the remains of an older defensive building, that now houses some of the most important museums in the town, such as the municipal museums, the archaeological museum, the picture-gallery and a very well-stocked library; the cathedral, built in the fourteenth century, but renovated several times, is renowned because it is entirely decorated with frescoes by Giovanbattista Tiepolo, a famous artist of the eighteenth century. Piazza della Libertà, which is among the most beautiful in Italy, is adorned by splendid buildings and by the so-called Loggia di San Giovanni, an airy building of the sixteenth century which is surmounted by a high tower and which houses the Church of Saint John, rich in works of art by the masters of Friuli. The Church of Santa Maria di Castello, founded in ancient times, still has the façade and the bell tower which were added during the Renaissance. The Episcopal Palace, built to lodge the bishop of Udine and also decorated by Tiepolo, is today the seat of the diocesan museum of sacred art. Where to sleep VILLA LUPPIS an old-fashioned hotel near the Livenza and Meduna Rivers. Via S. Martino 34 - 33080 Rivarotta - Pasiano di Pordenone (PN) Tel. 0039 0434 626969 Fax 0039 0434 626228 hotel@villaluppis.it www.villaluppis.it Information on fishing UFFICIO VIGILANZA ETP (ETP SUPERVISING BOARD), Via Colugna 3 - 33100 Udine from Monday to Friday from 9.00 to 12.00 phone number: 0432-551.228/210 http://www.entetutelapesca.it/nuovo-sito/menu-iniziale/index.php
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STORIA & COLLEZIONISMO: la rivoluzione della pesca a mosca
La rivoluzione della pesca a mosca di Giorgio Cavatorti
I pescatori a mosca del diciassettesimo e diciottesimo secolo pescavano solitamente a scendere, con una o due mosche fatte ballare sulla superficie dell’acqua o appena sotto. Di questa tecnica abbiamo riscontri anche in Italia nella famosa tecnica alla Valsesiana, ma alla metà dell’800 una nuova e rivoluzionaria tecnica di pesca a mosca si stava affacciando. Questa fu menzionata per la prima volta in un libro di William Stewart (1857), uno scrittore inglese del diciannovesimo secolo. Tuttavia Stewart stava solo formalizzando una tattica conosciuta da secoli, anche se non ampiamente utilizzata. Pescare a risalire era noto già nel diciassettesimo secolo, ma non era facile; era complicato sia nel lancio che nella
ferrata per ovvi motivi in quanto il pescatore doveva faticosamente lanciare con una canna lunga e pesante, infatti la lunghezza media di una canna di quel periodo era di 11, 12 piedi. Questo comportava un grande sforzo, ed il numero di pesci catturati sarebbe stato molto inferiore. Una tipica giornata con vento sfavorevole avrebbe comportato parecchi lanci sbagliati, molte imprecazioni e molti lanci sulla riva del fiume, come racconta il famoso Charles Cotton:
‘…e lanciando la lenza, fallo sempre davanti a te, così che la tua mosca cada per prima sulla superficie dell’acqua, con il minimo di lenza, anche se, quando il vento è forte, sarà necessario immergere una buona parte della lenza per
tenere la mosca nell’acqua: lanciando la tua mosca dovrai mirare alla sponda opposta o a quella vicina, a seconda del vento e delle curve del fiume; dovrai, tuttavia cercare di tenere il vento il più possibile verso la schiena. William C. Stewart aveva solo ventiquattro anni quando scrisse nel 1857 The Practical Angler , uno dei libri più influenti sulla pesca a mosca mai pubblicati. In quest’opera non perse un’opportunità per far valere le sue idee; irritava i suoi colleghi non per la sua giovane età, ma perché sosteneva che la maggior parte di loro stava usando un metodo completamente sbagliato:
… Il grande errore generalmente commesso nella pesca a mosca, che anche
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i libri consigliano di commettere, è che il pescatore pesca lungo la corrente, mentre dovrebbe pescare controcorrente. Crediamo che il 99% dei pescatori peschino da monte verso valle con la mosca artificiale; non pensano mai di pescare in qualsiasi altro modo, e non si sognano di attribuire il loro scarso successo a questo fattore. Stewart elencò quattro vantaggi del pescare a risalire: la trota non vede il pescatore; i pesci abboccano più facilmente; la mosca non draga; il modo in cui la mosca si presenta appare più naturale al pesce.
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Il suo era un punto di vista radicale, che contrastava vivamente l’ortodossia della pesca a mosca di allora. Esponeva una filosofia che per noi ha molto senso, ma allora minava il centro del sistema della pesca a mosca. Nel 1859 la maggioranza dei pescatori utilizzava canne lunghe con movimenti delicati. Pescavano per lo più come avevano fatto per secoli i loro predecessori: iniziando da monte verso valle, lanciavano dalla parte opposta e in giù, alzando la punta della canna, mentre le mosche erano trascinate a valle dalla corrente, quindi facevano un paio di passi avanti e rilanciavano.
Tutti facevano molta attenzione perché la lenza si bagnasse il meno possibile per assicurare che la mosca stesse sulla superficie dell’acqua; il più possibile ma non necessariamente. I consigli del giovane scozzese, quindi, non erano universalmente ben accetti; Stewart, per giunta così giovane, stava dicendo invece di voltarsi e pescare controcorrente con canne più corte e rigide! Una combinazione di palese opposizione e naturale conservatorismo fece sì che, anche se il dibattito sulla pesca a risalire durava da tre secoli, solo dopo parecchi anni le idee di Stewart fossero accettate.
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Stewart comunque ebbe qualche soddisfazione anche durante la sua vita, perché il suo libro divenne un classico, fu ristampato molte volte e fu usato come guida anche nel ventesimo secolo. Tuttavia, i pescatori amano la sicurezza delle vecchie tradizioni, anche se sono evidentemente sbagliate, e nonostante tutti gli sforzi di Stewart, il sistema si schierò compatto contro di lui. Una delle critiche più pesanti gli fu fatta dall’influente Cholmondeley-Pennell:
‘Nonostante l’abile perorazione di Stewart, la maggior parte dei pescatori è arrivata alla conclusione che pescare controcorrente è sempre, o anche ge-
neralmente, un errore in pratica. Nelle mie generali osservazioni sulla pesca a mosca ho indicato una o due ragioni che mi hanno portato a considerarlo tale anche in teoria. Per dare un’idea di quanto fossero diversi gli stili di pesca di questi due personaggi, Cholmondeley-Pennell pescava trote con una canna a due mani che misurava non meno di quindici piedi. Il fatto che un pescatore sensato come Pennell potesse scrivere delle sciocchezze simili conferma quanto fosse rigidamente osservata la tradizione. Molti anni dopo Arthur Ransome scrisse di questi due personaggi in Rod and
Line : ‘ …sono tutti e due morti da tempo e, penso, stiano pescando lungo lo Stige, uno a scendere e uno a risalire, senza rivolgersi la parola.’ f Uno dei bersagli delle critiche di Stewart era l’eccessiva flessibilità delle canne da trota del periodo, che impediva di realizzare lanci lunghi. La maggior parte delle canne era costruita con un’azione incredibilmente morbida, un fattore che veniva incoraggiato da molti esperti che pensavano fosse una buona caratteristica il fatto che la canna potesse piegarsi fino a far toccare la punta e l’impugnatura.
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Nel 1860 il cimino in osso di balena stava scomparendo, e la battaglia tra le due scuole di pensiero, canna ad impugnatura singola e canna ad impugnatura doppia, era in pieno svolgimento ed occupava le pagine dei periodici del settore. Riesce difficile oggi capire come mai le canne lunghe durarono tanto, ma le canne a impugnatura doppia in realtà qualche vantaggio lo offrivano, ad esempio maggior potenza, un miglior gioco con il pesce, poter sollevare la trota fuori sulle erbacce e un lancio all’indietro più alto, il che deve aver salvato molti pescatori da spiacevoli incontri con cespugli e sassi.
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La maggior parte comunque continuò ad usare quello che aveva sempre usato e nel 1880 la canna da trota a impugnatura doppia era ancora ampiamente utilizzata. Secondo lo storico Francis Francis, il fattore determinante era il peso ‘…pescare tutto il giorno con una canna ad impugnatura singola è molto pesante per il braccio ed in particolare per la mano e il polso destri’ ed aveva ragione, visto che le canne di dodici piedi dell’epoca erano di sicuro troppo lunghe e pesanti per potere essere maneggiate facilmente per lunghi periodi di tempo. Steward era interessato a canne più leggere, più corte e ad impugnatura
singola proprio per questa ragione, ma i produttori non furono in grado di realizzare canne così fino a quando non venne perfezionata la tecnica di produzione delle canne. Anche il grande Frederic Halford nel 1889 commentava
“Non c’è da meravigliarsi se era considerata un’arte difficile. Catturare una piccola trota che saliva a prendere una imitazione di mosca di maggio con una canna che assomigliava ad un piccolo palo telegrafico non doveva essere facile.”. Altro problema che peggiorò la condi-
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zione dei pescatori a mosca di quel periodo fu l’ossessione del ‘bilanciamento’, che si rivelò essere un altro vicolo cieco nella evoluzione della canna da pesca a mosca. Una canna ad impugnatura singola doveva rimanere bilanciata se tenuta in equilibrio a circa un piede di distanza dall’impugnatura, mentre una ad impugnatura doppia a circa due piedi dall’impugnatura. La convenzione voleva che se la canna non rimaneva bilanciata in quella posizione con il mulinello attaccato, veniva aggiunto del piombo finché non si fosse ottenuto l’equilibrio, senza preoccuparsi del peso della canna.
Questa è stata una delle mode più insensate che mai abbiano afflitto i pescatori a mosca, non solo perché non c’era niente da guadagnarci, ma anche perché canne che dovevano essere assolutamente splendide vennero sicuramente rovinate in questo modo. E’ un altro esempio di come la moda può renderci ciechi al buon senso. Ad aiutare un poco i pescatori a mosca fu l’invenzione della canna da pesca a sei listelli di bambù. Questa è stata oggetto di innumerevoli discussioni tra gli appassionati del settore e in molti club di pescatori a mosca. Alcune date sono certe, ma altre sono frutto di ipotesi o conoscenze appros-
simative, quindi è abbastanza difficile risalire al periodo esatto e al pescatore che per primo ha avuto l’idea di costruire queste canne. Sicuramente è stata un’evoluzione fatta di esperimenti, infatti prima dei sei listelli classici sono stati parecchi i tentativi, a volte anche molto interessanti, di canne costruite con tre, quattro, cinque e addirittura otto esagoni. Se poi si fa affidamento a testi inglesi o americani, ognuno di questi Paesi rivendica l’invenzione del sistema di costruzione esagonale. Probabilmente l’invenzione e la prima evoluzione sono andate di pari passo negli Stati Uniti e in Inghilterra.
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Foto: Marica e Alberto Salvini
CUBA
Boca Chica di Marco Tortora - fotografie di Paolo Bertazzi, Roberto Bedogni e Silvia Cavatorti
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Sono stato a pescare da queste parti già tre volte. Questa è la quarta e ancora non sono riuscito a vederlo. Ormai è diventato un chiodo fisso. Devo riuscire assolutamente a prendere un tarpon, un pesce-fossile che vive nei canali di mangrovie e nei bassifondi sparsi fra le centinaia di isole che formano l’arcipelago di Sabana, lungo la costa nord di Cuba nella provincia di Santa Clara. È considerato uno dei pesci al mondo più entusiasmanti da catturare, sia per il peso che può superare i cento chili, sia per la forza che sprigiona nella sua lotta fatta di salti al cardiopalma e fughe inarrestabili.
Qui i tarpon ci sono, magari la densità di popolazione sarà più bassa rispetto a zone ben più famose come quelle del Rio Agabama o dei Giardini della Regina, ma ci sono e sono tutti grossi. La taglia media è di 60-70 libbre, ma difficilmente, o solo in determinate occasioni, si possono insidiare dalla strada in mezzo al mare (50 chilometri) che collega la terraferma con l’ultima isola dell’arcipelago, Cayo Santa Maria. Il problema è che non sopportano il rumore e il disagio provocato dai continui cantieri di alberghi sempre più grandi e sempre più rumorosi… preferiscono la pace e la calma del mare lontano da tutto, i canali che separano oasi di man-
grovie abitate solo dagli animali, un silenzio apparente che in realtà amplifica i suoni della natura, i colori degli uccelli, i movimenti dei pesci sulla superficie dell’acqua. Ma ci vuole una barca. Le altre volte mi ero limitato ad esplorare le interessanti possibilità offerte dalla pesca sui ponti della carretera o lungo le spiagge da favola che si trovano un po’ dovunque, anche perché ero solo e le mie scarse risorse economiche non me lo permettevano. Ora siamo in tre: Mario, un mio amico pescatore che da tanto tempo desiderava venire a Cuba, suo fratello Giuseppe, accompagnatore non pescatore al quale è affidato il delicato compito di fotografare e riprendere tutto con la telecamera, e il sottoscritto naturalmente. Le barche si possono noleggiare a Cayo las Brujas, un altro
isolotto situato nei pressi dell’aeroporto di Santa Maria, al chilometro 38 della strada. La flotta a disposizione dei pescatori è composta da quattro Prince Craft di produzione canadese, lunghi poco più di 4 metri, equipaggiati virtualmente da piccoli Yamaha 25 cv che però di fatto, durante i velocissimi spostamenti da uno spot all’altro, dimostrano senza esitazioni il loro vero carattere truccato… Incontriamo di pomeriggio la nostra futura guida, Vladimir, gli spieghiamo scrupolosamente il male da cui siamo affetti e ci diamo appuntamento all’alba del giorno dopo per cercare un antidoto alle nostre sofferenze. Il nostro condottiero ci spiega che questa non è la stagione migliore per cercare il tarpon. L’unica cura esistente in questo periodo si chiama Boca
La famosa guida COKY
ALLE PORTE DEL PARCO NAZIONALE DELLʼ APPENNINO TOSCO EMILIANO.
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Chica, bocca piccola appunto. Luogo obbligato di passaggio di correnti, organismi e naturalmente pesci, tra i quali la parte da leone la fa di sicuro lui, il grande sabalo argentato. Appuntamento alle 6,30 della mattina. Ci sono due posti in cui assolutamente non è ammesso fare tardi: a pesca e in chiesa. Ora, per un imperdonabile errore di calcolo, arriviamo alla marina alle 6,33, c’è ancora poca luce ma la figura bronzea e irritata di Vladimir si scaglia all’orizzonte in maniera nitida e precisa. Forse nemmeno ci saluta, sembra furibondo, ma in realtà è
solo concentrato per questa nuova missione. Senza nemmeno rendercene conto siamo già sulla lancia con il motore a palla, mentre un’altra palla infuocata, il sole, ci insegue a fatica nascendo dietro l’ennesima isoletta senza nome che però è bellissima e lontana. Il periodo migliore in assoluto per trovare i tarpon è tra agosto e settembre. Vladimir ci racconta che in un solo giorno ne hanno agganciati 40 riuscendo però a prenderne solo 6. Anche il giorno prima del nostro arrivo non era stato molto fortunato: un pescatore poco esperto ne aveva allamati, 8 ma li aveva persi subito tutti.
Adesso tocca a me. Arriviamo all’entrata del canale con il motore al minimo per non fare troppo rumore; se i pesci ci sono, non passerà troppo tempo prima di vederli delfinare e cacciare sul pelo dell’acqua. Prepariamo attentamente l’attrezzatura, canna Shimano Technium di mt 2.70 armata con un mulinello Hemingway fisso caricato con nylon Penn da 20 libbre a norme IGFA. Il finale è composto da un metro di nylon da 70 libbre al quale è legata direttamente l’esca artificiale senza girella. Vladimir dice di preferire il nylon al cavetto d’acciaio, è più morbido e meno visibile, sempre a patto che non capitino da quelle parti barracuda ingordi che tagliano tutto. Le esche utilizzate sono popper di varie misure e pesci finti di un certo peso che vengono lanciati a ridosso delle mangrovie e
recuperati velocemente a scatti. I pesci però ancora non si vedono. Passa un’altra mezz’oretta di deriva al centro del canale e la mia canna improvvisamente si piega da paura. Il pesce c’è ed è grosso. Non sembra essere un tarpon, ma proprio mentre la guida pensa ad alta voce che si tratti di un bel pargo, il mare si apre davanti a noi e un salto di benvenuto di un sabalo enorme porta scompiglio sulla nostra piccola imbarcazione. Tutti gridano:TARPON! TARPON! Proprio come nei documentari… mentre il mulinello impazzisce ed io, trasecolato, non posso far altro che ascoltare il rumore del filo che esce disordinato, il mulinello che fischia e la canna che si piega fino al manico di sughero.
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Civiltà della Caccia della Pesca e della Raccolta
la prima fiera per crescere nella conservazione controllata
Un DIRITTO e un DOVERE dell’Uomo. I NC O N T R I A M O C I
Per rinvigorire oorire ir l’identità nella comune une un passione.
12-13-14 DICEMBRE 2008
alla FIERA di FORLì
PA R L I A M O N E
Per dialogare P con chi ha perso il ccontatto con la Natura.
RADICI è una manifestazione della FIERA DI FORLì S.p.A. T Tel. 0543.793511 - Fax 0543.724488 - www.radicicpr.it - info@radicicpr.it COMUNE DI FOR FORLI’ LI’
PROVINCIA DI FORLI’ FOR LI’-CESEN CESENA A
PATROCINI: Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Regione Emilia Romagna, Provincia di Forlì-Cesena, Comune di Forlì, Assessorato allo Sviluppo Economico, Commercio e Mercati, Turismo.
I N V I T O A 1 E U R O ! HO Nome ................................................................... Cognome ........................................................ Visita la manifestazione pagando solo 1 Euro il biglietto d’ingresso (anziché 5 Euro). Compila il presente tagliando e consegnalo alla biglietteria.
Indirizzo ..................................................... Cap ........................ Città ......................................... Tel. ............................... Cell. .................................. E-mail ......................................................... Autorizzo la Fiera di Forlì a inviarmi materiale informativo sulle sue iniziative. Firma ....................................................................................................................
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VIAGGI: CUBA - Boca Chica
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E poi salta di nuovo portandosi via altro filo, non riesco a fermarlo. “Accendi i motori Vladimir che sennò qui va a finire male”… Memore di quello che era accaduto il giorno prima, e con un pesce neonato a confronto, il mio timore era che la festa finisse troppo in fretta sotto le solite mangrovie, ma Vladimir è un pescatore che sa il fatto suo, manovra bene e riusciamo ad allontanarci dal pericolo. Siamo al centro del canale, inseguiamo il pesce che salta ancora, riprendendosi più filo di prima. Devo restare calmo, devo avere pazienza, sono passati solo quindici minuti e il braccio destro mi fa già male.
Ricordo di aver letto su una rivista cubana del secolo passato che chi sopporta tre salti di un tarpon può considerarlo preso. Cazzate. Il mio ne ha fatti in tutto cinque, nei primi venti minuti di combattimento. Poi ne sono passati altri 80 interminabili di tira e molla. Quando il pesce sembrava stanco, accendevamo la barca e lo inseguivamo mentre io recuperavo metri preziosi. Ricordando in tutto questo che in bobina avevo una lenza da 20 libbre, a un certo punto abbiamo pensato addirittura che si fosse incagliato sul fondo o non so su cos’altro.
Aspettavo da un momento all’altro l’esplosione della canna senza poter fare niente. E proprio nel momento in cui suggerisco alla guida di allontanarci e creare con il filo un angolo differente…inspiegabilmente la tensione svanisce e il pesciolino finto ritorna in in superficie. Solo. L’ho perso! Ho perso il pesce della mia vita fino a questo momento! Sono le 9,30. Sono stremato.
Sembra strano, ma mi sento libero, qualcuno ha tolto un peso dalla mia coscienza. È il tarpon che ha vinto. È stato più forte di me. O solo più fortunato. Dopo un’ora e quaranta in cui tutti i pensieri e le mie forze avevano combattuto insieme solo per lui, solo per vederlo vicino e accarezzarlo, nonostante tutto questo non mi sento sconfitto. Quasi lo toccavo. Anche io ho vinto questa battaglia. Magari a metà, ma va bene lo stesso, tanto ritorno.
Lefty Kreh, probabilmente il più famoso pescatore a mosca del mondo, dice che oggi la pesca nel sud di Cuba è come doveva essere in Florida più o meno nei primi anni del Novecento. Del resto immagina di avere una zona con un’estensione di 2000 kmq… e solo poche lance che ci pescano giornalmente! Inoltre tutta questa zona è stata aperta alla pesca da pochi anni e prima di allora NON era mai stata sfruttata. I centri di pesca Avalon sono sia ai Jardines , che a Cayo Largo, che alla Isola della Gioventù con differenti soluzioni: in lodge come su yacht con vita a bordo a e lance al seguito per la pesca. I Jardines de la Reina sono, da qualche anno, un Parco Nazionale Cubano e comprendono un gruppo di isole e flats paragonabili, in lunghezza e dimensione, alle Florida Keys, da Key Largo a Key West lungo la costa sud dell’arcipelago,
in prossimità delle rive, i subacquei possono immergersi nella terza barriera corallina del mondo come estensione (oltre 150 miglia), e godere dell’enorme vita marina che vi abita. Avalon riceve quattordici pescatori alla settimana sul Tor tuga, utilizzando sette lance. Ci sono inoltre un paio di yacht da 25 metri con 4 lance. Il pescatore a bordo di questi ha il vantaggio enorme di muoversi attorno al vasto arcipelago.
La Tor tuga è un hotel galleggiante costruito su una zattera a due piani, equipaggiata al piano superiore con le stanze per gli ospiti complete di aria condizionata, ognuna con bagno e doccia privata; mentre in quello inferiore ci sono cucina e ristorante.. Le camere hanno nomi delle varie specie di pesci locali e le pareti della sala-pranzo sono coperte di fotografie di catture, dei pescatori felici che li mostrano e di un sacco di cer tificati dell’IGFA di Grand Slam realizzati ai Jardines. Sul ponte inferiore c’è anche un rilassante bar all’aperto. Certo nella pesca la comodità non è fondamentale, ma avere un punto d’appoggio ben attrezzato ci evita di dover partire con enormi valigioni e con un equipaggiamento sufficiente a rifornire un negozio di pesca. A Cayo Largo la sistemazione è in un lussuoso hotel, dotato di ogni comfort, mentre Avalon
mette a disposizione lance ed esperte guide. La zona di pesca è molto vicina e questo rappresenta il luogo ideale per una vacanza (di pesca) con famiglia al seguito. All’Isola della Gioventù si arriva dall’Avana, con un volo di 25 minuti: ar rivo a Nueva Gerona, città principale dell’Isola. Anche qui si può optare per una crociera di pesca su di uno yacht. Il lodge, invece, si chiama Rancho del Tesoro ed è a quattro chilometri dalla città´principale e a quindici minuti dall’attracco da cui si parte per la pesca. La sistemazione e le stanze sono decorose: meglio di un campo di tende in Mongolia, peggio di un sei stelle degli Emirati. Il cibo decisamente al di sopra degli standard cubani. Il rhum ottimo, i sigari eccellenti e gli indigeni amichevoli completano il quadro del fishing center Avalon.
Ulteriori informazioni: www.avalonfishingcenter.com
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INFORMAZIONI Indicazioni di viaggio La stagione di pesca dura tutto l’anno, anche se il periodo luglio-ottobre è caldissimo e caratterizzato da violente piogge. La temperatura dell’acqua oscilla sempre tra i 26 e i 30 gradi. È necessario portare un cappello per proteggersi dal sole e un repellente contro gli insetti, attivissimi soprattutto prima del tramonto. Utili gli occhiali con lenti polarizzate per eliminare il riflesso della luce sull’acqua. Come arrivare Cuba è collegata all’Italia da numerose compagnie aeree che effettuano voli giornalieri da Roma o Milano, diretti o con scalo nelle principali città europee. Il costo del biglietto andata-ritorno è di circa 700 euro. Case particular Il modo più economico per dormire a Cuba. Facilissime da trovare e poco costose (2030$), vi daranno la possibilità di vivere a stretto contatto con i cubani, mangiare con loro ed essere catapultati nel loro mondo affascinante e controverso. Da segnalare, per i più romantici, la possibilità di pernottare a Cayo Santa Maria sul Barco San Pasquale, una vecchia nave lunga sessanta metri arenatasi nei bassifondi della zona, dove Hemingway passò la notte una volta che era a pesca da queste parti. -Casa Particular Jorge Felix Amador: avenida 7#1815 entre 18 y 20- Caibarien V/C Villa Clara - Cuba.( proprio dietro il Caffè Rumbos). -Juan Carlos Mina : avenida 7ma#414 entre 4 y 6- Caibarien. Tel.351482 ( noleggio auto ).
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Islanda
La meraviglia del Nord Atlantico Testi di Franco Bosin fotografiie di Paolo Brigadoi, Franco Bosin, Sim Hay e Carlo Tognazzi
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La prima volta ci sono stato dieci anni fa e, da allora, sono tornato ogni anno. Ebbene sì, questa è una terra che ti entra dentro, specialmente se ami gli spazi aperti, i panorami senza fine, il manifestarsi della natura in modo puro e primitivo… questa terra si chiama Islanda. Il tratto di strada che porta dall’aeroporto internazionale di Keflavìk alla capitale Reykjavìk si presenta come un percorso che scorre in un paesaggio lunare, un territorio quasi sterile, dominato da vecchie colate laviche, che di primo impatto può deludere, ma che dopo circa 40 minuti termina, lasciando apparire quella che è la capitale più a nord del mondo. Reykjavìk è pure una delle più recenti; anche se dal punto di vista storico e architettonico non è molto stimolante, per quanto riguarda gli aspetti politici, sociali, economici e culturali non è seconda a nessuno.
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VIAGGI: Islanda -La meraviglia del Nord Atlantico Quest’isola, fra le più grandi al mondo, fu chiamata Islanda (terra del ghiaccio) poiché intorno all’ 860 un norvegese, tale Vilgerdarson, navigò fino alla costa sud-occidentale e, vedendo gli iceberg che galleggiavano nel Vatnsfjordur, battezzò il posto con il suo attuale nome. Ho avuto la fortuna di viaggiare parecchio sulle strade islandesi e la cosa che più mi impressiona è il continuo mutare dei panorami che si presentano agli occhi dei privilegiati viaggiatori. Distese di lava pietrificate, montagne, ghiacciai, laghi, possenti cascate che cadono in profondi canyons, e ancora pianure verdeggianti, fiordi che penetrano le coste per chilometri e, per finire, questa magica luce che da giugno ad agosto non scompare mai. Il Vatnajokùll, nel sud del paese, con i suoi 8000 km quadrati è la superficie ghiacciata più estesa d’ Europa e Dettifoss, nel nord, la cascata con la massa d’acqua più possente del continente. Centinaia di torrenti, fiumi e laghi fanno di quest’isola un vero paradiso per gli amanti della pesca che qui possono scegliere di insidiare varie specie di pesci, anadromi e non. L’Islanda è famosa in tutto il globo per l’alta concentrazione (circa 100) di corsi d’acqua ricchi di salmoni atlantici, ma vi
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assicuro che, se amate la pesca alle trote, ai salmerini artici residenti o migratori e alle trote di mare, una visita a questo paese è la scelta giusta da fare. “È l’università della pesca a mosca del salmone atlantico” mi disse il mio caro amico Giovanni Leombianchi quando mi convinse ad andarci per la prima volta. In effetti ho dovuto dargli ragione perché in questi fiumi ho avuto la possibilità di catturare salmoni usando tutte le tecniche che la pesca a mosca ci offre: pescando a galla, a ninfa, strippando, con il “riffling-hitch”(molto diffuso in Islanda), con la classica tecnica con cui si è soliti pescare nei corsi d’acqua della Gran Bretagna e della Scandinavia. Ho usato canne dai 10 ai 15 piedi, code dal n. 6 al n. 10 lanciando con alterni risultati tube flies di 4 cm o mosche sul n. 16 in base al tipo di acqua in cui mi trovavo a pescare. È proprio questa una delle caratteristiche che fa unico questo luogo: l’opportunità di pescare, in base ai gusti personali di ognuno, torrenti con una larghezza media di 5-6 metri o fiumi con masse d’acqua molto più possenti tanto da obbligare il pescatore all’uso di attrezzi a due mani. Quasi tutti i corsi d’acqua che scorrono in questo splendido paese hanno dei comuni denominatori: valli con canyons selvaggi e acqua cristallina e quindi molto spesso
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VIAGGI: Islanda -La meraviglia del Nord Atlantico ci permette di pescare a vista sul pesce, carpendone comportamenti e reazioni, arricchendo non poco il proprio bagaglio di esperienza. Parliamoci chiaro: pescare il re dei pesci in Islanda non è a buon mercato ed il motivo è semplice, in quanto tutti i proprietari terrieri posseggono anche le acque che scorrono attraverso le loro terre: essi creano dei consorzi e affittano in molti casi ad agenzie private o angling clubs che a loro volta subaffittano ai pescatori. Il prezzo poi è regolato dalla domanda che, specialmente per i fiumi con una media di catture molto alta, è sempre piuttosto elevata. Se si è capaci di evitare le agenzie specializzate ed i fiumi più blasonati, con un po’ di intraprendenza e di conoscenze si riesce a lanciare la coda di topo in fiumetti meno famosi ma non per questo meno belli, con buone possibilità di agganciare qualche bel pesce senza spendere cifre a volte indicibili. Un’altra caratteristica che rende questo luogo particolare per la pesca al salmone è la possibilità di avere un torrente completamente vostro per alcuni giorni o un’intera settimana dove potete pescare indisturbati in un contesto naturale di assoluta qualità, alloggiando nel classico “fishing
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lodge” in legno a pochi metri dall’acqua. Un consiglio che mi sento di dare a coloro che intendono andare in Islanda a scopo turistico è quello di starci per un minimo di 10 giorni, dedicarne un paio alla capitale e i rimanenti al giro completo dell’isola, ponendo particolare attenzione alla parte meridionale che a mio parere rimane la più spettacolare. Il costo della vita è indiscutibilmente fra i più alti al mondo e quindi, se si ha un budget limitato da rispettare, è cosa saggia evitare ristoranti di medio e alto livello, hotels, negozi e così via… Una buona idea può essere quella di noleggiare un piccolo fuoristrada, pernottare nelle numerose fattorie-affitta camere dislocate su tutto il territorio e sostare per mangiare un boccone nei ristoranti o fast food adiacenti le stazioni di servizio. Da Reykjavik in direzione nord si attraversa la regione centro-occidentale che comprende due penisole meritevoli di una visita, Akranes e Snaefellasnes. La seconda annovera tra le sue bellezze la calotta glaciale di Snaefellsjòkull, situata all’estremità occidentale, che con i suoi 1446 m. di altitudine domina il paesaggio della regione, e Glimur, la cascata più alta d’Islanda (198 m.) che si trova nelle montagne che sovrastano il fiordo di Hvalfjòrdur.
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La linea Siluro ad altissime prestazioni Nata dalla collaborazione tra Indyline e Gruppo Siluro Italia la linea Siluro Comanche e Dakota rappresenta la massima espressione di forza dei materiali con cui è prodotta. La lenza Comanche, 100% Dyneema®, dal profilo rotondo e liscio, è in grado di sopportare incredibili carichi di rottura e situazioni di combattimento estreme. Il terminale Dakota resiste allo sfregamento di denti ed ostacoli sommersi grazie al materiale ad altissima tenacità con cui è prodotto, mantenendo un’incredibile morbidezza e facilità d’uso. Comanche e Dakota, resistenza bestiale!
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Continuando verso nord-ovest si incontrano i Fiordi Occidentali, la zona geologicamente più antica dell’isola ed anche la meno ospitale, in quanto le terre coltivabili sono poche, strade e trasporti pubblici fra i peggiori di tutto lo Stato e il cattivo tempo sempre in agguato. La sopravvivenza dei residenti qui è legata soprattutto al mare in quanto al largo della costa confluiscono le acque calde della Corrente del Golfo e quelle fredde provenienti dalla Groenlandia, creando un ambiente ideale per la riproduzione di molte specie di pesci. Mi è capitato di trascorrere una settimana pescando in queste zone e vi assicuro che è stata una delle esperienze più belle mai provate nei miei viaggi di pesca. Spostandosi verso est si attraversa la regione centro-settentrionale, che di solito si percorre abbastanza velocemente poiché, per raggiungere i punti di interesse, bisogna avere tempo per avventurarsi in escursioni a piedi o a cavallo. Terminata questa zona si arriva ad Akureyri, seconda città d’Islanda (20000 abitanti) ed indiscusso centro del Nord; situata ai piedi del fiordo di Eyjafjòrdur ad un tiro di schioppo dal Circolo Polare Artico, è considerata da molti la più attraente dell’isola. I suoi abitanti fanno a gara nell’abbellire i propri giardini favoriti da una posizione superba e da un clima piuttosto mite per queste latitudini, quindi è consigliabile dedicare una mezza giornata alla visita della cittadina. Da qui spostandosi verso est si trova prima il lago Myvatn, un bacino basso e largo, interessante dal punto di vista vulcanico, geotermico e ornitologico, e poi Dettifoss, una impressionante massa d’acqua che cade per circa 50 metri sollevando un pennacchio di vapore visibile a chilometri di distanza, dando vita a un doppio arcobaleno che attraversa tutto il canyon. Subito a nord di questa possente cascata inizia il Parco Jokulsàrgljùfur, chiamato anche il “Gran Canyon d’Islanda”, lungo 25 chilometri, alto 100 metri e largo 500, caratterizzato dal succedersi di numerose cascate e nella zone più settentrionale circondato da una foresta di betulle, cosa assai rara su quest’isola. Scendendo verso la costa orientale si incontrano vaste foreste e i laghi più estesi del Paese insieme ad una miriade di cime e promontori remoti con alcune belle cascate. Qui ci si può imbattere negli unici branchi di renne di tutta l’Islanda. La parte sud dell’isola a parer mio è la più spettacolare e il Vatnajòkull, la laguna degli iceberg di Jòkulsàrlon, il Parco Nazionale Skaftafell, il ghiacciaio Myrdalsjòkull, la bellissima Gullfoss (cascata d’oro), il Geysir, il Parco Nazionale Thingvellir sono solo alcune delle meraviglie che si possono ammirare lungo la costa meridionale dell’isola. L’Islanda non è il luogo dove si può incontrare il “pesce della vita”, come può accadere in Norvegia, Scozia o Quebec, infatti raramente le catture superano i 12 kg, ma la qualità e la varietà delle acque, la bellezza dei luoghi e la desolazione in cui vi potete trovare fanno di quest’isola una destinazione unica dove bagnare le proprie mosche.
INFORMAZIONI Informazioni Pesca Dividendo verticalmente a metà l’Islanda, direi che la metà occidentale è quella con il maggior numero di fiumi da salmone: East e West Ranga, Ellidàr, Leivorgsà, Laxa i Kjòs, Thverà and Kjarrà, Nordura, Laxa a Asùm, Midfjardarà sono tra i corsi d’acqua con il rapporto catture per canna/giorno più alto al mondo. La metà a est è meno importante dal punto di vista numerico, ma vanta alcuni fiumi che offrono pesci di qualità e taglia notevoli. Qualche anno fa mi fu spiegato che i corsi d’acqua che sfociano nella costa est e nord-est sono risaliti da un tipo di salmone geneticamente più grande e forte, quindi fiumi come Sandà, Hafralonsà, Sela, Hofsà, Breiddalsà e Laxà i Adaldalur regalano pesci mediamente più grandi. Da Vedere a Reykjavik La città è immersa in un meraviglioso paesaggio verde. I punti focali sono le meravigliose piscine geotermiche che sono l’attrattiva principale della città. La laguna blu, raggiungibile dalla capitale in appena 30 minuti, è piena di acque minerali, sali e fango. I principali musei sono il Museo Nazionale, il Museo d’arte di Reykjavik, Harbour House; il Museo di Scultura Asmundur Sveinsson e il Museo folcloristico. Altri edifici interessanti sono la Galleria Nazionale Listasafn, iniziata nel 1916 come deposito della città e terminata nel 1980. La galleria accoglie numerose opere di artisti islandesi tra le quali quelle appartenenti a Agrimur Jonsson.
La Zpey Switch è stata dichiarata “Best New Fly Rod” nell’edizione dell’Effterx 2008. Si tratta di un recentissimo brevetto lanciato dalla Zpey System, tradotto in una serie di 22 canne da mosca, tutte provviste di due calcioli alternativi: una versione corta e tradizionale e una curva. L’elemento più corto rende le canne prettamente a una mano, con azione parabolica, regolare. Il calciolo curvo, invece, consente di utilizzare le canne usando una sola mano senza impacci, ma consente anche i lanci a due mani, sia spey che al di sopra della testa. Il disegno di questa particolare impugnatura, in combinazione con l’azione della canna, consente un lancio facile con il minimo sforzo, perché il pescatore ha fra l’altro un controllo migliore e una maggiore potenza: la tensione nel corpo è significativamente minore ed è più facile apprendere la tecnica di lancio. Bastano pochi secondi per passare da un’impugnatura all’altra. Le canne Zpey sono distribuite in esclusiva in Italia dal negozio Gatto con gli Stivali di Milano. ilgattoconglistivali@fastwebnet.it
Per ulteriori informazioni: EXODUS Tour Operator Corso XI Settembre, 200 61100 Pesaro - Italy www.exodusviaggi.it Per ulteriori informazioni sulla pesca: angling@angling.is
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STORIA & COLLEZIONISMO: “ L’arte nella pesca....la pesca nell’arte “ Ellen Mc Caleb
Ellen Mc Caleb Ellen Mc Caleb è originaria della Virginia negli Stati Uniti e ha catturato il suo primo pesce all’età di tre anni. La sua arte si rifa alla tradizione dei grandi artisti del carving scozzesi dell’Ottocento, quando era costume di molti pescatori, specialmente di salmoni atlantici, di farsi riprodurre le proprie catture in materiali naturali come il legno e con verniciature ad olio. Alcuni critici d’arte hanno descritto le opere della McCaleb per l’80% riproduzioni e per il 20% impressionistiche. Di lei hanno scritto numerose riviste americane come The Art of Angling Journal, Atlantic Salmon Journal, Sporting Classic, Decoy Magazine ecc. Ellen vive con il marito Jonathan e la sua famiglia a Barrington, nel New Hampshire, USA. Altre informazioni sul suo sito www.fishcarvings.com .
Ellen Mc Caleb grew up on her family’s farm on Virginia’s rustic Eastern Shore. Fishing was a way of life, for pleasure as much as necessity. “I caught my first fish when I was three,” remembers Ellen. There, on that piece of Chesapeake farmland, “life was very Ecclesiastical,” says Ellen. “Everything had its time. In May came the Striped Bass, followed by the Red Drum, followed by the Black Drum. I loved fishing – you never knew what you were going to catch.” Ellen would rather capture the spirit and beauty of a fish than create a precise, scale-by-scale replica. “The carvings have integrity as pieces of art. Someone once described my work as 80% realistic and 20% impressionistic. I think that’s fair. I’m not in the business of trying to precisely copy what Mother Nature has made. I’m more interested in creating a piece of art that tips my hat in her direction.” Ellen lives with her husband, Jonathan Fischer, daughter Evelyn and son Nathan, in Barrington, New Hampshire. Her work can been seen on her website www.fishcarvings.com.
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STORIA & COLLEZIONISMO: “ L’arte nella pesca....la pesca nell’arte “ Ellen Mc Caleb
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• Su quali servizi si basa la forza del suo negozio? Soprattutto l’assistenza e la professionalità dei nostri venditori e rappresentanti. • Come vede il futuro di questo mercato? Di grande selezione. • Crede che le aziende produttrici dovrebbero aiutare gli espositori a partecipare ad eventi come la fiera di Riva del Garda? Sarebbe importante investire tutti in obiettivi comuni. Intervista a Paolo Soldarini , titolare di Outdoor International
• Nel vostro negozio, oltre alla vendita di prodotto, organizzate corsi di pesca o altro rivolti ai giovani? Soprattutto manifestazioni ed informazione sui nuovi prodotti, stiamo iniziando ad organizzare viaggi di pesca.
Fondato nel 2006, Il negozio Outdoor Internatonal si occupa di quasi tutti settori della pesca con circa 1100 mq fra magazzino ed esposizione.
• Voi siete anche distributori esclusivi per l’Italia di alcuni marchi prestigiosi, su quali pensate di puntare per il 2009? Noi siamo esclusivisti del marchio Varivas, azienda leader a livello Mondiale e leader in Giappone, abbiamo inoltre la Greys, la Spro e la Amiaud oltre ad altri marchi importanti.
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www.outdoorinternational.net • Quali sono le motivazioni che la spingono a partecipare alla fiera di Riva? Contatto con i nostri clienti e sviluppo delle zone da potenziare . • Crede sia importante mantenere un contatto diretto con i clienti anche all’esterno del proprio negozio? Si, sempre.
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La grande tradizione
WINSTON di Giorgio Cavatorti
L’anno 1929 è una data piuttosto infausta nei circoli finanziari specialmente americani, mentre è una data importante per i pescatori a mosca di tutto il mondo. Si tratta infatti dell’anno in cui, dopo il crollo della borsa, Robert Winther e Lew Stoner acquisirono la Western Fishing Rod Company di San Francisco. L’Azienda iniziò immediatamente a produrre canne da pesca in bambù esagonale, collocandosi ben presto su di un livello di qualità alto del mercato.
Immediatamente le canne costruite da questi due uomini ottennero rinomanza per le loro prestazioni e la qualità eccezionale, diventando in breve tempo l’azienda di riferimento dei pescatori a mosca della costa Ovest degli Stati Uniti. Le canne erano dette “Winston”, una contrazione dei cognomi dei due uomini. Nel 1933 Robert Winther vendette la sua parte di azienda al dipendente Red Loskot, un esperto pescatore e membro del famoso club di pescatori a mosca
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di San Francisco Golden Gate Angling Club. L’anno seguente Stoner sviluppò una canna (che in seguito fu brevettata) dal design molto particolare, studiata per le gare di distanza. Nel giro di pochi anni queste canne avrebbero battuto molti record mondiali di lancio a distanza aumentando il prestigio e la popolarità della Winston in tutto il mondo. Nel 1945 Doug Merrick cominciò a lavorare alla Winston, e nel 1953 acquisì la parte di Red Loskot.
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Quando Lew Stoner morì nel 1957, Merrick divenne l’unico proprietario. Erano gli anni ’50 quando la Winston, come quasi tutte le aziende del periodo, cominciò a usare un nuovo materiale per costruire canne: la fibra di vetro. Anche qui la scelta commerciale fu di tenere altissima la qualità a discapito della grande produzione. La tradizione di eccellenza nella costruzione delle canne continuò negli anni ‘60, quando un rinomato pescatore a
È uscito il nuovo libro di Alvaro Masseini. Rispetto ai due volumi precedenti, l’autore ha qui deciso di arricchire la narrazione con alcune bellissime immagini che si riferiscono ai due viaggi raccontati nel libro: ad Ascension – un’isola chiusa al turismo con duecento miglia di mare interdetti alla pesca professionale p che creano le condizioni ottimali per la cattura dalla spiaggia di grossi esemplari di carangidi, rainbow runner e tonni pinna gialla – e in Alaska – dove una discesa in gommone di tre settimane sul fiume Aniak consente di raggiungere zone selvagge e solitarie, nelle quali la risalita dei c salmoni si porta dietro stuoli di salmerini e rainbow trout giganti. Un U volume bello da leggere e da guardare, da collezionare e da regalare. Per P ulteriori informazioni, per vedere alcune pagine interne, per leggere le recensioni, per saperne di più sull’autore e, volendo, per acquistare il volume, re è possibile visitare il sito www.alvaromasseini.it. OFFERTA PER I CLUB: prezzo speciale 25 euro. In più, acquistando tre volumi, se ne riceverà un quarto in omaggio. Per informazioni: libri@alvaromasseini.it.
The tourist, who reaches the Gacka valley from the road leading from Senj to the parks of Plitvice and then goes on towards the capital Zagreb, cannot imagine the beauty that unfolds as a wide and lush valley surrounded by the Velibit Mountains shines before his eyes. Here, in the central region of Croatia, flows the river Gacka, which gives its name to the plain, to the region, both very green, and with lots of water and enchanting relaxing views. The river Gacka, which is the destination of our trip, flows near the town of Otocac. This is one of the most famous rivers for trout fishing in Europe and rightly so as its waters are very rich in fish, especially considerably sized trout to challenge even the most demanding anglers. They say that several tourists who were fond of fishing had
already put themselves to the test with the big trout of these waters at the beginning of the 20th century. However, real mass tourism only began in the sixties of the last century, since then quite a lot of anglers have approached these waters, thanks also to the construction of the mythical Gacka Hotel (later destroyed). Anglers from all over the world stayed here and this went on until the beginning of the war of independence in Serbia in the Nineties. After this bad period, the situation has been brought back to normal both socially and economically. Since 2007 the firm which manages the river has been trying to make up for lost time. Its intention is to re-launch the image of the river among European anglers and tourists by means of important economical investments, and thanks
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VIAGGI: Croazia - Il fiume Gacka
mosca e grande lanciatore, Charles Ritz, allora Presidente del Club Internazionale Fario di Parigi, consegnò a Merrick una medaglia per “la grande professionalità, conoscenze costruttive e qualità notevoli nel campo delle canne in bambù.” Gli anni ’70 furono anni di cambiamenti alla Winston. Tom Morgan acquistò l’azienda da Merrick e un anno più tardi Glenn Brackett divenne socio. Nel 1975 la Winston cominciò a costruire canne in grafite e nel 1976 venne presa
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la decisione di spostare l’azienda da San Francisco a Twin Bridges, nel Montana, questo anche per essere logisticamente vicini a fiumi per la pesca della trota di livello internazionale come il Beaverhead, Big Hole e Jefferson. Gli anni ’80 videro l’introduzione della grafite IM6, tuttora usata nelle canne da trota Winston. David Ondaatje comprò la Winston da Morgan e Brackett nel 1991. Sotto la sua guida, l’azienda ebbe un nuovo impulso ed in-
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crementò notevolmente il lavoro e la promozione, inoltre traslocò in un edificio più grande a Twin Bridges. In questo periodo vi furono importanti miglioramenti nella produzione delle canne e vennero introdotti design innovativi come le canne da trota a 5 pezzi LT, le canne Joan Wulff Favorite e BL5 e XTR, che utilizzavano entrambe composti avanzati di boro e grafite. Nel 2004 sono state introdotte le canne Boron IIx, una serie leggera molto potente da azione veloce.
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Adottando i più recenti progressi nella tecnologia boro/ grafite di seconda generazione, esse presentano la più ampia gamma di lancio di qualunque canna che abbia mai prodotto questa azienda. Il 2006 vide il l’inserimento sul mercato dei modelli Vapor e Ascent. Queste serie da due canne offrono ai pescatori principianti tutta la proverbiale qualità Winston a un prezzo molto abbordabile.
Il 2007 vide l’avvento delle Boron IIT, canne straordinariamente leggere che combinano la potenza e la rapida risposta delle Boron II con la leggendaria scorrevolezza e sensibilità delle canne da azione più tradizionali. Una delle novità del 2008 è stata la serie Boron II-MX, terza serie di canne prodotte con la tecnologia unica Boron II. MX sta per massima potenza, distanza e capacità di lotta col pesce. La tecnologia Boron II permette alle Boron II-MX di essere, oltre che veloci e potenti, sorprendentemente leggere e
reattive. Winston offre canne per ogni applicazione di pesca, dalle piccole canne da 7 piedi coda 3 alle potenti coda 12 da tarpon. Un vecchio slogan di questa azienda diceva che quando si solleva per la prima volta una Winston, si nota quanto sia leggera e reattiva, quando si lancia si sente la sua anima. I prodotti Winston sono distribuiti per l’Italia da Alpiflyfishing con sede a Valle Mosso Biella.
P E R S O N A L
V O Y A G E R
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In ricordo del grande MEL KRIEGER Mel Krieger è morto la mattina del 7 ottobre 2008 alle 3.30, all’età di 80 anni. Krieger era un’icona nel mondo della pesca a mosca ed uno dei più grandi lanciatori che io abbia mai visto. Mel fondò la Mel Krieger International School of Fly Fishing e insegnò tecniche di lancio in Europa, Asia, Sudamerica, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada. Egli ebbe intuizioni molto innovative e creò sia la famosa Federation of Fly Fishers Fly Casting Instructor Certification Program che la FFF Guide’s Association. Fu molto vicino al popolo argentino per cui mise a punto un sistema di cer tificazione per istruttori di lancio spagnoli e creò una fondazione per giovani pescatori a mosca argentini.
Mel ottenne diversi riconoscimenti: nel 1999 il premio FFF Ambassador Award, nel 2005 FFF Lifetime Achievement e nel 2006 il più alto riconoscimento nella pesca a mosca l’FFF Lapis Lazuli Ring. La federazione ha inoltre istituito il premio Mel Krieger Fly Casting Instructors in suo onore grazie ai suoi eccezionali contributi nell’insegnamento del lancio nella pesca a mosca. Mel krieger era un mio amico ed un vero gentleman. La sua perdita ha rattristato non solo me, ma tutto il mondo della pesca a mosca.
Mel Krieger passed away on October 7, 2008 at 3:30 a.m., at age 80. Mel Krieger was an icon in the world of fly fishing and the best fly caster I have ever met. Mel founded the Mel Krieger International School of Fly Fishing and taught in Europe, Asia, South America, Australia, New Zealand, the United States and Canada. Mel, a NCCFFF Hall of Fly Fishing Fame inductee, was highly innovative and originated both the very successful “Federation of Fly Fishers Fly Casting Instructor Certification Program” and the “FFF Guide’s Association.” He was particularly close to the Argentinean people producing a Spanish instructor certification program and establishing an Argenti-
nean youth fly fishing camp educational foundation. Mel was the recipient of the 1999 FFF Ambassador Award, the 2005 FFF Lifetime Achievement Award and in 2006. the highest award in fly fishing, The FFF Lapis Lazuli Ring. The Federation has also established the Mel Krieger Fly Casting Instructors Award in his honor to recognize outstanding contributions to his FFF Casting Instructor Certification Program and to casting instruction. Mel Krieger was my friend and a fine gentleman whose loss will always be sadly remembered by me and many of us around the world.
Giorgio Cavatorti
Giorgio Cavatorti
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Puoi trovare la tua copia omaggio nei seguenti negozi:
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12-14 Dicembre: Radici, fiera delle civiltà della caccia, della pesca e della raccolta. Ente fiera di Forlì www.radicicpr.it 15-17 Febbraio: China Fish a Pechino www.chinafishshow.org
Modena: H2O, Stra Strada ad da aN Nazionale azziio a iona ona nale le C le Canaletto annal a a etto Su Sud 162 Firenze: Wet & Dryy d dii Sq SSqu Squilloni, uuiillllon oni,i, Via oni V Viia ia d del deel Caparra Capar 23,25/R Mantova: La Mincio, ncioo, Vi V Via ia a Ma M Marengo are reng ngo 6, 6, G Goito oito (M (MN)
21-23 Febbraio: Pescare, Flyfishing and Spinning Show, a Vicenza. www.vicenzafiere.it 27 Febbraio-2 Marzo : Roma. Fiera della pesca World Fishing http://www.worldfishing.it
Parma: Fishing & Ad Adventure, dven enture ttuuurre, re, Vi re V Via ia BBu Buffo Buffolara uff ffol olara 90 ol Rimini: Outdoorr Inte International, eerrnna attiion onna all, Via a Via Pa Vi PPalareti, ala arreti, eti, Savignano sul Rubicone ubico one e ((FC) FFC) FC C C)) Udine: Errepi Udine, dine, V Via ia SSan ia Santa annta ta C Caterina ateerrin at ina 58, Paisan di Prato (UD) UD) Roma: Crazy Fly, y, Via a Diego Dieg Di go Angeli Annge An Ange geelili 45 g 45
27 Febbraio - 2 Marzo : Fiera della pesca FIPO, presso l’ente fiera di Bologna 28 Febbraio-1 Marzo : The Spring Flyfishing Show, Newark, Inghilterra. www.thespringflyfishingshow.com 28 Marzo : Londra. Asta di antiche attrezzature da pesca da Neil Freeman. www.angling-auctions.co.uk
Reggio Emilia: Paco PPe Pesca, escca, a, V Via ia aA Adu Adua dua du a 92 9 Torino: Orvis Shop, op, Via Viia SStamp Stampatori ta amp mpa attor toorrrii 19/EE Terni: Pescamania, ia, Via a BBligny lliiign gnyy 3/ gn 3/a 3 a
28-29 Marzo: EXPORIVA Caccia Pesca Ambiente Riva Del Garda. www.exporivacacciapescambiente.it 12-14 Giugno: Efftex - Budapest, Ungheria, fiera europea della pesca per addetti ai lavori www.eftta.com
Varese: Clan, Via a Provinciale Provvinciale 14, Mornago Mornag go 20-21 Giugno: Sim fly Festival a Castel di Sangro, Abruzzo. Convento della Maddalena. www.simfly.it 24-26 Luglio: The Cla Game Fishing Show: Grantham, Leicestershire, Inghilterra. www.gamefair.co.uk
Merry Christmas