4 minute read

EVA TOSCHI

BY CESARE MAESTRI PHOTOS ANDREA SCHILIRÒ

Tutta la vita di Eva Toschi è costruita intorno a un vertice: la montagna. Ha lasciato la città per girare le Alpi in furgone, scalare, sciare, correre il più possibile. Adesso vive in una baita a Santa Caterina Valfurva e, quando non è in giro a mettersi in gioco attraverso le discipline che pratica, si siede davanti a una tastiera e scrive, soprattutto di tutte le cose che si provano lì fuori.

Ciao Eva, raccontaci qualcosa di te! Sono Eva, nata a Roma 30 anni fa ma qualche anno fa ho lasciato la città ed ho girato in furgone per le Alpi per vivere praticando le mie passioni. Adesso vivo in una baita a Santa Caterina Valfurva per gran parte dell’anno, ma quando possibile continuo a viaggiare e esplorare. A livello professionale aspiro a definirmi scrittrice, e lavoro prevalentemente nel campo outdoor.

Ho iniziato a correre molte volte, per motivi diversi. La prima è stata alle scuole medie, in gare campestri. Poi per anni non ho più corso se non per l’allenamento atletico finalizzato al tennis, che praticavo a livello agonistico. Nel 2015 ho ricominciato per smaltire le tossine accumulate nelle giornate di arrampicata e per organizzare il caos nella mia testa. Infine ho ripreso a correre perché volevo fare qualcosa che mi permettesse di mettermi in gioco senza dover essere legata a nessun altro. Sono il tipo di runner a cui piace poco allenarsi ma che alla fine si mette sotto, che ama passare tante ore sui sentieri, che ama condividere i momenti con gli altri ma che quando è sola adora scavare a fondo.

Ami confrontarti con diversi sport tutti a contatto con la natura, quale connessioni esistono tra di loro e cosa ami di più fare? Qualche anno fa avrei risposto che la cosa che amo di più è scalare. Adesso va a periodi. Tutte le discipline che pratico hanno in comune il fatto di svolgersi in ambiente naturale, ma la connessione più grande che hanno tra loro è lo stato mentale in cui ti portano. Lo sci, l’alpinismo, l’arrampicata e la corsa in montagna in modi diversi portano a esplorare angoli remoti del proprio essere e, nel bene e nel male, ci fanno comprendere chi siamo veramente.

Quale sono i tuoi trail preferiti? Da quando mi sono trasferita in Valfurva mi piace tantissimo correre vicino casa. Basta mettere le scarpe, uscire dalla porta e si può fare qualunque cosa, correre qualunque distanza. All’inizio ho corso tanto in Val Masino, e pensavo che mi piacessero i sentieri tecnici, con tanto dislivello.

Questo perché credevo di muovermi meglio su quel terreno venendo da altre discipline in cui si fa tanto dislivello. Poi mi sono aperta a quello che non mi veniva facile ed ho scoperto che mi piace molto di più correre sui sentieri “corribili”: single track veloci in posti belli. Infine adoro correre sui sentieri di casa e su quelli che mi permettono di conoscere nuovi posti e nuove persone.

Quando e perché hai iniziato a correre in montagna? Ho iniziato a correre sui sentieri quando ero in giro in furgone e avevo voglia di praticare una disciplina che mi portasse in montagna senza aver bisogno di qualcuno con cui andarci. Per me la condivisione nelle discipline che pratico è importantissima, per questo girando non avevo voglia di dover scendere a compromessi e andare in montagna con chiunque incontrassi. Ho passato un periodo in cui mi sentivo molto sola e avevo bisogno di coltivare questo rapporto con me stessa tramite una disciplina.

Quali sensazioni vivi quando corri immersa nella natura? Mi sento tutto e mi sento niente. Estremamente connessa all’ambiente eppure percepisco distintamente i miei limiti umani. Mi sento presente, finita, fragile e, raramente, invincibile.

Quest’anno non abbiamo avuto molte possibilità di spostarci lontano da casa causa della pandemia. Cosa provi nel correre nei luoghi a te vicini che prima magari non conoscevi? Durante il primo lockdown è stato assurdo perché avevo i sentieri dietro casa ma mi era vietato andarci. Così, paradossalmente, ho imparato a conoscere i 200 metri di strada davanti casa, su cui ho fatto lunghi e ripetute. Quando poi ci è stato concesso di muoverci nel nostro comune è stata una liberazione: ho riscoperto sentieri bellissimi che l’anno precedente davo per scontati.

Quanto è importante il feeling con la scarpa? Moltissimo. Per correre bene bisogna sentirsi un tutt’uno con la scarpa. È talmente importante che quando si ha il giusto feeling, è come se non ci fosse.

Nelle ultime uscite hai corso con la nuova Nike Wildhorse 7, feedback? La Wildhorse 7 è un’ottima compagna delle mie corse quotidiane. Mi sento protetta e sicura su tutti i terreni e mi dà un senso di morbidezza e fluidità nella corsa. Mi piace molto e la metterò sotto stress questa primavera/estate!

La prima cosa che farai finita la pandemia? Andrò a scalare e a correre lontano da casa. Abituata come sono a girovagare, la prima cosa che voglio fare è prendere il furgone e andare a incontrare amici che non ho potuto vedere nell’ultimo periodo.

Progetti futuri? Non ho un progetto in particolare, anche se ne ho tantissimi in ballo in realtà. In linea generale diciamo che ho voglia di migliorarmi in primis come persona, poi in tutto quello che faccio: voglio diventare una scrittrice migliore, un’alpinista più completa, una sciatrice più aggressiva, una runner più veloce e perseverante.

Tutte le discipline che pratico hanno in comune il fatto di svolgersi in ambiente naturale, ma la connessione più grande che hanno tra loro è lo stato mentale in cui ti portano.

This article is from: