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YARI GHIDONE
Yari Ghidone Bisogno di libertà
BY MARTA MANZONI PHOTOS YARI GHIDONE
Yari Ghidone è un nomade moderno. Ha fame di cose vere, naturali, primordiali. Vive al di fuori delle convenzioni sociali, lontano da quelle metropoli e contemporanee prigioni dove il conformismo borghese diventa pensiero unico, ontologia dell’omologazione. Dove conta apparire, non essere.
Yari Ghidone è un randagio di natura, vagabondo per scelta. Storia di chi sperimenta nuovi equilibri, in pace con sé stesso. La sua passione per la fotografia ha origine durante il secondo anno di superiori, nel 2008, quando inizia ad andare in bici, a Torino.
Nel 2014 fa il suo primo viaggio in Corsica: qui nasce il suo amore per la libertà e decide la vita che vuole vivere. Nel 2016 affitta il suo primo van e, dopo due giorni, capisce di voler vivere in furgone. Così, l’anno seguente, compra il suo camper, pardon, la sua casa. Da allora sono passati oltre 1400 giorni, rigorosamente into the wild.
Yari, da dove viene questo bisogno di libertà? Avere la mia casa ovunque: sul mare, in montagna. Stare a contatto con la natura, ogni giorno, non solo durante i weekend. Lavorare in riva a un lago ghiacciato, semplicemente, non ha prezzo.
Chi te lo fa fare? Stimolare le persone a fare qualcosa di semplice e bello. I viaggi non devono essere per forza costosi o in hotel di lusso, si possono vivere emozioni importanti stando a contatto con la natura, spendendo poco. All’inizio non ero preparato, non sapevo bene cosa mi aspettava, ma era quello che volevo, e l’ho fatto. Ci sarà un motivo se dopo quattro anni sono ancora qui: evidentemente avevo le idee chiare. Molte cose le ho imparate strada facendo, come affrontare l’inverno e cavarmela in certe situazioni un po’ estreme. Da fuori sembra tutto bello mentre in realtà ci sono tante sfumature. Per questo mostro anche quando scarico il cesso o rimango per una settimana sotto il diluvio e i pannelli solari non funzionano. All’inizio non avevo i soldi per comprare il furgone: trentamila euro sono una cifra importante. Però erano anni che affittavo una casa in montagna, così ho pensato a tutto quello che avevo speso per l’affitto e che non mi aveva lasciato nulla in mano, e ho deciso. Volevo avere la possibilità di spostare la mia casa dove volevo. Un terzo del furgone l’ho comprato subito, con i pochi risparmi. Poi per un anno e mezzo ho continuato a lavorare nel negozio di fumetti di mio zio a Torino, dormendo sulle montagne intorno alla città. Nel 2018 il negozio ha chiuso e intanto, piano piano, il camper stava diventando anche un lavoro.
Qual è la tua idea di viaggio? In questo momento, mentre parliamo, è febbraio, sono a ven-
ti metri dal mare, in Sardegna, e sto preparando il sugo per la pasta, in maniche corte. Svegliarmi immerso nella natura è sinonimo di libertà. Questa è l’idea, anche se non è sempre così. La mia avventura è stata graduale, è iniziata in tenda e automobile, solo dopo ho comprato il van, per avere la stufa, l’acqua calda e i fornelli.
Dove sei stato in questi anni? Io amo l’Italia, è piena di posti belli e per scoprirli tutti ci vuole davvero tanto tempo. Sono in Sardegna da quattro mesi e mi sembra di non aver visto nulla. Credo ci vorrebbero almeno tre anni per vedere abbastanza bene l’Italia. Non capisco perché gli italiani snobbano il loro paese, forse fa più figo dire che si è stati in qualche luogo esotico. Sono innamorato della Sardegna, del Centro Italia, Umbria, Abruzzo Marche, Lazio, la zona degli Appennini è davvero molto bella, soprattutto per quanto riguarda il campeggio libero. Vado ogni estate, almeno un mese, anche al confine tra Piemonte e Francia, dove ci sono posti stupendi per trascorrere una notte sotto le stelle. All’estero vado spesso in Francia, e sono stato in Norvegia. Ti senti solo? Si nasce soli e si muore soli. La solitudine a molti fa paura ma va affrontata prima o poi. Per stare bene con gli altri bisogna stare prima di tutto bene con sé stessi. Uno stile di vita come il mio ti porta a stare molto tempo da solo, anche se non significa che si debba stare per forza sempre da soli.
Si deve imparare a condividere il tempo con sé stessi: una persona che sa stare da sola è un passo avanti rispetto agli altri. A volte mi sento solo, ma ho imparato a gestire questa situazione, quindi non mi pesa. Solitudine significa avere del tempo per sé stessi, per fare foto, guardare le stelle. È qualcosa di negativo solo per le persone che non sono in grado di affrontarla, e si accontentano quindi di avere vicino chiunque, perché hanno paura della loro ombra. Questo non significa che quando trovo delle persone con le quali ho feeling io possa stare meglio che da solo. Ogni tanto però ho sempre il desiderio di farmi un fuoco in solitaria. Sono abituato a non dover rendere conto a nessuno della mia vita: prendo e parto.
Sui social sei molto seguito, come vivi la tua popolarità? Dipende dalle situazioni: ci sono persone un po’ insistenti, però, quando ti esponi, anche questo fa parte del gioco, non si può volere solo una parte. Vorrei usare questa notorietà per trasmettere il concetto che il bello è nelle piccole cose. Instagram ti permette di arrivare a tante persone ma non viene mostrata la realtà: si fa vedere solo la parte bella, quella che fa sognare. Ci sono gruppi su telegram nati solo per parlare male di me. All’inizio ero permaloso, ci sono persone davvero cattive, invidiose e frustrate e facevo fatica. I social hanno amplificato dinamiche da bar, inoltre non metterci la faccia è devastante. Su dieci persone che sui social mi insultano, uno solo di loro avrebbe il coraggio di farlo dal vivo. Ora penso semplicemente che questo aspetto faccia parte del mio lavoro. Alcune critiche comunque sono
anche costruttive. Il lato positivo invece è quando qualcuno mi dice che ha comprato un camper perché ha visto dei miei video.
Durante questi quattro anni in furgone hai avuto nostalgia di una casa? No, però ci sono state situazioni spiacevoli. Non ho un quattro per quattro, e ci sono stati dei momenti nella neve, o nel fango, dove ho dovuto davvero ingegnarmi per riuscire a uscirne. Per fortuna riesco sempre a stare calmo e mantenere il controllo, e poi con l’esperienza impari a gestire quasi tutto. Uno dei ricordi più brutti è stato quando in Sardegna, mentre stavo salendo, si è rotto il motore. Ma ho continuato a seguire la mia idea di libertà e quella notte ho dormito in tenda.
Nessun ripensamento? Mai. Segno i giorni che sono trascorsi da quando sono andato a vivere in van non per dimostrare qualcosa agli altri ma per me, mi piace ricordare i luoghi che ho attraversato. Oggi, siamo a febbraio 2021, è il giorno 1.371.
Se ti innamorassi di una ragazza che ha un lavoro d’ufficio? Una tua ipotetica famiglia avrebbe il tuo stesso stile di vita? L’idea di stabilità in realtà uccide la persona. So dove dormirò stanotte solo perché ho il traghetto prenotato, ma domani non so dove sarò. Vivo alla giornata, è la mia regola. È difficile che condivida anche solo una cena con una ragazza che non ama questo stile di vita, l’avventura, un fuoco sotto le stelle. Nell’ultimo anno, soprattutto dopo la quarantena che ho fatto in montagna, sono diventato molto selettivo con le persone. Ho capito che il tempo ha un valore inestimabile e non posso condividerlo con persone con le quali non mi trovo bene. Qualche trucco per accendere un fuoco? È sempre una sfida: l’hai acceso il giorno prima e quello prima ancora ma non sei mai sicuro che ci riuscirai di nuovo. È quello il bello. Il consiglio che do è saper rinunciare al fuoco perché è tanto bello quanto rischioso: è un attimo fare un danno gigantesco e mettere in pericolo sé stessi e gli altri. Altri consigli? Più che consigli vorrei stimolare le persone a provare e sbagliare, solo così si impara. È come quando mi chiedono quali parametri ho utilizzato per uno scatto fotografico: posso dirlo, ma in questo modo la situazione seguente che si presenterà, certamente differente dall’altra, non si saprà come comportarsi. Bisogna spiegare il perché, in modo da favorire la comprensione. La pappa pronta non serve a nulla, si deve andare all’avventura, altrimenti è già tutto scritto.
Prossimi progetti? Voglio andare in Lapponia per vedere l’aurora boreale.
Cos’hai scoperto in questi quattro anni? Che voglio vivere così, circondato dalla perfezione della natura. Non ci potrà mai essere cena al ristorante che batta una fetta di carne sul fuoco, sotto le stelle.
P.S. Nel frattempo, durante i due mesi che sono passati da quando è stata realizzata l’intervista, Yari Ghidone è arrivato in Lapponia, e ha visto infinite aurore boreali.