La fotografia racconta

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LA FOTOGRAFIA RACCONTA

AUTORI VARI - Classi 2a L e 3a A


LA FOTOGRAFIA RACCONTA Laboratorio di scrittura creativa A cura di: Piera Isgrò e Claudia Vazzoler Racconti: Silenzio Marco Chiaranda, Francesco Lazzer Oltreoceano Pietro Santolin, Mirco Michielin Rumori di silenzio Alessia Cappelletto, Matilde Castellan, Matteo Fuser, Elena Talon, Sebastiano Bellese, Patrick Pavan L’artista del mare Silvio Ouedraogo, Thomas Geretto La fine di un uomo Matteo Costantin, Gioele Visentin, Manuel Vitalerio Mamma è tornata Edoardo Di Tos Si diventa grandi troppo presto Elmehdi Louta, Alessio Grandi, Mauro Borcini, Andrea Basso Il mondo dei grandi Federico Zocco, Marco Andreol, Riccardo De Matteis, Tommaso Pellin, Damiano Lorenzon, Giovanni Ostanello, Riccardo Franceschetto 1939 Fabio Guerretta, Ilaria Manfrin, Carlotta Fregnan, Alessandra Florian Una giornata come tante altre Mattia Bellio, Massimo Guerra, Ruslan Prodan, Filippo Zoccoletto Scappa Carlo Zamuner, Marco Campello, Gabriele Nicoletti, Lucio Alberghina, Nicolò Cremonese

In copertina: Stella Partigiana, cella 9 , Risiera di San Sabba - Trieste © Pio Pazienza 2017


LA FOTOGRAFIA RACCONTA Laboratorio di scrittura creativa

L'immaginazione è un potere facile da possedere, ma difficile da esprimere. Alcune persone riescono a manifestarla al massimo e creano un mondo nuovo, grazie alle proprie idee. Buon viaggio...

AUTORI VARI - Classi 2a L e 3a A

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Robert Doisneau, Jacques PrĂŠvert, 1955


Silenzio Marco Chiaranda, Francesco Lazzer

S

ono qui, sul ponte, seduto in un bar. Mi hanno portato un bicchiere di vino rosso, il mio preferito. Si sente solo il suo dolce odore, la brezza primaverile sulla pelle, ma non vedo niente, perso. Mille voci nella mia testa, nessuna quella giusta, cerco l'ispirazione per qualcosa di nuovo, nulla. Un rumore improvviso, il cane. Ritorno nella realtà . Sono bloccato, ho perso ciò che stavo cercando. Finisco il vino, la sigaretta e me ne vado, deluso, ancora una volta.

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Dorothea Lange, Migrant mother, 1936


Oltreoceano Pietro Santolin, Mirco Michielin

S

tretti, sporchi, affamati, circondati da un coro di voci indistinte, respirando tutti la stessa aria, impregnata dell’odore salato del mare. Poderose onde aggrediscono la rugginosa prua di una barca che ci allontana dalla morte, portandoci verso l’ignoto. Sguardi gelidi riempiono l’orizzonte, mentre giorno e notte si alternano insistentemente. Senza più radici, piangiamo l’assenza di un marito e di un padre. Guardiamo le nostre sicurezze perdersi nell’infinito oceano dinanzi a noi. Addio mediterranee sponde, addio vecchio mondo, torturato dall’incoscenza, di una guerra che porta solo indigesta miseria, ti lasciamo le nostre infanzie ma ci trasciniamo dietro le nostre esperienze. Lentamente anneghiamo nelle nostre incertezze, condannando le nostre vite passate. Gettiamo l’ancora sulle sponde di una nuova esistenza.

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Willy Ronis, Settimana di Natale, 1954


Rumori di silenzio Alessia Cappelletto, Matilde Castellan, Matteo Fuser, Elena Talon, Sebastiano Bellese, Patrick Pavan

C

onfusione. Sento le amare grida felici dei bambini, l’odore freddo del caloroso abbraccio delle loro madri. Disagio, per i miei dolorosi ricordi. Vedo il gusto assordante della moltitudine di persone. Il nauseabondo profumo del Natale mi fa appassire. Natale, perchÊ? Era disossato, quello della mia famiglia. In quella piazza, suoni cacofonici ma soavi, mai sentiti. Una coltre di astruse emozioni mi sovrasta. Emozioni mai avute. Sento di aver perso qualcosa. I miei ricordi raffazzonati e contornati dalla forzata bugia. Una sagace perturbazione affligge la mia mente. Troppo tardi. La rudimentale corda che sorregge il mio collo ha finito il suo lavoro da molto tempo. Ormai sono solo l’ombra del mio cadavere. 9


Robert Capa, Picasso e Gilot, 1948


L’artista del mare Silvio Ouedraogo, Thomas Geretto

S

entivo la forma delle ombre, ma non sapevo il chi e non sapevo il dove. Il colore del freddo mantello scuro si posava soavemente sulla mia esistenza, ma non ci vedevo ancora. Udivo i passi di una gentil donna, percepivo l’esperienza di un vecchio signore, ascoltavo gli sguardi di un ragazzo giovane. Non c’era colore, non c’era sapore, né di felicità né di dolore, ma non sono sicuro che lei stesse sorridendo. Lei che indossava quel vestito di naturale bellezza, soltanto lei che, invidiata dalle onde del mare, giaceva negli occhi di marinai sperduti. Un soffio, un suo respiro e in questo attimo vivo anch’io perché grazie al vento che mi sposta, ora vedo un’altra onda. Non sono l’unico artista qui, non uso il colore, bensì le parole, come i miei pensieri trasportate dalle onde. Il riflesso del sole rimbalza sull’ombrellone, dove il Picasso racchiude la forza dell’espressione. La sua ombra è un campo di fiori, disegnati dall’esperienza di un vecchio pittore e mentre il vento scorre fra i colori, mi avvicino a un giovane nuotatore. L’esperienza che vedo alle spalle, non è abbastanza per una semplice descrizione, ma io sono l’artista del mare e ora vedo il chi e vedo il dove. 11 15


Robert Capa, Scena di un miliziano, 1936


La fine di un uomo Matteo Costantin, Gioele Visentin, Manuel Vitalerio

L

uce... Dolore alla testa, odore di sangue, nessun rumore. Tutta la vita mi passa davanti, come una leggera brezza che rinfresca i miei ricordi. Tutto a un tratto rabbia, tristezza e paura, una violenta tempesta che presto si placa nel silenzio. Pace. Una soave voce mi rimbalza nella testa… un proiettile. Perdo le forze, però mantengo ancora l’equilibrio. No, non più, ora cado. Gaia attutisce e mi accoglie come suo figlio tra le sue braccia. Sento di essere ancora un bambino. Dentro di me di nuovo un sussurro, oh piccolo mio, eri ancora così innocente. Sento il braccio destro più leggero, ora sono disarmato. Eccola, solo ora la intravedo, cupa e dal volto scheletrico. Non sono pronto, ma almeno ora mi sento libero. Buio.

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Ashleigh Scully, Mama's back, 2015


Mamma è tornata Edoardo Di Tos

U

na vita in fuga, minata da un milione di pericoli, scappare, velocemente e silenzio... Poco tempo per trovare l’amore dei miei cuccioli, fermarsi, sentirsi, concedersi un momento di serenità, irrisorio, minimale, quasi inutile... Fuga infinita, scelta di vita, motivo di respiro che porta a un bivio, correre nonostante il fiato affannato e le zampe pesanti o fermarsi per la stanchezza e morire... Vedere i miei cuccioli correre ancora una volta, silenzio, la nostra vita è solo un granello in una spiaggia, silenzio, niente più gemiti, silenzio, forse ora potremo smettere di fuggire. Silenzio...

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Robert Doisneau, Growing up, 1956


Si diventa grandi troppo presto Elmehdi Louta, Alessio Grandi, Mauro Borcini, Andrea Basso

T

esta bassa e camminata seria. Io, mio zio e mio papà ci incamminiamo per andare al funerale di mia nonna. Lungo le vie del paese si sente l'odore del pane appena sfornato, un odore che mi ricorda il pane fatto in casa di mia nonna che purtroppo non c'è più e mi manca molto. Nella via per andare in chiesa si intravedono gli anziani dentro al bar, che giocano a carte e le signore anziane che spettegolano dei mariti. Lungo il tragitto mio zio e mio papà discutono di affari, cose incomprensibili per un bambino come me, anche se da grande diventerò come loro. Mentre parlavano, io ero totalmente immerso nei miei pensieri e sognavo che mia nonna fosse ancora viva e che mi potesse ancora accudire.

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Robert Doisneau, Growing up, 1956


Il mondo dei grandi Federico Zocco, Marco Andreol, Riccardo De Matteis, Tommaso Pellin, Damiano Lorenzon, Giovanni Ostanello, Riccardo Franceschetto

P

arlavano sempre di cose strane, con toni cupi e preoccupati. Non facevano altro che parlare, ogni tanto però le parole venivano interrotte da brevi momenti di silenzio. Parlavano, ma io non capivo nulla. Discutevano di lavoro, dicevano che la povertà aumentava continuamente e sempre più persone non potevano fare altro che protestare per le strade, chiedendo solamente un pezzo di pane. Si raccontavano a vicenda questioni che io non comprendevo. Mi pare di aver capito che fosse politica, ripetevano in continuazione il nome Francisco. Da quel poco che ascoltavo, il papà diceva che avrebbe salvato le nostre terre, migliorando la vita di tutti. Lo zio non ci credeva proprio, pensava fosse solo un “ruba soldi”. Nonostante questo, speravano tutti che potesse sistemare le cose e che riducesse la nostra povertà . La mamma e la zia dicevano che non riuscivano a badare alla casa in queste condizioni. In tutto il paese, persino alla radio, si parlava di questa crisi, ma io non riuscivo veramente a capire tutto ciò. 19


Robert Doisneau, Growing up, 1956


1939 Fabio Guerretta, Ilaria Manfrin, Carlotta Fregnan, Alessandra Florian

M

i chiamo Nicholas, ho cinque anni. Come ogni venerdì mio papà e mio zio, suo fratello gemello, mi accompagnano al parco dopo una passeggiata. Oggi è una giornata diversa dalle altre: sono pensierosi e non hanno voglia di giocare con me. Provo a distrarmi dai loro discorsi, ma essendo curioso continuo ad ascoltare senza capire di cosa parlano. Intanto noto il loro comportamento: hanno le mani conserte dietro la schiena, la testa chinata verso il basso e un passo quasi fermo. Dopo alcuni minuti ho capito qual era il problema: è scoppiata la guerra!

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Robert Capa, Barcellona - allarme aereo, 1939


Una giornata come tante altre Mattia Bellio, Massimo Guerra, Ruslan Prodan, Filippo Zoccoletto

E

ra una giornata come tutte le altre, decisi di portare il cane a fare una passeggiata, mentre camminavo mi ero rifugiato nei miei pensieri e ad un certo punto sentii un suono che dava i brividi: era un suono che sentii per la prima volta. Ero confuso, vidi il cane che correva e iniziai a rincorrerlo, lo vidi correre verso un parco, dove c'erano persone spaventate come me, ci guardammo l'un l'altro, non capivamo cosa stesse succedendo. Vidi aerei volare uno dopo l'altro, sembrava quasi uno spettacolo; ad un certo punto sentimmo un suono che assomigliava ad un fischio; col fischio caddero bombe in successione, si venne a creare una nube di fumo che oscurava gli occhi. Ad un certo punto vidi qualcosa che superò i limiti di un quadro di Picasso. Quell'opera mette ansia, ma vedere dal vivo una scena come quella lascia il cuore a pezzi, gente che corre, case distrutte, edifici incendiati. Tutto sembra peggio della realtà che viviamo.

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Robert Capa, Barcellona - allarme aereo, 1939


Scappa Carlo Zamuner, Marco Campello, Gabriele Nicoletti, Lucio Alberghina, Nicolò Cremonese

C

orrevo al suono dell'allarme, seguivo la mia padrona Adriana, che con uno sguardo empatico e un respiro affannoso fuggiva verso una meta ancora a me ignota. Gente attorno a noi, impietrita, persone forse consce del loro destino. Io non ero consapevole di ciò che stava realmente accadendo. Seguivo i tacchi neri di Adriana, battevano sulle piastrelle della piazza di Barcellona. Era una corsa difficoltosa, scomposta e frenetica. Sentivo che stava arrivando un temporale, ma nello stesso tempo intuivo che nessun ombrello avrebbe potuto colmare il dolore delle perdite che ci sarebbero state da lÏ a poco. Non sapevo dove stavamo andando. Temevo che Adriana non avrebbe trovato riparo.

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Indice

Silenzio ________________________5 Oltreoceano ________________________7 Rumori di silenzio ________________________9 L’artista del mare _______________________11 La fine di un uomo _______________________13 Mamma è tornata _______________________15 Si diventa grandi troppo presto _______________________17 Il mondo dei grandi _______________________19 1939 _______________________21 Una giornata come tante altre _______________________23 Scappa _______________________25 27 15



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