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copertina
Essere all’altezza
Anche un maggior utilizzo promiscuo delle location può rappresentare per il commercio una strategia di uscita dalla crisi
I trend nell’espansione e ubicazione del commercio
La pandemia di Coronavirus ha posto il commercio davanti a sfide mai viste prima. Qualche trend si è rafforzato, qualcun altro ha cambiato rotta in tempi brevissimi. Dove ci porta tutto questo? Il noto EHI Retail Institute propone una panoramica della situazione e dell’espansione dei flussi commerciali.
Il 2020 ha scatenato un terremoto nel commercio al dettaglio, sovvertendo numerose tendenze ormai radicate. Da più parti si è osservata una spaccatura e una suddivisione in assortimenti sistemicamente rilevanti e non rilevanti oppure in esercizi di grandi o piccole dimensioni, con differenti linee di sviluppo. I fatturati sono crollati in particolare negli assortimenti non rilevanti per il sistema, prevalentemente a causa delle lunghissime chiusure e della conseguente ritrosia al consumo evidenziatasi tra la gente. Ma chi trae profitto dal nuovo atteggiamento dei consumatori nato durante la pandemia? Quali effetti ha la mutata mobilità della gente nei paesi e nelle città?
In uno studio elaborato dall’EHI Retail Institute di Colonia, questa e altre dinamiche sono state esaminate sulla base delle serie temporali degli anni passati, mettendo bene in evidenza la differenziazione dei diversi settori in svariate linee di sviluppo, i trend attuali e i nuovi fattori di rilievo. Tematiche generali degli attuali trend di espansione sono tra l’altro le influenze prodotte dal Coronavirus, ma anche in genere le nuove linee di sviluppo delle aree di vendita, le reti di filiali, il passaggio di clientela, le condizioni praticate nella locazione o la so-
stenibilità nella strategia immobiliare. Per effettuare questa rilevazione, l’istituto ha sondato le principali linee di vendita del commercio al dettaglio, della gastronomia e dei servizi filializzati in Germania.
Lo “One-Stop-Shopping” subentra all’acquisto emozionale L’atteggiamento della gente nei confronti dello shopping ha subito un mutamento rapido e impressionante. All’acquisto per passatempo, all’acquisto emozionale e a quello d’impulso sono subentrati il distanziamento e la spesa di necessità. Quello che prima del virus era un acquisto per passatempo si è trasformato – in particolare durante l’ondata più massiccia – in una pura e semplice copertura del fabbisogno. Al momento la dinamica della spesa del cliente sembra essere quella degli acquisti online, del Click & Collect, insomma dei servizi e dei canali attualmente più richiesti. In negozio ci si ferma di meno, si gira poco e si passa sempre di più all’online o al Click & Collect. Interessante in tutto questo è però che il dialogo con il cliente sembra crescere piuttosto che calare. Le nuove condizioni quadro hanno favorito certe situazioni penalizzandone altre. Tra i maggiori perdenti potenziali si annoverano qui i centri commerciali. Come affermano gli autori dello studio, “i centri commerciali dedicati alla moda e, di recente, sempre più anche alla gastronomia vivono dello shopping per divertimento non finalizzato, della loro funzione di punto di incontro, di luogo di sosta prolungata in un ambiente di qualità; una posizione di mercato che il Coronavirus ha – almeno per il momento – messo in discussione”. Saranno lo sviluppo della situazione nella stagione fredda e la durata della pandemia a rivelare quando e quanto la gente cercherà nuovamente questo genere di shopping emozionale. In quest’ambito si sono avvantaggiati i centri specializzati, cioè gli esercizi self-service di grandi dimensioni con un ampio assortimento di merci di una determinata categoria: punti vendita che sono rimasti aperti anche durante il lockdown, assai frequentati per la loro rilevanza nel sistema economico, un modello di acquisto noto come “One Stop Shopping”. Un trend positivo viene registrato anche negli immobili “Mixed Use”, cioè le ubicazioni a uso promiscuo, quali ad esempio commercio e spazi abitativi.
Il vantaggio delle superfici più piccole ... Con il Coronavirus si è assistito a un cambio di rotta nell’espansione delle linee di vendita: per la prima volta dall’inizio del monitoraggio la maggioranza dei commercianti non vuole allargare ulteriormente la propria rete di filiali. Il motivo va ricercato nei canoni di locazione elevati (che per il 79 per cento degli intervistati rappresentano una voce importante o assai importante) o nella difficoltà di individuare superfici adatte. Per le superfici di vendita la tendenza sembra piuttosto quella di dimensioni invariate o inferiori. Aree di vendita più grandi sembrano interessare soltanto il settore alimentare, con un 53 per cento di dettaglianti che punta ad allargarsi, mentre gli altri comparti – in particolare l’abbigliamento e le telecomunicazioni – tendono a contrarsi, indicando come motivo principale costi di acquisto e locazione troppo elevati.
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Che fare dell’enorme quantità di resi?
Provate a immaginare cosa accadrebbe se venisse cementificata più dell’intera superfice dei comuni di Bolzano, Laives e Appiano. Impossibile, direte. Tuttavia, questo è quello che succederà negli Stati Uniti nei prossimi anni. Perché l’atteso boom dei resi nel commercio online incrementerà il fabbisogno di aree di stoccaggio per i giganti dell’e-commerce. La società immobiliare statunitense CBRE ha calcolato che nella recente stagione di shopping natalizio sono stati restituiti acquisti per un valore di 70,5 miliardi di dollari. L’aumento degli ordini online da parecchio tempo ha incrementato il fabbisogno di superfici di stoccaggio per la gestione dei resi – ovvero i prodotti restituiti gratuitamente. Tale fabbisogno è destinato a crescere ulteriormente. Secondo le stime, nei prossimi cinque anni potrebbero servire 139,35 milioni di metri quadri di superficie di stoccaggio in più. Ciò corrisponde alla superficie complessiva dei tre comuni sopra citati. Attualmente è impossibile quantificare le ripercussioni di tale sviluppo sui trasporti.
Mauro Stoffella, capoarea comunicazione mstoffella@unione-bz.it
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Se si spegnesse la luce nei negozi
... e delle località più piccole In tutta questa crisi il commercio ha due buone prospettive: se da un canto c’è un migliore accesso ad aree attraenti, dall’altro sembrano promettere bene i centri minori che gravitano attorno ai capoluoghi, ai quali la pandemia potrebbe dare nuovo impulso: i mutamenti nella mobilità e la tendenza allo smart working rappresentano per il 51 per cento degli intervistati una nuova occasione di sviluppo per questi siti. Ma anche un maggior utilizzo promiscuo delle location potrebbe rappresentare per le città e i centri commerciali una strategia di uscita dalla crisi, creando anche dopo l’orario di chiusura nuova vitalità, maggior diversificazione e quindi frequenze più consistenti. In ogni caso il commercio si dimostra in linea di principio aperto all’utilizzo promiscuo: almeno l’85 per cento degli intervistati vede nella presenza per esempio di uffici, abitazioni e studi medici un possibile utile per la propria attività, o perlomeno non uno svantaggio. E quale ruolo svolgono nella strategia immobiliare la difesa del clima e la sostenibilità? In realtà il Coronavirus non esercita grossi effetti su questo piano, ma per quanto gli esercizi commerciali si vedano al momento a confronto con nuovi ed enormi problemi, gran parte di loro definisce queste due tematiche assai rilevanti per la loro strategia ubicativa. pari occorre considerare che il livello dei canoni dovrà in molti casi adeguarsi, per evitare che in futuro le superfici commerciali rimangano sfitte. Commercio e settore immobiliare devono quindi cercare insieme e di comune accordo soluzioni pragmatiche per domani. È senz’altro verosimile che taluni nuovi atteggiamenti sociali sopravvivano alla pandemia: è il caso, per esempio, della nostra nuova consapevolezza dell’igiene, della maggior digitalizzazione di tante attività quotidiane (contatti sociali e professionali) e del più accentuato ricorso allo smart working. Inoltre i centri urbani e suburbani sono da sempre caratterizzati dall’utilizzo promiscuo. Se dopo decenni di espansione le superfici commerciali si riducono di un po’, ecco che questa può essere per i centri minori una buona occasione per rafforzare di nuovo l’utilizzo promiscuo, che con il contributo del commercio al dettaglio rivitalizzerà in termini positivi questi punti di incontro. Non c’è dubbio: lo scenario commerciale conserva le sue numerose sfaccettature. E tutti, piccoli o grandi, devono impegnarsi per farlo vivere.
mstoffella@unione-bz.it
Mutamenti repentini In altre parole, sebbene tutti questi cambiamenti si siano verificati da un momento all’altro, ci accompagneranno ancora per lungo tempo. E a questo principio il commercio e i centri urbani dovranno uniformarsi: il posizionamento strategico delle ubicazioni andrà assolutamente privilegiato rispetto alla sublocazione scoordinata. Del
Pensare regionale, acquistare lo-
cale. Black Monday in Alto Adige: con un cortometraggio carico all’insegna dell’empatia l’Unione intende mostrare cosa succederebbe se, nei negozi dell’Alto Adige, le luci si spegnessero per sempre. Il commercio in Alto Adige rende possibile fare acquisti nei paesi e nelle città, crea posti di lavoro e contribuisce alla qualità della vita nei nostri centri vitali. “L’Alto Adige può contare su un commercio di vicinato ancora in gran parte intatto. Questi centri vitali meritano una speciale attenzione. Se però il commercio continuerà a espandersi sempre più verso i giganti del commercio online l’assortimento e la varietà nei centri abitati ne uscirà sicuramente impoverita, e i nostri paesi e città perderanno la propria specificità”, afferma il presidente dell’Unione Phillip Moser, auspicando un sostegno a lungo termine per le aziende. “Ora dobbiamo tutti assumerci la responsabilità: aziende, politica, tutta la società altoatesina. Nella nostra quotidianità dobbiamo tornare a pensare regionale. Bisogna allora incentivare questo circuito economico – altrimenti le luci nei nostri negozi e centri urbani si spegneranno per sempre”, si appella l’Unione.
Il video è online su unione-bz.it/ magazine-online.