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HEIMATSCHUTZ PATRIMOINE
Finestra in lingua italiana
Turismo sensibile alla natura e alla cultura
EDITORIALE
TEMI D’AT TUALITÀ
Cultura architettonica e turismo
IL COMMENTO
Negli ultimi anni si è sempre più affermata l’idea di un turismo sostenibile, regionale e sensibile alla natura e alla cultura. Viaggiatori provenienti da vicino e da lontano cercano ciò che di autentico e originale la Svizzera ha da offrire: monumenti, nuclei storici e paesaggi di incredibile valore. Patrimonio svizzero sostiene questo tipo di sviluppo. A lungo termine, un turismo più rispettoso dei luoghi, un turismo capace di mettere in risalto gli elementi culturali di una regione, è benefico per la salvaguardia e la valorizzazione della cultura architettonica. Con la sua Fondazione Vacanze in edifici storici che opera a cavallo tra turismo e tutela dei beni culturali, Patrimonio svizzero ha fatto parlare di sé ben oltre i confini nazionali. Dal 2014, anche la nostra apprezzatissima guida agli alberghi più belli della Svizzera, di cui è in pubblicazione una quinta edizione rivista e ora praticamente trilingue, pone l’accento sul grande valore degli edifici storici in ambito turistico. Ma il nostro impegno va anche oltre: la nuova iniziativa «Erlebnis Baudenkmal» (Monumenti da scoprire) mette in evidenza l’importanza turistica di questi edifici in quanto parte integrante di paesaggi che si sono formati nel corso dei secoli. Nel presente numero trovate maggiori informazioni su tutti questi progetti. Abbiamo inoltre intervistato Dominik Siegrist, specialista rinomato di turismo naturalistico, che ci ha spiegato perché la cultura architettonica è così importante per il turismo. Moritz Flury-Rova, invece, ci ha raccontato la storia del riconoscimento con cui da venticinque anni l’ICOMOS premia gli alberghi e i ristoranti storici della Svizzera. Peter Egli, Redattore
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Fermare la scomparsa del patrimonio architettonico L’8 settembre, Patrimonio svizzero e altre organizzazioni di tutela della natura e dell’ambiente hanno depositato la doppia iniziativa per la biodiversità e il paesaggio. L’obiettivo dei due testi è affrontare alcuni problemi cruciali e che ci stanno a cuore. Costruzioni fuori delle zone edificabili Quasi ogni giorno le nostre sezioni ci informano della scomparsa o del danneggiamento di spazi aperti o edifici storici che conferiscono identità e tipicità alle regioni. Oggi la Legge sulla pianificazione del territorio consente innumerevoli deroghe a chi intende costruire fuori delle zone edificabili. Le conseguenze sono un’attività edilizia selvaggia e incontrollata, la distruzione di beni culturali e la realizzazione di almeno 3000 nuovi edifici l’anno in queste zone che dovrebbero invece essere preservate. L’iniziativa per il paesaggio chiede regole chiare per contenere la cementificazione, senza precludere un margine di manovra per soluzioni che tengano conto della natura, del paesaggio e della cultura edile. Densificazione centripeta Invece di costruire fuori delle zone edificabili, bisognerebbe favorire lo sviluppo all’interno degli insediamenti. Ma affinché la densificazione possa essere positiva sia per l’uomo sia per la biodiversità, l’attenzione al patrimonio architettonico è decisiva. A tale scopo la Svizzera dispone di uno strumento unico nel suo genere a livello internazionale: l’Inventario federale degli insediamenti da proteggere d’importanza nazionale (ISOS). Gli insediamenti catalogati sono parte del patrimonio culturale e dell’identità del paese. Sono inoltre testimoni degli sviluppi storici, politici, economici, sociali, architettonici, artigianali e artistici della società. L’iniziativa
sulla biodiversità rafforzerebbe l’ISOS, permettendo una densificazione di qualità. Alta cultura architettonica Attraverso la promozione di una cultura edilizia di qualità si crea un ambiente di vita compatibile con le sempre mutevoli sfide poste dalla società e dall’ecologia, e allo stesso tempo con il rispetto per le caratteristiche storiche del luogo. L’iniziativa per il paesaggio e quella sulla biodiversità contribuiscono alla promozione dell’alta cultura architettonica e a uno sviluppo sostenibile del territorio. Per Patrimonio svizzero la biodiversità, l’architettura storica e il paesaggio non vanno dati per scontati. Vanno invece preservati e amministrati con cura. Solo così è possibile uno sviluppo sostenibile in Svizzera. Per questo è indispensabile battersi per la loro salvaguardia. Stefan Kunz, Segretario generale di Patrimonio svizzero
FORUM
UN LIBRETTO PER UNA BUONA CULTURA EDILIZIA E UN’OSPITALITÀ AUTENTICA 6
Gli alberghi più belli della Svizzera Dal 2004 Patrimonio svizzero pubblica una selezione degli alberghi più belli della Svizzera. Il libretto, giunto alla sua quinta edizione, rende anche omaggio alle persone che lavorano in queste strutture, che si oppongono al livellamento del settore alberghiero e che coltivano con cura e amore la cultura architettonica e l’ospitalità. Patrick Schoeck e Regula Steinmann, Patrimonio svizzero
La Svizzera conta circa 4500 hotel. Dal 2004, con la sua guida alberghiera, Patrimonio svizzero punta i riflettori su una piccola selezione, che nell’attuale quinta edizione corrisponde a ottantanove strutture ricettive, ovvero quasi il due percento del totale. Come sono state scelte? Perché una guida di Patri-
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monio svizzero quando esistono già riconoscimenti simili, come Swiss Historic Hotels e il premio «Albergo storico dell’anno» di ICOMOS? Quando nel 2004 Patrimonio svizzero ha presentato per la prima volta la sua guida Gli alberghi più belli della Svizzera, erano in pochi a interessarsi a come la buona cultura architettonica potesse influire sul turismo, e ancor meno sul settore alberghiero. Chi voleva evitare il livello mediocre delle classiche strutture del turismo di massa, era costretto a spendere una fortuna, a sfogliare grossi cataloghi in cerca di consigli sparsi oppure ad affidarsi alle dritte di qualche amico o conoscente. Quando è stato pubblicato per la prima volta, il libretto di Patrimonio svizzero è quindi stato un vero balsamo per l’anima degli amanti della cultura architettonica e della nostalgia. La digitalizzazione degli ultimi quindici anni ha radicalmente cambiato l’accesso alle informazioni riguardanti l’offerta alberghiera. Sulle piattaforme di prenotazione e recensione, gli utenti condividono le proprie esperienze insieme a una quantità pressoché infinita di immagini. Oggi, i consigli di influencer e organizzazioni turistiche contano di più di quelli degli amici. In questo contesto, dove le agenzie di marketing personalizzano ogni contenuto disponibile per adattarsi anche alla più piccola nicchia di mercato, la nuova guida alberghiera di Patrimonio svizzero, pubblicata solo su carta, potrà apparire forse un po’ antiquata. Tra i professionisti del turismo, qualcuno scuoterà la testa incredulo di fronte alla nostra decisione di rinunciare a ogni sovvenzione, pubblicità e partenariato. Qualcuno dirà che un marchio forte come «Gli alberghi più belli della Svizzera» potrebbe senz’altro essere capitalizzato meglio. Tuttavia, come per tutte le altre attività di Patrimonio svizzero, integrità e credibilità sono il nostro bene più prezioso. Questa indipendenza economica è la garanzia di una ricerca onesta e genuina delle strutture che coltivano la buona cultura architettonica e un’ospitalità autentica. Il fatto che una pubblicazione stampata non sia più modificabile comporta alcune riflessioni. L’albergo sembra determinato a voler garantire la buona cultura architettonica a lungo termine? Se si tratta di una nuova struttura o di una nuova gestione, saprà affermarsi sul mercato? Nel caso di un hotel già rinomato ma forse anche un po’ attempato, sarà pronto a investire senza snaturarsi? Una selezione di strutture su tutto il territorio svizzero che abbia queste caratteristiche raccoglie realtà che spesso operano in nicchie di mercato specifiche. Si tratta di alberghi già largamente inseriti nelle reti di promozione della cultura architettonica, strutture che non desiderano troppa visibilità perché già note e apprezzate o perché hanno una capienza limitata. Infine, c’è una serie di piccoli gioielli poco conosciuti che meritano una maggiore attenzione. Con amore e dedizione Dietro a ognuno degli alberghi recensiti c’è una moltitudine di persone che si impegna anima e corpo affinché gli ospiti vengano accolti calorosamente e si sentano a loro agio quando arrivano in un posto sconosciuto. Sono i proprietari, i gerenti, gli architetti, gli arredatori d’interni e tutto il personale che ogni giorno mette amore e abnegazione nel proprio lavoro. A volte il fascino e il carattere di una struttura sono dovuti alla dedizione di una famiglia. Un esempio significativo di impe-
gno a lungo termine – nel vero senso della parola – è quello della famiglia Salis, proprietaria da quasi centocinquanta anni dell’omonimo palazzo a Soglio, che offre l’esperienza unica di essere ospitati in una dimora signorile che rievoca quattrocento anni di storia famigliare. Ma la tradizione non deve essere per forza così antica: nel 1961, nell’allora emergente località turistica di Crans-Montana, la signora Elsy e suo marito inaugurarono l’Hotel Crans-Sapins, e lo hanno poi gestito con grande passione per oltre mezzo secolo. La figlia e i nipoti hanno ribattezzato l’albergo con il nome Chez Elsy e continuano il lavoro della nonna, trattando con sensibilità e riguardo questa struttura risalente agli anni Sessanta, pur senza negare agli ospiti le comodità di oggi. Tuttavia, esistono anche diversi casi in cui per traghettare determinati edifici nel futuro sono necessari nuovi proprietari. Il Kurhaus Bergün, a suo tempo ambiziosamente costruito come Grand Hotel lungo la ferrovia dell’Albula, era diventato un ostello per famiglie ed era mal conservato. L’istituzione nel 2002 di una società per azioni da parte di alcuni clienti fedeli ha permesso la salvaguardia e il graduale rinnovamento di questo edificio Art Nouveau. Le nuove proprietà possono però anche avere un’identità più personale, come nel caso di Anne-Françoise e Claude Buchs, che nel 1996 hanno rilevato l’Hotel Bella Tola & St. Luc in Val d’Anniviers, all’epoca un po’ trascurato, per portarlo negli anni a rifiorire. Dicono che la loro missione è «accompagnare la casa», un’espressione che descrive bene il loro rapporto con l’edificio, caratterizzato dal rispetto per la sua storia e da una grande determinazione nel renderlo un moderno Grand Hotel. Infine, ci sono gli edifici di pregio e bisognosi di ristrutturazione che finiscono nelle mani di persone che hanno deciso di dedicare la propria vita a trasformarli in alberghi speciali. A Porrentruy, Méryl Boulanger si è imbattuta in una vecchia casa patrizia, con la quale il tempo era stato inclemente. Essendo cresciuta nella regione, ha saputo riconoscere il valore del complesso e il suo potenziale come struttura ricettiva. Dalla sua apertura nella primavera del 2019 ha potuto constatare che mantenere la reputazione di piccola perla conosciuta da pochi conviene: le prenotazioni dirette sono molto più numerose di quelle che arrivano tramite piattaforme come booking.com. Ladina Florineth, che con la sua deliziosa Villa Flor a Sent è da tempo nella lista de Gli alberghi più belli della Svizzera, concorda e aggiunge: la guida di Patrimonio svizzero aiuta a trovare i clienti giusti. Un punto di vista indipendente Malgrado il titolo della pubblicazione reciti Gli alberghi più belli della Svizzera, la selezione non è mai definitiva. Siccome riunisce albergatori e albergatrici che si oppongono al livellamento nel settore alberghiero, sono presenti numerose perle, talvolta molto originali. Lo sappiamo bene: dei gusti si può discutere all’infinito e ognuno avrà sempre le sue preferenze. La nostra guida intende esprimere un punto di vista indipendente all’interno di un’offerta enorme, mettendo in rilievo servizi ed esperienze degni di nota. A differenza di quindici anni fa, la carta stampata non è più l’unico luogo in cui trovare informazioni affidabili: chiunque consulterà il libretto, prima di prenotare cercherà probabilmente maggiori ragguagli su internet. Non vediamo l’ora che gli ospiti condividano
con noi le loro esperienze e nuove dritte: il libretto Gli alberghi più belli della Svizzera è sempre stato un lavoro in itinere il cui obiettivo è mettere in primo piano la buona cultura architettonica e l’ospitalità autentica. → La guida Gli alberghi più belli della Svizzera (5a edizione rivista e ora parzial-
mente trilingue) può essere ordinata su www.heimatschutz.ch/shop o mediante il tagliando in fondo alla rivista.
A COLLOQUIO CON DOMINIK SIEGRIST 10
«La cultura architettonica sarà un faro per le Alpi» Dominik Siegrist è docente e ricercatore presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera orientale (OST) di Rapperswil. Si occupa di turismo nella natura, parchi naturali e gestione del paesaggio. Abbiamo parlato con lui di ombre e luci nel turismo, e dell’importanza della cultura architettonica in questo settore. Marco Guetg, giornalista, Zurigo
Dominik Siegrist è pianificatore del paesaggio. In qualità di professore alla Scuola universitaria tecnica HSR di Rapperswil si occupa di turismo naturalistico e dirige le ricerche presso l’Istituto per il paesaggio e gli spazi aperti. Negli ultimi venticinque anni, il classico turismo alpino, con i suoi comprensori sciistici e grandi alberghi, non ha fatto molti passi avanti nel campo della sostenibilità, sostiene Dominik Siegrist. Ci sono invece stati sviluppi interessanti in alcune nicchie. Si pensi alla Fondazione Vacanze in edifici storici, che ripristina edifici di pregio architettonico per farne case di vacanza, oppure al festival Origen, che non solo ha reso la località grigionese di Riom un polo culturale, ma ha anche permesso un’attenta valorizzazione della sua architettura storica. Per quanto riguarda i problemi, Dominik Siegrist ricorda che le Alpi si trovano in mezzo a uno degli spazi economici più dinamici del pianeta. La costruzione di strade, infrastrutture turistiche e opere di protezione dalle calamità naturali è segno che sta circolando parecchio denaro, soprattutto in Svizzera. C’è poi la dispersione degli insediamenti: ampie aree delle Alpi sono ormai parte di agglomerati urbani. Al contempo il pae-
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saggio antropico viene trascurato, il che provoca l’inselvatichimento di molte superfici, con conseguenze di vasta portata sulla qualità del paesaggio e sulla biodiversità. Dominik Siegrist sostiene una politica progressista per le Alpi. Il traffico andrebbe gestito in modo più rispettoso dell’ambiente, le politiche energetiche dovrebbero tenere conto del clima, mentre sul piano culturale bisognerebbe puntare su quelle specificità che costituiscono i punti di forza delle regioni alpine, senza concentrarsi soltanto sugli interessi economici. Anche le organizzazioni ambientaliste dovrebbero ripensare il loro approccio, spesso incentrato esclusivamente sulla tutela del patrimonio naturale e culturale. Sull’Altipiano e nelle città può avere senso, ma nelle regioni di montagna la protezione deve essere accompagnata da uno sviluppo sostenibile. Proteggere il paesaggio montano, i monumenti storici alpini, ma anche il paesaggio antropico e le costruzioni più recenti è altrettanto importante quanto favorirne lo sviluppo. A tale scopo servono proposte che permettano alla popolazione di vivere nel senso più ampio possibile la natura e la cultura alpine. Dominik Siegrist fa notare che la Strategia sulla cultura della costruzione varata dal Consiglio federale all’inizio del 2020 ha dato un nuovo significato al concetto di cultura della costruzione, facendovi rientrare anche il paesaggio e la cultura immateriale. È una prospettiva molto più ampia, che tiene conto del turismo. Il turismo, anche quello urbano, è strettamente legato sia alla cultura architettonica sia al paesaggio. Nella prossima primavera, a Rapperswil si svolgerà un convegno intitolato Gemeinschaftswerk Baukultur (la cultura architettonica come opera collettiva), organizzato congiuntamente dall’OST e da Patrimonio svizzero. Avvalendosi di esempi concreti, si cercherà di capire insieme a rappresentanti dei comuni, committenti di progetti edilizi e specialisti, come mettere in pratica strategie di carattere complessivo. L’ottimismo di Dominik Siegrist in merito al futuro dell’arco alpino è dettato da una grande fiducia nell’innovazione e nelle offerte di nicchia. Secondo lui le soluzioni verranno da nuovi approcci negli ambiti dell’agricoltura, del turismo e della cultura. La cultura architettonica sarà un faro per le Alpi. Tutto questo necessiterà di regolamentazioni e incentivi che favoriscano il rispetto della natura, dei beni culturali e della sostenibilità.
LA MAISON DES FÉES A CHARMEY 16
Una casa di vacanza per tutti Dopo un attento lavoro di ristrutturazione, questa casa incredibile ai margini della località turistica di Charmey en Gruyères (FR) può ora essere affittata a chi vuole trascorrere una vacanza nel cuore del patrimonio. Valérie Hoffmeyer, giornalista, Ginevra
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È un’imponente casa di legno, quasi nera, alta quattro piani e con un tetto enorme. Eppure da lontano la si scorge appena, poiché contornata da un’alta cinta alberata che ne delimita il giardino. In realtà gli alberi circondano solo il prato attorno alla casa, il suo vero giardino è infatti un vasto terreno leggermente ricurvo, la cui pianta quasi rettangolare è delimitata ai margini dal bosco e, in fondo, nientemeno che da un fiume. Questa deliziosa collina è rimasta non edificata, con la sola eccezione di questa strana casa che la domina da tutta la sua altezza. Grazie alla Fondazione Vacanze in edifici storici è ora disponibile per essere affittata. Un progetto innovativo per l’epoca «Non è certo solo perché si trova al centro di un’ampia radura che questa casa attira su di sé tutta l’attenzione», spiega l’architetto Cyrill Haymoz dello studio 0815 Architectes di Friburgo, autore della sua ristrutturazione insieme ai proprietari Katja e Christoph Flueler. Costruita nel punto più alto dell’area, non vi si accede frontalmente, bensì dall’angolo sud-est, e questo accentua ancora di più la sua presenza nel paesaggio. «Sono tutti aspetti che l’architetto lionese Etienne Curny, che la costruì nel 1914 come casa di vacanza, aveva attentamente considerato. Si trattò di un vero e proprio progetto architettonico e paesaggistico. Le parti in legno furono fabbricate da un falegname locale, secondo precise indicazioni fornite dall’architetto. Quanto al basamento, si tratta certamente della prima struttura in calcestruzzo della regione.» I lavori di ristrutturazione, realizzati in piena pandemia nella prima metà del 2020, hanno riaffermato la vocazione della casa a straordinario luogo di vacanza. Ma si tratta di uno chalet? «È una casa in legno, il cui stile si ispira a quello regionale dell’epoca», precisa l’architetto. «L’imponente tettoia ad arco della facciata principale ricorda le fattorie tipiche di Charmey.» La gronda sporge per due metri e mezzo, e copre le balconate che corrono lungo i tre lati della casa. In questo modo quasi tutte le aperture, ampie e numerose, sono delle portefinestre. «D’estate questo permette di godersi l’aria aperta in ogni momento della giornata», sottolinea Katja Flueler, mentre mostra la bellissima terrazza con la vista sul tramonto, che prolunga il soggiorno al piano superiore. Confort moderno Sopra il pianterreno, dove sono disposte la cantina e una stanza multiuso, la casa presenta un piano nobile, i cui soffitti sono più alti di dieci centimetri rispetto agli altri piani. Vi si accede tramite un’unica rampa di scale posta lungo tutta l’altezza del lato nord dell’edificio. Su questo piano si trovano l’entrata principale e la cucina. Quest’ultima è equipaggiata con due grandi elementi in acciaio inox, in cui sono integrati elettrodomestici, lavello e sportelli. «È stata una mia scelta», sottolinea Katja Flueler. «La Fondazione, che ha seguito le di-
verse fasi della ristrutturazione e dell’arredamento degli interni, ha accettato la proposta perché il materiale è di alta qualità e non sollecita le pareti: è semplicemente appoggiato sul vecchio pavimento.» Nella stanza adiacente, le boiserie della sala da pranzo, verniciate di rosa e verde, sono decorate con motivi floreali dipinti a mano libera da colei che per ultima ha abitato qui. «Le decorazioni sono opera di mia madre: l’artista Hedi von Zelewsky» spiega Katja Flueler, che ha trascorso qui molte estati insieme alla famiglia. «Non sono originali, ma rievocano i fregi vegetali che sono stati restaurati negli altri ambienti. Per questa ragione, di comune accordo con gli architetti e la Fondazione Vacanze in edifici storici, abbiamo deciso di mantenerle.» La sala da pranzo è arredata in maniera sobria, come il resto della casa, con mobili di famiglia in stile classico. «I miei genitori avevano accumulato una grande quantità di oggetti. Ne abbiamo selezionati alcuni per rendere accogliente la casa, ma stando attenti a non eccedere negli arredi.» Al piano superiore sono presenti due camere da letto, ammobiliate in modo semplice, e un bagno spazioso, arredato con lo stesso spirito adottato in cucina, con una grande vasca da bagno e un lavabo a colonna, sistemati in modo da non intaccare le pareti o i pavimenti. «Negli anni Cinquanta e Ottanta, sono stati realizzati alcuni interventi infelici, come la sostituzione delle vecchie finestre a riquadri con doppi vetri interi. Abbiamo iniziato a restaurare le finestre originali della cucina e sostituiremo man mano anche le altre», spiega la proprietaria. In questa prima fase hanno avuto la precedenza i lavori di rinnovo, in particolare il restauro dei pavimenti, alcuni dei quali erano stati nascosti con una moquette. Questo autunno sono arrivati i primi visitatori, i quali hanno potuto vivere la particolarissima atmosfera del luogo; una casa che conserva le tracce delle persone e degli eventi che negli anni l’hanno attraversata, come pure quelle della sconfinata creatività di Hedi von Zelewsky, di cui è stato mantenuto lo studio, situato nella mansarda. → www.ferienimbaudenkmal.ch/maison-des-fees
25° PREMIO ICOMOS PER L’ALBERGO E IL RISTORANTE STORICO DELL’ANNO 20
Una gestione rispettosa del patrimonio storico Dal 1995 una giuria dell’ICOMOS Svizzera premia alberghi e ristoranti gestiti nel rispetto dei principi della conservazione dei beni culturali. I criteri più importanti per l’attribuzione del riconoscimento sono una gestione rispettosa della sostanza architettonica originale e una filosofia aziendale rivolta alla promozione del patrimonio storico. Moritz Flury-Rova, Presidente della giuria Alberghi e ristoranti storici
Il fascino della porta girevole, dei bottoni d’ottone sulle uniformi, dell’argenteria: vivere l’incanto di una notte o magari un paio di giorni immersi nell’atmosfera di un Grand Hotel della Belle Époque è un’esperienza impagabile, che ricorda certi romanzi, per esempio Estasi di libertà di Stefan Zweig. Anche i «comuni mortali» possono in questo modo calarsi momentaneamente nell’elegante mondo della nobiltà di un tempo. Certo, oggi gli alberghi di lusso non sono più i palcoscenici o i teatri in cui ci si metteva in mostra all’inizio del XX secolo. Ma ci sono luoghi in cui è ancora possibile respirare un poco di quell’aria da fin de siècle, luoghi in cui ancora oggi questi «palcoscenici» appaiono nel loro originale splendore. Che siano sopravvissuti fino ai giorni nostri non è scontato: già all’epoca della sua fondazione nel 1905, Patrimonio svizzero si batté contro quelli che venivano considerati «albergoni pacchiani» e che a partire dalla Prima guerra mondiale furono spesso stroncati in quanto «simboli di un ordine sociale superato». Solo nel corso degli anni Settanta si assistette a una riabilitazione dell’architettura storicista. Questo non fu tuttavia sufficiente a salvare gli sfarzosi Grand Hotel: troppo antiquati e difficili da mantenere in esercizio con un servizio adeguato agli standard moderni, in molti casi furono demoliti. Inoltre, poche tipologie di edificio sono soggette a cicli di ristrutturazioni così intensi quanto quelli di un hotel a cinque stelle, per cui anche gli alberghi superstiti non furono risparmiati da interventi radicali. La nascita del premio Nel 1993 si è costituito un gruppo di lavoro con l’obiettivo di promuovere insieme agli enti turistici una maggiore conoscenza della storia del turismo e del suo retaggio. Nel 1995, a Lucerna si è tenuto un convegno sul tema della conservazione e della gestione degli hotel storici. In quella sede è nata l’idea di un riconoscimento per premiare alberghi e ristoranti particolarmente attenti al valore di bene culturale degli edifici che occupano. La giuria è stata formata dai membri del gruppo di lavoro Hotel e ristoranti storici dell’ICOMOS Svizzera, da rappresentanti di GastroSuisse, HotellerieSuisse e Svizzera Turismo, come pure da esperti di architettura, di storia e del settore alberghiero e gastronomico. La prima edizione del premio si è svolta nel 1996. La cerimonia ufficiale di premiazione ha lo scopo di attirare l’attenzione della stampa, e quindi di motivare i proprietari e i gestori a continuare a conservare gli edifici storici e di invogliare il pubblico a visitare queste strutture. La ricchezza della diversità Fin dall’inizio, l’attenzione non è stata rivolta soltanto ai sontuosi grandi alberghi di inizio secolo, ma anche alle semplici locande di paese e ai ristoranti dei centri storici, a condizione che gli edifici fossero usati come esercizi pubblici o strutture ricettive da almeno una generazione. Fra i premiati ci sono per esempio attività alberghiere condotte sin dal XIX secolo
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in antiche dimore signorili, come l’Hotel Albrici di Poschiavo e il Palazzo Salis a Soglio. Accanto a strutture di origine medievale come Chasa Chalavaina a Müstair, ci sono opere architettoniche moderniste quali l’albergo Monte Verità di Ascona, l’ostello Bella-Lui di Crans-Montana e l’ostello di Zurigo, costruito nel 1965. Più di una volta il premio è stato attribuito a battelli a vapore, nel 2019 alla flotta Belle Époque del Lemano. Questo ampio ventaglio è stato ulteriormente allargato nel 2017, quando la giuria ha deciso di ammettere anche attività insediatesi solo di recente in edifici storici. I criteri fondamentali rimangono gli stessi: una gestione rispettosa della sostanza architettonica originale e una filosofia aziendale che si interessi al patrimonio storico e che lo promuova. Gli ospiti devono essere informati del tipo di luogo in cui si trovano e la struttura deve essere una costruzione storica originale, non una replica come per esempio il Quellenhof di Bad Ragaz. È rincuorante constatare che le offerte gastro-alberghiere in edifici storici riscontrano un crescente interesse nonostante la disneyificazione rampante del settore (o forse proprio a causa di essa?). Ne sono testimoni il successo del marchio swiss historic hotels (nato sulla scia del premio ICOMOS) e i progetti di Patrimonio svizzero della guida alberghiera e della Fondazione Vacanze in edifici storici. Anche il fatto che dopo venticinque anni e novantaquattro premi attribuiti continuino ad arrivare nuove candidature è un ottimo segnale, che invoglia a proseguire su questa strada e a varcare ancora molte altre porte girevoli.
ognuna ristrutturata secondo un progetto diverso. Il lavoro della cooperativa costituisce un importante contributo alla vita del centro storico cittadino. → Tutte le strutture finora premiate sono elencate sul sito (in tedesco e francese) www.icomos.ch/workinggroup/historische-hotels-restaurants
→ Il prossimo bando sarà pubblicato all’inizio del 2021, le candidature sono ben-
venute. La documentazione può essere scaricata dal sito dell’ICOMOS da gennaio 2021.
UN PROGETTO CHE UNISCE CULTURA ARCHITETTONICA E TURISMO 24
Monumenti da scoprire I monumenti storici non dovrebbero essere intesi come oggetti culturali isolati, bensì come elementi di uno spazio culturale organico. È questo lo scopo di «Monumenti da scoprire», un nuovo progetto a cavallo tra cultura architettonica e turismo.
Strutture premiate nel 2021 Albergo storico dell’anno 2021: Schloss Schadau, Thun Eretto tra il 1847 e il 1852, questo castello è una delle opere più significative dello storicismo romantico in Svizzera. L’impareggiabile sontuosità degli interni originali è stata mantenuta pressoché intatta fino a oggi. Di proprietà del Comune di Thun sin dal 1925, nel 1928 fu adibito a ristorante. Dopo gli scrupolosi lavori di restauro eseguiti tra il 2017 e il 2019 è stato trasformato in albergo. Costruito a scopo di residenza privata estiva, divenne subito uno dei centri di gravità della vita sociale della regione. Oggi le porte di questa straordinaria opera architettonica sono aperte a tutti i visitatori in cerca di un’esperienza unica. Ristorante storico dell’anno 2021: Brasserie La Bavaria, Losanna Quando questo locale del 1892 ha chiuso i battenti alcuni anni fa, sono state molte le reazioni di sconcerto di fronte alla perdita di un pezzo di storia. Nuovi proprietari hanno riaperto il ristorante nel 2019, dopo un attento restauro. Da allora la facciata, riportata all’antico splendore, sfoggia i suoi adorni tra il neogotico e il liberty, mentre nella magnifica sala da pranzo, decorata con dipinti, boiseries e mobilio tradizionale, gli avventori possono apprezzare un classico menù da brasserie. Premio speciale 2021: Cooperativa Baseltor, Soletta Con questo riconoscimento la giuria premia l’impegno pluriennale di una cooperativa che oggi gestisce quattro strutture gastro-alberghiere e una sala per feste, tutte in edifici storici, ma
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Kerstin Camenisch, Direttrice di Erlebnis Baudenkmal
Il turismo svizzero non è toccato soltanto da tendenze globali come l’avanzare della mondializzazione, i cambiamenti demografici, la sempre più marcata individualizzazione o la crescente mobilità, ma anche dalla crisi climatica, per cui le strategie attualmente applicate, per esempio nei comprensori sciistici, devono essere ripensate. La piccola Svizzera non consente di creare grandi economie di scala. Per questo il nostro settore turistico è caratterizzato da prezzi particolarmente elevati. Se vogliamo affermarci sul mercato mondiale, dobbiamo puntare sugli elementi di forza che ci distinguono dalla concorrenza, nonché su offerte sostenibili e di qualità ineccepibile. Dalle analisi sulle tendenze generali del turismo emerge un crescente desiderio di vivere esperienze autentiche e uniche. Non è proprio quello che la Svizzera ha da offrire e che aspetta solo di essere valorizzato? Monumenti, insediamenti storici e paesaggi antropici formatisi nel corso dei secoli conferiscono alle nostre regioni la loro caratteristica varietà e unicità. «Oggi l’esotico è a due passi da casa» Il 4 settembre 2020, all’abbazia di Fischingen, si è tenuto un seminario in occasione del lancio del progetto Innotour «Monumenti da scoprire» («Erlebnis Baudenkmal» in tedesco). Rappresentanti del mondo della cultura e del turismo si sono incontrati per discutere del rapporto tra cultura architettonica e turismo. Tutti hanno concordato sul fatto che per avere maggiore visibi-
lità e orientare le scelte di un pubblico mirato è decisivo un chiaro posizionamento sul mercato. Le destinazioni turistiche possono raggiungere questo obiettivo differenziandosi dalla concorrenza attraverso una strategia che punti su proposte originali e uniche. La ricchezza materiale e immateriale delle singole regioni è spesso ancora troppo poco valorizzata come potenziale di uno sviluppo turistico sostenibile. Se si osserva la domanda, è evidente che il desiderio di genuinità, di autenticità regionale e di cultura continua a crescere. La tendenza a visitare luoghi più vicini a casa si è certo accentuata durante la pandemia, ma era riscontrabile anche prima. Come qualcuno ha giustamente fatto notare a Fischingen: «Oggi l’esotico è a due passi da casa». L’esperienza turistica del patrimonio architettonico E proprio «a due passi da casa», qui in Svizzera, abbiamo una grande ricchezza di tesori architettonici, monumenti storici e insediamenti formatisi nel corso dei secoli, che riflettono le caratteristiche sociali, climatiche, paesaggistiche e culturali di ciascuna regione. Occorre promuovere l’esperienza turistica che questi luoghi possono offrire. È quanto il gruppo di ricerca sul turismo e lo sviluppo sostenibile della ZHAW, la Fondazione Vacanze in edifici storici e le regioni pilota Safiental e Turgovia si sono proposti di fare attraverso la piattaforma «Erlebnis Baudenkmal/Expérience patrimoine» (per ora disponibile solo in tedesco e francese) finanziata da Innotour e dai Cantoni dei Grigioni e Turgovia. L’esempio delle due regioni pilota mostra che i beni culturali tipici di una regione non vanno intesi come elementi isolati, bensì come componenti di uno spazio culturale organico. Grazie a esperienze da vivere attivamente (come un pernottamento in una casa storica, un laboratorio di fabbricazione di scandole o un’escursione alla scoperta delle perle architettoniche regionali), ai turisti vengono offerti momenti unici, vere e proprie immersioni nella realtà locale. Ma non tutto è oro quel che luccica: l’incontro di Fischingen ha rivelato che quello tra turismo e cultura architettonica non sempre è amore a prima vista. Se in ambito turistico si continua a puntare sul massimo numero di visitatori, in quello culturale il turismo di massa è spesso temuto. Per questo «Monumenti da scoprire» mira anche a migliorare la comprensione reciproca e a mettere in evidenza i vantaggi che ognuno può trarre dal progetto. La speranza è che altre regioni e altre istituzioni culturali decidano di collaborare e valorizzare così le specificità turistiche e storico-architettoniche del paesaggio svizzero. Enti patrocinatori: Fondazione Vacanze in edifici storici, Thurgau Tourismus, Safiental Tourismus Partner di progetto: Bausatz GmbH, ZHAW Forschungsgruppe Tourismus und Nachhaltige Entwicklung Il progetto «Monumenti da scoprire» ha beneficiato del sostegno del programma di promozione dell’innovazione, della collaborazione e dello sviluppo delle conoscenze (Innotour) della Segreteria di Stato dell’economia SECO. → www.erlebnisbaudenkmal.ch / www.experiencepatrimoine.ch
PATRIMONIO SVIZZERO
DOPPIA INIZIATIVA BIODIVERSITÀ E PAESAGGIO 35
La parola al popolo! Le organizzazioni per la protezione della natura e dell’ambiente hanno consegnato più di 213’000 firme convalidate per due iniziative popolari federali: l’iniziativa biodiversità e l’iniziativa paesaggio. Il loro obiettivo è quello di porre un freno alla drammatica perdita di biodiversità e alla distruzione della natura, del paesaggio e del patrimonio edilizio così come al boom delle costruzioni nel comprensorio non edificabile.
Paesaggi incantevoli, vivaci corsi d’acqua, terreni fertili e un ricco patrimonio edilizio sono solo alcuni degli elementi che valorizzano la Svizzera. Purtroppo oggi sono minacciati. La politica e le autorità fanno troppo poco per preservare questi tesori e le basi vitali del nostro futuro. Pro Natura, BirdLife Svizzera, la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio e Patrimonio svizzero, con il sostegno di altre organizzazioni, vogliono ora invertire questa tendenza. L’8 settembre hanno consegnato alla Cancelleria federale a Berna l’iniziativa biodiversità e l’iniziativa paesaggio, ciascuna con oltre 105 000 firme convalidate. Le scatole contenenti le schede firmate sono state simbolicamente raggruppate sulla terrazza di Palazzo federale in modo da formare un puzzle della «Svizzera di domani», multicolore e variata. L’iniziativa biodiversità mira a rafforzare la protezione della natura, del paesaggio e del patrimonio edilizio, un compito comune della Confederazione e dei Cantoni, i quali devono assicurare sufficienti superfici e mezzi finanziari per la salvaguardia della biodiversità, degli spazi vitali e della varietà delle specie. L’iniziativa paesaggio rafforza il principio di separazione fra zone edificabili e non edificabili, da molto tempo sancita, ma in realtà non rispettata. Il testo dell’iniziativa prevede di stabilire chiare regole per l’attività edilizia nelle zone non edificabili, limitando il numero e le superfici utilizzate degli edifici. Le due iniziative sono state lanciate a fine marzo 2019 da Pro Natura, BirdLife Svizzera, la Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio e Patrimonio svizzero con il sostegno di altre organizzazioni, fra cui l’ATA, l’Iniziativa delle Alpi, Casafair e CacciaSvizzera. → www.iniziativa-biodiversita.ch, www.iniziativa-paesaggio.ch
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UN RICONOSCIMENTO E UN IMPEGNO PER IL FUTURO 38
Premio Wakker 2020 alla Città di Baden Patrimonio svizzero ha assegnato il Premio Wakker 2020 alla Città di Baden (AG). Il riconoscimento è stato conferito nella cornice di una cerimonia in formato ristretto, tenutasi a Baden il 19 settembre.
Baden è stata premiata per aver investito, in modo accorto e intelligente, nella promozione degli spazi di uso pubblico, così ha dichiarato nel suo discorso Daniela Saxer, Presidente fino a giugno 2020 della Commissione Premio Wakker. Baden resta certamente segnata dall’intenso viavai giornaliero, concentrato soprattutto attorno alla Schulhausplatz, uno degli incroci più trafficati di tutta la Svizzera, proprio all’entrata della città vecchia. Tuttavia, con un approccio esemplare, la Città è riuscita a restituire agli abitanti strade e piazze invasi dal traffico sin dagli anni Sessanta. Anche il Canton Argovia ha rivolto a Baden le proprie congratulazioni. La Presidente del Gran Consiglio Edith Saner e il Landamano Markus Dieth hanno reso omaggio alla Città per le scelte oculate nella gestione dello sviluppo urbano, sottolineando l’importanza di portare avanti anche in futuro questo impegno volto a promuovere una cultura della costruzione di qualità. Patrimonio svizzero si congratula con Baden per il Premio Wakker 2020! Barbara Angehrn Saiki, responsabile progetto Cultura della costruzione, Patrimonio svizzero
Quest’anno niente è come al solito – e anche il conferimento del Premio Wakker non fa eccezione. La premiazione ha avuto luogo al centro Trafo di Baden, ma si è rinunciato alla cerimonia pubblica in grande formato, optando per un evento più modesto, con un centinaio di invitati. Tra i presenti, a rappresentare i cittadini, il sindaco Markus Schneider. È a lui che il Presidente di Patrimonio svizzero Martin Killias ha consegnato la distinzione di 20 000 franchi.
IMPRESSUM I testi in italiano sono curati, adattati e a volte ridotti da Sándor Marazza, Multiversum, 6616 Losone 4/2020: 115mo anno Editore: Patrimonio svizzero (redazione: Peter Egli) Stampa: Stämpfli AG, 3001 Berna Grafica: Stillhart Konzept und Gestaltung, 8003 Zurigo Appare: a scadenza trimestrale Indirizzo: Redazione «Heimatschutz/Patrimoine» Villa Patumbah, Zollikerstrasse 128, 8008 Zurigo T. 044 254 57 00, redaktion@heimatschutz.ch ISSN 0017-9817 www.patrimoniosvizzero.ch
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