Report_2006_Turkmenistan

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Missione archeologica italo-turkmena nel delta del Murghab (Turkmenistan). Relazione finale campagna 2006


INDICE INTRODUZIONE......................................................................................................................

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B. Cerasetti (Dipartimento di Archeologia, Università degli Studi di Bologna)

PARTE I La ricognizione nell'area nord-orientale del delta lungo i paleoalvei di GonurTakhirbai (N° 8), dei siti N° 1211-1219 (N° 5), di Jakiper (N° 2) e di Auchin (N° 1)……………………………………………………………………………………………………

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B. Cerasetti, P. Koch (Dipartimento di Scienze dell'Antichità e del Vicino Oriente, Univerità Ca' Foscari, Venezia)

PARTE II Sito N° 1211. Ottobre 2006. Rapporto preliminare...................................................……...

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F. Genchi (Dipartimento di Archeologia sede di Ravenna, Università degli Studi di Bologna)

PARTE III Evoluzione geomorfologica del delta interno del Murghab: relazione missione Turkmenistan 2006..............………......................................................………………………...

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A. Ninfo (Dipartimento di Geografia, Università di Padova), A. Perego (Dipartimento di Geologia, Università di Milano)

PARTE IV Conclusioni e prospettive future per la continuazione del progetto…………………….

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B. Cerasetti

Elenco delle pubblicazioni..........................…............................................................................

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INTRODUZIONE La campagna archeologica Autunno 2006 nel delta del Murghab si è svolta dal 2 al 21 di Ottobre nell'ambito dell'accordo tra l'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) di Roma e lo State Institute of Cultural Heritage of the Peoples of Turkmenistan, Central Asia and the Orient under the President of Turkmenistan di Ashgabat, sotto la direzione del Prof. Maurizio Tosi1, rappresentato sul campo dalla Dr. Barbara Cerasetti, e del Prof. Ovez Gundogdiyev. I membri della missione erano, oltre ad i responsabili scientifici, il Dr. Aydogdy Kurbanov, nella veste di Ispettore del Ministry of Culture and TV Broadcasting of Turkmenistan, il Prof. Tirkesh Hodjaniyazov, la Dr. Olga Bakiyeva ed il Dr. Nygmatulla Amanliev da parte turcomanna e il Dr. Andrea Ninfo, il Dr. Alessandro Perego, il Dr. Francesco Genchi e il Sig. Philip Koch da parte italiana.

1 Il Prof. Maurizio Tosi è co-direttore scientifico del progetto nella domanda MAE 2006.

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Fig. 1. Area del progetto e distribuzione dei siti della Carta Archeologica

L'accordo, che prevedeva l'indagine archeologica del sito del Bronzo di Togolok 12, è stato integrato da diverse attività parallele che hanno permesso un'analisi dettagliata, sia dal punto di vista archeologico sia geografico-geologico, dell'area del sub-delta di Iolotan ed in particolar modo delle aree dei siti di Togolok e Takhirbai. Per quanto concerne Togolok 13, è stato eseguito un rilievo topografico del sito con il posizionamento del saggio di scavo eseguito da V.I. Sarianidi (1990) e quello aperto durante la campagna dell'Autunno 2005.

2 Il sito N° 190 nella lista dei siti del progetto “The Archaeological Map of the Murghab Delta” (Gubaev, Koshelenko, Tosi 1998: 220; Cattani et al. 2003). 3 Cfr. relazione Autunno 2005 di S. Salvatori (n.p.); (Salvatori 1998a, b; 2004; forthcoming a, b).

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Fig. 2. Area del sito di Togolok con il posizionamento dei saggi di scavo (da M. Cattani e F. Genchi)

Il rilievo è stato eseguito per mezzo della Stazione Totale GTS 3 e dei software Meridiana 220 ed ArcGIS 9.0 al fine di giungere ad una chiara comprensione della composizione strutturale dell'insediamento del Bronzo, costituito da quattro Elevated Depositional Area (EDA) (Gubaev, Koshelenko, Tosi 1998: 94), posizionati intorno al tepe centrale, con presenza di aree di lavorazione artigianale e fornaci di varie dimensioni. L'area di Togolok rappresenta uno dei più vasti ed importanti complessi archeologici nel delta del Murghab durante la Tarda Età del Bronzo. Il sito di Togolok 1 è posto in un'area priva di vegetazione recente tra due canali principali che vanno in direzione dei siti di Adam Basan e Gonur.

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Takyr

Takyr

Paleocanale

Fig. 3. Posizionamento ed esplorazione dell’area del sito di Togolok (da A. Ninfo ed A. Perego)

Il territorio è caratterizzato dalla presenza di takyr, dune eoliche e scarsa vegetazione. L'insediamento copre un'area di undici ettari su una pianura alluvionale di circa 4 m. di altezza. La città antica, di pianta rettangolare, è probabilmente difesa da una cinta difensiva con torri circolari 7


agli angoli e quattro porte poste ai punti cardinali. L'area meridionale è occupata da una cittadella a sua volta circondata da mura difensive. Durante l'ultima campagna il Dr. S. Salvatori ed il Prof. O. Gundogdyev decisero di aprire un saggio di scavo di 10 x 10 m. ad ovest di quello aperto da Sarianidi, portando alla luce una larga struttura probabilmente relativa ad un cortile aperto circondato da stanze e caratterizzato dalla presenza di strumenti di uso quotidiano. I risultati finali dello scavo hanno confermato la natura monumentale del sito di Togolok 1, caratterizzato dalla presenza di numerosi edifici multifunzionali. Contemporaneamente sono stati eseguiti lo scavo stratigrafico ed un'indagine geomorfologica prelimare del sito del Bronzo Finale N° 1211 nell'area di Takhirbai, di cui segue la relazione dell'esecutore materiale dello scavo, Dr. F. Genchi, e la prospezione archeologica del territorio posto tra i paleocanali di Gonur-Takhirbai (N° 8) e di Auchin (N° 1), per l'esattezza lungo il paleocanale cosiddetto di Jakiper (N° 2) e dei siti N° 1211-1219 (N° 5).

Fig. 4. Ricostruzione dei canali principali del delta del Murghab sulla base delle immagini SRTM e del conoide sedimentario (Cerasetti 2002 a, b, c, forhcoming; Cerasetti, Mauri 2002)

Alla fine della campagna 2006 il materiale archeologico proveniente dalla ricognizione e dallo scavo è stata immagazzinato nello Statal Museum National Historical Park “Ancient Merv”,

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con il consenso del direttore, Dr. Rejepmurat Jepbarov, del Ministry of Culture and TV Broadcasting of Turkmenistan, di cui si allega la lista.

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PARTE I. La ricognizione nell'area nord-orientale del delta lungo i paleoalvei di Gonur-Takhirbai (N° 8), dei siti N° 1211-1219 (N° 5), di Jakiper (N° 2) e di Auchin (N° 1) Il delta del Murghab, il cui bacino collettore copre attualmente un'area di ca. 18.700 km. quadrati, è composto dai sub-delta occidentale ed orientale, a loro volta suddivisi in ulteriori sistemi: il delta occidentale, di ca. 6.500 km. quadrati, è composto dal sistema settentrionale di Aravalli e da quello meridionale di Talkhatan-Baba; il delta orientale, di circa 3.500 km. quadrati, è composto dal sistema settentrionale di Iolotan e da quello meridionale del Sultan-ab. Essi costituiscono quattro sistemi separati sia dal punto di vista idromorfologico sia insediamentale.

Fig. 5. Bacino collettore e conoide sedimentario del delta del Murghab

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Fig. 6. Sistema di Aravalli (in blu), di Talkhatan-Baba (in rosso), del Sultan-ab (in verde) e di Iolotan (in rosa)

La ricognizione di superficie del sub-delta di Aravalli è impedita da una vegetazione ancora rigogliosa che testimonia la passata presenza del lago terminale Jar, in antico unico punto di confluenza del fiume Murghab. Secondo una comunicazione orale da parte di uno studioso locale, il geografo Dr. Kadyr Aranbaev dell'Institut Iarvovedeshe di Ashgabat che a lungo si è dedicato allo studio del territorio deltizio, i risultati di alcuni carotaggi eseguiti nell'area testimoniano che il subdelta di Aravalli non presenta tracce di frequentazione umana in antico. I tre restanti sub-delta, che appaiono effettivamente sulle immagini da satellite con una vegetazione meno rigogliosa e con un deposito alluvionale più consistente, evidenziato da aree più chiare, risultano invece frequentate fin dall’Età del Bronzo. Il fenomeno di deposito dell'alluvium fluviale ha fatto sì che le testimonianze archeologiche pù antiche siano purtroppo visibili solo nell'area nord-orientale del delta, in ambiente desertico. La ricognizione condotta tra il 1990 ed il 2003, nell'ambito del progetto “The Archaeological Map of the Murghab Delta”, ha registrato la presenza di un totale di millecinquecentoventuno siti che coprono un arco cronologico che va dal 2800 a.C. al XIII sec. d.C. Uno degli scopi di questa campagna è stato proprio quello di terminare la ricognizione di un'area, non esplorata in passato, grazie alla costruzione di una nuova strada da parte di cacciatori di etnia araba, il cui scopo era quello di raggiungere più facilmente dalla strada asfaltata le regioni settentrionali più ricche di selvaggina. 11


Fig. 7. Uno dei percorsi della survey 2006 (in rosso) con l’antica città di Merv (in blu). Il lato nord-orientale del poligono corrisponde alla strada fatta costruire dai cacciatori arabi

Lungo i paleocanali NN° 2 e 5 sono stati individuati centoventiquattro nuovi siti, fra cui numerosi spot e potsherd scatter, datati dal tardo Bronzo (Late Bronze Age-LBA-2400-2100 a.C.) al periodo Medievale (Medieval-MED-VIII-XV d.C.).

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Fig. 8. Area del delta del Murghab coperta dai transetti eseguiti nel 1994 (in verde), nel 1995 (in viola), nel 1996 (in giallo), nel 2000 (in fucsia), nel 2002 (in verde chiaro) e nel 2006 (in azzurro) (Cattani, Salvatori forthcoming)

La distribuzione dei siti del Bronzo si concentra prevalentemente in due aree principali: la prima a circa 7 km. ad est del sito di Takhirbai e la seconda nell'area del sito di Auchin 1, a nord-est dell’area insediata.

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Fig. 9. Aree di concentrazione dei siti del Bronzo: area di Takhirbai-tepe (cerchio rosa) ed area di Auchin-tepe (cerchio blu)

Molto interessante la scoperta nella prima area di un sito di cultura Andronovo, con presenza di ceramica Incised Coarse Ware (ICW) insieme con ceramica tornita del Bronzo finale (Final Bronze Age-FBA).

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Fig. 10. Sito di cultura Andronovo N째 1468; nella foto visto da est, con le aree di lavorazione relative (NN째 14691470)

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Il sito è composto da un'area principale (sito N° 1468) di 2167 m. quadrati con funzione probabilmente abitativa, con presenza di un Elevated Depositional Area (EDA) nella zona nordorientale, caratterizzato da una maggiore concentrazione di frammenti ceramici, e da strutture abitative nella parte sud-occidentale. Due insediamenti di minori dimensioni (siti NN° 1469, 1470), rispettivamente di metri quadrati 159 e 268, sono posti a nord-ovest della prima area e costituiscono probabilmente le relative aree di lavorazione, dalla presenza di numerosi scarti di fornace ed un pestello in pietra rinvenuti nel sito N° 1470. Muovendosi lungo lo stesso asse verso est, numerosi sono i siti caratterizzati prevalentemente da ceramica tornita del Bronzo con presenza di ceramica ICW ai margini. Ad essi si susseguono siti esclusivamente con ceramica tornita fino ad arrivare al sito N° 1476, un sito EDA con presenza di fornaci notevolmente ben conservato, che riporta ceramica databile alla prima età del Ferro (Iron Age 1-IA 1 = Yaz I), ovvero ceramica tornita con decorazione geometrica dipinta.

Fig. 11. Sito N° 1476 con una delle fornaci in primo piano

Considerando che la ricognizione ha coperto anche le aree immediatamente a nord e a sud di quest’area e che non è stata rilevata la presenza di ulteriori siti, se non in forma di spot e potsherd scatter, l’area in questione rappresenta nel delta un’interessante finestra sul complesso passaggio tra il sistema insediativo dal Bronzo Finale alla prima età del Ferro. 16


La ricognizione ha inoltre evidenziato a circa 16 km. a nord dei siti complessi databili alla seconda-terza fase del Ferro (Iron Age 2-3-IA 2-3 = Yaz II-III), N째 211, 212, 213, una fitta distribuzione di siti EDA databili allo stesso periodo, di dimensioni notevoli e composti da pi첫 aree multifunzionali poste nei presi del mound centrale come zone di lavorazione con fornaci ed aree abitative che si alternano a campi agricoli.

Fig. 12. Posizionamento dei siti EDA IA 3 con le zone di lavorazione

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L’area appare intensamente abitata durante una fase in cui la dinastia Achemenide ha già evidentemente un controllo capillare del sistema di irrigazione, con la costruzione dei grandi dam, gestito da un complesso sistema gerarchico di siti, la cui predominanza non dipende ormai più pevalentemente dalla vicinanza ai canali di maggior apporto idrico. L’area lungo i palealvei NN° 2 e 5 appare quindi intensamente abitata durante il Ferro, testimoniato dalla presenza di numerosi insediamenti multifunzionali e dalla distribuzione sud-nord delle fortezze IA 2-IA 3 (siti NN° 173, 174, 215, ecc.), poste lungo il lato orientale del delta a difesa delle estreme propaggini territoriali della satrapia achemenide, come anche durante la fase finale del Bronzo come evidenziato dalla “finestra” ad est del sito di Takhirbai e dall’area intorno al sito del Bronzo di Auchin dove sono stati rilevati siti di sedentari LBA ed accampamenti di nomadi sempi-permanenti posti ai loro margini.

Fig. 13. Linee di forteza a difesa della regione nord-orientale del delta

Il fenomeno del nomadismo in Asia Centrale ed in particolare nel Turkmenistan meridionale è fondamentale per la comprensione della dinamica dei processi insediativi che hanno caratterizzato il territorio del delta. La degradazione ambientale che avviene durante il passaggio dal Bronzo al Ferro è contrastata con l'insediamento dei pastori nelle aree meno produttive, ovvero le fasce intrafluviali più lontane dai corsi d'acqua. Qualora fosse esistita la pianura alluvionale continua, i bracci fluviali del delta comunque esistevano, creando una considerevole differenziazione nella gerarchia dei siti in base alla prossimità dell'acqua, ancora fondamentale in questo periodo, alla consistenza dei suoli ed alla configurazione topografica. L’area fu abitata fino ai periodi classici come 18


testimoniato dall’imponente sito di Jakiper (III-IX d.C.) e dai numerosi EDA multifunzionali ad esso relativi, che puntellano le aree abitative marginali del delta tra i siti del Bronzo di Gonur ed Auchin. Le immagini da piattaforma satellitare ed aerea sono state fondamentali per colmare lacune ricognitive. Durante le ultime campagne la survey è stata impostata primieramente sulla distribuzione dei grandi takyr lungo i maggiori paleoalvei, evidenziati dalle immagini da satellite a media ed alta risoluzione, oltrechè sull’apertura di nuove strade che hanno facilitato l’accesso in aree in passato irraggiungibili a causa della presenza delle sabbie.

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PARTE II. Sito N° 1211. Ottobre 2006. Rapporto preliminare I siti NN° 1211-1219 furono scoperti nel settembre del 2000 (Cattani forthcoming a, b), durante un transetto di ricognizione nei pressi del canale relativo al sito di Takhirbai. Gli insediamenti si trovano 8 km. a nord-ovest della fortezza partico-sasanide di Garry-Kishman, in area desertica recentemente sottoposta a sfruttamento agricolo. Il transetto ha attraversato una vasta area caratterizzata dalla presenza di takyr e basse dune di sabbia che ostacolano la visibilità dei suoli antichi ed i siti NN° 1211 e 1219 sono tra gli insediamenti del Bronzo più meridionali nel delta del Murghab. Il sito N° 1211 è di straordinaria importanza per la comprensione delle dinamiche culturali durante le fasi finali dell’età del Bronzo, quando le popolazioni nomadi portatrici della ceramica ICW sembrano interagire con le popolazioni sedentarie del delta del Murghab. Durante le campagne di scavo 2001-2002 il sito è stata esplorato fino al suolo vergine, espondendo una vasta area con strutture per l’immagazzinamento di derrate caratterizzata dalla presenza numerosa di ceramica ICW a testimonianza della natura nomadica del sito. Lo scavo ha messo in luce numerosi vasi in ceramica tornita, fatta a mano decorata ad incisione ed in argilla cotta. Tre dei vasi in ceramica tornita contenevano grani carbonizzati appartenenti ad almeno tre tipi diversi di cereali (triticum, hordeum ed un terzo non identificato) (Cattani forthcoming, a) ed il materiale ceramico risulta bruciato, probabilmente a causa di un incendio. L’area sembra appartenere ad una struttura di immagazzinamento e di trattamento delle granaglie e la presenza di una grande macina conferma l’ipotesi che potesse essere una zona di lavorazione dei cereali, probabilmente esterna e correlata all’abitazione vera e propria. I risultati della campagna 2006 favoriscono questa ipotesi, in quanto sono state messe in luce strutture connesse alle attività di stoccaggio rendendo possibile individuare le tecniche costruttive. L’osservazione di alcuni accampamenti moderni che ospitano locali impegnati nelle attività stagionali di coltivazione e raccolta dei meloni, situati a poche centinaia di metri dal sito N° 1211, permette di compiere confronti e valutazioni interessanti. Dopo aver localizzato il sito N° 1211 (UTM 41N, 0427029, 4205612), celato dalla vegetazione cresciuta nei quattro anni di interruzione dell’attività di scavo, sono stati individuati i limiti relativi all’area indagata nella campagna 2002 ed è stato aperto un ulteriore saggio, a nord-est del precedente, laddove la raccolta di superficie effettuata nel 2000 aveva evidenziato una densa concentrazione di frammenti ceramici. L’area corrisponde probabilmente al limite settentrionale del sito, dove il takyr lascia il posto alla duna di sabbia che si estende in direzione est, sebbene sia stata registrata la presenza di numerose aree ad alta densità ceramica fino ai margini del sito N° 1219. Quest’ultima osservazione induce ad ipotizzare un accampamento costituito da diverse abitazioni dotate di strutture accessorie. 20


Il saggio di scavo, di m. 5 x 5, è stato sudiviso nei quadrati C 11-15 e G 11-15 e l’area totale di scavo raggiunge un’estensione di 80 m. quadrati .

Fig. 1. Planimetria dell’area di scavo 2006 con l’evidenza delle fosse di alloggiamento dei vasi e dei silos

In primo luogo si è operata una raccolta sistematica di superficie che ha interessato l’intera area dell’insediamento, rimuovendo ogni frammento ceramico di dimensione maggiore ad 1 x 1 cm., e suddividendoli secondo le due tipologie che caratterizzano il sito [WM = wheel-made, HM = hand-made (ICW)]. I frammenti diagnostici (orli, fondi, pareti decorate) sono stati siglati con la sigla dell’anno di scavo, del numero di sito e del codice di quadrato. Al di sotto del livello superficiale di sabbia, è emerso uno strato orizzontale di argilla sabbiosa molto compatto e di colore marrone chiaro (US 1a), che copriva prevalentemente il settore occidentale del saggio di scavo e corrispondeva al deposito alluvionale dello spessore di circa 7-8 cm. che ricopre le strutture dell’età del Bronzo. Lo strato conteneva alcuni frammenti ceramici, in prevalenza torniti (WM), ed un discreto numero di frammenti di pareti di vasi in argilla appena scottata molto probabilmente in posto. Si tratta di frammenti spessi da 1 a 3 cm., di colore rosa chiaro con una superficie molto porosa. Alcuni di essi, rinvenuti nell’area di scavo indagata nel 2002, sono riferibili a contenitori in argilla cotta in posto, considerato il progressivo viraggio di 21


colore rosso che li caratterizza. Ad un’attenta osservazione, i frammenti ritrovati nell’US 1a corrispondono ad agglomerati di argilla con presenza di tracce di incannucciato: alcuni presentano esclusivamente l’impronta rilasciata dall’elemento vegetale (variabile da 1 a 5 cm. di larghezza), mentre altri presentano un foro passante, traccia della canna nella sua interezza. Tali agglomerati sono probabilmente pertinenti a pareti in argilla atte a rinsaldare e sostenere una copertura di arbusti o potrebbero costituire il materiale di rinforzo della struttura portante di strutture seminterrate di piccole dimensioni per la conservazione delle derrate. Il rinvenimento della quasi totalità di questi frammenti all’interno dello strato che copre il piano di frequentazione, confermerebbe l’ipotesi che possa trattarsi di frammenti di intonaco pertinenti ad una o più parti della struttura in alzato. Di rilievo il rinvenimento di un macinello in pietra, di forma quadrata e dello spessore di circa 4 cm., che riporta tracce di usura su una delle due superfici di utilizzo. Nel settore orientale (quadrati C-G 14-15) il deposito che copriva il livello antropico subisce un mutamento, ovvero si trattava di uno strato orizzontale di limo argilloso, comunque di carattere alluvionale, molto compatto e di colore grigio chiaro (US 1b). Lo strato riportava uno spessore maggiore del precedente (US 1a), di circa 15 cm., e si sfaldava in zolle di medie dimensioni. Conteneva pochi frammenti di piccole dimensioni di ceramica fatta a mano con decorazione incisa, riferibile alla produzione vascolare della cultura Andronovo (ICW), mentre non sono stati riscontrati frammenti di pareti in argilla cotta. Si tratta probabilmente di un’area esterna a quella dedicata alle attività di stoccaggio ed immagazzinamento. Entrambi gli strati USS 1a e 1b coprivano l’US 2 ed in parte l’USS 3 e 4.

Fig. 2. Saggio di scavo. In evidenza l’esposizione dell’interfaccia dell’USS 2 e 1

Al di sotto del deposito alluvionale è stato possibile riconoscere un primo livello di frequentazione antropica ad alta densità, ovvero un strato di limo in posizione orizzontale di matrice 22


relativamente friabile e granulosa, ricco di materiale organico e di colore marrone chiaro, tendente al grigio in alcune zone lenticolari più compatte (US 2). Lo spessore del deposito era variabile in relazione alle aree soggette ad attività. Nei quadrati C-D 11 e C-D 12 raggiungeva i 7-8 cm. di spessore, diminuendo gradatamente verso il settore orientale, mentre sembrava interrompersi nei quadrati E 11-12-13-14 e D 15, E 15 e F15. Qui il deposito a consistenza granulosa lasciava il posto ad uno strato a matrice argillosa compatta di colore grigio chiaro, che si estendeva in direzione estovest e che sembrava il limite esteno dell’area interessata dalle attività di stoccaggio. L’unità stratigrafica conteneva minuti e poco numerosi frammenti ceramici in posizione verticale (US 4). In questo strato ad alto livello antropico (US 2) sono stati rinvenuti numerosi frammenti di ceramica tornita, alcuni frammenti di pareti in argilla cotta ed un discreto numero, circoscritto al settore occidentale, di frammenti ceramici del tipo ICW (Fig. 4). Si riferiscono a vasi collassati, il più delle volte uno sull’altro, probabilmente a seguito di un incendio testimoniato dalle pareti annerite di alcuni vasi e la presenza nello strato di alcuni livelli lenticolari di sabbia carboniosa, di consistenza soffice e polverosa (US 3), riscontrati prevalentemente nei quadrati C 11, F 11 e D 12 (Fig. 3).

Fig. 3. Particolare dell’interfaccia dell’US 2 con le prime concentrazioni di frammenti ceramici

Fig. 4. Particolare delle lenti carboniose riconosciute tra le fosse e denominate US 3

Lo strato interessato dalla presenza antropica era tagliato da piccole depressioni, fosse di alloggiamento dei vasi, due delle quali delle vere e proprie strutture di piccole dimensioni tipo silos con pareti interne leggermente spanciate e margini compattati rivestiti d’argilla, atte a conservare i contenitori per derrate. Nei quadrati C 11 e 12 è stato individuato il limite di una fossa di forma ovoidale, con un diametro maggiore di 55 cm., interpretata come una struttura seminterrata. La fossa presentava pareti verticali rivestite di argilla compattata, in particolar modo nella parte superiore, ed è stato raggiunto il fondo ad una profondità di 30 cm. (US 6). All’interno della fossa era alloggiato una vaso fabbricato al tornio, in condizioni frammentarie, caratterizzato da un impasto rossiccio 23


ricoperto dallo slip biancastro, peculiare della produzione Namazgha VI. L’argilla che rivestiva i margini e le pareti superiori della fossa sembrava leggermente scottata, di un colore grigio scuro, probabilmente per garantire maggiore stabilità ed impermeabilità alla struttura, utilizzata come deposito per i contenitori. Il fondo della fossa-silos era riempito da uno strato di limo friabile, di colore marrone chiaro, che presentava una discreta quantità di materiale organico (US 5). Nell’area adiacente, in particolare nei quadrati C 11 e D 11, erano presenti altre due fosse della profondità di 7-8 cm., con profilo concavo e diametro di circa 25 cm., al cui interno erano presenti alcuni frammenti ceramici di contenitori alloggiati. Anche in questo caso era presente la ceramica tornita, ma si trattava prevalentemente di frammenti di ceramica fatta a mano con decorazione incisa. Il riempimento delle due fosse consisteva in un deposito di sabbia carboniosa (USS 7-8), di consistenza soffice e polverosa. In una delle due fosse è stato rinvenuto un vaso collassato, con l’orlo praticamente integro, appoggiato direttamente alla parete interna della struttura. La parte centrale del saggio di scavo presentava una zona caratterizzata dalla presenza di uno strato non uniforme di argilla compatta e di colore rosso chiaro, probabilmente indurita dal fuoco. L’unità stratigrafica presentava una forma ovale con diametro maggiore di 80 cm., al cui interno sono stati riscontrati frammenti di ceramica fatta a mano con decorazione incisa (US 9). Al margine occidentale di quest’area si distingueva una depressione relativamente profonda (12 cm.), rivelatasi poi un’altra struttura tipo silos. Un vaso di ceramica ad impasto con decorazione incisa era adagiato lungo il limite meridionale della fossa e conservava l’intero fondo e parte della parete inferiore del corpo, mentre l’orlo e parte della spalla sono stati recuperati all’interno del silos. È probabile che il vaso fosse alloggiato all’esterno della struttura al momento dell’abbandono e che successivamente una parte sia finita all’interno della fossa. Questa ipotesi è avvalorata dal rinvenimento di centinaia di semi carbonizzati, soggetti a campionatura, nello strato di riempimento e sul fondo del silos, inizialmente sicuramente contenuti nel vaso. Di notevole interesse è il recupero, alla base della fossa, di un frammento integro e di forma circolare di ceramica fabbricata al tornio, interpretabile come un tappo per sigillare i contenitori che racchiudevano le granaglie. Anche questo silos presenta le pareti leggermente spanciate ed i margini rinforzati da argilla compattata (US 11). Il riempimento della fossa era costituito da limo friabile con presenza di esigue concrezioni argillose, ma soprattutto da resti carboniosi e semi carbonizzati (US 10). Tali rinvenimenti inducono a credere che anche questa zona, come quella scavata nel 20024, è stata probabilmente interessata da un episodio di incendio, il che potrebbe spiegare la presenza di argilla consolidata dal fuoco di colore rosso chiaro in prossimità della fossa. Nella zona sud-orientale del saggio di scavo, precisamente nel quadrato D 14, le radici di una 4

Cfr. relazione Autunno 2002 di M. Cattani (n.p.)

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pianta avevano sollevato lievemente il deposito antropico, mettendo in evidenza i resti di un vaso in ceramica fatta a mano con decorazione incisa. Si tratterebbe, anche in questo caso, di un vaso alloggiato in una fossa, i cui limiti non erano riconoscibili.

Fig. 5. La fossa in C 11-12: nel riempimento (US 5) emergono i primi frammenti del vaso tornito.

Fig. 6. Particolare dell’area caratterizzata dall’argilla compattata dal fuoco di colore rossastro (US 9). Sul bordo della fossa si nota la presenza del fondo del vaso con decorazione incisa

Fig. 7. Particolare del vaso con decorazione incisa sul limite della fossa-silos localizzata nel quadrato D 13

Fig. 8. Frammenti ceramici dall’ US 2

Lungo il limite tra l’area antropizzata (US 2) e lo strato di argilla compattata (US 5), si trovavano tre buche di palo di piccole dimensioni. La prima buca è stata identificata nel quadrato E 11 e presentava una forma ovoidale a sezione conica con un diametro maggiore di 10 cm. ed una profondità di 14 cm. (US 13). Il riempimento della buca era costituito da sabbia a consistenza soffice e polverosa di colore avana con presenza di inclusi argillosi di piccole dimensioni (US 12). La seconda buca di palo è stata localizzata nel quadrato E 12, presentava una forma cilindrica ed un fondo piatto con un diametro di 7 cm. ed una profondità di 12 cm. (US 15). Le pareti della buca sembravano rinforzate in alcuni punti da piccole concrezioni di argilla scottata. Il riempimento era 25


composto da limo friabile di colore grigio chiaro (US 14). La terza buca di palo, localizzata nel quadrato D 13, era composta da due fosse comunicanti a forma di otto. La buca di maggiori dimensioni presentava una forma quasi circolare a sezione conica, con un diametro di 10 cm. ed una profondità di 13 cm., ed era collegata ad un’altra fossa di forma ovoidale, con un diametro maggiore di 6 cm. ed una profondità di 10 cm. (US 17). Anche in questo caso il riempimento era costituito da limo a consistenza polverosa di colore grigio chiaro (US 16). L’ubicazione delle buche lungo il margine dell’US 5 sembrava seguire l’andamento del deposito antropico e potrebbero essere state funzionali alla struttura portante o alla copertura eventuale dell’area di immagazzinamento dei vasi, ipotizzata sulla base della presenza nello strato di agglomerati di argilla con tracce di incannucciato. L’area immediatamente a nord dell’US 5 (quadrati G 11-12-13) era caratterizzata dalla presenza nel deposito di limo compatto in posizione orizzontale, ricco di materiale organico e resti carboniosi, già individuato nell’area meridionale (US 2). Nel quadrato G 11, nello strato superficiale del deposito, è stato rinvenuto un vaso in ceramica ad impasto non decorato con il fondo completo ed alcuni frammenti di parete, mentre un grande contenitore molto frammentato in ceramica tornita, caratteristico della produzione vascolare della fase Namazgha VI, è stato rinvenuto alloggiato in una depressione poco profonda di circa 5 cm. localizzata nel quadrato G 12. Il riempimento della fossa era composto da limo di colore grigio, leggermente più compatto rispetto a quello presente nelle fosse rinvenute nell’area sud (US 18). Un ulteriore vaso in ceramica al tornio molto frammentato è stato localizzato nel quadrato G 13, a pochi centimetri di distanza dal precedente, e non sembrava associarsi ad alcuna fossa di alloggiamento. Una differenza sostanziale nella tipologia dell’orlo esclude la possibilità che si trattasse dello stesso vaso, i cui frammenti erano distribuiti in maniera disomogenea sulla superficie dello strato. Gli ultimi due recipienti sono caratterizzati da un impasto e da un processo di cottura differenti rispetto ai precedenti. Infatti non presentano una frantumazione in scaglie, conservando invece i frammenti piuttosto integri, ed anche l’impasto argilloso si presenta più omogeneo, privo del caratteristico colore rossiccio e dello slip di colore bianco. Al di sotto del deposito interessato dalle deposizioni dei vasi e dai tagli delle fosse, nonché dal suolo antropico più o meno ricco di materiale organico, è stato riconosciuto uno strato di limo di colore grigio chiaro parzialmente inclinato da nord a sud, molto compatto ed interpretabile come suolo vergine (US 19). La matrice stratigrafica potrebbe essere esemplificata nelle seguenti fasi di pertinenza archeologica: al di sopra del suolo vergine (US 19) le prime tracce di occupazione sono rappresentate dalle buche di palo e dai tagli delle fosse-silos (US 6, 11, 13, 15, 17), a cui fa seguito la deposizione dei contenitori coperta dal suolo antropico a matrice carboniosa ed organica (US 2).

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Fig. 9. Il vaso fabbricato al tornio localizzato nel quadrato G 12

Fig. 10. Alcuni frammenti riferibili al vaso tornito in G 13

Fig. 11. Fondo di un vaso in ceramica ad impasto sulla testa del deposito antropico

Fig. 12. Rinvenimento del tappo in ceramica sul fondo della fossa contenente i semi carbonizzati

Le fosse e le buche sono riempite da materiale a matrice limosa o sabbiosa, contenente talvolta resti carboniosi (US 5, 7, 8, 10). Alla fine del periodo di occupazione segue una fase di abbandono caratterizzato da un deposito alluvionale (US 1) e processi erosivi della superficie. In conclusione il saggio di scavo effettuato nella stagione 2006 nel sito N° 1211 conferma l’ipotesi che si tratti di un’area di immagazzinamento di contenitori per derrate, riferibile ad un accampamento semi-permanente di una comunità nomadica dedita alle attività agricole, stanziatasi ai margini dei campi coltivati dagli agricoltori sedentari. La sequenza stratigrafica del sito N° 1211 è particolarmente significativa per l’identificazione delle ecozone occupate dalle genti nomadiche le cui tracce archeologiche sono state prevalentemente ritrovate nelle zone ricoperte da sabbie. In questo caso possiamo rilevare che dovevano esistere altre e non univoche situazioni in cui le popolazioni nomadiche potevano risiedere sia nelle aree di sfruttamento agricolo che nelle aree periferiche interessate dall’incipiente processo di desertificazione. I risultati ottenuti nell’area indagata in questa stagione ha permesso di ipotizzare la presenza di una struttura portante, a cui era verosimilmente correlata una copertura molto probabilmente 27


vegetale, funzionale alle strutture di immagazzinamento, confermata dal rinvenimento di frammenti di pareti in argilla con tracce di incannucciato e delle buche di palo ai margini della stessa area. La struttura era pobabilmente costituita da arbusti rivestiti da argilla. Le buche di palo, di piccole dimensioni, erano funzionali a questa costruzione e potrebbero essere interpretate come uno dei limiti dell’area sfruttata dal gruppo per le attività di stoccaggio delle derrate. L’area interessata dalle attività sembra appartenere ad una struttura appena seminterrata, impostata quindi in una depressione di circa 15-20 cm. rispetto al blocco argilloso che fungerebbe da limite della stessa. Si potrebbe trattare di una struttura accessoria, esterna e limitrofa all’abitazione vera e propria, destinata alla lavorazione e all’immagazzinamento delle derrate alimentari. All’interno di quest’area la presenza di due silos, dotati di una parete leggermente spanciata, e di un abbondante numero di semi, fa propendere per questa interpretazione, confortata anche dall’assenza di strutture del genere nell’unità abitativa indagata nella stagione 2002.

Fig. 13. Buca di palo nel quadrato D 12 in corso di scavo

Fig. 14. Buca di palo nel quadrato D 13 in corso di scavo

A questo proposito l’osservazione di alcuni accampamenti stagionali di baluchi turkmeni, impegnati nella raccolta dei cocomeri nel delta del Murghab, ha fornito spunti di un certo interesse per un confronto etno-archeologico. In particolare si è potuta verificare la presenza di strutture tipo silos, realizzate scavando una fossa molto spanciata nel deposito terroso di circa 50 cm. di profondità. All’interno erano conservate alcune bottiglie di plastica contenenti cereali e nel fondo altri contenitori in una borsa di cotone. Queste strutture, utilizzate come deposito per i cereali, erano localizzate in un’area adiacente all’abitazione e coperte da pochi arbusti. In un altro campo di baluchi, non più abitato, una costruzione accessoria a ridosso dell’abitazione seminterrata presentava una struttura portante costituita da rami e/o tronchi di piante arboree, rivestite da argilla appena scottata, probabilmente solo indurita dall’esposizione al sole. Il sedimento argilloso, reperibile in tutta l’area, era disteso su ambo i lati della struttura vegetale con funzione di legante. La costruzione era adibita ad ospitare attività esterne alla casa seminterrata. 28


Anche l’accampamento visitato e descritto da M. Cattani nella stagione 2005 risultava disabitato. La struttura abitativa seminterrata era collassata ed era evidente lo scasso, che arrivava ad una profondità di 1,50 m., eseguito nello strato sabbioso e di limo argilloso per alloggiare l’abitazione. Erano riconoscibili l’accesso, costituito da uno stretto passaggio, le pareti verticali ed il piano interno orizzontale sgombro da strutture sottoscavate o in rilievo. La copertura, costruita con ramaglie di saksaul intrecciate, paglia e canne e coperta da uno spesso strato di limo e sabbia, giaceva sullo strato pavimentale dell’abitazione. L’abbandono della casa ha offerto l’opportunità di osservare le tecniche di costruzione e di confrontarle con quelle adottate per la casa seminterrata scavata nel 2002. Il rinvenimento di numerosi agglomerati d’argilla con tracce di elementi vegetali nell’area indagata durante la campagna 2006, suggerisce la presenza di una struttura molto simile a quella rinvenuta nell’accampamento dei baluchi per quanto concerne le tecniche costruttive.

Fig. 15. Fossa-silos localizzata nel quadrato D 13 dopo lo scavo

Fig. 16. Fossa localizzata nel quadrato D 11 in corso di scavo

La struttura in rami e/o tronchi di piante arboree rivestita di argilla rappresenta uno schema ricorrente tra le tecniche edilizie delle culture preistoriche e protostoriche, anche in ambito mediterraneo. D’altra parte nelle comunità preistoriche la lavorazione dell’argilla non era esclusivamente finalizzata alla realizzazione di vasi in ceramica, ma anche di altri tipi di manufatti con diverse funzioni. Sedimenti argillosi erano ampiamente utilizzati, anche se sottoposti ad un processo di lavorazione meno fine, come materiale da costruzione per le abitazioni: le pareti delle capanne erano infatti costituite da pali ricavati da rami e tronchi, nonché da fusti di graminacee (canne) legate o intrecciate, frequentemente ricoperte da un impasto argilloso con funzione di isolamento e di legante. Una delle classi di materiali archeologici più attestata negli insediamenti, soprattutto neolitici, dell’Italia meridionale è costituita dagli intonaci di capanna. Le capanne indagate nei villaggi neolitici di Ripa Tetta (Lucera, FG) (Tozzi 1988) e Balsignano (Modugno, BA) (Laviano et al. 29


1999; Fiorentino, Muntoni 2002), crollate a seguito di un incendio, erano coperte in più punti da uno spesso strato di argilla intonacata, pertinente ad una o più parti della struttura in alzato. Come per i materiali rinvenuti nel sito N° 1211, la quasi totalità degli agglomerati d’argilla ha evidenziato la presenza di impronte di vari elementi vegetali (pali di diverso diametro, canne, travi piatte, cordami, ecc.) tra loro variamente incrociati, che presumibilmente costituivano la struttura portante delle pareti della capanna. Sulla struttura lignea era stato applicato, solo sul lato esterno o su entrambi i lati, l’impasto argilloso con funzione di legante. In caso di incendio delle capanne, i materiali argillosi subivano un processo di cottura accidentale, conservando le impronte incrociate degli elementi deperibili sull’argilla (Tasca 1998).

Fig. 17. Area occidentale del saggio stratigrafico in corso di scavo con in evidenza i limiti di alcune fosse

Le impronte degli elementi vegetali sugli agglomerati di argilla, reperiti in numero elevato soprattutto nello strato che sigillava il piano di frequentazione vero e proprio, potrebbero essersi conservate anche nel sito N° 1211 in seguito ad un episodio di incendio, peraltro già prospettato dopo lo scavo del 2002. Alcuni agglomerati conservano tracce di combustione e pareti annerite. L’impasto argilloso sembra essere stato applicato su entrambi i lati, come risulta dal recupero di più 30


di un frammento con il foro passante rilasciato dall’elemento vegetale. Inoltre alcuni agglomerati di argilla presentano una superficie lisciata, che corrisponderebbe al lato esterno della parete, sebbene siano attestate strutture di questo tipo con entrambe le superfici lisciate. Considerando la diversità di spessore, variabile tra la superficie lisciata ed incannucciata da 1 a 5 cm., è possibile ipotizzare uno spessore totale della parete di cm. 10 circa. L’analisi della letteratura su questa particolare categoria di resti archeologici ha evidenziato che gli approcci metodologici, quando non semplicemente circoscritti alla sola attestazione dei resti o allo studio delle impronte vegetali in prospettiva archeobotanica, sono stati mirati in genere alla descrizione morfologica, con riferimento dell’andamento delle impronte. Più limitati sono invece gli studi volti alla ricostruzione della trama o dell’elevato delle strutture (Cazzella, Moscoloni 1984; Tozzi, Tasca 1989; Tasca 1998) così come, più in generale, allo studio delle dinamiche di crollo (McIntosh 1974; 1977; Bankoff, Winter 1979). Le numerose informazioni contenute in questi materiali richiederebbe un approccio rivolto all’analisi degli intonaci, sia in funzione del riconoscimento delle specie vegetali utilizzate sia dell’analisi delle dinamiche di abbandono e crollo della struttura, nonché per la ricostruzione delle tecniche edilizie.

Fig. 18. Frammento di intonaco di capanna che rivestiva una possibile struttura in elementi vegetali

Fig. 19. Frammento di intonaco in corso di scavo

Non molto specifici sono invece i dati etnografici (Larco 1982; Guidoni 1984) o storici (Bradford 1966) relativi alle tecniche di costruzione di strutture di questo tipo. Tali abitazioni sono ampiamente attestate sia nelle zone calde afro-asiatiche sia nelle zone artiche molto fredde, dove costruzioni con pareti continue terrose garantiscono un efficiente isolamento termico. L’aridità di questi ambienti infatti assicura una maggiore durata delle strutture terrose, soggette a deterioramento sotto l’azione delle piogge, e l’utilizzo di materiali da costruzione misti (terra, legno, sassi) sembra rispondere alle difficoltà di reperimento di materiale arboreo in zone aride e semi-aride o molto fredde, prive di estese coperture forestali. 31


Figg. 20-25. Frammenti di intonaco con diverse impronte di elementi vegetali

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Figg. 26-33. Frammenti con impronte, anche incrociate, di elementi vegetali

Fig. 35. Il silos parzialmente coperto e delimitato dai cespugli

Fig. 34. Particolare del silos scavato nell’accampamento di baluchi con le bottiglie contenenti cereali

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Fig. 36. Particolare della struttura osservata nell’accampamento di baluchi. In evidenza l’argilla che riveste la parte inferiore di una struttura in rami e tronchi

Fig. 37. Particolare della struttura rivestita di argilla

Fig. 39. Particolare dell’abitazione. In evidenza le pareti verticali e la copertura vegetale crollata all’interno

Fig. 38. Panoramica dell’abitazione seminterrata abbandonata dai baluchi

Fig. 40. Framenti di ceramica Incised Coarse Ware

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Fig. 41. Esempio di casa seminterrata moderna nel delta del Murghab

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PARTE III. Evoluzione geomorfologica del delta interno del Murghab: relazione missione Turkmenistan 2006 Introduzione Lo scopo principale dello studio è stato quello di approfondire la conoscenza geomorfologica e stratigrafica del delta interno (terminal fan) (Kelly, Olsen 1993) del fiume Murghab, al fine di ricostruire l’evoluzione paleoambientale e paleoidrografica e correlarla ai cicli di insediamento umano che si sono succeduti a partire dall’Olocene medio. In questa relazione vengono presentati i risultati preliminari, derivanti dall’analisi delle immagini telerilevate e del modello di elevazione digitale (DEM – Digital Elevation Model) e dai rilevamenti di campagna. Ulteriori approfondimenti saranno possibili sulla base delle datazioni al radiocarbonio e dello studio di aspetti micropedologici che potranno essere effettuati.

L’analisi del modello digitale SRTM (Shuttle Radar Topographic Mission) Lo studio del microrilievo è fondamentale per comprendere l’assetto geomorfologico di un’area di pianura alluvionale a basso gradiente qual è il delta del Murghab. A tale scopo è stato utilizzato il primo DEM creato dalla NASA con i dati raccolti nella missione SRTM nell’anno 2000. L’SRTM ha una risoluzione geometrica a terra di circa 90 m. (equivalente a 3 archi di secondo, ossia 1/1200 di grado di latitudine o longitudine); l’intervallo altimetrico minimo è pari ad 1 m.; l’accuratezza assoluta nella quota è, nella nostra area, inferiore a 5 m. Da quest’analisi preliminare sono state ricavate molte informazioni utili per il riconoscimento degli elementi morfologici attuali e relitti del delta del Murghab. Per ottimizzare il DEM ai fini dello studio, sono stati effettuati dei filtraggi low pass con maschera del kernel di 9x9 pixel, giungendo così a ridurre il rumore di fondo presente. La pendenza media del delta è 1,93‰ con un valore più frequente dello 1,16‰ e una deviazione standard di 1,57‰. Dall’analisi del DEM sono state individuate le seguenti morfologie: dossi fluviali, incisioni fluviali, terrazzi. Sono inoltre riconoscibili le zone dove dominano i processi eolici. La dimensione delle morfologie individuabili è in funzione della risoluzione geometrica del DEM: quindi l’ordine di grandezza minimo degli oggetti mappati è di diverse centinaia di metri. I dossi si distinguono debolmente dalla pianura circostante, infatti la differenza di quota è minima, generalmente inferiore a 2 m. Il gradiente è molto debole ma è comunque in parte percepibile in campagna come mostrato dalle due foto successive. 36


Foto 1 Piana modale

Foto 0 Dosso

Fig. 1. I pentagoni rossi sono i punti dove sono state scattate le due precedenti foto; in giallo i dossi su Fcc B316 Aster

Le notevoli dimensioni dei dossi, unitamente al mascheramento da parte della vegetazione (principalmente colture quali cotone, ortaggi, pomodori e cocomeri), degli argini e di manufatti vari (strade, case, ecc.), rende difficoltoso il loro riconoscimento sul terreno. 37


Fig. 2. Visione generale prospettica da sud del delta del Murghab

Fig. 3. Particolare del delta allo sbocco della valle visto da nord

I dossi maggiori raggiungono un’ampiezza di alcuni chilometri ed un’estensione di alcune decine di chilometri. Questi dossi si sono depositati, almeno per la parte sommitale, probabilmente nel periodo post-medievale (dal XVII d.C. in poi) e la loro pendenza è ancora oggi sfruttata per 38


trasportare l’acqua nelle parti più distali del delta. Vi sono dossi “relitti”, ovvero non più attivi. Molti altri sono ancora percorsi dall’idrografia attuale, anche se i deflussi sono controllati dalle ingenti opere idrauliche impostate dai sovietici tuttora in uso. Sono stati individuati due lineamenti tettonici che tagliano il delta nella parte mediana con andamento sud-ovest-nord-est.. Il maggiore ha un estensione di circa 67 km. e taglia tutto il delta. Il minore, lungo circa 48 km., ha un andamento simile e converge verso il primo con un debole angolo di inclinazione; sembra interrompersi a circa una decina di chilometri da Merv. Si dovrà verificare ulteriormente la fondatezza di queste lineazioni dato che sono parallele o sub-parallele allo striping del “rumore” del DEM. Nel DEM è evidente un’incisione situata nella parte sommitale del fan, seguita dall’attuale corso del Murghab, che misura mediamente dai 5 ai 10 m. rispetto al piano di campagna circostante. Può essere spiegata come la risposta del sistema fluviale a un cambio nel regime delle portate solide/liquide, dovuto a ragioni antropiche e/o naturali. Quest’incisione, che si localizza nella parte apicale, è responsabile della disattivazione del lobo orientale del delta. Il DEM è stato di ausilio per il riconoscimento dei settori occupati dalle sabbie, che vanno a sovrapporsi alle porzioni più esterne del fan.

L’analisi delle immagini da satellite Al fine di individuare i diversi elementi geomorfologici e geoarcheologici sono state analizzate immagini riprese da diverse piattaforme satellitari. Le prime immagini disponibili sono le foto cosmiche acquisite dalla piattaforma Corona KH-4 nel settembre/ottobre 1972. La loro risoluzione geometrica è di circa 15 m. comparabile a quella dei dati satellitari del sensore VNIR (visibile near infrared) provenienti dalla piattaforma Terra-ASTER e alla banda pancromatica 8 del Landsat 7. Sono state inoltre utilizzate due immagini Landsat 7 ETM+, acquisite in data 08-07-2000 e 11-07-2001, con risoluzione 30 m. per le bande multispettrali e 15 m. per la pancromatica. Sono state analizzate anche tre scene ASTER, acquisite in data 22-06-2000, 08-07-2000 e 25-06-2001, con tre bande VNIR (visible and near infrared) a 15 m. di risoluzione e sei bande SWIR (short wave infrared) a 30 m.; le bande TIR (thermal infrared) non sono state ancora prese

in

considerazione a causa della loro scarsa risoluzione geometrica (90 m.). I dati telerilevati, oltre a costituire un valido strumento di analisi mediante apposite elaborazioni, sono stati utilizzati come base cartografica, essendo dotati di una risoluzione maggiore della cartografia a scala 1:100.000 attualmente disponibile. L’analisi delle immagini da satellite è

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stata eseguita con l’ausilio del software ENVI 4.2 e l’output ottenuto è stato poi gestito in ambiente GIS utilizzando la suite Arcgis 9.0.

Fig. 4. Landsat 7, FCC B742

I dati stratigrafici

Per ricostruire la complessa dinamica sedimentaria del delta del Murghab è fondamentale poter disporre del maggior numero possibile di dati stratigrafici. Durante la survey si è quindi effettuata una ricognizione del territorio per cercare sezioni stratigrafiche esposte. Queste “finestre stratigrafiche” possono essere presenti in corrispondenza di ripe di erosione fluviale oppure lungo 40


canali artificiali. Le sezioni pi첫 ampie sono situate lungo la scarpata principale del Murghab, nella porzione apicale del fan. Sezioni pi첫 limitate sono state rinvenute in posizioni diverse, in corrispondenza di canali irrigui. Lo scavo archeologico effettuato nel corso della missione 2006 nel sito N째 1211 ha fornito ulteriori indicazioni relative alla stratigrafia alluvionale.

Fig. 5. In rosso le sezioni descritte; la linea nera rappresenta tutti i percorsi della survey 2006

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Descrizione delle sezioni 1. Sezione di Sultan-Bent (Lat. 37.17769N, Lon. 62.46824E): sezione esposta da est lungo l'incisione del fiume Murghab a valle della diga di Sultan-Bent (Figg. 6-7): 0-60 cm.: sabbia limosa massiva, presenza di radici attuali, screziature rugginose dovute a radici, limite inferiore diffuso a: 60-120 cm.: sabbia pi첫 limosa cementata da sali, screziature rugginose, limite inferiore diffuso a: 120-200 cm.: livello limoso-sabbioso massivo, limite inferiore graduale a: 200-... cm.: livello sabbioso-limoso massivo. 2. Sezione di Iolotan (Lat. 37.33463N, LON. 62.35223E): parete esposta verso ovest, incisione prodotta da un'ansa del Murghab 3 km. a nord di Iolotan (Figg. 8-9): 0-450 cm.: livelli di limi sabbiosi massivi cementati, limite inferiore graduale a: 450-470 cm.: livello limoso con aggregati poliedrici poco sviluppati, colore 10 YR 7/2, limite inferiore chiaro a: 470-490 cm.: come sopra ma con aggregati debolmente pi첫 sviluppati, colore 10 YR 7/3, limite inferiore chiaro a: 490-510 cm.: aggregati poliedrici 2-3 cm. ben sviluppati di argilla-limosa, colore 10 YR 6/3, 6/4 limite inferiore abrupto a: 510-540 cm.: aggregati poliedrici 4-6 cm. ben sviluppati di argilla-limosa, colore 10 YR 5/2, 5/3 con screziature nero-blu, verso il basso il colore si arrossa, presenza di inclusi pi첫 scuri probabilmente per materia organica (campionato), presenza di radici fini attuali, limite inferiore abrupto a: 540-543 cm.: livello di limo massivo, colore 10 YR 6/2, limite inferiore chiaro a: 543-... cm.: sabbie medio-fini massive, colore 10 YR 6/4.

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3. Sezione di Iolotan, dosso (Lat. 37.38363N, LON. 62.34455E): sezione esposta verso nord prodotta da un canale attualmente attivo; sulla sponda opposta di tale canale è situato un tepe (Figg. 10-11): 0-90 cm.: limo sabbioso massivo, ossa probabilmente di uccello campionate, limite inferiore abrupto a: 90-95 cm.: livello limoso-argilloso con lamine subparellele scarsamente distinguibili, limite inferiore abrupto a: 95-130 cm.: limo-sabbioso massivo con laminazioni scarsamente distinguibili alla base, limite inferiore abrupto a: 130-200 cm.: sabbie medio-fini limose massive, limite inferiore abrupto a: 200-210 cm.: livello limoso debolmente argilloso massivo, limite inferiore abrupto a: 210-215 cm.: livello limoso-sabbioso massivo, limite inferiore netto a: 215-240 cm.: limo debolmente argilloso massivo, colore 10 YR 4/4 con screziature rugginose date da noduli 5 YR 3/6, limite inferiore netto a: 240-250 cm.: livello limoso-argilloso, colore 10 YR 4/3, livello archeologico con presenza di frammenti di ceramica tardo-antica, limite inferiore netto a: 250-... cm: limo-argilloso massivo con maggiore compattazione da carico verso il basso, colore 10 YR 5/4 con screziature rugginose. 4. Sezione di Talkhatan-Baba (LAT. 37.36542N, LON. 62.30346E): sezione esposta ad est nei pressi dell’abitato di Talkatan-Baba, creata dall'incisione del Murghab (Figg. 12-13); a poco più di 1 m. di profondità si trovano frammenti di ceramica al tornio con continuità laterale per almeno 10 m., il profilo osservato potrebbe rappresentare un canale di età tardo-antica largo 1-2 m tagliato perpendicolarmente: 0-125 cm.: livello limoso bioturbato con rari frammenti di ceramica, limite inferiore graduale molto irregolare a: 125-145 cm.: livello limoso discontinuo con lamine irregolari, limite inferiore chiaro irregolare a: 145-190 cm.: livello argilloso-limoso a struttura poliedrica con aggregati di 1-2 cm. molto compatti, colore 10 YR 7/3 con screziature più rugginose, presenza di frammenti di ceramica e di gusci di gasteropodi, limite inferiore chiaro irregolare a:

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190-200 cm.: livello limoso-franco finemente laminato, apparentemente senza continuitĂ laterale (riempimento di canale?), colore 10 YR 8/8, limite inferiore irregolare netto a: 200-225 cm..: livello limoso-argilloso a struttura poliedrica 1-2 cm., colore 7,5 YR 7/4 con screziature piĂš rugginose, limite inferiore irregolare netto a: 225-226 cm.: sottile livello limoso, limite inferiore irregolare abrupto a: 226-250 cm.: livello limoso-argilloso a struttura poliedrica ben sviluppata con aggregati compatti di 4-5 cm., colore 10 YR 7/2 con patine nerastre sulla superficie degli aggregati e screziature (frustoli?) nerastri all'interno, limite inferiore abrupto a: 250-260 cm.: livello sabbioso-limoso massivo, colore 10 YR 8/8 con intercalazioni piĂš chiare, limite inferiore diffuso a: 260-295 cm.: livello di limo sabbioso massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore chiaro a: 295-300 cm.: livello limoso-argilloso massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore abrupto a: 300-320 cm.: livello limoso-sabbioso massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore chiaro a: 320-350 cm.: livello limoso-argilloso con struttura poliedrica debolmente sviluppata, colore 10 YR 5/4, 4/4 con screziature piĂš scure, limite inferiore chiaro a: 350-375 cm.: livello limoso-sabbioso massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore chiaro a: 375-380 cm.: livello limoso-argilloso massivo, colore 10 YR 5/4, limite inferiore chiaro a: 380-410 cm.: livello limoso-franco massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore netto a: 410-430 cm.: livello argilloso-limoso massivo, colore 10 YR 5/4, 4/4

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limite inferiore netto a: 430-460 cm.: livello limoso-franco massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore netto a: 460-465 cm.: livello argilloso-limoso massivo, colore 10 YR 5/4 limite inferiore netto a: 465-... cm.: livello limoso massivo, colore 10 YR 6/4. 5. Sezione di un canale artificiale (LAT. 37.69037N, LON. 62.00705E): sezione esposta, per erosione naturale, di un canale artificiale alimentato dal Murghab (Figg. 14-15): 0-330 cm.: sabbia limosa moderatamente cementata prevalentemente massiva ma tendente a struttura poliedrica, colore 10 YR 7/3, 6/3, include vasi in posto, pietre orizzontali ed alcuni frammenti di ceramica di probabile età sasanide, limite inferiore graduale a: 330-360 cm.: sabbia fine debolmente limosa massiva, colore 10 YR 7/3, 6/3, limite inferiore abrupto a: 360-363 cm.: argilla limosa con lamine millimetriche suborizzontali blandamente ondulate, colore delle lamine da 10 YR 7/3 a 10 YR 5/4, limite inferiore abrupto a: 363-380 cm.: sabbia fine debolmente limosa massiva, colore 10 YR 6/4 con screziature più rugginose, limite inferiore abrupto a: 380-395 cm.: argilla limosa con lamine millimetriche suborizzontali blandamente ondulate, colore delle lamine da 10 YR 7/3 a 10 YR 5/4 con screziature rugginose, limite inferiore abrupto a: 395-430 cm.: sabbia fine debolmente limosa massiva, colore 10 YR 7/3, 6/3, limite inferiore abrupto a: 430-...(440) cm.: limo argilloso massivo con in sommità un livello di 1 cm. più argilloso. 6a. Prima trincea del sito N° 1211 (LAT. 37.99525N, LON. 62.16840E): Trincea già scavata in anni precedenti e riaperta nel 2006 (Fig. 16); la sommità del canale è riempita da orizzonti antropici ora scarsamente visibili, quindi non descritti; di seguito è riportata la descrizione dei livelli attualmente ben visibili: 1 (nel canale): livello con struttura poliedrica 1-2 cm. ben sviluppata, tessitura limoso-argillosa, colore 10 YR 7/4 con glosse più grigie che si sviluppano dall'orizzonte superiore, limite inferiore chiaro a:

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2: livello massivo costituito da sabbia fine debolmente limosa; alla base sono presenti sottili lamine irregolari di materiale più fine e grigiastro, presenza di pedorelitti, colore 10 YR 7/3 con screziature più grigie ed altre più rugginose, presenza di aree irregolare con frequenti clasti/concrezioni, limite inferiore chiaro a: 3 e 4: livelli massivi limoso-franchi nella parte superiore passano gradualmente a sabbia fine debolmente limosa verso il basso, colore 2,5 Y 6/2, con rare e minute screziature rugginose, nella parte superiore passa a 10 YR 7/3 verso il basso, presenza di gusci millimetrici di gasteropodi, al limite superiore di 3 è presente un livello submillimetrico biancastro dovuto probabilmente alla presenza di sali e di gusci di gasteropodi, colore più scuro verso il limite superiore di 4 per presenza di materia organica, presenza di ceramica alla base, limite netto a: 5: due livelli argilloso-limosi, separati da un'intercalazione più sabbiosa di 2-3 cm., con struttura poliedrica ben sviluppata ad aggregati di 1-3 cm. molto compatti, colore 10 YR 6/3, 6/4 con screziature rugginose, limite laterale netto a 9 e inferiore netto a 10, 6: livello limoso-franco a struttura poliedrica disturbato da bioturbazioni e riempimenti di radici, colore 2,5 Y 6/2, limite inferiore chiaro a: 7: livello limoso-argilloso massivo, colore 2,5 Y 7/2 con screziature 2,5 Y 7/4, limite inferiore netto a: 8: livello argilloso-limoso a struttura poliedrica ben sviluppata con aggregati di 2-3 cm. molto compatti, colore come 7, limite inferiore netto irregolare a: 9: livello di sabbie fini con alla base laminazioni oblique scarsamente visibili, colore 10 YR 6/4 con glosse più grigie che si sviluppano dall'orizzonte superiore, limite inferiore netto a: 10: livello limoso-sabbioso massivo colore 10 YR 7/3. 6b. Seconda trincea del sito N° 1211: Quest’anno è stata scavata un’altra trincea 10 m. più a nord rispetto alla precedente. In essa è visibile la metà occidentale del canale con la relativa sponda (Figg. 17-18): 1: livello di sabbia medio-fine limosa con struttura lamellare che ricopre sia il riempimento di canale che la sponda, limite inferiore netto, riempimento del canale: 2: livello argilloso-limoso con struttura da granulare a poliedrica, moderatamente cementato,

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con evidenze antropiche, limite inferiore netto, 3: livello di sabbia fine friabile massiva o con rare laminazioni presso il limite inferiore, colore 10 YR 7/3, rari pedorelitti, concrezioni saline submillimetriche e gusci di gasteropodi, riempimento secondario dei vuoti maggiori (da radici o tane) con frequenti clasti/concrezioni millimetriche, limite inferiore abrupto con 4 segnato da un livello millimetrico di limo sabbioso, 4: livello di sabbia limosa poco cementata, colore 10 YR 7/3, con screziature giallastre ed altre rugginose, limite inferiore abrupto, 5: alternanza di livelli irregolari discontinui sabbiosi (5a, 5c) e limoso-sabbiosi (5b, 5d, 5e), prevalentemente massivo, in 5c laminazioni suborizzontali debolmente ondulate, in 5b, 5e e base di 5a struttura poliedrica debolmente sviluppata, colore 2,5 Y 6/2 dove piÚ limoso, 10 YR 7/3 dove sabbioso, presenza di gusci di gasteropodi, sul lato opposto della trincea è ben visibile presso il limite superiore un livello di spessore millimetrico biancastro per la presenza di gusci di gasteropodi e sali (campionato per analisi micromorfologica), presso il limite inferiore sono presenti aree scure per presenza di materia organica (campionate per datazione al radiocarbonio), limite laterale chiaro con 6, inferiore abrupto con 7 e 8, livelli precedenti al canale: 6: livello di sabbia fine massiva friabile con un livello irregolare discontinuo (6a) piÚ limoso e cementato, colore 10 YR 6/4 (6a piÚ tendente al grigio), limite inferiore abrupto, irregolare a scala centimetrica, 7: livello limoso-argilloso massivo compatto, colore 2,5 Y 7/2, limite inferiore chiaro, 8: livello argilloso-limoso compatto con struttura da lamellare a poliedrica con aggregati di 2-3 cm., colore 2,5 Y 7/2 con screziature grigio-verdi, sul lato opposto della trincea viene tagliato dal canale, limite inferiore netto, 9: livello limoso-sabbioso massivo debolmente cementato, colore 10 YR 6/3, limite inferiore chiaro irregolare con glosse centimetriche, 10: sabbia fine friabile, massiva o con laminazioni scarsamente visibili, colore 10 YR 6/4. 7. Sezione nel deserto (LAT. 38.13404N, LON. 62.22217E): sponda esposta di recente per erosione di un canale artificiale; sezione esposta ad est (Figg. 19-20): 0-144 cm.: livelli di sabbia medio-fine con laminazioni incrociata ed ondulata da ripple, friabile limite inferiore chiaro a:

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144-155 cm.: livello fortemente cementato: probabilmente l'acqua percolante nei livelli soprastanti si ferma a questo livello piÚ impermeabile e riprecipitano i sali, a causa della cementazione la tessitura non è valutabile, limite inferiore graduale a: 155-175 cm.: livello a struttura lamellare millimetrica ben sviluppata, tessitura limoso-argillosa con argilla 15-20%, sabbia <5% colore di fondo 10 YR 7/4 con screziature 5 YR 4/8, 4/6 ad andamento prevalentemente suborizzontale, occasionalmente verticale, concrezioni saline submillimetriche, limite inferiore graduale a: 175-184 cm.: come sopra tranne: lamelle piÚ grossolane, tessitura limoso-argillosa con argilla 30%, sabbia <5%, colore 10 YR 7/6 con screziature 10 YR 7/1 millimetriche prevalentemente verticali (radici?), limite inferiore chiaro a: 184-195 cm.: livello a struttura poliedrica angolosa centimetrica ben sviluppata, tessitura argilloso-limosa, colore 2,5 Y 6/4 con screziature 5 YR 5/8 e 10 YR 7/1, concrezioni saline anche di 1 cm, limite inferiore abrupto a: 195-203 cm.: come sopra tranne: colore 10 YR 7/4, concrezioni assenti, limite inferiore abrupto suborizzontale a: 203-... cm. livello massivo tessitura sabbiosa fine - limosa, colore 2,5 Y 7/2 con screziature 10 YR 6/8 presenti due livelli di 2-3 cm. simili al livello superiore, a 205 cm. carbone campionato. 8. Sezione di Togolok (LAT. 38.11214N, LON. 61.99435E): probabile sponda di paleocanale presso il sito di Togolok (Figg. 21-22) 0-25 cm.: sabbia fine debolmente limosa, sciolta con debole cementazione nella parte superiore, noduli submillimetrici salini con abbondanza fino al 15%, colore 10 YR 6/3, limite inferiore netto irregolare a: 25-30 cm.: argilla limosa, struttura lamellare, colore 10 YR 4/3, 4/4, tracce di radici, limite inferiore abrupto lineare a: 30-50 cm.: limo argilloso-franco massivo, colore 10 YR 7/3 con lamine millimetriche suborizzontali 10 YR 4/3 nella parte inferiore, limite inferiore abrupto lineare a: 50-52 cm.: limo argilloso, colore 10 YR 4/3, concrezioni saline submilimetriche, limite inferiore abrupto lineare a:

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52-‌ cm.: sabbia fine limosa massiva, colore 10 YR 6/3

Fig. 6. Sezione N°1 di Sultan-Bent

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Fig. 7. Sezione N째 1 di Sultan-Bent

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Fig. 8. Sezione N째2 di Iolotan

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Fig. 9. Sezione N째2 di Iolotan

Fig. 10. Sezione N째 3 di Iolotan, dosso

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Fig. 11. Sezione N째 3 di Iolotan, dosso

Fig. 12. Sezione N째 4 di Talkhatan-Baba

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Fig. 13. Sezione N째 4 di Talkhatan-Baba

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Fig. 14. Sezione N° 5 (sponda canale irriguo)

Fig. 15. Sezione N° 5 sezione del canale, foto d’ambiente

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W

0m

1m

2m Fig. 16. Sezione N째 6a, prima trincea nel sito N째 1211

Fig. 17. Sezione N째 6b, seconda trincea nel sito N째 1211

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E


Fig. 18. Sezione N째 6b, seconda trincea nel sito N째 1211

Fig. 19. Sezione N째 7, deserto

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Fig. 20. Sezione N째 7, deserto

Fig. 21. Sezione N째 8, Togolok

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Fig. 2. Sezione N° 8, Togolok

Le datazioni al C14

Sono stati raccolti in sezione alcuni campioni organici, adatti ad essere radiodatati per ottenere delle indicazioni cronostratigrafiche relative alle serie sedimentarie descritte durante la survey. Sezione N° 7: è stato campionato un carbone alla base del suolo sepolto (al top dell’orizzonte C composto da limi fluviali massivi e sabbie fini bianchi) a circa 2,05 m. di profondità dal piano di campagna. La datazione fornirà la cronologia di questi sedimenti di piana di esondazione, consentendo un’eventuale correlazione con i depositi fluviali di piana sottostante del canale del sito N° 1211. Sezione N° 6B (nuova trincea nel sito di cultura Andronovo): campionati resti carboniosi, probabilmente di origine vegetale, prelevati alla base laterale del paleocanale. Dovrebbe datare l’inizio del riempimento del canale.

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Sezione N° 2: campione organico di resti vegetali prelevato nella parte argillosa del paleosuolo a circa 4,5 m. dalla sponda in erosione recente del Murghab. Permetterebbe di stabilire un’età massima del suolo Sezione N° 5, resti di ossi all’interno di una giara. Circa 1,5-2 m. di profondita permeterebbe di attribuire in maniera puntuale la frequentazione. Sezione situta nella parte media del fan (circa alla latitudine di Merv)

Campionamento per analisi micropedologica Nella sezione 6b è sato raccolto un campione per lo studio micropedologico, a 70 cm. di profondità dal piano di campagna, al limite degli strati 4 e 5, in depositi di riempimento del canale. Esso comprende un sottile livello biancastro interpretato nel corso dei precedenti scavi come un livello con cenere. Nelle osservazioni di quest’anno il colore bianco è stato attribuito alla presenza di abbondanti gusci di gasteropodi ed è stata ipotizzata la presenza di sali in seguito ad un temporaneo prosciugamento del canale. Per chiarire la natura di tale livello è necessaria l’osservazione micromorfologica in grado di mostrare l’eventuale presenza di cenere o di evidenze di prosciugamento come sali o strutture di essiccazione.

Interpretazioni preliminari dei dati stratigrafici Le sezioni descritte durante la survey 2006 vanno ad integrare le osservazioni del 1995 (Cremaschi 1998) e le precedenti interpretazioni geomorfologiche (Marcolongo, Mozzi 1998). Ulteriori avanzamenti dello stato delle conoscenze sono attesi sulla base dei risultati delle datazioni al radiocarbonio (sezioni 3, 5, 6b, 7) e dell’analisi micromorfologica (trincea 6b). Sulla base dei nuovi dati di campagna, è interessante notare la presenza di livelli prevalentemente argillosi ad aggregazione poliedrica interpretabili come paleosuoli (sezioni 3, 4, 6, 7). Essi si sviluppano sempre su sedimenti di piana alluvionale e testimoniano fasi geomorfologicamente stabili, ovvero senza fenomeni diffusi d’erosione o d’aggradazione, in condizioni climatiche umide o sub-umide. Senza le datazioni al radiocarbonio non è possibile stabilire se tali livelli siano correlabili, e quindi rappresentano un’unica fase contemporanea su tutto il conoide, oppure se siano scollegati tra loro e dovuti a fasi diverse.

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Grazie anche ai dati del 1995, è ipotizzabile che nella parte distale del conoide i paleosuoli siano indicativi di una relativa fase di stabilità databile all’Età del Bronzo o precedente; un’età massima potrà essere data dal materiale organico campionato nella sezione 7 circa 20 cm. al di sotto del suolo. Tra le Età del Bronzo e del Ferro inizia l’aridificazione nella parte distale con conseguente regressione dell’area di esondazione ed ingresso delle sabbie eoliche ben visibili nella sezione 7. Nelle sezioni 6a e 6b il paleosuolo risulta ricoperto da un livello di sabbia fine probabilmente fluviale che testimonierebbe un’alluvione posteriore alla formazione del paleosuolo, ma comunque precedente al Bronzo finale. Antecedente o parzialmente contemporaneo al sito di cultura Andronovo è anche il canale. La presenza di carboni e di un possibile frammento alterato di ceramica in corrispondenza del taglio del canale indicherebbe un’origine artificiale o un rimaneggiamento di un canale già esistente. Tuttavia occorre attendere le datazioni al radiocarbonio per una collocazione temporale precisa. I primi livelli di riempimento sono attribuibili ad acqua corrente con periodiche variazioni di portata solida, dopo di che il canale si svuota momentaneamente, come indicato dal sottile livello biancastro5. Successivamente, dopo il ritorno dell’acqua, il canale si colma di sedimenti e si disattiva definitivamente; la granulometria relativamente grossa dei sedimenti finali e la presenza di pedorelitti indicano una fase di erosione dei suoli circostanti durante il riempimento del canale. Tale riempimento definitivo può essere avvenuto prima dell’insediamento N° 1211 o durante l’attività del sito; sicuramente la presenza umana è perdurata dopo il definitivo interramento tanto da interessare l’area prima occupata dal canale. Nella parte mediana del conoide la sezione 5 testimonia una differente evoluzione ambientale: la zona era ancora interessata da alluvioni dopo il periodo partico-sasanide (190-550 d.C.)6. Inoltre non si nota alcun ingresso di sabbia eolica. In zona apicale (sezioni 1, 2, 3, 4) le esondazioni avvengono fin oltre il periodo islamico, dopo di che comincia la fase erosiva che perdura tuttora.

Considerazioni sull’evoluzione geomorfologica del delta Sulla base degli studi precedenti, sembra che dal tardo Bronzo la parte distale del fan non sia più stata in fase di aggradazione, mentre qualche decina di chilometri più a monte le ultime alluvioni possono essere attribuite all’Età del Ferro (Cremaschi 1998). Tra il Bronzo ed il Ferro avviene l’ingresso delle sabbie eoliche presenti nella parte distale del conoide. 5

Per comprendere meglio questa fase il punto è stato campionato per l’analisi micromorfologica. Per una datazione più precisa è necessario attendere la data al radiocarbonio ricavabile da ossa e denti ritrovati in sezione. 6

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Dai dati raccolti nel corso di questa missione, appare che nella parte mediana del fan, a circa 70 km. dall’apice, l’aggradazione continua fino almeno al periodo partico-sasanide (sezione 5). Più a monte, a circa 20 km. dall’apice, le ultime esondazioni lungo l’asse del dosso (sezione 3) ricoprono livelli islamici. Ciò indicherebbe che i dossi fluviali delle parti apicali e mediane sono, almeno in parte, attribuibili agli ultimi due millenni. La porzione di delta investigata non è attualmente soggetta a sedimentazione da parte del Murghab. Ciò è riconducibile allo sviluppo dell’incisione entro cui scorre attualmente il fiume. Infatti, essendosi abbassato il livello idrometrico rispetto alla piana circostante per erosione del letto fluviale, sono venuti a mancare gli afflussi nei rami laterali, che si sono disattivati. L’attuale deflusso superficiale è dovuto a opere irrigue. L’incisione potrebbe essere di età tardo-antica e/o moderna. Tale erosione può essersi accentuata a seguito della costruzione di dighe, ma è un fenomeno generalizzato poiché la stessa situazione incisa è visibile nelle immagini da satelle nei conoidi del Tejen e dell’Amu-darya. Occorre quindi considerare la possibilità che vi siano cause più generali come cambiamenti climatici, con conseguente variazione del rapporto tra portate liquide e solide, o movimenti tettonici con variazione del livello di base e spostamento verso valle del punto di equilibrio tra erosione ed aggradazione. D’altra parte, vi è la possibilità che la capacità di costruire sbarramenti lungo il Murghab, atti a creare dei bacini idrici per alimentare artificialmente i rami del delta, risalga già all’età antica (Lyapin 1996). In tal caso, le esondazioni localizzate lungo i dossi fluviali che ricoprono i livelli medievali potrebbero essere dovuti a deflussi artificiali e non alla naturale dispersione delle acque nel delta. Ciò porterebbe a retrodatare il momento di incassamento dell’alveo del Murghab.

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PARTE IV. Conclusioni e prospettive future per la continuazione del progetto Sulla base dei risultati raggiunti e delle collaborazioni ottenute durante la campagna 2006, si desidera articolare il programma di ricerche archeologiche per l'anno 2007 in tre punti con un unico scopo, ovvero la comprensione delle ragioni per cui il tentativo di urbanizzazione avviato nel Medio Bronzo fallisce per riuscire con successo con la fondazione della città di Merv, il cui primo nucleo appartenente alla seconda fase del Ferro (Yaz II-Iron Age 2-900-550 a.C.) è costituito dalla cittadella di Erk-kala. Tale ambiziosa ricerca è nata quasi come una naturale conseguenza della recente collaborazione tra partner europei ed extra-europei che lavorano nel delta del Murghab e nelle regioni limitrofe al Turkmenistan.

Studio geomorfologico e stratigrafico del delta interno del fiume Murghab per la ricostruzione dell’evoluzione paleoambientale e paleoidrografica in correlazione ai cicli di insediamento umano a partire dall’Olocene medio L’intenzione è quella di sviluppare i risultati preliminari ottenuti durante la campagna 2006, integrandoli con i numerosi dati topografici, geologici, geormofologici, idrografici, finora di accesso vietato, che verranno resi disponibili dal National Institute of Deserts, Flora and Fauna of the Ministry of Nature Protection of Turkmenistan di Ashgabat. Tale studio già prevede la collaborazione con il Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova ed a partire dal prossimo anno con il Department of Geography di Durham (UK). Per l’avanzamento della ricerca sono necessari un maggior numero di transetti per collegare tra loro tutti i paleoalvei a diverse latitudini, partendo dal nucleo di Iolotan a sud per arrivare al fronte settentrionale dei takhir verso il piano deposizionale dell'Unguz. Una prima esplorazione consisterebbe nell’esecuzione di un lungo transetto a ridosso del fronte nord partendo dal caravanserraglio islamico di Sheikh-Mansur, all'estremo nord-ovest del piano di scorrimento, fino agli estremi lembi settentrionali del paleoalveo del sito del Bronzo di Auchin, in modo da confermare il grado di continuità del popolamento della prima e media età del Bronzo nell'estrema sezione settentrionale dei takhir del deposito alluvionale del Murghab. La tesi di una piana alluvionale e quindi abitativa continua (Cremaschi 1998: 15-25) resta probabilmente sostanzialmente confermata anche se, man mano che si procede verso gli estremi settentrionali del ventaglio, le intersezioni a bassa redditività dovrebbero aumentare fino a ritrovare i lembi estremi dei corsi d'acqua separati dal deserto. Naturalmente l’attività sul campo sarà integrata da un’analisi dettagliata delle immagini da piattaforma aerea e satellitare (CORONA, Aster, Landsat, SRTM,

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ecc.), dallo studio di carte topografiche storiche e militari e dalle analisi al radiocarbonio e dallo studio di aspetti micropedologici che potranno essere effettuati.

Analisi del fenomeno “Andronovo” come trait d’union tra l’“insuccesso” dell’urbanizzazione del Bronzo ed il successivo “trionfo” del Ferro. Scavo del sito N° 1211 e transetti mirati attraverso il territorio del delta L’osservazione del reticolo fluviale sulle immagini SRTM ed i transetti est-ovest effettuati a partire dal 1993 trasversalmente, per osservare il territorio tra i siti principali, confermano la continuità del popolamento nel Bronzo per la presenza di consistenti resti insediativi nelle fasce intermedie tra i letti fluviali. Non è in discussione l'ipotesi di continuità di popolamento rurale su terreni ancora fertili tra i paleoalvei, ma che queste strisce intermedie possano essere omogenee dal punto di vista della redditività agraria. Aree di minore produttività ci sono sempre state laddove minore o eccessivo è il ristagno idrico. La questione principale è di stabilire una relazione tra il calo di redditività dei suoli e l'inserimento degli abitati Andronovo, che sappiamo da tempo vanno a porsi nelle aree intermedie marginali tra i paleoalvei punteggiati dai villaggi, mediante l’indagine stratigrafica del sito N° 1211, già iniziata nel 2000-01 e continuata nel 2006, e l’esecuzione di transetti mirati trasversalmente all’area del delta. Il progetto prevede anche la partecipazione di T.J. Wilkinson, esperto di archeologia del territorio dell’Università di Durham.

Il fenomeno urbano del Ferro e le ragioni dello spostamento della popolazione da Yaz-tepe a Merv. Scavo della cittadella pre-Achemenide di Erk-kala ed analisi del territorio circostante Gli ottimi risultati raggiunti durante la campagna 2006 in collaborazione con la missione inglese impegnata a Merv nell’ambito del progetto “Ancient Merv Project”, sotto la direzione di T.D. Williams dell’Institute of Archaeology della University College of London (UCL), hanno portato alla decisione di avviare per l’anno 2007 lo scavo dell’insediamento di Erk-kala, ovvero primo nucleo della città di Merv risalente alla seconda fase del Ferro. Per la campagna 2007 si intende realizzare il rilievo topografico di dettaglio del sito, mediante GPS cinematico con dettaglio centimetrico e tecniche di laser scanning. Inoltre il progetto prevede anche l’esplorazione radiale del sistema di canalizzazioni e di fossati intorno alla cittadella mediante metodologie Georadar, G.P.R. (Ground Penetrating Radar). Verrà inoltre eseguita la pulizia delle sezioni della trincea scavata da Z.I. Usmanova (1963: 20-94) lungo il perimetro occidentale delle mura difensive ed una nuova trincea attraverso il tepe centrale, che ospita il principale centro politico-amministrativo 64


dell’insediamento, fino alla sua parte mediana. Lo scopo principale è il recupero di una sequenza stratigrafica per comprendere, grazie anche ad una puntuale osservazione delle sezioni esposte dall’Usmanova, la successione delle fasi abitative della cittadella e l’esatto periodo in cui la fondazione è avvenuta. Inoltre tale ricerca permetterebbe anche di comprendere le ragioni alla base dello spostamento del potere politico-amministrativo dal principale centro di Yaz-tepe ad un centro abitativo “minore” come quello di Erk-kala, nato probabilmente come fortezza difensiva a protezione del sistema idrico meridionale. In questo periodo l’intervento dell’uomo “snatura” il sistema idrico naturale mediante l’erezione di dighe (Lyapin 1996: 13-21), controllate in seguito dal sistema centralizzato dell’impero achemenide.

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APPENDICE I. Lista del materiale archeologico dalla campagna 2006 depositato presso il National Historical Park “Ancient Merv” sotto la supervisione del “Ministry of Culture and TV & Radio Broadcasting of Turkmenistan” M2006 Site No. 1211-Inventory of deposited material Site No. No. of boxes

Stratigraphical Unit (US)

1211

SURFACE

1

Square No. C12-C15-D12-D13-D15-C15-G11-F11 D12-E12--E15--F13-F15-G11-G12-

1211

1

US 1; US 2

G13-G15

US 5

D14

US 9

D11

1211

US 13

D13

1211

TRENCH 02

1211

AG AREA

1211 1211

1

Inventory of material collected during Takhirbai and Togolok areas survey recognition Site No.

Campaign

1406

M06

1416

M06

1419

M06

1427

M06

1428

M06

1431

M06

1433

M06

1438

M06

1441

M06

1445

M06

1455

M06

1457

M06

1458

M06

Note

69


1459

M06

1460

M06

1461

M06

1462

M06

1464

M06

1468

M06

1469

M06

1470

M06

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M06

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M06

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M06

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M06

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M06

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M06

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M06

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M06

1485

M06

1490

M06

1491

M06

1493

M06

1500

M06

1508

M06

1511

M06

1514

M06

1515

M06

1516

M06

1518

M06

1519

M06

1520

M06

TOTAL: 6 BOXES

70


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