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PRESENTAZIONE

Un dipinto canta e recita, una stampa racconta o discorre, ma un disegno si confessa, sussurra, gorgheggia, sovente con un timbro che sfugge a certe orecchie. Ci vuole un’attenzione incessante per assaporare le intenzioni e le delicatezze di questo linguaggio. Frits Lugt

Dedicato al disegno italiano, il presente fascicolo è un percorso nei differenti e interagenti approcci verso questa forma d’arte. Connoisseurship, in un senso decisamente più esteso di quello delle origini, e collezionismo di grafica, fenomeno altrettanto graduale e complesso, si intrecciano e dialogano nei contributi qui raccolti e spesso all’interno degli stessi. Gli studi sulla produzione grafica di un pittore, di uno scultore o di un architetto, di una scuola o di una corrente artistica non possono prescindere da ricerche e chiarimenti su provenienza e vicende di determinati fogli o di interi nuclei. Allo stesso tempo le ricerche di uno specialista impegnato nell’analisi di una


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raccolta di grafica e del suo artefice, di vicende e di relazioni spesso cruciali quanto intricate, possono svelare molto sugli artisti stessi e sulle loro opere. Temi, figure e opere diverse sono presentati in questa sede per stimolare aperture sulle questioni del disegno italiano. Alle differenti anime della connoisseurship del disegno, alla riconoscibilità della ‘maniera’ di un artista (dalla sua ‘scrittura inconscia’ di sapore morelliano, che non può non coinvolgere il disegnare e la sua pregnanza grafologica, al suo più consapevole gesto creativo o atto stilistico identitario di longhiana memoria) non possono non sommarsi e integrarsi le vicende storicoartistiche, quelle storiche e collezionistiche dei disegni e delle raccolte di cui sono ed erano parte, dei personaggi che li hanno realizzati, ricercati, acquisiti, maneggiati, ceduti. L’occhio del conoscitore, non solo di grafica, dovrebbe aspirare ad operare quella ‘sintesi’ che non può dirsi completa e compiuta se non sono considerati anche i dati oggettivi, tra ogni sorta di fonti documentarie e ricostruzione del percorso collezionistico, nella necessità e nella ricerca del documento e di una sua lettura che non può sostituirsi alla lettura dell’opera e a un certo tipo di connoisseurship, perché ne è parte integrante. Apre il fascicolo il disegno lombardo del Cinquecento, con le figure del leonardesco Bernardino Luini (doc. 1501-1532), del figlio Aurelio (1530-1593) e del pittore-trattatista Giovan Paolo Lomazzo (1538-1592), dei quali si analizza la pratica, al tempo rara, di firmare e annotare i disegni, con iscrizioni le cui caratteristiche, autografia e natura sono motivo di problematiche e di indagini tanto attributive quanto sulla funzione di alcuni fogli. Nell’età del Manierismo si situa anche il secondo contributo, che ci conduce oltralpe prendendo in esame e sotto ogni aspetto un disegno ostico per soggetto e autografia, collocato nel contesto della feconda attività di Rosso Fiorentino a Fontainebleau. Nella cornice del Seicento fiorentino, fra i pittori Lodovico Cigoli (1559-1613) e Francesco Curradi (1570-1661), tra questioni attributive e iconografiche, tra prototipi, studi e disegni preparatori, si muove l’analisi di un bozzetto per la 6


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cappella della villa di Poggio Imperiale, conservato a Siena e proveniente dalla collezione del marchese Leopoldo Feroni (1773-1852). Al Seicento napoletano, invece, appartiene l’approfondimento, con aggiunte, confronti e chiarimenti, sulla raffinata attività grafica di Aniello Falcone (1607-1656), rappresentante di spicco delle spesso ancora oscure espressioni del disegno partenopeo. Ancora a Napoli e tra Barocco e Rococò opera Domenico Antonio Vaccaro (1678-1745), estroso e poliedrico allievo di Solimena, la cui poco nota produzione grafica si arricchisce di un bozzetto su carta, qui esaminato e contestualizzato. A seguire, il saggio sulla corposa collezione del vicentino Pietro Stefanoni (1557-1642), antiquario ed editore attivo a Roma, in rapporto anche con Cassiano dal Pozzo e Ulisse Adovrandi: libri di disegni, fogli sparsi e stampe sono presi in esame sotto molteplici aspetti, tra cui le vicende collezionistiche, che coinvolsero anche padre Sebastiano Resta, e i contatti del personaggio. Altra collezione di grafica qui indagata è l’eterogeneo fondo di disegni e stampe del Museo Civico di Pescia, in una panoramica sui diversi nuclei di cui è composto e con particolare attenzione a quello appartenuto al frate pittore locale Alberico Carlini da Vellano (1703-1775). Conclude il volume una disamina sul disegno italiano contemporaneo negli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta del secolo passato: un’indagine sul suo ruolo, dal 1968 al 1972, nel graduale e irreversibile processo di riduzione dell’opera d’arte, attraverso le variegate attuazioni e i differenti artefici di un nuovo ‘disegnare’. Vuole essere questo un invito a un approccio globale nello studio dei disegni e del disegno, del suo lessico e dei suoi linguaggi, in termini sia di connoisseurship, in tutte le sue possibili declinazioni, sia di storia del collezionismo. La componente oggettiva, empirica e dunque scientifica, che sta dietro l’operazione e la lettura del conoscitore – e dietro il lavoro dello storico dell’arte come conoscitore – è troppo spesso erroneamentee ridotta (e giudicata) nella sua parziale e inevitabile sintesi intuitiva, che pur partendo sempre dall’opera, Horti Hesperidum, IV, 2014, 2

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referente primario, non può essere esclusivamente formalistica o puro-visibilista. Occorre osservare i disegni tanto ‘da vicino’, nel loro modus operandi (che è insieme stile, percorso creativo, summa delle fasi di lavoro, applicazione materiale degli strumenti del disegno), quanto ‘da lontano’, nella loro storia globale e fortuna, stilistica quanto collezionistica, verso una interdisciplinarietà dello storico dell’arte che non dovrebbe far dimenticare mai la filologia. L’apertura costante verso e tra più settori, anche molto distanti e partendo dall’assunto di non escludere niente a priori, non può che supportare e potenziare tali attività. Sono certo che solo in questa maniera specialisti e studiosi di disegno e di raccolte di grafica possano fare significativi balzi avanti nella comprensione di artisti e di opere, così come nel definire i molti tasselli di quella storia del collezionismo di disegni in Europa che ancora attende di essere chiarita e scritta. Francesco Grisolia

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