Horti Hesperidum Studi di storia del collezionismo e della storiografia artistica Rivista telematica semestrale
MATERIALI PER LA STORIA DELLA CULTURA ARTISTICA ANTICA E MODERNA a cura di FRANCESCO GRISOLIA
Roma 2013, fascicolo II
UniversItalia Horti Hesperidum, III, 2013, 2
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I presenti due tomi riproducono i fascicoli I e II dell’anno 2013 della rivista telematica Horti Hesperidum. Studi di storia del collezionismo e della storiografia artistica.
Cura redazionale: Giorgia Altieri, Jessica Bernardini, Rossana Lorenza Besi, Ornella Caccavelli, Martina Fiore, Claudia Proserpio, Filippo Spatafora
Direttore responsabile: CARMELO OCCHIPINTI Comitato scientifico: Barbara Agosti, Maria Beltramini, Claudio Castelletti, Valeria E. Genovese, Ingo Herklotz, Patrick Michel, Marco Mozzo, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, Ilaria Sforza Autorizzazione del tribunale di Roma n. 315/2010 del 14 luglio 2010 Sito internet: www.horti-hesperidum.com
La rivista è pubblicata sotto il patrocinio e con il contributo di
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dipartimento di Scienze storiche, filosofico-sociali, dei beni culturali e del territorio Serie monografica: ISSN 2239-4133 Rivista Telematica: ISSN 2239-4141 Prima della pubblicazione gli articoli presentati a Horti Hesperidum sono sottoposti in forma anonima alla valutazione dei membri del comitato scientifico e di referee selezionati in base alla competenza sui temi trattati. Gli autori restano a disposizione degli aventi diritto per le fonti iconografiche non individuate.
PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA © Copyright 2013 - UniversItalia – Roma ISBN 978-88-6507-552-4 A norma della legge sul diritto d’autore e del codice civile è vietata la riproduzione di questo libro o parte di esso con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilm, registrazioni o altro.
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INDICE
SIMONETTA PROSPERI VALENTI RODINÒ, Presentazione
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FRANCESCO GRISOLIA, Editoriale
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FASCICOLO I
SIMONE CAPOCASA, Diffusione culturale fenicio-punica sulle coste dell’Africa atlantica. Ipotesi di confronto
13
MARCELLA PISANI, Sofistica e gioco sull’astragalo di Sotades. Socrate, le Charites e le Nuvole
55
ALESSIO DE CRISTOFARO, Baldassarre Peruzzi, Carlo V e la ninfa Egeria: il riuso rinascimentale del Ninfeo di Egeria nella valle della Caffarella
85
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3
ISABELLA ROSSI, L’ospedale e la chiesa di Santa Maria dei Raccomandati a Cittaducale: una ricostruzione storica tra fonti, visite pastorali e decorazioni ad affresco
139
MARCELLA MARONGIU, Tommaso de’ Cavalieri nella Roma di Clemente VII e Paolo III
257
LUCA PEZZUTO, La moglie di Cola dell’Amatrice. Appunti sulle fonti letterarie e sulla concezione della figura femminile in Vasari
321
FEDERICA BERTINI, Gli appartamenti di Paolo IV in Vaticano: documenti su Pirro Ligorio e Sallustio Peruzzi
343
FASCICOLO II
STEFANO SANTANGELO, L’ ‘affare’ del busto di Richelieu e la Madonna di St. Joseph des Carmes: Bernini nel carteggio del cardinale Antonio Barberini Junior
7
FEDERICO FISCHETTI, Francesco Ravenna e gli affreschi di Mola al Gesù
37
GIULIA BONARDI, Una perizia dimenticata di Sebastiano Resta sulla tavola della Madonna della Clemenza
63
MARTINA CASADIO, Bottari, Filippo Morghen e la ‘Raccolta di bassorilievi’ da Bandinelli
89
FRANCESCO GRISOLIA, «Nuovo Apelle, e nuovo Apollo». Domenico Maria Manni, Michelangelo e la filologia dell’arte
117
FRANCESCA DE TOMASI, Diplomazia e archeologia nella Roma di fine Ottocento
151
4
CARLOTTA SYLOS CALĂ’, Giulio Carlo Argan e la critica d'arte degli Anni Sessanta tra rivoluzione e contestazione
199
MARINA DEL DOTTORE, Percorsi della resilienza: omologazione, confutazione dei generi e legittimazione professionale femminile nell’autoritratto fotografico tra XIX secolo e Seconda Guerra Mondiale
229
DANIELE MINUTOLI, Giovanni Previtali: didattica militante a Messina
287
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BOTTARI, FILIPPO MORGHEN E LA RACCOLTA DI BASSORILIEVI DA BANDINELLI MARTINA CASADIO
Una lettera di Filippo Morghen a Giovanni Gaetano Bottari, già conservata nella Biblioteca Corsiniana di Roma, consente di mettere a fuoco un episodio poco noto dell’attività dell’incisore fiorentino, padre del ben più celebre Raffaello, nonché di evidenziare l’interesse costante del monsignore per la stampa di traduzione e, in definitiva, di offrire agli studiosi un ulteriore spunto di riflessione riguardo alla fortuna della scultura cinquecentesca in ambito toscano nella seconda metà del XVIII secolo. Prendendo spunto dalla missiva, si è potuto rintracciare nella stessa biblioteca un piccolo volume inedito, unico esemplare finora conosciuto che presenti l’intera riproduzione a stampa dei rilievi marmorei di Baccio Bandinelli per il coro di Santa Maria del Fiore1.
Il tema di questo saggio ha preso corpo alcuni anni fa, a seguito della mia tesi di laurea e di una pubblicazione per la rivista Studi di Memofonte sulle lettere di alcuni incisori al monsignor Giovanni Gaetano Bottari. Ringrazio Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, che mi ha guidato in tutto il mio studio.
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Morghen era nato a Firenze nel 1730 e si era formato a Roma per sette anni, incidendo, tra l’altro, anche alcune tavole per il Museo Capitolino pubblicato da Bottari2. Reclutato dalla corte borbonica per prender parte alla poderosa edizione delle Antichità di Ercolano, si trasferiva a Napoli nel 1752, avviando presto una propria bottega insieme al fratello Giovanni Elia e dedicandosi al commercio di stampe3. Non sembrava però aver perso in questi anni i contatti con il monsignore e nel 1762 lo contattava aggiornandolo sull’ambizioso progetto da lui avviato in modo autonomo I consaputi bassirilievi sono in effetto n. 88 che tanti sono i disegni per i quali o già fatta la spesa, e qui dietro troverà alla meglio che saprò la pianta della quarta parte del coro realmente ottagonale [...]4.
Un sentito grazie ad Ebe Antetomaso per i preziosi consigli, a Marco Guardo per la grande disponibilità e a tutto il personale della Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana. Ringrazio inoltre Danila Rizza e Francesca Orobi dell’Istituto Nazionale per la Grafica. 1 Si tratta di una serie di ottantotto profeti che lo scultore fiorentino realizzò per decorare il recinto marmoreo del coro di Santa Maria del Fiore a lui commissionato da Cosimo I de Medici nell’ambito dei lavori di ristrutturazione cinquecenteschi della chiesa. Bandinelli eseguì una recinzione definita dal muro che vediamo ancor oggi e un colonnato sorreggente architravi e archi andato perduto nei lavori di restauro ottocenteschi. Il complesso decorativo originale è infatti andato disperso (i bassorilievi superflui furono trasportati all’Opera del Duomo nel secolo scorso), ma parte del rilievo marmoreo del tornacoro è tuttora in situ: restano oggi 64 figure di profeti, quasi tutte del Bandinelli (alcune firmate: «B. B. F. 1555»). MIDDELDORF 1929, pp. 483-519; DE BLASI 1963; HEIKAMP 1964, pp. 32-42; VOSSILLA 1997, pp. 69109. 2 BOTTARI, FOGGINI 1741-1782, t. III, tavv. 83, 90. 3 TOSCANO 2012. 4 La lettera è contenuta nel Ms. Cors. 2024 della Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana di Roma (= BNALC), lettera n. 37, asportata dal codice ma edita da CERROTI 1860, pp. 64-65. CASADIO 2012, p. 17. 90
BOTTARI, MORGHEN E LA RACCOLTA DI BASSORILIEVI
È noto che Bottari, pur dopo il trasferimento a Roma presso i Corsini, rimase un mediatore fondamentale nella realizzazione e diffusione di opere a stampa legate alla sua città d’origine. Tra i più influenti connoisseurs nel campo dell’incisione, nonché forte sostenitore del primato della cultura fiorentina anche in ambito storico-artistico, fu fortemente coinvolto nella conservazione e divulgazione delle grandi imprese di artisti toscani del recente passato5. A latere della vasta diffusione in Italia della stampa di traduzione dall’antico, a Firenze esplosa con l’imponente pubblicazione del Museum Florentinum6, si distinse una schiera di artisti, eruditi, collezionisti e conoscitori che promuovevano una rilettura delle grandi opere dei protagonisti del Cinquecento toscano, in una rivisitazione identitaria fortemente sentita soprattutto negli anni del delicato passaggio dalla dinastia medicea a quella lorenese7. Gli stessi interessi del monsignore si erano già indirizzati in questa direzione quando, ancora a Firenze, aveva incoraggiato il giovane architetto Ferdinando Ruggieri a riprodurre e incidere le più importanti fabbriche fiorentine di epoca rinascimentale8 o da Roma aveva guidato il pittore Ignazio Per una completa ricostruzione della poliedrica figura di Giovanni Gaetano Bottari rimando a PETRUCCI, PIGNATELLI 1971 e PROSPERI VALENTI RODINÒ 2013. 6 GORI 1731-1762; BALLERI 2005. 7 Giovani e talentuosi artisti toscani, perlopiù architetti, come Sgrilli, Ruggieri, Ferri, Vanni o Giuseppe Ignazio Rossi, già dagli anni trenta avevano iniziato a pubblicare raccolte di rilievi e di scritti su fabbriche fiorentine del recente passato, da quelle di Michelangelo alle successive di Buontalenti, Vasari, Ammannati e lo stesso Baccio Bandinelli. Questo tema era molto sentito nella Firenze di quegli anni, già protagonista, nel 1737, del passaggio dalla dinastia dei Medici a quella dei Lorena per l’estinzione della linea maschile della casata medicea con la morte di Gian Gastone. Cfr. ZANGHERI 1982; VERGA 1999, pp. 125-152; VERGA 2003, pp. 271-287. 8 L’opera in questione è lo Studio d’architettura civile sopra gli ornamenti di porte….. delle fabbriche più insigni di Firenze erette col disegno de’ più celebri architetti, che, composta da 235 tavole, venne pubblicato in tre volumi dal 1722 al 1728. Cfr. RUGGIERI 1722-1728. A conferma di tale scelta, in una lettera del primo marzo 1764 a Giovanni Pietro Zanotti, Bottari scrisse: «[...] In Firenze, dov’è rinata l’architettura, si può dire che non ci fosse né una porta, né una finestra 5
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Hugford nella pubblicazione di una monografia illustrata sull’opera del maestro Anton Domenico Gabbiani9. Anche il progetto di Morghen, forse pensato come complemento alla Descrizione e studj dell’insigne fabbrica di S. Maria del Fiore di Bernardo Sgrilli (che negli stessi anni veniva ripubblicata dal solito Ruggieri)10, sembrava racchiudere quel valore documentario e divulgativo della stampa di traduzione che Bottari esplicitava in molti dei suoi scritti (figg. 1-2)11. Un dichiarato interesse per
bene intagliata, fino che l’anno 1718 stimolai il celebre architetto Ferdinando Ruggieri, acciochè, dopo aver misurate da per se le più belle porte, e finestre, s’arrischiasse a intagliarle e pubblicarle [...]». Cfr. BOTTARI 1764, p. 162. 9 HUGFORD 1762. Su questa pubblicazione e sul coinvolgimento di Bottari si veda PROSPERI VALENTI RODINÒ 2010. 10 È assai probabile che Morghen, scegliendo di tralasciare qualsiasi riferimento architettonico per dedicarsi interamente alla decorazione scultorea del coro, intendesse completare la celebre Descrizione e studj dell’insigne fabbrica di S. Maria del Fiore pubblicata a Firenze da Bernardo Sansone Sgrilli nel 1733, inserita anche da Ferdinando Ruggieri nel 1755 nella Scelta di architetture antiche e moderne della città di Firenze. Cfr. SGRILLI 1733; RUGGIERI 1755, t. IV. 11 Già nella prefazione del Riposo di Raffaello Borghini, Bottari aveva espresso tutto il suo risentimento verso il deterioramento costante e la cattiva conservazione di moltissimi capolavori italiani. Cfr. BOTTARI 1730, Prefazione; PROCACCI 1955; PANZA 1990. Altra celebre e citata testimonianza è quella riferita all’edizione riaggiornata e commentata delle Vite del Vasari, in cui Bottari prese davvero coscienza di quanti cambiamenti le opere d’arte stessero subendo e di quanto fosse necessario, oltre ad un’opportuna revisione del testo cinquecentesco, spostare l’attenzione su di esse: «(Le opere) sono difficili a vedersi, perché sono sparse per tutta Italia e fuori, e non tutti possono viaggiare per ricercarle, e aver seco un pittore erudito che faccia loro osservare quel che vi è di notabile. Oltrechè molte di queste pitture son perdute, e l’altre vanno a perdersi. Sicchè sarebbe una opera utilissima e immortale chi facesse intagliare d’ogni pittore una figura o un’istoria delle più conservate e più notabili, de’ quali il Vasari qui scrive la vita o fa particolare menzione, cominciando da Cimabue». Cfr. VASARI, BOTTARI 1759-1760, II, nota finale al proemio. Il brano è stato riportato e commentato da PREVITALI 1989, p. 130. 92
BOTTARI, MORGHEN E LA RACCOLTA DI BASSORILIEVI
l’opera di Bandinelli da parte del monsignore12 rendeva poi ancor più probabile il suo coinvolgimento nel riprodurre per la prima volta integralmente questi bellissimi rilievi. Bottari non potè però garantire, attraverso i Corsini, un finanziamento adeguato a sostenere un’impresa economica così gravosa per l’incisore: nonostante la discreta fama raggiunta a Napoli e il generale apprezzamento riscosso nel suo lavoro per la Stamperia Granducale, la non felice condizione economica di Morghen non gli permetteva infatti di mandare avanti in modo autonomo una tale spesa13. Il monsignore aveva forse suggerito il marchese Tanucci, responsabile della pubblicazione delle Antichità di Ercolano, come mediatore per una sovvenzione presso la corte napoletana, ma Morghen non riscuoteva le simpatie del ministro borbonico, in quanto il suo atteggiamento altero e non collaborativo ne aveva compromesso i rapporti14. Nella Raccolta di lettere Bottari trasmette un’epistola di Bandinelli a M. Iacopo Guidi, che trattava dei profeti da inserire nei piedistalli del coro, il monsignore si lasciava sfuggire: «Ne’ piedistalli delle colonne che circondano il detto coro, sono scolpiti in marmo di basso rilievo molti profeti, figure intere, eccellentissime oltre ogni credere» (BOTTARI 1754-1773, t. I, p. 99, nota 1). 13 Morghen scriveva: «[...] se per mezzo di Vossignoria Illustrissimo non potrò meritare di dedicarla a Sua Eminenza; resterò senza spirito di proseguire un opera di tanta spesa. Ma spero molto da la sua bontà [...]» (CASADIO 2012, p. 17). Le difficili condizioni economiche condussero l’incisore a redigere due suppliche, nel 1763 e nel 1766, con la richiesta di un assegno mensile che lo sottraesse alla precarietà lavorativa, dato che il compenso percepito era legato unicamente al discontinuo lavoro svolto per la Stamperia Reale (TOSCANO 2012). 14 Morghen diceva a Bottari: «[...] Circa poi al consiglio che V. Illustrissimo mi favorisce di dedicar quest’opera al Signor Marchese N. N. non posso pensarvi già che il medesimo in certa occasione mi disse; ma non sapete che il mondo è bello senza dediche, e ne ritratti? Potevasi soggiungere come anche più squisito saria senza omini strani, ma il dovere e un bel freno [...]» (CASADIO 2012, p. 17). Così scriveva Bernardo Tanucci a Luigi Viviani il 25 gennaio 1763: «Non so che sia avvenuto a Morghen; sono abili li due fratelli, ma troppo accesi». Ancora un mese dopo allo stesso: «Sarà anche bene ch’ella colle buone accomodi le pazzie di Morghen [...] non lo diceva io, che 12
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L’opera quindi non trovò finanziamenti né a Roma da parte dei Corsini, né a Napoli da parte dei Borboni, episodio che ha portato a credere che la Raccolta di Profeti non fosse stata mai realizzata per intero; una bibliografia lacunosa e controversa non ha aiutato a ricostruire l’esito della vicenda, lasciando per molto tempo la questione delle incisioni da Bandinelli insoluta. Informazioni discontinue e imprecise sullo stato dei lavori furono fornite dallo stesso Bottari nei suoi scritti, come l’edizione critica delle Vite vasariane da lui curata o la celebre Raccolta di Lettere Pittoriche, ma anche nei suoi fitti scambi epistolari15. Il noto collezionista Pierre Jean Mariette, tra i suoi più illustri e assidui corrispondenti e a lui legato dai comuni interessi per la stampa di traduzione, rimase così colpito dai Profeti di Morghen che scrisse più volte di desiderarli16. questi Morghen sono insolenti?» (TANUCCI 1762-1763, pp. 696 e 760, già in MANSI 2008, pp. 115-145). 15 Nelle Vite Bottari lodava i bassorilievi del coro di Santa Maria del Fiore come «invero miracolosamente eccellenti» dichiarando che «molti ne sono stati intagliati in rame dal sig. Morghen» (VASARI, BOTTARI 1759, t. II, p. 603, nota 2). Il primo marzo 1764 Bottari riportava nella Raccolta una sua lettera indirizzata a Giovan Pietro Zanotti: «[…] ha avuto miglior sorte quel gran numero di Profeti, scolpiti pure in bassorilievo dal Bandinelli ne’ piedistalli del coro del duomo, de’ quali non si può desiderare cosa nel suo genere più perfetta. Perché questi circa 80 anni addietro furono pulitamente formati, e fattine i gessi, e pochi anni fa il sig. Morghen intagliatore li cominciò a intagliare molto bene in rame, ed ora è presso alla fine […]» (BOTTARI 17541773, t. IV, lettera CXLVII, p. 241). 16 «[...] Ditemi che giudizio voi ne fate; come anche delle stampe, di cui fate menzione nella Vita di Baccio Bandinelli, le quali ha intagliate il signor Morghen, che sta al servizio del re di Napoli, ricavate dalle figure de' Profeti in bassorilievo, che sono intorno al coro del duomo di Firenze, vorrei sapere se elle si vendono, e dove [...]» (Mariette a Bottari, Parigi 18 Novembre 1759, in BOTTARI 1754-1773, t. IV, pp. 512-513, lettera CCXV). Ancora l’anno successivo: «[...] Voi mi avete fatto sperare il rimanente dei Profeti intagliati dal sig. Morghen, ricavati da’ bassirilievi che sono scolpiti ne’ piedistalli del recinto che serve di coro al duomo di Firenze. Vi ricordo di procacciarmegli, perchè gli desidero [...]» (Mariette a Bottari, Parigi 12 luglio 1760, in BOTTARI 175494
BOTTARI, MORGHEN E LA RACCOLTA DI BASSORILIEVI
Questa circolarità di notizie porta a pensare che la partecipazione di Bottari non rappresentasse un caso isolato, ma che tra lui e Morghen si fosse instaurato un rapporto epistolare piuttosto assiduo, non confermato da altre lettere, ma dimostrato da scambi d’informazioni costanti, al punto che l’incisore divenne in quegli anni uno dei referenti artistici del monsignore in quel di Napoli17. Purtroppo l’assenza di altri documenti o epistole all’interno Biblioteca Corsiniana non consente di tracciare, se non in modo incompleto, un quadro chiaro delle vicende successive18. Per quanto riguarda la fortuna critica dell’opera, da Gori Gandellini in poi, fonti antiche e moderne trasmettono la parziale notizia che Morghen avesse inciso solo alcuni rami con figure di profeti da Baccio Bandinelli intorno al 176419. Neppure tra i documenti presenti nell’Archivio dell’Opera del Duomo sembrava esistere alcun elaborato grafico con questo soggetto
1773, t. IV, lettera CCXXIV, p. 536). Per una completa ricostruzione del rapporto Bottari - Mariette e dei loro scambi epistolari rimando a PROSPERI VALENTI RODINÒ 1978. 17 «[...] Scriverò a Napoli a uno intagliatore detto Filippo Morghen, perché mi cerchi il s. Guglielmo di Vercelli, e quella stampa intagliata dal Gautier [...]» (Bottari a Mariette, 16 Ottobre 1765, in BOTTARI 1754-1773, t. V, p. 286). 18 Da due note scritte da Bottari alle lettere di Mariette del 1759-1760 pubblicate nella Raccolta (vedi nota 16) risulta che nel 1764, anno di pubblicazione del volume, l’opera non era ancora stata pubblicata: «Le stampe del signor Morghen accennate qui non son mai venute alla luce, ma ne sarebbero degne per ogni conio» (BOTTARI 1754-1773, t. IV, pp. 512-513, nota alla lettera CCXV). E ancora: «Il sign. Morghen o non ha terminato l'intaglio di questi Profeti, o certamente non gli ha per anca pubblicati, benchè tutti li desiderino» (BOTTARI 1754-1773, t. IV, nota alla lettera CCXXIV, p. 536). 19 Data, questa, fornita soltanto dalla lettera di Bottari a Zanotti. Gori Gandellini a questo riguardo scriveva: «[...] Intagliò parte (ed aveva intenzione d’intagliare tutto quel gran numero) di Profeti scolpiti in basso rilievo da Baccio Bandinelli, e da altri ne’ piedistalli del recinto del Coro del Duomo di Firenze […]» (GORI GANDELLINI 1808, II, pp. 255-257).
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se non i rilievi dell’architetto fiorentino Giuseppe Del Rosso nella Metropolitana fiorentina illustrata del 182020 (fig. 3). L’unico a segnalare l’effettiva pubblicazione del volume di Morghen fu Francesco Cerroti, bibliotecario corsiniano dal 185721, in uno scritto dimenticato dagli studi successivi di cui non si trova menzione neppure nei registri da lui stesso redatti sui volumi conservati nelle raccolte della biblioteca22. Dell’opera sembravano perciò essersi perse le tracce: non era registrata negli antichi inventari della Corsiniana e solo alcune stampe sciolte del Fondo Corsini dell’Istituto Nazionale per la Grafica, peraltro anonime ed attribuite di recente dalla Borea a Filippo Morghen (oltre a pochi altri esemplari al British Museum, attribuiti ad un giovanissimo Raffaello Morghen)23 davano testimonianza della sua realizzazione (figg. 4-5). DEL ROSSO, MOLINI, NELLI 1820. A tal proposito si veda CORAZZI 2001, pp. 707- 728. 21 Francesco Cerroti (1807-1887) divenne bibliotecario corsiniano il 31 marzo del 1857, dopo che il papa Pio IX ebbe concesso il permesso di derogare all’antica regola stabilita da Neri Corsini, che riservava quella carica agli ecclesiastici. Su Cerroti CIMMINO 1980, sui bibliotecari di Palazzo Corsini PETRUCCI 1973. 22 «Questi ottantotto bassirilievi furono poi da lui intagliati e pubblicati in Napoli. [...] Alla pubblicazione degli ottantotto bassirilievi aggiunse nello stesso volume ancor quello dell’Adamo ed Eva dello stesso Bandinelli, di una Pietà, opera di Michelangelo, e finalmente della quarta parte (di cui ragiona in questa lettera medesima) ed alzata esteriore del coro» (CERROTI 1860, p. 64). Certamente al corrente che la biblioteca custodisse il prezioso volume, Cerroti poté descriverne accuratamente aspetto e contenuto, ma non specificarne la data di pubblicazione, attualmente sconosciuta. Il volume non appare censito nell’Indice alfabetico per incisori della Collezione di Stampe dei principi Corsini, BNALC, Ms. Cors. 2429. 23 ING, FC 133054-133057; BM, BH/FF10/Morghen, album Serie I. Le prime, indicate come «figure virili panneggiate», rimaste anonime e prive di datazione, sono state acutamente attribuite da Evelina Borea a Filippo Morghen sulla base di quanto scritto da Bottari nelle Vite. Per la Borea si tratta di Filippo e non Raffaello perché «[...] il celebre figlio Raffaello contava allora solo un anno [...]» (BOREA 2009, p. 455). La Borea data infatti le tavole al 20
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BOTTARI, MORGHEN E LA RACCOLTA DI BASSORILIEVI
Tutto lasciava ipotizzare che Morghen avesse iniziato il lavoro d’intaglio senza però riuscire a portarlo a termine per le ragioni economiche prima accennate, per poi riprenderlo in un periodo successivo coadiuvato dal giovane Raffaello24. L’esistenza di fogli sciolti e tavole numerate non chiariva però la ragione di non aver pubblicato un volume, pur avendo sostenuto l’ingente spesa dell’intaglio di numerose matrici in rame. Ulteriori ricerche all’interno delle collezioni grafiche della Biblioteca Corsiniana mi hanno portato ad identificare nel volume anonimo indicato come Bassorilievi del coro nel duomo di Firenze l’opera del Morghen Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo che sono ne’ 56 piedistalli intorno al Coro del Duomo di Firenze sul disegno di Baccio Bandinelli [...]25 (figg. 6-7). Il tomo, che reca nel frontespizio il titolo, è privo di dedica e di commento; le tavole si presentano a coppie, con le ottantotto figure dei profeti inserite nelle semplici cornici rettilinee origina1755 circa ma la nostra lettera sposta il lavoro almeno al ’62, anno in cui l’artista scriveva a Bottari. I fogli del British Museum, quattro in tutto, sono invece attribuiti al figlio Raffaello Morghen grazie alla ricostruzione del biografo Palmerini, secondo il quale i rami dei Profeti furono custoditi dalla famiglia Morghen a Napoli per poi passare ad un certo Gervasi negoziante di stampe: «Nell'età di anni undici ne' dodici, cioè nel 1770 intaglia alcune figure de’ Profeti di Baccio Bandinelli [..] Questi rami, ch'erano presso la famiglia Morghen in Napoli, passarono quindi al Gervasi Negoziante di stampe, ove si crede che tuttavia esistano» (PALMERINI 1824, pp. 10-11). Su ognuno dei quattro fogli, in basso a destra, appaiono anche le iniziali dell’incisore «R.M. sc. Napoli». Datati 1770-1778 furono acquisiti dal British Museum nel 1843 tramite il mercante d’arte Colnaghi dalla collezione di Jacopo Tarnia, amico di Raffaello Morghen che possedeva molti dei suoi album originali. MANNING, BYAM SHAW 1960. 24 CASADIO 2012. 25 Il frontespizio riporta il titolo Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo che sono ne’ 56 piedistalli intorno al Coro del Duomo di Firenze sul disegno di Baccio Bandinelli scolpiti da lui medesimo, e da Gio: dell’Opera suo discepolo. Colla giunta dell’Adamo ed Eva opera dello stesso Bandinelli e della Pietà opera di Michelangelo e della Pianta e spaccato del coro per intelligenza del Sito, ove sono i bassirilievi. Intagliata in rame appresso Filippo Morghen (BNALC, 30 H 27, Bassorilievi del coro nel duomo di Firenze). Horti Hesperidum, III, 2013, 2
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li26. Le incisioni di Morghen non contraddicono bellezza e vigore plastico dei corpi bandinelliani, nel rispetto di quella fedeltà agli originali cui la stampa d’aprés era necessariamente vincolata27. Non dovette esser comunque facile per un incisore rigoroso come Morghen, cresciuto e formatosi nello studio e nella riproduzione dell’antico, rapportarsi con un’opera così complessa e sofferta: nel coro del duomo l’eclettismo dello scultore si esprime chiaramente nell’attingere dall’arte classica e moderna contemporaneamente, mettendosi in gara con gli antichi ma servendosi di forme michelangiolesche, come si può notare nelle imponenti figure dalle folte capigliature ricciute avvolte in mantelli a larghe pieghe (fig. 8)28. La potenza e l’espressionismo disegnativo di Bandinelli, dirompenti soprattutto nei nudi contorti e ripiegati su se stessi, vengono riproposti da Morghen senza perdere quel suo peculiare rigore nell’uso del bulino in cui tutto, dai minuscoli tratti alle virgolette e ai punti, era premeditato e studiato attentamente (figg. 9-10). I tratti ariosi e stilizzati sembrano quasi aspirare ad una bellezza ideale del segno e a un valore estetico puramente incisorio, apprezzabile indipendentemente dagli scopi figurativi: si osservi la morbidezza nella resa delle chiome, l’armonia dei movimenti, la grazia delle mani nell’impugnare pesanti volumi o nel rivolgersi allo spettatore (figg. 11-12). Questa stessa maniera d’intaglio non si ritrova però in tutte le incisioni: da un’analisi complessiva delle tavole notiamo diverse I fogli misurano 42 x 28 cm, mentre le tavole 21,7 x 18,5 cm. 27 Principio inderogabile definito in quegli anni anche dall’Encyclopedie di Diderot e d’Alembert: «Conserver le caractère de l’original, et se depouiller de celui qu’ils ont; ils doivent être des protées: on ne lit une traduction, et l’on ne consulte pour l’ordinaire une gravure, que pour connaître les auteurs originaux [...]» (WATELET 1757). 28 L’intervento alla morte del Bandinelli dell’allievo Bandini, ricostruito dalla critica moderna, comportava per Morghen l’ulteriore difficoltà di dover interpretare uno stile nel rilievo meno aggettante e fantasioso. Per Bandini vedi MIDDELDORF 1929. 26
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mani che parteciparono alla realizzazione finale. Se tutte le figure fino alla n. 55 presentano questo stesso tratteggio leggero e delicato tipico di Filippo Morghen, di qualità inferiore ma non dissimili per taglio compositivo e stilisticamente affini sono quelle attribuite a Raffello dal biografo Palmerini, che ne attesta l’esecuzione al 1770 (tavv. 57, 58, 75, 76, 81, 82, 85, 86), condizionato dalla sua giovane età in quanto i confronti con opere mature presentano ben altro ductus incisorio morbido, quasi pittorico (secondo le fonti aveva solo undici anni quando iniziò a collaborare con il padre) (figg. 13-14)29. Le differenze maggiori tra le tavole realizzate da Filippo e quelle di collaboratori si notano osservando le incisioni numerate 55, 56, 59, 60, 63, 64, 65, 66, di qualità assai modesta, probabilmente eseguite da allievi della bottega con eccessivo grafismo ed una linea di contorno decisamente troppo accentuata (fig. 15). Come si è detto, la serie non reca datazione: essa fu iniziata nel 1760 circa da Filippo e completata dal giovane Raffaello e aiuti della bottega intorno al 1770. Tale data è confermata dalla legatura dell’esemplare rintracciato in Biblioteca Corsiniana. Infatti dal confronto del nostro volume con gli Instrumenti della Libreria Corsini30, codice contenente le copie autentiche degli atti rogati dal 1754 (pochi anni prima rispetto alla Raccolta di Morghen) si nota, in base all'utilizzo degli stessi ferri e della bazzana che la montatura fu eseguita dal celebre editore e rilegatore romano «[...] Nell’età di anni undici ne’ dodici, cioè nel 1770 intaglia alcune figure de’ Profeti di Baccio Bandinelli, ch’esistono in bassorilievo intorno al Coro della Metropolitana Fiorentina, e precisamente quelle registrate nella Stampa con i numeri 57, 58, 75, 76, 81, 82, 85, 86, essendo state le rimanenti incise o dal padre, o da altro intagliatore nella sua scuola». Cfr. PALMERINI 1824, pp. 10-11. 30 Il Ms. Cors 2624, Instrumenti della Libreria Corsini, contiene le copie autentiche degli atti rogati dal 1754, con i quali il cardinale Neri Corsini donò al nipote Filippo Corsini e ai suoi discendenti la biblioteca di famiglia e istituì le rendite per il suo mantenimento, nonché copie di una bolla in favore della Biblioteca stessa emanata da Clemente XII il 27 agosto 1733. Cfr. ORZI SMERIGLIO 1958. 29
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Nicola De Romanis, attivo per casa Corsini dalla metà degli anni Cinquanta (fig. 7)31. Questo elemento attesta che la legatura venne eseguita direttamente a Roma e non a Napoli e dà conferma all’ipotesi che Morghen, dopo il mancato finanziamento da parte dei Corsini, mandò fogli sciolti e frontespizio a Bottari, forse confidando ancora nel suo aiuto per pubblicarli o addirittura illustrarne i contenuti. Se ne deduce che il volume fu completato in una data ancora da definire, forse dopo il 1770, se consideriamo l’intervento nell’intaglio del giovanissimo Raffaello (1773, se dobbiamo dar credito all’età di undici anni indicata da Palmerini). La pubblicazione ebbe perciò dei tempi molto più lunghi rispetto ai programmi di Filippo e ciò spiegherebbe la presenza di modi d’intaglio così differenti all’interno della stessa opera32. Le argomentazioni qui analizzate hanno il merito di aver portato alla luce un dimenticato momento della rinascita della fortuna critica della scultura Cinquecentesca a Firenze attraverso l’identificazione di un’opera di traduzione grafica di cui si erano perse completamente le tracce, ampliando inoltre le conoscenze su un incisore ancora poco noto alla critica.
Nicola De Romanis (Roma, 28 nov. 1710-4 nov. 1789), figlio di Giuseppe e Francesca Lazzari, fu letterato e libraio, ottenendo il diploma per l’esercizio di questa attività dalla Confraternita di San Tommaso D’Aquino e di San Giovanni di Dio dei Librari. Tra i suoi scritti ci è pervenuto un Esercizio devoto e brevi preghiere a N. S. Gesù Cristo…, pubblicato a Roma nel 1756 e dedicato a donna Ottavia Corsini. Le legature di De Romanis presentano un dorso cordonato a compartimenti centrati di gigli e taglio dorato. Cfr. ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI 1959. 32 Le incisioni, iniziate da Filippo, passarono poi al figlio Raffaello e bottega. La presenza delle stampe sciolte dell’Istituto Nazionale per la Grafica e del British Museum non fa che avvalorare l’ipotesi di una diffusione delle incisioni in momenti e secondo ragioni diverse. I disegni di cui parlava Morghen a Bottari sono rimasti anonimi, così come i nomi dei diversi incisori che parteciparono all’impresa. 31
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Fonti manoscritte Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana: Ms. Cors. 2024 (32 G 10), Lettere autografe di Professori di Belle Arti scritte a Mgr. Giovanni Bottari. Ms. Cors. 2429, Indice alfabetico per incisori della Collezione di Stampe dei principi Corsini. Ms. Cors. 30 H 27, Bassorilievi del coro nel duomo di Firenze.
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Didascalie
Fig. 1. Filippo Morghen, Quarta parte della Pianta et Alzata Esteriore del Coro, da Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo, 1760-1770 ca., Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana. Fig. 2. Bernardo Sansone Sgrilli, Quarta parte della Pianta et Alzata Esteriore del Coro, da Descrizione e studj dell’insigne fabbrica di S. Maria del Fiore, Firenze 1733. Fig. 3. Vincenzo Grazzini, Figure di Profeti, da La Metropolitana fiorentina illustrata, Firenze 1822, tav. XVIII. Fig. 4. Filippo Morghen, Figure di Profeti. Roma, Istituto Nazionale per la Grafica, FC 133056. Fig. 5. Raffaello Morghen, Figure di Profeti. Londra, British Museum, BH/FF10/Morghen, serie I. Fig. 6. Filippo Morghen, Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo, Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, Frontespizio. Fig. 7. Filippo Morghen, Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo, Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, Dorso. Fig. 8. Filippo Morghen, Figure di Profeti, da Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo, 1760-1770 ca., Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, tavv. 21-22, 24. Fig. 9. Baccio Bandinelli, Profeta, 1547 ca. Firenze, Santa Maria del Fiore. Fig. 10. Filippo Morghen, Profeta, particolare, Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo, 1760-1770 ca., Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, tav. 23. Fig. 11. Filippo Morghen, Figure di Profeti, da Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo, 1760-1770 ca., Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, tavv. 1-2. Fig. 12. Filippo Morghen, Figure di Profeti, da Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo, 1760-1770 ca., Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, tavv. 5-6. Fig. 13. Raffaello Morghen, Figure di Profeti, Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo, 1760-1770 ca., Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, tavv. 57-58. Fig. 14. Raffaello Morghen, Figure di Profeti, da Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo, 1760-1770 ca., Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, tavv. 75-76. Fig. 15. Bottega di Filippo Morghen, Figure di Profeti, da Raccolta di 88 bassirilievi di Marmo, 1760-1770 ca., Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, tavv. 65-66. Horti Hesperidum, III, 2013, 2
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