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Horti Hesperidum Studi di storia del collezionismo e della storiografia artistica Rivista telematica semestrale

DISEGNARE A ROMA TRA L’ETÀ DEL MANIERISMO E IL NEOCLASSICISMO a cura di FRANCESCO GRISOLIA

Roma 2014, fascicolo I

UniversItalia


Il presente tomo riproduce il fascicolo I dell’anno 2014 della rivista telematica Horti Hesperidum. Studi di storia del collezionismo e della storiografia artistica. Cura redazionale: Michela Gentile, Marisa Iacopino, Marta Minotti, Giulia Morelli, Jessica Pamela Moi, Gaia Raccosta, Deborah Stefanelli, Laura Vinciguerra.

Direttore responsabile: CARMELO OCCHIPINTI Comitato scientifico: Barbara Agosti, Maria Beltramini, Claudio Castelletti, Valeria E. Genovese, Francesco Grisolia, Ingo Herklotz, Patrick Michel, Marco Mozzo, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, Ilaria Sforza Autorizzazione del tribunale di Roma n. 315/2010 del 14 luglio 2010 Sito internet: www.horti-hesperidum.com

La rivista è pubblicata sotto il patrocinio e con il contributo di

Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Dipartimento di Scienze storiche, filosofico-sociali, dei beni culturali e del territorio Serie monografica: ISSN 2239-4133 Rivista Telematica: ISSN 2239-4141 Prima della pubblicazione gli articoli presentati a Horti Hesperidum sono sottoposti in forma anonima alla valutazione dei membri del comitato scientifico e di referee selezionati in base alla competenza sui temi trattati. Gli autori restano a disposizione degli aventi diritto per le fonti iconografiche non individuate.

PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA © Copyright 2014 - UniversItalia – Roma ISBN 978-88-6507-740-5 A norma della legge sul diritto d’autore e del codice civile è vietata la riproduzione di questo libro o parte di esso con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilm, registrazioni o altro.

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INDICE

FRANCESCO GRISOLIA, Presentazione

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MARCELLA MARONGIU, «… perché egli imparassi a disegnare gli fece molte carte stupendissime…». I disegni di Michelangelo per Tommaso de’ Cavalieri

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ALESSIA ULISSE, Una proposta per Siciolante

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MARCO SIMONE BOLZONI, Qualche aggiunta a Nicolò Trometta disegnatore

76

STEFAN ALBL, Tre nuovi disegni di Giovanni Andrea Podestà e proposte su Podestà pittore

99

KIRA D’ALBURQUERQUE, Aggiunta alla serie dei Piatti di San Giovanni: il ruolo di Ciro Ferri e Pietro Lucatelli

121

LUCA PEZZUTO, Novità su alcuni “petits maîtres” del Seicento tra L’Aquila, Roma e Ascoli Piceno: Francesco Bedeschini, Cesare Fantetti, Ludovico Trasi

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URSULA VERENA FISCHER PACE, SIMONETTA PROSPERI VALENTI RODINÒ, Per Giacinto Brandi disegnatore

207

GONZALO ZOLLE, La centralità del disegno nella ricostruzione dell’opera pittorica di Andrea Procaccini: tre casistiche e nuovi dipinti

223

PILAR DIEZ DEL CORRAL, «To breathe the ancient air». Il disegno ornamentale e architettonico spagnolo e l’Accademia di Francia a Roma nel Settecento

269

STEFANIA VENTRA, Disegni di Tommaso Minardi in Accademia di San Luca. Il legato testamentario e altre acquisizioni

303

GIULIO ZAVATTA, Per Francesco Coghetti: nuovi documenti e un inedito disegno per il sipario del teatro di Rimini

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FRANCESCO GRISOLIA, Un disegnatore dalmata a Roma: su Francesco Salghetti-Drioli e un foglio firmato

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ABSTRACTS

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UN DISEGNATORE DALMATA A ROMA: SU FRANCESCO SALGHETTI-DRIOLI E UN FOGLIO FIRMATO

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Qui si potevano sentire discorsi su una statua antica appena scoperta, sul valore delle opere pittoriche dei grandi maestri, risuonavano discussioni e divergenze sull’opera esposta di un nuovo pittore. Nikolai Gogol’, Roma, 1842

Rappresentante di alto livello dell’accademismo e primo pittore professionista della regione dalmata, Francesco Salghetti-Drioli (1811-1877), italiano di Dalmazia nativo di Zara, si formò nelle principali accademie d’Italia e fu in rapporto con noti letterati e artisti dell’epoca1. Amico dello scrittore e intellettuale Niccolò Tommaseo, con cui ragionava su soggetti e contenuti, e consigliere del vescovo croato Josip Juraj Strossmayer, patriota Ringrazio Maria Novella Romano, Mattia Romano, Stefania Ventra. 1 Sull’artista si veda FRANCESCO SALGHETTI-DRIOLI 2003, con catalogo delle opere e ampia bibliografia precedente, e i più recenti TRAVIRKA 2010, SAVIO 2012, TOMIĆ 2012.


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e proselito dei Nazareni, Salghetti-Drioli realizzò principalmente opere di argomento storico-allegorico e mitologico. Molto apprezzato dai contemporanei, è stato ampiamente rivalutato dalla critica odierna, che ne ha indagato il ruolo nel dibattito culturale, artistico e politico del tempo. Suoi dipinti e disegni sono conservati in chiese, collezioni e musei italiani e croati. Si prendono in esame in questa sede la sua breve, ma fondamentale e ancora poco nota, esperienza formativa romana e un foglio risalente a questo periodo (fig. 1)2. Gli spostamenti di Salghetti-Drioli lungo la penisola furono numerosi. Tommaseo fornisce nel 1847 un primo e significativo giudizio critico sull’artista dalmata «a me più noto e più caro», del quale sottolinea la diversificata formazione italiana e il definitivo approdo a un purismo di impronta toscana: Ne’ suoi quadri domina il sentimento pensato d’uomo che fa dell’arte ministerio non trastullo. Non so che composto nell’ardore, e nell’eleganza severo. Egli ha vedute tutte le scuole d’Italia; e per l’altre, come per gradi, venuto all’eterea purezza, alla forza gentile della scuola Toscana3.

Primogenito orfano di padre e destinato a dirigere la storica fabbrica di famiglia di liquore ‘rosolio maraschino’, il percorso italiano dell’artista ha inizio nel 1825 a Trieste, nelle cui scuole commerciali viene mandato a studiare. Conclusi gli studi, ha modo di assecondare la sua forte vocazione per il disegno, dando avvio ai vari tirocini artistici in «tutte le scuole d’Italia»: dopo una precoce e fondamentale permanenza a Roma (18311832), durante la quale si nutre del classicismo e dell’antico, frequenta l’Accademia di Venezia (1832-1834), con cui aveva avuto precedenti rapporti e dove assimila il gusto per la materia, per il colore e per la luce della pittura locale; torna ancora a Roma alcuni anni (1837-1839 ca.), per poi fare base a Firenze Sul periodo romano dell’artista si veda in particolare: MELONI TRKULJA 2003. 3 TOMMASEO 1847, p. 126. 2

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(1840-1844), orientandosi verso il Purismo e il recupero dei cosiddetti pittori ‘primitivi’. Soggiorna anche a Milano, Bologna, Parma, Padova, Genova, con passaggi, come testimoniano suoi disegni e lettere, in altre località italiane. Dopo quasi venti anni di studi in Italia, l’artista nel 1844 torna a Zara per dedicarsi alla fabbrica paterna, continuando a dipingere e a intrattenere carteggi. Nell’Urbe il giovane Salghetti-Drioli deve giungere almeno nell’estate del 1831, come prova l’iscrizione «Fran[ces]co Salghetti 8/1831, Roma» apposta sulla copertina di un suo quaderno di disegni conservato a Zagabria, nel quale sono presenti 22 fogli di diversa natura: animali, vedute, studi dall’antico, tra cui la statua equestre di Marco Aurelio in Campidoglio. In un secondo quaderno risalente allo stesso anno, sul quale si legge «Memorie di F. Salghetti, Roma, 1831», sono raccolti studi di motivi decorativi, abiti e gioielli antichi, di bassorilievi, divinità e animali mitologici, il tutto interrotto da vedute delle città di Verona e Mantova, probabile testimonianza della sua discesa dal nord Italia verso il Lazio. Altri due quaderni sono associabili a Roma, ma non essendo datati è per ora difficile stabilire se risalgano anch’essi al 1831-1832 oppure al soggiorno successivo: un primo raccoglie studi da modelli antichi di vario genere, come fregi, vasi e tripodi, calzature, aurighi, centauri e sepolcri, a cui si aggiungono figure di santi tratte da mosaici paleocristiani e un eloquente studio di un leone del Monumento funerario a Clemente XIII di Antonio Canova nella basilica di San Pietro; il secondo quaderno contiene soprattutto vedute di colli romani e studi di loro edifici, di chiese e cappelle4.

Zagabria, Gabinetto di Arti Grafiche dell’Accademia Croata di Scienze e Arti (GAGA), i quaderni citati sono nell’ordine gli inv. nn. 1303, 1307, 1296, 1297 (Cfr. STAGLIĈIĈ 2003, rispettivamente i quaderni nn. 13, 17, 6 e 7, i cui disegni non sono riprodotti); l’inv. n. 1296 contiene anche disegni tratti da opere di Lippo Memmi e Lorenzo Ghiberti e per questa ragione è probabile che risalga al 1839-1840 ca., quando l’artista si sposta da Roma a Firenze. 4

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A Roma, dove ha quindi inizio il suo primo periodo documentato di formazione artistica, Salghetti-Drioli è allievo di Vincenzo Camuccini, Giovanni Silvagni e Tommaso Minardi. È anche in rapporto con il pittore francese Horace Vernet, direttore in quegli anni dell’Accademia di Francia, che lo accoglie a Villa Medici consentendogli di aggregarsi ai pensionnaires francesi nello studio della collezione di statue e nella Scuola del nudo. Da una sua autobiografia, consegnata alla Galleria degli Uffizi nel 1874 insieme al proprio autoritratto, si ricavano dettagli preziosi e impressioni utili a comprendere questi mesi romani e il suo trasporto per l’arte: La sua inclinazione divenne ardente passione, sicchè i medici alla madre, la quale rimasta vedova, da lui attendendo assistenza nelle domestiche facende, e assolutamente lo contrariava dovettero dichiarare, essere egli per soccombere consunto se non venisse secondato il suo amore per l’arte. E così ottenne di recarsi in Roma a dieciotto anni, dove si procacciò la relazione del Camucini e del Selvagni. Frequentò lo studio elementare dell’Accademia di S. Luca alla Sapienza per pochi giorni, e reso edotto dal professore Minardi del disegno di cognizioni di prospettiva e di anatomia, la prima da un’architetto, e la seconda apprese da un chirurgo, sicchè arrichitosi in entrambi di sufficienti cognizioni, e ottenuta da Orazio Vernet licenza di frequentare la galleria delle statue e la sala del nudo dell’Accademia di Francia, studiò ivi alacremente e proseguì accopiando altri studi da Michelangelo e da Domenichino; così che in capo a due anni si sentì in grado di trasferirsi a Venezia per studiare il colorito dagli antichi grandi maestri di quella scuola5. Nella stessa collezione sono conservati in totale 23 quaderni e 3 album di disegni di Salghetti-Drioli, databili dal 1831 al 1854 ca. (STAGLIĈIĈ 2003). 5 Firenze, Archivio Storico delle Gallerie Fiorentine, Filza 1874, n. 85, Pel ritratto autografo donato dal Sig. Salghetti Drioli. Per l’autobiografia completa e altre informazioni: TOMIĆ 1998, ripubblicata in FRANCESCO SALGHETTIDRIOLI 2003, pp. 33-36. Da notare che, a differenza di quanto si ricava da altre fonti e documenti, l’autore scrive di essersi recato a Roma a diciotto anni, dunque prima del 1831; non si può infatti escludere un viaggio nell’Urbe già nel 1829-1830.

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Il disegno a Roma e il colore a Venezia, sembra suggerire il pittore, mentre il compito di segnare in modo definitivo la sua svolta in direzione purista, in linea con l’abilissimo maestro Minardi, spetterà a Firenze. Il giovane dalmata, che aveva trovato alloggio in vicolo del Pinaco nella parrocchia di San Luigi de’ Francesi, si confronta dunque con le molte declinazioni dell’arte che la città offriva, idealmente comprese tra l’elegante ardore disegnato da Michelangelo e la regola classica e meditata di Domenichino. Non è difficile immaginare, complici i rarissimi disegni romani6, l’appassionato zaratino girovagare per la città studiando statue, dipinti e monumenti, schizzando vedute e ritraendo persone e animali, seguire le lezioni di anatomia e mitologia, fare il suo ingresso in Villa Medici insieme ad altri ospiti e forestieri per condividere le cose dell’arte con i molti francesi di passaggio o residenti. Sceglierà, artista maturo, di essere pittore di temi storici: generalmente ben accolto dalla critica italiana dell’epoca, le sue opere si distingueranno soprattutto nel panorama artistico dalmata e croato7. La critica ha rilevato i legami del pittore con i circoli intellettuali del suo tempo, su tutti lo stretto rapporto che lo legò al citato Tommaseo. Tra i personaggi italiani con i quali fu in contatto vi furono: Gino Capponi e Giampietro Viesseux a Firenze; il letterato, drammaturgo e patriota Francesco dall’Ongaro, che collaborò anche con il musicista Giovanni Salghetti-Drioli, fratello del pittore; lo storico dell’arte Piero Selvatico Estense, presidente dell’Accademia di Venezia e appassionato teorico della pittura accademica romantica e purista. Tra i pittori troviamo lettere scambiate con Wilhelm Tischbein e Tommaso Minardi, Johann Friedrich Overbeck e Michelangelo Grigoletti, per ricordare i nomi più importanti e indicativi dei suoi orientamenti; e ancora il modenese Adeodato Malatesta; 6 7

Cfr. supra, nota 4. Cfr. FRANCESCO SALGHETTI-DRIOLI 2003, p. 13 e sgg.

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Giovanni Simonetti, attivo a Fiume; il pittore e critico siciliano Giuseppe Meli, incontrato a Firenze; i marchesi genovesi Andrea e Giovanni Battista Spinola8. Intensi furono anche gli scambi con intellettuali e uomini di cultura dalmati. In questa attivissima partecipazione al clima culturale e artistico del tempo, gli anni romani e la cultura antiquaria che pervadeva la città (saturandola secondo alcuni) dovettero giocare un ruolo decisivo. La Roma in cui l’aspirante artista giunge nel 1831, papa neoeletto è il camaldolese Gregorio XVI, è quella che nello stesso anno spiazza il compositore Hector Berlioz pensionante a Villa Medici, per la musica «ridotta al ruolo di schiava degradata, inebetita dalla miseria» in confronto alla posizione dominante delle arti figurative9. È la stessa «città che non finisce mai» dove nell’ottobre 1831 un inquieto Giacomo Leopardi, tanto inviso al Tommaseo, torna per la seconda volta, alcuni anni dopo il suo noto e impietoso giudizio sulla città, sulla sua gente e sui suoi uomini di cultura e letterati, totalmente assorbiti dalla gloria di epoche passate e secondo i quali «il sommo della sapienza umana, anzi la sola e vera scienza dell’uomo è l’Antiquaria»10. Stando alle carte di archivio dell’Accademia di San Luca, Salghetti-Drioli è ammesso alla Scuola libera del nudo il 13 novembre, mentre il 17 dicembre compare tra coloro che I carteggi, indagati in mimima parte, si conservano in diversi archivi privati dei discendenti, nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, a Roma nella Biblioteca del Senato della Repubblica e nell’Archivio di Stato. Cfr. FRANCESCO SALGHETTI-DRIOLI 2003, p. 16. Per il rapporto e il carteggio con Giuseppe Meli, che coinvolge anche Selvatico Estense e Minardi, si veda CINÀ 2010. 9 «Nel mezzo di tutte le arti piene di vita, di grandezza, di maestà, risplendenti del lampo del genio, che ostentano con fierezza le loro meraviglie, vede la musica ridotta al ruolo di una schiava degradata, inebetita dalla miseria, e che canta, con voce consumata, degli stupidi poemi per i quali il popolo le getta a malapena un tozzo di pane» (BERLIOZ 1989, p. 447). 10 Cfr. LEOPARDI 2014, LEOPARDI E ROMA 1998. Per l’ambiente artisticoculturale, i personaggi e le relative vicende della Roma di questi anni si rinvia al volume MAESTÀ DI ROMA 2003, con ampia bibliografia. 8

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frequentano la Scuola di storia, mitologia e costumi11. Il disegno che qui si presenta, raffigurante Ettore rimprovera Paride di viltà (figg. 1-1e), firmato e datato 1831, appartiene a questo tirocinio romano ed è collocabile, a parere di chi scrive, nei mesi di novembre-dicembre, quando l’artista segue i corsi menzionati. Uno squarcio sul contesto accademico in cui egli si imbatte e sulle sue frequentazioni è ancora tra le carte di quei mesi: appena due giorni prima dell’ammissione alla Scuola del nudo, i documenti registravano «l’elezione di Federico Overbeck ad accademico di merito», sancendo la già avviata reazione del mondo accademico romano alle istanze neoclassiche12; in un modulo compilato a metà dicembre dello stesso anno dagli allievi frequentanti la Scuola del nudo (figg. 2a-2b), il dalmata registra il proprio nome e altri dati insieme a quelli, tra i molti presenti, dei futuri pittori Pietro Gagliardi, fra i più attivi frescanti romani, e Luigi Lais, esponente del gusto purista, e dello scultore belga Eugène Simonis13. La grafia di SalghettiDrioli, in questo interessante campionario di firme autografe di promettenti artisti, coincide con quella delle iscrizioni poste sul margine inferiore del disegno (figg. 1a-1b). Roma, Accademia di San Luca, Archivio Storico (AS): Miscellanea Scuola del nudo, I, c. 212 n. 39, c. 165 n. 48 (13 novembre 1831); Miscellanea scuola, II, 1831, c. 208 n. 4 (17 dicembre, Nota degli scolari che frequentano la Scuola di storia mitologia e costumi), c. 219 n. 6 (22 dicembre, Alunni esteri delle scuole dell’Insigne e Pontificia Accademia di S. Luca). 12 Roma, Accademia di San Luca, AS, Busta n. 80, c. 164 (11 novembre 1831). 13 Roma, Accademia di San Luca, AS: Miscellanea Scuola del nudo, I, c. 39 (17 dicembre 1831, Lettera di Luigi Cittadini, custode, ad Andrea Pozzi, presidente dell’Accademia, con allegata la Modula per gli alunni ho studenti di Belle Arti che già hanno frequentato la Scuola del Nudo); il modulo, non datato, era stato richiesto il 15 dicembre al custode della scuola del nudo Cittadini, con preghiera di compilazione entro due giorni di «un elenco di tutti gli alunni della scuola accademica del nudo, indicando il nome, il cognome, la patria e l’abitazione dell’alunno, e quanti anni sono che frequenta egli la scuola». Proprio sopra il nome di Salghetti-Drioli si registra un certo Giovanni Costa, romano, evidentemente un omonimo del più tardo e noto pittore Nino Costa (1826-1903). 11

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Nel corso di questo stimolante soggiorno il giovane artista apprende sia la correttezza del disegno fondato sulle forme dell’arte classica e sullo studio dai modelli, sia a ideare e comporre scene a soggetto allegorico, biblico, storico e mitologico. Nel foglio con Ettore che rimprovera Paride emerge evidente l’ispirazione ai migliori esempi del Neoclassicismo, come l’equilibratissima scansione compositiva, che rinvia a David, o la solennità classica che ricorda anche il più vicino maestro Camuccini, o il trattamento scultoreo delle anatomie, che richiamano la statuaria di Canova e Thorvaldsen, quest’ultimo professore proprio in quegli anni nell’Accademia romana. Incentrata sul contrasto tra la virtù e il piacere, la scena possiede una spiccata intimità domestica, accentuata dai tessuti sullo sfondo che celano il gineceo in cui Paride giace con Elena e le sue ancelle, che viene infranta dall’arrivo dell’imperioso fratello Ettore, sorgente di virtù e di luce nella simbolica penombra del piacere. Ombre e gestualità appaiono arditamente caravaggesche, richiamando con altri elementi le tendenze antipuriste e romantiche incarnate dal citato Vernet, il quale nel suo atelier di Villa Medici aveva appena dato vita alla discussa tela con Giuditta e Oloferne, esposta in Campidoglio nel 1830. Il soggetto di Ettore che rimprovera di viltà il fratello Paride, tratto dal VI canto dell’Iliade, è tema caro alla cultura neoclassica, solitamente proposto come exemplum virtutis. Con esso si erano confrontati, tra gli altri, Gaspare Landi e Pietro Benvenuti14. Ma il modello più diretto per Salghetti-Drioli è individuabile, a parere di chi scrive, nell’opera di due pittori italiani all’apice del loro successo in quegli anni: il suo stesso maestro Tommaso Minardi e il pittore Francesco Hayez, le cui rispettive sperimentazioni orientano in quegli anni il gusto di molti. Tra il 1828 e il 1830 Hayez aveva dipinto una tela di uguale soggetto e dalla composizione molto simile (fig. 3), con GASPARE LANDI 2004, p. 123: G. Landi, Ettore che rimprovera Paride (17931794), Piacenza, Istituto Gazzola. FORNASARI 2004, pp. 231-233, figg. 200201: P. Benvenuti, Ettore rimprovera a Paride la sua mollezza (1808), Firenze, Teatro della Pergola. 14

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colonne doriche sullo sfondo e una statua posta su piedistallo alle spalle del gruppo di destra15. Eseguita per la Sala della Musica di palazzo Treves a Venezia, esposta a Milano e subito riprodotta in periodici a stampa, l’opera fu oggetto dell’attenzione dei critici e doveva essere ben nota a SalghettiDrioli, al tempo presente anche a Venezia, e ai suoi professori, tra cui il versatile Minardi. Proprio quest’ultimo, con il quale l’artista sarebbe a lungo rimasto in contatto epistolare, stava lavorando già dal 1823 a una grande tela con il medesimo soggetto, terminata nel 1836 e non molto distante dal dipinto di Hayez, per la quale sono noti due disegni16. Il primo (fig. 4) di questi studi di Minardi è accostabile, a differenza del più finito foglio successivo e del dipinto stesso, a quello di SalghettiDrioli, del quale anticipa l’analoga scelta in chiave intimistica della rappresentazione e l’utilizzo diffuso e simbolico della luce. Si comprende, dunque, l’apporto dei pittori citati nella formazione e nelle scelte dell’artista dalmata, che all’età di venti anni ha il merito di rielaborare tali modelli in maniera molto fresca e personale. Il foglio di Ettore che rimprovera Paride, caratterizzato da nitidi contorni a penna, da una notevole attenzione agli effetti luministici e da uno spiccato gusto decorativo (figg. 1c-1e), elementi presenti anche nel citato dipinto di Hayez, è accostabile alla maniera grafica e all’impostazione scenica di disegni più finiti del primo periodo F. Hayez, Ettore che rimprovera Paride seduto nel Gineceo (1828-1830), Venezia, collezione privata. Sull’opera si veda MAZZOCCA 1994, cat. n. 145, pp. 203205, con bibliografia. Fu riprodotta nel 1830 in: LE GLORIE DELL’ARTI 1830, pp. 51-56; ESPOSIZIONI 1830, pp. 15-16. Anni prima, nelle decorazioni di palazzo Zabardella a Padova del 1818-1819, lo stesso Hayez si era confrontato con un Ettore che rimprovera Paride seduto nel Gineceo, eseguito come un finto bassorilievo a monocromo, dal quale il disegno di Salghetti-Drioli è però distante (Cfr. F. Mazzocca in HAYEZ 1998, p. 184). 16 DISEGNI DI TOMMASO MINARDI 1982, cat. n. 95, figg. 95 e 95a, pp. 218220: Ettore rimprovera Paride di viltà e femminile mollezza, disegno (fig. 95) del 1823 ca. e altro disegno successivo (fig. 95a), preparatori per un lacunare della volta del cabinet della principessa Luisa Murat, sposa dal 1825 del conte Giulio Rasponi, in palazzo Rasponi a Ravenna. 15

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di Minardi, ad alcune prove grafiche del citato maestro Camuccini e di Felice Giani, così come a fogli più tardi dello stesso Salghetti-Drioli (fig. 6), segnati da una marcata sensibilità per luce e dettagli17. È molto probabile che la ricercatezza ornamentale del disegno in esame, di gusto quasi miniaturistico, sia da ricondurre anche a esperienze artistiche antecedenti tanto quella romana quanto un eventuale e precedente rapporto con Venezia. Dal primo e precoce biografo del pittore (1858), infatti, sappiamo che già a Zara egli aveva appreso i rudimenti del disegno da un certo Giuppani e dall’architetto C. Nievo, mentre a Trieste aveva studiato disegno con un pittore miniaturista di nome Solferino, figura oscura di cui non sono note opere18. Il disegno romano di Salghetti-Drioli è molto affine, tanto nella tematica dell’exemplum virtutis quanto nella composizione, allo studio di Minardi raffigurante Socrate sorprende Alcibiade nel lupanare, del 1807 ca. (fig. 5)19: vi appare un comune interesse per valori intimistici, per un sentire via via più distante dalla retorica grandiosità degli apparati neoclassici, per quella menzionata cultura antiquaria che dominava il clima artistico romano. In questo allievo, amico e corrispondente di Minardi sembrano riflettersi quelle qualità che lo stesso Hayez ravvisava e apprezzava nel maestro faentino, ovvero «la fantasia, e la facilità immensa di tracciare su un dato soggetto molte composizioni e tutte variate»20, ma per il momento non ci è dato comprendere fino a che punto e in quale maniera questa prolifica inventiva minardiana sia stata assimilata da SalghettiSi veda i disegni pubblicati in FRANCESCO SALGHETTI-DRIOLI 2003. Affini sono anche i disegni di Minardi in: DISEGNI DI TOMMASO MINARDI 1982, cat. nn. 13-15, 31-32, 37-38, 98. 18 KUKULJEVIĆ SAKCINSKI 1858, p. 390. Cfr. PETRICIOLI 1984, p. 398 e MELONI TRKULJA 2003, p. 19. 19 Sul disegno, conservato a Faenza, Pinacoteca Comunale: TOMMASO MINARDI 1981, p. 7, n. 14; A. Ottani Cavina in L’ETÀ NEOCLASSICA A FAENZA 1979, cat. 211, fig. 177 20 HAYEZ 1995, p. 70. 17

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Drioli nel corso del suo tirocinio. Disegni del primo periodo romano, infatti, sono molto rari e in gran parte perduti: quelli noti, sopra menzionati e raccolti in quaderni nel Gabinetto di Arti Grafiche dell’Accademia Croata di Scienze ed Arti a Zagabria, sono quasi esclusivamente studi anatomici e dall’antico, copie e vedute21. Questi esercizi grafici, che meriterebbero insieme a quelli conservati in altri quaderni e album uno studio approfondito, difficilmente rivelano, a differenza del foglio qui considerato, quanto appreso dall’artista dagli illustri modelli che lo avevano preceduto e con cui era entrato in contatto. Testimonianze più concrete le offrono i dipinti successivi del dalmata, così come il suo carteggio con Minardi, che documentano la continuità di un rapporto, amichevole quanto didattico e di condivisione artistica, avviato durante il primo apprendistato romano22. Indicative dell’intesa intellettuale intercorsa tra i due pittori e della comune partecipazione al dibattito dell’epoca sono alcune righe pubblicate nel 1842 dal già menzionato Selvatico Estense: […] ho potuto giovarmi di alcune eccellenti osservazioni che mi furono largite e da quel chiarissimo lume delle arti italiane il professore Minardi e dal diletto amico mio Francesco Salghetti, entrambi da essere noverati fra i pochi che sentano l’alta dignità della pittura italiana, e ne provino cogli esempi proprii quanto sia possibile avviarla su migliore sentiero23.

Nei giorni in cui il pittore di Zara, avviandosi su questo sentiero, eseguiva e firmava l’Ettore che rimprovera Paride, il Cfr. supra, nota 4. Brunate, Archivio privato Salghetti-Drioli, Lettere a Francesco SalghettiDrioli «scelte, annotate, ecc.», III volume, 1838-1876 (mancano i volumi I e II). Cfr. MELONI TRKULJA 2003, p. 19 nota 10. Sul rapporto con Minardi cfr. anche DE SANCTIS 1900, pp. 145, 241; OVIDI 1902, pp. 120 («Nelle sue lettere è riconoscentissimo sempre al suo maestro»), 165. 23 SELVATICO ESTENSE 1842, p. 54 nota 1, nel capitolo Sulle convenzioni dell’odierna pittura italiana, già pubblicato dallo storico dell’arte padovano nel febbraio 1839 nella Rivista Europea. 21 22

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segretario perpetuo dell’Accademia e suo professore Salvatore Betti descriveva in una relazione, elogiandolo, il disegnatore ventenne: Salghetti Francesco, di Zara, d’anni 20, della parrocchia di S. Luigi dei Francesi, abitante in via del Pinaco n. 31, alunno della scuola del disegno, della storia e mitologia e del nudo. È stato raccomandato dal Rev.mo P. Polcerio ex-vicario generale delle scuole Pie, e dal sig.r Cav. d’Este vice-Presidente dell’Accademia. È un buon giovane, rispettoso, e premuroso soprattutto d’apprendere le lezioni di mitologia: per cui è de’ migliori alunni di questa scuola24.

Il disegno qui considerato offre, con la sua qualità esecutiva e nella bontà dell’invenzione, una lampante conferma di questa diretta testimonianza romana, di una passione giovanile per l’arte e per il classico, per quella ‘maestà della regola’ incardinata a Roma e lì assimilata, destinata a persistere e ad evolversi fino alla tarda maturità dell’artista. Dopo alcuni anni veneziani e nelle vesti di pittore più maturo e stimato, nel 1837 Salghetti-Drioli cede al richiamo perentorio e indeclinabile della città eterna e vi fa ritorno, vivendoci per non oltre due anni, dei quali sappiamo ancora poco. Nella citata autobiografia riassume il rientro da Venezia a Roma: Quivi [a Venezia] espose il suo primo lavoro, un quadro di altare, che si ritrova nella Chiesa di S. Maria a Zara e rappresenta l’ultima Communione di S. Benedetto. Reduce in patria ben tosto rivide Venezia a fare nuovi studi sugli antichi, e poi viaggiò a farne altri dalla scuola Milanese, dalla Bolognese e dalla Parmigiana. Si Roma, Accademia di San Luca, Archivio Storico, Miscellanea scuola, II, 1831, c. 219 n. 6 (22 dicembre, Alunni esteri delle scuole dell’Insigne e Pontificia Accademia di S. Luca). L’influente cavalier d’Este citato nel documento era lo scultore veneziano Antonio d’Este (1754-1837), che fu in stretto contatto con Canova, fu socio e membro onorario di diverse accademie, tra cui l’Accademia di San Luca a Roma, di cui divenne nel 1810 consigliere e censore per la classe di scultura. 24

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ridusse poscia a Roma, dove compiè due quadri pella suddetta Chiesa, l’adorazione dei Magi e Gesù che caccia i profanatori del tempio. Codesti due lavori gli cattivarono il compatimento degli artisti, specialmente pel colorito25.

Opere a tema sacro questi suoi primi quadri, per i quali non sono stati individuati disegni preparatori, che precedono le più mature e ponderate scelte a tema storico e patriottico, frutti della nuova stagione romantica. Stando ad altre biografie, documenti e lettere, a Roma il pittore affitta uno studio in palazzo Venezia, che condivide con il siciliano Meli e il pittore croato Vjekoslav Karas, diventa membro della prestigiosa Accademia dei Virtuosi del Pantheon26, entra in più stretta relazione con Minardi, con Overbeck e con i Nazareni27: forse qui, ancor prima che a Firenze, il pittore si espone e si apre alla loro e alla propria «eterea purezza». Salghetti-Drioli procede, inesorabilmente e per la seconda volta a Roma, in quella metà di secolo ancora e per poco crogiuolo e laboratorio delle arti, verso quella «forza gentile» ammirata e ricordata dal conterraneo Tommaseo, irrequieto quanto arguto e perspicace amico28.

Si veda supra, nota 5. In TADDEI 1838, p. 19, «Francesco Salghetti» è elencato tra i «Professori virtuosi di merito, non residenti» della Insigne artistica Congregazione dei Virtuosi del Pantheon. 27 Cfr. MELONI TRKULJA 2003, pp. 21-22. 28 Cfr supra, nota 3. 25 26

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FORNASARI 2004 = L. FORNASARI, Pietro Benvenuti, Firenze 2004. FRANCESCO SALGHETTI-DRIOLI 2003 = Francesco Salghetti-Drioli, a cura di I. Petricioli, Zadar 2003. GASPARE LANDI 2004 = Gaspare Landi, catalogo della mostra (Piacenza, Palazzo Galli, 5 dicembre 2004-30 gennaio 2005), a cura di V. Sgarbi, testi di F. Arisi, G. Fiori, Milano 2004. HAYEZ 1995 = F. HAYEZ, Le mie memorie, a cura di F. Mazzocca, con trascrizione di C. Ferri, Vicenza 1995. HAYEZ 1998 = Hayez, dal mito al bacio, catalogo della mostra (Padova, Palazzo Zabarella, 20 settembre 1998-20 gennaio 1999), a cura di F. Mazzocca, Venezia 1998. LEOPARDI 2014 = G. LEOPARDI, Questa città che non finisce mai. Lettere da Roma, 1822-1832, con un saggio di Emanuele Trevi, Novara 2014.

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Didascalie Fig. 1. Francesco Salghetti-Drioli, Ettore rimprovera Paride di viltà. Penna e inchiostro marrone, acquerello marrone e biacca su carta bianca, 236 x 336 mm. Firmato e datato in basso a sinistra, a penna e inchiostro marrone: «F. Salghetti f. 1831 Roma»; iscrizione in basso al centro, a penna e inchiostro marrone: «Ettore che rimprovera Paride». Collezione privata. Figg. 1a, 1b. Particolari delle iscrizioni della fig. 1. Figg. 1c, 1d, 1e. Particolari della fig. 1. Fig. 2a. Modulo per gli studenti della Scuola del Nudo, 17 dicembre 1831 (prima pagina). Roma, Accademia di San Luca, Archivio Storico. Fig. 2b. Modulo per gli studenti della Scuola del Nudo, 17 dicembre 1831 (seconda pagina, particolare con la firma di Francesco SalghettiDrioli). Roma, Accademia di San Luca, Archivio Storico. Fig. 3. Francesco Hayez, Ettore rimprovera Paride seduto nel gineceo, 1830, olio su tela. Venezia, collezione privata. Fig. 4. Tommaso Minardi, Ettore rimprovera Paride di viltà e femminile mollezza, 1823 ca., matita nera, penna e inchiostro grigio-bruno acquerellato su carta avorio, 185 x 240 mm. Collezione privata. Fig. 5. Tommaso Minardi, Socrate sorprende Alcibiade nel lupanare, 1807 ca., penna e inchiostro marrone, acquerello marrone, biacca, tracce di matita nera e quadrettatura, riquadrato a penna, su carta avorio, 630 x 786 mm. Faenza, Pinacoteca comunale. Fig. 6. Francesco Salghetti-Drioli, Studio per testa di angelo, matita nera e rossa su carta bianca. Zagabria, Accademia Croata di Scienze ed Arti, Gabinetto di Grafica.

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