M. Bonanno Aravantinos, Il gruppo di Mitra tauroctono nella Chiesa di San Saba a Roma

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IL GRUPPO DI MITRA TAUROCTONO NELLA CHIESA DI SAN SABA A ROMA MARGHERITA BONANNO ARAVANTINOS

La chiesa di San Saba sul piccolo Aventino raccoglie una collezione di antichità di età romana, cospicua per numero e composta da sculture a tutto tondo, rilievi, sarcofagi, colonne, elementi di decorazione architettonica ed epigrafi nella maggior parte ancora inedita1. Tra i pezzi conservati nel portico esiste una scultura, in marmo bianco a grana fine, che, malgrado il cattivo stato di conservazione2, è possibile identificare come raffigurante il gruppo di Mitra tauroctono (figg. 1-3). Il catalogo delle antichità romane conservate nella Chiesa di San Saba è in corso di preparazione con la cura scientifica di chi scrive e di Gian Luca Gregori. Partecipano alla redazione delle schede di catalogo le dottoresse Nadia Agnoli, Laura Gambassi, Germana Vatta e Silvia Evangelisti. Alcuni contributi sono già stati pubblicati da GAMBASSI 1997; GREGORI 2007. Sull’insediamento religioso di San Saba e la chiesa: KRAUTHEIMER 1976; DELLE ROSE 1986-1987 con bibl. precedente; GALLAVOTTI CAVALLERO 1989, pp. 36-54; DELLE ROSE 1993; LA BELLA 2003. 2 Mancano: totalmente la figura di Mitra ad eccezione del ginocchio sinistro; la testa, la coda e gli arti del toro; la parte anteriore e parte degli arti del cane; quasi completamente il serpente. Il corpo del cane è stato scalpellato nella sua quasi totalità. Altezza massima conservata cm 51,5. La base è lunga cm 1


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La scultura non è ignota nella letteratura archeologica, ma non ne è mai stata pubblicata una fotografia. Grazie all’iscrizione frammentaria incisa sulla faccia anteriore della sua base essa si identifica con il Mitra ricordato nell’Albergo Costanzi nel I volume dell’opera di Matz e von Duhn, Antike Bildwerke in Rom, edito nel 18813 e nel Collegio Germanico-Ungarico in via San Nicola da Tolentino nel volume del CIL VI pubblicato nel 1902, dove è definita erroneamente rilievo4. Successivamente il pezzo è menzionato nelle opere dedicate alle testimonianze del culto mitriaco da Franz Cumont5 e da Marteen J. Vermaseren 6. In tali pubblicazioni il gruppo scultoreo è brevemente descritto e si ricorda la sua collocazione nel cortile interno del Collegio Germanico-Ungarico, già Albergo Costanzi. Quest’ultimo era situato in via San Nicola da Tolentino e fu venduto poco dopo il 1867 dal suo costruttore, l’imprenditore Domenico Costanzi, all’ordine religioso dei Gesuiti7. Nessuno dei testi citati registra l’attuale collocazione del gruppo nella chiesa di San Saba. Ma quando il Mitra tauroctono è stato spostato dal Collegio Germanico-Ungarico nella chiesa sul piccolo Aventino? Ritengo che la risposta vada cercata nella storia della sede del Collegio stesso. Il Collegio lasciò il Palazzo Borromeo e si trasferì nel 1886 nell’albergo Costanzi a via S. Nicola da Tolentino. Nel 1939, in occasione della realizzazione

49,5, profonda sul lato sinistro cm 26,5 e sul destro, che è rotto obliquamente, 30,7. 3 MATZ-VON DUHN 1881, p. 449, n. 1575. 4 CIL VI, 4,2, 31049. 5 CUMONT 1896-1899, p. 219, n. 48. 6 VERMASEREN 1956, p. 211, nn. 535, 536 (iscrizione). 7 La denominazione dell’albergo venduto ai Gesuiti si deve al suo costruttore, Domenico Costanzi, imprenditore giunto nel 1870 a Roma da Milano. Il Costanzi è noto anche per la costruzione dell’omonimo teatro lirico, realizzato col ricavato della vendita dell’albergo ai Gesuiti; il teatro dopo il 1926, in seguito all’acquisto da parte del Comune di Roma, viene denominato Teatro Reale dell’Opera: CAMALEONTE 1968, 2, p. 100 con fig. a pp. 102, 103. Breve cenno all’albergo Costanzi in PIETRANGELI 1995, p. 99.

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di via Leonida Bissolati8, voluta da Benito Mussolini per collegare la stazione Termini all’ambasciata americana, la sede del pontificio Collegio Germanico-Ungarico fu demolita nell’ambito del progetto del Piacentini che prevedeva l’opera di sventramento nella zona tra San Bernardo, piazza Barberini e via Veneto. L’edificio che ospita attualmente il collegio fu consegnato ai Gesuiti nel 19449. Dunque, è probabile che proprio al momento della demolizione della sede del collegio nel 1939 il gruppo scultoreo sia stato trasferito nella Chiesa di San Saba, assegnata da Gregorio XIII nel 1573 al Collegio Germanico-Ungarico, retto dai Gesuiti. Ho ricordato che l’ultima citazione della scultura qui esaminata si trova nell’opera del Vermaseren che ignora la presenza del pezzo a San Saba. La data di edizione di tale libro, il 1956, non indebolisce, a mio giudizio, l’ipotesi che lo spostamento del gruppo dal Collegio Germanico-Ungarico alla Chiesa di San Saba sia avvenuto nel 1939. Infatti, la breve descrizione della scultura redatta dal Vermaseren sembra basata non su un esame autoptico10, ma piuttosto dipendente da quella presente nelle opere precedentemente pubblicate. Resta la questione della provenienza del gruppo del Mitra tauroctono. L’identificazione con il pezzo conservato nell’albergo Costanzi, poi Collegio Germanico-Ungarico, fa escludere l’attribuzione della scultura al mitreo individuato nel 1925 tra il lato orientale della chiesa di San Saba e la via Salvatore Rosa11. È invece verosimile ipotizzare che essa sia stata trovata durante i lavori effettuati da Domenico Costanzi VANNELLI 1981, p. 123. Per un approfondimento del periodo degli sventramenti fascisti a Roma cfr. CEDERNA 1979. 9 P. BAGLIONI, Il Collegio Germanico-Ungarico. «Niente paura. A noi pensa Gesù», in 30 giorni, 1/2, 2009. 10 Le dimensioni del gruppo scultoreo, altezza cm 65 e larghezza cm 85, indicate nella scheda del Vermaseren non corrispondono a quelle da me verificate. 11 COARELLI 1979, p. 74, n. 33; CLAUSS 1992, p. 28. Nella Regio XII sono stati rinvenuti altri due mitrei, il primo delle Terme di Caracalla e il secondo di Santa Balbina: COARELLI 1979, p. 74, nn. 32, 34. 8

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per la costruzione dell’albergo omonimo. In tal caso il rinvenimento si collegherebbe alla Regio VI, dove sono dieci i mitrei già individuati12 e porterebbe a supporre l’esistenza di un altro luogo di culto per il dio Mitra. La scultura di San Saba è uno dei non molti esemplari raffiguranti Mitra tauroctono a tutto tondo, rinvenuti a Roma13. Pur nella sua frammentarietà, si riconoscono nel gruppo tutti gli elementi canonici dell’iconografia mitriaca, redatta secondo lo schema più diffuso nel mondo romano14. Grazie al confronto con gruppi scultorei analoghi integri si può restituire l’immagine dell’esemplare di San Saba. Mitra, del quale restano soltanto il ginocchio sinistro e tracce della gamba destra, in costume orientale, poggiava la gamba sinistra sulla schiena del toro, mentre con la mano corrispondente, ancora conservata nel 188115, gli sollevava la testa afferrandone il muso e con l’altra lo pugnalava sulla spalla. Completavano la scena il serpente, di cui restano sul plinto, parzialmente conservato16, parti del corpo squamato, e il cane, totalmente scalpellato; tali animali insieme lambivano il sangue della ferita mortale cercando in tal modo di impedire che esso cadesse a terra. Sulla faccia anteriore della base è incisa la seguente iscrizione: deum sibi [...] sua pecunia17 (fig. 2). Moderne sono invece le lettere presenti sul corpo del toro, nella zona intorno al ginocchio sinistro del dio (fig. 3). Il numero dei monumenti a tutto tondo raffiguranti Mitra tauroctono è ristretto. Se si escludono il gruppo ostiense COARELLI 1979, pp. 71-72, nn. 12- 21; tra essi il vicinissimo mitreo Barberini scoperto nel 1936: COARELLI 1979, p. 72, n. 17 con bibl. prec. Sui mitrei di Roma cfr. anche CLAUSS 1992, pp. 16-31. 13 VERMASEREN 1956, nn. 370, 374, 385, 531, 548, 557, 584, 587, 592, 595, 596, 601, 605=614, 618, 619, 620, 629. 14 VERMASEREN 1956; VOLLKOMMER 1992. 15 La mano di Mitra nelle narici del toro è menzionata nella descrizione di MATZ-VON DUHN 1881, p. 449, n. 1575. 16 La base misura sulla fronte cm 49,5; sul lato sinistro 26,5 e sul lato destro fratturato obliquamente cm 30,7; l’altezza max è di cm 51,5, 17 CIL VI, 4,2, 31049. 12

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firmato dallo scultore ateniese Kriton18 e la sua unica copia, il torso Giustiniani19, che mostrano la divinità nel momento che precede lo sgozzamento del toro, tutte le altre sculture fissano l’uccisione dell’animale e si rifanno ad uno stesso modello o cartone. Si possono in proposito ricordare i gruppi conservati in Vaticano nella Sala degli Animali20, nella Galleria Lapidaria da Ostia21, nel Museo del Louvre da Sidone22 (fig. 4), nel Museo Archeologico di Venezia23, nel British Museum a Londra24, i due esemplari nel Museo di Vulci rinvenuti nella stessa località25; ad essi va aggiunto il frammento da Trevi26. In area provinciale sono stati rinvenuti i gruppi nel Museo Arqueologico y Etnologico di Cordova da una villa dell’antica Igabrum27, del Mitreo di Ptuj 28e del Museo di Budapest da Aquincum29. Nella suddivisione tipologica proposta dal Vollkommer per le scene di tauroctonia in tutte le sue piccole, ma numerose, varianti, tali sculture sono riferibili al gruppo III. B, tipo C30 che

VOLLKOMMER 1992, p. 596, n. 98; BECATTI 1954, pp. 29-38. BECATTI 1957; VOLLKOMMER 1992, p. 596, n. 99. 20 Il gruppo è datato nella seconda metà del II secolo d. C.: VOLLKOMMER 1992, p. 600, n. 142; LIVERANI-SPINOLA 2003, pp. 29-30. 21 VOLLKOMMER 1992, p. 602, n. 173. 22 VOLLKOMMER 1992, p. 602, n. 166. L’iscrizione di dedica è posta da Flavios Gerontios, alto dignitario del culto mitriaco nell’anno 500 dell’era seleucide, corrispondente secondo alcuni studiosi al 188 d. C., secondo altri al 389 d. C.: FONTAN 2008, pp. 264-265, n. 171. 23 VOLLKOMMER 1992, p. 602, n. 167 (seconda metà del II secolo d. C.); POLACCO, TRAVERSARI 1988, pp. 41-44, n. 13 (fine del II-inizio del III secolo d. C.). 24 VOLLKOMMER 1992, p. 602, n. 168. 25 VOLLKOMMER 1992, p. 602, nn. 169-170. 26 PROSPERI VALENTI 1996. 27 La scultura è datata nell’avanzato II secolo d. C.: RODRIGUEZ OLIVA 2009, pp. 107-108, fig. 110. 28 VOLLKOMMER 1992, p. 605, n. 221. 29 VOLLKOMMER 1992, p. 619, n. 649. 30 VOLLKOMMER 1992, pp. 599-606, nn. 132-222. 18 19

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conta il maggior numero di raffigurazioni a tutto tondo, oltre a numerosi rilievi31 (fig. 5) e pitture murali32 (fig. 6). In tale classificazione si deve inserire anche la scultura di San Saba. Quest’ultima è avvicinabile, per il modo con cui il dio pone il ginocchio sinistro sulla groppa del toro, ai gruppi già menzionati nel Museo Archeologico di Venezia e nel Museo del Louvre a Parigi (fig. 4). Inoltre, gli animali, che convergono verso la ferita provocata al toro dal pugnale, ritornano nella stessa posizione negli esemplari conservati nel Museo Archeologico di Venezia, nel Museo del Louvre, nel Museo Gregoriano Profano in Vaticano rinvenuto alla Scala Santa33, nella Sala degli Animali nei Musei Vaticani, e nel Museo Arqueologico y Etnologico di Cordova. Le raffigurazioni di Mitra tauroctono, ricche di significato allegorico-religioso, conobbero un’ampia diffusione nel II e nel III secolo d. C., in coincidenza con il periodo di massima attestazione del culto. La scena con il dio che sacrifica la vittima dal cui sangue scaturirà nuova vita rievoca il momento saliente del rituale mitriaco ed era complemento indispensabile nell’arredo dei mitrei, dove nella parete di fondo dell’aula di culto è riprodotta in pittura, a rilievo o a tutto tondo, seguendo una certa ripetitività negli schemi della raffigurazione34. La più antica attestazione del gruppo del Mitra risale all’inizio dell’età VOLLKOMMER 1992, pp. 599-605, nn. 132-137; nn. 146-162; 172, 174-219. Per il rilievo, assegnato alla fine del II-inizio del III secolo d. C., nei Musei Capitolini dal mitreo di Via Giovanni Lanza cfr. anche PAPINI 2005, pp. 274-275 con bibl prec.; per il rilievo nel Museo Nazionale Romano inv. 205837, rinvenuto nel mitreo dei Castra peregrinorum sotto Santo Stefano Rotondo a Roma, posizionati sul Celio, e datato verso la fine del III secolo d. C.: PAPINI 2005, pp. 270, 272-273, n. 69 con bibl prec. Per il rilievo della fine del II secolo d. C. nel Museo del Louvre rinvenuto a Sidone insieme ad altre otto statue cfr. anche FONTAN 2008, pp. 264-265, n. 171. 32 VOLLKOMMER 1992, p. 600, nn. 143-145; per l’affresco del Mitreo di Marino, cfr. anche BEDETTI 2003. 33 Il rilievo è assegnato all’inizio del III secolo d. C.: SINN 2006, pp. 300-302, n. 178, tav. 99, 1-3 (M. Xagorari-Gleißner); LIVERANI 2004, p. 203, fig. 6. 34 SFAMENI GASPARRO 2005. Sul mitreo di Marino si veda anche BEDETTI 2003. 31

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traianea, epoca nella quale si pone l’esemplare del British Museum proveniente da Roma, datato grazie alla dedica di T. Claudius Livianus, prefetto del pretorio nel 102 d. C.35. La scultura di San Saba, pur nel suo stato frammentario di conservazione, sembra rivelare attenzione nella resa anatomica del toro, particolarmente del collo; sulla base dei confronti citati e dell’analisi paleografica dell’iscrizione risulta plausibile una proposta di attribuzione al tardo II secolo d. C., periodo di grande diffusione del culto mitriaco.

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Didascalie Fig. 1. Roma, Chiesa di San Saba. Gruppo scultoreo raffigurante Mitra tauroctono (Soprintendenza Archeologica di Roma). Fig. 2. Roma, Chiesa di San Saba. Gruppo scultoreo raffigurante Mitra tauroctono: iscrizione sulla base (Soprintendenza Archeologica di Roma). Fig. 3. Roma, Chiesa di San Saba. Gruppo scultoreo raffigurante Mitra tauroctono: particolare (Soprintendenza Archeologica di Roma). Fig. 4. Parigi, Museo del Louvre. Gruppo scultoreo raffigurante Mitra tauroctono da Sidone (da FONTAN 2008, n. 171). Fig. 5. Roma, Museo Nazionale Romano inv. 124668. Rilievo con Mitra tauroctono (da VOLLKOMMER 1992, tav. 140, n. 153). Fig. 6. Marino. Mitreo. Affresco con Mitra tauroctono (da BEDETTI 2003).

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