MOTIVI ORIENTALI NEL CULTO DI DIANA A NEMI I.IL SANTUARIO E LE NAVI DI CALIGOLA GIUSEPPINA GHINI
“Dicono che il tempio di Artemide Aricina sia una copia di quello di Artemide Tauropolos, infatti, nei riti predomina un elemento barbarico e scitico.” (Strab. Geografia, V, 12)
Il bosco che circonda il bacino lacustre di Nemi, e in particolare il versante settentrionale, fu luogo di culto fin dall’età protostorica, come attestano sia i ritrovamenti degli inizi dello scorso secolo1, sia i recenti scavi nell’area del Santuario di Diana2. A partire dall’età arcaica, come testimonia Catone3 nel bosco venne dedicato un lucus4 a Diana, dea latina legata alla natura, alla caccia, ma anche alle nascite e alla fertilità. (fig. 1) Suo sacerdote era il rex nemorensis, uno schiavo fuggitivo che succedeva al suo predecessore dopo averlo sfidato in un duello dall’esito necessariamente mortale per uno dei due contendenti,
*Sul Santuario di Diana esiste un’ampia bibliografia, di cui si citano qui solo i testi più completi: MORPURGO 1903; COARELLI 1987; In the sacred grove, 1997; Nemi-Status Quo 2000. Sugli ultimi scavi: GHINI 1993; GHINI 2006; DIOSONO 2006; GHINI-DIOSONO c.s. 1 GIEROW 1964;.GIARDINO 1985; CARANCINI 1991. 2 BRUNI-CALDERONI 2009. 3 Cato, Orig., fr. 58: secondo l’autore fondatore del lucus sarebbe stato il tuscolano Egerio Bebio; invece secondo Festo (p. 128 L) si sarebbe trattato dell’aricino Manio Egerio. 4 Per il significato di lucus si veda in particolare Les bois sacrés 1993.