Hyena-II/V/I

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II / V / I

HYENA




Nel precedente lavoro, Hyena ha indagato il corpo e la sua gestualità, nella declinazione femminile, per farne emergere il contenuto emotivo e l’impetuosità di una sensazione che si faceva passione. Ora 3 numeri, 3 cifre poste in sequenza, introducono una nuova visione... II/V/I È un rimando simbolico, una chiave criptica di accesso, che già spiega la continuità di un’ispirazione che, attraverso il dato sensibile, intende guardare oltre, alla forza della sua segreta essenza. II/V/I, seconda, quinta, prima: è la progressione armonica tipica degli standard jazz, l’incarnazione della struttura portante dalla quale si libera nell’espressione questa forma di composizione. Hyena vede il jazz con il suo sguardo febbrile, che parte sempre dal gesto. Un gesto colto nel suo manifestarsi a prescindere dall’identità del soggetto, energico, carnale, seduttivo, nell’attimo in cui le dita danzano sulla tastiera del pianoforte, sui tasti dell’ottone, pizzicano le corde del contrabbasso; un gesto espresso dal corpo stesso del musicista, avvolto al contrabbasso, ricurvo in un’unica tensione che sembra fonderlo al trombone, mentre subisce uno scarto all’indietro dopo l’esecuzione della nota risolutiva di un passaggio musicale; un gesto nel jazz così fortemente riflesso dell’animo del musicista, della sua parte più intima e segreta: non c’è un suono senza un gesto che l’accompagni. È da qui che parte Hyena, con la sua personale tecnica, per trasformare in immagine queste suggestioni. Lo fa con l’uso del contrasto cromatico, con la sua materia pittorica, fatta di lacerazioni, di “rumore” che invade lo spazio, con la moltiplicazione dell’immagine nella stessa rappresentazione e l’utilizzo combinato di positivo e negativo fotografico insieme; e, ancora, attraverso la scrittura manuale, un segno che trasmette l’energia del gesto grafico, che entra a far parte del corpo pittorico e introduce nell’opera un elemento personale legato al testo scelto: in questo caso è William Blake che, con la sua poesia visionaria, fatta di figure simboliche, di personaggi misteriosi e controversi, di equilibri instabili, di forze ambivalenti, di variazioni ritmiche della composizione letteraria, traduce ciò che nella sensibilità di Hyena la musica jazz esprime, anche nella sua componente esistenziale espressa dai suoi interpreti, spesso al confine tra l’essere angeli o diavoli, spesso al limite tra beatitudine e maledizione. Un elemento di novità è l’utilizzo del blu come colore, come sensazione di fondo: questa scelta è un omaggio alla Blue Note, l’etichetta che attorno agli anni 50 raccolse tutti i maggiori musicisti jazz e rese possibile la diffusione di massa di questa musica nel periodo del suo più formidabile sviluppo, contribuendo a costruire la gloria dei suoi interpreti; è un omaggio a quelle inconfondibili copertine velate di blu, a quei caratteristici tagli fotografici di cui Hyena sente l’influenza. In questo lavoro, poi, introduce l’utilizzo del mosso, un elemento linguistico che apre il suo lavoro a nuove possibilità espressive, sempre all’interno della medesima ispirazione; è un elemento che ha una provenienza risalente nel tempo, fino alle sperimentazioni di inizio secolo del fotodinamismo il quale, nell’intento di attribuire al medium fotografico dignità artistica, secondo la concezione dell’avanguardia futurista che la individuava nel prodotto della più viva e libera espressione della soggettività dell’artista, del suo estro, della sua imprevedibilità, della bergsoniana intuizione come istinto dell’intelligenza, illuminazione dello spirito, si rivolse alla raffigurazione del gesto repentino, all’evanescenza di questa forma, per coglierne la pulsione psichica che è all’origine dell’azione: «vita colta nel suo 1 apparire rapido e fugace» . Il risultato è un viaggio attraverso immagini in cui la dinamica gestuale è restituita in una dimensione di vitalismo assoluto; un viaggio in cui Hyena, nel guardare il jazz, sviluppa il suo personale linguaggio che risulta arricchito nella capacità di utilizzare il tempo per poter più efficacemente materializzare l’intima natura dell’esperienza emotiva cercata, come nell’istante esplosivo in cui una nota viene sparata al culmine della performance, o nel tempo che va a dilatarsi nelle immagini multiple dei dittici e dei trittici, in cui il momento di quiete ritratto si apre nella profondità di un silenzioso spazio interiore; è un viaggio attraverso percezioni che ritornano infine ad unità nell’intensa visione della musica blu. Giovanni Marra 1

Giovanni Di Jorio sulla rivista torinese “La fotografia artistica” nel 1912.

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In his previous work, Hyena investigated the body and its gestuality, in the feminine declination, to let emerge the emotional content and the impetuosity of a sensation turning into passion. Now three numbers, three figures set in sequence, introduce to a new vision …. II/V/I It’s a symbolic remind, a cryptic key to access, that immediately explains the continuity of an inspiration that, through the sensible datum, wants to look beyond, to the strength of its secret essence. II/V/I, second, fifth, first: it’s the typical harmonic progression of the standard jazz, the incarnation of the main structure from which this form of composition sets free . Hyena sees jazz trough his feverish look, always starting from gesture. A gesture caught in its expressions ignoring the identity of the subject, energetic, carnal, seducing, in the very moment in which his finger dance on the keyboard of the piano, on the keys of the brass, plucking the strings of a double bass; A gesture expressed by the body itself of the musician, wrapped to the double bass, bent in a unique tension that seems to melt the musician and the trombone, while receiving a backward swerve after the execution of the crucial note of a musical passage; a gesture in jazz strongly reflected by the soul of the musician, by his deeper and more secret part: there ‘s no sound without a gesture accompanying it. Here is the starting point of Hyena, with his personal technique, to transform this suggestions into images. He does it using the chromatic contrast, his pictorial material, made of lacerations, of “noise” pervading the space, Multiplying the image in the same representation and using a combination of photographic positive and negative at the same time: and, more, trough the handwriting, a sign that transmits the energy of the graphic gesture, that becomes part of the pictorial body and introduces in the opera a personal element linked to the chosen text: in this case it’s William Blake who, by his visionary poetry, made of symbolic figures, of mysterious and controversial characters, of unstable balances, of ambivalent forces, of rhythmic variations of the literary composition translates what in the sensibility of Hyena the music of jazz expresses, even in its existential component expressed by its interpreters, often on the border between been angels or devils, often on the limit between holiness and malediction. An element of novelty is the use of the blue as colour, as background sensation: this choice is a tribute to the Blue Note, the label that in the fifties gathered all the best musician of jazz and permitted the mass diffusion of this kind of music in the period of its strongest development, contributing to the building of the glory of its interpreters: it’s a tribute to those peculiar covers, faded in blue, to those peculiar photographic cuts by which Hyena is influenced. In this work, moreover, he introduces the use of the “mosso“, a linguistic element that opens his work to new expressive possibilities, always inside the same inspiration; it’s an element that goes back in time to the photodynamic experiment of the beginning of the century that, trying to attribute to the photographic media an artistic dignity, according to the beliefs of the futuristic avangarde that saw in the product of most lively and free expression of the subjectivity of the artist, of his skill, of his unpredictability, of his bergsonian intuition as instinct of intelligence, illumination of the spirit, turned to the representation of the sudden gesture, to the evanescence of the shape, to 1 catch its psychic passion which is at the origin of the action: «Life caught in its quick and fleeting appearance». The result is a journey through images in which the dynamic of the gesture is rendered in a dimension of absolute vitalità; a journey in which Hyena looking at jazz develops his personal language that results enriched in the capability to use the time to better materialize the inner nature of the emotional experience looked for, as in the explosive moment in which a note is exploded at the acme of a performance, or in the time dilating in the multiple images of a diptych or a triptych, in which the moment of painted quietness opens in the deepness of a silent interior space; it’s a journey through perceptions that at fast come back to unity in the intense vision of the blue music. Giovanni Marra 1

Giovanni Di Jorio on the review “La fotografia artistica” in 1912.

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Traduzioni a cura di Paolo Pasini Progetto grafico e impianti stampa: La Fotolito - Poviglio - RE Stampa: Artigrafiche De Pietri - RE

Finito di stampare nel mese di Marzo 2008

Un ringraziamento particolare a Sabrina Agarossi per il suo determinante contributo



Favaro Veneto (VE) - Via Col San Martino, 37 tel. 041 632671 - Fax 041 634850 www.orler.it - E-mail:orler@orler.it


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