Hystrio 2018 1 gennaio-marzo

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VETRINA

L'eredità di Eugenio: una nuova casa per le sue marionette Una gioia e un grande dolore per la Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli: l’ingresso nella nuova sede all’ex Ansaldo, dove prenderà vita anche il Museo del Teatro di Figura, e la scomparsa di Eugenio Monti Colla, il padre (ri)fondatore dell’ensemble noto in tutto il mondo. di Claudia Cannella

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e n’è andato all’improvviso, lo scorso 21 novembre. Eugenio Monti Colla, settantotto anni, era l’ultimo discendente della gloriosa dinastia di marionettisti della Compagnia Carlo Colla & Figli. Duecento anni di storia, eccellenza milanese, ma anche internazionale, con tournée che la portavano in ogni parte del mondo, con il pubblico sempre in visibilio per la magia di quelle marionette che, dopo un po’, ti sembravano persone. Il vuoto che lascia Eugenio è grande, ma ancor più la sua eredità, ora raccolta dai suoi “discepoli” dell’Associazione Grupporiani che da anni lo seguivano nei suoi percorsi artistici e creativi. Lo conobbi di persona nel 1999, stavamo preparando per Hystrio un dossier sul teatro di figura. Ero andata a trovarlo nell’Atelier di via Montegani perché non amava le interviste telefoniche. Mi si aprì un mondo. Nel seminterrato, sotto la sala teatrale, mi fece visitare i laboratori, un vero e proprio antro delle meraviglie, strapieno di materiali in apparente disor-

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dine, in realtà in quell’ordine casalingo e artigianale, che era la cifra del loro vivere e fare teatro. Dico “loro” perché la Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli era ed è una famiglia. Per alcuni – Piero Corbella, Franco e Maria Grazia Citterio, Tiziano Marcolegio - era stato il professore delle medie da cui non si erano più separati e che, insieme al cugino Carlo III Colla, aveva deciso, nel 1965, di riprendere in mano l’attività di famiglia, rifondando la compagnia che aveva chiuso i battenti nel 1957, dopo lo sfratto dal Teatro Gerolamo, la loro casa dagli inizi del ’900. Gli venivano sempre gli occhi lucidi quando ricordava quel momento. «Io avevo 18 anni e mio cugino Carlo 22. Per me era stato come chiudere il Duomo, ci vivevamo, ci giocavamo. Io e Carlo avevamo imparato il mestiere quasi di nascosto, perché in famiglia le regole e le gerarchie erano molto rigide. Andavamo a muovere le marionette al buio di nascosto prima dello spettacolo». Eugenio, forte della sua laurea in Cattolica con Mario Apollonio, era “la mente”, l’intel-


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