L’Odissea appartiene al ciclo dei «poemi del ritorno», ossia di quei poemi che trattano del ritorno in patria degli eroi greci dopo la battaglia di Troia. Mentre l’Iliade è il poema che ha come tema principale le battaglie e i duelli, l’Odissea è il poema dell’avventura. Tra i due poemi omerici il clima è completamente diverso: nell’iliade la atmosfera dominante è di rabbia, odio e tensione con frequenti battaglie, mentre l’Odissea è un avventuroso viaggio nella fantasia.
L’Odissea si apre con l’invocazione alla Musa della poesia epica, Calliope, e con la protasi, ovvero la presentazione in breve dell’argomento che sarà trattato nel poema. Esso è:
Narrami, o Musa, l’uomo dall’agile mente che a lungo andò vagando, poi che cadde Troia, la forte città, e di molte genti vide le terre e conobbe la natura dell’anima, e molti dolori patì nel suo cuore lungo le vie del mare, lottando per tornare in patria coi compagni. Ma per loro follia (come simili a fanciulli!), non li potè sottrarre alla morte, poi che mangiarono i buoi del dio Sole, figlio del cielo, che tolse loro il tempo del ritorno. Questo narrami, o dea, figlia di Zeus, e comincia da dove tu vuoi.
IL PRIMO NUCLEO (CANTI I-IV) Questo nucleo è detto anche Telemachia, dal nome del suo protagonista, Telemaco che dopo la scomparsa del padre è cresciuto diventando ormai un uomo di vent’anni. La guerra di Troia è ormai finita da dieci anni, ma Ulisse non è ancora tornato in patria. A Itaca i Proci insistono perché Penelope accetti la scomparsa definitiva di Ulisse e scelga uno di loro come sposo, allora lei promise ai suoi pretendenti che quando avrà finito di tessere una tela sceglierà uno di loro. Penelope, però, aveva un trucco: la tela di giorno la faceva e di notte la disfaceva. Telemaco decide allora di partire alla ricerca del padre: si reca a Sparta da Menelao, che si era riconciliato con Elena, e gli dice che suo padre è vivo ma tenuto prigioniero sull’isola di Ogigia dalla ninfa Calipso.
IL SECONDO NUCLEO (CANTI V-XII) Questo nucleo è la parte più ricca di avventura, dove Ulisse, dopo un naufragio, viene ospitato sull’isola dei Feaci dal re Alcinoo che organizza un banchetto (rito fondamentale per l’accoglienza di uno straniero, cosa molto importante nel mondo greco antico). Durante il banchetto Ulisse, sentendo un aedo cantare le vicende della guerra di Troia, si commuove e rivela la sua identità. Inizia quindi a raccontare le sue avventure, spezzando l’ordine cronologico del poema e facendo un salto indietro nel tempo: un «flashback».
Tra le sue avventure le principali sono:
I LOTOFAGI Lasciata Troia, Ulisse e i suoi compagni saccheggiano le terre dei Ciconi, poi vengono travolti da una tempesta che li spinge nel paese dei Lotofagi, mangiatori di loto, un fiore che fa perdere la memoria, in cui tre compagni di Ulisse, mangiando questo fiore dimenticano la patria e gli affetti e per farli ripartire l’eroe è costretto a legarli sulla nave.
Ulisse, approdato sulla terra dei Ciclopi e cade vittima, di Polifemo, che mangia alcuni suoi uomini. Ulisse e i suoi compagni riusciranno poi a scappare grazie all’astuzia dell’eroe: dirà a Polifemo che il suo nome è Nessuno e una volta addormentato lo accecano, uscendo dalla grotta sotto al corpo delle sue pecore.
Ulisse con la sua nave (unica superstite dopo l’incontro con i Lestrigoni) giunge all’isola di Eea dove vive la maga Circe, capace di trasformare gli uomini in porci. Alcuni compagni di Ulisse vengono colpiti da questo incantesimo, ma grazie alla pianta Moli (fornitagli da Ermes) rimane immune all’incantesimo della maga Circe che lo riconosce e libera i suoi compagni.
LA NINFA CALIPSO Tutti i compagni di Ulisse muoiono fulminati dal dio Sole per aver mangiato i suoi buoi sacri. L’eroe raggiunge allora l’isola Ogigia dove incontra la ninfa Calipso che si invaghisce di lui e lo trattiene per sette anni. Ma poi, per volere di Zeus, lo lascia ripartire.
IL TERZO NUCLEO (CANTI XIII-XXIV) Questo nucleo tratta del ritorno in patria e della vendetta di Ulisse sui Proci, che avevano preso possesso della sua reggia approfittando della sua assenza. Dopo aver ascoltato il racconto di Ulisse, il re Alcinoo, promette di far accompagnare Ulisse a Itaca, una volta lasciato dai Feaci sulla sua isola, Ulisse, aiutato da Atena, si traveste da mendicante per non farsi riconoscere. Si reca da Eumeo, il fedele guardiano dei porci. Una volta giunto da lui, Ulisse, rincontra Telemaco (che era stato avvisato da Atena sul ritorno del padre) con il quale si abbraccia felice. Ulisse ed Eumeo si recano alla reggia, dove il vecchio cane Argo riconosce il suo padrone e poi muore sfinito per la vecchiaia. I Proci, quando vedono il mendicante lo insultano; Penelope invece lo ospita e gli confida di aver ingannato i pretendenti, promettendo che avrebbe sposato uno di loro dopo aver finito di tessere una lunga tela, che poi, di notte disfaceva. L’indomani la regina propone una gara dell’arco: chi saprà tendere il pesante arco, che era di suo marito, e far passare la freccia attraverso gli anelli di dodici scuri infisse nel terreno sarà suo marito
ULISSE, «UOM DAL MULTIFORME INGEGNO» Le caratteristiche del protagonista Ulisse sono tutte sintetizzate dal proemio: è un uomo dal multiforme ingegno perché arricchito da diverse esperienze che gli hanno permesso di sopportare tutte le prove, è rispettoso delle divinità, è generoso, ha fiducia delle sue capacità ma come ogni uomo ha nostalgia della patria e della sua famiglia. Ma il tratto dominante che gli permette di superare le avversità nelle quali la sola forza e il coraggio non sarebbero sufficienti è la METIS , un termine greco che racchiude iu un un’unica parola intuito, capacità di analisi e di previsione ed esperienza. Anche il suo desiderio di conoscere, di sapere chi sono gli uomini che abitano le terre che incontra nel suo viaggio sono frutto della METIS: non è semplice curiosità ma appunto desiderio di conoscenza perché ogni avventura diventa conoscenza e attrazione verso ciò che non si conosce. Da questa sua caratteristica nasce nei secoli « il mito di Ulisse» che esercita sempre un grande fascino La sua forza d’animo gli permette di resistere ai cambiamenti perché sa dominare le sue emozioni: Ulisse ottiene il successo usando la pazienza, l’astuzia e gli la ragione.
I PERSONAGGI PRINCIPALI DELL’ODISSEA ULISSE: figlio di Laerte, è il protagonista per eccellenza, la METIS impersonata, ha una grande forza d’animo, ingegnoso e coraggioso. TELEMACO: figlio di Ulisse, nel corso del poema da giovane e timido diventa un uomo coraggioso PENELOPE: moglie di Ulisse deve sopportare i Proci (suoi pretendenti) che invadono la sua reggia. PROCI: parola greca che significa «pretendenti». Sono principi di Itaca e di isole vicine che si insediano nella reggia di Ulisse. Il loro capo si chiama Antìnoo, violento e arrogante sarà la prima vittima di Ulisse.
L’OSPITALITA’ NEL MONDO LA CONSEGNA GRECO DEI DONI OSPITALI L’ACCOGLIENZA IL RIPOSO LA PRESENTAZIONE
L’AIUTO PER LA PROSECUZIONE DEL VIAGGIO
IL BANCHETTO OSPITALE
IL BAGNO RISTORATORE
LA LIBAGIONE AGLI DEI
LA CONVIVIALITA’
L’ODISSEA NELL’ARTE J.R. Spencer Stanhope nel dipinto Penelope ritrae ella vicino al telaio sul quale tesseva la sua tela, iniziata a filare da dopo la partenza del marito, Ulisse. Penelope per tener fronte ai Proci, i suoi pretendenti, promette loro che dopo che avrà finito di tessere la tela sposerà uno di loro. Aveva però uno stratagemma: di giorno la filava e di notte disfaceva il lavoro compiuto durante la giornata.
Il pittore britannico J.K. Whaterhouse rappresenta nel dipinto il passaggio della nave di Ulisse dall’isola abitata dalle Sirene: creature mitologiche dal corpo di uccello e la testa da donna che grazie ai loro canti melodiosi attiravano i marinai e poi li uccidevano. Ulisse nel dipinto è legato all’albero maestro, senza aversi tappato le orecchie come i suoi compagni perchè voleva sentire il canto delle Sirene. Ancora una volta vine dimostrata la sua «sete» del sapere.
Confronto tra la fiaba e l’odissea Possiamo fare un confronto tra il modello del “viaggio-prova” che troviamo nelle fiaba e il viaggio “eroico” di Ulisse. Nella fiaba il viaggio è sfida e speranza: il giovane eroe si allontana dal gruppo, viene messo alla prova e deve arrivare al traguardo resistendo alle forze nemiche. II suo viaggio coincide con la vera entrata nella vita adulta la quale a sua volta è un viaggio stesso dove si incontrano prove, lotte e avventure. Il viaggio eroico di Ulisse – forse il mito più interessante sul tema del viaggio – non è un viaggio iniziatico (ossia di ingresso nella vita adulta): è un viaggio di un adulto che si è macchiato di colpe e, nel viaggio, deve scontare la colpa di aver distrutto Troia con l’inganno. Ma subito diventa un’altra cosa: un viaggio di esplorazione, di conoscenza, di avventura. Ritroviamo i caratteri contrapposti come l’avventura e la nostalgia, che ripercorrono tutta l’Odissea: il vagabondare tra terre straniere attraverso tutte le prove avventurose e la nostalgia della patria, della propria casa e della famiglia.
Il Labirinto e il viaggio di Ulisse Se guardiamo il disegno dei viaggi di Ulisse, riscontriamo che il tracciato disegnato potrebbe assomigliare ad un labirinto. E’ questa una possibile lettura dell’Odissea. Il labirinto infatti è un disegno geometrico con numerose spirali che simboleggia il disorientamento iniziale – indica situazioni e problemi complicati – e lo sforzo di chi vi entra di uscire vincitore, usando il coraggio e l’intelligenza che sono poi le caratteristiche di Ulisse. Il labirinto è un viaggio che ci tenta verso qualcosa che ancora non conosciamo e verso un limite ancora da esplorare.
LORENZO FAVARETT O & PIERO