Vedere oltre 2017

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XI Simposio Fotografico Motta di Livenza 2017


10 giugno - 09 luglio 2017 Galleria Comunale “La Loggia” Centro Arti Visive “La Castella” “Ex Prigioni”

Espongono: Maurizio Ciancia Francesca Della Toffola Valentina Iaccarino Luciano Monti Ruggero Ruggieri Nedio Simonella

Interventi critici:

Alessandra Santin

Coordinamento:

Maurizio Vendramini

Assistenza:

Franco Gottardi

Selezione Artisti:

Circolo dell’Immagine La Loggia

Foto di copertina:

Maurizio Ciancia

Circolo dell’Immagine La Loggia

patrocinio



Ad un incontro informale con gli autori dell’XI edizione di “Vedere Oltre 2017”, ho avuto il piacere di dialogare con loro prima degli allestimenti e come sempre ho ricevuto conferma che la compartecipazione fotografica porta ad un colloquio di aperture mentali molto variegato e utile alla rispettosa conoscenza reciproca. Come presidente del Circolo dell’Immagine “La Loggia” devo esprimere gratitudine a queste persone per la loro disponibilità, pazienza e umiltà di mettersi in gioco, proponendo i loro lavori artistici sia a persone addette ai lavori sia a un pubblico vario. Un ringraziamento particolare va alla dottoressa Alessandra Santin come sempre godibile critica e affezionata della nostra manifestazione, all’amministrazione del Comune di Motta di Livenza che continua a credere nelle nostre proposte culturali e a tutte quelle persone che in qualche modo danno una mano per l’esito della manifestazione. Auspico ai sei artisti selezionati in questa XI edizione una buona affluenza di pubblico ed auguro importanti mostre future.

Maurizio Vendramini

Presidente Circolo dell’immagine “La Loggia”



La crisi del Presente apre a svolte epistemologiche: veri e propri cambi di paradigma che si manifestano attraverso processi, metodi e contenuti. Il cambio di prospettiva è quanto mai evidente nelle scelte degli artisti dell’undicesima serie di esposizioni “Vedere Oltre 2017” di Motta di Livenza, a partire dallo spostamento dell’attenzione nel rapporto tra uomo (sia esso l’artista che il fruitore) e la realtà. In particolare il ruolo del fruitore si è evoluto da una funzione di ricezione passiva del “messaggio” a quella di una “cooperazione interpretativa” attiva. Questo presupposto ha guidato il mio intervento critico riguardante le opere e gli allestimenti, a partire dalle suggestioni circolari e volanti di Francesca Della Toffola; ai corner portraits di Valentina Iaccarino, allo scolorare materializzante di Luciano Monti; all’incontro con la finitudine ed il Tempo di Ruggero Ruggieri, allo strutturalismo rigoroso di Maurizio Ciancia, al paradosso concettuale dello spazio libero di Nedio Simonella. Al loro lavoro si affianca la molteplicità degli sguardi che compone la Collettiva dei soci del Circolo dell’Immagine “La Loggia”. Desidero ringraziare ciascuno di loro attraverso il Presidente Memi Vendramini e Franco Gottardi per l’impegno, l’entusiasmo e la costanza che hanno reso importante e sempre più apprezzato questo simposio di fotografia. Ringrazio infine il Comune di Motta Di Livenza per la collaborazione, il sostegno e la disponibilità delle tre splendide sedi espositive che ogni anno ospitano “Vedere Oltre”.

Alessandra Santin Critico d’arte



EMPTY SPACES Maurizio Ciancia


Maurizio Ciancia indaga il vuoto come concetto assoluto nella sua concretezza spaziale. L’analisi affiora in modi differenti in opere apparentemente simili. Se i luoghi sono quasi sempre le zone industriali e le periferie (in cui gli elementi architettonici degli anni settanta si impongono in tutta la loro disadorna pulizia), le associazioni interpretative si moltiplicano e diversificano. Non vi è semplicemente l’assenza dell’uomo, che lascia capannoni chiusi e parcheggi inutilizzati, destino annunciato conseguenza della crisi economica ancora in atto, ma c’è la ricerca di una solitudine, chiave di uno stato d’animo specifico, di un riconoscimento del silenzio quale strumento compositivo. Esso funziona come stimolatore sensoriale: una linea, la campitura orizzontale, un tono inatteso di colore, il ritmo di poche forme geometriche allineate, … tutto interroga l’armonia, l’equilibrio, il necessario compiacimento formale. Ogni opera sottolinea l’impossibile conoscenza globale della realtà, in particolare quando Maurizio Ciancia nega lo spazio circostante tagliando le dimensioni della visione. Il muro non appare come limite ma come fondale e i vuoti architettonici, le porte e le finestre, assumono il ruolo di figura (questo tema si ribadisce in sede espositiva, nell’allestimento misurato delle opere). La lettura sequenziale richiede un lento movimento dello sguardo, e gli elementi del cambiamento si articolano nella complementarietà e nella dualità: alto basso, chiaro scuro, verticale e orizzontale, materia e aria si contrastano e completano, esprimendosi pienamente nel presente. Il vuoto etico della “non azione” rispetta la vocazione del luogo. Non c’è interferenza. Maurizio Ciancia coglie potenzialità concrete nella cavità dell’intonaco, nel riflesso sul vetro, nella crepa dell’asfalto, in un suolo privo di ombre. Il vuoto di Maurizio Ciancia non è mai neutro, è pieno di tutto! Shakespeare direbbe Il vaso vuoto è quello che ha il suono più ampio.

Alessandra Santin


EMPTY SPACES Maurizio Ciancia


EMPTY SPACES

Maurizio Ciancia


ACCERCHIATI INCANTI Francesca Della Toffola


“Bisogna vivere tutto fino in fondo”. Suggerisce Cristina Campo “Ogni volta che si torna indietro è per tracciare di nuovo il cerchio, ancora e ancora finché non sia perfetto”. Francesca Della Toffola prende atto di questa indicazione di metodo e rivede, in forma di specchio tondo, i momenti di contatto con gli elementi di una Natura che sempre chiama. La forma del cerchio anziché chiudere l’immagine crea una sorta di circuito in movimento, che apre all’esperienza del ricordo e dell’incontro, del riconoscimento di ciò che è stato e di ciò che è di là da venire. Vi è in questi suoi scatti un’attenzione al reale che non esclude le parti emotive della propria esperienza. Questo significa incontrare nelle sue opere le dimensioni sfrangiate e sfocate del desiderio, del rimpianto, del bisogno di un’essenza suprema, della libera relazione con il movimento, il piacere, l’incanto. Tutto pare conformarsi ad una necessità interiore, che si misura a partire dalla Natura cui l’artista sente di far parte. Non intende quindi sottrarsi ad essa. Francesca Della Toffola avvia un processo circolare che ripercorre immagini originarie, in cui si concretizzano i riflessi e le ombre, gli elementi figurativi tradizionali, alcune parti del corpo, i frammenti silenziosi dello spirito che tendono a sfuggire al tempo. Le sue foto restano come sospese e riflesse in uno specchio che non ferma il fluire dell’esistenza, non immobilizza il divenire ma apre, davanti a noi, paesaggi insaziabili, riserve inesauribili di senso. A volte il soggetto è l’alba o la sera. Le luci diagonali lasciano tracce arancioni del tramonto, in cui la storia raccontata è semplice: ci sono dolcezza e silenzio mai lasciati al caso. Tutto vibra su un cammino che non è ancora netto e non si dirige verso un fondo. Al contrario, ogni parte dell’opera si avvicina al nostro sguardo per interpellarci alla visione, per identificare e distinguere ogni superficie che crea un accordo tra ciò che è vicino e ciò che è lontano. Il momento diviene eterno senza essere fissato, vibra conservandosi per sempre in forma di accerchiati incanti.

Alessandra Santin


ACCERCHIATI INCANTI Francesca Della Toffola


ACCERCHIATI INCANTI Francesca Della Toffola


DUM Valentina Iaccarino


A partire da 1948 Irving Penn realizzando i Corner Portraits, affermava -… questo …piccolo spazio d’angolo, …questo confinamento pareva dare conforto alle persone, calmandole…-. Uguale sensazione viene colta da Valentina Iaccarino quando ritrae i soggetti che partecipano a delle residenze estive in comunità, condividendo momenti di vita e sperimentazioni coinvolgenti. Da questi ritratti affiora la volontà dell’artista di rapportarsi con la realtà considerando appieno le condizioni dell’esistenza umana. Il suo sguardo non arretra di fronte alla forza ed alla fragilità, alle contraddizioni, alle soggettività, ai limiti e alle peculiarità di ciascuno. L’obiettivo suggerisce il valore dato al presente: la figura intera, la postura, le mani, l’accenno al sorriso o all’interrogazione, l’abbigliamento, …tutta la persona e il suo divenire coincidono pienamente con il tempo della vita. Nelle opere non si interrompe il cammino dell’esistenza ma si ricompongono i suoi fili. Nella lettura di queste rappresentazioni dell’alterità si manifesta pienamente la relazione della persona ritratta col mondo, un continuum che detta la cifra stilistica di questa serie di opere in bianco e nero. - La pienezza della realtà di un uomo è in questo mondo - sostiene Simon Weil sottolineando la responsabilità che lo sguardo dell’uomo ha, quando coglie l’altro, retrospettivamente. Ma questo assunto è quanto mai difficile da rappresentare, soprattutto in studio, quando vengono meno, per scelta compositiva, gli elementi del quotidiano. La ripresa ad angolo enfatizza la problematica in essere, ma il lavoro di Valentina Iaccarino dimostra di aver raggiunto pienamente l’obiettivo. La rara facoltà di far vivere pienamente uomini e donne con i loro corpi e pensieri ed emozioni rappresenta un unicum felice che rende la serie DUM esposta presso le Ex Carceri in occasione dell’ XI simposio di fotografia Vedere Oltre un capolavoro compiuto di ricerca concettuale tra le più interessanti ed esplicative del contemporaneo.

Alessandra Santin


DUM Valentina Iaccarino


DUM Valentina Iaccarino


INDIA Luciano Monti


Difficile uscire dallo stereotipo delle immagini che ci riportano all’India: i colori sgargianti dei mercati della frutta, dei sari femminili, dei templi induisti imperversano nel materiale turistico e nelle guide che si moltiplicano nelle librerie di viaggio. Luciano Monti vince questa sfida declinando in modo molto personale la tavolozza di stampa in camera oscura. L’interesse per la fotografia analogica non gli impedisce di intervenire sulle stampe per ottenere una luce unica, il cui tono color latte avvolge ogni elemento presente. E’ una scelta che permette all’artista di far emergere l’invisibile dietro al visibile, quella spiritualità vitale che lo affascina perché carica dell’energia dei mantra più antichi. L’inquadratura equilibrata e tradizionale dei ritratti e dei paesaggi risponde all’esigenza di cogliere in ogni dove il Genius Loci, che in India più che altrove si con-fonde con le dimensioni enigmatiche del sacro e del respiro divino. Accanto alle rive dei laghi e dei fiumi, lungo l’acqua che sgorga limpida e taumaturgica dalla “testa di Shiva”, Luciano Monti riprende i riti e le posture delle persone, delle donne in particolare, che meditano solitarie o invocano le manifestazioni degli dei, disegnando mandala e partecipando ai canti collettivi. Nel deserto più arido sembrano materializzarsi certe figure regali, pastori nomadi la cui saggezza affiora dalla barba bianca e curata, dai drappeggi degli abiti e dai turbanti realizzati con tessuti poveri e lisi. I bambini si allineano stupiti davanti all’obiettivo che registra gli sguardi curiosi, le emozioni condivise, la solidale vicinanza. C’è una verità originaria essenziale che caratterizza la ricerca di Luciano Monti, sempre fedele all’attimo vitale, mai irrigidito da uno sguardo che potrebbe rincorrere, con leziosa supponenza, le tradizioni e le specificità culturali diverse dalla propria. Quest’attitudine, che è atteggiamento culturale dell’artista più che applicazione di una tecnica sperimentale, gli permette di raggiungere il sacro silenzio dell’India, ancora sconosciuto nel nostro Occidente secolarizzato.

Alessandra Santin


INDIA Luciano Monti


INDIA Luciano Monti


ALTRI ALTROVE EXPIRY DATE Ruggero Ruggieri


Le “data di scadenza – expiry date” che Ruggero Ruggieri registra in scatti essenziali del suo quotidiano, riconducono alla simbologia delle antiche Vanitas, opere pittoriche che diventano un must nel Seicento, soprattutto in Olanda, strettamente correlate al senso di precarietà che investì il continente europeo in seguito alla guerra dei trent’anni e al dilagare delle epidemie di peste. Oggi il persistere delle crisi economiche e valoriali riconduce l’attenzione al tema mai abbastanza interpellato della fine e della caducità della vita. Con tagli compositivi apparentemente casuali, in primissimo piano e quasi fuori fuoco Ruggero Ruggieri registra e rende permanenti gli elementi che tutti ricercano sui prodotti in vendita e che hanno una scadenza. Ciò che è sotto gli occhi di tutti, i giorni-mesi-e-anni e addirittura le ore-e-secondi, si trasforma in elemento simbolico-chiave di una nuova apertura al mondo, consapevole della fine di un Contemporaneo che sta ormai per raggiungere “altri altrove”. Expiry date, vanitas, memento mori sono ammonimenti dell’effimera condizione dell’esistenza che l’artista supera alludendo a quanto avverrà al di là del limite: non un tuffo nel buio profondo e infinito ma nuove scritture vibranti e impermanenti, oltre filtri e confini che lasciano trasparire la necessità e la resistenza della poesia. Gli Altri Altrove sono allusioni, proiezioni che chiedono intuizione e fantasie. Chiedono ospitalità all’immaginario della streetart, chiedono riconoscimento delle simbologie del cinema on the road e del fine intrinseco della soglia che dà accesso al senso.

Alessandra Santin


ALTRI ALTROVE Ruggero Ruggieri


EXPIRY DATE Ruggero Ruggieri


SPAZIO DISPONIBILE Nedio Simonella


Le opere fotografiche di Nedio Simonella esplorano il non esplicitamente detto, l’enigma che affiora dal contesto del quotidiano. Nel tessuto difficile della narrazione egli coglie l’elemento indispensabile al senso. La dimensione concettuale della sua più recente ricerca utilizza le strutture che lungo le strade vengono disposte per ospitare messaggi pubblicitari, manifesti e materiali della comunicazione sociale. Sono spazi geometrici disponibili e spesso “liberi”, che invadono il luogo della visione e lo “occupano” offrendo una resistenza che si fa poetica. L’infinito e indefinito linguaggio del paesaggio naturale viene interrotto da una forma imposta di cattivo finito. Nedio Simonella non punta il dito contro questi media della comunicazione ma coglie e sottopone a critica gli stereotipi del contemporaneo, che l’occhio superficiale dell’oggi, indaffarato e veloce non registra più. È un’operazione ardua nel nostro tempo, nemico del difficile, della fatica e del pensiero. Le foto di Nedio Simonella, perfettamente compiute, sono cammei in cui lo spettatore inciampa e mette in atto una necessaria interpretazione. La rivelazione non giunge dall’opera ma dalla sua lettura. Le immagini sono accessi concettuali al senso che non si dissolvono nel silenzio ma si costituiscono in parole, nell’attitudine delle parole a tracciare confini, a de-finire spazi e relazioni. Il Contemporaneo antropico, presente nelle materie quali l’asfalto, l’alluminio e il ferro si pone sempre in relazione più che paritetica con la Natura viva, con l’albero e il prato, con i monti lontani e il rovo che indugia accanto all’obiettivo. L’arte concettuale di Nedio Simonella si attiva proprio in questi dialoghi di resistenza che oltrepassano i limiti, violano l’incomunicabilità degli ordini per farsi poesia del luogo e del tempo.

Alessandra Santin


SPAZIO DISPONIBILE Nedio Simonella


SPAZIO DISPONIBILE Nedio Simonella


MAURIZIO CIANCIA

www.mauriziociancia.com

Maurizio Ciancia (1978) ha scelto la fotografia come (consapevole) mezzo d’espressione non molti anni fa. Inizialmente il suo è stato un approccio di tipo sociologico, reportagistico, influenzato sicuramente dai diversi viaggi di lavoro che lo portavano in paesi in via di sviluppo. La fascinazione per l’esotico non ha del tutto catturato Maurizio che invece si è scoperto sincero e a suo agio qualche anno più tardi. Grazie ad un progetto di ricerca sull’architettura del territorio Friulano l’occhio di Maurizio ha iniziato a cercare qualcosa che andasse al di là della rappresentazione della realtà e disegnasse una sensazione interiore. Da queste ricerche iniziali, nel giro di un anno nasce il progetto fotografico “Peaceful” ed in seguito “Empty Spaces”. Si tratta di ricerche fotografiche caratterizzate da realizzazioni bidimensionali, a-prospettiche con geometrie di forme e colori molto rigorose. Immagini di tipo seriale accomunate da elementi geometrici e vivacizzate da cromie differenti. Le immagini, singole o in sequenza, sono destinate a diventare un qualcosa di sospeso, un “vuoto” e “un’assenza”, uno spazio irreale che lo spettatore potrebbe poi riempire con le proprie impressioni/emozioni. Un tipo di fotografia che potremmo definire di orientamento “neo-concettuale”, in quanto l’immagine fotografica è tratta da un punto di vista di tipo pittorico, dando fondamentale importanza alla composizione geometrica e ai colori, inoltre tutte le opere sono caratterizzate dall’assenza della figura umana e da un impianto formale che, nonostante l’attenzione per il dettaglio realistico, trova le sue matrici nell’astrazione geometrica. Emanuele Savasta

FRANCESCA DELLA TOFFOLA www.francescadellatoffola.it

Francesca Della Toffola nasce a Montebelluna nel 1973. Laureata in Lettere con la tesi “Sulla soglia dell’immagine: Wim Wenders fotografo”, studia presso l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano e frequenta workshop con Franco Fontana e Arno Rafael Minkkinen. Dopo un iniziale interesse verso la macrofotografia esplora il linguaggio fotografico: la ricerca sui materiali, la scoperta della linea nera e la riflessione sull’autoritratto. Nel 2009 pubblica il libro The black line series, edizioni Punto Marte. Ha realizzato mostre collettive e personali. Sue fotografie fanno parte di collezioni private e pubbliche, tra le quali l’Archivio Zannier, l’Archivio Storico Fotografico della Galleria Civica di Modena e l’Archivio Nazionale dell’Autoritratto Fotografico di Senigallia. Dal 2009 è curatrice della manifestazione “Trevignano Fotografia” giunta all’ottava edizione. Esposizioni personali: Consorzio Creativo Associazione Culturale, Modena; Galleria di Palazzo Ducale, Pavullo nel Frignano; Galleria Via Claudia Augusta,


Feltre; Centro per l’arte Contemporanea, Rocca di Umbertide; Villa Monastero Varenna, Lecco; MIA FAIR 2015, Milano; Galleria Melesi, Lecco. Esposizioni Collettive: Centro Culturale Mercato, Argenta; Spazio Ostrakon, Milano; Spazio Tadini, Milano; Villa Greppi, Monticello; Galleria Santa Radegonda MM1, Milano. Spazi Pinacoteca di Milano; Palazzo Trigona di Noto; Palazzo della Penna di Perugia; Palazzo dell’Ovo di Napoli; VisionQuest Gallery di Genova, Palazzo del Duca di Senigallia.

VALENTINA IACCARINO

www.valentinaiaccarino.com

Nata a Napoli nel 1983. Da sempre interessata alle arti figurative, trasferitasi nel nord est, si diploma nel 2001 all’Istituto Statale d’Arte di Vittorio Veneto. Finiti gli studi trova un naturale sbocco professionale nell’ambito della grafica. Gli anni passati a lavorare con le immagini indirizzano il suo percorso creativo verso la fotografia; tutto ha inizio dalla volontà di fondere questa sua grande passione al proprio lavoro. Comincia così una serie di studi e frequenta diversi corsi che toccano i punti chiave della tecnica e dell’arte fotografica, quali reportage, ritratto in studio e in esterna, editing di progetti e post produzione. Coltiva inoltre l’interesse per la fotografia analogica procedendo dallo scatto alla stampa in camera oscura. Parallelamente all’attività professionale, i suoi sforzi si concretizzano in una serie di progetti personali che diventeranno poi mostre e pubblicazioni.

LUCIANO MONTI

www.montiluciano.com Di Este (PD) dove vive e lavora. Dal 1983 si occupa di fotografia, Opera anche a Treviso col ritratto, matrimonio e Fine Art. Le sue opere sono esposte in collezioni pubbliche e private : Victoria and Albert Museum (Londra), museo italo americano (S. Francisc0), Musee de l’Elysee (Losanna), Italian Polaroid Collection Arcisate (Va), e molte altre. Luciano è anche un autore di libri in b/n: “Ritratti Nobili” 1992, “Paesaggio Americano” 1999, “Paesaggio Italiano” 2003, “A journey to Lybia: The Deserts” 2009. Dal 1985 vince numerosi premi, citandone solo alcuni: Premio Kodak - miglior fotografo ritratto dell’anno, Premio Agfa - miglior ritrattista matrimoniale - Miglior portfolio al Toscana Foto Festival - Premio Hasselblad Master 2004 - Premio stampatore dell’anno interna-zionale Black and White Photography magazine, 2005 - Vincitore Concorso Internazionale Kentmere Student and Opera Award, migliore stampa in B&N, 2005 - Vincitore portfolio Italia 2013. Lavora con i marchi: Agfa Italia, Kodak Europa, Hasselblad. Molti suoi portfolio sono pubblicati nelle maggiori testate fotografiche italiane.​​​


RUGGERO RUGGIERI ruggieriru@yahoo.it

Sono cresciuto nell’ambiente fotografico trevigiano, dove ho mosso i primi passi come fotografo free-lance per il quotidiano La Tribuna di Treviso. Nelle mie fotografie esploro l’ambiente metropolitano sia da un punto di vista formale (architettonico/urbanistico) sia da un punto di vista antropologico. Il 2004 segna l’inizio delle esposizioni fotografiche di rilievo, con la partecipazioni a importanti mostre collettive e personali. A Treviso (Ist. Arti Visive Le Venezie, Ca’ de Carraresi e Palazzo Bomben – Fondazione Benetton, Galleria Il Battito d’Ali, Gu-Sa smart gallery Archivio di Stato, Treviso-fotografia off e Palazzo dei Trecento). A Venezia (Galleria Spazio Aperto, Mondadori Grandi Eventi e Festival delle Arti). A Mestre (Marghera Photo Festival e Photo Market Gallery). A Vittorio Veneto (Galleria Parentesi). A Vienna (Istituto Italiano di Cultura). A San Donà di Piave (Galleria d’Arte Contemporanea). A Bassano del Grappa (Biennale di fotografia). A Trevignano Fotografia 7’ edizione. A Vicenza (galleria Mirror). A Parigi (La confrerire- Montmartre). Ho collaborato, tra gli altri, con Jean-Claude Mocik, video-artista francese già direttore del dipartimento cinematografia di Fabrica e responsabile de I.N.A. (Istituto Nazionale Audiovisivi di Francia), Angelo Accardi, pittore, Gigi Masin musicista e compositore.

NEDIO SIMONELLA

nediosi55@gmail.com

Lo spunto di partenza si ha quando, all’età di dodici anni, Nedio Simonella trova una Zeiss Super Ikonta usata, ma ancora funzionante davanti all’uscio di casa. Questo misterioso ritrovamento lo conduce negli anni a sviluppare una crescente passione per la fotografia che continua a coltivare anche in ambienti non convenzionali. Durante il servizio di leva stringe un’importante amicizia con il Maestro d’arte Francesco Bertolozzi che lo iniziò al linguaggio artistico della fotografia. I primi libri in bianco e nero di Fulvio Roiter, la mostra fotografica ‘Venezia 79’ La Fotografia’, gli scritti e le foto di Luigi Ghirri, gli incontri con Roberto Salbitani hanno inciso un’idea precisa del concetto di fotografia, un concetto da cui ancora oggi Nedio Simonella parte per sviluppare un’espressività unica. Il soggetto rappresentato non è univoco, specialmente se prendiamo in considerazione i suoi primi lavori, tuttavia nel corso del tempo possiamo osservare come la ricorrenza di alcuni temi, alcune scene ed alcune situazioni diventi più frequente. Si tratta di manufatti dislocati nel territorio, strade concepite come contenitori dell’ingegno umano, porzioni di edifici, cartelloni pubblicitari e tutto ciò che l’uomo ha saputo e deciso di collocare tra la terra ed il cielo in questa sua estesa e lineare campagna.



XI Simposio Fotografico Motta di Livenza 2017

Circolo dell’Immagine La Loggia


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