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Pepito sparito

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Notizie scomode

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La mattina seguente in classe c’era un silenzio ambiguo di quelli che capitano in alcuni giorni e non si sa bene il perché. La professoressa Turchino si era avvicinata a Conan senza dare nell’occhio e aveva allungato un libro sul banco.

“I ragazzi della via Pál” disse “da leggere sull’aereo, ti piacerà”.

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Poi proseguì con la lezione di storia a voce alta camminando su e giù con un passo che sembrava di danza. Non mancava molto al suono della campanella quando bussarono forte e più volte.

“Avanti!” urlò la prof spazientita. La porta cigolò e Titinella mise la testa in classe gettando un’occhiata su tutti. Aveva un’aria scossa e scompigliata, come se avesse perso una busta di soldi.

“Buon... buongiorno...” balbettò.

“Cerca qualcuno?” chiese la docente, tra le risatine degli ultimi banchi.

“Si sì, scu... scusi il disturbo... cercavo Pepito” ansimò. Conan girò le spalle verso la porta in tempo per vedere la faccia imbarazzata di Titinella arrossire e sgusciare via rapidamente perché in effetti l’amico non c’era. Il banco era vuoto. La sera prima, dopo essere stato a casa di Conan, era andato via senza neanche correre, come faceva quando era arrabbiato, ma camminando con un’aria di sconfitta nel corpo. Gli spavaldi l’avevano umiliato davanti a Soraya e questo era imperdonabile. Infine la notizia della partenza del suo amico non ci voleva proprio. Conan passava le dita sulla copertina del libro che gli era appena stato regalato e l’idea di andare via dall’Italia senza parlare più con Pepito gli faceva brillare gli occhi.

Suonò la campanella di fine scuola e la classe esplose fuori dalla porta con squarci di urla e schiamazzi. Conan attese qualche istante e poi si dondolò verso l’uscita finché non fu fermato dagli occhi adombrati della Turchino.

“Pepito non è a scuola e tu hai un’aria molto triste.... sai che ti puoi fidare di me...” disse da dietro le lenti.

Conan non alzò gli occhi se non per sussurrare un timido saluto e scivolare via, mischiandosi tra gli altri.

“Grazie prof. Arrivederci Prof.”

Nel baccano, tra gli zaini e il chiasso del corridoio, Titinella era giù in fondo, che si grattava la testa accanto le scale in attesa di poter scendere. Conan lo raggiunse di gran passo e subito lo mise alle strette parlandogli con un gran vocione:

“Perché sei venuto in classe a cercare Pepito?!” Titinella sobbalzò sui piedi.

“Che c’è di strano? Noi ora siamo amici. Non c’è nulla di strano, no?” rispose continuando a grattarsi i capelli con forza.

“Hai la faccia di chi ha visto uno zombie Titinella. Parla o ti prendo a spintoni giù dalle scale!!” “Ve...vedi Conan. È successo un fatto brutto” confessò con gli occhi spalancati.

Era chiaro che avrebbe preferito non parlare, si grattava di continuo e guardava gli altri con sospetto, ma poi, sia perché di stare zitto non era ben capace, sia perché sapeva di aver fatto un mezzo guaio, decise di vuotare il sacco.

“Ecco. Dovevo solo fare pipì... ho bevuto due litri d’acqua, Conan. Come un cammello ho bevuto…quella pizza piena di sale che sete mi ha fatto venire…” ansimò, “sono uscito di classe per andare ai bagni... ecco... e io non so come abbiano fatto ad entrare nella nostra scuola Pablo e Farnetti, uno più arrabbiato dell’altro!”.

Titinella sembrava aver ingoiato il resto della storia in un fiato e averla mandata giù gonfiando le guance d’aria, ma Conan si avvicinò e lo guardò stretto fino a fargli sentire i denti.

“Cosa volevano, RACCONTA!”

“Stai tranquillo, Conan, dovevo solo fare pipì. Loro... m’hanno accompagnato fino ai bagni e fischiettavano.... mi sentivo come quelli che hanno la scorta, tipo la gente famosa... poi m’hanno obbligato a bussare alla vostra classe.” raccontava in un lamento. “Ho provato a chiedere il motivo ma dicevano di stare tranquillo, che dovevo solo vedere se c’era Pepito.” Il flusso degli alunni trasportò Titinella e Conan giù per le scale fino fuori scuola e il sole di mezzogiorno illuminava il cortile d’ingresso che accecava gli occhi. I due si appartarono vicino al pioppo che ombreggiava accanto il cancello.

“E poi... ecco poi Pablo era arrabbiatissimo e diceva che qualcuno aveva visto Pepito dare alle fiamme il suo motorino di notte e poi scappare via ed erano andati a cercarlo ovunque, senza trovarlo e che non era neanche a casa sua...poi Farnetti mi ha stretto il collo che non riuscivo a respirare... mi ha preso la testa e l’ha sbattuta al muro così tante volte che sento solo un ronzio Conan, e mi fa male...e quindi gli ho detto dove poteva essere Pepito ecco...” Conan aggrottò le sopracciglia e arrivò talmente vicino a Titinella che sembrava dargli un morso sul naso.

“Hai detto a Pablo della chiesa sconsacrata?! Dimmi che non l’hai fatto...” ruggì.

“Ho fatto una stupidaggine, Conan, io non so neanche dove sia la chiesa sconsacrata.” Titinella si disperò in un pianto singhiozzante e diventava sempre più piccolo dentro la rabbia di Conan che invece sembrava crescere oltre il suo corpo e gli si era gonfiata la maglietta quasi fino a farlo esplodere.

“RAGAZZI! FERMI!!”

Soraya era sulla sua bicicletta saltò la ringhiera con un balzo da ninja e irruppe tra i due spingendo Conan il più lontano possibile. Poi, tenendolo fermo per la maglietta, lo guardava in viso disperata.

“Conan, ascoltami!”

Conan sembrava disconnesso ed era come se Soraya gli avesse spento il corpo che divenne molle e fu accompagnato fuori dal cancello aprendo un varco nella folla. Uscirono finalmente dal cortile e Soraya urlò: “Sali e non dire una parola!”.

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