Mostra propaganda

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1915-2015

Il ruolo della propaganda nella Grande Guerra: mostra allestita dai ragazzi della scuola secondaria di primo grado ÂŤE.TotiÂť di Musile di Piave .


La Grande Guerra non fu combattuta solo nelle barricate o sopra e sotto i mari con eserciti di massa e armi potenti, con il blocco commerciale e con la mobilitazione industriale, ma anche con la propaganda che fu portata dentro le trincee e le città e persino dentro e dietro il fronte nemico. Con essa si cercava di penetrare nella sfera dei sentimenti delle persone e delle società (anche nemiche), di contrastare o rinforzare le parole diramate dal potere con argomentazioni diverse a seconda del fruitore. Se nemico: seminando dubbi, diffondendo punti di vista eversivi, alimentando la sfiducia nella prospettiva della vittoria che veniva fatta apparire sempre più difficile, sempre più lontana, dunque demonizzando l’immagine del nemico. Se amico: seminando speranze, alimentando la fiducia in una vittoria possibile e sempre più vicina. Per far ciò servivano arti e armi nuove come: volantini, giornali, manifesti, cartoline. Bisognava individuare i punti deboli della società nemica, ossia le paure e le ansie su cui far leva, ma anche i punti di forza del nostro esercito, della nostra gente e degli alleati seminando speranze. Per questo nasceva la

PROPAGANDA.























Queste le opere selezionate per partecipare alla mostra “Segni e tracce della grande guerra” Sala Leonardo da Vinci San Donà di Piave .













“Propaganda” (da enciclopedia Treccani) è l’azione che tende a influire sull’opinione pubblica comprensiva dei mezzi con cui viene svolta. È un tentativo deliberato e sistematico di plasmare percezioni, manipolare cognizioni e dirigere il comportamento al fine di ottenere una risposta che favorisca gli intenti di chi lo mette in atto. Essa utilizza tecniche comunicative che richiedono competenze professionali e l’accesso a vari mezzi di comunicazione, in particolare ai mass media, e implica un certo grado di occultamento, manipolazione, selettività di informazioni rispetto alla verità».


La propaganda si era già servita, nei conflitti precedenti come quello in Libia, di alcune tecniche per conseguire i suoi scopi e non era importato se le notizie fossero false, l’importante era che fossero persuasive: convincenti dunque, non necessariamente certe! Nella Grande Guerra queste tecniche cominciarono ad affinarsi grazie anche alle esperienze conseguite in ambito commerciale con la pubblicità per la vendita dei prodotti che le nascenti industrie immettevano sempre più copiosi sul mercato e che, agendo sul subconscio dell’acquirente, determinavano appunto le sue azioni..


Fu però dopo Caporetto, nel triste ottobre 1917, che lo Stato Maggiore del nostro Esercito si rese consapevole della necessità (in ritardo rispetto agli altri Stati) di compattare il Paese attorno al proprio esercito ormai sfiduciato. A tal fine si adoperò con tutte le forze nel tentativo di intraprendere questa sorta di «guerra parallela» in modo più serio ed avente tre obiettivi: 1.risollevare il morale dei soldati motivandoli al combattimento. Per questo favorì il fiorire di numerosi giornali “di guerra” che, usando il linguaggio semplice dei soldati -poco o per nulla alfabetizzati- tendevano a sdrammatizzare gli avvenimenti attraverso forme di parodia del nemico e perciò in grado di confortare in qualche modo i combattenti e le loro famiglie. 2.coinvolgere psicologicamente e praticamente la popolazione civile; a tal fine promosse i prestiti nazionali con i quali interessarla direttamente . 3.minare la sicurezza dell'esercito austro-ungarico. E così la propaganda assunse un ruolo determinante anche in Italia.


Le altre nazioni in guerra da tempo avevano i loro "giornali di trincea" nati con lo scopo di vegliare sul morale dell'esercito educandolo e divertendolo; in Italia, invece, solamente nei primi di febbraio del 1918 essi apparvero come strumento di propaganda ufficiale . Scopo di tale stampa era principalmente quello di esorcizzare il conflitto cercando di addolcire la realtà e propagandare l’idea di vittoria. «La guerra è amara, addolciamola con l'allegria», questa era la sintesi del messaggio lanciato ne «La Ghirba»: giornale di trincea delle Armate di Riserva di cui uscirono ben 29 numeri dal 7 aprile 1918 al 31 dicembre 1918 ; un concentrato satirico inteso ad esorcizzare il probabile pericolo di perdere in trincea la “ghirba”, come in gergo veniva chiamata la vita.


Secondo H. Lasswell, famoso politologo statunitense, le funzioni principali della propaganda nel Grande Conflitto furono tre:

la demonizzazione del nemico; -il mantenimento di prospettive ottimistiche sulla vittoria finale; -il mantenimento dell’amicizia degli alleati e, dove era possibile, la buona disposizione dei Paesi neutrali. -

Attraverso i manifesti, i volantini e le cartoline che abbiamo cercato di riprodurre, si può capire quale potente strumento fu la propaganda la cui forza fu data dalla scelta, ma anche dall’abile “manipolazione”, dei contenuti proposti. Stretto fu il connubio immagini, colori, parole, che ebbero una notevole funzione persuasiva allo scopo sia di trasmettere in modo immediato messaggi efficaci ai militari e ai civili, sia per forgiare l’opinione pubblica interna, ma anche quella avversaria ed internazionale. I temi più ricorrenti e ovunque presenti furono l’eroismo del soldato italiano, la ferocia del nemico e il suo destino di sconfitta, l’importanza della solidarietà civile e degli alleati, la forza del nostro Paese.


La demonizzazione del nemico è una funzione che cerca di propagandare l’odio sia attraverso la satira (come nei giornali di trincea), sia attraverso il ricorso alla paura, instillando spavento nella popolazione. Il nemico diventava cosĂŹ: il barbaro, il violentatore di donne e bambini, colui che aveva preso le terre italiane e ora vi seminava al suo posto, il falso fedifrago ‌


Il mantenimento di prospettive ottimistiche sulla vittoria finale vedeva il fulcro nei manifesti che reclamizzavano i prestiti nazionali, necessari per sostenere le enormi spese di guerra; questi ultimi, proprio perché pubblicizzati dalle grandi banche, erano di buona qualità tipografica e spesso eseguiti da pittori di fama. Tra il dicembre 1914 e il dicembre 1917 furono emessi ben cinque PRESTITI NAZIONALI; bisognava comunque persuadere la gente a richiederli. Ecco dunque che i cittadini furono invitati a queste sottoscrizioni, costantemente alimentate dalla propaganda che utilizzava spesso l’immagine dell’ uomo o del soldato comune che, con un linguaggio e un modo di fare ordinari nel tentativo di auto-identificazione, doveva attivare in modo inconsapevole ed inavvertito, risposte automatizzate e condizionate.


Il mantenimento dell’amicizia degli alleati. A questo gruppo appartengono un minor numero di manifesti e cartoline, ma altrettanto importante era far considerare amici gli alleati, così come demoni i nemici. Qui le parole erano ridotte all’essenziale, veri slogan il cui messaggio risultava sempre ‘l’unione fa la forza’.


La guerra vista dagli occhi degli adulti

La guerra degli adulti...


La guerra vista con gli occhi dei bambini...


I bambini non si chiedono perché, di chi è la colpa, loro raccontano quello che vedono … ...e così fece Giuseppe Boschet quando fu invitato dalla sua maestra, qualche anno dopo la Grande Guerra, a raccogliere in un quadernetto di quarta elementare i ricordi di quando aveva vissuto accanto ai tedeschi invasori. Ecco alcune pagine fotocopiate di quel quadernetto: vi possiamo leggere le drammatiche esperienze che gli si erano stampate irremovibilmente nella memoria.


LA FAME…






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