NO V EM B R E - DI C EM B R E 2010
IL PERIODICO SCRITTO TUTTI I GIORNI DALLA TUA SQUADRA
Indici performance di vendita ims Kinesiologia e dolore Storie di medicina
Scacco matto al dolore
news
DOLORE Quanto il dolore influisce sulla normale vita quotidiana? Quanto sulla vita relazionale? Quanto sulla produttività? Per rispondere a queste domande è fondamentale conoscere l’entità del fenomeno. Sono due le ricerche recenti sul dolore cronico non oncologico: quella commissionata dall’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore a GfK Eurisko (2007) e la ricerca ‘Pain in Europe’, realizzata dalla Federazione Europea delle Società per lo Studio del Dolore (EFIC). Nella letteratura scientifica non esistevano molti dati epidemiologici sul dolore nelle patologie croniche benigne, mentre è nota l’incidenza del dolore cronico nei malati con cancro: dati elaborati dall’OMS indicano in 17 milioni il numero di persone nel mondo affette da tumore e il dolore cronico è costantemente presente nel 50% dei malati neoplastici (a tutti gli stadi) e nel 75% dei malati terminali. Dalla ricerca European Pain in Cancer, curata dalla European Association for Palliative Care – EAPC
(dati 2007) risulta che il 96% dei malati ha sofferto nell’arco dell’ultimo mese, con una frequenza quotidiana nella metà dei pazienti e di “almeno diverse volte alla settimana” nel 74% dei casi. Solo il 16% degli intervistati italiani (24% per gli europei, in generale) ha giudicato realmente efficace la terapia prescritta per il proprio dolore e nel 70% dei casi i farmaci assunti non sono stati in grado di scongiurarne la ricomparsa. Lo specialista di riferimento, per il 74% dei pazienti italiani, risulta essere l’oncologo medico, seguito dal terapista del dolore (12%); secondo un paziente su 5 il medico curante si dedica esclusivamente al trattamento del cancro, disinteressandosi del dolore ad esso connesso. I dati emersi dalle recenti indagini epidemiologiche sono al trettanto sconfortanti.
La ricerca AISD-GfK Eurisko La ricerca “Il dolore cronico nella popolazione italiana” è stata condotta su di un campione di 15.000 cittadini, rappresentativi della popolazione italiana adulta per area geografica, ampiezza, sesso ed età, dai 18 anni in su. Da questa indagine è emerso che oltre il 20% degli intervistati ha dolore cronico. Fra essi, circa il 4% (quasi 2 milioni della popolazione italiana) soffrono di dolore cronico con componente neuropatica, con grave impatto sulla qualità della vita quotidiana, sia concretamente, negli aspetti pratici del vivere quotidiano, sia psicologicamente. Per lo più sono donne (72%), più adulti/ anziani (71% oltre 45 anni), con un’istruzione bassa (media inferiore/elementare 80%), e prevalentemente casalinghe e pensionati (59%). A fronte di un grande bisogno di cura e presa in carico del problema gli intervistati hanno manifestato una generale insoddisfazione verso il medico e i farmaci e la percezione di una scarsa sensibilità sociale sul problema. 2
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Ecco alcuni dati in sintesi:
Il dolore è intenso e persistente: in media i sofferenti convivono con questo dolore da 8 anni, dura quasi tutto il giorno e per il 65% delle persone si tratta di un dolore forte/ molto forte (scala di dolore 7-10), tanto forte che l’83% dei sofferenti ritiene di non riuscire più a sopportare il dolore. Il dolore ha un impatto importante sulla vita quotidiana e lavorativa: interferisce con il lavoro così tanto che metà dei sofferenti intervistati dichiara che il dolore gli ha impedito di recarsi al lavoro e tutti stimano soggettivamente una perdita della capacità produttiva/capacità di concentrazione intorno al 40%. Le persone dichiarano di non riuscire a condurre una vita normale, si sentono irritabili e stanchi. Per circa metà degli intervistati l’esperienza del dolore è un’esperienza anche psicologicamente devastante: si sentono soli, depressi, impotenti di fronte al dolore. È emerso anche un senso di profonda incomprensione da parte “degli altri”: i sofferenti hanno dichiarato la difficoltà ad esprimere a parole il proprio dolore e a farsi capire dagli altri, compreso il medico che, nella percezione dei sofferenti, spesso sottovaluta il dolore. Anche a livello sociale si segnalava una scarsa sensibilità sul tema: “Si parla poco di dolore”, “Bisognerebbe sensibilizzare di più le persone su questo tema”.
La ricerca “Pain in Europe” Altrettanto preoccupanti i dati emersi dalla ricerca Pain in Europe condotta su oltre quarantacinquemila pazienti: il dolore cronico coinvolge il 19% della popolazione europea e il 21% degli italiani. Il dolore cronico colpisce soprattutto il sesso femminile: il 56% contro il 44% dei maschi. In pratica, quindici milioni di italiani, secondo i dati riportati dall’indagine “Pain in Europe”, vivono con un dolore che li accompagna in media per 7,7 anni, mentre per uno su cinque di questi è “compagno di vita” addirittura per vent’anni. La differenza è ancora più evidente se analizzata in alcune fasce di età: al di sotto dei diciotto anni l’esperienza di dolore cronico riguarda il 19,5 per cento dei ragazzi contro il 30,4 per cento delle ragazze. E lo stesso significativo divario si ripresenta dopo i 65, con il 23,7% degli uomini contro il 40,1% delle donne. Non a caso l’International Association for the Study of Pain (IASP), la European Federation of IASP Charter (EFIC) e l’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (AISD) hanno proclamato il 2008 come l’Anno contro il dolore nella donna, producendo molte iniziative di informazione e sensibilizzazione pubblicate sulle principali riviste scientifiche.
Prof. Franco Marinangeli Professore di Medicina del Dolore dell’Università dell’Aquila
Dott.ssa Lorenza Saini Addetta stampa dell’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore © supplemento del sole 24 ore prodotto da mediaplanet
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Aderenza alla Terapia Un’ efficace arma terapeutica nel trattamento del dolore cronico Quando si parla di aderenza alla terapia, si pensa subito ad una generica accettazione della terapia da parte del paziente, ma non è così. L’aderenza alla terapia è intimamente legata all’efficacia, al punto tale che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ritenuto necessario emanare linee guida per gli operatori della Sanità, avendo individuato nell’aderenza uno dei principali fattori che influenzano l’efficacia delle terapie, con impatto negativo sulla salute della popolazione.
Cosa emerge dai dati? L’aderenza alle terapie croniche nei paesi sviluppati è circa del 50%. Le conseguenze di una scarsa aderenza alle terapie croniche sono scarsi risultati clinici e incremento dei costi sanitari. Secondo una stima dell’Ispettorato Generale degli Stati Uniti, ogni anno la non aderenza al trattamento causa 125.000 morti per malattie cardiovascolari; e non sorprende che più del 23% dei ricoveri in case di cura, più del 10% delle ospedalizzazioni, tutta una serie di visite mediche, test diagnostici e trattamenti non necessari potrebbero essere evitati se le persone assumessero i farmaci come prescritto.
Ma che cos’è l’aderenza? É il grado in cui il comportamento di una persona corrisponde alle raccomandazioni mediche ricevute, con una decisione reciprocamente condivisa. E qual è la relazione tra livello di aderenza ed effi-
indipendentemente dal farmaco antidepressivo
cacia nelle terapie croniche?
usato”. In effetti, è stato anche fatto un profilo
Analizziamo 2 situazio- ni croniche quali Iperten-
del paziente poco aderente. Per esempio pazienti
sione e Depressione; malattie molto diverse tra
con problemi psicologici che decid no, a seconda
loro ma caratterizzate dal comune denominato-
dell’umore, se, come e quando assumere un far-
re della cronicità. Nei paesi sviluppati solo il 51%
maco. Pazienti con deficit cognitivi cui non sempre
dei pazienti trattati per ipertensione aderisce al
è facile spiegare come assumere un farmaco. Pa-
trattamento prescritto. La scarsa aderenza è sta-
zienti che al primo effetto collaterale rinunciano.
ta identificata come la principale causa del falli-
Pazienti politrattati che alla fine si stancano di as-
mento del controllo pressorio. I dati nei pazienti
sumere i farmaci come prescritto. In caso di terapie
con depressione rivelano che solo una quota tra
croniche,un’analisi riportata da Claxton su Clinical
il 40% ed il 70% aderisce al trattamento; ma sono
Therapeutics del 2001 mostra come l’aderenza alla
sorprendenti le conclusioni di Thompson pubbli-
terapia, nel rispetto dei tempi di assunzione, sia
cate sull’American Journal of Psychiatry: “il livello
del 74% con una sola somministrazione e del 58%
di aderenza è stato positivamente correlato con
con due somministrazioni; una differenza di 16
i risultati del trattamento nei pazienti depressi,
punti percentuali.
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Ma, a questo punto, che succede nel dolore cronico? Conosciamo bene la situazione del paziente con tumore, che lamenta dolore nel 30%-50% in stadio precoce e nel 70%-80% in stadio avanzato. L’OMS, nel capitolo dedicato ai pazienti con tumore, riportando i dati di Miaskowski, Du Pen e Ward, evidenzia come uno dei principali fattori che contribuiscono al sottotrattamento del dolore da cancro è la perdita d’ aderenza al regime terapeutico da parte del paziente. L’OMS, affrontando il problema del dolore da cancro, sottolinea come, tra i fattori relativi alla terapia, quelli che influiscono negativamente sulla aderenza sono la complessità del trattamento e la frequenza delle dosi. Per contro, tra quelli che migliorano l’aderenza vengono indicati la monoterapia e la semplificazione del regime terapeutico. Le cose stanno anche peggio nel paziente con osteoartrosi, spesso anziano, affetto da comorbilità, che arriva ad assumere fino a 20 compresse al giorno, e che, nonostante un dolore invalidante, assume i farmaci analgesici a dosi inferiori a quelle prescritte, con conseguente riduzione delle attività quotidiane. Che il dolore faccia parte della vita è spesso una semplicistica espressione con cui queste persone giustificano la loro stanchezza di assumere cronicamente medi- cine. É quì che il medico può e deve intervenire: da un lato coinvolgendo il paziente nella responsabilità a seguire bene le terapie, dall’altro nel prescrivere terapie che facilitano l’adesione al regime terapeutico. Si capisce meglio allora perchè l’OMS arriva a dichiarare che: “aumentare l’efficacia degli interventi sull’aderenza può avere sulla salute della popolazione un impatto di gran lunga maggiore di qualsiasi miglioramento del trattamento medico- specifico”.
Prof. Antonio Gatti Professore aggregato di Anestesia e Terapia del Dolore, Università degli Studi di Roma Tor Vergata
© supplemento del sole 24 ore prodotto da mediaplanet
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news
REPORT a cura di Andrea Fantoni
I dati IMS, il sistema di distribuzione e gli indici di performances IMS è l’organismo Internazionale che si occupa di raccogliere i dati di vendita, acquisto, dispensazione dell’intero mercato dei medicinali commercializzati in Italia da tutte le aziende farmaceutiche. I dati raccolti da IMS riguardano sia i medicinali da prescrizione sia i medicinali da automedicazione, fondamentale per il processo di tracciatura è però la condizione che questi prodotti passino attraverso i canali ufficiali di vendita o dispensazione riconosciuti dallo Stato Italiano, ovvero grossisti, farmacie ospedaliere o territoriali e ASL. Il servizio è svolto da IMS a vari livelli, Nazionale, Provinciale, fino ad arrivare a stratificazioni del dato davvero molto dettagliate, come nel caso dei Brick e Microbrick, che praticamente rappresenta una zona di poche decine di metri quadrati e poche Vie, dove sono presenti al massimo 2-3 farmacie. Verrebbe da dire un vero e proprio “isolato”.
I servizi offerti sono i seguenti: IMF / ITS Mercato Farmaceutico Italiano. E’ un Rapporto Statistico sugli acquisti di specialità medicinali e farmaci generici da parte delle farmacie italiane. Il dato IMF è rilasciato a livello Nazionale, il dato ITS è rilasciato a livello Provinciale. La frequenza di rilevazione è mensile, il rilascio del dato è mensile ma si riferisce al mese precedente rispetto a quello di rilascio. IMFO Mercato Farmaceutico Ospedaliero. E’ il Rapporto Statistico sui consumi di specialità medicinali e farmaci generici dispensati dalla farmacia ospedaliera ai reparti e con la modalità di “distribuzione diretta ospedaliera”. Il dato è rilasciato a livello Nazionale. La frequenza di rilevazione è mensile ma il rilascio del dato è trimestrale. 6
IL PERIODICO SCRITTO TUTTI I GIORNI DALLA TUA SQUADRA
IMS rileva l’entrata del farmaco in farmacia e quindi rileva, in gergo tecnico, il cosiddetto SELL-IN (prezzo di vendita in entrata), secondo lo schema seguente.
La maggior parte delle vendite delle Aziende Farmaceutiche sono vendite indirette, ovvero fatte attraverso il Grossista, stiamo parlando di circa il 78% dell’intera distribuzione dei farmaci. Il 10% circa è invece venduto dalle aziende direttamente alle farmacie, l’11% circa è venduto direttamente alle aziende Ospedaliere e il rimanente 1% circa va ad Enti Assistenziali e Governativi. Per quanto riguarda il dato IMF (vendite Retail) la copertura dell’universo dei grossisti è praticamente completa e raggiunge il 99,2%, quindi il dato rilevato è praticamente certo. Riguardo invece al dato IMFO (canale Ospedaliero) la copertura dell’universo è del 77,3%, per questo motivo il dato trimestrale risulta talvolta meno attendibile e soggetto a revisioni ed aggiustamenti. 7
news
REPORT a cura di Andrea Fantoni
Più in generale il flusso dei farmaci (Filiera distributiva) a partire dall’azienda farmaceutica fino ad arrivare al paziente segue questo schema.
La linea tratteggiata rossa rappresenta la cosiddetta Distribuzione per Conto, ovvero la consegna dei farmaci alle farmacie territoriali attraverso il passaggio del medicinale dalle ASL, quindi attraverso un prezzo di vendita più basso perché comprendente un maggior sconto applicato dall’azienda farmaceutica.
Parlando invece di prodotti questi sono raggruppati secondo i criteri della Classificazione Anatomico-Terapeutica (ATC). La Classificazione Anatomico-Terapeutica è garantita dalla validazione dell’organismo europeo E.Ph. M.R.A. (European Pharmaceutical Marketing Research Association). La Classificazione Anatomico-Terapeutica è codificata con sistema alfa-numerico e suddivide i prodotti farmaceutici in 16 Gruppi Generali (1° livello).
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I 16 Gruppi Generali sono i seguenti: A Apparato digerente e metabolismo B Sangue ed organi ematopoietici C Apparato cardiovascolare D Dermatologici G Apparato genito-urinario ed ormoni sessuali H Ormoni non sessuali J Anti-infettivi generali per uso sistemico K Soluzioni ospedaliere L Antineoplastici/Immunomodul. M Apparato muscolo-scheletrico N Sistema nervoso P Antiparassitari R Apparato repiratorio S Organi di senso T Agenti diagnostici V Varie Infine, di seguito trovate un elenco di principali indici di performances calcolabili attraverso l’analisi dei dati fornita da IMS, sia a livello Nazionale sia a livello territoriale, che possono essere utili per meglio valutare l’andamento dei prodotti nella propria zona di competenza. I valori sono espressi in migliaia di euro, senza decimali. Le unità sono espresse in migliaia di confezioni, con un decimale, e includono anche le confezioni in omaggio alle farmacie. Per ‘Progressivo’ si intende il periodo intercorrente tra il 1° Gennaio e l’ultimo giorno del mese rilevato. Per ‘12 mesi mobili – MAT - (Moving Annual Total) si intende l’anno mobile che termina con l’ultimo giorno del mese rilevato. Ad esempio, se la rilevazione di riferisce alla fine del mese di novembre 2010, il dato si deve leggere come complessivo del periodo Dicembre 2009 - Novembre 2010.
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REPORT Indici di Performance e di vendita fonte: ims
I dati assoluti e i periodi di tempo standard
Assorbimento (o quota di mercato o percentuale verticale) Definizione: è il rapporto percentuale tra un elemento e il suo diretto superiore. Misura il peso delle vendite dell’elemento scelto rispetto alle vendite dell’elemento gerachicamente superiore
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Come si calcola
Scostamento Definizione: calcola la variante percentuale tra il periodo t (presente) e il periodo t-1 (es. stesso periodo dell’anno precedente).
Come si calcola
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REPORT fonte: ims
Indice di Evoluzione Definizione: è il rapporto tra la variazione percentuale delle vendite di un elemento, rispetto alla variazione percentuale delle vendite dell’elemento ad esso direttamente superiore. Misura l’evoluzione delle vendite del prodotto nel tempo comparata con il trend del mercato.
Come si calcola
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Quote di mercato orizzontale Definizione: Esprime la percentuale delle quantitĂ vendute di un elemento rispetto al suo diretto superiore. Misura il peso delle vendite di un prodotto in una zona rispetto alle vendite del suo mercato nella stessa zona.
Come si calcola
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REPORT fonte: ims
Indice di penetrazione orizzontale (H/MI) Definizione: è il rapporto tra la quota di mercato a livello territoriale delle vendite di un elemento, rispetto alla quota di mercato a livello nazionale registrata dallo stesso. Misura l’efficacia della forza vendite in una regione per un prodotto confrontata alla performance ottenuta dal prodotto a livello nazionale.
Come si calcola
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IL PERIODICO SCRITTO TUTTI I GIORNI DALLA TUA SQUADRA
Indice di evoluzione orizzontale (H/IE) Definizione: é il rapporto tra la variazione percentuale delle vendite di un elemento, rispetto alla variazione percentuale delle vendite dell’elemento ad esso direttamente superiore. Misura l’evoluzione delle vendite del prodotto nel tempo comparata con il trend del mercato nell’area di riferimento.
Come si calcola
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DATI Distribuzione di medici generici per classi di scelte e numero scelte per medico generico Medici Generici distinti REGIONE
Da 1 a 50
N°
Da 501 a 1000
%
N°
%
N°
%
47
1,3
326
9,3
725
20,7
-
0,0
12
12,2
21
21,4
20
0,3
296
4,5
983
14,8
1
0,4
14
5,5
21
8,2
PROV. AUTON. TRENTO
18
4,6
50
12,7
60
15,2
VENETO
87
2,4
314
8,7
603
16,7
FRIULI VENEZIA GIULIA
18
1,8
116
11,3
253
24,7
LIGURIA
28
2,0
189
13,5
374
26,6
EMILIA ROMAGNA
50
1,5
299
9,1
689
21,1
112
3,6
399
13,0
663
21,5
UMBRIA
33
4,3
124
16,3
143
18,8
MARCHE
59
4,6
148
11,6
244
19,2
127
2,6
776
15,8
1.140
23,3
33
3,0
150
13,6
242
21,9
1
0,4
34
12,2
83
29,9
CAMPANIA
65
1,5
331
7,6
738
17,0
PUGLIA
41
1,2
401
12,2
737
22,3
BASILICATA
9
1,8
68
13,3
133
26,1
CALABRIA
8
0,5
141
9,3
369
24,2
251
5,8
522
12,1
921
21,4
22
1,6
169
12,1
356
25,5
1,030
2,2
4.897
10,4
9.498
20,2
PIEMONTE VALLE D’AOSTA LOMBARDIA PROV. AUTON. BOLZANO
TOSCANA
LAZIO ABRUZZO MOLISE
SICILIA SARDEGNA ITALIA 16
Da 51 a 500
Fonte: Ministero della salute
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Di seguito sono esposte due tabelle, che possono essere utili a tutti, soprattutto per chi ha come target di riferimento il Medico di Medicina Generale, per comprendere come si muove il proprio territorio a livello Regionale. La prima tabella mostra la distribuzione dei MMG per Regione e per classi di Scelta, ovvero per numero di assistiti presi in carico, si possono identificare così a livello Regionale, ad esempio, il numero di MMG massimalisti (che trattano cioè oltre 1.500 pazienti). La seconda tabella mostra invece un dato molto più generico, utile a livello informativo a tutti quanti, ovvero il dato ISTAT della popolazione residente in Italia, divisa per Regione.
per classi di scelte Da 1001 a 1500
N°
%
1.844
Oltre 1.500
Di cui Indennità pwer attività in forma associativa
Totale
N°
%
N°
52,6
564
16,1
3.506
52
53,1
13
13,3
2.898
43,7
2.441
57
22,3
163
per medico
N°
%
100,0
2.752
78,5
1.115
98
100,0
30
30,6
1.114
36,8
6.638
100,0
4.538
68,4
1.271
163
63,7
256
100,0
52
20,3
1.645
41,4
103
26,1
394
100,0
218
55,3
1.110
1.854
51,4
751
20,8
3.604
100,0
2.667
73,9
1.155
502
49,0
135
13,2
1.024
100,0
514
52,8
1.057
649
46,2
164
11,7
1.404
100,0
814
58,0
1.017
1.525
46,6
707
21,6
3.270
100,0
2.304
70,5
1.137
1.441
46,8
466
15,1
3.081
100,0
2.103
68,3
1.046
387
50,9
74
9,7
761
100,0
515
67,7
1.032
619
48,7
201
15,8
1.271
100,0
944
74,3
1.065
2.054
41,9
800
16,3
4.897
100,0
1.700
34,7
1.010
501
45,4
178
16,1
1.104
100,0
757
68,6
1.047
127
45,7
33
11,9
278
100,0
134
48,2
1.030
2.075
47,9
1.125
26,0
4.334
100,0
2.127
49,1
1.191
1.567
47,5
552
16,7
3.298
100,0
2.032
61,6
1.090
260
51,0
40
7,8
510
100,0
360
70,6
1.036
791
51,9
214
14,1
1.523
100,0
638
41,9
1.088
2.077
48,2
540
12,5
4.311
100,0
1.562
36,2
1.029
710
50,9
137
9,8
1.394
100,0
639
45,8
1.045
22.153
47,2
9.401
100,0 27.427
58,4
1.114
20,0 46.961
%
Numero scelte
17
news
DATI Popolazione residente 2007 percentuale per classi di età 15-44 anni
45-64 anni
65-74 anni
75 e più anni
Totale
Regione
0-14 anni
Piemonte
12,5 37,9 26,9 12,0 10,7
4.352.828
020 Valle d’Aosta
13,4 39,6 26,6 10, 79,7
124.812
030 Lombardia
13,8 40,5 26,1 10,8 8,9
041
Prov. Auton. Bolzano
16,9
7,9
487.673
042
Prov. Auton. Trento
15,4 39,8 25,9 9,5 9,4
507.030
050 Veneto
14,0 40,6 26,0 10,2 9,2
4.773.554
060
12,1
37,7
27,3
11,7
11,1
1.212.602
070 Liguria
11,2
35,1
27,1
13,3
13,4
1.607.878
080
12,6
38,6
26,0
11,4
11,4
4.223.264
090 Toscana
12,3
37,9
26,5
11,6
11,7
3.638.211
100 Umbria
12,6
38,2
25,9
11,5
11,9
872.967
110
Marche
13,1
38,9
25,4
11,2
11,4
1.536.098
120
Lazio
13,9
40,7
26,0
10,5
8,9
5.493.308
130
Abruzzo
13,3
40,1
25,2
10,6
10,7
1.309.797
140 Molise
13,1 39,8 25,1 10,9 11,2
320.074
150 Campania
17,3
43,7
23,5
8,4
7,1
5.790.187
160 Puglia
15,5
42,3
24,6
9,4
8,2
4.069.869
170 Basilicata
14,2 41,4 24,3 10,4 9,6
591.338
180 Calabria
15,0
42,2
24,3
9,6
8,8
1.998.052
190 Sicilia
15,9
41,7
24,2
9,5
8,6
5.016.861
200 Sardegna
12,7 42,5 26,9 9,8 8,2
1.659.443
Italia
14,1 40,4 25,6 10,5 9,5
59.131.287
Codice Regione
010
Friuli Venezia Giulia
Emilia Romagna
42,2
23,9
9,1
9.545.441
Fonte: ISTAT - Istituto Nazionale di Statistica
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IL PERIODICO SCRITTO TUTTI I GIORNI DALLA TUA SQUADRA
NOTIZIE dal CAMPO a cura di Ilaria Gabrielli
Intervista SILVIA BOTTINO I.S.F Bruno Farmaceutici Regione Liguria 1 - COSA TI ACCOMUNA AL COLLEGA MOLTENI DELLA TUA ZONA? La nostra affinità dipende sostanzialmente dal considerarci una risorsa l’uno per l’altro e di credere realmente di aver fatto scaturire una sinergia nel lavorare insieme. 2 -I PRIMI MESI: COSA E’ STATO LUI PER TE? Per me Andrea è fonte di supporto sia a livello scientifico, visto la sua più lunga esperienza nel campo degli oppiacei, sia a livello di collaborazione nell’organizzazione pratica. 3 - ...E COSA SEI TU PER LUI? Da parte mia gli ho messo a disposizione il mio entusiasmo sul lavoro, la mia conoscenza e introduzione sul territorio. Crediamo entrambi che l’informazione sia, tra le altre cose, anche un lavoro di fantasia, sta nel trovare strade sempre nuove e apprezzabili dal medico...Andrea ha la mia stessa elasticità di pensiero. 4 - AVETE UN APPROCCIO DIVERSO DAL MEDICO? Sostanzialmente no, forse il feeling è “decollato” completamente proprio quando ci siamo confrontati insieme al medico. Da li ho capito che pur essendo caratterialmente diversi,abbiamo un approccio comunicazionale molto simile col medico discreto, delicato, attento ad ascoltare le problematiche del medico al fine di aiutare a risolvere il problema dolore mettendo a sua disposizione tutte le nostre conoscenze. La nostra forza è l’ascolto e l’incisività sul messaggio. 5 - QUINDI,IL DIALOGO PRIMA DI TUTTO? Sì, proprio per questo è emersa la necessità dei meeting a tema. La proposta di incontri a tema per piccoli gruppi di medici, da cui sono scaturite interessanti e costruttive tavole rotonde che hanno avuto l’effetto di iniziare a cambiare la cultura del medico sul dolore. 6 - COS’E’ PER VOI L’INFORMAZIONE? Con queste iniziative stiamo fornendo ai MMG ed agli specialisti un servizio. Non a caso questi incontri hanno fatto scaturire una cascata di domande e dubbi e stanno aiutando il medico a far affrontare il dolore dei suoi pazienti come vera e propria malattia, non come sintomo. 7 - COME AVETE ORGANIZZATO L’ECM? Siamo partiti con una riunione comune Bruno, Molteni e il Presidente SIMG Regione Liguria, responsabile scientifico del corso per concordare le modalità. Quindi ci siamo suddivisi i compiti: Bruno per quanto riguarda l’invito dei MMG sul territorio, Molteni si è occupata dei relatori e loro interventi. 8 - COSA TI DIFFERENZIA DAL COLLEGA MOLTENI? Io sono una persona molto entusiasta ma a volte un pò ipercinetica...Andrea è più pacato e mi sa tranquillizzare in caso di attacchi d’ansia!!Quindi ci completiamo piuttosto bene. Colgo l’occasione per salutarlo e ringraziarlo!
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STORIE di MEDICINA Storia della Canapa a cura di: Sergio Papadia Formalmente classificata da Linneo nel 1753 come Cannabis sativa. Ancora oggi qualcuno sostiene che al genere Cannabis appartiene una sola specie (sativa), pur con sottospecie regionali diverse, che differiscono per l’altezza, la ramificazione, l’aspetto delle foglie e il diverso contenuto in fibre e in sostanze psicoattive. Altri studiosi ritengono che ci siano invece 3 specie diverse: 1 Cannabis sativa (alta fino a oltre 6 m., ramificazione rada, foglie rade, allungate e sottili)
2 Cannabis indica (molto più bassa, a sviluppo piramidale, con ramificazione fitta, foglie larghe e molto fitte)
3 Cannabis ruderalis (non coltivata, molto più piccola e esile, con rami brevi, foglie piccole e rade).
La Cannabis è probabilmente originaria dell’Asia Centrale a est del Mar Caspio (odierni Kazakhistan, Uzbekistan, Tagikistan), ma secondo alcuni sarebbe originaria della Cina.
USI Fu certamente una delle prime piante coltivate dall’uomo (l’agricoltura ha origine circa 10.000 anni fa). Ammettendo che la sua area di origine sia stata nell’Asia Centrale, la Cannabis fu portata già in tempi antichissimi sia verso est (Cina) sia verso ovest (Afghanistan, Pakistan, Persia, Arabia, medio oriente mediterraneo, Grecia, Roma, Europa centrale) e verso sud ( India). L’uso come fibra, per corde e più tardi per tessuti, e come alimento (semi e olio dai semi) sembra molto più antico della scoperta delle proprietà psicoat¬tive e dell’uso come sostanza inebriante e come farmaco.
I reperti archeologici più antichi arrivano dalla Cina (Taiwan): si tratta di residui di corde di canapa risalenti a almeno 10.000 anni fa. Altri resti (trovati nel Turkestan) risalgono al 3000 a.C. L’uso di corde di canapa al posto delle deboli corde di fibre di bambù fu un grosso passo avanti. I tessuti di canapa erano molto pregiati, e venivano usati anche come abbigliamento dei defunti. Il reperto più antico (frammenti di stoffa in una tomba) risale alla dinastia Chou (1122-249 a.C.). La carta, inventata in Cina intorno al I secolo a.C., era originariamente ottenuta dalla canapa.
DOCUMENTAZIONE SCRITTA C’è un riferimento scritto “mitologico”: Pen Ts’ao Ching, trattato cinese di farmacologia, attribuito al mitico imperatore Shen-Nung, tradizionalmente datato 2737 a.C. (in realtà molto più tardo, probabilmente I sec. a.C., anche se basato su conoscenze più antiche). Come medicina, la canapa era considerata molto importante perché conteneva entrambi i principi o influenze o forze primitive della natura, che sono alla base della filosofia, della scienza e della medicina cinese: lo yin (femminile, negativo, umido, scuro, freddo, debolezza) e lo yang (maschile, positivo, secco, luminoso, caldo, forza). Indicazioni: malaria, stitichezza, dolori reumati¬ci, malattie femminili, disturbi mentali... Negli antichi testi cinesi, la canapa è anche citata come sostan¬za che ”faceva vedere demoni“ (probabile riferimento agli effetti psicoattivi - i demoni sono centrali nella cultura e nella medicina cinese: le malattie sono provocate da demoni che invadono il corpo). Il più antico riferimento scritto databile con sicurezza è l’Atharva Veda (India, fra 1400 e 2000 a.C), uno dei 4
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libri vedici (libri scritti in sanscrito dagli Ariani, che invadono il nord dell’India arrivando dalle regioni a nord dell’Himalaya). Secondo l’Atharva-Veda la canapa “libera dall’angoscia”. È possibile che le proprietà psicoattive siano state scoperte in India, dove la canapa come sostanza inebriante venne ampiamente integrata non solo nella medicina ma anche nella religione e nella vita quotidiana. INDIA La Cannabis è da sempre usata nella medicina popolare per “ravvivare la mente, prolungare la vita, abbassare la febbre, indurre il sonno, curare la dissenteria”, e poi per stimolare l’appetito, migliorare la digestione, curare la lebbra, il mal di testa, le malattie veneree, la tubercolosi... Diversi sistemi medici indiani, tra cui la medicina Ayurvedica, mettono la Cannabis fra i farmaci principali. La canapa è quotidianamente usata dagli “uomini santi” indù (sadhu) come mezzo di illuminazione e di contatto con il divino. In una leggenda vedica, il dio Shiva trova riparo all’ombra di una pianta di Cannabis , ne mangia le foglie e da allora ne fa il suo cibo preferito. Anche per il dio del firmamento, Indra, la Canapa è la bevanda preferi¬ta. Nella tradizione del Buddhismo Mahayana, durante i sei passi verso l’illuminazione, Buddha visse di un seme di canapa al giorno.
La canapa è da secoli usata in molti riti e feste popolari con scopi più terreni e banalmente ricreativi, e si usano almeno 3 preparazioni di diversa potenza: - il bhang, la preparazione più leggera: foglie e infiorescenze secche, preparate con altre spezie in dolcetti detti maajun, o da usare in infusione. - la ganja, molto più potente: da fumare, a volte mescolata a tabacco, fatta con le infiorescenze femminili ricche di resina - il charas, la preparazione più potente di tutte: pura resina anch’essa da fumare (hashish) Anche in Tibet la Canapa, per le sue proprietà psicoattive, assume un ruolo importante nella nascita (VII sec. d.C.) della religione tantrica - derivata dal Buddismo e da religioni locali più antiche. La Cannabis veniva usata per raggiungere stati di meditazione profonda e per esaltare la coscienza.
LA CANAPA IN OCCIDENTE Il reperto più antico in Europa risale a circa il 500 a.C. (urna funeraria scoperta vicino a Berlino, contenente resti di foglie e semi). Il più antico e più famoso riferimento scritto si trova nelle Storie di Erodoto (500 a.C.), che parla dell’uso della Canapa fra gli Sciti (popolo guerriero delle steppe transcaucasiche) e le popolazioni delle isole del fiume Arasse, che si raggruppano in una tenda, siedono in circolo, buttano la canapa sul fuoco e “inalano il fumo, diventando ebbri per l’odore come i Greci si inebriano con il vino... finché si alzano, ballano e si abbando¬nano al canto” (fig.1). Prove di questi riti, compresi braceri e resti di canapa, datati fra il 300 e il 500 a.C., sono state recentemente trovate in Asia Centrale. Riferimenti alla Cannabis come sostanza psicoat¬tiva si trovano anche in Democrito (460 a.C.), che parla di una bevanda a base di vino, canapa e mirra, usata per produrre visioni. Scienziati e medici antichi - come Dioscoride (“Materia medica”), Plinio, Galeno (I-II sec d.C.) e altri - citano l’uso della canapa come inebriante. Galeno, il medico dell’imperatore Marco Aurelio, mette in guardia dal consumo eccessivo, quando viene usata come “dessert” alla fine dei pranzi di lusso. Nell’antica Roma, la canapa viene ampiamente usata anche per le corde, per i tessuti e più tardi per le vele delle navi. Non è coltivata direttamente, sembra, ma importata da Babilonia, dalla Grecia e più tardi dalle Gallie (valle del Rodano).
(fig.1)
LA CANAPA IN MEDIO ORIENTE Gli Assiri usano la Cannabis come incenso nel IX sec. a.C. La Cannabis è anche citata nelle tavolette della Biblioteca di Assurbanipal a Ninive (databili 650 a.C., ma basate su materiali molto più antichi). Lo Zend-Avesta (libro sacro persiano, attribuito a Zoroastro, circa 600 a.C.) parla di una pianta che dà una “resina inebriante” - quasi certamente la Canapa. La stessa Bibbia ha molti passaggi in cui qualcuno identifica la Canapa.
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news LA CANAPA NEL MEDIO EVO Nel Milione, Marco Polo descrive l’uso della Canapa in Siria, presso gli Hashishin (da cui “Assassini”), i guerrieri del Vecchio della Montagna, una specie di setta di fanatici che uccisero diversi sceicchi arabi rivali del loro capo (Marco Polo riferisce in realtà racconti di seconda mano, perché all’epoca del suo viaggio, la setta degli Assassini era già stata distrutta dall’invasione mongola). Il Vecchio, o meglio lo Sceicco della Montagna (sheikh=vecchio e =capo), faceva ai suoi seguaci una specie di lavaggio del cervello convincendoli che a combattere per lui il Paradiso era assicurato. E un assaggio di Paradiso veniva loro dato in speciali occasioni in un meraviglioso giardino segreto, pieno di fiori, fontane e bellissime fanciulle, in cui i giovani venivano introdotti dopo una forte dose di una bevanda a base di canapa. Si parla di canapa anche nei racconti delle Mille e una notte (1000-1700 d.C.) e fu probabilmente attraverso il Milione di Marco Polo e questi racconti che l’hashish venne conosciuto in Europa.
I SUFI (Persia) I Sufi sono una setta islamica eretica (Sufi = poveri), nata intorno al 1100, che predica che Dio (Allah) non si può conoscere se non attraverso l’esperienza diretta dell’estasi: uno dei mezzi per raggiungere l’estasi è l’uso di Cannabis. I Sufi vennero perseguitati, e il fatto che facessero uso di hashish portò alla loro emarginazione nel mondo arabo, in cui divennero una specie di paria. Ci furono anche dei tentativi delle autorità religiose di proibire l’hashish proprio per colpire i Sufi (la scusa era già allora che l’uso di hashish portava alla pazzia). Una leggenda racconta la scoperta della canapa da parte di Haydar, fondatore dell’ordine religioso dei Sufi. Haydar, un asceta che da 10 anni vive chiuso in un monastero da lui costruito, un giorno esce e va per i campi. Quando torna è particolarmente vivace e allegro e alle domande dei discepoli racconta che aveva mangiato alcune foglie dell’unica pianta che, sotto il sole rovente, non restava immobile, ma sembrava quasi danzare. I discepoli sono molto incuriositi, ma Haydar gli indica la pianta solo dopo averli fatti giurare che non ne avrebbero parlato con nessuno se non con altri Sufi. Haydar visse fino al 1221, sempre nutrendosi di canapa, e volle che questa fosse piantata intorno alla sua tomba.
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IN EUROPA Nel Medio Evo, oltre che base per la produzione di tessuti, la C. fu un ingrediente delle pozioni delle streghe, insieme all’oppio, al giusquiamo, alla belladonna. Rabelais (1490-1553) molto probabilmente si riferisce alla canapa quando parla dell’Erba Pantagruelion e delle sue proprietà ine¬brianti.
ULTERIORE ESPANSIONE Le fibre di canapa sono un bene economico importantissimo fin dai tempi antichi, e solo di recente sono state in gran parte soppiantate dalle fibre sintetiche. Per secoli, corde e tessuti resistenti furono fatti solo di canapa. Fin dal Medio Evo, i commercianti arabi introducono la C. in Egitto e nell’Africa orientale, fino al Mozambico e al Sudafrica. Anche in Africa, oltre ad essere usata come sostanza inebriante da fumare (o bere/mangiare), entra a far parte di molti sistemi di medicina tradizionale. P. es. fra i Boscimani e gli Ottentotti viene usata durante il parto, per applicazioni locali sulle ferite o sui morsi dei serpenti. Gli spagnoli portano la Cannabis in Cile, Messico, Perù intorno al 1545-50. I portoghesi (e forse anche i loro schiavi africani) la portano in Brasile¬. Gli inglesi invece la introducono in America del Nord (Canada 1606, Virginia 1611, New England 1630). Nel 1762, in Virginia è obbligatorio per gli agricoltori coltivare anche canapa, pena forti multe. Lo stesso Giorgio Washington cita nelle lettere le sue piantagioni di Canapa. Il tentativo di coltivare Cannabis a Cuba e a Giamaica ( inizio ‘800) viene presto abbandonato a favore della canna da zucchero e del caffè. Ma verso il 1850, con un’ondata di immigrazione di lavoratori dall’India (a seguito dell’emancipazione degli schiavi negri), arriva a Giamaica l’abitudine di fumare la Canapa - che col tempo, come si sa prenderà persino la forma di un culto religioso (i Rastafarians, cultori di Ras Tafari e del ritorno del popolo nero alla Madre Africa, il movimento a cui si ispirerranno Bob Marley e i musicisti reggae...).
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LA CANAPA COME FARMACO/DROGA NELL’OTTOCENTO In India, nell’800 domina la Compagnia delle Indie, inglese, che fa soldi soprattutto vendendo oppio alla Cina. Verso il 1870, iniziano a sentirsi denunce contro la Cannabis , ampiamente usata per scopi medici, religiosi, o puramente ricreativi. Dopo anni di dibattiti, nel 1893 viene istituita una Commissione anglo-indiana sulla canapa con il compito di investigare su tutti gli aspet¬ti dell’uso di Cannabis : l’estensione del consumo, le modalità di consumo, gli effetti sulla salute e sulla produttività nel lavoro. Lo studio viene pubblicato nel 1894 (un volume per il Rapporto e 6 volumi di Appendici), e le conclusioni, per dirla in breve sono: il bhang, la preparazione più blanda, è anche la più usata l’uso moderato, che è la norma, non porta a conseguenze negative né per la salute né per il lavoro non ci sono prove di un legame causale fra l’uso di Cannabis e comportamenti criminali, o malattie mentali di conseguenza, non ci sono motivi per esercitare più stretti controlli In Europa, la preparazione più forte di canapa - l’hashish - arriva probabilmente a inizio ’800, con i soldati di Na¬poleone, dopo la campagna d’Egitto. In Francia, nel 1845, lo psichiatra Moreau di Tours pubblica il suo libro (“Sull’hashish e sull’alienazione mentale”) in cui descrive ampiamente le sue ricerche storiche, le sue esper¬ienze personali, e suggerisce che la C. potrebbe anche utile per lo studio e la cura delle malattie mentali. Circa nel 1850, a Parigi c’è il Club des Haschischins: vi parte¬cipano Baudelaire, Gautier, Dumas padre e altri artisti. Baudelaire (che oltre alla Cannabis usa alcool e oppio) descriverà le sue esperienze nel libro In America, nel 1856 Fitz Hugh Ludlow (grande ammiratore del De Quincey delle Confessioni) pubblica il libro The Hashish Eater sulle sue esperienze con l’h. (e prima ancora con tutte le altre droghe disponibili, dal cloroformio all’etere all’oppio) comprato nella farmacia sotto casa a partire dai 16 anni. In Italia, i preparati a base di Cannabis indica sono usati per diverse indicazioni, soprattutto come calmanti, antidolorifici, sonniferi. Come forse molti ascoltatori sapranno, Giorgio Samorini ha scritto un bellissimo libro (“L’erba di Carlo Erba”) proprio sulla storia della canapa nella medicina italiana dell’800. In Inghilterra, ancora nel 1890 un eminente medico scrive su Lancet che, avendo un’esperienza di 30 anni di uso della Cannabis la considera “una delle nostre più utili medicine”. Il grande William Osler scrive nel 1898 che la C. è probabilmente il miglior farmaco per l’emicrania. Fino al 1937 (anno della proibizione in USA), la Cannabis fa parte di moltissimi medicinali in Europa e in USA, che sono, come tutti gli altri farmaci in vendita libera. Gli usi principali sono come analgesico, tranquillante, sonnifero, stimolante dell’appetito, ma inoltre ha indicazioni specifiche per le nevralgie, colera, convulsioni, spasmi muscolari, reumatismo, tetano, idro¬fobia, isteria, depressione mentale, delirium tremens, pazzia, emorragie uterine. Oggi è in corso in tutto il mondo una rivalutazione delle proprietà terapeutiche della Cannabis e dei suoi derivati in numerose malattie.
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USO RICREATIVO L’uso ricreativo della Cannabis - sia come “erba” che come resina (haschish) - è molto diffuso in Oriente e in Africa fin dai tempi più antichi. Gli schiavi negri portati in Brasile e gli indiani emigrati a Giamaica portano l’uso della marijuana in America. Negli Stati Uniti del Sud, l’abitudine di fumare la marijuana viene introdotta dai lavoratori messicani (Texas, California). Solo verso la fine dell’800 in USA cominciano i riferimenti nei giornali scandalistici alla Cannabis usata come droga in “fumerie di hashish” simili a quelle di oppio. Verso il 1900, la marijuana è molto diffusa a New Orleans. Verso il 1920, diventa la droga dei musicisti di jazz. Mezz Mezzrow, clarinettista jazz bianco, dà molto spazio alla marijuana nella sua autobiografia (“Ecco i blues” - Longanesi) e nel 1927, la Louisiana è il primo stato a proibirla. Il Colorado segue nel 1929. Nel 1937, con il Marihuana Tax Act, fortissimamente voluto dal capo del Federal Narcotics Bureau, Harry J. Anslinger, la marijuana è infine proibita a livello federale, e in pochi anni viene proibita in tutto il mondo occidentale. Tuttavia, è noto come negli ultimi decenni diverse organizzazioni e movimenti politici si siano schierati a favore della “liberalizzazione” della marijuana ed in primis a fini terapeutici.
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STUDI E RICERCHE a cura della redazione
Il dolore diventa malattia: la Fibriomialgia Secondo un recente studio dei reumatologi americani la malattia non deve essere più definita solo attraverso il dolore localizzato in sedi caratteristiche (vedi immagine), ma anche in base ad altri elementi quali la stanchezza, le vertigini e la sindrome da colon irritabile. Dolori muscolari, ipersensibilità del dolore al tatto e stanchezza: sono alcuni sintomi della fibromialgia. È una patologia molto controversa, come la sindrome da stanchezza cronica: alcuni esperti danno la colpa a cause biologiche, altri la considerano un disturbo psicologico, e poi infine ci sono quelli che ritengono che sia scatenata da fattori fisici e psicologici insieme. Insomma, uno dei casi più complessi. Entrambe le malattie rientrano nella categoria delle “sindromi clinicamente inspiegabili”: i sintomi sono reali, ma non c’è consenso sulle cause che lo scatenano. E non esistono cure. Si tratta di una delle patologie più debilitanti conosciute.
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RIMEDI NATURALI Kinesiologia e Dolore A cura del Dott. Farmacista Gianni Cortelli (esercita a Firenze)
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La kinesiologia applicata nasce negli anni ’60 dal genio di G. Goodheart un chiropratico statunitense. Sommando scoperte di altri professionisti ad intuizioni efficaci creò una disciplina che è tuttora in sviluppo. La kinesiologia è nata da subito come una disciplina olistica in quanto Goodheart era convinto che la salute delle persone dipendesse dall’armonia degli aspetti strutturali, psicologici e biochimici ai quali va comunque aggiunto quello energetico secondo la Medicina Tradizionale Cinese. L’integrazione dei dati clinici classici con l’osservazione della persona e l’analisi attraverso il test muscolare ci da un “linguaggio corporeo” che la kinesiologia cerca di decodificare per arrivare alla causa dei disturbi. Nel caso di un dolore muscolo-scheletrico l’innovazione di Goodheart consistette nella ricerca di un muscolo la cui debolezza generava tensione e quindi dolore in un altro muscolo correlato. Tale debolezza può dipendere da vari fattori in quanto il muscolo viene considerato il terminale di un sistema di cui fanno parte organi, ghiandole, sistema nervoso e sistema energetico dei meridiani. Il test muscolare permette di capire da dove proviene lo squilibrio che genera il
dolore, quale sia l’area disfunzionale e nel contempo ci indica dove si deve agire. Le aree su cui si concentrano le maggiori attenzioni del kinesiologo sono i cinque fattori connessi alla vertebra, ovvero il sistema nervoso che comprende anche squilibri nutrizionali, il linfatico, il vascolare, il sistema respiratorio cranio sacrale e il sistema dei meridiani di agopuntura. Che cosa significa questo in pratica? Significa che posso riequilibrare un muscolo debole ad esempio somministrando un integratore specifico tra quelli già codificati per quel muscolo specifico o massaggiando un punto legato al sistema linfatico o ad un meridiano. Il ripristino di un corretto equilibrio a livello muscolare e quindi articolare spesso cancella il dolore in maniera semplice, quasi incredibile. Posso ricorrere comunque a svariate tecniche che sono di preferenza strutturali ma si riferiscono anche a campi come quello psico-emotivo. In perfetta logica psico-somatica un dolore può dipendere da un’emozione che a lungo andare mina l’organo cui è legata secondo la Medicina Cinese e quindi il muscolo correlato. Dovrò quindi operare a questo livello per riequilibrare tutto il sistema. Spesso questa è il motivo per il quale la sola correzione strutturale non dura molto nel tempo.
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RIMEDI NATURALI Influenza, raffreddore e malanni di stagione A cura della Redazione
Scopri i rimedi naturali che stimolano le difese immunitarie, per prevenire e curare i malanni autunnali I rimedi naturali sono un vero e proprio scudo, una corazza da vestire per rinforzare le nostre difese. Grazie a un’efficace cura naturale, mirata sui sintomi e le “debolezze” del soggetto, si può ridurre fino al 95% la possibilità di contrarre patologie come raffreddore, influenza, affezioni delle vie respiratorie. Ecco un breve vademecum che ci guiderà alla scelta del percorso “verde” che fa per noi per prevenire o curare gli antipatici malanni di stagione con i giusti rimedi naturali, dalla fitoterapia all’aromaterapia. Rimedi naturali: fitoterapia. ECHINACEA L’echinacea è il rimedio naturale fitoterapico per potenziare il sistema immunitario. La sua azione, infatti, stimola l’aumento della fagocitosi (con cui le cellule delle difese immunitarie eliminano i “nemici”). L’altro meccanismo che l’echinacea mette in atto è l’aumento della produzione di interferone e “properdina”, una proteina in grado di attivare le difese contro le cellule estranee. Da utilizzare in ogni caso di indebolimento con presenza di primi sintomi influenzali e soprattutto durante le fasi acute (influenzali e febbrili). Uso e dosi: per le malattie da raffreddamento, come prevenzione (1-2 capsule al giorno di estratto secco per almeno due mesi) e come trattamento (30-50 gocce di tintura madre in un po’ d’acqua, 3 volte al giorno, fino alla guarigione); per il mal di gola: aggiungere 40 gocce di tintura madre a un bicchiere d’acqua e utilizzare la miscela per gargarismi.
ERBA CORNACCHIA O “ERBA DEI CANTANTI” L’erba comacchia o erba dei cantoni deve il suo nome alla fama, maritata, di rimedio contro le laringiti acute e croniche, con abbassamento di voce. Ha un effetto mucolitico e antinfiammatorio ed è pertanto il rimedio naturale indicato nelle tracheobronchiti. È molto utile anche per tutte quelle persone che soffrono di mal di gola ricorrenti. Uso e dosi: in tintura madre, 40 gocce, due volte al giorno. Fino a miglioramento.
CARPINIO BIANCO (Carpinus betulus I.) Se siamo vulnerabili soprattutto nelle vie respiratorie e soffriamo di tosse, riniti, faringiti, il carpinio bianco è il rimedio naturale che fa al caso nostro. Carpinus betulus è infatti un importante decongestionante delle vie respiratorie che può svolgere anche una funzione protettiva e non solo antinfiammatoria. L’azione di questo rimedi naturale sarà triplice: riparativa, antitussigena e antispasmodica. Uso e dosi: 50 gocce di macerato glicerico, 2-3 volte al giorno, nel periodo acuto.
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Oli essenziali e aromaterapia A cura della Redazione
Il modo più corretto per utilizzare i rimedi naturali offerti dall’aromaterapia e dagli oli essenziali è la diffusione aerea in ambiente, che si ottiene lasciando cadere 5-7 gocce nell’apposito erogatore. Se preferiamo, al contrario, godere dei profumi della natura attraverso un bagno caldo, poniamo 4-5 gocce nella vasca in cui stiamo per immergerci. Infine, per quanto riguarda l’applicazione cutanea (attenzione a non interessare le zone infiammate), utilizzare 2-3 gocce in un cucchiaio in 50 ml di crema neutra.
OLI ESSENZIALI DI BENZOINO L’olio essenziale di Benzoino costituisce un ottimo rimedio naturale contro l’influenza. E’ una pianta considerata un po’ magica per le sue proprietà equilibranti, sia a livello psichico che organico. Risulta molto efficace per scacciare i malumori e i sintomi dell’influenza. Da assumere quando ci sentiamo spossati e con i primi indizi di raffreddamento.
OLI ESSENZIALI DI CANNELLA L’olio esssenziale di Cannella è particolarmente indicato per prevenire e curare gli “acciacchi” da freddo (colpi d’aria, umidità, sbalzi di temperatura) e a risollevare il corpo e lo spirito dalle astenie post-influenzali. Un vero e proprio supporto quando ci sentiamo debilitati e nelle fasi in cui lo stato influenzale sembra non abbandonarci più. Ottimo stimolante ed energizzante.
OLI ESSENZIALI DI EUCALIPTO L’olio essenziale di Eucalipto è uno dei migliori febbrifughi, é antisettico, balsamico, antivirale (stimola le difese dell’organismo), può essere largamente usato in tutte le manifestazioni influenzali, nelle malattie da raffreddamento, nelle sinusiti. Un vero e proprio toccasana per l’intero organismo e per dare energia alla nostra mente.
IL CACHI frutto, pelle e picciolo sono il rimedio naturale che stimola le difese. Da un punto di vista energetico il cachi è il simbolo di un sole che entra nelle nostre ossa, le riempie di luce e ci fornisce il calore necessario per mettere K.O. i malanni invernali. Come dal suo albero stanno alla larga i tarli e i parassiti, così anche nel frutto è contenuto il segreto della capacità di difendersi dagli insulti esterni. La pianta emette secrezioni che tengono lontano gli invasori. Secrezioni che devono percepire anche gli uccelli, che non vanno mai a nidificare tra i suoi rami. Il cachi protegge energeticamente anche le nostre difese immunitarie. Oltre al frutto, a questo scopo è importantissima la tisana preparata con le foglie. Ecco il procedimento: fare una tisana con 4-5 foglie di cachi tritate, il picciolo e i semi e consumarla alla fine del pasto (colazione, pranzo, cena) dopo aver mangiato il frutto. Oppure, tritare una foglia nell’insalata. Le foglie e il picciolo hanno un’azione protettiva della pelle e in più trasferiscono l’energia della pianta.
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CURIOSITÀ
120 KM/h
Come fa il ghepardo ad essere così veloce? 120 km/h: è la velocità di punta del ghepardo. Un record sulla terra, ma solo su brevi distanze: i suoi sprint non superano mai i 500 metri. Il primato è avvicinato dai 110 km/h del levriero che però è in grado di mantenere questa andatura molto più a lungo del ghepardo. Se il ghepardo è il re dello sprint, il cervo nordamericano è il dominatore del fondo: è capace di correre ininterrottamente a 56 km/h per 6 chilometri. Ogni parte del corpo del ghepardo (Acinonyx jubatus)è “progettata” per prestazioni da record: il più veloce mammifero terrestre può accelerare da 0 a 64 km/h in tre falcate e raggiunge la sua velocità massima di 112 km/h in soli tre secondi. È l’unico felino ad avere artigli corti, spuntati, semi-retrattili che come i tacchetti delle scarpe da calcio, consentono un’eccellente aderenza. Le sue zampe sono più snelle di quelle degli altri grandi felini e i suoi cuscinetti, più duri, lo aiutano a effettuare sterzate improvvise ad alta velocità senza scivolare.
ati sul dissemin i h c c o ti n stia i quei fi che cosa Con tutt le capire ci fa è n d , no Man u c a suo corpo a questa a st te la per rve (nela le cui la passando n le fa i d bacco. a specie glie di ta fo sex ta, un i d e tt a un no ghio natura, h la foto) so ttero in o id p an le tico his ta. Qu L’enigma o’ masoc p n u to ta da pa am en è assedia comport co c a b ta ei com nta del emette d , do la pia a c u d n OS” me la Ma rta di “S rassiti co li - una so ti ola o v d i ic ri che iv posti chim i predato tt se in ri. to re iama rofitta - per rich rve dei p la e a v a o me d etta u ostrato co rino in fr im d a h e perite studio rio rischio Un recen p ro p a a so segnale amite un attivare il stessa, tr a c . u d n a m sua saliva colo, sia la uta nella n te n ta co it nfl imica na auto -i stanza ch a condan st e u q i d Il motivo is tero. cora un m n a e n a 30 rim
Sprint breve. La struttura compatta e leggera, le zampe lunghe ne fanno, anche dal punto di vista aerodinamico, un modello ideale. I muscoli specializzati degli arti lo aiutano ad accelerare molto rapidamente, mentre la coda, lunga e muscolosa, funziona come stabilizzatore. Il ghepardo ha anche narici ampie che permettono un efficiente ingresso dell’aria durante la corsa. La sua respirazione, in corsa, aumenta da 60 a 150 respiri al minuto: ma a questo ritmo può correre solo per poco più di 500 metri prima di essere stanco.
Sguardo autolesionista
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Leggi tanto? Meglio l’elettronica. Leggere inquina: produzione e trasporto dei volumi sono infatti responsabili dell’emissione di tonnellate di CO2 ogni anno. Dobbiamo smettere di leggere? No, affatto: basta solo diventare un po’ più....tecnologici.
Vuoi leggere verde? Leggi elettronico.Il monito arriva dalle pagine del popolare online magazine Slate, che dal suo sito annuncia: “leggere sull’ iPad o su uno dei numerosi ebook oggi in commercio inquina molto meno che leggere sulla carta”. Sarà vero? Ma perché la cosa funzioni occorre leggere un numero minimo di libri e non cambiare tablet ogni anno. Gli esperti di Slate hanno calcolato che un libro, nel suo ciclo di vita, causa indirettamente l’emissione di circa 7,5 kg di CO2, contro i 130 di un iPad e i 168 di un Kindle. Ciò significa che l’iPad inzia ad avere un eco vantaggio sulla carta stampata a partire dal 18 titolo letto, mentre il Kindle diventa conveniente a partire dal 23° volume. E i libri elettronici sono vantaggiosi anche per ciò che riguarda l’impiego delle risorse idriche: la produzione di un volume cartaceo richiede in media 26 litri di acqua, mentre un lettore digitale ne “beve” 300. I conti si pareggiano attorno al 12° libro. In Italia si continua comunque a leggere poco: secondo l’ISTAT nel 2009 il 45,1% della popolazione di 6 anni e più (oltre 25 milioni e 300 mila persone) dichiara di aver letto almeno un libro. (Focus.it, 20 settembre 2009)
Dicembre Novembre
1 Serena Giorgio o 1 Alfredo Fangan io ar M ro lla va 3 Ca 1 Paola Sanò istoforo 7 Gerarda De Cr a en Si la ge 6 An rì ac M 9 Valeria i 6 Andrea Fanton i 10 Giovanna Zopp li eo dr 8 Katia An ti et nc Co ea dr An 10 8 Fabrizio Oddo o 11 Anna Puol 12 Paolo Luciolla acchia in 11 Maria A. Penn nt se Vi 13 Francesca niti in M o sc ce an 13 Fr ara acqua 15 Silvestrin Barb qua vil 14 Francesco Be vilac 14 Francesco Be a lis na 20 Zanon An 21 Scala Angela ia 22 Fabiana Guliz o nd lla 27 Andrea Ro si rre Bu o ol 22 Pa anuela 29 La Mar tina Em chera 25 Andrea Chiac chini ac M 29 Antonella
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