Le piume degli angeli scemi GIANNI VALENTINO
per Tonia, i girasoli miei
Nella città dove si canta le parole spesso vanno a vuoto. C’è una generazione, cresciuta a cavallo dei due secoli, che ne ha ascoltato i racconti, le leggende e non è rimasta muta, descrivendone i cambiamenti, sotto forma di rigido bollettino di guerra. Preceduta da anni di inutile euforia, si è trovata a dover discutere dei fallimenti, riversando su se stessa tanta rabbia, senza poter gioire della propria indipendenza, senza trovare tracce del proprio futuro. Un inutile complesso di inferiorità e di impotenza. Questa generazione, “adesso” si sente più libera e inizia a raccontare più candidamente le proprie emozioni, senza dover dimostrare nulla. È tempo di bilanci, questa è la storia. Arrivano i documenti, le canzoni, le poesie, si inizia a formare un quadro, si inizia a comprendere. Tornano le parole, quelle sincere, sensibili, si aprono un varco parlando della città vecchia e di quella nuova. Ritorna la contiguità del passato col presente, interrotta dalla paura di non esserne all’altezza, in questo millennio nuovo. Tornano i sogni a scacciare gli incubi.
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La scrittura è arte, la poesia ne è parte incredibilmente sana e scorre, urbana e urgente come il vaporoso traffico napoletano, pieno di impicci, pause e scosse veloci. Qui salgono le voci, i canti ispirati alla sirena Parthenope, il grande fantasma. Così puoi vedere come canta il poeta all’angolo della strada, sudato sotto la barba da muezzin, a mezzogiorno come a mezzanotte. Lo vedi lasciare alla sua donna un biglietto scritto a mano. Qui c’è sempre un mare in cui perdersi. Chi ha detto che non ne avremmo parlato più? Chi dice che è stato detto abbastanza? Ecco Napoli, ecco gli artisti, ecco i poeti. Si può immaginare una città che non si racconta? Si può immaginare proprio Napoli? Faciteme ‘o piacere... Francesco Di Bella
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guardavo la sua pelle guardavo la sua pelle, non l’orologio. il polso biondo, mai le lancette. s’impaurì. tolsi gli occhi, aprii le mani raccogliendo un libro dalla tasca. Fece alcuni passi in diagonale lungo il finestrino. Le chiesero permesso e accostò io guardai la pelle erano le 20. anzi le 19
# GHOST | Fingersi lontani, inseguire, scappare. Agguantare. Trattenere. Indietreggiare. Si sgonfia, la fisarmonica. Riprende ossigeno e invoca un sussurro. Non la vedi, c’è. Desolata. Resta Lonesome Leash.
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accumulo di libido la tua assenza i tuoi odori come assonanze le tue calze sparsa ovunque le parole mie e tue piccole cose storte nelle tasche sto guardando la tua pancia che si alza e si abbassa. e tu respiri bene, sola fiera calma starei sei mesi a oziare a collezionare le tue ciglia e altri sei mesi a cantare
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prenderti non è un giudizio universale perderti lo è è perché per quello che ho vissuto e per chi ho conosciuto i miei sentimenti sono troppo svelti per te
# NOT MOVING | Toglietemi questo cappotto e questa camicia dalla testa. Per favore. Non so muovermi. Non posso nemmeno bere. Non posso dormire. Non alzarmi in piedi non guardarvi non posso cambiare idea non posso nascere. Arto Lindsay, Ikue Mori, Tim Wright mi fanno compagnia. Siamo incapaci di andare in nessun posto.
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improvvisazione al monte echia C’è un boccone di luna bianca su mezza faccia tua. E ridi. I capelli dormono dondolanti nel buio ora che ti invito a ballare e tu aggiungi baci sacri. Le dita, che hai meno abbronzate delle mie, cercano spezie dietro al collo nell’occasione giocosa che abbiamo ad occhi chiusi, apri la bocca stendi i gomiti intorno a te raccogli aria sul petto Mi inchino a tutti i dubbi conservati nei tuoi denti Mi sento padrone solo della necessità di gioire di te
# SO IN LOVE | Le nuvole rotolano, le stelle sgranano gli occhi, ogni foglia e ogni onda muove audace la nuca. Impertinenti, i desideri – bambini ciechi – ti circondano. Ti annusano. Ridono di te, del tuo arrossire notturno. Indispensabile scomparire nell’ipnosi di Matias Aguayo.
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le donne nere del tango le donne nere del tango hanno il viso imbruttito di quel dolore che fanno risplendere ballando. Si asciugano il sudore tra il pendio dei seni e riprendono a danzare più tristi e vive di prima. Hanno bei nomi. I loro corpi intonano il vocero per quello che figura come il funerale dell’amore. La passione si dispiega in un lutto commuovente e baveri e brillantine luccicano tra neon e bicchieri di cristallo. E sono donne solamente in apparenza. Si defilano come tigri dopo aver allattato e ritornano a sbranare te che le guardi perché in realtà esse sono femmine. Carnivore. E danzando, i loro occhi leggermente strabici mordono il tuo sangue, e lo fanno gocciolare giù da una clessidra. 17
indice
seduzione guardavo la sua pelle accumulo di libido improvvisazione al monte echia le donne nere del tango celeste canta tormento supermamore. lacrime e sogliole lampadine non c’è matematica amori storpi anche le tue rose puzzeranno coriandoli e il mare stava zitto scrivo con inchiostro bianco quando i semafori
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#tracklist
# ghost # not moving # so in love # sea song # philadelphia
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# live room # soldier’s things # us and now # rostro # motherless child # sentimentalism # ‘a musica mia che r’è # old love haunts me in the morning # tløn # tower of song
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devozione eri talmente felice insonnia ginjinha imperfetto la prima femmina tace
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identitĂ sua maestĂ la piazza occhi storti un genio macchie di orgasmo annoiandomi tu il giardino grigio
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# bethe bethe kese kese [tere bin nahin lagda] # be my husband # miracle of love # archangel # down in mexico
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# consequence # dor e dor # the end and the beginning # this is hardcore # io ti aspetto # in this shirt # alleria # closer
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senza PANTONE
I volumi Senza pantone arricchiscono le collane Iemme con i taccuini d’autore. Quaderni che raccolgono note, versi o storie, ma anche disegni e appunti di professionisti rappresentativi del loro ambito. Scrittori, giornalisti, critici e artisti mettono in ordine - ma non troppo - i fogli del mestiere.
finito di stampare per conto di Iemme edizioni nel mese di ottobre 2015 presso Aura Graph - Giugliano in Campania (NA)