Reseta (parte I)

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Seconda UniversitĂ degli Studi di Napoli FacoltĂ di Architettura

Corso di Laurea in Disegno Industriale per la Moda

Design per la Moda a.a. 2009/2010

Ilaria Cuccaro matricola 803000436

Relatore: Ch.ssimo Professore Roberto Liberti



Reseta Dalle origini elitarie, al design open source



"Occorre avere un po’ di caos in sÊ per partorire

una

stella

danzante."

Friedrich Nietzsche


Creare per apportare,

avviare,

comporre

coniare, immaginare, inventare, provocare, istituire,

fare, causare,

formare, generare, ideare, implicare,

originare,

produrre, progettare,

partorire, plasmare, procreare,

realizzare,

suscitare, sollevare,

costruire, fondare, determinare, far nascere, costituire, dare vita a, foggiare, dare luogo a, mettere al mondo, concretizzare, organizzare, impiantare, metter su, architettare, pensare, studiare, mettere in moto, far sorgere, accendere, alimentare, scatenare,

destare, eccitare, insinuare,

seminare,

strappare,

accomodare, aggiustare, montare,

mettere in pratica, strutturare,

ispirare,

svegliare, sviluppare,

articolare, conciliare, fabbricare,

risolvere, sistemare, unire, afferrare, combinare,

comprendere,

concludere,

guadagnare, marcare, segnare,

tradurre,

preparare,

conseguire, dipingere,

operare, praticare, ricavare,

trasformare,

migliorare,

proiettare, scattare, sporgere,

stringere, svolgere, agitare, deporre,

alzare,

elevare, esaltare,

incoraggiare,

liberare,

innalzare,

raccogliere,

rialzare,allevare, nutrire, aprire, rappresentare


I n d i c e

come nasce reseta 11

seta 15 il baco da set la leggend la via della set la lavorazion

a a a e

1 1 2 2

6 9 1 4

san leucio 37 le origini ferdinando IV e l'idea di ferdinandopoli regolamento interno della fabbrica l'azienda: fratelli bologna e marcaccio

3 4 4 6

9 0 7 0

concetto 63 riuso 64 fatespazio 78 opensource 84

progetto 93 missione reseta 94 selezione tessuti 96

immagine 111 naming logotipo marchio cartella colori prove riproducibilitĂ prove ridimensionamento

1 1 1 1 1 1

1 1 1 1 1 1

2 3 4 5 6 7

collezione 119 prototipi 137 openseta, progetto opensource 145 istruzioni 147 come vuoi/puoi indossarlo 150

campagna pubblicitaria 153 promo reseta cartoline segnalibri manifesto packaging le 4 strategie bibliografia sitografia ringraziamenti

1 1 1 1 1 1 1 1 1

5 5 5 5 5 6 6 6 6

4 5 6 7 9 2 5 6 7



Inevitabile la questione "spazio".

Abitazioni sempre più somiglianti a quelle americane della seconda metà dell' 800.

Mobili brevettati, nati dall'esigenza del ceto medio il quale pretendeva in uno spazio minimo, il massimo del confort.

Oggetti

dal

minimo

ingombro,

dal molteplice utilizzo.

Si determina, così, la necessità, che si trasforma quasi in un gioco, alla ricerca della più inconsueta strategia di

progettazione,

dove

gli

abiti

diventano borse, e le borse cuscini.

Oggetti ludicamente funzionali e poco "invadenti". Perchè lo

spazio

è anche tempo.


Difficile immaginare utensili arruginiti, stoffe

un

retrò,

e

materiali

impolverati prendere nuova forma e funzione.

Eppure è quello che accade quando si parla di design del riuso, o riuso creativo.

Molti i siti, le aziende, i privati e gli appassionati che si spingono verso questa nuova tendenza che tanto stuzzica la creatività. Forte è la risposta del pubblico.

Motore che apre sempre nuove strane è

il

concetto

letteralmente

di

Open

Source,

"sorgente

aperta".

La condivisione è lo step fondamentale per l'avvio di un programma sempre più ramificato.

13




i l

b a c o

d a

s e t a

Il baco da seta o bombix mori, come chiamato scientificamente, è originario della Cina; gli storici cinesi fanno risalire a 3400 anni a. C. l'inizio della coltura

del

baco

da

seta,

e

più

precisamente presso il popolo dei Seri (dai quali deriva il nome della fibra). In occidente giunse solamente verso il 582 d.C. per mano di due monaci che donarono il seme all'imperatore Giustiniano. Da Bisanzio gli Arabi lo portarono in Spagna e attorno all'anno mille giunse in Italia e precisamente in Sicilia. Da qui piano piano si diffuse in tutta la penisola. In Italia la coltura del baco da seta ha conosciuto

momenti

di

grande

diffusione e il nostro Paese che è stato uno dei maggiori produttori di questa fibra. Attorno al 1500 giunse anche in Trentino attraverso la Val Lagarina. Il clima del Trentino era favorevole alla coltivazione

del

gelso

e

quindi

all'allevamento del baco da seta. All'inizio del XIX secolo, l'allevamento del baco da seta entrò a far parte dell'economia

rurale

della

gente

trentina e così diventò la fonte di ricchezza primaria per la maggior parte dei contadini trentini. L'allevamento del baco da seta venne diffuso

nei

nostri

paesi

durante

l'impero asburgico, nel corso del 1800.


Allevare i bachi da seta, tra la prima e la seconda guerra mondiale, era una delle principali attività. Era una delle uniche fonti di guadagno per molte famiglie. Esistevano in Trentino 275 filande con la produzione annua media di due milioni di chilogrammi di bozzoli e di 200 000 chili di seta. La seta grezza veniva esportata in tutti i Paesi europei. In Trentino, nella seconda metà del 1800, la bachicoltura entrò in crisi soprattutto per la concorrenza delle sete asiatiche, l'importazione della seta dall'oriente era facilitata dall'apertura del canale di Suez (1869). Inoltre una grave malattia come la pebrina distrusse moltissimi allevamenti. Per far fronte alla crisi, i produttori si unirono in società e comitati appositi: la Società Agraria di Rovereto (1868) e il Consorzio Agrario Trentino (1870). Lo scopo di queste associazioni era quello di difendere le coltivazioni del gelso, razionalizzare l'allevamento, istruire i contadini sulle nuove tecnologie di coltivazione e fornire “buon seme-bachi”. Si organizzarono spedizioni in Oriente e si introdusse una selezione del seme-baco anche grazie al microscopio, che contribuì a dare un prodotto privo di infezioni.

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Nel 1883 si istituì l'istituto Bacologico, gestito dal Consiglio Provinciale dell'Agricoltura. L'edificio fu costruito con il ricavato dell'attività di selezione e di vendita del seme-bachi, tale palazzo era sede del Consiglio Provinciale dell'Agricoltura e dell'Istituto Bacologico e fu inaugurato nel 1894 dall'imperatore Francesco Giuseppe. In questo Istituto si cercavano nuove tecniche di coltivazione dei bachi e si cercava di organizzare allevamenti modello in tutta la provincia e tutto questo fece rinascere la bachicoltura trentina. Nel periodo tra le due guerre mondiali però la produzione di bozzoli in Italia cominciò a declinare fino a scomparire dopo l'ultima, a causa di due importanti fattori: la produzione di fibre sintetiche e il cambiamento dell'organizzazione agricola, dove l'allevamento dei bachi era affidato ai singoli contadini e mezzadri soprattutto alle donne e ai bambini, inoltre con l'inurbamento e l'industrializzazione la concorrenza estera divenne insostenibile. Oggi la bachicoltura in Italia è praticamente scomparsa, poche aziende allevano i bachi per una piccola produzione artigianale o come attività didattica.


l a

Diverse

l e g g e n d a

leggende

sono

state

raccontate sull'origine e la diffusione della seta. Una delle leggenda diffusa in Cina, racconta

che

la

nascita

della

bachicoltura si deva ad un'imperatrice di nome Xi Ling Shi. Si racconta, infatti, che la scoperta dell'utilità del baco da seta si deve a questa

imperatrice,

dell'imperatore Xi

Ling

Shi,

Giallo

moglie Huangdi;

mentre

stava

passeggiando, notò un bruco, lo sfiorò con

un

dito

e,

meraviglie

delle

meraviglie, dal bruco spuntò un filo di seta. Man mano che il filo fuoriusciva dal baco,

l'imperatrice

lo

avvolgeva

attorno al dito, ricavandone una sensazione di calore. Alla fine vide un piccolo

bozzolo,

e

comprese

improvvisamente il legame fra il baco e la seta. Insegnò quanto aveva scoperto al popolo, e la notizia si diffuse. Venne così onorata come "Signora dei bachi da seta”. I cinesi erano molto gelosi del loro prezioso filo e non volevano che altri lo scoprissero, cercarono, quindi, di conservare tale segreto e ci riuscirono per secoli.Quando, un giorno, una principessa cinese, intorno al 420 a.C., andò sposa al principe della città di Khotan.

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La principessa riuscì a trasportare uova di bachi da seta e semi di gelso, nascondendoli

nella

sua

alta

acconciatura. In questo modo “la cultura di questi preziosi vermi” venne conosciuta e praticata nel piccolo stato di Bokhara (Turkestan), dove si estese

e

prosperò

a

meraviglia.

Si racconta ancora che, nonostante gli imperatori i cinesi si sforzassero di mantenere

la

conoscenza

della

sericoltura segreta alle altre nazioni, in

modo

di

poter

mantenere

il

monopolio cinese della produzione della seta. Nonostante ciò, in epoche successive si sono verificate fughe dell'arte della lavorazione Giappone,

della la

seta

Corea

e

verso

il

l'India.

In Europa, sebbene l'Impero Romano conoscesse e apprezzasse la seta, la conoscenza della sericoltura è giunta solo intorno al 550, attraverso l'Impero bizantino; la leggenda dice che monaci agli ordini dell'imperatore Giustiniano furono i primi a portare a Costantinopoli delle uova di baco da seta nascoste nel cavo dei loro bastoni.


l a

v i a

d e l l a

s e t a

Con «via della seta», termine coniato nel XIX secolo, si usa indicare l'insieme di percorsi carovanieri e rotte commerciali che dall'antichità, collegavano l’Asia Orientale, e in particolare la Cina, al Vicino Oriente e al bacino del Mediterraneo. Lungo tale percorso nei secoli hanno transitato carovane di cammelli carichi di seta, prezioso materiale di cui la Cina ha conservato a lungo il "segreto" della sua lavorazione garantendosi cosí il monopolio del tanto ricercato prodotto che era richiesto fin dai romani. Le merci erano trasportate via terra fino ai porti del Mediterraneo, per poi arrivare in tutta Europa. Oltre alle sete e altri tessuti, spezie, monete, giada, coralli, gioielli, piatti e vasi di ceramica, statuette, vetri lavorati, raggiungevano il vecchio continente. Proprio lungo questa via, si ebbero scambi commerciali che ebbero un' importanza fondamentale sulle influenze artistiche. Inoltre fu percorsa non solo da mercanti, ma usata da pellegrini e missionari. Si chiama "via della seta", ma sarebbe forse meglio usare il plurale per indicare l’insieme delle rotte carovaniere che, estendendosi dall’Asia Orientale al bacino del Mediterraneo, attraversava le vaste regioni dell’Asia Centrale mettendo in contatto popoli, nazioni, imperi, religioni e tradizioni diverse e favorendo così l’interscambio culturale nel senso più ampio del termine.

21


Le tappe principali dei viaggi erano: Antiochia, Samarcanda, Bactra, Babilonia, Seleucia, Palmira, Xi'an e Khotan. La via della seta è costretta a numerose diramazioni a causa delle innumerevoli barriere poste dalla natura, che ne ostacolano la linearità. Infine, il clima molto rigido d'inverno e torrido d'estate nelle depressioni del deserto del Takla Makan, metteva a dura prova gli uomini e gli animali, che avrebbero poi dovuto affrontare gli aspri passi del Pamir per scendere lungo le valli del Pakistan a dell'Afghanistan. Le carovane correvano un serio pericolo, poiché erano esposte agli attacchi degli Xiongnu, una popolazione di bellicosi nomadi del Nord che assaliva i viaggiatori che si avventuravano in quelle zone deserte. Gli itinerari seguiti dai viaggiatori lungo le rotte della via della seta sono spesso mutati nel tempo. Una parte, tuttavia, di questi percorsi è rimasta invariata lungo i secoli: quella che, partendo dalla Cina e dalla sua capitale Chang’an, si distendeva in direzione nord-ovest inoltrandosi nell’Asia Centrale dove, nei pressi dell’oasi di Dunhuang, si biforcava in due percorsi principali che, transitati lungo i limiti settentrionale e meridionale del bacino del Tarim e del deserto del Taklamakan, si ricongiungevano poi a Kashgar.


Da Kashgar la «via della seta» poteva prendere direzioni diverse, a seconda delle esigenze mercantili: le rotte carovaniere, una volta valicati i passi montani del Pamir, proseguivano in altri

percorsi

che

da

una

parte

conducevano all’India, dall’altra verso l’altopiano dell’Iran e ai bacini dei fiumi Tigri ed Eufrate.

L'espressione Via della seta viene dal tedesco Seidenstraße: il primo a usarla fu infatti il grande geografo tedesco Ferdinand von Richthofen nel 1877. Quella che un giorno sarebbe stata così definita era un reticolo di itinerari terrestri, marittimi e fluviali, su uno sviluppo

di

circa

permettevano

8.000

alle

km,

carovane

che di

attraversare l'Asia centrale e il Medio Oriente, collegando Chang’an (oggi Xi’an) in Cina all’Asia Minore e al Mediterraneo attraverso il Medio Oriente e il Vicino Oriente. Le sue diramazioni si estendevano poi a est alla Corea e al Giappone e a Sud all’India.

23


l a

l a v o r a z i o n e

L'essiccazione Prima di poter lavorare la s e t a b i s o g n a v a essiccare, cioè cuocere i bozzoli per evitare che la f a r f a l l a u s c e n d o n o n b u c a s s e i l b o z z o l o e r o v i n a s s e l a s e t a ; e q u i n d i a p p e n a f i n i t a l a r a c c o l t a d e i b o z z o l i , q u e s t i v e n i v a n o i m m e d i a t a m e n t e essiccati. G l i e s s i c c a t o i e r a n o g r a n d i f o r n i n e i q u a l i venivano fatti cuocere i b o z z o l i i n m o d o c h e m o r i s s e l a c r i s a l i d e . Erano simili a quelli dove s i c u o c e v a i l p a n e , m a p i ù g r o s s i e d e r a n o situati di solito sotto un p o r t i c a t o a l l ' a p e r t o . I primi forni utilizzati per l'essiccazione dei bozzoli funzionavano a legna, per c u i e r a c o n s u e t a l a presenza, giorno e notte d i u n f u o c h i s t a e d u n macchinista anche perché l a t e m p e r a t u r a d o v e v a e s s e r e c o n t r o l l a t a c o n precisione.

I n t e m p i p i ù r f o r n i a v e n t f o r z a t a , a u t o m a t i z z a l'alimentazione

e c e n t i , i i l a z i o n e f u r o n o t i c o n a nafta.

N e l t e m p o , c o n l o sviluppo tecnologico, gli essiccatoi funzionarono c o n s i s t e m i p i ù e v o l u t i c o m e , a d e s e m p i o , elettrico ad aria calda e u l t i m a m e n t e c ' e r a l a p o s s i b i l i t à d i t r o v a r e e s s i c c a t o i a m i c r o o n d e c h e c o n s e n t o n o u n n o t e v o l e r i s p a r m i o energetico ed economico.


Verso la metà di Giugno i c o n t a d i n i t o g l i e v a n o i b o z z o l i u n o a l l a v o l t a d a i r a m e t t i e , i p i ù belli, li mettevano in un cesto, la “minela”, così p o i l i c o n s e g n a v a n o a l “ s o l i o ” ( f o r n o essiccatoio). Q u e s t i f o r n i a v e v a n o u n a f o r m a c i l i n d r i c a , e r a n o m e s s i i n o r i z z o n t a l e ; l e p a r t i l a t e r a l i e r a n o i n l e g n o e l a p a r t e c e n t r a l e e r a una ramaglia da dove si potevano vedere i bachi. I cilindri giravano su se stessi ed erano messi in m o t o d a e n e r g i a e l e t t r i c a , m e n t r e i l c a l o r e p e r e s s i c c a r e i b o z z o l i e r a d a t o d a i f o r n e l l i a c a r b o n e . I f o r n e l l i e r a n o p o s t i a l l ' e s t e r n o v i c i n i a l m u r o d e l l a c a s a e d a ognuno di questi partiva u n t u b o c h e a r r i v a v a a l l ' i n t e r n o d e l l a s t a n z a a a d o g n i c i l i n d r o . S i u t i l i z z a v a u n f l u s s o d i a r i a r i s c a l d a t a a p i ù di 80°C.

G l i e s s i c c a t o i f u n z i o n a v a n o g i o r n o e notte. L ' e s s i c c a z i o n e d u r a v a t r a l e 4 8 e l e 7 2 o r e . Operazione terminata, i b o z z o l i e s s i c c a t i e r a n o lasciati a raffreddare in apposite sacche di juta, s e l e z i o n a t i d a l l e d o n n e e v e n d u t i a i c o m m e r c i a n t i c h e a r r i v a v a n o i n q u e l t e m p o , d o p o l a s e c o n d a g u e r r a m o n d i a l e , d a l l a p r o v i n c i a d i B r e s c i a . I v c “ p

b o z z o l i e n i v a n o a s a d c a l d e r e e n t o l e , p i

m a l r i u s c i t i l a v o r a t i i n e n t r o l e ” , g r a n d i e n e d ' a c q u a .

A i u t a n d o s i c o n u n o s p a z z o l i n o e p o i c o n l'arcolaio, cercavano di recuperare la seta meno r a f f i n a t a , “ i p e t o l o t i ” , p e r c o n f e z i o n a r e c a l z e , m a g l i e , c a l z i n i e c o p e r t e g r o s s o l a n e p e r uso proprio.

25


La trattura La trattura è tra le ultime fasi della bachicoltura. C o n t a l e t e r m i n e s i è s o l i t o f a r r i f e r i m e n t o all'insieme di tutte quelle operazioni per ricavare l a s e t a d a i b o z z o l i . Dopo la raccolta, i b o z z o l i v e n i v a n o e s s i c c a t i , d i v i s i p e r d i m e n s i o n e , f o r m a e c o l o r e e p u l i t i d a l l a bambagia o dalle spelaie; ed è a questo punto che inizia la trattura, cioè il f i l o c h e c o m p o n e i l b o z z o l o v i e n e d i p a n a t o per poter essere lavorato per ottenere il filato di seta. U n q u a n t i t a t i v o d i b o z z o l i , p a r i a l l o s p e s s o r e d e l f i l o d e s i d e r a t o , v i e n e i m m e r s o i n b a c i n e l l e piene di acqua caldissima (70°-80°),

L'acqua caldissima ha la funzione di sciogliere la s e r i c i n a c h e r i v e s t e i b o z z o l i e r e n d e r e p i ù facile la separazione dei capofila. S i s t r o f i n a n o delicatamente i bozzoli con spazzole manuali o meccaniche per catturare i capofila (scopinatura). I capofila vengono uniti t r a l o r o p e r a v e r e u n filato più robusto perché l e b a v e s ' i n c o l l a n o t r a loro mediante la sericina.


Il filo cosĂŹ ottenuto viene avvolto

su

un

p e r n o

d a l

aspo,

un

q u a l e

s i

d i p a r t o n o

s u p p o r t i

d i s p o s t i

r a g g i e r a .

a

Il procedimento dura fino allo srotolamento di tutto i l

f i l o

c h e

b o z z o l o 1 5 0 0 I l

c o n t i e n e

( m e d i a m e n t e

m e t r i

f i l a t o

trattura

i l

d i

b a v a ) .

r i c a v a t o è

d a l l a

chiamato

seta

greggia.

Il filato ora è pronto per p a s s a r e Gli

a l l a

spazi

t o r c i t u r a .

destinati

alla

trattura erano le filande, che

spesso

i n

c a m p a g n a

periferia

si

trovavano o

delle

a l l a

cittĂ .

Le

prime filande lavoravano l a

s e t a

c o n

procedimento s i m i l e

di

a

i l

trattura q u e l l o

domestico. Nella 8 0 0

prima i n

esistevano

metĂ

del

1

T r e n t i n o 275

filande.

27


La torcitura

Artigianale o industriale, la p r o d u z i o n e t e s s i l e c o m p r e n d e q u a t t r o t a p p e principali: filatura, torcitura, t e s s i t u r a e f i n i s s a g g i o (tintura, candeggio, stampa d i t e s s u t i e s o p r a t u t t o ricamo). L a t o r c i t u r a è u n a f a s f o n d a m e n t a l e d e l l lavorazione della seta poich l'applicazione della torsion c o n f e r i s c e m a g g i o r coesione e resistenza al fil e impedisce la separazion delle bavelle.

e a é e e o e

L a t o r c i t u r a c o n s i s t nell'imprimere una torsion al filo di seta per ottener tessuti con caratteristich diverse.

e e e e

T a l e o p e r a z i o n e v e n i v a effettuata nei filatoi. P e r q u e s t a o p e r a z i o n e d a l tredicesimo secolo in avanti c o m p a i o n o i t o r c i t o r i c i r c o l a r i c h i a m a t i a n c h e “mulini da seta”, secondo il v e r s o d i r o t a z i o n e d e l l e macchine si producono due tipi di filo: - i l

f i l a t o :

- i l

t o r t o :

t o r s i o n e t o r s i o n e

a a

“ z ” “ s ” .


In passato la torcitura della s e t a

e r a

e f f e t t u a t a

manualmente. Il filo da torcere era avvolto su una rocca, un bastone che reggeva

la

svolgeva

un

estremitĂ fuso,

matassa; tratto

veniva

cioè

se

ne

alla

cui

fissato

un'asta

di

un

legno,

appesantito da una fusarola. Con la torcitura si ottengono filati

piĂš

resistenti

c u c i t u r a ,

i l

per

la

e

l a

r i c a m o ,

tessitura, risulta diffusa dal tardo Medioevo. A Ginevra, Zurigo e Basilea, t r a

i l

s e d i c e s i m o

diciottesimo

secolo

e

i l

vennero

prodotti filati di seta ritorti p e r

m e z z o

a z i o n a t i

d i

m e c c a n i s m i

d a l l ' u o m o

o

d a

mulini ad acqua. Nel diciannovesimo secolo lo stesso

procedimento

utilizzato

venne

specialmente

per

il cotone: l'epoca d'oro della torcitura meccanizzata nelle f a b b r i c h e

i n i z i ò

d o p o

i l

1850, in seguito alla grande d o m a n d a ricamare

d i e

f i l a t i

cucire

d e l l ' i n d u s t r i a

d e l

da

p e r parte

r i c a m o .

29


La tintura

Visto

che

la

seta

q u a s i

m a i

colore

naturale,

non

u s a t a

sottoposta

viene

n e l

essa

s u o viene

all'operazione

di

tintura.

La tintura è l'operazione che permette

di

dare

o

cambiare

colore a materiali per mezzo di

un

s o n o

Si

bagno,

d i s c i o l t i

applica

c o m e

liquido

a

c a p e l l i ,

l e g n o ,

l ' a m b i t o

i m p o r t a n t e

è

interessa

fibre

le

materiali

p e l l i ,

m a

cui

c o l o r a n t i .

molti

c u o i o ,

in

q u e l l o

p i Ăš c h e

tessili,

i

filati e i tessuti. La

tintura

in

e f f e t t u a t a

passato

veniva

s o l o

s u l l a

matassa,

mentre

oggi

t i n g e r e

a n c h e

i l

si

può

t e s s u t o


Il procedimento della tintura avveniva cosĂŹ: dopo essere stato torto, il filato veniva messo in sacchi d i t e l a e a v v i a t o a l l a bollitura e al lavaggio con sapone, che aveva lo scopo di togliere la sericina che ostacolava la tintura dalla seta; a l l a b o l l i t u r a s e g u i v a l a tintura, procedimento con il q u a l e s i c o l o r a v a l a s e t a ; il materiale tessile veniva i m m e r s o i n u n a s o l u z i o n e a c q u o s a d i u n a s o s t a n z a colorante, di natura tale di venire assorbita e fissata in modo permanente. In origine venivano utilizzati coloranti naturali, estratti da piante, fiori, cortecce di alberi, i metalli. L a t i n t u r a n o n e r a u n semplice colorazione, poich i singoli filamenti venivan tinti uniformemente in tutt il loro spessore e non sol in superficie.

a è o o o

Lo scopo delle operazioni di t i n t u r a è d i m o d i f i c a r e l a superficie delle fibre tessili in modo da rendere atte ad assorbire le diverse materie c o l o r a n t i c h e l a n a t u r a e l'arte mettono a disposizione del tintore.

31


La tessitura Una

delle

ultime

parti

l a v o r a z i o n e

d e l l a

s i c u r a m e n t e

l a

N e l l a

s u a

semplice,

della

s e t a

t e s s i t u r a .

f o r m a

la

è

p i ù

tessitura

è

la

creazione di un intreccio tra f

i

l

i

d

i

s

p

lungitudinalmente

o

s

t

i

(ordito)

e

fili trasversalmente (trama). Per

ottenere

formato u n o

si

il

tessuto

utilizza

d e i

il

p i ù

“macchinari”

così

telaio,

a n t i c h i

messi

a

punto

dall'umanità. Il

tipo

più

antico

quello verticale, d i

o r d i t o

con

al

e

t r a m a

v i e n e

è

i

fili

t e n u t i

i n

pesi

in

telaio

in cui

s o n o

tensione piede

di

cui f a t t o

a l t e r n a t i v a m e n t e

applicati il

filo

di

p a s s a r e s o p r a

e

sotto questi fili con l'ausilio di un grosso ago. U n o

d e i

s u o i

f o n d a m e n t a l i

l i m i t i e r a

l u n g h e z z a

d e l l a

f o r t e m e n t e

l i m i t a t a

disposizione dei fili.

l a

p e z z a , d a l l a


I l

s u c c e s s i v o

o r i z z o n t a l e

t e l a i o

p r e s e n t a v a

notevoli miglioramenti: i fili di ordito sono predisposti su un

rullo

q u i n d i

(subbio) a v e r e

e

possono

u n a

n o t e v o l e

lunghezza; q u e s t i

v e n g o n o

p o i

f a t t i

passare attraverso le maglie dei licci cosĂŹ che, durante la fase di tessitura, si possano a l z a r e

a l c u n i

abbassarne

altri

f i l i

in

modo

e da

creare una “bocca di ordito� a l l ' i n t e r n o

d a l l a

vengono

passare

d i

fatti

t r a m a ;

l ' a p e r t u r a

bocca

d'ordito

da

battente

un

pettine d i

che,

r i t o r n o

passaggio rinserra i l

è

d e l l a

collegato

nel

del

al

movimento

filo

c h e

un

fili

controllata

di

l'intreccio

su

i

s u c c e s s i v o

t e s s u t o ,

avvolto

q u a l e

e

trama, forma

v i e n e

subbio

a l

p o i

finale.

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