Il Corriere della Città - Aprile 2015

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Anno 7 Numero 4

APRILE 2015

libertà informazione politica cronaca cultura sport

Fuori dalla crisi... o no? Tra vecchi e nuovi poveri ecco la situazione a Pomezia e Ardea

Cimitero di Pomezia, di nuovo infiltrazioni d’acqua tra i loculi PAG. 06

Pomezia: c’è posta per... il Sindaco PAG. 12 - 13

I cittadini si “riprendono” Tor San Lorenzo PAG. 20


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POLITICA

Il Corriere della Città Aprile 2015

Dissesto sì, dissesto no Ardea, terra dei... ?

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on sono previsti differimenti dei termini per la presentazione del bilancio consuntivo del 2014; ciò significa che entro il 30 Aprile il Consiglio comunale dovrà approvarne il rendiconto. Per questo l'amministrazione entro il 10 di Aprile, ossia poco più di una settimana da oggi, secondo quanto previsto all'articolo 227 del DL 267/2000 meglio conosciuto col nome di TUEL, dovrà presentare al Consiglio comunale il rendiconto di gestione 2014 corredato della relazione dell’organo esecutivo, della relazione dei revisori dei conti e dell’elenco dei residui attivi e passivi distinti per anno di provenienza. Quest'ultimo documento non è altro che l'elenco dei crediti ancora esigibili dall'ente e di tutte le spese che a vario titolo non sono ancora state pagate. In ogni famiglia si affronta quasi mensilmente una situazione analoga a questa: “il buon padre di famiglia” ma sempre più spesso “la buona madre” verifica la propria situazione finanziaria che tiene conto di quanto contante dispone, di quanto nel breve entrerà in casa sotto forma di stipendi o altro, di quanto dovrà accingersi a pagare in bollette, conti sospesi o debiti. “Il buon padre di famiglia” subito si rende conto della situazione e prende provvedimenti se necessario. È evidente che la somma di quanto c'è in cassa con i crediti che entreranno deve essere superiore a ciò che ancora non è stato pagato. Per l'amministrazione comunale si aggiunge ogni anno un altro problema: ci sono crediti che superati i cinque anni non sono più esigibili. Si tratta di danaro che è stato già impegnato dall'ente per la spesa corrente dei cittadini, ovvero per i servizi, l'assistenza sociale, le scuole, le manutenzioni … Quei crediti che l'ente non è stato in grado di incassare si trasformano immediatamente in debiti e quando i debiti di un Comune supe-

rano di gran lunga le entrate che derivano dalle imposte e dalle tasse, l'Ente non è più strutturalmente in grado di assolvere il suo compito. Se si trattasse di un'azienda parleremmo di fallimento, di chiusura definitiva dell'attività. Fortunatamente un Comune non può fallire perché questo significherebbe cancellare una comunità, e lo Stato corre in suo soccorso per rimettere in ordine i conti. Ovviamente è un soccorso che salva l'Ente ma che si ripercuote inevitabilmente per anni e anni sull'economia del Comune stesso: spese ridotte al minimo in ogni settore, servizi ai cittadini ridotti all'essenziale, niente mense o trasporto scolastico per i bambini, perfino riduzione del personale se questo risulta eccedente alcuni limiti legalmente imposti … Una tragedia che mette in ginocchio ogni speranza di crescita. Chi tra i lettori è esperto di economia degli Enti Locali forse sarà ora inorridito dalla superficialità con la quale abbiamo esposto questa situazione, ma dovrà convenire che questo è il succo di quanto realmente potrebbe accadere nei prossimi giorni. Dichiarare l'Ente strutturalmente deficitario, o peggio, dichiarare il dissesto finanziario, non ha ripercussioni solo per i cittadini, ma anche per gli amministratori ritenuti responsabili di quanto avvenuto negli ultimi 5 anni di gestione. Nel nostro caso si andrebbe a verificare l'operato di chi ha amministrato anche negli ultimi anni dell'era Eufemi. Le conse-

guenze sarebbero pesantissime per chi ha rivestito ruoli amministrativi, ma anche per i politici; in testa a tutti il Sindaco che per 10 anni resterebbe tagliato fuori da ogni ruolo o candidatura istituzionale. È di questi giorni un provvedimento partito dall'iniziativa di uno dei nostri nuovi assessori: Raimondo Piselli ha lanciato un progetto di sanatoria generalizzata per le oltre 11.000 pratiche di condono giacenti negli uffici comunali volto ad incamerare soldi immediati da parte dei cittadini che in passato avevano presentato richiesta. A parte le difficoltà che si creerebbero dovute alla probabile imposizione di rispettare un ordine cronologico nell'affrontare le pratiche, impattando inevitabilmente con le richieste riconducibili alle zone dei 706 ettari delle Salzare per le quali, come è noto, non è possibile al momento procedere con un condono, quelle pratiche probabilmente andrebbero chiuse rigettandole definitivamente mettendo nei guai quei cittadini che le avevano presentate. Ma quantunque si addivenisse ad un workaround, ci si mettesse una pezza, le entrate che ne deriverebbero non potrebbero in alcun modo aiutare a risolvere il problema perché la legge impone di destinare i proventi da concessioni edilizie o sanzioni urbanistiche al titolo IV delle entrate, ossia quelle destinate ad essere impiegate per la realizzazione di opere pubbliche. Ci troveremmo nella paradossale situazione di avere le casse piene di soldi e di non poter pagare i debiti. Già in passato cademmo in una simile situazione ed avvenne il paradossale: l'ente non si preoccupò di impegnare alcune consistenti risorse nella disponibilità di cassa ed un creditore - l'allora ditta che effettuava la raccolta dei rifiuti -, anche se indebitamente, fece sequestrare da un giudice ben 11 milioni di Euro sottraendoli ai cittadini. Una sentenza di questi giorni ha stabilito che fu illegittimo quel sequestro e che quei soldi devono tornare all'ente. Peccato che nel frattempo tutti i soggetti di allora coinvolti nella vicenda si siano volatizzati e la stessa società che dispose il sequestro non esista più. Trenta giorni dopo l'ente dovrà presentare il bilancio previsionale per il 2015. Con tutte le difficoltà ormai note che prevalentemente sono costituite da una considerevole quantità di debiti (fuori bilancio), da contributi richiesti per alimentare il fondo di solidarietà dei comuni, dai nuovi limiti imposti dalla spending review, dal sempre più preoccupante fenomeno di evasione delle tasse e dei tributi che costringe l'ente a mettere a bilancio cifre sempre più basse in quanto ad IMU e TASI per le quali non può più aumentare la tariffe perché sono già al massimo consentito, il povero Dottor Mazzone, dirigente responsabile dell'area finanza e tributi, è in seri guai. In coscienza dovrebbe denunciare al Consiglio comunale quantomeno lo stato di Comune strutturalmente deficitario se non addirittura la stato di dissesto con tutte le conseguenze che questo comporta anche in termini di sua responsabilità oggettiva.


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Aprile 2015 Naturalmente il Sindaco farà quanto politicamente è possibile per evitare tutto questo, ma ormai, e i lettori più attenti lo avranno capito, non al fine di curare l'interesse dei cittadini quanto piuttosto quello di salvare la sua carriera politica che inevitabilmente sarebbe bloccata nell'evenienza di un default dichiarato. A farne le spese ed a rischio sarebbe anche la carica di Consigliere all'area metropolitana di Roma rivestita dall'ex Presidente Massimiliano Giordani. Si troverebbero in difficoltà tutti quei personaggi che dalla politica a dall'amministrare Ardea direttamente o no, ricavano la fonte economica della loro esistenza. Non stupiamoci se prossimamente dovesse accadere una rivoluzione nell'area finanze, con spostamenti di personale e soluzioni drastiche. Persino si potrebbe affidare in outsourcing l'intera gestione dei tributi cercando in questo modo di incamerare quanto più possibile senza dare l'impressione ai cittadini di averne responsabilità morale. Prepariamoci ad assistere a nefandezze inimmaginabili anche se condotte al di qua della linea che demarca l'illegalità ma che denota assoluta incapacità amministrativa e menefreghismo nei confronti dei cittadini. Finiamo con un appello a quei consiglieri di maggioranza che consentono ancora tutto questo e potrebbero impedirne il perpetrarsi: costoro, che sono affermati professionisti, che la politica la fanno per passione, e che di politica non campano, si mettano una mano sulla coscienza e presentino le loro dimissioni. Anche i loro stessi elettori gliene riconosceranno il merito. Mario Savarese

POLITICA Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi; tanta voglia di ricominciare abusiva. Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate; Il visagista delle dive e' truccatissimo. Papaveri e papi, la donna cannolo, una lacrima sul visto: Italia si', Italia no. Italia si' Italia no Italia bum, la strage impunita. Puoi dir di si' puoi dir di no, ma questa e' la vita. Prepariamoci un caffe', non rechiamoci al caffe': c'e' un commando che ci aspetta per assassinarci un po'. Commando si' commando no, commando omicida. Commando pam commando papapapapam, ma se c'e' la partita il commando non ci sta e allo stadio se ne va, sventolando il bandierone non piu' il sangue scorrera'; infetto si' ? infetto no ? Quintali di plasma. Primario si' primario dai, ueeee! primario fantasma. Io fantasma non saro' e al tuo plasma dico no. Se dimentichi le pinze fischiettando ti diro': Fi fi fi fi fi fi fi fi ti devo una pinza, fi fi fi fi fi fi fi fi, ce l'ho nella panza Viva il crogiuolo di pinze,

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viva il crogiuolo di panze. Quanti problemi irrisolti ma un cuore grande cosi'. Italia si' Italia no Italia gnamme, se famo du spaghi. Italia sob Italia prot, la terra dei cachi. Una pizza in compagnia, una pizza da solo; un totale di due pizze e l'Italia e' questa qua. Fufafifi fufafifi Italia evviva. Italia perfetta, perepepe' nanananai. Una pizza in compagnia, una pizza da solo; in totale molto pizzo, ma l'Italia non ci sta. Italia si', Italia no. Italia si' ue', Italia no uo' ue' ui' ua'. Perche' la terra dei cachi e' la terra dei cachi. Belisari (Elio), Conforti, Civaschi, Fasani


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POLITICA

Il Corriere della Città Aprile 2015

Pomezia, opposizione “silente” e maggioranza “prepotente”: è proprio vero? Ecco come la pensa la consigliera F.I. Maria Rotonda Russo, tra insospettabili rivelazioni

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n’opposizione “silente”, o quantomeno non certo agguerrita come in passato. È così che i cittadini, ma anche la stessa maggioranza, vedono i consiglieri che compongono la minoranza a Pomezia. A distanza di quasi due anni dalle elezioni, chiediamo a Maria Rotonda Russo, esponente di Forza Italia, quanto ritiene sia incisiva l’azione dell’opposizione per apportare migliorie alla città. “Credo che parlare di incisività possa essere fuorviante. Sin dall’inizio io – ma come me molti altri colleghi – abbiamo deciso di non fare un’opposizione strumentale, perché volevamo dare fiducia a questo nuovo governo eletto a gran voce dai cittadini e perché anche noi sentivamo il bisogno di un cambiamento rispetto al passato”. In che senso? Ognuno di voi si è comunque candidato per il governo della città e lo ha fatto all’interno di uno dei “vecchi” partiti… “È vero, ma questo perché non ci riconosciamo in tutto quello che il Movimento 5 Stelle afferma e, soprattutto, fa. Ma, io come altri, siamo quelli che hanno firmato per mandare a casa la vecchia Giunta, proprio perché non volevamo che ci fosse un certo tipo di politica, quella dell’ultima fase, che per noi era insostenibile. Quindi anche noi speravamo in un cambiamento positivo per la nostra città ed è per questo che – anche a fronte della loro compattezza e forza numerica – li abbiamo fatti lavorare, dando comunque il nostro contributo, con interrogazioni, interpellanze, proposte e quant’altro, purtroppo quasi mai preso in considerazione. Ma ad oggi, a quasi due anni di governo, devo dire che la speranza è andata delusa: se noi veniamo accusati di non aver fatto abbastanza opposizione, io al contrario ribatto che la maggioranza non ha fatto quello che aveva promesso ai cittadini in fase di campagna elettorale”. Per quale motivo, secondo lei? “Sicuramente c’entra molto la giovane età di molti di loro, ma pesa di più l’inesperienza e l’assoluta mancanza di quel pizzico di umiltà che dovrebbe portare a chiedere a chi quell’esperienza ce l’ha. Questo ha portato a che le promesse non si sono mai trasformate in fatti reali: non mi sembra che Pomezia e la vita dei suoi cittadini siano migliorate e nulla mi fa presagire che possa esserci a breve un cambiamento”. E non pensa che possa anche essere colpa vostra, che non combattete nessuna battaglia a favore dei cittadini? Quante e quali sono le proposte di nuovi regolamenti presentate da chi siede nei banchi dell'opposizione o da loro discusse e migliorate nelle apposite commissioni? Che ci sia un nesso con il fatto che l'assenza dei regola-

menti è l'anticamera dell'illegalità, illegalità in cui tanti hanno sguazzato nell'ultimo decennio? “Vorrei fare una precisazione: i regolamenti ci sono sempre stati, non sono certo gli esponenti del Movimento 5 Stelle ad averli introdotti. Le modifiche da loro apportate secondo me sono invece dannose, perché sembrano essere fatte ad hoc per favorire determinate categorie o associazioni, escludendo tutto il resto dei cittadini. E questa pratica si può estendere a molti altri campi, superando di fatto le brutte abitudini di un certo tipo della vecchia politica, quella tanto criticata proprio dal Movimento quando stava all’opposizione, quando giustamente metteva al bando il nepotismo e tutto ciò che poteva minimamente favorire qualcuno in particolare. Invece adesso secondo me accade anche di peggio”. A cosa si riferisce? “Potrei fare tanti esempi. Per brevità, mi limito a quello esposto anche nella mia ultima interrogazione, che parla dell’erogazione dei contributi economici per individui e famiglie in condizioni di bisogno: così come sono stati modificati i parametri, i 70 mila euro che si possono erogare saranno distribuiti a solo una ventina di famiglie, mentre credo che sarebbe stato molto più giusto frazionare maggiormente l’importo per poter aiutare almeno un centinaio di nuclei familiari che si trovano nelle stesse condizioni di bisogno. Tra l’altro, il mancato coinvolgimento della Commissione Servizi Sociali è la riprova che c’è stato un atteggiamento “a tavolino” da parte della maggioranza, venendo meno il confronto e il dibattito per garantire trasparenza nell’interesse della comunità”. Quindi non siete voi a non voler partecipare? “Ribadisco che molte proposte presentate dai consiglieri di minoranza, che avrebbero portato migliorie per la città, non sono state prese in considerazione,

perché il Movimento governa senza alcun confronto, in modo distante anni luce dalla vera democrazia. Almeno ci fossero stati risultati positivi! Invece abbiamo quartieri degradati, strade disastrate, economia massacrata, con i commercianti che sono ormai disperati”. Ormai siamo alle porte della stagione balneare, con Pasqua, i ponti,i week end e poi finalmente l’estate. Ma, a parte il fatto che Torvaianica, come sempre, non offre nulla ai turisti rispetto alle vere località balneari, non pensa che l’aspetto della cittadina sia parecchio desolante e scoraggi i potenziali visitatori? “Effettivamente Torvaianica è nel degrado, con grave mortificazione dei suoi abitanti. Le imposte alte non hanno avuto come corrispondenza adeguati servizi, non ci sono stati piani di rilancio, e non mi sembra che ci siano prospettive e programmi nell’immediato futuro per risollevare il turismo e l’economia. Le strade sono disastrate, la rotonda ha la ringhiera che cade a pezzi, le pensiline dei bus sono piene di ruggine. Come possiamo pretendere che un turista venga qui a spendere i suoi soldi? Forse solo per “simpatia”, per rapporti di amicizia storica con i vicini di casa o di ombrellone, ma effettivamente non vedo altre ragioni. Mi dispiace che anche questa del rilancio del litorale pometino, come tante altre cose proclamate nel programma elettorale, sia stata una promessa non ancora mantenuta, ma da cittadina spero di sbagliarmi e che si riesca a fare in tempo ad organizzare qualcosa di veramente attrattivo per la bella stagione, in modo da dare un po’ di respiro non solo ai commercianti, ma anche alle tante persone che sperano di trovare un lavoretto almeno nei mesi estivi”. Alessia Ambra Achille



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CRONACA

Il Corriere della Città Aprile 2015

Cimitero di Pomezia, di nuovo infiltrazioni d’acqua tra i loculi

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l tempo passa, le giunte cambiano, i problemi restano. Questo almeno è il caso del cimitero comunale di Pomezia che, oggi come nel passato, continua ad avere seri problemi legati alle infiltrazioni d’acqua ogniqualvolta ci sia la pioggia. Il nostro giornale si era occupato della vicenda dei loculi che trasudavano acqua, dei vialetti pieni di fango e delle varie infiltrazioni già nel 2012: a seguito del servizio fotografico realizzato all’interno del Camposanto, l’allora assessore Edgardo Cenacchi, il

10 dicembre comunicò l’inizio dei lavori di pavimentazione nella parte storica del cimitero comunale. “Dopo 70 anni – aveva dichiarato all’epoca Cenacchi – la zona più antica del cimitero viene finalmente pavimentata per mettere la parola fine ai disagi incontrati dai cittadini nei periodi delle piogge, quando diventava davvero difficoltoso fare visita ai propri defunti con la terra che si trasformava in fango”. I lavori erano stati finanziati interamente dal Comune di Pomezia per un totale di circa 100mila euro e dovevano essere ultimati tra la fine del 2012 e i primi giorni del 2013 e, almeno in teoria, non avrebbero più dovuto far sorgere i problemi che invece abbiamo nuovamente riscontrato. Le foto pubblicate in questo servizio sono state scattate il 5 marzo di quest’anno, dopo un giorno di pioggia: come si può notare, la situazione è nuovamente allarmante. Abbiamo quindi girato la segnalazione, l’11 marzo, al Comune di Pomezia, ponendo le seguenti domande: Senza voler incolpare amministrazioni passate, presenti e future, vorremmo sapere se ci sarà pace per i morti di Pomezia. Che il cimitero versi in queste condizioni, dopo due anni di governo lo dovrebbe sapere anche la Giunta Fucci. Cosa si pensa di fare per risolvere la situazione? Si deve arrivare ai casi estremi di Ardea, dove addirittura furono trovate tombe allagate oppure si interverrà in tempi brevi? E

in che modo e con quali soldi? Purtroppo, al 24 marzo, data ultima in cui abbiamo chiesto un riscontro alle nostre domande, l’unica risposta pervenuta dal Primo Cittadino è stata che la nostra segnalazione è stata passata al dirigente competente. Attendiamo quindi con fiducia che ci venga comunicato che sarà fatto qualcosa per evitare allagamenti e ulteriori infiltrazioni… L’eventuale risposta sarà pubblicata sul nostro giornale. Matteo Acitelli

Tanti Auguri di Buona Pasqua a tutti i clienti!!



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CRONACA

Il Corriere della Città Aprile 2015

Pomezia e Torvaianica: 4 giorni di cronaca nera Furti, rapine, aggressioni: incredibile escalation di criminalità concentrata in un breve lasso di tempo

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ncredibile escalation di criminalità tra Pomezia e Torvaianica in appena quattro giorni: venerdì 20 marzo G.C., un orafo 40enne di Torvaianica, è stato brutalmente assalito e malmenato da alcuni criminali che volevano prendergli le chiavi del suo laboratorio-gioielleria, che si trova sul lungomare delle Sirene, a Torvaianica. Intorno alle 20:00 l’uomo, dopo aver chiuso l’esercizio, si stava recando a casa, ma ad un tratto è stato avvicinato da due persone che hanno iniziato a tempestarlo di pugni sul volto, per poi prenderlo a calci su tutto il corpo. Gli aggressori pretendevano le chiavi, che proprio quella sera il commerciante aveva lasciato alla sorella. Poi, forse disturbati dall’arrivo di qualcuno, o forse perché convinti che non sarebbero mai riusciti ad avere le chiavi, i due sconosciuti sono fuggi, lasciando a terra il gioielliere. L’uomo è poi stato soccorso e portato alla clinica S. Anna, dove è stato ricoverato a seguito delle numerose fratture e contusioni riportate. Il 22 marzo, intorno alle 5:30 di mattina, un malvivente è entrato dalla porta di emergenza nel supermercato TuoDì di via Spoleto, all’incrocio con via dei Castelli Romani, ed ha inserito del gas nella cassaforte con l’intento di farla esplodere e rubare il denaro che sperava vi fosse contenuto. In realtà la cassaforte era vuota, e a saltare in aria sono state le vetrate del

discount, provocando il terrore tra gli abitanti del circondario, che hanno pensato ad una bomba. Fortunatamente una pattuglia dei carabinieri stava transitando, per i controlli di routine, proprio da quelle parti, e in pochissimo tempo è giunta sul posto. Ma, nonostante il tempismo, il ladro ha fatto in tempo a dileguarsi, pare – secondo indiscrezioni – a bordo di un’auto. La notte seguente, intorno alle 3:00, altri sconosciuti hanno sfondato a colpi di spranga la vetrina del negozio “Scarpamania”, in via dei Castelli Romani, a poche decine di metri dal supermercato TuoDì. Ma il suono dell’allarme, collegato con la vigilanza privata, ha fatto arrivare sul posto in pochissimo tempo le guardie giurate dell’Angelsat. I malviventi avevano comunque fatto in tempo a fuggire portandosi appresso pochissima refurtiva. I carabinieri di Pomezia, giunti sul posto, stanno indagando per capire se i due episodi siano collegati.

Il 24 marzo, invece, una rapina a mano armata in pieno giorno ha terrorizzato i clienti del centro commerciale 16 Pini, ed ancor di più la malcapitata commessa della gioielleria “Stroili Oro”, che si è trovata con una pistola puntata addosso. A compiere la rapina una banda di 4 persone, tre uomini e una donna. Tre di loro sono arrivati nel centro commerciale di via del Mare verso le 11:30 a bordo di due scooter rubati ed sono saliti all’ultimo piano, fino alla gioielleria, dove si sono avvicinati ad una commessa e, minacciandola con una pistola, le hanno dato due sacchetti, dicendole: “Riempi questi due sacchi”. L’azione è stata fulminea: dopo aver preso il bottino, per un valore di circa 100 mila euro, i malviventi sono fuggiti a bordo di un’auto, un’Opel Astra, guidata da una donna, che li attendeva nel parcheggio. Ma la fuga è durata appena 100 metri, perché, appena svoltato l’angolo, hanno trovato i carabinieri, che li hanno bloccati con due pattuglie e arrestati. Per loro, tutti con precedenti specifici, l’accusa è di rapina aggravata dall’uso di una pistola. Tra gli arrestati figura un noto criminale romano, il 61enne Giorgio Ermeti, detto "Er finestrella". L’uomo fu protagonista di numerosi colpi a banche di Roma, messi a segno con la “banda della Kawasaki”, molto attiva negli anni '70. Giuseppe Marrone



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CRONACA

Il Corriere della Città Aprile 2015

E se dovesse “crollare” il ponte? Ipotesi surreale (ma non troppo) di una Torvaianica divisa a metà

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empo fa mi sono trovato a discutere di alcune situazioni del litorale di Torvajanica e Marina di Ardea. Sono stato sorpreso di sentire da altri un pensiero che già mi aveva stimolato delle considerazioni. Punto di partenza: se crolla o si deve chiudere il ponte sul fosso di Pratica di Mare (quello Celori/Albatros), come ci organizziamo? Questa è apparentemente la simulazione più drammatica: Torvajanica semplicemente segata in due. Se andiamo a esplorare le altre eventualità sui vari ponti, per esempio quello sul fosso della Crocetta (Via San Francisco), ci sarebbe la surreale alternativa di poter usare il ponticello, a senso unico alternato, di Via Zara, dove converge in maniera insensata la Via dei Romagnoli, nel punto e nel posto più sbagliato del mondo, tra l’impianto idrovoro del Consorzio di Bonifica e una stretta curva verso Via San Francisco, dove se si incontrano due pullman turistici si blocca tutto. E capita, perché su via dei Romagnoli si scarica il flusso di mezzi del parco acquatico, oltre il traffico che da Pomezia scende verso Torvajanica e Ostia. Forse sul fosso dell’Orfeo (Via Siviglia) ci sarebbero meno problemi. Questa è solo una “annusata” della problematica, analizzata perché, a pensarci bene, questi ponti me li ricordo così da sempre, ma non ho mai visto interventi di manutenzione sulle strutture. Per altro di chi sono quei ponti: Provincia?, ANAS? Comune? Perché ci sono varchi predisposti per altri ponti, in Via Romania, in fondo a Via Olanda e da Via Germania a Via Svezia (se però organizzano una viabilità sensata)? Capiamo che l’emergenza non è attuale, ma lo diventerà. Ma non è solo di questo che vogliamo discutere. Questi ponti, inclusi quelli di Rio Torto e dell’Incastro, rappresentano bene le criticità del drenaggio delle acque a monte di questa linea di costa, per lo più provenienti dalle pendici del Vulcano Laziale, cioè dai Castelli Romani o Colli Albani... E naturalmente derivanti pure dalle piogge che cadono sul territorio a valle. Non a caso siamo un territorio di bonifica. Se seghiamo verticalmente il nostro territorio dal

Vulcano alla spiaggia scopriamo che in alto ci sono affioramenti di rocce laviche piroclastiche, rocce leggere perché prodotte dai gas che imprigionano (tipo il pop corn). Si tratta di tufi, pozzolane e peperino, anche un po’ di travertino. L’ultima grande eruzione del Vulcano risale a circa ventimila anni fa (che per la geologia vuol dire pochi minuti fa). Da allora si sono prodotti effetti erosivi che hanno consumato le formazioni più recenti trasformandole in sedimenti che sono scivolati verso valle e poi hanno costruito l’attuale paesaggio, dando posto anche a una rigogliosa vegetazione, che pure quella fa sedimento. Naturalmente tra le cose che scendevano a valle, anche in maniera impetuosa, c’era (e c’è) l’acqua che, dove trova percorsi più facili, scava solchi che la concentrano nei corsi d’acqua più importanti. Nel contempo sul fronte mare si formava la duna eolica (la spiaggia e quello che c’è dietro) che conteneva tutti i materiali d’erosione e organici. La duna sabbiosa ha quindi fatto da sponda all’accumulo dei sedimenti. Il risultato è che sulla fascia della linea di costa c’è un accumulo di sabbia piuttosto compatta, all’interno si è invece creata una sacca che ha

raccolto materiali eterogenei e cedevoli. Questi materiali, cedendo man mano che ne arrivavano altri, hanno creato lo spazio per la palude. Tra il mare e l’entroterra a quote superiori. Il “tumuleto” sabbioso della duna litoranea costituisce una barriera naturale alta pochi metri, un cordone che separa la spiaggia dall'entroterra. E vi cresce una caratteristica vegetazione resistente al severo clima marino, caratterizzato da elevata salinità, e ai sostenuti venti di Maestrale. Per non complicare troppo un discorso che ho cercato di semplificare al massimo, ritorno ai ponti e ai fossi, che incontrano sempre un problema comune: si incrociano. I fossi sono quelli che concentrano le acque, sia naturalmente, sia per le opere di bonifica, il problema in punti precisi, che poi corrispondono ai vari ponti della Via Litoranea, che sono le opere che consentono un traffico agevole o comunque sostenibile. E’ pur vero che a volte ci sono problemi notevoli, anche per l’aspetto turistico ricettivo, ma soprattutto questo è il nostro ambiente. Strani fenomeni, morie di pesci nei fossi e nei canali, scarichi abusivi di reflui si verificano e sono documentati da anni. Spesso si sono sospettati spurghi di idrocarburi e poi chissà quante altre eventualità si possono essere prodotte senza farcene accorgere… O si propongono oggi. Questo, appunto perché è il nostro luogo, il nostro ambiente ed è una nostra risorsa, anche per un produttivo e positivo orgoglio cittadino, consapevole della nostra storia e della nostra geografia locale, cioè alla nostra topografia. Abbiamo chiesto al Consorzio di Bonifica di Pratica di Mare un’ intervista documentata, per farci dare dati e notizie ”ufficiali”, ché magari scopriamo che anche il Consorzio di Bonifica è una ricchezza e ci fa capire cosa ci succede intorno, magari pure per interloquire sui problemi specifici. C’è stata una disponibilità che però non poteva essere immediata. Rimandiamo quindi gli approfondimenti al prossimo numero. Luigi Torreti


Buona Pasqua a tutti i clienti!!


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CRONACA

Il Corriere della Città Aprile 2015

Questione Pettirosso, i cittadini scrivono al sindaco di Pomezia

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entile Sindaco,

Siamo alcuni dei Suoi cittadini che abitano le famose case ex Immobiliare Pettirosso, di cui da tanto tempo tanto si parla e si contende giudizialmente e di cui si fa cenno nel recente articolo di stampa apparso il 25 febbraio scorso on line alle ore 11,12 sul Corriere della Città di Pomezia sotto il titolo: “Spese legali del Comune e presunte incompatibilità di incarichi… ”. Non intendiamo, qui, entrare nel merito delle dichiarazioni Sue e dell’assessore Avesani se non per quanto concerne il riferimento alla nostra situazione, ossia alla situazione dei 124 legittimi proprietari di appartamenti regolarmente acquistati, con regolari rogiti notarili, dalla società Pettirosso, lasciando che sulle altre questioni trattate nell’articolo (compresa quella relativa alle spese legali della cause promosse contro di noi, il cui pagamento – fatto con i soldi altrui – viene portato a mo’ di esempio virtuoso dal Suo assessore Avesani) siano i politici a verificare. Ciò detto, anche se siamo convinti che Lei non conosca bene la storia e le vicende che ci vedono da circa dieci anni contrapposti alla amministrazione comunale che ora Lei guida (ed al più possiamo pensare che le conosca per come Le sono state e Le vengono raccontate, senza che ciò corrisponda alla realtà ed alla verità dei fatti), non intendiamo in questa sede ripercorrere neppure le tappe più significative della ingiusta e temeraria persecuzione che abbiamo e stiamo subendo da parte del Comune, ma ci limiteremo a richiamare i più recenti episodi che La vedono diretto protagonista, quale paladino della legalità e della giustizia in nome dei principi legalitari ed innovatori del partito di appartenenza: il Movimento 5 Stelle. Ci riferiamo in particolare all’intervento ufficiale – e marcatamente propagandistico - nella nostra annosa vicenda del citato Movimento, allorché qualche mese fa ha fatto circolare un volantino nel quale si informava la collettività - illudendo i diretti interessati - che finalmente, dopo 10 anni di inutile contenzioso, “il M5S mette la parola fine ad una serie di processi che vedono coinvolti il Co-

mune di Pomezia e i cittadini degli Immobili Pettirosso”, per cui questi 400 cittadini - “che rischiano di essere allontanati dagli immobili e di pagare decine di migliaia di euro per indennità di occupazione”- aderendo alla proposta del Comune stesso avrebbero ottenuto “il ritiro” del Comune dalle cause stesse e la possibilità delle famiglie “di rimanere negli immobili”. Quanto di più meraviglioso e liberatorio aderire alla proposta per questi 400 Suoi amministrati che, sul punto di essere buttati sulla strada e fuori dalle proprie case - regolarmente acquistate a suon di milioni e sacrifici mediante regolarissimi contratti di compravendita e con il beneplacito del Comune di Pomezia che non soltanto rilasciava attestati formali ai notai roganti sulla regolarità dei rapporti con la Pettirosso e non ignorava che questa stava vendendo gli appartamenti edificati (per almeno un anno sugli edifici in questione hanno fatto bella mostra cartelloni con la scritta “VENDESI”) – all’improvviso e grazie al Suo intervento si sarebbero venuti a trovare finalmente padroni della propria casa e senza, in realtà, sborsare la somma prevista per la fine del contenzioso, posto che questo onere sarebbe ricaduto sulle spalle delle assicurazioni dei notai chiamati in causa (e non, come sembrerebbe capirsi dal contenuto del suddetto articolo, a carico del bilancio comunale!). E finalmente il 3 corrente presso il Tribunale di Velletri è stata sottoscritta l’enfatizzata transazione in virtù della quale da una parte il Comune di Pomezia, limitandosi a rinunciare ai giudizi irragionevolmente intrapresi contro di noi e non alle proprie illegittime pretese di nullità dei nostri contratti di compravendita, viene ad incassare dalle assicurazioni dei notai portati in giudizio, a titolo di ristoro delle spese legali dei giudizi stessi, la sostanziosa somma di 1.200.000,00 – unmilioneduecentomila euro - mentre dall’altra parte, ossia

dalla parte nostra, usando una nota espressione idiomatica romanesca, si può ben dire, purtroppo, che ci è stato dato di fare la figura del noto prete privato degli abiti, ossia ci è stato finalmente concesso, dopo 10 anni di calvario, di “arimané come don Farcuccio: …..”, in parole povere: fregati! C’è subito da precisare che si giunti a questa anomala conclusione soltanto perché i giudici del Tribunale di Velletri, titolari delle nostre cause, per superare l’ ostacolo costituito dal rifiuto frapposto dalla Sua amministrazione di dare regolare esecuzione alla Delibera del Commissario Straordinario del 2013 ( con cui si era finalmente e ragionevolmente deciso di definire realmente l’annosa vicenda, riconoscendo la validità dei nostri contratti di proprietà degli immobili e regolarizzandone la destinazione d’uso, contro versamento di una somma abbastanza contenuta, ancorché ingiustificata) sono stati indotti a proporre questa strana transazione cui il M5S plaude come ad una grande vittoria, transazione che però ha il vizio di favorire soltanto una delle parti in lite, lasciando l’altra, ossia tutti noi, nella stessa situazione in cui già ci trovavamo verso il Comune. Ed infatti il Comune, ritirandosi semplicemente dalle cause ( a suon di 1.200.000,00 euro) non ha rinunciato ad azionare in qualsiasi momento (magari ad opera di altro sindaco e/o altra giunta, o in presenza di particolare momento politico) il suo preteso diritto di ottenere la restituzione dei nostri immobili, nei quali ha tollerato di farci “rimanere”, pur essendone, secondo il M5S ed il Comune, occupanti abusivi, come recita il citato manifesto laddove è scritto che stavamo “rischiando di essere allontanati dagli immobili e di pagare decine di migliaia di euro per indennità di occupazione”. Quindi, dovremo quanto meno arrenderci alla idea di vivere sotto questa spada di Damocle e di stare in perenne ansia per quelle che potrebbero essere le intenzioni del Comune, ma soprattutto non avremo la possibilità di disporre dei nostri immobili da veri e legittimi titolari del diritto di proprietà sugli stessi e così poterli anche alienare a terzi, facoltà che ci è ora impedita dall’alea di sempre possibili iniziative pregiudizievoli dell’amministrazione locale e dalla mancata regolarizzazione della loro destinazione d’uso. Su questo punto, invero, i nostri legali incaricati di chiederLe direttamente di conoscere gli intenti della Sua amministrazione (sia per quanto riguarda l’incondizionato riconoscimento del nostro diritto di proprietà, che per quanto concerne la regolarizzazione della destinazione d’uso dei nostri immobili), ci hanno riferito di non aver ricevuto alcuna risposta né alla raccomandata a.r. indirizzataLe, né al successivo sollecito via Pec e ciò appare quale una grave scorrettezza fatta principalmente a noi cittadini, per cui, a conclusione di questo preoccupato sfogo, La invitiamo a rispondere pubblicamente ai quesiti che qui abbiamo rappresentato. Distinti saluti, Lettera firmata dagli acquirenti case ex Pettirosso


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CRONACA 13 Comparti E-F, bandi per le cooperative edilizie: c’è ancora chi crede e spera… Aprile 2015

Lettera aperta al Sindaco di Pomezia Fabio Fucci

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gregio Sindaco Fucci, torno a scriverle per l’ennesima volta e scelgo di farlo pubblicamente nella speranza di ottenere qualche risposta concreta, sono Carlo Alberto Pirani, presidente di otto cooperative edilizie costituite nel lontano 2008, nella speranza di poter costruire la prima casa con il beneficio del risparmio dell’edilizia convenzionata. Sin dal 2010 il comparto edificatorio E-F è stato approvato dalla Regione Lazio, e la precedente amministrazione aveva deliberato un accordo con il proprietario dell’area, accordo che non si è ancora perfezionato con la firma della convenzione. Nel mese di novembre 2013 ho in contrato ufficialmente l’assessore Mattias che ci assicurò che subito dopo le feste sarebbe stato pubblicato il bando; ho atteso inutilmente ed in data 29 aprile 2014 ho reiterato la richiesta senza ottenere neanche una risposta di cortesia. Avendo l’onere di rappresentare gli interessi legittimi e le aspettative di oltre 70 persone, che ogni anno spendono soldi per tenere le cooperative registrate in prefettura in regola con la contabilità, (in questi sette anni abbiamo subito anche le spese di ispezioni e controlli), io cosa debbo raccontare ai soci?

Che Lei ed i Suoi eletti del movimento 5 stelle non avete a cuore il tema della casa per le famiglie che non la possiedono? Spero non sia così. Le nostre sono cooperative vere, fatte di persone reali, che lavorano e vivono in affitto, che non hanno le risorse economiche per accedere al mercato libero, Lei Signor Sindaco deve rappresentare tutti i cittadini, anche noi, molto probabilmente alcuni soci hanno espresso anche un voto favorevole a Lei e visto che ha deciso di mettere mano al nuovo piano regolatore, La invito a procedere o con la stipula della convenzione con il proprietario delle aree comparto E-F o con l’esproprio delle aree stesse, nel frattempo per cortesia pubblichi questo maledetto bando per l’assegnazione delle aree, così inizia l’iter procedurale. Ho tanta rabbia in corpo per i 2 anni trascorsi inutilmente; la precedente amministrazione ha fatto poco, ma Voi non state facendo proprio nulla, vi prego di assumervi le responsabilità che vi competono e di decidere presto, grazie e saluti nella speranza di ricevere presto buone notizie. Pomezia 20/marzo/2013 Carlo Alberto Pirani


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CRONACA

Il Corriere della Città Aprile 2015

Delfini Capitolini Al Villaggio Tognazzi lo studio dei tursiopi a cura dalla Oceanomare Delphis

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orvaianica, e per l’esattezza le secche di Tor Paterno, al centro di un importante studio sui delfini. Partirà infatti nei prossimi giorni il progetto “Delfini capitolini”, a cura dalla Onlus Oceanomare Delphis (oceanomaredelphis.org), partner dell’università la Sapienza e di altre prestigiose università italiane. L'area di studio coinvolta nel progetto – che ha una superficie complessiva di circa 300 km2 e si estende fino all’isobata dei 100 m comprende il tratto di mare tra Fiumicino, Ostia e Torvaianica, ma la zona di fronte al Villaggio Tognazzi, trattandosi di un’area marina protetta, ricopre un’importanza particolare. Le informazioni che si hanno finora a disposizione sui mammiferi marini che frequentano l’area Fiumicino-Torvajanica e in particolare le secche di Tor Paterno sono del tutto frammentarie e limitate ad avvistamenti occasionali del solo tursiope, Tursiops truncatus. Questa specie, frequentemente censita in zone caratterizzate da una geomorfologia marina di particolare interesse, conduce il suo ciclo vitale principalmente nell'ambiente litorale costiero, che è il più sottoposto ad alterazioni e degrado. Ricordiamo che l’Area Marina Protetta “Secche di Tor Paterno”, che si estende su una superficie complessiva di 1.387, è stata istituita con decreto del 29 novembre del 2000 proprio per la sua peculiarità ecologica. Qui è vietata la pesca a strascico, praticata invece nel resto dell’area

coinvolta nel progetto di studio, le cui finalità sono quelle di assicurare una migliore conoscenza della presenza dei delfini nelle acque del litorale romano, in particolare nell’area compresa tra Fiumicino e le Secche di Tor Paterno, e delle loro interazioni con le attività umane, coinvolgendo anche il comparto della pesca ricreativa e professionale, oltre a quello della subacquea e del diporto, grazie alla partnership con l'Area Marina, perla ambientale del nostro territorio, come spiegano direttamente dalla Onlus Oceanomare Delphis. Gli specialisti stanno quindi sviluppando un programma di monitoraggio regolare con l’obiettivo di studiare la distribuzione, l’abbondanza, l’uso dell’habitat e il comportamento dei delfini, creare una piattaforma di dati aggiornati e valutare l’impatto delle operazioni di pesca con reti da posta e a strascico. “Lo studio dell’interazione con le attività di pesca a strascico si propone anche di verificare che il tasso

Auguri di Buona Pasqua!

di cattura accidentale sia uguale a zero e di fornire informazioni sul by-catch di altre specie protette (come le tartarughe Caretta caretta), commercializzate e/o consumate (es. elasmobranchi) e d’interesse ecologico/scientifico generale (es. Hippocampus hippocampus)”, spiegano gli esperti. Parte dei fondi per la realizzazione del progetto sono previsti dalla campagna Carta Etica della banca Unicredit, che sosterrà l'acquisto di attrezzature (idrofoni, minirov e drone) da utilizzare durante il monitoraggio, e dal supporto di Marine Village Academy (academymv.it), che sarà la base operativa di partenza della barcalaboratorio. E sempre al Marine Village, a Torvaianica, si potranno avere maggiori informazioni sull'iniziativa e partecipare a mostre e percorsi didattici per grandi e bambini che verranno allestite appositamente. Matteo Acitelli



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SPECIALE

Il Corriere della Città Aprile 2015

Fuori dalla c Tra vecchi e nu la situazione a P N

onostante il Presidente del Consiglio Matteo Renzi continui a mostrare ottimismo, malgrado le notizie di “leggera ripresa che fa ben sperare”, secondo il rapporto di Caritas Europa sull'impatto della crisi, in Italia più di una persona su quattro è a rischio povertà. Si tratta del 28,4% della popolazione, una percentuale più alta rispetto alla media dell’Unione Europea 28 Paesi, che è pari al 24,5%, ma migliore rispetto a quella delle persone a rischio nei sette Paesi più deboli (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania e Cipro), che si attesta al 31%, con il picco più alto (40,4%) in Romania. La Caritas mette quindi in evidenza che, per povertà ed esclusione sociale, l'Europa viaggia "a due velocità". Alla fine del 2013 il 24,5% della popolazione europea (122,6 milioni di persone, un quarto del totale) era a rischio, 1,8 milioni in meno rispetto al 2012. Dal 2012 al 2013 la povertà "assoluta" è diminuita di poco: dal 9,9 al 9,6% della popolazione nell'Ue a 28 Stati. Tra i Paesi deboli, il fenomeno risulta "allarmante" (14,9% nel 2013), come si legge nel Rapporto della Caritas, con punte massime in Romania (28,5%) e in Grecia (20,3%). In Italia la "deprivazione

materiale grave" colpisce il 12,4% della popolazione. Il numero di persone che vive in famiglie quasi totalmente prive di lavoro è aumentato in tutti i sette Paesi europei considerati dal Rapporto di Caritas: erano il 12,3% nel 2012 e sono diventate il 13,5% nel 2013. Anche se ci sono alcuni segnali di ripresa, "gli effetti della crisi appaiono ancora molto forti e persistenti": secondo il rapporto nell'Unione a 28 sono più di 25 milioni i cittadini privi di lavoro (8,4 mln in più rispetto al dato pre-crisi del 2008). "Le persone più colpite sono quelle con bassi livelli di istruzione e i giovani. Aumenta la disoccupazione di lungo periodo", scrive la Caritas. Per l'Italia va segnalato il triste primato dei Neet, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano. Con la crisi economica è aumentata di conseguenza l'attività di assistenza: "In Italia l'azione Caritas si esplica attraverso 1.148 iniziative anticrisi. Dal 2010 ad oggi le iniziative diocesane risultano raddoppiate (+99%)". Rispetto ai contributi erogati con il "fondo straordinario anticrisi" attivato nel 2013 dalla Caritas, il 39,6% delle risorse sono state utilizzate per integrare

il reddito delle famiglie; il 32% viene invece impiegato per l'acquisto di beni di prima necessità. Ma se questa è la fotografia dei 7 paesi “più poveri d’Europa”, e in particolare dell’Italia, qual è la reale situazione del nostro territorio? Come se la passano le famiglie di Pomezia e Ardea? Lo abbiamo chiesto ai responsabili Caritas di zona e ai responsabili del progetto “Sostegno per la vita”, che si occupano di aiutare persone e famiglie in difficoltà. Alessia Ambra Achille

I dati Caritas

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fornire i dati indicativi sulla base dei Centri di Ascolto delle Caritas parrocchiali presenti sul territorio di Ardea e Pomezia (che fanno parte della Diocesi, ben più ampia, di Albano, che comprende numerosi altri Comuni), è il responsabile del Vicariato di zona, Romolo Vaccarello. “Le persone che vivono una situazione di disagio vengono incontrate ed ascoltate cercando insieme una soluzione praticabile ed un sostegno alle loro difficoltà – spiega Vaccarello - Per dirla con le parole di Papa Francesco, cercando di dare un “contributo alla costruzione di un mondo dove ci si custodisca l’un l’altro e ci si prenda cura l’uno dell’altro”. I dati che registriamo segnano un forte aumento delle richieste, in particolar modo è crescente il disagio sociale ed economico che costringe molte persone singole e famiglie a rivolgersi alle Caritas per un sostegno. Molto del nostro impegno è proprio di aiuto alimentare, con pacchi settimanali o bisettimanali, ma anche di emergenza. Altro dato rilevato è la costante crescita di italiani che si presentano ai Centri di Ascolto: si tratta perlopiù di anziani, con pensioni che non

permettono la sussistenza, o famiglie con due o più figli e che con uno stipendio, dove presente, vivono barcamenandosi sulla soglia della povertà relativa”. La cosa sconcertante, almeno per noi, è stata sapere che, se qualche anno fa la maggior parte di persone che si rivolgevano alla Caritas per chiedere un sostegno economico e sociale erano straniere – una percentuale che arrivava quasi al 70% - adesso la situazione si è quasi capovolta: gli stranieri che si rivolgono ai centri di ascolto sono diminuiti, mentre i nostri connazionali sono notevolmente aumentati, portando le percentuali a circa il 50%, con una leggera maggioranza di italiani che necessitano di aiuto rispetto agli stranieri. “Sono le donne coloro che per la maggior parte si presentano al Centri di Ascolto, ma nell’ultimo anno anche gli uomini sono sensibilmente aumentati di numero – prosegue Romolo Vaccarello – e l’età media delle persone che vengono da noi è di circa 40 anni”. Questi i dati della Caritas: Vicariato di Ardea e Pomezia (indagine di stima su 14 parrocchie del territorio)

· Circa 800 persone nel 2014 si sono rivolte ai Centri di Ascolto. Di queste teniamo presente che, a fronte di colui o colei che si presenta, molto spesso sono coinvolti nel bisogno i familiari, quindi stimiamo che nell’effettivo computo, sono interessate ai servizi di assistenza oltre 1200 persone. · Oltre il 40% chiede e riceve sostegno alimentare/economico · Circa il 20% domanda lavoro · Il 15% ha bisogno di aiuto relativamente alla sfera sanitaria/salute · Il 10% è in cerca di una abitazione ho presenta problemi legati all’alloggio · Circa l’8% chiede vestiario/abbigliamento · Circa il 5% vive il malessere delle categorie più deboli: anziani, invalidi, … · Il 2% presenta problematiche legate a ludopatia, droga, alcolismo, … “Un dato certo – conclude Vaccarello - è che sul territorio vengono distribuiti pacchi alimentari a circa 1000 persone, in tempi e modi propri di ogni Centro e considerando anche la Croce Rossa Italiana, che a Pomezia svolge come noi questo tipo di servizio”.


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SPECIALE

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crisi... o no? uovi poveri ecco Pomezia e Ardea La storia

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a dietro i numeri, si sa, ci sono persone, con le loro storie. Storie che parlano di perdita di lavoro, di problemi vecchi e nuovi, di speranze e di disperazione. Tra queste, Romolo Vaccarello ci parla di quella di Mario – nome di fantasia per tutelare la privacy del nostro concittadino – un uomo che colpisce per l’intensità del suo sguardo,

dove si può leggere cosa prova una persona che, da avere tutto, all’improvviso si ritrova a non avere più nulla. “La sera, quando si presenta per un pasto caldo, Mario ha spesso lo sguardo fisso nel vuoto, i suoi movimenti sono lenti, nulla attira più la sua attenzione: non si aspetta niente dalla vita – racconta Romolo Sono trascorsi due anni da quando ha perso il lavoro e con esso la possibilità di formare una famiglia. Solo, senza più i genitori, che con la pensione riuscivano a sostenere l’affitto della casa in cui tutti e tre vivevano, è stato costretto a lasciare l’appartamento e si è trasferito nella sua auto. Si è adattato a lavoretti saltuari e sottopagati: muratore, giardiniere, e qualsiasi altra cosa possa capitare. A volte, al mattino, qualcuno lo carica per una lavoro a giornata: la paga

varia da 5 a 10 euro, al giorno, per almeno otto ore di lavoro”. Ovviamente senza nessuna tutela. “Mario non coltiva speranze, non vive sogni ma giornate fredde con l’unica certezza di un pasto caldo alla mensa della Casa di Accoglienza…”. Una vita che, a meno di 40 anni, sembra inconcepibile vivere, soprattutto in un’epoca in cui tutti sembrano avere tutto, dallo smartphone di ultima generazione alla possibilità di fare vacanze da sogno, magari a rate. Questa è l’altra faccia della medaglia, è la parte neanche tanto nascosta del nostro territorio, con sempre più persone costrette a rivolgersi ai centri di aiuto per fare una doccia e affrontare una nuova giornata alla ricerca di un lavoro, o per poter mettere qualcosa sotto i denti e non morire di fame. Alessia Ambra Achille

I dati del “Sostegno della vita”

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parlare dell’attività dell’Associazione di volontariato “Sostegno della Vita” è la responsabile di zona Benedetta Fittante. L’associazione opera nel territorio di Pomezia e Ardea da appena un anno, ma conta su un’esperienza più che decennale, visto che è nata come Onlus nel 2004 nel xv° Municipio di Roma. “Abbiamo deciso di operare anche qui proprio perché cui siamo resi conto della necessità che ha questo territorio di aiuti concreti alle famiglie”, spiega Benedetta Fittante. Nel primo anno di attività sono state 31 le famiglie, composte da un numero di minimo quattro persone fino a sei, che si sono rivolte all’associazione per un aiuto materiale. Il 50% sono famiglie formate da genitori giovani con bambini piccoli. Il 5% sono persone sole Il 23% sono persone anziane con a carico figli adulti. Il 22% sono persone anziane che oltre alla propria famiglia sostengono familiari ed amici. - Il 100% chiede e riceve sostegno alimentareabbigliamento-morale. Solo il 20% dispone di un reddito bassissimo. “L’Associazione di volontariato “ Sostegno della Vita” Onlus svolge alcune attività fondamentali per il sostegno alle famiglie disagiate: forniamo vestiario, alimenti e sostegno morale – prosegue Benedetta - L’ente è costituito da soci e vo-

lontari che prestano la propria opera esclusivamente in forma gratuita e volontaria, ispirandosi al sacro principio della carità, quale più autentico ed efficace elemento del credo cristiano. In tale ottica si coopera al fine di soddisfare i bisogni essenziali della vita umana (nutrimento e vestiario), senza distinzione di età, sesso o religione. I volontari effettuano, quando necessario, collette alimentari, posizionati all’ingresso dei supermercati che danno la loro disponibilità, con indosso pettorine di colore arancione, fornendo ai clienti un volantino che descrive questa iniziativa ed un sacchetto dedicato ai prodotti da donare”. L’associazione sostiene le 31 famiglie in maniera continuativa, con pacchi alimentari consegnati almeno due volte al mese; punto d’appoggio è la Chiesa Cristiana Evangelica ADI, che si trova a Pomezia in Piazza delle Regioni 23. Le fami-

glie, oltre al pacco alimentare, ricevono un sostegno morale e spirituale, istaurando con i volontari un rapporto amichevole e di fiducia. “Grazie all’incoraggiamento che cerchiamo di dare – raccontata la Fittante - ci sono famiglie che hanno ritrovato la voglia di riaffrontare le difficoltà e avere la speranza di un futuro positivo, come è capitato a Giovanni (nome di fantasia, sempre per tutela della privacy, ndr) che non solo ha ritrovato un impiego, ma ha messo ordine nella sua vita riallacciando i rapporti con i suoi familiari, interrotti da circa 20 anni. Quest’uomo, con l’aiuto di Dio, ha smesso anche di bere ed ora conduce una vita molto più regolare. Potrei raccontare tante storie, come quella della famiglia Rossi (cognome di fantasia) che a causa di scelte lavorative sbagliate, ha perso tutto ciò che possedeva, ed ora si ritrova davvero senza nulla: il sostegno materiale e soprattutto morale li ha aiutati a riprendere il coraggio perso e ricominciare a piccoli passi”. Ma quali sono i bisogni che si riscontrano nelle famiglie del territorio? “I bisogni sono molteplici e sempre più crescenti, e le famiglie che chiedono aiuto sempre più numerose, a causa della crisi che non accenna a diminuire”. C’è chi cerca lavoro, chi semplicemente qualcosa da mangiare, chi un posto dove stare nelle notti più fredde, chi di essere solo ascoltato. “Noi accogliamo tutti”, precisa Benedetta.


Il Corriere della Città

SPECIALE 18 principalmente di uomini separati o divorziati, I nuovi poveri Sicontratta figli a carico ed una ex moglie da mantenere

Aprile 2015

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ino a qualche anno fa erano soprattutto gli immigrati, gli anziani soli, i disoccupati e alcuni giovani senza famiglia e senza lavoro a chiedere aiuto alla Caritas per sopperire ai bisogni di prima necessità, come ad esempio l’alimentazione ed il vestiario. Da poco tempo, però, la situazione è molto cambiata, con l’aumentare purtroppo di coloro che sono stati definiti “i nuovi poveri”. All’interno di questo schema generale esistono realtà e storie molto diverse, spesso poco prese in considerazione dai media. In Italia è questo il caso dei padri separati che, quando si parla di divorzio e problemi relativi alla separazione, vengono messi in secondo piano rispetto alle mogli. Questo perché la donna, soprattutto se madre, viene trattata dalla legge come “parte debole” da tutelare, ma cosa succede se queste tutele si trasformano per il marito in una condanna alla povertà? “Finché morte non vi separi” è una formula che nasconde la triste condizione di padri che, finito l’idillio, si ritrovano in una condizione d’inferno, senza più un soldo, magari senza casa e privati della possibilità di vedere i propri figli. Sono questi i nuovi poveri di un’Italia sempre più nella morsa della crisi economica, nascosti allo sguardo finché non accade qualche tragedia da prima pagina dei giornali. A dare l’allarme è l’Europa. Recentemente la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo si è pronunciata condannando l’Italia in quanto “non assicura i diritti dei padri separati”. Si nota come il riferimento primario sia la disparità di trattamento per quanto riguarda l’affidamento dei figli e la possibilità dei padri di passare del tempo con loro, ma non solo, perché c’è anche un rimando all’aspetto economico, troppo spesso sottovalutato. Viene dato per scontato, almeno dall’opionione pubblica, che in caso di divorzio sia l’uomo a dover garantire il sostentamente dell’ex moglie e di eventuali figlio, ma quasi mai si riflette su cosa significa questo salasso per le tasche del povero uomo. Anche se la donna, dopo qualche tempo, trova un nuovo compagno e con lui decide di convivere, potrà sempre e comunque contare sui cosiddetti “alimenti”, anche se non ne avrà più bisogno. Quando ci sono i figli di mezzo, poi, la questione diventa ancora più scottante. I recenti dati Istat del 2014 riguardanti le “Separazioni e i Divorzi in Italia” condannano i papà. Nonostante in Italia è in vigore la Legge 54/2006 che sancisce l’affidamento condiviso dei figli minori tra i due coniugi ed il sostentamento economico dei figli in misura proporzionale al reddito, i recenti dati Istat pubblicati il 23 giugno 2014 riguardanti le “Separazioni e i Divorzi in Italia” raccontano un’altra verità che condanna la categoria maschile: 1) La quota di affidamenti concessi al padre continua a rimanere su livelli molto bassi. Le separazioni con i figli in affido condiviso sono state l’89% contro l’8,8% di quelle con i figli affidati esclusivamente alla madre; 2) Nella quasi totalità dei casi (94%) è il padre a versare gli assegni di mantenimento. Gli assegni di mantenimento per i figli vengono corrisposti nel 47,3% delle separazioni e nel 64,6% di quelle con figli;

3) Il 20,3% delle separazioni si è concluso prevedendo un assegno per il coniuge di un importo medio mensile pari a 496,6 euro (nel 98,4% dei casi l’assegno viene corrisposto dal marito). Nel 35,5% delle separazioni l’unico assegno ad essere corrisposto è proprio quello per i figli, per un totale di 31.315 separazioni, il 48,4% delle separazioni con figli. 4) Nel 58,2% delle separazioni la casa è stata assegnata alla moglie. Le quote di assegnazioni al marito sono invece solo del 20,4% e quelle che prevedono due abitazioni autonome e distinte ma diverse da quella coniugale sono del 18,4%. Inoltre, la Corte Suprema ha stabilito che anche il figlio che abbia raggiunto la maggiore età e che sia laureato ha diritto ad ottenere l’assegno di mantenimento finché non trovi un’occupazione adeguata alla sua condizione sociale, ma solo a patto che si attivi per trovare lavoro nei “limiti temporali in cui le aspirazioni abbiano una ragionevole possibilità di essere realizzate“. Il mantenimento all’infinito è una pura ingiustizia sociale. Stessa cosa, se vogliamo, accade per l’abitazione. Un’inchiesta di qualche anno fa ha rivelato un dato paradossale: il 19 % dei padri separati versa un mantenimento per i figli non più minorenni, il 6 % addirittura versa un mantenimento a figli di età superiore ai 30 anni ! Dai dati si evince che in caso di divorzio “la casa segue i figli”, e questo vuol dire che la casa di proprietà condivisa va alla madre, con il padre sfrattato da un giorno all’altro. E’ per questo che si sentono storie di padri che vivono in auto o in motel di infima categoria per riuscire a rientrare nelle spese con il solo stipendio perché, se è vero che se la madre non vanta alcun titolo di proprietà sull’immobile il giudice non potrà espropriare il bene per darlo all’altro coniuge, è anche vero che anche in queste situazioni l’ex moglie è sempre più tutelata dell’ex marito. Il divorzio si trasforma così in un affare per le donne e in una condanna a vita per l’uomo. Allarmanti i dati del Rapporto 2014 della Caritas italiana sulla povertà intitolato “False partenze”. Dopo la rottura dei rapporti coniugali, il 66% di chi chiede aiuto dichiara di non riuscire a provvedere all'acquisto dei beni di prima necessità. Prima della separazione erano solo il 23,7 per cento. Molte sono le conseguenze della separazione. Aumenta il ricorso ai servizi socio-assistenziali del territorio come anche la crescita di disturbi psicosomatici. Il 66,7% accusa un più alto nu-

mero di sintomi rispetto alla pre-separazione. Inoltre, la separazione incide negativamente nel rapporto padri-figli. Il 68% dei padri rispetto al 46,3% delle donne riconosce un cambiamento importante a seguito della separazione; tra i padri che riconoscono un cambiamento il 58,2% denuncia un peggioramento nella qualità dei rapporti, le madri, al contrario, riconoscono per lo più un miglioramento. Gli elementi che rendono particolarmente insoddisfatti i padri nel rapporto con i figli sono: la frequenza di incontro, gli spazi di vita e i luoghi di incontro, il tempo da dedicare alla relazione, la possibilità di partecipare a momenti importanti quali compleanni, ricorrenze, feste. Sono quasi tutte di nazionalità italiana le richieste di aiuto. Tra i separati/divorziati che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas la gran parte è di nazionalità italiana (85,3%). Il 42,9% è coinvolto in separazioni legali, il 28,1% in separazioni di fatto e il 22,8% in procedimenti di divorzio. Dei procedimenti di divorzio quasi la totalità risulta ormai anche conclusa. Considerando i tempi di separazione, il 34% vive uno di questi stati da meno di un anno, il 20% da meno di due anni, il 20,2% da un tempo che va dai due ai cinque anni, il 25,8% da oltre 5 anni. Due terzi ha figli minorenni da mantenere. Rispetto al totale degli intervistati, i due terzi (66,5%) ha figli minorenni; su questi ovviamente grava un peso materiale e sociale più pesante, sia in termini di cura che di mantenimento. Per quanto riguarda l'età si tratta in particolare di persone nella fascia d'età centrale (45-54 anni) e di giovani adulti (35-44 anni). Per quanto riguarda il livello di istruzione, prevale la licenza media inferiore (34,9%) seguita dal diploma di scuola media superiore (28,6%), dalla licenza elementare (14,5%) e dall'attestato professionale (10%). Le motivazioni che hanno spinto gli utenti a chiedere aiuto sono legate a bisogni di tipo materiale e immateriale: le difficoltà economiche (21,7%), il disagio abitativo (15%), l'impossibilità di accedere ai beni di prima necessità (cibo e vestiario) (12,1%); il bisogno di ascolto (13,1%) e l'assistenza psicologica (12,3%). Altre le percentuali di disoccupazione post separazione. Gli occupati rappresentano meno di un terzo dei separati e divorziati intervistati mentre coloro che sono in cerca di un'occupazione (disoccupati e inoccupati) sono quasi la metà ( 46,1%). La grave situazione sul fronte dell'occupazione è l'elemento che maggiormente condiziona il post separazione. I livelli di disoccupazione, infatti, risultano alti sia per i maschi (45,1%) che per le femmine (41,4%). Criticità anche sul piano della sistemazione abitativa. Anche la dimensione abitativa evidenzia delle situazioni di gravi criticità vissute sia sul piano della sistemazione che su quello del grado di affaticamento rispetto agli oneri di spesa fissi (mutuo, affitto, pagamento delle utenze di luce, gas). Prima della separazione il 43,7% viveva in abitazioni di proprietà e il 42% in affitto. Dopo la separazione la situazione si altera e sono per lo più gli uomini a cambiare abitazione (87,7% degli uomini contro il 53,1% delle donne). Massimiliano Gobbi


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SPECIALE 19 Separazioni e divorzi in calo nel Lazio Aprile 2015

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econdo l'ultimo rapporto Istat pubblicato il 23 giugno 2014 riguardante le "Separazioni e i Divorzi in Italia" nel Lazio ci sono state nel 2012 ben 10.147 separazioni (3,8% rispetto al 2011) e 5.144 divorzi (-11,1%). Numeri che, rapportati ai coniugati, vedono la regione al terzo posto nell’indice delle separazioni (382,8 ogni centomila coniugati) e al nono per divorzi (194,1 ogni centomila coniugati). Il Lazio vince il premio “della regione dove si sta peggio dopo il divorzio” e ciò è sostenuto dal 58,6% degli ex partner. Ma cosa accade all’economia personale, e in particolare alla casa, con la fine di un matrimonio? Immobiliare.it ha commissionato all’Istituto di ricerca Demoskopea un’indagine ad hoc per capire come cambia la situazione degli ex coniugi dopo una separazione. Secondo l’indagine di Immobiliare.it nel Lazio il 58,6% dei separati o divorziati della regione, dopo la fine del matrimonio, denuncia una condizione economica peggiorata; il 21,4% va a vivere in affitto, il 35,7% dichiara di abitare ancora sotto il tetto coniugale, probabilmente assieme all’ex partner e forse per necessità di tipo economico; il 5,7% di chi è coinvolto nella fine di un matrimonio decide di tornare dai propri genitori; il 31,4% continua a pagare un mutuo pur non vivendo più, in molti casi, nell’abitazione coniugale; il 41,9% si è visto rifiutare la concessione di un nuovo prestito dalle banche. La tipologia di procedimento prevalentemente scelta dai coniugi in italia è quella consensuale: nel 2012 si sono chiuse con questa modalità l’85,4% delle separazioni e il 77,4% dei divorzi. Ma la litigiosità tra le coppie che decidono di porre fine alla loro unione matrimoniale si differenzia abbastanza sul territorio. Al centro Italia poco più di 1 separazione su 10 si chiude con rito giudiziale (precisamente l’11,9%). Nel 2012 in Italia le separazioni con figli in affido condiviso sono state l’89,9% contro l’8,8% di quelle con figli affidati esclusivamente alla madre. La quota di affidamenti concessi al padre continua a rimanere su livelli molto bassi.

L’affidamento dei minori a terzi è una categoria residuale che interessa meno dell’1% dei bambini. Nel centro Italia, la modalità di affido condiviso scende all’87,9% per le separazioni (rispetto a un valore nazionale pari a 89,9%) e al 71,4% per i divorzi (75,1% a livello nazionale). Superiori invece le percentuali di affido esclusivo a madre e padre nelle separazioni rispetto alla media nazionale. L' affidamento esclusivo alla madre è del 10,4% (8,8% a livello nazionale) mentre l'af-

fidamento esclusivo al padre è pari a 1,1% (0,8 % a livello nazionale). L'affidamento dei minori a terzi nelle separazioni è uguale al valore dello 0,6% in perfetta media nazionale. Nei divorzi l'affidamento dei figli minori affidati esclusivamente alla madre nel centro Italia è del 25,5% (rispetto a un valore nazionale pari a 22,1%). L'affidamento dei figli minori affidati esclusivamente alla padre è pari a 1,5% (in perfetta media con i valori nazionali) mentre l'affidamento dei minori affidati a terzi è del 1,6%

(rispetto a un valore nazionale pari a 1,3%). In Italia gli assegni di mantenimento per i figli vengono corrisposti nel 47,3% delle separazioni e nel 64,6% di quelle con figli; anche in questo caso è il padre a versare gli assegni nella quasi totalità dei casi (94%). La quota di assegni ai figli nel centro Italia è del 62,3% quindi più basso rispetto alla media nazionale. Nel centro Italia il valore assoluto delle separazioni è pari a 18.945 (14.089 con figli). Gli assegni a favore del coniuge sono stati 1607 mentre 6679 sono stati quelli solo per i figli. Gli assegni per il coniuge e per i figli sono stati 2098. L'assegno medio mensile per il coniuge nel centro Italia è pari a 510,60 euro mentre per i figli aumenta il valore aumenta a 561,50 euro. Nel 2012 nel 58,7% delle separazioni la casa è stata assegnata alla moglie e nel 20,6% al marito. Le abitazioni autonome e distinte invece si attestano al 16,8% . Nel centro Italia il valore assoluto dei divorzi è pari a 10685 (7049 con figli). Gli assegni a favore del coniuge sono stati 734 mentre 3.503 sono stati quelli solo per i figli. Gli assegni per il coniuge e per i figli sono stati 622. L'assegno medio mensile per il coniuge nel centro Italia è pari a 567,60 euro mentre per i figli aumenta il valore aumenta a 504,80 euro. Nel 2012 nel 39,70% dei divorzi la casa è stata assegnata alla moglie e nel 14,1% al marito. Le abitazioni autonome e distinte invece si attestano al 45,1% . Massimiliano Gobbi

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CRONACA

Il Corriere della Città Aprile 2015

Tor San Lorenzo: apoteosi comunitaria e spazi ritrovati Un quartiere che rinasce dalle ceneri del degrado

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oscienza e volontà assopite sotto coltri di lassismo, esseri che vivono in abiti consunti, adattandovisi senza speranza di cambiamento, lasciando che la disillusione prendesse il sopravvento: Tor San Lorenzo "quartiere fantasma". Lo spirito di adattamento ha fatto sì che l'ambiente diventasse selvaggio ed instabile, lasciando che si insinuasse ciò che è illecito ed abusivo incontrollabilmente, finendo per monopolizzare lo stesso a proprio vantaggio. Restituire bellezza e cura a ciò che è diventato brutto e degradato muta anche la volontà di azione e la percezione di se stessi nello spazio, restituendo una diversa dimensione alle cose e tanta voglia di ricostruire e ricominciare. Ecco ciò che è avvenuto al quartiere di Tor San Lorenzo, i cui cittadini hanno intrapreso una piccola rivoluzione di riscatto morale e sociale. Ecco lo spazio della Piazza, cuore pulsante ed anima del paese, mutare in proporzione al mutamento d'animo dei suoi cittadini, riprendere la propria egemonia, il ruolo comunitario che le spetta. La piazza che ha ripreso vita grazie all'impegno e all'amore dei propri cittadini, i quali si sono adoperati anima e corpo per far sì che essa diventasse l'habitat ideale delle proprie azioni. Cittadini che, a proprie spese e con il proprio lavoro, hanno ricostruito e restituito dignità al proprio spazio. Una bellissima immagine di comunità che, unitasi e ritrovatasi, ha dedicato il proprio tempo a rendere vivibile ciò che stava sprofondando in una zona d'ombra difficilmente recuperabile. Cittadini che hanno presentato le proprie rimostranze alle istituzioni riuscendo, nell'unione di spirito ed intenti, ad essere ascoltati e sostenuti. Cittadini liberi, i quali hanno imposto la propria "presenza", esternizzando gradualmente qualsivoglia "estraneo" deterrente di civiltà. Cittadini che si sono uniti, affinché la rassegnazione non prendesse ancora una volta il sopravvento, perché la burocrazia non soffocasse le azioni sotto coltri di scartoffie. Per ricordarsi sempre che la realtà è ciò che noi creiamo, non quella in cui

siamo costretti a vivere. Per ricordarsi che la democrazia è ancora una istituzione viva, sebbene banalmente accettata come morta sotto oligarchie tacitamente insinuatesi nel tessuto sociale. L' incuranza e l'assenza generano disordine, così come il sottovalutare le proprie prerogative di cittadino. Per rinascere dalle macerie del degrado occorre ritrovare la propria "essenza" e prendere coscienza di essere e sentirsi "comunità". Troppi i mali che hanno minato tale essenza, come la mancanza di senso civico di alcuni, che prende forma in atti di vandalismo, oppure l'estraneità di molti cittadini al senso di comunità, i quali ancora continuano a vivere nell'ignoranza della piccola rivoluzione in atto, accontentandosi di esistere in un luogo che come luogo di vita non è percepito. L a manifestazione del 7 marzo è stata un inizio, non un evento fine a se stesso. Più di mille persone si sono unite in un corteo, per presentare ad unica voce i problemi che affliggono il territorio. Cittadini che si sono creati da soli una possibilità, che hanno "presidiato" per oltre un mese la piazza tutte le sere , anche sotto le intemperie, per far sentire la loro "presenza", dimostrando che Tor San Lorenzo non è più la "terra di nessuno". Un'amministrazione ritrovatasi, nel corso degli anni, ad amministrare un territorio sempre più popoloso, nel quale l'illegalità ha trovato terreno fertile per proliferare nell'ombra. Un'amministrazione chiamata in causa, la quale ha dimostrato la volontà di sostenere i

propri cittadini con i mezzi a propria disposizione: ordinanze, lavori di riqualificazione del territorio portati avanti, collaborazione fitta e costruttiva con i cittadini concretizzata con periodici incontri, potenziamento dell'attività delle forze dell'ordine. "Bisogna stressare chi delinque" ha dichiarato il sindaco, Luca Di Fiori, il quale ha intrapreso una linea dura contro qualsiasi attività illecita, invitando i propri cittadini a farsi prime "sentinelle" del territorio. Perché la cura e l'amore nei confronti del territorio deve scaturire in primis da coloro i quali il territorio lo vivono. Ed il primo giorno di primavera, gli ulivi hanno rimpiazzato i tronchi marci di palma nelle aiuole della piazza, come la speranza di rinascita ha rimpiazzato la rassegnazione negli animi dei cittadini. E il sindaco ha ringraziato i suoi concittadini per l'impegno e la costanza profusi in questa meravigliosa opera, nella speranza che la collaborazione possa continuare a portare i suoi frutti. Coscienza di essere comunità, volontà di evoluzione, uno spiraglio di luce in un buio che, fino a poco più di un mese fa, sarebbe sembrato indissipabile: Tor San Lorenzo "quartiere vivo". Maria Virelli



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CRONACA

Il Corriere della Città Aprile 2015

30 anni di storia “artistica”: un successo il 1° raduno degli ex studenti del Liceo Capogrossi

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partire dalle ore 18.00 e fino alle 23.59 del 21 marzo, all’interno dell’attuale Liceo Artistico di Pomezia, ex Istituto D’Arte Capogrossi, si è svolto un evento che i partecipanti e tutta la scuola ricorderanno a lungo: il raduno degli ex alunni dal 1967 al 1995. Un evento, quello del raduno, nato qualche mese fa su Facebook, dove Luca Santosuosso ha aperto un gruppo virtuale di ex alunni di quello che fino a qualche tempo fa si chiamava ISAP; un gruppo che in breve tempo ha raggiunto più di 500 utenti, che si sono poi trasformati in un’associazione dal nome EXA ISAP (Ex Alunni ISAP), con la presidenza di Armando Gibertini. L’associazione, grazie ai membri del "comitato organizzativo" Sabina Anderlini, Daniele Becherelli, Paolo Campana, Riccardo Ceci, Roberta Del Buono, Benedetto Dionisi, Arianna Florean, Armando Gibertini, Elisa Palchetti, Simona Piccirillo, Evelin Romano, Luca Santosuosso e Ida Soldati, si è subito messa in moto per radunare tutti gli ex studenti della scuola per portarli di nuovo all’interno delle mura che hanno visto vivere la propria adolescenza, per raccontarsi e vivere le stesse emozioni di 30 anni fa. EXA ISAP ha così organizzato, lo scorso sabato, un raduno di ex studenti a cui hanno partecipato non solo gli alunni, ma anche i professori e gli operatori scolastici che all’ora si chiamavano più cordialmente bidelli, che hanno ricevuto anche un riconoscimento dall’associazione. Tra gli ex docenti presenti, tutti visibilmente commossi e felici, ricordiamo i professori Grossi, Panzetti, Serra, Varvo, Renna, Ancona, Persico, Feliciani, Cremona, Trabocchini, Flenghi, Venturino, Filingeri, Milone, Sanrocchi, D'Agostino ed ancora la prof.ssa Munzi che ancora insegna nell’istituto, il prof. Stefano Trappolini, ex studente ora anche vice Preside in carica, che è stato anche il giusto gancio per gli accordi Liceo-Associazione. Tra gli ex bidelli, punto fondamentale della vita scolastica degli ex alunni ISAP, sono intervenuti Nunzia Bernardi, una confidente e amica per

tutti gli studenti che ha voluto anche ricordare il suo impegno costante per la scuola fin dalla sua apertura; ma anche per Alessandro Ginocchi, reso famoso dai panini che confezionava prima della ricreazione per gli studenti che ne facevano richiesta e per Agostino Silvestri che era sempre presente a scuola nella sua divisa ordinata in maniera impeccabile. Proprio in onore del Sig. Ginocchi, l’organizzazione del raduno, ha volutamente inserire all’interno del buffet della serata gli stessi panini, con gli stessi ingredienti che hanno reso celebre il tanto amato operatore scolastico. Il coinvolgimento di tutti gli ex alunni della scuola è stato totale, sia a livello emotivo - con lacrime e abbracci dei vari compagni di classe arrivati fin dall’ingresso nell’atrio - sia a livello istituzionale; infatti l’associazione che si è costituita ha espresso la volontà del proprio impegno nei confronti dell’attuale Liceo Artistico a cui verrà proposto l’avvio di corsi gratuiti per gli studenti su temi in cui gli ex alunni sono esperti e sui quali lavorano da anni, unitamente all’avvio di una raccolta fondi a favore della scuola per alcuni lavori di sistemazione.

Molti anche i momenti di condivisione, come l’entrata delle otto torte preparate dalle ex alunne della scuola, capitanante da Sabina Anderlini, che riportavano il logo dell’associazione e la scritta 1° Raduno, a significare che nei prossimi anni la tradizione sarà portata avanti, oppure i vari momenti delle foto di gruppo, fatte davanti ad un’imponente struttura dove si potevano scattare delle foto ricordo delle serata; per non dimenticare anche la proiezione costante di video “d’epoca” sempre nell’atrio e del video box installato in palestra, in cui gli ex alunni hanno lasciato un proprio messaggio. Tra i momenti della serata anche la consegna dei gadget ai tre ex allievi tornati a Pomezia per il raduno: Roberto Quagliata, Agostino Scipioni e Daniele Milazzo, che sono tornati appositamente in Italia, poiché vivono all’estero da molti anni, per partecipare a questo grande evento. La festa è poi passata di nuovo sul social network, dove gli ex alunni tornati a casa, hanno lasciato commenti, ricordi e tante riflessioni su quello che avevano appena vissuto all’interno della propria scuola. Daniele Bruni


Tanti Auguri di Buona Pasqua a tutti i clienti!!


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SEGNALAZIONI

Il Corriere della Città Aprile 2015

Le segnalazioni dei cittadini Torvaianica, passaggio a E mare N.15: tutto regolare? gregio direttore,

di recente il comune di Pomezia ha ufficializzato i passaggi a mare, evidenziandoli con opportuni cartelli, sia all’entrata, sia sull’arenile corrispondente. Ebbene, il passaggio n. 15 è prospiciente al condominio nel quale possiedo un appartamento, sul lungomare delle Sirene n. 373 “Nulla questio” sulla circostanza che il passaggio di cui trattasi è di proprietà del condominio, se serve per pubblica utilità l’ente locale può disporne. Ma il sito di cui trattasi, nella parte iniziale attigua alla palazzina, è largo molto meno di un metro e corre a ridosso di una costruzione diroccata con vistose lamiere arrugginite, che dovrebbero (!!!) contenere i continui crolli… Ritengo tutto ciò SCANDALOSO, poiché questo passaggio non è a norma circa le barriere architettoniche per i diversamente abili, inadeguato all’uso assegnato ed espone a grave rischio l’utenza, che d’estate è numerosissima.. Distinti saluti, A.U.


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Aprile 2015

SEGNALAZIONI

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Pomezia, Istituto S.Giovanni Bosco: a scuola di imbrattamento muri

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urtroppo questo è lo scempio che ogni giorno i bambini che frequentano la Scuola San Giovanni Bosco in Piazza Indipendenza a Pomezia devono vedere prima di entrare in aula. La cosa peggiore è che il Comune (e gli amministratori) sta lì a due passi, e sicuramente qualcuno che può fare qualcosa lo vede ma a quanto sembra si gira dall'altra parte... M.F.

Tanti Auguri di Buona Pasqua!!


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INFORMAZIONE

Il Corriere della Città Aprile 2015

“…la pecora mite e il bravo maiale donarono insieme formaggio e guanciale…” - Carlo (Carlino) Baccari

Spaghetti all’Amatriciana D

opo le polemiche sorte le scorse settimane sui media nazionali – solo perché hanno visto coinvolto uno strapagato cuoco che frequenta più i programmi televisivi che le cucine dei ristoranti – riguardanti la ricetta dei famosi “Spaghetti all’Amatriciana”, il nostro collaboratore Luigi Torreti, che proviene proprio da Amatrice, ha voluto fornire ai lettori la ricetta originale e il procedimento usato sin dalla sua “invenzione” nel paesino in provincia di Rieti.

DOSI PER 4 PERSONE

500 g di spaghetti, 125 g di guanciale, un cucchiaio di olio di oliva extravergine, un goccio di vino bianco secco, 6 o 7 pomodori San Marzano o 400 g di pomodori pelati, un pezzetto di peperoncino, 100 g di pecorino grattugiato, sale.

ESECUZIONE

Mettere in una padella, preferibilmente di ferro, l'olio, il peperoncino ed il guanciale tagliato a

pezzetti, la proporzione di un quarto, rispetto alla pasta, é tradizionale e sacra per gli esperti e, o si mette il guanciale, cioè la parte della ganascia del maiale, o non sono spaghetti all'AMATRICIANA, solo con esso avranno una delicatezza e una dolcezza insuperabili. Rosolare a fuoco vivo. Aggiungere il vino. Togliere dalla padella i pezzetti di guanciale, sgocciolare bene e tenerli da parte possibilmente in caldo, si evita il rischio di farli diventare troppo secchi e salati e resteranno più morbidi e saporiti. Unire i pomodori tagliati a filetti e puliti dai

semi (meglio prima sbollentarli, cosi si toglierà più facilmente la pelle e poi tagliarli). Aggiustare di sale, mescolare e dare qualche minuto di fuoco. Togliere il peperoncino, rimettere dentro i pezzetti di guanciale, dare ancora una rigirata alla salsa. Lessare intanto la pasta, bene al dente, in abbondante acqua salata. Scolarla bene e metterla in una terrina aggiungendo il pecorino grattugiato. Attendere qualche secondo e poi versare la salsa. Rigirare e per chi lo desiderasse, passare a parte altro pecorino. Nota: non c'è scritto, ma il pomodoro deve essere fresco, guanciale e mai pancetta, mai aglio, mai grana o parmigiano in sostituzione del pecorino, cipolla tollerata (ci sta anche bene, ma non è storicamente compatibile). Si può fare anche senza pomodoro (originariamente era così, ovviamente), e allora si chiama "amatriciana bianca" o "alla gricia" (o "griscia"), che vuol dire grigia, ma anche "di grisciano" paese poco a nord est di Amatrice sulla salaria. Va da sè che si parla di spaghetti e non di “bucatini”, ovviamente. Fatene buon uso e buon appetito. Luigi Torreti



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INFORMAZIONE

Il Corriere della Città Aprile 2015

Uno chef stellato per un luogo di eccellenza Innanzitutto aprire le porte del nostro ristorante alla città, proponendo diversificate proposte a prezzi decisamente contenuti. Soprattutto in questo particolare momento di crisi vorremmo proporre menù alla portata di tutte le tasche, con un giusto equilibrio rapporto qualità-prezzo. Inoltre valorizzare il bordo piscina con piatti preparati a vista dal nostro barbecue ed incrementare l’utilizzo del bar con piccole degustazioni di qualità accompagnati da un buon bicchiere.

L

’Hotel Enea di Pomezia, prestigiosa struttura giunta al suo 28° anno di attività, si arricchisce con una nuova figura di consolidata esperienza. Si tratta del “Maestro” Ernesto Viccaro, noto Chef nel campo della ristorazione che ha collaborato con numerose strutture di alto prestigio. Nato a Minturno 48 anni fa, campione nazionale di pasticceria a Chianciano Terme e di decorazione a Castrocaro. Cucchiaio d’argento nel concorso nazionale “Chef in primo piano” e docente presso l’Accademia del Gusto “Pepe verde” a Roma. Tra le sue collaborazioni più importanti, come Executive Chef ricordiamo di recente l’Hotel Vanvitelli di Caserta e lo Sheraton Four Point di Milano. Leggendo il Suo curriculum si rimane molto sorpresi per le gratificanti esperienze professionali che annovera e quindi Le chiediamo cosa lo ha spinto ad accettare questa nuova sfida? Personalmente sono una persona che ama met-

tersi sempre in gioco. Sono pronto ad accettare la sfida di poter mettere al servizio di un territorio che conosco bene, tutta la mia esperienza acquisita nei vari anni che mi hanno portato a girare nei posti più svariati dal Nord al Sud dell’Italia. Ho accettato la proposta della Famiglia Mengozzi in quanto ho intravisto molta serietà ed attaccamento alla propria struttura, con tanta voglia di costruire un cammino insieme tale da poter portare il ristorante dell’Hotel Enea a livelli ancora più alti. Quindi per me è un onore contribuire a realizzare tutto ciò. Qual è il tipo di cucina che predilige? Molto legata al territorio, valorizzando i prodotti stagionali. Siamo a poca distanza dal mare di cui godiamo quotidianamente del pesce fresco che ci offre. Non amo la cucina molto elaborata, la semplicità e le cotture leggere contraddistinguono tutti i miei piatti. Cosa pensa di realizzare di innovativo nel ristorante dell’Hotel Enea?



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INFORMAZIONE

Il Corriere della Città Aprile 2015

Che paura la prova costume! L

’estate si avvicina e con questa inizia la solita preoccupazione per la prova costume. In primavera si iniziano a seguire diete drastiche dell’ultimo minuto dove c’è una rincorsa alla forma fisica perfetta. In questo periodo la maggior parte delle riviste e dei quotidiani dedica molti articoli a tutto ciò che può essere utile per perdere peso: diete assurde, massaggi costosi, trattamenti improbabili e sport inventati ad hoc. Tutti (o quasi) si ritrovano ogni anno presi dall’ansia di arrivare a quei tre mesi d’estate con una forma impeccabile. L’estate ci costringe ad esporre il corpo e a confrontarci con gli altri in maniera diretta e senza poterci nascondere dietro un maxi-maglione e la paura di non essere all’altezza delle aspettative altrui cresce con l’avvicinarsi dei mesi più caldi. Ma cosa c’è alla base di questo fenomeno apparentemente molto superficiale? In realtà quello che viene esasperato dalla famosa prova costume è il riflesso di qualcosa di molto più profondo e di una cultura radicata, tipicamente occidentale, che ha creato dei modelli e degli stereotipi sul corpo e che vanno ad incidere sull’immagine corporea che ognuno ha di sé, che a sua volta si interseca con la costruzione dell’autostima e più in generale dell’immagine di sé. La nostra società ci offre dei modelli di bellezza sempre più lontani dai canoni della realtà, dove ogni minima forma di imperfezione diventa inaccettabile; questi modelli non sono solo difficili da raggiungere ma sembra che siano posti sulla cima della scala dei valori personali. Inoltre la bellezza è spesso associata al successo sociale e alla felicità, è quindi evidente come sia uno degli obiettivi primari da raggiungere. Se

poi al concetto di bellezza è automaticamente associato quello di magrezza, l’arrivo dell’estate diventa un banco di prova. Ovvero essere magri, come sinonimo di bellezza, permette alle persone di sentirsi adeguate, di credere in sé stessi e di avere quel po’ di riconoscimento dall’esterno che non fa mai male. Quanto appena detto non sembra nascondere nulla di negativo fino a quando la ricerca della forma fisica non è l’unico elemento su cui basare il senso di sé e purtroppo quello che si verifica oggi è proprio questo. È chiaro che quando questo avviene è perché la persona non ha maturato in altre aree della vita la stessa soddisfazione e sicurezza o perché si è troppo dipendenti dai riconoscimenti esterni, ossia a ciò che dicono e pensano gli altri. Questo ci dovrebbe far riflettere su

come la paura del rotolino di pancia o di un po’ di cellulite è la punta di un iceberg di difficoltà più profonde, che sembrano appartenere ad una moltitudine di persone appartenenti all’epoca contemporanea. Quindi prima di buttarvi nelle diete drastiche, cominciate a valorizzare i vostri punti di forza, seguite un’ alimentazione sana e abbinate una buona attività fisica e sicuramente il risultato sarà migliore e sarete anche molto più soddisfatti di voi stessi aumentando così la vostra autostima. Dott.ssa Elisabetta Paoletti Psicologa paoletti-elisabetta@libero.it www.paoletti-psicologa.com

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INFORMAZIONE

Il Corriere della Città Aprile 2015

Notizie Tascabili

di Luca Mugnaioli

“CORRIERE DELLA CITTA', INFORMARE PER INFORMARSI” Crimine economico colpisce una azienda su 4. “Da 10 anni nessuno raccoglie dati” - Secondo il report di PriceWaterhouseCoopers negli ultimi tre anni nel nostro Paese il fenomeno delle frodi economico-finanziarie è cresciuto del 6%, colpendo il 23% delle aziende. "Ma - spiega il sociologo Maurizio Fiasco - l'allarme sociale non scatta perché da 10 anni l'Istat ha smantellato le statistiche giudiziarie" e solo la metà dei casi viene denunciata - Imprenditori truffati da finanziarie fantasma, clienti derubati dalle ban-

che, consumatori ingannati da ladri digitali. In Italia la criminalità economica è in aumento più che nel resto d’Europa: frodi fiscali, truffe, contraffazioni, crimini informatici, bancarotte e fallimenti programmati mietono ogni anno centinaia di vittime per milioni di euro di danno. Eppure continuano a non fare notizia. Secondo PriceWaterhouseCoopers (Pwc), società di revisione e consulenza presente in 158 Paesi nel mondo, negli ultimi tre anni in Italia il fenomeno delle frodi economico-finanziarie

è cresciuto del 6%, colpendo un’azienda su quattro. E il sociologo Maurizio Fiasco avverte: “In Italia viene denunciata solo la metà dei reati. Nel nostro paese la galassia dei delitti è cresciuta anche grazie a delinquenti da strapazzo capaci di mandare in rovina decine di imprenditori, commercianti e risparmiatori. Ma l’allarme sociale non scatta perché da 10 anni nessuno raccoglie più questi dati”. (IlFattoQuotidiano.it)

Finanziamento illecito, rinviato a giudizio l'ex sindaco di Roma Alemanno. L'inchiesta riguarda le sovvenzioni per l'ex governatrice Renata Polverini per le regionali del Lazio del 2010 - Rinvio a giudizio per l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e altre sette persone coinvolte in un'inchiesta per il presunto finanziamento illecito della lista per Renata Polverini presidente della Regione Lazio alle regionali del 2010 mascherato, secondo l'accusa, da un falso sondaggio. La prima udienza del procedimento si terrà il 5 luglio 2016, davanti al giudice del tribunale monocratico di piazzale Clodio. Uno degli imputati, Luca Ceriani, ha patteggiato invece un anno di reclusione (repubblica.it) La Maddalena, che cosa resta del G8 fantasma. Una mega struttura di lusso costata finora alle casse pubbliche 470 milioni di euro di Sergio Rizzo / Corriere.it - Nell’androne dell’albergo superlussoextrapremium il lampadario da 110 mila euro di Zaha Hadid si accende solo per gli occasionali invitati a una visita spettrale. Deserta la reception. Deserto il bar dietro una quinta di sedie ammucchiate. Deserta la cucina immensa con i fornelli ancora avvolti nel cellophane. Deserta la Spa. Deserto il bagno turco. Deserta la palestra popolata solo da robot pietosamente coperti da lenzuoli bianchi. Deserte le stanze con i letti rifatti alla perfezione e il sapone nei bagni. Deserti i lunghi corridoi dove perfino i ragni si guardano bene dal tessere le loro ragnatele. Non ci sono insetti da catturare. Ma non è il set del remake del film di Stanley Kubrick, Shining. È il resort che nel luglio 2009 avrebbe dovuto ospitare i potenti della Terra per il G8 previsto alla Maddalena, in Sardegna, in uno scenario che non ha eguali sul pianeta Terra. Inutilizzato da anni, come il gigantesco Main conference, le strutture di supporto, i negozi, i ristoranti, le piscine, il cinema, le banchine che potrebbero ospitare seicento yacht, di cui almeno sei oltre i cento metri di lunghezza: che neppure il porto di Barcellona arriva a tanto. Di quella avventura abortita non resta ora che un clamoroso oltraggio alla Sardegna e a tutti i contribuenti italiani. Costato finora alle casse pubbliche 470 milioni di euro. E il conto è destinato a salire. (corriere.it link diretto: http://tinyurl.com/pflznyf) La sfida di Salvini: "Pronto a candidarmi sindaco di Milano" . E poi affonda su Pisapia e chiede di votare a maggio: "La città deve avere un sindaco a tempo pieno" - Salvini sindaco di

Milano? Perché no, il leader leghista non disdegna affatto, anzi, si dice "a disposizione" qualora gli venga chiesto. E così il leghista, parlando con l'Agi, si sbottona: "Se qualcuno me lo chiede, io sono a disposizione. Se a qualcuno servo, se i milanesi sentono il fatto che io posso essere utile: sono pronto". Salvini, nel lanciare la sua possibile candidatura sottolinea che non sarà lui stesso ad auto scegliersi a tal punto che se i milanesi dovessero poi decidere per un'altra persona, lui sarebbe ugualmente favorevole a mettersi a disposizione di "qualcun altro". E così si appella alla facoltà di scelta che hanno i milanesi: "Esistono delle istituzioni, delle categorie, i commercianti, i tassisti, i farmacisti, i pensionati? Se qualcuno ritiene che Salvini possa essere utile lo dica e io ci sono". (iltempo.it)

cambiamento». Non sarebbe insomma più la vecchia Rai ma neanche la nuova. Una via di mezzo, un ibrido. (ilmessaggero.it)

Riforma Rai, ddl pronto in settimana tempo stringe, Consiglio in scadenza - Nessuna impasse. Il governo esaminerà il ddl con le linee guida della riforma Rai nella prossima seduta del consiglio dei ministri. Per Renzi intervenire sul servizio pubblico ha la priorità. È urgente. La scorsa settimana il cdm era saltato, il rischio che di questo passo si perdesse altro tempo era fondato. Il cda di viale Mazzini scadrà a maggio, tirandola per le lunghe si potrebbe arrivare fino a luglio. L’idea di approvare un ddl del governo sulla Rai in soli tre mesi ad alcuni pare un «azzardo clamoroso». Un azzardo che il premier ha deciso di correre. Nel Pd, in attesa che Renzi pronunziasse l’ultima parola, erano state avanzate varie ipotesi. Anche quella che se tutto saltava si potessero nominare i nuovi vertici con le attuali regole della legge Gasparri. Voleva dire dare il via al passaggio di consegne e andare avanti con la riforma dell’informazione. È un’ipotesi che qualora tutto dovesse saltare resta in piedi. Si nominebbero i due direttori delle newsroom e almeno in parte «partirebbe il

Altre in breve:

CINEMA: Incassi, Cenerentola supera i 10 mln - Apre al secondo posto Insurgent, Latin Lover si piazza quarto (ansa.it) – MODA&CURIOSITA': Cartoni animati anni 80 e 90: come li vorremmo vestiti I personaggi dei cartoni animati degli anni '80 e '90 sfoggiano i capi delle ultime collezioni presentate in passerella (vogue.it)

Curiosità & Life Style

Amazon testa i droni per le consegne aeree. Al via la fase di sperimentazione del progetto di recapito "Prime Air" - Tra qualche anno gli oggetti che si sono ordinati su Amazon potrebbero essere recapitati non più dal tradizionale "omino" del corriere espresso, ma da un drone che potrà nel giardino di casa per deporre il pacchetto ordinato e poi spiccare nuovamente il decollo. A un anno dalla richiesta, l'azienda statunitense ha finalmente ricevuto dalla Federal Aviation Administration (Faa) l'autorizzazione per avviare i test su velivoli comandati a distanza per la consegna di pacchi. I prototipi, che fanno già mostra di se' sul sito internet di Amazon, potranno volare solo di giorno e i risultati dei collaudi dovranno essere condivisi mensilmente con la Faa, si legge nel comunicato dell'agenzia federale. Inoltre i droni non potranno uscire dal campo visivo dell'operatore, un limite che, finché non verrà rimosso, non consentirà ad Amazon di sviluppare su larga scala il programma, battezzato "Prime Air". L'obiettivo del colosso dell'e-commerce, è quello di recapitare merci via drone in trenta minuti ai clienti iscritti al piano "Amazon Prime" che, al prezzo di 99 dollari all'anno, garantirà consegne più veloci e altri vantaggi tutti da scoprire.” (amazon.it)



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RUBRICHE

Il Corriere della Città Aprile 2015

Ninne sicure L

o ammetto, sono tra coloro che quando per un po’ non sente rumorini arrivare dalla culla dei bimbi addormentati va a sbirciarci dentro, aspetto un qualche segnale e quando non arriva … prendo una manina o faccio una carezza, a volte fanno un sussulto, a volte si stiracchiano, o fanno una smorfia: mi basta, torno a quello che stavo facendo. Ebbene sì, non mi preoccupano quando si svegliano spesso o peggio quando urlano tutta la notte, ma proprio quando sono dei silenziosi angioletti!!! Follia? No, solo istinto! Una delle evenienze più spaventose che può colpire una famiglia è la SIDS (sudden infant death syndrome) o morte improvvisa del lattante. Questa imprevedibile tragedia colpisce i neonati tra 1 e 12 mesi di vita. In Italia si stimano circa 250 nuovi casi ogni anno. La SIDS e’ al terzo posto tra le cause di morte. Per fortuna il rischio si riduce sensibilmente seguendo qualche regola. Si tratta di raccomandazioni basate su evidenze scientifiche. 1. Mettere a dormire i bimbi sulla schiena (back to sleep). In passato si preferiva la posizione prona, poi quella sul fianco, oggi sappiamo che entrambe non sono sicure: solo la posizione supina garantisce l’AROUSAL, cioè un sonno più leggero con risvegli frequenti, il che non è indice di un cattivo riposo, ma di un meccanismo fisiologico protettivo fondamentale per un sonno sicuro. Le altre posizioni aumentano la frequenza di rebreathing, cioè di re inalazione di aria espirata con aumento di ipossia e ipercapnia , surriscaldamento e alterazioni della funzionalità cardiaca. La posizione prona viene ancora usata nelle terapie intensive neonatali perché i bimbi prematuri respirano meglio sdraiati sulla pan-

cia, ma appena possibile viene abbandonata. Và però incoraggiata durante la veglia per stimolare uno sviluppo motorio armonico (TUMMY TIME). Quando i bimbi cominciano a girarsi da soli nel letto (4 mesi) e non si deve rimetterli nella posizione supina. 2. Scegliere un materasso rigido per la nanna e della misura adatta al lettino. Ciò previene soffocamento e intrappolamento. Scegliete culle certificate e lettini con sbarre vicine meno di 6 cm. Gli ovetti prima dei 4 mesi e alcune fasce non sono adatti al sonno. 3. Tenere cuscini, paracolpi e gli oggetti morbidi fuori dalla culla. Non è certo che un cuscino migliori la condizione di reflusso gastro – esofageo e anche i positioner utilizzati in ospedale per particolari patologie, non andrebbero consigliati in casa per il rischio di intrappolamento e soffocamento. Anche le coperte sono pericolose, se infatti il bimbo vi scivola sotto con la testa và incontro a surriscaldamento e per eccesso di anidride carbonica e può morire per asfissia. Questo tipo di SIDS di solito colpisce i neonati più grandicelli che al momento del ritrovamento sono nascosti dalle coperte e sudati. Conviene pertanto calzare bene le coperte sotto il materasso o preferire i sacchi nanna che lasciano braccia e testa liberi. In alcune culture si pensava fosse meglio fasciare i neonati, ma bende troppo strette possono alterare lo sviluppo motorio, causare lussazione dell’anca o impedire l’ espansione del torace, mentre fasce troppo lasse potrebbero essere causa di strangolamento. 4. Bisogna sistemare i neonati sul fondo del lettino. Ciò fa in modo che non scivolino sotto le coperte. 5. Non bisogna dormire nello stesso letto del bambino, ma nella stessa stanza. Non bed sharing ma room sharing. Nel lettone solo coccole e allattamento per evitare il rischio di schiacciamento. Fino al 2004 si riteneva che il sonno nel lettone fosse sicuro eccetto casi particolari come l’eccessiva stanchezza dei genitori, un’età inferiore ai 4 mesi,un materasso troppo morbido, genitori che assumono tabacco, alcool o sonniferi, in caso di gemelli o di bimbi prematuri o di basso peso e se ci si trova sul divano dove il rischio di intrappolamento e soffocamento è altissimo. In seguito si è diventati più rigidi. Oggi invece, seppur si continua a considerare più sicuro un bimbo vicino al

letto piuttosto che dentro, la scelta di condividere il lettone rimane una scelta dei genitori che devono però essere informati dei rischi e soprattutto del loro aumento nelle condizioni particolari sopra citate. Bisognerebbe anche evitare di far dormire neonati con bimbi più grandi che potrebbero colpirli muovendosi. 6. Evitare l’esposizione al fumo. Le mamme non dovrebbero fumare in gravidanza e allattamento e nessuno dovrebbe fumare nelle vicinanze di un bimbo. Il fumo aumenta il rischio di SIDS dell’1,4 e 4%. Addirittura l’associazione fumo e posizione prona lo incrementa del 55%. 7. Non utilizzare sistemi elettronici di sorveglianza del sonno. Questi sistemi offrono un falso senso di sicurezza. Anche se in ospedale si usano non andrebbero consigliati a casa se non in casi particolari. 8. Mantenere una temperatura costante tra 18° e 20°. I neonati non vanno coperti troppo (soprattutto in caso di febbre).Il surriscaldamento aumenta il rischio di SIDS. 9. Proporre il ciuccio durante il sonno. Il ciuccio riduce il rischio del 50% anche nelle condizioni di sicurezza non ottimali (meglio comunque evitare). Abbassa la soglia dell’AROUSAL attraverso un effetto meccanico: migliora la pervietà e la funzionalità delle vie respiratorie. Il ciuccio andrebbe offerto dopo il primo mese per non interferire con l’allattamento e andrebbe sospeso intorno al primo anno. Non bisogna forzare il bimbo a prenderlo e se durante la notte lo perde non va reintrodotto. Non deve essere dolcificato. 10. L’allattamento al seno sembra ridurre il rischio di SIDS del 50% La suzione favorisce lo sviluppo del massiccio facciale e quindi delle prime vie aeree, oltre a fornire un alimento più digeribile e quindi un sonno più leggero. Si tratta di regole facili da mettere in pratica e riducono il rischio di SIDS del 60% : come sempre bisogna informarsi e formare tutti coloro che si trovano ad occuparsi dei bimbi compresi nonni , zii, fratelli maggiori, tate ecc!!!! E se non vi sentite serene … fate una carezza ai vostri bimbi anche quando stanno dormendo!!! Dott. Ost. Catiuscia De Renzis Per altre info scrivete a dovevolalacicogna@libero.it


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Aprile 2015

RUBRICHE

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Generazione 1000 euro, generazione senza voce S

iamo la generazione dei telefonini. Siamo proprio noi quelli che non riusciamo a vivere senza, al punto da considerare questi aggeggi più importanti di tutto il resto. Dite di no? Lo smartphone risulta essenziale, più del portafoglio! La prova di ciò sta nel fatto che molti di noi escono da casa senza documenti – a me è successo svariate volte – e non battono ciglio, ma guai ad accorgersi che non hanno il telefono a portata di squillo. In quel momento, dovunque ci si trovi, si torna indietro; non sia mai dovesse chiamarci Papa Francesco in conference call con Obama, per svolgere un colloquio sulla pace nel mondo. Siamo la generazione dei reality. Quelli del Grande Fratello e dell’Isola dei Famosi, che famosi non sono, a parte uno che dovrebbe essere conosciuto da pochi e invece è noto all’intera popolazione nazionale… e non per le sue capacità intellettive. Siamo la generazione di Amici di Maria, ma non abbiamo amici. Generazione che non ripone speranza nelle istituzioni politiche ma fa affidamento sui media e più che mai sulla televisione. Giovani che fanno più provini che colloqui perché il lavoro è un miraggio: se si è capaci a far qualcosa si tenta la via dei i talent, presenti sui palinsesti televisivi più dei telegiornali. Se non si ha alcun talento, la strada sulla quale si può ripiegare è quella che porta alla sedia da corteggiatrice o corteggiatore, o addirittura all’ambitissima poltrona da tronista. Sì, è il lavoro del futuro: vai in Tv, conosci uomini o donne, e se ti va bene intraprendi la carriera di tutti quei giovani che sono diventati famosi perché si sono “innamorati” davanti alle telecamere. Fisici marmorei e scolpiti, cervelli non pervenuti, ma non perché non li posseggano – così voglio credere, almeno – ma semplicemente perché allo showbiz non interessano. Qualche serate in discoteca, le conoscenze giuste che portano alle spinte perfette e zac! Diventano attori!!! Vittorio Gassman perdonali, smetti di ribaltarti nella tomba, non sanno quel che fanno e soprattutto quel che dicono.

Siamo la generazione dei social che di sociale hanno solo il nome perché al loro interno raramente si fa amicizia, tutt’altro! La possibilità di imbattersi in maniaci e fuori di testa è sempre dietro l’angolo; da poco sono stata contatta da un tizio che voleva sapere a quanto mettevo le mie mutande usate. Non male, eh? Se siete più fortunati, appartenete al genere di persone che si conoscono tra di loro e spettegolano costantemente sui fatti altrui. Se siete meno fortunati trascorrete le giornate a litigare con estranei su argomenti talmente futili che pure Barbara D’Urso si rifiuterebbe di trattarli. Foto di ogni cosa che facciamo, di ogni cosa che mangiamo, geolocalizzazione di ogni posto dove ci rechiamo, e ovviamente la nostra privacy a puttane, al punto che anche gli stalker hanno deciso di cambiare professione perché gli abbiamo reso tutto troppo facile. Siamo la generazione dei bamboccioni e immagino che chi utilizza questo termine pensi che ci si diverta a vedere una laurea da 110 e lode appesa al muro, mentre si viene pagati 3,00 € l’ora netti – quando va bene – per fare sondaggi, telefonando alla gente chiedendogli quante volte al giorno mette il deodorante o peggio ancora, cercando di vendergli un nuovo contratto telefonico che di conveniente non ha nulla. Bamboccioni, già. Pro-

vate voi a farvi una famiglia con 350,00 € al mese. Siamo la generazione dei titoli di giornale dedicati alle notizie più stupide; il gonfiore nella mutanda di Rocco Siffredi accanto alla sua compagna di avventura dal décolleté generoso, il cambio look di Belen Rodriguez, la nuova macchina di Lapo Elkann parcheggiata in doppia fila; tutte notizie di un certo rilievo politico e sociale. Siamo una generazione che non conosce meritocrazia, che si vede scavalcata dalla surreale incompetenza dei figli, cugini, nipoti, amici di… e nonostante questa consapevolezza, non riesce a reagire, continua a rimanere immobile dinnanzi ad ogni ingiustizia. Siamo la generazione della “nipote di Mubarak” e delle sue proprietà milionarie in Messico. Siamo la generazione definita 1000 euro, ma che in verità non sa nemmeno quanti siano perché solo pochi riescono a guadagnarli. Siamo la generazione che non riesce più ad affrontare, quella che scappa all’estero per trovare semplicemente un futuro dignitoso, quello che il nostro Paese non vuole concederci. Siamo una generazione disperata, che urla a bassa voce e che per questo non verrà mai ascoltata. Siamo la generazione che si ribella, ma soltanto davanti ad un pc o uno smartphone, perché è vero, ci hanno insegnato cos’è la tecnologia e come utilizzarla, ma si sono dimenticati di spiegarci come tirar fuori IL CORAGGIO. Alessandra Crinzi Instagram: @outfitspertutte www.outfitspertutte.com


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SPORT

Il Corriere della Città Aprile 2015

Speciale classifiche

29/03 Pomezia – Rocca Secca TST 12/04 Audace S. Vito – Pomezia 19/04 Pomezia – Albalonga 26/04 Lariano – Pomezia

29/03 Lepanto Marino – Lido dei Pini; TNF – Palocco; Torrenova – Unipomezia 12/04 Lido dei Pini – Sermoneta; Garbetella – TNF; Unipomezia – Vigili Urbani 19/04 TNF – Torrenova; Pescatori Ostia – Lido dei Pini; Montespaccato – Unipomezia 26/04 Lido dei Pini – Tormarancio; Montespaccato – TNF; Unipomezia - Casalotti 29/03 Airone Ardea – Virtus D.A.; Atl. Bainsizza – Città di Pomezia; Sporting Genzano – Indomita; Torvaianica – Montello; TSL – RIPOSO 12/04 Città di Pomezia – Sp. Genzano; Indomita – V. Nettuno; Montello – Airone Ardea; Real Velletri – Torvaianica; TSL – Atl. Bainsizza

19/04 Airone Ardea – Real Velletri; Real Colosseum – Indomita Pomezia; Sp. Genzano – TSL; Torvaianica – Sabotino; Nettuno – Città di Pomezia 26/04 Fonte Meravigliosa – Torvaianica; Indomita – Città di Aprilia; Sabotino – Airone Ardea; Tor San Lorenzo – Nettuno; Città di Pomezia – Real Colosseum

28/03 Atl. Ardea – Nuova Circe; La Rocca – Enea Pomezia; Montegiordano – Sport. Nettuno 11/04 Enea Pomezia – Atl. Ardea; Real Marconi Anzio – Montegiordano 18/04 Atl. Ardea – Sa.Ma. Latina; Borgo S. Maria – Enea Pomezia; Montegiordano – RIPOSO 25/04 Enea Pomezia – Prossedi; Montegiordano – Fanciulla D'Anzio; Sporting Nettuno – Atl. Ardea


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SPORT

AAprile 2015

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Rush finale! Pomezia Calcio, Cedial Lido dei Pini, Team Nuova Florida, Unipomezia Virtus 1938, Airone Ardea, Città di Pomezia, Indomita Pomezia, Torvaianica e Tor San Lorenzo. E ancora. Atletico Ardea, Enea Pomezia e Montegiordano. Per tutte queste squadre è tempo di convogliare le ultime forze sugli obiettivi stagionali: tra salvezza e sogni di promozione vediamo come è stato il mese di marzo per le compagini del nostro territorio e cosa ci aspetta in questo finale di torneo. Le date da ricordare: 5 aprile: sosta per le festività Pasquali 3 maggio: fine del campionato di Eccellenza 9 maggio: fine del campionato di Terza Categoria 10 maggio: fine del campionato di Prima Categoria

P

oco più di un mese. E' questo il tempo che manca alla chiusura dei giochi: il 3 maggio terminerà il campionato di Eccellenza, sette giorni più tardi sarà la volta di Promozione e Prima Categoria. Il 9 invece, un giorno prima rispetto a questi ultimi due tornei, è in programma l'ultimo turno della Terza Categoria. Ma cosa ci attende dunque nel mese di aprile per quanto riguarda il calcio dilettantistico? Dopo le sfide del 28 e 29 Marzo – non documentate in quanto il Corriere era già andato in stampa – ci sarà la sosta per le festività pasquali; tutto sarà rinviato di conseguenza al 12 Aprile quando tutte le nostre compagini torneranno sul campo: il Pomezia (nella foto con Ciccarelli Mauro), ad oggi salvo - decisivo in tal senso potrebbe rivelarsi il successo per 3-0 riportato contro il Morolo lo scorso 15 marzo – e con un +8 dalla zona play out, andrà in trasferta contro l'Audace San Vito per poi affrontare in casa l'Albalonga. Vis Artena (fuori casa) e Lariano (in casa) completeranno il calendario del Pomezia per il mese di Aprile prima dell'ultimo incontro della stagione contro la Nuova Itri. Per una squadra alla ricerca della matematica riconferma nella categoria, il Pomezia appunto, ce ne è un'altra che sogna il grande salto, ovvero il Lido dei Pini: a Marzo sono arrivate due vittorie – una di queste nel derby contro la Nuova Florida – un pari ed una sconfitta che al

momento valgono il quarto posto. Il gradino più basso del podio è però distante appena tre punti e proprio il Lepanto Marino, oggi terzo, sarà l'avversario della compagine rutula nel prossimo turno di campionato (29 Marzo). Sermoneta, Pescatori Ostia e Tormarancio saranno invece gli ostacoli da superare, in ordine di calendario, nel mese di Aprile prima degli ultimi due incontri della stagione a Maggio. Nello stesso girone Unipomezia e Team Nuova Florida sono invece a caccia di punti pesanti in ottica salvezza anche se la seconda è ormai molto vicina al traguardo (+8 sul Velletri, ultima compagine ad andare, se si chiudesse oggi il torneo, ai playout); per i pometini invece è ancora lontano il tempo dei festeggiamenti: ci sono da difendere i tre punti di vantaggio ad oggi accumulati nei confronti della zona calda. Tutto da vivere sarà poi il mese di aprile per quanto riguarda la Prima Categoria. E qui per il nostro territorio le note positive non mancano. Torvaianica, Sporting Genzano, Real Colosseum e Indomita Pomezia, in ordine di classifica mentre scriviamo, stanno disputando una stagione sorprendente e, ad oggi, non è facile azzardare previsioni su chi la spunterà alla fine, tanta è l'autorevolezza con cui queste squadre affron-

tano, e quasi sempre vincono, i vari match di campionato. Ecco allora una serie di scontri diretti assolutamente da non perdere: il 29 Marzo ci sarà Sporting Genzano - Indomita Pomezia ed il 19 Aprile Real Colosseum – Indomita Pomezia, solo per fare due esempi. In ottica salvezza invece è praticamente fatta per la Città di Pomezia, +10 sulla terzultima, mentre si è complicato quasi irrimediabilmente il cammino dell'Airone Ardea verso la riconferma nella categoria, con 9 punti a dividerla dal quart'ultimo posto: decisive per la compagine rutula si sono rivelate le sconfitte contro Città di Aprilia, Real Colosseum e Torvaianica. Si attende invece soltanto la matematica retrocessione per il Tor San Lorenzo, purtroppo ultimo con soli nove punti all'attivo. Chiudiamo con la terza categoria. Qui il sogno promozione del Montegiordano è più vivo che mai: la squadra è prima a pari punti con la Fanciulla D'Anzio che affronterà tra l'altro il prossimo 25 aprile in casa. Leggermente più indietro troviamo Atletico Ardea – che sta vivendo però un ottimo momento di forma ed è a soli cinque punti dalla vetta – ed Enea Pomezia, ottava in classifica con 25 punti all'attivo. Luca Mugnaioli

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BON-TON

Il Corriere della Città Aprile 2015

Questione di stile “Mi capita spesso di partecipare a cene molto formali, confesso che ho sempre il timore di fare brutta figura nell’individuare le giuste posate da usare….! Loredana

N

on basta sapere quali posate mettere in tavola e dove collocarle, la parte più complicata spetta al come usarle. Ci sarebbe una piccola regoletta per togliersi dall’imbarazzo e cioè: sedervi a tavola e guardare come si comportano gli altri, o meglio ancora imitare la padrona di casa. E se anche gli altri facessero come voi? Beh, a questo punto mai farsi prendere dal panico, ma ricordarsi della regola generale: le posate vengono poste sul tavolo, dalle più esterne alle più interne, nell’ordine in cui verranno usate. Nel caso in cui si debba lasciare temporaneamente forchetta e coltello, per esempio quando si deve bere, questi andranno appoggiati nel piatto lateralmente (e non sul bordo in quanto possono cadere sulla tovaglia macchiandola) uno a destra e uno a sinistra, con la punta convergente verso il centro del piatto, come lancette che sull’orologio segnano le ore 8,20 mentre terminato di mangiare, le posate si lasciano appaiate sul piatto come lancette che indicano le ore 4,20. Ora alcuni piccoli accorgimenti di Bon Ton che fa bene ogni tanto rammentare di ciò che NON bisogna MAI fare. Quindi di seguito, in ordine alfabetico: • Allentarsi la cintura a tavola. • Appoggiare sul tavolo dove si mangia ciò che si ha in tasca. • Arrivare in largo anticipo e trovare i padroni di casa ancora impreparati ad accogliervi. • Bere direttamente dalla bottiglia. • Chiedere chi altri è invitato, soprattutto prima di aver accettato. • Chiedere un parere professionale quando si incontra un professionista fuori dall’orario di lavoro. • Coprire il bicchiere con la mano in segno di diniego se viene offerto da bere. • Dire “buon appetito” prima di mangiare. • Dire “permesso” entrando. Basta bussare. • Dire “salute” a chi starnutisce. • Fare rumore mentre si sorbisce un liquido

Il Corriere della Città

• Fingere conoscenze che non si hanno. • Giurare sui propri figli (soprattutto quando si mente) • Grattarsi ostentatamente. Soprattutto quando si tratta di certe parti del corpo. • Imporre le “pattine” agli ospiti per il bene del pavimento. • Indossare un fazzoletto da taschino dello stesso colore della cravatta. • Infilare entrambe le mani in tasca, se uomini. • Ispezionare il fazzoletto dopo averlo usato. • Lasciar intravedere biancheria scura se vestite di chiaro e viceversa, se donne. Lasciar trasparire la canottiera sotto la camicia, se uomini. • Leccare l’indice per sfogliare un libro o un giornale. • Masticare a bocca aperta. • Non rispettare le code. • Ostentare se stessi, ciò che si possiede, le persone che si conoscono, i propri compagni. Infine, ostentare ciò che non si è più- o mai statiè patetico ancor prima che cafone. • Portare i calzini bianchi con gli abiti scuri. • Portare i sandali con le calze. • Ridere degli “episodi rumorosi” altrui invece di far finta di nulla. • Scrivere (dire, addirittura!) il cognome prima del nome

• Scusarsi prima di dire una parola volgare. O non la si dice, o non si va fino in fondo senza ipocrisie. • Sollevare tazze e bicchieri con il mignolino ritto. • Succhiare il cucchiaino dopo aver mescolato lo zucchero nel caffè. Si lascia gocciolare appena, e poi, si ripone sul piattino. • Tenere gli occhiali da sole quando si viene presentati. Giocare alla Gioconda non è gentile. • Tenere l’unghia del mignolo lunga, specialmente gli uomini. • Toccare i bicchieri tra loro nel brindisi e dire “cin cin” (soprattutto se in compagnia di giapponesi, per cui la parola ha tutt’altro significato). • Usare le unghie come stuzzicadenti. • Usare nomignoli intimi in pubblico. • Voltare la testa a piccione per seguire con lo sguardo qualcuno che ci incuriosisce.

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26/04/2015

www.ilcorrieredellacitta.com Numero 4 Anno 7 APRILE 2015 EDITORE: La Città

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DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Il Corriere della Città: Alessia Ambra Achille, Luca Mugnaioli, Matteo Acitelli, Alfredo Corrao, Giuseppe Marrone, Luigi Torreti, Alessandra Crinzi

STAMPA: Tipografia Graffietti Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009




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