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Anno 8 Numero 04
APRILE 2016
libertà informazione politica cronaca cultura sport
L'estate che verrà
Ecco come Pomezia e Ardea si preparano alla prossima stagione balneare Tassa sull’ombra: ma è davvero dovuta? PAG. 04
Scambi culturali per le scuole di Pomezia e Ardea PAG. 20 - 23
Pratiko due mesi dopo l’incendio PAG. 22
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POLITICA 3 Pomezia, “manufatti illegittimi” di due consiglieri comunali, la Regione Lazio scrive alla Procura
Aprile 2016
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arà sicuramente discutere e solleverà polemiche tra maggioranza e opposizione la risposta inviata dalla Regione Lazio lo scorso 8 marzo in merito ai presunti abusi edilizi, o meglio “presunte illegittimità degli edifici siti in località Torvaianica Alta” che si riferiscono alle abitazioni dei consiglieri Giuseppe Raspa, capogruppo del Movimento 5 Stelle, e Gianfranco Petriachi, consigliere M5s e presidente della Commissione Urbanistica al Comune di Pomezia. Dopo un esposto presentato lo scorso anno da un costruttore locale alla Regione Lazio, quest’ultima aveva inviato la richiesta di chiarimenti al dirigente del settore urbanistica ma, nonostante “ripetuti solleciti – si legge nel documento – tendenti ad acquisire conoscenza sulla legittimità dei fabbricati indicati, si è constatata la sostanziale inattività verso gli obblighi di vigilanza […] in quanto, allo stato, non risultano pervenute relazioni a chiarimento di quanto richiesto, ma solo trasmissione di atti privi del richiesto esame di legittimità”. La Regione, “tenuto conto del lungo tempo trascorso, tramite un funzionario preposto dell’Area, il giorno 03/03/2916” ha eseguito “un accesso presso gli uffici comunali per reperire materiale documentale su supporto digitale relativo alla conoscenza degli elaborati grafici posti a base dei titoli abitativi degli edifici indicati, nonché a eseguire un preliminare sopralluogo sul posto per verificare lo stato dei luoghi documentato da un rilievo fotografico”. La Regione ha quindi rilevato che uno dei due edifici presenterebbe “un sostanziale aumento di altezza di parte del sottotetto attuale. Inoltre il porticato posto al piano terra del medesimo manufatto, previsto tutto aperto nel progetto citato, si presenta ora parzialmente tamponato. Le modifiche citate indicano di fatto la avvenuta realizzazione di opere difformi dal progetto edilizio a suo tempo licenziato dal Comune”, mentre per l’altro si rileva che “una residua possibile
irregolarità del manufatto potrebbe essere individuata nei locali posti al piano sottotetto che risultano progettualmente con altezza interna al colmo pari a mt. 2,30 con destinazione d’uso “deposito occasionale”, quindi non abitabile. Tuttavia il sopralluogo ha permesso di rilevare la presenza di un ulteriore manufatto, di non meglio accertate dimensioni, posto all’interno del cortile di proprietà, probabilmente adibiti a deposito-cantina, di cui non risulta la presenta di titoli abilitativi rilasciati”. “Constatata la presenza di manufatti posti in condizione di illegittimità – scrive ancora la Regione – al fine di evitare comportamenti omissivi o dilatori di attività comunque poste alla competenza e alla responsabilità del Dirigente comunale pro tempore, si diffida a voler effettuare entro e non oltre 7 giorni dal ricevimento della presente pieno riscontro delle attività ispettive regionali prospettate, nonché di emettere gli eventuali provvedimenti repressivi del cado, al fine di non compromettere l’operato di questa Direzione Regionale relativo alla verifica della correttezza dell’attività comunale sulla materia urbanistica edilizia”. Il documento conclude con un “Si comunica altresì che in mancanza di idoneo riscontro alla presente si valuterà l’eventuale ricorso alle misure sostitutive di cui all’art. 31 della L.R. 15/08 mediante nomina di un Commissario ad Acta”. L'Area Vigilanza della Regione Lazio, in appli-
cazione della stessa legge, ha inoltrato la segnalazione alla Procura, competente in caso di riscontrate illegittimità sugli immobili. A questo punto sarà quindi la stessa Procura – ma prima di questa dovrebbe essere il Dirigente comunale oppure il Comando di Polizia Locale di Pomezia - a dover dare seguito ad i controlli ed eventualmente denunciare per ipotesi di reato urbanistico-edilizio le persone coinvolte, qualora se ne riscontrassero i presupposti esposti dalla Regione Lazio. Al momento di andare in stampa non risultava, presso la Regione Lazio, una risposta alla richiesta effettuata dal dirigente dell’Area “Vigilanza urbanistico-edilizia e contrasto all’abusivismo”, nonostante i 7 giorni indicati siano abbondantemente passati. Non sappiamo se la procedura di nomina di un Commissario ad Acta regionale sia già stata intrapresa, in quanto richiede di solito tempi piuttosto lunghi. Ma il punto, al di là del fatto che gli abusi siano stati fatti o meno (su questo sono gli organi preposti a doversi esprimere), è la poca trasparenza da parte del Comune nel gestire questa vicenda che vede coinvolti il capogruppo della maggioranza e il Presidente proprio della Commissione Urbanistica: la Regione Lazio ha infatti rimarcato il fatto che nonostante “i ripetuti solleciti trasmessi”, nessuna relazione chiarificatrice è mai giunta alla Regione. Perché?
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POLITICA
Il Corriere della Città
Aprile 2016
Tassa sull’ombra: ma è davvero dovuta? I dubbi di Rodolfo Serafini che contesta le intimazioni di pagamento inviate dal Comune di Pomezia a molti cittadini
L
a “Tassa sull’ombra”, tecnicamente chiamata “Canone Patrimoniale Non Ricognitorio”, continua a far discutere a Pomezia, perché nelle scorse settimane sono arrivate a molti cittadini le intimazioni di pagamento per i mancati versamenti relative all’anno 2013. Sull’argomento, dopo le numerose polemiche iniziate due anni fa, prende la parola Rodolfo Serafini, ex segretario PDL. “Ho da subito riscontrato come questo canone venga richiesto automaticamente e illegittimamente a tutti coloro che avevano/hanno un’insegna pubblicitaria autorizzata, anche se i presupposti dell’Imposta sulla pubblicità e quelli del Canone non ricognitorio sono assolutamente differenti. Differenza che implica che il Canone non deve essere versato automaticamente da molti piccoli contribuenti, che invece sono tenuti al pagamento dell’imposta sulla pubblicità. Nonostante varie richieste di chiarimenti all’ufficio tributi e direttamente al Sindaco, nessuna risposta è mai arrivata. Ora stanno iniziando le intimazioni di pagamento per i mancati versamenti anno 2013, che precedono le azioni di riscossione forzosa: si paga, oppure si rischiano provvedimenti quali i fermi amministrativi dei veicoli oppure il pignoramento dei crediti presso terzi piuttosto che sui conti correnti. Ovviamente queste minacce inducono a pagare anche chi ha il dubbio, se non la certezza, di non essere soggetto al canone, ma vuole evitare ulteriori costi e problemi: si verifica la situazione paradossale per cui i diritti dei cittadini vengono piegati dalla forza di una istituzione, quale il Comune, che per prima li dovrebbe garantire e tutelare”. Su quali presupposti lei afferma questo? “Nella Delibera Consiglio Comunale n° 63 del 2/12/2013, si legge che “1. Le occupazioni permanenti del demanio e del patrimonio stradale del Comune di Pomezia approvate dal Consiglio Comunale sono soggette a canone non ricognitorio. Le occupazioni realizzate al di fuori della sede strada le sono comunque considerate come effettuate entro i limiti delle fasce di rispetto stradale e, pertanto, assoggettate al pagamento del canone non ricognitorio. Sono, inoltre soggette a canone non ricognitorio le occupazioni dei tratti di strada
per i quali il Comune di Pomezia esercita la potestà autorizzatoria ai sensi dell'articolo 2, comma 7, del Codice della Strada e Ie occupazioni di aree private gravate da servitù di uso pubblico”. Ma quali sono le “occupazioni… approvate dal Consiglio Comunale”? Non le insegne e gli impianti pubblicitari, allora perché chiedere ai loro proprietari il pagamento del Canone? Pochi mesi dopo l’approvazione di questo Regolamento, il Consiglio Comunale con Deliberazione n° 20 del 22/05/2014 ne ha approvato uno diverso, innovato in alcune parti, tra le quali proprio l’art. 2 comma 1°, sostituendo il requisito dell’approvazione in Consiglio comunale con il rinvio a un allegato contenente tutte le fattispecie possibili di occupazione assoggettabili al Canone. Evidentemente era stato compreso l’errore, che di fatto rendeva inesigibile il Canone per l’anno 2013, ma piuttosto che riconoscerlo si è preferito cambiare silenziosamente il Regolamento, incassare il canone e arrivare a produrre le intimazioni di pagamento. Poi la Giunta, per mettere a tacere le molte polemiche ha stabilito con la Delibera 153 del 24/07/2014 una “…decurtazione di 100€ il cui importo verrà sottratto alla tariffa dovuta complessivamente da ogni concessionario”. Ancora oggi il proclama è visibile sul sito istituzionale del Comune, ma tale decurtazione pare non essere stata assolutamente applicata: conosco molte attività che si sono viste recapitare anche nel 2014 una richiesta di versamento senza abbattimento del canone. Quindi, altre somme illegittimamente richieste e spesso incassate, facendo affidamento sulla scarsa conoscenza (e divulgazione!) delle norme comunali da parte dei contribuenti. E neanche a dirlo, sono in corso di predisposizione le ingiunzioni di pagamento per l’anno 2014”. Serafini trova altre anomalie. “Interessante notare il rin-
novato art. 4 del Regolamento, dove al comma 3° si decide che “per gli impianti pubblicitari ed i cartelloni di qualsiasi genere nonché per le occupazioni con pozzetti, tralicci, cabine e simili, la consistenza è calcolata per numero di impianto ed in misura fissa”: una misura a vantaggio di chi? Una tabella esposta da un professionista dovrebbe pagare quanto una “mega-impianto pubblicitario” di decine di metri quadrati di superficie, che oltretutto spesso deturpa il paesaggio? Nel 2015 come per magia scompare il decantato -quanto non applicato- abbattimento del Canone per i c.d. piccoli contribuenti, stavolta in rigoroso silenzio. Questo fatto sembra rafforzare i dubbi sul favore fatto ai grandi contribuenti”. E non finisce qui: “Come è possibile che per gli anni 2014 e 2015, con o senza abbattimento del canone, si prevedevano nelle relative determine di Giunta gli stessi identici introiti (€2.108.070)? Elemento di forte criticità è anche la determinazione di quali siano le “aree private gravate da servitù di uso pubblico”, per le quali è previsto il pagamento del canone non ricognitorio. Il fatto non è di poca rilevanza, perché sappiamo che le servitù sono limiti al diritto costituzionale di godimento della proprietà privata, quindi la loro esistenza non è un fatto scontato: si possono costituire volontariamente o coattivamente, ma in quest’ultimo caso occorrono una norma di legge, un atto amministrativo oppure una sentenza giudiziale: quali di questi presupposti è stato valutato dall’amministrazione comunale al momento di richiedere il Canone non Ricognitorio a chi utilizza proprietà privata e non pubblica? A me risulta nessuno. Ne consegue che le richieste sono assolutamente illegittime, carenti nei presupposti di diritto e di fatto. Se l’amministrazione ritiene esistente la servitù di uso pubblico su un bene privato, lo deve affermare chiaramente ed eventualmente dimostrare, per poter esigere il pagamento del Canone non patrimoniale; in caso contrario è solo una ingiustificata richiesta di denaro in carenza di qualsiasi titolo idoneo, come sostiene l’ordinamento giuridico, dalla Costituzione al Codice Civile, rafforzato da una nutrita schiera di sentenze, tra cui una recentissima della Corte di Cassazione”. “Tirando le somme - conclude Serafini - il quadro appare assolutamente sconfortante: atti illegittimi, cialtronerie, furbizie, favori ai “forti” e mano pesante con i “deboli”, tentativi di incassare somme non dovute che potrebbero apparire simili alla truffa (ci convincono che dobbiamo pagare) o peggio (ci inducono a pagare per evitare ingiusti danni di maggiore entità); un’amministrazione che vuole essere corretta, onesta e trasparente dovrebbe restituire quanto illegittimamente richiesto e incassato, annullare tutti gli iter illegittimi di ingiunzione al pagamento, congelare ogni attività riscossiva fino al momento in cui non si saranno individuati con certezza i soggetti tenuti al pagamento di questo canone”.
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POLITICA
Il Corriere della Città
Marzo 2016
Ardea, trama e ordito di una politica da… paura
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ra solo il 17 di febbraio, ma sembra passato un secolo. Tre consiglieri della maggioranza Di Fiori si dichiarano pronti a firmare le loro dimissioni che, in concomitanza con quelle dei consiglieri dell'opposizione, così come usciti dalle urne nel 2012, avrebbero comportato la caduta della consiliatura. Questa distinzione nella definizione di opposizione risulterà fatale al progetto dei tre, come pure la data scelta per l'operazione: apporre le proprie firme il 17 febbraio avrebbe consentito di andare alle urne a giugno in concomitanza con le elezioni amministrative di Roma e di grandissima parte dei comuni italiani. La prospettiva di andare al voto in tempi così ristretti ha preoccupato perfino qualcuno dei consiglieri dell'opposizione che sono arrivati a chiedere il rinvio della data scelta per la firma congiunta. Sorvoliamo sulle considerazioni politiche di questa scelta che, seppur legittima, di fatto ha consentito al sindaco di presentare il giorno dopo le proprie dimissioni e dar luogo ad una vera e propria trattativa con i suoi consiglieri ribelli. Che il piano, neppur celato, del sindaco stesse dando i suoi frutti lo si è capito quando il 24 febbraio sono definitivamente saltati gli accordi tra i consiglieri e i tre ribelli, accampando questi ultimi la pretestuosa scusa che fosse assente dal notaio uno dei consiglieri di opposizione, nonostante il numero dei presenti consentisse di portare a termine l'operazione in quanto all'opposizione si era aggiunta (da sempre) la disponibilità a firmare da parte del consigliere Luca Fanco che, sebbene eletto in maggioranza nei fatti non ha mai sostenuto di Fiori. Anche ai meno attenti alla politica locale è stato chiaro che quel giorno non ci sarebbe stata nessuna firma perché i tre, magari, non avrebbero gradito il colore della cravatta di qualcuno dei colleghi. Il 9 marzo, rispettando un copione non scritto, puntuale arriva il ritiro delle dimissioni da parte del sindaco; restava solo uno scoglio da superare: la richiesta di sfiducia nei confronti del sindaco che intanto i 7 dell'opposizione avevano per tempo presentato. Scontato il risultato: il sindaco si salva seppur con l'astensione di due dei ribelli. È stato un Consiglio comunale di fuoco quello del 21 Marzo. I sospetti e le polemiche che ne sono seguite hanno portato alle dimissioni del vicepresidente Antonino Abate, lasciando l'organo consiliare privo di figure istituzionali di guida. E così il consigliere anziano Mauro Giordani si è trovato a supplire nella carica di facente funzioni. In quella stessa assise del 21 marzo era prevista l'elezione del Presidente del Consiglio, che non è stata possibile in quanto a quel punto i 7 all'opposizione sono usciti dall'aula facendo mancare il numero legale necessario a procedere con l'elezione. Non c'è che dire: proprio un bell'inizio per la primavera. Ci sono scadenze importanti per l'ente che la legge prevede debbano essere ottemperate. A fine marzo la giunta, che non c'è salvo il vicesindaco Cremonini ormai avvezzo a far da salvagente al sindaco nei momenti di crisi, avrebbe dovuto presentare ai revisori dei conti ed ai consiglieri la proposta di bilancio. Nei trenta
giorni successivi si deve procedere a portare in consiglio per l'approvazione alcuni passaggi importanti quali le tariffe per IMU, TASI, e TARI e quelle per i servizi a domanda individuale come ad esempio i servizi cimiteriali e la mensa scolastica. Infine non oltre il 30 aprile, salvo ormai consueti quanto inspiegabili rinvii concessi dal prefetto, deve essere approvato il bilancio previsionale. Nei 50 giorni successivi, ovvero entro il 20 giugno, un'altra tegola: l'approvazione del rendiconto annuale dove sicuramente molti “altarini” si disveleranno. Per nulla preoccupata dagli obblighi che la legge impone, la maggioranza rishakerata non ha trovato di meglio da fare che presentare una richiesta per la convocazione urgente e straordinaria di un Consiglio comunale in cui trattare ben 14 punti la cui urgenza, alla luce dei fatti, risulta comprensibile a pochi, soprattutto perché l'ordine del giorno non prevede nulla di quelle scadenze di cui abbiamo parlato. E siamo arrivati, nella ricostruzione dei fatti, ai primi di aprile. Il giorno 4 è stato convocato dal facente funzioni Mauro Giordani un Consiglio comunale straordinario che, contravvenendo alle richieste di quattro consiglieri di maggioranza, prevede un solo punto: l'elezione del Presidente del consiglio. Quanto accadrà lo scopriremo quando ormai questo giornale sarà in stampa per cui oggi possiamo tentare solo di fare previsioni. Sappiamo per certo che, dopo essersi consultato con la dirigenza provinciale PD, Mauro Giordani si è limitato e si limiterà a convocare il Consiglio con il solo scopo di eleggere il nuovo Presidente. Questo è un obbligo al quale non può sottrarsi, anche se, ma è a questo punto un particolare poco rilevante, si è dimenticato di menzionare anche l'elezione del vicepresidente per via delle dimissioni presentate da Abate. La strategia dell'opposizione sembra chiara, indurre il prefetto ad intervenire impedendo di fatto l'elezione del Presidente, facendo mancare in aula, come è già accaduto il 21 marzo, il numero legale necessario ad eleggerlo. Basterebbe che il piano andasse a segno due o tre volte per impedire l'approvazione del bilancio ed arrivare automaticamente al commissariamento. Sembrerebbe un piano semplice ma al tempo stesso presenta dei rischi che nessuno nella minoranza vuole nascondere. Si è consolidata in seno al PD una frattura ormai difficilmente sanabile. Un comunicato stampa del partito in sostegno al nuovo facente funzioni ha palesemente dimostrato la presa di distanza dal capocartello Abate e, di conseguenza, la fragilità dell'intento. Se come dalla maggioranza si vocifera, e neppure tanto sommessamente, ci sono consiglieri di opposizione pronti a sostenere la consiliatura, basterà che uno solo di loro
resti in aula al momento della votazione per far saltare ogni trama. Certo, se ciò accadesse, ben ardua sarebbe l'impresa per salvare politicamente il “traditore” ma ci sono elementi forse sacrificabili che al tempo stesso si farebbero carico della loro azione allontanando i sospetti dai reali artefici. Tutto ha un prezzo e ben alto sarebbe quello da affrontare per la maggioranza nel momento in cui si trovasse a dover onorare accordi in questo senso. Ma evidentemente le risorse a cui far ricorso sono molteplici e gratificanti, soprattutto giudicate utili a riconquistare visibilità e fiducia in un elettorato sempre più convinto di aver dato fiducia alle persone sbagliate. I quattro che hanno avanzato richieste per l'ordine del giorno del Consiglio che non si terrà, almeno per ora, avevano esplicitamente richiesto che si arrivasse all'approvazione del progetto di finanza per la realizzazione del cosiddetto Happy Park e un altro progetto per il faraonico ampliamento del cimitero di via Strampelli. Sebbene per il primo non esistano apparentemente svantaggi per i cittadini di Ardea, se non quelli indiretti che ne potrebbero derivare a livello di infrastrutture ricettive e il forte rischio che il progetto stesso si riveli improduttivo per l'imprenditore riducendolo ad una cattedrale nel deserto, per il secondo si tratta di un vero e proprio gravissimo danno economico per la collettività. Si intenderebbe costruire 20 mila nuove tombe oltre una stazione di cremazione. È bene sapere che le tombe sono gestite dal Comune e che costituiscono una vera e propria risorsa per le casse comunali. Ad Ardea abbiamo invero una situazione critica in quanto a disponibilità di loculi, perché questi non sono da qualche tempo sufficienti a coprire la domanda; invece si vuole affidare al privato per ben 25 anni tutti i vantaggi economici derivanti dalle concessioni, e i conti sono presto fatti. Dai dati anagrafici di oggi sappiamo che nei prossimi 25 anni ci sarà necessità di oltre 6.000 tombe che concesse al prezzo attuale di circa 3.000 € corrispondono ad entrate per la ditta proponente di ben 18 milioni di € che si traducono per l'ente ad una rinuncia netta di entrate per oltre mezzo milione di euro l'anno. E i ribelli? Cosa si riserva per loro? A parte la riconferma quasi certa dell'assessore Piselli per Francesco Corso, la riconferma di Iotti per onorare gli impegni di Sperandio e la rinomina a Presidente del Consiglio per Acquarelli, è importante ricordare l'intervento a mezzo stampa per questi ultimi due che, va ricordato, si sono astenuti in occasione della mozione di sfiducia al sindaco. Più che di vere e proprie richieste si conferma nelle loro parole una larvata minaccia al Sindaco e la chiara intenzione di proporre interventi dal sentore populista, atti solo a ricostruire consensi perduti che gli consentano di “tornare in auge” alle ormai lontane elezioni del 2017. Che brutto scenario! Che orrenda politica! Un pensiero ci assilla: oggi potremmo raccontare tutta un'altra storia, se si fosse evitato l’errore che il 17 febbraio scorso ha fermato i tre ribelli; ma siamo fiduciosi; c'è ancora tempo per riparare, e quanto accadrà in questi giorni sarà rivelatore. Mario Savarese
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SPECIALE ESTATE
Il Corriere della Città
Aprile 2016
Pomezia e Ardea, p Torvaianica: che estate sarà? D
avide Nasso, presidente dell’Assobalneari, è molto fiducioso rispetto alle previsioni per la prossima stagione estiva a Torvaianica. “Ovviamente la cosa fondamentale è il tempo: ovviamente una stagione accompagnata da tanto sole è sicuramente già buona, quindi il primo augurio è che ci sia bel tempo per tutta l’estate. Se parliamo invece di quanto è condizionabile dalle nostre scelte, partiamo da quella che per noi è una nota positiva ma che va, purtroppo per loro, a discapito dei balneari di Ostia e di Capocotta: la chiusura e il sequestro, da parte della polizia locale, di molti stabilimenti e chioschi per problemi di abusivismo nel tratto tra Ostia e il confine con Torvaianica. Questo ha fatto sì che i romani abituati ad andare in quelle spiagge, trovando i cancelli e gli stabilimenti o i chioschi chiusi, si riversassero sulle zone confinanti, quindi anche a Torvaianica, uno dei primi posti dove trovare servizi: abbiamo notato subito, già nei week end di marzo, un aumento di turisti, che arrivano per una passeggiata o per usufruire dei servizi di ristorazione. Questo è il momento di sfoderare la nostra bravura e le nostre capacità, cercando di affiliare questi nuovi clienti mostrando loro quanto il nostro territorio può offrire, in modo da indurli a tornare anche quando i locali adesso chiusi dovessero riaprire”. E cosa può offrire, esattamente? “Da parte degli stabilimenti si possono trovare ottimi servizi balneari, così come un’ottima ristorazione. Senza contare la spiaggia, che quest’anno fortunatamente non ha subito il processo di erosione e quindi si estende in maniera davvero ottimale: abbiamo una spiaggia non solo ampia, ma – e per questo devo dire grazie all’amministrazione comunale – già pulita. La pulizia della spiaggia è fondamentale, è
un biglietto da visita positivo per chi arriva. Poi ogni stabilimento offre servizi di vario tipo, da quelli standard a quelli con “qualcosa in più” a seconda delle proprie caratteristiche e peculiarità. A Torvaianica ci sono chioschi e stabilimenti molto belli, che purtroppo non sono stati adeguatamente pubblicizzati. I costi, inoltre, sono inferiori rispetto a Capocotta, quindi per i turisti che prima andavano lì e ora si sono ritrovati quasi per caso a Torvaianica è stata sicuramente una bella sorpresa”. E per quanto riguarda gli eventi? In molte zone d’Italia i balneari fanno da traino al turismo con iniziative di vario genere, voi cosa avete in mente di fare? “Penso che quest’anno potremo anche noi essere all’altezza, anche grazie al fatto che il Comune ha deciso di azzerare la burocrazia, per quanto possibile nei limiti della legge, riguardo l’organizzazione di eventi. Sono state fatte diverse riunioni e l’amministrazione si è messa a nostra disposizione per cercare di venire incontro alle nostre esigenze organizzative, tagliando tutto il fardello burocratico che accompagna l’iter autorizzativo degli eventi che ogni concessionario voglia fare: questa è un’agevolazione che sblocca la voglia di fare di noi balneari, che siamo così invogliati a mettere in campo iniziative e eventi per attirare turisti e residenti. Il palinsesto sarà quindi molto ricco, anche perché chi non ha tempo o modo di organizzare direttamente può comunque dare la disponibilità della sua location affinché siano magari le associazioni del territorio a portare eventi in quella concessione in spazio pubblico. Si avrà quindi un calendario di eventi che consentirà al turista di poter scegliere tra più cose da fare”. Tutto questo sarà pubblicizzato? “Questo penso sia l’unico punto ancora deficitario, perché il Comune al massimo pubbliciz-
zerà gli aventi attraverso il sito istituzionale o le pagine ufficiali sui social network, ma non è certo sufficiente: sarà quindi nostro onere dover pubblicizzare i singoli eventi in modo da far sapere cosa stiamo preparando”. Ma quali sono le aspettative per questa estate? “Nel corso dell’inverno abbiamo avuto un aumento dei clienti sul lato della ristorazione, grazie al tempo mite di quella che doveva essere la brutta stagione. Ovviamente la speranza adesso è tutta sul clima, che speriamo sia a nostro favore. Per quanto riguarda il resto, a Torvaianica stiamo offrendo maggiori servizi agli stessi costi degli anni passati, che come dicevo sono inferiori a quelli della confinante Capocotta o Ostia: un incentivo per quanti vogliono provare a venire qui, in modo che vi tornino soddisfatti”.
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Aprile 2016
SPECIALE ESTATE
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pronti per l'estate? “Sviluppo Torvaianica”: il litorale che cresce
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’associazione “Sviluppo Torvaianica”, che riunisce commercianti, balneari, albergatori e cittadini, è diventata in pochi anni il punto di riferimento per la crescita culturale e turistica della cittadina balneare. Già la scorsa estate i suoi componenti si sono dati da fare per creare un programma di eventi e appuntamenti per attirare il turismo e movimentare la stagione, ma quest’anno gli intenti e le aspettative sono di gran lunga superiori. “Anche se siamo solo all’inizio della primavera – spiega Daniele Catozzi, presidente dell’associazione – abbiamo già stilato un ricco programma che abbiamo sottoposto all’amministrazione comunale, in modo da non trovarci impreparati con l’arrivo della stagione turistica vera e propria. Il 7 e 8 maggio si terrà il primo evento, “Fiera di essere donna”, incentrato – come dice il nome – sulle donne e sulle infinite possibilità del mondo femminile. Nel corso dell’estate ci saranno tre sagre: quella del
torvicello, il piatto tipico di Torvaianica, quella della vongola e quella della tellina. Le date sono ancora da fissare definitivamente: abbiamo stabilito dei giorni, ma aspettiamo a comunicarli perché potrebbero esserci delle variazioni a programma completato. Altro appuntamento importante saranno le notti bianche, che quest’anno saranno due: una dei balneari, quindi sulle spiagge, e una dei commercianti, e pertanto in strada. Dopo il successo degli scorsi anni abbiamo pensato di proporre questa formula, mettendo un appuntamento a luglio, quello su strada, e uno ad agosto, quello classico dei balneari. Anche per questa iniziativa le date verranno comunicate con il calendario ufficiale”. Sviluppo Torvaianica unisce varie categorie. Ma cosa fate esattamente? “Stiamo innanzi tutto cercando di riconquistare la fiducia di tutti coloro che non credevano più nelle associazioni a causa di problemi avuti nel passato. Sempre più persone partecipano alle nostre riunioni e si interessano a quello che facciamo, che ha lo scopo di far crescere l’intera Torvaianica nell’interesse di tutti: è giunta l’ora di non parlare più di come siano andate male le cose nel passato, ma di dire delle cose belle che stiamo facendo e che possiamo fare nel futuro. Torvaianica è un bel posto dove vivere, siamo noi che non l’apprezziamo nel modo giusto. Abbiamo spiagge meravigliose, siamo a due passi dalla Capitale, abbiamo ricchezze storiche e archeologiche, senza parlare del clima favoloso: altri, con quello che abbiamo noi, avrebbero fatto di questo posto un centro turistico di attrazione internazionale. Ma se non siamo noi i primi a credere nel luogo in cui viviamo e non facciamo altro che lamentarcene, senza invece cogliere gli aspetti positivi, come possiamo pensare che lo facciano gli altri? Iniziamo a parlarne bene, a mettere in risalto le cose belle: forse così le vedremo sia noi che gli altri”.
Rispetto allo scorso anno, cosa è cambiato nel vostro modo di operare? “È cambiato innanzi tutto il rapporto con l’amministrazione comunale, che quest’anno ha dimostrato un’apertura e un’attenzione maggiore verso la nostra associazione, accogliendo le nostre proposte e ascoltando i nostri problemi e capendo che lo snellimento delle procedure amministrative è fondamentale. La burocrazia in passato ci ha fatto saltare eventi che poi non sono potuti essere sostituiti, in quanto gli artisti giustamente hanno i loro calendari e non sono disponibili all’ultimo secondo. Quest’anno abbiamo iniziato a trattare con l’amministrazione con il giusto anticipo, senza perdite di tempo inutili e questo ci fa credere che riusciremo a presentare un calendario ricco di appuntamenti, in modo da accontentare tutti i “palati” e far decidere ai turisti di venire a Torvaianica”. Pensa che questo possa quindi diventare l’anno del rilancio di Torvaianica? “Secondo me già lo è. Ovviamente tutto si può può sempre migliorare e noi siamo aperti a qualsiasi tipo di critica costruttiva, ma vedo tanti segnali di cambiamento che mi fanno sperare che questa possa essere la volta giusta”.
10 SPECIALE ESTATE
Il Corriere della Città
Marzo 2016
La Costa di Enea: Torvaianica e il suo “qualcosa in più”
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La Costa di Enea” è un’associazione di promozione territoriale che vuole far conoscere al mondo Torvaianica e tutta l’area che può vantare le sue origini nel mito di Enea, collegandola ad altri punti di notevole importanza turistica, storica e archeologica come Roma, Pratica di Mare e i Castelli Romani, passando inaspettatamente anche da Pomezia, ma anche da Ardea, Anzio e Nettuno. A spiegare le attività di questa associazione, che punta a un rilancio turistico di alto livello, è la sua portavoce, Manuela Troiani, ideatrice, anima e cuore del progetto. “Avendo lavorato per decenni nel turismo, lato organizzativo, conosco l’importanza delle fiere. Ho quindi pensato di portare l’idea della Costa di Enea alla “TTG Incontri” di Rimini dello scorso ottobre, una delle maggiori fiere del turismo, dedicata esclusivamente agli operatori del settore. Grazie alla partecipazione di alcuni albergatori che hanno sostenuto i costi, siamo riusciti a prendere uno stand, che ha riscosso un successo incredibile con gli operatori stranieri. L’Eneide all’estero non solo è molto conosciuta, ma è anche oggetto di fascino. Noi Enea ce l’abbiamo “in casa”, quindi perché non sfruttarlo per attirare i turisti stranieri, che sono alla ricerca di percorsi come quello che noi possiamo offrire? Vista l’ottima risposta ricevuta in fiera, ho presentato un progetto al Comune di Pomezia, che lo ha accolto positivamente”.
Qual è il concetto su cui si basa? “Non si può andare a vedere Roma se prima non si vede da dove deriva Roma. Se Enea non fosse sbarcato sulle nostre coste, Ascanio non avrebbe fondato Albalonga e di conseguenza Romolo non sarebbe partito per fondare Roma. La storia di intreccia alla legenda, in un percorso che vede Torvaianica il cuore del circuito. Il 13 aprile vedremo il primo frutto di questo lavoro: ci sarà un workshop a cui parteciperanno 20 buyer stranieri che verranno a conoscere le nostre ricchezze, per poi proporle ai loro clienti. Durante questi tre giorni di incontri gli operatori turistici nostrani potranno portare i loro “prodotti”, dagli alberghi ai bed and breakfast, dalle associazioni che propongono visite archeologiche ai ristoratori, per presentarli agli operatori stranieri, che poi pubblicheranno sui loro cataloghi quello che noi avremo offerto. Questo servirà ad attirare i turisti stranieri che apprezzeranno sicuramente tutte le ricchezze che noi invece sottovalutiamo”. Quali, per esempio? “A parte la vicinanza con entrambi gli aeroporti e con Roma, oltre che con i porti di Anzio, dove si possono prendere i traghetti per le isole pontine e del Golfo di
Napoli, e di Civitavecchia, dove partono le navi da crociera, abbiamo il museo Lavinium, vincitore di premi internazionali, e siti archeologici bellissimi e purtroppo ignorati, come la villa di via Siviglia, i 13 Altari, Tor Maggiore, spiagge ampie con un mare dove – questo lo sanno in pochi – c’è un punto di avvistamento dei delfini, oltre ai fondali stupendi delle Secche di Tor Paterno e le dune con la loro meravigliosa macchia mediterranea. Abbiamo inoltre il Borgo di Pratica di Mare, che a noi sembra niente, ma che è uno scorcio di sapore medievale che fa tutt’altro effetto a chi lo vede per la prima volta. Lì acanto c’è inoltre il cimitero storico dove è sepolto il grande Sergio Leone. Per quanto riguarda il divertimento ci sono Zoomarine e Cinecittà World. Poco distante ci sono il museo Manzù, i Giardini della Landriana, la fattoria didattica Donna Ardea, l’Antro di Fauno, la riserva naturalistica di Tor Caldara e tanto altro”. Quindi le cose da fare per un turista sono parecchie… “Io sto facendo l’elenco, che si sta man mano allungando e che sta diventando un programma di qualità, anche perché è affiancato da servizi di ristorazione e di ricezione alberghiera anche ad alto livello. Quindi perché si continua a denigrare questo posto, invece di valorizzarlo? Se le nostre ricchezze si trovassero in un altro Stato, non solo verrebbero tenute nella degna considerazione, ma ci sarebbe la fila per andarle a vedere. È questo che vogliamo fare noi: portare la gente qui per apprezzare quello che a noi sfugge per abitudine. Possiamo riempire una settimana di vacanza facendo fare al turista cose sempre diverse ogni giorno. È una sfida che abbiamo raccolto e che vogliamo vincere, portando finalmente Torvaianica a essere nuovamente un luogo turistico da apprezzare e invidiare”.
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SPECIALE ESTATE 11 Affitti stagionali: previsioni e prezzi Marzo 2016
causa della qualità delle case, che purtroppo spesso non sono sufficientemente attrezzate o ben messe per una vacanza senza pensieri. Spesso lo standard non raggiunge quello che i clienti vogliono: infatti si affittano sempre le case più belle e fornite di tutto, dalla lavatrice al televisore, mentre le altre restano vuote o vengono affittate a prezzi irrisori all’ultimo momento. Per poter smuovere il mercato da qualche anno abbiamo anche la formula last minute o i mesi spezzati in 15 giorni, se non addirittura in settimane, studiata proprio per cercare di accontentare le richieste e far venire i turisti sulle nostre spiagge”. Quindi a lei non sembra che ci sia un aumento delle richieste rispetto agli anni passati? “Purtroppo no, siamo ancora registrando numeri da crisi. Almeno noi non abbiamo assolutamente visto un aumento delle richieste, anche se ovviamente ci auguriamo che nelle prossime settimane le cose cambino e che il mercato immobiliare degli affitti stagionali a Torvaianica si risvegli”.
Le previsioni fatte dai balneari e dalle associazioni di categoria trovano riscontro in un sicuro maggiore afflusso nel nostro territorio o anche quest’anno il turista opterò per la formula “mordi e fuggi”, arrivando la mattina e andando via la sera? Abbiamo provato a tastare il terreno ascoltando Rita Piani, responsabile dell’agenzia Immobiliare Onda di Torvaianica. “Quest’anno, nonostante ci sia stato un leggerissimo ribasso dei costi degli affitti, non vediamo grossi movimenti e richieste da parte di turisti, almeno per il momento”. Quali sono i costi? “Per quanto riguarda un monolocale da 3 posti letto in “seconda fila” i prezzi si aggirano intorno ai 550 euro nel mese di giugno, 1000 a luglio e 1100 ad agosto. Il bilocale, massimo 6 posti letto, sale a 700 euro a giugno, 1500 a luglio e 1600 per agosto, mentre il trilocale con 8 posti letto ha prezzi di circa 800 euro a giugno, 1900 a luglio e 2000 ad agosto. Lato mare dobbiamo aggiungere circa 200 euro in più”. Qual è la sua impressione per la prossima estate? “La stagione decolla con fatica, forse anche a
Arianna Azzurra Achille
In vista dell’estate QUESTO CI PIACE
TORVAIANICA, DEDICATO UN PASSAGGIO A MARE AL POLIZIOTTO UCCISO IN STRADA L’Amministrazione Comunale intitola un passaggio a mare, il numero 42, all’altezza di via Barcellona, a Ottavio Conte, l’agente dei NOCS ucciso a Torvajanica nel 1985 nella cabina telefonica che era collocata davanti il Ragno d’Oro. In questo modo si ricorda la storia di un uomo che molti, soprattutto le nuove generazioni del posto, nemmeno conoscono. Nato a Torvaianica il 21 gennaio 1957, figlio di pescatori provenienti da Minturno, insediati a Torvaianica nel primo dopoguerra. Ottavio Conte, agente di Polizia di stato caduto nell’adempimento del dovere, fu assassinato il pomeriggio del 9 Gennaio del 1985 sul Lungomare delle Meduse a Torvaianica, nei pressi della sua abitazione, sita nell’attuale Via Germania. Ottavio Conte era un giovane agente di Polizia in forza ai NOCS, (Nuclei Operativi di Sicurezza dell’antiterrorismo). Il 9 gennaio alle 15:45 circa, l’agente Conte, al momento fuori servizio e disarmato, era uscito di casa per fare una telefonata da una cabina telefonica del lungomare. Era appena entrato nella cabina quando ne fu strappato a forza da due uomini scesi da una automobile Alfetta che aveva parcheggiato poco distante. I due aggressori gettarono a terra Conte e gli esplosero contro sei colpi con due pistole cali-
bro 7,65. Ferito da quattro delle pallottole, Conte morì sul colpo, mentre gli assassini fuggirono a bordo dell’Alfetta nella quale si trovava un terzo complice. L’omicidio venne inizialmente rivendicato dalla Brigata “Antonio Gustini” dal nome di un brigatista rosso ucciso poche settimane prima poi le indagini si spostarono sull’eversione di destra, ma entrambe le piste investigative si arenarono. Gli assassini dell’agente Ottavio Conte non furono mai individuati e il suo omicidio rimane quindi insoluto.
QUESTO NON CI PIACE TOR SAN LORENZO, A FUOCO STABILIMENTO BALNEARE Brutto incendio a Tor San Lorenzo, dove il 14 marzo è andata a fuoco la parte posteriore dello stabilimento balneare Nautilus. A prestare i primi soccorsi e chiamare i vigili del fuoco e carabinieri, il signor Cavola, titolare del confinante stabilimento Roma. L’incendio ha distrutto la struttura posta all’angolo posteriore dello spiazzo pieno di gazebo e il ristorante all’aperto. All’interno del ristorante erano stipati macchinari, friggitrici, frigoriferi e un forno a legna. Sul posto sono intervenuti diversi mezzi dei vigili del fuoco, oltre agli agenti della polizia locale di Ardea e al personale del Delemare Torvajanica-Ardea, guidato dal comandante Giuseppe Falato. Presenti anche i carabinieri della stazione di Tor San Lorenzo, ai quali sono state affidate le indagini per capire se si tratti di incendio doloso, ipotesi che si potrebbe avvalorare se si considera che lo stabilimento era
completamente chiuso in attesa della bella stagione.
TORVAIANICA, “BARCHE CAPOVOLTE” ABBANDONATE E DEGRADATE NEL CENTRO CITTADINO
Erano uno dei fiori all’occhiello del progetto presentato una quindicina di anni fa, che vedeva il completo rifacimento del lungomare, con marciapiedi che prendevano il posto dei parcheggi e lasciavano spazio a una passeggiata degna di una località di mare alla moda. Ma adesso una delle tettoie a forma di barca rovesciata, il cui uso e senso è rimasto sconosciuto ai più, mostra segni di degrado che non possono essere ignorati: la ruggine invade pilastri e tetto, mentre a terra solo rifiuti ed escrementi di animali, primi fra tutti gli uccelli che ormai hanno adibito ad abitazione la tettoia. L’altra “barca rovesciata”, invece, si mantiene meglio, in quanto utilizzata da una gelateria come spazio per mettere sedie e tavolini per i clienti. Ci piacerebbe sapere quanti soldi furono spesi per queste strutture, a cosa erano destinate e, soprattutto, che fine faranno… Arianna Azzurra Achille
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SPECIALE ESTATE
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Estate 2016: come si preparano le Amministrazioni comunali?
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l successo della stagione estiva, meteo a parte, è determinato largamente anche dalle iniziative che le Amministrazioni comunali riescono a mettere in piedi. Un programma ricco di manifestazioni e con qualche evento di richiamo riesce ad attirare turisti e a far girare l’economia locale, mentre un carnet desolante fa fuggire lontano anche i più affezionati al territorio. Ma cosa stanno facendo gli amministratori di Pomezia e Ardea? Avranno fatto tesoro delle esperienze – e anche degli errori – del passato? Avranno capito che occorre muoversi per tempo, altrimenti si rischia di non risucire a combinare nulla o di pagare molto di più per eventi mediocri? Sul “fronte” Pomezia pare che la lezione degli scorsi anni sia servita: dopo le rimostranze di associazioni, commercianti e cittadini, che lamentavano ritardi nell’organizzazione e anche una certa mancanza di dialogo con gli amministratori, questa volta pare che le cose possano andare molto meglio. Le varie associazioni sono contente dell’apertura al dialogo e alle proposte presentate, così come del fatto che già a marzo si sia iniziato a pensare all’imminente stagione estiva. “Anche quest’anno l’Amministrazione comunale intende coinvolgere tutti i soggetti del ter-
ritorio nell’organizzazione dell’Estate Pometina – ha spiegato la vicesindaco Elisabetta Serra – Proprio per questo sono già stati pubblicati gli avvisi pubblici per raccogliere le proposte di collaborazione da parte delle associazioni, dei commercianti, dei balneari e degli artisti per le manifestazioni di piazza e gli eventi da svolgersi presso il Museo Lavinium. La scadenza per la presentazione delle domande è stata il 4 aprile, una data che ci consente di avere già l’intero programma dell’Estate entro il mese di aprile. Promuoveremo eventi di musica e spettacolo, manifestazioni culturali, eventi sportivi e folkloristici, manifestazioni enogastronomiche, rassegne cinematografiche, escursioni del territorio e manifestazioni a tema, che potranno svolgersi tra Pomezia, Torvaianica e Selva dei Pini nelle strade, nelle piazze, nei quartieri, nei giardini e sul lungomare”. “Torneranno le Notti Bianche, che riscuotono un grande successo ogni anno – ha proseguito la Serra - e l’Estate al Museo, fiore all’occhiello
della Città, che vogliamo valorizzare con eventi e serate di grande livello artistico, con musica, teatro, danza e letteratura. Siamo certi che sarà un’estate ricca, che vedrà la collaborazione dell’Amministrazione comunale con tutte le realtà del territorio che quotidianamente lavorano e svolgono attività per rendere la Città viva e attraente per cittadini e turisti. Proprio in questi giorni abbiamo incontrato la neonata Associazione Pomezia Albergatori con cui abbiamo gettato le basi per una proficua collaborazione e promuoviamo l’evento ‘la Costa di Enea’ che vedrà la presenza di 20 buyer internazionali alla scoperta delle ricchezze del nostro territorio dal 12 al 15 aprile prossimi. Stiamo lavorando ad un rilancio turistico del territorio, di cui l’Estate pometina sarà anche quest’anno un elemento determinante”. Non va così bene ad Ardea, dove le vicende politiche legate alle continue crisi, alle dimissioni annunciate, mai firmate o ritirate hanno tenuto occupati gli amministratori, che dell’estate non si sono ancora occupati. Speriamo che le beghe “interne” possano essere accantonate per lasciare spazio al lavoro a favore dei cittadini e del rilancio del territorio che, viste le ricchezze naturalistiche e archeologiche che offre, potre e dovrebbe passare proprio dal turismo. Arianna Azzurra Achille
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Il Corriere della Città
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Litorale di Ardea: che Estate sarà?
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stagione balneare ormai alle porte, cerchiamo di capire come - ma soprattutto “se” - Ardea, con il suo esteso litorale, riuscirà ad attirare e accogliere i turisti. A conclusione di ogni anno si spera sempre che quello successivo possa sopperire alle carenze registrate e che si riesca a rendere le ampie spiagge, i siti archeologici, il museo e tante altre ricchezze del territorio appetibili a chi viene da fuori e, perché no, anche ai residenti, attraverso una rivalutazione e un rilancio che ormai si at-
tende da troppo tempo, complici i mille problemi e disagi della zona, tra cui spiccano sicuramente infrastrutture ‘zoppicanti’ (carenza di trasporti pubblici, parcheggi, punti di ritrovo, servizi) e i mancati accessi alle spiagge a causa delle famigerate ‘sbarre abbassate’ di molti Consorzi. Nel terzo trimestre dello scorso anno, stando ai dati forniti dall’Istat, la presenza di turisti nelle zone balneari ricettive in Italia si è chiusa al +3,1% per gli arrivi e con +2,7% delle presenze.
Un grande potenziale, quindi, quello del nostro Paese, che con i suoi quasi 7500 km di coste ed il suo storico fascino non smette di attrarre ospiti. Ma quanto e come questo potenziale viene coltivato nelle zone balneari dalle Amministrazioni locali? Per rispondere a questa domanda abbiamo deciso di condurre un’indagine per capire le aspettative, le problematiche ed i punti di forza della ‘nostra’ porzione di costa, ad Ardea.
La parola ai cittadini P
arlando con chi abita ad Ardea e quindi conosce a menadito ogni angolo, ogni problematica e ogni vantaggio della città, abbiamo domandato a persone di diverse fasce d’età quali fossero le loro aspettative per la prossima stagione balneare 2016, e quali i loro desideri. Francesco, 34enne di Ardea, è scoppiato in una fragorosa risata alla domanda, e ha raccontato quanta disillusione ci sia tra i giovani. “Servirebbe curare la pulizia delle spiagge libere, che sono già poche, da sbarre e consorzi. Una spiaggia più pulita invoglierebbe turisti e residenti. Certo va detto che molto spesso la sporcizia è frutto dell’inciviltà di chi passa una giornata al mare senza curarsi di lasciare la spiaggia così come l’ha trovata, ma se già in partenza è sporca ovvio che si crea un circolo vizioso. Non dobbiamo dimenticare che le nostre zone hanno una grande qualità, una sabbia bellissima e, in alcuni periodi dell’anno, un mare che fa invidia a tanti altri posti molto più rinomati, ma questo potenziale deve essere sfruttato bene e non, al contrario, trattato male”. Barbara, una mamma di 45 anni nata e cresciuta ad Ardea, pensa che il litorale dovrebbe essere meglio valorizzato. “Il Comune deve sfruttare in modo positivo il patrimonio che ha, invece qui non ci sono ‘passeggiate’ sul lungomare a disposizione di chi vorrebbe invece utilizzarle, e anche se si volesse fare una camminata sulla spiaggia, di sera la mancata illuminazione lo rende impossibile. I
parcheggi poi sono un problema enorme, mi aspetto che qualcosa venga fatto dall’Amministrazione, perché chi vive ad Ardea la maggior parte delle volte si accontenta di parcheggi di fortuna, ma persone che vengono da fuori spesso non si fermano sulle nostre spiagge perché sono più i disagi che le gli aspetti positivi”. Il 18enne Alessandro vorrebbe invece trovare dei posti dove ballare. “Aspettative? – ride - Io aspetto di prendere la patente, e sicuramente questa estate per andare al mare mi sposterò verso Anzio o Sabaudia. In quelle zone ci sono un sacco di cose che si possono fare, ci sono anche locali carini sulla spiaggia dove si può ballare ed ascoltare la musica, poi anche il mare è più pulito”. La scarsità di locali dove i giovani possano divertirsi nella nostra zona è un problema più volte trattato, tanto da portare molti a definire Ardea un dormitorio. Molti stabilimenti balneari che restano aperti fino a tarda serata sono stati presi d’assalto dai giovani, in quanto posti dove potersi divertire vicino casa e sentire musica anche dal vivo. È il caso di locali come il Menè di Tor San Lorenzo, che ha chiuso la stagione scorsa con un grande successo, di molto sopra le aspettative, grazie all’organizzazione di eventi a tema e serate danzanti che hanno portato schiere di giovani a restare e divertirsi, binomio che difficilmente si adatta alla nostra città. Samantha Morano
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“E…State con Noi”: quando al divertimento di turisti e residenti ci pensano le associazioni
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Tor San Lorenzo la bella stagione è sinonimo della ormai storica manifestazione “E…State con noi”, organizzata dall’Associazione Nuova California. È grazie ai quattro giorni della manifestazione, dietro ai quali ci sono mesi di lavoro, che i cittadini hanno modo di divertirsi e vivere un clima di vera festa. Piero D’Angeli, presidente del CdQ organizzatore, fa il punto della situazione in vista dell’inizio della stagione balneare. “Anche quest’anno l’estate si sta avvicinando molto velocemente, e come sempre le varie amministrazioni comunali dei comuni limitrofi (Anzio, Nettuno, Aprilia e Pomezia) iniziano a programmare gli eventi culturali e musicali che si svolgeranno nel proprio territorio per cercare di animare le serate dei residenti e dei villeggianti. Purtroppo ad Ardea tutto questo non accade: in questi anni poco o nulla è stato fatto, il più delle volte sono le associazioni e i vari comitati che cercano di organizzare qualcosa per “regalare” ai cittadini e ai tanti villeggianti un motivo per rimanere sul nostro territorio la sera. A volte ci domandiamo perché non si riesca a fare una programmazione estiva anche qui da noi; sarebbe sicuramente positivo se le
persone non dovessero “scappare” negli altri Comuni per andare a fare una passeggiata, per andare ad ascoltare della buona musica, vedere una mostra o più semplicemente per mangiare un gelato: tutto ciò in un Comune che dovrebbe essere a vocazione turistica dovrebbe essere la norma, invece ad Ardea è un miraggio, e questo per noi non è ammissibile. È per questo che, come Comitato di Quartiere (così come altre associazioni del territorio), ogni anno cerchiamo di organizzare con tanta fatica “E...State con Noi” che quest’anno giungerà alla sua dodicesima edizione”. La kermesse si svolgerà nel quartiere di Nuova
California a Tor San Lorenzo (Ardea) dal 14 luglio al 17 luglio. “Come ogni anno cercheremo di portare un po’ di allegria e tanta aggregazione in un quartiere che vive tra mille difficoltà. Organizzare un evento simile è alquanto difficile e oneroso, soprattutto in mancanza di aiuti concreti. Ogni anno riusciamo a realizzare questa grande festa grazie ai tanti sponsor che ci vogliono bene e che apprezzano il lavoro che stiamo cercando di fare per ridare linfa a un territorio decisamente “arido” sotto il profilo sociale e culturale. Qualcuno a volte ci chiede cosa ci aspettiamo dalla “nostra” amministrazione comunale: purtroppo da questa ormai veramente poco. Ciò che non sono riusciti a fare in quasi 4 anni di legislatura ci sembra alquanto azzardato pensare che lo possano svolgere nell’ultimo anno, ma la speranza di tutti è che la prossima amministrazione comunale sia finalmente attenta ai problemi reali di questa città, che provi a rendere questo posto vivibile e a misura d’uomo per tutte le persone che hanno deciso di investire i propri risparmi e la propria vita in questo territorio”. Anna Maria Greco
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Intervista ad Angelo Cavola, Presidente del Sindacato Balneari del Comune di Ardea
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osa si aspetta dalla prossima stagione turistica uno storico concessionario balneare come lei, ormai da 30 anni alla guida dello Stabilimento Roma e da molti anni a capo del SIB? “Ogni concessionario si aspetta una stagione florida, come fu quella dello scorso anno, almeno dal punto di vista meteorologico: quella del 2015 è stata indubbiamente una delle più belle stagioni che mi sia mai capitato di vedere. Ci si aspetta però anche che l’amministrazione fornisca servizi adeguati, così come ciascun gestore di uno stabilimento balneare si dovrà impegnare a incrementare il livello della propria struttura creando attrazioni che invoglino i cittadini a tornare. Però i concessionari balneare hanno anche una serie di problemi e difficoltà che non nascono solo dall’amministrazione comunale, ma anche a livello europeo, come ad esempio la Direttiva Bolkestein (Direttiva 123 del 2006, introdotta in Italia nella legge Finanziaria del 2007, ndr) che abroga la possibilità di rinnovo automatico delle concessioni demaniali, le quali quindi dovranno essere sottoposte a bando. Quello che apparentemente potrebbe sembrare un discorso nobile è in realtà causa di forti disagi per chi ha uno stabilimento in concessione. Quando io ho preso la concessione demaniale per questo stabilimento, a me - come a ogni concessionario - è stata data solo sabbia, null’altro. È stato tramite il nostro duro lavoro che adesso qui c’è uno stabilimento. Come si fa in casi come questo a costringere storici concessionari che creano attrattività per gli utenti da generazione a generazione ad abbandonare tutto, lasciandolo a qualcuno che verrà dopo di loro? In Italia siamo i pionieri della balneazione europea, basti pensare che abbiamo il doppio del turismo balneare di quella del resto dell’Europa messa insieme”. Non tutte le nazioni europee però hanno il mare. “No, infatti viene a crearsi una disparità in questo modo, perché se poniamo il caso di un belga che vuole venire a gestire uno stabilimento da noi, noi di converso non possiamo andare a gestire uno stabilimento balneare in Belgio. Una soluzione c’è, ed è quella di dare più concessioni demaniali, se consideriamo che in tutta l’Italia solo il 10% delle coste è in concessione, ci accorgiamo che si tratta di una percentuale davvero irrisoria. In questo modo si creerebbero più posti di lavoro, e il turismo balneare potrebbe godere dei frutti che ne conseguirebbero. Mi aspetto che tali problemi vengano risolti, perché su questioni come questa i politici italiani sono stati molto distratti. Questo è il primo punto su cui avere aspettative. La maggior parte delle imprese italiane, soprattutto quelle balneari, sono a gestione familiare, quindi, se non avvengono modifiche a quanto stabilito, si rischia di mettere per strada intere famiglie”. Avrà sicuramente sentito parlare del servizio fatto dall’inviato del programma televisivo “Striscia la notizia” Jimmy Ghione, venuto ad Ardea su richiesta di un cittadino che lamentava la scarsità di accessi liberi alle spiagge, se
non tramite i Consorzi. Cosa ne pensa? “Bella domanda… c’è stata in merito scuramente una svista a livello comunale, perché non ci si è accorti che questi consorzi, che aumentavano a vista d’occhio, in un certo senso si chiudevano dentro, lasciando fuori tutti gli altri. Questo da una parte ha tolto al Comune diversi problemi che gravavano sull’amministrazione, perché laddove ci si deve occupare delle strade da sistemare, le buche da tappare e l’illuminazione da manutenere per la città, in quelle zone adesso l’adempimento di questi compiti grava sui Consorzi. Ma discorsi del genere vanno bene per Colle Romito, che è nella parte interna, mentre dal lato del mare si crea un bene che è a quasi esclusivo appannaggio dei residenti, mentre gli altri non possono usufruirne: il mare infatti è un posto dove si va generalmente con dell’attrezzatura, che possa essere sediolina e ombrellone, oppure sdraio e tavole da surf, ma in tutto il tratto dei Consorzi la vita dei turisti e dei bagnanti è resa difficile perché, se si impedisce il passaggio con le auto, l’attrezzatura va caricata e portata a spalla per chilometri. Senza contare i problemi per trovare un parcheggio adeguato per la macchina, lasciata chissà dove e poi spesso ritrovata con una multa. Problemi come questo non si riscontrano in altri posti, ma solo nel Lazio”. Quindi tante difficoltà da arginare, ma c’è anche tanta voglia di fare il massimo? “Sicuramente sì: abbiamo voglia di fare, di creare posti dove vivere il mare e la spiaggia a 360 gradi, per fornire un servizio di livello sia di giorno che dopo il tramonto, quando le persone escono per cercare dei bei locali dove trascorrere la serata, magari proprio in riva al mare. Per realizzare progetti del genere servono degli investimenti e le complicazioni non sono finite, perché la legge Bolkestein ha inoltre introdotto il pagamento dei canoni demaniali in base ai Valori OMI, cioè le quotazioni immobiliari. Molte sentenze della Corte Costituzionale hanno ritenuto che questa parte della direttiva fosse illegittima, e quindi i Comuni hanno smesso di inviare gli Ordini di Introito, cioè i pagamenti che vanno effettuati dai concessio-
nari. Tuttavia il Comune di Ardea continua ad inviare questi Canoni da pagare, e quando ho chiamato per avere spiegazioni mi hanno detto che è l’Agenzia del Demanio che impone questi pagamenti. Questo comporta che ogni concessionario balneare a cui arrivano questi canoni con cifre stratosferiche metta tutto in mano all’Avvocato, e ciò impone ulteriori spese, nonché ulteriori intasamenti per i nostri tribunali già oberati. Chiudo dicendo che il turismo balneare è stato inventato in Italia, e quindi bisognerebbe avere un occhio di riguardo verso questa storica tradizione nostrana”. Una realtà piena di insidie, quindi, quella che vivono coloro che lavorano per mettere su gli stabilimenti balneari, resa più complessa dalla crisi finanziaria che ha colpito ogni settore. Cosa succede invece al mercato immobiliare stagionale? Stando a sentire le agenzie immobiliari della nostra città negli ultimi tre anni le richieste per affitti stagionali si concentrano nei mesi di luglio e agosto, e spesso arrivano a estate già iniziata. “Solitamente verso maggio si iniziano a vedere i primi interessati che vengono da noi per delle informazioni, ma già dalla scorsa estate abbiamo visto un drastico calo delle richieste di affitto per le case al mare - ha dichiarato un agente dell’Immobiliare Laurentina – Ma noi trattiamo poco gli affitti stagionali, in quanto molto spesso comportano problemi: coloro che prendono in affitto delle case al mare, infatti, si rivolgono poi a noi per qualunque problema e non al padrone di casa che è l’effettivo responsabile”. E lo stesso pensiero devono averlo anche tutti, visto che delle tre agenzie Immobiliare prese a campione per questa indagine nessun’altra trattava affitti stagionali: segno che, prendendo in considerazione anche il calo delle richieste dovuto alla crisi, per gli agenti immobiliari questo genere di lavoro comporta più ‘rogne’ che guadagni, quindi gli affitti vengono gestiti perlopiù autonomamente dai proprietari, che si attivano con cartelli su strada e annunci sui giornali. Samantha Morano
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CRONACA
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Litorale: un progetto da rifare Delusioni meritate, ambizioni frustrate e obiettivi fittizi
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uelli che, negli anni sessanta e settanta, comprarono una seconda casa sul nostro litorale, hanno ormai almeno 85 anni. La casa serviva per venire qui a “villeggiare”, che è cosa molto diversa dal fare “turismo”. Erano acquistate da giovani coppie, 35 o 40 anni, generalmente con qualche bambino più di adesso, per portare i piccoli al mare e trasferire la famiglia, con la mamma casalinga vicina alla spiaggia e il papà che, da Roma o dai Castelli, arrivava, con l’unica macchina di famiglia, tutte le sere, per ripartire la mattina presto, il giorno dopo, a parte sabato, domenica e il mesetto scarso di ferie a cavallo di ferragosto. Le scuole chiudevano nei primi giorni di giugno e riaprivano il primo di ottobre. Mettendoci dentro qualche fine settimana, prima e dopo, la villeggiatura durava quasi quattro mesi, magari utilizzando a turno (in famiglia) le case, molte delle quali venivano anche affittate, un mese o due settimane alla volta. Questo modello quasi non esiste più, almeno in questi luoghi. E ce n’è uno molto diverso, nel quale quelle case, solo in piccola parte, hanno mantenuto la destinazione primigenia. Ci sono poi quelle acquistate, successivamente, da persone che, nel tempo, sono venute a vivere o abitare qui, a seguito della non più marginale penetrazione di altre etnie, comunque di varie altre presenze, negli ultimi venticinque anni. Un’altra parte di quelle case è diventata quasi una maledizione, un pesante fardello, per i proprietari che, tra spese di mantenimento, condominio, tasse (gravate, spesso, pure da sanzioni, molte volte inappropriate), deterioramento accelerato dalle severe condizioni ambientali per la prossimità al mare e il vento di Maestrale, ne ricavano solo oneri improduttivi e pochissimo reddito. Il tutto in un periodo di quotazioni immobiliari bassissime e compravendite pressoché nulle o impossibili. Teniamo pure presente che questo patrimonio edilizio risale agli anni sessanta e settanta, costruito per esigenze o prospettive differenti e con caratteristiche tecniche oggi superate e inadeguate. Tipici e inevitabili sono i fenomeni di condensa, specialmente ai piani più alti, che spesso vengono scambiati per infiltrazioni, derivanti invece dall’insufficiente isolamento termico. Ma quelle case spesso
erano addirittura costruite senza impianto di riscaldamento, come dicevamo, “per l’estate”. Poi ci sono numerose palazzine, quelle più centrali e più alte, ormai abitate (o dolorosamente abbandonate) prevalentemente da anziani, perché prive di ascensore. Ebbene, i tempi sono cambiati. Quando ero un ragazzino che si affacciava sui disegni, guardavo i progetti dei fabbricati. In quel periodo si cominciava ad usare, nei disegni, i “trasferibili”. Oggetti magici che trasferivano, sui disegni in carta lucida, famiglie, bambini felici col pallone, bambine che attraversavano la strada davanti alla scuola e, poi, alberi, alberelli, siepi, automobili, furgoni, autocarri, tutti felici, organizzati e ordinati, come nella TV dei Ragazzi. Oggi si fa con il computer, ma solo per non far capire i disegni. Erano le stesse immagini e suggestioni che ci arrivavano dai telefilm americani, ma, in campo architettonico, erano le rappresentazioni dei progetti delle New Towns inglesi (Milton Keynes, per esempio), in esito alla guerra, pensando a un futuro catartico e sereno, diciamo un mondo del “mulino bianco”: eravamo lanciati verso il 2000 dei Jetsons (per noi “I Pronipoti”) di Hanna & Barbera. Tutta questa premessa la faccio perché quei trasferibili, che “stranamente” si ripetevano sempre uguali, con le mamme con la carrozzina e il vigile urbano educato che ferma il traffico per farli passare sulle strisce pedonali, tutti quei bambini che correvano su e giù su begli spazi con intorno i nonni sulle panchine, in questa città non li ritrovo. Un po’ sarà che una volta ci si dava un appuntamento, in strada o ai giardinetti, ora si mandano messaggi su vari canali, quindi andare in strada, o in piazza, è superfluo, e la socialità del pomeriggio o della sera, per esempio, si spende tra aperitivi o “apericene”,
giri al centro commerciale o all’outlet, col tablet in mano. Sorvoliamo sull’impatto dei centri commerciali e degli outlet sull’economia e sull’occupazione di questa città, ma certamente i soldi che ci spendiamo vengono ridistribuiti sul nostro territorio in misura modestissima, convogliati su percorsi di operazioni finanziarie che certo non stanno a guardare a noi. Ricordo bene che, finita la Cassa per il Mezzogiorno, gli imprenditori forestieri se la sono squagliata tutti, ognun per sé. Come da copione. Torniamo ai “bambini trasferibili” per dire che noi tutti ci immaginavamo un mondo di società all’aria aperta, di piazza, di giardini, di prati e spazi attrezzati per questo. Una mia idea era, e resta, fare dei piccoli anfiteatri in tutti i giardini pubblici e nelle scuole che lo consentano, tre o quattro file, capienza da 20 a 50-60 posti, come alla Valtur. Ma resterà una mia “fissa” e resta solo un inciso. Certamente molte delle aspettative, o previsioni, erano errate, velleitarie e, forse, anche falsificate da chi ha voluto cavalcare (e spremere) l’effimero e ha prodotto ottimismo infondato. Se andiamo a guardare, le più grandi iniziative ricettive di quegli anni o non esistono più, oppure si sono riproposte come simboli del degrado urbano. Basta uscire sul sagrato della Beata Vergine Immacolata, in Piazza Ungheria, e… ho spiegato tutto e ci siamo capiti. Nel punto più centrale di Torvajanica. Il guaio è che non finisce lì, ma si ripete in più d’un caso, sul nostro lungomare, Marina di Ardea e Torvajanica, che fino al 1971 erano amministrativamente un’unica entità urbana. In precedenza abbiamo già parlato di decadenza di alberghi, impianti sportivi, locali di pregio, piscine. E ci possono stare i fallimenti commerciali, sia per incapacità, sia per mutate esigenze del mercato: immaginate quelli che facevano le macchine da scrivere o i regoli calcolatori, le schede perforate, i compassi, preziosissimi strumenti oggi scomparsi, sostituiti da computer, Ipad, telefonino… Già sarebbe grave, ma se questo costituisce un cratere nel quale sprofondano occupazione, indotto, ricerca, specializzazioni di grande livello professionale, le vite di quelli bravi e delle loro famiglie, le prospettive dei giovani, ebbene, bisogna reagire, inventando qualcosa di nuovo, capendo che i percorsi del rilancio passano per vie nuove, consapevoli di quello che è stato, staccandosi rapidamente da delusioni già consolidate. Soprattutto rendersi conto che il litorale ha una numerosa popolazione che sta qui 365 giorni all’anno e non solo per portare la gente al mare, sperando che nella fine settimana il tempo sia buono, sennò è crisi nera e panico. In fondo è la stessa cosa: questo posto deve essere accogliente e funzionale per chi ci abita, per chi ci lavora, per quelli che vengono al mare, per tutti. Anche in vista di cose che ancora non abbiamo capito, ma che inevitabilmente incontreremo.
Luigi Torreti
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Pratiko due mesi dopo: indagini complicate per stabilire le cause delle fiamme
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uasi due mesi fa andavano a fuoco i magazzini di Pratiko. Il boato nella notte tra l'undici ed il dodici febbraio: praticamente tutta Pomezia fu scossa e rimase impietrita di fronte all'imponente muro di fuoco proveniente dai magazzini. Tempestivo ed immediato fu l'intervento dei Vigili del Fuoco che si precipitarono sul posto per cercare di sedare le fiamme. La 'lotta' durerà quasi un giorno intero, con l'incendio che sembrava quasi prendersi gioco del duro lavoro dei pompieri. Sul posto uno scenario di guerra. Dopo un'intera giornata di vera e propria battaglia serrata, in serata rimbalzò la notizia che, finalmente, forse il fuoco era stato domato. Anzi no. Arrivò subito dopo la smentita: all'interno, forse, qualcosa continuava ancora a bruciare. Infine – mentre intanto si discuteva sui possibili danni causati dai fumi tossici sprigionati (anche due scuole vennero evacuate per precauzione) - la tanto attesa ufficialità. L'incendio, dopo oltre 20 ore di lavoro incessante, poteva ritenersi spento. Poderosa fu la mole di uomini e mezzi impiegati: sul luogo, per stilare un bilancio riassuntivo, intervennero almeno 48 persone (più le sale operative di Roma), 6 mezzi di primo soccorso (APS), 5 autobotti, 1 autoscala, 2 mezzi speciali (1 “chilolitrica” e 1 “Superdragon”), senza contare i diversi mezzi aerei che sopraggiunsero all'indomani dell'accaduto. Del magazzino rimase solo uno scheletro carbonizzato, qualcosa davvero di inquietante, come riportato dalle numerose fotografie scattate dai
nostri reporter ma anche dai cittadini. E oggi? Pratiko è ovviamente sempre lì, completamente sigillato per consentire alle forze dell'ordine e ai Vigili del Fuoco di svolgere le indagini e fornire a tutti finalmente un “perché” - e, se ce ne fossero, eventualmente anche i responsabili – ma soprattutto una causa ad uno degli incendi sicuramente più violenti che ha vissuto la nostra città. In ballo del resto c'è tanto soprattutto sotto il profilo economico: episodio doloso? Errore umano? Semplice fatalità? Tutte ipotesi che avrebbero, seppur in modo differente, inevitabili e profonde ripercussioni su molte parti in
causa tanto che, di conseguenza, azzardare qualsiasi tipo di verità potrebbe risultare davvero imprudente. Senza contare la questione dei lavoratori, di cui al momento purtroppo non conosciamo molti dettagli. A due mesi di distanza dunque rimangono ancora troppi i lati oscuri e gli interrogativi in sospeso: noi continueremo a seguire la vicenda e a fornirvi dettagli adeguati perché un evento del genere, che ha letteralmente scosso una città intera, non può finire nel dimenticatoio senza una spiegazione esaustiva.i Luca Mugnaioli
A che punto sono le indagini?
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elle ore successive all'incendio le forze dell'ordine sottolinearono a più riprese che era possibile escludere la natura dolosa dell'incendio, in attesa ovviamente di ulteriori e approfondite indagini. Indagini che, al momento, risultano essere ancora in corso. Lo scorso 18 febbraio lo stesso Sindaco di Pomezia Fabio Fucci si augurava di riuscire a fare presto chiarezza sull'accaduto per dare soprattutto una risposta ai cittadini. Ma, a distanza di due mesi, in tal senso, ancora non sono arrivati significativi sviluppi. Il perché ce
lo spiega il Comando dei Carabinieri di Pomezia: “Purtroppo le indagini si sono rivelate più complicate del previsto. Di solito in questi casi i Vigili del Fuoco, semplificando molto per non scendere troppo nel tecnicismo, utilizzano particolari strumenti per misurare l'intensità del calore in una particolare area. Banalmente, dove i livelli risultano essere più alti là ha avuto probabilmente origine un incendio. Nei magazzini di Pratiko invece lo scenario è decisamente più complesso: a causa dei tanti materiali infiammabili e delle sostanze chimi-
che che sono state avvolte dalle fiamme nel corso dell'incendio i risultati dei test sono stati contraddittori e fuorvianti. Non si riesce infatti a risalire all'esatto punto di origine delle fiamme e, finché non lo capiremo, risulta pressoché impossibile dare un perché ed una spiegazione a tutto questo. Speriamo che la situazione si sblocchi il prima possibile: i Vigili del Fuoco stanno lavorando senza sosta effettuando regolari e continui sopralluoghi per arrivare a dei risultati certi”. Luca Mugnaioli
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Echange Culturel - Scambio Culturale 2015-2016 Italie / France - Pomezia / Talange
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i è appena concluso lo scambio culturale e linguistico con la Francia. Dal 9 al 15 marzo 2016, 19 alunni della classe 2 C scientifico, opzione internazionale, e 3 alunne del VgA classico, sempre opzione internazionale, sono stati ospitati presso le famiglie degli alunni del Collège Le Breuil di Talange, piccola cittadina vicino Metz (Lorraine). Gli alunni erano accompagnati dalla prof.ssa Anne-Marie Peduto. L’esperienza iniziata ad ottobre dello scorso anno, quando gli studenti francesi accompagnati dalle loro insegnanti sono venuti a Pomezia, ha dato l’opportunità ai nostri studenti di esercitare le loro conoscenze della lingua francese e di entrare in stretto contatto con gli usi e costumi del paese ospitante. Tra visite didattiche ed escursioni sui luoghi di maggiore interesse della regione, hanno seguito le lezioni a scuola ed hanno completato, divertendosi, un progetto teatrale. Gli studenti hanno infatti
letto e drammatizzato, sia in francese che in italiano, alcuni passaggi di 2 testi: “Lambada pour l’Enfer” di Hector Hugo e “Ragazzi di Vita” di Pier Paolo Pasolini, la cui lettura era avvenuta durante l’estate scorsa. Entrambi i testi erano focalizzati sul tema dell’infanzia negata. Il prodotto finale è un video che racchiude i momenti più salienti della rappresentazione. Un momento fondamentale del viaggio è stato la firma del protocollo di collaborazione educativa tra i due dirigenti di istituto, la prof.ssa Laura Virli ed il prof. Pritrsky. La convenzione ha come obiettivo di favorire lo scambio di idee, di esperienze e di culture, di rafforzare la comprensione e l’apprezzamento della cultura francese e di quella italiana, di realizzare progetti educativi congiunti (arte, cinema, teatro, storia), di migliorare le competenze linguistiche degli alunni (in francese e in italiano) e di evidenziare la dimensione concreta del progetto
ESABAC (la possibilità di conseguire un doppio diploma internazionale: l'Esame di Stato italiano e il Baccalaureato francese, riconosciuto sia in Italia che in Francia). La sfera emotiva di queste iniziative va ben al di là del semplice viaggio di istruzione. I legami che i nostri ragazzi riescono a stabilire con i loro coetanei d’oltralpe costituiscono la base di una cittadinanza europea concreta. Si ringrazia la dirigente di istituto, da sempre fervente sostenitrice di queste attività culturali non formali e le proff. Schuerzel e Cini le quali hanno seguito gli alunni nella preparazione del progetto teatrale. Un ringraziamento particolare va ai genitori sia italiani che francesi. La loro collaborazione e disponibilità è indispensabile alla riuscita di tali progetti ad ampio raggio.
La Referente prof.ssa Anne-Marie Peduto
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Gemellaggio Ardea-RielasingenIl viaggio della Scuola Media Virgilio in Germania
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con un’importante cerimonia in Comune alla quale hanno partecipato i ragazzi delle due scuole, i docenti tedeschi Jerome Krieger Kathrin Traub e gli amministratori della cittadina. La seconda fase, in programma per la fine del mese di aprile, prevedrà l’accoglienza dei giovani tedeschi (e novità di quest'anno anche una delegazione spagnola ndr) da parte delle famiglie italiane con tanti appuntamenti organizzati dalla scuola “Virgilio” tra cui uscite sul territorio, nella vicina Roma e a Napoli. Per saperne di più abbiamo deciso di intervistare i partecipanti al viaggio, a partire dai docenti, compreso il Preside dell'Istituto, Carlo Eufemi, fino a raccogliere il commento dei ragazzi, per conoscere più da vicino le emozioni che questa esperienza ha regalato loro.
i è svolto dal 10 al 18 marzo la prima fase del gemellaggio tra la scuola media “Virgilio” di Ardea e la “Ten – Brink – Schule” della cittadina tedesca di Rielasingen. Il progetto, ormai al suo terzo anno, prevede uno scambio culturale tra gli studenti dei due paesi e ha visto la partecipazione degli alunni delle classe terze del primo Istituto Comprensivo di Ardea. Sedici studenti della Virgilio sono partiti lo scorso giovedì 10 marzo alla volta della cittadina tedesca già gemellata con la città di Ardea. Ad accompagnarli il Dirigente scolastico Carlo Eufemi, il presidente del Consiglio d’Istituto Nicola Pisani ed i docenti Gennaro Conte e Loredana Cangemi. I ragazzi hanno soggiornato presso le famiglie tedesche che hanno aderito all’iniziativa e sono stati accolti dal Borgomastro di Rielasingen, Ralf Baumert,
I docenti e il Preside Prima domanda, di rito, per il Professor Conte e la Professoressa Cangemi: come è andata? Prof.ssa Cangemi: “Benissimo, voto 9+, ragazzi impeccabili, mai un ritardo, sempre puntuali agli appuntamenti. Hanno adottato lo “stile tedesco”, sono solo da elogiare per il comportamento che hanno tenuto durante tutto il viaggio” Prof. Conte: “E' andato tutto benissimo. Ci auguriamo che le cose apprese nel corso di questa esperienza le mettano in pratica qui in Italia, viaggi così servono ad aprire le menti e a confrontarsi con stili di vita e culture differenti. Il gruppo è stato eccezionale, rispettoso, educato, insomma è andato tutto benissimo, anche e soprattutto nei rapporti con i ragazzi tedeschi” Come era strutturata la giornata-tipo? Prof.ssa Cangemi: “In realtà non possiamo parlare di una giornata-tipo nel senso che ogni giorno è stato diverso dall'altro. Comunque, ogni mattina, i ragazzi facevano colazione con le famiglie dove alloggiavano per poi recarsi ad un appuntamento comune in base alle attività in programma. Il punto di ritrovo era di solito nella scuola – talvolta i nostri ragazzi hanno frequentato le lezioni con i propri gemelli, in altre occasioni abbiamo visitato l'istituto, i laboratori ecc. – e poi c'è stata tutta la parte dedicata alle varie gite, dal museo delle scienze in Svizzera alla visita di Stoccarda o della città di Rielasingen. Diciamo che sono state giornate molto impegnative” Prof. Conte: “Sì generalmente c'erano dei giorni
dedicati alle attività con i docenti, altre interamente rivolte al rapporto con i gemelli, dove i nostri ragazzi hanno potuto sperimentare da vicino la vita in una famiglia tedesca. In questo caso era la singola famiglia a decidere cosa fare” Qual è il punto di forza di iniziative come questa e quali sono i principali benefici che possono ricavarne gli alunni? Prof. Conte: “L'esperienza del gemellaggio, dal nostro punto di vista, vale più di mille ore di lezione in classe. I ragazzi possono vivere una cultura e non solo leggerla su un libro. Si rendono conto di cosa voglia dire avere una lingua diversa ma anche usanze e culture diverse. C'è poi formazione anche nelle attività più banali, come orientarsi in un aeroporto o muoversi in un paese straniero. Senza contare il rapporto che rimane con il proprio gemello, molti continuano a sentirsi, si incontrano magari d'estate e questi sono sicuramente aspetti importanti” Come è strutturata la seconda parte del gemellaggio? Prof.ssa Cangemi: “I ragazzi arriveranno il 26 aprile per poi ripartire il 4 maggio. Li aspetteremo qui a scuola con bandierine, coccarde ed un buffet per farli sentire subito a casa. Per il resto il programma sarà più o meno simile a quello svolto in Germania: alcuni giorni resteremo qui a scuola, gli spiegheremo le differenze con il loro modello di istruzione e poi stiamo organizzando delle visite sul territorio e a Roma e Napoli, solo per fare alcuni esempi. Il sabato e la domenica poi i gemelli resteranno con le famiglie italiane per ripetere la stessa esperienza vissuta dai nostri ragazzi in Germania.” Al livello personale cosa riportate a casa da questa esperienza? Prof.ssa Cangemi: “Tanto, tantissimo. Conosci i
ragazzi sotto tutt'altre vesti rispetto a quelle “classiche” del normale rapporto alunno-professore in aula. Ti accorgi di sfumature, cogli emozioni che in classe non puoi assolutamente vedere, nonostante con molti ragazzi, almeno personalmente, ormai ci conosciamo da tre anni. E poi il momento dei saluti, dove alcuni piangevano e chiedevano come fare ad affrontare le difficoltà. Insomma è stato bellissimo sotto tutti i punti di vista” Prof. Conte: “Il nostro lavoro si basa proprio sulla relazione umana sebbene dall'esterno il professore venga solitamente visto come un mero trasmettitore di informazioni. Invece esperienze come questa ti fanno capire che c'è sempre uno scambio tra gli alunni e i docenti, dove anche il Professore si arricchisce molto; ci permette di capire meglio le problematiche dei ragazzi in un continuo scambio di dare e avere. Così come siamo sicuri che anche le famiglie ed i genitori italiani potranno trarne tanti insegnamenti quando arriveranno i gemelli tedeschi” Preside possiamo già annunciare che il prossimo anno l'iniziativa continuerà? “Certamente, è per noi un motivo di vanto e orgoglio. Inoltre da quest'anno inizieremo anche con la Spagna e così faremo per i prossimi anni” Chiediamo anche a lei, qual è il punto di forza di questa iniziativa? “Tale esperienza consente ai ragazzi di aprirsi all'Europa, di entrare in contatto con culture diverse e questo non può far altro se non aiutarli a crescere. Uno dei pilastri della scuola è quello di formare dei cittadini e noi crediamo che in questo modo tale processo possa avere un contributo fondamentale. Inoltre non dimentichiamoci l'importanza di vivere un'esperienza interamente in lingua inglese. Ho avuto anche da tutti i genitori riscontri positivi e anch'io che ho fatto il viaggio sono molto soddisfatto di come sono andate le cose” Come si sta preparando la Scuola all'arrivo dei ragazzi tedeschi e spagnoli? “Stiamo lavorando per prepararci ad accogliere al meglio i nostri amici. Gli spagnoli si fermeranno cinque giorni, i tedeschi un po' di più, e abbiamo per questo preparato un programma ad hoc per entrambe le comitive che va dalla visita del territorio alle gite a Roma, a Napoli, ma anche al Parco del Circeo, senza dimenticare le attività in classe.”
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-Worblingen: andata e...ritorno! Il Diario dei ragazzi Ma come è stata l'esperienza dal punto di vista dei ragazzi? Ogni giorno i professori hanno raccolto le impressioni degli alunni realizzando una sorta di diario di viaggio che è stato poi pubblicato sul sito dell'Istituto scolastico. Questo un piccolo assaggio, ovviamente in inglese dato che è stata la lingua ufficiale del viaggio. “We arrived in Zurich and there we had a wonderful Starbucks hot chocolate. en we took three trains to arrive to Singen. It was a bit tiring!! ere we met the German students and together we caught a bus to arrive in Rielasingen. en we went to the Juka, a place where young people can play and have fun. We played all together and had a little welcome party. At about 17.00 we met the parents and we reached our new houses” (Lorenzo, Manuele, Lukas) “He gave us a present to remember our staying in this town. In the aernoon we were together and we played football then,with the others we prepared a room where at night we ate pizza.” (Chiara, Serena) We went skating on ice and we had fun , some of us already knew skating and others do not but we helped each other . Aer we got back to school and each of us went with the partners's family because on Saturday and Sunday we stay with them. (Maria Vittoria, Alessandro) “Dear diary, today we went to Switzerland, in Winterthur, to visit Technorama.It is a particular museum, a swiss science center. In this place there are a lot of experiments, you can see and touch them, it's amazing!!” (Giovanni,Loren)
Il viaggio visto da una mamma “We have learnt that Mercedes-Benz has this name because the creator's daughter's name was Mercedes. In this museum there are a lot of cars, trains, buses that narrate the history of these means of transport on four floors.” (Aurora) “is pool was huge and there were slides. is pool is really warm...the temperature of the water is about 36 degrees, because it arrives directly from a hot spring that is at nearly 650 metres under the soil level, where the temperature of water is of 48 degrees. (Letizia, Sabrina)” “is morning we went to Konstanz by train. Firstly we saw the lake, it was really huge!! en we met our guide, he came from Amsterdam but he spoke Italian well and he explained us the history of the city. We have seen the old buildings and visited the church where Konrad (a priest) drank wine with inside a poisonous spider” (Vincenzo) “Today is the last day. is morning we met to school to leave our suitcases. en we went to a place in the mountain, near a forest. It was very beautiful ....we breathe a clean air. ere we had a great time: we played volleyball with a ball of rugby, we took lots of pictures together, we ate bread and sausages .... before leaving we ate some marshmallows (Federica)”
La mamma di Alessandro racconta la sua esperienza: “Mio figlio è stato benissimo, si è divertito tanto ed era perfino triste quando è arrivato il momento di ripartire. Infatti non vede l'ora di ricambiare l'ospitalità! E' stata un'esperienza fantastica e dobbiamo ringraziare sicuramente i Professori che hanno deciso di accompagnare i ragazzi in questo viaggio” Come è stato vivere la famiglia tedesca per suo figlio? “Beh ovviamente si è dovuto confrontare con uno stile di vita completamente diverso, all'interno del quale ha dovuto sperimentare anche una certa autonomia e indipendenza data l'assenza di mamma e papà (tra l'altro dovendo fare i conti con una lingua diversa). Devo dire che è tornato molto arricchito da questa esperienza e soprattutto più grande. Con la gemella si è trovato molto bene, così come con la famiglia.” Consiglierebbe ad altri genitori questa esperienza? “Assolutamente sì, sì e ancora sì! Ci vuole comunque coraggio perché non è facile, sono piccoli, ma è un regalo bellissimo che va fatto ai propri figli.”
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Prevenzione del cancro: un diritto, non un privilegio Al Pascal di Pomezia il ciclo di convegni dedicati alla lotta e alla prevenzione del tumore al seno organizzati dall'Ass. “Le donne scelgono”. Il 20 Aprile il terzo appuntamento I numeri: 12.500 le morti nel 2013, nelle donne un tumore maligno su tre riguarda il seno L’incidenza del tumore al seno è molto elevata, la più alta di tutti i tipi di tumore: nelle donne infatti – fa sapere l’associazione “Le donne scelgono” – un tumore maligno su tre riguarda il seno (29%). Tale percentuale, purtroppo, continua ad aumentare un po’ ovunque, anche se ovviamente si registrano variazioni anche sensibili nei numeri a seconda dell’area geografica considerata. In Italia ad esempio, nel 2014, stime parlano di oltre 48mila donne colpite da tumore alla mammella; le più colpite risultano essere le donne sopra i 64 anni (40% dei casi), segue la fascia 50-63 (30%) e quella under 50 (20-30%). “Col Senno di Poi”, il calendario dei prossimi appuntamenti Mercoledì 20 aprile, ore 17.30-20.00: 'Alimentazione antinfiammatoria di prevenzione', a cura del Prof. Rolando Bolognino; 'Come proteggere l'ambiente per la tutela della salute', a cura di Giancarlo Lanzone Mercoledì 11 maggio, ore 17.30-20.00: 'Agricoltura sostenibile...l'orto sinergico non ha bisogno di chimica: magia o rispetto della natura?', a cura di Massimo Benedetti; 'Acqua come bene comune'; contributo di donne operate ed in sa-
lute che racconteranno la loro esperienza; presentazione Associazioni di donne operate al seno. Cosa mangiamo? Ecco alcuni tipi di 'cibo' Cibo “vero” = Si tratta di cibo “vivo”, fresco, variegato, integrale non tossico, con sapori e ingredienti naturali proveniente da agricoltura familiare e da piccoli produttori che rispettano la terra. E' il cosiddetto cibo “locale”. Cibo “trasformato”= Cibo lavorato artigianalmente da piccoli produttori, in cui la trasformazione è mediata da muffe, lieviti e batteri. Cibo “industriale”= Proviene da agricoltura industriale e risulta eccessivamente trasformato con coloranti, conservanti, aromi artificiali, additivi. Rappresenta uno “pseudocibo”, “un cibo vuoto” , ricco di zuccheri e grassi saturi, scadente dal punto di vista nutrizionale. Cibo “globale”= E' il cibo non-cibo, solo merce, già pronto, eccessivamente trasformato, ricco di grassi, zuccheri e sale, quello degli involucri di plastica, dei processi produttivi complessi ed artificiosi, di prodotti spazzatura trasportati per migliaia di chilometri, e, insieme alle bevande zuccherate, causa principale di malattie. Quanto costa alla Terra produrre un Kg di carne?
E' stato stimato che per produrre 1 kg di carne di manzo sono necessari 10 kg di mangimi e 15.5000 litri di acqua. Non solo: si produce Co2 tanto quanto un'automobile che percorre la strada da Roma a Firenze (circa 250km). Chi controlla l'industria del cibo? La lobby del cibo da tempo è tra le principali responsabili della pandemia di obesità in corso nel mondo. Ma per il “big food” la causa della obesità è l’inattività fisica”. Finanziamenti di progetti di ricerca, sponsorizzazioni in occasione di congressi, ricercatori inseriti nei board scientifici istituiti dalle multinazionali: sono queste le principali azioni condotte dalla “lobby del cibo”, ovvero le aziende alimentari, le associazioni di categoria, la grande distribuzione organizzata, i produttori di articoli per la perdita di peso. Nel mirino del British Medical Journal sono finite le commistioni tra le aziende e gli scienziati che si occupano di nutrizione umana e tutela della salute pubblica. Un rapporto che in Gran Bretagna durerebbe da almeno dieci anni, ponendo medici e nutrizionisti a stretto contatto con alcuni colossi di “Big Food”: da Coca-Cola (articolo di e Lancet) a Nestlé, da Unilever Food a PepsiCo, da Cereal Partners a Mars, da Weight Watchers International a Sainsbury. (FONTE: ASSOCIAZIONE “LE DONNE SCELGONO”)
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L'importanza della diagnosi precoce nel tumore al seno Diagnosi precoce significa mettere in atto tutta una serie di controlli per agire sulla malattia prima che diventi sistemica e quindi potenzialmente letale per il paziente. Il Dott. Musolino, oncologo, ha ribadito pertanto “la necessità di adottare una prassi medica troppo spesso sottovalutata, ovvero quella di realizzare lo screening mammografico e l’ecografia contestualmente, e non in sedi e tempistiche differenti (come invece spesso avviene), possibilmente dallo stesso medico che così può utilizzare la mammografia come strumento orientativo e ridurre al minimo ogni rischio.” Tali controlli – ha poi proseguito il Dott. Musolino prima di passare ad una disamina di tutte quelle nuove tecnologie (come ad esempio l’utilizzo del soware CAD) atte a favorire un tempestivo riconoscimento delle masse tumorali – “non devono essere ‘abbandonati’ poi in tarda età perché è proprio lì che si concentra la più alta incidenza del tumore”. Si è svolto lo scorso 11 marzo il secondo incontro del calendario di eventi organizzato dall'associazione “Le donne scelgono” in collaborazione con il Liceo “Blaise Pascal” di Pomezia. Durante la conferenza, iniziata intorno alle 17,30 e terminata alle 20,00, sono stati tanti i temi affrontati dai due relatori in programma – il Dott. Pasquale Musolino (Oncologo) ed il Dott. Raffaele Leuzzi (senologo) – a partire dall'importanza della diagnosi precoce (vedi riquadro) alla prevenzione che tutti noi possiamo mettere in atto con l'alimentazione, la vera chiave di volta nella lotta contro i tumori. Proprio su questo secondo argomento abbiamo deciso di dedicare un approfondimento tra queste pagine, ritenendo fondamentale, come suggerito dallo stesso Leuzzi, diffondere quanto più possibile la cultura del cibo “sano”, nell'ottica di una battaglia molto più ampia da portare avanti contro tutto il sistema dell'alimentazione industriale. Vediamo alcuni aspetti. “Cibo e non cibo”, l'alimentazione come strumento primario contro i tumori - “Il cibo industriale – spiega Leuzzi - quello da produzione intensiva, quello alterato, finto, ha l’unico scopo di ‘durare’, ovvero resistere il più a lungo possibile al deterioramento rinunciando ad aspetti fondamentali quali soprattutto l’apporto nutrizionale. Possiamo dunque barattare la nostra salute in nome del risparmio? E’ meglio spendere un po’ di più risparmiando in salute poi, dato che la maggior parte dei tumori è legata, o comunque riconducibile, a quello che noi mangiamo.” Il Dott. Leuzzi ha quindi sottolineato l’importanza di controllare sempre le etichette – “se un prodotto ha più di 6-7 ingredienti cosa ci stiamo mettendo in casa?” – prestare attenzione ai metodi di conservazione degli alimenti, come ad esempio l’uso di nitriti e nitrati negli insaccati che risultano altamente nocivi per il nostro organismo. E ancora: “evitare ad esempio la farina ‘doppio zero’ – che del grano non ha nulla – l’olio d’oliva di bassa qualità, prodotti carichi di zuccheri – sono loro la vera ‘manna’ per le cellule tumorali (non a caso il glucosio è alla base dell’esame PET ndr), prediligere ad esempio i derivati animali da allevamento all’aperto e limitare il più possibile, anche se dovrebbe essere ovvio ma credetemi non lo è data la percentuale di obesi in costante aumento soprattutto tra i più giovani, il cibo ‘spazzatura’”. “Attenzione poi all'olio d'oliva che portiamo sulla nostra tavola”, continua Leuzzi. “L’olio extravergine d’oliva deve possedere
un’acidità libera minore dello 0,8%: l’olio agricolo è quello ottenuto da un territorio in cui si svolge l’intero ciclo della filiera, dall’oliveto alla bottiglia, all’interno di un sistema di relazioni tra olivicoltori, frantoiani e consumatori. Purtroppo si dovrebbe fare di più per contrastare frodi e sofisticazioni anche perché poi c’è da rilevare una scarsa educazione sull’olio. Per esempio quanti sanno che una bottiglia che in etichetta reca scritto “olio di oliva” contiene un misto (in quantità non dichiarate) di oli di oliva raffinati o oli di oliva vergini? Un olio di oliva raffinato è un olio che in origine presenta difetti tali per cui non può essere dichiarato commestibile dalla legge, quindi dovrà subire dei trattamenti chimico/fisici per farlo tornare tale e commerciabile. Se fosse chiaro in etichetta chissà quanto se ne venderebbe ancora?” Tutto questo in nome della prevenzione, l'unica vera arma a nostra disposizione per contrastare questa vera e propria piaga sociale. Ma anche qui occorre precisare alcune cose. “La prevenzione è fondamentale ma c’è tanta disinformazione e ci sono diversi miti da sfatare: si crede che ‘prevenzione’ sia sinonimo di ‘vado a fare la mammografia o l’ecografia’, semplificando all’estremo la questione (ma, alla fine, è proprio questo che succede), quando invece il problema è a monte (il discorso si può tranquillamente estendere a tutti gli altri tipi di malattia ndr). Non solo. Viviamo in un contesto, è bene sempre sottolinearlo, dove la lotta al tumore è solo “mediatica”: i numeri e i casi di tumore aumentano (L’OMS parla di un aumento dei di nuovi casi di cancro passando dai 12 milioni del 2008 ad oltre 22 milioni nel 2030 ndr), dunque di quale lotta stiamo parlando? Bisogna per questo entrare nell’ottica che la diagnosi precoce è giustissima ma che pur sempre di “limitare i danni” si tratta, mentre prevenire è ben altro significa…non ammalarsi!’ Qual è dunque la soluzione? “Tornare alla dieta mediterranea (quella vera però)”, è allora il messaggio lanciato dal medico che “non è la scoperta dell’acqua calda ma l’unico modo per prevenire efficacemente il sorgere di malattie”, la chiosa di Leuzzi. Il paradosso dell'abbondanza e l'impoverimento della Terra – Parlare di alimentazione pone l'attenzione su tutta un'altra serie di temi anch'essi troppo spesso sottovalutati. O forse se
ne parla, ma si fa poco soprattutto a livello mondiale (e non parliamo di “buone intenzioni”, messaggi-spot, convegni o campagne puramente mediali che di concreto hanno ben poco) per contrastare tali fenomeni. Vediamone due: il paradosso dell'abbondanza del cibo con i relativi gli sprechi, e, secondo, lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali. “Un dato eloquente – comunica l'Associazione “Le donne Scelgono” - è quello del rapporto tra domanda e offerta di cibo: si produce una quantità enorme di cibo che potrebbe nutrire dieci miliardi di persone eppure ci sono 800 milioni di persone che non hanno cibo.” Tutto questo si sintetizza nella parola 'sprechi', la quale, a sua volta, possiamo tradurla nei seguenti numeri: 1,3 milioni di tonnellate di alimenti che vanno in fumo per un corrispettivo economico di circa 13 miliardi di euro. Gli sprechi maggiori – leggiamo in un documento redatto dall'associazione – riguardano la verdura (10,7 kg), la frutta (9,9 kg), il pane (9,1 kg), e la pasta (6,0 kg) mentre minori risultano le quantità sprecate per gli alimenti più costosi: carne (4,5 kg), formaggi (2,1 kg), pesce (1,8 kg), surgelati (1,8 kg) e salumi (1,2). Guardando al nostro paese, mediamente ogni anno una famiglia italiana spreca € 454,00 di cibo, con un primato assoluto degli alimenti freschi (circa il 35%). Non solo. Tale situazione significa un maggior sfruttamento del nostro pianeta – veniamo così al secondo punto – con risorse naturali sempre più ridotte all'osso: per esempio si calcola che lo spreco produca circa 14 milioni di tonnellate di Co2 (dati: Italia) per le quali servirebbero, per assorbirla, oltre 800,000 mila ettari di bosco, più della superficie boschiva della Lombardia. Ciò che colpisce poi è che “l’industrializzazione ha fatto precipitare la qualità nutrizionale dei prodotti e non rispetta né la biodiversità, né gli ecosistemi. L’agricoltura industriale consuma troppa acqua e noi mangiamo troppa carne da allevamenti intensivi e troppi cereali raffinati. Il cibo è diventato solo una merce, un bene di consumo e noi solo dei clienti consumatori.”, sentenzia l'Associazione.
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Arte a Pomezia nell'estro unico di Nune Kerobyan
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une Kerobyan è una pittrice e scultrice contemporanea di origine armena, che vive e lavora nella nostra città. Si è laureata nel 2001 all’Accademia delle Belle Arti in Disegno industriale Creativo ed è stata la prima degli studenti ad ottenere il diploma con onore a 19 anni. “Il mio stile – racconta – è incentrato sui disegni classici. Non ho un materiale di riferimento e credo che il mio modo di dipingere sia unico, come dimostrano le opere che ho realizzato”. Pittrice e scultrice sui generis dunque ma anche donna dedita al sociale. “Durante gli anni di studio ho lavorato come volontaria
Unicef per la protezione dei diritti delle donne e ho anche collaborato con la Croce Rossa e con l'Onu”, ci dice. Nune Kerobyan è però principalmente un'artista e ha esposto in numerose mostre in Armenia, Russia, Usa e Italia. Le sue opere sono state pubblicate nel “We Contemporary 2015, I nuovi Volti dell’Arte Contemporanea (volume 1)”, prestigiosa edizione internazionale, stampata in 3 lingue, Italiano, Inglese,Russo e presentata a Milano, Kiev e Parigi (Ottobre-Milano, Novembre-Kiev, Dicembre-Parigi). Nel 2015 ha partecipato con grande successo al “Salon Art Shopping di Parigi - Carrousel du Louvre”, una Fiera Internazionale fra le più importanti in Europa. Andando poi a ritroso nel tempo, la Kerobyan ha vinto anche il concorso organizzato da “l'Hotel Moxy di Milano” in collaborazione con Talent House (siamo nel 2014), per i pittori contemporanei. All'evento parteciparono artisti emergenti di tutto il mondo – compresa Kerobyan – chiamati a realizzare un’opera d’arte originale, traendo ispirazione dal dinamismo e all’energia di Milano e di Moxy. I tre finalisti, tra cui l'ormai 'nostra' artista, selezionati tra gli oltre 300 partecipanti, furono valutati da una giuria di esperti: la vincitrice, e quindi nuova “Artista Residente di Moxy Milano”, fu proprio Nune Kerobyan. La sua opera continua a essere esposta nella “Living room” dell’hotel. Per maggiori informazioni sull'artista, Nune Kerobyan ha un sito web personale, www.nunekerobyan.com, ed un profilo sul Social Network Instagram (@Nunearts).
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Evangelo di Fede in Fede In questo inizio di terzo millennio, quasi tutti, e in ogni luogo, hanno sentito parlare di Gesù, ma è necessario andare oltre il semplice sentito dire, per raggiungere una comprensione più profonda di argomenti di somma importanza, come il motivo della sua incarnazione, l‘inestimabile valore redentivo del suo morire sulla croce, i benefici che ne derivano dalla sua resurrezione. Nei pressi di Betania nell’anno 26 d.C. circa, Giovanni il battista stava battezzando, ed ecco che Gesù gli andò incontro; Giovanni riconobbe subito in Gesù il Messia che doveva venire e in un’esclamazione di poche parole ne descrisse il suo carattere, il suo venire da Dio, e il motivo della sua missione. “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo” (Giovanni 1:29). L’agnello in Israele, ombra di futuri beni. Era usanza molto antica il sacrificare agnelli. Tale pratica faceva parte del culto offerto a Dio, sia nel periodo pre patriarcale, patriarcale e prima della promulgazione della legge mosaica. In Israele vi erano diversi tipi di sacrifici, come, L’olocausto, il sacrificio espiatorio, e quello di riconoscenza. In occasione dell’istituzione della Pasqua, (1445 a. C. circa) Iddio ordinò di immolare un agnello o un capretto. Successivamente la legge di Mosè esigeva che ogni mattina e ogni sera si offrisse in olocausto un agnello maschio di un anno. Il sabato, (Giorno di riposo nella settimana ebraica), se ne sacrificavano due al mattino e due la sera. In altre occasioni venivano offerti sette agnelli; il primo giorno di ogni mese (Numeri 28:11), nei sette giorni della Pasqua (v. 16,19), il giorno della festa delle trombe (Numeri 29:2), nel giorno delle espiazioni (v. 7,8). Insomma nella mente dell’israelita era chiara la necessità dei sacrifici, i quali gli permettevano di accostarsi a Dio. Tutti questi sacrifici facevano parte di un culto temporaneo, ombra di futuri beni, ovvero, tipologia di Cristo, e profeticamente annunciavano il sublime sacrificio di Cristo. Cristo, l’Agnello di Dio. L’agnello è indifeso, vive in semplicità, e simboleggia la mansuetudine e
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Numero 04 Anno 8 APRILE 2016 EDITORE: La Città
via Odessa 41 - 00040 Torvaianica
Pagina autogestita
“Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”
la sottomissione. Quando Dio volle rivelarsi lo fece in Gesù, e Gesù accetto di essere l’umile Agnello. Gesù è stato l’Agnello silenzioso. “Come la pecora muta davanti a chi la tosa” (Isaia 53:7), disprezzato e deriso egli non rispose nulla. Nel suo cuore non v’era altro che amore per coloro che lo condannarono alla croce. Nella piena sottomissione alla volontà del Padre si lasciò condurre “come un agnello al mattatoio”(Isaia 53:7); anche quando lo inchiodarono perdonò e chiese al Padre di perdonarli. Gesù soffri per noi. Egli è stato manifestato per annullare il peccato con il suo sacrificio, per portare i peccati di molti. L’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, si è sostituito a noi, espiando i nostri peccati; il suo sangue può purificare da ogni peccato. Cristo l’Agnello di Dio con la sua morte ha distrutto colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo, e può liberare tutti quelli che dal timore della morte sono tenuti schiavi per tutta la loro vita. Egli ci ha acquistato una redenzione eterna. L’Agnello e la Sposa. Isaia nel settecento a.C. profetizzando scrisse, “Dopo il tormento dell’anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto”, ed ancora, “Egli vedrà una discendenza”. Cristo, L’Agnello di Dio ha vinto l’angoscia, il dolore, il disprezzo da parte degli uomini, egli ha vinto finanche la morte. Dal tormento dell’anima sua ne è scaturito un frutto eterno, una discendenza, ovvero la Chiesa, futura sposa dell’Agnello. La Chiesa da quando fu fondata da Cristo stesso e fino ai nostri giorni vive nel periodo del fidanzamento con l’Agnello. Così scrisse l’apostolo Paolo nella guida dello Spirito Santo; “Perché vi ho fidanzati a un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine a Cristo” (2 Corinzi 11:2). E’ in
questo periodo di fidanzamento che dobbiamo studiarci come presentare noi stessi approvati dinanzi a Dio. Le nozze dell’Agnello sono vicine, Dio nel suo piano perfetto ha già stabilito il suo tempo. Le nozze ebraiche si svolgevano in tre tempi. 1) Il fidanzamento; spesso fin dalla più tenera età dei futuri sposi. 2) La presentazione; caratterizzata da festeggiamenti i quali spesso duravano più giorni e che precedevano la cerimonia. 3) La cerimonia; lo scambio dei voti. In modo simile, la Chiesa è promessa a Cristo, da ogni eternità (Efesini 1:4), gli sarà presentata in occasione del rapimento (1 tessalonicesi 4:13-18), il banchetto finale segnerà la fine della cerimonia (Apocalisse 19:7-9). Nell’evangelo di Matteo troviamo la parabola delle nozze del figlio del re; gli invitati rifiutarono l’invito e addirittura maltrattarono e uccisero i servi che gli erano stati mandati. Altri furono invitati al posto dei primi, e questi andarono, ma tra loro ve né era uno che non aveva indossato l’abito di nozze fornito dal re, quest’uomo fu preso e gettato nelle tenebre di fuori, dove dice la scrittura, “Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti”. Questa parabola vuole insegnare l’importanza di ricevere l’invito di Dio nel proprio cuore, l’importanza di indossare l’abito di giustizia che Cristo l’Agnello di Dio offre in dono ad ogni uomo. Come in un fidanzamento la Chiesa, promessa sposa di Cristo, nutre un ardente desiderio di incontrare il suo sposo amato, con lui vivrà per l’eternità. “Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata” (Apocalisse 19.7).
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L'Avvocato risponde La consulenza legale per il lettori del Corriere della Città
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i viene inviato il seguente quesito. Sono proprietario di un terreno. Da diverso tempo, un mio amico lo utilizza compiendovi delle attività che io, per amicizia, tollero. È possibile che il mio amico acquisti la proprietà del terreno per usucapione? E come si accerta tale diritto? Il codice civile intende per usucapione un modo di acquisizione della proprietà a seguito di un possesso pacifico, non violento e ininterrotto di un bene immobile di almeno venti anni, art.1158 c.c Il fondamento dell' usucapione viene ravvisato nell'esigenza di adeguare la situazione di diritto alla situazione di fatto in favore di colui che esercita ininterrottamente il potere sulla cosa, di fronte all' incuria e alla negligenza del titolare. Con l' usucapione si vuole rendere giuridica (quindi certa e stabile) una situazione di fatto consistente nell' altrui esercizio del potere sul bene ormai consolidatosi nel tempo. La dottrina prevalente ritiene che sia un modo di acquisto della proprietà a titolo originario che opera al di fuori di ogni nesso con la situazione giuridica del precedente proprietario, anche se è dibattuta da tempo la questione se l' acquisto della proprietà per usucapione sia da considerare a titolo originario o derivativo. Chiunque, pertanto, persona fisica o giuridica, pubblica o privata, abbia l' attitudine a possedere può acquistare per usucapione, sia in danno di soggetti privati sia di soggetti pubblici. Perchè si realizzi l' usucapione deve trattarsi di possesso in senso tecnico che si esteriorizza in un comportamento corrispondente all' esercizio della proprietà o altro diritto reale. Non è sufficiente né la mera detenzione né l' esercizio di un potere di fatto sul bene che consiste in un atto di disponibilità compiuto con l' altrui tolleranza. La detenzione si esaurisce nella materiale disponibilità del bene. Invece, per essere possessori occorre l' animo di possedere (animus possidendi), cioè l' intenzione di comportarsi come proprietari del bene a prescindere dalla presenza di un titolo che ne giustifichi la disponibilità. Secondo la giurisprudenza dominante gli atti tollerati si caratterizzano perché arrecano al soggetto agente un godimento di
portata modesta e sono tali da incidere debolmente sull'esercizio del diritto del proprietario. Quindi, se l' agente esercitasse un potere ampio, in grado di invadere in modo penetrante e stabile la sfera del diritto del proprietario, senza l' opposizione del proprietario stesso, la disponibilità della cosa non potrebbe essere considerata tollerata, ma dovrebbe essere inquadrata in una fattispecie possessoria. É cosa certa che a tollerare debba essere il titolare del diritto, così come contenuto nell' art. 1144 c.c. ma, ai fini dell'usucapione l' ordinamento attribuisce rilievo esclusivamente all' atteggiamento del possessore, non a quello del titolare del diritto. Il conflitto tra le due situazioni antagoniste (l'animus possidendi e l' altrui tolleranza) non può essere risolto indagando l' intima convinzione dei due soggetti. Coerentemente con la funzione dell'usucapione, vale a dire attribuire certezza alla situazione giuridica di fatto, facendola coincidere con quella di diritto, occorrerà valutare la questione su un piano oggettivo. Pertanto, nel caso pratico, ad esempio, la coltivazione del fondo non è sufficiente, di per sé, ad esprimere in modo inequivocabile, l'intento del coltivatore di possedere, occorrendo che tale attività materiale, corrispondente all' esercizio del diritto di proprietà, sia accompagnata da indizi, i quali consentono di presumere che essa è svolta uti dominus (Cass. Civ. n. 18215/14). La coltivazione di un terreno è atti-
vità corrispondente all' esercizio del diritto dominicale; dato, però, che la coltivazione del fondo di per sé non è espressiva, in modo inequivocabile, dell' intento del coltivatore di possedere per sé, è necessario che l' attività materiale corrispondente al diritto di proprietà (la coltivazione) sia accompagnata almeno da indizi che consentono di desumere – sia pure in via presuntiva – che quell' attività è svolta uti dominus ( ad es. le risultanze catastali, il pagamento di tasse, l' apposizione di una recinzione o di cartelli di divieto, l' installazione di impianti di irrigazione ed altre migliorie etc.) L' usucapione può essere fatta valere sia in via di azione sia in via di eccezione. Nella prima ipotesi è possibile agire sia per ottenere l' accertamento dell' avvenuta usucapione sia attraverso l' azione di rivendicazione, deducendo l' usucapione a fondamento del titolo della relativa domanda. Nella seconda ipotesi, l' usucapione viene generalmente opposta al fine di paralizzare la pretesa rivendicatoria del precedente titolare. Inoltre, la previsione normativa contenuta nel nuovo n. 12- bis dell'art.2643 cod. civ. evidenzia vantaggi, in termini di tempi e di costi riguardo alla trascrivibilità di un accordo raggiunto in mediazione in materia di usucapione rispetto ad una causa ordinaria.
Avv. Antonio Aquino
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Rush finale! Sette sfide separano l'Unipomezia dall'atteso titolo di campione del Girone C di Promozione: scopriamo dunque cosa riserva il calendario agli uomini di coach Mancini da qui alla fine del torneo Il gol di Marco Lupi nel “derby” contro la Nuova Florida finisce a “Striscia La Notizia” Un gol che ha fatto letteralmente il giro d'Italia. Il bellissimo gesto tecnico dell'attaccante dell'Unipomezia che ha deciso la sfida contro la Nuova Florida è stato ripreso, oltre che dalle varie testate sportive, anche dalla nota trasmissione “Striscia la Notizia” nella rubrica 'Striscia lo striscione' curata da Cristiano Militello IL PUNTO – E' stato un mese di marzo sostanzialmente positivo (unica eccezione il k.o. interno prima di Pasqua contro la Vigor Perconti ndr) quello appena terminato per il sodalizio del Presidente Valle. Due vittorie, di cui una importantissima quanto emozionante ottenuta nella sfida contro il Team Nuova Florida (match vinto giocando in dieci l'intera gara), ed una sconfitta, il bilancio complessivo mandato in archivio. Quindi, nel primo turno di aprile, la squadra ha saputo reagire all'estemporaneo passo falso battendo a domicilio il Velletri con un secco 3-0. Tutta l'attenzione, e non potrebbe essere altrimenti, è però rivolta alla situazione in classifica considerando che manca davvero poco alla fine della stagione: l'Unipomezia guida il raggruppamento con 66 punti, seguito da Real Colosseum e Racing Club a quota 55 (anche se su quest'ultima pende la momentanea sospensione dei tre punti ottenuti contro la Garbatella ndr), quindi, leggermente più indietro, il Team Nuova Florida, attestato a 50 lunghezze. Quando mancano sette giornate al termine dunque per la capolista Unipomezia c'è da gestire il cospicuo margine di undici punti sul gruppetto delle seconde e in particolar modo sul Real Colosseum, avversaria proprio dei pometini il prossimo 10 aprile. Insomma, tutto è pronto per il rush finale: scopriamo allora cosa ha riservato il calendario per questo finale di stagione all'Unipomezia. CALCOLATRICE E RADIOLINA ALLA MANO: L'ULTIMO SFORZO PER IL TI-
TOLO – Tutto aprile e due domeniche di maggio, con in mezzo addirittura due turni infrasettimanali per un totale, come visto, di sette partite. E' questo quanto resta del girone C di Promozione che si appresta a vivere la sua fase conclusiva. Il trofeo è lì, ormai è in vista, ma serve l'ultimo sforzo per sollevarlo. Intanto è stato archiviato il primo ostacolo, ovvero la trasferta di Velletri, dalla quale dove Lupi e soci, contro una squadra che era, alla vigilia, ad un solo punto di vantaggio sulla zona calda del raggruppamento, sono tornati con tre punti: il responso del campo, in tal senso, è stato inequivocabile, con un sonoro tre a zero firmato La Forgia-Barbarisi-Laghigna che non ha lasciato scampo alla formazione di casa. Contemporaneamente si sono giocate Real Colosseum-Falasche, Alberone-Racing Club e Team Nuova Florida-Cori: sulla carta più facile era la prima di questo novero di sfide (le Falasche sono in una zona 'tranquilla' della classifica), più insidiose invece le altre due considerando che si trattava di formazioni impegnate nella lotta salvezza. Qual è stato dunque il responso del campo? Due vittorie, il Colosseum ha avuto la meglio delle Falasche per 4-1 mentre il Racing Club ha espugnato il campo dell'Alberone 2-1, ed il pari interno della Nuova Florida nel match contro il Cori. Neanche il tempo di riprendere fiato tuttavia e le squadre sono state chiamate a scendere di nuovo in campo. Il 6 aprile infatti si è disputato il primo dei due turni infrasettimanali previsti per questo finale di stagione (non documentato in quanto il giornale era già
stato inviato in stampa ndr): l'Unipomezia attendeva il Semprevisa tra le mura amiche mentre il Colosseum e il Racing Club erano impegnate nelle trasferte senz’altro più ostiche rispettivamente contro Borgo Podgora e Cori. La Nuova Florida affrontava invece in casa la Vigor Perconti. Arriviamo così al 10 aprile: troppo presto (forse) per fare calcoli definitivi ma in ogni caso l'Unipomezia avrà l'occasione per infliggere al campionato il colpo del definitivo k.o. sia ovviamente in caso di vittoria, o magari anche di semplice pareggio dato che, a quel punto, resteranno da giocare appena 5 giornate (del resto anche un eventuale passaggio a vuoto, dato il margine di punti, risulterebbe perfino indolore). Tra queste le partite più complicate sulla carta potrebbero essere quella con lo Sporting Genzano e con la Garbatella – entrambe impegnate nella lotta per non retrocedere – anche se tutti e due i match saranno in casa; in mezzo la trasferta, meno impegnativa, contro una Lupa Frascati che forse non avrà più niente da chiedere al campionato, prima delle ultime due giornate contro Alberone (trasferta) e Racing Club (in casa). Il Real Colosseum invece, dopo la sfida contro i pometini, andrà nella tana del Grottaferrata (altro team a cui serviranno punti per rimanere nella categoria) e in quella della Vigor Perconti, sfida dove le motivazioni faranno la differenza visto che quest'ultima non ha verosimilmente più obiettivi; tra le due si inserirà il confronto casalingo con la Nuova Florida dove perdere punti significherà forse far recapitare il titolo al Comunale, qualora il verdetto non fosse già arrivato nelle giornate precedenti. Velletri (in casa) e Semprevisa (trasferta) saranno invece le ultime due partite con cui magari difendere il secondo posto dagli assalti del Racing Club e proprio della Nuova Florida. Del resto, ad oggi, l'obiettivo alla portata per il gruppetto delle inseguitrici è proprio quello di puntare al secondo e al terzo posto, piazzamenti che consentirebbero alle società di disputare il particolare minitorneo per aspirare al salto di categoria.
Per l'ASD Unipomezia Virtus 1938 Luca Mugnaioli
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SPORT 33 Franco Marcucci è il nuovo Presidente del Team Nuova Florida Aprile 2016
dido – sono state le sue prime parole da patron del Nuova Florida rilasciate alla Gazzetta Regionale – ho pensato che fosse un peccato mollare proprio ora. Questo è un gruppo di amici in cui ognuno dà tutto per l’altro. Per questo ho deciso di entrare in società.”“In questo finale di stagione proveremo a centrare i play-off dato che abbiamo le qualità per farlo”, il commento sugli obiettivi per questo finale di stagione.
Nuovo volto per la presidenza del Team Nuova Florida. Franco Marcucci è stato nominato al vertice del club per sostituire Vincenzo Guiderdone che ha rassegnato le dimissioni per motivi di lavoro. Cinquantotto anni, imprenditore e anche Consigliere del Comune di Ardea, Marcucci è da sempre vicino ai colori e alla storia del Club. Club che ora potrà seguire più da vicino. “Stiamo disputando un campionato splen-
Calcio, le squadre del nostro territorio e gli obiettivi per questo finale di stagione. Boxe: ad Aprile Ranaldo sfida Cocco. Atletica: il Sindaco incontra Ilenia Draisci Indomita Pomezia: scatta il conto alla rovescia per il titolo, Airone Ardea nel vivo della lotta salvezza. IL Racing Club punta ai play-off Partiamo dall'Eccellenza. Due sconfitte ed un successo per il Pomezia che ha chiuso il mese al 12° posto con un margine più che rassicurante sulla zona calda del raggruppamento: otto punti, confermati nonostante il pari interno nel primo match di aprile contro il Colleferro (22). L'altra compagine impegnata nel Girone B di Eccellenza, il Cedial Lido dei Pini, ha invece totalizzato appena un punto nel mese scorso, ottenuto nello scontro con il Morolo poco prima di Pasqua e giunto dopo i passaggi a vuoto contro Audace San Vito Empolitana e Cassino. Una sconfitta, contro la Vis Artena, ha invece 'inaugurato' il mese in corso. In Promozione (girone C) invece è stato un marzo perfetto per il Racing Club che ha vinto tutte e tre le gare disputate, nell'ordine Genzano, Lupa Frascati e Garbatella. Nel post-vacanze pasquali i rutuli sono ripartiti con il piede giusto espugnando il campo dell'Alberone 2-1 e rimanendo agganciati al Colosseum, anch'esso uscito vittorioso dal proprio match di giornata. Sempre nel medesimo girone la Nuova Florida – da metà marzo con un nuovo Presidente (nella foto) – non sta attraversando un momento facile considerando le sconfitte rimediate contro Borgo Podgora e Unipomezia nei primi due match del mese di marzo; in tal senso
però, il netto successo riportato contro il Grottaferrata (3-0) nell'ultimo turno prima di Pasqua poteva far invertire la tendenza soprattutto in ottica play-off, a cui però è seguito solo un pari (interno) contro il Cori che rischia di complicare i piani societari. Capitolo Indomita Pomezia. Il sodalizio del Presidente Padula è ad un passo dal sogno chiamato Promozione. Nell'ultimo mese sono arrivate due vittorie ed un pari ed ora, a cinque giornate dal termine - nell'ultimo turno Bilancini e soci hanno ripreso come se niente fosse il cammino in campionato annientando a domicilio il Casal Lumbroso 5-2 - sono 13 i punti di vantaggio da gestire sulla seconda in classifica. Ovvero: soltanto due punti separano i pometini da un traguardo che sarebbe a dir poco straordinario. Restando in Prima Categoria, ma passando al girone F (l'Indomita partecipa al raggruppamento A ndr), occhi puntati sull'Airone Ardea in piena corsa per rimanere nella categoria: al momento il gruppo rutulo guida il terzetto di coda della classifica con 19 punti, gli stessi della Virtus Poli, che precede l'ormai condannato Tor de Cenci. In tal senso gli obiettivi per rimanere ancorati alla Prima Categoria si chiamano Garbatella (19 punti) e Arce Football Club (22). Nel medesimo girone c'è anche la Città di Pomezia, ormai salva, che può così concedersi un finale di stagione all'insegna della tranquillità. Chiudiamo con la Seconda Categoria: il Montegiordano, in virtù dell'ultimo successo contro il Velletri, addirittura un 6-3, ha scavalcato in un sol colpo Virtus Albano e Diana Cynthia abbandonando il penultimo posto della classifica. L'Enea chiude invece mestamente il girone all'ultimo posto. BOXE: AD A P R I L E EVENTO DA NON PERDERE AL PALALAVINIUM DI VIA PIETRO NENNI – Appuntamento al 16 aprile per tutti gli appassionati di pugilato.
L'incontro in copertina è quello di Ranaldo contro Cocco, con i due atleti che si contenderanno il Titolo Italiano dei Super Medi. Occhi puntati anche su Francesco Lo Masto che affronterà invece Bolcskei.
ATLETICA - Il Sindaco di Pomezia Fabio Fucci ha incontrato nella mattina del 29 marzo la giovane atleta Ilenia Draisci, medaglia d’oro ai Campionati italiani indoor di Ancona del 6 marzo scorso, con un tempo di 7’41’’ nei 60 metri piani. Ilenia, seguita da Maura Cosso e in forze presso il gruppo sportivo dell’Esercito, si allena a Pomezia da quando aveva 7 anni. “Siamo orgogliosi di vedere un’atleta di Pomezia salire sul podio più alto di una competizione così importante – dichiara il Sindaco Fucci – La nostra Città ha visto crescere e continua a sostenere grandi atleti che hanno raggiunto traguardi notevoli in diverse discipline sportive. Ilenia è una di loro e Pomezia fa il tifo per lei per i prossimi campionati che la vedranno sicuramente protagonista. Il nostro augurio più grande è che riesca a raggiungere la convocazione per le Olimpiadi di Rio de Janeiro”.
Luca Mugnaioli
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Aprile 2016
Donne e prova costume: la nuova ossessione U
n tempo la primavera arrivava insieme all'inebriante profumo dei fiori e alle allergie di stagione: lacrime, starnuti e imprecazioni. La sentivamo mentre ci avvolgeva con le sue giornate più lunghe e grazie a quel sole più caldo che - cervicale esclusa - permette di asciugare i capelli all'aria. Oggi no, le cose sono cambiate, e con l'ingresso di questa stagione pare che non si abbia più il tempo né per i fiori né per il calore del sole, perché noi donne veniamo travolte da radio, giornali, tv, social network che ci assillano in merito all'ormai temutissima - musica da film horror in sottofondo - prova costume. È incredibile! Sembra quasi lo facciano apposta. Fateci caso: fino a qualche settimana fa non si faceva altro che parlare di panettoni, torroni, colombe e uova di Pasqua e adesso invece ci voglio definite, senza un filo di cellulite - non perdendo occasione di ricordarci con tono severo e accusatorio che, poracce noi, è una malattia - ci vogliono tirate che nemmeno la faccia di Briatore dopo l'ultimo liing, come se l'unico scopo del nostro genere, fosse quello di apparire "perfette", sexy, attraenti, lisce come il fondoschiena di un bambino, mentre invece, in verità, vorremmo semplicemente sentirci libere di fare due passi sulla riva del mare, magari prendendo un po' di colorito per spazzar via la stanchezza ed il grigiume invernale, e senza dover necessariamente provare l'ansia di essere giudicate perché non in forma come l'ultima modella sulla copertina di Vogue. Su, ditemi che non è vero! Quante volte vi siete poste il problema? Quante volte avete provato
vergogna nel pensare di indossare un costume in una spiaggia affollata? Ve lo dico io: troppe. E sapete il perché? Perché siamo state indottrinate così, perché ci hanno fatto credere che la pancetta non sia ammessa, che l'addominale in vista sia vincente e che la ritenzione idrica sia da sfigate. Che assurdità! Io non so voi, ma personalmente mi sono stufata, perché ok, è giusto mangiare sano, è giusto fare attività fisica, ma tutto ciò non deve diventare uno scopo di vita, tutt'altro. Settimanalmente ricevo decine di mail di ragazzine e donne che mi chiedono come fare a superare il timore di essere giudicate dagli altri per il proprio aspetto esteriore; ecco, se proprio lo volete sapere, è questo mi terrorizza, e molto più della stupidissima prova costume e dell'inviata in spiaggia di Studio Aperto pronta ad inquadrare i miei cuscinetti adiposi.
Credetemi, ho la pelle d'oca mentre penso che ci sono donne come me, che vivono nel timore di non essere all'altezza di questa società che ci vuole perfette fisicamente e che non s'interessa minimante a quello che realmente desideriamo, a cosa pensiamo, e anzi, se non lo facciamo – pensare – ancora meglio, perché così avrà modo di venderci più facilmente l'ultima crema contro la cellulite, l'ultima tisana drenante e ovviamente anche la convinzione che usando tutto ciò, anche noi potremo conquistare l'approvazione del prossimo. Sono stanca, sul serio. Sono stanca di tutta questa superficialità. Sono stanca di vedere le nuove generazioni in balìa di questo immenso vuoto basato sull'apparire, sull'apparenza. E datemi retta: curate il cuore, l'animo e insieme a loro anche il corpo, ma perché quest'ultimo è direttamente collegato alla salute. Siate vanitose, ma non ossessionate dalla fisicità e soprattutto, siate consapevoli che la vostra mente non perderà mai la battaglia contro la forza di gravità, contro il tempo che passa, le vostre belle chiappe invece sì, e quel giorno, quando accadrà - perché accadrà, eccome se accadrà dovrete avere il cervello che vi permetterà di guardarvi allo specchio e sorridere, fiere delle donne che siete state, felici delle donne che sarete... Lo auguro a tutte. A presto. Alessandra Crinzi www.crinzieacapo.com www.instagram.com/alessandracrinzi www.facebook.com/alessandra.crinzi
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Aprile 2016
I neonati non si viziano F inalmente è accertato! Coccolare i propri figli, essere delle mamme ad alto contatto o semplicemente avere il piacere di tenerli sempre in braccio non trasformerà i vostri cuccioli in dei mostri appiccicosi, scontrosi, asociali e viziati. Uno studio pubblicato sul Journal Epidemiology and Community Heal ha fatto il punto sull’importanza dell’affetto materno nei primi mesi di vita di un bambino. Secondo tale studio tante coccole rendono i bimbi meno stressati. Lo studio risale agli anni 70 e prendeva in considerazione 482 mamme con bimbi intorno agli 8 mesi residenti in North Carolina. Di queste mamme il 5% era super affettuosa, l’85% normale ed il 10% meno espansiva. Lo studio è continuato per oltre 30 anni ed ha messo in evidenza come i figli delle mamme più coccolone siano risultati più sereni, meno stressati e più integrati rispetto ai figli delle mamme appartenenti alle altre categorie! Questo studio, unico nel suo genere, dimostra come ogni bimbo costruisce la propria identità futura attraverso il rapporto con la propria mamma e quindi di quanto sia fondamentale il rapporto che si instaura tra loro nei primi mesi di vita. In un altro studio tedesco del e Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences di Leipzig ci si è invece concentrati sulla risposta a diversi stimoli tattili sulla pelle del neonato. I bimbi erano tenuti sulle gambe dei genitori e venivano sfiorati in vari modi su un braccio e durante l’esperimento venivano tenuti sotto controllo le variazioni dell’espressione del viso, dei movimenti e della frequenza cardiaca. I bimbi sono risultati sensibili agli stimoli tattili gentili. In seguito a questi stimoli il loro battito cardiaco rallentava e la cosa curiosa è che lo stesso accadeva anche ai genitori come fosse una dote innata ed ereditaria. Questa reazione sembra essere giustificata dal fatto che i recettori del tatto sono i primi ad entrare in attività, già dalle prime settimane dopo il concepimento e durante tutta la gravidanza vengono sollecitati dal liquido amniotico come responsabile di leggeri sfioramenti. Ad ogni movimento materno il liquido amnio-
tico infatti accarezza il bimbo mantenendo i recettori attivi. Questo è anche alla base del perché la prima forma di comunicazione tra mamma e bambino si esplica nel contatto pelle a pelle. Questo contatto riporta il bimbo alla tranquillità e sicurezza della vita intrauterina. Per un neonato quindi essere toccato è fonte di benessere e rilassamento. Non a caso nelle terapie intensive neonatali s’incentiva un contatto continuo tra genitori e prematuri. La condizione di benessere induce il sistema nervoso del neonato a produrre endorfine e questi ormoni a loro volta inducono rilassamento e quindi un riposo migliore. Lo stato di benessere, inoltre, incrementa le difese immunitarie, facilita e anticipa lo sviluppo cognitivo e induce una maggior tolleranza nei confronti dello stress come quello generato dalle famose coliche gassose, per le quali non a caso la migliore cura è passeggiare con loro in braccio. Mamma e bambino quindi dialogano attraverso le carezze, ma anche attraverso sguardi e parole dolci. Il bimbo impara ad associare il piacere delle sensazioni tattili con il significato dolce delle parole favorendo un completo e profondo sviluppo affettivo. Alla luce di questo ci sono momenti della giornata che acquisiscono una valenza di crescita unico come il momento del bagnetto, del baby massage, delle ninne insieme o semplicemente della pappa al seno. Quindi le coccole non sono un vezzo, ma un bisogno vitale da soddisfare come la fame o la necessità di essere cambiati.
Con la nascita il neonato vive il suo primo trauma da separazione: si ritrova solo in un mondo che non conosce e fa paura, solo nelle carezze, nelle coccole e nel calore di un abbraccio trova conforto e sicurezza. Il contatto costituisce un riparo affettivo che instilla la consapevolezza di non essere solo. Un bimbo che fa scorta di coccole sarà un bimbo capace di crescere in perfetta autonomia, in grado di tollerare anche i momenti di distanza della mamma. Quindi più i bimbi sono piccoli più vanno coccolati, ricordando però che le coccole non vanno imposte: se il bimbo in quel momento non mostra di gradirle, non insistete! In definitiva i bimbi più coccolati sono bimbi che, contrariamente a quello che si pensa, crescono più sicuri di loro stessi e più consapevoli dell’appoggio dei propri cari. Per questo si mostreranno più curiosi ed aperti nei confronti del mondo, pronti a sperimentare e ad allontanarsi dal nido perché certi di essere nuovamente e amorevolmente accolti al loro ritorno. So di dare un duro colpo a cuore di tante nonne ( mamme o suocere che siano) per le quali i bimbi devono imparare ad addormentarsi da soli, devono piangere un po’ prima di essere presi in braccio e soprattutto non devono sempre stare attaccati al seno pena il rischio di crescere dei “mammoni” … beh care Signore basta frequentare un po’ di adolescenti per rendersi conto che nessuno di quei neonati adoranti e stra coccolati continua a prendere il seno o a vivere attaccato alla gonna di mamma, ma anzi, spesso , specie se in compagnia di amici, fingono proprio di non conoscere quella tipa che li aspetta davanti alla scuola! I neonati sono così piccoli per così poco tempo perché non goderceli? E poi … siete sicure che quando sono in braccio vengono coccolati e non che siano loro in realtà a coccolare chi li culla? Nel dubbio: coccoliamoli coccolandoci!
Dott. Ost. Catiuscia De Renzis Dovevolalacicogna@libero.it
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L’ipocrisia C i viene normale criticare l’ipocrisia di chi alle parole non fa seguire una corrispondente azione e giudichiamo negativamente i comportamenti che contraddicono le cose dette. Ma nella società di oggi siamo in grado di essere coerenti in primo luogo con noi stessi e di conseguenza con chi ci sta intorno? La coerenza è quella qualità che rende efficace e in sintonia l’intento iniziale con l’espressione finale, una persona che mantiene ciò che promette si guadagna sicuramente la stima ed il rispetto degli altri e quando ci comportiamo in modo incoerente ci sentiamo costretti a trovare una giustificazione logica per rendere sensate le nostre azioni e i pensieri. Questo è quanto avviene, molto spesso, da parte dei nostri politicanti, che si illudono di riuscire a convincere gli altri di cose a cui loro stessi, per primi, non danno nessuna credibilità. Immaginiamo quanto è piacevole ascoltare una persona che reputiamo coerente, soprattutto di questi tempi. Infatti la capacità di essere coerenti con ciò in cui si crede è un presupposto fondamentale su cui si basa la fiducia in noi stessi e negli altri. Ma siamo in un tempo in cui cresce l’incertezza, le prospettive future sembrano essere sempre più labili, quindi si assiste anche ad una rinuncia delle verità con conseguente caduta di ogni obbligo di coerenza interiore. E’ che noi dovremmo essere tenuti a dire una cosa e poi quasi obbligati a non cadere in contraddizione con quanto detto prima. Dovrebbe essere così! Ma questo, ahinoi, è sempre meno vero. E perché? Non solo e sempre per ipocrisia, non solo per dimenticanza, ma perché nella società di oggi gli stimoli, i messaggi che ci capitano sono talmente tanti e vari che è difficile organizzarli in maniera logica e coerente. Perché coerente vuol dire COERIRE, far convergere. Stranamente, invece, nel momento in cui noi crediamo di essere arricchiti da tutti questi messaggi, dobbiamo riconoscere che siamo sotterrati da un eccesso di informazioni che creano solo una gran confusione, soprattutto nei giovani, che spesso sono additati come apatici, fannulloni, indifferenti, quasi loro stessi responsabili delle loro precarietà. Mentre invece i giovani di oggi vorrebbero qualche garanzia in più sul loro futuro, avere un progetto e la possibilità che questo si rea-
Il Corriere della Città
Aprile 2016
Non bisogna avere paura d’essere coerenti
lizzi. Ma questa possibilità presuppone una scelta che spesso è complicato fare, proprio perché non vi sono delle oggettive opportunità. Ma ci si può educare alla coerenza? Sicuramente è un esercizio che si acquisisce con l’esperienza in quanto, spesso, all’origine dell’incoerenza c’è una contraddizione di fondo ossia il fatto di credere che il non essere in contraddizione con se stessi non ha più un grande valore, soprattutto, per i giovani. La coerenza, dunque, è rara poiché presuppone simultaneamente tre requisiti poco comuni: una rara personalità, idee e valori umani. Coerenza è il coraggio dell’onestà e della trasparenza con noi stessi e dunque con gli altri. Oggi si pensa che il valore vero non sia più la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa, ma al contrario “la spontaneità” che si pensa apra la porta del successo, ovvero ci si comporta per quello che ci si sente di essere, ovvero si crede che basta essere spontanei ed autentici per essere coerenti. Ora tutto questo è profondamente sbagliato, perché la spontaneità è importante però è una condizione che non necessariamente ci porta all’autenticità della persona. Coerenza è dire ciò che si pensa secondo i propri ideali, è un debito che abbiamo con noi stessi, l’incoerente, il facilone, il menzognero tradisce gli altri ma in primo luogo tradisce se stesso. E quando una persona prende coscienza di questa situazione scatta un forte senso di frustrazione, un groviglio di emozioni lo fanno sentire inutile e solo ed i rimpianti prendono il sopravvento. Noi non abbiamo emozioni inutili, tutte sono importanti per la nostra vita, per il nostro cre-
scere, per il nostro sentirci ed essere uomini. L’ importante è l’uso che ne facciamo, se usiamo i rimpianti come leva positiva per vivere meglio il presente e crearci un buon futuro, altrimenti diventa una catena che tende a soffocare sul nascere qualsiasi nostra scelta. Ricordarsi sempre che la vita è fatta di piccole sfumature e il rimpianto è una di quelle, che considereremo anche tenera, poiché rispetto al rimorso che può farci star male emotivamente, il rimpianto addolcisce spesso i ricordi più belli della nostra vita. L’importante è rimanere ancorati alla realtà, al presente che viviamo senza chiudersi in noi stessi, mentre bisogna imparare a condividere con gli altri ed anche il rimpianto, perché no, può essere un grande momento di crescita. Mentre invece se vissuto continuamente come un tormento interiore anche la nostra salute potrebbe risentirne. Se avessi fatto, se potessi avere…fanno nascere questo sentimento di frustrazione che ci porta a star male perché noi alimentiamo tutte queste emozioni negative che ci porta inevitabilmente ad una condizione di stress che condiziona tutto il resto della vita anche sotto l’aspetto della nostra salute. Ricordiamoci che non è mai troppo tardi per dare una svolta importante alla nostra vita, soprattutto nelle piccole cose, accettando anche gli errori che si commettono, essere più indulgenti con noi stessi, volersi più bene, essere più affettuosi, considerando la nostra fragilità e la possibilità anche di sbagliare. Tutto può farci crescere, anche il più grande sbaglio a qualunque età, perché ogni giorno va vissuto come un nuovo inizio e quindi ogni momento della nostra vita ha in se stesso il seme del cambiamento e questo è vero a vent’anni come può essere vero a ottanta. Quindi ricordarsi che volersi bene vuol dire accettare i propri limiti riconoscendo anche la propria infallibilità e vivere più intensamente il nostro presente e progettare più allegramente il nostro futuro. “Coerente è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Incoerente è colui che cambia la verità per accordarlo al proprio pensiero”
Antonio GUIDO (dirguido@libero.it) Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale