Il Corriere della Città - Dicembre 2020

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Anno 12 Numero 12

DICEMBRE 2020 LE INCHIESTE

libertà informazione politica cronaca cultura sport

MAFIA L I T O R A LE

MAFIA LITORALE Usura, estorsioni, lotte per il controllo delle piazze di spaccio. Ecco cosa succede a Pomezia e Ardea

PEBA POMEZIA

Qualcosa finalmente si muove. Intervista con la Cellula Coscioni di Pomezia

MANZU' VIA DA ARDEA I cittadini: «E' una vergogna!»

ARDEA: IL CASO L'odissea di un cittadino...per riuscire a pagare le tasse!

BASTA VIOLENZA Il ricordo di Maria Corazza a Pomezia

Editoriale

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LA GUERRA PER LO SPACCIO

roga, estorsioni, usura, omicidi: cosa sta succedendo sul litorale romano e in particolare a Pomezia e Ardea? Nell’ultimo periodo l’ombra della criminalità organizzata ha preso contorni sempre più definiti, mostrando ai cittadini aspetti sconosciuti grazie alle operazioni svolte da Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia, che hanno scoperchiato vasi di Pandora, scoprendo collegamenti tra bande che si spartiscono il territorio. (continua a pag.4)



DICEMBRE 2020 NUMERO 12

www.ilcorrieredellacitta.com INCHIESTA

Editoriale I l v ol to n a sc o sto d el ter r it or io POLITICA Si sblocca il PEBA a Pomezia.......................pp. 6-7 Clamoroso, ManzĂš via da Ardea..................pp.8-9 Intervista all'Ass. Alessandro Possidoni..........p.12 CRONACA La situazione nella Asl RM 6.......................da p.14 Vaccino Oxford-Pomezia, il punto..............da p.15 No alla violenza sulle donne.............................p.16 I "rifiuti della memoria"...................................p.18 Ardea, fai-da-te per i rifiuti in strada...............p.19 LE RUBRICHE DEL CORRIERE DA PAG. 28

D ROGA, ESTORS IONI E US UR A S U L N O S T R O L I T O R A LE P@STA

Le vostre segnalazioni a: redazione@ilcorrieredellacitta.it (P.38)

NATALE

Le feste in pandemia, come affrontarle (p.36)

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EDITORIALE

Il Corriere della Città dicembre 2020

Mafia litorale, il volto nascosto del territorio (segue dalla copertina) Il faro degli investigatori è ormai da tempo puntato nell’area che va da Acilia a Nettuno, ma dopo l’omicidio di Selavdi Shehaj detto Simone, si è ristretto tra Torvaianica e Tor San Lorenzo alla ricerca del killer e dei mandanti. Dietro l’assassinio si nasconde qualcosa di grosso, come i “giri” che gestivano sia l’albanese che gli altri criminali arrestati negli ultimi mesi. A partire dal giugno 2019, l’inchiesta Equilibri rese noto come la famiglia siciliana Fragalà gestisse su Torvaianica il mercato della droga e il racket delle estorsioni. Ma il loro predominio non era affatto scontato, visto che il litorale faceva gola sia alla mafia romana che a quella albanese e slava. Senza contare a chi da tempo era radicato nelle vicinanze, come gli appartententi al clan Gallace, riconducibile alla ‘ndrina calabrese, che pur controllando Nettuno e Anzio tentavano ogni tanto incursioni fino a Torvaianica. Gli intrecci sul territorio sono fitti: basta guardare all’ultima inchiesta della Guardia di Finanza, “Magliana Fenix” che ha portato all’arresto di 20 persone lo scorso 4 novembre, tra Roma, Ardea e Ostia. Alla guida del clan Roberto Fittirillo, spietato ex componente della banda della Magliana, detto “Zio”, che nel giro di soli 5 mesi è riu-

scito a rifornire i suoi due maggiori “clienti” di ben 100 chili di cocaina, riuscendo a muovere oltre un milione di euro in pochi giorni. I “clienti” erano in realtà i personaggi chiave, che a loro volta avevano creato due organizzazioni di spaccio: Fabrizio Piscitelli, ucciso il 7 agosto 2019 a Roma, e Fabrizio Fabietti. Il collegamento con Torvaianica e Ardea nasce proprio attraverso Fabietti, che in-

staura un rapporto stretto con i fratelli Emiliano e Nicolas Pasimovich, rifornendoli di cocaina e altre sostanze stupefacenti: chili e chili di droga di ottima qualità, che poi i gemelli argentini avrebbero rivenduto al dettaglio attraverso i loro canali, fornendosi degli spacciatori di zona. Il nome di Emiliano affiancato a Fabietti appare nella prima inchiesta della Guardia di Finanza, Raccordo Criminale: poi, nel 2017, i rapporti si interrompono a causa dell’arresto da parte dei carabinieri, che scoprono il suo coinvolgimento in un traffico internazionale di stupefacenti dall’Argentina alla Sicilia. Gli affari con Fabietti li prosegue quindi Nicolas, anche lui arrestato il 4 novembre 2020. Ma, come detto, la piazza è molto appetibile, tanto da dover arrivare a un omicidio pur di eliminare un concorrente. Altri protagonisti però potrebbero essere in ballo. Anche se le modalità dell’omicidio di Simone sono molto simili a quelle di Piscitelli, non è per nulla scontato che la mano che ha colpito sia la stessa. Di certo c’è che questi luoghi si sono scoperti all’improvviso fragili, insicuri. Quello che si pensava potesse accadere solo in posti lontani succede anche sotto casa. E non si tratta solo di spaccio, visto che nella zona sono frequenti anche gli episodi di estorsioni e usura. Storie che mettono paura e a cui ci si deve ribellare, che si devono fermare iniziando nel modo forse più difficile per chi le vive: parlandone. Maria Corrao

Sul litorale romano, specie a Pomezia e Ardea, gli intrecci legati al mondo della droga sono fitti: la recenti operazioni delle Forze dell'Ordine hanno svelato giri milionari e collegamenti con potenti gruppi mafiosi



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Pomezia, si sblocca l'iter per il PEBA La Cellula Coscioni di Pomezia: «Il ritardo è grave ma è indubbiamente una buona notizia» arriere architettoniche: il Sindaco tradisce l’impegno preso in campagna elettorale", con questo titolo nel gennaio 2019 commentavamo le promesse disattese dal Sindaco Adriano Zuccalà circa la redazione del piano per eliminare le barriere architettoniche sul territorio.L’impegno, ricorderete, era stato preso dai candidati alla carica di primo cittadino nelle elezioni comunali appena un anno prima ed era stato quello di adoperarsi, qualora eletti, a redigere ed attuare per l’appunto il Peba; un accordo simbolico, ma fattivo, tra la politica e i cittadini per rimuovere le barriere architettoniche che violano i diritti primari dei cittadini affetti da disabilità. Purtroppo però, malgrado il crono-programma firmato, l'Amministrazione non era riuscita a rispettare le scadenze e ciò ha prodotto anche un ricorso da parte dell'Associazione Luca Coscioni – che era stata promotrice dell'iniziativa – contro il Comune di Pomezia per «condotta discriminatoria» affinché l'Ente venisse condannato «ad adottare i Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche entro termini congrui e ragionevoli». Passi avanti Ora però, a due anni di distanza, qualcosa sembra (finalmente) muoversi: il Sindaco, attraverso una Determina Dirigenziale firmata lo scorso 11 novembre, ha dato impulso per redigere le linee Guida per la predisposizione del “Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche affidando l'incarico ad uno studio di Ingegneria e consulenza situato a Pisa. Il tutto, compreso un ulteriore piano stavolta inerente al PUMS, “Piano Urbano di Mobilità Sostenibile”, costerà circa 24mila euro. Ne parliamo con la Nella foto: Cellula Luca (dall'alto) Coscioni di Pomezia Giuseppe Di Come sottolineato in aperBella, Consitura noi eravamo stati tra i gliere Generale primi a portare alla luce i Associazione ritardi con i quali il CoLuca Coscioni

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Le domande Preso atto della buona notizia, perché tuttavia rivolgersi così "lontano" per predisporre le linee guida del PEBA (che peraltro sono già presenti in Regione)? Perché inoltre spendere dei soldi quando sul territorio un'associazione - senz'altro già a conoscenza delle criticità del territorio - si era offerta di collaborare gratuitamente? Barriere architettoniche a Pomezia: un anno fa la nostra inchiesta sul tema mune di Pomezia stava disattendendo le aspettative dei cittadini. In questi anni abbiamo seguito il percorso di Pomezia Senza Barriere, che nel frattempo è diventata una “Cellula” effettiva dell'ALC, cercando di stimolare, attraverso anche un'ampia inchiesta realizzata un anno fa per documentare il problema delle barriere architettoniche sul territorio, l'Ente ad intervenire. A novembre è arrivato l'impulso del Comune di Pomezia a predisporre le linee guida per la realizzazione del PEBA: che valore ha questa notizia? «Sicuramente una buona notizia e, per noi, una grande soddisfazione avere avviato questa presa di coscienza a partire da quando abbiamo chiesto ai candidati sindaco, nella campagna elettorale del 2018, di firmare un preciso cronoprogramma per la redazione del PEBA. Anche se, rispetto all’impegno firmato dal Sindaco, siamo in grave ritardo essendo questa iniziativa solo l’inizio del concepimento

La Cellula Coscioni di Pomezia: «E' una buona notizia, soddisfatti per aver avviato questa presa di coscienza. Se le linee guida diventeranno un PEBA vero e proprio, di certo il Comune di Pomezia potrebbe essere orgoglioso del suo operato»

della pianificazione del PEBA. È comunque un bel segnale e purtroppo isolato: i Comuni che in Italia non hanno ancora approvato il PEBA solo la stragrande maggioranza nonostante la legge li renda obbligatori da diversi lustri. Però, se queste, che per il momento sono solo linee guida diventeranno PEBA vero e proprio, di certo il nostro Comune potrebbe essere orgoglioso del suo operato». (continua)

Cos'è il PEBA PER LEGGE - I Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche sono gli strumenti in grado di monitorare, progettare e pianificare interventi - anche con stime economiche - finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità degli edifici per tutti i cittadini. Introdotti con la legge 41/1986, e integrati con dalla 104 del 1992, che ne ha esteso l’ambito agli spazi urbani, sono lo strumento individuato dalla nostra normativa per monitorare e superare le barriere architettoniche insistenti sul territorio. Il Piano, di cui ogni comune dovrebbe già essersi dotato, è teso a rilevare e classificare tutte le barriere architettoniche presenti in un’area circoscritta e può riguardare edifici pubblici o porzioni di spazi pubblici urbani bano.


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dicembre 2020 (segue) Dal punto di vista dell'iter burocratico quali saranno i prossimi passaggi? «Il passaggio corretto è quello di predisporre delle eccellenti Linee Guida, migliori, a questo punto, e più aderenti al territorio di quelle che già le regioni mettono a disposizione dei comuni. D’altronde, lo dice il titolo stesso della determina: “Linee Guida per la Predisposizione del Piano”. Anche perché, una volta predisposte le linee guida, sarà possibile identificare in modo adeguato il professionista più adatto a realizzarle. Sarebbe un controsenso fare al contrario. Ora, dai documenti pubblicati, si evince che lo studio CREALINK S.R.L. con sede a Pisa, deve consegnare le Linee Guida entro il 31 dicembre 2020, cioè tra poco più di un mese. Pertanto auspichiamo che subito dopo si avvii la procedura per dare l’incarico alla redazione del Piano». Una delle vostre battaglie ha sempre riguardato la necessità di redigere dapprima il PEBA e solo in un secondo momento andare ad intervenire sui problemi puntuali con interventi mirati sul territorio. Questo, anche a Pomezia, non solo non è avvenuto – si continua infatti a lavorare solo con opere “spot” - anzi a volte nemmeno i singoli lavori si sono rivelati “perfetti” per lo scopo prefisso. Qual è il vostro augurio per il futuro, soprattutto ora che l'iter per il PEBA sembra essersi sbloccato? «La metodologia, anche in questo caso, è quella di avere prima chiaro un piano dell’intervento, e poi agire. Anche perché sia con il PEBA o senza, rimuovere un ostacolo qua e là, non vuol dire garantire alla persona con disabilità l’autonomia e l’indipendenza nella mobilità. In tutti e due i casi si deve progettare un percorso accessibile, perché la persona con disabilità motoria, sensoriale o mentale o anche un semplice soggetto fragile, come capita di esserlo tutti a volte nella vita, si muove per raggiungere un obiettivo: il luogo del lavoro, la piazza, la fermata del bus, il centro commerciale ecc. E ognuno di queste mete esige un percorso completamente libero da ostacoli. Fare una rampa per accedere a un marciapiede e trovare poi un gradino per la discesa, vuol dire non aver risolto il problema; così come quando si fa la rampa da un lato dell’attraversamento e non dall’altra parte (e di questi esempi ce ne sono tanti a Pomezia); anzi in questo caso vuol dire mettere in pericolo la persona con disabilità che attraversando poi si ritrova sulla carreggiata nell'impossibilità di risalire. Per tutto questo, e per molto altro, il nostro obiettivo è lo stesso di sempre: vedere realizzato al più presto il PEBA, senza più tentennamenti, rinvii o deviazioni» Voi avevate dato disponibilità a collaborare con il Comune di Pomezia proprio per redigere il PEBA. Il Comune ha deciso di intra-

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Sui lavori-spot del Comune (non esenti, talvolta, da errori): «Rimuovere un ostacolo qua e là, non vuol dire garantire alla persona con disabilità l’autonomia e l’indipendenza nella mobilità. In tutti e due i casi si deve progettare un percorso accessibile»

In ritardo

prendere altre strade rivolgendosi altrove: vi rammarica questo – soprattutto perché chi meglio degli esperti dell'ALC di Pomezia potevano avere una visione a 360° delle esigenze del territorio? - o l'importante è giungere al risultato finale? «Noi fin da subito abbiamo offerto all’Amministrazione la nostra disponibilità (a titolo gratuito) a collaborare per mantenere gli impegni presi in campagna elettorale. Quegli impegni erano del Sindaco come anche nostri. Ed è anche per questo che non arretriamo di un millimetro. Se i professionisti a cui si è rivolto il Comune porteranno a termine gli impegni del PEBA non possiamo che essere soddisfatti e orgogliosi non solo di avere tenuto acceso il fragile lumicino dei diritti, ma anche di poter vivere in una città moderna (nel senso più ampio del termine). Per cui decisamente nessun rammarico: l’importante è il raggiungimento degli obiettivi da conseguire coinvolgendo i diretti interessati e tutti le loro rappresentanze del territorio, così come suggerito dalle Linee Guida della Regione Lazio». Sono passati due anni da quella nostra intervista nel gennaio 2019: che bilancio si può fare di questo periodo? «Nessun bilancio. I bilanci si fanno alla fine o magari nel medio periodo. Al momento non siamo nemmeno all’inizio del lungo cammino per rendere la Città a misura della persona con fragilità. Le azioni politiche intraprese sono state diverse: 1000 firme per la nostra petizione popolare per l’inclusione, diverse segnalazioni rilevanti problematiche “storiche” ma anche sorte con lavori nuovi (Via Pier Crescenzi, Ex Feal) tutte corredate da una nostra proposta tecnica per la soluzione (vedi Pensiline Cotral e la rampa a Piazza Kennedy). E poi i tutorial di (in)formazione sulle barriere per il cittadino consapevole. Tutta questa articolata azione politica tenta di supportare il Comune per la reda-

IN CAMPAGNA ELETTORALE - Anche il Sindaco Zuccalà aveva sottoscritto l'impegno in campagna elettorale prima di essere eletto con l'ALC - Pomezia Senza Barriere. Questi i punti (e la firma del primo cittadino a lato): 1. Emanare entro il 31 luglio 2018 una delibera di giunta che conferisca a esperti l’incarico di pianificare il PEBA; 2. Completare entro il 31 dicembre la fase di censimento delle barriere architettoniche; 3. Avviare dal gennaio 2019 le gare di appalto per abbattere le barriere; 4. Proseguire il piano dei lavori per tutta la durata della consiliatura e oltre, fino alla definitiva rimozione delle barriere; 5. Monitorare mensilmente l’avanzamento delle attività, rendendone conto sulla homepage del sito web del Comune. Fino ad oggi,però, nulla si era mosso: adesso il tanto atteso primo passo verso il PEBA. zione del PEBA e farne comprendere ai cittadini l’urgente necessità (siamo stati chiusi in casa per mesi, forse ora possiamo capire cosa prova una persona a non poter uscire di casa?). Poi, però, abbiamo preso un impegno per il riconoscimento dei diritti dei cittadini che spesso non possono lottare e se l’azione politica non produce effetti, il ricorso per condotta discriminatoria deve rimanere in piedi. Vorrei approfittare di questo spazio per invitare tutti quanti a seguire le nostre iniziative, che non riguardano solo il PEBA ma anche le DAT e l’eutanasia, sia sulla nostra pagina Facebook che Instagram. Soprattutto ora che stiamo per prepararci ad accogliere Salvatore Cimmino che nella nostra assemblea di giovedì 26 ha presentato la sua enorme e storica iniziativa che si terrà la prossima primavera da marzo a ottobre: il “Giro di Italia a Nuoto” che da Ventimiglia a Trieste farà anche tappa a Torvajanica». Luca Mugnaioli

Pomezia Senza Barriere si era offerta di collaborare (gratuitamente) con i propri esperti/tecnici con il Comune per realizzare il PEBA. L'ente ha scelto però un'altra strada: «Rammarico per non essere stati interpellati? No. L'importante è il risultato finale»


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Ardea, clamoroso: Manzù lascia il museo Il Commissario nominato dal Ministero degli Interni ha dato ragione agli eredi artista Giacomo Manzù, morto il 17 gennaio 1991, fu sepolto dalla famiglia, dopo l'autorizzazione dello Stato Italiano, nel parco del suo museo ad Ardea dove aveva scelto di riposare per sempre in pace. Gli eredi Manzù, il 25 maggio 2019, hanno presentato al Comune di Ardea una richiesta di estumulazione e cremazione della salma dell'artista che è stata respinta dall'ufficiale di governo dello Stato Civile per la mancanza dei presupposti previsti dalla legge. Un anno dopo gli eredi Manzù hanno fatto ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale che ha riaperto un procedimento che il Comune di Ardea, il 25 agosto 2020, ha concluso con un nuovo diniego come previsto dalla legge. Il TAR del Lazio, con una ordinanza del 28 ottobre 2020 che non ha tenuto conto del provvedimento comunale, aveva assegnato sessanta giorni di tempo ad un commissario ad acta di prendere una nuova decisione. La decisione del Commissario Venerdì 27 novembre è infine arrivata la decisione: il Commissario ha dato ragione agli eredi accogliendo la richiesta finalizzata “all'stumulazione e al trasporto dei resti mortali di Manzù al fine di custodirli presso Colle Manzù, sito in via Apriliana n. 1, nel Comune di Aprilia (LT)”. E' qui infatti che, secondo il Commissario, il Maestro Manzù intendeva essere sepolto stando ad un testamento pubblico presentato il 24 febbraio 1988 al notaio Maurizio Misurale nel quale chiedeva di essere sepolto, ovvero nella casa dove attualmente abitava. In una chiosa aggiunta a penna, si legge infatti: “Alla mia morte desidero essere sepolto nel terreno circostante la casa dove attualmente abito in Ardea, Colle Manzù n.1 . Il riferimento ad Ardea, commenta il commissario, "è solo frutto di un'errata convinzione del maestro, dovuto alla collocazione geografica e alla pertinenza comunale della sua abitazione". Nella vicenda, secondo il Commissario, entra anche il testamento olografo redatto il 14 luglio 2014 dalla Sig.ra Ingeborg Katharina Schabel, vedova del Maestro Manzù, deceduta il 6 maggio 2018. In tale documento, riportato nella relazione del Commissario, la Signora Schabel dichiara testualmente che “la salma di mio marito Giacomo deve essere trasferito alla Fondazione Giacomo Manzù sul Colle Manzù” e che “per me sarebbe un

Parla il Sindaco

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COSI' SAVARESE - "Ho fatto tutto il possibile ma un Sindaco non può decidere “contra legem” con un negozio giuridico concluso in violazione palese delle leggi vigenti e che pertanto è nullo. Non sono a questo punto stupito dalla decisione del Commissario Dionisi, che onestamente non poteva andare in altra direzione" Continua su www.ilcorrieredellacitta.com Inge Schabel ad Ardea davanti alla tomba a memoria di Giacomo Manzù il 22/05/1992 grande onore …di essere sepolto insieme al mio adorato Giacomo per tutta l’eternità”. Questo passaggio merita tuttavia una precisazione: nel testamento di Inge si legge anche che esisterebbe una condizione preliminare affinché la salma venga effettivamente traslata sul Colle Manzù. Riportiamo testualmente: “Ma io ho paura che un giorno lontano (se) la Galleria Nazionale d'Arte Moderna decidesse di trasferire le opere del Museo e Roma, la Salma di mio marito Giacomo deve essere trasferita alla Fondazione Giacomo Manzi nel colle Manzù”. E' una precisazione a nostro avviso doverosa. Ad ogni modo, prosegue il Commissario, “la richiesta degli eredi integra e perfeziona una volontà testamentaria, quella del padre Giacomo (ma anche quella della madre Inge, anche se a questo punto solo in parte aggiungiamo noi), che, sia pure imprecisa nell’indicazione del Comune di appartenenza, appare, come dimostrato, di indubbia interpretazione letterale e logica”. Diniego del Comune non preso in considerazione In merito ai pareri formalizzati dal Sindaco Savarese nei mesi scorsi invece, questi non sono stati presi in considerazione dal Tribunale in quanto non "di natura giuridica". Si legge nella delibera del Commissario: “Il punto di partenza e di arrivo della questione da delibare è costituito esclusivamente dal Regolamento di Polizia Mortuaria” e, sulla base di questo, il provvedimento di autorizzazione all'estumulazione e alla traslazione verso altro Comune, ancora secondo il commissario, si configura come un “atto dovuto da parte del Comune di Ardea”. “L'interesse privato”, cioè quello dei figli di disporre dei resti dei propri cari come credono, prevale dunque su quello “pubblico”, sebbene que-

st'ultimo debba essere tutelato anche attraverso una “collaborazione fattiva tra il Museo e l'omonima Fondazione dove i resti verranno traslati”, chiosa infine il Commissario. I dubbi sulla vicenda La decisione del Commissario non dirada però le nubi su un caso che porta con sé tantissime perplessità. Dubbi e interrogativi, per ora senza risposte, sollevati a gran voce da Comitati e Associazioni in questi mesi. Del resto la possibilità infatti che la salma del Manzù lasciasse il Museo, sempre per volontà degli eredi, emerse già in passato (era il 2003), ma in quella circostanza il trasferimento a Bergamo venne scongiurato. Oggi, o meglio un anno fa, abbiamo scoperto che il testamento del Maestro – che peraltro parla comunque di “sepoltura” e non di “cremazione” - restato sconosciuto per anni, indicava tutt'altro, ovvero, con un'aggiunta scritta a penna, la volontà “di riposare nella casa doveattualmente abito in Ardea, colle Manzù n.1”. E' evidente che, al di là di tutto, qualcosa non torni. Dopodiché ci sono trent'anni di storia (compreso un funerale che potremmo definire di “Stato” con il quale il Manzù venne sepolto al Museo di Via Laurentina dove si trova attualmente) e le tante interviste rilasciate anche da Inge a testimoniare il grande legame tra il Maestro e la terra di Ardea, oltre che, è bene ribadirlo, una volontà di riposare in pace proprio sotto la Rocca tanto che sembra davvero “anomalo” ridurre il tutto ad “una errata interpretazione dei confini territoriali tra Comuni” da parte dello stesso Manzù. Insomma, forse Manzù andrà davvero via da Ardea – speriamo almeno che l'auspicata valorizzazione del Maestro da parte del Commissario con collaborazioni tra Museo e Fondazione non resti solo su carta – ma non la farà di certo nel modo più trasparente possibile.

Tanti i dubbi sulla vicenda, compresi quelli su un testamento rimasto sconosciuto fino allo scorso anno anno. E se davvero Manzù andrà via ad Ardea non sarà di certo nel modo più trasparente possibile


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Manzù via da Ardea, Auletta: «Siamo indignati» Dura presa di posizione del Comitato Pace per Manzù: «E' una decisione inspiegabile» ntervistiamo Giosué Auletta, esperto della storia e del territorio di Ardea, Presidente del Comitato Popolare Pace per Manzù, all'indomani della clamorosa decisione presa dal Commissario “ad acta” di accogliere le richieste degli eredi del Maestro. Manzù dovrà lasciare Ardea, così ha deciso il Commissario. Che ne pensa? «E' una vergogna! Siamo semplicemente indignati! E come me lo sono migliaia di cittadini della comunità di Ardea non appena hanno saputo la notizia di quello che ha fatto il Commissario del Ministero dell'Interno con il caso Manzu'. In pratica il Commissario si è sostituito al Sindaco di Ardea decidendo di far rimuovere, senza un ragionevole motivo a nostro avviso, la salma di Giacomo Manzù dal luogo dove l'artista, morto nel 1991, aveva scelto di essere sepolto: il giardino del suo museo ad ardea». Facendo un passo indietro, perché secondo lei il TAR ha stabilito che doveva essere proprio un Commissario ad esprimersi sulla vicenda delle spoglie del maestro Manzù, si è dato una spiegazione? «Sarò sincero: una spiegazione noi non l'abbiamo trovata. Non si riesce a capire perché dopo che un Comune, quello di Ardea, che aveva espresso per ben tre volte un provvedimento di diniego, è stato alla fine un Commissario nominato dal Ministero dell'Interno a DOVER decidere». Come giudica proprio l’operato del Comune di Ardea sin qui? «Il Comune di Ardea, con l'Ufficiale di Governo dello Stato Civile, che rappresenta lo Stato, per ben tre volte ha negato l'autorizzazione per l'assoluta mancanza dei presupposti di legge e far rispettare la volontà di Manzù. E' una questione che riguarda anche Nelle foto: (dall'alto) Mario l'autonomia di un Comune nel prendere deterSavarese, minate decisioni, Sindaco di viceversa si creerebbe un Ardea; Giosuè precedente non solo per Auletta, Ardea ma per l'Italia in Comitato Pace generale. Quindi alcune per Manzù

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considerazione: innanzitutto continuo a ripetere che è impensabile, al di là di ogni cosa, procedere con la cremazione di una persona che ha chiesto nel suo testamento di essere sepolta. Noi vogliamo solo che vengano rispettate le sue ultime volontà: un'ulteriore riprova di questo, se me lo consente, è il funerale, quasi un rito sacro, con cui Manzù venne sepolto nell'attuale sede accanto alla raccolta, un momento che da solo Giacomo Manzù: ci sarà mai pace per lo scultore? basterebbe a far capire che tutta questa storia non ha alcun senso. tare allo Stato gli impegni presi per valorizFu peraltro un decreto del Presidente della zare il Museo. Se Manzù venisse portato via Repubblica Italiana a disporre la sepoltura da Ardea anche la raccolta verrebbe messa in del Maestro Manzù nel sepolcro a lui dedi- qualche modo in pericolo. E questo lo dico cato ubicato nel giardino del suo Museo non nell'interesse della città, ma della Nacome ricordato anche recentemente dal Sin- zione» daco di Ardea il 25 agosto 2020 scorso al Quali sono secondo lei gli aspetti meno TAR del Lazio, al Ministero dell'Interno, al chiari in tutta questa vicenda? Ministero per i beni culturali e agli «Manzù avrebbe riassunto questa storia in una sola parola: "speculazione". Non serve eredi Manzoni». La moglie di Manzù aveva detto in aggiungere altro». più occasione che l’ultimo desiderio L'epilogo di questa vicenda appare purdel marito era quello di riposare ad troppo segnato: come Comitato avete in Ardea. E' centrale secondo lei il mente ulteriori iniziative? «Certamente, in base alle norme vigenti, ci ruolo di Inge in questa storia? «Lei ha un ruolo dirimente. Tutte le sue muoveremo per contrastare questa vergogna. lettere, le sue interviste, le sue parole an- Noi non abbiamo altri interessi se non quelli davano in un'unica direzione. Le cito della verità e del bene comune. E' una battauna sua dichiarazione del 2016, glia che ci sta costando molto, anche econopoco prima di morire (con tanto di micamente, ma va fatta e siamo felici di farla. testimonianza video e audio a Ber- Perché è una battaglia di civiltà, una battaglia gamonews consultabile online, giusta. Intanto la prossima settimana consendr): “Giacomo aveva espressamente gneremo al Presidente della Repubblica Serchiesto di essere sepolto accanto alle gio Mattarella le 10.000 firme, finora sue opere ad Ardea. E le volontà vanno ri- raccolte, tra i cittadini delle comunità di spettate. No?'. Non dimentichiamoci che Ardea, Pomezia, Aprilia, Albano e di altri Inge, io ho avuto il piacere di conoscerla, si Comuni per far rispettare la volontà di Gialamentava perché lo Stato non valorizzava como Manzu', ma anche la legalità', la verità come doveva la raccolta d'arte donata dal suo e la giustizia». amato marito nel '79; lei riteneva inoltre che Luca Mugnaioli la presenza di Manzù accanto alle sue opere ad Ardea fosse l'unica garanzia per far rispet-

«Il Comune di Ardea, con l'Ufficiale di Governo dello Stato Civile, che rappresenta lo Stato, per ben tre volte ha negato l'autorizzazione per l'assoluta mancanza dei presupposti di legge e far rispettare la volontà di Manzù. Ma a decidere è stato un commissario: ci opporremo a questa vergogna»


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Il Corriere della Città dicembre 2020

«Oltre un anno per iscrivermi alla TARI» Ardea: l'odissea di un cittadino che ancora non è riuscito a registrarsi per pagare la tassa n tanti ricorderanno la famosa frase pronunciata dal Sindaco di Ardea Mario Savarese in merito alla piaga (purtroppo cronica) dell'evasione sotto la Rocca. L'argomento era quello delle buche altro problema atavico del territorio - e il primo cittadino aveva individuato proprio nel mancato pagamento dei tributi una delle motivazioni alla base del problema: «Pagate le tasse, così il Comune vi lastrica le strade di alabastro». Parole forti per esprimere un concetto tanto semplice quanto ampiamente condivisibile: se tutti pagassero il dovuto l'Ente riuscirebbe a risolvere molte questioni, comprese quelle legate al dissesto stradale. Ma se è vero dunque che chi evade debba es-

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La TARI non arriva, il cittadino scrive a settembre al Comune per chiedere spiegazioni, la risposta arriva il 6 ottobre: «La domanda contiene errori». A novembre un'altra risposta: «Altri due mesi per dirmi nuovamente che non risulto iscritto e richiedono ancora una volta la domanda di iscrizione che però io avevo già mandato sempre all'Ufficio Protocollo dopo la risposta ricevuta di ottobre»

Domanda presentata nell'ottobre 2019, un anno dopo si scopre che non era stata compilata correttamente ma nessuno ha avvisato l'utente: «Ho inviato di nuovo i documenti ma ancora non risulto iscritto alla Tari. Come faccio a pagare?» sere “riportato sulla retta via” è altrettanto vero che, per contro, i cittadini onesti e sopratutto volenterosi dovrebbero essere agevolati e non ostacolati dal Comune: questo è in effetti ciò che è accaduto, purtroppo, nello specifico ad un lettore e che peraltro, da quanto abbiamo appreso, non sarebbe nemmeno l'unico ad avere incontrato le difficoltà che leggerete di seguito. L'odissea di un cittadino...per riuscire a pagare le tasse La storia che vi stiamo per raccontare è paradossale. Un contribuente che, trasferitosi ad Ardea lo scorso anno, ad oggi ancora non è riuscito ad iscriversi al ruolo TARI. Tutto inizia il 28 novembre 2019 quando il cittadino presenta di persona in Comune, dopo essersi trasferito ad Ardea, la domanda per l'iscrizione alla Tari. Il documento, in nostro possesso, riceve il timbro del dipendente dell'Ufficio Tributi malgrado oggi si scopra che in quel testo c'erano degli errori di compilazione. Passa il tempo e al cittadino non arrivano i modelli F24 per pagare la Tari. Controlla nell'area personale sul sito del Comune e niente, effettivamente la sua iscriIl caso sembrerebbe rivelare una certa disorganizzazione degli uffici sopratutto nel gestire la documentazione dei cittadini, con comunicazioni oltre che in ritardo pure ridondanti. E con i diversi Uffici che sembrerebbero non essere al corrente l'uno del lavoro dell'altro

zione non c'è. Siamo a settembre di que- novembre scorso, ad ogni modo, arriva st'anno. A questo punto cerca di mettersi in un'altra risposta da parte dell'Ente, Ufficio contatto, invano, con gli Uffici sia telefonica- Protocollo, stavolta a una PEC inviata il 24 mente che attraverso le mail. Un mese dopo, settembre che non sembra tener conto però ad inizio ottobre, arriva finalmente una ri- della recente comunicazione avvenuta tra le sposta dall'Ufficio Tributi che riportiamo te- parti. Un segnale, c'è da dire, anche se spestualmente: «Da istruttoria della richiesta di riamo ovviamente che si tratti di un caso iscrizione alla Tari risulta la sua domanda “sfortunato”, che sembrerebbe rivelare una priva di alcuni dati importanti […] peraltro certa disorganizzazione degli uffici sopraè necessario completarla in ogni sua tutto nel gestire la documentazione dei cittaparte».«Dal 28 novembre 2019 che ho fatto dini, con comunicazioni oltre che in ritardo domanda come mai mi viene detto questo pure ridondanti. E con i diversi Uffici che solo il 6 ottobre 2020, cioè quasi un anno sembrerebbero non essere al corrente l'uno dopo?», ci racconta esasperato il nostro let- del lavoro dell'altro. tore.Senza contare che, aggiungiamo noi, si (continua) tratta di una risposta non solo fuori tempo massimo, ma peraltro nemmeno “spontanea” in quanto recapitata solo in replica ad un sollecito inoltrato dal contribuente. E se non avesse scritto nulla? Ma andiamo avanti.Le domande del cittadino infatti proseguono: «E in più mi chiedo: perché l'operatore ha mandato avanti la mia pratica se non era stata compilata correttamente?». Su questo rispondiamo noi: l'Ufficio Protocollo non effettua verifiche sulla documentazione ricevuta ma si occupa solo di indirizzarla verso l'Ufficio preposto, in questo caso quello dei Tributi. Il 17 Ardea, la nuova sede degli uffici comunali


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dicembre 2020 (segue) Racconta infatti il cittadino: «Altri due mesi per dirmi nuovamente che non risulto iscritto – e fin qui lo avevo capito – e richiedono ancora una volta la domanda di iscrizione che però io avevo già mandato sempre all'Ufficio Protocollo dopo la risposta ricevuta di ottobre. Inoltre mi richiedono il relativo contratto di compravendita che però in teoria già avevano in quanto allegato alla mia prima richiesta di un anno fa».Insomma, un vero e proprio labirinto burocratico dal quale il nostro lettore spera di uscire al più presto evitando – beffa delle beffe – pure l'accertamento per il mancato versamento della Tari: «Visto che non sono riuscito a risolvere il problema per via telematica – ci racconta in conclusione il nostro lettore – ho cercato anche di vedere se era possibile recarmi di persona presso l'Ufficio Tributi e sistemare “dal vivo” il problema. Ma sapete qual è il primo giorno disponibile su Tupassi? Il 21 gennaio 2021». Risponde l'Assessore Alessandro Possidoni Sul caso abbiamo interpellato l'Assessore al , tra gli altri, Personale, Anagrafe e Stato Civile – che ringraziamo per la disponibilità – il quale, benché non si occupi direttamente di Tributi, sta portando avanti, con tutti gli “oneri” che tale passaggio porta con sé, il processo di riorganizzazione degli Uffici Comunali. Assessore perché si verificano queste situazioni? «Il problema è noto: la carenza di personale. Nello specifico all'Ufficio Tributi ci sono solamente tre persone che si devono occupare di tutto, facendo sia front office che back-office. E' evidente che il carico di lavoro, così come è ora, sia difficilmente gestibile in questo modo: è un problema che stiamo cercando di risolvere nell'immediato sfruttando degli spostamenti interni, e nel lungo periodo anche attraverso i concorsi che però purtroppo ora sono fermi causa Covid. Casi simili a quello da lei presentato non sono nuovi ed è prioritario da parte nostra risolvere il problema. La mia idea è quella di creare, per la TARI, un sistema informatizzato “guidato” che consenta di registrarsi in autonomia da parte dell'utente, e in grado al contempo di segnalare nell'immediato eventuali errori di compilazione, cosa che si è verificata anche con il caso in oggetto in effetti.

Possidoni: «La mia idea è quella di creare, per la TARI, un sistema informatizzato “guidato” che consenta di registrarsi in autonomia da parte dell'utente, e in grado al contempo di segnalare nell'immediato eventuali errori di compilazione, cosa che si è verificata anche con il caso in oggetto» In questo modo il dipendente si ritroverebbe a lavorare una pratica già verificata in anticipo, e i tempi sarebbero molto più snelli, senza contare che si ridurrebbe il numero degli utenti agli sportelli». Da cosa dipendono queste anomalie nella comunicazione cittadino-Comune: assistiamo a risposte ridondanti, talvolta a pratiche già risolte, e spesso in notevole ritardo? «Questa è un altro aspetto su cui voglio intervenire. Credo dipenda dal fatto che non esista un “protocollo” univoco da parte dei vari uffici in merito alle risposte da dare all'utente. A volte può succedere che il Protocollo passi una pratica all'Ufficio e che quest'ultimo decida poi di rispondere direttamente al cittadino senza che l'istanza ripercorra il percorso inverso; altre volte entrambi rispondono al cittadino ma in tempi diversi. La risposta penso sia, ripeto, nella standardizzazione delle procedure che devono essere uguali per tutti gli Uffici». Luca Mugnaioli

La risposta: «Ritardi? Personale carente, all'Ufficio Tributi solo tre persone, interverremo con spoostamenti interni in attesa dei concorsi per ora fermi causa Covid»

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Qualcosa si muove BUONE NOTIZIE?- Dopo il nostro interessamento, e con la segnalazione all'Assessore Possidoni, il cittadino ha di nuovo contattato la nostra redazione facendoci sapere di aver ricevuto una nuova risposta da parte del Comune. A breve, quindi, il caso dovrebbe considerarsi concluso e il lettore potrà (finalmente) riuscire a pagare la TARI.


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Delegazione, riapertura entro fine anno? Tor San lorenzo, distaccamento degli uffici comunali, l'Assessore Possidoni: «Ci siamo quasi» l lavoro per riorganizzare gli Uffici Comunali sta andando avanti. Può riassumerci quanto fatto fino a questo momento? «Posso dire che il percorso intrapreso è al 90%: resta da trasferire l'Ufficio Tecnico, processo che è avvenuto solo in parte, e riaprire la nuova delegazione di Tor San Lorenzo. Colgo l'occasione per sottolineare, su quest'ultimo aspetto, che non si tratta del “vecchio” stabile dove un tempo insistevano gli uffici, ma di una palazzina che si trova accanto: al momento non possiamo fornire tempistiche certe ma contiamo di riuscire a riaprirla entro fine anno. Per quanto riguarda l'Anagrafe la vera rivoluzione è stato

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La sede della delegazione di Tor San Lorenzo: manca poco all'apertura

L'intervista all'Assessore Alessandro Possidoni: «Spostamento uffici? Siamo all'80%. Ecco come sarà la convenzione con i tabaccai per i certificati anagrafici. "Tupassi"? E' stata la svolta» introdurre il sistema “Tu Passi” che ci sta consentendo di intervenire su una grande criticità, quella relativa alle carte d'identità. Prima i cittadini dovevano recarsi allo sportello per prendere appuntamento (un paradosso!) dato che solo in pochi riuscivano a prenderlo telefonicamente. Adesso è tutto automatico e le segnalazioni dei cittadini sono calate drasticamente. Le altre problematiche riguardavano l'emissione dei certificati anagrafici: il primo passo, come è noto, è stato quello di stipulare una convenzione con la Federazione Italiana Tabaccai in modo tale che il cittadino possa ritirare direttamente in Tabaccheria il documento richiesto. Partiremo sicuramente con un servizio-pilota che interesserà il 50% degli esercenti, dopodiché la rete verrà estesa ulteriormente. Ci sarà poi un elenco consultabile online con tutti gli esercizi commerciali aderenti all'iniziativa. Daremo ampia visibilità a questo servizio non apppena sarà attivo. Lo step successivo – mi sono posto come obiettivo l'inizio del 2021 – sarà quello di informatizzare contestualmente il processo in modo che i cittadini possano, in alternativa, scaricare i principali certificati in autonomia come avviene in altri Comuni. Questo ci consentirà di “ridurre la pressione” agli sportelli con meno assembramenti e code. Ultimo aspetto riguarda l'introduzione del POS per gli operatori, una richiesta che era stata avanzata direttamente dai dipendenti e che sta per diventare realtà anche nel nostro Comune». Cosa manca e cosa vedranno i cittadini nei

prossimi mesi? L'incidenza Covid-19 sta rallentando il crono-programma che vi eravate dati? «L'emergenza sta pesando purtroppo sull'aspetto delle procedure concorsuali che erano pronte a partire e che invece sono state bloccate dai nuovi Dpcm. I candidati si sono comunque tutti iscritti e non appena sarà possibile l'iter ripartirà. Nel frattempo, grazie ad una convenzione con il Comune di Ciampino, avremo in forza una nuova dipendente all'Anagrafe, mentre la Polizia Locale è stata recentemente implementata complessivamente di nuove sei unità, di cui 4 assunte a tempo indeterminato grazie allo scorrimento di una vecchia graduatoria». I disagi per gli utenti, c'è da dire, in queste settimane, non sono mancati, ad esempio con code e qualche assembramento fuori

dagli uffici. Serve avere ancora un po' di pazienza? «Diciamo che molto, come visto, è stato già fatto e tantissimi problemi sono stati risolti. Intanto, grazie all'attivazione di “Tupassi” come detto, nessun cittadino deve fare più la fila dalle 5.00 del mattino per procurarsi un numeretto, come accadeva a Via della Croce, e questo penso sia un bel cambiamento. Per perfezionare il tutto sì certo, servirà in questo senso un altro po' di tempo: l'obiettivo è creare un sistema efficiente sia per chi ci lavora, con dipendenti comunali messi nelle condizioni ottimali per poter lavorare, sia per i cittadini che devono Nella foto: avere risposte in tempi Alessandro congrui e ragionevoli». Possidoni, Ass. Luca Mugnaioli al Comune di Ardea

Uffici comunali: il punto IN BREVE - Sono passati circa tre mesi dall’apertura degli sportelli al pubblico presso via Salvo D’Acquisto. La novità principale riguarda l'attivazione del sistema “Tu passi” che ha permesso di regolare meglio il flusso di persone presso gli sportelli e di rispondere all'esigenza sopratutto per il rinnovo delle carte di identità. E' stata inoltre siglata una convenzione con la FIT (Fed. Italiana Tabaccai) che permetterà di ottenere i certificati anagrafici al costo di 2 euro a documento nelle tabaccherie del territo-

rio; si dovrebbe partire con un servizio pilota con il 50% degli esercenti per poi estenderlo al resto delle attività commerciali. Altre novità: gli sportelli saranno, ancora, dotati di POS per avere meno scambi tra operatore e cittadino oltre che garantire rapidità nei pagamenti e errori nel conteggio dei soldi; a breve infine – si punta a riuscirci entro la fine dell'anno – verrà anche riaperta la nuova delegazione a Tor San Lorenzo.



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Coronavirus, oltre 100mila casi nel Lazio Arrivati a dicembre ecco la situazione ad Ardea, Pomezia e negli altri Comuni della Asl Rm 6 el Lazio nel corso del mese di novembre sono stati superati i 100 mila casi totali da inizio pandemia. L’età mediana è di 45 anni. I positivi sono equamente ripartiti tra maschi (50%) e femmine (50%). Il 72% è stato individuato da attività di screening e il 28% da test per sospetto diagnostico. I ricoverati con sintomi sono il 3,2% e i ricoverati in terapia intensiva sono lo 0,3%. Gli attualmente positivi sono l’80%, di cui il 96% in isolamento domiciliare, i deceduti sono l’1,9% e i guariti il 18% (Dati aggiornati al 22/11/2020). Nella Asl Roma 6 siamo oramai a quota 5.000 e oltre in termine di persone contagiate, considerando che al 22 novembre avevamo 4.868 attualmente positivi con un incremento rispetto alla setti-

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sono 242 i contagiati al 23 novembre con 10 persone ricoverate in ospedale, 230 in isolamento e 2 in attesa di referto. Otto purtroppo le vittime da inizio pandemia.

casi ad Ariccia – dati 24 novembre – con 20 persone ricoverate in ospedale. Prosegue l'ascesa dei contagi anche a Velletri, con l'ultima rilevazione (18/11) che fa registrare un

Oltre 100mila casi nel Lazio da inizio pandemia: l'età mediana dei contagiati è 45 anni, con le persone positive equamente ripartite tra maschi e femmine. Il 3.2% è ricoverato con sintomi, lo 0.3% in terapia intensiva, i deceduti sono quasi il 2% mana precedente di +1,195 unità. Pomezia e Ardea La situazione in città vede al 24 novembre sul fronte dell'emergenza Coronavirus 338 cittadini attualmente positivi al Covid-19 nel Comune di Pomezia, di cui 5 ricoverati presso strutture ospedaliere e 333 in isolamento domiciliare. Salgono ancora i guariti che raggiungono quota 460. 34 le persone poste in isolamento domiciliare preventivo (non positivi). Purtroppo, nell'ultima settimana di novembre, sono deceduti altri due cittadini, un uomo di 76 anni e una donna di 71 anni: «L'Amministrazione comunale e la Città tutta – dichiara il Sindaco Adriano Zuccalà – si stringono attorno alle famiglie per la grave perdita». Sotto la Rocca invece

Anzio e Nettuno Ad Anzio i cittadini attualmente positivi al coronavirus sono diminuiti a 287, con 26 ricoverati presso strutture ospedaliere. A Nettuno gli attualmente positivi sono 241 con 19 cittadini ospedalizzati. 17 le vittime da inizio pandemia. I dati si riferiscono al 23 e al 24 novembre. Castelli Ad Albano Laziale al 23 novembre c'erano 457 cittadini positivi (+27 rispetto al venerdì precedente ) e 26 in isolamento (+8). Le classi in isolamento cautelare erano 4. 246 i

balzo in avanti dei casi totali aumentati di (+93) unità in quattro giorni. La curva delle persone attive è sempre in crescita anche se in modo leggermente attenuato. Ne consegue l'incremento delle persone guarite che sono, al momento della rilevazione, 381 ovvero (+45) rispetto alla precedente rilevazione. Cresce anche il numero dei ricoverati e, purtroppo, si registra un altro decesso (20 quelli da inizio pandemia). A Frascati (24/11) è stato superato il tetto dei 300 positivi, mentre a Genzano erano 245 al 20 novembre.

A sx: l'ultimo bollettino Covid-19 nel Lazio al momento di andare in stampa ; (a dx) l'andamento dell'epidemia nei Comuni della Asl Roma 6


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Vaccino Oxford-Pomezia, a che punto siamo "Corsa a tre": Pfizer, Moderna e quello Astrazeneca per superare la pandemia da Covid-19 ramai, a quasi un anno dall’inizio della pandemia da covid-19, l’unica reale via di uscita sembra essere proprio un vaccino efficace. Negli ultimi mesi si è parlato di diverse soluzioni: la biotech americana Moderna ha annunciato un vaccino anti-Covid efficace al 94,5 per cento, e seguendo le orme della Pfizer, l'azienda farmaceutica leader del mercato mondiale per gli investimenti in ricerca, ha optato per un approccio innovativo di ricerca. Il vaccino di pomezia-oxford Tuttavia il vaccino di cui si è parlato più recentemente è quello dall'Università di Oxford, che risulta efficace in media al 70%, a regime ottimale al 90%. Lo ha annunciato la stessa AstraZeneca. Inoltre questa soluzione sembrerebbe essere la più economica rispetto

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vede la consegna di 300 milioni (che possono diventare 400 milioni) di dosi entro giugno 2021. (..). Entro giugno, tutti quelli che vogliono, possono vaccinarsi”.

gara contro la pandemia e per vincerla serve più di un vaccino. Serve una capacità produttiva tale da avere un alto numero di dosi sicure e efficaci. (…) Ai nostri 3 miliardi di

Il vaccino di Oxford/AZ ha dato protezione fino al 90% ad una frazione del costo degli altri: avrà una durata di sei mesi, potrà essere conservato anche nel frigo di casa a una temperatura di -2/8 gradi e costerà meno di 3 euro La gara contro la pandemia agli altri due precedentemente citati Rispetto allo stato di conservazione oltre a possedere una migliore caè intervenuto Lorenzo Wittum, pacità di conservazione. GiaMADE IN ITALY amministratore delegato di como Gorini dell'Edward AstraZeneca Italia, spiegando Il vaccino Oxford Jenner Institute for Vaccine che il vaccino “avrà una duAstraZeneca è in Research dell'università di Oxrata di sei mesi, potrà essere collaborazione con ford è intervenuto su su Twitconservato anche nel frigo di l'IRBM di Pomezia ter, dichiarando: “Il vaccino di casa a una temperatura di -2/8 Oxford/AZ ha dato protezione gradi e costerà meno di 3 euro”. fino al 90% ad una frazione del Inoltre lo stesso ha dichiarato che costo degli altri. I sacrifici dei miei colanche se potrebbe sembrare, questa non è leghi hanno dato frutto e il vaccino di Oxford una concorrenza tra vaccini ma bensì “una ha dimostrato efficacia». Il vaccino di oxfordPomezia vede quindi il coinvolgimento di questa ultima realtà tutta italiana, che il ministro della salute Roberto Speranza ha tenuto a sottolineare: “Nel progetto sono coinvolte importanti realtà italiane come l'Irbm di Pomezia e la Catalent di Anagni. (..) sarà la ricerca scientifica a portare l'umanità fuori da questa crisi" Quando sarà disponibile Entro giugno del prossimo anno sarà accessibile a tutti, aveva dichiarato lo scorso mese Piero Di Lorenzo, il Presidente dell’Irbm di Pomezia -la società, intervenuto alla trasmissione Omnibus. “E’ assolutamente ragionevole pensare che entro la fine dell’anno possa esserci la validazione. (…) Parlo di giugno 2021 perché il contratto che è stato fatto tra Astra-Zeneca e commissione europea pre-

dosi si aggiungeranno il miliardo e 200 milioni di Pfizer/Biontech e altre centinaia di milioni di Moderna. La popolazione mondiale è di quasi 8 miliardi di persone. Abbiamo bisogno di più opportunità per proteggerci dal virus”. Irene Tozzi «E' una gara contro la pandemia e per vincerla serve più di un vaccino. Serve una capacità produttiva tale da avere un alto numero di dosi sicure e efficaci»


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No alla violenza sulle donne, numeri da horror A Pomezia il ricordo è andato a Maria Corazza vittima di femminicidio nel giugno 2019 ra il giugno 2019 quando morì Maria Corazza, e non per morte naturale. Il suo corpo fu trovato carbonizzato insieme a quello di Domenico Raco, all’interno di un’auto data alle fiamme dall’uomo stesso. Lei si fidava di Domenico, lui era un amico di famiglia, tanto da far parte del gruppo di whatsapp con i familiari di Maria. Purtroppo però si sbagliava sul conto dell’uomo: lui la pugnalò dritta al cuore e poi diede fuoco all’auto, chiudendosi dentro e lasciandosi morire tra le fiamme accanto al corpo esanime di lei. Femminicidio-suicidio: questo l'epilogo della vicenda. In ricordo di Maria La panchina rossa nel Parco. E’ questo il simScarpette rosse al Parco delle Rimembranze: in ricordo di Maria e di tutte le vittime bolo scelto per ricordare tutte le donne oltre a Maria vittime di femminicidio. Il 25 no- poco tempo. «Avremmo voluto celebrare condo il monitoraggio fatto da ActionAid sul vembre il Sindaco Adriano Zuccala ci ha te- questa giornata tutte e tutti insieme – ha ag- 1522, il numero a cui le donne possono denuto a ricordarle e a sottolineare giunto l’Assessora Miriam Delvecchio – La nunciare le violenze e gli abusi che subil’importanza della giornata internazionale distanza però non ci impedisce di sostenere scono, tra marzo e giugno 2020 il numero contro la violenza di genere. Ai piedi della con forza il ruolo che le istituzioni pubbliche delle richieste di aiuto è aumentato del hanno nell’azione di contrasto alla vio- 119.6%”. Un dato fornito stavolta dal sindaco panchina un’opera, scoperta proprio lenza di genere, che parte innanzi- di Fiumicino Esterino Montino. “È il periodo la mattina del 25 novembre, tutto dalle scuole, dalla del lockdown – ha aggiunto – quando, esdell’artista Roberto Paolini: le sendo tutte e tutti costretti in casa, le situasensibilizzazione e dalla formascarpette rosse, ispirate all’inFEMMINICIDI zione dei più giovani a una cul- zioni di abuso si sono acuite e amplificate. Il stallazione “Zapatos Nel 2020 una donna tura del rispetto delle rapporto Eures, poi, denuncia che nei primi rojos” dell’artista messicana è stata uccisa ogni differenze.” In occasione della 10 mesi di quest'anno, una donna è stata ucElina Chauvet, simbolo del Giornata internazionale contro cisa ogni tre giorni. (..) siate uomini migliori, tre giorni cammino interrotto delle la violenza sulle donne, la Torre educate i vostri figli ad esserlo. Impegniadonne morte di femminicidio. moci perché nessuna donna debba più avere civica si è illuminata di rosso. Proprio lì dove al suo posto paura di un uomo”. Maria, purtroppo una delle tante erano state deposte altre scarpette rosse in una solenne cerimonia giusto un Maria purtroppo non è stata la prima, né l’ulIrene Tozzi anno fa, rubate però da ignoti a distanza di tima a subire un trattamento simile. “Se-

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88 donne uccise nel 2020 LE VITTIME - Se il trend è in diminuzione per gli omicidi di donne nel 2019 (111) rispetto al 2018 (141), in linea con la diminuzione generale degli omicidi durante il lockdown, una controtendenza si registra nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con un aumento del 7,3% (88 donne uccise nel 2020 a fronte di 82 del 2019). Stesso trend in aumento analizzando le vittime in ambito familiare/affettivo che passano dal 68 a 77 (con un aumento del 13,2%), uccise in prevalenza da partner o ex partner (e solo per il 28% nel 2020 per mano di genitori o figli). E’ quanto emerge dal report ‘Un anno di Codice Rosso. Reati spia e femminicidi” realizzato dalla Direzione centrale della polizia criminale in occasione della Giornata internazionale per

l’eliminazione della violenza contro le donneI moventi più frequenti dei femminicidi sono la lite e i motivi passionali. Sia nei primi nove mesi del 2020 che nello stesso periodo del 2019, l’omicida ha fatto in prevalenza uso di un’arma impropria, come un coltello o un utensile da lavoro (martello, cacciavite, ecc), seguono l’uso di un’arma da fuoco, l’asfissia/soffocamento/strangolamento, le percosse e l’avvelenamento. Come per i reati spia, anche per gli omicidi volontari di donne, la fascia di età più colpita nei primi 9 mesi del 2019 è quella tra i 31 e 44 anni, che è la stessa più frequente anche per gli autori. Mentre nei primi nove mesi del 2020 la fascia più colpita è quella delle donne over 65 che rappresentano il 30% del totale delle vittime.


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Violenza sulle donne, lo sportello Il Comune di Ardea ricorda che è attivo un centro dedicato, ecco come contattarlo n occasione della giornata del 25 novembre dedicata al contrasto sulla violenza di genere, il Comune di Ardea, ricorda che è attivo uno sportello dedicato, CAV-Centro Anti Violenza. Per richiedere informazioni e aiuto basta rivolgersi al segretariato sociale che il Comune di Ardea ha instituito a livello distrettuale contattando il numero 366.56.51.251 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 14.00 e il martedì e giovedì dalle ore 15.00 alle ore 18.00 oppure 349.30.13.845 Numero del Pronto Intervento Sociale di Pomezia e Ardea. «Ricordiamo inoltre ai nostri cittadini ed alle nostre cittadine che è possibile rivolgersi a dei professionisti messi a disposizione dal Ministero delle pari opportunità collegandosi al sito https://www.1522.eu o chiamando il numero 1522», comunica il Dott. Morris Orakian, Vice Sindaco e Assessore Servizi Sociali del Comune di Ardea. Lo sportello In occasione della giornata dedicata al con-

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trasto sulla violenza di genere, il Comune di ore 18.00 oppure 349.30.13.845 Numero del Ardea, ricorda che è attivo uno sporPronto Intervento Sociale di Pomezia tello dedicato, CAV-Centro Anti e Ardea. «Ricordiamo inoltre ai Violenza. Per richiedere infornostri cittadini ed alle nostre citmazioni e aiuto basta rivolgersi tadine che è possibile rivolgersi S.O.S. al segretariato sociale che il a dei professionisti messi a di1522 è il numero Comune di Ardea ha instisposizione dal Ministero delle antiviolenza e tuito a livello distrettuale conpari opportunità collegandosi stalking tattando il numero al sito https://www.1522.eu o chiamando il numero 1522», 366.56.51.251 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 14.00 e conclude il Vice Sindaco. il martedì e giovedì dalle ore 15.00 alle


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I rifiuti della 'memoria', ecco cosa buttiamo via A volte ci sbarazziamo con troppa leggerezza di veri e propri cimeli: ecco alcuni esempi è chi vive tra i rifiuti, chi lotta contro di essi e chi, con i rifiuti, ci lavora tutti i giorni. La Ecosystem di Pomezia ha iniziato, fin dalla sua costituzione nel 1980, ad operare nel recupero di rifiuti urbani, speciali, sia pericolosi che non pericolosi. Trattando rifiuti, l'azienda ci racconta che capita spesso di trovarsi alle prese con le più disparate merci, impensabili oggetti e con i più bei “Non Rifiuti” che voi possiate immaginare. L'opinione comune è quella di pensare che i rifiuti puzzino, siano sporchi e che per questi motivi le persone vogliano disfarsene quanto prima. Ma ci sono alcuni di essi che rifiuti non sono e per ragioni semplicemente commerciali o futili vengono gettati via. Ecosystem li ha chiamati “Non Rifiuti”. Tra i "Non Rifiuti" che più appassionano l'azienda ci sono quelli che evocano la memoria, ovvero tutti quegli oggetti che guardandoli, toccandoli o annusandoli raccontano una storia e, come una macchina del tempo, hanno il potere di riportare al passato. I rifiuti della memoria Così, tra i rifiuti capita di trovare la più sofisticata delle macchine fotografiche del tempo, una Polaroid 360 che tra gli anni '70 e '80 ha immortalato i più bei momenti di milioni di persone; oppure un 45 giri Sergio Endrigo, pubblicato nel 1962 dalla RCA Italiana. “Io che amo solo te” è stato uno dei più grandi successi di Endrigo e all'epoca vendette 650.000 copie. Qualcun altro ha deciso invece di disfarsi di una radio antica, proprio

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quella radio che ha rappresentato il mezzo di comunicazione di massa più potente durante il periodo bellico e post-bellico. Negli anni '50, la radio diventò uno strumento domestico che, grazie alle grandi voci destinate a durare nel tempo, come quella di Frank Sinatra, allietò l'animo di molte persone dopo un periodo cupo come quello della guerra. Chi, invece, ha gettato tra i rifiuti un antico ferro da stiro in ghisa. Forse pochi di noi ricordano la gran fatica che faceva la massaia tra il 1910-1920 ad utilizzarlo perché molto pesante e poco pratico: questo ferro da stiro veniva messo a scaldare sulla brace del focolare o sulla stufa a legna e solo quando era caldo abbastanza veniva preso per il manico con uno straccio per non scottarsi. Tanti, troppi libri gettati via Sono molti anche i libri che, purtroppo, si trovano tra i rifiuti. Eppure sono molti anche i modi per ridare loro una vita: ad esempio vendendoli, regalandoli o cedendoli nelle

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varie biblio-cabine che si trovano ormai in tutte le città. La domanda: perché sono stati buttati via? Un riconoscimento al Merito di Guerra ad un soldato di nome Antonio Nicolai, che è stato internato in Germania durante la Prima Guerra Mondiale. La Croce al Merito è stata istituita alla fine del periodo bellico e consegnata ai combattenti italiani che onorevolmente hanno svolto il loro servizio alla Patria. O ancora, un modello d'epoca di addizionatrice meccanica manuale (la c.d. Summa 15) a manovella realizzata dalla Olivetti nel 1949. Questa macchina, seppur tecnologicamente obsoleta, è dotata in realtà di un meccanismo di funzionamento estremamente complesso. Pensiamoci bene L'invito dell'azienda è quello di pensare prima di gettare via un oggetto e distinguere ciò che è da ciò che non è un vero e proprio rifiuto. Gli esempi fatti sono solo alcuni dei tesori che, come ci mostra Ecosystem, si trovano tra i tanti rifiuti che arrivano quotidianamente nell'azienda e che quest'ultima ha deciso di salvare dal peggiore dei destini: che non è solo la discarica, ma l'oblio di una memoria dimenticata. E Voi... li chiamereste mai “rifiuti”? NELLE FOTO 1) Radio anni '40-'50; 2) Ferro da stiro anni '20; 3) Croce al merito al merito di guerra; 4) 45 giri; 5) Polaroid; 6) Libro

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Ardea, ancora fai-da-te per pulire le strade L'Associazione RivaluTiamo Marina di Ardea al lavoro per tenere pulite le strade del quartiere ella mattinata del 25 novembre l'Organizzazione di Volontariato "RivalutiAmo Marina di Ardea-OdV", ha voluto dedicare una mattinata alla pulizia di Via Bologna tratto Via Enna - Via Foggia. «Visto che le nostre strade, pur pagando la TARI, non vengono pulite dagli operatori ecologici, e anziché arrabbiarci lamentandoci sempre che il nostro quartiere è abbandonato a se stesso dalle isituzione, abbiamo preferito rimboccarci le maniche», ha dichiarato Michele Di Stefano, Presidente dell'associazione. «Tale pulizia è consistita nel togliere a mano, indossando i guanti, la sporcizia abbandonata da alcune persone poco educate, convinte che i propri rifiuti, per logica, devono essere buttati alla rinfusa per la strada e che i cassonetti della raccolta differenziata sia solo un'invenzione come il covid...Inoltre abbiamo raccolto anche tante bottiglie di plastica e tantissimi volantini pubblicitari cartacei.», ha concluso Di Stefano.

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Stop sprechi POMEZIA - Recuperare le eccedenze alimentari prodotte dalle mense scolastiche e distribuirle agli indigenti senza fissa dimora. La Croce Rossa - Comitato di Pomezia, in collaborazione con il Comune di Pomezia, ha avviato sul nostro territorio un’iniziativa per contrastare la povertà e gli sprechi alimentari. Ogni giorno avanza del cibo dalle mense. Si tratta di cibo spesso intatto e in eccedenza, che a volte neanche arriva sulle tavole. Dobbiamo evitare vada sprecato. La lotta agli sprechi è sempre stato uno dei nostri valori fondanti, ringrazio la Croce Rossa e la società Innova per questa importante iniziativa che mira a sensibilizzare sul tema dello spreco alimentare offrendo un sostegno concreto alle persone indigenti e senza fissa dimora.Il cibo in eccesso, recuperato nel pieno rispetto delle normative sanitarie vigenti, viene successivamente redistribuito a chi ha più bisogno. Il recupero delle eccedenze alimentari è il primo passo verso un nuovo modello di ristorazione sostenibile e a basso impatto ambientale.




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Mafia litorale, ecco chi controlla lo spaccio Da Torvaianica a Tor San Lorenzo italiani, albanesi e argentini si contendono le piazze n puzzle infinito, le cui tessere vanno incastrate per cercare di capire il disegno criminale che si nasconde dietro i personaggi che negli ultimi anni sono finiti più volte nel mirino di carabinieri, guardia di finanza e polizia. Giri di droga con affari talmente redditizi da far movimentare oltre un milione di euro nel giro di pochi giorni. Con 100 chili di cocaina che venivano smerciati in appena tre mesi. E con il territorio di Torvaianica, Pomezia e Ardea a fare da sfondo. I collegamenti sono facili da fare Ancora una volta partiamo dall’omicidio di Selavdi Shehaj. Il suo nome è troppo difficile da pronunciare per gli italiani, quindi lui, albanese di 38 anni, sceglie di farsi chiamare Simone, ma nell’ambiente della malavita, dove si fa rapidamente strada, è conosciuto come “Passerotto”, nonostante i suoi capelli un po’ lunghi e l’aria selvaggia che ricordavano Tarzan, come in effetti qualcun altro lo ha soprannominato perché preferisce le mani (ma anche i calci vanno bene) alle armi. La sua escalation è rapida e in poco tempo rie-

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Giri di droga con affari talmente redditizi da far movimentare oltre un milione di euro nel giro di pochi giorni. E' questo lo scenario sul litorale tra Torvaianica, Pomezia e Ardea indisturbato per Tor San Lorenzo ed era facile incontrarlo per i bar della zona, muovendosi a bordo della sua grossa bici verde

domiciliari – ma controllava comunque lo spaccio di droga sulle spiagge da Torvaianica a Tor San Lorenzo - oppure la vendetta è legata a una vicenda ancora più vecchia e non ancora perdonata. E qui si accendono i riflettori degli investigatori. (continua)

Selavdi Shehaj, alias Simone, i Fragalà, i fratelli Pasimovich e non solo: in tanti si contendevano il "mercato" della droga tra Ardea e Pomezia sce a farsi un nome nella criminalità organizzata: da piccolo pusher diventa un punto di riferimento del litorale romano e, attraverso un giro di “cugini”, organizza lo spaccio sulla spiaggia attraverso i chioschi del litorale da Torvaianica a Tor San Lorenzo. Chili e chili di droga. Gli affari aumentano di anno in anno: inizialmente vengono gestiti da Campo Ascolano, poi, dopo l’arresto dell’agosto del 2017 e i domiciliari, proseguono da Tor San Lorenzo, nell’abitazione a Campo di Carne. Lì dà gli ordini ai “cugini”, che possono muoversi liberamente mentre lui è costretto a casa. Ma quanto a movimenti, in realtà anche lui - durante il periodo dei domiciliari - viene visto tutti i giorni. Lo confermano gli abitanti del quartiere: Simone girava, presumibilmente perché aveva delle ore che gli erano state concesse quotidianamente dal giudice per andare a fare la spesa, L'altra faccia di Simone, la testimonianza: «Era gentile, affabile, si metteva a disposizione di tutti, sempre con il sorriso. Quando ho saputo che l’avevano ammazzato mi è davvero dispiaciuto tanto, non se lo meritava, perché si faceva volere bene»

fosforescente. Nell’ultimo periodo si era tagliato i capelli biondi e il pizzetto. Non aveva timore a mostrare quel braccialetto elettronico alla caviglia: se qualcuno lo fissava, lui sorrideva di rimando. Era affabile con chiunque, offriva da bere ed era diventato amico di tutti, nell’anno passato nella zona, tanto che a Tor San Lorenzo lo dipingono come “una bravissima persona, dal cuore d’oro”, che aiutava chi aveva bisogno. “Si è sempre comportato bene”, racconta una persona che vuole restare anonima, “A me non interessava cosa facesse per guadagnarsi da vivere. Certo, vedevo che aveva il braccialetto alla caviglia, lui stesso una delle prime volte mi aveva detto che era ai domiciliari, ma qui ha sempre dimostrato la massima correttezza con tutti: gentile, affabile, si metteva a disposizione di tutti, sempre con il sorriso. E quando ho saputo che l’avevano ammazzato mi è davvero dispiaciuto tanto, non se lo meritava, perché si faceva volere bene”. Ecco, questa era l’altra faccia di Simone. Il suo omicidio potrebbe essere scaturito da uno sgarbo: probabilmente potrebbe aver pestato i piedi a qualcuno nel periodo in cui era ai

Il Quartiere dove viveva il 38enne d'origine Albane


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dicembre 2020 (segue) Torvaianica, terra da spartire Ricordate quando i Fragalà dicevano “Torvaianica è cosa nostra, qui comandiamo noi?”. Ebbene, negli ultimi anni le cose non erano proprio così. A partire dal 2018 la famiglia mafiosa siciliana se la doveva vedere, almeno per quanto riguardava lo spaccio di droga, con altri gruppi criminali. L’equilibrio che fino a quel momento aveva retto benissimo, anche grazie al costante intervento del “paciere” Francesco D’Agati, anziano boss siciliano residente anche lui a Tor San Lorenzo che riusciva a far in modo che le varie componenti mafiose – dalla ‘ndrangheta alla camorra, passando dalla mafia siciliana – potessero convivere spartendosi spazi e affari senza intralciarsi l’un l’altra, si era ormai rotto, complice l’arrivo non solo delle mafie albanesi e slovene, ma anche della volontà da parte di un certo gruppo criminale romano di voler spodestare il predominio dei Fragalà. Questo gruppo era formato da personaggi come Fabrizio Piscitelli, ucciso a Roma nel parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019, in circostanze molto simili a quelle dell’omicidio avvenuto un anno dopo a Torvaianica. Ma ci sono anche persone come Fabrizio Fabietti e i gemelli argentini Emiliano e Nicolas Pasimovich. Piscitelli in passato era entrato in contrasto con Fragalà mentre si trovava in carcere. Ma non solo: il 2 aprile 2016, dopo una lite che vide l’argentino perdente, Emiliano Pasimovich tentò di investire Simone. Successe a Torvaianica, in viale Francia: facendo finta di andarsene, Emiliano salì sulla sua macchina e si allontanò di qualche

ese Selavdi Shehaj, ucciso nei mesi scorsi in spiaggia

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Lo stabilimento "Bora Bora" di Torvaianica metro, salvo tornare indietro non appena si accorse che Simone era sul marciapiede. Pasimovich fece inversione e, puntandolo, cercò di investirlo salendo con l’auto sul marciapiede, non prevedendo la prontezza di riflessi dell’albanese, che fu rapido a schivarlo e ad attraversare la strada, mandando la vettura di Emiliano a schiantarsi contro un palo dalla luce. Ovviamente nessuno denunciò l’episodio, di certo non Simone, che negò tutto ai carabinieri intervenuti a rilevare l’incidente. Queste cose – in quell’ambiente - si risolvevano in altri modi. Ma qual era il motivo della furiosa lite e del conseguente tentato omicidio? Questo è un punto su cui gli

investigatori dovranno cercare di fare luce, anche con la morte di Simone la ricostruzione si fa più difficile. In quell’occasione c’era un testimone, che però negò di conoscere Pasimovich o di aver visto qualcosa di utile. (continua) A partire dal 2018 i Fragalà se la dovevano vedere, almeno per quanto riguardava lo spaccio di droga, con altri gruppi criminali, dalle mafie albanesi a quelle slovene (ma non solo). La "pax" infatti, tenuta grazie al costante lavoro di Francesco D'Agati, era stata infranta

I gemelli argentini CHI SONO - La cronaca locale ha iniziato a occuparsi molto presto dei fratelli Pasimovich. Oltre che per fatti di droga, i gemelli furono arrestati, insieme a un terzo uomo, per aver violentato Micaela, una ragazza di origine rumena all’epoca 16enne, in un garage di via Germania il 5 aprile 2010. In sede di processo, al momento della pronuncia della sentenza di condanna, i parenti e gli amici dei tre imputati, giudicando la pena troppo severa, dopo aver sfondato la vetrina del portone principale del Tribunale e devastato ogni mobile e suppellettile che trovavano sulla loro strada, hanno assediato l’aula del processo, situata al primo piano. Lì hanno letteralmente assalito i Magistrati, che si sono messi in salvo chiudendosi nell’aula. La serata si è conclusa con 20 arresti, 12 uomini e 8 donne, tutti di Pomezia e Torvaianica. Ma lo spaccio di sostanze stupefacenti è la loro specialità. Sin da giovanissimi si fanno strada per la loro determinazione e riescono a entrare nell’orbita dei grossi giri

della criminalità romana e internazionale, come dimostrano le operazioni “Raccordo criminale” della Guardia di Finanza e, prima ancora, “Presidium” dei Carabinieri. «Accanto ai promotori del sodalizio, si affianca una schiera di acquirenti “all’ingrosso” che, in ragione dello stabile rapporto di fornitura che li lega, sono considerati parimenti associati all’organizzazione, garantendole costanti disponibilità economiche, fondamentali per la sua esistenza e operatività. Tra questi spiccano i fratelli Nicolas ed Emiliano Pasimovich, originari del Sudamerica ma residenti sul litorale pontino. I due sono tra i più affidabili acquirenti selezionati dal Fabietti», scrivono i magistrati. Attraverso loro – ma non solo loro… - sul litorale arrivano fiumi di droga, soprattutto cocaina e hashish. Posti “sonnacchiosi” come Torvaianica, Nuova Florida, Ardea, Pomezia, prendono vita con traffici inimmaginabili.


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(segue) Da Torvaianica a Tor San Lorenzo passando da Nuova Florida: fiumi di cocaina e hashish Ma Pasimovic non è solo Emiliano: c’è anche il fratello gemello Nicolas, che ritroviamo in occasione degli arresti effettuati il 4 novembre dalla Guardia di Finanza nell’operazione "Magliana Fenix", in cui viene smantellata un’organizzazione di narcotrafficanti guidata da Roberto Fittirillo, detto lo “Zio”, ex componente della banda della Magliana. Come il fratello – arrestato il 13 Ottobre 2017 per traffico internazionale di stupefacenti – anche Nicolas vive a Nuova Florida, ma frequenta Pomezia e Torvaianica (dove viveva fino a qualche anno fa) e gestisce il territorio di Ardea e Tor San Lorenzo, proprio dove si era stabilito Simone da circa un anno, ovvero da quando gli erano stati concessi i domici-

La recente operazione "Magliana Fenix" ha rivelato nuovi collegamenti con il litorale: di nuovo i Pasimovic, stavolta con Nicolas, in rapporti stretti con il gruppo criminale in cui referenti erano Fabrizio Fabietti e Fabrizio Piscitelli, ovvero 'Diabolik', l'ultrà ammazzato nel 2019 liari, dopo l’arresto avvenuto nel 2017. Prima, infatti, abitava a Torvaianica, nei pressi di Campo Ascolano, con la sua compagna. I territori dei Pasimovich e di Simone sono quindi gli stessi: il litorale da Torvaianica a Tor San Lorenzo. Nicolas Pasimovich, secondo quanto risulta l’operazione "Magliana Fenix", farebbe parte del gruppo criminale che fa capo a Fittirillo e dove uno dei maggiori referenti era, finché era in vita, Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. Nicolas, sempre secondo quanto raccolto dagli investigatori, aveva rapporti diretti con Fabrizio Fabietti, il braccio destro di Piscitelli. È da lui che acquista la cocaina. Gliela consegnano a casa due “corrieri”, Fabrizio Borghi e Daniela Viorica Gerdan. Ma non solo: compra anche partite di hashish, come dimostrano le intercettazioni ambientali degli inquirenti, nonostante le precauzioni degli indagati. Erano le 23:17 quando Fabietti proponeva a Pasimovich alcuni acquisti all’ingrosso. «Te ne do 120...te lo mando a casa? Pigliane 90 e poi in caso il giorno dopo lo ripigli...90 a te», riferendosi all’hashish. «Si, mandamene 90», rispondeva Pasimovich. Sempre nella stessa conversazione, Fabietti gli offriva due chili di cocaina col marchio Cars (riproducenti il marchio Saetta McQueen): «Domani mattina...la Cars va bene...dinamite pure la Cars...ne ho 2… domani me la danno dalle quattro alle sei…sì, te la reggo». E Pasimovich: «Ma ce li hai sicuri? Puoi tenerli fino a dopodomani? Me la reggi sì o no?». C’era poi

la cocaina a marchio “Barbie”, che Pasimovich avrebbe acquistato sempre da Fabietti, che gliela propone così “La Barbie uguale?... è identica… solo che cambia il timbro… sì, sì, è lei, hanno fatto le prove, non so quanta ce ne sta, ti dico la verità, però ci sta, perché chi la dà la dà a me: è buona, vero? È identica a quell’altra, ce l’hanno solo loro, la cosa”. Al termine della conversazione Pasimovich consegnava a Fabietti 24 mila euro e questi gli confermava la consegna. “Hai la Barbie proprio sopra? La bambola? Quanta me ne mandi? 3 o 2 (kg, ndr)? La roba così non ci sta, sono sincero… ora finisce questa e non ci divertiamo più (…) se mi dici che c’è io lavoro, capito? Giovedì? Allora ci vediamo giovedì, ok?”. Fabietti confermava i due chili e la consegna per il giovedì, confidando a Pasimovich il rapporto privilegiato con Roberto Fittirillo, cioè il fornitore presso il quale si era rifornito di un quantitativo di droga equivalente a 1.650.000 euro in pochi giorni. Le indagini relative a Magliana Fenix, che hanno portato a 21 arresti, ricostruiscono una rete di trafficanti di droga di notevole calibro e ben organizzato anche sotto il punto di vista tecnologico, visto che si serviva di utenze telefoniche riservate munite di sistemi di criptaggio delle comunicazioni. Alla banda criminale apparteneva anche Fabrizio Piscitelli: Diabolik non andava d’accordo con gli albanesi, anche se inizialmente ci aveva fatto affari, perché a lui e al suo gruppo non andava giù che «organizzandosi autonomamente e applicando dei ricarichi minimi

causassero il calo del prezzo della droga sul mercato capitolino» e per questo aveva deciso di allargare il suo raggio di azione, sconfinando nei territori gestiti dagli stranieri, entrando così in rotta con la mafia albanese, come emerge dalla maxi-inchiesta Raccordo Criminale. In una delle intercettazioni, Fabrizio Fabietti dice: “Ci sono ‘sti albanesi pezzi di merda cornuti che sono, magari muoiono tutti, vengono, lo fanno per mezzo punto (500 euro di guadagno al chilo ndr)... la vanno a prendere loro fuori, se la portano loro, capito come fanno”. Ma queste sono solo alcune delle piste che la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma sta seguendo. Ci sono poi alcuni criminali locali, quelli con cui Simone potrebbe aver avuto un conto in sospeso e che adesso sembrano essere “scomparsi” improvvisamente dalla scena. Le indagini della DDA sono a tutto campo, per cercare di capire quali possano essere i collegamenti tra i vari personaggi che ruotano nel territorio e quale possa essere stato il motivo che ha portato al delitto. Solo così si potrà dare un nome e un volto al killer e al suo mandante. Maria Corrao

Le indagini hanno permesso di ricostruire una rete di trafficanti ben organizzata ma anche in lotta fra loro: Diabolik mal sopportava ad esempio gli albanesi che «gli abbassavano il prezzo della droga sul mercato capitolino»


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«Ci penso io, ora non ti daranno più fastidio» Ecco come nasce un'estorsione sul nostro litorale: "l'amico" che ci risolve tutti i problemi a mafia è presente nei cantieri, continua a controllare il territorio e a lanciare segnali inequivocabili”. Questo succede in Sicilia, come conferma il segretario generale della Cgil di Palermo, Enzo Campo, all’indomani degli ennesimi furti e roghi nei cantieri, a dimostrazione che “che il taglieggiamento delle imprese è un fenomeno pressante, che va combattuto giorno per giorno”. E a Pomezia, Ardea e dintorni? Anche. Magari non succede tutti i giorni, ma esiste da anni, in maniera subdola e sotterranea. La differenza con la Sicilia? Lì viene ammesso che esiste l’estorsione, qui ancora no. Questo è il territorio in cui le persone sono ancora nella fase della negazione, quella in cui l’estorsore viene visto come “l’amico” che viene in aiuto per toglierci da guai in cui lui stesso ci ha messo. Per farvi capire meglio vogliamo raccontarvi una storia, quella di un imprenditore edile. Il cantiere è di quelli di pregio. Il materiale utilizzato è di prima qualità. I lavori sono iniziati da poco. I problemi pure. Procedono quasi di pari passo. Furti, danneggiamenti, intralci di vario tipo. All’inizio l’imprenditore – che chiameremo Antonio, nome di fantasia - non capisce il collegamento, ma gli episodi cominciano a diventare troppi per non essere sospetti. I danni sono enormi, sia in termini economici che a livello di ritardi temporali. I lavori vanno a rilento, sorgono problemi a catena. Ne parla con quello che pensava fosse un amico, un individuo che, casualmente, da quando Antonio ha aperto il cantiere ha stretto ancor più i contatti con l’imprenditore. “Tranquillo, ci penso io, so come aiutarti. Vedrai che non ti darà più fastidio nessuno”, gli risponde Salvatore (anche questo è un nome di fantasia, ndr). E, in effetti, da quel momento Antonio riesce a lavorare tranquillamente: il cantiere riprende senza intralci, le abitazioni vengono finite e messe in vendita. Un giorno Salvatore si presenta nell’ufficio di Antonio. “Ho dei soldi da investire, vorrei prendere uno degli appartamenti che stai vendendo, quelli del nuovo cantiere. Magari mi fai un prezzo di favore”. Il costruttore, che non dimentica il “piacere” ricevuto,

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fa un notevole sconto sul costo dell’immobile. “Ti chiedo anche la rateizzazione dell’importo”, aggiunge Salvatore. Antonio, conoscendo l’elevato tenore di vita di Salvatore, si fida e acconsente, ancora grato (e forse anche un po’ succube) per il favore ricevuto nel momento del bisogno. Le prime rate vengono saldate, ma dopo un po’ i pagamenti si arrestano. Antonio chiede spiegazioni, ma soprattutto chiede il saldo. Riceve soltanto le prime: “Questo è il prezzo che tu dovevi pagare per il mio lavoro, quindi stiamo pari”. Il “lavoro” è la protezione ricevuta per la durata del cantiere, affinché i lavori potessero svolgersi senza altri intoppi fino al termine. Peccato che quegli stessi intoppi fossero provocati proprio da chi, poi, offriva protezione. In perfetto stile mafioso. O, se vogliamo, nello stesso stile che usava la malavita degli anni ’70. Questa non è una storiella inventata, ma una delle tante realtà che si nascondono nel territorio. Chi compie questi crimini veste, appunto, abiti firmati e va in giro con auto di lusso. Si atteggia a imprenditore di successo, quando invece spesso è solo proprietario di scatole cinesi o di cooperative create ad arte che attraverso un sistema di fatturazioni false riescono a dare l’impressione che ci sia un lavoro dietro al loro stile di vita. Uno stile di vita dovuto invece all’estorsione, improntata tutta con lo stesso cliché: avvicinare un vero imprenditore, creargli un problema, dargli la solu-

zione, senza neanche fargli capire che, accettandola, ci si è consegnati a un vero e proprio “protettore”. In questo modo l’estorsore – e la sua famiglia - riesce a ottenere auto, gioielli, denaro e, come abbiamo visto, addirittura case e anche negozi. Di figure di questo tipo ce ne sono diverse, riconducibili alla mafia siciliana, a quella napoletana e a quella romana. Personaggi che hanno stretto contatti con la criminalità di alto (e di un altro…) livello, da cui hanno imparato come muoversi e operare. Guardando attentamente Pomezia e Ardea, non è un caso se questo territorio negli ultimi anni “prende fuoco” facilmente. Spesso dietro gli incendi c’è un “cerino” gettato ad arte per creare quel giusto mix di danno e paura necessario per richiedere la protezione o, al contrario, per punire chi non l’ha accettata. E ad andare a fuoco non sono solo le attività dei grandi imprenditori, ma anche piccoli negozi. “Non ho mai ricevuto minacce e non ho idea di chi possa essere stato”, è poi quanto viene solitamente detto alle forze dell’ordine al momento dell’intervento. Perché il terrore delle ritorsioni il più delle volte è più forte di tutto, ma non denunciare significa finire in una spirale senza fondo. C’è la possibilità di farlo in modo protetto, senza alcun rischio, basta trovare la volontà. Chiunque voglia segnalare la sua storia in modo anonimo può farlo alla nostra redazione. Maria Corrao

In altre parti d'Italia si ammette l'esistenza dell'estorsione, ad Ardea, Pomezia e dintorni no. Questo è il territorio in cui le persone sono ancora nella fase della negazione, quella in cui l’estorsore viene visto come “l’amico” che viene in aiuto per toglierci da guai in cui lui stesso ci ha messo


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«Stai attento a quello che fai, hai dei figli» Prosegue la nostra inchiesta: minacce e terrore, ecco come vive la vittima di usura on auguro neppure al mio peggior nemico di passare quei momenti, in cui ti senti morire dentro e non puoi fare nulla poiché in gioco c’è la vita dei tuoi cari, minacciata da gente senza scrupoli”. Italo si trova in guai grossi quando, da imprenditore senza problemi, decide di acquistare un albergo utilizzando un fido agevolato al 4% concesso dalla Regione Lazio. Ma, a causa di una truffa perpetrata da parte di altri albergatori, la Regione decise di revocare il finanziamento, chiedendo indietro non solo la quota capitale, ma anche gli interessi, applicandoli al 21%, tasso in vigore all’epoca. Sperando che la sua banca potesse capire il momento di difficoltà, Italo chiede un prestito, ma l’istituto non solo lo nega, ma revoca anche il fido presente fino a quel momento. A Italo non resta altra scelta che finire nelle mani di uno strozzino, presentato proprio dal direttore della banca come “una persona in grado di aiutarlo”. Qui iniziano i suoi 8 anni di angoscia e terrore. Lui è Italo Santarelli: non ha paura di dire il suo nome, perché ha trovato il coraggio di denunciare e di uscire dall’incubo in cui era precipitato, decidendo di mettere la sua esperienza al servizio di altre vittime, per aiutarle a venirne fuori, fondando un’associazione, l’AIRP. “Mi fissarono un appuntamento presso una finanziaria e lì un avvocato mi propose un prestito di 70 milioni delle vecchie lire, dando in garanzia un terreno edificabile che valeva circa due miliardi. Entro 6 mesi avrei dovuto restituire ben 105 milioni, quindi il 50% in più di quello che mi avevano prestato”. Ma quella non era la cosa peggiore. “Quando gli feci presente che il terreno aveva un valore di circa due miliardi, mi rispose «...ne può valere anche 10, di miliardi, tanto ritorna a te!»

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Le minacce: «Ti consigliamo di stare attento a quello che fai e soprattutto a quello che dici. Adesso noi ci alziamo e andiamo via...Non ti sognare di chiamare Polizia o Carabinieri. Sappiamo che hai dei figli, salutaceli!» Non avendo altra scelta, accettai, ma quando fu fatto l’atto alla presenza del mio commercialista, la clausola del riscatto non venne inserita, ma fu stipulata una scrittura privata a parte. Non avrei mai potuto immaginare che, pur impiccandomi per racimolare il denaro da restituire, non avrei più trovato il mio terreno perché già venduto due volte a delle società di loro proprietà, amministrate da due persone che altro non erano che teste di legno manovrate dal grande capo”. Alle proteste di Italo, in risposta arrivano le minacce. «Stai attento a quello che fai, hai famiglia e figli da proteggere». Italo decide di non farsi intimidire e di denunciare tutto. Proprio in quel periodo però, gli affari iniziano ad andare male perché il suo albergo viene assegnato dalla Prefettura ad alcuni profughi, che lo distruggono. Servono soldi per ripararlo, soldi per pagare i dipendenti e i fornitori, ma gli incassi

del bar e del ristorante non coprono che il 10% delle spese. “La Prefettura non pagava e le banche non mi concedevano nulla, a causa dei protesti sofferti in seguito alla chiusura del fido da parte dello zelante Direttore. È in questa cornice che mi stavo prestando a denunciare la truffa e a chiedere il sequestro del mio terreno. A distanza di una settimana si presentarono 6 persone nel mio ristorante. Ordinarono ogni specialità, champagne compreso. Al momento del conto mi mandarono a chiamare dal cameriere e fui invitato a sedermi al loro tavolo. Uno di loro mi chiese, con fare amichevole, se sapevo chi fossero. Ovviamente risposi di no...se un sorriso avevo tra le pieghe delle labbra, morì all’istante quando l’uomo, con un tono di voce che non so spiegare, disse: «Noi veniamo da Bagheria. Il pranzo lo offri tu per una certa denuncia che hai presentato in questi giorni. Ti consigliamo di stare attento a quello che fai e soprattutto a quello che dici. Adesso noi ci alziamo e andiamo via... Non ti sognare di chiamare Polizia o Carabinieri. Sappiamo che hai dei figli, salutaceli!» Rimasi attonito su quella sedia, mentre li vedevo uscire dal locale. Quel loro modo di camminare e sghignazzare, altezzoso, rumoroso, da padroni. Padroni della mia vita? Rabbia, quanta più non so; ma anche tanta, tanta paura. Chiamai il mio avvocato e gli raccontai l’accaduto. Mi fece coraggio, ma sentivo la sua preoccupazione anche se non la dava a vedere. (continua)

La storia di Italo, truffato, e costretto a finire nelle mani degli strozzini: oggi ne è uscito e con l'AIRP, un'associazione da lui fondata, cerca di ridare speranza alle persone vittime di usura


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dicembre 2020 (segue) Io, faticosamente, cominciai a convivere con il terrore che potesse capitare qualcosa ai miei cari. Nel mentre tutti i giorni avevo il problema di reperire il cibo per le 300 persone alloggiate nel mio albergo e, non avendo più disponibilità economica, mi trovai costretto a ricorrere a un usuraio di Caserta”. All’inizio gli interessi sono “solo” del 5% al mese, ma quando l’usuraio si accorge che i pagamenti della Prefettura tardano, presta altri soldi a Italo, che arriva a un debito di 80 milioni, per i quali deve pagare però interessi del 15%, ovvero 12 milioni al mese. “Un mese non avevo il denaro e chiesi se poteva aspettare qualche giorno. Lui me ne concesse 5, ma nella hall dell’albergo, presente mia figlia, tirò fuori la pistola e disse che se ne serviva con tutti quelli che «pensano di fare i furbi e non pagano». Un giorno invece si presentarono in hotel due persone, con la scusa che volevano vedere un terreno, l’ultimo che mi era rimasto e che avevo messo in vendita per cercare di ripianare qualche debito. Per fortuna l’istinto mi ha messo in guardia: prima di salire in auto con loro sono rientrato in albergo e ho detto ai miei figli di annotare la targa e che, se non fossi tornato entro un’ora, avrebbero dovuto chiamare la polizia”. Appena arrivati al terreno, i due puntarono una pistola alla testa di Italo, chiamandolo “infame” perché non aveva pagato il debito all’usuraio di Caserta. “Uccidetemi pure, io così non ce la faccio più. Finora gli ho ridato il doppio del prestito e posso dimostralo. Non saprò mai cosa passò nella loro mente, ma mi fecero frettolosamente risalire in auto e mi riportarono a gran velocità in albergo, promettendomi che non li avrei mai più rivisti e aggiungendo che avrebbero fatto i conti con chi li aveva mandati da me”. Italo non riesce a vendere il terreno, quindi comincia a chiedere soldi a tutti quelli che conosce, ma nessuno è disposto ad aiutarlo. Arrivano invece pignoramenti e istanze di fallimento. “Mi domando come ho fatto a non impazzire, pregavo solo che il Tribunale mi facesse tornare in possesso del mio terreno da 2 miliardi per poter sanare tutti i debiti. All’improvviso ero diventato uno da evitare, peggio di un delinquente”. Intanto il processo contro la finanziaria si conclude in un nulla di fatto per prescrizione. “Avevo perso la speranza e avevo voglia di morire: scrissi una lettera ai miei cari e mi «Un mese non avevo il denaro e chiesi se poteva aspettare qualche giorno. Lui me ne concesse 5, ma nella hall dell’albergo, presente mia figlia, tirò fuori la pistola e disse che 'se ne serviva con tutti quelli che pensano di fare i furbi e non pagano'».

INCHIESTA avviai verso il mare, deciso a mettere in atto il mio proposito, ma improvvisamente fui percorso da un brivido e avvertii una voce che mi imponeva di fermarmi, certo l’anima di mio padre, morto l’anno in cui avevo acquistato l’albergo. In me scattò il coraggio che solo la paura può dare”. Italo “confessa” pubblicamente quello che sta passando, a partire dai suoi familiari, ai quali ha nascosto fino a quel momento la reale situazione. In una tenda inizia una raccolta firme

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contro l’usura e scopre di non essere la sola vittima di questo reato e che tante altre persone temevano di finire in mano agli strozzini. Nasce così l’idea di creare l’associazione per “unire le forze di tanta gente disperata”. Maria Corrao All’inizio gli interessi sono “solo” del 5% al mese, ma quando l’usuraio si accorge che i pagamenti della Prefettura tardano, presta altri soldi a Italo, che arriva a un debito di 80 milioni, per i quali deve pagare però interessi del 15%, ovvero 12 milioni al mese

Lockdown: 100 vittime di usura ARDEA E POMEZIA - In 26 anni di attività, l’AIRP – Associazione Italiana Riabilitazione Protestati – è riuscita a salvare almeno 40 persone dagli strozzini. Tra queste la cantante Wilma Goich, finita nelle mani degli usurai. E, come lei, tante altre che erano sull’orlo del suicidio, come la donna che – disperata – si era rivolta a Italo alle 10 di sera dicendo che voleva buttarsi dal balcone perché non ce la faceva più ad andare avanti a causa degli usurai. L’intervento di Santarelli le ha salvato la vita. “Il passo più importante è far riabilitare le persone protestate, perché se non si riesce ad accedere al credito, ci si butta nelle braccia degli usurai”. Italo Santarelli, attraverso la sua associazione, inizia una lunga – e costosa, oltre che dolorosa – battaglia. I riflettori di tutta Italia si accendono su di lui e finalmente qualcosa si smuove, tra scioperi della fame e ospitate in programmi tv nazionali. Ma ancora c’è da lavorare molto, perché la legge venga perfezionata. Ogni anno sono migliaia in tutta Italia le vittime di questo fenomeno. Guardando nel dettaglio nel nostro territorio, tra Pomezia, Ardea e Roma nell’ultimo periodo, da marzo a novembre, ovvero da quando è scoppiata la pandemia, ci sono circa 100 persone che sono state costrette a rivolgersi a un usuraio. Molta gente, infatti, non ha ricevuto i soldi delle casse integrazioni, oppure, a causa dei mancati incassi, non ha il denaro per pagare dipendenti e fornitori. “Il grande problema è che, quando è successo a me, io potevo almeno dimostrare i pagamenti effettuati attraverso le cambiali o assegni. Adesso invece gli usurai hanno cambiato metodo e si Nelle foto: fanno pagare in con(dall'alto) Italo tanti: non c’è più tracSantarelli, ciabilità e questo rende dell'AIRP, l'Ass. più difficile dimostrare Italiana il reato. Servono quindi Riabilitazione le intercettazioni telefoProtesati

niche per provare quanto sta succedendo”, spiega Italo Santarelli. È perciò fondamentale la collaborazione della vittima che, per uscire da questo incubo, deve denunciare quanto accade. Ma le persone denunciano? “Molto poco rispetto alla vastità del fenomeno. Invece bisogna farlo. Ma lo Stato, laddove le persone denunciano, dovrebbe intervenire per aiutarle attraverso i fondi che esistono proprio per questo scopo, ma anche togliendo tutta la burocrazia che impedisce l’accesso ai fondi stessi. Bisogna incentivare le vittime a denunciare, consentendo una via d’uscita sicura anche a livello economico e non solo di sicurezza personale. Noi, come associazione, riusciamo ad aiutarli perché abbiamo un accordo con l’Adiconsum e, con debiti fino a 50 mila euro, riusciamo a fare ‘saldo e stralcio’ riducendoli a 30 mila euro e a far avere un finanziamento di quell’importo: basta che ci sia un reddito, anche se si è segnalati. Al momento il sovraindebitamento delle famiglie italiane è pauroso e questo è un ottimo modo per poterne uscire senza finire in mano agli usurai”. L’AIRP, che ha la sede principale a Roma, ha uno sportello ad Ardea per chi abita in zona. L’indirizzo è via Laurentina 25 e risponde al numero telefonico 3401250738.

Tra Pomezia, Ardea e Roma nell’ultimo periodo, da marzo a novembre, ovvero da quando è scoppiata la pandemia, ci sono circa 100 persone che sono state costrette a rivolgersi a un usuraio


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Pillole di diritto: separazioni e divorzi apevate che… ...in base all’art. 23, co. 6, del D.L. 28/10/20, n. 137 anche le separazioni consensuali e i divorzi congiunti possono svolgersi a “trattazione scritta” ? Ebbene si, a 50 anni esatti dalla legge che ha introdotto il divorzio nel nostro Paese (la L. n. 898 è stata promulgata il primo dicembre del 1970), il legislatore, seppure attraverso una normativa emergenziale dovuta all’epidemia Sars Covid 2 tesa a ridurre al minimo gli accessi in Tribunale di persone al fine di evitare assembramenti e ridurre al minimo le occasioni di propagazione dei contagi, ha reso possibili le udienze Presidenziali di comparizione delle parti “a distanza” e cioè attraverso la trattazione scritta ma con alcune precipue formalità da rispettare. L’articolo citato difatti consente al giudice di disporre che le udienze civili in materia di separazione consensuale ex art. 711 c.p.c. e di divorzio congiunto ex art. 9 l. n. 898/1970 siano sostituite dal deposito telematico di note scritte di cui all’art. 221, co. 4, d.l. n. 34/2020 (conv. con mod. dalla L. n. 77/2020), nel caso in cui tutte le parti che avrebbero di-

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ritto a partecipare all’udienza vi rinuncino espressamente con comunicazione, depositata almeno quindici giorni prima dell’udienza, nella quale dichiarano di essere a conoscenza delle norme processuali che prevedono la partecipazione all’udienza, di aver aderito liberamente alla possibilità di rinunciare alla partecipazione all’udienza, di confermare le conclusioni rassegnate nel ricorso e, nei giudizi di separazione e divorzio, di non volersi conciliare. La norma in commento ammette quindi che possa farsi ricorso a tale modalità alternativa di trattazione, sino ad ora prevista solo per le

udienze alle quali non è prevista la partecipazione di parti diverse dai difensori, anche nei procedimenti di separazione consensuale e divorzio congiunto (per i quali è richiesta dalla legge la comparizione personale delle parti, e che senza deroga non sarebbero potuti rientrare nello spettro applicativo della trattazione scritta “da Covid”). A questo fine è però necessario che le parti esprimano una rinuncia espressa al diritto a partecipare all’udienza nelle forme e nei termini sopra descritti. Che tutto questo avvenga a 50 anni esatti dall’introduzione della legge sul divorzio e “grazie” ad una pandemia, rende l’idea di quanto sia difficile e lungo il percorso dei cambiamenti culturali. Avvocato Ida Nazzaro Patrocinante in Cassazione Sede studio di Pomezia Via F. Domenico Guerrazzi n. 2 CAP 00071 Tel.: 06.60674482 – Cell.: 3383616295 E-mail: avvocatoidanazzaro@alice.it PEC:idanazzaro@ordineavvocatiroma.org

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Natale: "Il dono più bello sarà proteggersi" ffrontare le festività natalizie senza cautela sarebbe da irresponsabili. Se la follia delle vacanze sregolate di agosto si ripetesse in versione invernale, si pagherebbe un pezzo altissimo in vite umane. Le feste di Natale quindi non dovranno essere l’anticamera della terza ondata di Covid, perché nessuno di noi se lo può permettere di convivere con una situazione fuori controllo. Quindi ognuno dovrà limitare le occasioni di socialità allargata, che di solito si accompagnano alle festività natalizie, con tombolate, festeggiamenti e veglioni. Cerchiamo quindi di viverlo cogliendo quest’opportunità per trascorrere delle giornate con serenità, allontanando per il momento, il sentimento della paura che oramai scandisce le nostre giornate. Stiamo diventano la società della paura, che talvolta genera violenza e ci paralizza, eppure senza la paura non esisterebbe il coraggio. Anche l’eroe ha paura, ma la supera per il bene degli altri. Oggi la paura che spaventa di più è la solitudine, poiché non c’è la vicinanza con l’altro. Finalmente è arrivato il gran freddo e con esso l’evento più atteso della stagione: il Natale!

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Il Corriere della Città Numero 12 Anno 12

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via Odessa 41 - 00040 Torvaianica

Festa per grandi e piccini ma, soprattutto, il momento nel quale cominciano a scatenarsi gli attacchi più pericolosi al benessere personale. Si avverte lentamente dentro di noi, man mano che le festività si avvicinano, uno stato di inquietudine dettato dalla preoccupazione di “dover” fare delle cose, ovvero la corsa al regalo che, statisticamente come ogni anno ti riprometti di non fare ma che poi puntualmente ti ritrovi all’ultimo momento a dover scegliere tra il né troppo costoso e né troppo economico per non fare brutte figure; la paura di essere contagiati nei negozi super affollati, con persone altrettanto stressate per gli stessi identici motivi che inducono voi stessi ad immaginare che, di colpo, spariscano definitivamente le prossime due settimane dal calendario. Invece sapete benissimo che non potete sfuggire alle relazioni forzate nei pranzi e nelle cene, anche se quest’anno più limitate, con sorrisi di circostanza, con conversazioni sempre uguali il tutto accompagnato da un’ enorme quantità di cibo su cui sfogare la noia e la frustrazione di molte adunate familiari in cui l’allegria non è spontanea. Durante le feste infatti si ingrassa non tanto perché mangiamo troppo ma anche perché lo facciamo quasi per inerzia, come uno sfogo a tutto ciò che non sopportiamo causando, ovviamente, gravi sensi di colpa per i chili messi su in così breve tempo. Ma questa ricorrenza che richiede “il dovere di essere buoni” genera un dato di fatto che una percentuale altissima di disagi interiori, tra cui ansia, panico e depressione ha origine proprio tra le mura di casa, nelle relazioni con le persone più vicine, poiché questo “buonismo” induce comportamenti non naturali, artificiali, creando un conflitto con l’autostima con cui entriamo in conflitto. Questa lotta interiore si scatena quando l’istinto ci suggerisce un atteggiamento, ovvero quello di non farci ulteriore violenza mentre la ragione ci impone di comportarci come gli altri vogliono vederci. Ma il fatto più importante è che nel mezzo di questa guerra ci siamo noi che cerchiamo di combattere con ogni mezzo. Come uscirne? La soluzione non è cercare di vincere questa battaglia: se una parte di te vince, un’altra

perde e sono entrambe importanti. Bisogna guardare, riconoscere ed accogliere questo stato d’animo sforzandoci a comprendere che l’origine delle difficoltà è nell’atteggiamento mentale con cui le affrontiamo. Lo stress nasce sempre da una relazione distorta con la realtà, dall’abitudine a spendere la nostra energia all’esterno di noi, adeguandosi alle richieste che vengono da fuori, anziché investirla per stare bene soprattutto con noi stessi. Il primo passo è non trarre sempre conclusioni affrettate, non stiamo sempre lì a giudicare tutto e tutti. Non pensiamo che tutto quello che dipende da noi deve essere migliore. Ad esempio se ci sentiamo stanchi o annoiati non traduciamolo in una sentenza definitiva “ sono triste, non mi succede niente di bello..” Alcuni addirittura pensano di aiutarsi a superare queste situazioni di disagio con l’aiuto di psicofarmaci, ma forse sarebbe meglio curarsi con una sostanza che il nostro cervello sa produrre autonomamente senza bisogno di chimiche aggiuntive: ovvero con l’entusiasmo. Infine ricordiamoci che ci sono solo due giorni all’anno in cui non si può fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò teniamo sempre bene in mente che oggi è il giorno giusto per vivere. Buon Natale a voi tutti

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IN REDAZIONE: Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Luca Mugnaioli, Alessia Achille, Federica Rosato, Anna Di rocco, Irene Tozzi

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Natale e Covid, attenzione alle abbuffate uest'anno le feste di Natale saranno molto particolari, per la prima volta nella nostra storia saranno svuotate dalla socialità, dal piacere di stare insieme con gli amici, dalla gioia di riunire tutti i membri della famiglia davanti ad una tavola, sotto uno stesso tetto. Il Covid probabilmente ci priverà di tutto questo, ma solo in apparenza. Anche se non potremo stare fisicamente vicini i nostri affetti saranno sempre lì, facilmente raggiungibili con una telefonata o una videochiamata. Cerchiamo di non scordarlo. Non facciamoci sconfiggere dal Covid. Se togliamo la convivialità da quella tavola, rimarrà solo la tavola. Non riduciamo il nostro Natale ad una malsana abbuffata, non sarebbe sano né per la nostra salute né per il nostro spirito. Ma come evitare la tentazione di concentrarci solo sul cibo visto che ci mancherà moltissimo tutto il resto? Mai come quest'anno la responsabilità sarà soprattutto di chi farà la spesa, di chi preparerà i cibi e di chi apparecchierà la tavola. Occorre prevenire e prepararsi prima per non strafogarsi dopo. Una volta che ci saremo seduti sarà la fine, rischieremo di farci sopraffare dalla stranezza della situazione, dalla mancanza delle persone che quest'anno non saranno a tavola con noi. Il rischio, quindi, è quello di farci sconfiggere da un nemico forse più insidioso dello stesso Covid "il cibo", l'eccesso di cibo". Mi rivolgo soprattutto alle persone più fragili, i cardiopatici, i diabetici, gli obesi...Tutti gli anni gli ospedali si riempiono di persone che si sono sentite male perché, nonostante le serie patologie di cui sono afflitte, durante le feste, si sono sentite autorizzate a mangiare o a bere troppo. Ora questo non può accadere...gli ospedali sono già saturi. Dobbiamo quindi prevenire, ma procediamo con ordine, ovvero dalla spesa. Non potete mangiare o bere quello che non avete in casa quindi…, saggezza nelle

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scelte. Quest'anno non avrete le solite scuse per comprare cibi super-ingrassanti o che vi sono stati espressamente vietati dal medico; non può arrivare all’improvviso nessuno, quindi non prendetevi in giro illudendovi che quelle cose non sono per voi. Tutto quello che comprerete finirete per mangiarlo solo voi, quindi pensate bene ai menu, non come singoli pranzi o cene, ma come un programma alimentare che va dal 24 dicembre al 6 gennaio. Scegliete ricette semplici e “sane” e preparate una lista della spesa prima di entrare nei negozi e nei supermercati. Il trucco è quello di comprare solo quello che vi serve. Non fatevi prendere dalla tentazione di riempire il carrello con qualsiasi cosa. Scegliete alimenti freschi, italiani e di grande qualità. Leggete bene le etichette e non fatevi ingannare dalle offerte speciali. Sosteniamo la nostra economia e la nostra salute scegliendo i prodotti tipici della nostra grande tradizione mediterranea. A tavola ci saremo solo noi ed il nostro stretto nucleo familiare, non potrà esserci il solito parente insaziabile e mangione, immancabile ospite dei pranzi natalizi di molte famiglie. Quindi scegliete solo la grande qualità, limitando per ovvi motivi di prezzo e di salute le quantità. È comprensibile che quelli che non hanno pro-

blemi di salute, cercheranno un po’ di gratificazione a tavola, ma il segreto è nel puntare sulla eccellenza di quello che andremo a mangiare e soprattutto a bere. Ricordatevi che le palestre sono chiuse da mesi quindi se programmiamo un pasto particolarmente ricco dobbiamo tenerci leggeri nei giorni precedenti ed in quelli successivi pianificando un minimo di attività fisica tra quelle che ancora sono consentite. Dopo aver pensato ai menu ed alla spesa occupiamoci della tavola. Imbandiamola in modo speciale, curiamo ogni dettaglio, trasformiamo i nostri pranzi in una gratificazione anche per gli occhi, rediamo più calda ed accogliente la nostra casa. Anche se siamo da soli o in due l'atmosfera natalizia è comunque una magia, lasciamoci avvolgere e coinvolgere. Infine, la preparazione dei cibi: limitate o evitate del tutto i grassi saturi (burro, margarina, ecc.), il sale e le salse troppo cariche ed elaborate. Se avete scelto bene il cibo, una ricetta semplice ed un filo di olio extravergine di oliva ne esalteranno comunque il sapore. Stesso discorso per i dolci. Se non ci basta una fettina di torrone o il tradizionale panettone, ci sono dolci buonissimi ma con basso indice glicemico, quindi non esageriamo. I sempre più diffusi dolci glassati e farciti andrebbero eliminati o limitati. Controllate le etichette. Basta un banale confronto tra le calorie per capire le differenze. Una minuscola porzione di un dolce ipercalorico, che nemmeno soddisfa più di tanto, equivale a volte ad una bella fetta di un dolce più semplice, decisamente più gratificante, magari fatto in casa. Più di ogni consiglio alimentare comunque vale sempre il buonsenso e la moderazione. Non lasciate dolci in tavola finito il pranzo e nemmeno in vista per casa. Se c'è una lezione che il Covid ci ha insegnato e che non dobbiamo più dare nulla di scontato. Anche se siete soli godetevi il fatto che siete vivi e sani, se siete in due avrete comunque la gioia di condividere il Natale con un’altra persona, se avete poi la fortuna di avere una famiglia che vive con voi non vi serve altro. Quest'anno non pensiamo a quello che abbiamo perso, ma a quello che ancora abbiamo. Il cibo viviamolo in modo equilibrato, non può compensare proprio un bel nulla e nella migliore delle ipotesi finiremo solo con il ritrovarci mostruosamente in sovrappeso finite le feste. Quindi ogni volta che ci viene voglia di mangiare senza motivo mettiamoci la mascherina e facciamoci una lunga e bella passeggiata. Monica Grosso - Biologo nutrizionista Se volete contattare l’Autore di questo articolo rivolgetevi al 3208942854 – monicagrosso1@tiscali.it


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Quando la luce diventa arte utti sappiamo che la luce è incolore e invisibile. Quando vediamo dei raggi di luce in realtà stiamo osservando solamente il pulviscolo illuminato che svolazza nell'aria. Nel campo dell'arte alcuni artisti hanno utilizzato l'esplosione di queste sorgenti luminose trasformando lo spazio in un quadro dal forte potere visivo che va a coinvolgere l'osservatore incantandolo. Nel 1949 Pablo Picasso prese in mano una lucetta e, in una stanza completamente buia, si mise a gesticolare come per disegnare qualcosa, mentre il fotografo Gjon Mili della rivista Life faceva scatti con la sua macchinetta fotografica ed il flash per riprenderlo. Il risultato fu sorprendente e all'avanguardia.Nello stesso anno anche Lucio Fontana iniziava a lavorare con le lampade ultraviolette di Wood - costituite da sorgenti fluorescenti formate da onde elettromagnetiche - che non facendo parte dello spettro visibile all'uomo producono la così chiamata "luce nera" che non illumina niente a parte i denti, le magliette bianche o le cose verniciate Fontana realizzò così un'opera innovativa e contemporanea rappresentata da un oggetto luminescente che fluttuava in una stanza buia. La luce di Wood è stata utilizzata anche nei Teatri neri per le performance danzanti, dove sono visibili solo gli abiti fluorescenti dei ballerini in movimento ma anche per il riconoscimento delle banconote falsificate. Nel 1951 Fontana creerà un capolavoro della Light Art, concependo un lungo tubo di cristallo al neon bianco di 130 metri sospeso in aria, articolato come fosse uno scarabocchio su carta, esposto alla IX Triennale di Milano

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Laura Piacentini

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2 NELLE FOTO 1) Foto scattata al buio 2) "Ambiente spaziale a luce nera"di Lucio Fontana


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Una storia vera ei, una giovane donna, alla prima gravidanza, bionda capelli legati con un elastico un po' a caso, niente trucco, con un mare di aspettative, determinata, forse testarda, ma cosciente del momento unico e irripetibile che stava per vivere e con il desiderio di viverlo proprio come lo aveva visto mille volte nella sua mente durante quei nove mesi. Non ci eravamo mai viste prima, niente corso di accompagnamento alla nascita con me, ci siamo incontrate praticamente in sala parto, ma ci siamo subito intese. Quando esci dall’università hai la testa piena di tante nozioni, ma la maggior parte delle conoscenze che ti serviranno per diventare davvero un’ostetrica le acquisisci dopo, continuando a leggere, a studiare, ad informarti, a lasciarti coinvolgere, a farti domande e anche a considerare criticamente le richieste, tutte le richieste delle donne che si affidano a te, dalle più insignificanti a quelle più importanti…ognuna racconta una necessità. Respirando la sala parto e vivendo le emozioni delle donne in travaglio impari a travagliare con loro, ad immedesimarti e a fare tuo quel corpo che sta dando alla luce una nuova vita… a difenderlo. Valeria era la paziente di un famoso ginecologo di Roma, non avevo mai avuto modo di lavorare con lui prima di allora e temevo il nostro primo incontro… diciamo che i professori tendono ad essere “invadenti” talvolta, hanno le loro convinzioni e soprattutto non hanno tempo da perdere dietro a sdolcinati sogni di donne ormonalmente instabili… diciamo piuttosto che sono “ uomini d’azione” e non di attesa. Valeria lentamente entra nel suo mondo, le onde di marea delle contrazioni iniziano a diventare impetuose, chiude gli occhi, si concentra, respira, trema, stringe le mie mani mentre ci accovacciamo sul pavimento, tiene gli occhi chiusi persa nel suo viaggio atavico. Mario è con lei, le sussurra nell’orecchio parole segrete che non posso e non ho il diritto di ascoltare, la incoraggia e la sostiene. Lei lascia andare la testa all’indietro e la poggia sulla spalla di lui, una certezza in un momento in cui l’equilibrio è una cosa tutta da rivedere. Sono una coppia forte, si vede, si percepisce. Ogni volta che le contrazioni raggiungono un livello di intensità maggiore Valeria sperimenta nuove posizioni, si siede sotto la doccia e con gli occhi di chi non guarda fuori, ma solo dentro se stessa, mi chiede quanto manca. Fatico a difendere quel momento così intimo dalla presenza dell’anestesista che passeggia avanti indietro in attesa del suo momento e dalla caposala, che continua a chiedermi, “ma ancora non è completa?”, per ora il prof l’ho sentito solo al

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telefono… praticamente piantono la porta della stanza in cui sta travagliando nel tentativo di concedergli un po' d’intimità. Alla fine l’anestesista molla la presa… non faremo epidurale… ormai Valeria è pronta a spingere… . Non le ho chiesto come avrebbe voluto partorire ero sicura che anche lei avesse bisogno di ascoltare il proprio corpo per deciderlo e così l’aiuto soltanto a salire sulla barella per spostarci dalla sua stanza alla sala parto. Tutto pronto stiamo per muoverci quando mi guarda con occhi imploranti e mi dice… . “non posso, non posso, così non posso” da sola si gira e si mette carponi coperta da un lenzuolo che sembra quasi una piccola tenda scossa da respiri profondi. Siamo in un punto nascita di piccole pretese, un primo livello senza un gran numero di parti spontanei… con un lettino da parto vecchia scuola al centro di una sala fredda e con luci sparate come sul set di un film …. del nostro ingresso in sala parto se ne parla ancora oggi a distanza di anni… Lei scende dalla barella si guarda intorno e con gli occhi del terrore mi dice “ma devo per forza salire lì sopra?” certo che no! Chiedo lenzuola sul pavimento e una sedia, sgancio l’ancoraggio del lettino e lo spingo in un angolo, faccio sedere il papà e Valeria si accovaccia fra le sue gambe sorretta dal marito alle spalle. In quel mentre arriva il prof. entra in sala parto, saluta, dà uno sguardo alla situazione, i nostri occhi s’incrociano in un lunghissimo momento… temo la sua reazione, ma sono pronta a lottare e invece con mia sorpresa fa spegnere le luci, si siede in un angolo e mi dice: “Mi sembra che stia andando tutto magnificamente, se ti servo sono qui!” La magia ricomincia… dopo qualche minuto il desiderio di spingere si fa potente e Valeria lo asseconda, non le dico cosa fare, ma la sostengo, la incoraggio a seguire il suo

istinto e a mettercela tutta. Nella pausa tra due spinte prendo la sua mano e le faccio sentire la testolina della sua bambina che sta venendo al mondo e questo sembra ricaricarla di una forza nuova e ci mette tutta se stessa. Piange Alice, piangono mamma e papà e restano tutti e tre abbracciati sul pavimento. Nessuno li interrompe, neanche il neonatologo ha il coraggio di separare Alice dalla sua mamma e si limita guardarli. Si guardano negli occhi mamma e figlia perse l’una nell’altra mentre papà le tiene strette al petto. Il parto si conclude e tutti e tre se ne tornano nel calore della loro stanza, li lascio soli e intanto sbrigo le ultime faccende, documenti, certificati, rimetto a posto la sala parto, ripristino il materiale e finalmente ho tempo per sen irmi stanca. Passo a salutarli prima di andare, Alice ciuccia e Valeria respira ogni suo movimento. Finalmente posso staccare… tutto è andato bene. Sono distrutta, esausta, scarica, ma estremamente appagata dal mio lavoro e dall’esperienza che ho appena vissuto e dopo questa lunga notte me ne vado a fare colazione davanti al mare rivivendo ogni attimo di quella magia non so quante volte. Una storia inventata penserete voi, pensata e scritta appositamente per riempire questa pagina e invece no, si tratta di una storia vera, una storia che ho deciso di raccontare in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, perché la violenza non è solo quella che lascia i segni sul corpo, ma ogni atto che mortifica e avvilisce la femminilità di una donna, cosa che purtroppo troppo spesso succede anche nel mio mondo e non sempre ad opera di uomini. Eppure basterebbe così poco… un po' di umanità, un po' di ascolto e soprattutto rispetto!!! Si può fare, io lo so, io l’ho visto, io l’ho vissuto! Dott. Ost. Catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it


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Attenti alla paura sotto l'albero di Natale a società del consumismo deve buttare via qualcosa per continuare ad esistere, certo quello che non le serve ma anche quello pericoloso e distruttivo per se stessa, quello che la terrorizza maggiormente, la libertà di pensiero. “La libertà è terapeutica disse Franco Basaglia, lo psichiatra promotore della legge n.180 che impose la chiusura dei manicomi, una frase che fece scrivere all’ingresso del suo ospedale di Trieste …abbiamo provato che si può fare diversamente, che c’è un altro modo di affrontare la questione, anche senza la costrizione”. Il pensiero autonomo difende la dignità dell’individuo, il senso della sofferenza, del sacrificio, insegna il rispetto delle debolezze, delle imperfezioni che caratterizzano ognuno e ne rappresentano i punti di forza, aiuta a mantenere le distanze, quelle utili alla critica per comprendere meglio le cose che accadono intorno. Il mondo nasce e si mantiene sui valori, rimossi i quali l’età moderna non può che qualificarsi, come è qualificata, età della crisi, anche se si prova a resistere tirando il freno d’emergenza, ponendo dei limiti, programmando la decrescita felice nell’illusione che non sfoci in un nuovo business pronto a sfruttare pure la decrescita non potendo certo trasformarsi, pena la sua fine. Il disagio diffuso, il disorientamento palpabile nel quale ormai si vive viene dalla rimozione dei valori più importanti, la psicoanalisi, che più di ogni scienza ha valorizzato il potere trasformativo della parola, spiega che se ad essere rimossa è la vita, la soluzione è riaprire ad essa la via a una nuova esperienza di riaffermazione di valori che riavvicini l’uomo a se stesso. Non basta la critica, la semplice chiacchiera, è solo attraverso la creazione di un paradigma a difesa dell’integrità della persona umana nel quale si torni a credere, che l’uomo può affrontare il volto assunto dal disagio umano nel terzo millennio. Nella patria dell’Umanesimo sta scomparendo il senso umanitario, acquisiscono sempre più importanza valori effimeri, egoistici, ci si accanisce con grande cinismo contro gli ultimi degli ultimi, gli emigranti, la nuova schiavitù da sfruttare, merce preziosa che, al di là di fervide intenzioni umanitarie, rappresenta il principale business del momento. La società si salva fuori dalla società, prendendo le distanze dai luoghi comuni, dagli ideologismi del momento, si tratta di guardare quello che sta sotto al naso (per il quale ci vuole sempre un grande sforzo) come la famosa lettera rubata, si tratta di saper conservare un po’ dell’imbecillità per guardare il dito e non la luna, spesso inventata ad hoc per distrarre lo sguardo da qualche ricco pianeta che orbita

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intorno. La paura funge bene da nebbia per distrarre occhi indiscreti dagli enormi interessi economici presenti dietro ogni grande affare, mascherine, respiratori, ambulanze, farmaci, il vaccino mondiale, la realtà che supera la fantasia. E’ necessario guardare in noi alla ricerca del grande grande rimosso da reintegrare per guardare il mondo con occhi nuovi, per ricostruire la socialità oramai quasi perduta a causa dei distanziamenti cosiddetti sociali (sarebbe stato più adeguato chiamarli “fisici” le parole contano, “sociali” attiva lontane memorie mai sepolte di isolamenti, distanziamenti, quando gli esseri umani divennero minacciosi rifiuti da sterminare), il cambiamento verrà di conseguenza. La reintegrazione dell’uomo è un atto del pensiero, non l’azione di un progetto, e questo è un pensiero urgente, il resto è passare il tempo. Il mondo sta cambiando, le trasformazioni sono radicali, i rischi sono reali, non si tratta di una crisi del momento, il Covid 19 è solo un antipasto, altri virus possono arrivare, il riscaldamento globale, la desertificazione che potrebbe spingere 50 milioni di migranti, compreso noi, verso paesi sempre più a nord. L’uomo aggrappato al paradigma borghese che lo ha dimezzato e ammalato offrendogli comodità fino allo sfinimento, neanche per andare al lavoro o a

scuola, tra smartworking e dad varie (che non spariranno insieme con il Covid), dovrà più alzarsi dalla sedia, ed al divano ci si abitua rapidamente. Fermo, pigro, disabituato al movimento, condizione necessaria all’apprendimento ed al benessere, privato dei suoi valori fondamentali, (la scelta, la pazienza, la capacità di attendere, di soffrire, di fare sacrifici)l’uomo è diventando un prezzo, un codice a barre, cedendo alle sirene che promettevano il risparmio della fatica. Non si è accorto di perdere con la fatica anche la gioia di vivere - il piacere resta pur sempre il figlio dell’affanno -, ha buttato via con l’acqua sporca anche il bambino. Nonostante farmaci e vaccini miracolosi, prodotti che ammiccano dai banconi nei supermercati (pena la loro scadenza e del sistema intero), elettrodomestici sempre più intelligenti, smartphone parlanti, si è sempre più soli, malati, infelici e dipendenti, senza neanche più Santa Klaus che giunge a noi con un carro pieno di doni una volta all’anno, la promessa più disillusa del secolo. Attenti a non trovare la paura come dono sotto l’albero di Natale, è il virus più contagioso di tutti, paralizza mente e corpo né si lascia neutralizzare lavandosene le mani, un altro modo di affrontare la questione c’è, ricordando le parole di Basaglia, la libertà è terapeutica. Dott.ssa F.Tomasino Psicologa-Psicoterapeuta Cell.3271363539 francesca.tomasino@hotmail.it

dalla Redazione del Corriere della Città



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Il Corriere della Città dicembre 2020

Verso un Natale a distanza Le feste al tempo della Pandemia: tra incertezza e voglia di rilassarsi pensando agli altri l Natale per molti è sinonimo di affetti, condivisone e ricongiungimenti, quest’anno però si sperimenterà, per la prima volta, un Natale in tempo di pandemia. Il 2020 volge al termine, tra lockdown e complesse restrizioni, gli italiani hanno affrontato un anno complicato all’insegna del distanziamento sociale. Non vediamo l’ora di lasciarsi alle spalle il 2020 ma, per rimanere in tema, sotto l’albero di Natale i decreti non mancheranno. L’incertezza nell’aria è tanta: c’è quella dei commercianti, che tireranno le somme dei profitti e delle perdite annuali; c’è la difficoltà delle persone che vivono in altre Regioni, lontane dalla propria famiglia, insicure nel fare un biglietto aereo, alle prese con barriere geografiche e tamponi. Un po’ ovunque, poi, vi è la paura di non essere pronti ad accogliere questo Natale con il giusto spirito. È l’anno degli im- sere felici. Durante questi mesi l’aspetto psiprevisti, su questo non ci sono dubbi. Gli cologico - post e iter pandemia- è stato italiani però hanno dimostrato di saper rea- messo a dura prova, spesso anche sottovalugire alle difficoltà, tenendo alto il significato tato; i sentimenti di solitudine, tristezza e di comunità: un insieme di persone unite da confinamento hanno pervaso un po’ tutta la relazioni o da vincoli. Di vincoli in queste fe- popolazione, ed è stato difficile prendersi del stività, se ne prevedono diversi: dai cenoni tempo per affrontare le proprie emozioni. con un massimo di sei persone, alla messa al L’essere felice in queste festività potrebbe bando delle feste di Capodanno. Stapperemo semplicemente trasformarsi nella ricerca forse dai balconi? Sì, c’è questa probabilità, della serenità, prendersi un momento di magari cantando in coro per non dimenti- pausa e respiro, un modo per volersi bene. Le care gli sforzi fatti quest’anno. Per non scor- tavole imbandite per il Natale vedranno meno persone e meno quantità di cibo, darsi di quando l’Italia era unita da ‘il sotto l’Albero ci sarà qualche regalo cielo è sempre più blu’ di Rino Gaein meno, ma le applicazioni per le tano. Si guarda al 2021 con fiduIL COVID videochiamate saranno piene di cia, speranza e tanta voglia di NEL MONDO sorrisi. I pensieri vanno ai ricominciare. C’è la promessa Oltre 58milioni di nonni e ai parenti lontani, ai del vaccino e l’affaccio a una bambini e agli adolescenti e, di possibile normalità; le menti casi e più di conseguenza, agli adulti che vogliono dimenticarsi delle 1.300.000 vittime avranno l’arduo compito di gemascherine e riappropriarsi stire tutto e tutti. Allora perché degli abbracci senza paura, ma non sfruttare queste cicatrici, per l’emergenza sanitaria non è finita e provare a rintracciare la gioia delle picbisogna essere attenti, ora più che mai. cole cose, escogitando modi per far sorridere Cicatrici e gratitudine coloro che amiamo, anche se lontani? La tecDall’inizio della pandemia ad oggi, quando stiamo per andare in stampa, sono stati con- nologia ci permette di inviare regali, insefermati nel mondo 58.229.138 casi e si con- rendo solo un indirizzo ed un nome. Da un tano 1.382.106 morti per coronavirus. Se ci buon libro, al classico set di calzini rossi, ci si si ricorda della morte si è più grati nei con- potrà senza dubbio sbizzarrire, coinvolgendo fronti delle restrizioni e dei distanziamenti. negozi piccoli e aziende più grandi. Si posIl Natale sarà diverso, è vero, ma nell’ottica in sono sorprendere i destinatari con il suono cui è sempre una conquista poter condivi- del citofono, lasciando trapelare il messaggio dere, anche nel piccolo si potrà riuscire ad es- che si può essere vicini anche a distanza.

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L’essere felice in queste festività potrebbe semplicemente trasformarsi nella ricerca della serenità, prendersi un momento di pausa e respiro, un modo per volersi bene Il pensiero verso l'altro Il Coronavirus è il male dell’anno, sta affliggendo l’Italia ed il Pianeta intero, ma sono purtroppo presenti tanti altri mali di cui si è parlato meno nel corso di quest’anno. Tante famiglie, tante persone, non avranno la possibilità di avere un albero di Natale e la pandemia c’entra poco. Restando nella propria casa, nella propria città, sono tanti i suggerimenti che si possono mettere in pratica per aiutare gli altri a sorridere durante le festività. Migranti, persone povere, cittadini senza fissa dimora. L’emergenza Coronavirus può e deve ricordare che il volontariato è importante, tanto quanto lo sono i decreti. Ci sono sportelli per sostenere le mense dedicate ai poveri, c’è la possibilità di acquistare i regali solidali offerti dalle Onlus, dalle Fondazioni e dai Medici senza Frontiere, le opzioni sono infinite e possono anche più semplicemente essere concretizzate portando un piatto caldo ad una delle tante persone che vive per strada. Il musicista John Coltrane descriveva così uno degli obiettivi della sua vita: “Ci sono forze che portano sofferenza agli altri e infelicità al mondo. Ma io voglio essere la forza opposta. Voglio essere una forza che sia davvero positiva”, per queste festività siate la forza positiva, remate in senso contrario alla pandemia, donate un sorriso laddove c’è incertezza e portate sostegno a chi ha paura. Anna Di Rocco

Perché non sfruttare queste cicatrici lasciate dal Covid per provare a rintracciare la gioia delle piccole cose, escogitando modi per far sorridere coloro che amiamo, anche se lontani?


Il Natale tra libri, poesie e ricette Il Natale 2020 è alle porte, tra luci colorate e alberi addobbati, tutti si stanno preparando ad accogliere queste festività in piena pandemia, in un modo o nell’altro. Anche se il numero degli invitati si è ridotto notevolmente, in tanti stanno già aprendo i ricettari e compilando le liste regalo. Si troverà il modo per colmare la distanza e lo stomaco sarà come sempre riempito, ecco però delle proposte per rendere i preparativi delle feste più facili.

Libri e poesie: idee per un regalo Quest’anno abbiamo la possibilità di stupire i nostri affetti, facendogli recapitare un regalo direttamente nella cassetta della posta. In molti hanno già aggiunto al carrello calzini rossi e prodotti elettronici, ma si fa sempre in tempo a cambiare idea. Ho letto da qualche parte che per curare l’anima, delle volte, basta un buon libro. Se volete regalare speranza optate per un libro, ne esistono di tutti i tipi, per tutte le persone. Vi lasciamo qualche consiglio, anche se perdersi in libreria è sempre una buona scelta: -Finché il caffè è caldo, Toshikazu Kawaguci -Lo specchio e la luce, Hilary Mantel -Kobane Calling, Zerocalcare -La squilibrata, Juliet Escoria -Il cibo della saggezza, Franco Berrino e Marco Montagnani -Amore a prima vista, Wislawa Szymborska -Il poeta è un fingitore, Fernando Pessoa -Asimmetria, Lisa Halliday

Bambino, Alda Merini Bambino, se trovi l’aquilone della tua fantasia legalo con l’intelligenza del cuore. Vedrai sorgere giardini incantati e tua madre diventerà una pianta che ti coprirà con le sue foglie. Fa delle tue mani due bianche colombe che portino la pace ovunque e l’ordine delle cose. Ma prima di imparare a scrivere guardati nell’acqua del sentimento.

Tutti ai fornelli, ecco "La torta di mele" C’è chi preferisce il pandoro e chi il panettone, ma nessuno ha il coraggio di dire no alla torta di mele. Preparata dalla zia o dalla nonna, questo dolce è come la madeleine di Proust. Con le mani sporche di farina, a tutti verrà in mente un ricordo, un momento di felicità e condivisione. Una ricetta semplice, che si può preparare con i più piccoli, da mangiare tutta da soli o da lasciare davanti la porta dei vicini. Ingredienti per la torta di mele (6 persone): 300 gr. di farina 00, 170 gr di zucchero, 1 bustina di lievito per dolci, 1 scorza di limone, 3 uova, 180ml di latte, 135ml di olio di semi di girasole, 3 mele complessive e 2 cucchiaini di cannella. Procedimento: Partite unendo tutti gli ingredienti solidi (farina, zucchero, lievito e cannella) e poi incorporate i liquidi (latte, uova e olio). Ottenuto un composto liscio e uniforme, potrete aggiungere le mele tagliate a pezzetti e la scorza di limone. Versate l’impasto in una terrina da forno, guarnite a piacere con le fette di mela ed infornate: 180° per 25 minuti. L’intera casa profumerà di cannella, mele e ricordi! Testi a cura di Anna Di Rocco


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Il Corriere della Città dicembre 2020

Buone Feste!

Ancora rifiuti

POMEZIA - L’edicola Micheli Sabrina augura Buone Feste a tutti i cittadini di Pomezia e ai lettori de “Il Corriere della Città”. L’attività è una delle più longeve a Pomezia: l’edicola infatti, situata all’ingresso della città su Via Roma angolo con Via Farina, ha aperto a Pomezia nel lontano 1953 e negli ultimi anni è sbarcata anche sui social aprendo una pagina Facebook dedicata.

TORVAIANICA ALTA - Ancora rifiuti abbandonati in Via Selva Pisana, nel quadrante a metà tra Torvaianica Alta e Pomezia. Qui, nonostante le tantissime segnalazioni, il fenomeno dell'abbandono sembra non arrestarsi.




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