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I Cinghiali ‘invadono’ Pomezia

Pomezia “invasa” dai cinghiali

Quadro preoccupante: gli animali si spingono sempre più verso le case, crescono le segnalazioni

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vvistamenti quasi quotidiani di cinghiali a Pomezia. Tra via Varrone e via Fratelli Bandiera – ma non solo - ormai questi animali sono “di casa” e si aggirano in branco nell’area verde, per poi avvinarsi sempre più alle abitazioni in cerca di cibo. Da qualche tempo i cittadini hanno lanciato l’allarme, spaventati soprattutto dalla vicinanza alla scuola. “Fanno anche pena, corrono smarriti alla ricerca di qualcosa da mangiare – dichiara un cittadino – però, d’altro canto, c’è sempre un po’ di paura nel vedere arrivare un branco di cinghiali, perlopiù affamati. Ultimamente dalla finestra di casa mia, a piazza delle Regioni, li vedo a qualsiasi ora, sia di giorno che di notte”.

Pomezia sulla “scia” della Capitale

Non solo a Roma, quindi: anche a Pomezia i cinghiali iniziano ad apparire più numerosi e a far discutere sempre più spesso, oltre che ad avvicinarsi sempre più al centro. Prima questi suidi si aggiravano solo nei pressi della sughereta o nei boschi a Pratica di Mare, mentre adesso vengono avvistati sempre più di frequente non solo su via Varrone e in via Fratelli Bandiera, a poca distanza dalla scuola, ma anche su via Giuseppe Di Vittorio, la strada che dalla rotonda di Largo Brodolini scende verso Torvaianica Alta.

L'orrore in Via Pratica di Mare

Di certo la soluzione non è quella adottata dal cacciatore di frodo che all’alba del 16 novembre ha scuoiato un cinghiale e, dopo essersene preso la carne, ha appeso i resti sanguinanti sul guard-rail di via Pratica di Mare, lasciandoli in bellavista, sotto gli occhi di tutti i pendolari. Una scena raccapricciante, resa ancor più macabra dalla presenza in strada delle zampe che sono state letteralmente tranciate via. Ad oggi non è ancora chiaro chi possa aver commesso un’atrocità simile anche se la pista più probabile resta quella del bracconiere, peraltro dotato di tutta l’attrezzatura necessaria atta a “ripulire” in quel modo il povero animale.

Maltempo (e non solo): la segnalazione

VIA G. DI VITTORIO E VIE LIMI-

TROFE - A causa delle forti piogge abbattutesi recentemente sul territorio disagi sono stati registrati anche lungo la strada che collega Pomezia a Torvaianica. In particolare il fango ha invaso alcuni tratti del marciapiede rendendoli praticamente imperccorribili. «In via Giuseppe di vittorio, nel tratto dalla zona 167 alla sughereta /vicerè, il percoro pedonale non è percorribile causa fango!», scrive un cittadino. Ma questo non è l'unico problema.

(DI NUOVO) CINGHIALI E SCARSA

ILLUMINAZIONE - «Dal parco della sughereta ho sentito strani rumori e intravedo due cinghialotti. Proseguo per la via di casa: via starrabba di Rudinì ed ecco che la strada è illuminata ad intermittenza: lampione si lampione no! Dopo tutto questo bel percorso, mi domando Sig. Sindaco, per percorrere quel tratto di strada che altro deve succedere? Se non erro poco prima del ponte già era venuta a mancare una povera signora investita», conclude la segnalazione.

Sporcizia e vetri rotti al parco giochi

Pomezia, giardini Falcone: «Ho segnalato più volte la situazione, perché nessuno interviene?»

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i siamo occupati appena un mese fa del quartiere Nuova Lavinium a Pomezia sottolineando, tra le altre, anche la situazione dei giardinetti Giovanni Falcone, che costeggiano Via Fratelli Bandiera e Via Alcide De Gasperi. Un senso generale di incuria, tappetini rovinati, sporcizia ovunque catturano il colpo d'occhio di un parco che fino a qualche anno fa – sebbene l'area non abbia mai “brillato” al 100% a dispetto del suo enorme potenziale come documentato nei nostri reportage realizzati nel tempo – poteva essere considerato tra i migliori di Pomezia. Oggi però, è un dato di fatto, non è più così.

La segnalazione: «Vetri rotti non rimossi»

A questo proposito ci ha contattati a metà novembre una mamma. «Buonasera, vi scrivo relativamente ai parco giochi di Pomezia, sporchi, con giochi rotti. In particolare il giardino Giovanni Falcone da due settimane ha vetri vicino allo scivolo dei bambini, sulle scalette etc», ci racconta. «Ho chiamato i vigili più volte, loro fanno segnalazioni ma la ditta che si occupa della manutenzione non prende a questo punto sul serio la questione. Volevo chiedere se potevate aiutarci a risolvere questo problema, i nostri figli hanno il diritto di giocare in parco giochi non lasciati alla deriva e noi genitori dobbiamo stare tranquilli», conclude quindi la nostra lettrice.

Il sopralluogo

A fine mese ci siamo recati sul posto e, come mostrano le immagini, la situazione era rimasta pressoché invariata. Ciò vuol dire che, per almeno un mese o giù di lì, nessuno è intervenuto per pulire la zona. Del resto tra i problemi affrontati lo scorso mese con il Comitato di Quartiere c'era proprio questo, ovvero la mancanza di manutenzione ordinaria nelle varie zone del quartiere, anche in quelle maggiormente frequentate dalle famiglie. Se dunque la riparazione dei giochi o la sistemazione dei tappetini anti trauma immaginiamo possano richiedere fondi extra non subito reperibili, al tempo stesso non è accettabile che sporcizia e incuria la facciano da padrone per giorni se non mesi senza che nessuno intervenga. E il caso emblematico di quei vetri in mezzo alle strutture utilizzate dai bambini non è che l'ultimo caso di una lunga serie.

Vetri rotti rimasti almeno tre settimane vicino allo scivolo: lo testimoniano questi due scatti

Via dei Castelli Romani ‘colabrodo’

Il tratto in uscita da Pomezia è in condizioni disatrose: e con la pioggia transitarvi è una “roulette russa”

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l tratto di Via dei Castelli Romani a Pomezia, in uscita (o in entrata) alla città, versa in condizioni disastrose. Diverse buche, anche di dimensioni consistenti, si sono aperte sull'asfalto costringendo gli automobilisti ad un quotidiano slalom per evitare di danneggiare gli pneumatici. In particolare, come segnalato da alcuni lettori e da noi constatato in seguito da un sopralluogo in zona, sono le condizioni del manto stradale da Via Campobello in poi ad essere quelle maggiormente rovinate.

La pioggia e la “roulette russa”

Novembre è stato un mese caratterizzato da frequenti giornate di maltempo, spesso annunciate dai bollettini di allerta meteo della Protezione Civile. Temporali e pioggia battente hanno quindi peggiorato una situazione già di per sé critica per non parlare di chi, purtroppo, è costretto a passare in zona nel bel mezzo dei rovesci. Le voragini “spariscono” infatti sott'acqua ed evitarle diventa una missione impossibile.

La segnalazione

«Il tratto di strada di via Dei Castelli Romani compreso tra via di Campobello e la centrale elettrica, già dissestato da mesi, con il passare del tempo, il traffico e gli ultimi acquazzoni, si è ulteriormente rovinato, si sono aperte nuove buche e si sono riaperte quelle chiuse con toppe di asfalto, soprattutto in direzione Albano, ma si stanno aprendo anche buche in direzione Pomezia», ci scrive a tal proposito un lettore. Come lui in tanti ogni giorno devono rischiare la propria incolumità in questo tratto di strada. «Il tratto di strada è diventato molto pericoloso perché molti mezzi, per evitare le buche (ed evitare danni ai veicoli), invadono la corsia opposta, mentre per i conducenti di mezzi a due ruote è molto alto il rischio di cadere. Mi auguro che vengano presi immediatamente dei provvedimenti prima che capitino degli incidenti», conclude.

(Foto scattate il 23/11/2021)

Ardea e Pomezia sott’acqua

ALLAGATI - Le piogge di fine novembre hanno messo a dura prova strade e quartieri tanto di Pomezia quanto di Ardea, soprattutto sul litorale. Le immagini che vedete sono state scattate tra il 25 e 26 novembre e mostrano delle zone completamente sprofondate sott'acqua.

Nasce il “rigatorre pometino”

Dopo i Torvicelli la nuova creazione di Marco Giuliani: «Unione delle eccellenze del territorio»

stata presentata a fine novembre la nuova pasta dedicata a Pomezia, creata dal pastificio Giuliani, in un evento patrocinato dall'Ente Pro Loco Lazio e Pro Loco Città di Pomezia. La kermesse, svoltasi presso il Simon Hotel, è stata il culmine di un'iniziativa partita nei mesi scorsi ma che in brevissimo tempo ha saputo riscuotere un grande successo. Il formato di pasta, poi ribattezzato “rigatorre pometino” in riferimento alla torre simbolo della città e realizzata per celebrare la ricorrenza dell'inaugurazione di Pomezia avvenuta il 29 ottobre 1939, è già stato declinato in una ricetta “classica” in attesa delle gustose varianti che siamo sicuri che ogni chef saprà creare. Per conoscere più da vicino questo nuovo prodotto tipico pometino, che si affiancherà così al Torvicello di Torvaianica, abbiamo intervistato Marco Giuliani dell'omonimo pastificio, ovvero l'ideatore del “rigatorre”. Da dove è nata l'idea per realizzare questa pasta? «Tutto è partito da una frase di un suo collega, Antonio Sessa, con cui siamo amici da anni. Mi ha chiesto: 'perché non ti inventi una pasta per Pomezia?' Inizialmente non ero sicuro che potesse funzionare tuttavia, pensando al lavoro come Pro Loco (Marco Giuliani è anche vicepresidente della Pro Loco Città di Pomezia, ndr) abbiamo intravisto l'opportunità di coinvolgere alcune aziende locali affinché collaborassero tra loro. Siamo partiti così da una farina locale, a km “zero”, rivolgendoci all'azienda Giacomini. Efffetivamente avevano un prodotto del posto, a Santa Procula, in virtù della collaborazione con due aziende, Fiumi e Tenti, peraltro in grande espansione negli ultimi tempi. In secondo luogo ci serviva un formato di pasta che potesse identificare Pomezia. La scelta è inifine ricaduta su questo nuovo stampo per un rigatone quadrato che sembrava rispecchiare esattamente la nostra torre civica». Il nome come è stato scelto? «Abbiamo lanciato un sondaggio sui social chiedendo ai cittadini di aiutarci a trovare un nome adatto e il successo è stato pazzesco. La scelta è alla fine ricaduta sul “rigatorre” e il perché è facilmente intuibile data la conformazione della pasta». Per il “rigatorre pometino” c'è già un impiego “ufficiale” in una ricetta o piatto tipico? «Assolutamente sì. L'ultimo step è stato interpellare il giovane e promettente chef dell'Hotel Simon, Daniele Ciaccio, a cui abbiamo chiesto di trovare un sugo da accompagnare con prodotti che potessero essere reperibili tutto l'anno. E così è nato il piatto ufficiale/classico del rigatorre: ragù di carni bianche, scamorza, melanzane fritte. Nel corso dell'evento di presentazione il piatto è stato accompagnato ai vini dell'azienda Nardi, altra eccellenza del territorio, premiata peraltro recentemente nell'ambito delle iniziative della Pro Loco “Il coraggio di fare” e anch'essa coivolta nel progetto. Adesso poi chiaramente ogni chef reinterpretarà a suo modo l'uso del rigatorre». Ormai lei, con il Torvicello e il Rigatorre, è diventato il “papà dei prodotti tipici del territorio” pometino: è un modo anche questo per promuovere ulteriormente le nostre zone? «Come Pro Loco il nostro obiettivo è di pro-

E’ muovere l'immagine di Pomezia e soprattutto le sue eccellenze. Il rigatorre è proprio questo, l'unione delle eccellenze del territorio, aziende che meritano di essere conosciute perché, nei loro rispettivi ambiti, apportano il loro contributo all'immagine Pomezia.

Nella foto:

(sopra) il

“rigatorre

pometino”; (a sx) il suo ideatore,

Marco Giuliani

dell’omonimo pastificio

(continua)

Il piatto

POMEZIA - Si tratta di una pasta elaborata con il grano (di tipo “2”) a km 0 del mulino Giacomini. E' stata realizzata da Marco Giuliani mentre Daniele Ciaccio, chef del Simon Hotel, ha preparato la ricetta che al momento potremmo definire 'classica' con ragù bianco, scamorza e melanzane fritte. I vini di accompagnamento sono invece frutto dell'Azienda Nardi. L'intera iniziativa è stata curata dalla Pro Loco Città di Pomezia.

Marco Giuliani: «’Rigatorre’ frutto dell’unione delle eccellenze del territorio. Hanno collaborato tante aziende che meritano di essere conosciute perché tutte apportano il loro contributo all’immagine di Pomezia»

(segue)

«L'avvio di questo progetto è anche un messaggio di speranza per tutti, a dimostrazione che l'unione fa effettivamente la forza. Solo insieme, collaborando possiamo superare questo momento drammatico e a tal proposito sono contento perché dal rigatorre si stanno sviluppando altre collaborazioni con le aziende coinvolte. E' un po' come dire: perché comprare fuori qualcosa che posso trovare qui sul territorio? Ad ogni modo, sempre in ottica di collaborazioni, colgo infine l'occasione per annunciare che stiamo lavorando affinché ogni Hotel di Pomezia

Giuliani:«Mi piacerebbe che grandi marchi nazionali possano farne utilizzo per le loro paste regionali, in quel caso sarei ben felice di collaborare con loro»

L’INTERVISTA AL PRESIDENTE “PRO LOCO POMEZIA” - Il rigatorre è l'ultimo successo di una lunga serie per ciò che riguarda la filosofia del “fare rete sul territorio”: siete soddisfatti?

Presentazione ufficiale del “rigatorre pometino” all’Hotel Simon a fine novembre abbia a disposizione una sorta di “biglietto da visita” delle eccellenze gastronomiche del territorio in cui inserire i “rigatorri”, il vino e le farine e perché no, in futuro, anche altri prodotti locali». L'iniziativa ha riscosso da subito un notevole successo: ve lo aspettavate? «Io credo che il lavoro che la Pro Loco di Pomezia ha portato avanti in questi anni è stato davvero notevole. Le persone hanno capito lo scopo delle nostre iniziative unicamente dedicate a far conoscere Pomezia e le sue tante realtà che la compongono, senza scopo di lucro. Riconosco che ogni progetto che decidiamo di lanciare riscuote un enorme successo e il “rigatorre” non è stato da meno». Quale sarà il “prossimo passo” per questa pasta? «Sicuramente è una tipologia adatta anche come 'pasta secca' quindi PIATTI TIPICI penso ci saranno formati da Marco Giuliani è il “papà mezzo chilo. La speranza è dei piatti tipici” di Pomezia. che si possa affermare come Sua anche la creazione dei ha fatto il Torvicello, ormai Torvicelli (insieme a Patrizia Ricci riconosciuto a tutti gli effetti come identificativo di Torvaianica: devo dire che rispetto al Torvicello, che ci ha messo un po' per diffondersi diciamo così, il rigatorre nel 2002) oggi riconosciuti ufficialmente come identificativi di Torvaianica. Il “rigatorre” punta a seguire lo stesso percorso per Pomezia sembra essere partito più velocemente. Mi piacerebbe che magari grandi marchi nazionali decidano di farne utilizzo per le loro paste regionali, in quel caso sarei ben felice di collaborare con loro».

Luca Mugnaioli

Claudio Mazza: «Stiamo raccogliendo i frutti del nostro lavoro»

«Assolutamente sì, non potrebbe essere altrimenti. Da sempre portiamo avanti questo concetto del “fare rete” mettendo assieme tante realtà e anime del territorio. I risultati ci stanno dando ragione, le persone hanno fiducia in noi, diciamo che stiamo raccogliendo i frutti del lavoro portato avanti in questi anni».

Novembre è stato un altro mese ricco di soddisfazioni e dicembre partirà subito con il “Gran Galà delle botteghe storiche”...

fine mese per la presentazione del “rigatorre”. Ma cito anche il progetto del “Cammino dei Templari” solo per fare un altro esempio. Per ciò che riguarda il “Galà delle Botteghe storiche”, in programma già prima del Covid, penso sia un evento importante per dare forza e creare un momento di aggregazione tra le realtà coinvolte. L'idea di base è quella di incontrarsi a fine anno, far incontrare queste realtà, e chiudere, per così dire il cerchio. Siamo orgogliosi inoltre che molti progetti tra quelli organizzati, compreso quest'ultimo, abbiano ricevuto il patrocinio della Regione Lazio. Continuano anche i progetti con le scuole, l'ultimo in particolare interessa il Picasso».

Quali sono le iniziative in cantiere per il prossimo futuro?

sul territorio e continueremo le iniziative per portare in altri Comuni quanto fatto qui. A tal proposito abbiamo in programma diversi incontri con vari assessorati che si sono interessati ai nostri progetti. Proseguiremo poi le iniziative per “fare rete” mettendo assieme sempre più realtà del territorio. Senz'altro l'adesione all'Ente Pro Loco Lazio, di cui sono Presidente del Comitato Regionale, che ha uno statuto inclusivo, ci ha permesso di estendere le iniziative ad associazioni differenti e questo contribuisce ad alimentare la “rete”. Uno dei concetti che ci teniamo poi a promuovere, come dimostrano gli ultimi eventi che ci hanno visti protagonisti, penso a quello dei “Sedici Pini”, è quello della “reinclusione sociale”. Far sì cioè che, persone con disabilità non per forza fisiche ma anche genitori separati, nuclei monogenitoriali con figli, anziani, insomma tutti soggetti fragili la cui condizione è peggiorata a causa del Covid possano avere sostegno economico e un aiuto concreto».

Covid Pomezia e Ardea, tornano a salire i casi

Oltre 300 quelli sotto la Rocca, 240 a fine novembre quelli a Pomezia: dal 6 via alle nuove regole

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ono in crescita i contagi da Covid-19 sul territorio sulla scorta del trend nazionale. Ardea è la città che fa registrare il più alto numero di casi nella Asl Roma 6 ma fortunatamente sono pochissme le persone ricoverate in Ospedale. Va leggermente meglio a Pomezia anche se comunque i casi di Coronavirus hanno superato le 200 unità.

Il punto a fine novembre

Gli ultimi dati disponibili prima di andare in stampa evidenziavano 304 positivi ad Ardea, con 7 persone ricoverate in Ospedale e 285 in isolamento domiciliare. 240 i cittadini positivi al Covid invece a Pomezia ma di queste non è noto se qualcuno necessiti o meno di cure in Ospedale.

La situazione nel Lazio e il raffronto col 2020

A fine novembre (dati: 25/11) nel Lazio c'erano oltre 17,000 attualmente positvi con 684 persone ricoverate in ospedale e 89 in terapia intensiva. Se confrontati con i dati dello scorso anno – sempre riferiti al 25 novembre – si evidenzia un calo netto in tutti questi parametri: -52 decessi, -2,664 ricoverati, -260 terapie intensive. Un risultato ottenuto chiaramente grazie alla vaccinazione.

La pressione sugli Ospedali

Come per il resto d'Italia anche il Lazio presenta gli indicatori relativi alla pressione ospedaliera in crescita. Il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva è pari al 9%, mentre l'area medica è all'11% a fronte delle soglie limite fissate rispettivamente al 10% e al 15%. L'incidenza dei casi a 100,000 abitanti era pari a 86 nel periodo (22-25 novembre).

Lazio in Zona bianca fino a quando?

Al momento la Regione è in zona bianca ma non è escluso, se la situazione dovesse rimanere invariata (o peggiorare), il passaggio in zona gialla. Ricordiamo che per il passaggio di colore da bianco a giallo è necessario che vi sia un’occupazione dell’area medica superiore al 15% e quella della terapia intensiva sopra il 10%. Tale parametro, aggiunto nei mesi scorsi, si affianca a quello dell’incidenza settimanale per 100.000 abitanti: anche laddove si verifichi infatti un’incidenza dei casi Covid superiore a 50 (per 3 settimane consecutive) la Regione resta in fascia bianca a patto di rimanere entro le soglie dei posti letti poc’anzi specificate.

Le nuove regole: si parte il 6 dicembre

Intanto dal 6 dicembre scatteranno le nuove misure varate dal Governo. La novità più importante riguarda l'introduzione del green pass “rafforzato” o “supergreen pass” che si ottiene solo con la vaccinazione o la guarigione dal Covid. Ridotta la validità che scende da 12 a 9 mesi. E ancora: il green pass “base” sarà obbligatorio dal 6/12 anche per alberghi, spogliatoi per l’attività sportiva, trasporto ferroviario regionale e trasporto pubblico locale mentre l’accesso a spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche sarà consentito in zona bianca e gialla solo ai possessori di “green pass rafforzato”. Ulteriori limitazioni sono previste per la zona arancione ma saranno valide solo per chi non possiede il “green pass rafforzato”. Con il Decreto del Governo la vaccinazione obbligatoria è estesa al personale amministrativo sanità, docenti e personale amministrativo scuola, militari, forze di polizia, soccorso pubblico dal 15/12. Disposto anche il richiamo obbligatorio per professioni sanitarie dal 15/12. La mascherina resta non obbligatoria all’aperto in zona bianca e obbligatoria all’aperto e al chiuso in zona gialla, arancione e rossa. Sempre obbligatorio in tutte le zone portarla con sé e indossarla in caso di potenziali assembramenti o affollamenti; restano invariate le tipologie e la durata dei tamponi.

Verso il Natale: tutti i provvedimenti in vigore dal 6 dicembre

Indomita tra le grandi, il Pomezia rallenta

In ripresa anche l’Unipomezia con tre risultati utili nelle ultime cinque partite: il punto

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n casa UniPomezia la cura di mister Centioni sembra funzionare. Da quando è arrivato il nuovo coach, l’Unipomezia è riuscita a collezionare ben 3 risultati utili nelle ultime 5 partite. Una cura meticolosa che si somma all’ingaggio di Marco Lupi, vecchio amore della squadra pometina visto che l’attaccante trascinò proprio la società di Valle in Eccellenza nella stagione 2015/2016. L’UniPomezia ha collezionato i primi risultati positivi con Cannara (1-1), Scandicci (1-1) e Flaminia Civitacastellana (3-2), quest’ultima partita suggellata da una doppietta di Marco Lupi, mentre sono arrivate due sconfitte con Lornano Badesse (42) e tra le mura amiche contro il Trestina (0-1). Tuttavia, la strada tracciata sembra quella giusta visto che la zona play out dista solo 2 punti e sembra assolutamente alla portata dei pometini nonostante l’ultimo posto in classifica. Nel girone A di Eccellenza continua a tenere il primato la squadra del presidente Bizzaglia che nell’ultimo mese ha inanellato 3 pareggi e due vittorie. Le vittorie sono arrivate entrambe arrivate fuori casa con Aranova (0-1) e Città di Cerveteri (0-1) con rispettivi gol di Cano e Ruggiero mentre i rossoblu hanno impattato con Ottavia (00), Parioli (1-1) e, una delle dirette concorrenti, Polisportiva Favl Cimini (1-1). La squadra di mister Scaricamazza si trova ora a 25 punti, con Pol. Favl Cimini e W3 Maccarese che inseguono entrambe a 24. Come anticipato alla vigilia dell’inizio del campionato sul nostro giornale, l’Indomita Pomezia sta rispettando le aspettative grazie ad una favolosa campagna acquisti estiva guidata dal direttore Massimiliano Ricci. Nel girone B di Eccellenza, i gialloneri frequentano, ormai con una certa regolarità, le parti alte della classifica grazie a 4 vittorie nelle ultime 5 partite. Le vittorie sono arrivate con Riano (2-0), P. S. Angelo Romano (1-2), Casal Barriera (0-1) e Real Rocca di Papa (2-1) mentre l’unica sconfitta è arrivata allo Sport’s Campus del Selva dei Pini contro il Villalba (2-4). Grande protagonista di questa scalata è sicuramente l’attaccante Luca Italiano, andato a segno 4 volte nelle ultime 5 partite. La squadra pometina staziona ora a 23 punti, in piena zona play-off ed a soli due punti dal secondo posto occupato dall’Anzio.

Manuel Ferrara

Natale di Pace: Pomezia torna a festeggiare

IL PROGRAMMA - Natale di Pace, Pomezia torna a festeggiare. Piazze e strade illuminate d'oro, spettacoli teatrali, concerti e animazione per bambiniPomezia torna a festeggiare il Natale con un messaggio di Pace. Strade e piazze illuminate d'oro, concerti, spettacoli teatrali, mostre, animazione e laboratori per bambini accompagneranno la cittadinanza dall'8 dicembre 2021 al 6 gennaio 2022.“Quello che ci apprestiamo a celebrare desideriamo sia un Natale di Pace – dichiara la vice Sindaco Simona Morcellini - in grado di farci stringere di nuovo gli uni agli altri, aprendo i cuori e ascoltando il loro battito d’amore, che ci rende fratelli tutti.Vogliamo tornare a celebrare tutti insieme le festività natalizie donando a grandi e piccini giornate di festa, cultura e divertimento, per gioire insieme del calore della nostra comunità”. 8 DICEMBRE - Mercoledì 8 dicembre, come da tradizione, si accenderanno gli alberi di Natale in piazza Indipendenza e piazza Ungheria: sarà l'inizio di una serie di eventi dedicati a grandi e piccoli. Novità di quest'anno i concerti del primo coro della Città di Pomezia, la rassegna teatrale “Spettacoli sotto l'albero” e la rassegna corale di Europa Musica.“Restituiamo alla nostra Città l’energia che merita, riaprendo le porte del teatro, dei musei e della biblioteca comunale – aggiunge il Sindaco Adriano Zuccalà - Continuiamo a mantenere alta l’attenzione, per noi stessi, per i nostri cari e per l’intera comunità, e gioiamo insieme per un Natale di Pace e per un nuovo anno ricco di sogni e speranze”. Per il programma completo: www.comune.pomezia.rm.it/natale_di_pace

Per fare un libro ci vuole un fiore

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antava Sergio Endrigo tanti anni fa una canzone dove diceva che per fare un tavolo ci voleva un fio"Per fare un tavolo ci vuole il legno. Per fare il legno ci vuole un albero. Per fare un albero ci vuole un seme. Per fare un seme ci vuole il frutto. Per fare il frutto ci vuole un fiore ….".Ma anche per fare la carta, pensandoci bene, ci vuole un fiore! L'insieme di tanti fogli di carta, ricchi di parole e frasi, rilegatati con una bella copertina danno vita a quel libro che ci tiene compagnia mentre lo leggiamo. I Racconti possono essere considerati forme creative proprio perché nascono dall'immaginazione e dall'ingegno di uno scrittore. Vivendo nell'era del riciclo, ecco che c'è chi, usando fantasia e sfruttando una buona manualità, è riuscito a trasformare il libro oramai finito perché letto, in un oggetto originale d'arredamento, tramite l'arte detta "Folding Books" o meglio l'arte dei libri scultura. Nonostante il lavoro sia un po’ lungo e di precisione, l'effetto finale lascerà un grande senso di soddisfazione a chi si mette all'opera. Tra i primi ideatori c'e l'americana Aleene Jacksons che nel 1964 pubblicò in una rivista un articolo dedicato alla creazione di oggetti tridimensionali ottenuti con la piegatura di fogli. Esistono varie tecniche, dalla più facile che si basa sul piegare le pagine di un libro ed è detta "Only Fold" - dove l'unico strumento necessario sono mani e pazienza. Bisognerà riportare il disegno dell'immagine scelta e poi piegare tutte le pagine seguendo uno schema preciso che a seconda della profondità della piegatura ci permetterà di realizzare un effetto visivo finale più o meno in rilievo. Un po’più complicata e rivolta agli gli esperti la tecnica basata sul taglio e la piegatura "Cut and Fold" dove oltre a piegare le pagine del libro, bisognerà eseguire in determinati punti delle minuziose incisioni.

Laura Piacentini

Un albero sorride guardando un libro perche' capisce che dopo la morte c'e vita

Il Corriere della Città

www.ilcorrieredellacitta.com

Numero 11 Anno 13 dicembre 2021

E-MAIL: direttore@ilcorrieredellacitta.it redazione@ilcorrieredellacitta.it TELEFONO: 392.6939763

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Luca Mugnaioli, Alessia Achille, Federica Rosato. PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC CHIUSURA REDAZIONALE: 28/11/2021

STAMPA: Tipografia Graffietti Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009

Non credete a tutto

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i stupirà sapere che dopo i lunghi nove mesi di gravidanza con tutte le visite, le ecografie, le analisi condite dalla giusta dose di ansia e caviglie gonfie, la cosa più difficile e impegnativa da fare non partorire, quello non è niente alla fine, va’ come deve andare, il difficile, dicevo, è gestire tutto il dopo, tenere a bada tutti i “consigli non richiesti”, i mille racconti dei “ con il mio primo figlio…”, oppure “ai miei tempi…” che non fanno altre che aumentare le fisiologiche insicurezze di una mamma alle prime armi… E tutto questo in un momento delicato in cui si cerca di ricostruire un equilibrio di coppia, una nuova immagine di famiglia, in cui si combatte con le poche ore di sonno all’attivo e le mille cose a cui stare dietro, comprese le visite di amici e arenti a qualsiasi ora del giorno. Vogliamo poi aggiungerci il discorso allattamento? Tutti i “ma hai latte a sufficienza?”, “mangia abbastanza?” e via dicendo in un turbinio di pensieri che un uragano in confronto sembra una leggera brezza mattutina. L’allattamento consuma la maggior parte delle energie di una mamma nei primi giorni, è fondamentale partire bene ed essere aiutata e supportata, soprattutto occorre ricevere le giuste indicazioni e poi lasciarsi guidare dal proprio istinto e dai bimbi che non sono altro che piccoli cuccioli di mammifero. Perché scrivo queste che sembrano delle banalità? Perché alcune cose mi fanno arrabbiare!! Ero in fila al supermercato e sentivo due nonne parlare dei rispettivi nipotini appena nati, parlavano di allattamento e di notti insonni. Pare che una delle due neo mamme si alzava spesso per allattare la bambina durante la notte avendo partorito una piccola “urlatrice folle furbetta e prepotente”, a detta della nonna, che voleva solo stare in braccio e attaccata al seno, l’altra le raccontava che sua nuora aveva risolto il problema seguendo alla lettera le indicazioni del pediatra e cioè di non allattare il bimbo di notte “al massimo gli dà un po' di camomilla, ma la tata è bravissima e se è il caso lo lascia piangere nella sua culla, finchè non si riaddormenta, segno evidente che non ha fame, ma che si tratta solo di capricci” … e continuavano a darsi man forte su come educare i figli fin da piccoli senza viziarli, su come ai loro tempi le cose fossero diverse …avrei voluto urlare!!!! Tralascio tutta la questione in merito alla quale i neonati non fanno capricci, sarebbe una cosa innaturale visto che semplicemente non sono ancora neanche coscienti di essere un individuo indipendente dal corpo della mamma e che pertanto non hanno pretese, né prendono vizi, ma necessariamente esprimono una necessità, un bisogno primario che sia esso cibo, calore, coccole, odore di mamma o semplicemente conforto, ma non divaghiamo, parliamo di allattamento perché mi pare occorra fare chiarezza. Cari lettori, sappiate che i neonati allattati al seno in modo esclusivo mangiano anche di notte, lo fanno ogni due o tre ore senza distinguere se fuori c’è il sole o le stelle. Il latte materno è più facilmente digeribile, quindi hanno bisogno di introdurne ogni tanto un po’, perché il senso di sazietà si esaurisce più in fretta, inoltre i neonati hanno un sonno molto “movimentato”, hanno una fase REM più lunga rispetto a quella NON REM e questo li porta a muoversi, svegliarsi, chiacchierare, piangere e mangiare. Questo sonno più leggero, aiutato dalla digeribilità del latte materno protegge dal rischio di sindrome della morte improvvisa, diciamo che questo svegliarsi di tanto intanto ricorda ai nanetti di respirare. Che senso ha lasciar piangere un bambino durante la notte? Cosa pensate di insegnargli? A non avere fame? Paura? O semplicemente bisogno di rassicurazione? Che senso ha dargli qualcosa che non è cibo per lui? È come se avete una gran fame e qualcuno vi apparecchia un bel bicchiere d’acqua, sì, lo bevete, potete anche trarne momentaneo beneficio, ma la fame resterà finchè non mangiate. Vale la pena alzarsi, scaldare l’acqua aggiungere camomilla, farla bere, rimetterlo in culla, tornare a letto e poi rialzarsi dopo mezz’ora? Non sarebbe più facile offrire il seno? Ovviamente non voglio banalizzare, né dipingere un quadro tutto nero o tutto bianco. Ogni diade mamma e bambino è unica, ogni donna vive in maniera differente il proprio allattamento e qualunque tipo di allattamento SCELGA è sicuramente quello più giusto per lei, ma lo deve scegliere appunto, non lasciarsi raccontare mezze verità dii comodo. La montata lattea non arriva semplicemente perché deve arrivare ad un certo punto dopo il parto, deve essere stimolata, il bimbo deve ciucciare per tutto il tempo che vuole, ogni volta che vuole già subito dopo il parto, è proprio questa stimolazione, all’inizio, che induce il seno a produrre sufficiente quantità di latte e la poppata notturna è fondamentale perché quello è il momento in cui si ha il picco della prolattina. I neonati non hanno bisogno di altro che del seno, certo piangono se ciucciano tato per pochissime gocce, ma quello è ciò che devono fare al momento: ordinare il pranzo! Come si può sopravvivere a questo momento tanto impegnativo? Intanto care mamme, imparate a dormire quando dormono i vostri nani, lasciate fare le faccende domestiche, chiedete aiuto non per far tenere vostro figlio in braccio a qualcun altro, ma per farvi preparare la cena, lavare i piatti, fare la spesa… il vostro lavoro è quello di vivere la vostra maternità… e avrete anche il modo di fare selezione tra i vostri “amici”. Poi mettete i bimbi nel lettone e allattate da sdraiate sul fianco, ancia contro pancia, potrete dormire e allattare contemporaneamente. Non succede nulla, non prenderà il vizio del lettone e poi la poppata notturna è la prima che si perde crescendo, poi si penserà al lettino, del resto, questa idea che i bambini devono dormire da soli nella loro cameretta, nella culla è un concetto abbastanza recente però senza alcuna certezza scientifica sui benefici futuri. Baciate i vostri bimbi, teneteli in braccio, respirateli, mangiateli: saranno così piccoli per pochissimo tempo e ci sarà un giorno in cui voleranno dal nido, ma se cresceranno amati e al sicuro, ascoltai e sostenuti, saranno degli adulti migliori, questo è certo.

Dott. Ost Catiuscia De Renzis

dovevolalacicogna@libero.it

Magie di natale: il dono dell’ubiquità

S

ono tanti i Babbo Natale, i Re Artù trasferitisi “sic et simpliciter” dal mondo delle fiabe a quello della realtà che promettono Sacri Craal o tanti giga in più. Bezos di Amazon, forse un discendente diretto delle Amazzoni guerriere della antica grecia-, Elon Musk, il Re del mondo, con meno scrupoli di Paperon de Paperoni a tuffarsi in montagne di dollari e Mark Zuckerberg il Re di Facebook e Whatsapp, un lettore appassionato di odissee greche e avventure epiche, che porta in dono sulla slitta il nuovo nome di Facebook, Metaverso” e con esso il dono dell’ubiquità. Meta sta per Oltre e Verso per Universo, un nome che il piccolo Mark lesse per la prima volta nel libro “Snow Crash” di Neal Stephenson, in questo libro si parla di esseri umani che entrano sotto forma di avatar (rappresentazioni visive di persone reali) nel mondo della realtà. Dopo trent’anni, Mark, intanto divenuto re del web lancia la nuova piattaforma futuristica nella quale ha già investito miliardi di dollari. Con Metaverso riceveremo anche noi comuni mortali il dono dell’ubiquità, la possibilità di essere presenti in più luoghi contemporaneamente finora riservata solo a santi e divinità. Abiteremo tutti in un mondo parallelo dove potremo inviare nostri sosia virtuali ovunque, in riunioni di affari, politiche, o a scuola, comodamente dal divano di casa, tutto come in una grande play-station. Mago Merlino e Maga Magò resterebbero di stucco, ma mai quanto i poveri insegnanti che, ancòra affaccendati a catturare l’attenzione degli alunni dietro uno schermo, si ritroveranno a rimproverare o premiare una banda di cartoni animati pronti a volatilizzarsi al primo disappunto e a materializzarsi “oltre”, semmai nel Paese dei Balocchi dove finì anche Pinocchio per aver marinato la scuola, con le orecchie lunghe di un asino. Maghi, indovini, occultisti, che prima si riunivano nottetempo nei boschi, oggi sono tutti rintanati dietro ai loro computer indaffarati a costruire “Bestie”, “Fake news, disinformazione come in un far west, anzi un far web. I nuovi adoratori di Satana, i media dell’industria del trattenimento fanno bene il loro compito ovvero quello di mantenere il pubblico saturo di stimoli per renderlo cieco e distratto, senza pozioni magiche, è il Vero Male, quello virtuale ma che fa danni reali. La pandemia ha fatto registrare il 30% in più di adesioni alle sette occulte, forse a causa del protrarsi del disagio, della crisi economica, dell’incertezza per il futuro o per sopperire a spiegazioni che la scienza non è sembrata in grado di fornire. Il fenomeno si sta diffondendo in particolare tra gli adolescenti che, ancòra freschi di fiabe, sogni di grandezza e avventure epiche, rappresentano da sempre un terreno fertile per imbonitori e seduttori, aiutati dalla fervente ricettività tipica dell’ età. Tutto ciò non si può screditare come una patologia sociale, quando non si è felici, e questo non è difficile, (anche i giovani non lo sono) o a causa di traumi pregressi che non hanno trovato una normale soluzione, o per la paura, delusioni, lutti, fine di un amore (pure la pandemia senza fine ci ha messo lo zampino), si torna indietro nel tempo alla ricerca della felicità perduta, col rischio di affidarsi a chiunque, per quanto irrazionale possa apparire, se si mostra come una via d’uscita. Il Codacons ha rivelato che nel 2020, l’anno del Covid, c’è stato un assalto a maghi, cartomanti, astrologi, già nel 2017 i numeri erano impressionanti, 155.000 operatori dell’occulto ai quali si rivolgevano 13 milioni di clienti, (non solo ceti popolari, anche manager, politici, broker), ben 3 milioni in più del 20001. Tradotto in cifre sonanti, trentamila consulti giornalieri per un giro di affari annuo di 8 miliardi di euro, dato notevolmente sottostimato in rapporto a quelli attuali, quasi raddoppiati, considerato un settore che non conosce crisi e alimenta un’economia sommersa impossibile da quantificare. Quando si tratta delle illusioni più care funziona sempre il pensiero magico, a qualsiasi età o livello di maturazione raggiunto. Anche i potenti del mondo hanno il loro tallone d’Achille, hanno sempre più segreti e non sono sempre in grado di mantenerli efficacemente. Le rappresentazioni che circolano nei canali mainstream, non sono quasi mai prive di incoerenze visibili, dettagli inspiegabii, zone d’ombra, anche l’occulto è divenuto visibile, la verità è sotto gli occhi di tutti basta che la si voglia vedere. Ci vorrebbe un nuovo Randi, il capo della fondazione americana che mise in palio il premio di 1 milione e 530 mila dollari (rimasto non riscosso) per chiunque fosse stato in grado di dimostrare scientificamente un qualsiasi fenomeno paranormale. J. Randi fu egli stesso un illusionista, nei primi anni dell’adolescenza, costretto per 13 mesi a letto in seguito ad una caduta dalla bicicletta, lesse un libro sull’illusionismo che lo folgorò. Guarito contrariamente al parere dei medici, divenne un prestidigitatore di successo; guarito anche dalla seconda malattia, sempre inaspettatamente, nonostante i copiosi guadagni divenne un fervente oppositore delle pseudoscienze. Tornato in senno dichiarò: “Non conosco nessuna vocazione che dipenda così tanto dalla fiducia reciproca dei partecipanti”. Insomma il diavolo continua a fare le pentole ma non i coperchi, il nuovo premio lo vincerebbe di sicuro uno con gli occhi del bimbo che svelò il Re nudo, e incrinasse così l’illusorietà del mondo nel quale i fanciulloni Re dei web ci stanno inabissando completamente ciechi. Peccato che anche questo enigma non è tra i più facili, le cose più difficili da vedere sono sempre quelle che stanno sotto gli occhi.

Dott.ssa F:Tomasino

Psicologa-Psicoterapeuta francesca.tomasino@hotmail.it

Pillole di diritto

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apevate che… il DL 172 del 27/11/2021 non ha “solo” esteso l’obbligo vaccinale, con decorrenza dal 15/12 e per 6 mesi, a determinate categorie ma lo ha anche, illegittimamente, generalizzato eliminando il riferimento alla emergenza sanitaria in atto? L’obbligo vaccinale per gli esercenti le professioni sanitarie e per gli operatori di interesse sanitario, previsto ed introdotto dall’art. 4 del DL 44/21, convertito nella L. 76/21, “in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica da Sars-Cov2, fino alla completa attuazione del piano (ndr. vaccinale) e comunque non oltre il 31 dicembre 2021” è cosa ben diversa dal nuovo obbligo vaccinale introdotto dal DL 172/21 con la modifica totale dell’art. 4 sopra citato, e poi esteso, nella sua versione novellata e generalizzata, alle ulteriori categorie di cui all’art. 2 del DL 172 con l’introduzione dell’art. 4-ter al DL 44 – e cioè al personale scolastico, al comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico, alla polizia locale, agli organismi del dipartimento di sicurezza della Repubblica di cui alla l. 124/07, alle strutture socio sanitarie, e a tutto il personale del Dip. dell’amm.ne penitenziaria, quello per la giustizia minorile, le comunità, e gli istituti penitenziari. Le differenze tra le due forme di obbligo non sono irrilevanti sul piano del rispetto della Costituzione e del diritto individuale alla salute sancito dall’art. 32, preminente rispetto all’interesse alla salute della collettività. Avere tolto ogni riferimento alla emergenza sanitaria in atto ed avere introdotto un concetto di semplice “prevenzione sanitaria” fa cadere la giustificazione della tutela della sicurezza e salute pubblica quale parametro per comprimere un diritto ampio e fondamentale come la propria libertà di scelta circa i trattamenti sanitari da adottare a fini preventivi. L’eliminazione poi del riferimento temporale ristretto, di applicazione di tali misure, prima applicabili fino al completamento del piano vaccinale e comunque non oltre il 31/12/21, ed ora applicabili “in attuazione” del piano vaccinale (eliminando il riferimento al suo completamento – quanto durerà questo piano? quante dosi ancora?; non viene precisato e nulla esclude più che venga prorogato di volta in volta a prescindere da una effettiva emergenza) e l’introduzione di una generica “tutela della salute pubblica” senza che vi siano rischi concreti attuali rappresentati con certezza ed univocità dal mondo scientifico e senza che vi sia una emergenza da aumento dei ricoveri che comporti un intasamento delle terapie intensive, rende tutto questo nuovo impianto completamente illegittimo. Per dirla con le parole di un esimio giurista e professore universitario, “siamo fuori da ogni decenza costituzionale” (lib. cit. prof U.M.).Vale la pena ricordare che la salute viene tutelata dalla nostra Costituzione quale “diritto fondamentale dell’individuo ed interesse della collettività”, ciò vuol dire che il primo non può essere compromesso se non per legge (e non certo con un DL) e che, in ogni caso, recita il II^ comma dell’art. 32, “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana” mentre l’interesse collettivo alla salute è in verità un obbligo della Repubblica ad adoperarsi affinché tutti, anche le persone indigenti, abbiano cure adeguate (art. 32 comma I) e non certo la legittimazione a limitare diritti individuali inviolabili come il diritto alla salute ed alla scelta dei TSO (tra i quali rientrano le vaccinazioni obbligatorie).Per quanto concerne invece la libertà di circolazione rispetto all’utilizzo del trasporto pubblico, anche locale, e la limitazione alla stessa, introdotta sempre dal DL 172 con l’obbligo di avere una certificazione che attesti l’effettuazione del tampone, con controlli “a campione” da parte della polizia, anche municipale, ma che abbia la qualifica specifica di agente di pubblica sicurezza - circostanza che fa emergere l’illegittimità di tutti i controlli svolti sino ad ora da chi questa qualifica non la avesse – va precisato che l’art. 16 della Cost., se pure prevede la possibilità di limitazione della circolazione per motivi di sanità o di sicurezza, ne impone l’introduzione da parte di una legge (e non certo di un DL) ed “in via generale”, il che significa con una modalità tale che vada a colpire la generalità dei cittadini, e non solo una parte di essi, individuata attraverso condizioni personali sanitarie che non ledono gli interessi della collettività in quanto i vaccini in commercio non schermano dal contagio (né attivo né passivo. Trattare quindi diversamente, a parità di contagio, i cittadini tamponati da quelli vaccinati, ovvero obbligare alla somministrazione vaccinale senza alcuna emergenza sanitaria in atto, significa porre in atto delle violazioni di diritti umani e delle discriminazioni scriteriate ed incostituzionali. Si prospettano, quindi, una pletora di ricorsi sia da parte delle categorie alle quali è stato esteso in tale maniera un obbligo vaccinale incostituzionale, che attraverso l’impugnazione delle varie sanzioni che saranno elevate ingiustamente. Questa è la strada lecita di una resistenza civile, almeno fino a che ci saranno giudici a cui rivolgersi. A tal proposito si segnalano due recenti e coraggiosi provvedimenti da parte della magistratura: 1) una importante presa di posizione di un Giudice del lavoro del Tribunale di Velletri che ha ricollocato una dipendente ASL ordinando la corresponsione dello stipendio (vedi foto allegata), 2) la recentissima Ordinanza a SSUU della Cassazione con la quale la Suprema Corte apre per la prima volta alla possibilità di configurare e liquidare un risarcimento danni da illecito civile, ex art. 2043 c.c., anche rispetto all’introduzione di una legge che “ove non disapplicata debba essere ritenuta illegittima costituzionalmente perché discriminatoria o perché in contrasto col diritto comunitario”, risarcimento al quale sarebbero chiamate le “autorità che di quella legge (…) hanno curato la presentazione e concorso all’approvazione” (Cass. Ord. SSUU n. 36373 dep. il 24/11/21).

Avvocato Ida Nazzaro

Patrocinante in Cassazione Sede studio di Pomezia Via F. Domenico Guerrazzi n. 2 Tel.: 06.60674482 – Cell.: 383616295 E-mail: avvocatoidanazzaro@alice.it PEC: idanazzaro@ordineavvocatiroma.org

Natale: breve vademecum di utili consigli

atale è la festa per eccellenza e per renderla tale non bisogna trascurare nessun dettaglio. E’una giornata che deve rappresentare un’isola di serenità dagli assilli quotidiani a cui per tutto l’anno siamo sottoposti, quindi cerchiamo di viverla al meglio. Ma attenzione a sottovalutare alcuni dettagli che potrebbero generare attriti e dissapori, a meno che voi non abbiate la fortuna di essere circondati da un ambiente familiare ben amalgamato. Innanzitutto ri-

cordatevi che soprattutto la vostra predisposizione d’animo può influenzare l’ambiente più di quanto immaginiate, quindi non partite già prevenuti sul buon

esito della giornata. La cura principale andrà comunque alla tavola, protagonista di questa giornata. Con un po’ di fantasia e qualche tocco di colore è possibile creare una tavola diversa. Cercate di essere originali con la vostra creatività, altrimenti sfogliate qualche rivista, per rendervi conto delle nuove idee ma sarebbe meglio cercare di “inventare” voi qualcosa per rendere un’atmosfera natalizia tutta vostra. Ma il Natale è anche soprattutto il momento dei regali e nel fare un

regalo, quindi, bisogna anzitutto pensare alla persona che deve riceverlo, alla sua cultura, ai suoi hobbies e soprattutto riuscire a notare qualche particolare che si ha avuto l’occasione di cogliere nel frequentarla. Questo, prima di optare per fiori e piante, dolci o vini, che sono certamente

tra i regali più comuni. I fiori e le piante sono forse i più comodi, facili da ordinare e da recapitare, adatti a tutte le evenienze. I fiori si mandano prima o dopo un invito a cena e vanno indirizzati alla padrona di casa, ed è meglio che portati di persona, perché chi li riceve dovrebbe altrimenti occuparsi subito di loro, mentre potrebbe avere delle cose più importanti da fare in quel momento. Anche i cibi e dolci possono essere regali graditi, di grande effetto e anche di utilità ma molto a rischio per la loro deperibilità, meglio optare per vini e liquori proprio perché hanno una maggiore capacità di conservazione: la persona che li riceve può anche offrirli direttamente ai suoi ospiti e sarebbe un grande gesto di considerazione verso la persona che li ha regalati. In generale, per una cena a casa, si portano una o due bottiglie di vino di qualità, oppure una bottiglia di buon champagne per qualcosa di più significativo. Che si tratti

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Innanzitutto ricordatevi che soprattutto la vostra predisposizione d’animo può influenzare l’ambiente più di quanto immaginiate, quindi non partite già prevenuti sul buon esito della giornata

Nel fare un regalo, quindi, bisogna anzitutto pensare alla persona che deve riceverlo, alla sua cultura, ai suoi hobbies e soprattutto riuscire a notare qualche particolare che si ha avuto l’occasione di cogliere nel frequentarla. Questo, prima di optare per fiori e piante, dolci o vini, che sono certamente tra i regali più comuni

Se ricevete un regalo che gradite, esprimete i vostri ringraziamenti con calore anche nel caso in cui del regalo apprezziate soltanto la confezione

Durante le feste infatti si ingrassa non tanto perché mangiamo troppo ma anche perché lo facciamo quasi per inerzia, come uno sfogo a tutto ciò che non sopportiamo

di fiori o piante, dolci o cibi, o altro, tutti i regali devono essere accompagnati da un biglietto scritto a mano evitando i luoghi comuni e, quando è il caso e se ne siete capaci, cercando di essere leggeri e spiritosi. Infine se ricevete un regalo che gradite,

esprimete i vostri ringraziamenti con ca-

lore, sia personalmente che con un biglietto, citando l’oggetto e magari l’uso che ne farete, senza esagerare e senza essere ossequiosi, scegliete parole sincere anche nel caso in cui

del regalo apprezziate soltanto la confe-

zione. Ma a Natale non sono solo coccole e regali ma in agguato ci sono disagi come il panico e lo stress che provocano uno stato di ansia che, spesso, spengono l’entusiasmo. Si avverte lentamente dentro di noi, man mano che le festività si avvicinano, uno stato di inquietudine dettato dalla preoccupazione di “dover” fare delle cose. La ressa nei negozi super affollati, con persone altrettanto stressate per gli stessi identici motivi che inducono voi stessi ad immaginare che, di colpo, spariscano definitivamente le prossime due settimane dal calendario. Invece sapete benissimo che non potete sfuggire alle relazioni forzate nei pranzi e nelle cene, di sorrisi di circostanza, con conversazioni sempre uguali, il tutto accompagnato da un’ enorme quantità di cibo su cui sfogare la noia e la frustrazione di molte adunate familiari in cui l’allegria non è spontanea. Durante le feste

infatti si ingrassa non tanto perché mangiamo troppo ma anche perché lo facciamo quasi per inerzia, come uno sfogo a tutto

ciò che non sopportiamo causando, ovviamente, gravi sensi di colpa per i chili messi su in così breve tempo. Ma questa ricorrenza che richiede “il dovere di essere buoni” genera un dato di fatto che una percentuale altissima di disagi interiori, tra cui ansia, panico e depressione ha origine proprio tra le mura di casa, nelle relazioni con le persone più vicine, poiché questo “buonismo” induce comportamenti non naturali, artificiali, creando un conflitto con l’autostima con cui entriamo in conflitto. Questa lotta interiore si scatena quando l’istinto ci suggerisce un atteggiamento, ovvero quello di non farci ulteriore violenza mentre la ragione ci impone di comportarci come gli altri vogliono vederci. Lo stress nasce sempre da una relazione distorta con la realtà, dall’abitudine a spendere la nostra energia all’esterno di noi, adeguandosi alle richieste che vengono da fuori, anziché investirla per stare bene soprattutto con noi stessi. I doveri familiari e lavorativi alimentano questo atteggiamento.Il primo passo è non trarre sempre conclusioni affrettate, non stiamo sempre lì a giudicare tutto e tutti. Non pensiamo che tutto quello che dipende da noi deve essere migliore. Ad esempio se ci sentiamo stanchi o annoiati non traduciamolo in una sentenza definitiva “ sono triste, non mi succede niente di bello..” Alcuni addirittura pensano di aiutarsi a superare queste situazioni di disagio con l’aiuto di psicofarmaci, ma forse sarebbe meglio curarsi con una sostanza che il nostro cervello sa produrre autonomamente senza bisogno di chimiche aggiuntive: ovvero con l’entusiasmo che, etimologicamente, dall’antica lingua greca significa “ispirato da Dio” . Il “Dio” non è ovviamente nulla di spirituale ma si riferisce a quell’energia che è dentro di noi da cui vengono le intuizioni, le idee. E’ un’esperienza che tutti conosciamo, tanto che, quando la viviamo, ci viene da dire : “ mi sento da Dio” anche se spesso la trascuriamo in nome dei doveri, della morale, delle paure.

Buon Natale a voi tutti!

Antonio Guido

Difendiamoci il diabete

I

l 14 novembre è stata la giornata mondiale del diabete, una patologia, sempre più diffusa nelle opulente società occidentali, che provoca grandi sofferenze a chi ne è affetto in forma grave e costi enormi a carico del sistema sanitario. Ormai è ampiamente dimostrata la correlazione tra alimentazione stile di vita ed insorgenza di questa malattia. In Italia vi sono circa tre milioni di diabetici, la maggior parte dei quali presentano una condizione di sovrappeso o di vera e propria obesità. Tutta la letteratura scientifica è concorde sul fatto che per essi è sufficiente iniziare a perdere anche solo una piccola percentuale del grasso in eccesso per ottenere significativi miglioramenti e prevenire l’insorgenza di temibili complicanze. Inoltre, in caso di sovrappeso e di obesità, al diabete si associano una serie di altre patologie cardiovascolari e metaboliche (cardiopatia ischemica, ipertensione arteriosa, dislipidemia, iperuricemia, ecc.) che rendono particolarmente critiche le condizioni di chi ne è affetto, che diviene estremamente fragile anche nei confronti di infezioni come il COVID19. Una alimentazione razionale ed equilibrata, affiancata dalla pratica di una regolare e idonea attività fisica rappresenta quindi il mezzo più efficace ed economico non solo per prevenire questa terribile malattia, ma anche per alleviare i sintomi in chi ne è stato già colpito. Ma la terapia dietetica, intesa nel suo significato più ampio di “stile di vita“ oltre che alimentare è fondamentale nell’ottenere la normalizzazione dei livelli glicemici anche nei diabetici normo o sottopeso. La componente psicologica e motivazionale resta comunque il fattore chiave perché le pessime abitudini alimentari che portano all’insorgenza di questa patologia (diabete di tipo 2) sono normalmente così radicate che è difficilissimo cambiarle. Infatti, molti diabetici non riescono a seguire in modo idoneo i piani alimentari, elaborati dai centri o dagli specialisti che li seguono, o lo fanno solo per brevi periodi di tempo. In tutti questi casi io suggerisco sempre ai miei pazienti di affiancare alla cosiddetta “dieta” un programma di incontri di educazione alimentare, perché la probabilità di successo della terapia dietetica aumenterà se chi la segue conosce quelli che sono i fondamenti di una corretta alimentazione e se diviene consapevole degli “errori alimentari” che sistematicamente commette. Questa patologia inoltre richiede una gestione integrata del programma alimentare tra il medico di medicina generale ed il diabetologo che seguono il paziente ed il dietista o il nutrizionista che elabora la dieta in base alle loro indicazioni. Queste ultime due figure rivestono un ruolo fondamentale per quanto riguarda gli aspetti del diabete collegati all’alimentazione in quanto, soprattutto a loro, è affidato il compito di collaborare nell’educare il diabetico all’autogestione della propria condizione attraverso il controllo della alimentazione, con particolare riguardo alla quantità ed alla qualità dei carboidrati che ne fanno parte. Infatti, l’alimentazione è fondamentale in tutti i casi di diabete, ma diviene particolarmente critica nel diabete tipo 2, alla cui origine vi è quasi sempre una alimentazione non adeguata. I meccanismi che portano alla insorgenza di questa patologia sono complessi ma i principali sono connessi ad un eccesso di carboidrati nella dieta rispetto a quelle che sono le reali necessità dell’organismo o a condizioni di sovrappeso o di obesità. In questi casi può verificarsi un l’aumento del fabbisogno di insulina, fino al punto in cui quella prodotta non è più sufficiente per fronteggiare le continue richieste, o condizioni di insulino-resistenza, in cui la glicemia tende comunque ad oltrepassare il suo normale livello, anche se l’insulina viene prodotta in quantità notevolmente superiori a quelle normali. Il diabete di tipo 2 si manifesta soprattutto in soggetti nei quali, per lungo tempo, si è verificato uno squilibrio tra le calorie introdotte in eccesso e quelle consumate. Per essi tenere sotto controllo peso ed alimentazione è fondamentale, ma per farlo è necessario vincere delle consolidate abitudini. Per perdere peso l’apporto calorico giornaliero deve essere inferiore rispetto al fabbisogno teorico dell’organismo, in modo che esso, per soddisfare le sue necessità energetiche, ricorra ai grassi che ha accumulato. Il problema in questo caso non è la “dieta” ma psicologico, perché purtroppo non ci sono “diete miracolose” che possano correggere un rapporto distorto con il cibo che si è consolidato nel tempo, inoltre più rapido ed intenso è il calo ponderale richiesto dal medico, più difficile esso risulta da perseguire, quindi meglio prevenire. Ogni Kg di grasso richiede circa 7000 calorie al mese per il suo mantenimento, quindi per perdere ad esempio circa 2kg in un mese, ogni giorno occorre togliere circa 400-500 calorie dalla propria dieta o, al contrario, occorre incrementare la propria attività fisica per perdere peso senza modificare troppo le proprie abitudini alimentari. Questa “matematica di base” non può essere cambiata, ma può essere adattata e modulata alle esigenze personali che variano da individuo a individuo per renderla più “sopportabile” e soprattutto per avere degli effetti duraturi, in modo che il calo di peso faticosamente ottenuto rimanga poi nel tempo. Nei pazienti diabetici, tuttavia, è tutto molto complicato perché occorre tener conto non solo delle calorie, ma anche della tipologia dei vari alimenti e occorre stare molto attenti perché è facile creare scompensi che possono, ad esempio, provocare cali repentini della glicemia con effetti anche fatali. Per questo motivo il paziente diabetico grave dovrebbe farsi seguire sempre anche da centri specializzati, in cui il piano alimentare predisposto dal dietista è organicamente collegato alle indicazioni del diabetologo e della equipe medica che lo segue ed è adattato continuamente alle sue le mutevoli condizioni.

Monica Grosso - Biologo nutrizionista

Se volete contattare l’Autore di questo articolo rivolgetevi al 3208942854 – monicagrosso1@tiscali.it

TARI Ardea, lettera al Sindaco Mario Savarese

Buongiorno, sono un contribuente TARI di Ardea, prima di esporre vorrei segnalare, per una riflessione, di aver inviato ben 3 mail alle caselle di posta certificata del Comune di Ardea, la prima per segnalare il cambio di indirizzo per il recapito della corrispondenza Luglio Prot N 42236 la seconda a novembre Prot. N 64488 per cambio residenza e richiesta avviso TARI (senza ricevere alcuna risposta fatte salve quella automatiche di avvenuta ricezione) ed infine l’ultima sempre a novembre stesso oggetto. Quest’ultima inviata anche alla casella di posta ordinaria dove finalmente ho avuto riscontro è ho potuto procedere con il pagamento.e nel contempo ho provveduto a fissare un appuntamento con l’ufficio tributi con tu passi (primo disponibile 8 Feb 2022. Circa l’intervista del Sig. Luca Mugnaioli al Sig Sindaco vorrei segnalare i seguenti elementi: 1. Su quale base si può dire che la quota fissa rappresenta circa il 40% di quella variabile a ben vedere questo lo si può ottenere solo se si considera una superficie di circa 140 metri quadrati, di contro se ne considera una di circa 40 il circa 40% risulta molto lontano e viceversa nel senso opposto. 2. Numero di occupanti arbitrariamente fissato a 3 forse sarebbe stato il caso di prevedere l’eventuale rettifica contestualmente ai pagamenti. 3. Equità per essere equo un sistema dovrebbe essere il più analitico possibile ma questo avviene solo nei paesi del Nord Europa. Quindi vorrei sapere, se possibile quanto è equo un sistema che non potendo procedere analiticamente tassa il cittadino della seconda casa come quello che la usa tutto l’anno. 4. Il paragone con la Città di Pomezia circa il rapporto attività produttive e abitative avrebbe bisogno del supporto di altri dati ad esempio il rapporto alloggi residenti verso alloggi non residenti e alloggi residenti verso attività produttive in modo da isolare dati congruenti ed infine verifica dei costi. Grato della vostra attenzione. Leonardo D.

In via selva piana vicino alla prima rotatoria per andare Pomezia c’è questa specie recinto a protezione di un tombino aperto da anni quando viene riparato?

Torvaianica Alta

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