Il Corriere della Città - Dicembre 2012

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Il Corriere della Città

Pomezia

Politica

Anno 4 Numero 12 DICEMBRE 2012

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PROBLEMI IN MAGGIORANZA: L’IRA DI DE FUSCO

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della

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LA MEGLIO GIOVENTU’

VIAGGIO ALLA NUOVA CALIFORNIA

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LE DUE FACCE DELLE SALZARE

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SAKARA: IL LEGIONARIO DI POMEZIA

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I giovani di Pomezia ed Ardea insegnano ai “grandi”



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omezia ed Ardea viaggiano di nuovo parallele. Negli ultimi sei mesi più volte sono state colte analogie tra quanto succedeva sotto la torre di Piazza Indipendenza e sopra la Rocca, in via Garibaldi. Ad ottobre le similitudini riguardavano soprattutto i malumori interni alle due maggioranze, una di centrosinistra e l’altra di centrodestra. In entrambi i casi ci sono stati momenti di stallo prima dell’approvazione del bilancio di previsione, in tutti e due i Comuni si sono avute ripercussioni degli atteggiamenti dei consiglieri comunali nella Giunta. A Pomezia il Sindaco Enrico De Fusco ha “risolto” ritirando e poi riconsegnando le deleghe agli stessi Assessori che formavano la sua Giunta, tranne i due dell’Italia dei Valori, che nel frattempo si erano dimessi per divergenze nel modo di vedere la politica. Ad Ardea, invece, il Primo Cittadino Luca Di Fiori è stato facilitato nel compito dalla riconsegna degli incarichi da parte degli stessi Assessori, da tempo non più graditi da alcuni consiglieri di maggioranza. Dopo un tempo sufficientemente lungo, Di Fiori ha preso atto delle dimissioni e, nei giorni scorsi, ha nominato una Giunta tecnica, della quale questa volta fa parte anche una donna per il rispetto delle quote rosa. In mezzo ci sono state le approvazioni dei bilanci, entrambe avvenute senza troppi problemi, almeno rispetto a quanto era stato proclamato in entrambi i Comuni da alcuni consiglieri facenti parte delle rispettive

Editoriale

Ardea gli operai de L’Igiene Urbana a più riprese effettuano scioperi bianchi per protestare contro i mancati pagamenti degli stipendi, mentre a Pomezia questa fase è stata, almeno al momento, superata con il pagamento diretto con rivalsa da parte dell’Amministrazione. Ma qui la questione è ancora più seria: i distributori di benzina ormai si rifiutano di fare credito all’Aimeri, che il 27 novembre non ha potuto far uscire i suoi mezzi per la raccolta in quanto senza carburante. “Noi abbiamo versato quanto dovuto all’Aimeri – ha dichiarato l’Assessore all’Ambiente Toce lo stesso giorno – ma questa non ha pagato né i dipendenti né i fornitori di carburante. La società Formula Ambiente (che gestisce l’appalto insieme all’Aimeri, ndr) si è impegnata a corrispondere almeno quanto necessario per consentire ai mezzi di uscire dal deposito ed effettuare il servizio in questa fase critica, in modo da far rientrare in poche ore la situazione di emergenza che si è creata”. Purtroppo la soluzione non è bastata, visto che nei giorni seguenti l’immondizia ha continuato a fare bella mostra di sé in molte strade cittadine, scomparendo solo in alcune zone. Tutto ciò mentre proprio in questi giorni stanno arrivando le cartelle per il pagamento della tassa sui rifiuti, con i “dovuti” aumenti. Se questa coincidenza era stata pensata per far arrabbiare i cittadini… beh, pensiamo che lo scopo sia stato sicuramente raggiunto.

STRADE PARALLELE maggioranze. Sia a Pomezia che ad Ardea la bufera è tornata pochi giorni dopo l’apparente tregua, con nuovi malumori mascherati da frasi innocue. Comunicati stampa a doppio senso, imperativi mascherati da consigli disinteressati, azioni di disturbo più o meno palesi, sempre provenienti dall’interno delle coalizioni vincenti. Ma tutto questo ai cittadini non importerebbe molto se, nel contempo, la vita amministrativa delle due città filasse tranquilla e senza problemi. Invece di problemi ce ne sono, primo fra tutti quello dei rifiuti. Parlare di emergenza, ormai, è davvero fuori luogo. L’emergenza non può essere una costante nel tempo, ma un evento straordinario e non prevedibile. Quello che succede nei due Comuni è invece prevedibilissimo, visti i precedenti. Ad

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Un lavoro certosino per ottimizzare il servizio, ma a mesi di distanza nulla è cambiato

POLIZIA MUNICIPALE: DOVE E’ FINITA LA RIORGANIZZAZIONE?

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’ il delegato del Sindaco per la sicurezza sul territorio ed a lui il Primo Cittadino Enrico De Fusco ha dato l’incarico per la riorganizzazione del corpo della Polizia Municipale. Ma del lavoro svolto da Valter Valle in questo ambito non si vedono i frutti. “Mi sono dedicato a questo progetto - ha spiegato il consigliere di Forza Pomezia – per circa un mese e mezzo, trascurando ogni altra attività anche inerente al mio lavoro personale. Ho fatto un’analisi accurata della situazione, comprendendo sia il personale che gli automezzi. Ho valutato le possibilità di dislocazione, ho parlato con ufficiali, sottufficiali ed agenti per capire bene tutte le problematiche legate ai vari servizi da svolgere, ci sono state riunioni e confronti, ed alla fine ho presentato una relazione di quanto emerso al Sindaco De Fusco, al quale ho fatto le mie proposte per il miglioramento e l’ottimizzazione del servizio”. Ma non sembra che sia cambiato qualcosa… “Infatti non è cambiato nulla, tranne il fatto che nel frattempo sono state assunte altre 33 persone attraverso il concorso iniziato nel 2010”. Ma quali erano le sue proposte? “Il problema più grande è quello dell’impossibilità a dislocare il personale nelle varie zone a causa della carenza di mezzi di servizio. Ci sono solo 3 macchine, di certo insufficienti per coprire l’intero territorio comunale e per dare la dovuta attenzione a determinati quartieri che più di altri soffrono di fenomeni come la prostituzione. Parlo di S. Palomba, ma non solo”. Lei era stato uno dei promotori di un posto fisso di polizia municipale proprio a S. Palomba per garantire maggiore sicurezza ai cittadini che vi abitano e che sono costretti a convivere con prostitute e transessuali. “E’ vero, infatti anche questo era tra le proposte avanzate al Primo Cittadino. Nella mia analisi, avevo proposto di prendere i mezzi a noleggio: dopo aver studiato vari preventivi, avevo trovato una società che ci poteva fornire le auto ad un costo di 430 euro al mese per ogni mezzo, comprensivi di manutenzione ordinaria e straordinaria, cambio periodico delle gomme, bollo ed assicurazione. A questa spesa avremmo dovuto aggiungere solo quella per il carburante. Prendendo 10 vetture e due furgoni, quantità ottimale per svolgere tutti i servizi in carico alla Polizia Municipale senza problemi, l’Amministrazione avrebbe dovuto sostenere un costo di circa 63 mila euro l’anno. Soldi che si sarebbero potuti recuperare, almeno in parte, attraverso le sanzioni elevate ai cittadini che si intrattengono con le prostitute, così come prevede l’ordinanza sindacale in vigore nel nostro

Comune. Ma il mio progetto è finito nel nulla”. Ma se le vetture sono rimaste 3, il personale è invece aumentato, come accennato prima. Come possono bastare così pochi mezzi per tutti? “Quello che mi sorprende è proprio l’aumento del personale a fronte dell’impossibilità di svolgere bene il proprio servizio. Gli agenti sono costretti a girare a piedi, con il risultato che possono restare in un’area molto ristretta, ovviamente sempre la stessa, ovvero quella vicina al comando. Questo comporta che il servizio che viene maggiormente svolto è quello di multare l’automobilista che, nelle vie del centro, parcheggia magari l’auto in doppia fila per andarsi a prendere un caffè o le sigarette al volo, mentre non vengono assolutamente controllati e sanzionati tutti quelli che gettano i rifiuti, anche inerti o ingombranti, lungo le strade periferiche, o chi non rispetta l’ordinanza antiprostituzione. Qui si tratta di sicurezza: la municipale è formata da agenti di polizia giudiziaria con compiti di prevenzione e repressione dei reati. Uno svolgimento ottimale del servizio significherebbe maggiore tranquillità per il cittadino”. Si tratta di mancanza di volontà, di organizzazione o che altro? “Da quello che mi è stato detto, dipende da una mancanza di fondi, che non consentono la realizzazione del mio progetto di riorganizzazione del corpo di polizia municipale. Questo, almeno, è quello che so io, premettendo che nella mia attività di consigliere comunale mi sono occupato solo di questo problema, tralasciando gli altri”. Perché? “Per motivi personali”. Visto che ricopre un ruolo pubblico voluto dai cittadini, viene spontaneo rifarle la domanda, magari formulandola in altro modo: c’è qualcosa della politica che l’ha delusa, una volta diventato consigliere? “Sicuramente l’idea che avevo della politica era diversa da quello che è in realtà. E di questo mi dispiace per i cittadini”. Ma lei si sente pienamente parte della maggioranza? “La mia posizione è sempre all’interno della lista in cui sono stato eletto, Forza Pomezia, nella quale mi riconosco soprattutto grazie all’operato del vicesindaco Massimiliano Cruciani, che secondo me sta svolgendo davvero un gran lavoro, nonostante le difficoltà che incontra”. Cosa risponde a chi dice che lei partecipa poco alla vita amministrativa della città? “Che io partecipo quando vedo che si stanno facendo le cose nell’esclusivo interesse di Pomezia. Se io prendo in carico un problema, lo faccio nel modo più totale, finalizzando ogni mia azione alla risoluzione. Ma non tutti la pensano come me”. Secondo lei i cittadini di Pomezia hanno ragione a lamentarsi? “Secondo me sì, perché la politica da parte di chi amministra non significa farsi vedere in piazza, ma prendere in mano i problemi e lavorarci sopra finche non si risolvono. La città va amministrata come se fosse la propria azienda, quindi con la maggior cura possibile, innanzi tutto tagliando le spese e non aumentando le tasse. Fosse per me, eliminerei i gettoni di presenza, ma soprattutto ridurrei i compensi d’oro dei dirigenti: le cifre che guadagnano, soprattutto se raffrontate al periodo di crisi in cui tutti devono fare sacrifici, sono davvero improponibili. Taglierei poi le spese superflue, anche quelle sulle quali nessuno riflette né ha mai messo mano, come quelle dei depositi giudiziari: il Comune di Pomezia deve parecchi soldi ai due depositi giudiziari del territorio. Ogni auto che viene sottoposta a sequestro giudiziario dopo un incidente o un fatto delittuoso viene portata nel deposito giudiziario, a fronte di un costo di circa 4 euro al giorno. Sembrano pochi, ma proviamo a moltiplicare le tante vetture oggetto di questi provvedimenti per tutti i mesi, se non anni, che restano lì dimenticate. Se, dopo gli accertamenti da parte dell’autorità giudiziaria, venissero smaltite, questa spesa non ci sarebbe. Ovviamente il discorso di taglio alle spese deve valere anche per le società partecipate, come la Pomezia Servizi. Allo stato attuale, sono infatti convinto che la politica debba prevedere una drastica riduzione dei costi, perché, se per far fronte alle spese, si pensa solo ad aumentare le tasse, i cittadini non possono resistere a lungo”.

“Servono autovetture per consentire la dislocazione del personale, che altrimenti è costretto ad andare a piedi”

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Alfredo Corrao


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Politica Pomezia

LA RABBIA DEL SINDACO “

De Fusco: “In maggioranza deve starci chi pensa a risolvere i problemi della città, non alle poltrone”

I cittadini, giustamente, si aspettano risposte dall’Amministrazione. E, invece, sono costretti a constatare che è più importante una poltrona che la risoluzione dei problemi della città”. Con queste parole il Sindaco di Pomezia, Enrico De Fusco, commenta quanto accaduto oggi in consiglio comunale, in un’assise che ancora una volta ha mostrato il lato peggiore della politica. “Attualmente Pomezia ha dei problemi urgenti su cui occorre lavorare senza permettersi distrazioni. Parlo della situazione economica e della Pomezia Servizi, per risolvere il quale occorre costituire il prima possibile un’Azienda Speciale, ma anche dell’Università e di tante altre tematiche che andrebbero affrontate. Ma, invece di pensare a queste cose, alcuni consiglieri della maggioranza si mettono a litigare per le commissioni: io, davvero, non riesco a capire come si possa arrivare a questo punto”. Quello che invece sa, il Sindaco, è che così non si può andare avanti. “O si cambia registro o si va tutti a casa. Se la politica non riprende ad essere una guida vera, il rischio è che l’antipolitica prenda il sopravvento”. Cosa intende? “Il 29 Novembre, in consiglio, ho visto l’esponente del Movimento 5 Stelle Fabio Fucci fare delle affermazioni fuori luogo, alle quali ho reagito, anche perché ho capito che non c’è la volontà di occuparsi delle cose veramente serie, ma solo di trovare spazi personali, ed io questo non lo accetto”. La situazione vede di nuovo l’IDV in contrapposizione al resto della maggioranza, o quantomeno al PD: non è un film già visto? “In effetti questa storia va avanti da troppo tempo. Per questo posso garantire che, se io oggi potessi scegliere, la prima cosa che farei è dimettermi”. E perché non lo fa? “Non posso perché la mia scelta coinvolge le sorti della città. In tempi diversi l’avrei già fatto, ma ora lasciare significherebbe mandare tutto alla deriva. Il Comune di Pomezia è a rischio dissesto finanziario a causa dell’impossibilità di incassare i quasi 60 milioni di euro che non ci sono stati versati dall’A.Ser – Tributi Italia, crediti reali frutto di sentenze sia dei lodi arbitrali che della Corte dei Conti. L’arresto degli amministratori dell’A.Ser. toglie ogni speranza di recupero di queste risorse. Questo significa avere un peso pesante, che impedisce di governare in modo sereno. Spesso ci troviamo davanti a decreti ingiuntivi che sono frutto di lavori effettuati da società esterne che noi non siamo in grado di saldare per il semplice fatto che non siamo stati pagati a nostra volta”. La sua è comunque una rinuncia? “No, assolutamente. Stiamo mettendo a punto una serie di correttivi, uno più significativo dell’altro”. Di che tipo? “Riguardano in particolar modo il recupero dell’evasione fiscale, che raggiunge livelli stratosferici ed impensabili, visto che supera i 70 milioni di euro”. Possibile? “Sono dati che ci sono stati forniti e rispetto ai quali abbiamo fatto le dovute verifiche. Solo per fare qualche esempio, nei giorni scorsi abbiamo sottoscritto dei concordati per circa 800 mila euro, mentre la Cassazione ci ha visti vincitori in un contenzioso superiore ai 4 milioni di euro. Questo significa che c’è la possibilità di arrivare ad un risanamento. In Giunta abbiamo deliberato un atto di indirizzo al direttore del Servizio Finanziario affinché faccia una ricognizione generale della situazione degli equilibri di bilancio, dei residui attivi e passivi, per capire qual è la situazione reale anche in considerazione del fatto che quasi certamente non riusciremo mai a recuperare alcuni dei residui attivi, come il credito nei confronti dell’A.Ser, perché sono di dubbia esigibilità”. Però fino ad ora sono stati inseriti in bilancio… “Non si poteva fare altrimenti. Noi abbiamo anche fatto un’insinuazione nel fallimento della Tributi Italia, quindi togliere quegli importi dai residui attivi potrebbe sembrare una rinuncia da parte nostra: ci troviamo praticamente tra l’incudine ed il martello”. Vista la situazione, sono in pericolo anche gli stipendi dei dipendenti? “Nonostante tutto quello che viene detto in giro, il 27 novembre abbiamo pagato le retribuzioni a tutti i lavoratori, così come abbiamo corrisposto gli importi delle fatture della

Pomezia Servizi necessarie per coprire gli stipendi. Senza contare che siamo riusciti anche a sostituirci ad alcune società, come l’Aimeri, che non avevano pagato i loro dipendenti pur avendo riscosso da noi quanto dovuto per il mese in corso”. Ma, a parte le mancate entrate, da cosa deriva l’enorme debito? “E’ facile intuirlo se si pensa che incassiamo 9 milioni e mezzo di Tarsu e ne spendiamo 13, che dalle famiglie riceviamo circa 1 milione e 200mila euro per le mense ma ne spendiamo 1 milione e 600mila, che per lo scuolabus spendiamo 1 milione e 600 mila euro l’anno e non incassiamo praticamente nulla. I cittadini si devono rendere conto che questa è la realtà su cui stiamo mettendo mano”. Ma come è possibile? “Fino a quando eravamo nelle condizioni di pensare che le entrate dovute nei nostri confronti sarebbero state effettivamente corrisposte abbiamo mantenuto uno stato sociale superiore alla media nazionale”. A cosa si riferisce? “Alle varie esenzioni, alle percentuali di contributo per la scuola materna, alla mensa scolastica. Ma oggi questo è tutto da rivedere. Siamo obbligati a farlo, in virtù del fatto che lo Stato centrale ci ha tolto 7 milioni di trasferimenti erariali l’anno e del fatto che molti contribuenti non sono nelle condizioni di pagare quanto dovuto, senza contare l’evasione di cui si parlava prima. Siamo quindi costretti ad apportare dei correttivi”. Ma tutto questo come si può fare, se non esiste una coalizione di governo solida? “E’ proprio questo il punto a cui mi riferivo all’inizio del discorso. Se non esiste una coalizione unita, che abbia voglia di lavorare nella stessa direzione, che anteponga quelle che sono le tematiche importanti della città e gli interessi dei cittadini alle beghe di consiglio o di partito, non si può arrivare da nessuna parte. Questo è il motivo della mia rabbia di oggi”. Ma questa rabbia potrebbe, nonostante le sue affermazioni di responsabilità nei confronti della città, portarla a lasciare? “Il pensiero di abbandonare tutto e tutti mi viene, ma nei fatti questo potrebbe accadere solo se capissi che si vuole continuare a “tirare a campare” e che, all’interno della maggioranza, non c’è l’interesse ad attuare quel cambiamento che per me è condizione inscindibile. Adesso il PD, il mio partito, inizierà un serrato confronto sia interno che con il resto della coalizione per capire se questa esiste o no. Affinché io continui a governare Pomezia, tutti i componenti dovranno poi sottoscrivere un miniprogramma che riguardi questi ultimi giorni del 2012 e l’intero 2013, con contenuti che rispettino le scelte amministrative fatte finora. Quindi la costituzione immediata dell’Azienda Speciale, mettere al sicuro le casse comunali, non escludendo l’attivazione della procedura 243 (decreto “salva-Comuni”, ndr). Se tutto questo viene messo nero su bianco e poi rispettato si va avanti, altrimenti meglio andare tutti a casa”.

“Anteporre le beghe interne ai problemi della città porta alla paralisi: non è possibile continuare così”

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DOVE STA ANDANDO IL PD...?

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a nascita del PD ad Ardea fu accolta con grande entusiasmo e da una forte partecipazione popolare. Le primarie per la costituzione del Direttivo ebbero un successo enorme, ma la scelta suoi quaranta componenti decretò la radicalizzazione delle fazioni: quella ex Pds (divisa in due), quella ex Margherita e la nascente aggregazione Giordani, con l’aggiunta di qualche battitore libero. Nei “Quaranta” erano presenti personalità di spicco e anche personaggi discussi o provenienti dal centrodestra. La conquista della segreteria fu caratterizzata da una battaglia senza esclusione di colpi, al punto che l’attuale capogruppo della Lista Eufemi, Fanco (facente parte della “scuderia” Giordani) finì per essere ad un passo dalla nomina a segretario. La cosa non andò in porto perché all’ultimo momento taluno della scuderia “Abate” strinse un occasionale accordo con la componente Pds di Tor San Lorenzo, capeggiata da De Angelis e contrapposta alla sezione Pds della Rocca, confluita con Giordani. Sventato il primo attacco, la scuderia Giordani non riuscì mai a divenire maggioranza (21 componenti) e il partito rimase immobile per lungo tempo, al punto che qualche esponente regionale del partito arrivò a dire che ad Ardea sarebbe stato necessario ricorrere ai “Caschi Blu”. Poi De Angelis e il suo gruppo, tra i quali Magliacca e Petrella, cominciò a defilarsi, mentre iniziava a emergere la figura tranquilla di Sarrecchia. Il tempo passava e dei sette consiglieri della minoranza del consiglio comunale, Giordani si dimetteva e gli altri passavano con Eufemi lascando solo Abate. Allora il gruppo Giordani, ancora una volta, tentava di eleggere il segretario, non riuscendoci per mancata maggioranza ma insistente sulla candidatura della Giovannetti. Cosicché il segretario provinciale decise che la misura era colma e convocò le parti. L’intesa arrivò obtorto collo e per non far svanire tutte le belle attese generate dalla costituzione della nuova soggettività politica. Nacque così la “quaterna”: il partito guidato da quattro persone, variamente rappresentati le correnti, con esclusione del raggruppamento De Angelis, nel frattempo sempre più vicino al sindaco Eufemi. La parentesi dei “quattro” conseguì qualche apprezzabile risultato e finalmente si arrivò al primo congresso, nel mentre facevano capolino i cosiddetti giovani, capeggiati da Cacciotti. La non lungimirante pretesa di Abate di eleggere segretario un fuoriuscito dal gruppo Giordani, decretò l’avvicinamento di quest’ultimo al Sarrecchia col recupero anche del recalcitrante Ludovici. Il candidato segretario Sarrecchia uscì sconfitto dal congresso in prima battuta, ma al ballottag-

di Michele Lotierzo

gio con l’appoggio dei giovani relegò Abate e i suoi alla minoranza. Sarrecchia, pur nelle difficoltà, condusse il partito a una parvenza di unità e la “bonaccia” durò fino all’autunno dello scorso anno, quando la battaglia per la candidatura a sindaco indusse i giovani a diventare l’ago della bilancia: prima appoggiarono Abate contro Sarrecchia, decretandone la sfiducia e poi ritornarono sui propri passi abbandonando Abate e dando di fatto il via alle primarie di partito. Nel contempo, la guida del partito fu assunta dall’ottimo commissario Maugliani e dalla battaglia delle primarie, condotta senza andare troppo per il sottile, uscì vincitore Abate con una manciata di voti su Giordani. Costui lealmente nel maggio scorso appoggiò Abate, ma le finte divisioni del centrodestra e qualche passaggio dall’altra sponda, unitamente alla spregiudicatezza della corazzata Di Fiori e all’ipotesi abbastanza acclarata d’irregolarità elettorali, fecero il resto, aprendo la stagione travagliata dell’attuale sindaco Di Fiori. Il PD, grazie delle citate finte divisioni del centrodestra, risultò il primo partito, eleggendo addirittura quattro consiglieri. Comunque un grande successo, che avrebbe fatto presagire una stagione di stabilità e di ulteriore allargamento del consenso, anche alla luce delle vicende nazionali negative del centrodestra e dello sconclusionato avvio del mandato a sindaco Di Fiori. Da notare che con questa consiliatura, per la prima volta ad Ardea la minoranza svolge il suo apprezzato compito senza tentennamenti, forte, coesa e combattiva. Ma a fare da contraltare ecco che il PD, imprevedibilmente, comincia a sfarinarsi: prima defezioni di personalità non elette in consiglio comunale, poi grande insoddisfazione e appiattimento generale in vista di un improbabile congresso dope le elezioni politiche. Gli esponenti più avveduti del partito avevano suggerito di uscire dal commissariamento, fase straordinaria e assolutamente transitoria, per costituire una vera segreteria condivisa, con un tesseramento non per “sbranarsi”, ma per procedere in sintonia con i consiglieri comunali e per portare avanti l’attacco definitivo al centrodestra, che anche ad Ardea e a soli a cinque mesi dalle elezioni, appare fortemente diviso sulla spartizione del potere e abbacinato a una buona dose di confusione. Invece è prevalsa l’ipotesi di un non ben precisato gruppo di persone volenterose che, dividendosi i compiti, rimangano sotto l’ala protettrice del commissario Maugliani. Decisione, secondo alcuni, improvvida e miope, poiché mai come in un periodo d’imminenti elezioni regionali e nazionali e di primarie di coalizione, sarebbe stato necessario inviare all’elettorato un messaggio chiaro, di chiusura col passato e d’inizio di una nuova stagione. Una stagione di rinnovamento, di potenziamento della presenza del partito nella politica di alti conenuti, di forte legittimazione della segreteria, possibilmente affidata a persone capaci, competenti, provenienti da un percorso di vita limpido, in grado di imprimere un’accelerazione organizzativa, anche ricorrendo all’utilizzo e all’indifferibile padronanza delle moderne tecniche di comunicazione e della rete internet, sempre più importante per decretare il successo politico. A questo punto non è difficile prevedere un ulteriore abbandono della scialuppa PD, per approdare in lidi più organizzati e magari innovativi. Peraltro, la recente prova delle primarie, non è apparsa all’altezza della situazione lo sfarinamento del partito. L’opposizione in consiglio comunale è notoriamente il sale del governo delle problematiche e non averla conduce a quanto è successo nella scorsa consiliatura; ora che almeno in consiglio comunale l’opposizione è forte e si fa sentire comincia a sgretolarsi la principale impalcatura politica del partito di riferimento. Per chi ha a cuore le sorti di Ardea e per chi pensa che l’alternativa sia una via obbligata e salutare per ridare slancio all’attuale mortificante situazione della cittadina, le notizie di casa PD non possono che essere giudicate negativamente e la domanda che corre sulla bocca di molti, per quanto inquietante e densa di grande preoccupazione: Dove sta andando il PD?

Dicembre 2012


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Le riflessioni di Fabrizio Acquarelli, tra la nuova Giunta ei vecchi problemi

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Politica Ardea

rdea riparte da una nuova Giunta. Tranne il vicesindaco Fulvio Bardi, nominato assessore alle Attività Produttive, si tratta di tecnici ai quali sono stati assegnati ruoli affini alle loro competenze lavorative: Lionello Lupi, ingegnere romano, è stato messo dal sindaco Luca Di Fiori a capo dell’Urbanistica, l’architetto Riccardo Dotti, invece, è stato scelto per il settore dei Lavori Pubblici. L’Assessorato all’Ambiente è stato affidato all’avvocato Alessandra Cantore, mentre Diego Rubbi, laureato in Scienze religiose, ha avuto in carico Servizi sociali, cultura e sport. Un team tecnico che ha l’oneroso compito di far riguadagnare punti all’intera Amministrazione rutula e di far dimenticare i malumori che negli ultimi tempi accompagnavano i precedenti assessori, ormai non più graditi né da molti cittadini né da alcuni politici, tanto che nella maggioranza la spaccatura stava diventando sempre più evidente. Ma adesso è tutto risolto? “Arrivare ad una Giunta tecnica è il frutto di una decisione di tutto il consiglio comunale - ha spiegato Fabrizio Acquarelli, consigliere dei Cristiano Riformisti – Senza nulla togliere ai consiglieri precedentemente in carica, credo che mettere le persone con le qualifiche adeguate nei settori giusti sia il modo migliore per poter garantire l’ottimizzazione del lavoro”. Siete tutti d’accordo con le scelte fatte? “Come sempre, c’è ovviamente qualcuno che resta scontento, però, per spirito di gruppo, si è arrivati a questa decisione con la speranza di dare una spinta positiva per la ripartenza di tutti i settori amministrativi”. Scegliere dei tecnici ha significato, per i politici, fare un passo indietro, rinunciando ai protagonismi: che tipo di segnale è nei confronti dei cittadini? “Sicuramente di crescita e di maturità da parte dell’intero consiglio. Che io ricordi, è la prima volta che ad Ardea si opta per una Giunta tecnica, oltretutto scelta affinché questo tipo di problemi siano risolti una volta per tutte, visto che non completamente dal sindaco, che si è preso anche questa responsabilità. E’ si tratta della prima volta che i dipendenti adotstato il Primo Cittadino che ha deciso i nomi ed tano questo tipo di protesta. Stiamo anche “Quando si prendono le i ruoli, facendo capire che la priorità erano i prolavorando per estendere il porta a porta a tutto blemi reali, non i malumori di partito o dei singo- decisioni c’é sempre qualcuno il territorio comunale”. Oltre all’IMU cosa c’è li consiglieri”. I malumori ci sono anche da parte sotto l’albero per i cittadini di Ardea? “Purtroppo che resta scontento. dei cittadini, proprio a causa dei problemi reali: anche un aumento del 6% della TARSU, provin sei mesi di amministrazione non si può dire Scegliere una Giunta tecnica vedimento di cui era già stata data evidenza che abbiate fatto molto. Che poi la colpa sia ma che diventa reale proprio in questi giorni in è stato un segnale di davvero del patto di stabilità, quindi dell’imposcui stanno arrivando i bollettini a casa. Capisco sibilità di gestire il denaro necessario alle opere maturità perchè va al di là che è una brutta sorpresa, ma è stata inevitabipubbliche o che sia stato per altri motivi ai cittadei personalismi” le per poter coprire i costi di gestione del servidini interessa ben poco: il risultato, tanto per zio”. Quindi gli ardiesi sono stati così cattivi da fare un paio di esempi è che ci sono i cantieri meritare solo “carbone” e nessuna caramella, o fermi e che le strade sono piene di buche e di immondizia. “E’ vero, i citta- c’è la possibilità di avere anche qualche buona notizia? “Da parte nostra c’è dini si lamentano per i ritardi che ci sono nel completamento delle opere ini- la promessa di far lavorare la Giunta senza alcuna interferenza politica, in ziate con la Giunta precedente, ma il problema è davvero da ricercare nel modo che possano concentrarsi sulla risoluzione di tutte le questioni, a parpatto di stabilità, che non ci ha consentito di pagare le ditte, che di conse- tire da quelle più spinose”. Questo significa che potremmo, da qui a breve, guenza si sono fermate. Per ovviare a questo problema abbiamo chiesto vedere le strade pulite ed asfaltate, i servizi funzionanti e magari anche un alla Regione Lazio uno “sforamento” al patto di stabilità proprio per sbloc- serio piano di rilancio dell’intero Comune? “E’ l’augurio che faccio a tutti i citcare le risorse economiche necessarie alla ripartenza dei lavori in tutti i can- tadini, a partire da me”. tieri aperti”. Quali sono i tempi previsti? “Gli uffici sono già impegnati per fare Alfredo Corrao i mandati di pagamento alle società appaltatrici, quindi a breve ripartiranno i lavori”. Pensa che questa promessa sia sufficiente per riguadagnare la fiducia dei cittadini? “Vorrei assicurare che l’Amministrazione ha dato e continua a dare attenzione ai cittadini ed alla città: è vero che c’è stato un momento di fermo per i motivi che già abbiamo elencato, ma garantisco che adesso siamo pronti a ripartire nella maniera giusta e con le persone giuste”. E per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti? Gli ultimi giorni di novembre sono stati sicuramente pessimi in quanto a qualità di servizio, con la raccolta differenziata porta a porta effettuata in modo discontinuo e a macchia di leopardo. Ci sono stati quartieri dove l’umido non è stato ritirato per una settimana, a causa della protesta dei dipendenti della società appaltatrice, che non hanno ricevuto lo stipendio. Si tratta di un problema ormai ricorrente, così come ricorrenti sono le conseguenze: una città sporca. Cosa intende fare l’Amministrazione su questo punto? “E’ vero, in questi giorni la città non è pulita come dovrebbe: i lavoratori operano in forma ridotta per protesta e di conseguenza il servizio non viene svolto in modo completo. Noi stiamo adottando dei provvedimenti nei confronti della società appaltatrice, ma nel contempo cerchiamo anche il dialogo, perché sappiamo che questa ditta, come ha già dimostrato in passato, sa svolgere bene il suo lavoro, soprattutto se confrontato a quello che vediamo nei Comuni limitrofi. Ci stiamo comunque adoperando perché tutto torni alla normalità in tempi brevi ,

UNA NUOVA PARTENZA

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LA MEGLIO GIOVENTU’

Il mese appena trascorso ha visto protagonisti i giovani: in questo speciale raccontiamo non solo la cronaca, ma anche storie ed emozioni dei ragazzi di Pomezia ed Ardea

Foto di Marco Portanova, Francesco Marino e Giulia Guidotti

Bamboccioni”, “Sfigati”, “Choosy”. Sono tre degli appellativi con cui abbiamo sentito apostrofare i giovani dai politici italiani: Ministri e Viceministri, mica semplici consiglieri comunali. A dire le poco onorevoli frasi, nell’ordine, l’ex Ministro (quando era ancora in carica) per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione Renato Brunetta, l’attuale Viceministro del Welfare Michel Martone e la contestatissima Ministro del Lavoro Elsa Fornero. Tutte persone che giovani forse non lo sono mai state, almeno non come lo sono la stragrande maggioranza di quelli attuali: derubati, defraudati, disillusi. Sono questi, forse, i tre aggettivi che meglio li accompagnano. Ma questi giovani, tra i quali mettiamo

in primo piano i “nostri”, quelli di Ardea e Pomezia, non si arrendono e cercano di reagire. Scendendo in piazza per manifestare, ma anche per pulire e riverniciare. In questo speciale, nato grazie al contributo di molti ragazzi, raccontiamo non solo la protesta contro i tagli alla scuola, ma anche come si cambia il volto ad una piazza (quella del Patio, a Tor San Lorenzo) in un solo giorno, dimostrando che la buona volontà dei giovani riesce a fare molto di più di mille parole dei cosiddetti “grandi”, abilissimi nel fare promesse, un po’ meno nel mantenerle. Vedere questi ragazzi lavorare gratis per ripulire ed abbellire la piazza del loro paese, chiedendo nel contempo che venga intitolata ad un loro

CRONISTORIA DI UNA PROTESTA

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Il “novembre caldo” degli studenti è iniziato il giorno 8: un considerevole numero di alunni degli istituti Copernico e Pascal si sono riuniti in Piazza San Benedetto, a Pomezia. Gli studenti, in maniera ordinata, composta e civile, hanno manifestato contro il taglio dei fondi alla scuola pubblica. La protesta si è ripetuta, in maniera più eclatante, il giorno dopo: a partecipare alla manifestazione in Piazza S. Benedetto i ragazzi dell’Ipsia, del Copernico e dell’Istituto d’Arte , mentre quelli del Pascal erano in assemblea straordinaria all’interno dell’istituto. Gli studenti hanno presidiato l’ingresso del Palazzo Comunale e richiesto il coinvolgimento delle Istituzioni locali contro la proposta di legge Aprea, chiedendo l’attenzione del Sindaco e dell’Assessore alla Cultura. “Abbiamo paura per il nostro futuro – hanno dichiarato i ragazzi – e siamo preoccupati per lo stravolgimento degli organi collegiali e per l’ingresso di soggetti estranei nel processo formativo. Dalla Riforma Gelmini in poi non si è fatto altro che intervenire con tagli alla scuola pubblica”. Cogliendo l’invito, una delegazione è stata ricevuta dal Sindaco Enrico De Fusco e

dall’Assessore alla Cultura Rosaria Del Buono. “Da parte dell’Amministrazione – ha detto il Primo Cittadino – c’è totale solidarietà con la vostra protesta. I continui tagli agli Enti locali così come alle scuole e alla sanità non fanno che confermare l’attacco al pubblico e ai servizi. Colpire l’istruzione, con i tagli alla scuola pubblica e con riforme che riducono le risorse per il futuro dei nostri figli, significa colpire l’elemento primario della nostra civiltà: non potete e non possiamo stare a guardare”. Dall’incontro è nata Dicembre 2012

amico scomparso in un incidente stradale, scoprire che passano le giornate di occupazione della scuola (l’Istituto d’Arte) a riverniciare i muri delle aule e dei laboratori, sapere che portano avanti progetti sociali per i bambini meno fortunati, dando ripetizioni e facendoli giocare (attraverso i laboratori dell’Associazione “La cicala e la Formica”), accorgersi che sono loro che da oltre un anno tengono pulito il giardino della scuola (il Pascal), dove addirittura hanno creato un orto, è davvero emozionante, perché fa capire che questi ragazzi non sono né bamboccioni, né sfigati, né choosy, ma sono davvero la nostra speranza di futuro.

l’idea di costituire un coordinamento permanente tra l’Amministrazione comunale e i rappresentanti degli studenti e dei docenti, per il presente ma anche per il futuro: “E’ necessario fare fronte comune – ha continuato il Sindaco – anche per analizzare e capire cosa accadrà agli istituti medi superiori con la cancellazione della Provincia e la costituzione dell’area metropolitana. L’Amministrazione comunale è dalla vostra parte, ma questo non basta, è necessario lanciare un messaggio chiaro e forte agli organi competenti”. L’Assessore Rosaria Del Buono, come promesso, ha poi partecipato insieme ai ragazzi alla manifestazione che si è tenuta a Roma il 14 novembre, dove i “nostri” hanno sfilato in corteo in maniera pacifica ed ordinata, contraddistinguendosi per la serietà con cui hanno portato avanti le loro convinzioni: la protesta dei giovani pometini e ardiesi non è mai sfociata nei tafferugli che hanno invece visto coinvolti molti altri studenti, che hanno rovinato il messaggio che gli studenti volevano inviare al Governo ed all’intera società civile. Alessia Ambra Achille


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LA VOCE UNITARIA DEGLI STUDENTI

Siamo ancora qui a urlare, spiriti liberi in un’Italia che cade a pezzi. Eravamo quasi in mille venerdì 9 Novembre davanti al Comune, la voce giovane della città di Pomezia che dice i suoi “no” ai continui tagli del Governo sull’istruzione pubblica, sulle privatizzazioni delle cose che sono nostre di diritto come lo studio, inviolabile sulla carta della Costituzione italiana.

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Diritti che ci vediamo sempre di più tolti, lontani dalla quotidianità stessa. Perché arriveremo al punto in cui quando ci viene tolto tutto, appena ci ridaranno indietro un nostro diritto, ci sentiremo privilegiati. Ecco perché noi studenti di Pomezia abbiamo manifestato. Siamo cittadini di questo Paese che non ci restituisce nemmeno una parte di quel che noi diamo, siamo cittadini vecchi,

adulti, giovani o bambini, siamo cittadini stanchi di un’Italia che non va. Ma non ci fermiamo, continuiamo a manifestare e siamo sempre di più, una voce che non è più solo di noi studenti, ma che si estende anche ai professori, alla gente che è stanca della situazione, una voce globale di un’Italia che vuole essere nuova, che vuole essere il cambiamento. La città di Pomezia nel suo piccolo, ha iniziato finalmente a muoversi, sempre più giovani stanno prendendo conoscenza di quel che veramente sta succedendo e di quel che si può fare, che rimanere fermi immobili a guardare è una cosa ormai passata. In piazza noi giovani eravamo uniti per combattere per lo stesso ideale di giustizia, non individui solitari ma bensì una fratellanza fra persone che nemmeno si conoscevano. Perché è questo quel che la vita certe volte fa: in certi momenti sai che in qualsiasi lotta che dovrai affrontare, non sarai mai solo, perché ci sarà gente che come te non si piega e porta avanti i suoi ideali. La città di Pomezia in questa lotta, non è da sola, è una piccola parte del cambiamento che può finalmente arrivare. Perché noi, spiriti liberi, siamo il cambiamento dell’Italia”. Gli studenti di Pomezia

DISOCCUPAZIONE : CONTESTATA LA FORNERO

a protesta dei giovani non poteva non toccare il Ministro Elsa Fornero, contestata il 20 novembre alla presentazione del bilancio sociale dell’Inps, a Villa Borghese. Per l’occasione studenti di varie scuole occupate e università hanno protestato, esponendo striscioni con scritto “Fornero saremo il tuo incubo ovunque. Ci riprendiamo tutto”. I ragazzi hanno deciso di contestare il ministro proprio nel giorno della presentazione del bilancio dell’Inps, che riporta dati sempre più preoccupanti riguardanti la disoccupazione giovanile, sempre in aumento. L’occupazione è diminuita del 45% per gli under 19 e dell’11,3% per gli under 30 ed il trend non sembra volersi modificare per il prossimo futuro. “Questi dati – hanno dichiarato gli studenti descrivono bene una situazione allarmante e sempre meno sostenibile per i giovani, a cui stan-

no togliendo tutto, mentre la nostra ministra ha il coraggio di dichiarare di non essere troppo “choosy” ad una generazione senza futuro». L’infelice frase del Ministro Fornero, che invitava i ragazzi a non essere schizzinosi, è ormai diventata lo slogan della protesta: “Siamo choosy: ci

Un Natale ricco di giovani e di aiuto a chi ne ha più bisogno. Questo è lo spirito che muove la prossima iniziativa organizzata dall’Assessore alla Pubblica Istruzione Rosaria Del Buono per il Natale 2012. Dopo il successo della scorsa edizione, nella quale è stato donato il pulmino per i diversamente abili, ed appurato il gradimento delle ultime Notti Bianche, l’amministrazione ha deciso di coniugare il tutto creando il “Natale solidale” che vede coinvolti i commercianti di Pomezia, i quali potranno lasciare i loro negozi aperti fino a mezzanotte, accompagnati da intrattenimenti musicali, spettacoli, cinema e la possibilità per le singole attività di esporre e vendere i propri prodotti ai cittadini, che possono approfittare dell’occasione per

fare shopping natalizio. “Abbiamo potuto già verificare in occasione della “Notte Bianca 2012” – ha spiegato Rosaria Del Buono – quanto i giovani ed i meno giovani abbiano gradito e partecipato con entusiasmo a questo tipo di iniziativa. Il “Natale solidale” vuole essere il proseguo di una preziosa collaborazione tra commercianti ed istituzioni, perché sta a cuore a tutti noi valorizzare il territorio e dare un Natale indimenticabile”. Il loro contributo i giovani lo danno in due modi: il primo è quello di raccogliere i fondi che saranno poi devoluti in beneficienza, il secondo quello di rendere speciali le serate con concerti di musica di vario genere. “Pomezia ed Ardea sono piene di ragazzi bravissimi, che sanno suonare e

NATALE SOLIDALE

fate schifo!”. “Nell’Italia dei tecnici – comunicano gli studenti universitari attraverso un comunicato stampa - il dissenso è un problema da nascondere, le politiche di austerity non ammettono critica, gli studenti che pretendono una vita degna sono dei viziati che impediscono la ripresa economica, per questo bisogna dargli una lezione. Nelle strade è andata in scena la brutalità della polizia, i lacrimogeni lanciati dal terzo piano del Ministero di Grazia e Giustizia, centinaia di studenti inseguiti, sequestrati e schedati. Sulla stampa i politici hanno fatto a gara per condannare la violenza dei manifestanti, contenti per un giorno di non dover rispondere delle loro truffe. Abbiamo davanti a noi due strade: la rassegnazione, la precarietà, l'emigrazione o il coraggio di riprendersi tutto”. Matteo Acitelli

I giovani rispondono all’invito dell’amministrazione comunale

Dicembre 2012

cantare molto bene – hanno spiegato i giovani che hanno aderito all’invito dell’Assessore Invece di chiamare personaggi più o meno famosi, che hanno costi proibitivi, noi ci siamo offerti di esibirci gratuitamente: per l’Amministrazione comunale è un sicuro risparmio, per noi un’occasione per farci conoscere e per i cittadini un modo per passare una serata piacevole. Stiamo creando una rete di volontari per la raccolta fondi organizzata dal Comune, facendo proposte ai commercianti, che potranno devolvere una piccolissima parte dei loro guadagno di quella serata per una finalità benefica”. Matteo Acitelli

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IL SABATO POMERIGGIO? SI STUDIA IN PIAZZA

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rano di nuovo in piazza, sabato 17 novembre, gli studenti delle scuole superiori di Pomezia. In occasione della “Giornata Internazionale dei diritti Studenteschi” i giovani si sono dati appuntamento a Piazza Indipendenza per una manifestazione alternativa: introduzione dal palco e lezioni all’aperto con i professori. All’invito hanno risposto i ragazzi del Liceo Classico e Scientifico Blaise Pascal, dell’Istituto l’Arte Capogrossi e dell’I.S.S. Copernico. “Per la prima volta – hanno spiegato i rappresentanti d’Istituto - siamo riusciti a creare una rete tra le scuole del territorio. Invece di agire in maniera individuale, abbiamo deciso di fare fronte comune, perché i problemi sono gli stessi per tutte gli indirizzi. Insieme abbiamo più voce, oltre che più idee per portare avanti la nostra protesta”. Una protesta mai violenta, ma costruttiva. “Ci dispiace per quello che è accaduto a Roma il 14 novembre – hanno proseguito – ma soprattutto ci dispiace essere stati associati a gruppi di persone che con la protesta studentesca non c’entrano nulla. Lo studente non è un violento che attacca le forze dell’ordine o che va contro la legge: abbiamo sfilato per l’intera giornata in modo pacifico, cercando di coinvolgere i cittadini e spiegando le nostre ragioni. Ma gli occhi di tutti si sono focalizzati in quella mezz’ora di disordini provocati da chi con noi non ha niente a che spartire”. Che sono di un’altra pasta, questi ragazzi lo hanno dimostrato facendo lezione all’aperto di sabato pomeriggio con i pochi professori che hanno dato la loro disponibilità. “Si tratta di un’iniziativa importante che va valorizzata – ha commentato la professoressa Rita Nardecchia, insegnante di Scienze, Chimica e Biologia al Pascal - perché questi ragazzi stanno dimostrando di voler lottare per il loro futuro, che poi è quello del nostro Paese. Se confrontiamo quello che si prospettava solo qualche anno fa e quello che invece è adesso la realtà della scuola oggi, ci rendiamo conto che ogni iniziativa che va contro questo stato di cose deve essere appoggiata. Si tratta di studenti che hanno grandi capacità, che approfondiscono i problemi e che cercano di reagire e di riappropriarsi dei loro diritti. Io ormai sono prossima alla pensione, avrei potuto disinteressarmi del problema, ma

proprio perché ho visto la parabola discendente del mondo della scuola ho deciso di passare questo sabato pomeriggio insieme agli studenti”. Non le sembra strano che questi adolescenti preferiscano passare un sabato pomeriggio in piazza a fare lezione invece che a spasso con gli amici? “No, perché questi ragazzi hanno capito l’importanza della battaglia che stanno sostenendo, dimostrando una grande maturità e coscienza sociale, di cui sono davvero orgogliosa anche come insegnante”. Dello stesso parere anche la professoressa Mondelli, che insegna Storia e Filosofia al Liceo Scientifico. “Sono qui per stare al fianco di questi ragazzi, che sono davvero da

ammirare. Pensano con la loro testa, molto di più di quanto facevamo noi alla loro età. Sono più maturi, ma questo non toglie che abbiano bisogno di avere degli adulti accanto e non solo di noi professori: è l’intera società che li deve appoggiare. Noi “grandi” dobbiamo offrire degli esempi positivi, sapendo che l’esperienza fatta con loro serve a far crescere anche noi”. Sono quindi un esempio per molti adulti? “Sicuramente. Non sempre siamo noi adulti fare le cose giuste e i ragazzi a sbagliare, magari per inesperienza: spesso sono loro a farci capire i nostri errori. Per questo, soprattutto in questo periodo, dobbiamo stare accanto a loro”. Loro, che sono in piazza perché “pare che l’unico modo per far lezione, ormai, sia uscendo dalla scuola, dove è diventato sempre più difficile apprendere con il giusto metodo”. “Queste non sono solo lezioni di scienze o di filosofia – hanno commentato due studentesse del 4 liceo scientiDicembre 2012

fico - ma vanno oltre. Noi andiamo a scuola per farci una cultura vera, ma pare sia diventato impossibile. Scendere in piazza a manifestare, per me non è stata una scusa per saltare un giorno di lezione, ma per chiedere una scuola migliore, dove si possa studiare ed imparare ad affrontare la vita ed il futuro. Non ci sentiamo di aver sprecato un sabato pomeriggio: lo spreco sarebbe restare indifferenti, perché ne va del nostro futuro”. Ma cosa vi aspettate, per il futuro? “Di certo non quello che ci propongono i governanti. Ma per poter creare il nostro futuro abbiamo bisogno di una scuola che ci dia una cultura più ampia, che allarghi le nostre menti. E per ottenerlo siamo disposti a lottare e a scendere in piazza”. Quello che molti adulti non fanno: che messaggio volete inviare a chi invece sembra rassegnato, a chi si lamenta ma non fa nulla per cambiare le cose? “Diciamo di risvegliare le loro coscienze: quello che sta succedendo, non solo i tagli alla scuola, ma anche tutti i sacrifici che vengono chiesti ai cittadini senza alcuna contropartita e senza che i privilegi di pochi vengano toccati, sta rovinando non solo il presente, ma soprattutto il futuro, togliendo a noi giovani speranze e possibilità. Ci stanno tarpando le ali, mentre noi vorremmo volare più in alto. Se poi ci dobbiamo rivolgere a chi ci governa, diremmo loro che, invece di rubarci le speranze, dovrebbero tutelarci, perché siamo noi il domani dell’Italia”. “Per la prima volta tutti gli studenti del territorio sono uniti – ha spiegato Pasquale Labate, rappresentante d’Istituto del Liceo Scientifico e Classico Blaise Pascal – stiamo creando una rete che vede coinvolte tutte le scuole. L’esperienza pregressa ci ha insegnato che da soli non si ottiene niente. Per questo abbiamo deciso di confrontarci con i rappresentanti degli altri Istituti e di fare un coordinamento che mettesse insieme esperienze, idee, proposte e che ci consentisse di

avere più voce. La grande adesione alle manifestazioni di questo periodo è dovuta proprio al coordinamento tra le scuole, che non sono più identità a sé stanti, ma fanno parte di un’unica realtà, sono tutte attive in modo corale. Questo perché i giovani, a prescindere dall’indirizzo scolastico scelto, hanno tutti lo stesso sogno, quello di un futuro migliore. Credo che questo momento storico sia tra i più bui, nel nostro Paese. Per questo non vogliamo restare fermi a guardare: ci ribelliamo a quello che sta accadendo, a partire dai troppi tagli alla scuola pubblica ed alla sanità, che sono i due settori base per una società civile. La nostra idea è quella di farci sentire, ma in maniera civile. Non siamo black block né facinorosi: non scendiamo in piazza per fare violenza, ma per dimostrare a questo Governo che noi non ci stiamo”. Alfredo Corrao


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AUTOGESTIONE

Speciale Giovani

Gli studenti dell’Istituto d’Arte hanno approfittato dei giorni di autogestione per ripulire la scuola, per la quale da tempo anche i professori lamentavano il cattivo stato della struttura

IL LICEO ARTISTICO CAMBIA VOLTO

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Una settimana di autogestione contro l’attacco alla scuola pubblica

a scuola che vorrei. Abbiamo organizzato un’autogestione, fermando la didattica scolastica per una settimana. La voce dei ragazzi di Pomezia stavolta è volata alta. In pochi giorni sono stati organizzati forum, corsi di fotografia, di studio della lingua giapponese, sport e attività didattiche per arrivare al forum di giornalismo. Ma non ci sono stati solo momenti teorici. Infatti moltissimi ragazzi hanno svolto lavori di pittura delle aule in stato di degrado. Con il corso di giornalismo il messaggio che i ragazzi dell’Isa Pomezia vogliono trasmettere è forte: le cose possono cambiare veramente. Attraverso l’informazione libera si da voce alle nostre opinioni, si cammina insieme seguendo uno stesso ideale. A tutto questo seguono dei lavori dei ragazzi nelle aule mal messe, disegni preparatori, pennelli in mano e il via libera all’immaginazione. E’ la protesta di ragazzi che sono stufi dei disagi e dello scontento che il Governo sta causando, che nel loro piccolo si muovono insieme con l’aiuto dei professori. A contribuire al forum sulla comunicazione è intervenuto il giornalista Giovanni Del Giaccio, uno dei fondatori del “Il Granchio”, giornale comunale di Anzio, e collaboratore anche

nel “Messaggero” di Latina. Ha cercato di trasmettere agli studenti l’importanza della divulgazione delle notizie e, soprattutto, la chiarezza dei fatti. Riportando le storie della sua “gavetta” , ha illustrato il bello, spiegandoci anche il lato spietato del mondo del giornalismo. Nel forum del fumetto è intervenuto Raphael Di Terlizzi, artista a livello internazionale che ha illustrato come attraverso un lavoro innovativo del genere, è riuscito ad avere successo. E’ passato a spiegare poi la realizzazione dei disegni e l’importanza del tratto della mano, esponendo il proprio percorso lavorativo, le varie progettazioni e rispondendo alle domande dei ragazzi. L’editore Cristiano Bucciero ci ha parlato del mondo dell’imprenditoria grafica, sia cartacea che telematica, e ha fatto l’importante promessa di instituire delle borse di studio per gli alunni più meritevoli. Questi giorni di autogestione non sono serviti solo per migliorare l’aspetto della struttura scolastica, bensì hanno fatto parte di una crescita culturale che riguarda diversi fronti in cui gli studenti hanno avuto la possibilità di arricchire il proprio bagaglio personale. A condire il tutto si è svolto un concerto in palestra venerdì in cui si è data ai giovani la possibilità di realizzare diverse performance artistiche. Tanti i commenti, positivi e non, su questo fermo didattico: “Forse si poteva fare di più o miglioraDicembre 2012

re determinati aspetti”; fatto sta che per quattro giorni la scuola artistica di Pomezia non si è piegata a un sistema socio-politico non sempre corretto. Chiara Rielli Responsabile della comunicazione Comitato per l’autogestione Liceo Artistico Pomezia

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LE VOCI DEI RAGAZZI

Chiara Rielli, dell’Istituto d’Arte, ha intervistato due studenti ed un professore vvenire il i possa a n io z ta s le manife no? ttutto raverso tt a e h c ha bisog ni, sopra enso i io a li z a ta It s Pens l’ e i if u s ento di c momento le man are il nostro dis tr cambiam s pio to o s m e m e u r s q e e do p , ad he in o re c m u o is o d ic m re n “C nzionaate o l’u determin manifestazioni fu l he, sian a ic o if c rd a a p u co la se rig sempre parliamo tire”. opinioni n o e o d tr n N s a . o u n la q o e le ltati i sen scu mo asco o modo per farc nti della o ia fr n n e o v c n i ne o no l’unic hé spess sto momento è -politica? no, perc e u ne socio o di vedere il q io z in a a u it M s . la od Governo uzione è ambiare ente il m trebbe c mpletam ad esempio, l’istr garano o p c e re m ia o C , si mb momento vestimento. Se rebbe ca in “Bisogne ervizi: in questo buoni n i u e d e nno is ce ch ra e e a v s in ro deti a s o n e c e d ni, qu o di inten o spre a d n v o u io m g ta i il a ra conside truzione proprio cambiare lio è continuare buona is a n sbag u ogna e c s ti turo. Bis elfare”: lo o degli sprechi, fu “w l e o n tt e ri d lavorato , il cosid i numeri to sociale one soltanto de ta S lo rs re overno pe erare le , o è il G o rn e . v i” o n a consid a il G esseri um lo che è contro o anziché p o verno p il e sia ssun Go e N ? . lo te o a p Credi ch g lo po un popo nto in nte colle ontro al trettame o popolo e ness s che va c me o o n o m s l e cose propri erò, n il P . o o tr n rn “Le due o e c gente, v e essere ntro il proprio go igenze della sua ere dovrebb o s c e ess lle e e essere de più a o Stato dovrebb n o p s dovrebb ri n zione, parti. L verno no a popola chi gli cui il Go certa ostilità tra le rappresenta un Sono po . o te d a n n n e e u d e creiorm cca nasc lcontento e he magg desso non sta a c a e m n Il io . z o ern part sto a l’Istitu esto Gov he nessuno, da ppo que u q ro rt in u o p però noscon giore è c to non he si rico cosa peg to disagio. Ques la otti, a italiani c m , s lia Guid que di più iu ro re (G e p v ”. v m o a e c d s sce ocrati pisce tato Dem nti”, rece dei “pote ccadere in uno S apienza) S ea oma La dovrebb sità di R r e iv n ’U dell

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I professori dalla parte degli studenti

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er una volta, studenti e docenti sono dallo stesso lato, senza cattedre né banchi a dividerli. A testimoniarlo la lettera, votata all’unanimità nel collegio docenti del 29 ottobre, che gli insegnanti del Liceo Pascal di Pomezia hanno inviato agli studenti ed alle loro famiglie, oltre che al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “I docenti dell’IIS “Blaise Pascal” di Pomezia, amareggiati e sdegnati, vogliono esprimere con forza e determinazione il loro totale dissenso sulla legge di stabilità e non assisteranno impotenti e indifferenti alla distruzione finale di quella scuola che, attraverso l’istruzione, è un vettore di ascesa sociale , che ha permesso, e sperano possa continuare a permettere, la crescita e lo sviluppo culturale, economico e sociale del nostro paese”, si legge nella missiva. “Rivendicano con orgoglio – prosegue la lettera - la loro dignità di intellettuali che hanno fatto dell’insegnamento la loro professione e, ancora una volta, lottano per difendere la scuola stufi di essere bersagliati dal disprez-

sitiva? one sia una cosa po Pensi che l’autogesti diventae tutti gli alunni che “Certo, perché unisc ”. no un gruppo unico è svolta ifico di quella che si ec sp Parlando nello ta in e sia stato organizza a Pomezia, reputi ch modo adeguato? o i proelle che stabiliscon “Sì, ci sono delle tab che possogazzi sanno quello grammi con cui i ra no fare”. anifestatogestione e alle m Credi che ,oltre all’au re il maniera per protesta zioni, ci sia un’altra nostro disagio? o caratteo far vedere il nostr “Noi stessi: dobbiam stazione lio di noi. La manife re, tirare fuori il meg o di che dimostra un mod è una conseguenza, ri”. proprio, non degli alt pensare e di essere IV C, ISA Pomezia) (Simone Romani,

zo di politicanti a cui, evidentemente, non è bastato il massacro dell’istruzione fatto con una riforma basata su tagli indiscriminati e nuovi programmi che definire inadeguati è un eufemismo. Sono stanchi di veder denigrata la propria professionalità poliedrica e versatile che include un continuo work in progress basato su informazione, cultura, pedagogia, assistenza sociale, ore regalate allo Stato, alle famiglie, agli studenti, che si concretizza in un lavoro sommerso mai riconosciuto da nessuno. Lo scorso anno si era accesa una speranza per il miglioramento della scuola italiana. Il quattro novembre del 2011 l’UE e l’autogestione Professore, pensa ch inviò una lettera in cui le per noi studensia stata una cosa uti esponeva i 39 punti critici ti? del nostro paese a cui rienza è molto utile “Sì, una simile espe imputare la condizione di ta male, può serperché, anche se fat crisi e faceva una serie di nza della scuola vire a capire l’importa richieste al Governo di momento impore dei professori. E’ un allora tra cui riportiamo: denti vi trovate tante, perché voi stu “…Come intende il goverparte di noi proqualche giorno dalla no valorizzare il ruolo e le difficoltà nel fessori, capendo anch degli insegnanti nelle sintefano gestire le lezioni”. (S gole scuole? Quale tipo di re d’ arte della Trappolini, Professo incentivo il governo intenematografia, fotografia e della cin de varare?”. Il governo ISA Pomezia) non solo non rispose, ma a seguito della lettera stessa fu costretto a dimettersi. Oggi l’attuale esecutivo vuole porre fine a quella flebile speranza inventando una nuova forma di schiavitù. Forte di una miscellanea parlamentare mai vista che costituisce la sua maggioranza propone: aumento del 30% dell’orario di servizio dei docenti senza retribuzione, in cambio di un falso aumento delle ferie. In un sol colpo (di stato?) brucia: il contratto di lavoro, l’ARAN, i sindacati, lo Stato di Diritto, le richieste della tanto citata Europa e la possibilità per migliaia di colleghi precari, che sino ad oggi hanno dato un contributo determinante al funzionamento della scuola, di accedere legittimamente alla stabilizzazione. Se non avessimo il sospetto di un disegno mirato a destabilizzare le istituzioni e, in primis, la scuola perché insegna a tutti a pensare, potremmo ironizzare ed azzardare due ipotesi: primo, gli attuali componenti del governo non sono più abituati a comprendere l’italiano poiché si esprimono prevalentemente in altre lingue e hanno confuso i termini “ valorizzare” e “incentivare” sostituendoli con “rovinare” e “scoraggiare” ; in questo caso possono correggere subito anche perché la Cultura non dovrebbe difettargli, visto il titolo di cui si fregiano. Seconda ipotesi: le richieste dell’Europa oggi non sono più degne d’interesse, non hanno peso, non contano più, non devono più essere soddisfatte e allora: via tutta la legge di stabilità; via il pdl 953 ex Aprea, riforma peggiorativa degli organi collegiali che introduce pesanti elementi di privatizzazione nelle scuole a discapito della libertà di insegnamento e che demolisce il sistema nazionale di istruzione ledendo il principio stesso di uguaglianza sancito dalla Costituzione; via la riforma delle pensioni; via tutti gli articoli sulla “spending review” che riguardano la scuola. In altre parole , via tutti i sacrifici imposti a tutte le categorie di cittadini”.

Dicembre 2012


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“Rudi” e “Alice” dalla parte dei ragazzi scesi in piazza

ono ragazzi fortunati, Micol Olivieri e Niccolò Centioni, perché non devono scendere in piazza per protestare contro i tagli alla scuola. Loro, infatti, sono “costretti” a frequentare scuole diverse a causa del lavoro che svolgono. In arte, Micol e Niccolò sono Alice e Rudi, tra i protagonisti della fortunatissima serie televisiva “I Cesaroni”. Cresciuti sul set, sono amatissimi dai fan, che domenica 18 novembre li hanno accolti in maniera entusiastica nel centro commerciale Castel Romano Shopping Village, dove erano ospiti per uno spettacolo. Niccolò ha intrapreso la sua carriera ad appena 6 anni, nel 1999, con la fiction “Un prete tra noi”. Micol, invece, ha iniziato all'età di 9 anni con il cortometraggio "Turno di notte " con Leo Gullotta. Entrambi 19enni, non hanno i problemi tipici dei loro coetanei, ma non per questo non condividono le loro preoccupazioni. “E’ vero, facciamo gli attori – spiega Micol Olivieri - in questo momento abbiamo popolarità e stiamo lavorando, ma il nostro non è certo un contratto a tempo indeterminato. In maniera atipica siamo dei precari anche noi. Non è detto che il periodo fortunato duri per sempre, anche se ovviamente lo speriamo. Ma capiamo perfettamente come si sente un ragazzo che studia per avere la possibilità di trovare un buon lavoro e poi si trova davanti al nulla: a forza di tagli, il Governo sta rubando il futuro ai giovani, e tra loro ci siamo anche noi”. Il mestiere di attore vi ha dato la fama e una sicurezza economica maggiore rispetto a molti vostri coetanei. Ma cosa vi ha tolto? “A me sicuramente la possibilità di frequentare le scuole “normali” – risponde Niccolò – Avendo iniziato da piccolissimo, ho sempre studiato privatamente, perché il lavoro non mi consentiva di essere presente in aula come gli altri bambini. Mi è quindi mancato il contatto con i compagni di classe, il fare “squadra” con chi ha non solo la tua stessa età, ma anche i tuoi stessi bisogni e desideri. Ho quindi dovuto rinunciare ad avere tanti amici, quelli con cui condividere la vita di tutti i giorni”. Il “Rudi” nazionale è però consapevole della sua condizione di privilegiato. “Comprendo la protesta dei giovani che scendono in piazza contro i tagli alla scuola, ma, da persona che già lavora da oltre 13 anni, non riesco ad immedesimarmi completamente, perché ragiono partendo da un punto di

vista diverso: però li capisco e li appoggio, sapendo che se non avessi questo lavoro adesso sarei con loro”. “La protesta è giustissima, mi chiedo soltanto perché solo ora e non prima”, aggiunge Micol. Anche lei, come Niccolò, sembra più matura rispetto alla sua età. “Anche se si tratta di un mestiere bellissimo, iniziare a lavorare da piccoli costringe a crescere più in fretta. Credo infatti di aver perso un po’ di quella spensieratezza che dovrebbe caratterizzare l’infanzia e l’adolescenza: non ho avuto il tempo di essere bambina. Tornando ai giovani che sono scesi in piazza, mi chiedo cosa stavano aspettando per farlo: in Italia purtroppo siamo sempre indietro rispetto al resto d’Europa, dove i ragazzi da tempo cercano di far valere i loro diritti. Sono convinta che si si vuole qualcosa, se si insegue un ideale, bisogna lottare per ottenerlo. Io sono molto preoccupata per la nostra generazione, che negli ultimi tempi sembrava aver perso smalto ed ideali. Non dico che si deve tornare alle rivoluzioni del ’68, ma penso sia giunto il momento di rimboccarsi le maniche e di dimostrare il valore di noi ragazzi senza paura di ribellarsi, ovviamente sempre senza eccessi e senza violenza”. Ci sono possibilità per la vostra

generazione? “Credo di sì - afferma “Alice” – ma bisogna anche darle, queste possibilità, e non troncarle ancor prima che si realizzino. Noi non siamo una generazione vuota: forse non abbiamo i giusti rappresentanti. Da parte nostra dobbiamo recuperare quei valori in cui crediamo e che probabilmente abbiamo nascosto sotto il peso della paura. Con questa crisi, insieme alle prospettive per un futuro migliore a livello lavorativo e sociale, ci hanno distrutto tutti i sogni: ti devi accontentare di lavoretti saltuari, spesso sottopagati e magari che neanche ti piacciono, perché sai che trovare di meglio è quasi impossibile. Ma non dobbiamo arrenderci: questo vale per tutti i ragazzi, anche per noi due che siamo più fortunati degli altri”. Concludiamo con una battuta: esiste un “metodo Cesaroni” che i giovani possono provare per risolvere i loro problemi? “Purtroppo esclamano all’unisono “Rudi e Alice” - di fronte alla profondità di questa crisi, che chi si trova nel delicato passaggio dal mondo della scuola a quello del lavoro sente ancora di più, non c’è “metodo Cesaroni” che possa funzionare!”.

"Orario di lavoro a scuola : hanno vinto i docenti", titolava in prima pagina il Corriere della Sera di lunedì 12 novembre. L'autorevolezza della fonte di questa notizia urtava dentro di me con l'impossibilità quasi deontologica di accettare quel che di primo acchito mi sembrava un autentico ossimoro! Ma in fondo la notizia era "vera": tutta l’opinione pubblica si era appassionata al tema delle 18 ore settimanali lavorative. Che il governo facesse marcia indietro era indubbiamente “la notizia”. Certo si potevano scegliere altri punti di vista per sviscerare il problema! Vorrei provare io a scegliere un punto di vista che forse a molti miei colleghi potrà apparire politicamente o sindacalmente scorretto, ma che è e vuole essere solo un punto di vista. E' quello di chi si pone alla visione ed all'ascolto di una realtà quella della superiore che non possiamo continuare a vedere con le lenti devianti della retorica, del buonismo, del luogo comune, del

quieto vivere e dell'approssimazione! Cosa si scorge da qui? Una scuola superiore totalmente scollegata dal mondo del lavoro; Una scuola superiore totalmente scollegata dal territorio; Programmi scolastici antiquati e superati; Metodi didattici arcaici e obsoleti; Organizzazione e gestione caotica e burocratica insieme; Organismi dirigenti pletorici e dalle competenze non ben definite. Tempo fa ho smarrito una card con 500 pagine di fotocopie prepagate dall’Amministrazione. Mi è stato detto che dovevo fare denuncia di smarrimento alla dirigenza, recarmi all’ufficio postale per un versamento di 6,89 Euro e fare domanda al Dirigente per avere un duplicato. Mi sono recato ad un internet-point e a mie spese ho deciso di fare le fotocopie. I miei colleghi questo modo di essere della scuola lo conoscono bene, ed allora perché continuano a dire che è tutta colpa dei tagli? Almeno si dicesse che non è solo una questione di tagli! Invece

anche quest'anno, come è di rito ormai dal '68, ci sono state le oceaniche manifestazioni (questa volta uniti prof e studenti) contro i tagli, la distruzione della scuola pubblica, la privatizzazione, l'aiuto alla scuola privata. Credo di non aver dimenticato nulla. Anche questa volta si è persa l'occasione per parlare seriamente di scuola ed istruzione nel terzo millennio e cioè di bonus scuola, di concorrenza tra piani formativi, di stage, di raccordo tra imprese e istituti, di sperimentazione didattica, di contributi finalizzati a ricerca e innovazione sul territorio! Sconsolatamente devo concludere che la mia prima reazione all'articolo del Corriere della Sera è anche quella giusta per tutta la vicenda: la "nostra vittoria" è un inaccettabile ossimoro!

LA CRISI DEI GIOVANI VISTA DAI “CESARONI”

Alessia Ambra Achille

DOPO UN MESE DI AGITAZIONI, HANNO VINTO I DOCENTI?

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Pasqualino del Grosso docente di filosofia B.PASCAL

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I GIOVANI RIFANNO IL LOOK ALLA PIAZZA L a gioventù di Tor San Lorenzo si muove, e lo fa per bene. Il 10 novembre, a proprie spese, i ragazzi del quartiere hanno verniciato tutte le panchine, tagliato l’erba e messo a dimora alcune piante ornamentali ed ulivi nella piazza del “Patio” . I giovani, stanchi di vedere la piazza abbandonata al degrado ed alla sporcizia malgrado gli sforzi della ditta concessionaria della raccolta RSU, hanno deciso di dare il loro contributo attraverso questa lodevole iniziativa. I ragazzi si sono riuniti in piazza con pennelli, pittura e tagliaerba, dando alla piazza un aspetto che la rende ora degna di questo nome. Dimostrando un forte attaccamento al loro territorio, hanno passato l’intera mattinata a raccogliere bottiglie e

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tappi di birra, lasciati abbandonati in prevalenza da stranieri di diverse nazionalità che solitamente bivaccano nella piazza, hanno tagliato l’erba e piantato fiori nei vasi. Saputo dell’iniziativa, sul posto è arrivato il sindaco Luca Di Fiori, accompagnato dal maggiore Luciano De Paolis, comandante del distaccamento di Tor San Lorenzo. Il Primo Cittadino si è complimentato con i ragazzi, con i quali tra l’altro si è impegnato ad un maggior controllo ed attuazione della ordinanza antibivacco, per far sì che non si ricrei il clima di inciviltà del passato. I giovani, dal canto loro, hanno promesso di curare la piazza come il giardino di casa propria, per evitare che vandali senza cultura possano continuare a bivaccare sulla piazza ren-

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dendola una zona invivibile. In cambio, “la piazza dovrà essere intitolata ai giovani di Tor San Lorenzo ed ospitare una targa per il giovane Carlo Alberto De Paolis, scomparso prematuramente il 1° novembre a seguito di un incidente stradale su via Pontina”, hanno chiesto al Sindaco i ragazzi. E in piazza era presente anche il papà di Carlo Alberto, che ha voluto aiutare gli amici di suo figlio nella pulizia della piazza. “Ringrazio questi ragazzi – ha commentato – per la grande manifestazione d’affetto nei confronti di Carlo Alberto. Il gesto di questi ragazzi è un bel segnale, che spero serva per poter risvegliare le coscienze sociali degli abitanti di questo paese che purtroppo è un po’ abbandonato a sé stesso, ma che vede una forte presenza di risorse. Tor San Lorenzo è piena di bravi ragazzi: è arrivato il momento di accorgersene, anche in nome di quelli che non ci sono più”.



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Multe elevatissime per gli acquirenti di GPL non autorizzato

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128/2006 a tutela dell’incolumità pubblica. Il meccanismo era questo: alcuni trasportatori si rifornivano di carburante in Campania, dove acquistavano il carburante a prezzi convenienti, per poi rivenderlo ai cittadini che ne facevano richiesta a 80 centesimi di euro al litro, cifra sicuramente più conveniente rispetto a quanto avrebbero pagato direttamente ai gestori dei bomboloni, il cui costo è di circa € 1,20 al litro. Un risparmio che però non garantiva la sicurezza ai consumatori, perché non venivano rispettate le normative vigenti. I due conducenti ed i clienti finali sono stati verbalizzati in via amministrativa, mentre le due autocisterne, con il carico di circa 7000 litri di gas, sono state sequestrate e poste a disposizione dell’Autorità amministrativa. Un risparmio, poi, che adesso avrà un costo altissimo per tutte le persone coinvolte: per gli acquirenti è prevista una sanzione amministrativa pecuniaria da 6.666,66 euro a 33.333,33 che, se pagata entro 60 giorni, è ridotta a poco più di 11 mila euro; per i trasportatori che hanno effettuato il travaso, invece, la multa va da 10.000,00 a 50.000,00, senza possibilità di pagamento in misura ridotta. Guai anche per la società fornitrice del GPL , che avrà la sanzione accessoria della sospensione dell’autorizzazione per un periodo da due a sei mesi e, in caso di recidiva, la revoca definitiva. In ogni caso, viene inoltre disposto il sequestro delle attrezzature e degli impianti e degli automezzi utilizzati dall’autore dell’illecito.

UN GAS…SALATISSIMO U na multa di 11.111,11 euro da pagare entro 60 giorni dalla data di notifica della violazione. Questa la cifra che dovranno sborsare gli incauti acquirenti di gas per il riscaldamento domestico colti in flagrante insieme ai rivenditori non autorizzati. L’operazione è stata svolta dalla Guardia di Finanza della Compagnia di Pomezia, sotto il comando del Capitano Paolo Lauretti, che a metà novembre hanno fermato due autocisterne intente al travaso abusivo di gas per uso domestico presso altrettante abitazioni private di Ardea. Le Fiamme Gialle hanno sottoposto a controllo i due automezzi, appurando che i trasporti e le consegne di combustibile erano effettuati in difetto delle autorizzazioni previste dal Decreto Legislativo

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A.A


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RADON, A CHE PUNTO SIAMO?

Il Comitato Popolare analizza l’operato dei Comuni di Pomezia ed Ardea

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as radon, cose fatte e cose da fare. Questo il tema dell’incontro che si è svolto il 23 novembre al Museo Manzù di Ardea, organizzato dal Comitato Popolare per l’informazione sul Radon, che – ricordiamo – è un gas radioattivo inodore, incolore e insapore, quindi un pericolo invisibile. Il Comitato è nato proprio al Museo Manzù, in occasione degli incontri culturali della memoria che si svolgono ogni venerdì, grazie alla passione ed al lavoro trentennale del professor Giosuè Auletta, appassionato conoscitore della storia del territorio rutulo e pometino. In questo, che è stato il 3° incontro pubblico dalla costituzione del Comitato, è stato possibile fare il punto della situazione, ovvero capire come e quanto stanno lavorando i nostri Comuni. Ricordiamo che il Radon è uno dei tanti aspetti della natura del nostro territorio, quindi bisogna imparare a conviverci senza subirne gli effetti negativi, con piccoli accorgimenti spesso poco dispendiosi. Cosa stanno facendo in tal senso le nostre Amministrazioni? Ardea sta aspettando il risultato del monitoraggio dei luoghi pubblici, avviato in accordo con l’Arpa Lazio, che contribuirà anche a definire indirettamente le zone a maggior o minor rischio. Da gennaio sono sotto controllo 24 edifici pubblici e scolastici, con 100 rilevatori installati. I risultati “dovrebbero arrivare entro la fine dell’anno, al massimo a gennaio - spiega la dott.ssa Piera Muzzu Martis, medico di base ad Ardea e referente per il Comune rutulo del Comitato popolare – e saranno molto utili a stabilire come e dove è necessario un immediato intervento”. “Eufemi si affidò all’Arpa su suggerimento di Auletta - afferma il sindaco di Ardea Luca Di Fiori, presente all’incontro – dobbiamo ora continuare su questa strada, perché il monitoraggio da solo non basta, quindi mi impegnerò per la modifica del regolamento edilizio nella prima sessione utile del consiglio”. Un impegno che il Primo Cittadino ha voluto ribadire in un comunicato ufficiale del 26 novembre, e speriamo che non resti solo una promessa, come accaduto a Pomezia dove, ha dichiarato Giuseppe Raspa, referente territoriale del Comitato, “è stato più volte chiesto all’Amministrazione di modificare il regolamento edilizio in

favore della prevenzione, ma ogni promessa è stata disattesa”. Il Comune di Pomezia è stato bacchettato anche per non aver mandato alcun rappresentante alla riunione, nonostante il tema abbia già scatenato polemiche sul territorio, vista la chiusura della scuola di S. Palomba. I luoghi chiusi sono i più soggetti alla concentrazione di radon che, essendo più pesante dell’aria, tende a depositarsi verso il basso e a rimanere intrappolato in luoghi poco areati. Il radon è un gas che appartiene alla famiglia dell’uranio ed è stato classificato come sostanza cancerogena di tipo 1, insieme a benzene, amianto e fumo di sigaretta. La decisione della ASL di chiudere il plesso si è resa necessaria vista l’elevata concentrazione di radon. “Un provvedimento che si poteva prendere con maggiore anticipo e non 3 giorni prima dell’apertura delle scuole - spiega Raspa – Ciò avrebbe evitato il panico e mitigato la sensazione di disagio dei genitori. Il Comune di Pomezia era all’avanguardia in tema di prevenzione fino al 2000, quando commissionò uno studio outdoor su tutto il territorio. Peccato che, nonostante i risultati richiedessero interventi, non sia stato fatto nulla se non la determina di monitoraggio del plesso di S. Palomba”, che portò da parte dell’Arpa, dopo soli 6 mesi, alla richiesta di interventi correttivi in virtù del principio di prevenzione. “Un consiglio non raccolto dal Comune, che avrebbe potuto intervenire durante le vacanze estive, evitando l’intervento della ASL”, spiega Raspa. Secondo quanto dichiarato dalla dott.ssa Muzzu, la ASL avrebbe già fatto sapere che se non si avrà una mitigazione di concentrazione di radon nelle aule, i locali verranno destinati ad altro uso. Eventi simili “si potrebbero evitare – afferma Francesco Pistera dell’Associazione Minerva Pelti- se ognuno facesse suo il concetto di prevenzione primaria”. Proprio per questo l’Associazione ha scritto una lettera a tutti i pediatri di base di Ardea e Pomezia chiedendo di diventare promotori ed educatori della Prevenzione Primaria, ricordando l’art. 5 del Codice Deontologico.

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Claudia Sperduti

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VIAGGIO ALLA NUOVA CALIFORNIA

Inchiesta di Alessandro Introcaso

Viviamo in un quartiere dormitorio”, è questa la frase più ricorrente che i cittadini del quartiere Nuova California hanno pronunciato durante la nostra inchiesta. Nei residenti della parte alta di Tor San Lorenzo è grande il senso di scoramento e di abbandono, dovuto soprattutto al disinteresse di chi vive la zona senza curarsi dei problemi che la caratterizzano. Eppure, nonostante le criticità evidenziate nella nostra passeggiata di un sabato mattina qualsiasi, si percepisce il forte l’impegno di un comitato di quartiere che tenta in tutti i modi di pungolare abitanti e amministrazione, per mantenere alta la soglia di attenzione, per migliorare la qualità della vita e dei servizi offerti a tutti i cittadini. Piero D’angeli, presidente dell’Associazione Nuova California 2004, è stato il nostro Caronte, capace di traghettarci nel tortuoso Stige rutulo/californiano. Una scarsa percezione di sicurezza: questo il bisogno primario lamentato da tutti gli intervistati. Facile capirne la causa, legata principalmente alla presenza di numerosi rom all’interno del famoso complesso “Le Torri”. “La convivenza con chi vive all’interno di quei palazzi è praticamente impossibile - afferma D’Angeli – l’80% di chi occupa abusivamente quelle abitazioni è di provenienza rom; non hanno nessuna intenzione di integrarsi nel quartiere. Al contrario, pensano che il quartiere sia una loro cosa, fanno quello che vogliono, dalla prostituzione allo spaccio di droga”. Non sono soltanto questi i motivi che per diversi anni hanno preoccupato i cittadini di Tor San Lorenzo. Basta

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E’ uno dei quartieri più importanti di Ardea. Carenza di servizi, strade dissestate e delinquenza sono le tematiche di cui abbiamo parlato con l’Associazione Nuova California 2004

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infatti girare in orari notturni per assistere ad un continuo movimento di auto che sfrecciano per le vie del quartiere a velocità elevata, alcune addirittura guidate da ragazzi che non sembrano, a prima vista, avere raggiunto la maggiore età. La zona, composta prevalentemente da villette, ha fatto registrare anche diversi furti, facilmente accostabili alla presenza di nomadi. “Siamo invasi da persone poco oneste”, tuona una cittadina trasferitasi di recente da Casal Palocco ad Ardea e pentita di questo spostamento. “Siamo circondati da rom, zingari e non siamo sicuri nelle nostre abitazioni, viviamo in case che per via di questo degrado sociale si svalutano nel tempo, ci sentiamo defraudati”, fa eco un altro abitante. Opinione condivisa da molti è che la presenza delle forze dell’ordine si fa poco sentire e ciò permette ai nomadi di poter agire con relativa tranquillità. Carabinieri e vigili però, devono fare i conti con i ranghi ridotti di agenti da poter impiegare nelle pattuglie di controllo e questa emergenza si ripercuote inevitabilmente su un’area di circa 51 km quadrati, ovvero la superficie che ricopre Ardea. A più riprese, sia le Amministrazioni comunali che il cdq stesso hanno chiesto a gran voce l’abbattimento delle Torri; a causa però di lungaggini burocratiche e di pratiche legali da risolvere, tutto ciò non sembrava fattibile. Tuttavia poche settimane fa l’impresa è riuscita all’attuale primo cittadino Luca Di Fiori, che grazie all’acquisto del complesso da parte di un privato ha promesso l’abbattimento delle palazzine e una riqualifica-

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zione dell’area, destinata a diventare, almeno nelle intenzioni della giunta rutula, un’area di tutto rispetto. “Quando è arrivata la notizia dell’acquisto abbiamo tirato un sospiro di sollievo – afferma soddisfatto il presidente – ora però non dobbiamo abbassare la guardia. Attendiamo a breve lo sgombero de Le Torri, ma dopo sarà importante capire dove queste persone finiranno. Non devono trovare un altro posto fertile nel quartiere, devono essere accompagnati in posti protetti e vigilati, dove potrebbero continuare la loro vita

senza delinquere e commettere ogni genere di illecito come fanno qui, alle spalle di noi cittadini”. Alle Torri però c’è anche chi da anni, dal 2000 per la precisone, è affittuario con contratto di affitto all’epoca regolare, per un appartamento in quello che sembrava essere un luogo accogliente, con tanto di giardinetti e verde ben curato. “Ci sono diverse famiglie, tra stranieri e italiani, che possedevano un regolare contratto di affitto – dichiara un preoccupato residente de Le Torri – io ho due bambini e non sappiamo che fine faremo. Nessuno ci ha avvisato. Noi vorremmo che l’Amministrazione fosse chiara nei nostri confronti. Se non per fini legali, dato che i contratti oramai non hanno più un valore, almeno umanamente vorremmo avere un dialogo. Non vorremmo ritrovarci per strada da un giorno all’altro senza preavviso”. Accantonando momentaneamente il capitolo “Le Torri” ci si accorge che sono anche altre le preoccupazioni dei residenti. Parliamo di servizi come i trasporti pubblici e della mancanza di strutture scolastiche adeguate alle richieste delle famiglie. Insufficienti le aule dei plessi di Tor San Lorenzo, sia per numero di posti disponibili che per quanto offerto agli alunni. Molto alte anche le rette per l’iscrizione dei bambini alle scuole parastatali;


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in molti casi infatti, per disagi economici, i piccoli sono costretti a rimanere a casa. Carente anche l’illuminazione, totalmente assente in alcune vie, parzialmente presente invece in altre, dove con una raccolta fondi ad opera dei proprietari stessi, si è provveduto all’installazione di alcuni lampioni. Anche la viabilità non si può dimenticare. Le grandi piogge invernali ogni anno creano buche sempre più somiglianti a crateri lunari. Inoltre, nelle tante strade non asfaltate alcune anche abitate da persone con disabilità l’acqua piovana da vita a vere e proprie paludi. Singolare quanto è accaduto in Via Adda, via Toce e Via Tronto, dove i lavori di rifacimento del manto stradale sono stati appaltati dal comune di Ardea ben quattro anni fa; l’inizio delle attività era fissato per aprile 2012, la fine delle stesse per giugno 2012. Nulla però è stato fatto. Motivo di questo stallo è l’impossibilità da parte dell’ente rutulo di utilizzare i finanziamenti stanziati per realizzare l’opera. Una tale spesa infatti andrebbe a danneggiare gli equilibri del famoso patto di stabilità. Tutte motivazioni valide quelle fornite dal

governo cittadino, che però non accontentano le esigenze di chi possiede un immobile nelle suddette vie e spesso si trova a ballare guidando la propria macchina a ritmo di buche. “Sembra di vivere in una strada di campagna delle periferie più lontane dai centri abitati, quando invece ci troviamo a 1 km dal centro di Tor San Lorenzo”, sentenzia laconicamente il presidente Piero D’Angeli. Il suo viso poi si fa ancor più scuro quando si parla di verde pubblico. Due sono i parchi che caratterizzano il quartiere. Il primo, Parco dell’Italia Unita, più piccolo per estensione, è stato affidato dal Comune ai cittadini. Per la manutenzione però non bastano più i soli fondi messi di tasca propria dai componenti del comitato. Spesso infatti, causa atti di vandalismo notturno di alcuni ragazzi, le risorse a disposizione per riparare o comperare seggiolini per altalene,

giochi, irrigatori e quant’altro non sono bastevoli. L’unica soluzione per continuare ad avere un parco degno di tale nome, peraltro molto visitato dalle famiglie della zona, è creare una rete, una collaborazione tra i residenti stessi. Spesso però accade che teoria e pratica non si incrocino nella realtà quotidiana. “Non riusciamo a capire l’indifferenza delle persone – ci spiega D’Angeli – quando facciamo la nostra festa estiva questa piazza qui vicino si riempie di cittadini festanti che ti danno le pacche sulle spalle. Però, appena finisce la festa, diventiamo immediatamente invisibili; poche adesioni al comitato, poche persone che si avvicinano, la nostra sede viene frequentata pochissimo, a fronte di un affitto che paghiamo e dell’assistenza che offriamo ai concittadini. In cambio riceviamo solo tanta indifferenza e questo fa male per chi come noi mette l’anima in quello che fa”. Delusione e scoramento in queste parole, condivise in parte anche dal vice presidente dell’associazione Nuova California 2004, Giovanni Giuliano. “Il Comune da solo non ce la fa a sostenerci, non ha i soldi e ne la possibilità di risolvere alcuni problemi. Dovrebbero mettersi in campo tutti i cittadini. Per il verde della nostra zona abbiamo fatto un accordo con un giardiniere, per tenere tutto il quartiere pulito. Se i cittadini vogliono partecipare basterà recarsi presso la nostra sede”. Discorso diverso invece per il parco più grande di Tor San Lorenzo, quello adiacente al piazzale erroneamente conosciuto ai più come piazzale del Patio. L’area verde “Rielasingen Worblingen” è stata di recente chiusa. Motivo di questo provvedimento ordinato dall’amministrazione è la pre-

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senza di persone che utilizzavano il parco come posto dove dormire, nonché il ritrovamento di alcuni escrementi sparsi sul terreno. Un vero peccato se si considera che per la sistemazione della zona soltanto pochi mesi fa sono stati spesi dei soldi e che tante iniziative di stampo sociale dedicate ai giovani potrebbero avere luogo proprio all’interno dell’area verde in questione.

I giovani, dal canto loro, si sono resi protagonisti anche di una lodevole iniziativa. Armati di secchi, pennelli, vernice e scopettoni si sono messi all’opera per ripulire Piazzale Nuova California. Un chiaro messaggio lanciato dagli amici di Carlo Alberto De Paolis, il 20enne deceduto tragicamente in seguito ad un incidente sulla Pontina nella notte di Halloween. Il contenuto di questo messaggio è chiaro: nei ragazzi di Tor San Lorenzo è forte il bisogno di avere un punto di aggregazione, un luogo dove potersi riunire e poter stare insieme. Un’Agorà dove scambiare le proprie opinioni e ascoltare quelle altrui.

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Tutto questo, da sempre è mancato ad Ardea, favorendo così la nascita di realtà sociali frammentate, ridotte e circoscritte nei vari quartieri che compongono il comune. Al termine di ogni viaggio, si sa, arriva il tempo dei bilanci e delle conclusioni. Nel nostro caso tirare le somme è piuttosto semplice. A Tor San Lorenzo, come del resto in ogni paese della nostra Nazione, si deve per prima cosa stimolare e incentivare il senso civico di chi abita il territorio. La responsabilità e l’amore per il posto in cui si vive devono essere necessariamente le basi da cui ripartire. Lo sostiene anche il nostro Caronte, la cui missione, oltre che rimpinguare le fila del cdq, è quella di tornare a vivere in un quartiere florido e pulito. “Di solito il nostro futuro ce lo costruiamo noi – dichiara il presidente – probabilmente per chiedere delle cose bisogna essere prima dei bravi cittadini. Questo quartiere è diventato invece un dormitorio. Con un ritrovato senso dell’unione tra la gente, indipendentemente dal fare parte o meno della nostra associazione, con gli stessi intenti un quartiere come il nostro potrebbe avere meno degrado, meno delinquenza, meno discariche a cielo aperto, meno rifiuti abbandonati. Molte persone – conclude D’Angeli – vedono quello che accade e lo lasciano scivolare via, se non succede a loro non si curano del problema. Se questo atteggiamento venisse sov-

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vertito le cose qui a Tor San Lorenzo andrebbero sicuramente meglio”. Ritrovare un forte spirito di coesione è sicuramente il rimedio più efficace per poter portare avanti un lavoro incisivo, una comunicazione, un filo diretto con l’amministrazione comunale. “Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i

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giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi.” Lo affermava Ernest Hemingway poco più di 60 anni fa. Un pensiero che può riassumere perfettamente lo spirito di colui che vuole essere un “bravo cittadino”. Alessandro Introcaso



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CONDOMINIO LA FENICE, LA PARTE “BUONA” DELLE SALZARE

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Inchiesta di Maria Corrao

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e Salzare nascono come complesso immobiliare residenziale nel 1991, anno in cui la società costruttrice “Lido delle Salzare S.rl.” ha iniziato le vendite: si tratta di 7 palazzine di 36 appartamenti ciascuna, che fanno riferimento alla concessione edilizia rilasciata dal Comune n° 382/89. Nella primavera del 1994 vengono effettuati i rogiti notarili relativi alle prime tre palazzine ultimate, denominate E – F – G e il contestuale frazionamento dei mutui. Nel 1997 viene emesso dal subentrato commissario prefettizio un provvedimento di demolizione immediata per l’intero complesso, con il contestuale annullamento della concessione edilizia, rilasciata otto anni prima, perché tre delle ultime palazzine, denominate A – B – C, edificate risultano costruite in parte su un’area sottoposta a parziale vincolo archeologico (area di rispetto), vincolo del quale il Comune disconosceva l’esistenza, in quanto attivato nei primi anni’70, quando la zona ricadeva sotto il Comune di Pomezia. Prima di quel momento, in totale 108 famiglie avevano acquistato in quella che sembrava un’oasi di pace e tranquillità: case su più piani con vista mare, piscina interna al comprensorio, parcheggio riservato, ristorante, guardiola, il tutto a due passi dalla spiaggia. “Ed in effetti per i primi anni è stato un sogno, vivere qui – spiega Stefania (il nome è di fantasia, ndr), una degli acquirenti – Il complesso era molto bello e curato e, soprattutto, tranquillo. Nulla faceva presagire quello che sarebbe poi successo”. E quello che è successo ha fatto trasformare il sogno in un incubo: quando il Comune di Ardea scopre che tre delle palazzine che compongono il complesso, più parte della quarta, sorgono su un terreno coperto da vincolo archeologico, viene ritirata la concessione edilizia al costruttore e bloccate le vendite. Ma già 27 degli appartamenti delle palazzine divenute improvvisamente abusive erano stati venduti, con rogito già firmato dal notaio. Per circa 10 anni si vive in una fase di transito in cui nessuno sa bene come muoversi, perché tutto è bloccato dai ricorsi al TAR presentati dalla società costruttrice; poi, nel 2007, le cose precipitano. “Ha iniziato a girare la voce che queste case fossero del Comune – ricorda Stefania – e che le quattro palazzine che sorgevano sul fossero destinate a diventare case

popolari. Questo ha spinto decine e decine di persone ad occupare gli appartamenti liberi: fra loro brava gente disperata, ma anche tanti, troppi malviventi, molti dei quali rom o extracomunitari senza permesso di soggiorno”. Da quel momento in poi Le Salzare diventano un punto di riferimento per gli spacciatori di droga, per i protettori di prostitute, per ladri e rapinatori. Ma capitano anche assassini e stupratori. Un posto perfetto per nascondersi, tanto che spesso i ricercati dalla polizia trovano asilo proprio in questi appartamenti ormai senza nessun controllo. Non è più possibile vivere tranquilli: per tornare alla propria casa, soprattutto le donne, bisogna essere scortati. “La disperazione di molte di queste persone ha portato al degrado: gente senza lavoro che per arrangiarsi ruba o spaccia - continua la donna – Qui è entrato di tutto, e di tutto stiamo subendo noi “regolari” proprietari di appartamenti “regolarmente” acquistati con notevole sacrificio. Abbiamo visto le nostre case perdere il loro valore commerciale, mentre ci veniva tolta pure la quiete e la tranquillità. Nel frattempo, però, aumentavano i conti da pagare: noi proprietari abbiamo dovuto versare quote condominiali esorbitanti (luce, acqua, pulizie delle aree comuni, servizio di portineria etc.), visto che sia gli ex affittuari della curatela che gli occupanti abusivi per la maggior parte si rifiutavano di pagare i servizi

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comuni. Ovviamente, nonostante l’incertezza relativa alla proprietà, abbiamo continuato a pagare l’ICI e la TARSU”. Per cercare di avere un minimo di sicurezza, gli abitanti delle palazzine che non ricadono nel vincolo archeologico si sono dovuti blindare: da una parte un cancello di ferro, fuori dal quale c’è la guardiola del custode, da quella opposta – che confina con le case “abusive”, quindi alla palazzina E - il filo spinato sui tetti. Nel mezzo, porte e portoni blindati dappertutto: nei garage, nelle cantine, negli ingressi, nei corridoi, nelle finestre delle mansarde. Per entrare ed uscire da ogni abitazione occorre passare più varchi, proprio per rendere più difficile un’eventuale occupazione. “Siamo stati costretti a mettere anche il filo spinato sui tetti perché hanno provato ad occupare anche le case abitate, saltando da un tetto all’altro. Addirittura è capitato che, una notte, mentre dormiva una nostra vicina si sia ritrovata in casa un extracomunitario entrato dalla mansarda: da quel momento abbiamo capito di essere tutti in pericolo ed abbiamo deciso di delimitare meglio i confini, anche perché in una situazione del genere, per difesa personale, potrebbero esserci da parte nostra delle reazioni che non ci appartengono”. Confini che adesso vedono la parte regolare delle Salzare assumere un altro nome: Complesso La Fenice. “Vogliamo staccarci da tutto quello che viene


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VIVERE ALLE SALZARE DA PROPRIETARIO: DA SOGNO A INCUBO

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associato alle Salzare – prosegue Stefania – partendo proprio dal nome”. Perché ormai il nome “Le Salzare” significa degrado, delinquenza. E dire di abitare alle Salzare provoca sempre un po’ di sconcerto in chi ascolta, se non conosce tutta la storia, portando magari diffidare, mentre loro sono persone normali che la mattina si alzano per andare a lavorare, che pagano il mutuo, che hanno tutti i diritti di vivere tranquilli. “Quando dicevo di abitare alle Salzare ed osservavo la reazione di chi mi ascoltava provavo un po’ di imbarazzo – spiega ancora la residente – anche se poi mi dicevo “ma perché devo sentirmi a disagio? Per essere stata truffata? Perché la mia vita è stata stravolta da quello che è successo?”. Noi non vogliamo arrenderci, qualcuno dovrà riconoscere i nostri diritti. In ogni caso, dando un nuovo nome alle palazzine in cui viviamo vogliamo far capire che da questa parte c’è una realtà diversa”. “Acquistando queste case siamo stati semplicemente sfortunati – aggiunge Roberto (nome di fantasia, ndr) – Quello che sta accadendo a noi poteva succedere a chiunque: si compra una casa valutando la posizione, il prezzo, i vantaggi e gli svantaggi. Si fanno tutti i controlli per appurare che non ci siano irregolarità e, all’epoca, non ce n’erano. Abbiamo quindi deciso si investire qui i nostri risparmi ed i guadagni futuri. Questa casa sembrava l’ideale per me e la mia famiglia, ed infatti ci siamo trovati benissimo per parecchi anni”. Ma adesso che è cambiato tutto, ha mai provato a venderla? “La mia casa non è vendibile, perché è stata ritirata la concessione edilizia. Qualcuno, anni fa, ha venduto lo stesso ad ignare persone, ma io non me la sono sentita di truffare altri cittadini per togliermi questo “problema”. Quindi resto qui, anche perché a 56 anni sarebbe difficile ottenere un nuovo mutuo per ricominciare da un’altra parte”. Condannati a restare alle Salzare, quindi. Anzi, adesso, al Consorzio “La Fenice”. “Cambiare nome è stato come un punto di separazione tra il passato ed il presente. Se guardo indietro mi ricordo mia figlia adolescente, che dovevo accompagnare ed andare a riprendere sempre perché era troppo pericoloso farla girare da sola. Adesso mia figlia è grande, ma ci sono ancora troppe ragazze che non possono tornare a casa se non hanno qualcuno che le scorta”.

ndare a dormire e non sapere se sarà una notte tranquilla. Questo è lo stato d’animo di chi vive nel complesso “La Fenice”. Perché aver cambiato nome purtroppo non ha risolto i problemi pratici. La notte può succedere di tutto: dalle auto che vanno a fuoco allo spaccio di droga, dalla lite al tentato omicidio, fino al tentativo di stupro. L’ultimo episodio la notte del 22 novembre. “Erano circa le 3 di notte – racconta Alberto Vani, custode del complesso – quando una giovane donna ha suonato alla guardiola chiedendo aiuto. Era in evidente stato di shock, ma è riuscita a raccontare cosa le era successo. Veniva dall’Aurelia, dove aveva conosciuto un ragazzo magrebino. Ha accettato l’invito di passare una serata insieme ad altri amici, qui alle Salzare. L’uomo l’ha portata in un appartamento occupato abusivamente, dove si trovava un suo connazionale. Con la scusa di dover andare a comprare delle sigarette, il giovane si è fatto consegnare le chiavi dell’auto dalla ragazza, lasciandola in compagnia del connazionale per ben due ore, durante le quali il nordafricano l’ha dapprima corteggiata poi, vedendo che non riusciva ad ottenere nulla, le è saltato addosso, strappandole i vestiti. La ragazza si è difesa colpendolo con una bottiglia, poi è riuscita a fuggire e ad arrivare alla guardiola. Io ho chiamato i carabinieri, poco dopo i militari sono arrivati ed hanno soccorso la giovane, ma nel frattempo i due nordafricani erano spariti. Purtroppo le forze dell’ordine presenti in zona sono troppo poche, non bastano per contrastare i continui fenomeni criminosi che accadono: molte volte mi è capitato di chiamare i carabinieri di zona per cose serie, ma mi hanno detto di chiamare il 112, perché non c’erano pattuglie disponibili”. Quello raccontato non è infatti l’unico episodio criminoso a cui Vani ha dovuto assistere. “In dieci anni che lavoro qui è capitato molto spesso di essere svegliati nel cuore della notte da persone che hanno bisogno di aiuto, da grida, da liti. Io ho sempre cercato di osteggiare, per quanto mi è possibile, gli atti criminosi, intervenendo in varie occasioni. Ovviamente in cambio ho ricevuto più volte minacce di morte, ma io continuo per la mia strada perché credo in quello che faccio. Se qualcuno mi chiede perché non me ne vado, rispondo che non sono io a dover andar via, che sto qui per lavorare e guadagnarmi da vivere, ma qualcun altro. Eppure sembra che qui chi è regolare non abbia nessun diritto, perché anche quelli fondamentali come la libertà vengono quotidianamente calpestati da questa gente”. Un notte di paura, con la sveglia improvvisa alle 3:40. La zona illuminata a giorno dai fari dell’elicottero dei carabinieri e delle pattuglie a terra, l’abbaiare dei cani antidroga, le urla degli agenti e dei ricercati. “Il 13 novembre è stato davvero terribile – ricorda Vera Fattori – sono praticamente saltata dal letto per lo spavento. Ci siamo affacciati alla finestra ad abbiamo visto l’intero complesso circondato da pattuglie dei carabinieri, mentre dall’alto Dicembre 2012

l’elicottero controllava la scena. L’operazione è durata fin dopo le sei e mezza. Ovviamente nessuno ha più dormito, anche perché la mattina ci si alza presto per andare a lavorare. Sapesse quante notti in bianco abbiamo passato per questi motivi…”. Abbattere le palazzine: un rimedio o un danno? “Io ho un pessimo ricordo dell’abbattimento della palazzina A – dichiara il custode Alberto Vani – Fermo restando che si tratta di una procedura di legge che va rispettata, posso dire che vedere come è stato svuotato quell’edificio, semplicemente mettendo fuori quella gente, senza fare una distinzione tra chi era davvero bisognoso e chi invece era un criminale, è stato davvero doloroso, anche perché non è stato fatto nulla per impedire che i tanti stranieri che prima occupavano abusivamente quegli appartamenti sono rimasti comunque qui, indisturbati, dando l’assalto agli altri edifici”. Quindi il problema si è solo spostato di una palazzina… “Mettendo in pericolo gli abitanti regolari, che per difendersi hanno dovuto pagare una sorveglianza speciale dal giorno dell’abbattimento, a marzo, fino a settembre. Le poche pattuglie che venivano mandate a controllare, infatti, facevano il loro giro di controllo e poi dovevano andare via, non potevano rimanere qui tutto il giorno e tutta la notte. Comunque, tutte le persone non desiderate della palazzina A hanno ritrovato una sistemazione sia dentro che fuori questo complesso. Questo significa che c’è qualcosa che non va: credo che non vengano tutelate abbastanza le persone oneste”. Dopo l’abbattimento della palazzina A ci sono stati anche diversi problemi a livello igienico-ambientale: dove sorgeva l’edificio adesso c’è una discarica a cielo aperto, mentre dalla palazzina contigua fuoriescono liquami. “Credo che nell’abbattere la palazzina non siano state fatte le dovute considerazioni commenta Roberto – Probabilmente la fuoriuscita di liquami è dovuta ad un’interruzione delle rete fognaria. Spero di sbagliare, ma è l’ipotesi più probabile, visto che questo è stato uno dei primi complessi in zona dotato di allaccio alle fognature”. Il problema dei rifiuti, invece, è aumentato anche a causa dello spostamento dei cassonetti, che prima erano posizionati sul piazzale, proprio davanti alla guardiola, mentre adesso si trovano vicino all’accesso alle palazzine abusive. Questo comporta che non sono visibili né dalla strada né dalle nostre case o dalla guardiola: in questo modo chiunque, da dentro e da fuori in complesso, getta quello che vuole, quando vuole, con il risultato che aumenta il degrado. “Anch’io penso, come il nostro custode, che abbattere la palazzina A sia stato un errore conclude Roberto - e non solo per l’immondizia o i liquami. Eliminare alcuni appartamenti non ha eliminato il problema, ma lo ha concentrato in minor spazio, rendendo la nostra vita ancora più difficile. Qui si nascondono criminali di ogni tipo, perché questo è un posto “sicuro” per alcuni, ma di certo non è un posto sicuro per noi”.

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LE SALZARE: LA PARTE “ABUSIVA”

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on smette di essere in primo piano per episodi legati alla criminalità, il complesso residenziale “Le Salzare”. Solo nel mese di novembre sono stati registrati l’incendio a quattro automobili, lo smantellamento di un traffico internazionale di droga ed un tentativo di stupro. L’episodio che ha suscitato l’attenzione a livello nazionale è sicuramente l’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Castel Gandolfo e del Comando Provinciale di Roma, che nel corso della notte del 13 novembre sono intervenuti alle Salzare con diverse decine di uomini (200 in tutta la Provincia), un elicottero e diverse unità cinofile antidroga. Gli uomini dell’Arma hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 19 persone, tra italiani e marocchini, indagate di reati connessi agli stupefacenti, effettuando una trentina le perquisizioni. Le indagini dei Carabinieri hanno permesso di fare luce su un vastissimo traffico di cocaina, hashish e marijuana. La droga proveniva dalla Spagna e dal Marocco, veniva poi “stoccata” alle Le Salzare, poi veniva riversata, attraverso una fitta rete di spacciatori, nella Capitale o nei comu-

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ni dei castelli romani come, Castel Gandolfo, Albano Laziale, Ariccia, Rocca di Papa, Velletri, Frascati, o del litorale sud romano come Pomezia ed Anzio. Nel corso dell’operazione sono state arrestate in flagranza di reato 23 persone, sequestrati 24 kg di stupefacente – cocaina, hashish e marijuana – sequestrati 9 mila euro e segnalate 56 persone al Prefetto di Roma come assuntori di sostanze stupefacenti. Ma, per quanto eclatante, si tratta solo di uno dei tanti episodi che costellano la storia di questo complesso, sempre più degradato malgrado gli sforzi delle Forze dell’Ordine e l’abbattimento, lo scorso marzo, di una delle palazzine che lo compongono.

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Attualmente i problemi sono anche di natura ambientale: dietro le case - proprio nell’area in cui lo scorso aprile l’ex sindaco di Ardea Carlo Eufemi portò a termine la demolizione della palazzina “A”, facendo allontanare da Tor San Lorenzo quanti avevano occupato abusivamente gli appartamenti - si nasconde una vera e propria discarica a cielo aperto. L’area è completamente invasa da rifiuti, che ricoprono anche la recinzione che arriva fino alla palazzina “D”, con l’immondizia praticamente sotto gli occhi di dei passanti, residenti o persone che durante i fine settimana vengono ad Ardea per riaprire le proprie abitazioni. Ma non si tratta solo di rifiuti: da qualche settimana dalla palazzina “B” fuoriescono liquami fetidi, che hanno invaso lo scantinato e la strada circostante, all’altezza del cancello dell’area archeologica, spesso meta di turisti che vengono ad ammirare le scoperte portate alla luce dall’archeologo Francesco Di Mario. Una relazione dello stato igienico-ambientale è stata redatta dal maggiore della Polizia Municipale Maria D’Alessandri, che ha anche accompagnato gli ispettori della ASL per una ricognizione sul posto. “Da una fessura del muro di cinta, composto di blocchetti di cemento posto a confine con via delle Salzare con via lungomare degli Ardeatini – si legge nella relazione prot. n. 519/12 Amb del registro della Polizia Municipale - fuoriusciva del liquido scuro e maleodorante che andava a riversarsi sulla strada. Si fa inoltre presente che sul piazzale di fronte all’immobile, dove sono posizionati i cassonetti della raccolta differenziata, vi sono ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi e non, oltre a ratti di grosse dimensioni che vi scorrazzano”. Una descrizione che, unita ai fatti di cronaca, fa del complesso “Le Salzare” un biglietto da visita di Ardea davvero poco edificante. Alfredo Corrao


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ALESSIO SAKARA, IL LEGIONARIO DI POMEZIA

Il campione di MMA racconta la sua storia, iniziata nelle case popolari di via Turati

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’ campione di Mixed Martial Arts (MMA), arti marziali miste, uno sport di contatto che unisce diverse discipline olimpiche come boxe, lotta greco romana, lotta libera, judo, ma anche thai boxe e brasilian jiu jitsu. Alessio Sakara, pometino vero, è reduce da un incontro in Canada, contro Patrick Cote. Pur avendo vinto sulla “gabbia”, Sakara è stato squalificato per un presunto colpo non consentito. “Ma io mi sento lo stesso vittorioso”, ha commentato al suo rientro in patria, in attesa del verdetto del giudice a cui è stato inoltrato il ricorso per l’esito del mach. Incontriamo Alessio in via Filippo Turati, sotto le case popolari in cui è cresciuto e dove ancora vive la mamma. “Ed è qui che torno, dopo ogni combattimento”, spiega. 185 cm di muscoli, l’aria di chi se solo vuole ti “spezza con un dito”, ma sotto l’aspetto impressionante si svela un ragazzo completamente diverso da come appare. Un ragazzo che non rinuncia alle sue origini. “Sono cresciuto a Pomezia, dove ho vissuto fino a 18 anni. Adesso la mia vita è in giro per il mondo, ma la mia casa è sempre qui. Mia madre abita ancora nello stesso appartamento di quando io ero piccolo, mentre con mia moglie abbiamo una casa sempre qui a Pomezia”. La storia di Alessio è una favola a lieto fine. Il papà va via di casa quando lui è ancora piccolo, lasciandolo con la madre. “Fino ad 11 anni mi allenavo nel Pomezia Calcio, poi, a seguito di alcune divergenze, ho lasciato quello sport e mi sono spostato di pochi metri, arrivando nella palestra di boxe che si trovava proprio dentro lo stadio comunale. Ho iniziato a praticare il pugilato, sport ideale per un giovane irruento come ero io all’epoca”. Alessio passa infatti i pomeriggi giocando a “fare a botte” con gli altri ragazzi delle case popolari. A volte per scherzo, altre sul serio, spesso e volentieri volavano schiaffi e pugni. “C’erano volte in cui tornavo a casa che sembravo stupido – ricorda Sakara – per le botte prese, anche se per gioco o per scommessa. Ci identificavamo con personaggi reali o di fantasia e ce le davamo di santa ragione”. Molti dei suoi compagni di “gioco” di quando era bambino sono ancora i suoi migliori amici di oggi. “C’era il rischio che finissi su una brutta strada, come purtroppo è successo a qualcuno di

noi. Io, per fortuna, ho incontrato Silvano, il mio maestro di boxe. E’ stata la mia figura maschile di riferimento, il padre che non ho avuto da quando il mio se n’è andato di casa. Per tutto quello che sono e per quello che ho fatto devo dire grazie a lui. Mi ha insegnato la disciplina ed il rispetto per gli altri, ma soprattutto mi ha insegnato a credere in me stesso e nelle mie potenzialità. E’ ricordando i suoi insegnamenti che, ogni volta che mi pongo un obiettivo, cerco di raggiungerlo impegnandomi al massimo, a prescindere dal risultato che posso ottenere”. Appena maggiorenne vende la sua moto e lascia l’Italia per il Brasile. “Venendo dalle case popolari non ero certo ricco, anzi, avevo sempre bisogno di soldi. E il pugilato non era più lo sport di Benvenuti, che ti portava chissà quali guadagni. Un giorno mi fecero vedere un filmato di valetudo, “vale tutto” in portoghese, uno sport che non conoscevo e che mi ha da subito affascinato perché non aveva regole. Solo che qui, ma anche a Roma, nessuno sapeva bene cosa fosse, veniva confuso con altri sport simili. Grazie ai racconti di Silvano, che aveva vissuto 30 anni in Brasile, ho deciso di mollare tutto e partire per il Paese patria del valetudo. Alessio Sakara, conosciuto come “il Legionario”, milita nella più importante organizzazione al mondo di MMA, la Ultimate Fighting Championship (UFC). “Fanno parte di UFC gli atleti più preparati al mondo di questa disciplina – spiega l’atleta pometino - e io ho l'onore di essere l'unico italiano a farne parte. Negli Stati Uniti, così come in Brasile e Giappone è uno degli sport maggiormente seguiti. In Europa abbiamo visto negli ultimi anni una grande espansione, soprattutto in Inghilterra e Paesi nordici. Quando ho combattuto a Stoccolma, UFC ha venduto oltre 18.000 posti in meno di tre ore. Negli USA la lotta viene insegnata nei college e nelle Università, quindi tutti conoscono questa disciplina sportiva anche a livello tecnico. Qui da noi molti passaggi non vengono capiti quindi, a volte, vedere due persone a terra per un neofita sembra essere una fase rallentata e poco spettacolare. Negli Stati Uniti, ma anche in altri Paesi, UFC è considerata una Major League, al pari di NBA e NFL”. Dicembre 2012

La moto l’ho venduta per pagare il viaggio e mantenermi: all’epoca con l’equivalente di 3 mila euro stavi bene anche per 10 mesi. Adesso, invece, non è più così: in confronto ai brasiliani, i poveracci siamo noi italiani…”. La grande volontà di emergere fa sì che Alessio resti in Brasile per 5 anni, durante i quali, oltre a tutte le tecniche della lotta, impara anche il portoghese brasiliano. “Io non ho studiato, mi sono fermato alla terza media. Ma, girando il mondo, ho capito quanto sia importante sapere le lingue. Adesso ne parlo perfettamente 3: inglese, francese e brasiliano. Forse quella in cui sono meno preparato è proprio l’italiano”, scherza Sakara. Ma la lezione ricevuta è anche un’altra. “Ho imparato che non bisogna mai dare importanza al giudizio della gente, ma guardare sempre avanti. Io ho due figli e a loro voglio insegnare questo: mai farsi demolire da chi non crede in noi. Ed è quello che dico anche a tutti i giovani di Pomezia ed Ardea. Credete in voi stessi: se ce l’hanno fatta gli altri, potete farcela anche voi, ma dovete impegnarvi, qualunque sia l’obiettivo. Magari con grossi sacrifici, come ho fatto io, ma senza mai arrendersi, perché gli ostacoli servono per fortificare il proprio carattere”. La sua carriera di sportivo lo ha portato negli ambienti più disparati, facendogli conoscere realtà diversissime tra loro. “Posso passare dagli ambienti più lussuosi – io mi alleno a Miami, dove di certo i soldi non mancano - a quelli più degradati senza alcuna difficoltà: sono cresciuto in un ambiente difficile, che mi ha sicuramente forgiato a tutto. In ogni caso, anche se ovviamente sto bene tra i comfort del lusso, io mi trovo meglio tra la mia gente, qui in via Filippo Turati: qui non conta come sei vestito o che macchina hai, l’importante è stare insieme, anche sotto casa”. Cosa c’è in comune tra questi diversi stili di vita? “Posso dire cosa c’è in comune tra le arti marziali e le case popolari: entrambe ti insegnano il rispetto per gli altri, anche se in modo diverso. Qui, in via Turati, ho dovuto imparare presto a rispettare certe persone. In caso contrario, si può finire male. La stessa cosa avviene con lo sport”. Quando si trova in Italia, Alessio insegna MMA in una palestra di Roma, “ma a breve dovrei iniziare dei corsi anche qui a Pomezia”.


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Spesso si porta dietro i figli, perché “si tratta di uno sport che si deve iniziare da piccoli, visto che insegna la vera disciplina”. Non ha paura che crescano violenti? “Al contrario! Io ero molto aggressivo, ma da quando ho iniziato a praticare prima la boxe e poi le arti marziali non ho più litigato con nessuno. Tutta la rabbia e l’istinto primordiale che ogni essere umano ha viene scaricato attraverso gli allenamenti ed i combattimenti: dopo una giornata passata a dare pugni per sport, l’ultima cosa di cui hai voglia è di darli sul serio! Senza contare che i duri sacrifici che fai con questo tipo di sport ti insegnano a non mollare mai nella vita. Io li incoraggerò, senza però obbligarli: saranno loro a decidere cosa fare”. C’è un altro sport che secondo lei da’ gli stessi insegnamenti? “Il rugby. Ha delle regole d’onore che ti fanno capire cos’è il rispetto per l’avversario e per il compagno. Inoltre ti fanno apprezzare il gioco di squadra, la condivisione e il raggiungimento di un obiettivo comune.

La regola del terzo tempo, poi, è fondamentale proprio per capire che si è “nemici” solo per la durata dell’incontro. Ma questa “regola” c’è anche nell’MMA, solo che non in campo, ma in albergo, dove prima e dopo il combattimento si mangia, si beve e si scherza tutti insieme”. Qual è la cosa più difficile nel suo sport? “Al contrario di quello che si può pensare, entrare nella “gabbia” è la cosa più facile. Difficile è raggiungere il peso per gareggiare. Per l’ultimo combattimento ho dovuto perdere 10 chili in 5 giorni: sono rimasto a digiuno (controllato da un medico, ndr) per tutto il tempo e l’ultimo giorno non potevo neanche bere, ma dovevo comunque allenarmi due volte al giorno. Una sofferenza terribile”. Doveva farlo per forza? “Sì. Se non si raggiunge il peso previsto non si può gareggiare, e si paga una multa salatissima. Ma il problema non era la sanzione, quanto il desiderio di combattere”. Cosa risponde a chi sostiene che il suo, così come la boxe, è uno sport violento? “Dico che la violenza è un’altra cosa: in queste discipline ci sono persone consapevoli che vogliono combattere seguendo delle regole. Violenza è quando uno dei partecipanti non è consenziente. Credo che la violenza sia più nel Palio di Siena, dove il cavallo di certo non vorrebbe correre fino anche a morire, ma che è costretto a farlo per volontà di qualcun altro”. Maria Corrao

SOFTAIR: SPORT, GIOCO O GUERRA, SEPPUR SIMULATA? D opo le polemiche sorte ad Ardea lo scorso 4 Novembre abbiamo deciso di saperne di più sul fenomeno: in cosa consiste? Cosa ne pensa chi lo pratica abitualmente? Come valutare l’ormai famoso «picchetto d’onore»? Abbiamo provato a rispondere a queste domande insieme a Fabrizio Grilletto membro del Club di SoftAir Alpha Team di Roma. Partiamo, per conoscere meglio il nostro oggetto d'analisi, dalla definizione fornita da Wikipedia: il sito riporta: “Il softair o soft air o tiro tattico sportivo è un'attività ludico-ricreativa di squadra basata sulla simulazione di tattiche militari.Il softair si distingue dalle altre attività basate sulla simulazione militare per l'utilizzo delle Air Soft Gun (in inglese letteralmente arma ad aria compressa, ASG) da cui appunto prende il nome.» In altre parole, il SoftAir è sostanzialmente un gioco, seppur basato su principi militari, che, a seconda della passione, può diventare una vera e propria disciplina sportiva, come per il Calcio o per qualunque altro sport. Per saperne di più abbiamo intervistato il sig. Fabrizio Grilletto, appassionato come tanti altri di questa attività, ripercorrendo con lui, nella seconda parte, quanto accaduto durante la festa delle Forze Armate . Come possiamo definire il SoftAir? «Essenzialmente possiamo parlare di un’attività ludico - sportiva , anche se ancora non è riconosciuta a livello istituzionale come «Sport». Noi, dal canto nostro, stiamo lavorando proprio in questa direzione , per cercare quanto prima di arrivare ad un suo riconoscimento ufficiale; una delle nostre proposte, ad esempio, riguarda l’eliminazione di ogni terminologia prettamente militare per dargli ancor di più la veste di un gioco. Il SoftAir è però anche veicolo di valori positivi: lo spirito di squadra, la collaborazione, il rispetto per l’avversario sono tutte componenti fondamentali di questa attività.» Perché alcuni definiscono chi partecipa a questo gioco «guerrafondai» o comunque gli danno un’accezione negativa? «Molte volte si parla senza sapere e questo, secondo me, è sempre sbagliato. Poi ci sono persone, questo è innegabile purtroppo, che prendono troppo sul serio questo gioco dandogli Dicembre 2012

connotati assolutamente fuori luogo ed estranei ai principi del fenomeno; riconosco la somiglianza con alcuni aspetti bellici - come ad esempio la modalità di 24 ore che prevede un pernottamento in tenda - ma la differenza è sostanziale: noi ci «ammazziamo» è vero, ma solo dalle risate e, ancora una volta, solo per gioco, ci tengo a ribadirlo. La guerra, quella vera, è un’altra cosa perché si perdono vite umane, le ferite sono reali e la posta in palio è ben diversa.» L’ultima domanda, inevitabile, ha riguardato l’ormai nota questione del «Picchetto d’onore» di Ardea. Se ne è discusso molto sulle testate locali, in particolar modo qui ci riferiamo, per quanto segue, al vivace dibattito scatenatosi sul nostro sito. Per chi non avesse avuto modo di seguire la vicenda vi riportiamo le due principali posizioni emerse dai vari commenti: da una parte ci sono coloro che hanno difeso il gesto (oltre ai protagonisti stessi) e la buona fede dei bambini e degli adulti vestiti da militari, ma non appartenenti alle forze armate, sostenendo, in alcuni casi, la pretestuosità delle polemiche, in un paese dove si è soliti opinare sempre tutto e tutti; dall’altra, i critici di quanto accaduto che hanno rivendicato la solennità di quel particolare momento dove, come per altre circostanze simili, non è ammissibile uno scavalcamento dei ruoli. Lei da sostenitore di questa attività come giudica i fatti? «Io credo che certi comportamenti non siano consoni a determinate circostanze. La festa del 4 Novembre merita rispetto; parliamo di persone sacrificatesi per il proprio paese - tra l’altro io stesso sono stato militare e ho avuto parenti in passato membri dell’esercito - le quali non possono essere in alcun modo rappresentate da armi o da militari «finti». Sarò radicale, non ho problemi ad ammetterlo, ma secondo me è assolutamente inammissibile! Serve rispetto per le forze armate e quelle persone, se realmente volevano ricordare quel momento, avrebbero dovuto farlo da civili, rimanendo in silenzio e partecipando alla commemorazione come tutti gli altri. Non certo mascherandosi da soldati e facendo quello che hanno fatto» Luca Mugnaioli

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IL REAL POMEZIA RAGGIUNGE LA VETTA

Periodo d'oro per i Pometini: 4 vittorie su 4 nell'ultimo mese. Bene anche Nuova Florida, Unipomezia Virtus e Torvajanica; in calo il Lido dei Pini

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ovembre è stato il mese dell'exploit del Real Pomezia. Solo un mese fa leggevamo critiche su questa squadra, e alle critiche loro, gli uomini guidati da mister Punzi hanno risposto sul campo. Novembre ci ha mostrato come nel calcio non si può sempre vincere – in alcuni casi stra-vincere – con il Team Nuova Florida e l'Unipomezia Virtus divenute meno “extraterrestri” (termine coniato per l'occasione dai nostri colleghi di Pontina Calcio show ndr) con due pareggi ad interrompere l'incredibile cavalcata che le sta vedendo protagoniste. La squadra di Mister Ciciani, a dispetto delle previsioni della vigilia, ha racimolato appena un punto sul comunque ostico terreno dell'Aranova, mentre l'altra pretendente al titolo ha perso punti contro il Ladispoli , pareggiando per 1-1. Novembre ha messo in luce tutti i pregi e i difetti dell'Indomita Pomezia: dopo aver vinto la sfida interna contro il Caere la compagine guidata dal binomio Marinelli-Ciasca, nelle due sfide successive, è stata capace di imporsi per larghi tratti, sotto il profilo del gioco, con avversari del calibro dell'Airone Ardea e dell'Unipomezia Virtus, dimostrandosi tuttavia fragile sul piano della concentrazione, pagando a caro prezzo alcuni errori difensivi, decisivi al fine di consegnare agli avversari la posta in palio. Novembre, infine, ha consentito all'Enea Pomezia e al Torvajanica di assestarsi nelle zone alte dei rispettivi raggruppamenti – nello specifico “Terza Categoria Roma gir. E” per la prima, e Seconda Categoria Gir. G per la compagine del litorale pometino - mentre ha confermato, per venire alle note meno positive, il momento no per la Città di Pomezia ed il Montegiordano, entrambe penultime nei rispettivi gioroni di Campionato. Questa la sintesi del mese. Vediamo adesso nel dettaglio cosa ci hanno regalato le varie squadre nelle sfide disputate. I top del mese – Oltre al Team Nuova Florida, al Real Pomezia e all'Unipomezia Virtus merita una menzione tra le migliori del mese anche l'Airone Ardea che chiude il mese al quinto posto. Per i rutuli due vittorie, un pari ed una sconfitta che lasciano la compagine a sole due lunghezze dalla zona Coppa Lazio. Bene anche l'Enea Pomezia. L'undici allenato da Mister Benedetti, attestato al quarto posto, può solo rammaricarsi di non aver sfruttato lo scontro diretto contro la capolista Torbellamonaca rimediando peraltro una brutta sconfitta (5-2 ndr); per questo, nono-

stante l'ultimo successo ottenuto lo scorso 24 Novembre ai danni del team Cetus Roma, il primo posto dista quattro punti anche se, per dovere di cronaca, è opportuno sottolineare che la squadra ha una partita in meno rispetto alla stessa capolista, avendo già usufruito del turno di riposo. Passando alla Seconda Categoria il Torvajanica, dopo i due passi falsi contro il Casalbernocchi, sconfitta per 3-2, e il Res Blu 92, pareggio, ha saputo inanellare due vittorie consecutive guadagnando così terreno nei confronti delle dirette concorrenti; certo, il quinto posto attuale è forse qualcosa in meno rispetto alle aspettative che si erano generate intorno a questo gruppo ma il torneo è ancora lungo e nulla toglie che nelle prossime giornate il gap nei confronti della prima della classe, appena cinque punti, possa progressivamente ridursi. Completa il quadro il Tor San Lorenzo: le tre vittorie su tre (la squadra ha riposato il 10 Novembre ndr) hanno proiettato i rutuli al terzo posto in graduatoria a tre punti dalla prima, ma con un match in meno disputato, da sfruttare al massimo per un futuro aggancio in vetta.

I flop – Indomita Pomezia, Città di Pomezia e Montegiordano Calcio chiudono in passivo il bilancio del mese. Ma non sono le uniche. Dopo esser stata una vera e propria costante dei nostri “top”, finisce dall'altra parte della “barricata”, complice un periodo in ribasso, il Cedial Lido dei Pini che mette in cascina una sola vittoria nelle quattro sfide disputate, una vera e propria novità per il team rutulo; la squadra è al momento sesta ma se non riprenderà al più presto la marcia intrapresa nel più recente passato, le zone nobili del raggruppamento rischiano di scivolar via, il che Dicembre 2012

quando ormai il pareggio sembrava inevitabile. Discorso più o meno simile per la squadra del Presidente Maniscalco. Esclusa anche qui la vittoria con una delle dirette concorrenti, il Borgo Massimina, la squadra è uscita sconfitta dal campo in tutte le altre occasioni, lasciando la posta in palio, nonostante alcune prove comunque positive, ad avversari di caratura, almeno sulla carta, superiore. Ancora in difficoltà, per chiudere il quadro, il Montegiordano Calcio, un solo punto in tre partite. I numeri e le statistiche – Passiamo in rassegna le cifre del mese . Il miglior attacco del territorio è quello dell'Unipomezia Virtus con 26 reti messe a segno; il dato è sorprendente se relazionato con le sfide disputate: dividendo infatti le marcature per le giornate si ottiene l'incredibile media di 2,88, quasi tre reti a partita! Per contro, il pacchetto offensivo meno prolifico è quello del Montegiordano Calcio con un bottino di appena sette marcature. Passiamo ai gol subiti. sarebbe inedito per una compagine abituata a competere ad alti livelli. Veniamo alle altre. La squadra del Presidente Padula ha centrato una sola vittoria nelle gare disputate vincendo con l'unica, sulla carta, squadra per così dire alla portata (Caere ndr) uscendo sconfitta dal campo invece, come da pronostico, contro le “nobili” del raggruppamento, nello specifico Dragona, Ardea e Unipomezia Virtus. In realtà l'esito di queste gare, nonostante la sconfitta, è stato tutt'altro che scontato. Nelle tre sfide citate infatti Barbonetti e soci sono usciti sempre a testa alta dal terreno da gioco con il rammarico di non aver messo in cascina nemmeno un punto; delle tre, “brucia” sicuramente di più quella disputata contro l'Airone, sfida questa persa solo nel recupero La difesa più battuta risulta essere quella dell'Indomita Pomezia (18 reti incassate) mentre la palma di squadra meno perforata va al Tor San Lorenzo (appena 5 gol subiti) , anche se la compagine, come del resto il Montegiordano, per dovere di cronaca, ha disputato meno giornate rispetto alle “colleghe” delle categorie superiori (sei sfide contro le nove di Prima e Seconda Categoria e le tredici di Promozione ed Eccellenza). Occhio al Match! - Cosa ci aspetta nel mese di Dicembre? La capolista Real Pomezia sarà alle prese con un tris di partite rappresentato, in sequenza, da Real Monterosi, Albalonga, sfida questa assolutamente da non perdere, e Ladispoli. In Prima Categoria occhi puntati sul derby al vertice tra Unipomezia Virtus e Nuova Florida il prossimo 23 Dicembre; aria di stracittadina anche in terza dove, appena un giorno prima, sarà la volta dell'Enea contro il Montegiordano Calcio. Le classifiche – Il saldo, alla luce del nostro resoconto, è sicuramente positivo. Il nostro territorio vanta ben sette compagini nei primi cinque posti delle varie classifiche - Real Pomezia, Unipomezia Virtus, T.N. Florida, Ardea, Torvajanica, Tor San Lorenzo ed Enea - una al sesto - Lido dei Pini - e soltanto tre squadre alle prese con la zona “calda” Città di Pomezia, Indomita, Montegiordano. Le altre notizie – Il Lido dei Pini accede agli ottavi di Coppa Lazio avendo battuto, dopo aver perso la sfida d'andata di misura (1-0 fuori casa ndr), il Tor di Quinto quattro a zero fra le mura amiche. Luca Mugnaioli



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POMEZIA CALCIO A 5 STRARIPANTE: LA SFIDA AL “MILLELUCI” TERMINA 19-1!

Inizia con una roboante vittoria il Campionato dei Pometini che travolgono il Fiumicino. Rinviata invece la sfida dei 2004

A

lla fine è scoccata l'ora “X”. La compagine pometina (i bambini del 2005 ndr) ha fatto il suo esordio nel Torneo consegnando agli archivi un successo davvero largo nel punteggio al termine di una sfida praticamente senza storia. La squadra, dopo le belle prestazioni fatte registrare nel pre-campionato, inizia così il torneo nel migliore dei modi lanciando un chiaro messaggio alle altre formazioni del raggruppamento; certo non basta una vittoria, seppur netta, a delineare la vera caratura di questo gruppo, ma il binomio Passabì-Formicola può comunque disporre di ottimi spunti sui quali costruire il proseguo di Campionato per puntare, perché no, alle zone alte della graduatoria. Passando alla cronaca del match, il Pomezia Calcio a 5 è riuscita a chiudere i conti già nel primo tempo, grazie alle reti, in sequenza, di Salvatore, Passabì,Tarantino, ancora Salvatore e Taurisano; nei restanti minuti la squadra del Presidente Bruscolotti ha consolidato il punteggio, fino a raggiungere l'incredibile bottino di 19 reti. Mattatore della giornata, al quale va la palma di migliore in campo, Salvatore autore di ben sette gol. Da segnalare anche le prove di Taurisano, cinque centri per lui, Tarantino e Vidiri autori entrambi di una doppietta, Focolini, Papaccio e Passabì con una rete a testa. Ferma ai box, per completare il quadro del mese, l'altra squadra (2004), che vedrà posticipato di una settimana l'esordio nella competizione ufficiale; il match contro il Monteverde è stato infatti rinviato a data da destinarsi per problematiche occorse alla società capitolina.

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A.I.D.O., UNA SCELTA PER LA VITA L ’ A.I.D.O., Associazione Italiana per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule, non lucrativa di utilità sociale (ONLUS), che in Italia opera da quasi quarant’anni con la sua attività di informazione, è presente ed attiva anche a Pomezia ed Ardea. La sua missione è quella di creare e mantenere una sensibilità sociale adeguata. E’ costituita da cittadini favorevoli alla donazione volontaria, anonima e gratuita di organi, tessuti e cellule. E’ apartitica, aconfessionale, interetnica, senza scopi di lucro, fondata sul lavoro volontario e informata ai principi etici ed a quelli dettati dall’ordinamento giuridico dello Stato. Maggiori informazione sull’attività svolta dai volontari ci viene direttamente dal Dott. Angelo Iurilli, Presidente del Gruppo Intercomunale A.I.D.O. di Pomezia e Ardea. “Attualmente il Gruppo AIDO di Pomezia e Ardea, attivo dal 1994, conta circa 580 aderenti e la sua attività non si limita solamente alla raccolta di dichiarazioni favorevoli alla donazione post mortem ed alla presenza nelle piazze in occasione delle Giornate Nazionali di informazione su Donazione e Trapianto. In stretta collaborazione con il Coordinamento Donazione, Prelievo e Trapianto della ASL Roma H, il Gruppo attua nel territorio iniziative che riguardano principalmente interventi di informazione sanitaria e di educazione civica volti ad accrescere nei cittadini la cultura della donazione e a promuovere lo sviluppo di una coscienza sociale e l’assunzione di responsabilità nei confronti della salute altrui”. In cosa consistono gli interventi informativi? “Negli ultimi due anni, sempre insieme al Coordinamento Trapianti ASL RM H, siamo intervenuti in diversi ambiti, dando particolare rilievo all’attività nelle scuole. Finora abbiamo coinvolto 2.600 studenti di III media inferiore e delle ultime due classi delle superiori ed entro la fine di dicembre ne coinvolgeremo un altro migliaio. Senza trascurare gli altri settori sociali vogliamo continuare su questa strada perché riteniamo che i ragazzi siano più aperti degli adulti nel riflettere serenamente sul problema dei trapianti e sul profondo significato umano e civile del consenso al prelievo di organi e, inoltre, possono più facilmente veicolare questi concetti verso le loro famiglie”. Come si articolano gli interventi informativi? “Inizialmente inquadriamo il tema parlando del trapianto come terapia consolidata e risolutiva, evidenziando – anche con l’ausilio dei dati del Centro Nazionale Trapianti – che se da un lato questa terapia ha raggiunto in Italia elevati livelli di qualità con risultati addirittura superiori a quelli di altre Nazioni non solo europee, dall’altro le liste

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di pazienti in attesa di un trapianto restano lunghe e moltissime persone che potrebbero condurre una vita normale continuano a soffrire o muoiono; l’insufficiente disponibilità di organi fa sì che solo una persona su tre di quelle in attesa di trapianto riuscirà a vincere la sua battaglia per la vita. Parliamo anche della legge in tema di donazione, molto garantista sia per il donatore che per il ricevente: chi può donare, quando può avvenire il prelievo, come manifestare il consenso alla donazione. Infine, quanto già detto viene approfondito dal punto di vista medico scientifico dal Responsabile del Coordinamento Prelevo e Trapianti della ASL RM H che in particolare, fugando ogni dubbio e perplessità, spiega come si giunge a diagnosticare con assoluta certezza la morte di una persona prima dell’eventuale espianto dei suoi organi”. Quali sono i messaggi che vuole trasmettere? “Se da un lato, con una corretta informazione, puntiamo al superamento di quelle paure quasi sempre irrazionali con cui molte persone si scontrano, il messaggio forte che vogliamo dare è che la donazione di organi rafforza il valore civile di una Nazione. Esprimere in vita il proprio consenso alla donazione rappresenta un atto di consapevolezza e di responsabilità sociale. Inoltre, solleva la famiglia dal prendere una decisione delicata in un momento di così forte stress emotivo e di lutto per la perdita di un congiunto. Ed è anche per questo che, al di là del consenso esplicito che

dovrebbe comunque essere un atto dovuto da ciascuno di noi, la raccomandazione che rivolgiamo a tutti è di superare ogni imbarazzo – pensare che un giorno può accaderci qualcosa di irreparabile crea sempre un forte disagio – e di parlarne, specie in famiglia, affinché se quel “qualcosa” dovesse malauguratamente riguardarci personalmente, i nostri cari siano sollevati dal prendere una decisione che, oltre tutto, potrebbe anche non coincidere con quella che avremmo preso noi”.Che rapporto avete con le Istituzioni del territorio? “L’AIDO non solo assicura alle Istituzioni la propria collaborazione, ma svolge verso di esse anche opera di sensibilizzazione e di stimolo. Con tutte le scuole del territorio il nostro rapporto è eccezionale; tutte le direzioni scolastiche hanno sempre dimostrato un’altissima sensibilità, tanto è vero che a volte sono state esse stesse a sollecitare i nostri interventi. Per quanto riguarda le Amministrazioni Comunali, con quella di Ardea stiamo portando a termine, in stretta sinergia con il Coordinamento Trapianti ASL RM H, un’iniziativa che consentirà la realizzazione presso gli uffici comunali di un centro di informazione e di raccolta delle dichiarazioni di volontà per la donazione post-mortem. Ciò avverrà all’atto della richiesta o del rinnovo della propria carta di identità. È stata già emessa la deliberazione e fra qualche giorno verrà sottoscritta la convenzione fra Comune, ASL RM H e il gruppo AIDO di Pomezia e Ardea. Verrà così fornito ai Cittadini un servizio di alta valenza sociale. Con il Comune di Ardea abbiamo quindi instaurato un rapporto altamente collaborativo e che certamente si rafforzerà con altre iniziative. Avremmo voluto fare, in parallelo, la stessa cosa anche con il Comune di Pomezia. Purtroppo ad oggi non ci è stato ancora reso possibile un incontro con il Sindaco, a cui siamo stati indirizzati, stante lo specifico argomento, dall’Assessorato alle Politiche Sociali. Da maggio, nonostante la richiesta formale di un incontro, due solleciti telefonici e due e-mail, solo il 9 ottobre ‒ e dopo aver tentato anche la strada del form “Scrivi al Comune” del sito web comunale ‒ abbiamo avuto il seguente riscontro, a cui non è seguito niente altro “Nonostante le sue richieste siano state sempre presentate e segnalate, ad oggi non abbiamo avuto ancora alcun riscontro in merito a tale problematica, quindi confidiamo di poterle fornire una risposta definitiva quanto prima”. Quindi non saprei cosa pensare…”. Gruppo Intercomunale A.I.D.O. di Pomezia e Ardea: 3290726164 - pomezia@aido.it - www.aido.it

Alessia Ambra Achille, Luca Mugnaioli, Matteo Acitelli, Alfredo Corrao, Claudia Sperduti, Michele Lotierzo, Francesca Poddesu, Mattia Bassi, Giulia Presciutti, Alessandro Introcaso Dicembre 2012

MA&MC

30/11/2012

STAMPA: Arti Grafiche Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009



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IL VALORE DELL’ONESTA’ O

“ Essere onesti è una forma d’intelligenza e di forza, non di debolezza”

ggi più che mai si avverte la necessità di una rivoluzione culturale che ponga l’onestà come valore centrale. La cronaca quotidiana ci parla sistematicamente di storie di ordinaria disonestà ad ogni livello. Essere onesti è un grande valore che aiuta a trovare equilibrio con sé stessi; lealtà, rettitudine, sincerità sono qualità umane che contraddistinguono chi vuole comportarsi in modo corretto e trasparente in base a principi morali ritenuti universalmente validi. L’onestà individuale porta inevitabilmente a creare un meccanismo dove chi viene in contatto con noi spontaneamente sente di porci fiducia, creando i presupposti di intesa reciproca non solo nel lavoro, in famiglia, negli affari, ma anche nel rapporto di coppia. Purtroppo oggi ci troviamo ad assistere a fatti banalmente disonesti o, meglio, gravemente disonesti. Bisogna educarsi ad essere onesti. Questo compito non può essere solo della scuola o delle istituzioni, ma soprattutto delle famiglie, sin da bambini. Insegnare l’onestà rende più unite le persone, altrimenti ci si sgretola favorendo l’individualismo e l’isolamento. Essere onesti fa sentire più forti, fa avere più fiducia in sé stessi. Una persona che cerca di attenersi ai suoi valori, agli ideali della sua vita, dovrebbe essere degna di ammirazione, mentre invece viene considerata ingenua e sprovveduta, quasi inadeguata a vivere in questa società che, se si onesto, ti fa sentire un perdente. I disonesti si ritengono più bravi solo perché sanno meglio mascherarsi, costruirsi false verità e inventare scuse e giustificazioni per salvare in qualche modo la faccia senza provare minimamente neppure il sentimento della vergogna. Come mai da un po’ di tempo è venuta meno l’attitudine ad essere onesti, cortesi, ad applicare le buone maniere? Perché molti pensano di poter gestire i loro comportamenti con gli altri con disonestà? Sarebbe troppo semplice dire che si tratta solo di maleducazio-

IL LIBRO DEL MESE:

PER LA SCUOLA 1 40 04

1 febbraio 1950, III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale pubblica. Dopo 62 anni le parole di questo Padre della Nazione sono ancora di stretta attualità. Calamandrei individuava nella mobilità sociale il principale compito della scuola. Opportunità per tutti, a prescindere dalla condizione sociale, di entrare a far parte della classe dirigente, come garanzia di una giustizia sociale e come necessità di un efficace rinnovamento della classe dirigente. Pertanto egli considerava la scuola un organo costituzionale della democrazia e considerava come la più ingiusta e dannosa delle disuguaglianze il privilegio nell'istruzione. Privilegio che esce rafforzato quando la scuola

ne. Una spiegazione più profonda potrebbe suggerire un’altra chiave di lettura, ovvero che l’uomo in quanto individuo non accetta che altri possano, in qualche modo, ostacolare i suoi bisogni e quindi cercano attraverso la forza e la disonestà di prevaricare. Quindi per uscire fuori da questo tunnel dobbiamo pensare che la nostra natura è connessa e legata con le altre persone, altrimenti è ovvio che ci si senta in diritto di far prevalere la propria individualità contro gli altri. Alcuni credono che per avere successo nella vita ci si deve mostrare invulnerabili e onnipotenti, essere duri e non provare compassione per nessuno, non fidarsi mai degli altri e contare solo su di sé. Ma così facendo si diventa individualisti ed egoisti e ciò si manifesta con la mancanza di solidarietà verso gli altri. Noi tutti abbiamo bisogno di ritrovarci in un clima di fiducia dove mettersi al servizio degli altri dia un senso alla vita, rendendoci felici. Spesso chi predica la moralità e l’onestà è lui per primo a non praticarla, mentre chi si comporta onestamente non ha bisogno di sbandierarlo a chicchessia, ma applica questa virtù in maniera umile e silenziosa, favorendo la conoscenza di persone altrettanto oneste con cui si prova piacere a frequentarsi poiché coerenti con la propria natura di persone umili e gentili. Antonio GUIDO Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale

“ La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile…..” OWE WIKSTROM

Certi insegnamenti non invecchiano mai...

pubblica è resa povera e indebolita al confronto di una privata ricca e protetta. Ancora peggio quando questa, col finanziamento statale non previsto dalla nostra costituzione, diventa scuola di setta, di partito, di confessione. In un momento in cui la scuola italiana subisce una politica di tagli, di conseguente impoverimento culturale, di impoverimento della ricerca e di futuri sviluppi sociali ed economici, leggere queste pagine diventa un obbligo sia per gli studenti che si accingono a scendere in piazza per far sentire la loro voce, sia per gli insegnanti che rivendicano un rafforzamento del loro status, sia per i cittadini tutti. Valentino Valentini

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NOTIZIE TASCABILI di Luca Mugnaioli

“CORRIERE DELLA CITTA', INFORMARE PER INFORMARSI”

Arriva il “redditest”. Befera: un milione di famiglie spende ma dichiara quasi nulla - MILANO l'agenzia delle Entrate ha svelato il funzionamento del «redditest». Il software per l'auto-diagnosi della coerenza fiscale è stato illustrato alle associazioni di categoria e ai professionisti in un incontro riservato. (FONTE: ilsole24ore)

Draghi: Bce vede ritorno fiducia su prospettive zona euro - FRANCOFORTE - Il nuovo programma di acquisto Bond della Bce ha favorito un relativo ritorno della fiducia nella zona euro. A dirlo è il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, aggiungendo che Francoforte è pronta ad iniziare gli acquisti quando si renderà necessario. (FONTE:Reuters)

Sequestro Spinelli, Ghedini: “Nessun riscatto e nessuno ruolo di Berlusconi” - Nessun riscatto pagato, nessuna trattativa e nessun ruolo di Silvio Berlusconi, secondo l’avvocato Niccolò Ghedini, nel sequestro di Giuseppe Spinelli, il ragionier e uomo di fiducia del Cavaliere tenuto prigioniero per un’intera notte da una banda di sei uomini arrestati dalla Polizia e che saranno interrogati domani. Il contabile, ufficiale pagatore delle Olgettine, ha negato l’ipotesi del pagamento del riscatto avanzata dalla Procura di Milano sulla base di alcune intercettazioni. (FONTE: il FattoQuotidiano)

M5S: ''No nel mio nome'', il programma elettorale di Grillo in 28 punti - Beppe Grillo pubblica sul suo sito il programma politico del Movimento 5 Stelle. Si tratta di 28 punti preceduti dalla formula ''Not in my name'' (''No nel mio nome''). Si va dal no allo smantellamento dello Stato sociale al no a ''un solo solo euro di finanziamento pubblico'' ai giornali che hanno fatto della menzogna un'arte. Niente finanziamento pubblico anche ai partiti, si alla consultazione popolare sull'euro. No alle grandi opere e alla grande distribuzione. Niente via libera alla costruzione degli inceneritori, impegno a non trattare i rifugiati politici ''come bestie''. No alla Rai gestita dai partiti. (FONTE: ASCA) Cosentino a giudizio - Il deputato del Pdl Nicola Cosentino, già sottosegretario all'economia, è

stato rinviato a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sul presunto reimpiego dei capitali del clan dei Casalesi nella costruzione di un centro commerciale nella provincia di Caserta. (FONTE: Rainews24)

Altre flash: CRONACA: Siria, bombe a grappolo su parco giochi: uccisi 10 bimbi dall'esercito siriano.

CRONACA: Ilva, 7 arresti per corruzione e associazione a delinquere. POLITICA ESTERA: Spagna: elezioni Catalogna, vince presidente Mas ma il Ciu perde seggi.

Curiosità & Life Style

E’ uscita la classifica dei lavori più stressanti – Secondo la società statunitense leader in offerte di lavoro Careecast è il taglialegna l’attività più faticosa. A seguire l’allevatore di bestiame, il militare, il manutentore di piattaforme petrolifere, il giornalista, il cameriere, il “letturista” dei contatori, il lavapiatti e il macellaio. (FONTE: IL FATTO QUOTIDIANO) Vendesi... “Pianeta Terra” - Un giapponese ha messo in vendita sul portale giapponese Yahoo! Auction niente meno che il nostro Pianeta! La Terra, descritta come “usata” e per la quale però non viene fornita nessuna garanzia, sarebbe di proprietà del banditore dell’insolita asta in quanto “gli sarebbe stata donata da Dio” in sogno” (FONTE: notizie.delmondo.info)

Padre di 82 figli! - L’olandese Ed Houben si è trovato un “hobby” piuttosto insolito. L’uomo infatti, ha deciso di aiutare le coppie che hanno difficoltà a concepire un bambino, come alternativa più economica alla Banca del seme; il suo “lavoro” tuttavia è un po’ diverso da quello dei classici donatori: infatti la sua attività prevede di avere rapporti, previa stipulazione di un contratto per l'esonero da qualunque responsabilità sul futuro nascituro, con la donna. Houben però rischia grosso, secondo alcuni legali: gli accordi verso le madri ed i figli sarebbero in realtà pura “carta

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straccia” in molti dei paesi dove ha “operato”, il che potrebbe portare a ricadute economiche qualora la madre, o i figli, cambiasse idea. (FONTE: notizie.delmondo.info)

Cara vecchia TV! - Per tutti quelli che c'erano, per quelli che forse erano ancora troppo piccoli ma soprattutto per le nuove generazioni: vi dice niente la parola “Carosello”? Vi ricordate quando non si poteva cambiare canale, perché.. non c'erano altri canali? Se vi dicessimo “Lascia o Raddoppia”? Bene nella speranza di aver suscitato in voi qualche piacevole “flash-back” vi riportiamo di seguito alcune date fondamentali che hanno segnato la storia del mezzo che cambiò per sempre la vita del popolo Italiano: 1954 iniziano ufficialmente le trasmissioni; 1961 arriva il secondo canale; 1977 arriva finalmente il “colore”; 1979 inizia le trasmissioni RAI 3. Negli anni '80 poi, a seguito di vicende turbolenti che suscitarono non poche polemiche, si inaugura la fase della “TV privata” con la proliferazione di emittenti concorrenti al monopolio statale.

LO SAPEVATE CHE.. DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE HITLER INTIMO' A MUSSOLINI DI SOSPENDERE LA PUBBLICAZIONE DEL SETTIMANALE “TOPOLINO” A MOTIVO DI UNA STORIA CHE LO METTEVA IN CATTIVA LUCE (TOPOLINO NELLA II GUERRA MONDIALE)

Il Corriere della Città 41


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UNA FAMIGLIA PERFETTA

La “doppia finzione” di Sergio Castellitto, nel nuovo film di Paolo Genovese

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personaggi della storia. Ci si trova dunque su un doppio livello, gli attori recitano nel film un ruolo diverso da quello che hanno nello stesso film. Qualcuno lo ha definito ‘un tributo al mestiere di attore’ e in effetti c’è molta cura e rispetto per i protagonisti della storia, molto ben raccontata e recitata. Francesca Neri in un ruolo un po‘ diverso da quelli a cui ci ha abituati, nel film è l’unica ad essere vera, l’unica persona sana, che si imbatte in questa strana famiglia apparentemente perfetta. “Volevamo raccontare una storia che facesse riflettere sulle conseguenze delle scelte di vita e dei rimpianti che ne conseguono, ma raccontandola nel modo a noi più congeniale con la leggerezza della commedia” ha spiegato Paolo Genovese alla conferenza stampa di presentazione di “Una famiglia perfetta”. Chi di noi può dire di non avere rimpianti? Chi può dire di aver fatto sempre la scelta giusta? C’è un momento nella vita in cui ci facciamo queste domande. Ogni spettatore si divertirà molto ma allo stesso tempo si ritroverà a riflettere sulle proprie scelte, esattamente come nelle intenzioni dell’autore. Rossella Smiraglia Il profumo della dolce vita

aolo Genovese torna al cinema con una commedia d’autore: “Una famiglia Perfetta”, arrivato nelle sale italiane con oltre un mese di anticipo rispetto alle date previste. “Una famiglia perfetta” ha un cast di quelli stellari: Sergio Castellitto, Claudia Gerini, Marco Giallini, Cristina Crescentini, Ilaria Occhini, Eugenio Francescani e con la partecipazione di Francesca Neri. Sergio Castellitto è Leone un uomo ricco, affascinante e misterioso ma profondamente solo. Per la notte di Natale decide di ‘affittare’ una famiglia per capire come sarebbe stata la sua vita se avesse fatto delle scelte diverse. Ingaggia una compagnia di attori, il cui capocomico è uno strepitoso Marco Giallini che, sulla base del copione scritto dallo stesso Leone, deve mantenere la compagnia insieme per riuscire a superare la notte di Natale e incassare il compenso pattuito, dovendo ‘prestare’ la moglie a Leone. Leone è un uomo ‘strano’, si diverte a torturare la sua ‘famiglia’ con improvvisazioni varie cercando di metterli in difficoltà. Tra situazioni surreali, con la comicità tipica dell’opera d’autore, non mancano gli spunti di riflessione. La chiave di tutto sarà svelata solo alla fine lasciando però all’immaginazione la possibile evoluzione dei

SI PUÒ FARE L’AMORE VESTITI? Ce lo racconta Bianca Guaggero, al suo esordio al cinema come protagonista

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i può fare l’amore vestiti? Ce lo racconterà Aurora la bella sessuologa pugliese, Bianca Guaccero, al suo esordio da protagonista al cinema. Il film è In uscita nelle sale il 6 dicembre. Presentiamo una breve anteprima del film che desta, già nelle sue premesse, molta curiosità e attesa, anche a causa del cambio di regista in corso d’opera. Il film, infatti, ha visto i suoi primi ciack diretti da Dario Acocella, compagno di Bianca Guaccero. Ma, a metà dell’opera la regia è passata nelle mani di Donato Ursitti. Da indiscrezioni appena sussurrate, pare che il risultato ottenuto non sarebbe piaciuto a Acocella, che avrebbe voluto un film più impegnato e si è invece ritrovato per le mani una divertente commedia. Prodotto da Stefano Maccagnani per Belumbury, distibuito da Blemumbury insieme con la Iervolino Entratenment, “Si può fare l’amore vestiti?” entra nel mondo chiuso della provincia, in cui la bella e ottimista Aurora, torna dopo essersi specializzata in sessuologia a Roma. Dopo la specializzazione Aurora torna in Puglia, per stare vicina alla madre che crede in fin di vita. Il piccolo paese natio guarderà con sospetto la

giovane Aurora e tra pregiudizi, equivoci, diffidenze, consigli e amici ritrovati ne uscirà sconvolto. Al fianco di Bianca Guaccero vedremo Corrado Fortuna, Paolo De Vita, Marina Rocco, Maurizio Battista, Francesca Ceci, Cosetta Turco, Fabio Ferri, Anna Ferruzzo, Daniela Marazzita e Michele Ventucci. L’argomento del film è di quelli un po’ tabù per la provincia italiana, o forse per il perbenismo, o finto tale, imperante nel piccoli centri dove tutti sanno tutto di tutti. Ci sarà speranza per la bella e ottimista sessuologa di mettere a frutto i suoi studi? Riuscirà a infrangere i pregiudizi? Chi può essere così audace da aprire uno studio di terapie sessuali in un posto pieno di tabù? Chi può essere così ottimista da pensare che il postino, l’edicolante, la panettiera, gente che non ha mai messo il naso fuori di lì, si rivolga ad una sessuologa per problemi così delicati? Nessuno. A parte Aurora, naturalmente. Rossella Smiraglia Il profumo della dolce vita

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