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PEBA a Pomezia, facciamo il punto
«PEBA, il Comune renda pubbliche le linee guida»
Zuccalà fissa il crono-programma per giungere al documento, la Coscioni: «Chiediamo trasparenza»
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i sono novità in merito al percorso che dovrebbe
Cportare Pomezia a dotarsi finalmente dei PEBA - i piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche - ovvero di uno strumento importantissimo per la pianificazione del territorio e sopratutto, dato che furono introdotti nell'86', obbligatorio per legge. Dopo aver disatteso le promesse fatte nell'ultima campagna elettorale l'attuale Amministrazione Comunale, nel novembre scorso, ha dato impulso per redigere le linee abbiamo intervistato il Sindaco Zuccalà per Piano e definizione delle Linee di Intervento Guida per la predisposizione del Piano fare il punto della situazione. (3)Verifica dei contenuti del Piano e affidando l'incarico ad uno studio di «Le linee guida del PEBA sono state inviate presentazione. Questo dovrà essere Ingegneria e consulenza situato a Pisa. Il all’Amministrazione nei tempi previsti armonizzato con gli strumenti ditutto, compreso un ulteriore progetto stavolta (precisiamo che, al momento di andare in programmazione attualmente vigenti e coninerente al PUMS ( iano Urbano di Mobilit stampa, non sono state diffuse il Piano Urbano di Mobilità Sostenibile, a cui Sostenibile) al costo di circa 24mila euro. pubblicamente, ndr) e, come abbiamo sta lavorando la stessa ditta. In Regione spiegato nella prima riunione con le Terminata questa fase, si passerà La scadenza per la consegna delle linee guida associazioni di categoria (a cui hanno all'applicazione vera e propria che prevede,al Comune era stata fissata al 31 dicembre partecipato Bandiera Lilla e Inmaci - Istituto su base decennale, la realizzazione degli2020. Ricordiamo che la Regione Lazio ha Nazionale per la Mobilità Autonoma di interventi in base alle priorità già diramato le Linee guida per gli studi Ciechi e Ipovedenti) stiamo fissando individuate». “finalizzati alla realizzazione dei PEBA da gli incontri con la ditta per «PEBA, il Comune renda parte degli enti locali”, fornendo così uno strumento comune a tutte le città laziali. A fine mese sono stati inoltre approvati i criteri per i contributi alle Amministrazioni locali proprio per giungere all'eliminazione delle barriere architettoniche sui territori. Qui Pomezia Da Piazza Indipendenza però è arrivato comunque l'input di affidare ad una società esterna l'incarico, ricomprendendo il PEBA all'interno di un più ampio discorso inerente al PUMS come visto, malgrado un'Associazione (la Cellula Coscioni di Pomezia, la stessa con la quale il Sindaco aveva preso l'impegno nel 2018 di giungere in tempi brevi al PEBA) si fosse offerta sin dall'inizio di collaborare gratuitamente con l'Ente, al netto in ogni caso di quanto prodotto e già messo a disposizione dalla Regione Lazio. PEBA a Pomezia: le parole del Sindaco Ad ogni modo, considerato il superamento della deadline per la consegna delle linee guida da parte dello studio toscano, Nelle foto: (Da sx a dx) il Sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà; la Cellula Coscioni di Pomezia pianificare le attività future. Voglio ricordare che il PEBA della Città di Pomezia è stato affidato ad una società che si occuperà anche della redazione del PUMS-Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, perché noi abbiamo sempre inteso la mobilità cittadina come globalmente sostenibile senza limitarci al solo abbattimento delle barriere architettoniche. Abbiamo dimostrato in questi anni di portare avanti investimenti notevoli nel miglioramento delle infrastrutture urbane, abbattendo barriere architettoniche e implementando i sistemi di mobilità sostenibile per un valore di circa 7,5 milioni di € negli ultimi 5 anni». E' possibile conoscere il (nuovo) crono programma per arrivare alla produzione di questo documento così importante per il territorio? «Il cronoprogramma delle attività preliminari del PEBA si sviluppa su 2 anni mentre per la realizzazione degli interventi individuati è prevista un'estensione temporale di 10 anni. Il piano si suddivide in 3 fasi di intervento: (1) Raccolta dei dati e mappatura delle criticità; (2) Redazione del pubbliche le linee guida» A chiedere spiegazioni all'Amministrazione Comunale di Pomezia stata anche la Cellula Coscioni di Pomezia: Al momento sul sito del Comune, nell'apposita sezione, non presente nulla se non un file dal titolo tendenzioso "LavoriPEBA" (ma come, se il PEBA ancora non c'?). Abbiamo chiesto al Sindaco di renderlo pubblico ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta», scrive l'Associazione. «Ora, dal silenzio si possono dedurre solo due conclusioni: la prima la non avvenuta consegna delle Linee Guida (che per, come avete letto, il Sindaco ha dichiarato essere avvenuta, ndr), la seconda quella della mancata trasparenza verso i cittadini. Delle due ipotesi auspichiamo di gran lunga la prima - anche se non giustificabile, ma di carattere forse pi tecnico amministrativo - che la seconda perché crediamo che, quando si parla di denaro e interessi pubblici, la trasparenza assieme alla partecipazione siano cardini irrunciabili per una comunità democratica».
Luca Mugnaioli
Il Sindaco di Pomezia: «Linee guida ricevute nei tempi previsti. Cronoprogramma? Attività preliminari del PEBA in 2 anni, realizzazione degli interventi prevista in 10 anni»
Vaccini: Pfizer, Moderna e Astrazeneca
Le differenze, i ritardi di produzione e gli impatti sulle vaccinazioni italiane. Facciamo il punto
passato un anno, un anno dal ricovero dei due turisti E’ cinesi ricoverati all’ospedale Spallanzani di Roma. Un anno di privazioni, di cambiamento, di responsabilità individuale e collettiva. È passato un anno, il 2020, che in tanti vorranno dimenticare; eppure quell’anno tremendo si è concluso con un miracolo: quello della scienza. Le vaccinazioni contro il Coronavirus sono partite in tutto il mondo. Il 27 dicembre 2020 in Italia (e in tutta Europa) si è dato il via alla campagna di vaccinazione e oggi, oltre ad un duttore, il viceministro della Salute Pierpaolo più economico in commercio e soprattutto ilcalendario vaccini, esistono persone comple- Sileri ha spiegato che i problemi nella conse- più facile da conservare, dal momento chetamente immunizzate nei confronti del virus. I vaccinati in Italia gna dei vaccini di Pfizer dovrebbero provocare un ritardo di circa quattro settimane non necessita temperature complesse in cui essere conservato. Sarà in commercio perFino a pochi giorni fa, in Italia, vi erano solo nell’inizio della campagna vaccinale per chi tutti gli adulti, anche per gli over 55, dai 18due vaccini disponibili e, dunque, utilizzati: ha più di 80 anni, e di sei o otto settimane per anni di età. Per il Ministro della Salute Roquello prodotto dalla Pfizer BioNTech e il resto della popolazione. Queste stime di ri- berto Speranza è “una notizia incoraggiante”quello da Moderna. Per essere immunizzati, tardo però, dipendono anche e forse soprat- anche se “la battaglia contro il virus è ancoraambedue i vaccini richiedono un richiamo tutto dai nuovi annunci sui problemi di complessa”. Complessa sì, soprattutto a causadunque due dosi: a distanza di 21 giorni per Astrazeneca che, al fine dei conti, consegnerà dei ritardi dell’azienda che si sommano a Pfizer mentre ne servono 28 per Moderna. meno della metà di dosi nel primo trimestre quelli della Pfizer. In termini di numeri, alAlla luce di questa doppia necessità in Italia del 2021. Considerando che il piano vacci- l’Italia sarebbero dovuti arrivare nei primi tresi conta che il 2,17% della popolazione è stata nale di partenza doveva prevedere oltre 16 mesi del 2021 circa 28 milioni e 269mila dosi, vaccinata con la prima dose, mentre solo lo milioni emerge che le preoccupazioni da ma entro la fine di marzo le dosi a disposi0,50% della popolazione ha effettuato anche parte del Governo e dell’Italia sono più che zione saranno meno di 15 milioni. Il Ceo delil richiamo del vaccino per garantirsi dunque motivate. l’azienda parla di voler incrementare le dosi:l’immunità al Covid. L’Italia in ambito di AstraZeneca “Stiamo producendo 100 milioni di dosi alvaccini detiene un primato europeo: è infatti L’agenzia europea del farmaco, venerdì 29 mese e siamo solo all’inizio”, ha detto Pascal prima in Europa per numero di persone vac- gennaio, ha detto il via libera al vaccino Soriot. Ma è diatriba aperta tra l’azienda Oxcinate: le somministrazioni totali sono AstraZeneca-Oxford contro il Coronavirus. ford-Pomezia e l’Europa, nonché con l’Ue. Le1.813.005 per un totale di 481.838 cittadini Il siero realizzato dall’azienda farmaceutica tensioni nascono proprio all’annuncio sul taimmunizzati. Pfizer e Moderna anglo-svedese, in collaborazione con l’ita liana Irbm di Pomezia, è stato finalmente ap glio delle dosi legate ai ritardi di produzione, si sospetta infatti che le dosi promesse all’EuCome abbiamo detto, fino a qualche giorno provato dall’Ema. Rispetto ai vaccini ropa andranno in altri paesi. Sarà realmentefa c’erano solo due diversi vaccini contro il Pfizer/BioNTech e Moderna, entrambi a base così? Covid-19 approvati in Italia: quello di Pfizer- di mRNA, quello di AstraZeneca sfrutta unBioNTech e quello di Moderna. Da venerdì approccio diverso per creare la risposta im29 gennaio è stato approvato anche il vaccino munitaria al virus. La tecnologia è la stessaAstraZeneca. Il vaccino di Pfizer va conser- alla base del primo vaccino approvato pervato a -75°e può essere somministrato a par- Ebola a fine del 2019, l’unico basato su un tire dai 16 anni, per ottenere l’immunità vettore virale ad oggi disponibile. È il vaccinonecessita di una doppia dose del vaccino. Quello di Moderna, invece, è già diluito e pronto per essere iniettato a partire, però, si può ricevere solo dai 18 anni. Si conserva più facilmente ma anche lui ha bisogno di due dosi: immunizza completamente dopo due settimane dalla seconda dose. Sul versante dell’efficacia e sicurezza i due farmaci hanno ottenuto nella sperimentazione clinica di fase 3, risultati molto simili. Parliamo infatti di un’efficacia al 95% per Pfizer-BionTech e di 94,5% per Moderna. Seppur l’Italia detenga ancora una medaglia per le vaccinazioni, i ritardi in merito alla consegna delle dosi da parte della Pfizer (sommati a quelli annunciati da AstraZeneca) fanno preoccupare la Nazione. Per quanto concerne il primo pro-
Anna Di Rocco E’ infatti prima in Europa per numero di persone vaccinate: le somministrazioni totali sono 1.813.005 per un totale di 481.838 cittadini immunizzati
Tutti i controsensi della “zona arancione”
Ristoranti e Bar costretti al solo asporto, ressa nei negozi e nei centri commerciali
iamo ben consapevoli di quanto sia difficile cam“S biare le nostre abitudini. I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante di contagi, di persone in terapia intensiva e di morti”. Da questo primo discorso del Premier Conte sono trascorsi undici mesi. Troppi i Dpcm che si sono rincorsi in quello che è quasi un anno di pandemia, che ha stravolto le nostre vite. E se prima la normalità poteva essere una passeggiata o un pranzo con gli amici, in questo periodo tra le “abitudini” si è aggiunto anche l’“appuntamento” con la conferenza stampa serale del Presidente del Consiglio. a pochissimi chilometri l’uno dall’altro. Tutti incollati al televisore, in attesa di cono- “E’ consentito, una sola volta al giorno, sposcere le nuove misure restrittive, con la spe- starsi verso un’altra abitazione privata abitata, ranza di ritornare alla vita di sempre quanto tra le 5.00 e le ore 22.00, a un massimo di due prima. Eppure, la parola fine ancora non può persone ulteriori a quelle già conviventi nelessere messa nera su bianco. Tutto il contra- l’abitazione di destinazione. La persona o le rio. È vero, un passo importante con i vaccini due persone che si spostano potranno co(tra ritardi e complicanze) è stato fatto, ma la conta dei contagi e, soprattutto dei morti, ogni giorno nel nostro Paese continua a fare paura. In un’Italia “colorata” e divisa in zone a seconda del livello di rischio, tutti cercano di difendersi come meglio si può e di raggiungere la “zona bianca”, quella fascia che più ci avvicinerebbe alla normalità. Quella zona che dà modo a cinema, teatri, sale da concerto, palestre e piscine di riaprire i battenti dopo mesi di ripetute chiusure e difficoltà. Sembra quasi un miraggio perché l’Italia continua a essere divisa e colorata di giallo, rosso e arancione e a fare i conti con l’ennesimo Dpcm. L’ultimo è entrato in vigore il 16 gennaio scorso e le misure, ancora restrittive, saranno valide fino al 5 marzo: spostamenti limitati, vietati tra Regioni diverse (anche quelle in fascia gialla) fino al 15 febbraio e divieto di asporto dopo le 18 per i bar. Ancora disposizioni che riportano gli italiani indietro nel tempo, esattamente a un anno fa quando tutto, purtroppo, è cominciato. Lazio in zona arancione per la prima volta Alle bozze, ai decreti e alle FAQ, si deve aggiungere il monitoraggio settimanale dell’ISS, il passaggio utile per decidere il “destino colorato” delle Regioni, per classificarle in più scenari di rischio. Ecco, proprio sulla base del report dell’Istituto Superiore di Sanità il Lazio, per la prima volta, da zona gialla è passato in quella arancione con un Rt che ha raggiunto e superato l’1. Da domenica 17 gennaio la Regione Lazio ha cambiato colore e ha fatto “sue” tutte le ulteriori misure stringenti: spostamenti limitati nel Comune (se non per comprovate esigenze) e i bar e ristoranti aperti solo d’asporto o con consegne a domicilio. Cittadini che hanno dovuto fare i conti con altre chiusure e che, come sempre, hanno cercato di trovare una sensatezza alle disposizioni, proprio lì dove la logicità sembra non reggere. Congiunti fuori Comune, quando l’amore conosce confini L’amore non dovrebbe conoscere confini, ma non con il Coronavirus. I confini ci sono stati (ci sono) e gli spostamenti tra le Regioni, per il momento, restano “congelati”. Così come tanti affetti. Congiunti, quel termine che tanto mesi fa aveva fatto discutere e sul quale era subito montata la polemica, è tornato in questo periodo con prepotenza a farsi sentire. Ingombrante come non mai. Il tempo passa, i Dpcm si susseguono, i Decreti-legge ogni tanto spuntano qua e là, ma la confusione e quella che agli occhi di tanti è “illogicità” restano. Quasi come se fossero delle “tristi” costanti di un periodo tutto da dimenticare. A “ribellarsi” alle nuove misure in vigore proprio dal 16 gennaio sono stati ancora una volta i congiunti che vivono in Comuni diversi (o Regioni) e che si trovano nei territori in fascia arancione o rossa. Fidanzati, compagni, “affetti stabili” con l’unica colpa di risiedere in Comuni diversi. A volte munque portare con sé i figli minori di 14 anni e le persone disabili o non autosufficienti che con loro convivono – si legge in una nota del Governo. Tale spostamento può avvenire all’interno della stessa Regione, in area gialla, e all’interno dello stesso Comune, in area arancione e in area rossa, fatto salvo quanto previsto per gli spostamenti dai Comuni fino a 5.000 abitanti”. Non è un paradosso? Eppure, stando al parere di alcuni esperti di materia giuridica e alle FAQ chiarificatrici, il ricongiungimento con il partner sembra essere previsto tra le cause di necessità, sempre da giustificare con l’autocertificazione. Le coppie sembra che possano ritrovarsi nell‘abitazione che normalmente condividono: questo perché gli spostamenti sono sempre consentiti per rientrare alla propria residenza, domicilio o abitazione. Spostamenti fuori Comune C’è un altro punto che ha fatto discutere. Sì, perché in zona arancione (nel Lazio, per esempio), gli spostamenti tra Comuni diversi (anche se a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro) sono vietati, se non per comprovate esigenze. Ma se è vero che ci sono Comuni piccoli, divisi solo da una strada, è altrettanto vero che ne esistono altri. E grandi. Basti pensare che solo il Comune di Roma è su un’area di 1.285 km quadrati. Ma lì ci si può spostare, senza divieti.
A “ribellarsi” alle nuove misure in vigore dal 16 gennaio sono stati ancora una volta i congiunti che vivono in Comuni diversi (o Regioni) e che si trovano nei territori in fascia arancione o rossa. Fidanzati, compagni, “affetti stabili” con l’unica colpa di risiedere in Comuni diversi
(continua)
Alcuni Comuni sono divisi da una strada, altri, come Roma, hanno superifici di centinaia di km quadrati. Ma il divieto degli spostamenti (non) è uguale per tutti
Per le seconde case è andata anche peggio: soltanto dopo diversi giorni il Governo ha aggiornato le FAQ lasciando libera interpretazione ai cittadini
(segue) Ed è proprio questo il paradosso al centro delle criti che, della serie: “Io posso muovermi nell’immenso comune di Roma, ma non posso andare da un mio parente che è a pochissimi chilometri da me”. Ci si può spostare dal proprio Comune solo per le ormai “famose” comprovate esigenze di lavoro, salute, necessità (tra queste, anche fare la spesa), sempre con il modello di autocertificazione da presentare al momento di un eventuale controllo. Sì agli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
Caos seconde case
Tra spostamenti limitati e attività chiuse, un’altra questione che ha generato il caos è stata quella relativa alle seconde case. Seconde case sì o no? Dopo giorni di confusione e interpretazioni varie, ecco che è arrivata la risposta dal Governo: sì, ci si potrà spostare per raggiungere le seconde case. A una condizione però. Possono raggiungerle (anche se si trovano in Regioni o Province autonome diverse) solo coloro in grado di comprovare di avere un contratto di affitto o un atto stipulato dal notaio che abbia come data una anteriore al 14 gennaio 2021. Ma c’è di più. L’abitazione di destinazione non deve essere abitata da persone non appartenenti al nucleo familiare.
I paradossi della zona arancione: attività commerciali discriminate
Centri commerciali aperti, seppur chiusi nel fine settimana, bar e ristoranti costretti a sopravvivere con l'asporto peraltro ridotto alle 18.00 per i primi. E cos ci si è potuti azzuffare per un paio di Nike ultimo modello, come accaduto a Roma, o rimanere invischiati negli ingorghi a Primark nel nuovissimo centro commerciale Maximo sulla Laurentina. E' evidente che qualcosa non abbia funzionato. In particolare è stato proprio il caso dei centri commerciali a destare le principali perplessità: qui è stato ancora più evidente il contrasto fra i negozi aperti e stracolmi di gente, anche in virt ù dei saldi, e la desolazione dei bar e dei ristoranti i cui tavoli sono stati transennati anche se, in realtà, sarebbero gli unici luoghi idonei a garantire il distanziamento interpersonale. Insomma, in questo modo si finito solamente per penalizzare le stesse attività commerciali con in più il controsenso di non capirne l'effettivo ruolo nella prevenzione dei contagi. E questo anche a fronte di palestre, cinema e teatri, tutti luoghi, che anche qui, con i dovuti controlli, potrebbero lavorare in sicurezza, tenuti sigillati.
Seduti ai tavoli no, in fila sì. Centri commerciali affolati bar e ristoranti deserti
(continua)
Il paradosso: tavolini dei bar e dei ristoranti - ovvero gli unici luoghi dove è possibile controllare il distanziamento transennati nei centri commerciali. Per loro solo l’asporto
(segue)
Prendere un caffé? Al freddo e sotto la pioggia
All'esterno dei centri commerciali è andata ancora peggio. I bar lavorano ma, come visto, solo con l'asporto. Quindi, anche solo per prendere un caffé, la fila è all'esterno, si è potuto entrare generalmente uno alla volta. Comprando a portar via. Noi abbiamo fatto un giro ad Ardea e a Pomezia raccogliendo testimonianze dirette di come, in un modo o nell'altro, le persone hanno tentato di adattarsi alle nuove regole in attesa di tempi migliori: e così abbiamo incontrato persone intente a prendersi un caffè in strada nonostante le temperature mattutine davvero rigide (eravamo intorno ai 2-3°) o a ripararsi come meglio si poteva nei giorni di pioggia. Onestamente, un senso a tutto questo, citando Vasco Rossi, “noi non l'abbiamo trovato”.
La testimonianza
Ma c'è anche chi si è voluto sfogare: «Sono tre giorni che siamo in giro tra Roma Latina Pomezia Fiuggi a lavorare. Sopralluoghi, riunioni, appuntamenti e incontri vari. Usciamo di casa alle 7 per rientrare alle 20», ci racconta. «Non possiamo rilassarci con un aperitivo. Non possiamo tirarci su con un buon caffè se non in un bicchierino di carta consumato in strada dopo una fila al freddo per essere serviti. Mangiamo sotto la pioggia o al freddo pezzi di pizza al taglio come quando da ragazzini uscivamo da scuola – continua - Oggi a pranzo abbiamo dovuto dividerci un po' di pizza usando come tavolo una cassetta della corrente vicino al cancello di un condominio. E come noi tutti gli altri. Tutti zitti e rassegnati. Dalle rosticceria con i tavoli accatastati e "sigillati" ai clienti che come acrobati gestivano il passaggio tra le mani di mascherina, pizza, supplì, bottigliette di acqua o coccola, ombrelli, guanti ecc. Il tutto sotto un cielo scuro e umido di pioggia e freddo», è l'amaro racconto. Poi, e qui veniamo al nostro discorso, ecco tornare ai controsensi: «Ma che cavolo stiamo facendo? In altri negozi tutto procedeva normalmente. In frutteria, in macelleria. Dal ferramenta, nel negozio di abbigliamento. Certo li non si sosta. Li non ci si rilassa. Non si fa pausa. Stiamo viaggiando con una macchina del tempo che mi pare abbia come meta quei paesi che un tempo vivevano un incubo sotto dittatura statalista. Paesi dell'est da cui tutti cercavano di scappare e che oggi invece sono terre di opportunità che aprono al futuro. La cosa più triste è che i più non se ne stanno rendendo conto», conclude.
La speranza di una “vita normale a colori”
Quello che è certo è che ancora per qualche mese dovremmo fare i conti con zone colorate e misure restrittive. È vero, le nostre abitudini sono state travolte e abbiamo dovuto adattarci a una nuova vita, lontana da quella normale, da quella di sempre. A quasi un anno da questa pandemia, tutti sperano di uscire presto dal tunnel. E di avere sì una vita “a colori”, ma felice e spensierata, libera da ogni restrizione. Arriverà il momento in cui si ingranerà la marcia e si ripartirà. Ci lasceremo alle spalle questa realtà in bianco e nero di un’Italia sì colorata. Ma non come vorremmo.
Ardea e Pomezia, tutti in fila al freddo (erano 3°) per prendere un caffè
«Stiamo viaggiando con una macchina del tempo che mi pare abbia come meta quei paesi che un tempo vivevano un incubo sotto dittatura statalista. La cosa più triste è che i più non se ne stanno rendendo conto»
Federica Rosato e Luca Mugnaioli
Lo sfogo: «Il caffé? In un bicchierino di plastica dopo una fila al freddo e sotto la pioggia. Abbiamo mangiato pizza su una cassetta dela corrente usata come tavolo. Ma nei negozi, dall’abbigliamento, alle frutterie, era tutto ‘regolare’»