Il Corriere della Città - Febbraio 2016

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Anno 8 Numero 02

FEBBRAIO 2016

libertà informazione politica cronaca cultura sport

"Bombe" sul Movimento 5 Stelle

Scintille tra il Pd e il sindaco di Pomezia Fabio Fucci Pontina: cronaca di un gennaio nero PAG. 22 - 23

Ardea che cresce... demograficamente PAG. 10

Cosa fare a febbraio: appuntamenti da non perdere PAG. 30



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Febbraio 2016

POLITICA POMEZIA

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Pomezia, attacco al potere Dopo Quarto anche Piazza Indipendenza: crolla il mito dell'onestà del Movimento 5 Stelle? I fatti, le accuse e la difesa del Sindaco Fabio Fucci

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' stato un mese caldo, anzi caldissimo quello appena conclusosi per il Movimento fondato da Beppe Grillo. Tutto è cominciato con la vicenda di Quarto. I fatti sono ormai noti: il Sindaco del Comune alle porte di Napoli finisce in un vortice di polemiche che si trasformano subito in scandalo. L'epilogo, per i 5 Stelle, è dei più amari. L'ormai ex primo cittadino Rosa Capuozzo – che accusa il direttorio del Movimento di averla abbandonata e, cosa più grave, di esser fuggiti anziché affrontare il 'malaffare' - viene espulsa, poi, nonostante una prima decisione di andare avanti senza simbolo, presenta le dimissioni dalla carica in una conferenza stampa datata 21 gennaio. “Non è una resa, ma un gesto d'amore e di responsabilità verso la città”, le parole conclusive del suo mandato in quella che però una resa è sembrata eccome. Tant'è che in molti della sua giunta, prima delle dimissioni, avevano già fatto un passo indietro lasciando, di fatto, il Comune, al di là di tutto, senza i numeri per governare. Il Movimento perde così in un sol colpo la città – con un ex consigliere sotto processo – come leggiamo, tra gli altri, in un articolo sul Fatto Quotidiano - “per corruzione elettorale e tentata estorsione con in più l’aggravante di aver favorito un’organizzazione mafiosa” – ma soprattutto lascia diffondere il sentimento che, alla fin fine, forse anche i 5 Stelle non sono poi così diversi, e quell'onestà vanto ed orgoglio del Movimento sin dalla sua nascita non è di fatto così granitica. È pur vero che, a differenza di tante altre vicende, la risoluzione dei grillini è stata abbastanza celere – anche se poi c'è tutto un faldone sul quale si attendono ulteriori sviluppi e riassumibile più o meno così: il direttorio sapeva o no? E se ne era a conoscenza come mai si è temporeggiato così tanto? Andrebbero messe in atto ulteriori espulsioni? – anche se la vicenda, sia dal punto di vista mediatico che politico, sembra esser scappata di mano un po' a tutti. Mentre si discute e ci si interroga su tali questioni – nel frattempo alla politica “tradizionale” non pare vero

e in molti si riscoprono (ipocritamente?) “giustizieri”, così come chi da sempre è stato contrario ai pentastellati si ritrova in mano quella che, a lor giudizio, sarebbe una vera e propria “prova regina” - anche Pomezia, e in particolare il Sindaco Fucci, si ritrova “sotto attacco” per alcune vicende che proviamo a riassumere. ABUSI EDILIZI – La prima a scagliarsi contro la giunta grillina a Pomezia è l'Unità. Fucci viene chiamato a rispondere sulla vicenda riguardante 9 palazzine ubicate in Via Almirante e Via Pino Romualdi, nella parte sud-ovest della città. Nello specifico, leggiamo, vengono contestate presunte irregolarità, ma per capire i fatti dobbiamo tornare addirittura al 2006 e al 2007: in questi due anni furono infatti rilasciati alcuni permessi a costruire – che vennero successivamente (nel 2014) ritenuti irregolari dalla sentenza n. 2500 da parte del Tribunale di Velletri – per realizzare ulteriori due piani (sesto e

settimo) in una delle strutture esistenti. La vicenda vide alcuni indiziati di colpevolezza: l’ex dirigente all’urbanistica – abuso d’ufficio e falso ideologico i reati contestati – e altri dipendenti del Comune (che beneficiarono poi della prescrizione). Arriviamo così al coinvolgimento dell’attuale amministrazione. Per quegli stessi fatti, pur prescritti per coloro che ne risultarono imputati, lo stesso Tribunale di Velletri inviò al Comune di Pomezia – Fucci era già stato eletto e all’epoca dichiarò che si sarebbe costituito parte civile nel processo a carico dei responsabili – copia degli atti invitando la giunta a sistemare la situazione. Il 29 settembre scorso l’attuale amministrazione, sempre secondo chi rivendica gli abusi, con una contestata delibera si sarebbe mossa invece nella direzione opposta, andando cioè a “sanare” anziché affermare e sancire l’irregolarità di quei lavori. Per la Regione Lazio si sarebbe trattato di un atto illegittimo in quanto, alla resa dei conti, andava a cambiare le regole del gioco, tanto che anche l’area anti-abusivismo della stessa Regione aveva sottolineato, in una lettera pervenuta in Piazza Indipendenza lo scorso 24 novembre, le “procedure irregolari commesse”, ed avrebbe allertato la Procura di Velletri. Niente però, per arrivare a un ulteriore capitolo della vicenda, si sarebbe mosso – le palazzine, per chi contesta i fatti e per la stessa Regione, andrebbero sostanzialmente demolite - nemmeno un controllo posto in essere dal Comune per prendere atto della situazione. Il motivo? Questioni di natura personale, in quanto, rilancia l’Unità, parenti degli attuali amministratori avrebbero acquistato abitazioni in quelle palazzine, proprio sui “piani” incriminati. A onor del vero, stando ad alcune indiscrezioni, le stesse palazzine erano state contestate già alla vecchia amministrazione, sempre a causa di parenti che avevano acquistato proprio dove c’era il presunto abuso. Non a caso, sulla questione, nessuna delle forze politiche locali sembra voler metter bocca. (continua a pag. 4)


4 POLITICA POMEZIA (segue da pag. 3) MAFIA CAPITALE E APPALTI - “È incorruttibile”. Vi ricordate questa frase? Emerse in una delle intercettazioni – le parole esatte furono “lì non abbiamo protezioni” riferendosi a Pomezia, ma senza riferimenti espliciti ad alcun nome o carica - in cui compare Salvatore Buzzi, uno dei 'protagonisti' della vicenda di Mafia Capitale. La pubblicità, seppur involontaria, travolse in positivo il Movimento 5 Stelle e Fucci divenne il baluardo dell'onestà e del cambiamento targato Beppe Grillo. Oggi però qualcuno tenta di rimettere in discussione proprio quella vicenda. Dopo gli attacchi sferrati da “L’Unità”, è stato pubblicato un pezzo su e Huffington Post – poi ripreso anche da un servizio andato in onda al TG 1, TG 2 e TG 3 – dove il governo a 5 Stelle di Pomezia è stato duramente criticato sia per l’enorme aumento delle spese legali sia per l’appalto al consorzio CNS. “Dopo Quarto, Pomezia – si legge nell’articolo sul sito huffingtonpost.it – Risuonano i nomi di Mafia Capitale nella principale operazione del sindaco a Cinque Stelle di Pomezia, Fabio Fucci, ovvero la gestione dei rifiuti: il Consorzio Nazionale Servizi, la Cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi, e Alessandra Garrone, la compagna di Buzzi che sedeva nel cda della cooperativa Formula Ambiente, finita ai domiciliari. L’appalto del Comune sui rifiuti è forse l’atto più importante di un’amministrazione molto chiacchierata e finita sulle cronache nazionali qualche mese fa per un caso di Parentopoli: nel corso della trasmissione L’Aria che tira, Fucci affermò che l’assessore Veronica Filippone si era già dimessa. In verità aveva solo annunciato a giugno che si sarebbe dimessa a novembre, unico caso al mondo di dimissioni post-datate. L’imbarazzo era legato al fatto che la Filippone è la compagna del sindaco a Cinque stelle. Poi, la vicenda sollevata dall’Unità oggi sulla sanatoria degli abusi edilizi da parte dell’amministrazione a Cinque stelle”. Il giornale online prosegue con un salto temporale. “Ma occorre tornare indietro di qualche mese per imbattersi nell’opacità vera del sistema Pomezia – scrive il redattore Alessandro De Angelis – A quando cioè il sindaco Fucci, insediato a giugno del 2013, proroga l’appalto per la gestione dei rifiuti e la pulizia urbana tra il Comune di Pomezia e il Consorzio Nazionale Servizi e la sua affiliata Formula Ambiente. Formula Ambiente è una società “partecipata” della Coop 29 giugno di Salvatore Buzzi prima per il 49 per cento poi per il 29 per cento. E nel suo consiglio di amministrazione sedeva Alessandra Garrone, compagna di Buzzi. Il quale, come noto, era nel consiglio di sorveglianza del Consorzio Nazionale Servizi. Un ruolo cruciale nel sistema di Mafia Capitale, come si legge nelle carte dell’inchiesta”. “In quel momento – si prosegue nella pagina dell’Huffington Post – tra le varie attività del CNS c’è l’appalto del comune di Pomezia, arrivato alla sesta proroga. Segue il dossier Salvatore Forlenza, il dirigente del CNS nel settore rifiuti. Forlenza un anno dopo sarà indagato per turbativa d’asta nel processo di Mafia Capitale. Il sindaco dei Cinque stelle avvia l’appalto a dicembre 2013. E le procedure vanno avanti per mesi. L’ultimo bando di gara è emesso il 2 settembre del 2014 e si conclude l’11 dicembre 2014, quando Mafia Capitale è già scoppiata e l’Operazione Mondo di Mezzo ha portato agli arresti di Buzzi e Car-

minati. Salvatore Buzzi in quel momento viene estromesso dal consiglio di sorveglianza del CNS e la sua compagna arrestata e rimossa dal cda di Formula ambiente insieme agli altri esponenti coinvolti nell’inchiesta. Sono i giorni in cui alla Camera Alessandro Di Battista presenta una interrogazione per denunciare il sistema delle proroghe degli affidamenti al CNS da parte di Marino sulla base del teorema “come faceva a non aver visto nulla?” e al tempo stesso metteva in guardia il governo sul CNS. Evidentemente non lo ha ascoltato il sindaco di Pomezia, dove proprio al CNS veniva affidato l’appalto. “Il sindaco di Pomezia è incorruttibile” è una frase delle telefonate di Buzzi che i Cinque stelle hanno fatto rimbalzare ovunque come una coccarda di legalità. L’appalto secondo le opposizioni è sospetto. In particolare, secondo il Pd che ha già affidato le carte a un plotone di legali, ci sono diverse irregolarità sia della ditta appaltatrice sia delle procedure del comune. La cooperative dove Buzzi aveva un ruolo determinate vincono con un ribasso di gara dello 0,13, anomalo rispetto alla cifra di 50 milioni di appalto. Mentre le altre due ditte che si presentano non raggiungono il punteggio minimo sull’offerta tecnica, secondo la valutazione dalla commissione del Comune”. Ed ecco le ulteriori accuse a Fucci e alla sua Giunta. “Del resto – recita l’articolo – una certa disinvoltura nella gestione di queste cose il sindaco dei Cinque Stelle Fucci l’aveva dimostrata nell’appalto sul servizio della manutenzione del verde. Il bando fu bloccato dall’Anticorruzione di Raffaele Cantone: “illegittimo” perché “limita la concorrenza” e l’ampliamento della platea delle imprese di gara. Da quando c’è Fucci al Comune di Pomezia le spese per incarichi legali sono cresciute a dismisura: solo nel 2015 oltre un milione e mezzo di euro. Qualcuno lo ha avuto anche l’avvocato Giovanni Pascone – ex magistrato del Tar, dipendente del Comune – prima di essere cancellato dall’albo degli avvocati perché compariva come socio occulto di una società di vigilanza, e prima di essere condannato a due anni e sei mesi dopo essere stato trascinato dall’agenzie delle entrate in tribunale per un presunto danno erariale da 20 milioni di ero. Non è l’unico personaggio discusso che gravita nell’orbita del sindaco. Alla guida della Multiservizi Fucci ha nominato tal Luca Ciarlini, indagato per frode. Nessuno si è scandalizzato più di tanto quando nel comune di Pomezia circolava Salvatore Forlenza, per seguire direttamente la questione dei rifiuti. Prima che fosse indagato nell’ambito di Mafia Capitale. Ma a quel punto le procedure di gara erano già state stabilite”. MAFIA E POLEMICHE: E' GUERRA TRA PD ED IL SINDACO FUCCI – La guerra senza esclusione di colpi tra il PD e il Movi-

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mento 5 Stelle di Pomezia prosegue sulle pagine dei giornali. Dopo giorni di accuse e repliche, i rappresentanti del Partito Democratico insorgono per le parole pronunciate dal sindaco Fabio Fucci nel corso dell’intervista rilasciata a Rai News 24. La frase che ha scatenato l’ennesima polemica è “Mentre a Roma il PD faceva affari con la mafia”, concetto – quello del PD e di altri partiti in “affari” con la mafia – ripetuto più volte nel corso del servizio televisivo, ma si tratta di una delle tante affermazioni fatte dal Primo Cittadino, ma è quella che ha portato il segretario locale PD Stefano Mengozzi a volersi rivolgere alla magistratura. “Il Sindaco Fucci – ha dichiarato Mengozzi – non si può svegliare la mattina e dichiarare complicità mafiose del Partito Democratico. Siamo allibiti per la facilità con la quale questo sindaco si slanci in dichiarazioni assurde. La mafia, caro Fucci, è una cosa seria e non si possono tirare in ballo accuse che rischiano solo di sminuire la gravità del fenomeno. Ovviamente non dobbiamo giustificarci in nessun modo, ma è evidente che non abbiamo altra via che denunciare una persona che non mostra rispetto alcuno per la dialettica democratica. Si vergogni, il sindaco di Pomezia, e se proprio non ha argomenti per difendersi dalle scelte sbagliate, allora taccia”. L’ira ha ovviamente coinvolto anche gli altri vertici del partito, tra cui il segretario provinciale Rocco Maugliani, che affida le sue parole a un comunicato ufficiale. “È con una certa dose di antropologica curiosità che ogni giorno attendo il capitolo quotidiano della saga “Fucci e i suoi deliri. Negli ultimi giorni il valente sindaco di Pomezia ha cercato di dare di sé stesso la sempre più improbabile rappresentazione di un paladino della giustizia, alfiere di un movimento, il Cinque Stelle, impegnato su scala nazionale a individuare le connessioni fra il Partito Democratico e la malavita organizzata”. “Quello della tutela della legalità è un nobile proposito e vista la sensibilità sbandierata in materia dal sindaco pometino lo invitiamo ancora una volta a fare chiarezza sui temi che in queste ore hanno animato le cronache di tutti i quotidiani nazionali, non solo dell’Unità – prosegue nella nota Maugliani – Per aiutarlo in tal senso tramite cinque nostri deputati, stiamo presentando in queste ore una serie di interrogazioni parlamentari che hanno per oggetto il comune di Pomezia perché ci aspettiamo che il sindaco faccia chiarezza sulla legittimità di alcune proroghe concesse e sulle gare relative assegnate ad un’unica azienda coinvolta nelle vicende giudiziarie di Mafia Capitale in merito al ciclo dei rifiuti, sui criteri che hanno ispirato la liquidazione di alcuni debiti della pubblica amministrazione e sulla compatibilità di questi con quanto prevede la legge, sulla gestione di alcuni appalti, assegnati sulla stessa strada per affido diretto sotto soglia, su alcuni atti assunti dal Consiglio comunale in relazione a vicende sulle quali si era già pronunciata la magistratura ordinaria, infliggendo condanne per abusivismo edilizio oltre che su alcuni aspetti del bilancio comunale che non riusciamo a comprendere. Se è l’illegalità che il sindaco Fabio Fucci desidera perseguire ci troverà al suo fianco; dovrebbe però cominciare a spiegarci alcune cose che accadono nel suo Comune che francamente non abbiamo capito”.



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Scontro politico aperto: per Lupo il Sindaco racconta una realtà che non esiste “A Pomezia troppa superficialità nell'amministrare. Fucci è bravo solo a parole”

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ulle polemiche che in queste settimane stanno imperversando sulla politica pometina e sulle “scintille” tra il sindaco di Pomezia Fabio Fucci e il PD, sia locale che provinciale, abbiamo sentito il parere di un consigliere di opposizione “estraneo” alla vicenda, Luigi Lupo. “Non sono né del PD né del Movimento 5 Stelle, ma quello che sta accadendo non può lasciarmi indifferente, principalmente perché tratta di argomenti che io sto denunciando ormai da almeno un anno. Io non voglio entrare nelle polemiche, ma solo sugli atti e nei dati di fatto”. Ovvero? “Ci sono numerose deliberazioni e atti comunali a mio parere illegittimi, come da tempo ripeto e denuncio agli organi competenti. Nel corso di questa consiliatura più volte si è agito con superficialità. Nel gennaio dello scorso anno ho segnalato una serie di presunte irregolarità, per le quali sono ancora in attesa di verifiche e risposte. E forse adesso, con il clamore mediatico che si è creato in questi giorni, molte cose usciranno fuori”. Quali cose? “Atti di bilancio, personale, urbanistica, lavori pubblici, dove ho notato qualcosa di strano”. Secondo lei dovuto a inesperienza, e quindi semplici vizi di forma, o sospetta qualcos’altro? “A pensare male, diceva qualcuno, si fa peccato, ma a volte si indovina. Penso che alcune cose siano state fatte con un’incredibile leggerezza. Le amministrazioni comunali nono sono proprietà di chi vince le elezioni, ma restano sempre una cosa pubblica: forse questo concetto basilare non è ben chiaro a qualcuno, che preferisce invece bypassare regole e leggi”. Può essere più chiaro e fare qualche esempio? “Certamente, ma prima mi permetta una premessa: il sindaco Fucci è un ottimo comunicatore, ma in quanto a bugie fa invidia a Pinocchio. In una recentissima intervista televisiva, alla domanda “Lei si è ridotto lo stipendio alla metà?” ha risposto “Ci siamo adeguati”. A cosa si è adeguato, se la sua busta paga riporta uno stipendio intero e non a metà? Questo lo dico per far capire quanto sia bravo a dare risposte che traggono in inganno l’opinione pubblica”. Ma l’esempio? “Le gare d’appalto. La critica al passato era che non si facevano le gare, ma se guardiamo all’oggi, ci accorgiamo che tutti gli appalti sono gestiti dalle stesse ditte che operavano con le vecchie amministrazioni, o grazie a continue proroghe, o attraverso gare che hanno suscitato ricorsi e polemiche, come quella sulle mense, sul verde pubblico o sui rifiuti urbani. Qui le cose sono due: o andava tutto bene anche prima, oppure…”. Oppure? “Penso che siano gli organi competenti a dover verificare. Io, come ho affermato nella relazione inviata al Prefetto di Roma nel gennaio 2015,

posso dire che è molto strano che un appalto da 50 milioni di euro venga vinto con appena lo 0,13% di ribasso. Ed è ancora più strano che appena un mese prima il gruppo parlamentare del M5S avesse fatto un’interrogazione parlamentare proprio sul quel consorzio CNS che poi ha vinto a Pomezia, mentre veniva sospeso l’appalto ministeriale vinto dallo stesso consorzio travolto dallo scandalo di Mafia Capitale. Come è possibile per il Movimento 5 Stelle che sta all’opposizione dire una cosa e, dove invece governa, farne una in aperta contrapposizione? Oltretutto con un appalto vinto con un margine di ribasso così basso che fa pensare che questa ditta era sicura di vincere, forse per mancanza di avversari”. Le sue sono accuse verso qualcuno? “No, io espongo soltanto dei fatti, così come prevede il mio ruolo di consigliere di opposizione, che consiste nel controllare quanto viene fatto dalla maggioranza. Il problema grosso è che questa maggioranza impedisce a noi consiglieri di opposizione di svolgere appieno il mandato per il quale siamo stati eletti, mettendo – alla faccia della trasparenza - delle barriere che ostacolano il nostro lavoro. Mi riferisco al fatto che, se vogliamo accedere agli uffici comunali, non solo dobbiamo mostrare il nostro documento d’identità, mentre gli assessori che non sono stati eletti dai cittadini e non hanno nemmeno alcuna delega non sono tenuti a farlo, ma dobbiamo dire prima per quale motivo vogliamo accedere. Che controllo è, se c’è il preavviso?”. Crede ci siano discrepanze di comportamento nel Movimento 5 Stelle all’opposizione, come al Governo, e in maggioranza, come a Pomezia? “Certamente, a partire dai proclami sulla trasparenza, che a Pomezia è diventata utopia, proprio a partire dal fatto che noi consiglieri di opposizione non riusciamo neanche ad accedere ai vari atti. Inoltre, quando fa comodo si elogiano enti superiori come l’anti-corruzione, le procure o le prefetture. Quando invece questi enti vanno a toccare atti da loro approvati,

come alcune delibere qui a Pomezia, allora si contestano, sostenendo che sono incompetenti. Posso fare l’esempio di quando è stata segnalata un’anomalia all’autorità anti-corruzione riguardo l’appalto del verde pubblico a Pomezia. Il sindaco ha affermato che è l’anti-corruzione a sbagliare. Stessa cosa per l’urbanistica, con gli amministratori pometini che continuano a contraddire un ente superiore come la Regione Lazio, nonostante il Tar continui invece a dare torto al Comune. Questo viene fatto con una sistematicità che spaventa, visto il numero di ricorsi che derivano da questo atteggiamento. A dimostrazione di ciò c’è lo sproporzionato aumento delle spese legali che si è registrato da quando a Pomezia governa Fucci, che si ripercuote, e ancora di più lo farà nel futuro, nelle casse comunali e quindi nelle tasche dei cittadini”. Possibile che l’amministrazione Fucci abbia fatto solo errori? “Certo che no, sono state fatte anche cose positive. Questa città aveva bisogno di un segnale forte di discontinuità con il passato, sono il primo a dirlo e a metterlo in pratica, visto che sono stato il primo firmatario per mandare a casa la precedente amministrazione. Ma quello che Fucci spaccia per opera sua è stato fatto per l’80% grazie a finanziamenti ottenuti da chi lo ha preceduto. Quello che non riesco a capire è come fa il sindaco a non rendersi conto che questa città si sta spegnendo sempre di più: i giovani sono costretti ad andare via per trovare lavoro, molti commercianti sono sempre più in crisi, non ci sono attrattive o attrazioni, non si sfruttano le potenzialità di quello che era il terzo polo industriale d’Italia, non si fa nulla per far ripartire l’economia. Io consiglio al sindaco non fare il potestà, ma di vivere maggiormente la città come se fosse un normale abitante: forse si accorgerebbe che non è arroccandosi che si risolvono i problemi, ma ascoltando i bisogni dei cittadini”.

Arianna Azzurra Achille


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POLITICA POMEZIA

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Mercanti - Zottola, botta e risposta La Capogruppo PD replica al Presidente del Consiglio Comunale

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a polemica tra Movimento 5 Stelle e PD è evidenziata anche dallo scontro avvenuto tra il Presidente del Consiglio Mercanti e la consigliera Imperia Zottola lo scorso 12 gennaio in aula consiliare durante la discussione di alcuni importanti argomenti, terminato con l’espulsione dall’aula. “Nonostante due anni e mezzo di richiami al Regolamento – ha dichiarato Mercanti attraverso un comunicato stampa – la Consigliera Zottola non perde occasione per andare oltre le regole del rispetto altrui. Nel Consiglio comunale in oggetto la Consigliera ha perso le staffe senza essere stata minimamente ‘offesa’, come invece asserisce. Quando un Consigliere di maggioranza afferma di non essere d’accordo con lei, va in escandescenza perché le viene negato il cosiddetto ‘fatto personale’. Voglio ricordare che il ‘fatto personale’, come da Regolamento, sussiste quando ‘siano attribuite a uno degli intervenuti opinioni diverse da quelle espresse durante la discussione’. La Consigliera ha iniziato a turbare l’andamento dei lavori con l’intento di ottenere un secondo intervento, non consentito dal Regolamento. In qualità di Presidente ho invitato diverse volte la Consigliera alla calma e all’ordine, nel rispetto dell’assise e della buona educazione. Nonostante ciò ha continuato ad urlare chiedendo a gran voce di essere allontanata. Essendo ormai

‘turbata la libertà della discussione e l’ordine necessario per il corretto svolgimento della seduta’ ho soddisfatto la sua richiesta allontanandola dall’aula fino alla fine della discussione del punto all’ordine del giorno, come da Regolamento”. Di diversa opinione Imperia Zottola, che ha così replicato alle parole di Mercanti. “Con il suo comportamento palesemente dittatoriale ed anti-democratico ha dimostrato, per l’ennesima volta, di essere un Presidente di parte e che in Aula fa solamente ed esclusivamente gli interessi politici del Movimento 5 Stelle. Vietandomi di replicare, come da norma del Regolamento, ad alcune gravi affermazioni, peraltro inesatte e false, il Presidente ha avuto una mancanza di rispetto sia del mio ruolo di Consigliere che rappresenta una parte dei cittadini, sia di donna che, nell’osservanza delle regole, ha diritto al riconoscimento del proprio ruolo, in piena autonomia, senza passare attraverso una buona dose di ‘accondiscendenza’. Già in molti precedenti Consigli Comunali c’è stata ampia prova di come il Presidente intende portare avanti il suo incarico, come il 13 Luglio 2014, quando durante il Consiglio, dopo essere stata offesa, non solo non ho ricevuto le doverose scuse ma, mentre giustamente protestavo, il Presidente Mercanti ha chiesto l’intervento della Polizia Locale; mi ha fatto caricare dal Vigile intervenuto, arrecandomi contusioni allo sterno. Già da allora Mercanti si è dimostrato un violento prevaricatore, sin dal punto di vista umano che politico. Mi meravigliano le sue dichiarazioni false ed ipocrite in merito al Regolamento: in perfetto ‘stile 5 Stelle’, ha dimostrato ancora una volta la sua ambiguità, dicendo che non ho ‘rispettato le opinioni altrui’; dovrebbe invece guardare meglio dalla sua parte e vedere come si comportano alcuni Consiglieri del M5S, che durante gli interventi dell’opposizione non fanno altro che sghignazzare e scimmiottare, continuando a ‘giocare’ costantemente con i propri strumenti elettronici, per poi votare

sempre e puntualmente contro ogni proposta che viene dalla minoranza, quale essa sia. Un comportamento, secondo me, non rispettoso del proprio ruolo di Consigliere, dell’Istituzione Amministrativa e verso i Cittadini, che, sempre a mio avviso, andrebbe sanzionato”. “Il Presidente del Consiglio, invece di comportarsi in questo modo anti-democratico, dovrebbe pensare a gestire meglio il proprio ruolo di Rappresentante Super-Partes, evitando di produrre Regolamenti palesemente di parte, che non permettono ai Consiglieri di svolgere appieno il proprio ruolo Istituzionale, sia dentro che fuori l’Aula – ha proseguito la capogruppo PD - Dovrebbe invece, quale rappresentante dell’intero Consiglio, pretendere dal Sindaco che sia restituito ai Consiglieri un luogo dove riunirsi e confrontarsi, predisporre regole che permettano ai Consiglieri di ottenere dagli uffici tutte le informazioni occorrenti ad espletare appieno il proprio mandato elettorale, di verifica e controllo degli atti, previsto dalla Legge, secondo il mandato elettorale dei Cittadini. Dovrebbe fare in modo che questa Amministrazione sia veramente trasparente e non blindata in sé stessa, come è oggi. Solo così dimostrerebbe di guadagnarsi il lauto stipendio che mensilmente i cittadini gli pagano”.

Arianna Azzurra Achille

Fucci in trincea: il primo cittadino non ci sta e ribatte SUI PRESUNTI ABUSI EDILIZI: “Ancora una volta il giornale al soldo del Partito democratico scrive falsità sul conto dell’Amministrazione comunale di Pomezia. L’articolo riporta evidenti menzogne, in primo luogo quella secondo cui il Consiglio comunale di Pomezia avrebbe operato una sanatoria sugli appartamenti oggetto dell’inchiesta. L’organo consiliare non può sanare alcun abuso, ma può esclusivamente intervenire sugli strumenti urbanistici di pianificazione territoriale. E’ falsa anche l’illazione che sia stata avvantaggiata la famiglia dell’Assessore Sbizzera, poiché l’appartamento in cui vive, da anni, non è tra quelli oggetto dell’indagine”. “Fa bene L’Unità a ricordare che le vicende giudiziarie relative al comparto edilizio in oggetto risalgono al Governo cittadino guidato dal Partito democratico – conclude Fucci – Solo la prescrizione ha salvato ancora

una volta quell’Amministrazione, su cui rimane però, come un marchio, la colpa degli illeciti urbanistici disastrosi che ha operato nella Città di Pomezia”. SULLA VICENDA APPALTI: “La cooperativa legata a Buzzi – ha dichiarato il Primo Cittadino – è stata estromessa dal consorzio Formula Ambiente, a cui il Comune di Pomezia ha appaltato il servizio di gestione rifiuti e pulizia urbana, il 15 dicembre 2014, immediatamente dopo i primi arresti. L’iter per l’estromissione è stato avviato il giorno stesso”. “Il sintomo primo della strumentalizzazione della notizia è nel fatto che non è certo il Sindaco ad assegnare un appalto. In ogni caso – ha concluso Fucci – è stato tutto fatto con la Prefettura, che non ha rilevato problemi sulla certificazione antimafia”. “E' evidente che in questi giorni il Movimento

è sotto attacco, soprattutto Pomezia. Ma sono state dette falsità” SU QUARTO: “La cosa positiva che esce dal caso Quarto è che il Movimento ha espulso tempestivamente il Consigliere indagato e che la Camorra non è riuscita ad infiltrarsi in un Comune governato dai 5 stelle; sulle dimissioni il Sindaco ha tratto le sue conclusioni e preferisco non entrare nel merito. Se venisse fuori che Fico e Di Maio sapevano ed erano informati andrebbero espulsi? Guardi qui entriamo nel campo delle ipotesi e non si può parlare di cose così, non si può fare un processo su cose non definite. Loro hanno avuto modo di chiarire le loro posizioni quindi non ho altro da aggiungere. (Fabio Fucci a RaiNews24)


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CRONACA

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Gicauto: apre a Pomezia il nuovo punto di riferimento per il mercato degli autoricambi

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opo Formia, Latina e Cardito (NA) anche Pomezia si unisce al novero di filiali della Gicauto Srl, nota impresa operante nel mercato degli autoricambi e non solo. L'azienda ha infatti scelto il nostro territorio per espandere la propria attività nell'ottica di fornire alla clientela un servizio ancora più efficiente e puntuale. Nata a Formia nel 2006, la Gicauto è il 'naturale' proseguimento di una trentennale esperienza nel settore a cui si è aggiunta, in questi anni, un'attenzione particolare nel seguire i veloci ed importanti cambiamenti del mercato tuttora in corso. Negli anni successivi, grazie alla fidelizzazione ed alla fattiva collaborazione dei propri clienti e in virtù degli importanti risultati ottenuti, arriva la decisione di espandere la propria attività dapprima a Latina nel 2011, quindi a Cardito nel 2014, per arrivare infine a Pomezia nel 2015. Ad oggi la Gicauto può vantare un totale di 4500mq di magazzino coperto, circa 150.000 posizioni, 48 dipendenti e, particolarità dell'azienda, una linea di prodotti a proprio marchio “GIC” appositamente studiata per rispondere alle attuali esigenze di mercato, proponendo articoli di qualità di primo livello ad una condizione concorrenziale. Per saperne di più, comunque, abbiamo incontrato i responsabili dello stabilimento di Pomezia che ci hanno presentato, dopo averci mostrato i locali da poco inaugurati, l'azienda e come essa andrà ad inserirsi nel mercato degli autoricambi. Un'azienda così importante arriva nel nostro territorio. Quali sono state le motivazioni che hanno portato ad aggiungere Pomezia al-

l'elenco delle vostre filiali? Dal 2011 con l’apertura della filiale di Latina già avevamo iniziato a servire la zona di Pomezia, con l’apertura della nuova struttura in loco contiamo di offrire ai clienti un maggiore servizio. Vi inserite in un mercato, quello degli autoricambi, molto vasto e sicuramente complesso. Sappiamo che proponete una gamma di prodotti a '360°': può spiegarci nel dettaglio in cosa consiste la vostra attività? Orientamento al cliente e soddisfazione delle sue esigenze sono le nostre priorità. Con le nostre quattro filiali riusciamo a rispondere positivamente all’80% delle richieste in prima battuta, il rimanente 20% in 12 ore. I nostri clienti possono contare, inoltre, su esperti ope-

ratori al Call Center che individuano i particolari richiesti e possono inviarli direttamente in officina con consegne programmate almeno due volte al giorno. La vostra azienda si è resa nota anche per il marchio "Gic". Di cosa si tratta nello specifico? La linea di prodotti a marchio registrato “GIC” è stata appositamente studiata per rispondere alle attuali esigenze di mercato con articoli di qualità pari al primo livello ad una condizione concorrenziale. Le linee interessate sono: Batterie, Lubrificante, Frenante con pastiglie e dischi, Filtrazione con filtri sciolti e Kit filtri, Frizioni, Kit distribuzione e Lampadine. Tali linee rappresentano il core business attuale del nostro mercato rientrando nel programma di manutenzione degli autoveicoli. Per concludere. Qual è il vostro principale punto di forza e cosa apporterete, in termini di novità, nel mercato ed in particolare qui a Pomezia? I nostri punti di forza sono competenza, assortimento, disponibilità prodotti, velocità nelle consegne (con 10 mezzi propri), web, corsi di formazione, Call Center tecnico, proposta di attrezzatura officina, disponibilità al cambiamento con attenzione massima all’evoluzione del nostro mercato di riferimento, ma soprattutto siamo sempre disponibili al sorriso ed all’ascolto delle necessità dei nostri clienti. Colgo l'occasione, a tal proposito, per ringraziare tutti coloro che hanno sempre creduto in noi spingendo l’azienda verso un continuo miglioramento. Anna Maria Greco



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POLITICA

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Febbraio 2016

Ardea che cresce... ma solo demograficamente Q uando la popolazione di una città cresce molto in fretta è indispensabile una programmazione attenta e rigorosa e l'ottimizzazione delle risorse necessarie alla realizzazione delle opere pubbliche diventa uno dei punti più impegnativi per il buon amministratore in sede di definizione del piano triennale. Ardea è stata nell'ultimo decennio la città che più di ogni altra nel Lazio ha visto crescere la sua popolazione, ma in termini di qualità e quantità di servizi la crescita è stata pressoché inesistente, addirittura si è registrata una pesante carenza di offerta da parte dell'ente rutulo. Eufemi e Di Fiori, i sindaci di questo ultimo decennio, sono sicuramente quelli che più di ogni altro hanno fatto pesare la loro incapacità di programmazione facendo gravemente emergere vuoti nell'offerta di posti scolastici, e negli investimenti destinati alla crescita delle attività produttive.

Non occorre l'occhio esperto di un economista per comprendere la gravità dell'inoperatività di questa destra attenta solo a lavorare sull'emergenza e ad ogni vantaggio ricavabile dalla crescita che, spinta dall'incremento demografico, ha fatto registrare nel decennio la selvaggia cementificazione del territorio. La chiave di tutto è proprio nell'analisi della crescita demografica di questo decennio. Nei diagrammi che riporto in figura sono rappresentati alcuni dati significativi della popolazione ardeatina suddivisa per fasce di età. È il diagramma in basso quello più emblematico: vi è rappresentato nei due anni, 2005 e 2015 la percentuale di popolazione residente suddivisa appunto per fasce di età. Si possono distinguere due zone del diagramma; la prima è quella che comprende i giovani, l'altra quella degli adulti e degli anziani. I bambini in tenera età erano percentualmente più numerosi nel 2005 piuttosto che oggi e questo ha contribuito in parte a compensare la carenza di posti che il comune offre nella scuola dell'infanzia. Ma essendo rimasti praticamente invariati i posti disponibili comunque molte famiglie sono state costrette a ricorrere agli asili ed alle scuole primarie dei comuni limitrofi. La seconda parte della curva ci mostra chiaramente un fenomeno inquietante: il preoccupante aumento dell'età media in cui si registra la percentuale massima di residenti; mentre nei primi anni del 2000 era la fascia tra i 30 e i 40 anni ad essere preminente questo picco si registra oggi in età che vanno tra i 40 e i 50 anni. Questo preoccupante fenomeno si evidenzia anche nel diagramma più in alto che rappresenta proprio l'incremento della

popolazione nel decennio riferito a questa fascia di età. Perché è preoccupante questo dato ? Semplicemente perché è direttamente coinvolto nella fascia che costituisce la forza lavoro del tessuto sociale; questa non solo diminuisce percentualmente ma soprattutto invecchia. L'altro grande motivo di preoccupazione è costituito dalla costante diminuzione delle presenze di giovani e questo è riconducibile proprio a quanto ho riportato in premessa: la causa di questo fenomeno è tutta riconducibile all'inesistenza di scuole di grado superiore, per quanto riguarda il periodo della formazione, e all'inesistenza di investimenti atti a creare lavoro per i giovani. Giovani che maturano non solo in scuole e università che non esistono ad Ardea ma che inevitabilmente spendono anche il loro tempo libero fuori da questo comune che nulla offre loro in quanto a luoghi di aggregazione o semplicemente di divertimento. Giovani che perfino si vergognano a riconoscere le loro origini e che agli amici di città dicono di essere originari di Pomezia o piuttosto di Torvaianica, luoghi sicuramente più tenuti in considerazione a Roma in raffronto ad un'Ardea di cui molti neppure sospettano l'esistenza.

C'è modo per recuperare ai danni di questa catastrofe sociale? Certamente si: una immediato e netto cambiamento di rotta, ma senza illudersi di ottenere risultati nell'immediato. Iniziando oggi a lavorare nella giusta direzione i risultati non saranno percepibili prima di 4 o 5 anni. Possono i Luca Di Fiori, i Massimiliano Giordani, i Policarpo Volante realizzare oggi questa svolta? Sicuramente no. A prescindere dalla loro ormai comprovata incapacità amministrativa, sono in questo momento alacremente impegnati a gestire l'emergenza di un tessuto sociale che si sta ogni giorno di più disgregando e la riprova di questa affermazione è proprio nel Documento Unico di Programmazione che di recente è stato approvato in Consiglio comunale: ancora tre anni di un nulla assoluto; nessuna opera pubblica finanziabile; niente scuole; nessun investimento nell'agricoltura, nel turismo, nel commercio. L'unica risorsa perseguibile sembra ormai essersi consolidata nel “project financing” ovvero nell'affidare a privati la realizzazione di opere pubbliche appetibili sotto il profilo dell'investimento economico. E così, ad esempio, Ardea potrà espandere il proprio cimitero risolvendo si un grave problema sociale, ma rinunciando per 25 anni alla rendita che frutterebbe la vendita di loculi e tombe; denaro che altrimenti potrebbe essere reinvestito i altre opere pubbliche. Si illumineranno a luci

LED, con lo stesso sistema del ricorso ai privati, le vie cittadine rinunciando per 20 anni a risparmiare sul costo dell'energia elettrica. Presto arriverà forse l'annuncio della realizzazione di una nuova sede comunale per la quale spenderemo in affitto quanto spendiamo già oggi, ovvero nessun risparmio per probabilmente 30 anni. Ci vorrà ancora un anno e mezzo ad Ardea per tornare alle urne e ridare una speranza a questo paese, ma se solo si potesse guadagnare un anno e andare alle elezioni nella prossima primavera, almeno un po' di tempo lo guadagneremmo tutti. Febbraio è il termine ultimo per non perdere la speranza e prendere una decisione responsabile e finalmente volta al bene di una cittadinanza che merita assai di più di quanto, nonostante le pesantissime aliquote tributarie, fino ad oggi, ha ottenuto.

Mario Savarese

Cosa pensano i cittadini di Ardea dell’Amministrazione, le precisazione della redazione: In merito all'articolo pubblicato sul numero "01 Anno 8 - Gennaio 2016 de Il Corriere della Città" la Redazione comunica quanto segue. Le opinioni dei cittadini sono da noi sempre rispettate e tenute in alta considerazione a patto però che esse vengano espresse nei dovuti modi e con il dovuto linguaggio. La critica è sempre accettata ma accusare utilizzando talune espressioni - assolutamente fuori luogo - peraltro insinuando l'esistenza di accadimenti o comportamenti profondamente gravi, è fatto questo inaccettabile e lontano dalla politica del nostro giornale. Il riferimento, per entrare nello specifico, è per alcuni commenti apparsi nell'articolo di cui sopra, commenti pubblicati assolutamente ed esclusivamente per errore dalla nostra Redazione. Rivolgiamo pertanto, a tutti i nostri lettori e all'amministrazione di Ardea, le nostre scuse.



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Lavoro, a Pomezia c’è un’azienda che assume

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ercasi giovani al di sotto dei 29 anni, diplomati o laureati in materie informatiche, motivati e portati per la tecnologia più avanzata. Questo l’identikit delle persone che la ADS, azienda pometina che si occupa di ingegneria e impiantistica di rete, infrastrutture e soluzioni nell’ambito della security, piattaforme sistemistiche e applicative relative al mercato dell’ICT, hanno cercato negli ultimi mesi e stanno continuando a cercare, dando una scossa positiva all’economia locale e una speranza a tanti giovani che, per trovare lavoro, senza questa occasione sarebbero dovuti andare lontano da casa. Con un incremento del personale che, in appena 6 anni, è passato da 40 a 1500 unità, la ADS, che ha sede in via Laurentina, sta diventando un fiore all’occhiello per Pomezia. Grazie al progetto ADSLab, dallo scorso anno offre ai giovani al di sotto dei 29 anni la possibilità di frequentare corsi di formazione professionale retribuiti, al termine dei quali circa il 70% di essi viene assunto in pianta stabile. Ormai i curriculum arrivano d tutta Italia e la società, passata da azienda a conduzione familiare a Spa, con ben 20 sedi in Italia e, prossimamente, 4 all’estero e un giro d’affari in crescita esponenziale (+354%) malgrado la crisi economica. “Abbiamo ‘approfittato’ della crisi – spiega Pietro Biscu, Amministratore Delegato – per rimboccarci le maniche e decidere di puntare non sulle risorse economiche, ma su quelle umane”. In che senso? “Invece di fare come tante altre aziende, che hanno messo in cassa integrazione o licenziato il personale perché costava troppo, noi abbiamo deciso di pun-

tare sui giovani, che hanno un costo minore rispetto a chi ha un portafoglio di esperienza decennale da affiancare ai nostri senior, per portare freschezza e nuove competenze tecnologiche che la ‘vecchia guardia’ non poteva avere. Questo ci ha consentito di ‘aggredire’ in modo nuovo e positivo il mercato, con un’offerta molto competitiva che ha portato all’acquisizione di prestigiosi clienti”. ADS, infatti, offre i suoi servizi ai grandi colossi delle Telecomunicazioni, con una consolidata attività anche in settori come Utilities, Trasporti, Media, Gaming e Pubblica Amministrazione. “Grazie a queste scelte, che forse sono state azzardate, ma di sicuro azzeccate, l’azienda ha avuto un’espansione tale da consentirci di assumere centinaia e centinaia di giovani”. 720 sono le assunzioni provenienti da Pomezia e dintorni, mentre circa 750 provengono dal resto d’Italia. I ragazzi, come spiega Vanessa Candido, Responsabile Recruiting e Selezione del gruppo, dopo aver inviato il proprio curriculum vengono selezionati e quelli scelti iniziano i corsi di formazione “pagati interamente

dall’azienda”, come tengono a precisare. Già, perché, come ribadito da Biscu, le istituzioni finora sono state latitanti. “Speriamo che, vedendo il nostro impegno e la nostra voglia di assumere e far crescere l’economia dei territori in cui operiamo, cambino atteggiamento”. Per il reclutamento ADS si rivolge anche alle scuole e alle Università. “Abbiamo rapporti di collaborazione con prestigiosi istituti superiori e con diverse Università, che ci segnalano gli studenti migliori”, spiega Vanessa Candido. Ma nessuna scuola di Pomezia ha risposto all’appello. “Noi ci siamo proposti con un progetto, ma ancora non abbiamo avuto riscontro qui nel nostro territorio”. Un peccato, se si pensa a tutti quei ragazzi che, una volta diplomati, non sanno come fare per trovare lavoro e che nemmeno sanno di questa opportunità. Ma possibile che sia tutto così bello, qui? Di certo non assumete per fare beneficienza… “Chi viene assunto lavora e produce, aiutandoci a generare fatturato e facendo crescere l’azienda. I ragazzi sono motivati e rendono moltissimo: la combinazione tra ‘anziani’ e nuove leve è stata la scelta vincente, perché c’è uno scambio reciproco di competenze”. “Sono felicissima di essere entrata in questa azienda – spiega una delle ragazze da poco assunte – L’ambiente è stimolante e lavorare con tutti questi giovani ti dà la carica”. Giovani che puntano molto sul loro cervello e che usano smartphone, tablet e computer non solo per giocare o fare selfie, ma soprattutto per costruire il loro futuro. Anna Maria Greco



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Pomezia: I “dolori del condominio” Il malcostume nazionale trova grande riscontro nel nostro territorio

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n questo paese già afflitto da infinite cose inestricabili, uno dei problemi più devastanti è il condominio. Qui vogliamo fare un discorso generale, ma siamo certi che qualcuno ci si ritroverà, come protagonista o come vittima. E almeno per questa volta non andiamo a indagare sulle malefatte e i disastri degli amministratori “pro tempore”, sia perché non mi viene dato lo spazio per scrivere un’enciclopedia, sia perché, forse tutti, ne sanno qualcosa. In ogni caso ho conosciuto numerosi amministratori di condominio capaci di scelte tempestive e di grande onestà. Perché gli altri, quelli di differente indole e di diversa professionalità, non si sentano dimenticati, in uno dei prossimi numeri cercherò di parlare anche di loro e delle più clamorose vicende. Ma lasciamo perdere gli amministratori, ché, in un condominio, dovrebbero essere solo professionali degli estranei, graditi ospiti. I condomini proprietari dovrebbero essere davvero i clienti di un servizio che comunque pagano. Quando, capita spesso, qualcuno dice che “l’amministratore ruba”, il condomino dovrebbe defenestrarlo o denunciarlo. Invece si procede inutilmente con mugugni e, a volte, con calunnie sussurrate, ma il masochismo omertoso del condomino vince su tutto. E qui cominciano le storture, soprattutto in località di seconde case che si aprono solo a primavera in vista dell’estate, dove le assemblee si fanno di corsa il sabato o la domenica mattina, più rimpatriate che riunioni utili e decorose. Faccio un esempio vero: un condominio che con 32 appartamenti fa una riunione con quattro partecipanti, con molte deleghe all’amministratore, a suoi stretti congiunti e collaboratori, per deliberare la manutenzione straordinaria del fabbricato. Questo non è un caso isolato: una volta mi sono trovato in un’assemblea, forse perché era carnevale, dove l’amministratore si presentò con due condomine (e ci potevano stare), con deleghe conferite a lui, alla figlia e financo al fidanzatino della stessa, arruolato per la bisogna. Detto pure che l’amministratore e i legali di controparte (c’era già un contenzioso), casualmente avevano lo stesso domicilio in un’unica targa d’ottone sulla porta, cosa c’era da aspettarsi? La cosa che mi ha sempre stupito (avrò partecipato, in vari ruoli, a circa duecento di queste assemblee), è che non si scorge, in queste situazioni, il ridicolo più sfacciato. Né un mi-

nimo fisiologico senso di vergogna, il classico “benefico rossore”. La questione non si risolve con queste poche righe. Mi aggancio al mio ruolo più consueto, che è sempre stato quello di progettista e direttore dei lavori di manutenzione dei fabbricati. Quando si inizia a pensare a un intervento su una o più palazzine cominciano subito strane manovre. Si ipotizza o sceglie un tecnico, possibilmente affidabile. Si redige un disciplinare delle cose necessarie da fare, si emette questo documento per chiedere preventivi, proponendolo possibilmente a tutto il mondo. Arriveranno 7 o 8 preventivi e lì si fa una tabulazione tecnico economica, dove, soprattutto, si dovrebbe capire se chi si propone ha capito cosa si deve fare. Non è banale né secondario. In realtà si comincia a fare coalizioni tra gruppetti di condomini, sulla base del postulato che l’amministratore ruba e il tecnico non capisce un… alcunché. In realtà c’è un livello più riservato in cui molti condomini, individualmente, instaurano paci separate con le ditte concorrenti: io ti faccio prendere il lavoro, però la mia quota te l’assorbi tu. Un minimo di sensibilità matematica, ma anche un minimo di intelligenza, fanno chiaramente capire che il giochetto non funziona, anche per evidenti risvolti fiscali: per esempio i pagamenti dovrebbero passare tutti per l’amministratore sul conto corrente del condominio. Qualcuno riesce a farlo, non so come. Per fare un altro esempio, anche questo vero, ma che non ho seguito personalmente, una ditta che aveva preso un contratto discusso per mesi in un “mio” lavoro fece inspiegabilmente saltare l’appalto già assegnato. Questo, riassegnato ad altra ditta, partì in tempi brevi per restaurare due palazzine gemelle. La ditta che aveva rinunciato riapparve poco dopo e pochi

metri più in là con un appalto per una sola palazzina, al doppio di quello complessivo delle due palazzine precedenti. Anche a far finta di niente, uno pensa “forse lo scemo sono io”, quindi cominci ad indagare. Il lavoro di quella palazzina, che, ripeto, non era un mio lavoro, era lievitato enormemente perché l’impresa aveva fatto promesse a numerosi personaggi (condomini) che avevano “garantito” il loro appoggio per l’assegnazione dell’appalto. A parte che poi, ovviamente, le cose non andarono esattamente bene, sotto l’aspetto economico, quello che irrita è che io posso stare a raccontare questa vicenda, riferitami e spiegatami da diverse persone, senza minimamente vergognarsi e senza rendersi conto che tutti o quasi, stavano rubando innanzitutto ad altri, ma anche nelle loro stesse tasche. Potrei andare avanti a lungo, ma quel che volevo far capire è che questi meccanismi danneggiano tutti. Innanzitutto sotto il profilo etico di imprese edili e professionisti, ma anche nel borsellino di quelli che cercano onestamente di mantenere un patrimonio edilizio sempre più oneroso. Il tempo è galantuomo, le costruzioni stanno lì per decenni, le cose fatte male emergono sempre e con assoluta certezza: in edilizia, se non funziona, presto o tardi si vede. Il fatto grave è che qualche addetto ai lavori pare non saperlo. L’altro fatto grave è che nel regime condominiale, con le storture che ho brevemente accennato, il povero onesto proprietario di qualche immobile arriva scoraggiato ad ogni iniziativa pur necessaria, col presupposto che comunque qualcuno lo sta derubando. E questo danneggia tutti, anche la vivibilità complessiva della città. Luigi Torreti


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Ex dipendenti cooperativa fanno causa: il Comune di Pomezia rischia di pagare 1 milione di euro

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he le spese legali a Pomezia abbiano raggiunto livelli da capogiro è stato detto e ribadito più volte. Ma che il trend continui è una notizia che i cittadini preferirebbero fosse infondata. Purtroppo non è così: vuoi per vecchi contenzioni, vuoi per nuove beghe – spesso evitabili con un po’ di buon senso – i soldi, ovviamente pubblici, da sborsare per avvocati e tribunali sono sempre troppi. L’ultima “botta” potrebbe arrivare dalla Cooperativa Sociale Delta, che in passato gestiva l’assistenza sociale per il Comune di Pomezia. Il TAR ha infatti dato ragione a quelle lavoratrici che, nel lontano 2006, si rivolsero al Tribunale di Velletri per opporsi ai licenziamenti fatti nei loro confronti da parte della cooperativa. I giudici, dopo aver analizzato la situazione, diedero ragione alle lavoratrici condannando sia la Delta che, in solido, il Comune di Pomezia, che aveva affidato l’appalto, a risarcire il dovuto. A questa sentenza seguì quella della Corte d’Appello di Roma, nel 2012, che stabilì il concorso del Comune nel pagamento. Le lavoratrici, per riavere i loro soldi, fecero anche ricorso al TAR, che ora ha obbligato l’amministrazione pometina a fare i conti esatti di quanto devono per-

cepire le ex dipendenti – la cifra ammonta a circa un milione di euro – e a risarcirle entro 60 giorni dalla pubblicazione della sentenza, termine oltre il quale nella vicenda interverrà il

Prefetto di Roma in veste di commissario ad acta. Arianna Azzurra Achille


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Avventure pometine di un giovane tecnico N

on potendo proseguire l’attività di studente per raggiunti limiti di età, presi la sospirata laurea e mi ritrovai in mezzo a una strada, tra cominciare a fare qualcosa e andare militare. All’epoca non potevi fare colloqui di lavoro se non eri “militesente”. Io mi resi disponibile per il militare, organizzai un borsone con le mie cose, che rimase chiuso per un anno, vicino al mio letto. Non mi chiamarono mai, ma un anno lo persi in quel limbo, in attesa di un tabulato trimestrale che non conteneva mai il mio nome. Un giorno qualcuno m’indirizzò al distretto per cercare di capire come regolarmi. E, proprio mentre stavo spiegando a un maggiore il mio problema, uscì l’ultimo tabulato utile. Feci finta di non capire, ma l’ufficiale confermò: lo sa che lei c’ha una gran fortuna? Va bene, un anno perso, ma ormai ero libero. Intanto avevo cominciato a lavorare, nella precarietà della situazione, per il Comune di Pomezia. Entrai nell’ufficio tecnico, sotto la torre civica, e mi spiegarono cosa dovevo fare. Una sciocchezza: emettere le prime concessioni in sanatoria della legge 47/85, seguire i “verbali d’inottemperanza", correre insieme ai Vigili Urbani a verificare abusi incipienti o conclamati, predisporre le ordinanze di fermo e demolizione. Questo prima che il mio tutor, il secondo giorno che stavo lì, dovette assentarsi 3 settimane per gravi motivi familiari. Panico assoluto, ma, contrariamente alle mie aspettative, riuscii a parare la situazione, complici i ritmi normali e le isteresi della pubblica amministrazione. Però qualcosa di originale lo feci. Allora cominciavano a circolare i personal computer; dico: mettiamo tutte le pratiche di condono edilizio in un database elettronico. Ottenni solo uno schedario metallico giallo (c’è ancora) dove io e altri ragazzi trimestrali trascrivemmo tutte o quasi le pratiche che erano state annotate a mano su registri cartacei, tipo rubrica, per lettera alfabetica, e vagamente rispettando la cronologia. Alla fine avevamo le 6200 schede in ordine alfabetico. Prima poteva volerci anche mezz’ora per rintracciare una pratica, se il librone se lo contendevano in due o tre… Dovevamo trattare 6200 domande di condono. Me ne dovevo occupare io, ma lì ci dovevo stare solo tre mesi. Feci il mio ragionamento, viziato dall’ottimismo dell’inesperto: sono bravo e volenteroso, ce la metto tutta, ne emettiamo una al giorno. Quanto ci vuole? Veniva ventiquattro anni. Ne sono passati ventotto, con in più altri due condoni edilizi per più di ulteriori tremila domande. Quante sono ancora inevase? Tra le numerose avventure di quel periodo ne annoto alcune degne di memoria. L’orario d’ufficio era dalle 8.00 alle 14.00, naturalmente si cominciava alle 9.00, dopo il caffè al circolo della Democrazia Cristiana. C’era qualcuno che riusciva a fare tutto entro mezzogiorno, poi si parcheggiava appoggiata sullo stipite di una porta a sbuffare guardando mille volte l’orologio: una sofferenza terribile, anche per me. Qualcuno mi redarguì perché ero l’unico col ta-

volo sempre pulito e in ordine: tu ‘sto lavoro te lo porteresti a casa! Sì, era, a ventisette anni, il mio primo lavoro! Un’altra volta siamo stati fermi perché c’era un topo nel mio ufficio, in mezzo alle 6200 pratiche. Andavo a fare i sopralluoghi con i vigili e se ne sentivano di tutti i colori nell’infinita tarantella di spiegazioni, scuse e motivazioni. Spiaceva che molto spesso si andava in case modestissime con bambini piccoli. C’era una signora che ogni tanto si faceva una camera nuova in pochissimi giorni. In qualche caso cose urgentissime di venerdì, il lunedì non interessavano più nessuno: che voleva dire? La più preziosa e dolorosa lezione l’appresi da un dignitosissimo signore che, spiegando la sua situazione e lamentando la superficialità del suo tecnico, scoppiò all’improvviso in un pianto dirotto, chiusi la porta e piano piano si calmò. Io forse un po’ meno: qui si trattava delle persone, dei loro sogni, dei loro progetti di vita. C’era poco da scherzare, in quei vani e vaghi sopralluoghi di routine e nelle schermaglie pseudotecniche nell’ufficio. Qualcosa in me si era perfezionato, ed è restato. Intanto c’era un personaggio che, quando arrivava in piazza un furgone “900” dei Carabinieri (lo stesso delle suore, per capirsi), letteralmente spariva e molti ridacchiavano. In un altro caso, ipotizzando che fossi il più frescone dell’ufficio, quindi il più facilmente screditabile, a seguito di un litigio tra due dirigenti, fui mandato, con i vigili, a verificare, nel panico generale, la regolarità della nuova (allora) caserma dei Carabinieri. Quando sono rientrato, questione di pochi metri, mi aspettavano tutti preoccupatissimi, con i soliti sghignazzi, ma il cantiere era davvero regolare e se lo fecero bastare. Con grande, grandissimo, sollievo di tutti. L’ambiente di lavoro era un normale ufficio con circa 10-12 persone e tutti singolarmente presi, avevano normali pregi e difetti, e lì ebbi modo di imparare molto, anche nelle difficoltà e negli screzi. C’era gente che aveva una precisa conoscenza del territorio, in tempi senza computer, autocad, google earth. C’erano solo i catastali, l’aerofotogrammetrico, qualche foto aerea, le mappe dell’Istituto Geografico Militare. E lì conobbi o incontrai anche molti dei miei succes-

sivi colleghi, qualcuno dei miei maestri nella professione. Ricordo però l’invadenza prepotente e pidocchiosa di quelli che molti considerano, ancora oggi, “politici”, tra l’altro qualcuno ancora si aggira nella politichetta locale. Una volta ho messo alla porta uno sconosciuto che poi, bestemmiando, mi fece sapere che era un consigliere comunale. Embé? A un assessore che si lamentava che c’era un estraneo nell’ufficio dovetti far presente che lo aveva introdotto proprio lui. Comunque quello dei “politici” che si mettono per le scale a intercettare i cittadini per “raccomandarli” e “risolvere” è un malcostume che non è mai finito. In tempi più recenti denunciai un consigliere al Prefetto per essersi “interessato” di un mio lavoro. In tempi ancora più recenti, sommo del ridicolo, mi chiama l’allora assessore che mi chiede: “Ma ‘sta pratica tua che ha di particolare? Ogni giorno arriva qualcuno che la sollecita, io la rimando al tecnico e, il giorno dopo, me la riporta un altro. Qual è il problema?”. Il problema era che l’ufficio non riusciva più a trovare la pratica, che invece faceva su e giù per le scale accompagnata da numerosi squallidi faccendieri maneggioni. Ricordo anche l’onnipresenza di alcuni “tecnici” che monopolizzavano il mercato delle prestazioni professionali, talvolta anche di livello limpidamente insufficiente. Il fatto che queste prestazioni passassero comunque i filtri del Comune faceva sì che ai giovani fossero scippate numerose occasioni di lavoro e crescita professionale perché “se lo fa quello, il progetto passa, se lo fai tu…”. Si vede bene nel territorio il risultato di questo andazzo protratto per decenni. La cosa fastidiosa, credo che valga anche per Ardea, è che troppe volte i tecnici “privilegiati” erano consiglieri comunali, assessori, membri di commissione, redattori di piani urbanistici, frequenti volte tramite triangolazioni amichevoli tra persone dei comuni vicini. L’ingenuità finì molto presto. Molte di queste cose continuano. Non tutti quelli cui mi sono riferito sono morti, comunque non ho fatto nessun nome. Funzionava così e non era colpa di uno o di un altro. Ma secondo voi, funzionava davvero? Luigi Torreti



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Ardea, raffica di furti nelle scuole Recuperata refurtiva del plesso di via Tanaro probabile provenienza delittuosa, il signor Di Leo, dopo una breve fase di indagine, ha preso contatti con i responsabili della scuola, che hanno confermato il furto e riconosciuto gli oggetti rubati. Sono comunque ancora Indagini in corso da parte dei carabinieri. A complimentarsi per l’ottima l’operazione condotta dai volontari del nucleo operativo Airone è stato l’assessore alla Protezione Civile, Riccardo Iotti.

Massimiliano Gobbi

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na serie di furti notturni all’interno delle scuole ha caratterizzato il mese di gennaio. A essere colpiti soprattutto gli edifici dell’istituto Comprensivo Ardea 2, dove vandali si sono più volte introdotti per rubare di tutto, dai computer alle merendine dei distributori automatici. In un caso, però, la parte della refurtiva è stata ritrovata: il 30 gennaio il Nucleo Operativo “Airone” ha recuperato e restituito alla scuola elementare di via Tanaro alcuni oggetti rubati

pochi giorni prima all’interno del plesso scolastico di Tor San Lorenzo. Una brillante operazione gestita dal vicepresidente del Nucleo Operativo, Gerardo Di Leo, grazie alla collaborazione dei cittadini del luogo, che hanno rinvenuto 1 pc e una stampante laser all’interno del locale caldaie di una palazzina, da tutti conosciuta come “Palazzina Telecom”, in via Tanaro. Intervenuto sul posto e constatata l’effettiva presenza degli oggetti di

392-6939763





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Pontina: cronaca d Quasi un incidente al giorno nonostante multe e controlli. Alla fine del mese ci ritroviamo con un vero e proprio bollettino di guerra L’attività di contrasto: bene le multe ma servono altre soluzioni ulla Pontina si sfreccia come bolidi. E’ quello che hanno appurato gli agenti della Polizia Stradale di Aprilia durante un ennesimo appostamento con l’autovelox. 50 le persone sanzionate, due delle quali colte a correre a 165 km/h e a 145 Km/h. L’alta velocità però non ha impedito ai due di essere immortalati dal telelaser della Stradale. Le sanzioni in cui andranno incontro secondo l’art. 142 del codice della strada sono: fino a 10 km/h in più ri-

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spetto al limite – sanzione pecuniaria compresa tra 39 e 159euro oltre 10 km/h e fino a 40 km/h in più – sanzione pecuniaria compresa tra 159 e 639 euro e decurtazione di 3 punti sulla patente; oltre 40 km/h e non oltre i 60 km/h – sanzione pecuniaria tra 500 e 2000 euro, decurtazione di 6 punti sulla patente e sanzione accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre mesi chiunque supera di oltre 60 km/h i limiti massimi di velocità è pu-

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vono addirittura estrarre il conducente dalla macchina - e un’ambulanza che soccorre la persona alla guida. Pesanti sono le ripercussioni sul traffico: lunghe code si formano già all’altezza di Spinaceto, in direzione Latina, fino al punto del sinistro, mentre forti rallentamenti si registrano sul lato opposto a causa dei curiosi. 18 gennaio, Lunedì. La settimana inizia con l’ennesimo incidente. Lo scontro avviene nella mattinata intorno alle 6:30 all’altezza di Pomezia, poco prima dello svincolo di via Monte D’Oro, in direzione Latina. Inutile parlare delle ripercussioni che ha sul traffico - anche a causa di un ulteriore tamponamento avvenuto qualche ora prima al km 25 - con code di 6 km, che interessano il tratto tra lo svincolo di Pratica Di Mare e Monte D’Oro, in direzione Pomezia. Sul posto dell’incidente, che coinvolge 6 veicoli, intervengono i carabinieri e le ambulanze. La stessa sera, come se non bastasse, si registra un altro sinistro. Una Peugeot 206 sbanda per poi ribaltarsi al km 63,600, nel territorio del Comune di Latina, nella carreggiata in direzione Roma. L’uomo alla guida rimane incastrato nell’abitacolo e per liberarlo intervengono i Vigili del Fuoco. Siete stanchi? Un po' di pazienza, il mese non è ancora finito. Arriviamo così al 20 gennaio. Poco prima delle 8:00 una Fiat 600 si ribalta all’altezza dello svincolo di via Strampelli, nel territorio del Comune di Ardea, in direzione Roma. Sul posto interviene una pattuglia della Guardia di Finanza e due ambulanze che prestano soccorso ai feriti. Immediate le ripercussioni sul traffico: oltre 5 chilometri di code tra lo svincolo Aprilia/Innesto Ss207 Nettunense e lo svincolo Strampelli in direzione Roma, nonché forti rallentamenti sul lato opposto a causa dei curiosi. Il giorno dopo, 21 gennaio, proprio per non farci mancare nulla, arriva anche l'episodio “grottesco”. Vien voglia perfino di ridere ma da ridere c'è ben poco. “Pontina, auto ribaltata e balla di fieno in mezzo alla strada: pomeriggio da incubo per gli automobilisti”, questo il titolo d'apertura della nostra prima pagina online per raccontare l'accaduto. Una balla di fieno infatti, persa da un camion in transito, invade la corsia di destra, al chilometro 25 in direzione di Latina, provocando disagi agli automobilisti, oltre che traffico e code verso

ischia di passare alla storia – anche se con i record negativi la Pontina è pronta sempre a smentire tutti – come il “gennaio nero”, quello che è appena terminato per gli automobilisti che si muovono sull’asse Roma-Pomezia-Latina. La nostra 'rassegna' parte subito dopo capodanno. Il 3 gennaio un’auto, ribaltandosi, finisce nella cunetta. Siamo ad Aprilia. Devono intervenire i Vigili del Fuoco per estrarre il conducente. Nello stesso weekend, il primo dell’anno, succede praticamente di tutto: un uomo scende dall’auto per sincerarsi probabilmente di un guasto, un’auto lo travolge all’altezza di Trigoria. Quindi altri due incidenti: il primo coinvolge addirittura 5 veicoli (direzione Roma all’altezza del km 18), il secondo ‘soltanto’ tre ancora ad Aprilia. Il 4 gennaio è addirittura la Polizia a fare i conti con la pericolosità della Pontina. Un veicolo delle forze dell’ordine si schianta sul guard rail a causa dell’asfalto bagnato. Il 9 gennaio poi – e siamo appena all'inizio – si registra l’ennesimo incidente: ancora sulla SS148 – siamo all’altezza di Tor De Cenci direzione Latina - un veicolo si ribalta. Nello stesso pomeriggio, intorno alle 16.00, il conducente di un’utilitaria perde il controllo della sua vettura e, dopo aver sbandato, si schianta dapprima contro il new jersey che separa i due sensi di marcia, poi, sul lato opposto, contro il cordolo che delimita la strada regionale. L’incidente avviene all’altezza del chilometro 19, poco prima dello svincolo di Decima, nel punto in cui la strada ha tre corsie, in direzione Pomezia. Sul posto intervengono gli agenti della polizia locale di Roma Capitale e i vigili del fuoco - con questi ultimi che de-

nito con una sanzione pecuniaria compresa 779 e 3.119, con la decurtazione di 10 punti sulla patente e la sanzione accessoria della sospensione della patente da sei a dodici mesi. In caso di recidiva in un biennio è disposta la revoca della patente di guida. Queste sanzioni sono aumentate per i neopatentati e per i conducenti professionali.

sud. Poco prima, inoltre, un’auto si era ribaltata all’altezza del chilometro 12, sempre in direzione sud, provocando lunghe file a partire dal Gran Raccordo Anulare. Interviene la polizia locale di Roma Capitale e un’ambulanza del 118. 22 gennaio. Ci sono due feriti (per fortuna non in gravi condizioni) per un incidente tra un mezzo pesante ed un'autovettura. Il cambio di corsia del mezzo pesante - che avrebbe stretto e toccato l’auto, danneggiando tutta la parte laterale destra - alla base dell'urto, molto violento, che ha portato i mezzi a scontrarsi con il new jersey che separa i sensi di marcia della Pontina. Pezzi dei veicoli volano persino nella parte opposta a quella in cui è accaduto l’incidente.


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CRONACA

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i un Gennaio nero E ancora: 25 gennaio, un’altra auto ribaltata sulla Pontina. Una Toyota Yaris, per motivi ancora da accertare, intorno alle 15:30 perde il controllo e finisce sotto-sopra. Sul posto arrivano gli agenti della Polizia Stradale di Aprilia. Ovvie le ripercussioni sul traffico: i rallentamenti partono dal Grande Raccordo Anulare, ma le auto sono praticamente ferme in coda già dal tratto tra Spinaceto e Tor De Cenci. Il giorno dopo (26 gennaio) il traffico dapprima si blocca per un furgone fermo sulla corsia di destra in direzione Roma, poi, per non far scendere la media mensile, arriva un maxi-tamponamento all'altezza della Crik Crok che coinvolge almeno quattro veicoli provocando la deviazione del traffico sulla laterale e file di oltre 3 km. A distanza di meno di 24 ore – siamo al 27 del mese – addirittura un triplo incidente, uno al mattino e due in serata, interessa la Pontina: alle 9,15, all’altezza di via Strampelli, in direzione Roma, uno scontro coinvolge due auto, con inevitabili ripercussioni sul traffico; in serata poi va ancora peggio: dalle 17 infatti il traffico va completamente in tilt. Dapprima si registra un maxi-incidente che interessa cinque veicoli, poi, la sera, una macchina si ribalta e finisce in un fosso. All'arrivo delle forze dell'ordine la scena mette i brividi: un uomo, sul ciglio della strada, tiene in braccio un bambino mentre un cagnolino abbaia disperato a pochi metri di distanza. Insomma, il nuovo anno non ha portato che “brutte nuove” per tutti coloro che, loro malgrado, si ritrovano a vivere quotidianamente la Pontina. Di soluzioni concrete all'orizzonte non se ne vedono e per il momento, l'unica cosa che

C

osa si fa per arginare la pericolosità della Pontina? A parte che si dovrebbe rispettare il codice della strada e i limiti di velocità, la trafficatissima arteria è indubbiamente inadeguata alle esigenze attuali e richiede interventi di messa in sicurezza non più rimandabili. Le chiacchiere e le polemiche e sulla costruzione dell’autostrada ogni tanto rispuntano, così come i fronti del si e quelli del no. Ma nel frattempo nulla di veramente serio viene fatto da chi di dovere, tanto che i pendolari esasperati hanno fatto partire una petizione, raccogliendo più di 2000 firme in pochissimi giorni, chiedendo la manutenzione della SR 148 e, laddove possibile, la sua illuminazione. Richiesta che quasi sicuramente cadrà nel vuoto, così come non si sa se verrà ascoltata l’interrogazione fatta da quattro Senatori al Ministro Delrio, al quale chiedono di “abbassare significativamente la pericolosità della Pontina”, che – ma chi la percorre lo sa benissimo – è una delle “strade più pericolose della regione, sulla quale si verifica una media di 2,57 incidenti per chilometro (dati 2014)”. Ce ne accorgiamo ogni giorno, quando restiamo intrappolati nelle lunghe code. “Nei 10 anni passati la Pontina è stata declassata inizialmente da "superstrada" a semplice "strada sta-

ci resta da fare in attesa che qualcosa si muova, è continuare ad aggiornare (e a 'cliccare') l'infinito elenco che risponde alla voce, Google insegna, “Incidente Pontina”...

Luca Mugnaioli

tale" a causa della gran parte delle uscite giudicate non a norma di sicurezza, ed in conseguenza di ciò il limite di velocità è stato portato da 110 a 90 chilometri orari nel tratto compreso fra Torvaianica e Latina nord. Successivamente è divenuta una strada regionale, anche se i limiti di velocità sono rimasti praticamente invariati - scrivono i Senatori nella loro interrogazione - Risulta evidente come le condizioni di dissesto e la totale mancanza di manutenzione incidono pesantemente sull'incidentalità di questa arteria”. In realtà il limite da Pomezia a Roma scende a 70 chilometri orari, “perché ormai è stata declassata ancora, arrivando alla definizione di mulattiera, scherzano, ma non troppo, gli iscritti al gruppo Facebook “Pendolari della Pontina”, che quotidianamente si scambiano informazioni sul traffico e suggerimenti su eventuali strade alternative da fare. “Già nel 2004 – si legge ancora nell’interrogazione - era stata presentata una mozione al Comune di Aprilia che recitava tra l'altro che "la messa in sicurezza, come la manutenzione del manto stradale, della Pontina, risulta essere di urgente necessità". Nei giorni scorsi ancora molte iniziative sono state adottate da parte dei cittadini che non si stancano di denunciare una situazione ormai insostenibile”. Anna Maria Greco


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Cianuro a S.Lorenzo: un altro mistero per Mauro Valentini L’autore pometino presenta il suo secondo romanzo

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un altro successo annunciato, il secondo libro di Mauro Valentini, presentato il 30 gennaio alla libreria Okradek di Pomezia. Dopo “40 Passi”, un’altra donna uccisa da un colpevole senza nome è la protagonista del romanzo d’inchiesta "Cianuro a San Lorenzo. La storia di Francesca Moretti". Un racconto fedele, aiutato da documenti e testimonianze, di quanto accadde alla giovane marchigiana che viveva a Roma insieme a due coinquiline in un appartamento nel quartiere San Lorenzo. Un altro mistero insoluto, molto distante dagli esordi “di penna” di Mauro Valentini, che in origine si occupava di cinema. “Il mio scopo è quello di raccontare delle storie. È sempre stata questa la molla che mi ha spinto a scrivere, raccontando di storie cinematografiche così come di altre. Anche qui siamo di fronte ad una vittima la cui morte è avvolta nel mistero, come in “Quaranta passi”, e che ha difronte un quadro che è aperto a mille ipotesi. Il motivo per cui cerco di raccontare delle storie che partono da eventi criminali è che ritrovo molto fascino nei rapporti tra le persone coinvolte, sia che si tratti della vittima stessa sia che si tratti di sospettati o di testimoni che potrebbero portare alla soluzione del caso. Ciò che mi attira di più è proprio la relazione tra i personaggi e, in questa storia, di personaggi interessanti e dalle relazioni molto intrigate ce ne sono tanti”. Ma c’è qualcosa che accomuna queste due donne apparentemente molto diverse? “Si; la sensazione è che loro siano vittime della loro sete d’amore. Entrambe sono morte per un amore che, per quanto possa essere stato non corrisposto o tormentato o ostacolato - questo è complicato dirlo appunto perché sono due misteri – ha portato ad una fine così tremenda. Ciò non è dipeso tanto dalla loro personalità, quanto più dalla loro fragilità, elemento che hanno in comune, nel gestire una passione amorosa”. Nel primo caso l’ex amante è imputato di omicidio, anche se assolto dopo un impegnativo processo. “Quello di Antonella Di Veroli è un omicidio passionale, chiunque l’abbia commesso”. Nel secondo caso, invece, il fidanzato della vittima non è mai stato imputato. “Qui l’amore c’entra come fattore scatenante. Bisognerà comprendere - cosa che non sono riusciti a fare gli inquirenti - come”. Francesca Moretti vive insieme a due coinquiline, Daniela e Mirela, che forse – un o entrambe – sanno più di quanto hanno raccontato. “Una delle due, Daniela Stuto - che sarà poi la principale indiziata dell’omicidio - è una donna dalla personalità molto forte e un po’ invadente. Francesca Moretti è una ragazza di buona famiglia, originaria di Pesaro, quindi della più ricca provincia italiana, mentre Daniela è una ragazza originaria del sud abituata a convivere in

convitti ed in situazioni non familiari, dato che una famiglia non l’aveva. Le due ragazze hanno un passato e personalità opposte, che le ha portate spesso a scontrarsi”. Sulla base delle ricerche fatte, Daniela Astuto potrebbe essere davvero l’assassina o è solamente un’altra vittima? “Daniela Astuto è sicuramente non colpevole: non lo dico io ma lo confermano due sentenze del tribunale. Il pubblico ministero, non trovando un movente credibile, accusando Daniela ha rincorso due piste: la prima è passionale-omosessuale, che è stata rincorsa in maniera molto feroce, pur non essendovi delle basi solide; mentre la seconda è quella della follia, ovvero di una sorta di psicopatologia che l’avrebbe portata, nel suo delirio, ad uccidere la sua amica. Nel corso del processo sono state scandagliate tutte le sue relazioni, sia di amicizia sia d’amore”. Invece Mirela? “L’altra coinquilina non è mai stata posta sotto i riflettori dell’accusa, ma interpellata come testimone. Eppure chi leggerà il libro si sorprenderà di questo, perché lei era presente quando Francesca si sentì male e soprattutto - ponendo attenzione alla perizia che sostiene che l’assunzione del cianuro sia avvenuta 10/15 minuti prima dell’evidenza dei sintomi - perché lei è l’unica persona presente nel momento in cui Francesca ingerì il cianuro”. Altra cosa strana è il fatto che Mirela abbia chiamato, anziché l’ambulanza, il proprio fidanzato. “Lei chiama il fidanzato che è anche un ispettore di Polizia, ciò fa ipotizzare che magari avesse bisogno di un consiglio e di un supporto. L’ispettore Melis, che era l’allora fidanzato di Mirela, è il primo a chiamare i soccorsi. Così facendo però si è perso tempo, e in questi casi anche 5 minuti sono preziosi. Durante il processo la madre di Francesca, ancor prima che la domanda venga posta dal pubblico ministero, chiede a Mirela: “Perché non sei stata tu a chia-

mare l’ambulanza?” Lei in seguito dirà che era troppo sconvolta per poter gestire da sola la situazione”. Un altro mistero è il diario di questa ragazza che la mamma fa sparire. “Francesca teneva una diario-agenda. Lei morì il 22 febbraio del 2000, quindi abbiamo due diari, uno terminato il 31 dicembre del 1999, l’altro iniziato il 1° gennaio del 2000; quest’ultimo non sarà mai ritrovato in quanto la madre di Francesca, dopo averlo letto, decise di bruciarlo, dicendo in seguito che all’interno non ci fosse nessuna informazione utile a risolvere il caso, ma solamente scritti privati. È rimasto, invece, il diario precedente il quale dimostra, neanche troppo velatamente, una situazione di grave prostrazione psicologica di Francesca”. Già il diario precedente era molto personale, quindi perché scegliere di bruciarne solo uno? “A mio parere, la madre è riuscita a distruggerne solo uno solamente perché l’altro era già stato messo sotto sequestro, altrimenti avrebbe fatto sparire anche il primo. Altro problema di fondo di questo giallo, infatti, è il problema temporale: Francesca morì a febbraio, i risultati dell’autopsia arrivarono a luglio, dopo ben 5 mesi. Ormai la scena del delitto non c’era più, così come l’immediatezza dell’azione giudiziaria che avrebbe potuto portare alla soluzione del caso. Gli inquirenti andarono a Pesaro a casa della famiglia di Francesca e sequestrarono quello che riuscirono a trovare, tra cui il primo diario, mentre il secondo non venne trovato. La madre di Francesca a quel punto, per paura che potessero poi tornare e trovarlo, lo bruciò. Rimane il mistero di cosa ci fosse scritto. Senza dubbio, essendo un percorso continuo, dovevano essere riportati dei messaggi che raccontano di come questa giovane ragazza fosse in preda ad una grande difficoltà psicologica dovuta sia a un amore con un ragazzo rom già sposato e con cinque figli, sia al fatto che sentiva di aver fallito la sua missione di aiutare delle comunità disagiate, avendo perso il lavoro a Roma e dovendo quindi ritornare a Pesaro. Francesca stava quindi vivendo una doppia frustrazione, sia dal punto di vista sentimentale che professionale”. Quale sarà il suo prossimo libro? “Una storia che tratterà sempre di una donna, questa volta però il mistero che la riguarda è molto più conosciuto a livello nazionale. Inoltre ho in progetto la stesura di un romanzo sempre dalle tinte noir che stavolta non sarà incentrato su una storia vera. Questo potrebbe segnare il mio passaggio da autore di libri inchiesta a scrittore di romanzi gialli. Ciò che rimarrà immutato sarà l’attenzione per la scintilla emozionale e relazionale che si crea prima del delitto; verrà quindi focalizzato, come sempre, il mistero legato al motivo per cui queste vicende accadono”. Anna Maria Greco



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L'Avvocato risponde La consulenza legale per il lettori del Corriere della Città

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uesito: A seguito dell'introduzione della nuova normativa relativa ai contratti di lavoro, vorrei conoscere le differenze di trattamento in caso di licenziamento tra vecchi assunti e nuovi assunti della stessa impresa? Nella storia del diritto del lavoro il legislatore è stato ispirato (guidato) dal monito della Corte Costituzionale: una sorta di mito fondativo del nostro sistema di tutela contro i licenziamenti illegittimi. Infatti, il legislatore nell'introdurre la tutela c.d. “ obbligatoria”( L.n. 604/1966) e più tardi la tutela c.d. “ reale” (art. 18, 35, L n. 300/1970) contro i licenziamenti individuali è stato indirizzato ad agire dalla Corte Costituzionale e in particolare dalla sentenza del 1965 dal seguente tenore letterale: “la garanzia costituzionale (art.4) del diritto al lavoro esige che il legislatore, nel quadro della politica prescritta dalla norma costituzionale, adegui, sulla base delle valutazioni di sua competenza, la disciplina dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, al fine ultimo di assicurare a tutti la continuità del lavoro, e circondi di doverose garanzie – particolarmente per quanto riguarda i principi fondamentali di libertà sindacale, politica e religiosa, immediatamente immessi nell'ordinamento giuridico con efficacia erga omnes e dei quali, perciò, i pubblici poteri devono tenere conto anche nell' interpretazione ed applicazione del diritto vigente – e di opportuni temperamenti i casi in cui si renda necessario far luogo a licenziamenti”. L'introduzione del principio di “giustificazione” del licenziamento individuale (ai sensi della L. 11 maggio 1990 n° 108) attuava quelle doverose garanzie e quegli “opportuni temperamenti” auspicati dalla Corte. La nullità del licenziamento discriminatorio e la continuità del rapporto di lavoro (art. 4, L. 604/1966) attuava quella garanzia che la stessa Corte pronosticava per la tutela della libertà sindacale, politica e religiosa. Il progressivo rafforzamento della tutela contro i licenziamenti, però va incontro ad un rapido cammino a ritroso con la riforma della tutela reale (di cui alla L.n°92 del 2012, Legge Fornero). Tale legge ha stabilito, infatti, che il lavoratore può essere reintegrato solo in caso di

“manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento per giustificato motivo oggettivo”, prevedendo “ nelle altre ipotesi” di licenziamento illegittimo esclusivamente una tutela indennitaria (da 12 a 24 mensilità dell'ultima retribuzione di fatto). Il ridimenzionamento della tutela reale per i licenziamenti illegittimi diversi da quelli discriminatori (o ad essi equiparati) previsto dalla c.d. “riforma Fornero”(L.n° 92 del 2012), parimenti, risulta rafforzato ed intensificato dalla disciplina in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato “a tutele crescenti” (D.L.gs 4 marzo 2015 n°23). Comunque, il cammino a ritroso inferto alla tutela reale dalle riforme (di cui alla legge Fornero ed al D.L.gs. n. 23 del 2015) non influisce sull' obbligo di giustificazione dei licenziamenti, che peraltro risulta, ora garantito dalla Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea. Quindi anche dopo le riforme, il licenziamento del prestatore di lavoro non può avvenire che per giusta causa o per giustificato motivo, cioè non sono cambiati i presupposti di un licenziamento legittimo. Infatti,ai sensi della legge 15 luglio 1966 n.604,” nel rapporto di lavoro a tempo indeterminato,...il licenziamento del prestatore di lavoro non può avvenire che per giusta causa ai sensi dell'art. 2119 c.c.(ovvero per una causa che non consente la prosecuzione nemmeno provvisoria del rapporto di lavoro) o per giustificato motivo”, per tale intendendosi un not e v o l e inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro ( il c.d. giustificato motivo soggettivo), ovvero una ragione inerente all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa (il c.d. giustificato motivo oggettivo).

Con l' entrata in vigore del D.L.gs.4 marzo 2015, n.23 che disciplina il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a tutele crescenti, ciò che cambia rispetto alla normativa previgente, sono le conseguenze nell'ipotesi in cui sia accertata in giudizio l'illegittimità del licenziamento. Il contratto a tutele crescenti, infatti, sembra essere niente altro che un contratto a tempo indeterminato, mentre crescente, in relazione all'anzianità di servizio, è soltanto l'indennizzo economico comminato per i licenziamenti illegittimi a tutti i lavoratori subordinati (non dirigenti) assunti a decorrere dal 7 marzo 2015, data di entrata in vigore del decreto legislativo. Il nuovo regime si applica , anche, all'esito della conversione di un contratto di lavoro a tempo determinato, ovvero in caso di prosecuzione di un contratto di apprendistato. Punto qualificante del contratto a tutele crescenti è attribuibile dal superamento della possibilità per il giudice di ordinare la reintegrazione del lavoratore riguardo alle ipotesi di accertamento dell'illegittimità del licenziamento sorretto da ragioni economiche (per giustificato motivo oggettivo). Dunque, per tali licenziamenti, la reintegrazione scompare dal novero delle tutele applicabili. La limitazione del diritto alla reintegrazione previsto, in via eccezionale, ai licenziamenti discriminatori, nulli e intimati oralmente, resta possibile solo nei licenziamenti disciplinari (per giusta causa o giustificato motivo soggettivo) qualora venga provata dal lavoratore l'insussistenza del fatto materiale posto alla base del licenziamento. Pertanto, al di fuori delle ipotesi eccezionali, alle quali continua ad applicarsi la reintegrazione nel posto di lavoro, trova applicazione la regola della tutela indennitaria. Il legislatore ha introdotto un duplice regime di tutele, basato sul dato temporale dell'assunzione (con una data chiara di riferimento il 7 marzo 2015, giorno di entrata in vigore del decreto) che porta ad una differenziazione di trattamento tra “vecchi assunti” e “nuovi assunti”. Quindi, è chiaro che per i contratti a tempo indeterminato precedenti a tale data, qualora siano invocate le protezioni di cui all'art. 18 st. lav., il giudizio di impugnazione del licenziamento continuerà ad essere sottoposto al rito Fornero. D' altra parte, le “tutele crescenti” rappresentano la ennesima “scissione” del mondo del lavoro italiano, destinata a immortalarne l'asimmetria, ora fra vecchi e nuovi assunti: ancora tutelati i primi, licenziabili a costi sensibilmente ridotti i secondi. Accade, quindi, che lavoratori, occupati nella stessa impresa, con la stessa qualifica e le medesime mansioni, avranno un trattamento differente su un istituto cruciale del rapporto di lavoro come quello relativo ai limiti del potere di licenziamento. Infatti gli uni, licenziati per la medesima fattispecie, potranno ottenere, in assenza di giustificato motivo, la reintegrazione del rapporto, mentre per gli altri il licenziamento ingiustificato verrà solo monetizzato. Avv. Antonio Aquino



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Pagina autogestita

Evangelo di Fede in Fede

Storicità della resurrezione di Gesù Cristo

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a resurrezione di Gesù Cristo è di assoluta importanza in quanto è il fondamento del cristianesimo stesso. La fede non trova la sua linfa vitale nell’essere creduloni, accettare tutto contro ogni evidenza e ogni logica. Significa piuttosto credere a fatti storici, documentati sulla base di testimonianze concrete. La storicità di Cristo deve essere considerata basandosi sui migliori documenti disponibili e lasciando che questi parlino da se. In ultima analisi la prova della storicità della resurrezione consiste nel verificare se essa è sostenuta da documenti validi. Analizziamo la prova archeologica, quella oculare e quelle indiziali della Chiesa e delle vite cambiate. I manoscritti. Sono stati ritrovati migliaia di manoscritti. I più importanti manoscritti greci post cristiani sono: Codice Vaticano. Cosi chiamato perché conservato a Roma nella biblioteca vaticana sin dal1481.Comprende da Genesi 46:28 a Ebrei 9:14. E’ datato IV sec d. C. Codice Sinaitico. Fu scoperto nel monastero di S. Caterina, sul monte Sinai nel 1844 e nel 1859. In questo manoscritto si trova gran parte dell’A.T. e il N.T. in forma quasi completa. Risale al IV/V sec d. C. Altri manoscritti importanti sono il Codice Alessandrino il Codice di Efrem. Per quello che riguarda l’autorità del testo, con-

frontando i diversi codici delle Scritture, non sono state rinvenute varianti importanti per quello che riguarda le dottrine fondamentali del cristianesimo. Possiamo perciò dire che il testo greco del N.T. sia giunto fino a noi nella sua forma genuina per la provvidenza di Dio. Possiamo affermare che il N.T. è un testo storico di assoluta affidabilità nei racconti da esso narrati, incluso il fatto certo della resurrezione di Gesù Cristo. Testimoni oculari. In 1 Corinzi 15 troviamo scritto: << apparve a Cefa, poi ai dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta…Poi apparve a Giacomo..>> I testimoni oculari sarebbero una prova molto convincente in un tribunale, specialmente se si considera il gran numero di testimoni. Inoltre gli apostoli molto spesso predicarono la resurrezione nelle sinagoghe, cioè proprio difronte all’opposizione che di certo avrebbe fatto a pezzi la loro testimonianza se vi fosse stata anche una minima tendenza a deviare dai fatti realmente accaduti. La Chiesa. E’ un fenomeno storico di grande importanza che esige una spiegazione. La nascita della Chiesa ha la sua origine in Gerusalemme, nel 30 d.C. circa, nello stesso luogo dove Gesù fu crocifisso. La predicazione iniziò proprio da quei luoghi ostili. In risposta al primo sermone, tremila persone credettero e poi altre duemila e poi ogni giorno molti credevano. Sarebbe stato possibile un tal numero di conversioni, se Cristo non fosse davvero risorto dai morti? Alla resurrezione di Gesù Cri-

sto è da attribuire l’origine e l’esistenza della Chiesa stessa. Vite Cambiate. Le vite cambiate di quei primi cristiani è una delle più eloquenti testimonianze a favore della resurrezione. Quando Gesù fu arrestato tutti i suoi discepoli lo abbandonarono e fuggirono via. Pietro lo rinnegò tre volte. Dopo la crocifissione si nascosero e chiusero la porta a chiave. Ma dopo pochi giorni divennero coraggiosi e determinati, persino pronti al martirio. Pietro fu incarcerato per la causa dell’evangelo e più tardi fu crocifisso a testa in giù. Vi è una spiegazione logica; Egli “apparve a Cefa ( Pietro )” 1 Cor.15 L’apostolo Paolo da persecutore della Chiesa divenne un perseguitato fino ad essere ucciso a causa della sua devozione e fedeltà all’evangelo di Gesù Cristo. La spiegazione logica è nell’affermazione stessa di Paolo “apparve anche a me” 1 Cor.15. Sarebbe molto difficile spiegare la trasformazione di questi uomini se la resurrezione non fosse veramente accaduta. Ma il fatto più importante è che ancora oggi ogni uomo può esperimentare la potenza del Cristo risorto. Ogni individuo può ricevere la certezza del perdono dei propri peccati. Può ricevere la certezza della vita eterna. Può essere liberato da una vita vuota, ed essere una nuova creatura. Tutto questo perché Cristo Gesù è risorto, vive, ed opera ancora oggi. Per info: 3358131014 email: evangelodifedeinfede@gmail.com



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Cosa fare a Febbraio? Suggerimenti e appuntamenti da non perdere

A che età visitare il Cimitero Americano di Nettuno Alla fine del primo quadrimestre, ma anche soltanto per cultura personale, è consigliata a tutte le famiglie la visita al Cimitero Americano di Nettuno. Uno spazio dedicato alla campagna italiana portata avanti dalle truppe americane. Si accede al cimitero da Piazzale Kennedy, esattamente di fronte al McDonald e la prima cosa che si ha di fronte è un isolotto. Come spiega la guida distribuita dal museo all'ingresso del cimitero, la prima cosa evidente è “un'isola lacustre con dei cipressi. Subito dietro, si apre un grande viale costeggiato da 7.861 lapidi bianche, corrispondenti a tutti gli americani deceduti (anche donne crocerossine) in diversi contesti: nell'operazione Shingle; in quella concretizzatasi con lo sbarco in Sicilia iniziato il 10 luglio del 1943; nello sbarco a Salerno, che ebbe luogo nella zona della città campana il 9 settembre del 1943. In fondo vi è un grande memorial, consistente di una cappella, un peristilio e una stanza delle mappe illustranti le operazioni. In posizione preminente nel peristilio, si erge il monumento ai "Fratelli in armi", una scultura che simboleggia il soldato e il marinaio statunitensi, fianco a fianco, ognuno con un braccio intorno alle spalle dell'altro. Nelle bianche mura

di marmo della cappella, vi sono i nomi dei 3.094 dispersi”. In 490 tombe sono raccolte le spoglie di coloro che non poterono essere identificati. Il consiglio per i genitori è quello di accompagnare i ragazzi nel cimitero americano, a partire dai 5 anni. Occorre prepararsi un po' di spiegazioni relative alla Seconda Guerra Mondiale, alle alleanze che furono stabilite tra le nazioni, ai fascismi.

Orari e altre informazioni utili per chi organizza un'escursione al Sicily–Rome American Cemetery and Memorial Le informazioni storiche e la descrizione del cimintero, sono l'oggetto di un opuscolo che trovate all'ingresso del cimitero sulla sinistra. Percorrendo 50 metri sul viale, vi accorgerete immediatamente di essere entrati in uno spazio ad alta densità tecnologica. Tramite computer touch è possibile ripercorrere visivamente tutti i momenti salienti della Seconda Guerra Mondiale, vedere gli oggetti più comuni in trincea e fare visita ad alcuni illustri soldati sepolti a Nettuno. Per quanto riguarda gli orari di visita, il punto di riferimento è il sito del museo www.abmc.gov da cui si possono scaricare anche gli opuscoli per i ragazzi. In generale si può visitare dall'alba al tramonto.

Il più bel carnevale laziale è quello di Ronciglione? Carnevale è senz'altro la festa più colorata dell'anno ed è anche la festa dedicata da tutti ai bambini, ai loro travestimenti, al divertimento, allo sport e alle sfilate. La cosa sorprendente è che tra le feste di

Carnevale più in voga e più conosciute d'Italia, ci sia anche quello di Ronciglione, vicino Roma i provincia di Viterbo. Al ritmo del salterello, tutti in piazza per il Carnevale di Ronciglione (Viterbo, Lazio). Si annuncia così la festa in cui le campane del Paese suonano e Ronciglione con le maschere, i carri e ogni sorta di saltimbanchi, si prepara all'arrivo del Re Carnevale. In un rutilante susseguirsi di bande folkloristiche i bambini accompagnano il corteo del Re e la parata storica degli Ussari a cavallo per poi ritrovarsi in piazza della Nave a ballare il Saltarello. Prima della partenza della testa coronata con il globo aerostatico, c'è spazio anche per i Nasi Rossi, la maschera tipica di Ronciglione, per il trasporto dei Rigatoni e per la distribuzione ai partecipanti di piatti tipici, tra cui pasta e fagioli con le salsicce.

E se a Carnevale si decidesse di viaggiare con i bambini? Acquasparta o Pretoro le alternative radical chic al solito tran tran carnascialesco Acquasparta, un piccolo comune umbro, da più di vent'anni organizza il Carnevale dei Bambini. La manifestazione è giunta alla 23esima edizione. Il consueto appuntamento con i minicarri è per il 24 e il 31 gennaio e poi per il 7 febbraio. Tra i protagonisti dell'evento per i ragazzi, ci saranno i loro personaggi preferiti, da Masha e Orso a Frozen. Oltre alla musica dal vivo saranno distribuiti gratis peluches, palloni e tanti altri gadget. Spostandosi ad est, invece, si arriva in Abruzzo precisamente a Schiavi d'Abruzzo nell'entroterra teatino dove si conserva da decenni la tradizione dei Mazzaroni. Totalmente diverso ma ugualmente affascinante, il trofeo sciistico di carnevale “Lupi della Maiella” che si tiene a Pretoro. Gli amanti dello sci potranno partecipare a questa gara riservata agli amatori, da svolgere in abiti “new age” o “vintage”. La specialità? Slalom gigante ma vincerà di certo la maschera più estrosa.


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di Luca Mugnaioli

“CORRIERE DELLA CITTA', INFORMARE PER INFORMARSI” Calcio, perquisizioni Gdf in case giocatori e procuratori: 64 indagati I reati vanno dal l'evasione fiscale alle false fatturazioni.Nell'inchiesta coinvolti Galliani, Aurelio De Laurentis, Lotito, Blanc. Tra i calciatori c'è il nome di Lavezzi ROMA - Nuova bufera sul mondo del calcio: perquisizioni e sequestri in tutta Italia sono state eseguite da parte degli uomini della guardia di finanza su ordine della Procura di Napoli per un'inchiesta su una maxievasione fiscale e su false fatturazioni. I provvedimenti riguardano 64 persone tra cui massimi dirigenti, calciatori e procuratori di squadre di calcio di serie A e B. Vertici nel mirino. L'inchiesta, denominata 'Fuorigioco', è condotta dai pm della procura di Napoli Danilo De Simone, Stefano Capuano e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. Nell'indagine, che ha portato al sequestro di beni per circa 12 milioni, sarebbero coinvolti l'ad del Giorno della Memoria, 10 cose che forse non sai sulla Shoah (per esempio gli Stati che respinsero gli ebrei in fuga) - (1) Il 2015 ha registrato il record assoluto di visite ad Auschwitz-Birkenau. Oltre 1 milione e 720mila persone da tutto il mondo hanno voluto vedere con i propri occhi i due più grandi campi di concentramento e sterminio costruiti dai nazisti, fuori dalla cittadina polacca di Oświęcim (storpiata dai nazisti in Auschwitz), 60 chilometri a ovest di Cracovia. [...] Gli italiani sono al 5° posto per numero di presenze, preceduti, nell’ordine, da polacchi, inglesi, statunitensi e tedeschi. (2) Hitler non ha mai visitato un campo di concentramento, neppure quelli di sterminio. Al contrario di Heinrich Himmler, capo delle SS, che dirigeva il sistema dei campi. Il motivo? Il Führer non voleva essere coinvolto pubblicamente nell’esecuzione dell’Olocausto. (3) Quasi 900mila ebrei e 2mila rom sono stati uccisi nel campo di sterminio di Treblinka, in Polonia, da non più di 150 individui [...] Il 2 agosto 1943 gli internati riuscirono a ribellarsi. La rivolta, ben pianificata, fu portata avanti da più di 700 ebrei, che riuscirono a impadronirsi di alcune armi e ad appiccare un incendio al lager. Ma le SS erano armate di mitragliatrici e, chiamati i rinforzi, repressero tutto nel sangue. (4) Alfred Hitchcock nel 1945 ha diretto un documentario sull’Olocausto rimasto segreto fino al 1985. (5) Usa, Canada, Gran Bretagna e altri Paesi avrebbero potuto accogliere i rifugiati ebrei già alla fine degli anni Trenta, ma si rifiutarono. Nel 1938, alla conferenza sui rifugiati ebrei che si tenne a Evian-les-Bains, in Francia, parteciparono 32 Paesi. Nessuno, tranne la Repubblica Dominicana e la Bolivia, rivide le proprie quote d’immigrazione. (6) L’azienda che forniva lo Zyklon B, il famigerato acido cianidrico usato nelle camere a gas, produce ancora pesticidi. L’agente tossico usato dai nazisti era nato (anni prima della realizzazione dei lager) come antiparassitario grazie alle intuizioni del

Milan Adriano Galliani, il numero uno della società partenopea Aurelio De Laurentis, il presidente della Lazio Claudio Lotito, l'ex presidente e Ad della Juventus Jean Claude Blanc. Tra i calciatori, indagati anche 'il pojo' Lavezzi e l'ex giocatore Crespo. Coinvolti, infine, diversi procuratori, tra cui Alessandro Moggi. Le indagini. Gli investigatori sono andati a perquisire una trentina tra calciatori e agenti e hanno notificato l'avviso di conclusione indagini a 64 indagati. L'indagine, secondo quanto si apprende, chimico Premio Nobel Fritz Haber, che, ironia della sorte, era ebreo e fu perseguitato dal regime nazista. Morì nel 1934, prima di sapere che la Degesch, azienda chimica di cui fu il primo direttore, avrebbe prodotto lo Zyklon B da usare sulle persone ad Auschwitz. A detenere il brevetto e ad arricchirsi fu la Farben, colosso della chimica che fino alla fine della guerra riunirà, tra le altre aziende, la Bayer e l’attuale Agfa. (7) I Nokmim erano un gruppo di “vendicatori ebrei” (noti appunto come Jews Avengers) che dopo la seconda guerra mondiale volevano avvelenare l’acqua e uccidere 6 milioni di tedeschi […] Agli Avengers sarebbero da attribuire le morti sospette di diversi ex nazisti, trovati impiccati, strangolati, investiti o con del cherosene nel sangue. (8) Karl Silberbauer, l’ufficiale SS che catturò Anne Frank e la sua famiglia, dopo la guerra fu arruolato nei servizi segreti della Germania dell’Ovest. (9) Ad Auschwitz l’SS Franz Wunsch, uno dei supervisori del campo, si innamorò della prigioniera ebrea slovacca Helena Citronova e fece di tutto per salvarla. All’ultimo riuscì ad evitarle la camera a gas e lo stesso fece quando arrivò sua sorella Roinka, di cui però non poté salvare i bambini. (10) La Moschea di Parigi aiutò gli ebrei a scappare dai nazisti dando loro delle identità musulmane. Si Kaddour Benghabrit, a capo della Grande Moschea, dette rifugio e documenti con identità musulmane ad alcuni ebrei perseguitati, salvandoli dalla deportazione. (ilfattoquotidiano.it) Prima casa, benefici «allargati»: ora è possibile vendere entro 12 mesi - La legge di Stabilità per il 2016 (legge 28 dicembre 2015, n. 208) ha introdotto, con effetto dal 1° gennaio 2016, un nuovo presupposto applicativo dell'agevolazione “prima casa”: infatti, l'articolo 1, comma 55, aggiungendo il nuovo comma 4-bis alla nota II-bis, tariffa, parte prima, allegata al Dpr 26 aprile 1986, numero 131 (il testo unico del-

ha riguardato complessivamente un centinaio di soggetti e 35 società di calcio sia di serie A che di serie B. L'inchiesta era partita nel 2012, quando i militari hanno acquisito nelle sedi del Napoli e della Figc i contratti di Ezequiel Lavezzi, ceduto dal Napoli al Psg, e del quasi sconosciuto attaccante argentino Cristian Chavez, ipotizzando presunte violazioni fiscali commesse sia dalle società sia dai procuratori e dai calciatori nell'ambito di operazioni di acquisto e cessione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori stessi. Secondo gli investigatori, ci sono state dichiarazioni fraudolente mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, dichiarazioni infedeli, omessa dichiarazione, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. L'indagine ha comportato acquisizioni di documenti in Federcalcio e nei confronti di 41 società di serie A, B e Lega Pro. (repubblica.it)

l'imposta di registro), in certi casi permette ora al contribuente che intenda nuovamente beneficiare dell'agevolazione “prima casa”, ma che abbia la titolarità di un diritto impediente l'avvalimento dell'agevolazione stessa, di non dover più dismettere (come accadeva fino al 31 dicembre 2015) detta titolarità entro il momento di stipula del nuovo acquisto agevolato, ma di poter effettuare detta dismissione entro un anno dalla data del nuovo acquisto agevolato. (ilsole24ore.com)

Curiosità & Life Style Facebook: tanti, troppi amici. Ecco la guida per imparare a gestirli tutti. Uno studio della Royal Society Open Science fissa a 150 la soglia degli amici reali sul social. Ma la piattaforma di Zuckerberg mette a disposizione diverse funzioni per fare ordine LE AMICIZIE su Facebook andrebbero controllate. Anzi, ponderate numericamente. Lo racconta un singolare studio pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science che fissa una soglia legata alle capacità cerebrali e al tempo libero di cui ciascuno di noi dispone. Quella cifra è di 150 amici. Non cinquemila – il limite per un profilo personale – né mille o 500. I 27 milioni di utenti italiani, per esempio, ne hanno in media 300. A firmare la sentenza proprio quel Robin Dunbar, docente di antropologia e psicologia dell’evoluzione a Oxford, già noto proprio per aver stabilito in quella cifra – nota come “numero di Dunbar” – la quantità massima di persone con cui un individuo è in grado di mantenere relazioni sociali stabili nella vita reale. Anche nel mondo digitale, insomma, quel confine non riesce a spostarsi (repubblica.it/tecnologia)


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SPORT

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Unipomezia Virtus 1938: gennaio difficile, ora serve ripartire Solo due vittorie su cinque per Santi e compagni nel primo mese dell'anno. Persa anche l'imbattibilità ma il primo posto non è in discussione: il margine sulla seconda resta di +7 Le altre: Racing Club e Indomita le migliori Gennaio da incorniciare per il Racing Club che mette in cascina 4 vittorie ed un pari nelle cinque sfide disputate. La rimonta dei rutuli vale al momento il terzo posto in graduatoria. Luci ed ombre invece per il Nuova Florida: due successi ed un pareggio nelle prime tre del mese, una caduta rovinosa con l'Alberone il 24 gennaio (3-0), prima del passaggio a reti bianche nell'ultimo turno del mese nel derby proprio contro il Racing Club. In Eccellenza il Pomezia

vince la prima e l'ultima, in mezzo due pari ed una sconfitta, che valgono al momento la salvezza. Capitolo Lido dei Pini. Esordio positivo nel 2016 con il sodalizio rutulo che si impone 2-0 sulla Città Monte S.Campano. Poi un pari (Roccasecca 1-1), prima della vittoria contro la Città di Minturno (3-0) e del passaggio a vuoto con il Colleferro (2-1). Chiusura in crescendo: battuto in casa il Nettuno 3-0. Veniamo alla Prima Categoria. Era partito col piede sbagliato

il nuovo anno per l'Indomita costretta a subire un pesante 3-0 con il Passoscuro; la caduta si è però rivelata soltanto un incidente di percorso con la squadra che ha poi infilato un poker di vittorie nelle restanti quattro giornate. Primato e +6 sulla seconda per Bilancini e soci. Nel Girone F un solo successo a fronte di quattro sconfitte per la Città di Pomezia, mentre l'Airone Ardea chiude con tre passaggi a vuoto di fila dopo aver ottenuto 6 punti ad inizio anno.

l'Unipomezia, dubbi che diventano veri e propri fantasmi nell'ultimo turno di Gennaio. Al Comunale arriva la Fortitudo Academy, fanalino di coda del torneo. Nei 90' – quale occasione migliore per ripartire se non un “testa-coda”, la speranza della vigilia – l'opera di rilancio dei pometini si ferma però a metà. Ottenuto il vantaggio con un tiro-cross di Ricci la strada verso il ritorno al successo sembra essere tutta in discesa ma un gol di Santolini nella ripresa vanifica tutto; quando poi il secondo portiere avversario, subentrato per l'espulsione del n.1 titolare Protani, inizia a respingere ogni tentativo nell'assedio finale si capisce che qualcosa davvero non va. Del resto, quando tutto gira per il verso sbagliato anche la fortuna ti volta le spalle. Si chiude così uno dei periodi più difficili della stagione per l'Unipomezia con un bilancio certamente... non da Unipomezia: appena due vittorie, due sconfitte, ed un pari. A Febbraio serve allora una scossa: si può e si deve fare di più. DA DOVE RIPARTIRE? - “Mal comune, mezzo gaudio”. Questo noto proverbio calza de-

cisamente a pennello con l'attuale situazione del girone C di Promozione. Tutte le “big” infatti, insieme all'Unipomezia, stanno attraversando un periodo di flessione soprattutto sotto il profilo dei risultati. La Nuova Florida, al di là del 3 di penalizzazione inflitto dal Giudice Sportivo per i fatti accaduti nel match contro il Real Colosseum, ha lasciato sul campo diversi punti vincendo, come i rossoblu, soltanto due gare su cinque (due pari e una sconfitta lo score nelle restanti sfide), così come il Real Colosseum che ne ha perse due. In tal senso, ad approfittarne è stato il solo Racing Club – quattro successi nelle prime sfide del 2016 – anche se l'ultimo pari nel derby proprio contro la Nuova Florida ha di fatto rallentato l'incredibile rimonta dei rutuli. Insomma il primato dell'Unipomezia non è al momento in discussione ma servirà un netto cambio di marcia se si vorranno evitare rischi inutili in chiave primo posto.

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'ANALISI - Eppure erano bastati appena tre giorni dal cambio di calendario per far capire che nel girone C di Promozione tutto era rimasto invariato: con due successi consecutivi infatti l'Unipomezia aveva fatto capire che era ancora la corazzata indistruttibile ammirata, e sicuramente invidiata, nel 2015. Garbatella (3-2) – dove il tecnico Mancini tra l'altro giocava in “casa” visto il suo recente passato nel club capitolino –, quindi Alberone (21), le prove superate a pieno merito a confermare il tutto. Nonostante i successi però, qualche difficoltà si era iniziata ad intravedere ed un piccolissimo campanello d'allarme era risuonato tra le fila rossoblu. In entrambi i match citati infatti, era servita una rimonta a Laghigna e soci per strappare il bottino pieno. Proprio il bomber pometino era stato l'assoluto protagonista contro la Garbatella: la sua splendida tripletta consentì infatti al club del Presidente Valle dapprima di pareggiare i conti (1-1), quindi di ottenere il 2-2 dopo il nuovo sorpasso degli avversari, ed infine di piazzare il colpo vincente valido per il definitivo sorpasso; sette giorni dopo invece, in casa con l'Alberone, ancora Laghigna e questa volta Morelli, erano stati gli autori delle reti necessarie a rispedire a casa a mani vuote gli avversari che, anche qui, avevano ottenuto il vantaggio iniziale. Nonostante qualche piccolo affanno dunque tutto sembrava dunque procedere al meglio per l'Unipomezia perché, in fondo, i risultati continuavano ad arrivare. Ma poi qualcosa si è inceppato. La squadra, a dir poco extraterrestre fin lì, si riscopre – siamo alla metà del mese - improvvisamente “umana” ed incappa nel primo passo falso della stagione. Ad infliggere il primo dispiacere ai pometini è il Racing Club, cinico e spietato ad imporsi nel derby con Buonocore. La Libertas Casilina, una settimana più tardi, diviene così il banco di prova per testare le condizioni di un gruppo senz'altro scosso dal primo k.o stagionale. La sconfitta (2-0), anche qui a sorpresa, dei pometini – in quella che sarà definita dai capitolini “un'autentica impresa”– conferma tutti i dubbi sul momento-no del-

Luca Mugnaioli per l'ASD Unipomezia Virtus 1938



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I bambini e lo sport Ecco quali sono i più adatti L'offerta sportiva per i bambini da 0 a 3 anni I genitori di bambini piccoli in età prescolare hanno moltissima difficoltà sul nostro territorio a trovare discipline sportive da far praticare ai piccoli. Il problema non è soltanto legato al territorio ma rientra nella scarsa considerazione che il Paese dimostra nei riguardi dello sport. Eppure qualcosa da fare ci sarebbe, ma cosa? Prima dei tre anni è possibile fare nuoto baby: un genitore o entrambi i genitori entrano in piscina con i bambini e, supportati da un'insegnante, aiutano il piccolo a ricordare l'ambiente della placenta. Il nuoto sorprende grandi e piccini perché i bambini sono immersi in acqua, vanno in apnea, dimostrano in modo molto naturale di saper nuotare anche senza che nessuno gliel'abbia insegnato. Il nuoto baby, generalmente, si pratica nel fine settimana, il sabato o la domenica in base alla disponibilità della struttura. I costi che di solito comprendono anche iscrizione e assicurazione, sono molto contenuti. I bambini che hanno una passione smodata per l'acquaticità, probabilmente continueranno la “carriera di pesciolini” e gli altri? Il momento dei tre anni che corrisponde all'ingresso all'asilo, è un'età di passaggio per lo sport: i bambini non sono abbastanza formati e sono difficili da gestire. Discipline che propongono il rispetto di troppe regole, anche nel gioco, sono sconsigliate. Senza disperare è possibile volgere il proprio sguardo verso l'atletica che nel territorio pometino vanta un'ottima orga-

nizzazione, degli spazi adeguati, degli insegnati disponibili e la possibilità di apprendere le abilità motorie di base a partire dai 3 anni.

I benefici del nuoto baby e quelli dell'atletica Il nuoto è considerato molto indicato per i bambini di tutte le età. Lo si definisce lo sport più “completo” per antonomasia, ma vale lo stesso discorso anche per i bebé che sono estranei all'agonismo? Completezza o non completezza, è certo che il nuoto baby offre dei benefici tangibili ai piccoli. In primo luogo rafforza la loro muscolatura, in più è un valido aiuto nell'irrobustire le ossa e garantisce una prevenzione efficace della scoliosi. Fermarsi ai soli benefici fisici, sarebbe comunque ingeneroso. I bambini che praticano il nuoto baby, infatti, nel tempo affinano le capacità cognitive, si dimostrano molto più concentrati degli altri e allenano la loro autostima attraverso il gioco in acqua. Qual è allora il problema dei genitori nella scelta dello sport per i bambini? Escludendo le motivazioni economiche diremo che per un genitore non è semplice portare in acqua il bambino. Il suggerimento è quello di affidarsi alla gradualità e non provare con la terapia d'urto. I bambini hanno bisogno di tempo e imparano pian piano a comunicare i loro tempi anche agli adulti. I genitori dovranno soltanto attendere e facilitare i piccoli nelle attività motorie in acqua insegnando loro la respirazione, l'amore per l'acqua e dando loro sicurezza. Tutti possono nuotare!

I capisaldi dell'atletica e dove praticarla Ogni sport, soprattutto nelle prime fasi di approccio, fino ai 10-12 anni, è estraneo alla specializzazione e lontano dai tecnicismi. L'impegno che gli allenatori e gli educatori sportivi hanno, è quello di formare i ragazzi facendo apprendere loro le abilità motorie di base. L'atletica ha il merito di lavorare su questi punti in modo metodico e divertente. I bambini, in un clima giocoso, riescono a migliorare le abilità nella corsa e nel salto, nell'equilibrio e nel rotolamento, ma anche nel fare la capovolta e nel competere con i loro pari età. E quel che ai grandi può apparire “noioso”, in realtà per i bambini è tutto quello di cui hanno bisogno. C'è un bambino che non abbia voglia di correre, saltare, lanciare pesi o giavellotti? Il mondo dell'atletica, anche se abbiamo citato pochissime discipline, è molto variegato e porta numerosi benefici a chi la pratica. In primo luogo si fa all'aria aperta e questo incide molto anche sull'umore dei bambini. In più contribuisce al potenziamento e allo sviluppo di una muscolatura armoniosa dei ragazzi. Infine c'è da valutare il fattore sociale: i bambini giocano e apprendono co i pari età e questo li stimola al confronto, li aiuta a migliorarsi, gli suggerisce la gradualità dei progressi, da guadagnare con l'allenamento costante. Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi all'ufficio di via Mazzini a Pomezia, retrostante lo stadio.


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Iscrizioni online a scuola, istruzioni pratiche per i genitori

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genitori che devono iscrivere i figli alla prima classe di una scuola primaria o secondaria di primo e secondo grado dovranno usare la procedura telematica definita dal MIUR. Come spiegato bene sul sito delle iscrizioni online, occorre in primo luogo effettuare la registrazione al portale indicando i dati anagrafici del genitore, il numero e la scadenza di un documento in corso di validità. Si riceve allora una prima email con un link per la conferma della registrazione e così si accede alla pagina per la scelta della password. La chiave segreta non sarà comunicata al genitore che dovrà quindi ricordarla a memoria. Si riceve a questo punto una seconda email con il nome utente. Quest'ultimo e la password indicata garantiranno l'accesso al portale delle iscrizioni. Per fare l'iscrizione vera e propria a scuola bisogna avere a portata di mano i documenti del bambino, essere pronti ad indicare i dati del secondo genitore, la composizione del nucleo famigliare, la sussistenza di casi particolari (famiglie monogenitoriali, possibilità di usufruire della legge 104, etc) e – cosa assolutamente importante – bisogna conoscere il codice meccanografico della scuola di partenza e della scuola cui s'intende inviare l'iscrizione.

MIUR: istruzioni per l’uso I problemi che si possono riscontrare nel fare l'iscrizione online a scuola sono numerosi. Il MIUR ha messo a disposizione un numero di telefono da contattare in caso di errori restituiti dal sistema o intoppi di qualsiasi genere. Si tratta dello 0658494025 attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle ore 13 e poi dalle ore 14 alle ore 18. Visto che si tratta di una disponibilità “limitata” ai giorni feriali, il consiglio è quello di non tentare di effettuare l'iscrizione o la registrazione nei giorni festivi e nei fine settimana. Non si avrebbe infatti la possibilità di ottenere l'assistenza telefonica. Facciamo un esempio di problema e proviamo a suggerire una soluzione per i genitori alle prese con le iscrizioni telematiche a scuola. Immaginate di aver fornito un indirizzo email sbagliato in fase di registrazione al portale. L'email di conferma non vi arriverà mai. Il link da cliccare per confermare l'iscrizione, però, ha una durata limitata di 24 ore. Il che vuol dire che senza farsi prendere dal panico e senza dover

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Numero 02 Anno 8 FEBBRAIO 2016 EDITORE: La Città

via Odessa 41 - 00040 Torvaianica

variare i dati relativi alla registrazione, potete aspettare un giorno e ricominciare da capo.

Iscrizioni alla scuola dell'infanzia Nonostante l'iscrizione alle classi prime della scuola primaria sia sotto l'occhio di bue dei media, è vero che ci sono tanti genitori chiamati a fare l'iscrizione alla scuola dell'infanzia. I bambini nati nel 2013 o nei primi mesi del 2014 possono essere iscritti all'asilo, previa disponibilità dei posti nella scuola indicata come prioritaria. Come per gli altri anni sarà possibile fare la domanda in una sola scuola indicando poi le due alternative, pena l'esclusione da ogni graduatoria. Il modulo da riempire con i dati del bambino e con quelli dei genitori, è diffuso dalle scuole ed è cartaceo. La domanda infatti non si presenta online, nemmeno nelle scuole sperimentali. Le segreterie però, hanno ampliato gli orari di apertura al pubblico in questo mese fino al 22 febbraio per aiutare le famiglie a sbrigare le pratiche burocratiche.

Ardea, è molto difficile che tutti i bambini che fanno la richiesta d'iscrizione all'asilo siano poi inseriti in graduatoria. I bambini sono sempre tanti e i posti nelle scuole sempre pochi. Un gap difficile da sanare anche alla luce del sistema scolastico italiano che parla di scuola dell'obbligo soltanto a partire dai 5-6 anni. In sostanza la scuola può riservarsi di non accettare l'iscrizione dei bambini a meno che non siano all'ultimo anno di asilo o già in età da primaria. L'alternativa resta allora la scuola paritaria. Non tutte le scuole paritarie sono inserite nel sistema del MIUR. Sarà opportuno cercare nel sistema Scuola in chiaro l'esistenza dell'istituto prima di effettuare l'iscrizione online. Qualora la scuola non fosse presente nell'elenco, si consiglia di contattarne la segreteria per conoscere i moduli cartacei per l'iscrizione.

"Il caso delle scuole paritarie" Sul nostro territorio, tra Pomezia e E-MAIL: direttore@ilcorrieredellacitta.it redazione@ilcorrieredellacitta.it TELEFONO: 392.6939763

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC CHIUSURA REDAZIONALE: 01/02/2016

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Alessia Ambra Achille, Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Elisa Benazzi, Alfredo Corrao, Alessandra Crinzi, Anna Maria Greco, Giuseppe Marrone, Luca Mugnaioli, Luigi Torreti

STAMPA: Tipografia Graffietti Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009


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La tristezza che porta alla felicità

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iciamocelo, essere tristi o arrabbiati non è assolutamente vietato e non ci fa nemmeno così male. Rifletto su questo punto da stamane perché oggi per me va così; sento la malinconia e le preoccupazioni proprio lì che pressano, e con coraggio - sì, ci vuole coraggio - non metto a tacere tutto questo cercando di distrarmi ad ogni costo, ma anzi, ascolto, ne parlo, accetto, ne scrivo. Sicuramente sarà solo una mia impressione, ma pare che per la maggior parte di noi la tristezza, la rabbia, la delusione, siano stati d'animo da evitare a tutti i costi, come se apparire sorridenti e soddisfatti sempre e a prescindere, risulti la chiave d'accesso che porta ad essere accettati dal prossimo, il pass per una felicità che invece fatica a farsi percepire, e probabilmente perché in verità non conosciamo abbastanza né il nostro essere né i sentimenti che arriviamo a provare, e quindi non sappiamo come poterci arrivare. Dobbiamo apparire sempre felici e contenti che nemmeno i personaggi Disney nelle favole, mai delusi e sempre accondiscendenti, non polemici ed in ogni caso comprensivi. Ma de che?! Ma soprattutto, perché dovremmo avere vergogna dei nostri stati d'animo negativi, al punto da rinnegarli commettendo quindi il grave errore che ci porta a non comprenderli ed elaborarli? Io ho imparato a fregarmene, e poco importa se per oggi - e forse anche domani - passerò agli occhi altrui come musona, lunatica o scassapalle, perché ho capito che accantonare la ma-

linconia non la mette realmente a tacere, scansare le preoccupazioni non elimina né loro né tantomeno le cause che le fanno nascere ed esistere. Insomma, ostentare falsa serenità non ne produce di reale, tutt'altro e in compenso porta a conflitti interiori che fanno stare ancora più male. Io faccio fatica ad essere diplomatica in ogni ambito della mia vita, figuriamoci se potrei mai fingere di vivere un sentimento piuttosto che un altro; impossibile addirittura pensare di disconoscerlo. Negli ultimi anni ho capito che non è accantonando che trovo conforto, ma che è bene fermarmi quanto serve e capire, piangere se così mi viene, incazzarmi e sbraitare, sfogarmi come il mare d'inverno, e non fingere di stare bene, perché lo so - eccome se lo so! - la

tristezza provoca dolore ed il dolore non è spesso facile da sopportare, ma nonostante ciò è un sentimento che non si può rinnegare, anzi, il trucco sta nell'imparare ad accettare la malinconia quando arriva, perché, credetemi, può risultare fondamentale; se elaborata e compresa, può aiutarci a migliorare la nostra vita, facendoci comprendere qual'è la strada che ci porterà a crescere ulteriormente, accumulare forza, risolvere i problemi che ci hanno causato altri problemi e ritrovare, quindi, la tanto ricercata serenità.

Alessandra Crinzi www.crinzieacapo.com www.instagram.com/alessandracrinzi www.facebook.com/alessandra.crinzi


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Il male del secolo L

a depressione è il male del secolo. È una sofferenza che travolge un gran numero di persone soprattutto nei paesi occidentali e sviluppati. Molte persone che leggeranno questo articolo si ritroveranno in quello che c’è scritto, ma pochi forse hanno avuto il coraggio di chiedere aiuto a qualcuno o di spiegare quello che sentono. La depressione porta la persona ad essere invasa da un senso di tristezza e dolore costante dove niente riesce a smuovere energie positive. Le giornate sembrano tutte uguali, la voglia di vivere o semplicemente di fare delle attività durante la giornata va scemando sempre di più fino a che non insorge quel senso di apatia difficilissimo da sconfiggere perché si innesca un circolo vizioso dove la non voglia, l’incapacità di provare piacere e la mancanza di energia si alimentano l’una con l’altra. Chi è depresso ha lo sguardo spento, ha difficoltà a svolgere qualsiasi tipo di attività quotidiana, oppure le svolge ma lo fa in maniera meccanica. Queste persone spesso possono

provocare negli altri un senso di irritazione e di fastidio perché chi non è depresso non può spiegarsi come è possibile essere così passivi di fronte agli eventi della vita, non può riuscire a comprendere la reale sofferenza di queste persone che molto spesso diventano loro stesse irritabili e aggressive aumentando ancora di più le difficoltà di relazione con chi sta loro accanto. Molte coppie decidono di separarsi perché uno dei due coniugi non riesce a gestire e tollerare i comportamenti del partner depresso, perché tali relazioni mettono sicuramente alla prova anche l’amore più forte. È difficile mettersi nei panni di chi soffre, ma sembra non volere aiuto, però è indispensabile farlo se vogliamo essere di aiuto ai nostri cari. Proviamo a pensare di passare solo un giorno intero con i sentimenti che prova una persona depressa. Basta pensare a quando abbiamo una giornata storta, a quando siamo giù di morale. Questo capita certamente a tutti. Allora pensiamo se quella giornata storta durasse di più. Giorni. Mesi. A volte

anni. La maggior parte di noi non riesce a tollerare neanche il pensiero. Allora non giudichiamo e aiutiamo queste persone. Chi soffre non ha piacere nel farlo e aspetta solo qualcuno che gli tenda una mano, per fargli vedere un po’ di luce e uscire da buio.

Dott.ssa Elisabetta Paoletti Psicologa paoletti-elisabetta@libero.it www.psicologa-paoletti.com

Si può morire di parto nel 2016?

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orire di parto in un paese industrializzato come l’Italia ai giorni nostri… davvero è così impossibile e inaccet-

tabile? Su 100.000 bambini nati 10 donne muoiono: tanti o pochi? Sicuramente siamo in linea con la media dei paesi europei, ma certo questo non rende la faccenda più facile da digerire, soprattutto oggi che siamo abituati ad una medicina all’avanguardia che fa della prevenzione il proprio punto di forza. Eppure in due anni in Italia sono morte 39 donne per complicanze ostetriche ( almeno secondo i dati provenienti dalle 6 Regioni che partecipano al progetto di sorveglianza attiva della mortalità materna dell’Istituto Superiore di Sanità). Il 12 % di queste morti sono tardive e sono espressione di un’ importante depressione del post partum, seguono le emorragie del post partum, le sepsi, le malattie infettive (tra cui l’influenza) e le complicazioni a seguito di fecondazione assistita. Il quadro è peggiorato inoltre dall’elevata età materna, dalla povertà e dal basso livello d’istruzione. Di tutte queste morti almeno 12 potevano essere evitate… e le altre 27? Difficile accettare l’idea che erano solo vite sfortunate, fatalità o peggio, numeri statisticamente irrilevanti. Come si può dire ad un uomo, un padre, un figlio, una madre o una sorella che “lei” è solo stata sfortunata? Impossibile: la morte è difficile da accettare in qualunque fase della vita e di certo lo è ancora di più in un momento in cui ci si sta preparando a celebrare la vita, a festeggiare un nuovo e lungamente atteso inizio. Eppure succede! Lo abbiamo visto recentemente: 5 morti in

pochi mesi e subito sono usciti sul giornale grandi titoli che alludevano a malsanità e incompetenza, tuttavia la realtà è che la mortalità materna negli ultimi 15 anni si è ridotta del 40% circa in conseguenza del miglioramento del percorso assistenziale offerto alle donne e alle mamme e alla maggiore attenzione riservata alla prevenzione precoce delle possibili complicanze. Quindi non esiste alcuna emergenza da risolvere … esiste l’imprevedibile e purtroppo esiste l’errore, sul quale giustamente occorre indagare e fare chiarezza ed intervenire opportunamente ove sia necessario. La mortalità materna è lo specchio della qualità dell’assistenza sanitaria offerta da un paese. Si potrà nel prossimo quindicennio migliorare ancora, ma non si potrà mai azzerare. Ciò che non si conosce ci fa paura, ciò che non controlliamo ci crea ansia e questo si estrinseca nelle due più grandi incognite del genere umano: la vita e la morte!

Due metà di una stessa mela, antitesi imprescindibili, giustificate nel loro esistere solo dall’esistenza l’una dell’altra. Dove una finisce, l’altra nasce come il giorno e la notte. La gravidanza, il travaglio e il parto trovano spazio nel tramonto o nell’alba, quando le due metà sono ancora confuse l’una nell’altra… a volte senza sapere come o senza poter impedire che accada, il giorno non diventa notte e la notte non diventa giorno. La medicina non è una scienza esatta e per questo non è infallibile, ma è la stessa che tutti i giorni fa miracoli nelle mani di uomini come tanti che semplicemente fanno il loro “dovere”. Quindi si’! e’ difficile da accettare, sembra quasi impossibile che possa accadere, eppure, ancora oggi, anche in Italia si può ancora morire di parto! Dott. Ost. Catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it


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INFORMAZIONE

Il Corriere della Città

Febbraio 2016

I sogni nel cassetto Il loro scopo non è quello di farti raggiungere una meta, ma di renderti felice giorno per giorno

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gnuno pensa di avere sogni unici, originali ed esclusivi. Poi quando ci si confronta con gli altri ci si rende conto che questa illusione svanisce perché i sogni più diffusi tra le persone sono quasi identici, piuttosto prevedibili. Tutti sogniamo di avere più successo, di stare bene in salute, un lavoro per chi non l’ha ed uno migliore per chi già lo possiede. Negli uomini i soldi vengono visti come uno strumento per godersi di più la vita, mentre per le donne sono le basi per costruire un solido futuro. Un buon lavoro è per l’uomo quello che permette di fare carriera e di avere successo, per la donna lo strumento per realizzare se stessa. Importante è capire come vengono da noi usati e costruiti questi sogni. Per alcuni rimangono immobili nel proprio immaginario senza fare nulla perché si realizzino, li tengono lì nel cassetto come una specie di isola che non c’è, che ci serve solo per renderci più a posto con la nostra coscienza e soprattutto per giustificare i nostri insuccessi. Diverso è l’atteggiamento di chi nel realizzare un sogno, un desiderio, cerca di perseguirlo programmandolo nei minimi dettagli ma poi una volta raggiunto lo scopo (..il sogno) automaticamente ne rimane totalmente deluso. Perché succede tutto ciò? Perché non hanno saputo creare, attorno al sogno, quell’alone di mistero, di desiderio che è la fase più affascinante del percorso per raggiungere la meta prefissata. Per qualcuno però,

fortunatamente, le cose stanno diversamente: i sogni per loro sono un’oasi rigenerante, il momento in cui fare qualcosa che davvero piace. E’ a loro che dovremo rivolgerci per capire davvero quali sogni ci fanno bene. Spesso il vero sogno nel cassetto arriva come una specie di voce che ti chiama: di colpo, magari senza averci pensato prima, ti rendi conto che la tua strada è quella. Questi sogni si riconoscono facilmente, non sono molto elaborati, non contengono una ricetta fatta di tappe già preordinate, non sono una consolazione che usi nei momenti di crisi: sono come un fuoco, piccolo o grande, che senti dentro di te e che, ogni volta che lo assecondi, ti fa stare bene. Non sarà bello soltanto il giorno in cui si realizza ma è bello già adesso mentre è ancora in formazione perché ti fa fare cose che ti rendono felice. A occhi chiusi, immagina di scendere una scala che va in una cantina profonda, scendi sempre più in basso fino ad arrivare in una stanza immersa nel buio. Ora immagina che in fondo al buio cominci a delinearsi la forma di un oggetto: è il tuo “cassetto” nel quale sono riposti i sogni più autentici. Il cassetto è chiuso, non puoi aprirlo, anzi non devi aprirlo e questo ti provoca un sottile piacere perché sai che all’interno ci sono riposti i tuoi più profondi desideri che nessuno può vedere. Ma attenzione a non lasciarsi prendere dai cosiddetti sogni “sbagliati”, poiché non sono dav-

vero quelli che sentiamo “nostri”, sono sogni acquisiti, copiati da luoghi comuni, da mode passeggere, da desideri altrui: diventare un bravo avvocato come tuo padre, avere una famiglia felice come quelle che esistono solo in tv, vivere un amore romantico di quelli che si leggono nei libri. Il problema di questi sogni è che non sono tuoi: è come se uno sognasse di tornare a casa e invece che nella propria finisse in quella di un altro! Anche se lo realizzi, con molti sforzi, giunto alla meta ti senti vuoto, non provi quello che credevi avresti provato. Ci sono sogni nel cassetto che sono perfetti per te; sono come una fioritura, arriva senza fatica quando è primavera, perché quel seme c’era già e aspettava solo il momento giusto. Questi sogni puntualmente si realizzano e ti fanno stare bene, perché il loro scopo non è quello di farti raggiungere una meta, ma di renderti felice giorno dopo giorno.

“Un desiderio ti fa bene se puoi anche lasciarlo lì nel tempo: si realizzerà quando sarà il suo momento” C.G. JUNG

Antonio GUIDO Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale




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