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della
Anno 7 Numero 6
GIUGNO 2015
libertà informazione politica cronaca cultura sport
Pomezia e Ardea terra di stranieri?
Tra “invisibili” e regolari ecco la situazione nei due Comuni Vince il concorso al Comune di Pomezia: da anni attende l’assunzione PAG. 3 - 4
54 nuovi disoccupati a Pomezia PAG. 22
Le 10 spiagge più belle del Lazio PAG. 36 - 37
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Giugno 2015
CRONACA
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Vince il concorso al Comune di Pomezia: da anni attende l’assunzione a tempo indeterminato Arriva seconda, ma viene “scavalcata”. Un’incredibile vicenda (finita in tribunale) tra ricorsi e stranezze
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una storia che ha dell’incredibile, quella di Daniela Nanni, vincitrice del concorso bandito dal Comune di Pomezia nel 2010 e concluso a giugno del 2012 per 29 posti a tempo pieno ed indeterminato nel profilo professionale di esperto in attività amministrativa/contabile. Al termine della procedura concorsuale, Daniela Nanni appariva nella graduatoria provvisorie come seconda. Peccato che, nella definitiva, il secondo posto si trasformi in terzo a causa del passaggio della persona arrivata settima alla prima posizione, grazie al riconoscimento di una “riserva”, riconosciuta solo a lei, che le ha consentito il salto in graduatoria e pertanto l’assunzione a tempo indeterminato insieme all’ex prima, divenuta seconda in graduatoria. Il Comune, infatti, per le ben note vicende che per diverso tempo hanno occupato le pagine di cronaca e di politica locale, ha potuto assumere a tempo indeterminato solo 2 persone invece delle 29 previste: le restanti, tra cui Daniela, passata dalla seconda alla terza posizione, hanno avuto un contratto part time a tempo determinato, in scadenza il 30 giugno di quest’anno, quindi tra
meno di un mese. “Sono stati tre anni di battaglie”, racconta Daniela Nanni, che dopo lo stupore iniziale ha deciso di andare a fondo alla vicenda, passando alle vie legali quando si è resa conto che la riserva che aveva consentito all’altra candidata di ottenere la posizione più alta in assoluto non era in realtà prevista dal bando di concorso. “Inizialmente ho tentato un accordo per via bonaria, ma – non ottenendo alcuna risposta positiva – sono stata costretta ad impugnare la
graduatoria, frutto di anomalie, per “regolarizzare” le quali il Comune nel corso della vicenda ha addirittura fatto ricorso ad un lodo arbitrale, titolo non in possesso della candidata/controparte al momento del concorso e che comunque non era corrispondente con quanto riportato nel bando di concorso come successivamente riconosciuto dalla sentenza del Tar e dall’ordinanza del Consiglio di Stato”. La rabbia della Nanni deriva dall’aver scoperto che la riserva che aveva consentito all’altra candidata di scalare la graduatoria era basata su un accordo di conciliazione sottoscritto tra le parti presso la Direzione Provinciale del Lavoro. “Leggendo l’accordo di conciliazione sono venuta a conoscenza – spiega Daniela Nanni - che l’altra candidata aveva lavorato al Consorzio per l’Università di Pomezia ed aveva fatto richiesta di stabilizzazione, istanza non accolta dal precedente dirigente al personale del Comune di Pomezia, e accolta dalla dirigente attuale, che ha invece sottoscritto l’accordo, dove si riconosce come il lavoro prestato al Consorzio valido come se fosse stato prestato presso un ente pubblico. (segue a pag.4)
4 (da pag. 3) A parte il fatto che, come ben chiarito in sentenza dal Tar, il Consorzio non è un ente pubblico, occorre sottolineare che la riserva non era prevista dal bando: se ci doveva essere una riserva di posti, questa doveva essere resa nota pubblicamente, in modo che i partecipanti sapessero di questa opportunità – o al contrario handicap – e in che percentuale avrebbe inciso. Invece nel bando non c’è traccia di questa riserva”. Dopo cinque udienze e due ordinanze, nel dicembre 2013 il Tar del Lazio ha emesso la sentenza a favore della signora Nanni, riconoscendo l’inconsistenza della riserva e dell’accordo preso tra le parti. “Mi chiedo come mai l’Amministrazione comunale, sindaco in testa, abbiano difeso questa posizione, quando per gli altri dipendenti del Consorzio – licenziati lo scorso luglio – è stata presa tutt’altra posizione?”. E, aggiungiamo noi, come si fa a dire che il Consorzio è un ente pubblico, visto che proprio in quel periodo si era presa la decisione di farlo fallire a causa della disastrata situazione economica? “Dopo la sentenza del Tar, visto che non è stato presentato appello dal Comune, ma non è stata neanche regolarizzata la mia posizione, il mio avvocato ha presentato la diffida ad eseguire quanto deciso dal giudice, ovvero la riformulazione della graduatoria”. Subito dopo l’avvocato della signora Nanni riceve, attraverso notifica di un ufficiale giudiziario, l’appello presentato da un legale che si scoprirà essere inesistente, un certo Aldo Bisceglie, con codice fiscale falso, indirizzo falso e nessuna iscrizione all’albo. La cosa lascia scossa la signora Nanni, che comunque decide di andare avanti legalmente. Ma la risposta alla diffida è a dir poco assurda: la dirigente al personale riformula la graduatoria con un’altra determina, ma nella stessa identica maniera oggetto di contestazione, ovvero con la Nanni al terzo posto e la settima candidata di nuovo al primo, in
CRONACA
quanto viene riconosciuto come requisito il lodo arbitrale. Il Tar, dietro ricorso della Nanni, chiede l’immediata sospensione della determina a firma della dirigente attraverso un’ordinanza cautelare, condannando il Comune anche a un risarcimento di 600 euro, che si sommano alle altre condanne pecuniarie disposte dai giudici nei confronti dell’Amministrazione e a favore della Nanni per un totale di circa 4500 euro. Ma l’Amministrazione fa ricorso contro l’ordinanza del Tar, tanto per spendere altri soldi in spese legali inutilmente. I ricorsi sono infatti stati molteplici, fino ad arrivare al Consiglio di Stato, tutti poi andati a favore della Nanni, ma quello che stupisce è che, per questa causa, il Comune non si è accontentato del proprio ufficio legale, ma ha fatto ricorso anche consulenti esterni, per una parcella di 18 mila euro. Cosa ancora più strana è che uno dei legali esterni inizialmente nominati è la stessa persona che aveva preso parte al lodo arbitrale della persona che aveva scavalcato la signora Nanni nella graduatoria. E le stranezze non finiscono qui: la controparte, infatti, non si è mai costituita. Non ha mai, quindi, cercato di difendere la sua posizione per vie legali. L’unico a dare battaglia legale è stato il Comune. Perché, se la vicenda era chiara sin dall’inizio? Il 22 di-
Il Corriere della Città Giugno 2015 cembre dello scorso anno l’amministrazione fa una determina attraverso la quale viene avviato un procedimento per la rivalutazione dei titoli e dei punteggi di tutti i candidati, mentre la sentenza del tribunale affermava che tale processo doveva essere limitato alla persona che aveva visto il riconoscimento della riserva. “Vorrei sottolineare che tempo prima il Comune di Pomezia aveva deciso di non dare seguito ai lodi arbitrali, che coinvolgevano una ventina di persone, mentre poi lo stesso lodo è stato riconosciuto come titolo all’interno di un concorso: si tratta di una contraddizione incomprensibile”. La battaglia legale continua e si arriva a gennaio del 2015, con un’altra causa in corso. A sorpresa, il 7 gennaio, viene riformulata la graduatoria e stavolta la signora Nanni torna ad essere seconda. Tutto a posto, quindi? Ovviamente no. Infatti sono passati ormai 5 mesi, ma dell’ assunzione a tempo indeterminato della signora Nanni non c’è traccia, nonostante i solleciti del legale. Nel contempo, l’altra candidata continua a lavorare con un contratto a tempo indeterminato a tempo pieno? Da chi dipende questa situazione? “Non lo so. Io ho anche chiesto da diversi mesi un appuntamento al sindaco per avere spiegazioni, ma sto ancora aspettando di essere ricevuta. Ho quindi deciso di scrivere una lettera indirizzata non solo a lui, ma anche a tutti gli assessori e consiglieri, in modo che nessuno possa dire di non sapere questa vicenda, che peraltro tutti conoscono. Ma nessuno fa niente. Io ho vissuto gli ultimi tre anni come dentro un incubo. Adesso vorrei solo uscirne. Continuo a domandarmi: Perché l’Amministrazione dopo aver ridefinito la graduatoria come disposta dal Tar ancora ad oggi non esegue il proprio atto? Quanti altri giudici dovranno esprimersi prima di trovare giustizia?”. Alessia Ambra Achille
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POLITICA
Il Corriere della Città Giugno 2015
Rientro “a costo zero” Battistelli torna sui banchi del consiglio comunale di Pomezia rinunciando al gettone di presenza
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aurizio Battistelli, esponente del PD pometino, è tornato da pochi giorni a sedere nei banchi del consiglio comunale. La sua nomina è dovuta ad un tristissimo evento, la morte di Corrado Capodimonti. “Una cosa talmente triste che ho riflettuto a lungo sulla decisione da prendere. Solo dopo diversi giorni ho capito che la cosa migliore per onorare il ricordo di Corrado sarebbe stato accettare l’incarico”. Lei torna ad essere un consigliere comunale dopo due anni e mezzo di assenza e, stavolta, si trova all’opposizione. Che effetto le fa? “Già una volta, ai tempi di Zappalà, ho ricoperto il ruolo di consigliere di minoranza, quindi per me non è una novità. Però devo dire che quello che ho trovato questa volta è un ambiente decisamente diverso, con una maggiore chiusura da parte della maggioranza nei confronti dell’opposizione”. Ma cosa è cambiato in questo periodo? “È cambiato il mondo, per colpa della crisi, e Pomezia ne è un esempio lampante. Nel periodo in cui sono stato lontano dalla vita amministrativa, ho compreso meglio le difficoltà vissute dai cittadini. Non pensavo di tornare a svolgere il ruolo di consigliere, ma solo di proseguire la mia attività all’interno del partito. In questi due anni e mezzo sono stato sempre in mezzo alla gente, anche attraverso il mio lavoro di vigile del fuoco, che quotidianamente mi mette in contatto con situazioni di particolare disagio”. Quindi adesso anche lei si rende conto di ciò che provano, e che provavano quando era lei a governare con la giunta De Fusco, i “normali” cittadini? “Assolutamente sì: questa assenza mi ha fatto sicuramente bene: anche se io sono sempre stato molto partecipe rispetto ai problemi dei cittadini, vivere le situazioni che si sono create da quando è scoppiata la crisi da un’angolazione diversa mi ha aiutato a comprendere molte più cose”. Prima non riusciva? “Credo che molte cose, tra quelle che pervenivano dai cittadini, non siano state colte al momento opportuno. Abbiamo sicuramente fatto degli sbagli, e per questo i cittadini ci hanno puniti attraverso il voto. Evidentemente non
abbiamo soddisfatto le loro aspettative, anzi, li abbiamo delusi. Stare “fuori” per oltre due anni a me è servito per comprendere gli errori”. Cosa pensa stiano chiedendo ora i cittadini, che magari non viene compreso bene? “Chiedono aiuto sociale. Si stanno continuando a perdere posti di lavoro, si vivono drammi incredibili, quindi penso che occorra fare uno sforzo nell’ambito del sociale”. Crede che Pomezia sia ormai irrimediabilmente destinata ad un declino economico – dovuto appunto al calo occupazionale – o pensa che ci sia il modo di risollevare la situazione? “L’amministrazione comunale deve prendersi le sue responsabilità, facendo i giusti passi per fare un vero piano di rilancio del territorio, coinvolgendo gli Enti superiori per aiuti economici, incentivi e benefit: a Pomezia c’è ancora un grande margine per il settore industriale, anche se da anni è in corso una conversione dal manifatturiero al logistico. Il settore logistico in espansione sta offrendo molte opportunità lavorative che vanno sfruttate
appieno. E, al contempo, occorre puntare seriamente sul turismo, sfruttando la nostra più grande risorsa: le bellissime spiagge. Bisogna quindi trovare il modo di far fermare i turisti sul nostro territorio, con un’offerta di qualità maggiore, che purtroppo ancora non c’è”. Qual è il suo giudizio di questi due anni di amministrazione Fucci? “Devo dire che non è stata corrispondente a quanto promesso dal Movimento 5 Stelle in campagna elettorale. Manca la vicinanza alla gente, tanto promessa prima della vittoria. C’è invece una chiusura inaspettata nei confronti dei cittadini e delle loro istanze. Non vedo neanche la “casa di vetro che avevano proposto”. Forse si tratta di atteggiamenti dovuti all’inesperienza, e la paura di essere “contaminati” è stata più forte della necessità di governare bene. Ma la città, soprattutto in questo momento, ha bisogno di essere coinvolta nelle scelte amministrative. Vedo poi molti posti di discussione soppressi”. Cosa intende? “Mi riferisco alle commissioni consiliari, occasioni in cui tutti i consiglieri, di maggioranza e opposizione, possono discutere alla pari, anche se poi le decisioni le prende sempre la maggioranza. Ma se le commissioni non si svolgono, i cittadini – che sono rappresentati anche dall’opposizione – non hanno parola. Se il motivo di questa soppressione è il voler risparmiare, io dico che si può risparmiare lo stesso semplicemente non pagando ai consiglieri il gettone di presenza. È una proposta che ho fatto il giorno del mio insediamento e a cui io ho già aderito rinunciando ai miei compensi”. Lei è l’unico ad aver rinunciato al gettone di presenza? “Sì. Purtroppo la mia proposta non è stata accolta positivamente, su Facebook ci sono state tante persone che mi hanno addirittura insultato. Ma io l’ho fatto perché, in questi due anni di assenza dalla politica, ho capito che tutti i sacrifici che si chiedono ai cittadini, come l’aumento al massimo delle tasse, devono essere ricompensati almeno con l’esempio in prima persona e non con una semplice riduzione del 10%, perché quello è già previsto per legge, non è un gesto volontario e oltretutto è un granello rispetto ai sacrifici forti a cui siamo chiamati noi per primi”. Quali sono secondo lei gli argomenti che in questi due anni non sono stati trattati? “Mi sembra che finora non siano state fatte grandi cose, anzi, al contrario, mi sembra che ci sia stata solo la distruzione di quanto fatto in passato. Io non contrasto questa cosa in assoluto, perché chi governa è giusto che segua i suoi programmi, ma chiedo che non venga distrutto quello che di buono è stato fatto in passato. Sicuramente sono stati fatti tanti errori dalla vecchia amministrazione, tanto che la gente ci ha puniti al voto, ma credo che qualcosa di buono sia anche stato fatto: ecco, almeno quello salviamolo”. Giuseppe Marrone
Il Corriere della Città
POLITICA 8 Raimondo Piselli: “M5S? Bravissimi a gettare fumo negli occhi dei cittadini”
Giugno 2015
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orna a parlare il coordinatore di Forza Italia: dalle critiche all'attuale amministrazione alla “necessità di creare una valida alternativa politica per Pomezia”. Questi i sette punti con i quali Raimondo Piselli ha voluto riassumere, dal suo punto di vista, l'operato dell'amministrazione fino a questo momento, presentando alla fine il suo nuovo progetto politico per contrastare la linea politica dei Cinque Stelle. 1) Bando scuole – L’amministrazione è brava a promuovere, realizzare e raccogliere i frutti di provvedimenti o opere provenienti dalle precedenti amministrazioni; quando si tratta invece di pianificare qualcosa ex novo i risultati sono davvero deludenti. Come il bando scuole della regione Lazio: analizzando le graduatorie pubblicate ci accorgiamo che dei 2,4 milioni di finanziamenti richiesti probabilmente non arriverà nelle casse comunali nemmeno un euro: Pomezia ha preso infatti solo 5 punti, che la collocano agli ultimi posti. 2) Opere pubbliche – La strada di collegamento dalla Pettirosso alla Via del Mare è stata inaugurata sotto questa amministrazione ma nessuno ha voluto ammettere che, se non fosse stata messa in itinere dalla vecchia giunta, non si sarebbe mai fatta perché non rientra nel piano di infrastrutture necessarie per il loro modo di vedere la nostra città: basta ricordare la realizzazione a costo zero della strada di collegamento Pomezia S. Palomba, a cui hanno rinunciato perché ritenuta non necessaria, nonostante i problemi di viabilità per i pendolari. 3) Legalità e trasparenza – Questa amministrazione utilizza spesso tali parole. Ma è davvero così? Un esempio su tutti: il Presidente della Multiservizi, che come saprete è indagato. Questo non vuol dire condannato, non azzarderei mai giudizi prematuri; ciò che contesto è l'ideologia, la demagogia, l'ipocrisia portata avanti da chi nelle campagne elettorali condanna a prescindere chiunque. Vengono continuamente fatte gare dove ad essere privilegiato è solo e soltanto l'aspetto economico, ovvero tutte quelle proposte fatte al ribasso, con il risultato che non ci sono partecipanti. Un esempio è la società che esegue la raccolta RSU, che ha rivinto per altri 5 anni, della quale si è scoperto che nel proprio assetto societario vi era presente il Buzzi di mafia Capitale. 4) Sviluppo di Pomezia – Ad oggi non è stato fatto nemmeno un atto propedeutico allo sviluppo di questa città. Viene solo fatto, o almeno così sembra, un continuo “braccio di ferro” con il mondo delle Partite Iva: come se l'imprenditoria in generale fosse solo illegalità, furbizia, evasione ecc. quando invece la piccola impresa, in questo periodo nero per l'economia, è l'unica in grado di fornire quel minimo di occupazione che così tanto serve al nostro paese. Un'amministrazione seria dovrebbe andare incontro a questo mondo riducendo la burocrazia, abbassando le tasse (invece di triplicarle come nel caso della Tari o delle insegne) e invece qui si vuol rendere solo più difficile la sopravvivenza
di queste realtà. Non ci sono iniziative per attirare nuovi imprenditori: le proposte che vengono inoltrate al Comune restano in un cassetto e non vengono fornite risposte, rimangono in stallo per mesi e mesi, tempi che, per chi vuole investire, non si possono aspettare. Il motivo? Credo che tra di loro non ci sia nessuno in grado di capire tali logiche, che abbia cioè una conoscenza del mondo dell'imprenditoria o del lavoro adeguata al ruolo che ricoprono. 5) Il fumo negli occhi dei cittadini: le strade asfaltate – Questa amministrazione è abilissima nella comunicazione e ha capito una cosa che anch'io dico da sempre: i cittadini percepiscono principalmente la sistemazione delle strade e la pulizia della città. Ma questo è il minimo che si può e deve fare! Purtroppo la vecchia politica, che ha distrutto questo termine in tutti i suoi aspetti, non era riuscita neanche in questo e allora il Movimento 5 stelle diventa improvvisamente forte perché, nel pensiero comune, “almeno loro le strade le fanno, e mantengono puliti i giardini, quelli di prima neanche questo facevano”. Ecco perché parlo di fumo negli occhi o di “abbaglio” perpetrato ai danni dei cittadini: ci si ferma a ciò che si vede ma non ci si accorge che i negozi chiudono, che si perdono ogni giorno posti di lavoro e soprattutto che non si sta facendo nulla per contrastare questa “desertificazione” del territorio. Noi abbiamo una giunta che guarda all'oggi ma non pianifica nulla in prospettiva, e questo lo pagheremo a caro prezzo fra qualche anno. 6) “Questione 167” e i provvedimenti per portare da diritto di superficie a diritto di proprietà le aree appartenenti a questa zona - Qui il sindaco ha detto delle menzogne: il principio era quello che la giunta De Fusco aveva per far quadrare il bilancio. Il Sindaco Fucci ha sì condannato quanto fatto in passato, ma lasciando le cose come stavano e concedendo soltanto uno sconto a chi avesse fatto la richiesta entro una certa data perché vi era la necessità di far cassa. Il punto è che se un principio è sbagliato lo è sempre: si sarebbe dovuto perciò correggere in modo tale che l'affrancamento di quel titolo venisse fatto a cifre congrue come nel resto d'Italia, metterlo “per sempre” e proponendo, ad esempio, un pagamento rateale per chi lo avesse richiesto in un dato momento. Anche qui sono
state fatte delle riunioni ma tutte le proposte sono rimaste inascoltate: dov'è dunque la democrazia nelle scelte? C'è solo apparenza, perché esiste sempre una decisione – la loro – che è già presa in partenza. Tutto il resto è solo una presa in giro. 7) L'alternativa per Pomezia –Come rappresentante di FI sto cercando di creare con altri partiti e con le liste civiche una forza d'opposizione seria e in grado di fornire un'alternativa politica. Vogliamo persone appartenenti al mondo del lavoro, politici ma che non abbiano fatto della politica un mestiere bensì solo una passione come quella che ho io; dobbiamo contrastare la mentalità da loro promossa che “onestà” sia sinonimo solo di Movimento 5 stelle, quando è invece una qualità da manifestare e che si manifesta a prescindere dal colore politico. Serve gente che sappia fare a prescindere dall'età anagrafica, che conosca i problemi del mondo del lavoro e di chi non lo ha, che conosca il mondo dell'imprenditoria e che sia in grado di trasportare la propria esperienza al servizio di questa città diventata dormitorio ancor di più che in passato. Stanno infatti debellando sempre di più la storica vocazione imprenditoriale di questa città. Se l'imprenditore non viene messo nelle condizioni di poter investire e creare nuova occupazione come si rilancia l'economia? Dato che a Pomezia non si fa nulla di tutto questo chi opera nel mercato del lavoro si rivolge altrove, verso quei Comuni – vedi Fiano o Aprilia – che al contrario hanno messo in essere provvedimenti per andare incontro all'imprenditoria. A Pomezia invece l'imprenditore scappa, e parlo di esperienza personale: io al momento sto facendo l'assessore all'urbanistica ad Ardea e in tanti mi dicono che con Pomezia non ci vogliono nemmeno parlare perché trovano un muro, fatto di poche risposte o di risposte in tempi assolutamente inconciliabili con le logiche d'impresa. L'alternativa dunque c’è e a breve sarà presentata al pubblico. Lancio perciò un appello a tutti coloro che vogliono un qualcosa di nuovo per la nostra città ad aderire al nostro progetto: dobbiamo ad ogni costo rilanciare Pomezia prima che sia troppo tardi”. Luca Mugnaioli
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POLITICA
Il Corriere della Città Giugno 2015
Ardea, malato terminale a cui non si vuole staccare la spina Tasse alte, pochi servizi e una politica inconcludente e deludente
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rdea; i cittadini, supplenti di una politica che non esiste più, passano dalla protesta all'azione. Hanno piantumato di fiori le aiuole del largo conosciuto col nome di “Patio” per ridargli la dignità perduta da quando era stato scelto dai nomadi quale luogo di bivacco serale; hanno tolto le erbacce che coprivano il castello e la rocca per renderle nuovamente alla maestosità che ora presentano alla vista del passante, ne hanno ripulito le grotte, valorizzandole perfino organizzandovi manifestazioni religiose per il Natale; hanno pulito le spiagge in quelle aree che ancora mostrano ciò che resta delle dune, patrimonio unico e raro di una flora mediterranea che sta scomparendo; hanno ripulito i parchi pubblici, unico possibile ritrovo di svago per i bambini; hanno illuminato gli usci di casa per combattere le tenebre che dopo il tramonto calano sulle vie di interi quartieri privi di lampioni; hanno organizzato ronde notturne di sorveglianza per proteggere e proteggersi dal dilagare della criminalità e dei furti in appartamento che non ci fanno più sentire sicuri nemmeno in casa nostra; stanno organizzandosi per dare all'estate ardeatina un minimo di attrattiva turistica, organizzando e facendo rivivere feste della tradizione perdute. I cittadini di Ardea non si sono arresi. Ad arrendersi è stata la politica. Tutta. Tre anni di amministrazione Di Fiori si sono rivelati come l'agonia di un malato per il quale tutti i politici hanno rinunciato alla speranza di una guarigione. Una città che sta morendo di una malattia grave che si chiama “mal amministrazione”; grave ma non incurabile purché diagnosticata in tempo ed individuati i focolari dell'infezione. Onestamente non si può affermare che questa amministrazione sia stata peggiore di quelle che l'hanno preceduta, fondamentalmente perché i personaggi che la compongono sono praticamente gli stessi da anni e anni; è accaduto che in tempi di recessione come quelli che stiamo vivendo la mediocrità e l'incapacità di costoro ha avuto un peso evidente nell'impietoso confronto con Comuni a noi vicini. In tempi di vacche grasse gli sprechi e le ruberie passano inosservati agli occhi dei cittadini che comunque vedono di riflesso un poco di quella prosperità che, malgrado tutto, gli cade addosso. È quando le vacche son magre che incapacità, errori, interesse privato, nepotismo e ahimè, perfino ignoranza, risaltano con colori sgargianti in un quadro grigio e desolante. In questo triennio l'amministrazione ha speso in opere pubbliche meno di 14 € all'anno per ciascun cittadino (la media nazionale è di 243 €), e quel poco che è stato realizzato è in gran parte costituito da loculi cimiteriali; un segnale emblematico. Non è andata meglio con la spesa corrente che per ogni cittadino è stata di soli 588 € contro una media che nel Lazio è di 1.045 €. Con oltre un mese di ritardo ed il benevolo dono del prefetto che non ha voluto infierire sul
moribondo, si sarebbe dovuto portare in aula il rendiconto della gestione 2014. Solo 6 mesi fa questo è stato preceduto da un bilancio previsionale approvato con metodi assai discutibili ed una maggioranza risicata che lo stesso sindaco aveva definito di lacrime e sangue; giunge ora a sorpresa un rendiconto che fa registrare incassi per la TASI del 28% superiori a quelli preventivati ed oltre due milioni di € “risparmiati” dagli uffici nelle sibilline voci quali sono le “prestazioni di servizi” e gli “oneri straordinari della gestione corrente”. Il Comune di Ardea è solito nascondere sotto la prima voce le spese sostenute per pagare gli avvocati che difendono l'ente nelle innumerevoli cause in cui è coinvolto, mentre nella seconda sono “occultati” i soldi necessari a pagare i debiti fuori bilancio riconosciuti dal Consiglio comunale. Non è mai stato costume in questo Comune documentare con chiarezza ai cittadini le finanze pubbliche, il rendiconto si ferma ad un livello di dettaglio minimo indispensabile così che non è possibile capire quanto, ad esempio, si sia speso per la mensa scolastica, per la manutenzione delle strade, per l'illuminazione pubblica, per la manutenzione delle scuole e così via. Gli esempi virtuosi di altri comuni, come quello di Aprilia che distingue nel consuntivo perfino le spese per la carta igienica, o quello di Pomezia che lo accompagna con una relazione per i cittadini comprensibile a tutti, non sono mai stati visti di buon occhio dai nostri dirigenti diligenti solo nel far capire ai più il minimo indispensabile. Più entrate, meno uscite: è andata alla grande, si potrebbe pensare, e invece i 5 milioni e settecentomila € di avanzo di amministrazione sono del tutto irreali e non costituiscono il tesoretto a cui il sindaco, che di contabilità capisce poco, con renziano istintivo impeto avrebbe voluto gridare del successo alla stampa. Quell'avanzo di amministrazione è quasi interamente costituito da fondi vincolati o già destinati all'acquisizione di immobili, quindi è come se non ci fossero. Inoltre si deve tenere conto, e pesantemente, dei debiti fuori bilancio, dei residui attivi cancellati perché ormai inconsistenti e della temuta ricognizione straordinaria dei residui richiesta quest'anno dal governo. Si deve tener conto dei milioni di € che la regione ci ha promesso e che non ci darà perché non siamo riusciti ad ottemperare a quanto richiesto dalle condizioni dei finanziamenti. Le farmacie, unico bene immobile di cui l'ente ha
deciso l'alienazione, sono rimaste invendute ed a causa di una disastrosa conduzione voluta dal comune che ha fatto registrare una perdita prossima al milione di Euro, hanno praticamente dimezzato il loro valore di mercato e nonostante ciò non si riesce a trovare un compratore. Con quei soldi si doveva costruire una scuola, liberando l'attuale edificio scolastico della rocca che, ristrutturato, avrebbe potuto ospitare tutti gli uffici comunali ora sparsi in innumerevoli vecchie case in affitto. L'operazione avrebbe portato ad un considerevole risparmio di danaro per l'ente (circa mezzo milione l'anno); certo non ne sarebbero stati felici i proprietari degli immobili che li hanno affittati a prezzi carissimi all'ente. A guardar le cifre anche un occhio totalmente inesperto si accorge che il triennio Di Fiori è un disastro assoluto: nei tre anni le entrate sono sempre aumentate, anche se di poco in controtendenza con le spese per i servizi ai cittadini che sono invece progressivamente diminuite. Impietoso il quadro delle opere pubbliche che, come abbiamo già detto son ferme al palo giust'appunto da ameno tre anni. Tutto questo avrebbe dovuto costituire un grosso lavoro per la commissione di controllo e di garanzia che da statuto nasce proprio con il compito di controllare il puntuale rispetto dei programmi riportati nel bilancio di previsione e del corretto avanzamento di realizzazione del piano triennale delle opere pubbliche; e invece… invece la commissione non è più stata convocata da oltre due anni. Il presidente della commissione è sempre un consigliere della minoranza proprio per garantire trasparenza amministrativa e controllo. La minoranza di Ardea ha rinunciato al ruolo di opposizione e la commissione, che preventivamente avrebbe dovuto discutere di questo scandaloso rendiconto, non è stata neppure convocata. Al contrario di quanto accade per gli uomini, l'eutanasia per gli enti pubblici non è un reato; i consiglieri hanno nelle loro mani la spina che, staccata, porrebbe fine all'agonia di questa amministrazione. A sentirli, tutti si dichiarano pronti a recarsi dal notaio a firmare le loro dimissioni e ne basterebbero 9 per seppellire Di Fiori; oltre i sei consiglieri di minoranza e Luca Fanco che seppur eletto in sostegno a questo sindaco si è sempre dichiarato contrario a questa amministrazione, ne basterebbero altri due; due soli consiglieri che avrebbero l'opportunità di salvare Ardea. In verità per costoro è inconcepibile l'idea di non essere rieletti in una prossima tornata elettorale e quindi son solo chiacchiere quelle che vanno raccontando. Diversa è la situazione per almeno tre di loro che hanno registrato in passato consensi altissimi e che ancora ne godono. Costoro non hanno motivo di temere la mancata rielezione quindi va ricercata altrove la motivazione della loro stoica resistenza… ma dove ? Mario Savarese
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CRONACA
Il Corriere della Città Giugno 2015
S. Palomba/Roma 2: e acqua fu Finalmente il prezioso liquido sgorga dai rubinetti dell’intero quartiere
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. Palomba/Roma2, finalmente l’acqua potabile è una realtà per tutto il quartiere. Nei giorni scorsi è infatti stato allacciato il 10° degli 11 palazzi che compongono il quartiere “Roma 2” e a brevissimo anche l’ultimo vedrà sgorgare dai rubinetti il prezioso liquido. Un traguardo agognato dai residenti per oltre 20 anni, durante i quali le promesse si sono alternate alle delusioni ed ai continui rinvii. La soddisfazione di tutti gli abitanti è espressa dal Diego Casubolo, presidente del Comitato di Quartiere. “È un risultato che abbiamo perseguito con costanza, e che, come CdQ, abbiamo avuto come obiettivo primario”. Da quanto tempo lei segue la vicenda con il CdQ? “Era il 2009 quando siamo partiti con l'avventura del Comitato di Quartiere. Fin da subito abbiamo cominciato a risolvere i problemi del quartiere uno alla volta: abbiamo adottato la politica dei piccoli passi, che ha portato a diverse vittorie per i cittadini”. Può farci un bilancio di questi anni? “La prima battaglia che abbiamo dovuto fare è stata una "guerra intestina" per eliminare un sistema di speculatori e falsi profeti che dominava il quartiere. Sembra incredibile che succeda al giorno d'oggi in Italia, ma vi era un coacervo di imprenditori, politici e pseudo associazioni che traeva beneficio dal degrado del quartiere. Vi era l'interesse diffuso di avere un quartiere abbandonato nel più totale degrado, unito alla pessima abitudine degli abitanti alla delega a terzi per la risoluzione dei problemi comuni. Il nostro comitato ha rotto questo schema, il gruppo ha cominciato ad interfacciarsi direttamente con il Comune e con le istituzioni, creando non pochi fastidi a chi aveva interessi diversi rispetto allo sviluppo armonico
del quartiere e si proponeva o meglio imponeva come "mediatore". Con l'arrivo dell'acqua potabile nelle abitazioni si conclude un ciclo di lavoro per il Comitato, tanto lavoro e tanto impegno che ci hanno consentito di raggiungere semplicemente la normalità, quella normalità negata e osteggiata da altri”. In effetti non avete mai avanzato richieste di cose eccezionali, ma solo di poter rendere il vostro un quartiere vivibile e fornito dei servizi essenziali… “È vero: ed oggi, anche grazie al nostro impegno, il quartiere, oltre all'acqua potabile, ha una rete stradale in buone condizioni, ha un sottopasso pedonale che consente di raggiungere la stazione a piedi in pochi minuti, ha un adeguato servizio di trasporto pubblico locale, ha un plesso scolastico di nuova realizzazione e di prossima apertura e dei progetti ancora vivi come la realizzazione della terza isola ecologica
del territorio e di una nuova chiesa. Anche i servizi forniti dal Comune sono in linea con quanto avviene su tutto il territorio, sicuramente con delle mancanze, ma pari agli altri. Non trovo altri aggettivi se non "normale", semplicemente siamo diventati un quartiere normale”. Quante passerelle e quante “vetrine” ci sono state, nel frattempo? “Molte, troppe. Ma, mentre la politica si contende i meriti, vive con l'ansia che quello che fa non sia visto, a noi del Comitato di Quartiere Roma 2 non servono i meriti, non servono voti e tantomeno consenso, ci basta la consapevolezza di essere un gruppo di amici che ha messo in piedi una vera associazione in grado di relazionarsi autorevolmente, onestamente ed educatamente a prescindere da quale sia l'interlocutore e di quale casacca vesta. Tornando alla questione acqua potabile, l'aspetto più bello che mi preme sottolineare è che i primi edifici sono stati collegati nel mese di ottobre dello scorso anno, mentre gli ultimi alla fine di maggio 2015, ma nessuno ha protestato per questo, nessuno ha tirato fuori la solita retorica dei "cittadini di serie A e di serie B". Chi ha avuto l'acqua per primo è stato solidale nei confronti di chi non era ancora servito e chi attendeva, anche nervosamente, era contento per gli altri. Segno evidente di una collettività che comincia a integrarsi, ad interagire, a conoscersi. Proprio per questo stiamo attendendo che anche l'ultimo stabile sia collegato per festeggiare. Perché la vera festa, a Roma 2, sarà quando tutti avranno l'acqua potabile e il pozzo sarà spento. Solo quel giorno brinderemo, e lo faremo tutti insieme”.
Stazione S. Palomba, parcheggi “anomali” Ma qualche “problemino” il quartiere lo ha ancora. A segnalare il disagio un residente, Massimo Stefani, che – dopo aver dato la “lieta novella” dell’acqua, ha inviato in redazione le foto del parco pubblico. “Ecco la situazione al Parco Pubblico di Roma2 – scrive il lettore - L'ultima volta che tagliarono l'erba fu il giorno prima che venne il Sindaco ad inaugurare il sottopasso pedonale. Che strana coincidenza. Sta diventando inagibile. Ora ci chiedono pure il pagamento della Tasi senza nessuna detrazione. E questo è il cambiamento del M5s?”.
Stazione S. Palomba: ogni mattina centinaia di pendolari arrivano qui per prendere il treno e molti di loro lasciano la macchina ai parcheggi… Anzi, al parcheggio. La stranezza è tutta qui: i parcheggi sono due, equidistanti dall’entrata della stazione, eppure ne viene riempito solo uno, mentre l’altro rimane praticamente sempre deserto, come dimostrano queste foto scattate la mattina del 25 maggio. La particolarità è ancora più evidente se si calcola che a volte alcune delle auto sono soggette a contravvenzioni da parte della Polizia Locale in quanto parcheggiate dove non consentito, visto che il parcheggio è pienissimo, mentre l’altra area adibita alla sosta resta incredibilmente vuoto.
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INCHIESTA
Il Corriere della Città Giugno 2015
“Vivere” e mori
Accadono cose che, al di là della tragicità, assumono un valo
N
on molti giorni fa si è verificato un evento non inconsueto. Qui a Torvajanica, località Ponte della Crocetta. Un fatto semplicissimo: è stato trovato un uomo morto sotto il ponte. Non era uno spensierato pescatore dilettante o un bagnante, ma un “clochard”, come li chiamiamo per tenerci la bocca pulita col sorriso simpatico. Di questi ne muoiono sulle panchine, nei sottopassi, nei casali abbandonati, anche bruciati vivi. Questa persona, un uomo di circa 65 anni, è morta sotto il ponte dove “viveva”, cioè dove solo aveva trovato un “alloggio” precario, buono solo per sopravvivere, nelle condizioni che si possono immaginare, qualche giorno di più. E proviamo a immaginarle quelle condizioni igieniche d’estate, d’inverno con pioggia o vento a pochi metri dal mare mosso, con la sabbia che sferza e pizzica, pochi metri sopra il canale, su una stagionata struttura di cemento armato, che, non è trascurabile, è percorsa intensamente, e a tutte le ore, da veicoli di ogni tipo e dimensione [documentate, nel giorno di S. Stefano,da questo giornale nel reportage inchiesta “Invisibili”, pubblicato nel gennaio 2013 e disponibile anche nell’edizione online: vedi box]. Dell'uomo, di cui non abbiamo le generalità precise, si è svolto il funerale, con successiva cremazione e avvenuto rimpatrio delle ceneri in Polonia a cura di una sua sorella. Ho chiesto qualche notizia di questo nostro sfortunato concittadino, per ricordarlo con nome e cognome, in un luogo e qualche data. E teniamoci che qui, 2015, c’è gente che vive, in mezzo a noi,e poi muore sotto i ponti. È un dato solo simbolico, perché le situazioni di questo tipo si ripropongono sul nostro territorio in vari luoghi e in vari modi, variabili secondo le stagioni. Nel luglio 2000 alcuni magrebini,“ marocchini”, accampati su Viale Danimarca, al vecchio Casale Jacobini, richiamarono l’attenzione mia e di altri, che avevamo il telefono in mano, per farcichiamare i carabinieri, ché c’era un morto. Chiamai, con tutte le cautele del caso, poi andammo a vedere, era già buio, ed era vero. Un polacco quarantenne noto nei bar di zona per gli eccessi alcolici. Morto con gli occhi aperti verso il cielo. Fui pure costretto ad ordinare con veemenza ai vigili urbani intervenuti di non lasciare il luogo prima dell’arrivo almeno dei carabinieri. Solo per dire che si danno pure situazioni disgustose: vabbè, tanto questo è morto, andiamo a cena. E lasciamo il morto abbandonato in mezzo alla campagna, di notte? Con ratti e uccelli a mordere e beccare? C’hanno provato, eh! Io cercavo un prete e un’ambulanza, loro una via di fuga. E ammetto che non era una bella situazione, per tutti. Di casi del genere ne ricordiamo, o non ricordiamo più, tanti. Purtroppo cominciamo da lontano.
Riporto il testo di una lettera-denuncia protocollata il 02 agosto del 2004, ben 11 anni fa, ed indirizzata al Sindaco del Comune di Pomezia – allora era Stefano Zappalà – e, per conoscenza, al Comando della Polizia Municipale, al Comando Stazione dei Carabinieri di Torvajanica, al Commissariato della Polizia di Stato “Ostia Lido”, agli organi di stampa e alle varie associazioni locali. L’oggetto della denuncia era la richiesta di urgenti interventi su situazioni evidenti e intollerabili. Egregio Signor Sindaco, anche per il Suo ruolo di autorità locale di Pubblica Sicurezza, spiace far rimarcare una serie di veri e propri sconci che non si capisce come possano sfuggire all’amministrazione e ai suoi organi di controllo, da essa dipendenti. Non solo per protestare, ma per sollecitare immediati efficaci interventi a soluzione di quanto illustrato. Quindi chiedo, ai sensi delle disposizioni sulla trasparenza amministrativa (legge 241/90 e disposizioni collegate), per ciascuno dei seguenti punti, la comunicazione del nome del responsabile del procedimento e dei provvedimenti da adottare o adottati. 1. E’ sconcio conclamato, protratto nel tempo, incomprensibile e impunito, l’impraticabilità dei marciapiedi del Lungomare delle Sirene dal civico 1 a via Montevideo (Tre Delfini) e oltre (poco meno di due chilometri) invaso, sempre, da automobili parcheggiate a cavallo del ciglio del marciapiede stesso. Provi Lei (sul serio), signor Sindaco, a percorrere a piedi quel marciapiede. Magari si faccia accompagnare da una mamma col passeggino, da una persona anziana, ma se vuole l’accompagno io, avremo comunque le nostre belle difficoltà: per esempio farsi un centinaio di metri sulla sede stradale (è una strada statale!) perché sul marciapiede non si può. Ci passo a piedi tutti i giorni, non solo il sabato, la domenica, a luglio e agosto: non ho mai visto una macchina multata. 2. [omissis] 3. Le situazioni di cui al punto 1. sono aggravate dall’impraticabilità di parcheggi adibiti a campeggio e privato stenditoio (via Zara, parcheggio della piazza del mercato), di parcheggi divenuti discarica di pneumatici usati, dormitorio e accampamento di decine di poveretti che andrebbero meglio accolti ma che producono e vivono (nel clima estivo!) situazioni igieniche molto fuori da standard civili sostenibili. Questo nel parcheggio del campo sportivo, tra via Zara e Via Olanda. Ma la stessa situazione c’é su quello retrostante la tribuna del campo sportivo, ancora su via Olanda, dove lo scorso anno [2003] ci fu pure un tragico fatto di cronaca con la morte di un piccolo nomade di un anno e mezzo, travolto e ucciso da una macchina in retromarcia. Succede anche questo, purtroppo. E bisogna dare risposte, anche
Inchiesta di Maria Co a quelli che abitano lì: Via Olanda, Via Boston, Via Lucerna. 4. dopo quanto illustrato al punto 3., basta girare lo sguardo per vedere che nell’area recintata del complesso sportivo di Via Zara (patrimonio comunale), comprendente anche l’unica piscina olimpionica della zona sud della Provincia di Roma (abbandonata da quasi trenta anni), c’è un apocalittico accampamento di altri poveri immigrati che vivono condizioni igieniche che nemmeno nella Calcutta di Madre Teresa. Io, per motivi non solo igienici (che sono gravi, Glie lo assicuro), ma anche per un senso di umana pietà e rispetto per chi sta peggio di noi, molto peggio, non oso avvicinarmi. Mi dicono che ci sono, ci vivono (!!!), almeno ottanta persone. Io non le ho contate. Venga, signor Sindaco, andiamo a vedere, l’accompagno io. Non è certo colpa Sua, ma la Sua amministrazione ora deve intervenire, prendere coscienza e fare delle scelte chiare. Tanto più che leggo su manifesti affissi in questi giorni dai suoi oppositori politici che si sta per spendere una cifra davvero enorme per un progetto di recupero di quella struttura. Ottima idea, ma prima bisogna vedere e bonificare i luoghi, rifare i conti (di piscine un po’ me ne intendo) e verificare la fattibilità ed il ritorno economico della cosa. Spero che la verifica sia positiva. Però fatela. Prima. Chi la fa? 5. Girando ancora lo sguardo di pochi gradi […] non può sfuggire l’incontrollato abbandono di rifiuti ingombranti, materassi (utilizzati dagli sventurati di cui sopra, che dormono anche in mezzo al parcheggio), copertoni ed altre parti d’automobile (batterie e oli, per esempio) residui d’ogni genere, deiezioni umane d’ogni tipo e temo che, a cercare bene, potrebbe trovarsi anche qualche resto umano. In certe condizioni può succedere e è meglio non farlo sapere. E’ possibile che oggi io debba scrivere queste cose perché nessuno di chi doveva controllare lo ha fatto? Lei, signor Sindaco, queste cose le sa? Chi se ne occupa? Chi Glie le ha descritte prima di me? Non mi interessa essere il primo, ma affrontare e risolvere i problemi.
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INCHIESTA
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re sotto i ponti
ore simbolico pesantissimo
orrao e Luigi Torreti 6. [omissisis] . Infine Le chiedo di riflettere sull’opportunità, per me urgente indispensabilità, della rimozione di quei due autentici e definitivi sconci, oltraggi alla coscienza civile e allo spirito sportivo di Torvajanica e al minimo buon senso estetico, costituiti dai miserrimi resti della cosiddetta (non da me) “tensostruttura” di Torvajanica e da quella adiacente suprema spettacolare idiozia della parete per le arrampicate (a Torvajanica, quota massima sul livello del mare inferiore a 6 m!!!). Queste due belle pensate, come tutto quanto esposto sopra, La dovrebbero far riflettere su quanto Torvajanica abbia subito e debba continuare a subire. Proviamo a fare qualche passo avanti. Fiducioso nella Sua cortese e civile attenzione, ma in attesa di precise e documentate risposte a tutte le domande espresse sopra, Le porgo i miei cordiali saluti. Pomezia, 2 agosto 2004 Luigi Torreti Questo è l’inizio del mio interessamento nei confronti di questa situazione. Nei mesi scorsi ci eravamo molto interessati e documentati degli impianti sportivi di Torvajanica, del canale e di quel tragico ponte che già da tempo
avevamo ribattezzato “Bridge Hotel”: lo tenevamo sotto controllo da quando si era intuito, anzi capito bene, molto tempo fa, come stavano veramente le cose, tanto che poi,il 23 luglio 2013, sette mesi dopo il reportage del Corriere e di City-tv, era già stato fatto uno sgombero, coordinato tra le varie autorità per bonificare il sottoponte e mettere in sicurezza e igiene il “sistema”. E usiamo l’espressione “sistema” perché lì c’è un insieme coordinato e consolidato di situazioni assimilabili a quella del ponte, per esempio risulta che, sotto la fantomatica torre delle arrampicate, alberghi una numerosa presenza umana, che forse sconfina su parte della riva sinistra del canale ( lì già confluito nel Fosso),dove c’è, a fianco della cabina elettrica, un doppio cancello, sempre inspiegabilmente aperto, che dovrebbe portare solo all’impianto di sollevamento di parte del sistema fognario gestito da ACEA. Su un fianco del depuratore di Via Zara, alcuni cacciatori riferiscono che, almeno in certi periodi, ci sono accampamenti di quei clochard che definiamo “vucumprà”, con la pelle un po’ più scura di quelli del ponte. Ma si vedono soprattutto nella stagione balneare, con i gonfiabili da spiaggia. Negli ultimi due numeri di questo mensile , sulle informazioni pervenutee condivise anche col Consorzio di Bonifica e di qualche nostra ispezione visiva, sui lavori in corso, avevamo ritenuto che almeno in quel periodo, sotto il ponte e nell’intorno, non ci fossero persone, anche se in almeno una delle nostre foto del 23.03.2015 h. 18, si riscontravano recipienti colorati all’interno delle reti elettrosaldate poste a impedire l’accesso “improprio” al sottoponte. Il Consorzio, nelle ore di lavoro, non lamentava presenza di persone “estranee”. In ore notturne, quasi certamente, qualcuno cercava di rientrare nella sua precaria collocazione, salvo sloggiare alla meglio prima che riaprisse il cantiere, la mattina presto.
Iniziava così la nostra inchiesta sugli “invisibili”, ovvero sulle persone, perlopiù straniere, che vivono sotto i ponti, in auto parcheggiate lungo le strade oppure in baracche di lamiera nascoste tra i canneti di Torvaianica, pubblicata nel gennaio 2013. “Un uomo di circa 65 anni ad inizio dicembre, una donna di 55 anni l’11 dello stesso mese: due morti in pochi giorni – quelli del grande freddo - solo a Torvaianica. Stiamo parlando dei senzatetto, i “clochard”, per dirla alla francese e dare un tocco poetico ad una vita che di poetico non ha nulla. Un piccolo esercito invisibile che si aggira nelle strade di Ardea, Pomezia e Torvaianica, sotto occhi indifferenti di chi non sa o non vuole sapere. I fatti di cronaca hanno riportato alla ribalta il problema di chi dorme per strada, in macchina o sotto i ponti: troppo atroce la fine della donna rumena che, dopo aver trovato rifugio in una baracca abbandonata in via Campoverde, è morta carbonizzata probabilmente perché aveva acceso, male, una vecchia stufa per scaldarsi. Anche la morte di Felice, “barbone storico” di Torvaianica conosciuto da tutti, ha avuto la sua risonanza: un malore, l’intervento dei Carabinieri, l’arrivo alla Clinica S. Anna e la morte, poche ore dopo. Colpa del troppo bere, ma anche del freddo, di una vita di stenti passata in giro per il centro Italia, sempre sulla strada. Di solito gli inverni li passava altrove, e tornava a Torvaianica solo in primavera, per ripartire in autunno. Ma stavolta aveva scelto di restare qui, in quello che era il suo posto preferito. A fare lo stesso tipo di vita ci sono tante, troppe persone: giovani ed anziani, uomini e donne, italiani e stranieri. C’è chi passa le notti in auto abbandonate, chi sulla strada, chi in un camper, chi sotto un ponte. E di giorno, c’è chi cammina in continuazione, tra Pomezia e Torvaianica, tra Torvaianica ed Ostia, e chi invece resta fermo ai giardinetti, spesso in compagnia di qualche bottiglia di vino o di birra. Un’umanità variegata, troppo spesso ignorata. La notte di S. Stefano abbiamo fatto un giro per scoprire dove e come vivono. E’ la prima tappa di un viaggio che proseguirà nei prossimi numeri a Pomezia ed Ardea. Un viaggio che ci porta alla scoperta di vite sconosciute, di storie diverse eppure uguali, o viceversa”.A distanza di due anni e mezzo le cose non sono cambiate molto: sotto il ponte, nonostante gli sgomberi, si vive ancora. E dal canneto di via Zara si vedono sempre persone che vanno e vengono, per raggiungere giacigli improvvisati che diventano quasi permanenti. In molti sanno, ma nessuno fa, o riesce a fare, nulla di risolutivo. E a breve la situazione peggiorerà: l’arrivo dell’estate coincide con l’arrivo dei venditori ambulanti, che – non avendo molte alternative causa problemi economici – cercheranno altri punti all’aperto dove alloggiare. E pazienza se mancano i servizi igienici, l’acqua e le più elementari norme igieniche. Al limite ci si lava al mare, oppure presso il bagno di qualche locale pubblico. Sotto gli occhi indifferenti, o rassegnati, di chi queste cose le sa.
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INCHIESTA
Il Corriere della Città Giugno 2015
Stranieri a Pomezia e Ardea: non solo invisibili 8 775 stranieri “regolari”, ovvero iscritti all’anagrafe, a Pomezia. 4345 uomini e 4430 donne che, in confronto ai 61.187 (30.406 maschi e 30.781 femmine) risultanti dall’ultimo censimento, rappresentano circa il 15% della popolazione residente. Ma questi sono solo, appunto, gli “ufficiali”. Di contro, ci sono almeno altri 4 mila stranieri irregolari, che non risultano in nessun registro anagrafico. Persone invisibili alle istituzioni e al fisco, spesso invece conosciute – magari con tanti nomi diversi – dalle forze dell’ordine. La comunità più numerosa è quella rumena: circa la metà degli stranieri che hanno preso la residenza a Pomezia vengono dalla Romania. 4342 persone, 2199 maschi e 2143 femmine. La maggior parte di loro è arrivata qui quando la Romania non faceva ancora parte della Comunità Europea. Extracomunitari, come i “marocchini”, che poi vengano veramente dal Marocco o da Tunisia, Egitto, Libia o altrove non importa. Per molti di noi italiani erano, e spesso ancora sono, “tutti uguali” o quasi. E ci sembravano allora e ci sembrano ancora troppi, rispetto alle poche risorse del territorio. Ma se guardiamo i dati ufficiali, i nordafricani sono davvero pochi: 133 tunisini, 176 marocchini, 100 egiziani, 7 libici. 416 persone in tutto. Molte meno di quelle che si vedono d’estate, pendolari anche loro, che arrivano sulle nostre spiagge per vendere quasi sempre abusivamente merce di bassissima qualità. I polacchi, da soli, sono più del doppio dei nordafricani: 720 persone, con ben 425 donne e 295 uomini. Anche i moldavi sono di più dei nordafricani: 466. Gli albanesi seguono a ruota: 391. In pratica, l’Est Europa ha trovato a Pomezia una meta privilegiata. Ma nel territorio pometino abbiamo rappresentanze, a volte di una sola unità, di quasi tutto il
mondo: sono presenti cittadini provenienti da ben 107 stati diversi. Gli indiani, rispetto agli altri immigrati che bilanciano il rapporto maschi/femmine, sono un caso a parte: 213 persone, quasi tutti uomini, le donne sono appena 52. Questi dati dimostrano che Pomezia è un’area ad alta densità migratoria: tra i Comuni della provincia di Roma è quello con il più alto tasso migratorio. Forte incidenza sulla popolazione immigrata è data dalla presenza di minorenni – ben 1.193 - che frequentano i cicli scolastici dell'obbligo: questo pone la scuola in particolare e la società in generale, ad affrontare dei cambiamenti inevitabili a cui doversi adeguare e a cui dover dare delle risposte. La presenza di stranieri pone due tipi di problemi: da una parte la percezione della popolazione autoctona, spesso accompagnata da sentimenti di ansia e paura verso qualcosa che non si conosce e che viene percepito come pericoloso, dovuta sia agli episodi che la cronaca spesso ci riporta, sia dall’idea che, in questo periodo di crisi, lo straniero rappresenti un ostacolo aggiuntivo nella ricerca di lavoro; dall’altra parte i problemi che gli stranieri incontrano trovandosi in una realtà socio-culturale nonché linguistica diversa dalla loro, spesso conno-
tata anche da un certo clima di ostilità. A questo si aggiunge la difficoltà che all’interno della famiglia stessa si crea tra i giovani figli di immigrati nati e cresciuti in Italia, e i loro genitori che, invece, sono fortemente legati alle proprie radici. Anche gli obiettivi tra le due generazioni sono differenti: mentre gli adulti arrivano con l’idea di fare sacrifici per poi poter tornare al loro paese, i figli vedono il loro futuro in Italia e vogliono pertanto sentirsi sempre più italiani, allontanandosi così dal mondo dei loro genitori. Ad Ardea la situazione non cambia di molto: 5903 stranieri residenti – 2895 maschi e 3008 femmine – su una popolazione che lo scorso anno contava 48.305 presenze, con una percentuale che arriva quasi al 13%. 78 (esattamente metà maschi e metà femmine) i bambini nati ad Ardea da genitori stranieri nel solo 2014, uno in meno rispetto all’anno precedente, ma quattro in più in confronto al 2012. Lo straniero più anziano è una donna classe 1921, mentre l’uomo più vecchio non italiano è del 1922. Anche qui la comunità più numerosa è quella proveniente dalla Romania, con 2694 persone (1289 maschi e 1405 femmine). Numerosi anche i polacchi, 438, composti da 182 uomini e 256 donne, e i bulgari, in tutto 430 persone suddivise in 219 maschi e 211 femmine. Gli indiani sono 320 (204 uomini e 116 donne), mentre i marocchini sono 234, di cui 160 maschi e 74 femmine. Tra Macedonia e Bosnia-Erzegovina si contano 166 persone (87 maschi e 79 femmine), mentre 159 sono Moldavi (67 uomini e 96 donne). 149 (104 uomini e 45 donne) provengono dalla Tunisia, 97 sono i pakistani, con 57 maschi e 40 femmine, mentre solo 63 gli egiziani (46 uomini e 17 donne). 75 stranieri vengono dal Perù (32 uomini e 43 donne), 54 sono i brasiliani, quasi tutte femmine (42 contro 12) e 38 i cubani, anche questi con prevalenza di donne (28). Dalle Seychelles arrivano invece 42 persone (26 maschi e 16 femmine). Tutti gli altri hanno rappresentanze molto inferiori, ma il totale di Stati presenti sul territorio rutulo sono comunque 104, a cui dobbiamo aggiungere gli apolidi, rappresentati da 7 persone. Dietro questi numeri, ovviamente, ci sono nomi, storie, problemi, ma anche gioie e soddisfazioni. C’è chi è felice di essere arrivato in questo Comune che, per chi viene dall’altra parte del mondo, è solo un posto vicino alla Capitale d’Italia. E chi, al contrario, vorrebbe andare altrove, perché qui non ha trovato quello che cercava. Noi abbiamo parlato con alcune di queste persone, facendoci raccontare esperienze, paure, ma anche successi e speranze.
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17 INCHIESTA “Spirit Romanesc”, l’associazione che aiuta gli stranieri a Pomezia e Ardea Giugno 2015
A
Pomezia opera un’associazione, riconosciuta e accreditata dall’Amministrazione comunale, che aiuta gli stranieri nel difficile percorso di integrazione. Si tratta di Spirit Romanesc, nata inizialmente – come si evince dal nome – per i cittadini provenienti dalla Romania, ma poi estesa agli stranieri di tutto il mondo. “Ci rivolgiamo – spiega Daniela Hondrea, socio-fondatrice dell'associazione e responsabile della sede territoriale di Pomezia - a cittadini stranieri che vogliono vivere in Italia, in particolare da chi proviene dall’est Europa. Abbiamo maturato una forte esperienza sviluppando progetti a sostegno dei minori e delle famiglie. Siamo una onlus internazionale: grazie alla nostra rete e partnership con diverse realtà europee, siamo allo stesso tempo fortemente inseriti sul territorio del Centro Italia, attraverso le nostre sedi che offrono un primo importante orientamento per tutti i nostri utenti. Ci rivolgiamo ai cittadini stranieri che sono in Italia. Secondo l’ultimo rapporto Istat “Gli stranieri al 15°censimento della popolazione”, i cittadini stranieri in tutto il territorio nazionale all’oggi sono 4.027.627 e provengono da 196 paesi. I cittadini romeni sono 823mila e rappresentano la principale comunità straniera presente in Italia: cifre che rispecchiano le percentuali di Pomezia, dove la maggioranza dei forestieri sono provenienti dalla Romania. Un nostro focus specifico è rivolto ai cittadini europei neocomunitari, che sono esclusi dai programmi di finanziamento pubblico, che prevedono fondi esclusivamente per i cittadini italiani o di Paesi Terzi. Da anni ci rivolgiamo quindi alle istituzioni e a gli enti italiani e romeni per agevolare percorsi d’inserimento dei cittadini neocomunitari”. “Quello che ci contraddistingue – prosegue Daniela Hondrea - è il nostro spirito che ci ha aiutato a sviluppare le nostre competenze partendo dai bisogni delle persone. In particolare mettiamo concretamente in campo le nostre esperienze e le nostre storie personali, cosa che ci permette di essere ancora più vicini alle vere necessità delle persone. Abbiamo anche costruito delle solide competenze professionali, su specifici ambiti d’intervento: come la mediazione interculturale e linguistica, il supporto psicologico e l’assistenza legale. Questa nostra particolarità, l’unione di casi concreti con conoscenze specifiche, ci ha permesso negli anni di creare e sviluppare una rete di partner e associazioni con cui collaboriamo attivamente sul territorio nazionale e internazionale”. A Pomezia, lo sportello immigrazione gestito dall'Associazione Spirit Romanesc in collaborazione con il Comune di Pomezia, è uno sportello di informazione e orientamento rivolto ai cittadini stranieri su ogni aspetto legato alla permanenza nel Comune di Pomezia. “Con lo sportello si intende aiutare gli immigrati per facilitare loro l'accesso ai servizi, soprattutto in quegli ambiti dove esistono i maggiori nodi problematici, rispetto ai quali sono essenziali informazioni, orientamento, assistenza ai fini
di un reale godimento di diritti. Gli obiettivi prioritari del servizio sono quelli di offrire un punto di riferimento presso il quale ricevere in primo luogo informazioni sulla legislazione italiana sull'immigrazione e sui diritti, doveri di cittadini e orientamento sull'accesso ai servizi sociali e socio-sanitari nel territorio, ma anche offrire un punto di ascolto e orientamento per quanti abbiano subito discriminazioni o atti lesivi della loro dignità e dei loro diritti”. Ma quali sono i progetti che vengono attuati a Pomezia? “Ne abbiamo diversi, ma tutti con le stesse finalità: aiutare gli immigrati per facilitare loro l'accesso ai servizi, soprattutto in quegli ambiti dove esistono maggiori nodi problematici rispetto ai quali sono essenziali informazioni, orientamento, assistenza ai fini di un reale godimento di diritti. Vogliamo favorire il costante avvicinamento degli stessi immigrati al “diritto”, per pretendere il rispetto delle regole su cui si basa la convivenza civile di una comunità. Una piena integrazione, il senso di appartenenza a una comunità che accoglie, passa infatti anche dalla conoscenza delle regole e della possibilità per tutti di pretendere una corretta applicazione.Noi forniamo attività di supporto psicologico rivolte a bambini, giovani e alle loro famiglie”. Ma gli stranieri si rivolgono davvero a voi? “La nostra attività è partita nel marzo del 2014. Durante il primo mese di apertura, gli utenti che hanno utilizzato lo sportello sono stati 6, mentre 15 persone lo hanno contattato telefonicamente. Nei due mesi successivi, però, gli utenti sono più che raddoppiati. Dal maggio dello scorso anno ha avuto inizio un vero e proprio nuovo corso, dove gli utenti mensili superano la soglia delle 40 unità, senza mai scendere al di sotto. La maggior parte delle richieste sono state relative
all' informazione per l'accesso ai servizi sanitari, sociali e scolastici, consulenza per la richiesta di cittadinanza italiana, supporto psicologico, rinnovo e conversione del permesso di soggiorno, appuntamenti per vari servizi nelle Ambasciate, riconoscimento del titolo di studio. Finora il trend dell'affluenza è stata chiaramente crescente. L'esiguo numero dei contatti dei primi mesi è dovuto alla ancora scarsa conoscenza del servizio da parte degli utenti e forse, ad una loro timida diffidenza nei confronti delle istituzioni, diffidenza che è stata successivamente sostituita da un crescente interesse. Il dato complessivo fa infatti prevedere un ulteriore aumento degli utenti in futuro, accompagnato da un più ampio ventaglio di richieste, sintomo di una consapevole presa di coscienza da parte dei cittadini del lavoro di sostegno offerto dal Comune in questa direzione”. Ci sono stati problemi nello svolgimento del servizio? “Nell'attività di coordinamento dello sportello si sono riscontrate alcune criticità: il dialogo e la collaborazione da parte dei vari uffici pubblici hanno dimostrato poco interesse verso i lavori dello sportello che hanno portato ed una scarsa informazione rispetto all'esistenza dello sportello stesso, quando invece le attività dello sportello hanno avuto una risonanza positiva sul territorio, offrendo un servizio indispensabile che ha aiutato a svolgere un'opera di inclusione sociale e comunitaria nel Comune di Pomezia”.
INCHIESTA 18 “Io ce l’ho fatta”
Il Corriere della Città Giugno 2015
Una perfetta integrazione, che spinge ad aiutare gli altri stranieri a risolvere i problemi di inserimento
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Sono partita dalla Romania a 25 anni, insieme a mio marito. La nostra non è stata una fuga da un disagio sociale o economico, ma la voglia di allargare i nostri orizzonti, di conoscere “l’occidente”. Siamo andati prima in Germania, dove mio marito ha trovato lavoro, poi qui in Italia, a Roma, nel 2002. Mio marito ha iniziato a lavorare in una ditta di camper,sulla Pontina, quindi abbiamo iniziato a cercare una casa a Spinaceto. Ma i costi delle case in affitto erano troppo alti, così siamo capitati a Pomezia”. Daniela Hondrea, operatrice sociale presso Servizi Rifugiati e Migranti della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia(FCEI) è la socio-fondatrice dell'associazione”Spirit Romanesc”e la responsabile della sede territoriale di Pomezia. Laureata in psicologia e mediatrice interculturale, svolge attività di mediazione e di informazione tra i cittadini immigrati e la società di accoglienza. Che impressione le ha fatto Pomezia? “Molto buona. Forse io sono stata fortunata ed ho incontrato le persone giuste, ma sono riuscita ad integrarmi facilmente, anche grazie alla proprietaria dell’appartamento che ho preso in affitto appena arrivata qui. È una maestra della scuola materna Trilussa, che mi ha aiutata sia nell’inserimento scolastico delle mie bambine sia nel coinvolgermi nella vita di questa città. È importantissimo trovare una persona che, almeno all’inizio, ti aiuti, ti capisca, ti supporti. Io in lei ho trovato questo. E mi sono integrata talmente bene da decidere di mettere a disposizione degli altri stranieri del territorio la mia esperienza, unita alla mia professionalità, aprendo uno sportello della onlus anche qui”. Ma è davvero sempre filato tutto liscio? Non ha mai vissuto episodi di intolleranza in quanto straniera? “Sicuramente anch’io ho subìto la diffidenza di alcune persone: ero la straniera, anzi la rumena. E gli episodi di cronaca, con miei connazionali che compivano furti, rapine o altro, di certo
non mi aiutavano. Oltretutto eravamo “troppi”. Questo ha inciso nei pregiudizi di alcune persone che ho incontrato nella mia vita, ma con la conoscenza questi pregiudizi nei miei confronti sono caduti: mi hanno giudicata come Daniela, come persona, non come un cliché. È quello che si dovrebbe fare sempre con tutti”. Ma è anche vero che troppo spesso si sono registrati episodi di microcriminalità che hanno visto protagonisti gli stranieri, portando gli italiani ad un’intolleranza dovuta anche al fatto che l’italiano deve pagare le tasse, non ha determinati aiuti riservati invece agli stranieri e si sente quindi a sua volta discriminato. “Anche gli stranieri, almeno quelli che rispettano le regole, pagano le tasse, come faccio io. Il problema non è la nazionalità, ma la persona: ci sono “buoni” e “cattivi” ovunque. Il problema è proprio dovuto alla generalizzazione”. Ma spesso viene da pensare che quelli “cattivi” siano venuti tutti qui, leggendo degli episodi di cronaca nera. “Si tratta di una percentuale bassa rispetto al gran numero di stranieri, ma purtroppo sufficiente per rovinare la “reputazione” di tutti gli altri, complicando l’integrazione delle molte persone perbene che stanno qui”. Vista la crisi economica perdurante in Italia rispetto agli altri Stati europei, cosa spinge uno straniero a venire qui? “Molti non arrivano per restare, ma si tratta di una tappa di un processo migratorio più ampio: parlo dei molti migranti che arrivano dall’Africa, i rifugiati politici che scappano dalla guerra e dalla povertà dei loro Paesi di origine. Il fatto è che arrivano tutti sulle coste italiane e
non si riesce a gestire questo enorme flusso nel modo corretto. Io non voglio e non posso entrare in questo discorso, che porterebbe risvolti troppo ampi in questo contesto, ma limitarmi a quanto succede sul nostro territorio. Chi arriva qui pensa di poter avere un futuro migliore rispetto a quanto si è lasciato alle spalle. Pomezia, almeno per me, è un posto dove si può trovare tutto ciò che serve per avere una vita serena. Io, ripeto, sono sicuramente stata fortunata: il mio ottimismo mi ha portato a vedere i lati positivi di tutto ciò che mi capitava. Ma anche per gli altri stranieri questo posto può essere considerato ottimale, perché ha davvero tutto”. Eppure manca il lavoro, l’economia stenta a risollevarsi, e i problemi che i cittadini segnalano sono tantissimi. “Come in tante altre parti d’Italia… Ma per chi viene da realtà peggiori questo è un posto dove poter vivere bene”. Lei ha due figlie. Anche loro si sono integrate subito? “Diciamo di sì: anche per loro ci sono stati problemi, perché – anche a scuola – venivano viste come “le rumene”. Ma poi sono riuscite a farsi conoscere mostrando la loro personalità, facendo decadere piano piano tutte le discriminazioni nei loro confronti. Io sono stata rappresentante di classe per diversi anni per capire meglio il sistema scolastico italiano, molto diverso da quello del mio paese. Questo è stato sicuramente d’aiuto a loro e a me, perché abbiamo compreso meglio le regole, i modi di fare nella scuola e nell’ambiente circostante”. Tornando indietro nel tempo, sceglierebbe di nuovo Pomezia come posto per vivere insieme alla sua famiglia? “Sì, senza dubbio. Io mi trovo benissimo qui, e spero che il mio lavoro possa essere utile per altre persone che ancora non hanno raggiunto la perfetta integrazione, nel rispetto delle regole. Vorrei aggiungere un’ultima cosa: io ormai reputo l’Italia la mia nazione, e Pomezia la sento davvero come la mia città”.
Noi ce ne andiamo
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nche loro provengono dalla Romania, come Daniela Hondrea, ma la loro storia è completamente diversa. Alina arriva in Italia 15 anni fa, lasciando in Romania due figlie, Ramona e Cristina, di 9 e 7 anni. È separata, e spera di trovare qui un lavoro che le consenta di crescere le bambine, lasciate ai suoi genitori anziani. Si adatta a mille lavori: cameriera, lavapiatti, commessa, pasticcera. Dopo 4 anni riesce a portare le figlie in Italia. Nel frattempo si è sposata con un italiano, ma la situazione economica non è certo rosea. Scoppia la crisi e entrambi ne risentono. Lui perde il lavoro, lei continua con occupazioni precarie e in nero. Le bambine intanto crescono, diventano due giovani donne che non trovano lavoro. Entrambe si sono diplomate con buoni voti. Ed entrambe hanno sempre rinnegato la loro provenienza, sentendosi da subito italiane a tutti gli effetti. Ma ora, a 24 e 22 anni, si sono arrese:
qui non c’è spazio per loro. Non c’è lavoro, non ci sono speranze. “Abbiamo deciso di andarcene – spiegano – Ma non torneremo in Romania. Andremo invece in Belgio, dove abbiamo dei parenti. Lì il lavoro si trova ancora, e ci sono facilitazioni per i giovani che studiano e nel contempo svolgono un’attività”. Le ragazze partono per un breve periodo di ambientazione, poi chiamano anche la madre per farle provare la vita a Bruxelles. Alina però decide di rientrare: ha un marito che non può lasciare solo. Ma la situazione qui peggiora: l’uomo trova solo lavoretti saltuari, mentre Alina con il suo stipendio non riesce a coprire tutte le spese. Alla fine la decisione. “Tra un mese ci trasferiremo anche noi due in Belgio, ospiti delle mie figlie, che nel frattempo hanno trovato una buona sistemazione. Ramona lavora in un asilo e nel frattempo sta finendo gli studi, mentre Cristina studia lingue e fa qualche lavoretto i
cui guadagni, uniti al sussidio che le passa lo stato, le consentono di vivere abbastanza bene. Loro mi hanno già trovato un’occupazione, anche se a tempo determinato. Userò quei mesi per cercare un lavoro più stabile. Anche mio marito cercherà un lavoro lì. Di sicuro staremo meglio di qui, dove purtroppo non vedo speranze. Da una parte mi dispiace, ma dall’altra sono contenta di andarmene. Molti mi hanno discriminata perché straniera. Poi mi hanno criticata perché ho sposato un uomo italiano, pensando che lo stavo facendo per ottenere la cittadinanza o per soldi. Invece i fatti hanno dimostrato a tutti che non erano certo queste le motivazioni che mi hanno portata al matrimonio, ma semplicemente l’amore verso di lui. Adesso andremo in un posto dove spero che il futuro ci riservi qualche occasione migliore, anche perché a 50 anni è difficile ricominciare da zero”.
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CRONACA
Il Corriere della Città Giugno 2015
54 nuovi disoccupati a Pomezia La banca cambia società appaltatrice e i lavoratori della cooperativa Scai non vengono assorbiti
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anno Hanno manifestato con pacatezza ma con decisione davanti agli archivi BNL di Pratica di Mare, e poi hanno trasferito la protesta a Roma presso la sede BNL di via Veneto, i 54 soci della cooperativa Scai Service, che il 29 maggio hanno perso il loro lavoro presso l’archivio della BNL. Dal 1° giugno, infatti, il lavoro finora gestito dalla Scai Service Scrl, ditta che si serviva dell’operato dei soci della cooperativa Scai Service, viene svolto dalla Italarchivi Srl. Finora i vari cambi di società avevano portato solo qualche variazione di metodologia organizzativa per i lavoratori della cooperativa, che di volta in volta venivano tutti ingaggiati grazie alla clausola di salvaguardia dei dipendenti prevista dalla normativa in caso di subentro da parte di nuove ditte appaltanti. Ma questa volta le cose sono andate diversamente: la Italarchivi, sostenendo che non si tratta di un subentro di appalto, ma di un lavoro svolto in outsourcing in totale autonomia e senza continuità con il precedente fornitore del servizio “stante la palese diversità a livello tecnico-qualitativo delle modalità di esecuzione del servizio”, ha deciso di lasciare a casa i 54 dipendenti della cooperativa. Della vicenda si sono occupati i sindacati che hanno illustrato la vicenda alla Direzione Territoriale del Lavoro di Roma del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Il dott. Guarnaccia, che ha preso in carico la vicenda per conto del Ministero, ha convocato per due volte le due società – la Scai Service e la Italarchivi – per definire la situazione dei lavoratori, ma il risultato è stato il diniego da parte della Italarchivi a partecipare alla riunione, che era fissata per oggi alle 10:30. Disperati, ma anche arrabbiati, i 54 lavoratori che da quasi 20 anni gestiscono l’archivio, che raccontano tutti insieme la vicenda. “Per noi lavoratori il 29 Maggio 2015 sarà l’ultimo giorno di lavoro – raccontano – In passato abbiamo lavorato con cooperative e ditte esterne per la BNL presso gli archivi di Pratica di Mare e fino a questa sera saremo presenti con la ditta SCAI. Tutti noi abbiamo dato tutto e di più per mantenerci questo posto, addirittura facendo lavori che non ci competono da contratto, interponendoci con gli impiegati della BNL che come forza lavorativa a Pratica di Mare sono inferiori numericamente a noi. Tutta questa interposizione va avanti da anni, ma veniamo a fatti più recenti, ovvero al motivo che ha portato BNL a darci il ben servito”. I lavoratori spiegano quindi le motivazioni da loro apprese. “La BNL fa parte, dal 2006, del gruppo francese BNP PARIBAS, è da qui che dobbiamo partire. Con l’entrata nel gruppo BNL ha dovuto adottare le sue strategie gestionali e lavorative, comportando questo anche un riassetto degli archivi BNL di Pratica di Mare: niente di strano fino a qui. Per fare tutto questo siamo stati “usati” al massimo delle nostre competenze, con un risparmio notevole per la committenza. Dal 2006 ad oggi abbiamo accentrato tutti gli archivi della BNL d’Italia a
Pratica di Mare. Abbiamo reso il centro archivi BNL – Pratica di Mare un fiore all’occhiello per BNL. Facciamo svariati servizi dal prelievo documenti alla scannerizzazione, al censimento, all’invio, alla ricezione, all’archiviazione, alla tipizzazione dei vari documenti clienti BNL e tutto questo a basso costo. BNL (BNP PARIBAS), visto il grande lavoro da noi fatto e portato quasi a termine, ha deciso nel 2014 di cambiare strategia: questo le avrebbe permesso di liberarsi dei lavoratori, anche se efficienti e professionali, in un sol colpo cambiando la ditta con la quale ha svolto tutto l’accentramento. La ITALARCHIVI è la ditta che subentra al posto di SCAI. Quando abbiamo saputo che ITALARCHIVI avrebbe preso il posto della SCAI per noi è stato un trauma, non perché ancora una volta cambiavamo datore di lavoro, ma perché siamo venuti sapere che quasi certamente non saremmo stati riconfermati. Con l’entrata di ITALARCHIVI ci sarebbe stata infatti una drastica riduzione del personale per abbassare i costi. Essendo venuti a conoscenza di quello che stava accadendo a nostro discapito e non avendo ricevuto spiegazioni in merito, tutti e 54 abbiamo deciso di chiedere la regolarizzazione della nostra posizione lavorativa a BNL tramite il giudice del lavoro. ITALARCHIVI avrebbe dovuto assorbire il personale presente nel centro, ma nelle trattative per il cambio di azienda ha mantenuto la sua posizione nel dire che non è obbligata per contratto ad assumere personale della ditta uscente. Mentre manteneva questa posizione si rendeva disponibile ad assumerci nel caso in cui noi rinunciassimo al riconoscimento ai diritti da noi vantati verso BNL (BNP PARIBAS). Noi abbiamo recepito questa proposta come un vero ricatto, architettato ad hoc. Noi abbiamo lavorato fino all’ultimo minuto del nostro contratto e messo in campo tutto il meglio di noi fino allo scadere del turno di lavoro con la speranza che qualcosa potesse cambiare, ma nulla di positivo è accaduto. Per questo abbiamo manifestato il 1° giugno”. Qualche giorno fa su “Il Manifesto” è apparso un articolo a firma di Massimo Franchi che ha messo in risalto i presunti ricatti subiti dai lavoratori. “O ritirate le cause o noi non vi assumiamo. Però prima spiegateci come si fa questo lavoro, che noi non sappiamo farlo”. Ricattati. Ma indispensabili. Tragica e surreale, la vicenda di 55 lavoratori della cooperativa Sky Service rischia di diventare un classico di quanto poco siano tutelati i
diritti al tempo del Jobs act. Da quasi 20 anni questi lavoratori gestiscono l’archivio generale di una belle più importanti e storiche banche italiane. I documenti cartacei provenienti da tutte le filiali e da tutti gli uffici vengono conservati fino a settant’anni dalla chiusura di ogni pratica. Nelle loro mani vengono archiviati documentazioni di tutti i tipi, comprese quelle definiti «dati sensibilissimi» o «riservati». Il tutto viene fatto fianco a fianco con una pattuglia sempre più ristretta di lavoratori interni alla vecchia BNL dal 2006 diventata di proprietà di Bnp Paribas. Lo stesso lavoro, ma paga diversa: contratto da multiservizi per i primi – 1.000 euro al mese – contratto da bancari per i secondi – almeno 1.800 euro al mese, più tutte le differenze a livello di diritti e contributi: un risparmio secco di circa il 40 per cento sul costo del lavoro. L’appalto è andato avanti in modo continuativo con la stessa proprietà fino all’estate del 2014. «Abbiamo saputo che i francesi volevano disfarsi di noi con un taglio di almeno il 20% di forza lavoro ogni anno», racconta Giuseppe Martinelli, Rsa della Filcams Cgil. «Così abbiamo deciso di tutelarci, ci siamo rivolti ad un avvocato e abbiamo deciso prima di chiedere la stabilizzazione e poi, non avendo ricevuto risposta da Bnl, di fare causa per interposizione di manodopera e illecito appalto». La reazione di Bnl è stata dura. L’idea di sostituire la Sky Service con un altra società è stata portata avanti con convinzione. Dal primo giugno l’appalto passa nelle mani di ItalArchivi, società con un numero di dipendenti quasi uguale rispetto alla Sky Service. La cosiddetta clausola sociale tutelerebbe i lavoratori, ma qui arriva l’ulteriore colpo di scena: per essere riassunti i lavoratori dovranno rinunciare alle cause già intentate. «Sono stati molto diretti, ci hanno detto che se non le ritiriamo loro assumeranno altre persone», spiega Giuseppe. Nel frattempo arriva l’ulteriore beffa. Dopo che il primo incontro al ministero è stato rimandato su richiesta dell’azienda, al secondo, previsto per ieri, ItalArchivi non si è presentata senza addurre spiegazioni. «E mentre noi eravamo al ministero ad aspettarli – racconta con rabbia Giuseppe – hanno sfruttato la nostra assenza per entrare all’archivio e chiedere al nostro personale di spiegare loro come si fa il lavoro. Perché non lo conoscono e non sono capaci di farlo. Il tutto senza ammettere ai nostri colleghi che stavano là che in pratica stavano aiutando chi li stava licenziando».
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CRONACA
Il Corriere della Città Giugno 2015
I Bersaglieri di Pomezia fanno "breccia" nelle scuole di Pomezia
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n occasione della ricorrenza della prima Guerra Mondiale, il 16 maggio si è conclusa la manifestazione organizzata dai Bersaglieri di Pomezia per ricordare e onorare i caduti di tutte le guerre. “L'iniziativa, voluta dalla Associazione Nazionale Bersaglieri Sezione di Pomezia – spiega il Presidente A.N.B. Sezione di Pomezia Emilio Dionisi - per mantenere vivo l'amor patrio e risvegliare tutti quei valori ormai assopiti, mirava anche a responsabilizzare tutti i giovani alunni perché prendano coscienza che il futuro del nostro paese, la libertà, la democrazia, e l'unione conquistata con il sangue dei nostri avi è nelle loro mani. Loro sono la speranza per un futuro migliore senza più guerre. Loro sono e saranno coloro ai quali insegneremo ad essere persone corrette, perché il senso dell'onore, del dovere, del rispetto e della dignità umana siano le basi del loro vivere quotidiano”. La manifestazione ha infatti visto il coinvolgimento delle scuole medie Orazio e Marone, con la consegna di borse di studio assegnate agli alunni per i migliori temi svolti, e delle scuole elementari Trilussa e Margherita Hack per i migliori disegni. La commissione esaminatrice per i temi composta dalle professoresse Lorenza De Giorgio, Lucia Giammartino, Ida Mazzilli, Alessandra Griffoni e dal Vice Presidente Bers. Vincenzo Spica. Vincitrici per la scuola media Orazio le alunne Giada Sereni, Martina Risi, Chiara Mar-
tinelli, Eleonora Farroni, mentre per la scuola media Marone la borsa di studio è stata assegnata a Chiara Gallo. Il presidente Emilio Dionisi e il Direttivo dell’associazione ringraziano tutte le Associazioni Militari in congedo presenti alla cerimonia: l'Associazione Nazionale Arma Aereonautica, rappresentata dal presidente Col. Cosimo Romano, l'Arma dei Carabinieri in congedo, con il Presidente Magg. Roberto Ferraro, i Finanzieri d'Italia con il Presidente Gen. Mario De Nuntiis, la delegazione della Guardia Costiera di Torvaianica, il Gen. Div. M.O.V.M. Umberto Rocca, il Lgt dei Bersaglieri in servizio Michele Pignatone. Presenti anche i Carabinieri della
Stazione di Pomezia, con il Comandante M.llo Roberto Orsara, i Vigili Urbani, con il loro Comandante dott. Angelo Pizzoli, la Fanfara dei Bersaglieri di Valmontone con il capo fanfara Alberto Polce, i Bersaglieri della sezione di Nettuno con Sergio Pizzaleo, il vicesindaco Elisabetta Serra, l'Associazione "ECHO" Volontari Protezione Civile con il presidente Alfio Giovannone, l'Associazione Coloni di Pomezia con il Pres. Pietro Bisesti, il comitato di quartiere il "Querceto" con il presidente Alfio Di Carlo. “Tutto questo successo – conclude Dionisi non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata la stretta collaborazione dei Dirigenti e Docenti degli Istituti interessati, è quindi doveroso ringraziare particolarmente coloro che in prima persona si sono adoperati oltre ogni misura: il prof. Marco Coluzzi, il prof. Stefano Panunzi, la maestra Margherita Ciarmoli, la professoressa Anna d'Albis, la professoressa Monica Peduto. Profonda gratitudine da parte nostra anche alle insegnanti della Commissione Esaminatrice, che pazientemente e con grande professionalità hanno lavorato scegliendo i temi vincitori”. La cerimonia è iniziata con il “Silenzio”, suonato magistralmente dal bersagliere Massimiliano Giustiniani in onore dei caduti ed è stata allietata dalla Fanfara di Valmontone.
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CRONACA
Il Corriere della Città Giugno 2015
Campo di Carne, la scuola ha il registro elettronico, ma manca Internet: a rischio gli scrutini
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un articolo pieno di sdegno e rammarico quello a firma di Giustiniano Matteuccig, docente di matematica e scienze presso l'Istituto Comprensivo di Ardea 2, a Campo di Carne. L'istituto scolastico infatti è stato il primo - e fino ad ora l'unico nel comune di Ardea - ad adottare nel 2013 il famoso Registro Elettronico, un sistema digitale introdotto dal Governo Monti con lo scopo di modificare le abitudini di studenti ed insegnanti e poter offrire ai secondi un maggiore controllo sulle attività dei loro figli. Tuttavia, nell'Istituto Comprensivo di Roma 2 a Campo di Carne è oramai più di un mese che la connessione adsl non permette l'utilizzo del sistema di Registro Elettronico, mettendo a dura prova il normale svolgimento delle attività didattiche. "Virgilio si è fermato ad Ardea". Inizia così il suo articolo di denuncia il professor Matteuccig, che continua: "Questo sarebbe il titolo che Carlo Levi darebbe alla disavventura che attanaglia da più di un mese l’Istituto Comprensivo Ardea II di Campo di Carne. Questo Istituto di neo istituzione ministeriale è stato il primo e l’unico Istituto scolastico del Comune di Ardea ad adottare da due anni il famigerato registro elettronico per ottemperare al processo di dematerializzazione nel settore della scuola, ov-
vero nel limitare sempre più l’uso della documentazione cartacea nella Pubblica Amministrazione ai sensi dalla legge n. 135/2012". La legge di conversione del Decreto Legge del 6 luglio 2012, pur disciplinando l'obbligatorietà del Sistema Digitale di registro nelle scuole, non ha provveduto a stanziare sufficienti fondi. "Ebbene, con somma sorpresa, nella seconda metà del mese di aprile la scuola del plesso di Campo di Carne si è vista sospendere senza alcun preavviso la linea adsl che è di competenza del Comune di Ardea. Dopo diverse sollecitazioni, che sono rimaste inevase da parte degli uffici competenti, la dirigenza ha chiesto spiegazione diretta al Sindaco Luca di Fiori. Quest’ultimo si è impegnato a risolvere il problema con somma urgenza. Sembrerebbe che il dirigente Giovanni Cucuzza si sia opposto a fornire la linea adsl al plesso di Campo di Carne affermando che è di competenza del Co-
mune solo il plesso di via Tanaro. Nel frattempo è inutile ricordare che l’anno scolastico volge a termine e che tra pochi giorni ci saranno gli scrutini finali. Attualmente la scuola continua ancora ad essere bloccata nell’aggiornamento dei registri elettronici se non fosse per la buona volontà del valoroso corpo docente che con grande fatica si porta il lavoro scolastico nelle abitazioni private con le loro connessioni internet. Per quanto concerne gli scrutini finali tutto rimane ancora incerto. Intanto continua a piovere sul bagnato. Molti genitori in questi giorni hanno provato a mettersi in contatto con la scuola media ma invano. Dopo quanto accaduto il Comune di Ardea è riuscito nell’impresa di disdettare anche il numero del centralino lasciando la scuola senza recapito telefonico. Ovviamente anche in questo caso senza alcun preavviso. La scuola ha ovviato al problema comunicando ai genitori, tramite circolare, il numero della presidenza distaccata dell’Istituto. Ma come è possibile che i cittadini vessati da decine di tasse comunali, regionali e nazionali non possano avere una linea adsl per i loro figli nella scuola?". Il Professor Matteuccig termina con un quesito colmo di incredulità: "La burocrazia può arrivare a tanto?". Evidentemente sì. Samantha Morano
Va in cantina e… la trova occupata da stranieri
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tranieri occupano la cantina di una coppia e, nonostante le ripetute denunce, continuano a vivere e a “lavorare” nell’immobile senza che vengano presi provvedimenti definitivi da chi di dovere. È quanto succede ad Ardea, sul lungomare degli Ardeatini, dove la cantina della signora Furia è diventata l’alloggio permanente di alcuni stranieri. “Me ne sono accorta solo per caso. Lo scorso gennaio – racconta la donna, che ha presentato l’ultimo esposto ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza, alla Procura di Roma e al Tribunale di Velletri - la mia cantina è stata occupata senza nessun titolo da stranieri, come dimostra l’esposto pre-
sentato ai carabinieri di Ardea in seguito ad un loro sopralluogo, nel corso del quale veniva verificata la presenza degli occupanti nella mia proprietà, dove era addirittura stata messa una nuova serratura per impedire a noi di entrare. Gli occupanti, oltre a depositare all’interno della cantina del materiale - nello specifico indumenti e generi alimentari – usavano ed ancora usano la mia cantina anche per dormire, usufruendo abusivamente dell’energia elettrica, essendosi allacciati furtivamente ad una fonte a me sconosciuta, ma verificabile facilmente perché il mio contatore energia elettrica è dismesso”. Gli stranieri inizialmente erano solo
due, ma dopo poco sono gradualmente aumentati fino a diventare sei. “Queste persone arrecano notevoli disagi ai condomini residenti, anche perché all’interno della cantina vengono prodotti abiti griffati, poi venduti nei mercati di Campo Ascolano la domenica e del Trullo, a Roma, il venerdì: li ho visti con i miei occhi. Le ripetute denunce da me fatte sono state purtroppo ad oggi disattese. Cosa devo fare per tornare in possesso della mia proprietà? Perché non viene fermato questo molteplice illecito? Possibile che a pagare le conseguenze dobbiamo essere sempre noi cittadini ligi alle regole?”.
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Il Corriere della Città Giugno 2015
Ardea, riapre uno dei chioschi davanti al cimitero T
ornano i fiori davanti al cimitero comunale di Ardea. Dopo 9 mesi e mezzo, uno dei tre chioschi posti sotto sequestro riapre i battenti. Nel locale sono infatti stati rimossi i sigilli messi lo scorso 11 Agosto dalla Polizia Locale a causa di irregolarità amministrative. Il Tar del Lazio, a cui i commercianti si erano rivolti per far valere le proprie ragione, chiedendo di far togliere i sigilli e consentire di fare i lavori necessari – la creazione di un antibagno e l’apposizione di un serbatoio per l’approvvigionamento idrico – per la riapertura delle loro attività, ha dato ragione ai fiorai. Con un’ordinanza, nella quale viene specificato che nei due chioschi sono state già avviate le pratiche burocratiche per la ripresa dell’attività di vendita – il Tribunale Amministrativo già a gennaio aveva ordinato al Comune di Ardea di rimuovere i sigilli a due chioschi, quelli di Luigi Caratelli e Daria Fabbri, in quanto le irregolarità riscontrate erano state già sanate. Ma per la riapertura, oltretutto di uno soltanto, quello della signora Fabbri, si è dovuto aspettare fino all’udienza di maggio, durante la quale il Tar è entrato nel merito della vicenda decidendo per la riapertura dell’attività della fioraia. Ricordiamo che la vicenda aveva dei contorni assurdi: i sigilli, infatti furono messi perché i
chioschi – dietro indicazione del Comune di Ardea – si erano spostati nella nuova piazzola, inaugurata in tutta fretta a ridosso delle elezioni, senza aver fatto richiesta al Comune stesso. Ma il primo ad essere irregolare, oltre ad aver provocato l’irregolarità dei fiorai, era proprio il Comune, che per il cimitero non aveva le fognature in regola. Senza contare il fatto che il cimitero non è ancora stato accatastato. In-
somma, se si parla di irregolarità, il Comune può vantare in questa vicenda diversi primati. La lunga battaglia dei fiorai, costata molti soldi in spese legali e mancati incassi, ha registrato quindi una prima vera vittoria nei giorni scorsi, con la riapertura di uno dei chioschi, con la speranza che anche gli altri possano rialzare le serrande in tempi brevissimi Matteo Acitelli.
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Torvaianica, varchi d’accesso al mare… chiusi con cancelli
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orvaianica quest’anno è stata dotata, su decisione dell’Amministrazione comunale, di varchi di accesso al mare numerati. Una bella notizia di sicuro. Ma i passaggi che portano al mare non dovrebbero garantirne appunto l’accesso restando aperti e senza barriere? Teoricamente sì, ma nella pratica non è
proprio così. Facendo un controllo, infatti, ci si accorge che alcuni dei varchi sono chiusi da cancelli in ferro e sono accessibili solo ai residenti in possesso della chiave. Polemiche ha scatenato uno dei cancelli in particolare, in quanto posto in corrispondenza della strada in cui vive un assessore del Comune di Pomezia.
Abbiamo provato a chiedere agli amministratori se è regolare che i cancelli restino chiusi impedendo l’accesso alle persone, ma non ci è stata data risposta. Riformuliamo quindi la domanda, sperando che stavolta qualcuno fornisca una spiegazione.
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Ricerca innovazione sviluppo S
cuola, istituzioni e mondo imprenditoriale per promuovere un progetto con finalità sociali per il territorio di Pomezia. E’ stato l’oggetto del convegno che si è tenuto il 28 maggio all’Istituto di Istruzione Superiore di Via Copernico (IIS) a Pomezia. Promosso e coordinato dal Dirigente Scolastico Prof.ssa Angela Gadaleta dell’IIS, è un’iniziativa per una ‘nuova scuola’ che sappia progettare il futuro delle giovani generazioni e del territorio. Un Istituto scolastico di Pomezia, il Comune, le aziende private del Lazio e le altre realtà daranno vita ad un nuovo modello di formazione finalizzato anche alla creazione di una start up, una società a tutti gli effetti, interna alla scuola, per formare i ragazzi delle superiori, trasmettendo loro competenze e know how delle imprese e di altri Istituti specializzati. Non solo un nuovo modo per mettere assieme le capacità e le risorse del territorio, unendo scuola, Istituzioni e realtà produttive ma un modello innovativo e soprattutto esportabile che vede il Dirigente Scolastico e i docenti dell’ I.I.S. Via Copernico come attori del cambiamento, sostenuti dalla comunità istituzionale e imprenditoriale. Il progetto ha già ricevuto il Patrocinio del Comune di Pomezia e ha subito visto la partecipazione di molte realtà, presenti al convegno con diversi interventi: il Ministero della Pubblica Istruzione, Federlazio, Il Gruppo Logistico laziale Distribuzione, l’Università- Facoltà di Ingegneria aerospaziale, il Centro Aerospaziale Ricerca, AERO SEKUR, U.S.R. Lazio, Scuola KION Soware Factory Cineca, Institute Rome Italy Chapter, Fondazione Mondo Digitale, Ist. Superiore L. Pirelli per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile. Il Sindaco dopo aver apprezzato l'iniziativa, la motivazione del Dirigente Scolastico Prof.ssa Angela Gadaleta dell’IIS e la disponibilità del
mondo imprenditoriale, ha dichiarato che proprio un mese fa il consiglio comunale ha deliberato la costituzione di un fondo di 25.000 € a
favore di soggetti che collaborano con il Comune per finalità sociali, e tale progetto rientra tra le attività proposte.
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Il Corriere della Città Giugno 2015
Arriva il Registro della Bigenitorialità anche nel Lazio: Ardea e Pomezia scaldano i motori, Roma al nastro di partenza
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a proposta arriva dall'Associazione Adiantum, che facendosi portavoce del progetto, ha presentato nei giorni scorsi la richiesta di istituire il registro della bigenitorialità in diversi comuni del Lazio riscontrando grande successo anche nell'area metropolitana di Roma Capitale. In pratica, attraverso l'istituzione di tale registro, si chiede che i figli di genitori separati abbiano il doppio domicilio dando applicazione al principio della bigenitorialità: ovvero al diritto soggettivo del minore di vedere ugualmente coinvolti i genitori, sia in pendenza di giudizio di separazione o di divorzio, che successivamente, alla conclusione dello stesso, nelle decisioni relative alla sua salute, educazione e istruzione.L’obiettivo, consiste nell’evitare che il genitore al quale il figlio non è stato affidato resti escluso dalla vita del minore. Idea vincente di Marino Maglietta e della sua associazione Crescere Insieme - è una realtà che tutto il mondo associativo attivo in materia di famiglia ha adottato con entusiasmo, ricevendo da molti comuni grande favore. Quelli di Fi-
renze, Milano, Parma, Trento e Verona ne sono esempio. La prima a crearlo è stata Parma, un anno fa, e nell’ultimo anno diverse città hanno deciso di seguirne l'esempio. «L’istituzione del doppio domicilio – spiega Francesco D’Auria, Segretario Nazionale di ADIANTUM – aiuterebbe le famiglie ad affrontare in modo migliore il trauma della separazione, affermando il diritto e il dovere di ciascun genitore ad esercitare il proprio ruolo, cosa tutt’altro che scontata nella confusione legislativa attuale, che alimenta incomprensioni e dispetti nei momenti più difficili. Il registro non cambia nulla sul piano giuridico, ma produce effetti concreti perché consente ad entrambi i genitori di esercitare meglio il loro ruolo per diritti, doveri e responsabilità. Al registro potrebbero iscriversi i figli di tutti i genitori con residenze diverse, qualunque ne sia il motivo. La residenza resterebbe una sola, ma le comunicazioni che riguardano il bambini farebbero riferimento ai due domicili indicati dai genitori». "Cominceremo dai comuni di Ardea, Pomezia
e Grottaferrata dove amministratori si faranno portavoce del progetto e chiederanno a sindaco e giunta di istituire il registro della bigenitorialità", ci racconta Massimiliano Gobbi, consigliere nazionale ADIANTUM e delegato per il Lazio, "per poi spingerci fino a Roma, dove già altre realtà, a cui daremo tutto il nostro supporto, stanno lavorando in questo momento per lo sviluppo dell'iniziativa". "Non occorre una carica politica", afferma Giacomo Rotoli, Presidente Nazionale di ADIANTUM, "è sufficiente essere un cittadino consapevole dell'importanza di questa iniziativa, che mira a combattere anche gli aspetti burocratici di un principio tanto disatteso dai nostri tribunali e da buona parte della politica, entrambi troppo occupati a difendere i privilegi acquisiti da una vita di malagiustizia e malapolitica. E' una delle sfaccettature della lotta di civiltà che stiamo combattendo contro chi si oppone al cambiamento". Massimiliano Gobbi
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CRONACA
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Ardea, timidi spiragli di fermento culturale E
' recente la notizia della sovvenzione di 250 mila euro per il recupero e la messa in sicurezza delle aree archeologiche di Ardea. Segno di un rinnovato interesse per la ricchezza culturale del paese, della volontà di salvaguardare opere importanti e di renderle finalmente fruibili. Rilancio culturale e, ovviamente, per il turismo che, per luoghi come questo, rappresenta una non trascurabile fonte di ricchezza. E' stata, quella appena trascorsa, una settimana ricca di eventi di promozione del patrimonio storico della città rutula, a partire dalla "Giornata del patrimonio culturale" dello scorso sabato 23 maggio, organizzata dalla Raccolta Manzù, dalla pro loco di Ardea e dall'associazione "Le grotte di San Francesco", patrocinata dal Comune di Ardea. L'evento ha permesso visite gratuite alle grotte, negli ultimi mesi ripulite dai volontari dell'associazione, oltre che all'esterno del castello Sforza Cesarini, alla chiesa di San Pietro apostolo e a quella di Santa Marina, al tempio di Giunone, all'arco della porta e alle mura ciclopiche. In cantiere un
piano di visite guidate per l'estate ardeatina, che permetterà di favorire la conoscenza delle ricchezze del territorio che, ai più, risultano sconosciute o quasi. Altro evento quello della festa del diciottesimo
anno della Pro Loco di Tor San Lorenzo, domenica 24 maggio, pretesto di promozione artistica e culturale e arena di un convegno animato da un dibattito, da cui è emersa la rilevanza della salvaguardia della cultura in un paese che tanto ne è impregnato come Ardea. Molto interessante il progetto organizzato dall'istituto comprensivo Ardea1 in collaborazione con il Museo Manzù che, con "Mini guide al Museo Manzù", ha permesso ai giovani studenti di avvicinarsi attivamente alla cultura, facendo diventare guide ai compagni gli stessi studenti, alla scoperta del museo. Il principio, questo, di una serie di iniziative che, si auspica, renderanno partecipi il maggior numero di cittadini in primis. Certo è che tali iniziative fanno ben sperare, che l'interesse delle associazioni nei confronti della città è tangibile, che la promozione culturale nelle scuole è basilare ed imprescindibile, che anche le istituzioni stanno lavorando per rilanciare un territorio, che di possibilità ne ha davvero tante. Maria Virelli
Segnalazione: buca in via Odessa
T
orvaianica, via Odessa. A poche decine di metri dalla piazza centrale, a pochi metri dal mare, c'è una buca grande e profonda che fa bella mostra di sé ormai da circa 6 mesi. Unico rimedio per evitare di caderci dentro, con l'auto, la moto o a piedi, è stato quello di buttarci dentro alcune grosse pietre (peraltro sprofondate anch'esse nel tempo) e metterci sopra un divisorio in plastica. Ma di ripararla non se parla, nonostante le continue segnalazioni da parte di residenti e commercianti della zona. Una situazione pericolosa e incresciosa, che viene rimpallata tra gli uffici senza trovare soluzione. Cosa si aspetta? Che qualcuno si faccia male sul serio?
Il Corriere della Città
SPORT 34 Calcio locale, i verdetti di fine stagione
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ECCELLENZA GIRONE B: POMEZIA CALCIO – 40 punti in classifica. E' questo lo score finale del Pomezia (ex Sporting Real Pomezia) che chiude la stagione al 9° posto in classifica a +4 dalla zona play out. Centrato dunque l'obiettivo della riconferma nella categoria. Poche soddisfazione sono invece arrivate dalla Coppa: il cammino dei pometini si è interrotto ai sedicesimi con la squadra eliminata dal Lariano. VOTO: 6,5 PROMOZIONE GIRONE C: CEDIAL LIDO DEI PINI – Una delle principali rivelazioni di questa stagione, la squadra rutula è entrata nella storia per aver centrato la promozione nel campionato di Eccellenza. Dopo un campionato condotto ad altissimi livelli la squadra, in virtù del raggiungimento del terzo posto, ha ottenuto il pass per partecipare ai Play Off; superato il Formia per 1-0 nei Quarti di Finale, la compagine è approdata in semifinale dove ha trovato la Boreale. Un secco 3-0 ha permesso ai rutuli di centrare un eccezionale “double”: finale – addirittura vinta 2-1 (d.t.s) contro l'Atletico Vescovio – e Promozione nel campionato di Eccellenza. Meglio di così... VOTO: 10 PROMOZIONE GIRONE C: UNIPOMEZIA VIRTUS 1938 – La compagine rossoblu conclude la stagione al 7° posto dopo aver messo in cascina 47 lunghezze con una media punti pari a 1,38. Il piazzamento vale comunque la riconferma in categoria (in Coppa la squadra era stata eliminata ai sedicesimi). VOTO: 6,5 PROMOZIONE GIRONE C: TEAM NUOVA FLORIDA – Soltanto 3 punti in meno rispetto ai cugini pometini dell'Unipomezia, anche la Nuova Florida conclude la stagione a metà raggruppamento; i 44 punti conquistati sono valsi un decimo posto, risultato non esaltante ma che ha consentito comunque alla squadra di ottenere la salvezza. Capitolo Coppa: la compagine ha interrotto subito il proprio cammino nella competizione uscendo sconfitta dai trentaduesimi di finale. VOTO: 6,5 PRIMA CATEGORIA GIRONE F: TORVAIANICA – Ha lottato fino all'ultima giornata per il titolo, dapprima con tre squadre, poi via via in un emozionante quanto estenuante testa a testa con il Real Colosseum. Alla fine però, a spuntarla sono stati i capitolini che hanno chiuso al comando con un margine di 3 punti; anche in Coppa il Torvaianica è arrivato ad un passo dal successo ma i rigori l'hanno condannata all'eliminazione durante la semifinale contro l'Agora dopo il doppio 0-0 nei 180 minuti.
In ogni caso la stagione resta da incorniciare anche perché, il prossimo Agosto, la compagine avrà notevoli chance di essere inserita nel campionato di Promozione. VOTO: 7,5 PRIMA CATEGORIA GIRONE F: INDOMITA POMEZIA – La società del Presidente Padula chiude la stagione al 4° posto in classifica dopo aver cullato, per alcuni tratti della stagione, il sogno del “grande colpo”. A raffreddare gli animi ci aveva pensato però la stessa Dirigenza quando, nel corso di un'intervista rilasciata ai nostri microfoni pubblicata sul Corriere della Città di Marzo, aveva dichiarato di voler fare le cose “con i giusti tempi” e che “non era certo questa la stagione per puntare alla promozione”. La Promozione, del resto, alla fine non è arrivata ma rimane comunque il buon lavoro svolto dal gruppo ed un percorso di crescita che continuerà sicuramente nella prossima stagione. VOTO: 7PRIMA CATEGORIA GIRONE F: TOR SAN LORENZO – La peggiore di questa stagione. Squadra quasi sempre battuta in campionato, chiuso malinconicamente all'ultimo posto con appena 10 punti conquistati. Annata horribilis. VOTO: 4 PRIMA CATEGORIA GIRONE F: CITTA' DI POMEZIA – L'obiettivo salvezza per i pometini è arrivato soltanto nel finale di stagione ma ben altre erano le aspettative stagionali su questa squadra; non solo: la formazione, nel corso della stagione, ha più volte ricevuto i complimenti anche da parte di formazioni ben più blasonate in virtù del gioco espresso nelle sfide di cartello, il che rende ancora più amaro l'epilogo finale. VOTO: 6 PRIMA CATEGORIA GIRONE F: AIRONE ARDEA – Salvarsi e... salvare una stagione – scusate il gioco di parole – all'ultimo respiro può essere straordinariamente appagante. La gioia di vincere uno spareggio è pari a quella di una vittoria del titolo soprattutto se arriva quando le speranze erano davvero ridotte al lumicino. Ed è così, alla resa dei conti, che l'Ai-
rone Ardea ha trovato un'insperata riconferma nella categoria: dopo un campionato abbastanza travagliato ci è voluto lo scontro diretto con la Città di Aprilia per ottenere e tagliare quello che era l'obiettivo minimo della stagione. La sfida dei play ouy tra la terzultima, l'Ardea, e la penultima, l'Aprilia per l'appunto, è terminata tra l'altro 3-3 dopo i tempi supplementari ma la vittoria è comunque andata ai rutuli in virtù del miglior piazzamento in classifica. Tutto è bene quello che finisce bene. VOTO: 6 TERZA CATEGORIA LATINA GIRONE A: ENEA POMEZIA – Campionato condotto con diligenza ma alla fine la squadra si piazza soltanto all'ottavo posto con 32 punti, molto lontana dalle prime della classe. Nella Coppa di fine stagione la squadra non è andata oltre gli ottavi. VOTO: 6 TERZA CATEGORIA LATINA GIRONE A: ATLETICO ARDEA – Dopo una partenza non brillantissima ed il primo cambio sulla panchina, l'Ardea, con la nuova gestione Benedetti, si era inserita addirittura nella lotta per il titolo. Alcune sconfitte di troppo però ne hanno minato la risalita e alla fine la squadra si è dovuta accontentare del sesto posto; nella Coppa di fine stagione poi, i rutuli sono stati eliminati agli ottavi, uscendo sconfitti dal campo ai supplementari per 4-0 contro il San Magno. Peccato. VOTO: 6 TERZA CATEGORIA LATINA GIRONE A: MONTEGIORDANO – E' stata la miglior squadra del territorio in questo girone. Per lunghi tratti anche al comando del raggruppamento alla fine la compagine si è dovuta accontentare del quarto posto piazzandosi però a soli tre punti dal terzetto arrivato a pari merito Sporting Netttuno – La Rocca – Fanciulla D'Anzio; in Coppa il team è partito nel migliore dei modi aggiudicandosi il turno degli ottavi con un convincente 4-1 rifilato allo Spinium, salvo poi essere eliminato ai quarti dall'Amatori Circeo con il parziale di 2-1. VOTO: 7+ Luca Mugnaioli
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Il Corriere della Città Giugno 2015
Le 10 spiagge più belle d D
a Sabaudia a San Felice Circeo, da Sperlonga a Ventotene, da Gaeta a Terracina passando per Latina ed Anzio sono queste le otto località del Lazio premiate con la Bandiera Blu 2015 dalla FEE (Foundation for environmental education) con il supporto e la partecipazione delle due agenzie dell'ONU: UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente) e UNWTO (Organizzazione Mondiale del Turismo) con cui la FEE ha sottoscritto un Protocollo di partnership globale. Sette sono le bandiere che sventolano in provincia di Latina: Sabaudia, San Felice Circeo, Sperlonga, Ventotene-Cala Nave, Latina, Gaeta e Terracina che ottiene il riconoscimento per la prima volta. Una sola la bandiera in provincia di Roma: Anzio. Un totale di diciasette spiagge portano la regione a raggiungere quota otto, oltre ai riconoscimenti per gli approdi turistici di Gaeta (Base Nautica Flavio Gioia) e Civitavecchia (Porto Turistico Riva di Traiano). Bandiera Blu vuol dire innanzitutto eccellenza della qualità delle acque di balneazione, ma anche una serie di servizi che contribuiscono a garantire la massima vivibilità del territorio come la depurazione delle acque reflue, la rete fognaria, la gestione dei rifiuti con particolare riferimento alla raccolta differenziata e ai rifiuti pericolosi, la regolamentazione del traffico veicolare anche attraverso la realizzazione di aree pedonali, piste ciclabili, parcheggi decentrati e bus-navetta, la cura dell'arredo urbano, la sicurezza ed i servizi in spiaggia, educazione ambientale e informazione, iniziative per la sostenibilità ambientale, la pesca professionale e il turismo inteso come corretto rapporto tra flusso turistico e ricettività. E il potersi fregiare dell'ambito riconoscimento mondiale, rappresenta un punto di forza per i comuni, come dimostrato da una ricerca interuniversitaria realizzata dagli Atenei di Urbino e Perugia, secondo la quale il 94% delle località registra vantaggi per il rafforzamento dell'immagine" e "l'88% ha riscontrato un aumento di soddisfazione da parte dei turisti". Un segnale forte e importante, dunque, per l'economia turistica laziale, ed un giusto riconoscimento all'attenzione e all'impegno riservati dalle Istituzioni e dagli operatori pubblici e privati dei comuni rivieraschi alla cura e alla tutela dell'ambiente, con particolare riferimento all'ecosistema marino, a beneficio di residenti e turisti che dimostrano di apprezzare e "premiare" una sana cultura di rispetto del territorio, opportunamente coniugata con le necessarie esigenze di un adeguato sviluppo dell'offerta turistica diversificata. Spiagge meravigliose e acque pulitissime hanno contribuito in maniera rilevante a raggiungere questo ambito traguardo. Il litorale laziale, con le sue isole, rappresenta una meta fra le più frequentate d’Italia. E anche nel 2015 le spiagge di questa regione hanno mantenuto alta l’immagine dell’Italia, proponendo spettacolari location e sprazzi di mare incontaminato. Eccovi allora una carrellata di spiagge laziali apprezzate per le loro particolarità dalla maggior parte dei turisti di tutto il mondo:
1. Sabaudia La spiaggia di Sabaudia, all’ombra del Monte Circeo, con le sue soffici dune che si estendono per ben 25 chilometri tra il lido di Latina e Torre Paola, costituisce una delle mete preferite dei romani data la vicinanza alla capitale. È immersa nel Parco Nazionale del Circeo e le sue dune vengono oggi protette perché a rischio di estinzione. Con 15 chilometri di spiaggia finissima dalla caratteristica forma a mezzaluna, Sabaudia costituisce, proprio per le sue dune, un ambiente unico in Italia. Alle spalle della spiaggia è, infatti, presente questo “cordone dunale” che può raggiungere un’altezza di 27 metri, sulla cui sommità corre una strada che si snoda lungo il percorso. Il periodo migliore per poter vedere questo spettacolo della natura in tutta la sua bellezza è certamente la primavera quando la duna mostra il suo lato più particolare: una rigogliosa fioritura la trasforma in un mosaico di colori che vanno dal giallo delle leguminose al rosa del loto, inebriando l’aria di un buonissimo profumo.
2. Litorale di Levante e di Ponente, San Felice Circeo
Ora parliamo di una delle più famose località balneari del litorale pontino, la spiaggia di San Felice Circeo, parte del Parco Nazionale del Circe. Una bellissima spiaggia soffice e dorata che si snoda sotto lo sguardo vigile del promontorio del Circeo. Il litorale è molto lungo e alterna tratti più alti e rocciosi a tratti più bassi e sabbiosi. I fondali sono digradanti, ideali quindi per fare il bagno e nuotare. Il tutto è circondato da una stupenda macchia mediterranea rigogliosa di palme nane, mirto e ginestre. Raggiungibile da Roma seguendo la Statale 148, si divide in due parti: il litorale di Levante (da Torre Olevola al Porto di San Felice), per lo più ricco di stabilimenti balneari, e quello di Ponente, che si prolunga fino alle famose dune di Sabaudia, più conosciuto per le sue spiagge libere. Da notare che il promontorio del Circeo rappresenta la più grande foresta di pianura d’Italia, rifugio ideale per daini, volpi e cinghiali, ma anche per tutti i turisti in cerca di relax immerso nella natura.
3. Spiaggia dell'Angolo, Sperlonga Protetta da uno dei borghi considerato tra i più belli d’Italia, la spiaggia di Sperlonga è bagnata dal mare che forma l’oasi blu Villa di Tiberio, un’area di quasi undici
ettari chiamata così a causa del reperto archeologico i cui resti sono ancora visibili e visitabili. Sperlonga deve il suo nome alle grotte naturali (speluncae) che si aprono lungo la costa. La Spiaggia dell’Angolo è uno dei tratti migliori di spiaggia libera di Sperlonga ed è parte della riserva marina di Villa Tiberio, Capovento e Punta Cetarola. Dal fascino unico e selvaggio, questa spiaggia si raggiunge grazie a una scalinata che dal comune conduce al porto. Con il suo mare cristallino e i fondali digradanti ricchi di flora e fauna molto interessanti, è una delle mete preferite dai subacquei e certamente una delle spiagge più visitate del litorale.
4. Cala Nave, Ventotene Tra le spiagge del Lazio più apprezzate del Lazio non possiamo non citare la spiaggia di Cala Nave nell'isola di Ventotene. La spiaggia si trova sulla parte sud-orientale dell’isola e presenta una piccola lingua di sabbia di colore chiaro che si alterna con ghiaia. Non lontano dal paese, questa splendida caletta, raggiungibile costeggiando le numerose grotte scavate nel tufo, è sicuramente il posto più bello dell’isola. Un grande scoglio, un piccolo isolotto e un faraglione rendono questo piccolo gioiellino un meraviglioso scrigno tutto da scoprire. Collocata sulla rotta che congiunge Ischia a Ponza, Ventotene è ancora oggi un’isola in grado di evocare tutte le sensazioni che normalmente si possono immaginare legate allo stereotipo dell’isola per eccellenza.
5. Chia di Luna, Ponza Questa stupenda spiaggia è accessibile sia dal mare sia da terra attraverso un tunnel costruito in epoca romanica che conduce sulla strada provinciale, riaperto da qualche anno dopo la messa in sicurezza. Deve il suo nome al dialetto napoletano, dove chiaia significa spiaggia, e alla sua caratteristica forma di mezzaluna. Una spiaggia sicuramente d’impatto, contraddistinta dalle sue imponenti scogliere che superano i 100 metri di altezza, prontamente recintate per evitare il pericolo frane. Chiaia di Luna anticamente ospitava un porto greco del quale, però, non sono rimaste tracce, mentre, nella parte superiore della spiaggia, sorge ancora una necropoli romana; tutto ciò rende ancora più suggestivo questo paesaggio unico nel suo genere. La spiaggia è lambita da acque turchesi, trasparenti e cristalline, e vanta un fondale sabbioso ideale per fare il bagno e nuotare. Desidero però avvisare tutti coloro che vorranno visitarla che il servizio balneare è presente solo lungo il tratto orientale dell’arenile, per il resto governa la natura!
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del Lazio per l'estate 2015 6. Cala del Porto, Palmarola
Montagna Spaccata, posto sul lato sud del promontorio dal quale si gode un vista della spiaggia a 360 gradi.
L’isola di Palmarola si trova nell’arcipelago delle Isole Ponzine e, grazie al suo aspetto incontaminato e alla varietà delle sue coste, è considerata una delle più belle al mondo. Abitata solo nel periodo estivo, diventa luogo di ritiro per i ponzesi che, sfuggendo alla caotica Ponza, si rifugiano nelle “case grotta”, tipiche abitazioni scavate nella roccia di Palmarola. Cala del Porto rappresenta l’unico approdo sicuro dell’isola; la spiaggia di sabbia e sassi mantiene ancora l’aspetto selvaggio di un tempo. Protetta dall’alto Faraglione di San Silverio, sui suoi fianchi presenta i caratteristici “vricci”, le grotte di tufo scavate tanto tempo fa dagli agricoltori. Nei pressi si trovano due piccoli ristorantini dai quali è possibile ammirare anche la bellezza dei due imponenti scogli delle Galere.
8. Lungomare Circe, Terracina
7. Spiaggia dei 300 Gradini e la Spiaggia di Serapo, Gaeta Tra i comuni di Gaeta e Sperlonga, lungo la Via Flacca, si trova la spiaggia dell’Arenauta o Spiaggia dei 300 Gradini. Incastonata fra le rocce, questa stupenda spiaggia è accessibile attraverso un percorso a pagamento costituito da circa 300 gradini, segnato da un cartello con la scritta “ultima spiaggia” e immerso in una meravigliosa atmosfera. Man mano che si scende, si intravede la spiaggia in tutto il suo splendore. Con la sua sabbia dorata e il suo mare trasparente, l’Arenauta offre ai visitatori anche la possibilità di affittare lettini e ombrelloni grazie alla presenza di un piccolo bar. Consiglio di visitarla a giugno e settembre in quanto in questi mesi è facile poter godere di spazi di assoluta tranquillità. Anche per questo motivo, una parte della spiaggia, più precisamente il lato sinistro, è riservata ad area naturalistica segnalata da apposite indicazioni. Altra meta da non perdere è la spiaggia di Serapo, la spiaggia principale del Comune di Gaeta. Molto frequentata dai turisti sia italiani che stranieri attratti dalla sua stupenda sabbia, la spiaggia è lunga circa un chilometro e mezzo. Un tempo qui c’era una duna sconfinata, ma con l’apertura della vetreria (1911) tonnellate di sabbia furono utilizzate per fabbricare bottiglie; la sabbia quindi, con il passare degli anni, si è ridotta fino raggiungere la sua larghezza attuale. Ora le sue dune sono scomparse, ma la rena rimane comunque quella: pulita, chiara e leggera. Dalla spiaggia si può ammirare “la Nave di Serapo”, uno scoglio non molto distante dalla riva la cui forma ricorda quella di una nave. Il punto ideale per poterlo ammirare si trova al Santuario della
Tre chilometri di litorale per lo più attrezzato e colmo di divertimenti notturni, questa è la spiaggia del Lungomare Circe di Terracina. Secondo una leggenda, la città di Terracina è stata fondata dai profughi di Sparta. Omero racconta che Ulisse salì sull’acropoli per osservare l’isola di Eea, l’attuale promontorio… quindi che dire: anche qui ci troviamo di fronte a un luogo molto apprezzato per il suo fascino. Lungo la biondissima spiaggia corre la passeggiata sul mare, una strada costeggiata da palme altissime che danno un senso di esotico al paesaggio e che vi permetteranno anche di godervi un’ottima camminata. Questa spiaggia è la meta ideale per tutti coloro che vivono le vacanze al mare con energia e divertimento: fitness, acquagym, beach soccer, beach tennis, beach volley vengono normalmente compresi nell’offerta deglistabilimenti balneari. Inoltre, per gli appassionati della vita notturna, vari locali offrono la possibilità di ballare in spiaggia fino a tarda notte. Essendo poi una spiaggia con una finissima sabbia bianca e un mare poco profondo è molto frequentata anche dalle famiglie con bambini. Insomma, se cercate una spiaggia con tutte le comodità e i divertimenti, quella di Terracina sicuramente non deluderà le vostre aspettative.
9. Latina Lido, Latina La città di Latina presenta alcune delle migliori spiagge del nostro paese, da non perdere se amate il mare e non avete magari mai fatto il bagno nel mar Tirreno, che è il mare che bagna questa bellissima città laziale. La zona balneare della città di Latina si chiama Marina di Latina o Latina Lido. Tra le Latina spiagge migliori possiamo vedere lido di Capo Portiere che, insieme al lido di Foce Verde, dà vita a Latina Lido, praticamente la spiaggia di Marina di Latina. Si tratta di una spiaggia di sabbia fine, particolarmente adatta per le famiglie con bambini piccoli e per gruppi di amici. Il già citato lido di Foce Verde è
allo stesso modo una spiaggia di sabbia molto fine, dal colore chiaro, che attira e che ti fa venire voglia di fare delle bellissime passeggiate in riva al mare, sia in estate che in inverno. Tra le attrazioni che si possono visitare a Latina in estate, oltre le Latina spiagge più belle, ci sono anche il lago di Fogliano e il parco del Circeo.
10. Grotte di Nerone, Tor Caldara e Spiaggia dei Gigli, Anzio
Favorita da un clima mite e temperato è una meta ideale per soggiorni rilassanti in riva ad un mare azzurro e limpido. Immerso nella riserva naturale regionale Tor Caldara, questo pezzo di Tirreno ospita spiagge come quella delle Grotte di Nerone, impreziosita dai ruderi della villa dell'imperatore romano, da scogliere verticali e da un'acqua cristallina. Dorata la sabbia della spiaggia dei Gigli, che ospita dune alte fino a venti metri e separa il mare da un lecceto di oltre cinquanta ettari. A guidare i viaggiatori, il bianco faro che da oltre un secolo e mezzo spicca su tutta l'area. Il Lazio offre ai propri turisti tantissimi ottimi motivi per trascorrervi una bella vacanza. Per cui, se andate a visitare la Capitale, ricordatevi che appena fuori le sue mura potete trovare chilometri di costa e stupende isole bagnate da acque cristalline assolutamente da vedere… Massimiliano Gobbi
Le spiagge laziali più apprezzate dalla maggior parte dei turisti di tutto il mondo
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Il Corriere della Città Giugno 2015
Notizie Tascabili
di Luca Mugnaioli
“CORRIERE DELLA CITTA', INFORMARE PER INFORMARSI” Heysel 1985-2015: 30 anni dopo quei 39 morti hanno tanti responsabili e nessun colpevole. E il calcio non è più lo stesso - Il 29 maggio 1985 a Bruxelles si consumò una delle peggiori tragedie della storia del calcio, sicuramente quella più nota perché avvenuta prima della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Da allora ad oggi tante inchieste e altrettante polemiche, una coppa che nonostante tutto fa bella mostra in bacheca a Torino, nessuna ammissione di colpa da parte di chi organizzò quel match folle. E le storie dimenticate di coloro che in quello stadio morirono. Sono le sette e venti Elezioni Fifa, Blatter resta presidente: si ritira il principe Ali al-Hussein. Lo svizzero aveva ottenuto 133 voti contro 73 alla prima votazione: nella prossima gli sarebbe bastata la maggioranza semplice, e il suo avversario ha scelto di chiamarsi fuori. Inizia per il vincitore il quinto mandato nonostante lo scandalo che ha travolto l'organizzazione - ZURIGO - Joseph Blatter resta presidente della Fifa, e questo nonostante lo scandalo che ha travolto il massimo organismo del calcio mondiale. Non c'è stato bisogno di una seconda votazione, visto che l'avversario del discusso leader del maggiore organismo calcistico mondiale, il principe Ali Bin al-Hussein di Giordania, si è ritirato. Alla prima avevano partecipato tutti i 209 membri delle Federazioni: 206 i voti validi, 133 dei quali per l'attuale presidente della Fifa che però, per la conferma, avrebbe avuto bisogno dei due terzi, ovvero 139 preferenze. (repubblica.it) Prostituzione minorile alla stazione Termini: «Quei ragazzini avevano mille clienti» - I clienti lo sapevano: per adocchiare baby prostituti dovevano appostarsi sulla scala mobile che conduce in via Giolitti. Da lì gli sguardi ammiccanti, lo scambio del numero del cellulare, e poi l'appuntamento per consumare in casa (spesso in ville) dopo la doccia, oppure di corsa, su un vagone. Sono almeno un migliaio, secondo una prima stima degli investigatori, i clienti senza scrupoli che hanno frequentato Termini per adescare ragazzini, per lo più rom e minorenni. (ilmessaggero.it) Le quattro bombe a orologeria che minacciano l'Europa. Dalla Spagna alla Polonia, dalla Gran Bretagna alla Grecia: l'Unione è messa a dura prova da potenti forze centrifughe. Come andrà a finire? - Addio stabilità politica per il gioiello del Mediterraneo, quella Spagna che si calcola quest'anno crescerà del 3%, ossia a una velocità almeno quadrupla rispetto all'Italia. Le regioni e le principali città iberiche, che fino a domenica scorsa erano governate da solide maggioranze del Pp e del Psoe, ora sono nel caos. Dopo le amministrative, e il doppio terremoto Podemos e Ciudadanos, le maggioranze assolute sono svanite. Consigli regionali e municipali si ritrovano frammentati: a Barcellona e Madrid, le candidate sindaco di Podemos hanno aperto alle altre forze di sinistra “classiche” con l'obiettivo di siglare accordi di coalizione o di appog-
di sera allo stadio Heysel di Bruxelles, in campo due squadre di ragazzini belgi con indosso le maglie rosse e bianconere si stanno sfidando in attesa dell’incontro dei grandi, in cielo un bellissimo tramonto sembra disegnato apposta da Emile Claus per fondersi con i colori delle sciarpe e delle bandiere dei tifosi. Sono le sette e venti di sera allo stadio Heysel, quando qualcosa va storto. Quella che doveva essere la festa della finale di Coppa Campioni tra il Liverpool, che l’aveva vinta l’anno prima all’Olimpico contro la Roma, e la Juventus, che la stagione precedente aveva vinto la Coppa delle Coppe e poi gio esterno a giunte minoritarie. Mentre a Valencia, terza città del paese, è Compromis, un movimento anti-corruzione arrivato sorprendentemente primo, a pilotare le trattative. (ilsole24ore.it) Nove passanti travolti da auto pirata. Morta una donna, catturata una rom - La nomade di 17 anni, con due complici, fuggiva su una Lancia dopo l’alt della polizia. La vittima aveva 44 anni. Quattro i feriti gravi. Caccia ai ricercati a Primavalle - ROMA — Dramma mercoledì sera (27 maggio ndr) a Primavalle. Una Lancia Lybra grigia con tre nomadi a bordo ha investito otto persone in via dei Monti di Primavalle. Una donna di 44 anni, di nazionalità filippina, è morta sul colpo, quattro i feriti in codice rosso trasportati al Policlinico Gemelli e al San Camillo, ma ci sono altre quattro persone in condizioni meno preoccupanti, fra cui due agenti di polizia. L’Ares 118 ha inviato sul posto sei ambulanze e un’automedica. I tre investitori, fra i quali una donna - una ragazzina di 17 anni residente nel campo della Monachina, sull’Aurelia -, sono fuggiti all’alt della polizia e si sono poi allontanati a tutta velocità, ma poco dopo hanno abbandonato la vettura per proseguire la fuga a piedi. Ma la polizia ha fermato proprio la donna che è poi stata arrestata con l’accusa di concorso in omicidio volontario, mentre i complici sono tuttora ricercati. (corriere.it)
Altre in breve:
CINEMA: Fuorigioco, disoccupati invisibili over50 - Toni Garrani protagonista del film in sala dal 3 giugno (ansa.it link diretto http://tinyurl.com/nz8g2m5) – MODA: Michelle Williams per Louis Vuitton L'attrice americana è il volto della nuova adv Louis Vuitton accessori (vogue.it link diretto: http://tinyurl.com/o7cclsm)
Curiosità & Life Style
Facebook: amicizie virtuali...oppure no? - Matt Kulesza è arrivato a “collezionare” quasi 1.100 amici nel popolare social network. Ma ha deciso di andare oltre lo “schermo”, cercando di rompere la barriera tra virtuale e reale: Matt ha deciso di voler bere un caffè di persona con ciascuno dei suoi amici virtuali, “per vedere chi
a gennaio la Supercoppa Europea proprio contro i Reds, si trasforma in una tragedia. Alla fine di quasi due ore di panico e angoscia, di urla e di spaventi, di paura e di delirio, si contano 39 morti (di cui 36 italiani, il più vecchio di 58 anni e il più giovane di 11 anni) e oltre 600 feriti. Sono le nove e quaranta allo stadio Heysel di Bruxelles, e da quel maledetto 29 maggio del 1985 il calcio non sarà più lo stesso. (ilfattoquotidiano.it leggi l'articolo completo al link: http://tinyurl.com/p8ofaeu)giordano
sono veramente queste persone e conoscerli un po’”. Un modo per ridare alle relazioni personali quel ruolo centrale che oggi sembra abbiano perso, sempre più sostituito da conoscenze digitali. (nostra rielaborazione da notizie.delmondo.info)
A tavola con il cane: ristorante serve clienti a due e quattro zampe - Anche se sempre più ristoranti consentono agli avventori di portare i loro cani, non ci sono molti posti che propongono sia menu per umani che per cani: ne ha finalmente creato uno la trentenne Giannina Gonzalez, nelle Fillippine. L’idea è venuta alla Gonzalez per il suo amore per i cani, e il suo sogno è sempre stato quello di trovare un ristorante dove poter dividere il tavolo con il suo amico a quattro zampe. Riflettendo sul fatto che probabilmente anche altri avevano lo stesso desiderio, ha deciso di impegnarsi in prima persona e aprire lei il locale dei suoi sogni e gli affari - confessa la donna - vanno piuttosto bene. (notizie.delmondo.info) Milano, il tribunale blocca "Uber Pop" in tutta Italia: "Concorrenza sleale, soprattutto con Expo". Accolta la tesi delle associazioni di tassisti. Il giudice: "Quindici giorni di tempo, altrimenti scatteranno le penali". La multinazionale americana: "Faremo ricorso" "Concorrenza sleale": Uber Pop non può più operare a Milano e nel resto d'Italia. Dunque, i tassisti avevano ragione. A dirlo è il tribunale di Milano che ha bloccato l'app della società americana che, di fatto, consentiva a chiunque di fare l'autista-tassista con la propria auto. Così ha deciso il giudice Claudio Marangoni, della sezione Imprese, accogliendo il ricorso presentato un mese fa dalle organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, di tassisti e radiotaxi. (repubblica.it/tecnologia)
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Il diritto a “ritrovare se stessi” O
gnuno di noi ha bisogno del diritto a staccare la spina, a porre un limite chiaro tra tempo di lavoro e tempo per se stessi, per la famiglia, per il riposo. Altrimenti il rischio che si corre è che le continue pressioni e lo stress rendono malati. Per ogni essere umano è importante avere tempo garantito per la famiglia, gli amici e per se stessi, anche per non cadere nella tentazione di pensare che la propria vita quotidiana sia solo quella trascorsa nel proprio ambiente di lavoro. Perché se vivi sempre e solo in contatto con le persone che frequenti al lavoro, scambi la tua vita professionale per la realtà, invece la vita è anche altrove! Non solo: è stato dimostrato che la gente si ammala quando vive sotto la pressione costante del lavoro, quindi si assenta più frequentemente arrecando un danno maggiore alle aziende stesse. Avere sempre la sensazione che il lavoro non sia finito ti toglie la dimensione del riposo e della tranquillità. Siamo sempre di corsa, rincorriamo il tempo che non si ferma, ossessionati delle cose che non facciamo piuttosto da quelle che siamo riusciti a concludere. Purtroppo però, sempre più spesso, decidiamo di fermarci solo nel momento in cui ci troviamo davanti ad un problema di salute. In quel momento e, solo allora, ci rendiamo conto che “DARSI UNA CALMATA” è fondamentale per noi e per le persone che ci vogliono bene. Di fronte alla prospettiva che la nostra vita possa interrompersi di colpo, ci fa pensare in maniera più convincente che “il combattere fino alla morte” è fatica inutile. Il mangiare bene, coltivare interessi, frequentare persone piacevoli, concedersi del sano e meritato riposo ci aiuta ad essere persone positive,
serene e più produttive anche professionalmente. E’ sempre più dimostrato che la salute dei bilanci di un’azienda e quella dei suoi impiegati sono strettamente correlate e che, quando le si considera due entità separate, il prezzo da pagare è consistente, sia sul piano personale, sia su quello collettivo. Come individui, mettiamo a repentaglio la nostra salute e la nostra felicità. Per le imprese, avere dei dipendenti stressati ed infelici, si traduce in mancanza di stimoli e quindi poca produttività e minor competitività. Ma è vero anche il contrario: ciò che fa bene a noi come persone, ovvero prendersi cura del corpo della mente e dello spirito, fa bene anche alle aziende con cui collaboriamo. Dobbiamo convincerci che la nostra vita deve essere come un’opera d’arte, va salvaguardata come un capolavoro. Sono un capolavoro quando riesco a valorizzare tutto quello che c’è in me e intorno a me. Lo spazio che vivo, la casa che abito. Il capolavoro lo realizzo tutti i giorni quando evito una litigata con i figli, con il partner, coi colleghi; quando scelgo una bella musica che accompagna un momento di tristezza o di malinconia.
Quando, anche se piove, ho voglia di sole! L’arte delle piccole cose, la trasformazione di ciò che è brutto in ciò che è bello … Questo è il vero capolavoro! Essere più ottimisti..cominciando a vedere le cose da un altro punto di vista. Scegli sempre ciò che ti piace e ti fa star bene, non sottovalutare i dettagli perché sono importanti, possono essere oggetto di piccole felicità che non potevi immaginare. Quando si sbaglia strada purtroppo è come se avessimo la vista annebbiata a tal punto da non riuscire ad avere una vita felice. Assomigliamo a quell’ubriaco che ha perduto le chiavi di casa e si ostina a cercarle nei pochi centimetri di asfalto illuminati da un lampione. A chi gli chiede se è proprio sicuro di averle perse lì, lui risponde sicuro: “niente affatto le ho perse là dietro, solo che là è troppo buio e non mi va di cercare” Ecco, appunto, è quello che a noi spesso succede. Ovvero ci incaponiamo a cercare formule semplicistiche e improbabili toccasana per il nostro benessere e per la nostra felicità proprio là dove batte la luce rassicurante del lampione, confortati dal fatto che, se ancora non siamo abbastanza felici, è solo perché non abbiamo cercato a fondo o a sufficienza. Il resto della strada, d’altra parte, è così buio! Se in un momento qualsiasi della tua vita: pessimismo, bruttezza o svogliatezza prendessero il sopravvento, ricordati sempre che puoi decidere di essere un capolavoro. Non affogare nel fango quotidiano: lotta, indignati, sbaglia, urla se necessario, ma fa della tua unica vita un’OPERA D’ARTE. Antonio GUIDO (dirguido@libero.it Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale
Aiuto: mio figlio non dorme! M olte mamme si trovano a dire o pensare questa frase. Un problema tipico dell’essere genitori nasce proprio dalla gestione del sonno del bambino e quindi anche del proprio. È molto frequente che i genitori (soprattutto le mamme!) passino notti insonni a cercare di consolare i propri figli da ansie e paure notturne. Ciò provoca nei genitori una forte reazione di stress e di frustrazione, oltre che di stanchezza. Per riuscire a superare questa difficoltà una farmacia del Nord Dakota ha avuto un’idea geniale che è riuscita a rasserenare le notti di alcuni bimbi e dei suoi genitori. I bambini non riuscivano a dormire perché avevano paura dei mostri, manifestazione tipica e molto diffusa dei disturbi del sonno in età scolare e prescolare. Il farmacista ingegnoso ha messo appunto uno spray colorato con tanto di etichetta spray contro i mostri e istruzioni per l’uso. I bambini hanno miracolosamente sconfitto i mostri e si sono addormentati, per la gioia dei genitori. I farmacisti hanno quindi saputo sfruttare quello che in psicologia si chiama “effetto placebo” ov-
vero il solo fatto di credere che qualcosa possa farci stare meglio, può indurre un effetto curativo. D’altronde per i bambini e ancora più facile che questo effetto si inneschi, i piccoli si fidano delle parole degli adulti - e costruiscono la realtà in base alle informazioni che provengono da chi
rappresenta per loro un punto di riferimento. Questo significa che anche le paure e le ansie vengono percepite, assorbite e poi espresse sotto una forma adatta alla loro età (come gli incubi appunto). L’addormentamento è sempre un momento di separazione sia per la mamma e il papà che per il bambino e può essere fonte di angoscia per entrambi. Proprio per questo motivo deve essere gestito con tranquillità e sicurezza, a volte utilizzando anche un po’ di fantasia, come hanno fatto i farmacisti. È necessario trovare la chiave di lettura del mondo dei bambini e di leggere con i loro occhi il mondo che li circonda. Se le difficoltà persistono esistono dei percorsi psicologici molto brevi e mirati che possono aiutare genitori e bambini, dando informazioni e consigli tecnici per superare ogni specifica difficoltà. Dott.ssa Elisabetta Paoletti Psicologa paoletti-elisabetta@libero.it www.psicologa-paoletti.com
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Il Corriere della Città Giugno 2015
Partorire in casa tra follia e consapevolezza “Ho dovuto superare mille paure, prima fra tutte la paura che se fosse successo qualcosa sarebbe stata colpa mia...ma come sempre ciò che deve succedere accade...ed è stato bello affidarsi alla Vita nel dar vita alla Vita”
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iugno è il mese dedicato al parto a domicilio e quindi ai bimbi “home made”. La scelta di partorire in casa è frutto del desiderio di vivere in maniera completa e senza interferenze un momento unico ed irripetibile della vita. Nonostante le perplessità di molti, non implica la rinuncia totale alla sicurezza della medicina tradizionale. Non stiamo infatti parlando del semplice ritorno al passato, ma del recupero di una dimensione più intima di un evento familiare che fino a qualche decennio fa si svolgeva tra le mura domestiche, supportato però da tutti i mezzi diagnostici e terapeutici grazie al collegamento con strutture ospedaliere vicine. Tutti sostengono che la gravidanza, il parto, il post partum, l’allattamento siano eventi fisiologici, propri della vita di una donna, tuttavia ci si affida alle cure di figure professionalmente formate per riconoscere e trattare la patologia, prima che la fisiologia. Tutto ciò ha portato nel tempo ad una eccessiva medicalizzazione della gravidanza e di tutto ciò che vi ruota intorno: nell’immaginario comune, l’ospedale è diventato il luogo più sicuro per mamma e bambino rispetto a qualsiasi altra scelta. Ma è davvero così? Studi condotti mettendo a confronto paesi industrializzati in cui si effettuano parti a domicilio e parti in ospedale hanno evidenziato che la riduzione dell’incidenza di morte perinetale e neonatale non è conseguenza del cambiamento del luogo del parto (da casa all’ospedale), ma del miglioramento generale delle condizioni socio- economiche, del livello di scolarizzazione e dell’accesso ai servizi sanitari di base. Quindi la sicurezza che offre l’ospedale (parlando di gravidanza e parto fisiologici) non solo è apparente, ma anzi, gli eccessivi controlli ed esami spesso portano ad un aumento della patologia e non della prevenzione. Questa patologia ostetrica è detta iatrogena ed è confermata dall’elevato numero di tagli cesarei eseguiti e non supportato da una evidente riduzione dei casi avversi. Un ambiente sfavorevole e’ la prima causa di arresto del travaglio, di contrazioni inefficaci e parti protratti, eventi a cui l’ospedale risponde con farmaci, manovre manuali o strumentali, tutte pratiche che comportano rischi per mamma e bambino. Eppure basterebbe concedere poco per ottenere tantissimo, per esempio: far mangiare la mamma, lasciarla riposare, lasciarla libera di muoversi, o semplicemente lasciarle esprimere le proprie paure allontanando persone sgradite. Tutto questo si può fare anche in ospedale, tuttavia la routine
e i protocolli interni si sposano male con un evento tanto personale ed emotivo come il parto. L’impostazione mentale di un luogo dove si cura la malattia difficilmente si sposa ad esempio con l’idea di un “dolore buono”! Un ambiente in cui è possibile sentirsi a proprio agio e mantenere la propria dignità, con accanto le persone amate, predispone ad un parto più sereno! In un ambiente rilassato è più facile gestire il dolore ed ascoltare il rumore dell’anima di una donna che diventa madre, mentre gestisce ed ascolta il proprio corpo in assoluta libertà. Istintivamente una donna sa quale posizione assumere per sentire meno dolore sia in travaglio che nella fase espulsiva, ed è per questo che in casa viene lasciata libera di scegliere, proprio come al neonato viene lasciato il tempo di adattarsi dolcemente alla vita extrauterina. Questo significa avere rispetto per la donna e per il momento che sta vivendo, per la coppia e per la trasformazione che sta subendo, per il bambino che sta venendo al mondo e per la sua fragilità, in altre parole, vuol dire avere rispetto per la sacralità del miracolo di una nuova vita. L’assistenza offerta in casa è conservativa, non invasiva , senza interferenze farmacologiche, manuali o strumentali. Il rapporto tra donna ed ostetrica è un rapporto speciale che si fonda sulla fiducia. L’ostetrica per la coppia diventa una sorta di sostegno e guida: non si sostituisce nelle scelte, ma le incoraggia e le sostiene motivandole anche per molto tempo dopo la nascita del bimbo. Dovrebbe seguire la gravidanza fin dal principio, selezionando le gravidanze che si discostano dalla fisiologia e quelle a cui proporre il parto in casa. Tutti insieme, coppia ed ostetriche,(ne servono
2 per un parto in casa) fanno il piano di assistenza al parto, stabilendo gli appuntamenti per le visite future che si faranno più ravvicinate via via che ci si avvicina al termine gravidanza. Tutto questo permetterà di conoscere la coppia, capirne le esigenze, di provare ad offrire la migliore assistenza possibile nel tentativo di soddisfare le loro aspettative, inoltre permetterà di conoscere le persone che saranno presenti in casa durante il parto. L’assistenza quindi parte dalla gravidanza, procede lungo il travaglio ed il parto, continua nel post partum, con particolare attenzione all’allattamento e si conclude formalmente 40 giorni dopo il parto con l’ultima visita. Le donne che hanno scelto di partorire in casa non sono sprovvedute, irresponsabili, ma donne che si sono informate e hanno scelto di arrivare preparate al momento forse più unico della loro vita, per goderlo e gestirlo in ogni sua sfaccettatura, per viverlo, offrendo a se stesse il famoso diritto ad avere un buon parto e ai propri figli il diritto ad una buona nascita! Nel parto a domicilio si comprende il senso vero del parto attivo! Per partorire in casa serve un grande amore per se stesse e per la vita che sta per nascere. Ci vuole un gran rispetto del proprio corpo, del proprio compagno, dei propri figli. “Il ricordo più vivo che resta a distanza di quasi 4 anni da quel giorno, è proprio la naturalezza con cui la mia bimba è venuta al mondo, l’accogliere il dolore nel silenzio di quella notte, rotto solo dai tuoni del temporale… Fuori la tempesta...dentro una grande quiete…” Dott.Ost. Catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it
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Il Corriere della Città Giugno 2015
Bikini Body Guide di Kayla Itsines: i miei risultati dopo 12 settimane
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i avevo promesso che mi sarei fatta risentire alla fine della dodicesima settimana della Bikini Body Guide di Kayla Itsines, quindi eccomi qui, anche se in verità ho appena iniziato la quindicesima – esaltatissima, ho ricominciato da capo – pronta a raccontarvi le prime dodici settimane, o meglio, per rendervi partecipi dei risultati ottenuti. Partiamo da un presupposto, ma questo l’avevo già accennato nella guida che ho scritto qualche mese fa; la Bikini Body Guide è un allenamento che dà risultati nel momento in cui viene preso realmente sul serio. Non aspettatevi di perdere centimetri limitandovi ad osservare le schede – so che qualcuna tra di voi ha provato sperando nel miracolo di Lourdes – allenandovi a caso, decidendo di invertire i circuiti, saltandoli o incamminandovi in qualsiasi strada “anarchica”. Questo training, come qualsiasi altro, pretende costanza e dedizione. In cambio, vi donerà forza, una fisicità tonica e sportiva e un benessere mentale incredibile. Veniamo al sodo. Senza alcuna dieta specifica, evitando quella proposta dalla stessa Kayla perché, a parer mio, impossibile da praticare, ma solo seguendo un’alimentazione sana, mediterranea, eliminando cibo spazzatura, e concedendomi ogni weekend libero di “sgarri”, in dodici settimane ho perso circa 4,00 kg di cui 2,00 kg che si erano gentilmente posizionati sulle chiappe e 2,00 kg che avevano preso in affitto i miei morbidissimi fianchi. Tradotto in centimetri? 5 cm di giro vita, 4 cm di fianchi, 3 cm di cosciotte e purtroppo anche un paio di cm di “girotette” – nel mio caso “gironiente” – ma vabbè, piatta come mio padre ero, piatta rimango; da lui, oltre al naso, ho preso anche i pettorali. I miei glutei, felicissimi, si sono sollevati, e consapevoli di poter combattere la tremenda forza di gravità, adesso, per dispetto, le fanno marameo dai piani alti. Addome: decisamente più tonico, lascia intravedere quei muscoli che negli anni avevo pensato di non possedere e che pronuncio, per questo motivo, con grande emozione: a d d o m i n a l i. Gambe. Non è assolutamente vero che si ingrossano come narrano le leggende sul web. Le prime settimane le potrete percepire poco più “spesse”, ma credo dipenda dal muscolo che cresce e l’acido lattico. Nelle settimane successive, vedrete, la situazione si andrà a ristabilire. Cellulite. Kayla può essere la
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soluzione? Diciamo che nel mio caso è stata una manna dal cielo, anche quella è migliorata moltissimo. Non vi racconterò che è sparita per trasferirsi sul deretano di qualche persona che mi sta sullo stomaco – magari!! – purtroppo non è così, ma in dodici settimane i miglioramenti sono visibili ad occhio nudo e posso considerarmi estremamente soddisfatta anche in questo. Che altro? Beh sì, braccia più toniche, ma non “muscolose” e questo perché non ho esagerato con i pesi, ho utilizzato sempre quelli da 2 kg. L’effetto Madonna con bicipite e tricipite in bella vista anche quando rilassati, personalmente, non mi garba. Insomma, consiglio la Bikini Body Guide a chiunque voglia dare una spinta alla propria vita, a chiunque stia cercando un nuovo tipo di allenamento che non impegni più di 40 minuti al giorno, a tutte quelle che tra di voi stanno aspettando il momento giusto per alzarsi dal divano, migliorarsi e curarsi, ma soprattutto, lo consiglio con il cuore a chi cerca principalmente benessere mentalmente, quello che a causa di insicurezze, ansie, paranoie, o cause peggiori, non si riesce a trovare. Quest’allenamento ha un potere magico, che comprende il benessere fisico, sì, ma che soprattutto dona pace ai conflitti interiori. Vi aiuterà ad allontanarvi dalle ansie su peso, misure e tutte ‘ste robe che non avranno più alcun senso, nel momento in cui comprenderete che questo percorso dona sicurezza, a prescindere da ogni altro particolare. Kayla Itsines ha il grande merito di aver reso pubblico – seppur a pagamento – e diffuso tramite i social network, un allenamento che aiuta a stare realmente meglio con se stesse, e detto da una come me, professionista del reparto insicurezza, settore problemi con il corpo e con il
cibo, diciamo che è una vera garanzia. Quindi, partite da zero: mettete da parte le diete dell’ultimo momento, affamanti, ipocaloriche, sbagliate per voi, di quelle che vi costringono a non mangiare carboidrati per giorni, facendovi diventate più isteriche di Signorini quando perde uno scoop. Smettete di lamentarvi! Volete stare meglio con voi stesse? Perfetto! Alzate le chiappe dalla sedia e iniziate a fare la cosa più sensata per il vostro benessere mentale e fisico: muovetele!!! Attività fisica più buon cibo sono la chiave della salute e della serenità. Ok, direi che vi ho rese partecipi più o meno di tutto. Per ogni informazione tecnica, per dubbi su come effettuare l’allenamento, dove, come, quando, perché etc, vi rimando alla guida che ho scritto qualche mese fa e che trovate sul mio blog: http://www.crinzieacapo.com/2015/02/guidapiu-o-meno-pratica-alla-bikini.html?m=0 e qui sul Corriere della Città: http://www.ilcorrieredellacitta.com/sport/guida-piu-o-meno-pratica-alla-bikini-body-guide-di-kayla-itsines.ht ml Per ulteriori informazioni e chiarimenti, mi trovate sui “miei” social disponibilissima e pronta ad aiutarvi. Chiedo venia visto che mancano le foto del “prima e dopo Kayla”, ma purtroppo sono state scattate senza l’intento di pubblicarle in questo articolo e, ammetto, mi vergogno abbastanza a farlo in questo contesto. Spero possiate fidarvi delle mie parole, altrimenti sarò costretta a recuperare i testimoni. Allora? Siete ancora qui? Cosa aspettate? Fidatevi di me, è più facile a dirsi che a farsi e una volta iniziato questo percorso, garantisco, non potrete più farne a meno! A presto. Alessandra Crinzi www.crinzieacapo.com
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CHIUSURA REDAZIONALE: 31/05/2015
www.ilcorrieredellacitta.com Numero 6 Anno 7 GIUGNO 2015 EDITORE: La Città
via Odessa 41 - 00040 Torvaianica
DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Il Corriere della Città: Alessia Ambra Achille, Luca Mugnaioli, Matteo Acitelli, Alfredo Corrao, Giuseppe Marrone, Luigi Torreti, Alessandra Crinzi
STAMPA: Tipografia Graffietti Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009