Il Corriere della Città - Agosto 2010

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della Anno 2 Numero 8 AGOSTO 2010

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UN’ESTATE CALDA

CON TUTTO QUELLO CHE SUCCEDE NEI NOSTRI COMUNI RIUSCIRANNO QUESTI DUE BAGNINI A SALVARE IL TERRITORIO? O DEVONO INTERVENIRE FORZE... SUPERIORI?

In questo numero:

• FRANCESCHETTI CONTRO TRABOCCHINI • ARDEA: LA GIUNTA E’ SERVITA • TANGENTOPOLI DI POMEZIA STORY

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Editoriale

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L’ESTATE

DEI CONTROSENSI UN ESTATE CALDISSIMA QUESTA DEL 2010, TRA CRONACA NERA, CAMBI DI IDEE, LITIGI FURIOSI E CLAMOROSI DIVORZI ’ un’estate davvero molto calda, quella del 2010. Un’estate caratterizzata da un’impennata di episodi di cronaca nera, con una serie impressionante di omicidi, soprattutto in ambito familiare, spesso commessi da ex mariti o fidanzati. I nostri nonni dicevano “è il caldo che da’ alla testa e fa impazzire gli uomini”. Pur sapendo che si tratta solo di una diceria senza alcun fondamento scientifico, dobbiamo riconoscere che d’estate i comportamenti strani si moltiplicano. Anche non arrivando agli eccessi dell’omicidio (e ci mancherebbe altro…) pure a Pomezia si possono notare persone che all’improvviso cambiano idea e posizione – magari passando dalla maggioranza all’opposizione nonostante fino ad un attimo prima avessero giurato assoluta fedeltà al Primo Cittadino, o al contrario, che dalla minoranza diano appoggio indiretto al governo consentendo l’approvazione di un bilancio rimasto in bilico fino all’ultimo istante – persone che litigano furiosamente accusandosi l’un l’altra malgrado i proclami di ritrovata (ri? Ma quando mai c’era stata?) armonia, coesione ed egemonia (vedi la “guerra” tra i rappresentati di Forza Italia e quelli di Alleanza Nazionale, che non si capisce come abbiamo potuto coesistere finora), persone che prima richiedono la convocazione di un consiglio per sfiduciare il sindaco e poi non si presentano alla seduta, facendo così

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mancare il numero legale. Il Sindaco stesso, che con 15 consiglieri (16 se aggiungiamo anche lui) decide di dimettersi e con 13 (nel frattempo erano usciti dalla maggioranza Barone e Mugnaini) ci ripensa ed addirittura si propone come unico candidato del centrosinistra alle prossime elezioni. Insomma, l’unica regola sembra essere “dire una cosa e farne un’altra”. Per confondere le idee ai cittadini questo modo di fare ha sicuramente una certa logica: meno noi cittadini li capiamo, più possibilità di restare al potere hanno. E questo è rivolto a destra, sinistra, partiti, liste e grovigli vari. Curioso è poi il fatto che la Pomezia politica si sia allineata non solo alle stranezze, ma anche ai dati nazionali riguardanti i matrimoni ed i divorzi: in Italia aumentano i divorzi (e qui basta contare quante volte “si lasciano” e “si riprendono”), soprattutto quelli cosiddetti “grigi”, ovvero tra persone di una certa età (ed infatti più vanno avanti e peggio è) ed i matrimoni misti (e su questo non facciamo esempi, li lasciamo alla fantasia del lettore). Ma tanto tra un po’ si va in vacanza, ci si scorda di quanto detto e fatto e si ricomincia. L’unica cosa che non si scorderà mai sarà l’urbanistica, argomento principale del consiglio comunale-fiume (i punti all’ordine del giorno dopo le interrogazioni erano ben 22) convocato per il 28 e 29 Luglio e rimandato a data da destinarsi causa mancanza del

numero legale (l’ennesima). Dopo l’approvazione del consuntivo del bilancio 2009 (ricordiamo l’importanza di questo atto: se non si approva, l’amministrazione non ha la possibilità di richiedere mutui, che in questo momento sono davvero necessari alla città) erano in lista altri 7 punti di relativa importanza e ben 14 inerenti l’edilizia, di cui gli ultimi 2 dedicati all’edilizia convenzionata, ovvero alle cooperative. Gli altri 12 riguardavano piani integrati, piani particolareggiati, lottizzazioni, ampliamenti di aree industriali. Tutte cose che cambieranno il volto di Pomezia, se e quando saranno approvate. In meglio (lo speriamo vivamente) o in peggio non possiamo e non sappiamo dirlo, perché sulla carta tutto - o quasi - sembra bello. E’ nella realtà, poi, che si faranno i conti. E nei conti chiediamo ai politici di inserire questi fattori: asili nido, scuole materne, una viabilità accettabile, strade ben asfaltate e tutti quei servizi che rendono un ammasso di costruzioni una vera città e, per Torvaianica, un vero centro turistico-balneare. Adesso andranno tutti in vacanza: noi auguriamo che raggiungano posti dove tutto quello che abbiamo elencato già ci sia, in modo che possano riflettere e prendere spunto. Magari quando torneranno (con il fresco) impareranno anche a dire le stesse cose che pensano e, ancora di più, a Maria Corrao pensare a quello che dicono.

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IL DIRETTORE RISPONDE

BOTTA E RISPOSTA TRA IL “LABORATORIO POLITICO” ED IL DIRETTORE DE “IL CORRIERE DELLA CITTÀ” n questo numero, oltre all’editoriale, il direttore “ruba” un’altra pagina al giornale, per rispondere ad una lettera ricevuta in riferimento ad un articolo pubblicato sul nostro sito www.ilcorrieredellacitta.it. Per la seconda volta (la prima è stata in occasione della risposta al Comandante della Polizia Municipale) parla in prima persona, perché in prima persona è stata attaccata da chi non ha saputo “leggere” quello che era scritto nell’articolo. Il 27 Luglio ho ricevuto una lettera da parte del Laboratorio Politico. Probabilmente, vista la scarsa considerazione che i firmatari hanno della sottoscritta e dell’intero giornale, non avranno pensato che il loro scritto sarebbe stato pubblicato per intero, senza alcuna omissione. Questo perché il mio – e ripeto mio – giornale non è vicino, così come possono intendere loro, né alla destra né alla sinistra, tant’è vero che chi è del centrodestra mi accusa di “comunismo” e chi appartiene al centrosinistra mi taccia di essere di estrema destra. A prescindere da eventuali mie idee politiche, che vi assicuro che con quello che a Pomezia viene spacciato per politica non hanno nulla a che fare, io posso dire di essere una giornalista senza virgolette, in quanto ho studiato per diventarlo, ho fatto la mia gavetta e sono dovuta sottostare ad un esame ed al giudizio di una commissione per poter prendere la tessera di iscrizione all’Albo. Ma voi potete definirvi in piena coscienza dei politici che con umiltà si sono messi a disposizione della gente? O

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anche voi, come quasi tutta la classe politica, avete pensato a coltivare il vostro orticello, badando bene a gettare le erbacce in quello del vicino? Quando ho parlato di manifesti messi nei secchioni ed in tutti i posti dove potevano entrarci non mi riferivo solo ai “vostri” manifesti, ma a quelli di tutti, perché questo “vizietto” di sporcare la città ce l’hanno tutti i partiti o pseudo tali, soprattutto in fase di campagna elettorale. Voi chiedete ai cittadini di rispettare le leggi e siete i primi a non farlo: affiggere dei manifesti abusivi non solo porta degrado e sporcizia alla città, ma elude anche al pagamento delle tasse sulla pubblicità. I firmatari, in sede di consiglio, mi sembra appartengano a due diversi partiti, La Rosa Bianca ed il Nuovo PSI, che non si chiamano “Laboratorio Politico”, quindi non reputo scorretto dire che in Consiglio questo non è rappresentato a livello ufficiale. Certo, il passaggio di casacche è un’altra peculiarità dei politici, ma non lo è certo dei giornalisti in genere, che solitamente sono fedeli al loro modo di lavorare. Non sono mai stata vicina al “potere”, così come mi accusate: posso anche avere rapporti amichevoli con le persone – di destra o di sinistra che siano – ma non con la loro veste ufficiale. Infatti, nonostante io scriva su questo territorio ormai da 21 anni (ho iniziato a Il Tempo nel 1989 e D’Avino lo dovrebbe sapere, visto che era lui a chiedere favori a me) non ho mai chiesto, né avuto nessun vantaggio da alcun politico. Gli “ovvi motivi”, quindi, li potete cono-

scere voi che ci siete abituati, non io che sono una semplice giornalista. Infatti, per mandare avanti il mio giornale, lavoro in un call center per poco più di mille euro al mese, firmo gli assegni a nome mio e non ricevo sovvenzioni da parte di politici o presunti tali. Quindi non permetto a nessuno di dire che la stampa, se si parla della sottoscritta, stia vicina al potere. In questi 10 mesi di giornale ho attaccato la destra e la sinistra, mai senza fondatezza, ma sempre sulla base dei fatti e con la maggiore obiettività possibile. Ovvio che tutte le “porcherie” che possono essere state fatte in questi lunghi anni (quindi con al Governo tante persone diverse, tra cui anche qualcuno che appartiene a questo Laboratorio Politico), se sono state fatte, non le conosco o non ne ho la prova certa e la relativa documentazione, altrimenti le avrei pubblicate. Accostarvi ad una grande come Anna Politkovskaya (a proposito, avete anche sbagliato a scrivere il suo nome) è veramente una responsabilità, che io non mi sarei mai presa. Infatti io non mi reputo, né mai l’ho fatto, una paladina delle minoranze, ma mi sembra che neanche voi lo siate. Non mi sarei mai permessa neanche di parlare di “Verità” con l’iniziale in maiuscolo, perché questa parola, scritta così, mi fa pensare a tutt’altro, a qualcosa che sta molto al di sopra di me e di tutti. Nel mio giornale cerco solo di dare voce alla gente più che ai politici e forse è questo che può dar fastidio. Perché, alla fine, è la gente quella che va a votare. Ricambio i cordiali saluti Il direttore Maria Corrao P.S. Avrei risposto con lo stesso tono a chiunque – e di qualsiasi partito – mi avesse scritto quello che voi avete mandato, quindi non reputatevi dei privilegiati Di seguito il testo integrale della lettera di Salfi e D’Avino Riferimento articolo del 12/07/2010 apparso sul Giornale “il Corriere della Città” Cara “giornalista” dobbiamo notare che nonostante la sua presenza nel Consiglio Comunale del 08/07/2010, dove all’ordine del giorno era inserito l’Approvazione del bilancio Preventivo Esercizio Finanziario 2010, qualcuno dei consiglieri di “maggioranza” ha chiesto ai Consiglieri presenti se il manifesto che era in preparazione del Laboratorio politico aveva una paternità rappresentata nell’Assise Comunale. In quell’ occasione i Consiglieri di opposizione Pietro Salfi e Angelo D’Avino hanno manifestato la loro appartenenza al Laboratorio Politico. Quindi ,cara giornalista, capiamo che la stampa è sempre più vicina a chi amministra il potere,per ovvi motivi. Ma come dimenticare chi ha dato voce anche alle minoranze (ricordo Anna Politkovskay) anche se queste per poter manifestare i loro pensieri hanno attaccato le loro grida su “cassonetti e paline”. La storia ci ha insegnato che i nostri padri hanno tappezzato un intero teatro di volantini sui quali era scritto “Viva V.E.R.D.I.”, quindi ogni mezzo è giustificato per gridare e far conoscere a tutti il proprio pensiero e le illegalità che regnano in una società, grande o piccola che sia, realtà municipale o realtà nazionale. Certo, si capisce che, portare avanti le voci delle minoranze non è cosa semplice, ma talvolta nelle piccole voci c’è tutta la “Verità”. Cordiali Saluti Angelo D’Avino Pietro Salfi


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FRANCESCHETTI vs TRABOCCHINI

LO SCONTRO SI FA DURO IL CONSIGLIERE COMUNALE PROTOCOLLA UNA LETTERA IN CUI RICHIEDE UFFICIALMENTE AL SINDACO DI SOSPENDERE L’INCARICO DEL DIRIGENTE PER EVIDENTE CONFLITTUALITÀ CON IL PROCEDIMENTO PENALE IN CORSO o aveva annunciato durante lo svolgimento del consiglio comunale dell’8 Luglio, come riportato anche sulle stenotipie, e lo ha fatto veramente: Marcello Franceschetti ha dichiarato “guerra legale” al dirigente dell’assessorato ai Servizi Sociali Maurizio Trabocchini, protocollando al Comune il 29 Luglio una formale richiesta di “sospensione in autotutela del Dirigente per conflitto d’interessi, pericolo di inquinamento delle prove e reiterazione del reato”. Ma di cosa si sta parlando? La vicenda era balzata agli onori delle cronache nel luglio dello scorso anno e riguardava il sequestro da parte dei Carabinieri negli uffici dei Servizi Sociali di ben 5 scatoloni contenenti documenti relativi a domande di sussidio. L’operazione era avvenuta a seguito di una denuncia presentata da un consigliere di maggioranza (ed ora Franceschetti afferma di essere stato lui a farla), che aveva messo in evidenza la concessione di sussidi a persone che non ne avrebbero avuto titolo o che addirittura avrebbero presentato la richiesta a bando scaduto e, servendosi di protocolli “taroccati” avrebbero usufruito di somme che si aggirerebbero tra i 1.000 e i 2.000

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euro. Il condizionale è ovviamente d’obbligo, in quanto non c’è stato ancora nessun pronunciamento definitivo da parte dei Giudici, ma in questo anno le indagini della Magistratura sono andate avanti ed avrebbero portato ad un avviso di garanzia nei confronti del Dirigente. “Premesso che è pendente presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Velletri l’informativa di reato per “Atti pubblici contraffatti”, di cui al registro 5466/09 in carico al PM dr. Taglialatela, e che a causa di questo reato vi è un Avviso di Garanzia per il Dirigente preposto responsabile del IV° Settore (Servizi Sociali) e che detto procedimento penale risulta instaurato dal Comune di Pomezia contro Trabocchini Maurizio – si legge nella lettera protocollata da Franceschetti – risulta evidente la conflittualità tra l’Ente ed il Dirigente, ovvero tra il controllore ed il controllato!”. Franceschetti, a voce, fa anche un inciso. “Questa persona, in un altro procedimento penale avverso il sottoscritto, ha avuto la sfrontatezza di costituirsi parte civile contro di me. Quindi non sono io a dichiarare “guerra” a lui, ma il contrario! Per quel procedimento, poi, vorrei riuscire a capire come e chi

abbia reso pubbliche delle lettere indirizzate al Sindaco ed allo stesso Assessorato ai Servizi Sociali, non protocollate ma consegnate per posta o brevimano. Si trattava di lettere infamanti nei miei confronti, nelle quali mi si accusa addirittura di essere un ladro. C’è forse qualcuno in quell’ufficio che passa delle informazioni a seconda del rendiconto che può ricevere? O chiunque può accedere ai documenti in esso contenuti? E chi è responsabile di questa pubblicazione di notizie infamanti?”. Come suo carattere, Franceschetti si infervora e solo dopo aver parlato con il legale che l’assiste torna a spiegare quanto fatto in questi giorni. “Il punto, adesso, riguarda un interrogativo che dovrebbe interessare tutti i cittadini: visto che la parte accusante è il Comune e che quella su cui è stato emesso l’avviso di garanzia è un dipendente comunale, come può quest’ultimo ricoprire ancora la sua carica? Chi pagherà gli onorari dei legali di accusa e difesa? Sempre il Comune e quindi i cittadini? E, magari, gli avvocati lavoreranno insieme, visto che le due parti in questo modo coincidono?” Una possibile soluzione a questi quesiti la propone lo stesso Franceschetti al termine della sua lettera, nella quale sostiene che “A questo punto, la cosa migliore che il Sindaco possa fare è quella di provvedere con urgenza ad un provvedimento di Sospensione in Autotutela di Maurizio Trabocchini”, proprio per evitare il conflitto Alfredo Corrao sopra descritto.

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IL POPOLO DEI LITIGI

LE LOTTE INTESTINE NEGLI SCHIERAMENTI DI AN E FI SI SONO INASPRITE CON L’APPROVAZIONE DEL BILANCIO E CON LA NOMINA DI UN “DIRETTIVO” CHE NON VIENE RICONOSCIUTO, TANTOMENO DAL COORDINAMENTO REGIONALE, CHE COMMISSARIA IL PARTITO vevamo appena fatto in tempo a scrivere l’articolo con i commenti dei vari “interpreti” della vicenda che è arrivata la notizia che ha ribaltato tutto: il PDL, o presunto tale, pometino è stato commissariato. Il 28 Luglio il coordinamento regionale del Popolo della Libertà ha infatti affidato all’europarlamentare Alfredo Antoniozzi la guida del partito nel Comune di Pomezia in vista delle prossime elezioni

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amministrative. “Sono onorato dell’importante e delicato incarico assegnatomi - ha dichiara Antoniozzi – che mi vedrà impegnato a costruire le condizioni per la vittoria del Pdl al prossimo appuntamento elettorale a Pomezia. Per questo inizierò da subito ad assumere i contatti con tutte le realtà che fanno riferimento al Popolo della Libertà e con tutti i movimenti, associazioni e realtà culturali ed imprenditoriali che

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sono presenti sul territorio in maniera significativa. Ringrazio il Partito per la prova di fiducia, che ricambierò spendendo ogni mia risorsa personale e politica per tenere alta la bandiera del Pdl e di quanti, insieme a noi, si ritengono alternativi al progetto politico della sinistra”. A questa notizia si è subito affiancato il commento di Massimiliano Cruciani, candidato a sindaco nel 2006 proprio per lo schieramento di centrodestra. “Sono felice di questa presa di posizione, che dimostra che Pomezia non è un paesetto di provincia, ma una città importante a tutti gli effetti, che merita non meno di un europarlamentare come commissario. La storia del coordinamento ha, dietro il comportamento infantile di Serafini, una regia di pratici politicanti quali Vincenzo Mauro e Luigi Celori. Quest’ultimo, ormai un disoccupato della politica, si è dimostrato pronto ad ogni artificio, arrivando ad autoproclamarsi candidato a sindaco della PDL. Un direttivo così composto rappresentava il massimo del basso profilo, e mascherava eventuali alleanze e paludose strategie politiche dei soliti personaggi che hanno in questi anni distrutto la politica, cercando di tenere lontana Roma attraverso dei “paraventi” che mascheravano ciò che realmente accadeva a Pomezia. Ora mi auguro che si faccia luce su ciò che è accaduto nel 2006, onde evitare il riciclaggio ed il riproporsi di squallidi personaggi che puntualmente si mettono “a vela” cercando di stare sempre dalla parte di chi vince. Come dice Berlusconi,

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: Studio Grafico O.K.

E-MAIL: CHIUSURA REDAZIONALE: 30/07/2010

IN REDAZIONE: Alessia Ambra Achille Mauro Valentini Luca Mugnaioli Matteo Acitelli Alfredo Corrao Luigi Simone Pietro Conti Claudia Sperduti

STAMPA: Arti Grafiche Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009


giustizia è fatta, contro l’arroganza vince sempre il partito dell’amore”. Ma per capire quanto successo facciamo un passo indietro. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata l’approvazione del Bilancio previsionale 2010 grazie all’astensione di 3 esponenti di Forza Italia (Ruffini, Schiumarini e Valentini) ed all’assenza di Cruciani. La prima frattura che ne era seguita è stata tra il gruppo di AN e quello di FI, che si sono accusati a vicenda di scorrettezze ed “inciciuci” – chi prima, ossia al momento dell’elezione del 2006, chi dopo, per aver retto più volte il numero legale – con il sindaco De Fusco. La spaccatura si è poi ingrandita, fino ad apparire insanabile, con il comunicato stampa inviato il 23 Luglio da Rodolfo Serafini, persona scelta per ricoprire il ruolo di coordinatore del PDL, ma la cui nomina non era mai stata ratificata dagli organi competenti. Nella nota inviata alla stampa, Serafini informava che era “stato nominato il Coordinamento Comunale del Popolo della Libertà di Pomezia, che sarà composto dallo scrivente in qualità di Coordinatore, dal sig. Vincenzo Mauro quale Vice Coordinatore e - in qualità di membri- dai sig.ri Saverio Pagliuso, Romeo Savioli, Maurizio Busti, Ulderico Granata, Veronica Felici, Giuliano Peretti, Sandro Paloni, Rocco Mileo e Antonio Sauchelli. Subito dopo il suo insediamento, che avverrà nei prossimi giorni, il Coordinamento del PdL di Pomezia avvierà tutte le iniziative necessarie alla sua organizzazione nel territorio e alla preparazione delle elezioni amministrative del prossimo anno”. “Si tratta di un coordinamento fantasma, fatto di nascosto, senza interpellare nessuno di noi ed adottando metodi fascisti – avevano tuonato in risposta gli esponenti di Forza Italia nel leggere sugli organi di stampa il comunicato – Non riconosciamo e non avalliamo questa decisione presa senza consultare i veri appartenenti al partito”. Massimiliano Cruciani, Paolo Ruffini, Valter Valentini e Omero Schiumarini erano sulla stessa linea, lasciando dichiarazioni abbastanza simili. “Innanzi tutto – aveva commentato Cruciani vorrei capire una cosa fondamentale: come si può creare un coordinamento quando il “coordinatore” è in realtà “abusivo”? La nomina di Rodolfo Serafini, infatti, non è stata ratificata dal Coordinamento regionale, quindi non è valida ai fini dello statuto del partito. L’accostamento di personaggi discutibili, poi, non mi sembra renda onore al PDL. La nomina di vice coordinatore data a Vincenzo Mauro, che è stato attore e regista della tangentopoli pometina, non può essere da me condivisa. Non vorrei sbagliare, ma non mi risulta neanche che queste persone siano tutte iscritte al partito. Tornando a Serafini, era stato indicato dal gruppo di Forza Italia e da una parte di AN, ossia da

quelle persone che ora ha deliberatamente ignorato, tradendo così la fiducia che era stata riposta in lui. Non capisco quale progetto e quali interessi ci siano dietro questo coordinamento, che tutto rappresenta meno che la PDL. Questa vicenda ricalca un po’ quella della nomina dei Revisori dei conti, scelti da AN, che poi hanno avallato in tutto e per tutto quanto deciso in precedenza dai Revisori espressione della maggioranza. Francamente non riesco a capire a che gioco si sta giocando”. Anche Paolo Ruffini, capogruppo di Forza Italia, aveva commentato negativamente quanto fatto dal Coordinatore locale. “Il comportamento adottato da Serafini è come quello chi che morde la mano che l’ha nutrito, visto che la sua candidatura a Coordinatore era stata scelta proprio da coloro che non sono stati interpellati per scelte così importanti. In ogni caso, quello da lui proclamato è un coordinamento non riconosciuto e non condivisibile, soprattutto perché non avallato dal segretario né dal direttivo del PDL, gli unici organi legittimati ed eletti dal partito stesso. Non so da quale mente contorta possa essere uscito questo progetto. Io non riconosco né il direttivo, che non voglio commentare nel dettaglio, né il metodo con il quale è scaturito, un metodo “fascista”, assolutamente non democratico, che non condividerò mai. Se, al contrario, la segreteria provinciale avallerà questa decisione, io prenderò distanza personale e politica da questo modo di agire”. “Condivido in pieno quanto affermato dai miei colleghi – aveva rimarcato Valter Valentini – Mi sembra che qualcuno voglia farsi pubblicità sfruttando gli sforzi altrui, estromettendo dalle scelte fondamentali chi ha sempre lavorato per costruire prima un gruppo moderato - Forza Italia, diventato in breve tempo un punto di riferimento per tantissimi cittadini - poi per formare il tanto agognato PDL, che certo non ha nulla a che fare i metodi adottati da questi signori. Dissento quindi completamente dal comportamento di Serafini e non riconosco alcun coordinamento del Popolo delle Libertà fatto in questo modo “carbonaro”. Attendo quindi indicazioni da chi veramente è riconosciuto dal partito”. Ancora più aspro il commento di Omero Schiumarini. “Un coordinamento si elegge e non si nomina: quello adottato da Serafini è davvero un metodo fascista, già combattuto a livello nazionale da Berlusconi. Vorrei far presente che l’unico vero coordinamento esistente a Pomezia è quello di F.I., eletto democraticamente attraverso un vero congresso. Non mi riconosco in nessuna di quelle persone che compongono questo fantomatico coordinamento, in quanto non sono espressione né del PDL né tantomeno di questa città, visto che nelle tornate elettorali passate tutto hanno votato tranne che il partito di cui adesso si sentono ai vertici. Noi di F.I. eravamo abituati a par-

tire dalla base, facendo gavetta e costruendo insieme le eventuali gerarchie, qui mi sembra sia stato fatto il contrario. Chiedo scusa a tutti i simpatizzanti del nostro partito per il comportamento e per la brutta figura che queste persone stanno facendo fare sia al PDL che al Presidente Berlusconi, le cui indicazioni sono sempre state agli opposti rispetto a quanto fatto ora a Pomezia”. E Rodolfo Serafini? Come aveva reagito a questa onda compatta di dissenso? “Attendo ancora che questi signori dimostrino di appartenere al PDL facendo una vera opposizione all’attuale sindaco. Durante l’approvazione del bilancio, le persone che ora stanno sollevando il polverone hanno pubblicamente dichiarato di far parte di Forza Italia e non del PDL, disconoscendo quanto richiesto dal Presidente Provinciale Francesco Lollobrigida, che prima del Consiglio Comunale in cui si sarebbe discusso del bilancio ha messo per iscritto la direttiva che “il Popolo della Libertà è intenzionato a costruire a Pomezia un progetto politico di centro-destra vincente, che vedrà protagonisti solo coloro che si renderanno parte attiva nel determinare la fine dell’amministrazione De Fusco, divenuta oramai inutile se non dannosa per la città”. Questo significa che i componenti di F.I., che non hanno votato contro, non sono tra questi protagonisti. Quindi perché sarebbero dovuti essere interpellati per la costituzione di un coordinamento? Se il governo di centrosinistra, soprattutto dopo l’uscita anche di Franceschetti, ancora si regge, è solo grazie ai consiglieri di F.I., che non hanno mai fatto una vera opposizione. Se questi signori si sentono prevaricati, devono sapere che io, che non ho alcuna mania di protagonismo, sono pronto a rimettere il mio mandato e ad azzerare il direttivo del coordinamento in qualsiasi momento, ma loro devono dimostrare di appartenere davvero al centrodestra, iniziando a fare opposizione insieme al resto del gruppo”. Ma lei si aspettava di scatenare una simile reazione? “Immaginavo che si sarebbe sollevato un vespaio, ma la mia è stata anche una provocazione, un modo per costringere persone che hanno comportamenti ambigui ad uscire allo scoperto – o di qua o di là - per portare chiarezza non solo ai diretti interessati, ma a tutti i cittadini, che devono sapere con chi hanno a che fare. Io non ho fatto assolutamente niente di nascosto, forse si confondono con qualcun altro…”. Ma adesso tutto è stato azzerato. A riportare l’ordine, anzi a portarlo probabilmente per la prima volta, sarà Alfredo Antoniozzi, al quale facciamo tanti auguri, perché forse non sa quale arduo compito l’attende... Maria Corrao

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AUGURI ARDEA

I PRIMI QUARANT’ANNI CONSEGNANO IL PAESE CON I PROBLEMI INSOLUTI DI SEMPRE L’AGGRAVANTE DI UNA POPOLAZIONE PROSSIMA ALLE CINQUANTAMILA UNITA’ uguri Ardea, antico paese dei Rutuli. Ne hai fatta di strada, ma i progressi sono ancora di là da venire. Le aspettative, le attese di quei cittadini entusiasti che lottarono alacremente per farti staccare da Pomezia, per farti camminare con le “tue gambe”, sono state sostanzialmente denegate. I tuoi quarant’anni dovrebbero testimoniare la tua maturità e invece segnano soltanto il tuo confuso, contraddittorio sviluppo economico, costituito dall’esplosione demografica e da un’espansione edilizia enorme e fortemente speculativa che ha arricchito i pochi marpioni della politica affaristica e ha ridotto il territorio ad un “colabrodo” ambientale, dove poche gocce d’acqua d’inverno lo mettono in crisi paurosa. Si partì con qualche migliaio di abitanti e il primo sindaco, giovane, entusiasta e pieno di passione politica (prematuramente scomparso da pochi giorni) inaugurò una vita amministrativa costantemente breve che poi è diventata un vezzo con la riforma elettorale: i sindaci non concludono il mandato consiliare. Ad Eufemi è già capitato e non è da escludersi farà il bis: quando un’intera giunta si dimette vuol dire che il sindaco non ha più in mano la situazione e, nello specifico, nonostante la forte maggioranza numerica è inevitabilmente destinato o a esaurirsi in estenuanti mediazioni o per il voltafaccia dei “soliti noti” che rac-

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coglieranno le firme per poi riproporsi all’elettorato con inalterato vigore e famelica voracità. Il territorio rutulo, dunque, quel territorio straricco di bellezze naturalistiche e archeologiche e storiche, nella sua dissennata vita autonoma dell’era moderna ha dovuto subire costruzioni edilizie su intere aree archeologiche, perfino sul letto dei torrentelli essenziali per assicurare il deflusso dell’acqua verso il mare e senza dimenticare le costruzioni sull’arenile che hanno introdotto uno scempio non certo consono a un turismo che non sia soltanto “fagottaro”. In compenso, nonostante i suoi quarantunomila abitanti ufficiali (ma c’è chi dice che sono molte migliaia in più!) ha la viabilità di sempre; nessun presidio sanitario degno di questo nome e soltanto da un paio d’anni qualche farmacia in più rispetto alle 11/12 che dovrebbe essere aperte nel rispetto della pianta organica dettata dalla normativa nazionale. Ancora? Si, certo, come potremmo non rilevare che l’acqua potabile non serve ancora l’intero territorio? E le fogne? Sono ancora molti i centri abitati sprovvisti e costringono i cittadini a sborsare somme di denaro non irrilevanti. E poi abbiamo ancora la farsesca situazione degli usi civici; la illegalità diffusa; la disattenzione per il mondo giovanile e per gli anziani; la delinquenza mai

doma, arricchita da possenti “braccia” di provenienza extracomunitaria; tanti “cravattari”, e una marea protestati e altre delizie. Certo, sarebbe riduttivo, fuorviante e intellettualmente disonesto sostenere che è colpa di Eufemi, ma le attese che aveva suscitato sono state quasi totalmente deluse e la “stagione dei diritti” dei cittadini di Ardea non è ancora in vista neanche lontanamente. D’altra parte neanche si può archiviare tutto prendendosela qualunquisticamente con l’appartenenza politica! La verità è che Ardea non ha una classe dirigente all’altezza della situazione e fino a quando non si perverrà ad forte ricambio degli addetti (indipendentemente dai colori politici nazionali), difficilmente i prossimi decenni potranno essere festeggiati brindando ad un conseguito sviluppo armonico, con l’acquisizione di quelle qualità e caratteristiche che una cittadina a quaranta chilometri da Roma meriterebbe senza indugio. Stante la situazione descritta e le prospettive affatto rosee, probabilmente sarebbe opportuno che Eufemi togliesse la spina al “tirare a campare” e passare la parola popolo sperando che nel frattempo sia diventato più maturo e capace di scegliersi personale politico maggiormente votato a rappresentare più efficacemente gli interessi dei cittadini. Michele Lotierzo



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Maria Pia Pagano

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Paolo Dei Santi

Carlo Giorgio Bille

LA GIUNTA E’ SERVITA

DOPO QUALCHE GIORNO DI EMPASSE E MALUMORI, EUFEMI HA NOMINATO TUTTI GLI ASSESSORI. VICE SINDACO PRO TEMPORE NICOLA PETRICCA

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Fabrizio Velocci


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La VIGNETTA di Contipi

Massimiliano Gobbi

disfatto sia per la riconferma a capo dell’Assessoratoall’Ambiente, “Segno che il mio lavoro è stato apprezzato”, sia per la nomina ricevuta che lo porta a capo dell’amministrazione, anche se per pochi giorni. “Ricoprire questo ruolo mi fa immensamente piacere soprattutto perché dimostra la stima e la fiducia che il Sindaco ha in me, fiducia che ho tutte le intenzioni di non deludere. Spero di essere all’altezza del compito che mi è stato assegnato, per il quale posso assicurare tutto il mio impegno”. Cosa pensa della nuova Giunta? “Sono stati riconfermati quasi tutti i nomi, quindi il giudizio positivo che avevo prima non può che essere riconfermato. Per quanto riguarda i nuovi, personalmente già conoscevo Paolo Dei Santi sin dai tempi in

cui ha ricoperto il ruolo di consigliere comunale. Penso abbia un’esperienza tale da consentirgli di portare avanti l’assessorato di sua competenza in maniera proficua. Non conoscevo invece l’Avvocato Pagano, che mi è stata presentata in occasione delle nomine: mi ha fatto un’ottima impressione, credo sia in possesso di tutte le caratteristiche richieste da Eufemi per completare la squadra e per riuscire a terminare il programma che ci eravamo prefissati” Dalle voci che girano sembra che il principale contendente al ruolo definitivo di vice sindaco sia proprio Maria Pia Pagano… “Io vivo il momento, lavorando con coscienza in attesa degli sviluppi futuri. Ho accettato questa delega con gioia e consapevolezza e la terrò fino a quando il

sindaco lo riterrà opportuno. Non penso al dopo, perché sono troppo concentrato sul momento attuale e su tutto il lavoro che devo svolgere per ricoprire al meglio il doppio ruolo. Del resto è accaduto tutto in maniera così repentina che non c’è stato proprio il tempo per riflettere o per confrontarmi con Eufemi”. Come le sembra la situazione politica attuale? “Dopo questi 10 giorni di empasse vedo tutti più sereni ed il frutto di questa ritrovata armonia si è concretizzato già il 29 Luglio, nella prima riunione di Giunta. Penso che questo possa essere il gruppo giusto per poter arrivare a fine legislatura in modo ottimale”. Alfredo Corrao

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TANGENTOPOLI POMETINA ANALIZZIAMO I FATTI

A 9 ANNI ESATTI DAGLI ARRESTI ECCELLENTI AL COMUNE DI POMEZIA, SENTENZA DI PRIMO GRADO ALLA MANO, VEDIAMO COSA È REALMENTE SUCCESSO, PARTENDO DAL FILONE D’INCHIESTA CHE CI SEMBRA PIÙ IMPORTANTE, ALMENO PER LE CONSEGUENZE NEGATIVE CHE HA PORTATO SULLA CITTÀ E SU TUTTI I SUOI ABITANTI: L’A.SER

omezia piena di debiti, sull’orlo del dissesto finanziario, malgovernata a livello finanziario. Ma come è possibile? Certo la crisi economica, la soppressione dell’I.C.I. - un sospiro di sollievo per i cittadini, ma una disgrazia per i Comuni – e i tagli effettuati dagli Enti superiori incidono, ma non possono essere le uniche cause. Si è parlato poi di aumento spropositato di personale da quando si è insediata la giunta di centrosinistra attualmente al governo, con relativo aumento di spesa, che registra una maggiorazione di circa cinque milioni e mezzo di euro l’anno. E si è parlato di A.Ser, la società che ha riscosso – e che ancora tenta di riscuotere – i nostri tributi dal momento in cui è stata stipulata la convenzione con il Comune di Pomezia. Questa società, a capitale misto pubblico-privato, prendeva un aggio, ossia una percentuale di guadagno – del 30% sulle tasse che i cittadini versano al Comune. Questo significa che, su una media di 30 milioni pagati ogni anno dai pometini, circa 9 finivano nella casse dell’A.Ser. Ma chi ha voluto una cosa tanto dannosa per la città? Per saperlo bisogna fare un salto indietro nel tempo, ma lo facciamo con una facilità estrema: ci basta leggere 19 pagine – dalla 31 alla 46 – della sentenza di primo grado che ha coinvolto numerosi politici ed amministratori locali, la cosiddetta tangentopoli pometina. E’ la sentenza che ha visto tutti “assolti”, ma non tutti innocenti, dal momento che le parole conclusive del giudice sono le seguenti: “Conclusivamente ed in ordine a tutti i capi di imputazione e a tutti gli imputati ad esclusione di Ciccolini, non emergendo elementi per

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assolvere nel merito gli imputati, ma emergendo anzi elementi di prova per affermare la penale responsabilità, deve essere dichiarata la causa estintiva ai sensi dell’art. 531 c.p.p.”. IL GIUDICE, IN MERITO A TUTTI I FILONI DELL’INCHIESTA, AGGIUNGE ANCHE CHE “VISTO L’ART. 531 C.P.P. DICHIARA DI NON DOVERSI PROCEDERE NEI CONFRONTI DI ANTONINI RENZO, CARONTI ROMEO, CELORI LUIGI, CHIARELLO FRANCESCO, DEODATI ANGELO, DI GIULIO ENIO, LEONORI FLAVIO, MAMBELLI ROBERTO, MANZI ROBERTO, MARCHETTI STEFANO, MAURO VINCENZO GENNARO, PASTINA ENRICO, PROIETTI ZACCARIA RODOLFO, RUFFINI PAOLO, SAGGESE GIUSEPPE, SCHIUMARINI OMERO, TOCE PIERO in ordine ai reati loro rispettivamente ascritti perché estinti per intervenuta prescrizione; visto l’art. 530 II c.p.p. assolve Ciccolini Massimo dal reato a lui ascritto per non aver commesso il fatto”. Ma andiamo per ordine, riportando importanti passaggi della sentenza che ci aiutano a capire cosa è successo. Intanto specifichiamo che, PER LA VICENDA A.SER, ERANO IMPUTATI “SOLTANTO” VINCENZO MAURO, RENZO ANTONINI, PAOLO RUFFINI, PIERO TOCE (TUTTI ALL’EPOCA CONSIGLIERI COMUNALI), RODOLFO PROIETTI ZACCARIA, STEFANO MARCHETTI (ENTRAMBI ASSESSORI) E GIUSEPPE SAGGESE, SOCIO MAGGIORITARIO DELLA SOCIETÀ PUBLICONSULT S.P.A. RICONOBBERO SUBITO LA LORO COLPEVOLEZZA I CONSIGLIERI FIORENZO D’ALESSANDRI E PAOLO VALENTINI, L’ALLORA SINDACO MAURIZIO AURELI E IL VICE SINDACO MASSIMO CERVONI, che patteggiarono la pena e furono condannati. L’indagine di tangentopoli, infatti, comprendeva tre

filoni distinti, ma – su questo numero – noi parleremo solo dell’A.Ser, società mista pubblico/privata che si era costituita da solo un mese tra il Comune di Aprilia e la Publiconsult. Già nella costituzione ad Aprilia ci furono parecchie situazioni strane, che vennero amplificate al momento dell’adesione come socio pubblico del Comune di Pomezia. Innanzi tutto, quando si pensò di affidare la gestione dei tributi, fino a quel momento svolta internamente, a terzi, per scegliere il soggetto che sarebbe diventato socio privato non venne svolta alcuna gara, ma fu nominato in maniera diretta, nonostante l’obbligo di procedura ad evidenza pubblica. La società scelta – la Publiconsult – non aveva neanche le caratteristiche richieste dalla legge, visto che, al momento della costituzione dell’A.Ser, non era iscritta nell’Albo previsto dalla normativa. Ma perché infrangere le leggi per costituire in tutta fretta una società che nell’accordo prevedeva un aggio del 30% per 20 anni (pari a 40 miliardi e 250 milioni di vecchie lire), mentre dai dati relativi alla precedente gestione di riscossione ICI e TARSU per gli stessi 20 anni il compenso era di soli 462 milioni di lire? E’ vero che il vecchio servizio prevedeva solo la riscossione spontanea – che comunque raggiungeva il 90% della gestione dei tributi – mentre il nuovo prevedeva anche l’attività di accertamento, ma la differenza non era giustificata, perché si passava dall’1% dovuto per legge all’esattore (in questo caso la banca dove venivano versati i tributi) al 30% per lo stesso servizio. Diversi testimoni nel processo fanno notare le varie anomalie del procedimento di assegnazione, come ad esempio il fatto che la delibera n. 100 del 4 Agosto, delibera di indirizzo e non operativa, che esprimeva la volontà dei consiglieri di far aderire il Comune di Pomezia all’A.Ser, non venisse nemmeno citata nella proposta di bilancio, ma che, nello stesso giorno, venisse portata invece all’esame della Giunta. Altra stranezza il fatto che, per aderire alla società, il Comune di Pomezia avrebbe dovuto versare 510 milioni di lire, che non c’erano nelle casse comunali. Invece di accendere un mutuo, cosa che avrebbe richiesto tempi più lunghi, il Comune accettò un prestito direttamente dalla Publiconsult attraverso una delibera adottata addirittura di sabato. Questa cifra – a quanto riferisce Petrucci, allora responsabile del servizio finanziario – non venne inserita in bilancio né come entrata (in quanto prestito), né come uscita


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La VIGNETTA di Contipi

(perché aumento di capitale). Sempre Petrucci fa notare al Giudice che all’A.Ser vennero concessi gratuitamente o comunque ad un canone irrisorio rispetto al valore di mercato i locali dove operava il precedente ufficio tributi. Qualcuno, viste le pessime condizioni della convenzione, propose la sua risoluzione o almeno di rinegoziare in senso più favorevole al Comune, ma trovò un muro. Secondo quanto si legge nella sentenza, infatti, gli amministratori non rispettarono le condizioni necessarie nell’esternalizzazione del servizio di riscossione: “attraverso l’adesione alla società già costituita tra Publiconsult ed il Comune di Aprilia, il Comune di Pomezia, per favorire il soggetto privato sulla base di accordo corruttivo, ha deliberato l’adesione...”, “...nonostante non vi fosse, per il Comune, alcun motivo di urgenza nell’affidare a terzi il servizio, potendo ben provvedere con le strutture preesistenti all’espletamento del servizio fino alla realizzazione delle condizioni richieste dalla legge”. “L’interesse della società – si legge inoltre – è stato perseguito attraverso la conclusione di accordi illeciti tra il Saggese e gli imputati, accordi che debbono ritenersi raggiunti in epoca precedente all’adozione della delibera n. 100 del 4/8/99. La sussistenza di accordi corruttivi è altresì confermata dalle circostanze riferite da D’Alessandri, Aureli e Cervoni, dalle risultanze dell’interrogatorio reso dal Mauro, da Proietti Zaccaria e da Marchetti, dagli esiti delle intercettazioni ambientali e telefoniche eseguite”. Ma di quali accordi si parla? D’Alessandri dichiara di ricordare di aver ricevuto da Paolo Ruffini una busta contenente 65 milioni di lire e di aver dato 10 milioni a testa a Toce, Antonini, Nobili, Calzetta, De Lorenzi e Iacuaniello, trattenendo per sé 5 milioni e senza dire da chi provenisse il denaro. Pochi giorni dopo, D’Alessandri riceve in due distinte occasioni altri 20 milioni sempre da Mauro, il quale stavolta specifica che provenivano da Publiconsult, o meglio da Saggese. I ricordi di D’Alessandri si intrecciano con quelli dell’allora Sindaco Maurizio Aureli: quest’ultimo spiega che “l’attuazione del progetto andava a rilento poiché vi erano resistenze da parte degli uffici tecnici, mentre i capigruppo (Ruffini, D’Alessandri, Mauro e Busti), caldeggiarono l’adesione all’A.Ser.”. L’ex Sindaco racconta che ci fu un incontro a Lecco tra lui, Mauro, Cervoni e Saggese. Quest’ultimo regalò loro delle torte e, arrivati alla frontiera, Mauro aprì il cofano dell’auto

estraendo denaro e dando a Cervoni ed Aureli 10 milioni ciascuno. Aureli continua ammettendo di aver ricevuto almeno altri 3 o 4 milioni in relazione all’A.Ser. Anche Cervoni conferma la versione di Aureli, solo che dopo quelli ricevuti a Lecco, Mauro a lui consegnò prima altri 5 milioni, poi ancora 3 o 5, ma non sapeva se fossero in relazione all’A.Ser o alla vicenda GFM. Mauro, elemento di spicco nella vicenda, nell’interrogatorio del 2 Luglio 2001, affermò di aver pattuito con Saggese una tangente di 300 milioni di lire, alla presenza di D’Alessandri, ma che gliene furono dati solo 240, tutti distribuiti ai vari imputati. Insomma, per 300 – o 240 – milioni di lire, o meglio per l’avidità di qualcuno, Pomezia si è trovata con un mancato guadagno di circa 72 milioni di euro (l’aggio) e crediti accertarti per mancato versamento da parte dell’A.Ser per circa 23 milioni, anche se per la Finanza il “buco” è addirittura di 140 milioni: l’8 settembre scorso, infatti, le Fiamme Gialle di Pomezia furono artefici di una brillante operazione che portò a scoprire e sequestrare beni mobili ed immobili, oltre a quote di partecipazione societarie per un valore di oltre 8 milioni di euro. L’ordine di sequestro ai fini di confisca per equivalente fu emesso dal Tribunale di Velletri nei confronti di soggetti diversi. Le attività investigative delegate dalla Procura di Velletri erano state condotte dalla Guardia di Finanza sotto la direzione del Sostituto Procuratore della Repubblica Giuseppe Travaglini, ed interessavano proprio l’A.Ser. Le indagini hanno consentito di accertare un sofisticato sistema truffaldino mediante il quale una parte ingente delle somme riscosse sono state distratte e accreditate sui conti correnti della società partecipante - in qualità di socio privato - al capitale dell’azienda di riscossione tributi. Al termine degli accertamenti sono state individuate specifiche responsabilità penali in capo a soggetti diversi che si erano resi responsabili del reato di peculato per un importo di oltre 140 milioni di euro distratti dalle casse comunali. Noi non vogliamo accusare nessuno, ma ci sembra giusto che i cittadini sappiano cosa fanno le brave persone che ci governano o proveranno a governarci alle prossime elezioni. Nei prossimi numeri parleremo anche degli altri due filoni di indagini, in modo da offrire ai lettori un quadro più ampio della situazione che ha visto quasi tutti assolti - tranne chi ha patteggiato ad inizio processo e tranne Massimo Ciccolini,

l’unico riconosciuto completamente estraneo ai fatti per decorrenza dei termini. Sicuramente tra tutti gli imputati c’è qualcuno che non c’entra nulla, trascinato chissà per quale motivo, e a queste persone consigliamo di ricorrere in appello, per non confondersi con coloro per i quali sono emersi gli “elementi di prova per affermare la penale responsabilità”. Per concludere, una riflessione amara e cattiva: forse adesso cominciamo a capire come mai qualcuno spende tantissimi soldi per fare campagne elettorali che porteranno ad un incarico, quello di consigliere comunale, che non è retribuito... Maria Corrao

Per la Cronaca

Le condanne inflitte ai tre politici che avevano chiesto il patteggiamento, che ha consentito loro di ottenere lo sconto di un terzo della pena prevista per l’accusa di concorso in corruzione aggravata per atti contrari ai doveri d’ufficio, sono le seguenti: all’ex sindaco Maurizio Aureli sono stati inflitti 18 mesi; all’ex capogruppo dei Democratici di sinistra Fiorenzo D’Alessandri 13 mesi e un giorno; all’ex vicesindaco nonché assessore al bilancio Massimo Cervoni, un anno. La differenza della pena è “proporzionale” alla spontaneità delle dichiarazioni rese davanti agli inquirenti.

Assolti e prosciolti Degli altri inizialmente indagati è stato assolto Luca Santini Muratori, ex capogruppo di Rifondazione Comunista, che aveva chiesto il rito abbreviato, e sono stati prosciolti otto ex consiglieri comunali: Claudio Caponetti, Italo Nobili, Ubaldo Calzetta, Caterina Iacuaniello, Fabrizio De Lorenzi, Gianfranco Carletti, Gaetano Penna e Luigi Lupo.

Sul nostro sito

www.ilcorrieredellacittà.it pubblichiamo integralmente la parte della sentenza riguardante il filone d’inchiesta relativo all’A.Ser con le intercettazioni messe a verbale definitivo.

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Lavoro

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AZIENDE E CRISI CHE FINE FARANNO I LAVORATORI?

TRA PROCLAMI E SCIOPERI PLAYTEX E CRONOS HANNO FIRMATO DEGLI ACCORDI: MA SONO SODDISFACENTI ANCHE PER CHI LI SUBIRÀ? Nei mesi scorsi si è molto parlato della crisi che molti lavoratori di Pomezia stavano attraversano: cessioni di rami d’azienda, trasferimento obbligatorio al nord o licenziamento, mobilità, cassa integrazione. Le realtà coinvolte sono di tutto rispetto: Playtex, Cronos, ma anche Hotel Selene. Cerchiamo ora di capire come stanno le cose dopo che le parti coinvolte (lavoratori, sindacati ed aziende, con l’intermediazione della Regione Lazio) si sono incontrate per definire accordi che dovrebbero almeno limitare i danni.

Playtex

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Per quanto riguarda la Playtex, il 20 Luglio è stato siglato, presso la Regione Lazio, l’accordo tra azienda e OO.SS. per i 118 lavoratori della sede di Pomezia, che la società vuole chiudere per mantenere attivo solo il sito di Grassobbio. Ne ha dato notizia la CgilCdlt del Comprensorio Pomezia, Castelli, Colleferro, Subiaco. “Tra i punti dell’accordo, l’impegno dell’azienda a vendere l’immobile a soggetti imprenditoriali che garantiscano la vocazione industriale del sito e tutelino l’occupazione; 24 mesi di cassa integrazio-

ne per cessione a partire dal 23 agosto; la possibilità di ricollocazione mediante trasferimento per circa 55 unità; incentivi all’esodo e al raggiungimento dei requisiti pensionistici; inoltre la Regione mette a disposizione un servizio di ricerca di mercato per individuare eventuali acquisitori”. Secondo Roberto Gargiullo, segretario Filctem del Comprensorio, “si tratta di un accordo positivo, considerando anche lo stato di difficoltà del settore tessile. Positivo anche l’insieme degli strumenti messi a disposizione per la gestione dell’impatto sociale. Inoltre, per quanto riguarda la ricerca di possibili acquirenti sarebbero già in corso dei contatti”. Soddisfazione per l’accordo anche da parte dell’Assessore regionale al Lavoro e Formazione, Mariella Zezza, che dà merito al “clima costruttivo e di concertazione che si e’ creato con tutti i soggetti coinvolti”. “Abbiamo cercato di trovare una collocazione per ogni lavoratore – ha spiegato l’Assessore – attraverso un piano biennale che scadrà il 22 agosto 2012. I primi 35 verranno ricollocati entro l’anno, 27 saranno invece accompagnati con un piano esodo al raggiungimento dei requisiti pensionistici. A 28 operai e 16 impiegati verrà proposta una ricollocazione pres-

so la sede di Grassobbio, mentre 10 dipendenti potranno essere occupati nell’ambito delle attività commerciali del gruppo tra Roma e provincia, come gli outlet di Castel Romano e Valmontone. Ma alla soddisfazione delle parti ufficiali ha fatto eco la delusione (mista alla paura del futuro) di alcuni lavoratori, che non hanno garanzie sul loro futuro lavorativo ed economico, ed hanno pensato che la loro vicenda fosse stata strumentalizzata da qualcuno che, pur di avere visibilità, spacciava per buono quello che in realtà buono non era. Sono state troppe le volte, infatti, che ad accordi di questo tipo sono seguite perdite del posto di lavoro senza nessuna ricollocazione. “Nei casi come il nostro – ha specificato Mario Spagnoli, dipendente e componente della RSU Playtex - non esiste accordo che possa accontentare la totalità delle persone coinvolte, che possa ripagare la perdita di un posto di lavoro e che, nella consapevolezza della sua finalità, possa considerarsi un buon accordo. Dobbiamo però capire che quanto ottenuto è il massimo previsto dalla legge in questi casi e che,pur sforzandoci, non saremmo riusciti a fare di più”.

Cronos

Diversa è la posizione dei lavoratori del call center Cronos. Per capire la loro realtà, bisogna innanzi tutto che questa società è nata per “volere”, anche se non ufficialmente, della Telecom, che ha dato le commesse più importanti, e di un’altra azienda che gestisce call center, la COMDATA, a sua volta nata ad hoc sempre grazie a Telecom Italia. E’ quindi una situazione nata già precaria, che nel tempo è andata peggiorando in quanto Cronos negli anni ha avuto problemi legali con gli ex dipendenti, che a seguito di un mancato accordo del 2005, hanno fatto causa all’azienda per mancato rispetto di accordo di stabilizzazione. Questo ha creato ovviamente danno alle casse aziendali. Nel frattempo le commesse, che giocavano al ribasso economico, hanno portato meno introiti all’azienda, che si è trovata in difficoltà. La crisi economica ha fatto sì che si pensasse bene di passare il


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ma in un’altra azienda di cui non si conosce il nome, perché non emerso in sede di trattativa. Le “garanzie” vengono solo dal fatto che nel tavolo delle trattative era presente non solo la Regione Lazio, ma anche Ubaldo Marvaldi, dell’unione industriali di Roma, nome che per le aziende rappresenta un’istituzione davanti alla quale non si può sfigurare. Al momento solo 50 persone (soprattutto di staff) sono state messe in cassa integrazione, anche se la Regione ha dato il consenso fino ad un massimo di 120 persone. Per questa realtà si attendono quindi ulteriori sviluppi.

Hotel Selene

lavoro gestito dall’ultima ruota del carro, ossia la Cronos, su lidi meno costosi: è quindi nata una sede distaccata COMDATA a Lecce, dove il costo del lavoro è inferiore per l’azienda grazie agli incentivi per il mezzogiorno ed alle agevolazioni fiscali previste per lo start up. Questa operazione è stata sicuramente vantaggiosa per la società, ma dannosa sia per la Regione Lazio, e poi spiegheremo perché, che per la Regione Puglia, che si fa carico delle agevolazioni previste per l’azienda. Azienda che, non contenta di aver portato lavoro al sud Italia, ha ben pensato di esportarlo anche all’estero, come in Romania, dove il lavoratore del luogo costa meno della metà di quello pometino. A questa dispersione di commesse si è poi aggiunta la riduzione delle stesse, con la conseguenza che i dipendenti della Cronos sono risultati “in eccedenza”. Si è quindi parlato di 65 licenziamenti a fronte di 183 dipendenti, ma tra scioperi ed intermediazio-

Anche i dipendenti Comunali Protestano

Sono tre i motivi che hanno scatenato l'ira dei dipendenti municipali: tre delibere, firmate lo scorso 27 maggio (la 98, la 99 e la 100) dalla Giunta, con le quali si definiscono l'ampliamento della pianta organica ed il mancato riconoscimento delle indennità di

Ultim’ora Playtex:

“Il 28 Luglio si è chiusa formalmente la vertenza Playtex, con l’accordo firmato presso del Ministero del lavoro, per la concessione di 12 mesi più 12 di cassa integrazione straordinaria per cessazione, perfezionando di fatto l’intesa già raggiunta in sede regionale”. Lo

ni il 18 luglio si è arrivati ad un accordo che accontenta tutti e nessuno, in cui tutti sono le parti ufficiali, che hanno espresso una soddisfazione fin troppo entusiastica, nessuno sono il lavoratori, che hanno continuato gli scioperi. L’accordo prevede che, al posti dei 65 licenziamenti, ci sia per un massimo di 120 lavoratori una cassa integrazione in deroga (quindi pagata dalla Regione Lazio, visto che la società non ha mai pagato i contributi per quella ordinaria) all’80%, dal 19 Luglio al 31 Dicembre 2010. Gli entusiasti sono quindi i titolari dell’azienda, che se la cavano senza sborsare un centesimo e senza passare per i “cattivi” che licenziano. Il danno se lo prende la Regione, che dovrà pagare di tasca propria, ed i lavoratori, che non si sentono affatto consolati da questa soluzione. Ma cosa succederà dal 1° gennaio 2011? L’azienda ha garantito, in fase di accordo in Regione, il riposizionamento sul mercato dei lavoratori, non all’interno della Cronos,

Nulla di fatto, invece, per i lavoratori dell’Hotel Selene. Anche qui bisogna fare un passo indietro per capire come sono andate le cose. Nel giugno del 2009 l’Hotel Selene spa ha dichiarato un esubero di personale per 21 unità. Successivamente, dopo un accordo presso la Regione Lazio, sottoscritto con i sindacati di categoria Cgil-Cisl-Uil, la direzione aziendale ha collocato 17 lavoratori e lavoratrici in cassa integrazione (CIGS in deroga), rinnovata fino al 31 dicembre 2010. Un esubero solo formale, in quanto il personale collocato in CIGS è stato nel frattempo sostituito da altri lavoratori di ditte esterne. Questo perché l’hotel Selene, che registra un afflusso della clientela assolutamente apprezzabile in tutti i periodi dell’anno, non ha l’esigenza di gestire personale realmente in esubero ma solo l’obiettivo di “perseguire una politica di risparmio attraverso la terziarizzazione/esternalizzazione delle attività”, come la stessa direzione aziendale dichiara nella procedura di mobilità di giugno 2009. I lavoratori, per cercare di ottenere giustizia, hanno fatto presidi e mobilitazioni sia davanti all’hotel che davanti al Comune, ma, almeno fino al momento della stesura di questo articolo, non ci sono importanti noviAlfredo Corrao tà.

rischio. Il malumore è dovuto soprattutto al fatto che le decisioni siano state prese in maniera unilaterale, senza confronti con i sindacati di categoria e con gli RSU; per questo motivo le rappresentanze sindacali hanno richiesto l'immediata revoca delle delibere. Partendo dall'ultima in ordine numerico, i lavoratori contestano il fatto che la Giunta non abbia voluto riconoscere ai lavoratori le indennità di rischio e vigilanza e, cosa ancora peggiore,che siano state fatte differenze tra i vari uffici, per cui risultano esistere servizi che potranno o no prendere tali indennità, come a dire “il

mio lavoro vale più del tuo”. Per altre due si contestano il fatto che, nei 205 posti previsti, “non meno del 50%” sia stato riservato ai precari, che oltretutto hanno ulteriori agevolazioni nel passare il concorso (ad esempio saltano le prove preselettive), che sian o state previste delle figure ed uffici quantomeno “singolari” (ad esempio un biologo, un veterinario, un agronomo ed un geologo), ed il fatto che con i nuovi assunti si avrà una spesa annua di 14 milioni di euro, che in tempi di magra come questi sono davvero tanti.

comunica una nota della Cgil-Cdlt del Comprensorio Pomezia-Castelli-Colleferro-Subiaco. “I due anni di cassa sono fondamentali per agganciare alla pensione molti lavoratori che, con l’ultima riforma del governo, sarebbero rimasti senza copertura economica, ed anche per lavorare ad una auspicabile acquisizione del sito produttivo”. Per Roberto Gargiullo, segretario comprensoriale della Filctem-Cgil, “pur considerando

positivo l’accordo sottoscritto, per gli strumenti messi a disposizione, rimane la profonda amarezza per non aver potuto evitare la chiusura del sito industriale di Pomezia e l’inevitabile costo sociale che ne deriva. Assistiamo alla perdita di altri posti di lavoro, all’interno di un settore, quello tessile, già duramente provato”.

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ACQUE AZZURRE, ACQUE CHIARE ADDIO LE FALDE ACQUIFERE CHE ALIMENTANO I POZZI RIPORTANO VALORI AL DI SOPRA DEI PARAMETRI STABILITI DALLA LEGGE PER QUANTO RIGUARDA SOSTANZE COME L’ARSENICO a notizia, girata solo sottovoce nei giorni scorsi, se diffusa nella maniera sbagliata avrebbe potuto scatenare il panico tra i cittadini: dopo accurati controlli da parte della ASL, diverse industrie alimentari di Pomezia – tra cui “marchi” famosi – avrebbero ricevuto uno stop alla produzione a causa degli elevate dosi di arsenico, fluoro, selenio, manganese e vanadio presenti nelle acque utilizzate da queste aziende. La “soffiata” ci è pervenuta da una lettrice, che ci ha chiesto di sapere di più sull’argomento. Le conseguenze della fondatezza di tali indiscrezioni avrebbero infatti ripercussioni innanzi tutto sulla salute (basta pensare al recentissimo caso della mozzarella blu), poi sull’occupazione: un’azienda che si vede bloccare del tutto o in parte la produzione solitamente reagisce con una riduzione del personale, minacciando cassa integrazione e licenziamenti. La nostra “indagine” è stata effettuata sui tre fronti coinvolti: le aziende, la ASL e l’Assessorato all’Ambiente del Comune di Pomezia.

L

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Partiamo dai protagonisti principali: le aziende, colte alla sprovvista dalle nostre domande a bruciapelo (“Da quanto tempo hanno bloccato il vostro lavoro?”, “Quando riprenderà la produzione?”, “State facendo qualcosa per mettervi in regola?”) hanno ammesso

che ci sono state e ci sono tutt’ora analisi in corso da parte della ASL e che alcune produzioni sono state bloccate, ma, quando abbiamo provato ad entrare più nel dettaglio, hanno fatto marcia indietro, negando o quasi di essere fuori norma. Essendo private, non possiamo riferire quali industrie hanno confermato di avere problemi né quali (si parla di 24 aziende) hanno ricevuto l’ordinanza da parte del Comune di Pomezia che le obbliga a mettersi a norma, vietando l’utilizzo dell’acqua dei pozzi per uso alimentare se questa non ha ottenuto il giudizio di idoneità da parte della ASL. Ci siamo quindi recati in Comune, dove all’assessorato all’Ambiente hanno confermato l’invio delle ordinanze – senza ovviamente specificare i destinatari – spiegando che le stesse sono state emesse per impedire che l’acqua dei pozzi venga utilizzata come “ingrediente” per preparazioni alimentari. C’è da specificare che alle ordinanze comunali si affiancano, in maniera contestuale e parallela, quelle provenienti dalla ASL, che ordinano addirittura la chiusura delle produzioni qualora siano stati superati i valori tabellari previsti. “Sono mesi che l’amministrazione comunale si sta muovendo in questo senso – spiegano in Comune – già nello scorso novembre il Sindaco ha fatto un avviso alla cit-

tadinanza, attraverso il quale si informava la cittadinanza che Pomezia ricade in un ambito in cui localmente è possibile che le acque naturali prelevate dai pozzi manifestino per alcuni elementi chimici come l’arsenico, il fluoro ed il manganese superamenti delle soglie-limite di concentrazione disposti dalla legge per il consumo domestico”. “Essendo tali elementi fortemente tossici – si legge nell’avviso pubblico – tutti gli esercenti di attività alimentari che utilizzano acque da pozzo per il consumo umano e come ingrediente nella preparazione degli alimenti sono tenuti ad effettuare controlli periodici sulle caratteristiche qualitative delle acque”. Ma pare evidente che tali controlli non sono stati correttamente effettuati (non vogliamo pensare che siano stati deliberatamente ignorati i risultati delle analisi), nonostante l’ordinanza sindacale emessa lo scorso giugno, con la quale si obbligano le aziende ad acquisire la certificazione di potabilità dell’acqua, che viene rilasciata dalla ASL di competenza. “Qualora i valori non rientrino nei parametri – spiegano all’assessorato – le aziende sono obbligate a mettersi in regola. Per tamponare le emergenze possono ricorrere alle autobotti, mentre per i periodi a lungo termine la scelta migliore è quella di dotarsi di appositi filtri”. Ma come mai l’acqua è diventata all’improvviso così dannosa per la salute?


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“Non si tratta di di qualcosa che nasce dall’oggi al domani – spiegano sempre dagli uffici competenti – ma che è causa del tipo di utilizzo delle falde acquifere, troppo sfruttate negli ultimi anni. Il prelievo dai pozzi viene fatto sempre più in profondità, per cui le quantità di minerali, anche tossici, è sempre maggiore ed è sempre più facile che i parametri di legge vengano superati”. Quindi la situazione non può che peggiorare, nonostante che, vista la provenienza vulcanica dell’acqua, tali valori siano già stati innalzati dalla Regione Lazio rispetto alla media nazionale, per evitare che non si possa più ricorrere all’approvvigionamento. Il problema non coinvolge solo Pomezia, ma l’intera area servita dalle acque dei laghi vulcanici, quindi sia i Castelli Romani che il litorale sud di Roma. Ma quanto incidono le industrie di Pomezia nella “creazione” del problema stesso? Sicuramente non poco, viste le quantità d’acqua necessarie per il funzionamento dei vari stabilimenti alimentari ed industriali. Se poi si calcola che gli approvvigionamenti di acqua diretta sono attualmente insufficienti anche per le abitazioni, si capisce che le fabbriche e le industrie dovranno in ogni caso servirsi quasi esclusivamente di acqua proveniente dai pozzi, consumando sempre più le risorse degli stessi. Ma cosa dice la ASL in proposito? “E’ in corso una serie di indagini nell’intero territorio di competenza della ASL RM H ed, in particolare, in alcuni degli 11 comuni della ASL RMH, tra cui Pomezia ed Ardea, che usufruiscono di una deroga regionale per il superamento dei parametri (fluoro, arsenico e vanadio) nell’acqua da adibire ad uso umano”. Le indagini, in parte effettuate da ARPALAZIO ed in parte dalla ASL, sono mirate a verificare l’adeguatezza e la regolarità dei pozzi (per i quali non vi è alcuna deroga di legge al superamento dei parametri previsti dal Dlgs 81/2001). I Sindaci di questi Comuni sono stati oggetto di una nota della ASL volta a far regolarizzare gli approvvigionamenti idrici, in particolare per quanto riguarda le acque di pozzo. In caso di anomalie, i Comuni devono intervenire per evitare che qualcuno usufruisca di acqua non conforme. Per questo motivo il sindaco De Fusco a giugno ha emanato l’ordinanza: a Pomezia le anomalie c’erano, e neanche poche. “In caso di mancato allacciamento alla rete idrica comunale e di inadeguatezza dell’acqua dei pozzi”, spiegano alla ASL, “l’ordinanza di non usufruire dell’acqua a scopo umano fino alla regolarizzazione del pozzo stesso potrà determinare, per le aziende alimentari, la temporanea chiusura della azienda stessa fino ad un approvvigionamento alternativo”. E l’approvvigionamento alternativo può essere appunto dato dalle autobotti, almeno fino alla messa a norma degli impianti attraverso i filtri. Certamente gli adeguamenti hanno un costo, ma la l’alternativa è la chiusura degli stabilimenti, visto che al momento le

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condizioni delle falde acquifere appaiono abbastanza compromesse. “La situazione, particolarmente eclatante a Pomezia per la gran parte di pozzi utilizzati in aziende alimentari e non adeguatamente controllati nel tempo rispetto ai parametri arsenico, fluoro e vanadio - continuano dalla ASL RM H 4 - è attualmente oggetto di estrema attenzione da parte nostra, del Sindaco, delle OO.SS ed imprenditoriali, provinciali e regionali al punto che nei giorni scorsi il Sindaco De Fusco, sentito il Commissario per l’Emergenza idrica del Simbrivio e le autorità competenti, ha indetto un’apposita riunione per delineare le linee di soluzione definitive del problema concernente l’allacciamento delle industrie del territorio alla rete comunale”. L’incontro a cui si riferisce la ASL, svoltosi il 20 Luglio presso il Ministero dei Lavori Pubblici e che ha visto il coinvolgimento del Commissario Straordinario per l’Emergenza Idrica, l’ing. Massimo Sessa, era mirato proprio a cercare di risolvere il problema della della mancata erogazione dell’acqua diretta in una vasta una parte del territorio comunale. Per dare una risposta ai cittadini, nel passato l’amministrazione aveva provveduto a completare la costruzione di due nuovi serbatoi idrici sopraelevati (i cosiddetti “funghi”) e ad adeguare la rete acquedottistica a copertura della maggior parte del territorio comunale, ma, senza un’ulteriore fornitura di acqua da parte di Acea Ato2, i lavori risultavano praticamente inutili. Per risolvere l’empasse il Sindaco, accompagnato dal Dirigente ai Lavori Pubblici Renato Curci, ha discusso con l’ing. Sessa il piano di intervento studiato da quest’ultimo per sanare l’emergenza in tutta l’area della provincia di Roma, un piano nel quale potrà essere inserita anche la zona di Pomezia. Per sostenere la richiesta, al termine del colloquio con il commissario straordinario De Fusco ha inviato una lettera all’attenzione del Prefetto di Roma, degli assessori all’ambiente della Provincia di Roma e della Regione Lazio, alla Segreteria tecnica operativa dell’Ato2 e, chiaramente, allo stesso commissario. “Con la presente – si legge nella lettera – si comunica che il territorio della città di Pomezia già da tempo sta vivendo una situazione di emergenza idrica dovuta al naturale aumento dei consumi nella stagione calda, oltre alla sopravvenuta circostanza dell’impossibilità di utilizzare i pozzi privati per l’approvvigionamento idrico di diverse zone residenziali ed industriali, a causa dell’accertata presenza di elevate concentrazioni di minerali che rendono l’acqua di pozzo non utilizzabile per il consumo umano. Da parte sua l’amministrazione comunale ha provveduto ad effettuare restrizioni nell’erogazione idrica nelle ore notturne e ad avviare una campagna di sensibilizzazione ai fini dell’uso responsabile delle risorse idriche al fine di evitare sprechi. Nonostante la costruzione di due nuovi serbatoi idrici sopraelevati ed una rete acquedottistica che copre la maggior parte del territorio comunale, a causa della dichiarata carenza delle risorse idriche nell’intera provincia di Roma, i ser-

batoi non sono ancora serviti da contratti di fornitura Acea Ato2. Poiché la situazione di emergenza sta raggiungendo livelli seriamente critici che potranno ripercuotersi a breve termine sia a livello di ordine pubblico che di prevedibile riflessi occupazionali per le attività produttive del territorio, si fa appello alle Signorie loro in indirizzo affinché con la massima urgenza possano essere attivate almeno due nuove utenze di approvvigionamento idrico per una portata complessiva di almeno ulteriori 15 litri/secondo. Tale portata potrebbe garantire immediatamente la soluzione del problema idrico per almeno 7000 abitanti oltre che per le utenze civili delle quattro maggiori zone industriali che insistono sul territorio”. La lettera, che auspica una soluzione in tempi brevi, nella realtà rende concreti i peggiori timori espressi anche dalla lettrice che ci ha chiesto di fare questa inchiesta: l’acqua è davvero inquinata e questo inquinamento – visto che alcune aziende non possono (o non vogliono) fare gli adeguamenti necessari a causa degli alti costi – saranno costrette a ridurre produzione e personale. Se poi si tratta di realtà piccole, a conduzione familiare, potrebbero anche essere costrette a chiudere. Bisogna infatti essere consapevoli del fatto che sarà impossibile permettere alle varie aziende di utilizzare, viste le enormi quantità loro necessarie, solo l’acqua diretta, qualora la stessa riuscisse ad essere disponibile. I flussi provenienti dai pozzi, quindi, dovranno comunque essere regolarizzati. L’ulteriore fornitura che Acea Ato2 dovrebbe concedere permetterebbe invece di dare finalmente una risposta concreta alle migliaia di residenti che attendono da anni l’acqua diretta. La situazione, al di là degli aspetti amministrativi, è inoltre oggetto - sia da parte dei funzionari ARPALAZIO che da parte della ASL - di segnalazione all’Autorità Giudiziaria, che sta indagando per capire se possano essere stati messi in commercio alimenti prodotti con acqua inquinata o non conforme ai parametri. Allo stato attuale, le aziende oggetto di provvedimenti bloccanti di vario tipo sono una quindicina ed in altrettante realtà produttive si sta procedendo a controlli nonostante il periodo estivo, le ferie e la ben nota carenza di personale. Dobbiamo quindi preoccuparci? Sia la ASL che il Comune ci hanno tranquillizzati, assicurandoci che i controlli sono minuziosi ed a tappeto e che nessuna azienda che non rispetti i parametri e non abbia il giudizio di idoneità potrà utilizzare acqua dei pozzi per uso alimentare, quindi per la preparazione di cibi o bevande, ma la prudenza non è mai troppa, perciò consigliamo a tutti di verificare che gli alimenti acquistati abbiano aspetto ed odore “buono” (compresi quelli a lunga conservazione come il caffè o le patatine) e di consegnare alla ASL qualsiasi confezione “sospetta”. Mauro Valentini

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BILANCIO = SOLDI SOLDI = SERVIZI

MA SARA’ VERO?

NEI GIORNI SCORSI È STATO APPROVATO IL BILANCIO. MA IN COSA SI TRADUCE PER I CITTADINI? ’ stato uno degli ultimi test di sopravvivenza di questa Giunta, un nodo importante (che invece di sciogliersi si è formato e consolidato) della politica del paese, ma alla gente cosa e quanto importa del Bilancio Annuale di Previsione? Forse niente, ed è sbagliato, perché è con i soldi trascritti in quel documento che possono essere fatti tutti i lavori necessari per la città, dare i servizi ai cittadini, portare le migliorie attese da tempo immemorabile. Ora che questo sofferto bilancio è stato approvato, siamo andati negli uffici dell’Assessorato ai Lavori Pubblici per capire a cosa verranno destinate veramente parti di quelle cifre che tanto hanno fatto impazzire i Revisori dei Conti. Perché ovviamente gli importi contenuti nel Bilancio vengono ripartiti tra i vari Assessorati, ognuno con spese di diversa natura. In questo numero parliamo dunque con il dirigente del settore, l’ing. Renato Curci. Cosa potranno veder fare i cittadini con le somme messe in bilancio? “Vorrei innanzi tutto spiegare che il piano triennale delle opere pubbliche ha come risorse 3 fondamentali fonti: la prima e più consistente è data dai contributi regionali e provinciali, per i quali abbiamo già presentato 36 domande di finanziamento corredate da altrettanti progetti, tutti di primaria importanza per la cittadinanza”. Ad esempio? “Il collegamento idrico dai pozzi della Pescarella al partitore dell’Acquedotto Marcio di Santa Paolmba, che darebbe finalmente l’acqua diretta nei quartieri che ancora non ce l’hanno; il completamento delle fognature alla Castagnetta, alla Laurentina e a Santa Procula.

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Per quanto riguarda la viabilità abbiamo richiesto fondi per i lavori di completamento della strada di collegamento tra via Fratelli Bandiera e Via del Mare”. Ovvero quella strada praticamente già fatta da decenni ed in contenzioso da altrettanto tempo? “Proprio quella. La spesa, infatti, sarebbe contenuta rispetto alle altre richieste, tipo i lavori di asfaltatura delle strade del centro di Pomezia e Torvaianica, di realizzazione dei marciapiedi sulla Via del Mare fino ai Colli di Enea e del sottopasso pedonale che consentirebbe di raggiungere la stazione di Santa Palomba senza rischi. Sempre riguardo alle strade abbiamo richiesto i finanziamenti per abbattere tutte le barriere architettoniche sia nelle zone centrali di Pomezia e Torvaianica che nelle aree industriali, oltre a quelle ancora presenti negli edifici comunali”. Alcune strade mancano ancora di illuminazione pubblica. Avete presentato un progetto anche per questo? “Si, partendo dalla nuova strada che collega Pomezia Vicerè a Torvaianica Alta, per arrivare fino al rifacimento degli impianti del quartiere dei Letterati, passando dalla realizzazione dell’illuminazione nel tratto Campo Jemini- Campo Selva e dal completamento di via Polonia, ancora non del tutto illuminata”. Restando sempre sulle strade, sono previste piste ciclabili? “Ne abbiamo richiesta una presso via Alcide De Gasperi, con proseguimento a Largo Brodolini-Vicerè, per arrivare fino al mare passando per Torvaianica Alta e via Siviglia. In questo modo le spiagge sarebbero rag-

giungibili da Pomezia anche in bicicletta”. Parliamo di parcheggi, sempre carenti nel territorio: cosa pensate di fare? “I parcheggi che vorremmo realizzare sono quello di fronte alla scuola materna di via Singen, quello in via Fellini, in via Saragat ed in via Settembrini”. A Torvaianica no? Eppure, soprattutto d’estate, trovare un posto auto è un’impresa. “A Torvaianica i parcheggi ci sono, solo che magari sono un po’ distanti dal mare, quindi si riscontra che questi sono vuoti, mentre sul lungomare le macchine vengono lasciate in doppia fila”. Che i parcheggi a Torvaianica restino vuoti d’estate, l’abbiamo verificato, non è assolutamente vero, mentre è vera non solo la sosta in doppia fila, ma anche le numerose multe fatte dalla Municipale e la presenza dei parcheggiatori abusivi... “Questi non sono argomenti che competono il nostro assessorato. Io le posso parlare dell’edilizia scolastica, per la quale abbiamo richiesto finanziamenti per realizzare una nuova materna nella zona 167 ed una a Campo Ascolano. Vogliamo poi ampliare l’elementare di Martin Pescatore e fare i lavori di impermeabilizzazione delle coperture di tutti gli edifici scolastici sul territorio comunale. Restando nel campo della cultura, abbiamo chiesto fondi anche per l’ampliamento della Biblioteca comunale, per la quale vorremmo recuperare la parte bassa, quella del portico, che a causa dei vandali ora versa in stato davvero indegno, e l’adeguamento e messa a norma del Museo Archeologico Comunale”. Che rientra nel recupero degli edifici storici... “Sì, come l’applicazione del Piano del Colore del centro storico, da fare nelle scuole materna ed elementare di Pomezia Centro, e negli edifici che ospitano i Servizi Finanziari” e le “Attività Produttive” del Comune di Pomezia. Oltre che per queste opere, i finanziamenti sono stati richiesti anche per un adeguamento funzionale della sede della Polizia Municipale e della Chiesa di San Benedetto, che necessita della messa a norma”. Ma quanto è stato richiesto alla Regione? “Per tutte le opere l’ammontare è di poco quasi 20 milioni e 400 mila euro”. E di questi quanti pensa che riuscirete a prenderne? “Dall’esperienza pregressa, direi almeno un quarto, forse anche di più”. Quindi tutto il resto rimane un sogno nel cassetto... “No, cercheremo altri modi per finanziare i progetti necessari”. A proposito, quali sono le altre fonti di reddito del Comune? “La seconda viene dagli oneri di urbanizzazione, che comprendono anche le tasse pagate dai cittadini. Si tratta di introiti minori, ma che consentono impegni di spesa ben definiti con copertura finanziaria. Ad esempio, adesso stiamo sistemando via delle Monachelle ed il Sughereto, faremo la sistemazione del palazzetto dello sport e di numerose strade a Torvaianica Alta e a Campo Ascolano (la rotatoria). Questi soldi serviranno anche per il rifacimento della toponomastica stradale e per la costruzione della seconda rotatoria in via De Gasperi, dove i lavori prenderanno il via tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre”. In pratica quando inizierà l’anno scolastico, cosicché il traffico, già congestionato in quei punti negli orari di entrata ed uscita dalle scuole, diventerà davvero insostenibile... “Purtroppo prima di quella data non è possibile iniziare


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per motivi tecnici. Chiederemo alla popolazione di avere un paio di mesi di pazienza, accettando dei disagi che porteranno benefici in futuro”. Dubitiamo che la pazienza dei cittadini possa arrivare a tanto, ma non vogliamo infierire e cambiamo argomento: qual è l’altra fonte di entrata economica dell’amministrazione?

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“E’ rappresentata dai mutui, che possono essere rilasciati non solo dalla Cassa Depositi e Prestiti, ma anche da Istituti privati, che non devono avere tassi superiori a quelli stabiliti dalla Cassa Depositi e Prestiti. Per richiederli serve che prima venga approvato il Bilancio Consuntivo del 2009, ma pare proprio che da quest’anno si farà ricorso anche a questa risorsa, visto che la

capacità di indebitamento lo consente e che ci sono lavori indispensabili, come il completamento della rete idrica, che hanno urgenza assoluta, così come la messa a norma delle scuole che ancora non hanno il certificato di prevenzione incendi, come richiesto dalla legge”. Altri lavori sono il rifacimento di Via Pola a Torvaianica con la raccolta delle acque bianche e la rotatoria di Martin Pescatore. Ma quanto incide in interessi un mutuo ventennale? “All’incirca per un decimo: per ogni milione preso si pagano 100 mila euro l’anno di interesse”. Esiste anche una quarta fonte di finanziamento, mai attivata finora a Pomezia, che è il project financing, ossia l’utilizzo di capitali privati per la realizzazione di opere pubbliche in cambio di concessioni di vario tipo. Vista la carenza di denaro nelle casse comunali, è molto probabile che la “finanza di progetto” venga utilizzata anche da noi, magari per la sistemazione della piscina comunale. Lei non ha mai citato i tanto sbandierati proventi dal recupero delle tasse evase. Come mai? “Perché fino a quando non saranno fisicamente nelle casse comunali non verranno mai “utilizzati”: non sappiamo quanti ne verranno recuperati ed io, per principio, se i soldi non li ho non li spendo” Ma quali sono i tempi per la realizzazione di tutti i progetti di cui abbiamo parlato? Alcuni, che pubblichiamo nella tabella a fianco, sono già in corso, mentre gli altri sono ancora nella fase embrionale. “Per questo parliamo di piano triennale delle opere. Ci sono degli iter da seguire, delle regole da rispettare, ma faremo di tutto per cercare di stringere i tempi il più possibile”. Vogliamo fare qualche esempio? “Calcolando tutta la burocrazia, i lavori della rete fognaria dovrebbero iniziare la prossima primavera; quelli per portare l’acqua diretta penso prima, ma dipendono non solo da Pomezia, ma da altri Enti che sono stati sollecitati dal Sindaco De Fusco”. Da parte nostra, come giornalisti, cercheremo di verificare l’avanzamento dei lavori, sperando di non dover riportare notizie negative e cercando di dimenticare quel proverbio che dice che chi di speranza vive.... Alessia Ambra Achille

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Cronaca

LE COSE BELLE E’ SERIVITA UNA SOLA PAGINA PER RACCONTARE LE COSE BELLE REALIZZATE DALLE AMMINISTRAZIONI DI POMEZIA E ARDEA IN QUEST’ULTIMO PERIODO uando abbiamo stilato la programmazione degli articoli per questo numero di giornale, avremmo voluto dedicare due pagine, una per Pomezia ed una per Ardea, alle cose belle fatte dalle amministrazioni in questo periodo per il territorio. Abbiamo quindi iniziato a girare per i due Comuni alla ricerca di novità positive. Dobbiamo ammettere di non essere riusciti a monitorare tutti i quartieri, ma – passeggiata dopo passeggiata – abbiamo cercato di catturare i cambiamenti che potrebbero abbellire le nostre città. Quello che abbiamo trovato ve lo mostriamo nelle foto che accompagnano l'articolo. E' un po' poco (abbiamo riempito solo una delle due pagine previste), quindi invitiamo gli amministratori dei due Comuni – così come facciamo con i cittadini, che ai quali siamo grati quando ci segnalano i problemi e gli aspetti negativi – a farci presenti le cose positive che vengono fatte per la comunità (se ce ne sono..).

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Strisce pedonali Sempre a Torvaianica le strisce pedonali hanno preso colore. Per dare loro maggiore evidenza sono state nuovamente circondate da vernice rossa, rendendo così più sicuro l'attraversamento dei pedoni.

Ardeamare

Lungomare Lacosa più esclatante dell’estate è il rifacimento del manto stradale del lungomare, atteso da vent’anni e finalmente realizzato.

Ecopunti

D'estate Torvaianica ruba la scena a Pomezia. Abbiamo notato con piacere che le spiagge libere non solo sono pulite (almeno fino a quando qualche bagnante incivile non decide di sporcare lasciando in giro le “prove” del suo passaggio) ma sono fornite di “Ecopunti”, che consentono di differenziare i rifiuti. Uniti alle torrette di salvataggio ed alle passatoie che facilitano l'accesso al mare sono senz'altro la nota migliore che abbiamo trovato.

Ad Ardea è partita “ArdeAmare”: un servizio di trasporto dal centro del paese fino al mare completamente gratuito, fatto su pullman a due piani, di cui quello superiore scoperto, operativo tutti i giorni dalle ore 9,00 alle ore 19,40 con partenze previste da via Firenze ogni 20 minuti circa. L'itinerario dalla navetta è: via Firenze, Lungomare degli Ardeatini, via Bergamo, Lungomare degli Ardeatini, via Ancona/via delle Salzare e viceversa. Il percorso è stato dopo pochi giorni implementato da e per il centro storico nel seguente modo: Piazza del Popolo- via Laurentina - viale Nuova Florida - Via Pratica di Mare (Passerini) - via Laurentina - Tor San Lorenzo (Patio) - via del Pettirosso - Lungomare degli Ardeatini - via Bergamo (parcheggio) - Lungomare degli Ardeatini - via Firenze (parcheggio). Ottimo per gli anziani ed i giovanissimi che vogliono passare qualche ora in spiaggia pur non essendo motorizzati. Per finire, un consiglio ai politici dei due Comuni, i quali hanno dimostrato che, se vogliono, sanno anche realizzare ottime cose: se passaste meno tempo a litigare ed a contendervi spazi e visibilità, magari ne trovereste un po’ – di tempo – per pensare e fare qualcosa di buono in più per i vostri concittadini...

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Speciale Estate a Pomezia e Torvaianica

ESTATE A POMEZIA: MEGLIO TARDI CHE MAI

IL PROGRAMMA DELLE MANIFESTAZIONI È STATO PRESENTATO SOLO IL 27 LUGLIO E CONTIENE SPETTACOLI PER TUTTI I GUSTI nche se in ritardo, giustificato in parte dai problemi legati all’approvazione del Bilancio, è finalmente arrivato il programma definitivo dell’estate pometina, che si divide in 3 importanti filoni. Prima dei vari programmi, vogliamo puntare l’attenzione sul 30 Luglio: per la prima volta anche Torvaianica avrà la sua “Notte Bianca”; certo, niente a che vedere con quelle di Roma o Parigi, tant’è vero che l’evento si chiama “La Notte è piccola per Noi”, ma l’importante è iniziare… Per quanto riguarda tutto il resto, significativa è la terza edizione del Festival “Il mito di Enea”, l’annuale appuntamento estivo ideato dall’attore pometino Edoardo Sylos Labini in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Pomezia, che attraverso il ricordo delle gesta dell’eroe troiano e della sua fondazione della città di Lavinium, considerata la culla di Roma, omaggia miti del passato e del presente con una serie di eventi che hanno luogo nel territorio della cittadina pontina. Il primo appuntamento si è svolto il 28 Luglio a Torvaianica, sulla spiaggia, in un’atmosfera davvero suggestiva. Erano presenti circa 400 persone, poche se si valuta il dato in assoluto, molte se si calcola che l’evento era stato approvato pubblicizzato (neanche tanto) solo il giorno prima. Abbiamo poi le manifestazioni che si svolgeranno tutte a Pratica di Mare: “Estate al Museo” vedrà spettacoli teatrali, musicali, di danza. L’opera lirica (verrà rappresentato “Il Rigoletto” di Verdi) si alternerà alla musica jazz, la danza classica al rock, il teatro ai concerti. Un mix che si intuisce già dal nome scelto per la manifestazione: “Tutti i colori della Cultura”. Gli eventi partiranno il 30 Luglio con l’opera teatrale “Il Giorno della Civetta”, con Orso Maria Guerrini e termineranno il 12 settembre con un’altra rappresentazione teatrale, “Tutt’eniente”. Tutte avranno inizio alle ore 21:00 e saranno ad ingresso gratuito. La terza ed ultima parte di manifestazioni è rappresentata dalla classica “Estate a Pomezia”, con eventi e spettacoli variegati, che si svolgeranno prevalentemente a Torvaianica: dalla musica al cinema in piazza, passando dallo sport e dalle sagre dei prodotti tipici. Ma più delle nostre parole valgono le locandine che pubblichiamo, dove vengono riportate tipologie, date ed orari dei vari

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appuntamenti. Sul programma completo abbiamo sentito l’opinione dell’assessore alla Cultura ed Eventi Speciali. “Il problema più grande è stato quello legato ai ristrettissimi. Per questo è doveroso un ringraziamento particolare a tutti quei dipendenti comunali che stanno andando oltre quelli che sono i loro stretti obblighi contrattuali dimostrando, con i fatti, che all’interno dei nostri uffici c’è tanta gente che lavora sodo – ha dichiarato - Nella strutturazione degli spettacoli ci si è posti una pluralità di obiettivi. Il primo è stato quello di un rilancio del turismo sul nostro territorio che vive un momento di grave difficoltà nonostante le enormi potenzialità. C’è necessità di interventi strutturali che non possono essere rimandati. Torvajanica ha necessità di strutture ricettive, di parcheggi, di un ampliamento e di una maggiore diversificazione dell’offerta commerciale. Esiste già un volano turistico che è lo Zoomarine attorno al quale possono nascere una serie di iniziative che implementino l’offerta del territorio a partire dalla realizzazione di un Parco archeologico che valorizzi il patrimonio artistico di cui il nostro territorio è ricco”. Ed il secondo? “E’ stato quello di offrire un momento di svago ai nostri concittadini tenendo ben presenti bambini ed anziani per i quali sono stati organizzate manifestazioni e serate specifiche”. Abbiamo anche un terzo programma… “Si, quello con il quale abbiamo scelto di affiancare ai momenti di puro divertimento eventi di spessore culturale capaci di dare una risposta, seppur minima, a quel fermento di idee che sul nostro territorio è particolarmente vivo e che costituisce un patrimonio che non va assolutamente sprecato”. L’assessore coglie l’occasione per fare dei ringraziamenti: “Vorrei ringraziare le associazioni culturali, la Pro loco di Torvajanica, il Consorzio ‘Atorvaianiva’, le associazioni dei commercianti e dei balneari, le associazioni di cittadini, e tanti consiglieri di maggioranza ed opposizione che mi hanno aiutato nello svolgimento del mio lavoro dimostrando, in alcuni momenti, tanta tanta pazienza nei miei confronti. Grazie e buona estate a tutti”. Anna Maria Greco


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MANISCALCO COLPISCE ANCORA STAVOLTA IL DITO PUNTATO E’ PUNTATO CONTRO IL PROTOCOLLO URBANISTICO

’ instancabile, nonostante il caldo, il consigliere Antonio Maniscalco: dopo aver portato La Guardia di Finanza a sequestrare decine di cartoni con la documentazione inerente agli oneri concessori, dopo aver smosso tutti gli organi preposti per una verifica sul personale, adesso prende di mira l’ufficio Protocollo Informatico Pianificazione Urbanistica Pianificazione del Territorio “PIAGESTER”. Ma di cosa si tratta? Lo facciamo spiegare direttamente all’interessato, che scrive una lettera di denuncia al Dirigente del Settore Urbanistica e Pianificazione del Territorio, Anna Ferrazzano, al Segretario Generale Angelo Scimè, al Responsabile del Settore Informatica Giovanni Rettore, al Sindaco Enrico De Fusco, all’Assessore all’Urbanistica Antonio Flore, al Direttore Generale Gianluca Gerosa e al Presidente del Consiglio Comunale Attilio Bello. A tutti, insomma, per evitare che qualcuno possa dire: io non lo sapevo. Maniscalco, dopo aver sottolineato che, malgrado i continui solleciti, non è mai stato attivato, pur avendo-

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lo acquistato da tempo, lo Scanner per l’istantanea acquisizione digitale nel sistema informatico integrato del Comune, “evidenziando che tale importantissima strumentazione permette la memorizzazione nel sistema Informatico Integrato e successiva visualizzazione autentica di tutti i documenti in entrata e in uscita di competenza dall’ufficio Urbanistica Pianificazione del Territorio, Diffida il Dirigente del Settore Urbanistica ad utilizzare ancora la suddetta postazione di protocollo degli atti in assenza dell’avvenuta attivazione del sistema di scansione elettronica dei documenti, a garanzia della corretta e legale gestione di tutti gli atti di competenza, così come avviene nelle altre postazioni Protocollo del Comune di Pomezia”. In pratica, Maniscalco chiede di “ Bloccare e disattivare immediatamente l’attività di Protocollo Informatico svolto nella postazione operativa “PIAGESTER”, posta nel Settore Urbanistico”, in quanto “a mio avviso, in assenza dell’attività di scansione e memorizzazione dei documenti gestiti, il sistema presenta delle lacune che potrebbero permettere delle operazioni improprie”. Insomma, si potrebbero contraffare i documenti (di elevata importanza, visto il giro di denaro che gravita intorno all’urbanistica). “Di fatto – aggiunge Maniscalco – essendo fattibile la ristampa di tutte le etichette di identificazione, anche in tempi diversi dalla data di presentazione delle istanze, emesse ed applicate dall’operatore sulle singole pratiche gestite, potrebbe verificarsi una anomala “manipolazione” dei documenti da parte di chiunque è abilitato all’accesso nel sistema informatico; paradossalmente, in questa situazione, attraverso la ristampa e sostituzione delle etichette di protocollo potrebbe addirittura avvenire la sostituzione e falsificazione di delicati documenti urbanistici”. A supporto di questa gravissima accusa il consigliere spiega che “attualmente l’Ufficio

Protocollo “PIAGESTER” si limita ad apporre subito sui documenti in arrivo un timbro di “Visto Arrivare” sia sull’istanza in originale che sulla copia per ricevuta dell’utente, in seguito procede con la registrazione ufficiale sul sistema informatico integrato del Comune, oltre ad applicare una etichetta d’identificazione dove risulta la data di presentazione, il numero di protocollo, ed il Settore di Appartenenza del Comune di Pomezia. Stessa operazione, eccezion fatta per l’applicazione del timbro di “Visto Arrivare”, avviene per tutte le pratiche in uscita”. Calcolando che questo ufficio tratta di “Pianificazione Urbanistica del territorio del Comune di Pomezia come, Piano Regolatore Generale, Piani Industriali, Piani di Lottizzazione Convenzionata, Piani Particolareggiati ed Esecutivi, Tavole Urbanistiche, Sanatorie Edilizie, Permessi di Costruire e in particolare Istanze di rilascio di Permessi a Costruire, incluse le n. 64 richieste edilizie di rilascio di Permesso di Costruire presentate dalle varie ditte edilizie operanti presso la Lottizzazione Convenzionata Casale della Crocetta – Selva Piana (Sughereta) in data 30 aprile 2008, giorno di scadenza dei termini di presentazione delle domande previsto con la Delibera di Giunta n. 68/2008 che, a partire dal giorno 2 maggio2008, stabiliva l’applicazione dell’aumento del costo degli Oneri di Urbanizzazione e Costo di Costruzione di oltre il 40% rispetto a quelli vigenti e oggetto di interrogazione consiliare il giorno 7 giugno 2010”, si capisce l’importanza dell’argomento. Maniscalco chiude la lettera chiedendo al Sindaco l’immediata disattivazione del Protocollo così come improntato e la modifica del sistema informatico per impedire la ristampa delle etichette di Protocollo. Adesso attendiamo la risposta dei destinatari della lettera o, in alternativa, una nuova visita degli investigatori negli uffici comunali….

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Ardea

UN GESTO D’AMORE

PRIMA DI ANDARE IN VACANZA...STOP! VIENI A DONARE! n’esperienza che andrà assolutamente ripetuta”. Così i volontari dell’Associazione Donatori e Volontari Personale Polizia di Stato(ADVPS) Onlus hanno commentato la giornata dedicata alla donazione del sangue, che ha avuto luogo, per la prima volta, sabato 24 luglio, in piazza del Popolo, ad Ardea. Alla campagna, intitolata “Prima di andare in vacanza … STOP! Vieni a donare!”, hanno risposto circa una trentina di donatori occasionali. “Non tutti hanno potuto donare il sangue, - ha dichiarato Luca Repola, presidente dell’associazione - ma la risposta è stata per noi importantissima. Quelli che hanno raggiunto l’autoemoteca ed il gazebo per le informazioni, dove erano presenti i nostri volontari, erano donatori occasionali, che, con le nostre informazioni, speriamo possano diventare abituali”. Per donare il sangue bisogna essere in buona salute, avere dai 18 ai 65 anni ed un peso corporeo non inferiore ai 50 Kg. Importante poi non aver ingerito farmaci nella settima-

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na precedente e presentarsi a digiuno o se possibile bere un caffé, un the o un succo di frutta, ma non ingerire latte né cibi solidi. “Alcune persone - ha spiegato Repola - non rientravano in questi parametri e, pur volendo, non hanno potuto donare il sangue, ma le nostre informazioni li aiuteranno la prossima volta che vorranno compiere questo gesto di estrema solidarietà”. Per i volontari, infatti, non era importante solo raccogliere il sangue, ma informare sul valore di un gesto come questo. Nel Lazio, infatti, c’è una grave carenza di sangue, evidenziata maggiormente nelle zone periferiche, fuori dalle città. Anche per questo motivo, la campagna si è svolta in alcuni comuni del litorale a sud di Roma come appunto Ardea e poi Lavinio, Nettuno e Pratica di Mare. Altre saranno le tappe ed è già in previsione un ritorno nella città rutula. “Stiamo prendendo in seria considerazione l’opportunità di ripetere la campagna per la donazione del sangue durante l’anno, forse a

novembre”, afferma l’assessore ai Servizi Sociali Massimiliano Gobbi, che ha concesso il patrocinio alla giornata ed, in prima persona, ha invitato i cittadini a dare il proprio contributo all‘iniziativa. “Ringrazio tutti i donatori ed i volontari che hanno partecipato attivamente all’iniziativa – ha dichiarato il titolare ai Servizi Sociali - Un ringraziamento speciale va ai ragazzi dell’Associazione giovanile “La zona del crepuscolo”, che hanno aderito e risposto al messaggio in maniera eccezionale”. Sul sangue donato saranno effettuati accurati ed approfonditi esami, che verranno inviati anonimamente presso l’indirizzo fornito dal donatore, garantendo anche un’azione di medicina preventiva. Per ulteriori informazioni info@advps.it o roma@advps.com tel. 339.113.60.30 – 331.37.55.113 – 3313731070. Claudia Sperduti

CHE FINE HANNO FATTO LE SCUOLE SUPERIORI? PREOCCUPAZIONE PER TUTTI QUEI RAGAZZI CHE IL PROSSIMO ANNO SARANNO COSTRETTI A PRENDERE I MEZZI PUBBLICI PER ANDARE ALLE SUPERIORI ispondiamo ad una lettera inviataci da una nostra lettrice di Ardea, preoccupata per tutti quei ragazzi che, nel prossimo anno scolastico, dovranno frequentare la scuola superiore. Preoccupata, sì, per diversi motivi. Innanzitutto, ad Ardea non ci sono istituti di scuola media superiore. Condizione per la quale gi studenti dovranno recarsi nei comuni limitrofi per far valere il loro diritto-dovere allo studio. Secondo punto, diretta conseguenza del primo, i ragazzi, che dovranno prendere i mezzi per raggiungere i plessi scolastici, avranno non poche difficoltà a superare lo stress dell’essere pendolari. I collegamenti con gli autobus, forniti dalla Cotral, sembrano essere, difatti, insufficienti. Non solo, per alcune tratte, se si perde la coincidenza, si rischiano attese abbastanza lunghe, senza contare poi che le fermate nel Comune di Ardea, per alcune tragitti, sono assolutamente insufficienti. In alcuni casi, si riducono addirittura ad una. Secondo le indicazioni fornite sul sito del Comune, nella linea che collega Roma (Stazione metro B Laurentina) a Terracina e viceversa, ad esempio, l’unica fermata locale è quella al bivio Caronti - via Pontina Vecchia. Va un po’ meglio nel collegamento tra la Capitale e Nettuno e viceversa, visto che i mezzi fermano in più

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punti tra Ardea Centro, sulla Laurentina e a Tor San Lorenzo. Restano però fuori innumerevoli zone. Qui circolano i mezzi comunali, ma non è sempre semplice combinare le coincidenze con la Cotral e per gi studenti, visto che parliamo di loro, ma anche dei numerosi lavoratori impiegati in altri comuni, la vita da pendolare è davvero dura. Il problema dunque non è nuovo e la lettera di questa mamma ci da l’occasione per riportare alla luce un problema, a cui l’attuale amministrazione rutula, da anni ormai sulla giostra della politica locale, non ha ancora dato una soluzione. A quando un istituto superiore ad Ardea, si chiedono in molti. Non è certo questa l’unica soluzione a tutti i problemi, naturalmente, ma come un cane che si morde la coda la presenza di un istituto scolastico porterebbe la Cotral ed il Comune a coprire la zona con più incisività, visto che un’utenza (pagante) verrebbe di certo assicurata. La scuola non c’è, quindi, neanche gli interessi ad implementare i collegamenti. Gli ultimi capovolgimenti in giunta ed il continuo cambio sulla poltrona dell’Assessorato alla Cultura, Turismo, Sport, Trasporti, Servizi educativi, non ha offerto il clima adatto per fare domande ai nostri amministratori. Abbiamo preferito, quindi, non interpellare il neo assessore Paolo Dei Santi, per dargli il

tempo di confrontarsi con il dirigente e di fare il quadro della situazione. Intanto, al neo assessore, offriamo un primo schizzo della questione attraverso le preoccupazioni dei genitori di quegli alunni che andranno a studiare negli istituti dei Castelli Romani, in quelli della Capitale, a Pomezia, Latina e ad Anzio. Sul collegamento con il comune portuale, in particolare, ricorda la nostra lettrice, “sapevamo che, quando l’ex assessore ai servizi educati Domenico Ferone era ancora in carica, aveva parlato con la ditta di trasporti Stefanelli di Anzio, per dare vita ad un Trasporto Pubblico Locale con abbonamento mensile, come ha fatto la ditta Ottaviani per il collegamento con Pomezia”. Secondo quanto afferma la nostra lettrice, “la cosa è decaduta così ho parlato telefonicamente con il neo assessore Polito (ora ex, ndr), che non sapeva nemmeno di cosa si stesse parlando, e con il capogruppo politico Massimiliano Giordani, che ovviamente ha riferito che tutto è impraticabile e non fattibile”. Alcuni genitori affermano di aver chiesto anche un aiuto economico, per far fronte ad un eventuale servizio di trasporto privato, “per un contributo di almeno metà della spesa, circa 30 euro a famiglia”. La risposta è stata che non ci sono i fondi. Claudia Sperduti


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Ardea

CROLLA LA RUPE

SFIORATA LA TRAGEDIA NEL CENTRO STORICO ragedia sfiorata nel centro storico di Ardea, dove oggi è letteralmente crollata parte della recinzione di un parcheggio privato posto a strapiombo della rocca. La parte franata è finita nell’area sottostante, dove c’è un piccolo prato. Insieme ai blocchi di tufo è crollato anche l’ombrellone del gestore del parcheggio. A causare la caduta del muro sembrerebbe essere stata una manovra avventata, fatta incautamente da un automobilista. In quel momento nell’area sottostante non transitava nessuno: evento fortunato, visto che in questo periodo la zona è spesso frequentata dagli operai del comune addetti al taglio dell’erba, senza contare che spesso è anche utilizzata come parcheggio di trattori e mietitrebbia. Il tratto franato era l’unica parte della vecchia rupe ancora non tran-

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sennata. Le transenne si erano rese necessarie proprio per evitare i crolli dei massi tufacei. In questi giorni l’intera zona sarebbe dovuta essere oggetto di un’ispezione dei tecnici della Provincia di Roma, che stanno studiando il modo di consolidarla nonostante le evidenti fessure tra un blocco e l’altro di tufo. Gli esperti ritengono che le spaccature non siano dovute soltanto all’usura temporale, ma soprattutto al peso delle costruzioni, frutto di un’edilizia incontrollata ed al transito dei mezzi pesanti. Dopo questo crollo verranno sicuramente effettuati dei controlli statici sui manufatti costruiti a strapiombo sulla rupe e sull’intera area e non sono escluse evacuazioni qualora dai controlli si ravvisasse un pericolo per i fabbricati, ma soprattutto per la popolazione.

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OMISSIONE ATTI D’UFFICIO? E’ QUELLO CHE SI CHIEDE IL COMITATO DI QUARTIERE DELLA NUOVA FLORIDA A PROPOSITO DEI TERRENI INCOLTI l 26 luglio il Comitato di Quartiere della Nuova Florida ha protocollato al Comune l’ennesima lettera di protesta contro il lavoro svolto dal Governo Eufemi. “Il CdQ ancora una volta deve “aiutare” l’Amministrazione Comunale – si legge sul documento – infatti, dopo le numerose e documentate denunce fatte sia al Sindaco che al Comandante dei VV.UU. di Ardea da parte di privati cittadini ma anche da questo Comitato, concernenti la mancata pulizia (e la relativa pericolosità) di terreni incolti siti in via Modena e via Piacenza, con sorpresa e sdegno si prende atto che ad oggi le uniche risposte pervenute da parte dell’Amministrazione sono

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state la conferma della reiterazione - in data 28 giugno 2010 – dell’Ordinanza sull’Obbligo della Pulizia dei terreni incolti, e la dichiarata incapacità da parte della Polizia Municipale di risalire ai proprietari di detti terreni (e di conseguenza di far rispettare, come le avevamo richiesto, la Sua Ordinanza)”. Il Comitato capitanato da Rita Serino va poi giù duro con le accuse e prende anche in giro gli amministratori. “Questo Comitato, pur non intendendo sostituirsi agli organi preposti e retribuiti per fare il loro dovere di amministrare la città - prosegue la lettera - con una semplice ricerca telematica al Catasto, è riuscito ad

ottenere (a quanto pare chi vuole trova) le informazioni necessarie, che saranno fornite su Vostra richiesta scritta: questo per la legge sulla privacy! Pertanto il Comitato si chiede e chiede agli organi preposti: si tratta SOLO di INCAPACITA’ E PRESSAPOCHISMO oppure (DELIBERATA?) OMISSIONE D’ATTI D’UFFICIO??”. “Non ci aspettiamo una risposta – commenta poi Rita Serino – così come non le abbiamo avute nel passato, ma vogliamo far capire agli amministratori che non siamo stupidi e che non vogliamo e non possiamo essere presi in giro. Non chiediamo miracoli, ma solo un po’ di serio lavoro a favore della cittadinanza”. Mauro Valentini

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ROMA 2: A PICCOLI PASSI SI DIVENTA GRANDI

IL COMITATO DI QUARTIERE, NONOSTANTE SIA NATO SOLO UN ANNO FA, STA OTTENENDO OTTIMI RISULTATI

’ uno dei quartieri più giovani di Pomezia, e della “gioventù” ha tutti i pregi ed i difetti: palazzine nuove inframezzate da spazi verdi, percorsi per fare jogging, un’invidiabile vicinanza con la stazione ferroviaria, da cui si raggiunge il centro di Roma in soli 20 minuti e una relativa tranquillità dovuta alla mancanza di traffico sono i lati positivi; mancanza di servizi primari – tra cui l’acqua potabile - nessun centro di aggregazione per i giovani o gli anziani, niente chiese, parchi attrezzati o piazze, nessun ufficio comunale o sanitario quelli negativi. E, fino a pochissimo tempo fa, niente asfalto nelle strade e, di conseguenza, niente mezzi pubblici. Stiamo parlando di Roma 2, insediamento di circa 850 abitazioni alle porte di Pomezia, al confine di tre Comuni: per l’appunto Pomezia, Roma ed Ardea. L’esperienza insegna che stare al confine non regala mai vantaggi, anzi, al contrario, crea disagi. Le competenze vengono scaricate da uno all’altro, i meriti invece si accolgono a braccia aperte. Un anno fa, in un periodo in cui la zona aveva ancora un aspetto poco più che embrionale, alcuni volenterosi hanno deciso di creare il Comitato di Quartiere. Un’investitura importante - tant’è vero che preferiscono farsi chiamare Comitato di Zona - per quello che quartiere ancora non era, ma che, grazie all’impegno di queste persone, sta piano piano cambiando e migliorando il suo aspetto. “E’ stata una sfida che, come dimostrano i fatti, stiamo vincendo”, esordisce Diego Casubolo, il giovane Presidente del Comitato. “Il merito è di tutti quei cittadini che hanno deciso di non far diventare il nostro un quartiere dormitorio, ma un posto vivibile, che offra prospettive a noi ed ai nostri figli”. Progetti faraonici o richieste impossibili? Tutt’altro. La filosofia del Comitato è quella di fare un piccolo passo per volta, perché “a chiedere tutto insieme si passa per matti e non si ottiene niente”. E questi piccoli passi stanno appunto portando a grandi risultati. “La nostra associazione è nata quando ci siamo accorti che nel quartiere mancava una cosa fondamentale: la presenza delle istituzioni.

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Sembrava che l’amministrazione si fosse dimenticata dell’esistenza di Roma 2. Nessuno era abituato ad interloquire con gli Enti, non venivano fatte richieste e, di conseguenza, i nostri problemi venivano ignorati. Questo anche perché c’era qualcuno che remava contro una crescita “sana” della zona, dicendo in giro che era meglio non fare nulla, altrimenti le richieste ci si sarebbero rivoltate contro, con aumento dei tempi per l’ottenimento di qualsiasi cosa”. I fondatori del CdQ hanno quindi dovuto lavorare innanzitutto per conquistare la fiducia dei loro vicini di casa e, a distanza di un anno, possono dire di esserci riusciti alla grande, visto che il Comitato conta ben 400 iscritti, che su 850 abitazioni sono davvero tantissimi. “Ci eravamo accorti che alcuni problemi potevano essere risolti in modo relativamente semplice – racconta Casubolo – Bastava far valere i propri diritti. Ad esempio, la convenzione stipulata per la costruzione del quartiere prevedeva che il rifacimento delle strade fosse di competenza del lottizzatore, che però se ne era “dimenticato”, facendo passare più di un anno dalla scadenza dei termini previsti. E’ quindi scattata una petizione, firmata da 260 persone, con la quale abbiamo chiesto l’intervento dell’amministrazione, che si è attivata attraverso un’ordinanza sindacale. I lottizzatori hanno ultimato la stesura del tappetino di asfalto e quella che fino a qualche settimana fa era una strada ai limiti della praticabilità oggi è uno stupendo anello asfaltato, pulito e ordinato. Visto il risultato ottenuto, abbiamo continuato: dopo le strade, servivano i collegamenti. Anche in questo caso il Comune si è dimostrato disponibile: le condizioni del manto stradale hanno consentito l’ampliamento del servizio di trasporto pubblico e così ora nel quartiere ci sono ben quattro fermate per il bus che permetteranno anche alle persone anziane di raggiungere i servizi essenziali, totalmente assenti nel quartiere”. Ovvia la gioia non solo dei componenti del CdQ, ma di tutti residenti, che adesso stanno provando a realizzare un altro sogno: quello di avere l’acqua potabile nei loro rubinetti. “Il 9

Luglio c’è stato un incontro con l’assessore provinciale Assessore alle Politiche del Territorio e Tutela Ambientale Michele Civita. Al dibattito - come relatore c’era l’Arch. Fabio Mirimich, che collabora con il Comitato di Zona di Roma 2 - hanno partecipato centinaia di cittadini e di rappresentanti di quartieri con problemi analoghi”. Il Comitato ha illustrato la tragica situazione vissuta a causa delle problematiche legate a un pozzo che deve alimentare 850 appartamenti, dalle logiche interruzioni dell’erogazione che avvengono per ragioni tecniche, fino alla pessima qualità dell’acqua, inadatta a tutti gli usi domestici. “Dal dibattito è emerso che, sebbene sia stata realizzata una torre piezometrica, Roma 2 è ben lontana dal collegamento all’acquedotto, vista la complessità e l’onerosità dei lavori pubblici ancora da eseguire. Abbiamo quindi pensato di adottare una soluzione tecnica “provvisoria”, studiata grazie all’architetto Mirimich, che garantirebbe questo servizio essenziale in tempi ragionevolmente brevi, ossia un anno al massimo invece dei tre previsti. Ovviamente per fare questo abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile da parte del Comune e della Provincia”. Il quartiere, come fa notare Casubolo, è “circondato” da condotte d’acqua che servono l’intero territorio comunale, ma non il loro. Tra la condotta e la torre piezometrica servono 60 metri di “tubo”, oltre alle “camere di manovra” per la torre. Ed è questo che il CdQ vorrebbe ottenere. “Sembra che per le camere di manovra l’importo necessario sia stato messo in bilancio, quindi siamo fiduciosi”. Ma questi non sono i soli problemi – risolti o no – del quartiere, che soffre anche a causa di una scarsa sicurezza. “Sicurezza stradale se pensiamo che, in linea d’aria, siamo a pochi metri dalla stazione. Peccato che, per raggiungerla, si debba fare un giro lunghissimo su strade pericolose, così che spesso qualcuno, per fare prima, attraversa i binari, con tutti i rischi che ne derivano. Basterebbe un sottopasso per risolvere anche questo”. Ma per sicurezza Casubolo intende anche qualcos’altro. “La nostra zona non è abbastanza pattugliata, soprattutto dalla polizia municipale. Qui è pieno di prostitute, spesso giovanissime: ogni giorno si perpetrano quindi reati contro i minori, ma sembra che nessuno se ne accorga”. Ma ci avevano assicurato la presenza fissa di varie pattuglie, tra polizia municipale e carabinieri... “Soprattutto i vigili io non li vedo mai da queste parti. Li vedo in piazza, a Pomezia o a Torvaianica, ma non qui. Eppure sarebbero molto utili e non solo contro la prostituzione: servirebbero da deterrente contro quei criminali che, in pieno giorno, danneggiano o rubano le auto lasciate in sosta nel piazzale della stazione”. Ed anche questo sarebbe un altro passo avanti... Alessia Ambra Achille


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CENTRO STORICO: GUAI A CHIAMARLO QUARTIERE GLI ABITANTI DELLA ROCCA DIFENDONO LA STORIA DEL COMUNE, UNO DEI PIÙ ANTICHI D’ITALIA

rivilegiati. Così vedono gli abitanti della Rocca coloro che vivono nel resto del territorio di Ardea. Hanno l’acqua diretta, il gas, le strade illuminate e pulite, i marciapiedi, l’ufficio postale, la farmacia (anche se per raggiungerla bisogna fare qualche passo in più), molti uffici comunali, la scuola, il centro anziani e persino un parco. Gli autobus, sia urbani che extraurbani, passano regolarmente, c’è una piazza che serve come punto di aggregazione e, una volta a settimana, arriva pure il mercato rionale. Un’isola felice? Un quartiere modello? Innanzi tutto guai a chiamarlo quartiere: è quasi un’offesa. “Il nostro è un centro storico, non un quartiere. E’ il cuore di questo paese, la testimonianza del passato. E’ grazie alla Rocca che ci si può ancora rendere conto che Ardea è uno dei più antichi Comuni d’Italia e sicuramente del Lazio”, spiega un commerciante di Piazza del Popolo che preferisce rimanere anonimo. Ma qui è davvero tutto rose e fiori? “Assolutamente no. Questo posto era davvero bello fino a 40 anni fa, quando conservava ancora quel fascino “rurale” che rendeva unica l’atmosfera. Quando Ardea si è staccata da Pomezia, i nuovi governanti hanno deciso che doveva abbandonare la sua origine agricola per “virare” verso una cementificazione selvaggia. Ovviamente non parlo solo della Rocca, dove c’era ben poco da costruire, ma dell’intero territorio comunale. Ma questa crescita convulsa, disordinata e spesso abusiva ha danneggiato anche noi, perché Ardea ha perso la sua identità, ha cambiato aspetto, passando da paese agricolo ad un qualcosa che non si riesce a definire, con una popolazione che è arrivata a 50 mila abitanti dai 5 mila degli anni ‘60”. Ma che un paese cresca è normale... “Non così. Qui c’è stato un arrembaggio, una corsa a chi costruiva di più e peggio. Le nostre belle spiagge, protette dalle dune della macchia mediterranea, sono state deturpate dalle costruzioni, quasi sempre abusive, che arrivano praticamente sulla battigia. Così

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come sono adesso non riusciamo neanche più a sentirle come le “nostre” spiagge”. Ma tornando alla Rocca, è vero che siete dei privilegiati? “Non credo. Quello che abbiamo è frutto di secoli di storia, ce lo hanno dato i rutuli, che saggiamente hanno costruito in alto e non dentro alle fosse; mi dispiace che gli altri quartieri non abbiano i servizi, ma questo non significa che, per solidarietà, non debba averli neanche il centro del paese che per logica, essendo il nucleo iniziale, ha tutto quello che serve per vivere. Anzi, se vogliamo essere polemici, dobbiamo dire che alcuni dei servizi che prima avevamo, come la condotta medica o gli uffici dell’Enel, oppure, andando sul leggero, il cinema, adesso non ci sono più. Abbiamo un Castello bellissimo, che invece di essere valorizzato viene solo trascurato. Quindi non mi sembra che stiamo ricevendo dei trattamenti di favore da parte di questi amministratori o di chi li ha preceduti. Quello che abbiamo c’è solo perché c’era anche prima. I politici possono aver cambiato qualche lampione, ma non credo sia questo che gli altri ci invidiano”. Ma anche nella Rocca ci sono spunti per lamentarsi. “Avremmo preferito passare per arretrati – ci hanno dato dei “bifolchi” per anni, ma non ce la siamo mai presa più di tanto – pur di mantenere quell’ambiente che ci caratterizzava prima che la corsa al mattone avesse la meglio su tutto, snaturando un territorio che poteva essere valutato per la storia, l’archeologia, il mare. Nessuna amministrazione ha mai pensato di valorizzare questi tesori, tutti hanno preferito pensare solo al guadagno facile, ossia alla cementificazione, senza calcolare ai danni, visto che alle nuove costruzioni non hanno mai corrisposto nuovi servizi. In tutto il territorio c’è poi stata una crescita demografica senza controllo: insieme alle brave persone sono arrivate quelle meno brave ed il tasso di delinquenza si è impennato. Ci siamo salvati solo qui nel centro storico, dove, al contrario, da più di 2 mila

abitanti siamo passati a meno di 800”. Ma è vero che chi abita qui è come se appartenesse ad una “casta”? “Assolutamente no. Noi siamo solo uniti e radicati nel territorio, ci sentiamo Ardiesi e avremmo voluto uno sviluppo diverso, una rivalutazione anche del Centro, che potrebbe diventare un gioiellino”. Dello stesso parere Peppino Sarrecchia, un passato da amministratore, che ora parla solo in veste di cittadino. “Io sono nato nella Rocca, mio nonno aveva 15 figli, il paese era concentrato qui, erano pochi quelli che stavano “a valle” nelle terre che erano state assegnate nel dopoguerra. C’erano moltissimi bambini e giovani, tutti ci conoscevamo, molti erano imparentati tra loro e ci si chiamava per soprannome. Ma pian piano il centro si è svuotato: i figli hanno cominciato a costruire alla Banditella Alta, per poi espandersi costruendo per i nipoti anche in altre zone, prima fra tutte Tor San Lorenzo. Poi sono arrivati i “forestieri”, attirati dai prezzi bassi delle case. Così è iniziata l’espansione selvaggia di Ardea, che ha perso la sua identità. Qui nella Rocca sono rimasti prevalentemente gli anziani, la maggior parte dei giovani hanno preferito farsi la villetta in basso”. E le case vuote che fine hanno fatto? Una delle accuse che tutti fanno è che gli abitanti del centro, forti della loro “storicità”, hanno affittato le abitazioni al Comune, che ci ha messo i vari uffici, invece di costruire una casa comunale. “Questa è una storia che va avanti da decenni – spiega Sarrecchia – ma non essendoci ancora degli spazi di proprietà del Comune, quest’ultimo è stato praticamente costretto ad affittare delle case, che ovviamente erano di proprietà di gente del posto”. E visto quanto comunicato nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, questi affitti verranno pagati ancora per un bel po’: la Cassa Depositi e Prestiti, infatti, non finanzierà i lavori di realizzazione della scuola elementare che doveva sorgere a Nuova Florida, la quale avrebbe dovuto ospitare gli alunni che adesso frequentano il plesso della Rocca. Plesso che, a sua volta, si sarebbe trasformato in Casa Comunale, liberando dall’onere degli affitti l’amministrazione. “Ma noi speriamo ancora che, prima o poi, Ardea riesca ad avere una sede di proprietà, che raggruppi tutti gli uffici, in modo che non si debba più peregrinare da una parte all’altra del paese per sbrigare una pratica. Le case ora affittate potrebbero essere riconvertite in localini tipici, in modo da ricreare un’atmosfera da Borgo, che potrebbe attirare i turisti grazie al mix di storia, atmosfera tipica, archeologia e mare”, conclude Sarrecchia. Certamente lui, e molti altri, lo sperano davvero, ma forse c’è qualcuno che, di questo ennesimo rinvio, non può che esserne felice... Alessia Ambra Achille

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PICCOLE UNIVERSITA’ CRESCONO I GRANDI PROGETTI DEL CAMPUS SELVA DEI PINI

niversità a Pomezia: sì, no, forse, boh? Le numerose voci girate intorno alla sede universitaria pometina avevano ottenuto l’unico risultato di preoccupare e confondere le idee agli studenti, i quali sono arrivati a credere che, nel migliore dei casi, a Pomezia avrebbero potuto seguire i corsi già iniziati, sostenendo però i vari esami a Roma. Nella peggiore delle ipotesi, invece, sarebbero addirittura dovuti andare alla ricerca di una nuova Università, visto che quella ospitata nel Campus di Selva dei Pini sarebbe diventata privata, quindi inaccessibile alla maggior parte degli studenti a causa degli alti costi. Ma queste notizie, circolate anche su importanti quotidiani, si sono rivelate infondate. Il 21 Luglio, in occasione dell’Assemblea dei Soci, le carte sono finalmente state scoperte, mostrando conferme e novità positive. La prima certezza scaturita dall’incontro tra il Magnifico Rettore Luigi Frati ed il Sindaco Enrico De Fusco è che il rapporto tra la storica Università romana ed il Campus pometino non solo non verrà interrotto, ma sarà addirittura migliorato. Questo grazie alla decisione di mettere in liquidazione il Polo Universitario, organo che aveva agito come intermediario tra il Comune di Pomezia e La Sapienza, creando non pochi problemi sia di natura economica che gestionale e con il quale risulta ancora aperto un contenzioso legale. La messa in liquidazione del Polo, che costava 520 mila euro l’anno per avere una didattica che non rispettava gli accordi, ha rappresentato un segnale forte da entrambe le parti, che - volendo instaurare un rapporto senza intermediari - hanno dimostrato che la collaborazione non solo non si era mai persa, ma si sta addirittura rafforzando. La prova è che adesso il costo della didattica messo in bilancio da Frati si è dimezzato, scendendo a 260 mila euro annui. Il “dialogo” diventa quindi diretto tra Consorzio Universitario Selva dei Pini (ossia il Comune) e La

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Sapienza. Insieme si stanno scegliendo i corsi che potranno essere seguiti a Pomezia, che saranno in parte diversi da quelli tenuti finora. Dall’esperienza pregressa e dallo studio del tessuto industriale del territorio, è infatti stato deciso di puntare su indirizzi scientifici come Scienze Infermieristiche (che ha già riaperto le iscrizioni anche per le matricole) e sulle nuove facoltà di Farmacia e Scienze Biologiche. Non si hanno invece ancora notizie certe per la facoltà di Economia e Commercio. Altra importante certezza è che i nuovi corsi non si limiteranno più alla durata triennale, ma consentiranno di conseguire anche la Laurea Specialistica senza spostarsi in altre sedi. Nelle intese con La Sapienza, di comune accordo, non sono rientrate le facoltà umanistiche, perché Roma ha deciso di puntare sul rilancio di quelle che sono le “caratteristiche naturali” del territorio, dove sorgono diverse industrie chimiche e farmaceutiche. Ma per poter offrire agli studenti anche la possibilità di studi umanistici, l’amministrazione pometina, in collaborazione con il Presidente del Consorzio Universitario Piergiorgio Crosti, ha deciso di rivolgersi ad altri Atenei. La risposta positiva è arrivata dalla LUM, Libera Università del Mediterraneo. Si tratta di un’Università privata che nella sede principale ha costi certamente non alla portata di tutti, ma che, grazie ad una mediazione che ha quasi dell’incredibile, ha accettato di portare varie facoltà a Pomezia – tra cui quella di Giurisprudenza, che inizierà i corsi già questo autunno – garantendo gli stessi importi dell’Università pubblica. In parole povere, le tasse universitarie rimarranno le stesse. A quella di Giurisprudenza si aggiungeranno, probabilmente nel 2011, altre facoltà di natura umanistica, al momento in trattativa. “Abbiamo fatto una scelta precisa sia con La Sapienza che con l’UMS”, ha spiegato il Sindaco Enrico De Fusco – Per quanto riguarda l’Ateneo roma-

no abbiamo scelto di puntare su facoltà che abbiano attinenza con le peculiarità del nostro territorio, dove le industrie e le aziende sono prevalentemente a carattere scientifico. Per le facoltà umanistiche l’Università che ci ha offerto le possibilità migliori è stata l’UMS. Si tratta di un’Università di tutto rispetto, da dove provengono anche nomi illustri. La cosa ottima è che ha accettato la nostra richiesta di contenimento dei costi, che non potranno superare quelli delle Università statali”. Quando tutti i particolari degli accordi in atto verranno definiti, dovrebbero esserci più facoltà rispetto a quelle attualmente presenti… “Sì, alla fine l’offerta didattica sarà più articolata. E’ vero che alcuni indirizzi non saranno più presenti”, ha dichiarato l’Assessore all’Università Alessio Caporaletti, “ma chi ha già iniziato continuerà i corsi fino alla naturale scadenza. Le facoltà che andranno via saranno quelle che hanno riscontrato meno successo, che lasceranno posto a corsi più adatti ad un rapido inserimento nel mondo del lavoro direttamente sul nostro territorio”. La soddisfazione dell’Assessore è tangibile, visto che il risultato raggiunto potrebbe portare davvero il Campus a quell’eccellenza auspicata sin da quando l’Università era ancora solo un sogno. “La vera novità è data dal fatto che il Selva Dei Pini diventerebbe una sede distaccata della LUM”, ha spiegato Crosti, “e questo, grazie alle nuove leggi, fra 3 anni ci consentirà di richiedere allo Stato il riconoscimento di “Università di Pomezia”, naturalmente pubblica. Non più semplici “succursali”, ma veri protagonisti”. Pomezia come Camerino o Urbino, quindi? “Non vogliamo certo fare paragoni, che al momento sono impensabili, ma le capacità e le potenzialità ci sono tutte. La LUM ci ha consentito di scegliere i docenti, tutti selezionatissimi, in modo da mantenere molto alto il livello qualitativo”. Per cui fra 3 anni La Sapienza non ci sarà più? “Le due realtà potrebbero convivere tranquillamente, integrandosi in modo da poter offrire agli studenti un panorama universitario davvero completo. Se questo progetto verrò realizzato Pomezia ne trarrà un grande giovamento, sia a livello di ritorno d’immagine, sia come innalzamento del livello culturale dei propri cittadini, visto che sono molte le persone che rinunciano a laurearsi a causa delle difficoltà logistiche ed economiche di un’Università fuori sede. Senza contare che la gestione diretta ci consentirebbe di amministrare non solo le uscite, ma anche le entrate, rendendo il Campus autonomo a livello economico”. Mauro Valentini


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UNIVERSITA’ DI POMEZIA: TRA PRESENTE E FUTURO INCONTRO CON GLI STUDENTI el clima di incertezza che ha caratterizzato i giorni scorsi l’ambiente universitario pometino, incontriamo alcuni studenti che la Facoltà la vivono e che possono quindi raccontarci come si studia e si vive il Campus. La struttura è molto bella, con il parco esterno che regala a chi entra per la prima volta una sensazione di quiete, lontana dal caos delle grandi e piccole Università Italiane, e che offre ai suoi 2000 iscritti una ambientazione davvero fuori dal comune. Nella sala di ritrovo, tra il Bar e le Aule, ci attendono tre studenti al Primo anno di Scienze Politiche: Aldo, 42 anni, di Tor San Lorenzo, dipendente di un’importante realtà industriale pometina, Laura, 23 anni, di Aprilia, e Alessia, 25 anni, di Roma. Esperienze e aspirazioni diverse, che cercheremo di raccontare, partendo dalla domanda più ovvia:

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PERCHÉ AVETE SCELTO SELVA DEI PINI? Alessia: Ho lasciato la Sapienza di Roma, troppo caotica, per evitare il traffico che dovevo affrontare per raggiungerla. Laura: Io per la vicinanza, nel senso che avevo scelto da subito di iscrivermi a Scienze politiche, e scoprire poi di averla così vicino ad Aprilia dove abito è stata una fortuna. Aldo: Lavoro da venti anni qui vicino, avevo il desiderio di iscrivermi a Scienze Politiche da tanto tempo, dopo aver sempre rimandato per gli impegni che si devono affrontare quando si ha una famiglia ed un lavoro a tempo pieno. L’opportunità di un’Università a cinque minuti dal lavoro e da casa mi ha convinto che questo era il momento giusto.

tra persone geograficamente e culturalmente così diverse; questa Università è molto provinciale. Senza offesa, ma gli studenti sembrano ancora al liceo, non hanno quell’ardore che devi avere in una grande Università, quel “lottare per ottenere” che sperimenti subito e che prima ti travolge e poi ti fa crescere come persona. I 2.000 iscritti, contro i 150.000 della Sapienza, o i 40.000 di Tor Vergata ci fanno sentire piccoli. Laura: Certo, sembra un college, mancano le vibrazioni politiche e culturali della Sapienza, ma l’atmosfera è data anche dal fatto che molti degli studenti che vengono da fuori alloggiano qui, vivendo quindi intensamente la struttura, che è dotata di mille opportunità sportive, un po’ come in Inghilterra e negli Stati Uniti, seppur in piccolo, chiaramente. Ma questo a me sembra un privilegio, non un difetto!

LE STRUTTURE, I SERVIZI SECONDO VOI, IN CHE COSA QUESTA ED I TRASPORTI FUNZIONANO? Alessia: I mezzi pubblici funzionano, sembra che nesREALTÀ È DIFFERENTE DALLE suno se ne lamenti. Ci sono navette dalla Stazione di UNIVERSITÀ DI ROMA? Santa Palomba, mentre il Cotral da Roma Eur si ferma Aldo: Alla sapienza ci sono classi da 600 persone, i professori non sanno neanche chi sei, sgomitare per ascoltare o per poter chiedere è la norma. Le poche volte che ho frequentato le lezioni a Roma ho avuto la sensazione netta che non ci sia rapporto o dialogo tra studenti e professori, per ragioni di numero e di spazi, qui c’è un’umanità diversa, il professore lo vedi, lo ascolti, interagisci, mi sembra ci sia un’opportunità in più. Alessia: Però a me, che ho frequentato la Sapienza per un anno, manca quel rapporto interculturale che c’era

all’ingresso dell’Università. Aldo: La segreteria funziona, anche se io gestisco i rapporti con la Facoltà via Internet. Prenotazioni agli esami, documentazione, tutto è gestibile dal Sito, e trovo molto importante sia la possibilità di scrivere ai professori via email che la loro disponibilità nel rispondere. Laura : Anche io trovo il rapporto con i professori, che sono gli stessi di Roma, molto buono. Credo che anche per loro sia una esperienza nuova avere in classe 30 studenti per lezione invece di 600. Questo rende

l’atmosfera piacevole, serena. Alessia: Quello che manca qui è la vivacità culturale, non i servizi! Se qualcuno si veste in maniera diversa viene additato, ail contrario delle grandi Università umanistiche, dove l’originalità è elemento di crescita; non ci si emancipa, si studia, si ma non si diventa cittadini del mondo. Aldo: Aggiungo che la mensa è ottima; si mangia molto bene, e a costi davvero irrisori, niente a che vedere con quella della Sapienza!

MA CHI SONO GLI STUDENTI CHE FREQUENTANO IL COLLEGE? Aldo: Ci sono diverse persone come me, diciamo over 40, che arrivano qui per esigenze lavorative più che per desiderio di sapere, anche se qualche appassionato della cultura c’è. E poi c’è chi vuole entrare in politica, e pensa sia utile una Laurea in Scienze Politiche. Laura: Ma la maggioranza è formata da giovani studenti dei dintorni, un bacino di utenza enorme che va dalla Provincia di Latina, ad Ardea, ai Castelli, oltre naturalmente a Pomezia, che come me hanno visto l’opportunità di studiare senza il pendolarismo che deve affrontare uno studente che va a Roma. La chiacchierata con gli studenti ci lascia una sensazione davvero positiva, che ci convince che per il nostro territorio questa struttura sia una grande opportunità culturale, che regala per la prima volta nella storia di questa parte dell’Agro Pontino, storicamente al centro di avanguardie agricole e poi selvaggiamente aggredito da attività industriali, una “effervescenza culturale” che mancava e che speriamo si mantenga e cresca nel tempo così come le ultime notizie sembraMauro Valentini no confermare.

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Sport Calcio

POMEZIA AMA IL CALCIO DIVERTENTE SONDAGGIO PROPOSTO AI CITTADINI DI POMEZIA E TORVAJANICA SULLA CONOSCENZA DI QUESTO SPORT…

l calcio è senza ombra di dubbio la disciplina più famosa al mondo nonché la più conosciuta. Ogni giorno siamo investiti da migliaia di notizie riguardanti questo sport e volendo o non volendo il calcio ormai fa parte della nostra vita quotidiana; anche le persone più intransigenti, salvo qualche piccola eccezione, si sono arrese al fenomeno mediatico più rilevante del XXI secolo e ad oggi è difficile trovare una persona che di calcio non ne sappia nulla, ma veramente nulla. E alla nostra città, interessa il calcio? Ma soprattutto, siamo dei veri appassionati o ci limitiamo ad una conoscenza sommaria? Noi ci siamo posti il problema e abbiamo voluto realizzare un sondaggio proprio su questo tema, per vederci più chiaro. Durante queste torride giornate abbiamo attraversato le strade di Pomezia e Torvajanica rivolgendo ai passanti quattro semplici quesiti e archiviando le risposte in base all’età e al sesso per stilare poi i relativi dati percentuali, sia parziali che globali. Le prime tre domande riguardavano il calcio internazionale mentre l’ultimo, decisamente il più insidioso, il calcio locale e più precisamente la squadra del Pomezia Calcio, portabandiera della nostra città. Ovviamente non è stato facile selezionare i quesiti semplicemente perché di domande su questo sport se ne potrebbero formulare all’infinito; dunque, ci siamo concentrati sulla pubblicità e sulla visibilità di determinati eventi susseguitisi durante l’anno, scegliendo alla fine la Champion’s League, l’Europa League (ex Coppa Uefa), l’immancabile Mondiale da poco conclusosi, e la serie o meglio campionato disputato dal Pomezia quest’anno. Un po’ come chiedere ad un appassionato di ciclismo notizie riguardanti il Giro d’Italia o il Tour de France. Per i primi tre quesiti il soggetto intervistato doveva indicare il vincitore della manifestazione, mentre per l’ultimo specificare il campionato d’appartenenza. Facciamo una piccola precisazione sull’esclu-

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sione della Serie A dal gruppo di domande: è stato ritenuta un po’ troppo semplice, visto che la risposta, Inter, coincideva già con il primo quesito e molti avrebbero potuto rispondere per assonanza data la storicità dell’impresa della squadra milanese, alterando così i risultati. Ovviamente queste però, sono soltanto considerazioni personali, e nulla toglie al fatto che si potevano utilizzare altri criteri. Passando ai risultati del sondaggio, possiamo senza dubbio affermare che la manifestazione più seguita dai nostri concittadini è stata senza dubbio il Mondiale del Sud Africa, considerato il 77,35% di risposte corrette sul totale degli intervistati; segue la Champion’s League con il 52,83%, il Pomezia Calcio con il 35,84% e, fanalino di coda, l’Europa League che raccoglie appena il 24,52% di risposte positive, vera e propria “bestia nera” del sondaggio. A questo punto però è opportuno entrare nello specifico per analizzare meglio i dati raccolti: per quanto riguarda il primo criterio adottato, relativo al sesso, la percentuale del primo quesito (Champion’s League) sale al 66% sul totale della popolazione maschile, per crollare invece ad un misero 26,51% fra quella femminile; l’Europa League sale, sempre per gli uomini, ad un buon 43,10% per scomparire quasi del tutto fra le donne, con un inesistente 0,3%; per quanto riguarda il resoconto di quest’ultima domanda sarà sicuramente stato un caso, perché ovviamente scegliendo un altro campione di persone i risultati forse, sarebbero potuti cambiare, ma di tutte le donne intervistate quasi nessuna ha saputo rispondere, segno che il secondo torneo per importanza a livello europeo resta un oggetto misterioso per l’universo femminile. Bene invece il Mondiale che lascia inalterati i risultati, anzi che vede il sorpasso delle donne di 2 punti percentuali; i maschi ottengono un 76,45% contro il 78,04% delle donne, che si dimostrano così meglio preparate. Da rilevare

infatti che alcuni uomini si sono rivelati inaspettatamente “ostili” al calcio negando qualsiasi competenza in materia, sbagliando così la maggior parte delle domande, compreso questa sul Mondiale. Infine, ma non certo per importanza, la domanda sul Pomezia Calcio; tra i maschi la statistica sale oltre la metà dei punti percentuali raccogliendo il 53,78% di risposte esatte, mentre fra le donne arriva appena al 13,12%, risultato comunque positivo; questo a testimonianza del fatto che la maggiore squadra cittadina, quest’anno protagonista di una vera e propria impresa, non è passata inosservata e gode del sostegno di una buona parte della popolazione, più della metà. Per quanto riguarda il secondo e ultimo criterio, l’età, le persone più preparate fra i maschi si sono dimostrate quelle più giovani, con una media di risposte esatte di oltre il 70%, superiori di poco a quelle della media-età (2550 anni)con il 72,54%; anche i più anziani raccolgono un buon 50,05%, dimostrandosi all’altezza delle domande. Fra le donne, con risultati decisamente più inferiori, spiccano quelle della fascia intermedia con il 37,5% di risposte positive, e le ragazze con il 34%; anche le “nonne” però non si dimostrano da meno, e seppur non conoscendo tutte le risposte, raccolgono un discreto 17,43%. In definitiva possiamo dunque affermare che tra i nostri abitanti è vivo l’interesse per questo sport anche se non in maniera eclatante; la media globale infatti, avvicina le risposte esatte totali al 50% della popolazione, limite superato se prendiamo in considerazione soltanto quella maschile (65%). Come giudicare questo risultato? Discreto, a nostro avviso. Non bisogna dimenticarsi infatti delle numerose variabili che entrano in gioco in sondaggi di questo tipo: su tutti, il campione scelto come detto in precedenza, ma anche altri fattori come quello delle mogli “condizionate” (in senso buono) dai mariti che con i loro discorsi o magari con le loro abitudini, trasferiscono indirettamente il loro “sapere”, aiutati magari dai figli; insomma la conoscenza o meno delle risposte può dipendere da molte circostanze ma bisogna anche accettare il fatto che alcune persone non gradiscano per nulla questo sport, scelta liberissima. Noi il nostro lo abbiamo fatto ed ora tocca a voi lettori esprimere giudizi e commentare quanto raccolto; unica nota negativa che ci sentiamo di riportare, sono state quelle persone che hanno risposto con arroganza alle nostre domande o trattato con indifferenza senza nemmeno rivolgerci la parola, dimostrando scarso rispetto per dei ragazzi che stavano svolgendo soltanto il loro lavoro; un plauso invece, va a coloro che quantomeno ci hanno dato la possibilità di esprimerci, anche se poi non hanno voluto rispondere. (Per la realizzazione di questo sondaggio si ringraziano per la collaborazione Dario Mugnaioli e Silvia Fradeani) Luca Mugnaioli



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Viaggi

CRETA L’ISOLA DEGLI DEI PERFETTA PER GLI UMANI IN POCO MENO DI UN’ORA VERRETE TRASPORTATI NELLA PERLA DELL’EGEO er arrivarci, da Roma Fiumicino, basta un’ora e mezza scarsa di volo: una manciata di minuti che ti trasportano in un altro mondo ed in un’altra epoca, dove la frenesia che viviamo ogni giorno viene dimenticata, almeno per il tempo della vacanza. Stiamo parlando di Creta, una delle perle dell’Egeo, l’isola più grande della Grecia. Girarla tutta in una sola settimana è impossibile, quindi bisogna accontentarsi e, soprattutto, organizzarsi. Ed è quello che abbiamo tentato di fare, da perfetti novellini, visto che era la prima volta che visitavamo l’isola degli Dei. La mitologia racconta infatti che qui nacque, di nascosto da Zeus, padre – tra gli altri – di Minosse, re di Creta, che decise di imprigionare nel labirinto costruito da Dedalo (quello del filo di Arianna!) il Minotauro, un mostro con il corpo di uomo e la testa di toro. Ma alle leggende torneremo più tardi. A Creta esistono due volti diversi, due anime contrastanti: una è turistica, attrezzata, da cartolina e si estende lungo la costa nord-orientale, dalle città di Kastéli alla punta di Palékastro, dove Elounda è tra i centri balneari più frequentati e Kalatha e Stavros sono le spiagge più belle. L’altro volto, selvaggio, informale, avventuroso, è il litorale meridionale, quello affacciato sul mar Libico, da Paleohóra a Loutro, piena di baie e di villaggi di pescatori, e da Mátala fino a Ierapetra, la zona più impervia e affascinante. L’isola offre quindi due modi diversi di concepire la vacanza, la vita di mare; le sue coste - ora frastagliate, ora lineari - regalano sentimenti diversi di avvicinare la natura, che qui è molto generosa. La parte settentrionale è la più urbanizzata anche per motivi storici: qui infatti sorgono le quattro principali città cretesi (Haniá, Réthimno, Iráklio e Agios Nikólaos) perché sul mar Egeo si sono sempre svolti i maggiori traffici marittimi e commerciali. Appena arrivati all’aeroporto di Heraklion, veniamo accompagnati al nostro hotel-villaggio, che si trova a Gouves, a mezz’ora di pullman dal capoluogo. Di questo albergo ricordiamo soprattutto la bellezza dei viali pieni di verde che portano ai vari bungalows ed il cibo: buonissimo, dalla prima colazione alla cena, passando per gli spuntini di metà mattina e pomeridiani. La spiaggia di fronte all’hotel, non essendo grandissima, non ci ispira molto, quindi decidiamo di chiedere consiglio a chi ne sa sicuramente più di noi, l’assistente del Tour Operator, che ci consiglia tutta una serie di spiagge e posti che vale assolutamente la pena di visitare. Ce ne raccomanda talmente tanti che, per visitarli tutti, dovremmo stare qui un mese, non una settimana! Decidiamo quindi di partire subito alla scoperta del paese più vicino, tanto per ambien-

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tarci: Hersonissos, meta del turismo giovanile, con negozi e locali aperti fino al mattino, discoteche, pub, ristorantini sul porto e tanta, tanta vita per le strade. C’è un’allegra confusione, che ti fa sentire subito in vacanza. E tanti italiani: ragazzi, coppie, famiglie: Creta è davvero una destinazione adatta a tutti. Il giorno dopo decidiamo di allontanarci un po’. Abbiamo noleggiato un’auto a prezzi davvero stracciati rispetto a quelli che ci sono in Italia e ci siamo diretti verso est, ad Agios Nikolaos, una caratteristica cittadina che sorge tutt’intorno ad un piccolo lago salato di origine vulcanica, collegato al porto da un canale sormontato da un ponte. E’ un paesino molto bello, pieno di botteghe caratteristiche (volendo ci si può far fare un paio di sandali “al volo” dai calzolai del luogo) e circondato dalle alture del vulcano, che offrono un panorama davvero mozzafiato. Qui si può visitare il Museo Archeologico, dove il pezzo più pregiato è il Vaso della Dea Mirtos, fatto a forma di donna. La giornata passa quindi tra shopping e cultura, ma per il giorno dopo abbiamo in mente una full immersion in spiaggia: volevamo andare in una delle più famose, quella di Vai, ma c’era troppa gente: sembrava Torvaianica di domenica, con la differenza che, al posto delle case, sulla spiaggia c’erano tantissime palme. La leggenda narra che nacquero dai noccioli di dattero “sputati” dai pirati arabi e fenici durante le loro incursioni e, soprattutto, durante le loro fughe. Abbiamo quindi dirottato la mattina su Elounda, che ha una bellissima spiaggia di ciottoli, ed il pomeriggio per l’isoletta di Spinalonga, che si trova proprio di fronte ad Elounda. L’isola di Spinalonga è famosa per per i resti dell’antica Fortezza Veneziana, per un periodo adibita a lebbrosario, che domina su il villaggio ormai abbandonato, ma anche godere del sole e delle splendide acque cristalline che circondano l’isola. Il viaggio cominciava davvero a piacerci molto, anche per i panorami mozzafiato che si potevano osservare

lungo la strada che costeggia tutta la parte est dell’isola: ad ogni curva pensavamo di non aver mai visto niente di più bello, per poi ricrederci alla curva successiva. Un’altra spiaggia che ha lasciato il segno nei nostri cuori è quella dell’isola di Chrissi, che si raggiunge in traghetto da Ierapetra, il paese più a Sud d’Europa, nel Mar Libico. E’ un’isoletta deserta – ci sono solo un paio di chioschi per i turisti – con alte palme caraibiche (non come quelle di Vai), sabbia bianchissima e mare trasparentissimo di tre colori: verde chiaro, azzurro intenso e blu. I differenti toni di colore sono dati dal fondale, che alterna la sabbia a massi bianchi. L’effetto è incredibile: pare davvero di stare ai Caraibi. Sembrerà una bugia, ma quando siamo andati davvero ai Caraibi abbiamo pensato che il mare era più bello all’isola di Chrissi! La nostra vacanza non è stata di solo mare: andare a Creta e non visitare il Museo di Iraklion o il Palazzo di Knosso sarebbe un peccato, quindi noi abbiamo visto entrambi nella stessa giornata. La mattina siamo stati al sito archeologico di Knosso, il pomeriggio al museo. Tra le due cose abbiamo anche girato Iraklion, città piena di vita e di negozi, con un centro pedonale tutto da gustare, sia con gli occhi – per i negozi pieni di mercanzia caratteristica – che con la bocca: si possono assaggiare i piatti tipici, tutti molto saporiti, a poco prezzo. Per chi ha tempo, da Iraklion parte un traghetto veloce (consigliamo di prendere quello delle 6 del mattino) che in meno di 4 ore porta a Santorini: è un’isola che si riesce a visitare anche in una sola giornata, così si può tranquillamente riprendere il traghetto alle 20 ed essere di nuovo a Creta per mezzanotte. Cos’altro dire di quest’isola? Ci sarebbe tanto, tanto ancora, ma lasciamo a voi il gusto di scoprire quante e quali altre meraviglie ci sono, tutte da conservare tra i ricordi più belli.



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Cinema

THE BOX DALLO PSICOLOGICO ALL’ HORROR, PASSANDO PER UNA NOIA “DA UN MILIONE DI DOLLARI”

ccasione mancata - forse senza più appello dal regista Richard Kelly per rientrare nel mondo dorato dei “Directors Cult” dopo il trionfante e mai troppo narrato “Donnie Darko”. Occasione mancata, si, perché gli elementi c’erano tutti, in questo “The Box”, che esce in ritardo da noi, causa difficoltà di distribuzione, che possiamo comprendere appieno solo dopo la visione del film (nessuno lo voleva?). C’era il cast, di grande livello, c’era un budget stratosferico - 30 Milioni contro i 4 di “Donnie Darko” - e c’era una storia intrigante, seppur fantascientifica, di quelle che scatenerebbero discussioni intorno ad un

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falò, della serie “ supponiamo per assurdo che…”. E l’assurdo supposto (liberamente tratto da un racconto minimo di Richard Matheson) qui arriva sotto forma di una scatola molto particolare, la “Box” del titolo, che viene misteriosamente recapitata ai coniugi Lewis (una bellissima e sprecata Cameron Diaz, e James Marsden, principino Disney-Style di “Come d’incanto”). La visita di un certo Stewart Arlington (un ottimo Frank Langella, che ricordiamo straordinario nei panni di Richard Nixon in “Frost”) spiegherà agli esterrefatti Signori Lewis che, se si preme il pulsante della scatola, succederanno due cose: una persona che loro non

conoscono morirà, ma in cambio riceveranno 1 milione di dollari. Logicamente, i Signori Lewis non vorrebbero assolutamente essere gli artefici della morte di un essere umano, ma il milione di dollari li aiuterebbe a pagare i loro debiti… Si cercano paragoni con il cinema di David Linch, o con qualche altro visionario e sopravvalutato regista come lui, ma purtroppo ci si ritrova dapprima in un contesto fantasy, poi via via in una sorta di horror così poco credibile che alla fine ricorda molto il film Zombie. I troppi strafalcioni stilistici guastano le gesta e l’idea del racconto di Matheson - l´egoismo umano e la mancanza di solidarietà per puro interesse economico - perché il dilemma morale che devono affrontare i protagonisti si perde nella narrazione e quasi lo si dimentica. Sintesi straordinariamente divertente della critica inglese è quella data dal Daily Mirror da David Edwards, icona giornalistica nella critica Cinematografica mondiale. Rispondendo al regista, che diceva che come per Donnie Darko anche The Box andava rivisto più volte essere giustamente compreso, ha scritto: Personally, I wouldn’t watch it again - not even for a million dollars. (per parer mio, non andrò mai più a vederlo, neanche per un milione di dollari!). E, umilmente, mi associo alle parole del grande critico. Mauro Valentini

SHREK 4: L’ATTESA PER IL NUOVO CAPITOLO STA PER FINIRE E VISSERO FELICI E CONTENTI Finalmente per gli amanti della saga dell’Orco verde esce il 25 Agosto, anche in 3D, l’attesissimo quarto capitolo di Shrek, con un sottotitolo che fa pensare ad un ultimo episodio: “E vissero felici e contenti”. Diciamo subito che in realtà questo sbandieramento di “fine serie” sa molto di trovata pubblicitaria, difatti non più tardi della fine del 2007, la stessa Dreamworks, per bocca del suo numero 2 Jeffrey Katzmberger, aveva annunciato la pre-produzione dell’Episodio 4 e 5… vedremo. Nel quarto capitolo, Shrek è diventato ormai un padre di famiglia con una vita tranquilla nel regno di “Molto molto lontano”. Ma la nostalgia per i giorni in cui viveva come un “vero orco” cacciato e temuto da tutti inizia a farsi sentire. Del resto, dopo aver sfidato un terribile drago, salvato una bella principessa e preso le redini del regno dei suoceri, Shrek ora si sente in pensione, annoiato

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dal solito tran tran della vita domestica. E’ quindi pronto per cacciarsi di nuovo nei guai e sconvolgere la routine, cosa che succede grazie all’incontro con l’ingannatore nano Tremontino. Shrek si troverà, a seguito di un incantesimo del Nano malefico, in una versione alternativa del suo mondo, dove gli orchi sono di nuovo odiati, Tremontino è il re e Shrek e Fiona non si sono mai incontrati. Sarà quindi suo compito riuscire a riportare tutto alla normalità, salvando nel frattempo la sua famiglia e i suoi amici tra mille peripezie, e con l’intima convinzione che non c’è niente di più bello di una vita tranquilla. Incontreremo di nuovo tutti i personaggi delle prime serie: la Principessa Fiona, Ciuchino (il più amato), Gatto con gli Stivali ecc… C’è da giurarci, sarà un successo che si accosterà

agli altri 3 film della saga, che in totale hanno incassato la bellezza di 2 miliardi di dollari. Bambini, e aggiungo, fratelli più grandi, mamme e papà, nonni, per la fine di Agosto avete già un appuntamento immancabile: Shrek è tornato! Mauro Valentini


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Rubrica Risposte

IL TUO GIORNALE RISPONDE IL CORRIERE DELLA CITTA’ RISPONDE ALLE DOMANDE DEI CITTADINI, FACENDO DA TRAMITE CON L’AMMINISTRAZIONE CASE ABUSIVE

S o n o i n p o s s e s s o d e l l ’ a tt o d i a cq u is to d i u n te r r e n o s i to s u l la s p ia gg i a d i M a r i n a d i A r d e a , s u l qu a le è s ta t a c o s t r u i ta u n a p ic co l a c a s a . I l t er r e n o è s ta t o a cq u is ta t o d a u n pr iv a to n e l 1 9 6 4 . Su c ce s s i v a m en te , è sta to c os trui t o i l manuf att o. S ono se gui te d ue ri ch i e s te di co n don o , ma d opo mol t i a n n i i l t u tt o è s ta t o r if i u ta t o . A ca s a , p er ò , a r r i v a p u n t u a l e il b o l l e tt i n o d el l ’ I ci , co n i n d i ca t o l ’ i m m o b i le ed i l n u m e r o ci v i c o . L ’ i mp osta è s t ata s e mp r e pag a t a , i n ol t r e , a b b i a mo a nch e co stru i t o t re f osse s et ti c he , v i s to c he i l C omu ne a v ev a i m pos to l a c ost r u z i on e de l l e f og n e . S e l a c asa r is u l ta a b u s i v a , p e r ch é m i h a n n o f a tt o pa g a r e l ’ I ci ? S e d em ol i r ò l a c a s a , c omu nq u e , i l t er ren o s a r à s e mp r e di m i a p r op r i et à . Lo r e ci n t o … e me l o te n g o! ! ! P ote te c hi ar i r m i i l pe r c hé a b b i a p a g ato s e p oi do v r ò de mo l i r e la ca s a ? In fi n i te g r a z i e , S t e f an ia Cara lettrice, Non è semplice rispondere in modo specifico alla sua situazione. Per questo, infatti, dovremmo avere dati più dettagliati della sua pratica, che naturalmente sono protetti, giustamente, da riserbo. Il fatto che lei non abbia ricevuto risposte dagli uffici competenti, fa di lei l’ ennesima vittima della burocrazia italiana, ma non deve lasciar andare gli eventi. La invitiamo, quindi, a recarsi in Comune e chiedere una

copia della sua pratica, almeno per sapere a che punto si trova. Questo le permetterà di sapere la reale motivazione di un eventuale abbattimento della sua abitazione. Purtroppo, il fatto di aver pagato negli anni le utenze o una tassa come l’ICI, non le dà alcuno strumento per arginare la demolizione. Secondo le informazioni che abbiamo raccolto, infatti, pagare l’ICI è obbligatorio anche se un manufatto è abusivo, questo per il solo fatto che esso esiste. In particolare, presupposto dell’ICI, ai sensi dell’art. 1 del D.Lgs. 504 del 1992, è il possesso di fabbricati […] a qualsiasi uso destinati. L’art. 2, poi, specifica che viene definito prefabbricato l’unità immobiliare iscritta o che deve essere iscritta nel catasto edilizio urbano. Grazie a questi presupposti e ad altre leggi che non stiamo qui a citare, il Ministero delle finanze ha stabilito, quindi, con la Risoluzione del 6 giugno 1994 n.2/138, che anche un manufatto abusivo è soggetto ad imposta. Questo anche nel caso in cui non sia stata presentata l‘istanza per la sanatoria edilizia. Ecco, quindi, che la sola esistenza dell’immobile fa sì che il suo proprietario debba assolvere tali doveri, anche se il fabbricato fosse incompleto o disabitato (come ribadito dalla cassazione in una sentenza del marzo scorso). Per quanto riguarda il fatto che il Comune le abbia richiesto la costruzione di tre fosse settiche, bisogna capire in che forma è arrivata tale richiesta. C’è un atto scritto o è stato un consiglio per un eventuale snellimento della pratica? Inoltre, lei specifica che il terreno si trova sulla spiaggia di Marina di Ardea. Ciò che va sot-

tolineato, sempre secondo le nostre informazioni, è che non può esistere un atto pubblico di compravendita su un terreno demaniale, come l’arenile, a meno che non sia lo stesso demanio a vendere. Deve, quindi, scavare a fondo e capire da chi, la persona che le ha venduto il terreno, ha acquistato la proprietà. Comprendiamo i disagi ed i problemi che possono sorgere nel vedersi portare via la casa, ma in questo caso lei, in prima persona, deve presentarsi negli uffici e raccogliere tutta la documentazione necessaria.

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Rubrica Bon Ton

ESSERE EDUCATI E’ UN ARTE SOPRATUTTO D’ESTATE NON VANNO AFFATTO DIMENTICATE LE BUONE MANIERE

“E’ periodo di vacanza, ma non nego che sono terrorizzata dall’inciviltà di alcuni, in particolar modo nelle nostre spiagge affollate . . .” A n n a M ar i a S en s i n i uando si viaggia, la necessità di comportarsi con gentilezza, rispetto e considerazione per gli altri si accentua. Spostandoci in aereo, in treno, in metropolitana, entriamo in contatto fisico con estranei, con persone diverse da noi, costrette però, come noi, a condividere momentaneamente spazi ridotti. Il viaggio all’estero poi ci porta a confrontarci con culture, consuetudini e comportamenti diversi dai nostri, che mettono in evidenza parole diverse di uno stesso linguaggio universale, quale appunto quello della buona educazione e del rispetto per gli altri. In parti-

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colar modo il gentil sesso paga spesso le conseguenze peggiori di atteggiamenti poco rispettosi, dovuti oramai alla convinzione diffusa che l’arroganza sia sinonimo di affermazione sociale, dell’uomo cacciatore e la donna preda. La cavalleria, di cui Lei accenna, è solo un lontano ricordo o, nel migliore dei casi, residuo di pochi e ricercatissimi galantuomini. Ci limitiamo ora a dare alcuni suggerimenti di “Buone Maniere” da adottare quando si è scelto di soggiornare, per esempio, in un albergo, cosa molto frequente soprattutto in questo periodo di vacanze. Innanzitutto è necessario tenere con tutto il personale della struttura e con gli altri clienti un comportamento sempre cortese e rispettoso. Nel caso abbiate delle lamentele, non vanno mai fatte alla presenza di altri ospiti. Non siate permalosi se vi si chiede la carta di credito, anzi, quando entrate in albergo per la prima volta e vi rivolgete al banco dell’accettazione per verificare la vostra prenotazione e registrarvi, consegnate anche quella, in questo modo giocando d’anticipo eviterete qualsiasi situazione imbarazzante. Infine, se siete donne e viaggiate da sole, questo non vuol dire naturalmente che la sera vi dobbiate barricare in camera, ma quando scendete al ristorante o al bar, se volete limitare gli scocciatori e mantenere un’aria professionale portatevi una cartelletta con dei documenti: può servire allo scopo! “Quando sono ospite ho spesso timore a chiedere il bis di una portata particolarmente gradita per non

peccare di ingordigia, le “Buone Maniere” lo consentono?” M a ri ac h i a ra Assolutamente sì! Lei può tranquillamente chiedere di essere nuovamente servita. E’ chiaro che se ci si trova in una situazione da “cravatta nera”, ovvero una cena molto formale, ciò non è consentito ma altrimenti, soprattutto in compagnia di conoscenti, chiedere il bis non può che far piacere all’esecutore della pietanza. Per evitare questa situazione imbarazzante consiglio, comunque, quando si ricevono degli ospiti, di servire per due volte le portate anche se non richiesto, avendo cura che ogni commensale venga servito in maniera contenuta. Inoltre approfittiamo per rispondere ad altre richieste di delucidazioni in merito al comportamento da tenersi a tavola: quando si è finito di mangiare le posate vanno poggiate nel piatto alla posizione delle quattro e venti; non usare MAI gli stecchini né tantomeno fare la famosa scarpetta… e poi il bicchiere a calice lo si regge dalla base mantenendolo con due sole dita; ed infine nel brindisi in onore di qualcuno non è ammesso astenersi. Gli astemi si limitino a poggiare il bicchiere sulle labbra. E ricordarsi sempre che è una regola delle buone maniere quella di evitare le esagerazioni. Antonio GUIDO Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale


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Giochi

NAUGHTY BEAR

Genere: Action Piattaforma: PlayStation 3, Xbox 360 Publisher: 505 Games Distributore: Halifax Sviluppatore: Artificial Mind and Movement

VOTO 6.5

no dei giocattoli che più ci ricordano l’infanzia è sicuramente l’orsetto di peluche. Ma cosa può succedere se l’orsetto si arrabbia? Gli sviluppatori di Artificial Mind and Movement rispondono a questa domanda, proponendo al pubblico Naughty Bear, action in terza persona il cui protagonista è un orsetto che non è ben visto tra i suoi simili. Il personaggio di questo gioco è appunto Naughty, uno dei tanti pelosi abitanti dell’isola Paradise. Ma Naughty ha qualcosa di diverso dai sui compagni, già dall’aspetto si nota che ha un orecchio consumato, una vistosa cicatrice in volto e un aspetto decisamente poco rassicurante, a differenza dei suoi conterranei che sono invece simpatici e carini. Anche il carattere non aiuta il povero Naughty e proprio per questo motivo verrà spesso allontanato dagli altri orsetti. Infatti, arriva il giorno in cui gli altri orsi decidono di dare una festa di compleanno, ma evitano di invitare il nostro sventurato essere di peluche. Venuto a conoscenza dell’evento, Naughty si presenta ugualmente portando anche un dono per il festeggiato, ma per tutta risposta viene nuovamente deriso dagli altri. Tornato a casa allora, ha in mente un solo pensiero per la testa: Vendetta! E come vedrete di seguito, gli altri orsetti avrebbero fatto sicuramente meglio ad invitarlo. La prima missione di Naughty sarà proprio quella di rovinare la festa e tingerla di colore rosso, torturando ed uccidendo ad uno ad uno gli “amici” pelosi. Naturalmente, nel gioco non vedremo scene di sangue

U

ma semplicemente batuffoli di cotone. Lo “scopo” principale del titolo non è quello di uccidere gli orsetti, ma di torturarli, fisicamente e psicologicamente, facendoli impazzire, fino anche a spingerli al suicidio. I modi sono molteplici; ci si può nascondere in un cespuglio e saltare fuori urlando, puntargli l’arma in faccia, distruggere gli oggetti in giro, uccidere un orso e lasciare il suo cadavere in bella vista, ferirne a morte un altro e lasciarlo agonizzante. Ad ogni nostra azione di tortura corrisponderà un punteggio, più saremo vari nelle azioni, più faremo impazzire gli altri orsi, più aumenteranno i punti e il relativo moltiplicatore. Se si diventa ripetitivi nelle azioni o non si compie nessuna cattiveria per qualche tempo, il moltiplicatore calerà, a meno che non si prenda l’apposito power up che congela temporaneamente il moltiplicatore. Naturalmente, per effettuare queste uccisioni il nostro Naughty farà uso di varie armi come l’accetta, la mazza da baseball, la pistola, il machete ed il bastone. Non mancano poi oggetti da guerra come mine e tagliole. Ma per il nostro ribelle protagonista non sarà tutto rose e fiori, infatti, gli altri orsetti, vedendo la sua furia omicida, chiameranno la polizia, si barricheranno in casa, altri proveranno a scappare. Inoltre, per bloccare la furia di Naughty ci saranno anche gli orsi Ninja e gli S.W.A.T. che comunque contribuiscono a rendere il gioco più dinamico. Per quanto riguarda il gameplay le meccaniche di gioco, risultano molto buone, ottimo il numero di azioni disponibili, buona anche l’IA dei nemici in quanto non staranno con le mani in mano ad aspettare la loro ora, ma proveranno a contrastare la nostra furia omicida. Il comparto tecnico offre una grafica abbastanza pulita e definita, anche se inferiore rispetto a moltissimi altri titoli di questa generazione. Il comparto audio presenta una localizzazione completa in italiano, non esente da imperfezioni, ma sicuramente godi-

bile.

In definitiva possiamo definire Naughty Bear un gioco che vale la pena provare, perché si tratta di un titolo che nasce da un’idea talmente originale da dover essere quantomeno assaggiata.

PRO:

I d e a in t e r e ss a n t e Bu o n a v a r i et à n e l le a z io n i Do p p i ag gi o

CONTRO:

T el e ca m er a d i ff i ci lm en t e g e s ti b i le A l la lu n g a r i p eti ti v o G r a fi ca Ma tte o Aci tel l i www.cyberludus.com

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