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Il Corriere della Città
Pomezia
Politica
Anno 4 Numero 4 APRILE 2012
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CRISI ASSISTENZA DOMICILIARE, PROTESTE E RISPOSTE
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LAVORO ECONOMIA
BARRIERE ARCHITETTONICHE: CI SONO ANCORA?
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SALZARE: ABBATTIMENTI TRA SODDISFAZIONI E MALCONTENTO
POLITICA DISABILITA’
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BARRIERE IL COMMERCIO A POMEZIA: DAL MADE IN ITALY A...
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Malcontento in “comune”
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MAGGIORANZA DELLE MIE BRAME…
U
… Chi è il più scontento del reame?
na maggioranza unita, compatta, coesa, intenzionata ad andare avanti senza esitazioni né sbandamenti. Questa l’immagine che vorrebbero presentare i rappresentanti del centrosinistra di Pomezia. Lotte intestine, liti furibonde, accuse reciproche, aule abbandonate è invece la realtà sotto gli occhi di tutti. Dopo il disastroso consiglio comunale del 23 Marzo, durante il quale il capogruppo di Forza Pomezia ha lasciato la maggioranza (“non sono io che lascio la maggioranza: è la maggioranza che non esiste”, ha dichiarato qualche giorno dopo) il sindaco De Fusco ha provato a ricomporre i pezzi e a ridare valore innanzi tutto al suo partito, quel PD che durante l’accesa discussione tra Fabrizio De Lorenzi (IDV) e Schiumarini ha preferito lasciare la seduta consiliare, provocando le ire del capogruppo di Forza Pomezia. Eppure si stava discutendo di una mozione presentata dal presidente del consiglio, quindi frutto della maggioranza… o no? Il dubbio che ci siano tante maggioranze viene, soprattutto quando si sente dire a Paolo Ruffini che si rivolgerà al Prefetto per chiarire bene alcuni atti firmati dal dirigente all’Urbanistica in merito al PPE di Torvaianica Alta. Ognuno con le sue verità, ognuno con i suoi interes-
si, questa maggioranza sembra quanto di peggio assortito potesse capitare a Pomezia. Già nel suo precedente mandato il Primo Cittadino ci aveva abituato ai suoi numeri da prestigiatore capace di ricomporre i vasi rotti in mille pezzi, ma quante volte riuscirà ancora questa “magia”? Anche se nei giorni seguenti alla tempesta si è respirato un clima di calma apparente, nell’aria aleggia sempre lo spettro di una nuova discussione, stavolta fatale, che pesa sul governo De Fusco come il Big One sulla California. Capire cosa succederà non è semplice: le ormai “normali” assenze del Sindaco, per quanto giustificate da quest’ultimo come necessarie per il bene della città soprattutto in campo finanziario, fanno ipotizzare altri lidi ed altre intenzioni. D’altra parte, De Fusco stesso dichiara di non voler assolutamente lasciare il suo ruolo di sindaco. Per capire come andrà a finire non ci vorrà troppo tempo: i nodi verranno al pettine, al più tardi, al momento in cui si dovrà discutere di bilancio. Per questo la maggioranza deve ringraziare il Governo Monti, che con i suoi mille aggiustamenti non consente agli Enti Locali di stilare un corretto documento finanziario, allungando quindi i tempi. Che questa dilazione porti finalmente alla pace ed alla
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voglia di lavorare – tutti e seriamente – per la città o che renda semplicemente più agguerriti i vari protagonisti, come diceva Lucio Battisti ne “Il nastro rosa”, lo sapremo solo vivendo.
Ardea, Ultim’ora elezioni
Alla fine il passo indietro l’ha fatto il PDL. Di fronte alla compattezza dimostrata da quello che inizialmente sembrava dover ricoprire il ruolo di terzo polo, per poi passare come vera coalizione di centrosinistra, il partito di Berlusconi si è dovuto arrendere e, per non andare incontro ad una certa sconfitta, cercare un accordo con Luca Di Fiori: la candidatura di Fulvio Bardi è quindi stata ritirata (diventerà vicesindaco in caso di vittoria del centrodestra). Ma le sorprese non finiscono qui: si suppongono infatti brogli al momento della presentazione delle liste: Luca Fanco è stato visto da più persone arrampicarsi per i muri del Comune, ormai chiuso per decorrenza termini, ed entrare dalla finestra per consegnare i documenti necessari all’iscrizione della Lista Eufemi. Immediato lo sdegno e le minacce di denunce alle autorità competenti da parte degli altri candidati.
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Pomezia News Lettera
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POMEZIA: UNA CITTA’ ALLO SBARAGLIO? Mai come in questi giorni siamo sommersi dalle vostre segnalazioni di scontento nei confronti dell’amministrazione: questa l’e-mail di un lettore e la risposta del Sindaco di Pomezia
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entile direttore, nel ringraziare questo mezzo di comunicazione e di informazione che fornite a noi cittadini, le chiedo di esternare una mia riflessione/lamentela: Pomezia- una città allo sbaraglio è la frase che più identifica la nostra città in questo periodo: non bastano i problemi dei singoli cittadini, come la disoccupazione e la fatica di arrivare a fine mese, ci si mette pure l’Amministrazione e complicarci la vita, tra cassonetti pieni e cumuli di immondizia intorno, la raccolta differenziata che non funziona, vie poco illuminate, sporche e piene di buche, importanti strade con continui lavori in corso - ovviamente nelle ore di punta, nelle quali il traffico va in tilt - la zona di S. Palomba, tra la Stazione e Roma 2,
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entile Felix,
piena di escort. Se non bastasse, nello stesso quartiere ci sono 850 famiglie (con neonati, bambini e anziani) che attendono l’acqua potabile promessa nell’occasione delle elezioni di maggio 2011, mentre il cantiere della nuova scuola media è stato chiuso dal giorno dopo l’inaugurazione fatta in pompa magna dal nostro sindaco De Fusco (27 febbraio). Ma Pomezia è anche imprenditori che chiudono le fabbriche e scappano (vedi rc group), una situazione politico-amministrativa drammatica, con il sindaco sempre assente. Nella maggioranza si pensa solo a litigare e ad aumentare le tasse, non si fa niente per azzerare i debiti (intanto il tempo passa e gli interessi, che già sono tanti, aumentano): è venuta a mancare la fiducia da parte dei cittadini, specialmente di quelli che nell’occasione delle passate elezioni erano stati riempiti di promesse riguardo al lavoro ed alla casa. Pomezia è una città che perde pericolosamente dignità, credibilità e attenzione da parte della Provincia, della Regione e dal Governo nazionale. Per concludere chiedo al Sindaco e alla Giunta comunale, con tutto il rispetto che ho verso un’Istituzione, una presa di coscienza: con molta umiltà dichiarate il dissesto finanziario, così che si fermano almeno gli interessi sui debiti contratti. Forse intervento di un commissario potrebbe dare ordine a questa città, renderla più vivibile, ridarle dignità e riportarla ai primi posti della classifica italiana dei Comuni più virtuosi, dove si trovava negli anni ‘80/’90! Vi ringrazio dell’attenzione e colgo l’occasione per farvi i miei distinti saluti! Felix
non avendo risposte da poterle fornire direttamente, abbiamo riportato le sue lamentele al Sindaco, il quale ha così replicato alle varie questioni. “Per la scuola, immediatamente dopo l’inaugurazione, alcuni cittadini hanno sollevato il problema radon direttamente alla Protezione Civile. Il progetto è comunque stato fatto rispettando tutti i parametri di sicurezza sia sismica che ambientale, quindi comprensiva della tutela dal gas radon e di eventuali problemi legati alla vicinanza con le industrie. La scuola è anche isolata acusticamente per evitare i rumori dovuti alla vicina stazione ferroviaria. Ma per iter burocratico, se viene sollevato il dubbio che tali accortezze non siano state prese nel modo corretto, l’Amministrazione comunale, di concerto con il Segretario Generale della Protezione civile, ha dovuto riaggiornare il piano operativo della sicurezza, cosa che ha obbligatoriamente bloccato i lavori, che comunque riprenderanno a breve. Per l’acqua, invece, il problema è legato all’impossibilità, nonostante le garanzie date in precedenza, di avere dall’Acea una Aprile 2012
potata maggiore che garantisse la copertura totale delle aree ancora senza il servizio, a causa delle poche piogge dello scorso anno. Le piogge che si sono invece registrate questo inverno pare abbiano fatto superare questo scoglio. Al contempo, si è registrato uno slittamento dei tempi anche perché l’area interessata dovrebbe passare sotto la gestione diretta dell’Acea e non dell’Edison come nel resto del territorio comunale. L’incontro tra le due aziende si è svolto il 22 Marzo. Il Comune ha raggiunto un’intesa economica con l’Acea per quanto riguarda il debito pregresso, quindi al momento non ci sono altri motivi ostativi, se non quelli di organizzazione tra le due società che gestiscono il servizio”. Sul dissesto finanziario il Primo Cittadino ha ribadito che si tratterebbe di “una iattura per l’intera città. Chi inneggia al dissesto non capisce il danno che ne deriverebbe, tutto a discapito dei cittadini che si ritroverebbero con le aliquote delle tasse al massimo e nessuna possibilità di avere i servizi, perché tutto sarebbe bloccato. Il dissesto, poi, non significa far cadere questo governo: il Commissario curerebbe solo alla parte finanziaria, con le conseguenze appena accennate. In questi mesi, periodo in cui tutti hanno lamentato la mia assenza, ho lavorato proprio per risolvere i problemi economici della città, attraverso il ricorso agli Enti preposti ed alle banche. Si tratta di un lavoro che richiede del tempo, ma che alla fine darà i suoi frutti. Sono sicuro che usciremo da questa situazione: al contrario di molti altri Comuni, noi abbiamo un potenziale enorme rappresentato dall’evasione fiscale, che raggiunge livelli stratosferici: tra noi e l’Andreani abbiamo accertato un’evasione tributaria di 44 milioni di euro”. Non so se le risposte che il Sindaco ci ha fornito possano averla soddisfatta: noi de Il Corriere della Città monitoreremo la situazione, per capire se di tratta di pura verità o se di altro. Lei , da cittadino attento, continui a segnalarci i disagi ed i problemi vissuti quotidianamente. Parola dopo parola, la voce della gente sta arrivando al Palazzo. Le alternative sono due: o ci si tappano le orecchie o finalmente si da’ ascolto ai cittadini. Il Direttore Maria Corrao
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PETTIROSSO: DRAMMA INFINITO G
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entile redazione,
sono uno "stimato professionista" di una nota multinazionale. Non sono un sovversivo, non sono un black block, ma un onesto lavoratore dipendente che ha avuto la malsana idea di comprare nel 1999 un appartamento a Pomezia dalla "famigerata" società di costruzioni Pettirosso. Probabilmente siete già a conoscenza del nostro dramma, ma sicuramente ci rimarrete male (come ci sono rimasto io...) quando vi dirò che alla mail di seguito riportata, indirizzata alla segreteria del Comune di Pomezia, NON ho avuto la pur minima risposta. Ma c'è gente senza cuore, dietro quella scrivania? “Nel 1997 sono stato coinvolto al fallimento delle palazzine di via Pontina, facenti capo al costruttore Greco. La Consap mi ha ammesso nell'elenco dei creditori truffati, ma ad oggi NON ho visto una lira (ora euro)
di quanto versato allora (circa 20 milioni). Senza speranza per quella casa e scottato dall’esperienza avuta, ho quindi acquistato nel marzo 1999 - da un privato e non dal costruttore - un piccolo monolocale in una delle due palazzine Pettirosso, quella di via Ugo La Malfa. Nel dicembre dello stesso anno sono emersi i problemi tra il Comune e la società costruttrice, ma a noi acquirenti non è arrivata nessuna comunicazione da parte dell’Amministrazione comunale. Nel 2006 ho provato a vendere l'appartamento tramite un’agenzia immobiliare, dove il titolare è il fratello di una persona che lavora proprio al Comune, ma che si è ben guardato dall’informarmi del contenzioso in corso. E’ invece stato fatto il compromesso con un probabile acquirente (altri nella palazzina hanno invece proprio venduto...), ma dopo pochi giorni sono stato chiamato dal legale della controparte ed accusato di truffa: ho dovuto risarcire la caparra ricevuta, che intanto avevo investito per acquistare un altro appartamento vicino Roma. Per rientrare di questi soldi ho provato ad affittare regolarmente il suddetto appartamento, vista l'impossibilità della vendita. Ma l’inquilino si è comportato in maniera ignobile, non pagandomi l'affitto per più di un anno e riducendo l'appartamento in condizioni pietose; anche con con lui sono in causa. Concludendo: ho una casa disabitata che non posso vendere poiché "è mia, ma non è mia", visto il contenzioso con il Comune di Pomezia; non HO PIU' UN SOLDO, sia per tutti quelli persi nella causa di risarcimento sia per quelli persi nelle varie case. Io non capisco perché si debba creare questo disagio ai cittadini che, come me, sono sempre stati rispettosi e ligi nei comportamenti fiscali e morali nei confronti del Comune che lo ha ospitato. Fiducioso, dopo quanto esposto di una vostra risposta, attendo la possibilità di poter parlare personalmente di questa storia col signor Sindaco”. Potete fare qualcosa voi della redazione? MDG
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entile lettore,
oltre a girare nuovamente la sua segnalazione alla segreteria del Sindaco possiamo fare ben poco: il Primo Cittadino ha fatto sapere che “la prima Amministrazione De Fusco, con una delibera di Giunta del 2010, ha espresso la volontà di giungere ad una risoluzione definitiva passando per la conciliazione tra le parti. In seguito i residenti hanno partecipato a numerosi incontri con i rappresentanti del Comune e con i legali per valutare possibili soluzioni conciliative. E’ volontà dell’Amministrazione chiudere il contenzioso nel più breve tempo possibile per porre fine ad una vicenda che si trascina da oltre 20 anni. Le varie questioni che hanno visto coinvolti i cittadini, i legali dei cittadini, il Comune, i legali del Comune, i notai, le assicurazioni dei notai, nonché gli Uffici tecnici del Comune (che hanno dovuto valutare gli immobili così come previsto dalla decadenza della convenzione), ci hanno costretto a protrarre nel tempo l’individuazione di una soluzione di accordo che l’Amministrazione ritiene necessaria a tutti i costi. Ormai siamo in possesso di tutti i dati utili a formulare un’ipotesi definitiva di accordo, tant’è che per il 4 aprile è stata convocata la Commissione consiliare al Patrimonio affinché valuti la documentazione, che poi approderà in Consiglio comunale per l’approvazione della transazione tra le parti”. Da parte nostra stiamo seguendo la “vicenda Pettirosso” ormai da diverso tempo, dando spazio ai cittadini che stanno pagando molto caro l’acquisto fatto. Pochi giorni fa l’ennesima protesta nel corso di un’assise consiliare ha riportato questa storia sotto i riflettori: ci auguriamo che a breve possano essere spenti definitivamente, con una soluzione accettabile per i gli acquirenti. Dal momento che non vive più a Pomezia, sarà nostra cura tenerla informata su eventuali novità che emergeranno dalla Commissione e dal conseguente Consiglio comunale.
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COMMISSIONE PETTIROSSO LA VALUTAZIONE DELL’ AMMINISTRAZIONE S Si e' svolta il 4 Aprile la Commisione Patrimonio per discutere della complicata vicenda Petirosso. Davanti ad un nutrito pubblico si sono confrontati 8 consiglieri, 5 di maggioranza e 3 di opposizione, il Dirigente dei lavori pubblici Renato Curci e l'avvocato del Comune Donato D'Angelo. Nonostante fosse stata garantita la sua presenza, erainvece assente il Sindaco Enrico De Fusco. Presente l'Assessore alle Finanze Antonio Maniscalco. Il presidente della Commissione, Fabio Mirimich, ha illustrato la proposta del Comune, preceduta dalla relazione tecnica dei Lavori Pubblici. "Il Valore di superficie e' stato impostato al minimo, 280 euro al mq. Le aree sono state censite e valutate secondo legge - ha spiegato Curci- arrivando ad un valore di 6 milioni e 800 mila euro per ogni edificio, a cui va
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aggiunto il valore del terreno, di circa 1 milione e 600 mila euro. A livello tecnico il Comune non può prendersi la responsabilità di impostare valori più bassi". "I CTU in corso - ha dichiarato Mirimich - sembra stiano sostenendo le ragioni del Comune; noi vogliamo comunque arrivare ad una transazione che sia anche a garanzia dei cittadini direttamente danneggiati da questa vicenda, anche se andranno comprese a loro carico parte delle spese legali". La discussione si e' quindi infervorata, con opinioni contrastanti tra opposizione e maggioranza. Circa 700 mila euro le spese legali, da aggiungere ai costi dell'accordo. "L'ipotesi di transazione deve essere supportata da un parere terzo che garantisca la correttezza della stessa - ha specificato Schiumarini - per tutelare non solo gli acqui-
renti della Pettirosso, ma anche tutti gli altri cittadini di Pomezia e noi consiglieri che voteremo la delibera". "Il Comune ha dovuto per legge iniziare le cause, senza le quali sarebbe tornato automaticamente in possesso delle superfici e di quanto le sovrasta", ha spiegato l'avvocato D'Angelo. "I calcoli fatti sono incongrui - ha affermato Raimondo Piselli - perché computati al 2011 e non all'anno dei fatti, ovvero al 1992. In questo modo sono sfavorevoli agli acquirenti". "Non e' vero - ha risposto Curci - i calcoli hanno seguito la logica imposta dai CTU". "La nostra proposta e' quindi di 280 € al mq più le spese legali, sulle quali possiamo cercare di trattare al minimo", ha dichiarato Mirimich, invitando comunque i consiglieri a presentare ulteriori proposte da discutere in Consiglio comunale.
Casamercato, prolungata la cassa integrazione
uona notizia per i lavoratori di Casamercato. Il 3 Aprile il vicesindaco di Pomezia Massimiliano Cruciani ha incontrato il responsabile della Regione Lazio Raffaele Fontana e le organizzazioni sindacali per la vertenza che ha interessato, dal 2009, 99 lavoratori Casamercato di Pomezia, in cassa integrazione e mobilità ordinaria. Di questi, 61 hanno visto la cessazione della propria indennità di mobilità il 31 dicembre scorso, in virtù dei requisiti anagrafici e delle fasce previste dalla normativa (n. 223 del 1991). Per questi ex lavoratori, ancora privi di occupazione, le organizzazioni sindacali e l’Amministrazione comunale hanno chiesto alla Regione Lazio la possibilità di verificare l’applicazione degli ammortizzatori sociali in deroga, al fine di consentire agli stessi la possibilità di poter essere utilmente ricollocati in nuove iniziative imprenditoriali. Richiesta accolta dal responsabile
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momento di crisi come quello che stiamo attraversando e di cui proprio la vicenda Casamercato è stata pioniera. La copertura di un ammortizzatore sociale per un altro anno a 61 persone significa dare sicurezza a 61 famiglie del territorio”. Ma l’accordo, è questo l’aspetto più significativo, non si limita a concedere la deroga alla mobilità per un anno, ma impegna l’Amministrazione comunale e la Regione ad aprire un tavolo di confronto sul ricollocamento dei lavoratori sul territorio. “L’iter amministrativo della variante del comparto F è quasi concluso – ha dichiarato Cruciani – Siamo in attesa degli atti regionali che daranno il via libera definitivo per l’avvio dei lavori delle società interessate a sviluppare attività imprenditoriali che daranno una boccata d’aria all’occupazione del territorio, a partire proprio dagli ex lavoratori Casamercato”.
DIRETTORE RESPONSABILE:
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CHIUSURA REDAZIONALE: 04/04/2012
Maria Corrao
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IN REDAZIONE:
via Odessa 41 - 00040 Torvaianica
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Fontana che ha firmato, congiuntamente al vicesindaco e alla delegata Cgil, un verbale di accordo per la mobilità in deroga dal 1 gennaio 2012 al 31 dicembre 2012 per i 61 ex lavoratori che hanno cessato l’indennità ordinaria. Inoltre l’Amministrazione comunale ha confermato che la variante urbanistica al piano particolareggiato del comprensorio F è in fase conclusiva, in attesa delle deliberazioni della Giunta Regionale. In tale comprensorio infatti, in virtù di un protocollo d’intesa siglato presso la Regione nel luglio del 2009, la società Dafra si è impegnata a realizzare un Centro Servizi Polifunzionale in grado di poter ricollocare anche i lavoratori ex Casamercato di Pomezia. Soddisfatto il Sindaco Enrico De Fusco: “Si tratta di un documento importante – ha dichiarato - che testimonia l’impegno che la mia Amministrazione riserva da sempre per la tutela dei lavoratori, soprattutto in un
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Alessia Ambra Achille, Mauro Valentini Luca Mugnaioli, Matteo Acitelli Alfredo Corrao, Pietro Conti, Savino Tommasi, Giuditta Zampiero Claudia Sperduti, Michele Lotierzo Aprile 2012
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STAMPA: Arti Grafiche Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009
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PDL SPACCATA: CAOS, TRADIMENTI di Michele Lotierzo E PERFINO BOTTE..! C aro lettore, desidero avvertirti che, al momento di mandare in stampa, quello che stai per leggere potrebbe, ancora una volta, risultare già superato dai subitanei eventi politici locali, anche se è meno facile di qualche settimana fa. Si, perché ad Ardea le novità sul piano politico cambiano a ogni piè sospinto: tutto quello che sembrava poter essere realizzato o dato per scontato un momento prima (non solo a chiacchiere ma anche con documentazione firmata) è stato contraddetto poco dopo. Insomma uno spettacolo politico (e che spettacolo!) davvero unico e vissuto da alcuni al cardiopalmo. E pensare che solo pochi anni fa tutto quello che succede ora nel versante del Centrodestra sembrava impossibile, poiché succedeva solo nel Centrosinistra, sempre pronto a farsi del male e regalare il governo della città alla Destra. Che fine ha fatto quella Destra? Ormai appare irrimediabilmente spaccata, eppure i protagonisti sono sempre gli stessi, ancora e sempre là. La novità è soltanto che anche nella Destra è scoppiata quella sorta di malattia incurabile della quale parliamo da qualche tempo, la cosiddetta “sindachite”: una malattia incurabile che ad Ardea s’insinua in molti e li convince subdolamente che possono ambire a essere candidati a sindaco in tanti. Bene, questa malattia ora è diventata patrimonio quasi esclusivo del Centrodestra. Infatti, nel Centrosinistra, che pure non è immune da problemi, almeno su questo versante la situazione appare ottimale: oltre alla Capraro che corre per l’IDV, c’è Abate, candidato accettato da tutti, legittimato dal successo nelle primarie. Si gode lo “spettacolo” poco edificante dei possibili competitori e cerca di portare avanti le liste delle forze politiche facendo quell’indispensabile “pulizia” richiesta dalla decenza e dagli stessi accordi elettorali sottoscritti anche precedentemente alle primarie. Dunque, il deleterio protagonismo del Centrodestra può racchiudersi in due riscontri oggettivi: il primo l’abbiamo rilevato ed è la cosiddetta “sindachite”, la quale va a braccetto con la consorella “candidite” (che non risparmia neanche il Centrosinistra), con la logica conseguenza della frammentazione, poi della spaccatura conclamata. Non a caso abbiamo assistito prima alla candidatura di Massimiliano Giordani, addirittura annunciata quasi un anno fa con una pomposa conferenza stampa; poi sono emerse le candidature di Bardi, Di Fiori, Iotti, Fanco, Porcelli e poi di altri nomi gettati nell’arena politica solo per diversivo, a uso prevalente per un appassionante chiacchiericcio di piazza (ovviamente solo di quella conta, la Rocca!), dove s’incontrano i soloni di questa effimera arte parolaia, prodotto generazionale della civitas rutula. La surreale battaglia del “chiacchiericcio” contempla anche l’emergere effettivo (o soltanto gabbato) di un’incredibile e affannosa rin-
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corsa a schierarsi con questo o quell’altro capobastone, col corollario di voci incontrollate, presunte (in alcuni casi vere) come di tradimenti che hanno lambito anche il PD. La triste narrazione localistica di una vicenda che faticheremmo a definire politica, ma piuttosto politicante, si concluderà soltanto il 2 aprile, termine ultimo per la presentazione delle candidature. Per ora possiamo dire che il caos è stato totale, che la mobilità “politica” di persone contorte (spesso senza un’idea pur che sia) abbia raggiunto livelli sconfortanti, al punto che sembrerebbe siano affiorati anche tentativi di darsele di santa ragione, e non solo verbalmente, da parte addirittura di responsabili politici regionali. Non è un refuso, si parla proprio di botte. Botte tentate, botte promesse e sembrerebbe anche intervenute; insomma un “film” che non avremmo voluto vedere e che contribuisce maggiormente ad aumentare quel discredito verso la politica che nella prossima tornata elettorale potrebbe risultare più ampio del solito e configurarsi nelle sembianze del primo partito, quello dei delusi o scontenti. La gente normale si estranea sempre più da simili schermaglie poco edificanti, stretta com’è da una crisi economica profonda che colpisce duramente le classi meno abbienti e i giovani. Ma per ritornare al caos cui abbiamo assistito, si può rilevare che una buona mattina sono apparsi su Ardea dei manifesti in cui un candidato Sindaco si doleva della presenza ad Ardea di una specie di banda Bassotti e invitava i cittadini a prendere le distanze da chi ha governato fino a ora, salvo poi dopo pochi giorni finire anch’egli in compagnia dei soliti noti. Eppure più d’uno si esprimeva compiaciuto sull’uscita e perfino sulla trovata. Sembrava stesse per emergere una parvenza di pensiero politico innovativo e stabile e invece l’iniziativa s’è tradotta ben presto in una bislacca e dispendiosa idea nel solco del solito “chiacchiericcio” da piazza paesana. Poco dopo è successo anche di peggio: una trovata che non esiteremmo a definire “metafisica” è emersa e sparita nell’arco di poche ore (grazie alla sottoscrizione di un formale documento politico), della candidatura a sindaco dell’assessore Cugini. Designazione contraddetta dalla subitanea candidatura di Di Fiori, la quale sanziona ormai, forse irreversibilmente, la scissione del PDL: una parte con Bardi, l’altra con Di Fiori e il suo seguito maggioritario dei consiglieri uscenti. Ma sembrerebbe che la spaccatura abbia prodotto anche fermenti in casa Udc, a causa della non concessione del simbolo da parte delle autorità regionali di partito. Dunque, irrompono sulla scena rutula accanto a Di Fiori, i Cristiano Riformisti, la Destra, una “spruzzata” di liste civiche e la stessa Udc. E il Fli? Del cosiddetto terzo polo ad Ardea non rimane nulla. L’Api è con Abate, l’Udc è con Di Fiori e il Fli è con Bardi. Questo, ripetiamo, al momento di andare in stampa! E nel campo avverso? La prima novità è che, a dispetto delle attese, uno dei quattro delle primarie, Sarrecchia, torna ai vecchi amori politici, a quella consuetudine che aveva contraddistinto molti anni della sua militanza nel Centrodestra, e se ne va con Bardi. Per il resto la coalizione annovera le aggregazioni già note: PD, PSI, SEL, FDS, Ecologisti, API, Forza Cristiana e Lista per Abate Sindaco. Singolare appare la vicenda dell’Udc: prima col PDL, poi su posizioni autonome (e per taluno anche tentativo di vicinanza con Abate) e infine il suo dominus, Policarpo, dopo aver sommessamente palesato anche ambizioni di candidatura a sindaco, si è sentito stretto nel PDL è si lasciato sedurre dal neo rubacuori Di Fiori. Intanto Abate il 27 marzo ha portato a casa la costituzione del comitato elettorale con la presenza dei due massimi esponenti del PD provinciale e regionale, Leodori e Gasbarra. Per chiudere la rassegna di una vicenda certo non edificante per la città rutula, non ci resta che rammentare che sono in campo anche la Capraro dell’IDV e la Persi per le liste civiche che portano avanti una loro autonoma fisionomia. Dove finiranno? Lo sapremo il sette maggio.
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Vota SIMONE CENTORE Capolista e Segretario de La Destra
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LUCA DI FIORI: SIAMO LA VERA CONTINUITA’ AMMINISTRATIVA Parla il candidato scelto da Eufemi e la sua lista, oltre
che dall’UDC, La Destra, Cristiano Riformisti, Moderati Italia e “Una Donna”
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ato e vissuto ad Ardea, profondo conoscitore del territorio ed amante dello stesso. Queste le principali caratteristiche richieste al candidato sindaco del centrodestra, oltre ad una seria preparazione politico-professionale e culturale. La scelta, dopo molti cambiamenti di rotta, è caduta su Luca Di Fiori, che rappresenta un discreto numero di simboli, tra i quali spicca l’assenza del PDL. Già, perché Di Fiori è il candidato scelto da UDC, Lista Eufemi, La Destra, Cristiano Riformisti, Moderati Italia e dalla lista “Una Donna”, ma non dal PDL, che ha preferito Fulvio Bardi. Perché questa spaccatura? “Preferisco non parlare del PDL: ci saranno altre sedi, quelle istituzionali, dove discutere di quanto è accaduto ad Ardea”, ha dichiarato Luca Di Fiori nel corso della presentazione ufficiale del cartello che lo appoggia. Certo è che la divisione in due diversi schieramenti diversi non sarà positiva per il centrodestra… “La coalizione che mi appoggia è la vera continuità amministrativa di Ardea: ne fanno parte l’80% dei consiglieri che hanno governato con il simbolo del PDL, ma anche quelli della Lista Eufemi e dell’UDC. La composizione del cartello, poi, rispecchia fedelmente lo schieramento: ci sono partiti di centro e partiti di destra. Partiamo quindi da un presupposto di trasparenza assoluta e, soprattutto, di democrazia: il mio nome è frutto di una scelta condivisa e non di un’imposizione dall’altro”. Dopo tutte le polemiche delle scorse settimane, come ha vissuto la sua nomina? “Ne sono stato orgoglioso. Certo, si tratta di un impegno gravoso, che però non mi spaventa, dal momento che lo affronterò con lo stesso entusiasmo e senso di responsabilità con cui ho lavorato in questi anni da consigliere comunale. La mia forza sono proprio tutti quei colleghi che in questi anni hanno portato avanti l’Amministrazione comunale e che adesso, per coerenza nei confronti di quanto fatto finora, hanno preferito staccarsi da un simbolo per rimanere uniti come persone. Insieme rappresentiamo il naturale proseguo del lavoro fatto dal Sindaco Carlo Eufemi, che è riuscito a trasformare Ardea da una città in piena e costante emergenza in una città “normale”. Questo lo dimostra il fatto che l’Amministrazione uscente è riuscita chiudere il mandato alla sua scadenza naturale: un evento che per il nostro Comune, fino a qualche anno fa, era un’utopia. Ma lo dimostrano anche le numerose opere fatte ed i 72 cantieri ancora aperti, tutti finalizzati alla crescita ed
al miglioramento del territorio, oppure il servizio di raccolta differenziata a costi ridotti, o quelli dei trasporti urbani e scolastici e di mensa scolastica, che non sollevano più lamentele da parte dei cittadini. Adesso a noi spetta fare il passo successivo, ovvero puntare ad un vero sviluppo, su tutti i fronti: turistico, ambientale, culturale ed economico, che porti i nostri cittadini a rimanere a Ardea e non a cercare altrove quello che qui non c’è”. Da cosa si riparte? “Da scelte azzeccate. Nonostante i bilanci parsimoniosi e l’handicap iniziale degli 11 milioni del caso SPE, siamo riusciti a portare avanti il programma promesso alle scorse elezioni. Certo, non tutto è stato completato anche a causa dei tempi burocratici, ma, proprio attraverso la continuità amministrativa che garantisce la mia coalizione, tutto verrà portato a termine. Per il resto, il nostro programma non sarà certo il libro dei sogni, ma si concentrerà su pochi punti essenziali, ma fattibili, ed assolutamente necessari per Ardea”. Ma quanta forza ha questo centrodestra “monco”? “Non ci sentiamo assolutamente orfani di nessuno. La coalizione è formata dalle stesse persone che hanno governato bene in questi anni. Chi manca – come ha sottolineato il sindaco uscente Eufemi proprio durante la presentazione del cartello – è forse chi invece ha sempre remato contro, cercando la spaccatura invece della coesione. All’interno delle nostre liste ci sono persone che, come me, hanno lavorato per Ardea sotto il simbolo del PDL, dal quale non è che ci si sia “staccati”: semplicemente non abbiamo digerito l’impossibilità di poter discutere sul nome da proporre come candidato sindaco, che per i vertici regionali e provinciali doveva essere qualcuno di loro gradimento e basta, non maggioritario a livello locale. Ma nonostante tutto né io né il Aprile 2012
resto della coalizione faremo critiche o solleveremo questioni: la mia sarà una campagna elettorale dai toni bassi, basata sulla concretezza e non sui proclami né, tantomeno, sui tentativi di infangare i concorrenti, che rispetto tutti allo stesso modo”. Ma chi teme di più tra Antonino Abate, che rappresenta un nutrito numero di partiti e liste del centrosinistra, Cristina Capraro dell’IDV, Debora Persi delle liste civiche unite “Fe.Li.Ci.” e Fulvio Bardi del PDL, del FLI e della Lista Polverini? “Li metto tutti sullo stesso piano, perché al momento del voto possono scattare dei meccanismi strani che vanificano ogni previsione o congettura. Sono tutte persone valide, le quali devono però chiedere la fiducia dei cittadini sulla base di intenzioni e promesse. Su questo io parto avvantaggiato, perché la chiedo mostrando quanto fatto finora con il sindaco Eufemi, mostrando i vantaggi della continuità amministrativa, che va ad annullare i tempi di “accomodamento” naturali dopo ogni cambio di governo”. Come pensa che l’elettore di centrodestra possa reagire, una volta arrivato nella cabina elettorale, in seguito alla rottura avvenuta nel centrodestra? “Questa è una domanda a cui non si può dare una risposta certa. Io spero che il cittadino possa capire, al di là delle apparenze, a chi possano essere attribuite eventuali colpe rispetto a questa rottura. Da parte mia, ce la metterò tutta per dimostrare ai cittadini di aver intrapreso la strada della democrazia e del rispetto reciproco. Cercando di rispondere alla domanda, penso e spero che il cittadino voglia la continuità amministrativa, voglia vedere risolvere i problemi, cosa che il governo uscente sta facendo in modo serio”. Quale sarà il suo slogan? “Non esiste uno slogan: sui miei manifesti ho scritto “Io amo la mia città”. Questa è l’unica verità in cui mi riconosco, che racchiude quello che ho intenzione di fare: perché solo amando la propria città si può avere la voglia di migliorarla e farla crescere. Sento troppa gente parlare male di Ardea, puntando sugli aspetti negativi per ottenere voti. Eppure, se migliaia di nuove persone ogni anno decidono di venire a vivere qui qualcosa di positivo deve pur esserci, no? Bene, io voglio partire da questo, per far sì che, in un futuro non troppo lontano, non si possa più parlare male della nostra città”. Alfredo Corrao
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IL MIO PROGRAMMA? L’HANNO SCELTO I CITTADINI
Trasparenza, sociale, scuole, lavoro e legalità amministrativa i punti chiave di Abate
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l 27 Marzo Antonino Abate, che rappresenta alle prossime amministrative il centrosinistra per il PD, Socialisti, Verdi, API, Rifondazione Comunista, SEL, Insieme per Abate e Giovani e Famiglia, ha aperto la sua campagna elettorale di fronte a centinaia di persone, supportato dai vertici del Partito Democratico, tra cui spiccavano il segretario Regionale Enrico Gasbarra, quello provinciale Daniele Leodori, il vicepresidente del Consiglio Regionale Bruno Astorre, ma anche il consigliere regionale Claudio Moscardelli ed il sindaco di Pomezia Enrico De Fusco. Con loro i segretari dei partiti che formano la coalizione: PSI, SEL, PRC, API e Verdi, ma anche i “concorrenti” alle primarie, Mauro Giordani ed Enrico Cacciotti, che si sono mostrati compatti al fianco di quello che hanno riconosciuto come il “loro” sindaco. Dopo appena due giorni sono state ufficializzate anche le candidature del centrodestra, che hanno portato a 5 i protagonisti che concorrono per la poltrona di Sindaco di Ardea: oltre ad Abate ci sono Cristina Capraro per l’IDV, Debora Persi per le liste civiche unite “Fe.Li.Ci.”, Fulvio Bardi per PDL, FLI e Città Nuove, Luca Di Fiori per UDC, Lista Eufemi, La Destra, Cristiano Riformisti, Moderati Italia e “Una Donna”. Adesso che tutte le carte sono state scoperte, come pensa possa essere la competizione? “Posso dire qual è il mio auspicio, ovvero che i cittadini, a fronte di tanta scelta, possano capire chi ha davvero qualcosa di buono da offrire loro”. Cosa intende per buono? “Un programma serio e realizzabile, basato non solo sui fatti, ma sull’affidabilità, preparazione, correttezza e coerenza di chi lo propone”. Lei sta puntando molto sul cambiamento. Questa volta in lizza ci sono due donne. Pensa che il cambiamento possa essere rappresentato maggiormente da una figura femminile o da un programma? “Faccio i miei auguri alle due donne che guidano i cartelli dell’IDV e delle Liste Fe.Li.Ci., ma non credo che sia il sesso del candidato a determinare la scelta dell’elettore. Il cittadino vuole riscontri veri, che possono essere trovati nel programma offerto e nella storia personale di chi lo presenta. Da parte mia posso offrire la massima trasparenza: diversamente da altri – e qui escludo le donne, che per la prima volta si affacciano direttamente al voto - non ho mai cambiato partito, dimostrando coerenza, compostezza e rispetto nei confronti di chi ha avuto fiducia
in me. Non ho approfittato dei voti ottenuti con un simbolo per poi passare ad altro per convenienza personale. Ho proseguito nel mio percorso combattendo le battaglie per le quali mi ero impegnato nei confronti dell’elettorato. Credo che il vero cambiamento, quindi, sia poter contare su una persona sulla quale c’è già la certezza che non verrà attratta da varie sirene e che non tradirà le aspettative dei cittadini. Quello che poi i cittadini cercano è un vero rinnovamento della classe politica, che noi siamo in grado di offrire”. Cosa intende per “rinnovamento della classe politica”? Persone o atteggiamenti? “Innanzi tutto noi non abbiamo aperto le nostre liste a tutti: c’erano dei requisiti ben precisi da rispettare, che sono quelli imposti dal codice etico sia del PD che dell’intera coalizione. Ci siamo basati non sui “soliti noti”, ma sulle “persone normali”, quelle che vivono la città ogni giorno tutto il giorno, con le sue carenze, i suoi pregi ed i suoi difetti. Rifiutare certe candidature che probabilmente avrebbero portato molti voti è stata una scelta di coraggio che i cittadini più attenti a quanto succede dietro le quinte apprezzeranno sicuramente”. Come vede la spaccatura del centrodestra? “Credo che stia dimostrando che i valori che finora hanno tenuto insieme i suoi protagonisti non sono certo quelli della governabilità e del rispetto della città”. Ma, seppur spaccato, il centrodestra ha Aprile 2012
dalla sua la continuità amministrativa, che proprio in questi mesi sta mostrando i suoi frutti. “Penso che i cittadini sappiano distinguere i frutti di un lavoro ben svolto da una mera operazione pubblicitaria in vista delle elezioni: tutti i cantieri aperti a ridosso del voto sono una sorta di fumo negli occhi che vuole nascondere le pecche del passato. Quante cose non sono state fatte? Le opere che arrivano alla chiusura dei giochi sono sempre ben accette perché necessarie, ma non è così che si amministra: il lavoro deve essere costante nell’arco dell’intera consiliatura, non concentrato nel pieno della campagna elettorale. Proprio per questo penso sia arrivato il momento di spezzare questo genere di continuità”. Contrapposta alla frattura del centrodestra, nel suo cartello si nota compattezza mai vista in passato: cosa è cambiato? “E’ sopraggiunta una nuova maturità, dovuta anche all’esperienza. Siamo supportati sia dai vertici del mio partito che da tutto il centrosinistra, tranne l’IDV. Abbiamo agito in pieno rispetto della democrazia sin dal ricorso alle primarie: a questo proposito ringrazio Mauro Giordani, capolista del PD, ed Enrico Cacciotti per la fiducia che mi stanno dimostrando”. Manca Peppino Sarrecchia, che da indiscrezioni sembra essere tornato nelle file del centrodestra. “Se davvero così fosse, penso che l’elettore terrà conto di quanto accaduto: il segretario di un partito di sinistra come il PD, che oltretutto ha voluto partecipare alle primarie per diventarne il candidato sindaco, come può pretendere voti dallo schieramento opposto?”. Parliamo di programma: quali sono i punti salienti? “Non esistono punti salienti: tutto quello che è contenuto nel programma ha la stessa importanza, perché è stato stabilito insieme ai cittadini. Possiamo invece parlare di priorità, che sono quelle relative alla vivibilità di ogni quartiere, all’attenzione al sociale, al rilancio economico attraverso lo sviluppo del turismo ed a un nuovo rapporto con l’imprenditoria, alle scuole ed alla legalità amministrativa”. Cosa intende per “legalità amministrativa”? “Trasparenza e disponibilità verso i cittadini: tutte le scelte importanti verranno fatte insieme alla città, non in stanze chiuse al pubblico”. Alessia Ambra Achille
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ASSISTENZA DOMICILIARE: LA VOCE DI TUTTI E E gr. Direttore, Sono il papà di un ragazzo con Handicap e verso in gravi difficoltà economiche trovandomi in cassa integrazione, quindi non posso sicuramente pagare l'assistenza di mio
figlio. Come si evince dagli articoli apparsi sul Corriere della Città, credo che lei ben conosca tale problematica. Sicuramente la questione più dolente e illegittima è nella parte in cui si stabilisce che in ambito di compartecipazione alla spesa dell'assistenza domiciliare ci si debba riferire al reddito annuo complessivo dell'intero nucleo familiare e non di quello del solo assistito. Vi è un'altra grave questione che voglio sottoporle, quella del prezzo. Può essere anche giusto contribuire in parte al costo del servizio, in relazione al reddito dell’assistito e non a quello del suo nucleo familiare, ma il prezzo di riferimento di euro 18,25 l'ora è sicuramente al di sopra del prezzo ordinario di mercato e comunque enormemente superiore al costo orario della retribuzione che percepisce l’assistente domiciliare. Questo perché purtroppo l'assistito si deve far carico non solo del prezzo del servizio, ma dell'intero importo che il comune paga alla Pomezia Servizi. Tale somma è comprensiva non solo dell'assistenza, ma di tutti i servizi accessori di cui l’utente non usufruisce direttamente e questo non mi sembra una cosa corretta. Secondo il mio parere è il Comune che dovrebbe farsi carico delle spese di segreteria e del costo di tutte le altre figure che ruotano intorno alla gestione dei servizi. L’utente finale dovrebbe avere come punto di riferimento la parcella oraria relativa all’assistenza domiciliare. Se gradisce ulteriori spiegazioni e dettagli sono a sua completa disposizione. Nel ringraziarla dell’attenzione prestatami le porgo distinti saluti. Nicola Vannini
gr. signor Vannini, ho cercato di comprendere qualcosa di più della complicata situazione relativa all’assistenza domiciliare: rimanendo nella mia ignoranza in materia, quello che mi è sembrato di capire è che gli errori sono alla base, con l’assegnazione, già una ventina di anni fa, di ore non tanto a chi ne aveva più bisogno, ma a chi aveva più conoscenze. I criteri di distribuzione erano come quelli dell’urbanistica degli anni ’70. Purtroppo ancora oggi se ne pagano le conseguenze, con circa 150 persone in lista d’attesa, che probabilmente arriveranno alla fine della loro vita senza aver mai visto un’assistente domiciliare, o persone come lei che non si potranno più permettere un aiuto da parte delle Istituzioni. Rimettere le mani nelle assegnazioni era assolutamente necessario. Se come sia stato fatto sia giusto o meno non spetta a me dirlo: quello che posso augurarmi è una rivisitazione dei parametri adottati, magari troppo duri per chi, con un reddito medio, non rientra nell’esenzione, ma non può permettersi spese ulteriori in quanto riesce a malapena ad arrivare alla fine del mese. La sua lettera, oltre alle varie segnalazioni ed alle iniziative intraprese dai cittadini, ci hanno portato a fare il punto della situazione sentendo le varie posizioni. Da una parte gli assistiti, le loro famiglie e le associazioni che le seguono, dall’altra l’Amministrazione comunale. Parlando con l’Assessore Del Buono ho trovato una persona disposta a rimettere in discussione, a seconda di quanto emergerà dalla consegna degli ISEE, quanto stabilito dalla lettera già consegnata agli assistiti. Si seguito il servizio, che dovrebbe servire a fare un po’ di chiarezza – anche se quella vera la dovrebbero fare gli inquirenti, che forse potrebbero riuscire a capire come si può avere la villa, andare in giro in Suv ed usufruire dell’assistenza gratuita, oltre che di altri mille servizi a spese della comunità – su questa dolorosa vicenda. Cordiali saluti, Il direttore responsabile Maria Corrao
LE RICHIESTE DI CITTA’ NUOVE E BUONGIORNO LEGALITA’
Parlano i familiari degli assistiti: storie di ordinaria necessità
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rancesca Bassani, figlia di una donna bisognosa di assistenza in quanto cerebrolesa e completamente non autosufficiente; Nadia Paga, madre di un uomo figlio è cerebroleso, con in più una grave paresi spastica, che non parla e non vede; Fiorella Castellucci, figlia di una donna completamente paralizzata; Carlo Iannuzzi, paraplegico. Sono solo alcuni dei partecipanti alla riunione indetta lo scorso 19 Marzo a casa di uno degli interessati al servizio di assistenza domiciliare offerto dall’assessorato ai servizi sociali del
Comune di Pomezia. L’incontro è stato organizzato dalla coordinatrice di Città Nuove, Maricetta Tirrito, e dal presidente dell’associazione Buongiorno Legalità Francesco De Marco, che pochi giorni prima – a seguito dell’inoltro da parte del “Settore V del Comune di Pomezia a numerose famiglie residenti sul territori, beneficiari del servizio di assistenza domiciliare, una nota con la quale impone ad esse di contribuire al servizio di assistenza nella misura corrispondente ad un’apposita tabella contributiva, in ragione del reddito annuo complessiAprile 2012
vo dell’intero nucleo familiare” ed al contestuale preavviso all’utente “dell’applicazione dell’importo massimo del servizio se entro 15 giorni dalla ricezione della nota non avesse fornito l’ISEE” - avevano presentato al Ministero dell’Interno, al Prefetto di Roma, al Sindaco di Pomezia ed all’Assessorato alle Politiche Sociali una diffida “a reiterare tale comportamento in quanto costituisce palese violazione dell’articolo 3 comma 2-ter del Decreto Legislativo 109/98 che prevede in riferimento al reddito la base di calcolo non deve avvenire in
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base ai dati finanziari del nucleo familiare ma occorre considerare la situazione economica del solo assistito ed a rettificare immediatamente la comunicazione inviata”. Nel documento veniva inoltre informato il Sindaco che “la fondazione politica Città Nuove – Pomezia ed il Movimento Buongiorno Legalità, nel caso in cui si assuma la decisione di proseguire a penalizzare le fasce deboli - quali coloro che usufruiscono del servizio di assistenza domiciliare per infermità - adiranno le vie legali anche tese a costituire una classaction ovvero adiranno il Tribunale Amministrativo Regionale al fine di ottenere l’immediata sospensione dell’intero provvedimento avanzato dal Settore V alle famiglie pomentine”, mentre al Prefetto veniva chiesto di “attuare tutte le prerogative al fine di evitare, nelle more della risoluzione della controversia, l’interruzione del servizio alle famiglie bisognose ed a coloro che sono affetti da infermità ovvero l’applicazione del canone contributivo massimo. Inoltre di monitorare l’azione amministrativa intrapresa palesemente contra legem dal Settore V poiché la stessa può degenerare verso gravi conseguenze per l’ordine pubblico e la stabilità sociale a causa della particolare invasività compiuta a danno delle fasce deboli della comunità pometina”. “Abbiamo agito su segnalazione degli utenti che ci hanno contattato per segnalare quello che ci sembra un vero e proprio abuso – hanno spiegato Maricetta Tirrito e Francesco De Marco nel presentare le varie situazioni familiari e patologiche degli assistiti – contro il quale lotteremo su vari fronti, non ultimo la denuncia appena presentata al Comando della Guardia Di Finanza di Pomezia, alla quale abbiamo consegnato tutta la documentazione in nostro possesso, dimostrando che il provvedimento preso dal Comune di Pomezia va contro la Legge nazionale”. “La delibera fatta dal Consiglio comunale il 17/01/12 ha modificato la tabella contenuta nell’art. 17 del Regolamento del Servizio Sociale, stabilendo che, da quest’anno, l’intervento di “Assistenza domiciliare non rientra più tra gli interventi nei quali i beneficia-
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ri in possesso della Legge 104, indipendentemente dal valore ISEE, sono totalmente esentati dalla quota percentuale di contribuzione – ha spiegato Tirrito – Già qui mi sembra che si vada contro quello che stabilisce la Legge italiana”. “Ma quello che contestiamo maggiormente – è intervenuto De Marco – oltre ovviamente alla sostanza che vede penalizzate persone che soffrono già di gravi problemi di salute, è la modalità di quanto avvenuto. Le assistenti domiciliari hanno consegnato a mano agli assistiti un foglio da firmare, senza ricevere in cambio nessuna ricevuta. Nel foglio c’era poi un termine perentorio di 15 giorni entro i quali consegnare la certificazione ISEE, pena dapprima l’addebito al 100% del costo, che ricordo essere stato fissato dal Comune a 18,25 euro l’ora, poi, in caso di inadempienza, l’interruzione del servizio”. Il costo, da busta paga, percepito dalle assistenti è di 8,17 euro ora lordi. “Siamo di fronte ad un sopruso bello e buono che non trova giustificazione”. Ma forse la giustificazione c’è, e va ricercata in quello che da anni si sente dire a Pomezia, ovvero che del servizio usufruiscono persone con redditi talmente alti da potersi permettere l’assistenza privata lasciando così posto a tutte quelle persone ancora in lista che non hanno invece possibilità di aiuto. “Quello che va distinto, ancora prima del reddito ISEE familiare, è la patologia del paziente, che può essere più o meno grave e necessitare di più o meno ore di assistenza domiciliare integrata e specializzata. Invece i criteri finora adottati sono stati ben altri”, ha commentato la figlia di una signora che, completamente inabile, viene alimentata con il sondino, deve essere girata per evitare piaghe da decubito, cambiata e seguita per i bisogni fisiologici. “Nonostante la gravità della malattia di mia madre ed il fatto che anche mio padre sia disabile, a noi sono state riconosciute solo 6 ore di assistenza a settimana. Sapendo che non c’erano altre ore disponibili, non ho nemmeno fatto richiesta per mio padre, anche lui con legge 104. Come è possibile che ci siano persone che invece hanno diritto ad avere praticamente una sorta di badante tutti i Aprile 2012
giorni, compresi i festivi? Quali sono i criteri di scelta? Per non far morire mia madre di fame, ho dovuto fare un corso presso l’ospedale S. Spirito, per imparare a mettere, togliere e pulire il sondino che l’alimenta. Al CAD, infatti, ci hanno detto che non è competenza loro effettuare questo tipo di servizio. Con questa nuova regola noi dovremo rinunciare anche alle poche ore che ci spettano, perché, dall’ISEE familiare noi superiamo i 15.000 euro, ma solo perché i miei genitori, dopo una vita di sacrifici, erano riusciti a comprarsi una casa. Quello che non si calcola è il reale reddito delle persone e nemmeno il costo dei medicinali: quelli che dobbiamo utilizzare per mia madre sono quasi tutti a pagamento e per il resto avanza ben poco”. Ciò che manca è un vero regolamento di assistenza domiciliare – è intervenuta la Tirrito – che noi da vario tempo ed in vari modi stiamo purtroppo ancora inutilmente richiedendo. Il sostegno alla persona deve essere dato a tutti, quelli che possono eventualmente essere rivisti sono altri tipi di servizi. Nessuna di queste persone è mai stata visitata da un medico inviato dal Comune, in modo da accertare la gravità della sua disabilità e le ore necessarie per la sua assistenza. on c’è quindi un progetto diretto alla persona, perché questa assistenza viene rilasciata con criteri che non si capiscono: come mai c’è chi, dopo aver potuto usufruire del centro diurno poi ha diritto anche a diverse ore giornaliere, mentre chi, con malattie più discriminanti, riesce ad avere assistenza per sole 4 ore settimanali? E nel resto del tempo come fa? Ho conosciuto persone allettate che, per poter essere cambiate dopo aver fatto i propri bisogni, devono attendere magari il giorno dopo, se non c’è un amico o un parente anche alla lontana che può intervenire. Ci sono famiglie che fanno i salti mortali per stare vicino ai loro cari, ma non ce la fanno e vanno aiutate, così come prevede la legge. E non parliamo di assistenza globale, dove l’assistente potrebbe anche mettersi a pulire la casa, ma dell’assistenza essenziale, quella che da’ un minimo di dignità alla persona, lavandola, cambiandola, dandole da mangiare e le necessarie medicine. Quindi il problema è la suddivisione delle ore disponibili da parte del Comune”. “La contribuzione per questo tipo di servizio – ha aggiunto De Marco- è quindi da associare al solo assistito e non all’intero nucleo familiare, perché si tratta di un servizio essenziale per la vita dell’assistito stesso”. “Il Comune, al di là delle giustificazioni poco serie che ha dato attraverso il suo assessore – ha proseguito la Tirrito - deve capire che non è possibile agire in questo modo: molte persone dovranno rinunciare alle ore di assistenza, perché a quel prezzo non se la possono permettere, neanche nella percentuale del 30 o del 50%. Quello che vogliamo è una più giusta ridistribuzione del servizio ed una maggiore preparazione e specializzazione delle assistenti, che troppo spesso non hanno neanche le caratteristiche per poter svolgere questo lavoro a livello sanitario”. “Mio figlio, cerebroleso – ha aggiunto la signora Nadia – non parla e non vede. Io ho 75 anni e lo assisto tutto il giorno. Ma fino a quando potrò? Ho anch’io i miei malanni e non sono eterna. Come potrà mio figlio vivere senza assistenza, che sicuramente non potremo più permetterci?”.
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RISPONDE L’ASSESSORE DEL BUONO “Gli errori grossolani di ViaLibera, Città Nuove e Buongiorno
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Legalità rischiano di danneggiare i cittadini in difficoltà”
. C. bisognoso di assistenza in quanto cerebroleso e completamente non autosufficiente. Vive solo e nessuno è in grado di prendersi cura di lui. Zero ore di assistenza domiciliare poiché bloccato in lista d’attesa da anni. Purtroppo è venuto a mancare prima che gli si potesse attivare il servizio. E’ solo uno dei tanti esempi di persone bisognose che in passato non hanno potuto usufruire del servizio di assistenza domiciliare offerto dal Comune. Il problema era da ricercarsi nell’insufficiente monte ore complessivo destinato all’assistenza domiciliare, che non consentiva lo smaltimento della lista di attesa e ora, grazie alla riorganizzazione del sistema che abbiamo adottato, fatti così tragici non si ripeteranno più. Certo, la perfezione non è di questo mondo, ma noi stiamo lavorando per rendere migliore la vita dei cittadini di Pomezia. Tutti i cittadini, nessuno escluso. Ed è per questo che abbiamo modificato il regolamento dei Servizi Sociali, prendendo in considerazione come elemento di valutazione la capacità contributiva ( ISEE del nucleo familiare ) in stretto accordo con le parti sociali. Sì, l’analisi del reddito complessivo del nucleo familiare e non del singolo assistito. Poiché crediamo che chiedere a una famiglia che ne abbia le possibilità reddituali di contribuire in parte a garantire assistenza a chi non ha alcuna capacità reddituale, sia un segno di civiltà e di democrazia. Ma andiamo per ordine. Prima precisazione. Le associazioni Vialibera, Città Nuove e Buongiorno Legalità nei giorni scorsi hanno pubblicamente sostenuto che il provvedimento violasse l’articolo 3 comma 2ter del Decreto Legislativo 109/98 (aggiornato con il Dl 130/00). Questa affermazione è falsa. Apprezziamo molto il lavoro delle associazioni sul territorio ma solo quando è svolto in maniera meticolosa, attenta e responsabile, altrimenti, come in questo caso, il rischio è quello di generare confusione o addirittura danneggiare il cittadino. Il Dl 109/98 articolo 3 comma 2-ter (documento pubblico consultabile da tutti, anche on-line) fa riferimento unicamente “...alle prestazioni sociali agevolate assicurate nell'ambito di percorsi assistenziali integrati di natura sociosanitaria”. Interventi di
tipo socio-sanitario, ricordo alle tre Associazioni, significa prevedere prestazioni anche di tipo medico. Ciò che viene erogato dalla Multiservizi, per conto dell’Ente, non è assistenza medica, è un esclusivo servizio di assistenza domiciliare che non prevede e non può prevedere alcuna prestazione di tipo sanitario. Non si tratta dunque di operatori specializzati in campo sanitario, non si parla di medici inviati dal Comune, non si parla di sondìni né di iniezioni, poiché questi sono tutti servizi che devono essere erogati dall’Asl: il Comune non può erogare prestazioni sanitarie di competenza Asl e meno che mai possono farlo le assistenti domiciliari. Sorprende, quindi, che la signora Maricetta Tirrito, coordinatrice di Città Nuove, che ha svolto peraltro il lavoro di assistente domiciliare proprio per la Multiservizi, non conosca le competenze di chi è chiamato a prestare detto servizio e che chieda una “maggiore preparazione e specializzazione delle assistenti, che troppo spesso non hanno neanche le caratteristiche per poter svolgere questo lavoro a livello sanitario”. A riprova della superficialità e della evidente strumentalità con cui è stato interpretato il decreto 109/98, voglio evidenziare che anche nei casi di natura sociosanitaria (a esclusione delle persone con handicap permanente grave accertato e a soggetti ultrasessantacinquenni non più autosufficienti) la legge italiana prevede la presentazione del modello ISEE dell’intero nucleo familiare. Pertanto quelle associazioni che si preoccupano di consigliare a famiglie già così tanto sfiancate da situazioni domestiche difficili di ignorare la legge portandole a dover pagare più del dovuto, non fanno bene il loro lavoro,
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danneggiano il cittadino e la collettività intera, e infine strumentalizzano situazioni delicate in nome di un po’ di visibilità e di qualche misero interesse personale. Seconda precisazione. La dichiarazione del responsabile dell’associazione ViaLibera Giampiero Castriciano, non risponde al vero in quanto il Comune non intende e non ha mai inteso far cassa o risparmiare sui fondi comunali destinati all’Assistenza domiciliare. Con questa riorganizzazione, voluta da questa Amministrazione, si chiederà ai cittadini di contribuire in piccola parte e in percentuale al reddito stesso alle spese di assistenza. che resterà infatti gratuita per tutti i redditi ISEE inferiori agli 8mila euro, in modo da integrare i fondi stanziati in bilancio, che in un periodo di tagli della spesa pubblica come quello attuale sono rimasti comunque invariati rispetto agli anni precedenti. I fondi così ottenuti, saranno reinvestiti nel servizio stesso ampliando il numero di persone che potranno beneficiarne e aumentando ore a coloro che oggi ne hanno in quantità insufficiente. Per concludere, si precisa che attualmente ci sono ben 150 persone in lista di attesa (da anni!) e alcune di queste persone, attualmente, versano in condizioni più gravi di chi già sta legittimamente usufruendo del servizio socio-assistenziale. E’ quindi intenzione del Comune utilizzare tutte le quote contributive per aumentare e ottimizzare il monte ore totale di assistenza. Per quel che ci riguarda resta sempre aperto il dialogo, serio, con la cittadinanza. Crediamo che l’inserimento del parametro ISEE del nucleo familiare per stabilire il livello di contribuzione al servizio di assistenza sia il modo più equo e più efficiente possibile per soddisfare l’interesse della collettività. Ad ogni buon conto, sono disponibile a valutare proposte migliorative, a valutare l’eventuale modifica sia in ordine alle fasce di reddito che alle percentuali di contribuzione. Sono, insomma, pronta a lavorare a fianco dei cittadini, per gli interessi di tutti, nessuno escluso L’Assessore alle Politiche Sociali Rosaria Del Buono
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DI MARIO, LE BANCHE, IL CRACK E… Uno spiraglio di luce nella vicenda: 5 avvisi di garanzia
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ai responsabili degli istituti di credito
rocede e sembra portare a casa i primi risultati il percorso dell’esposto-denuncia presentato nei giorni scorsi dai lavoratori – ex dipendenti e fornitori – interessati al fallimento Dima, del gruppo Dimafin. L’avvocato Alberto Veccia solo qualche giorno fa si era detto soddisfatto poiché c’erano già stati segnali positivi soprattutto dalla Procura di Velletri “che si è detta interessata al materiale ricevuto”. In queste ultime ore ancora un altro segnale positivo è arrivato dalla Procura di Roma che avrebbe inviato 5 avvisi di garanzia ad altrettanti vertici di Istituti di Credito ipotizzando la bancarotta preferenziale. Da quel che è dato sapere, gli Istituti di Credito avrebbero in sostanza esercitato pressioni sull’imprenditore fallito, Raffaele Di Mario ora ai domiciliari in attesa di processo, per farsi restituire mutui milionari. L’indagato del crac romano avrebbe – sarebbe stato indotto - quindi distratto fondi del fallimento destinati a creditori privilegiati per soddisfare le banche. Condizionali tutti d’obbligo naturalmente, come si scrive in gergo, poiché le indagini sono in corso e con i condizionali è d’obbligo il beneficio del dubbio. Ma certamente se tali indiscrezioni risultassero veritiere sarebbe senza dubbio una piccola vittoria del popolo di lavoratori che sta cercando, al di là di ogni torto e ragione, di vedersi tutelata la propria dignità e i propri diritti. Ma facciamo un passo indietro. Solo un paio di settimane fa decine di ex fornitori ed ex lavoratori interessati al fallimento Dima avevano presentato alle Procure di Roma, Velletri e Perugia un esposto denuncia nei confronti di quanti hanno “giocato” in questa vicenda (funzionari, consulenti, tecnici, banchieri, amministratori delegati). “Non abbiamo più niente da perdere – aveva detto un ex fornitore – io come tanti sono finito in
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mezzo ad una strada, dicevano che il Gruppo non poteva pagarci poiché insolvente eppure c’erano consulenti che dallo stesso Gruppo insolvente percepivano 700euro l’ora, è una truffa bella e buona, questa gente va denunciata”. E così è andata. Assistiti dallo studio dell’avvocato Alberto Veccia hanno firmato una articolata e copiosa denuncia querela, una lunga premessa per arrivare al cuore dell’esposto-denuncia in cui si chiede “la penale punizione per tutti i soggetti accertati quali colpevoli dei reati ipotizzati” ed altresì si chiede “l’urgente sequestro di tutte le somme illecitamente versate alle banche dal gruppo Dimafin dall’anno 2009 ad oggi”. Il coro imponente di proteste va oltre e sconfina nell’atto più attuale prendendo anche nella dovuta attenzione le ultime notizie relative alla reale posizione di Raetia SGR e allo scandalo dei fallimenti d’oro di cui si sta occupando la Procura di Perugia. Nello specifico i firmatari chiedono alle Procure destinatarie “disporre urgentemente il sequestro dei fascicoli
delle procedure fallimentari pendenti presso il tribunale di Roma relativi alle Società del gruppo stesso”. Chiari, determinati, pronti a far sentire la loro voce i lavoratori si sono sentiti presi in giro e hanno deciso di far parlare le carte. La domanda che si pongono i firmatari della denuncia è altrettanto chiara “perché le banche che finanziavano il Gruppo DIMAFIN, che fa capo all’imprenditore Raffaele Di Mario, non hanno rispettato il piano di risanamento aziendale ex art. 67 della legge fallimentare?”. Una domanda che merita di avere una risposta altrettanto chiara. I fornitori, subfornitori e lavoratori del Gruppo Di Mario oggi in fallimento, in data 15.12.2009 hanno aderito insieme alle banche al predetto piano di risanamento della società fallita, ma non essendo stato rispettato in larga misura dalle banche, al fine di vedere tutelati i propri diritti di credito, in gran parte “privilegiato”, oggi rivolgendosi alle Procure di Velletri, di Perugia e di Roma vogliono che siano accertati i responsabili del depauperamento del patrimonio del Gruppo. “Vogliamo – ha aggiunto l’avvocato Veccia – che vengano smascherati gli autori di quello che abbiamo definito un vero e proprio progetto criminale. Progetto attuato da una casta silenziosa che non conosciamo ma che siamo certi esista. Per ora lo abbiamo stoppato proprio con l’esposto chiedendo il sequestro dei beni patrimoniali indebitamente dismessi e il fascicolo del fallimento stesso”. Una casta silenziosa i cui contorni potrebbero davvero cominciare a delinearsi, con gli avvisi di garanzia inviati dalla Procura di Roma qualcosa si muove davvero e chissà forse comincia a delinearsi anche il ruolo che hanno avuto le banche nell’intera vicenda. Matteo Acitelli
A far sentire la loro voce anche gli acquirenti del Parco della Minerva, l’altra parte della protesta
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’è l’aspetto sociale, rappresentato dai lavoratori, ma in questa complessa vicenda del fallimento Dimafin c’è anche un altro aspetto, quello economico che coinvolge centinaia di famiglie che hanno acquistato gli appartamenti presso il complesso del Parco della Minerva. Persone comuni che con sacrificio hanno investito i loro soldi per un bene che però non riescono ad ottenere. Stanchi di aspettare l’evolversi di una situazione fin troppo ferma e soprattutto stanchi di ascoltare promesse vane, lo scorso sabato si sono dati appuntamento presso il Cantiere di Parco della Minerva, davanti a quell’ufficio FRIMM chiuso da un pezzo per manifestare tutto il loro disagio. Slogan e scritte, tutto in un clima di assoluta civiltà, contro la RAETIA SGR rea di aver assicurato in più riprese che i lavori sarebbero ripartiti ma che non ha mai mantenuto alcun impegno.
Una situazione assurda, un dramma per molti che in quell’investimento ci avevano creduto e oggi “siamo avviliti costretti a pagare il mutuo per case che non abbiamo e l’affitto per la casa in cui dobbiamo vivere”. E’ assurdo. Raetia non risponde se non solo con troppe parole, la Frimm fa sapere che riaprirà presto un ufficio informazione ma di fatto non si vede nessuno: “la verità è che siamo stati abbandonati da tutti”. A star loro accanto gli avvocati Antonio Aquino ed Alessandra Pardo, che già tempo fa avevano avuto un primo approccio con Raetia per trovare un’equa soluzione alle problematiche dei loro assistiti “fino ad oggi però – dicono proprio i legali - non abbiamo trovato alcun riscontro”. E anche qui la prossima mossa sarà quella dell’azione giudiziaria “volta ad accrescere le garanzie per gli acquirenti fino alla risoluzione dei contratti stessi”.
Aprile 2012
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Il Corriere della Città
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LA CRISI GRECA? CE L’ABBIAMO A POMEZIA ED ARDEA… Targhe auto e decoder Sky riconsegnati, spesa alla chiusura del supermercato: la crisi è qui
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ei mesi scorsi ha fatto impressione vedere i cittadini greci riconsegnare le targhe delle auto agli Enti preposti a causa dell’impossibilità economica a mantenere il proprio mezzo di trasporto. I continui aumenti dei prezzi dei carburanti, uniti ai mille altri rincari ed alla contestuale perdita di valore del proprio stipendio, se non già diminuito da altri fattori come cassa integrazione, contratti di solidarietà o addirittura licenziamenti, hanno portato migliaia e migliaia di persone alla disperazione. Ma è così solo in Grecia? O basta affacciarci dalla nostra finestra per assistere a scene simili? Purtroppo è vera la seconda ipotesi: a Pomezia ed Ardea la specifica crisi del lavoro che ha colpito moltissime aziende del territorio ha complicato ulteriormente quella “generica” di natura economica che affligge l’intera Italia, facendo arrivare molte persone agli estremi già visti appunto in Grecia. Seppure in sordina, magari cercando di non farlo sapere a nessuno, sono già decine le persone che, solo nei Comuni di Pomezia ed Ardea, hanno riconsegnato al PRA le targhe delle loro vetture ed ora si muovono solo con i mezzi pubblici. “Lo scorso Dicembre, mentre c’era chi comprava i regali di Natale, io
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mi sono fatto due conti – ha dichiarato un cittadino, dipendente pubblico, che vuole rimanere anonimo – Tolta la rata del mutuo, quella dei mobili, le bollette mensili delle utenze domestiche e la spesa, nonostante la tredicesima non mi bastavano i soldi per il bollo e l’assicurazione della macchina, che scadevano entrambi a gennaio 2012, nonostante nella mia famiglia gli stipendi siano due, il mio e quello di mia moglie. Ma a mia moglie hanno fatto firmare un contratto di solidarietà, per cui ha una riduzione mensile di circa 100 euro sulla busta paga. Nel frattempo tutto è aumentato. Per prima cosa, già nel settembre scorso, avevamo disdetto gli abbonamenti alla palestra per i nostri figli. Come “sport”, nelle belle giornate, facevamo delle lunghe passeggiate sulla spiaggia. Ma neanche questo è bastato. Non potendo rinunciare al resto, ho preferito fare a meno dell’auto. I miei figli vanno a scuola accompagnati dai nonni, io e mia moglie ci rechiamo al lavoro con il Cotral. Entrambi lavoriamo in Comuni diversi da quello in cui abitiamo ed i nostri orari sono su turnazione, quindi spesso andare con i mezzi pubblici è molto scomodo, anche perché non ci sono le fermate vicinissime. Ma non abbiamo altra
Aprile 2012
scelta”. Chi proprio non può fare a meno dell’auto cerca di fare benzina dove costa meno: nel distributore del centro commerciale di via del Mare c’è sempre la fila. “Meglio aspettare anche mezz’ora che pagare anche 5 euro in più per ogni pieno”, spiega un automobilista. C’è poi chi cerca di fare a meno dell’auto anche senza ricorrere alla misura drastica della riconsegna delle targhe. Ed allora abbiamo notato, soprattutto per le strade di Pomezia, tante persone che vanno al lavoro o a scuola a piedi, in bici, utilizzando un passaggio – una volta la macchina di uno, una volta quella di un altro – o i mezzi pubblici, fino ad un anno fa utilizzati quasi esclusivamente da extracomunitari e, in determinati orari, dagli studenti. Il Cotral ha dichiarato che le richieste di abbonamento in questa zona sono aumentate del 30% rispetto all’anno precedente. Ma a questo aumento non corrisponde ovviamente altrettanta soddisfazione del servizio. “Odio prendere il pullman – confessa una signora alla fermata del Bivio di Pomezia – ma sono costretta. La benzina costa troppo: praticamente, visto che sono in part-time, andavo a lavorare per pagarmi la macchina. Ma il bus puzza, non si trova mai posto a sedere, spesso non rispetta gli orari ed è pieno di maleducati”. Queste non sono le uniche storie vere. Oltre a riconsegnare le targhe, c’è chi ha riconsegnato i decoder di Sky. “Solo questo mese ce ne hanno riportati indietro una ventina – ha dichiarato una commerciante - e non si dimostrano nemmeno interessati all’offerta sconto del 30% in meno in caso di rinnovo del contratto. Non era mai capitato prima”. Sempre più sono le persone che vanno a fare la spesa all’orario di chiusura dei supermercati, quando molti prodotti vendono venduti a metà prezzo.
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“Da noi, oltre una certa ora, offriamo ad esempio il pollo già cotto con lo sconto del 50%, perché il giorno dopo andrebbe buttato – spiega una dipendente di un noto supermercato – sono molti quelli che attendono quel momento, perché acquistare un pollo arrosto a meno di tre euro e farci mangiare 4 persone, senza neanche dover utilizzare il gas, diventa conveniente. Abbiamo anche notato che tanti acquistano i prodotti in fase di scadenza sempre per lo stesso motivo, ovvero averli a metà prezzo. Ormai non basta più la semplice offerta. Questo è sintomatico della crisi vera che sta vivendo il territorio di Pomezia ed Ardea, dove chi può paga con i buoni pasto, dove si girano, spesso anche a piedi, tutti i negozi alla ricer-
ca del posto dove risparmiare anche pochi centesimi. Certo, c’è sempre chi non bada a spese, ma la differenza tra prima ed adesso la notiamo eccome”. Sono aumentate le persone che si rivolgono ai Servizi Sociali dei due Comuni, ma anche e soprattutto quelle che cercano conforto e cibo nella Caritas. “Ai servizi sociali dobbiamo dire chi siamo per avere un pacco di aiuti alimentari – confida un cittadino – alla Caritas, soprattutto se vai lontano da casa per non farti riconoscere, non devi dare il documento per avere un piatto di pasta”. Al disagio economico si aggiunge quindi la vergogna di non riuscire più a mantenersi, nonostante gli sforzi.
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Io praticamente sto vivendo una vita falsa – ammette un uomo – ho venduto tutti i gioielli di famiglia per fronteggiare la crisi già due anni fa. Lavoro in proprio, non potevo fare troppe rinunce, avrei dato di me l’immagine di un perdente. Allora ho iniziato a chiedere prestiti, e non solo a nome mio, ma lontano da Pomezia. Nessuno doveva sapere, ne andava del nome dell’azienda, che avrebbe perso clienti. Adesso sono pieno di debiti, ma costretto ad andare in giro con il macchinone, che uso solo per lavoro, ed abiti alla moda. So che questa storia non potrà durare ancora per molto: prima o poi i debiti mi sommergeranno e sarò costretto a dichiarare fallimento e licenziare i miei dipendenti. Fino a quando non succederà spererò sempre che la crisi si risolva, che tutto possa andare bene, che gli affari riprendano. Non so se sono ottimista o illuso”. Questa è la realtà sommersa di molti di noi. I negozi che chiudono, le ditte che riducono il personale, le società che sono già fallite, sono solo una parte - quella visibile ad occhio nudo - di quanto è profonda la crisi in questo momento. Basta scavare appena un po’ per scoprire quello che abbiamo scoperto noi. Se poi si dovesse decidere di andare ancora più in fondo chissà cosa si potrebbe trovare… Matteo Acitelli
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COME CAMBIA IL COMMERCIO A POMEZIA
Si”passa allo straniero”: dati a confronto tra Italia e Pomezia
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“La colpa della crisi è anche nostra: per risparmiare compriamo dai “Cinesi” invece che nei negozi italiani”
a nostra inchiesta parte da qui, da questa frase ascoltata per caso in un ufficio postale, durante l’attesa. Queste parole rispecchiano in parte luoghi comuni, opinioni da parte di persone, associazioni o gruppi, contrarie alle attività gestite da Arabi, Cinesi, Marocchini o altri, condivisibili o meno è ovvio, ma che fotografano un’importante realtà presente nel nostro paese: l’imprenditoria, sempre più florida, straniera.
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UNO SGUARDO COMPLESSIVO – Secondo recenti stime fornite dalla Camera del Commercio, al 30 Settembre 2011 il numero di Immigrati che ricoprivano un qualche incarico nel sistema imprenditoriale nazionale – in qualità di titolari d’impresa, e/o soci e/o Amministratori – ammontava alle 435.765 unità (la cifra sale a 628.000ca considerando la totalità degli imprenditori, compresi,per esempio, quelli che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, nati in un paese estero#), delle quali 332.544 riferite ad extracomunitari; di questi ultimi, i Marocchini rappresentano la quota principale, seguono poi nell’ordine Cinesi, Svizzeri, Albanesi, Egiziani, Bengalesi, Tunisini, Senegalesi, Serbi e Pakistani; il Commercio, considerando gli immigrati nel loro complesso, risulta il settore privilegiato (151.292 addetti), seguito dal settore edile (121.114), dalle attività Manifatturiere (38.275) ed infine dai servizi di Ristorazione e Alloggio (33.103). Cifre minori, per tali motivi non sono state inserite nel grafico “L’Imprenditoria Straniera in Italia”, ma pur sempre rilevanti, vengono registrate inoltre in campo Agricolo, nei Trasporti e nei Servizi. Ragionando invece in termini di dislocazione territoriale l’imprenditoria straniera – dati questi forniti dal Centro Studi CNA della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa* – appare fortemente concentrata nell’Italia CentroSettentrionale con una percentuale dell’87,2% (riferita ai soli titolari d’impresa) anche se, precisa lo stesso CNA, non sono dati eclatanti poiché “devono essere considerati in relazione alla presenza degli immigrati stessi sul territorio, percentuale questa molto alta nel Nord del Paese”. Una menzione particolare la merita tuttavia anche Roma, dove negli ultimi anni si è assistiti ad un vero e proprio boom di imprese straniere; i numeri, come si evince da un recente articolo de “Il Sole24ore”, del resto parlano chiaro: a Roma sono più di 57mila le imprese straniere e sono aumentate del 7,4 per cento nel 2010 sull'anno precedente, contro l'1% di quelle italiane. In pratica si sono aggiunte 4mila imprese straniere in più in un solo anno, davvero un record nella classifica di tutte le province italiane.
do inoltre, per quanto possibile, di ricostruire l’evoluzione storica del commercio presente sul territorio. Partiamo dunque, analizzando in termini generali gli effetti dell’imprenditoria straniera per il nostro paese.
L’economia vista da...
CRESCE L’ECONOMIA STRANIERA, CONTRAZIONE PER QUELLA ITALIANA – Tornando al rapporto sopra citato vale la pena evidenziare altre importanti stime, fra tutte quelle riferite all’aumento, in termini di percentuali cumulate, del numero complessivo di Immigrati che ricoprono incarichi all’interno di Attività Imprenditoriali, salito di oltre il 40% rispetto alle rilevazioni del 2005. Risultato decisamente opposto se preso in considerazione con la controparte Italiana, la quale ha subito una flessione di circa il 9% nel medesimo periodo. Sì perché il nodo cruciale del fenomeno in sintesi è proprio questo, capire come l’impresa Straniera ha inciso – e continua a farlo – su quella Italiana sia a livello Nazionale ma soprattutto a livello locale, dove forse il cambiamento, rispetto al passato, risulta più evidente. Nella nostra inchiesta, dopo una breve analisi economica, passeremo sotto la lente d’ingrandimento il Commercio nel nostro territorio, analizzando come e in quali modi il fenomeno descritto finora è presente a Pomezia, scomposta nelle due aree più grandi: la Città ed il litorale, con la situazione di Torvajanica. Ma non ci limiteremo solo a questo. Il punto di vista del cittadino, infatti, resta per noi uno dei principali fattori chiave nella realizzazione di un’inchiesta e, anche questa volta, non abbiamo fatto eccezioni. All’interno del servizio troverete infatti diverse interviste, con Commercianti, italiani – alcuni dei quali individuano nel proliferare delle attività straniere la principale causa della crisi economica – e stranieri, ma anche con Clienti di questi esercizi (se non ne avessero non avremmo queste cifre) cercanAprile 2012
IL REPORTAGE DEL “IL SOLE24ORE”: GLI IMPRENDITORI CHE CREANO SVILUPPO IN ITALIA – “Gli imprenditori immigrati nel nostro paese sono ben integrati con la piccola impresa italiana, assumono personale e collaboratori italiani, sono motivati, propensi al rischio e con tanta voglia di crescere” Con queste parole il principale quotidiano economico del nostro paese fornisce una visione positiva del fenomeno, indicando nell’imprenditoria straniera un grande elemento di sviluppo per l’intero territorio, indispensabile per la crescita; all’interno di questo recente reportage, tuttora in corso e firmato da Karima Moual, il giornale individua diversi dati a sostegno di questa tesi: il fatto di avere clienti Italiani ma soprattutto di acquistare merci direttamente da fornitori italiani. Sul totale, 628.000ca, di soggetti nati all’estero legati al mondo imprenditoriale, oltre il 66% ha dichiarato di vendere in prevalenza a nostri concittadini mentre, per quanto concerne il secondo aspetto, circa il 77% si rifornisce da ditte presenti nel nostro paese. (tratto dal servizio disponibile sul sito www.ilsole24ore.com)
IL RAPPORTO DELL’UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI: LA CRISI COLPISCE SOLO GLI ITALIANI – Se da un lato dunque il fenomeno sembrerebbe rappresentare un vantaggio per l’economia Nazionale, cambiando punto di vista e calandoci nei panni dell’imprenditore italiano la chiave di lettura cambia; la crisi e la
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conseguente recessione hanno inesorabilmente inciso negativamente sull’imprenditoria locale provocando, come accennato anche in apertura di servizio, un calo del 9% in termini di addetti legati a questo settore. Tale congiuntura economica tuttavia, come mostrano i dati rilevati, sembrerebbe non aver toccato – ma neppure sfiorato – l’imprenditoria straniera, più florida che mai. Ma quali sono le cause? “Innanzitutto va ricordato che in questi anni e' decisamente aumentato il loro numero in termini assoluti e quindi e' cresciuto in maniera corrispondente anche la loro propensione a mettersi in proprio – spiega Giuseppe Bortolussi della CGIA di Mestre – Inoltre, in virtù del forte impulso subito dai ricongiungimenti familiari, molti stranieri hanno scelto di aprire una piccola attività artigianale o commerciale grazie all'aiuto del coniuge o di altri familiari che si sono prestati come collaboratori”. Il fenomeno appena descritto del resto è sotto gli occhi di tutti e Pomezia, nonché Torvajanica, non fanno eccezione. Quello che più colpisce del negozio “straniero” infatti, è l’ambiente completamente familiare nonché il grande spirito di sacrificio considerati i turni lunghissimi, spesso privi di pause. Proprio questi fattori, allo stesso tempo, rappresentano il vero ago della bilancia fra i due tipi di Imprenditoria, con la “nostra” per vari motivi, non in grado di poter competere. Iniziamo dunque il nostro viaggio nell’economia locale per confrontare quanto analizzato a livello nazionale con la situazione del nostro territorio, aggiungendo alla nostra analisi i contributi dei protagonisti, nello specifico esercenti e clienti.
Pomezia
L’imprenditoria straniera, girando per le strade della nostra città e del litorale, sembrerebbe un fenomeno in ascesa, a conferma del trend nazionale finora analizzato. Ma qual è la reale situazione? Partiamo nuovamente dai dati forniti dalla Camera del Commercio, questa volta analizzando nello specifico quelli riferiti al nostro Comune. Il quadro è abbastanza nitido (vedi grafico “Stranieri presenti nelle imprese a Pomezia”): esiste un netto divario – seppur ridotto rispetto al passato – fra la presenza degli Stranieri e degli Italiani nelle imprese del territorio, con questi ultimi di gran lunga in testa sotto l’aspetto numerico. Ragionando in termini totali, su 10.437 persone legate al mondo imprenditoriale (nel grafico abbiamo rimosso
alcune categorie per facilitare la lettura dello stesso ndr) 9.189 hanno cittadinanza italiana – circa l’88% - mentre 1.248 hanno altra cittadinanza, fra Comunitari, Extracomunitari e Non Classificati. In poche parole ciò che vediamo quotidianamente, la chiusura di negozi italiani ed il passaggio a gestori stranieri, in realtà risulta essere ancora un fenomeno molto attenuato, specie se considerato in relazione ad altre realtà nazionali.
Passando all’aspetto temporale è difficile stabilire con esattezza l’origine del fenomeno. Una cittadina per così dire “storica” di Pomezia ha dichiarato ai nostri microfoni: “Vivo a Pomezia da oltre 40 anni e all’epoca ovviamente non c’era traccia di imprenditori stranieri; sono circa 10-15 anni invece che stiamo assistendo ad un vero e proprio boom di questi negozi” In linea con questa testimonianza, aggiungiamo noi, l’incremento rilevante delle imprese straniere sul territorio risale sostanzialmente al periodo antecedente al 2007, considerato che per quest’anno – l’ultimo disponibile negli archivi per la consultazione – le cifre dell’imprenditoria locale risultavano pressoché identiche a quelle del 2011, anche se con alcune variazioni. Con il passare del tempo abbiamo dunque assistito ad un mutamento della struttura commerciale della città, passata dalle piccole botteghe alla grande distribuzione, seppur in periferia, affiancata, come visto, dal mercato estero, presente con diversi esercizi commerciali. Vediamo ora dove sono concentrati gli esercizi gestiti da stranieri, suddividendo la città in tre macro aree.
VIA ROMA – Il commercio Italiano ancora resiste e, considerando solo la via principale, la maggioranza degli esercizi è gestita da nostri concittadini. Unica eccezione un ristorante Cinese, situato tuttavia in una via parallela.
L’AREA INTERNA – Piazza Bellini, Via Urbano Rattazzi, Piazza San Benedetto, e ancora Via Silvio Pellico…Impossibile elencarli tutti, rileviamo anche qui la forte presenza di negozi di Abbigliamento o di “Tutto a poco” nonché di alcuni esercizi Alimentari, questi ultimi, in tempi recenti – soprattutto per via dei prezzi e degli orari – protagonisti di un vero e proprio boom economico.
VIA DEI CASTELLI ROMANI – E’ qui che si registra la più alta concentrazione di imprese Aprile 2012
straniere: abbiamo numerosi esercizi, la maggior parte dei quali si occupa di abbigliamento , in prevalenza femminile; è opportuno sottolineare tuttavia che ciascun esercizio, nella maggior parte dei casi, non ha articoli di vendita unici ma raggruppa al suo interno tantissime categorie, dai casalinghi all’elettronica, passando per i giocattoli. Insomma dei luoghi dove puoi davvero trovare di tutto e a prezzi bassissimi. Nel periodo recente molti negozi prima gestiti da Italiani sono passati nelle mani di gestori di nazionalità straniera, soprattutto cinesi; impossibile non sottolineare a tal proposito la scomparsa del “vecchio” Bowling di Pomezia sostituito da un negozio di abbigliamento gestito da Cinesi.
Torvaianica
Il clima del litorale Pometino, sotto il profilo economico, è profondamente mutato negli ultimi anni. Colpisce innanzitutto il lungomare dove è altissima la presenza di esercizi stranieri, i quali hanno sostituito nel tempo le attività locali; gli imprenditori rimasti faticano ad andare avanti e indicano il commercio straniero, nonostante i dati sopra riportati, come la principale causa, oltre alla crisi, delle loro difficoltà. Di questi pochi hanno voluto rilasciare dichiarazioni salvo alcune affermazioni cariche di scoramento e (quasi)rassegnazione: “le cose vanno male, che altro c’è da dire?” “Siamo abbandonati a noi stessi, a nessuno importa di noi” “Non riusciamo a competere con gli stranieri” Mettiamo dunque in relazione questi commenti con la situazione effettiva del territorio, riportandovi le principali zone osservate durante la nostra inchiesta.
Viale Danimarca – Lungo la principale arteria che porta alla Piazza si concentrano diverse attività straniere fra le quali spiccano i ristoranti, nello specifico Giapponesi, alcune macellerie nonché negozi di Frutta e Verdura; il settore alimentare – anche il resto della zona lo conferma – dunque è uno dei più floridi a Torvajanica, e nella maggior parte dei casi i nuovi gestori hanno rilevato attività locali spesso dedite ad altri settori (mercerie, calzature, ecc.) creando inoltre forti squilibri concorrenziali – parole questi dei corrispettivi commercianti italiani – nel mercato del territorio.
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Pomezia News Approfondimenti
Piazza Italia – Qui si concentrano le maggiori attività, le quali proseguono per tutto il lungomare sia in direzione Tor San Lorenzo, sia in direzione Ostia. Agli esercizi di “bottega” per così dire si aggiungono nel weekend anche le bancarelle tipiche delle feste popolari, altra situazione duramente contestata dai commercianti locali.
Lungomare delle Sirene – Numerosi gli esercizi stranieri dediti soprattutto all’Abbigliamento e ovviamente alle attrezzature per il mare; non mancano anche qui i “Tutto a poco” e qualche Alimentare. Lungo questo tratto resiste ancora – seppur a fatica come ci hanno dichiarato i gestori – il commercio locale con diversi esercizi analoghi a quelli stranieri. Per quanto riguarda la nazionalità dei punti vendita si rileva la forte presenza di Indiani e Arabi nonché di Cinesi, aumentata esponenzialmente negli ultimi anni.
La zona interna – Alimentari, ristoranti, negozi Cinesi.. L’imprenditoria straniera ha di fatto soppiantato quella locale monopolizzando l’area. Lungo le vie parallele a quelle principali come per esempio Via Odessa , Via La Spezia o Via Olanda è difficile trovare ancora esercizi Italiani, soprattutto nel ramo Alimentari, dove emerge forte la presenza di Rumeni, Polacchi e Arabi.
Opinioni a confronto: Commercianti vs Clienti
Nella nostra inchiesta non abbiamo voluto tralasciare un altro importante aspetto, ovvero il punto di vista dei veri protagonisti del commercio, venditori e consumatori. Partiamo da questi ultimi. Il nostro obiettivo era cercare di comprendere le motivazioni alla base degli acquisti, in poche parole capire perché talvolta si preferisce il prodotto straniero a quello italiano. Per questo motivo ci siamo recati all’uscita di alcuni negozi gestiti da stranieri, molto frequentati dalla popolazione locale, raccogliendo diverse testimonianze delle quali vi proponiamo i passaggi salienti.
Sara (intervistata davanti ad un negozio d’abbigliamento cinese): “Acquisto spesso vestiti in questi negozi soprattutto perché si spende poco e trovo sempre qualcosa che mi piace” Non la preoccupa la qualità o la provenienza di queste merci? “Senza dubbio. Ma dei prodotti che acquisto la maggioranza proviene dall’Italia e comunque basta accertarsi” Cosa pensa in generale dell’aumento di attività straniere nel nostro paese? “Mi preoccupa il fatto di perdere la diversità dei negozi o dei prodotti; però credo che italiani e straniere abbiano lo stesso diritto di lavorare e aprire attività”
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Anche Martina sottolinea l’aspetto economico, introducendo tuttavia un altro aspetto
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Negozio di abbigliamento Cinese – Da quanto tempo gestisce questo negozio? “Mi trovo qui da tre anni” La maggioranza dei clienti è italiana? “Si, soprattutto loro comprano da me” (Il negoziante non ha poi voluto rispondere ad altre domande)
interessante: “Acquisto negli esercizi stranieri prima di tutto per la convenienza ma anche perché spesso lo stesso prodotto, per esempio una maglietta, in un negozio italiano di “grandi marche” costa 30-40 euro (se non di più!) quando dai cinesi lo trovo a 1012! E la qualità o la provenienza non c’entrano perché di solito è la stessa” Acquista da negozianti stranieri anche frutta, generi alimentari o altro? “Si, frutta e verdura o altro. Il prezzo è più basso e la qualità dei prodotti è buona. La provenienza inoltre varia come nei negozi italiani” Dunque l’aumento delle attività straniere in Italia non la preoccupa.. “Direi di no, credo sia l’effetto della globalizzazione e penso sia normale così; e poi ben venga avere buoni prodotti di buona qualità ad un prezzo giusto, soprattutto in tempi di crisi come questi..” E ancora. Paolo “Il motivo principale per il quale acquisto in questi negozi, soprattutto quando mi serve qualcosa per casa, è che trovo davvero di tutto a prezzi bassissimi!” Roberta intervistata davanti ad un negozio di frutta gestito da stranieri Lei acquista spesso in questi esercizi?“Spesso no, quando capita” Qual è il motivo principale? La qualità dei prodotti è ottima, a volte migliore di quella delle botteghe italiane” Acquista da negozianti stranieri anche altri generi alimentari? “No, almeno non spesso.” Cosa pensa in generale dell’aumento di attività straniere nel nostro paese? “Credo non sia un problema, evidentemente hanno trovato i giusti modi per gestire un negozio. E poi in fin dei conti, il lavoro non deve mancare a nessuno!”
Analizziamo ora il punto di vista dei commercianti premettendo che molti di loro – sia italiani che stranieri – si sono rifiutati di rilasciare dichiarazioni; alcuni comunque hanno risposto alle nostre domande, concedendoci delle brevi interviste. Di seguito, i contributi più significativi.
Negozio di Frutta, locale – Quanto ha inciso la crisi nella vostra attività? “Tantissimo, ormai fatichiamo ad andare avanti e non so quanto ancora potremo continuar” Crede che la concorrenza straniera abbia avuto un ruolo importante, oltre alla crisi, nella vostra attività? “Assolutamente. Non possiamo competere. Il Sindaco ci ha abbandonato, nessuno ci tutela, non ci è rimasto nulla” Aprile 2012
Negozio di calzature, Locale – Come state affrontando questo periodo difficile? “Come si può. Purtroppo la crisi ci ha colpito molto e non è facile andare avanti” Crede che l’aumento delle attività straniere abbia contribuito ad alimentare la crisi del settore? “Assolutamente no… No direi assolutamente che gli stranieri non c’entrano proprio nulla! E’ che la gente non ha più soldi per colpa della crisi, questo è il problema”
Negozio di frutta, Egiziano – Siete qui da molto tempo? “Circa quattro anni” Avete rilevato l’attività oppure siete partiti da zero? “ No, no abbiamo aperto il negozio da soli e ci siamo messi in proprio. Non c’era nulla prima qui” La crisi ha inciso sulle vostre vendite? “Si assolutamente. Gli incassi di quest’anno non sono come quelli dell’anno scorso o di due anni fa; abbiamo avuto un calo nelle vendite”
Negozio di oggettistica varia, Indiano – Da quanto tempo gestite questa attività? “Quattro anni più o meno” I vostri clienti sono Italiani? “Si ma abbiamo anche nostri connazionali e altri stranieri”
Parola ai lettori…
La nostra inchiesta ovviamente non finisce qui – per esempio mancano, per ovvi motivi, i commenti dei cittadini che mai comprerebbero in un negozio non italiano – e nei prossimi mesi continueremo a seguire la situazione per fornirvi altri dati utili sul fenomeno. Nel frattempo ci rivolgiamo a voi, lettori de Il Corriere, per capire la vostra personale opinione e i vostri commenti su quanto raccolto. Siete favorevoli al Commercio Straniero? Cosa ne pensate dell’aumento dei loro esercizi? Qual è secondo voi la situazione del Commercio locale? Scriveteci ai nostri indirizzi e-mail redazione@ilcorrieredellacitta.it,direttore@ilcorrieredellacitta.it e noi vi pubblicheremo nei prossimi numeri del giornale. Luca Mugnaioli
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L’UNIONE FA LA FORZA
“Facciamo sentire la nostra voce per riuscire ad avere finalmente una città a dimensione d’uomo”
Sono sempre di più i Comitati e le Associazioni che segnalano problemi e ingiustizie, per una città migliore
E
’ finita con una vittoria dei cittadini la “diatriba” sul parcheggio di via Zara. Le 450 firme raccolte e protocollate in Comune, unite all’intenzione di portare la vicenda alla Procura della Repubblica ed al TAR qualora il terreno destinato a parcheggio pubblico fosse stato concesso per dare spazio per l’intera estate a decine di “bancarelle” a ridosso delle abitazioni, hanno fatto propendere l’assessorato competente – che è quello alle attività produttive, nonostante il tentativo di “passaggio” a quello della cultura e del turismo – per un rifiuto della concessione. Ciò dimostra che i cittadini, se uniti, possono riuscire a contrastare quelle che ritengono palesi ingiustizie da parte di chi li governa. E, in periodo in cui a Pomezia l’insoddisfazione dei suoi abitanti nei confronti della classe politica e della macchina amministrativa ha raggiunto i picchi più elevati degli ultimi vent’anni, questo potrebbe far nascere nelle coscienze dei cittadini la voglia di cambiare lo stato delle cose. Il 17 marzo centinaia di persone, adulti e bambini, sono scesi in piazza a Pomezia, davanti al Palazzo Comunale, ed hanno poi sfilato per protestare contro l’insuccesso della raccolta porta a porta e sullo stato di degrado ambientale in cui troppo spesso versano le strade della città. Una manifestazione pacifica ed ironica, per far capire a chi di dovere che ormai in tanti sono stanchi di subire e basta, perché cambiare si può e si deve. Sono poi sempre di più le lamentele e le segnalazioni di disservizi – che siano legati alla raccolta dei rifiuti, alla presenza delle prostitute o alla mancanza di percezione di sicurezza territoriale, piuttosto che alla mancanza di servizi basilari come l’acqua in alcuni quartieri, da sempre promessa come cosa ormai fatta e poi dissolta nel nulla – che le persone inviano alla stampa, ma anche alla stessa Amministrazione. Il form per il cittadino “Scrivi al Comune” posto sul sito ufficiale del Comune di Pomezia è invaso di segnalazioni, ma la stragrande maggioranza di esse, almeno a quanto ci riportano i lettori, restano senza risposta. Così come rimangono senza una risposta risolutiva le richieste inoltrate ai vari assessorati. Ma perché? Qual è il motivo che spinge l’Amministrazione a predicare bene e razzolare male? Giusto un anno fa, in campagna elettorale, si era puntato molto sulla continuità amministrativa, che avrebbe permesso di completare le
opere in corso, di definire quello allo stato embrionale e di sviluppare nuove idee per il rilancio e il miglioramento dell’intero territorio, senza alcuna perdita di tempo. Addirittura si era parlato di riuscire a rilanciare il turismo a Torvaianica già dallo stesso anno, cosa impossibile se si fosse cambiata Amministrazione. Ma nella realtà le cose non sono andate così, neanche nei mesi successivi. Anzi, a Natale Torvaianica non aveva neanche una misera lucina o un alberello che ricordasse le festività. Ed ora che siamo di nuovo a ridosso della stagione estiva non è cambiato nulla. Torvaianica, e di conseguenza l’economia dei suoi residenti e non solo, avrà probabilmente un’altra brutta estate, senza attrazioni valide, senza luoghi di divertimento per i giovani, ma neanche per i bambini, per gli adulti e per gli anziani. Se poi a tutto questo si aggiunge lo stato catastrofico delle finanze pubbliche, con fornitori che, pur di farsi pagare, arrivano a minacciare ed aggredire assessori (Maniscalco) e dirigenti (Ugoccioni), oltre a fare blitz distruttivi all’interno degli uffici comunali, il quadro diventa davvero drammatico. Sono tanti i piccoli fornitori che sono ormai sull’orlo del fallimento a causa dei mancati pagamenti da parte del Comune, mentre la neo costituita Commissione di Indagine per le Attività Produttive e del Terzo Settore cerca di capire se ci sono, al contrario, pagamenti per servizi mai effettuati oppure totalmente inutili, o che potevano essere gestiti internamente invece che attraverso incarichi diretti. Ma come si è potuto arrivare a questo punto? Che fine hanno fatto le promesse elettorali? Cos’è che non ha funzionato? Di chi è la colpa? E a quando risale? Di certo non può essere di una sola persona, ma – forse – va ricercata in un meccanismo perverso che ha ormai fagocitato l’intero sistema governativo. Quello che adesso servirebbe a Pomezia è un serio lavoro di ricostruzione, con la collaborazione fattiva dei cittadini. Cittadini che, riunendosi sempre di più in gruppi, associazioni e comitati, potrebbero davvero dare utili indicazioni ai signori della politica. Senza scendere in polemica, senza nessuna “caccia all’uomo”, ma nel solo intento di salvare Pomezia. I cittadini tendono una mano agli amministratori, che hanno così anche un’occasione unica per riguadagnare la fiducia persa. Ma gli amministratori avranno l’umiltà di volerla prendere? Alfredo Corrao
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UN GIORNO CON LA STORIA
Gli alunni di Ardea incontrano i sopravvissuti ai campi di sterminio
“
24 04
Ma tu avevi paura dei bombardamenti?”, “Quando stavano portando via i tuoi amici hai avuto paura dei campi di sterminio?”. Queste sono solo due delle tante, tantissime domande che i bambini delle classi quinte delle elementari dei Circoli Ardea 1 e Ardea 3, oltre che i ragazzi delle classi terze della Scuola Media Virgilio hanno rivolto a 6 sopravvissuti ai campi di sterminio tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Alle elementari era presente il sig. Ugo, che all’epoca della divulgazione delle leggi razziali in Italia aveva 10 anni. Il primo effetto, per lui, fu quello di essere cacciato dalla scuola pubblica che frequentava solo perché ebreo. Per capire quali saranno le risposte che darà Ugo a questi bambini basta guardare i suoi occhi, azzurri come il cielo, riempirsi di ricordi, che vengono a galla sempre più nitidi man mano che le domande incalzano. Ed ecco le risposte, il flusso dei ricordi che diventa un fiume di parole. Certo che la paura c’era, e tanta. Si viveva di paura e poco altro. Tutto questo i ragazzi, affascinati dai particolari che venivano di volta in volta rivelati, lo hanno sentito raccontare dalla sua voce. Le domande fatte dagli alunni erano dettate soprattutto dalla visione di film visti insieme alle insegnanti della loro classe, semplici solo all’apparenza. “Se tuo padre ebreo non poteva lavorare e tua madre nemmeno, come avete mangiato?”, ha chiesto un bambino. “Ma tu hai sentito parlare di un certo Hitler”, ha domandato un altro. Interrogativi spontanei, che fanno rivivere scene atroci. Ed infatti lo sguardo di Nonno
Ugo si è ad un certo punto incupito: gli sono passati davanti momenti terribili, ma come spiegarlo a queste anime innocenti? “L’ho visto una volta, durante una festa a Napoli, la mia città di origine”. E poi Nonno Ugo ha proseguito con i suoi racconti, adeguandoli all’età della sua platea. Mentre Ugo parlava ai bimbi delle elementari, altri sopravvissuti spiegavano gli anni della guerra ai ragazzi delle medi e di Ardea e Tor San Lorenzo. Tra loro Nonno Giorgio. Giorgio ha vissuto da sempre a Roma, città bellissima dove ha visto tanta, tanta cattiveria umana. Giorgio ha raccontato di come suo padre sia stato aiutato da un “giusto” e di come, grazie a lui, si sia salvato. Ha raccontato episodi di meschineria e violenza gratuita, che erano all’ordine del giorno. I ragazzi erano rapiti dal racconto, gli occhi sgranati pieni di domande. Ma una era quella a cui tutti avrebbero voluto una risposta: “Perché tanta cattiveria?”. A questo nessuno ha saputo rispondere, ma la presenza di alcuni volontari della Croce Rossa Italiana di Ardea ha fatto sì che ai ragazzi venisse spiegato che ancora oggi nel mondo ci sono elementi negativi, che vanno combattuti attraverso la presenza di persone che ancora credono nel prossimo e donano il proprio tempo per aiutare gli altri. Solo così si può far passare tutto ciò che c’è di negativo in secondo piano. La Croce Rossa è stata sempre presente nei momenti più oscuri, come durante la seconda guerra mondiale, e tutt’ora si impegna ogni giorno a far sì che il terzo articolo della costituzione italiana venga applicato. “I ragazzi hanno accennaAprile 2012
to un sorriso ed hanno capito, capito che il futuro è nelle loro mani”, ha spiegato Donatella Biagioli, una delle organizzatrici di questa incredibile manifestazione che ha messo a confronto il passato ed il futuro, la storia già scritta ed i giovani che scriveranno quella che ancora non esiste. “Che questi ragazzi possano diventare a loro volta dei buoni esempi lo abbiamo capito quando un insegnante ci ha mostrato il lavoro fatto con loro, che adesso conoscono la Costituzione Italiana e credono nella sua applicazione”. Ma come è nata l’idea di far incontrare i sopravvissuti ai lager con i bambini delle scuole? “Si tratta di un progetto legato al programma didattico. E’ inerente alla parte che tratta dei diritti del bambino, come il diritto allo studio che è stato negato al sig. Ugo, e ricorda ancora i 150 anni dell’Unità d’Italia e la storia della nostra Nazione. Ci è sembrato un modo di studiare la storia vivendone una piccola parte, anche se per interposta persona. I ragazzi erano entusiasti: hanno sentito racconti sulla seconda guerra mondiale, su Mussolini, sul dopoguerra. I ragazzi hanno incontrato gli autori del libro “Anni spezzati”, dove viene raccontata la storia dei ragazzi ebrei di Roma. Si narra del famoso 16 ottobre in cui ci fu il rastrellamento e la successiva deportazione. Roma ha avuto 1023 deportati: ne sono tornati solo 15. Su questi dati si sono confrontati i ragazzi delle terze medie e i sopravvissuti. Alle elementari, invece, è andato il sig. Ugo Foà, che oggi ha 84 anni e che ha vissuto il periodo delle scuole a Napoli”. L’ultimo di questi incontri, durati più di un mese, si è svolto il 22 Marzo. “Si è trattato di un qualcosa di educativo e commovente insieme, che ci ha fatto capire la sensibilità di questi ragazzi: adesso sta a noi genitori non rovinare quanto le Istituzioni stanno facendo con loro per renderli adulti maturi e consapevoli del bene e del male. Ringrazio tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questo progetto, ed in particolare Rosanna e Domenico Ferone”. Alfredo Corrao
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BARRIERE ARCHITETTONICHE: CI SONO ANCORA?
A due anni di distanza dalla nostra inchiesta torniamo a controllare se ci sono stati miglioramenti
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26 04
Alzarsi la mattina ed iniziare una nuova giornata. Per molti una routine, per altri una continua battaglia con le difficoltà di essere una persona diversamente abile. Giovani o adulti, bambini o anziani che si scontrano, ogni giorno, con città inaccessibili sotto molti aspetti e con i tentacoli della burocrazia, che spesso soffoca i sogni di una vita serena". Così, nel numero di Dicembre del 2009, iniziava la nostra inchiesta sull'accessibilità dei Comuni di Ardea e Pomezia alle persone con disabilità. Oggi, a poco più di due anni di distanza, torniamo nel comune pometino, in quelle stesse strade dove io, l' all'ora assessore ai Servizi Sociali, Anna Mirarchi, ed Andrea Navisse, cittadino costretto su una sedia a rotelle dopo un infortunio sul lavoro, passeggiammo assieme, per renderci conto delle difficoltà che una persona disabile affronta ogni giorno, spesso nell'indifferenza di chi alcuni problemi neanche se li pone. Oggi, come all' ora, io ed Andrea, questa volta accompagnati dall’attuale assessore ai S.S. Rosaria Del Buono, siamo tornati a visitare il centro di Pomezia. Cosa abbiamo scoperto? I tempi passano e certe cose restano... Marciapiedi sconnessi, scivoli con pendenze fuori legge o a volte del tutto assenti, pali ed alberi che intralciano il passaggio pedonale, secchioni dell’immondizia fuori portata, insomma, barriere architettoniche,
che limitano di fatto “le libertà e l'uguaglianza dei cittadini e che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”come recita l’art. 3 della nostra Costituzione. Parole dirette a tutti noi, bambini, anziani, portatori di disabilità. Quest’ultima, forse, non “portata” dalle persone, ma dall’ambiente sfavorevole in cui sono costrette a vivere. In quest’ottica gli amministratori ed i burocrati dovrebbero affrontare il problema. Approccio proposto anche dalla Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità, approvato nel 2006 dall'Assemblea Generale dell'Onu e ratificato in Italia il 3 marzo 2009, con la legge 18. “Nonostante le leggi che obbligano le amministrazioni ad abbattere ogni barriera architettonica, non è cambiato niente in questa città - accusa con tono severo Andrea, da sempre vissuto a Pomezia e da qualche tempo trasferitosi ad Aprilia - Poter passeggiare sui marciapiedi del centro è davvero un’impresa e, a volte, un pericolo. Le persone, poi, peggiorano le cose con la loro maleducazione e la loro indifferenza”. Lo riscontriamo su via Roma, all’angolo con largo Plinio, dove l’autista di una Citroen C1 ha pensato bene di posteggiare sulle strisce pedonali, davanti la discesa del marciapiede, idem su via Roma, nei pressi della stazione dei Vigili Urbani, dove le pedane ostruite da una jeep sono ben due. “I vigili sono pochi - denuncia Andrea e non sempre tutti controllano, anche se alcuni di loro hanno sempre risposto alle mie chiamate per denunciare in loco fatti come questi”. Assenza di una vigilanza continua e capillare da parte degli organi di polizia
Aprile 2012
municipale, per sanzionare e combattere certi comportamenti, un problema evidenziato anche dall’assessore Del Buono. Lei stessa afferma che “certe situazioni spiacevoli forse non si ripeterebbero così spesso se l’organico dei vigili disponesse di più uomini, ma per aumentare il personale di polizia i soldi non ci sono”. Non ci sono i soldi per molte cose, eppure, nella corsa alla rielezione, il sindaco De Fusco aveva promesso che se i cittadini avessero deciso per la continuità della sua amministrazione, avrebbe “continuato questo percorso di ampliamento alle politiche sociali rivolte ai diversamente abili, con un aumento del 10% del capitolo di spesa”. I soldi però continuano a mancare, ma di cose da fare ce ne sono molte ed è all’assessorato ai S.S. che molte persone si rivolgono. “Come assessore ai Servizi Sociali - ci risponde Rosaria del Buono in merito al problema delle barriere posso assolutamente farmi carico delle istanze che le persone diversamente abili mi hanno riportato, ma che non posso fare nulla senza il coinvolgimento del settore Lavori Pubblici”. Così parlò anche la sua collega di allora Mirarchi e, a questo proposito, torniamo indietro al novembre 2009. In quella occasione Alba Rosa, all’epoca titolare in delega dei LL.PP., affermò che, prima del suo arrivo in assessorato, l’ufficio aveva stipulato un mutuo di 1 milione e 200 mila euro con la Cassa Depositi e Prestiti per l’abbattimento delle barriere architettoniche e che era stato aperto un tavolo di concertazione sul tema, su spinta dell’Associazione Via Libera Onlus. Che fine avranno fatto quei soldi? Lo abbiamo chiesto a Renato Curci,
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dirigente dei Lavori Pubblici anche in quel periodo. “Il Comune non accende mutui con la Cassa Depositi e Prestiti per opere pubbliche sin dal 2006 - ha dichiarato Curci - non avendo maturato nuovamente la capacità di indebitamento richiesta dalla Cassa DD.PP. con un determinato complesso meccanismo; il programma triennale delle opere pubbliche, che il consiglio comunale approva ed aggiorna ogni anno, unitamente al bilancio di previsione, prevedeva e prevede ogni anno uno stanziamento di 1 milione e 200 mila euro per “viabilità comunale ed eliminazione barriere architettoniche” da finanziarsi con mutuo al quale, come accennato, non si è potuto ancora accendere; forse - chiarisce il dirigente - la Sig.ra Alba Rosa si riferiva a questo Capitolo di bilancio”. Come afferma il dirigente, quei soldi furono stanziati proprio in un piano triennale (2008-2010) per l’eliminazione delle barriere architettoniche dai marciapiedi, come è scritto nel documento che l’assessorato ai LL.PP. protocollò il 13 giugno 2008, in cui sono stati elencati otto interventi. Sei di questi, però, implicavano un finanziamento con mutuo della
Cassa Depositi e Prestiti. Non è dal 2006, però, che la scarsa capacità di indebitamento non permette questa procedura? La decisione del Consiglio comunale, quindi, servì solo a calmare gli animi di chi, come l’associazione Via Libera Onlus, cui l’elenco degli interventi fu prontamente anticipato via fax, stava lottando per ottenere l’applicazioni di leggi, che vigono ormai dal 1971 e che garantiscono l’accessibilità da parte di tutti? “Il tavolo di concertazione aperto in quel periodo, infatti, fu un fallimento” racconta Giampiero Castriciano, presidente della Onlus che ne fu anche promotrice e che già nel 2007 consegnò agli amministratori un dossier fotografico sullo stato dell’accessibilità nei luoghi pubblici della città di Pomezia. Un tavolo di sole parole e pochi fatti, che l’associazione lasciò con anticipo nell’aprile 2010. “Nonostante ciò - continua Castricano - lo stesso anno, grazie soprattutto alla sensibilità ed al senso di responsabilità dell'ing. Curci, è stato possibile svolgere un corso avanzato di aggiornamento professionale sul tema delle barriere architettoniche”. Un corso che vide la partecipazione “di quasi
Aprile 2012
tutti i tecnici di competenza del Comune di Pomezia”. Non passò inosservata, infatti, l’assenza di Anna Ferrazzano, già all’ora dirigente all’Urbanistica, nota alla cronaca per essere stata coinvolta, a novembre 2011, insieme al suo funzionario Domenico Consalvo e ad altre tre persone, in uno scandalo su presunte tangenti, per il quale è stata prima sospesa e poi reintegrata, dopo la revoca a dicembre degli arresti domiciliari. “Dopo il corso, tenuto dall’architetto Fabrizio Vescovo, ritenuto uno dei massimi esperti in questo campo - ci tiene a sottolineare Castriciano - qualcosa è cambiato” ed i lavori fatti dall’amministrazione dal 2010 per l’eliminazione delle barriere architettoniche, come i marciapiedi a Martin Pescatore e su via dei Castelli Romani, sono stati eseguiti e controllati con maggior responsabilità. Tornare sui nostri passi, comunque, ci ha permesso di vedere che i lavoro è ancora lungo perché, ad eccezione dei nuovi lavori, il resto non è cambiato. L’assessore ai Servizi Sociali, intanto, ci ha comunicato la volontà di convocare una commissione congiunta con i Lavori Pubblici per discutere il problema, ma al momento di chiudere il pezzo ancora non è stata stabilita una data. L’attesa non sarà un problema, perché nel prossimo numero torneremo sull’argomento per la seconda parte di questo lungo viaggio. Claudia Sperduti
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“LE SALZARE”, GIU’ LA PALAZZINA “A” Abbattuta la prima delle costruzioni del contestato complesso immobiliare
I
28 04
l 14 Marzo, con particolare spiegamento di forze dell’ordine – Polizia di Stato, Carabinieri, Polizia Municipale – è stato dato il via, sin dalle prime luci dell’alba, alle operazioni di sgombero e demolizione della palazzina “A” del complesso residenziale “Lido delle Salzare”, meglio noto come “Serpentone”. La palazzina – circa 36 appartamenti – era stata realizzata negli anni ’90 su vincolo archeologico. L’abbattimento era stato più volte richiesto dai cittadini, soprattutto quelli delle zone limitrofe, stanchi dello stato di degrado e di illegalità che regnava in quello che ormai era stato soprannominato “il Bronx” di Ardea. Il primo ad esprimere soddisfazione per l’operazione interforze è stato il vice presidente e assessore all’urbanistica della regione Lazio, Luciano Ciocchetti. “Credo che l’intervento di demolizione e riqualificazione avviato ad Ardea, riguardante la palazzina ‘A’ del complesso residenziale ‘Lido delle Salzare’ di Ardea, meglio noto come Serpentone, sia un esempio straordinario di recupero urbanistico e un segnale forte da parte dell’Amministrazione. Il Comune di Ardea, grazie anche al supporto istituzionale ed economico della Regione Lazio, con questo intervento dimostra la determinazione a procedere alla demolizione e riqualificazione in coerenza con l’azione intrapresa in altre parti del territorio e in particolare sulle aree di pregio e sul lungomare”. “Ringrazio il vice-presidente della Regione Lazio Luciano Ciocchetti per il sostegno dato all’iniziativa – ha risposto il sindaco di Ardea Carlo Eufemi - L’operazione è stata possibile grazie al supporto della Prefettura e della Questura di Roma che hanno messo a disposizione la forza pubblica necessaria in aggiunta alla disponibilità ordinaria della Compagnia dei Carabinieri, del Commissariato di Polizia e dei Vigili Urbani. Sono grato alle Istituzioni, a tutte le forze dell’ordine intervenute, al Segretario comunale, ai Dirigenti e collaboratori degli uffici comunali Urbanistica, Ambiente, Servizi Sociali e Patrimonio che hanno consentito di ottenere un altro successo nella lotta all’illegalità. Siamo impegnati per l’affermarsi del rispetto delle regole su un territorio che per troppo tempo le aveva violate. Non è tollerabile che il ‘Serpentone’ insista, con i suoi 7 palazzi di 36 appartamenti ciascuno per un totale di oltre 250, su un’area archeologica che gli storici considerano legata ai luoghi dello sbarco di Enea e punto di riferimento di importanti commerci dell’antichità, come testimoniato dall’antistante campagna di scavi in corso sul sito Castrum Inui, il più importante ritrovamento archeologico degli ultimi decenni sul litorale a sud di Roma”. Eufemi ha poi rimarcato il cambiamento di rotta avuto con la sua Amministrazione.
“Succedevano “cose strane” ad Ardea un tempo. E’ anche successo, come mi hanno raccontato, che il parere del Ministero dei Beni Culturali sul vincolo esistente nell’area potesse arrivare “per errore” al Comune di Pomezia anziché al richiedente Comune di Ardea. Ciò accadeva a fine anni ’80 e grazie a tale svista si è fatto scempio di un’area tra le più importanti del territorio italiano; la stessa devastazione che ha interessato, dagli anni ’50 in poi, tutto il litorale a sud di Roma e che ancora oggi impedisce la vista e la fruizione del mare e della costa. Negli ultimi due anni abbiamo abbattuto 52 unità abitative sul litorale, altrettante ne abbiamo pronte e le vogliamo fare se il Consiglio di Stato confermerà la sentenza del TAR. Abbiamo aperto finestre sul mare che finalmente cominciano a restituire il paesaggio naturale alla fruizione collettiva. Oggi abbattiamo altre 36 unità abitative per sancire la tutela di altra memoria storica e archeologica e vogliamo perciò stabilire che “cose strane” su questo territorio non devono più accadere perché rappresentano un delitto contro i diritti collettivi”. Ma dopo i complimenti ecco le critiche. Ad esprimere tutto il suo scetticismo è Franco Lo Reto, Portavoce del PSI di Ardea. “L’operazione Salzare – ha dichiarato – fatta in coincidenza della campagna elettorale, non riuscirà a portare quei risultati in termini di voto che il centrodestra si è prefisso: di chi è la responsabilità se non del centrodestra per aver rilasciato a suo tempo il permesso di costruire su una zona archeologica vincolata? Quali sono state le conseguenze giudiziarie ed amministrative per gli amministratori ed i funzionari responsabili di quel manufatto edilizio? Perché il centrodestra ha atteso tutto questo tempo? Quale soluzione ha Aprile 2012
nel contempo avviato per salvaguardare i diritti di coloro che hanno acquisito una casa in modo legittimo e che sono stati vittime di una operazione truffaldina?”. Immediata la risposta di Eufemi. “Sono anni che effettuiamo sgomberi nel complesso Lido delle Salzare e che cerchiamo di far capire alla gente che lì non si può stare. Non accetto perciò che mi si venga a dire che un’operazione di tale rilevanza sia stata effettuata frettolosamente e senza preavviso, solo per scopi elettorali. L’operazione è stata concertata con tutte le Autorità, centrali e locali, e insieme ad esse si p stabilito quando farla. Fino al giorno prima tutti chiedevano di demolire, per regioni ambientali e insieme di sicurezza. Con scelta coraggiosa abbiamo provveduto. Di che parliamo? Abbiamo proceduto non appena la Prefettura di Roma ci ha messo a disposizione la forza pubblica e la Regione le risorse finanziarie. Si tratta di una intricata e complessa vicenda originata con due deliberazioni del 1988 (Approvazione Piano di Lottizzazione) e del 1989 (Autorizzazione al Sindaco per la stipula della convenzione), quest’ultima approvata a maggioranza dall’allora coalizione DCPCI (di centrodestra?). Chi sostiene che la palazzina poteva essere acquisita a patrimonio comunale e riutilizzata forse non tiene conto che l’immobile è costruito su un vincolo archeologico e quindi non sanabile come chiaramente affermato dal Consiglio di Stato. Ci siamo anche posti il problema degli occupanti abusivi, pochissimi residenti ad Ardea e per essi abbiamo provveduto ad una sistemazione temporanea. Chi non è di Ardea è stato indirizzato al Comune di provenienza”.
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DALLA PARTE DEGLI ACQUIRENTI
Accanto agli immobili abusivi ci sono abitazioni regolarmente acquistate in palazzine non soggette a vincoli
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n complesso a due facce. Stiamo parlando delle Salzare, il famigerato serpentone di Tor San Lorenzo, troppe volte agli “onori” delle cronache per fatti criminosi più o meno gravi, dove lo spaccio di sostanze stupefacenti, i furti e la ricettazione sono all’ordine del giorno, dove ogni tanto qualcuno viene ucciso o stuprato, dove molte delle persone che ci vivono sono immigrati irregolari o italiani con precedenti penali in fuga dalla giustizia. Ma, accanto a tutto questo degrado c’è anche chi con l’illegalità non c’entra nulla. Chi non ha occupato abusivamente gli appartamenti, chi invece di andare a rubare o a prostituirsi si alza la mattina all’alba per andare a lavorare, chi studia per laurearsi, chi paga un mutuo. Già, perché ben 108 unità abitative sulle 252 complessive sono state regolarmente vendute a partire dal 1991 dalla ditta costruttrice attraverso regolari rogiti notarili a cui nessuna opposizione è mai stata fatta. Ma, grazie all’aiuto proprio dei 108 proprietari, che corrispondono a più di 300 persone, cerchiamo di ricostruire la vicenda vista dalla parte di chi, all’improvviso e senza alcuna colpa, e dopo aver vissuto in un clima quasi di terrore per anni, teme anche di non poter arrivare a non avere più una casa, buttata giù dalle ruspe del Comune. “Il Complesso immobiliare denominato Le Salzare – spiegano i proprietari - è composto da 7 edifici, per complessivi 252 appartamenti. Nel 1991 l’impresa costruttrice “Lido delle Salzare S.rl.” inizia la vendita di appartamenti in costruzione, pubblicizzandoli come ubicati in un centro residenziale composto da sette palazzine di 36 appartamenti ciascuna. Verificata la regolarità dell’immobile, previa verifica della regolare concessione edilizia rilasciata dal Comune (n° 382/89), ognuno di noi, dopo aver valutato la vicinanza con la Capitale, con il mare, ed aver ritenuto ideale l’appartamento per le proprie esigenze, ha effettuato la transazione di compravendita”. Nella primavera del 1992 iniziano le consegne dei primi appartamenti e molti cittadini assumono lì la propria residenza non possedendo altri immobili. Nel frattempo prosegue l’ultimazione delle restanti palazzine. Nella primavera del 1994 vengono effettuati i rogiti notarili relativi alle prime tre palazzine ultimate, denominate E – F – G (81 proprietari) ed il contestuale frazionamento dei mutui. Nel 1997, quindi sei anni dopo le prime compravendite, viene emesso dal subentrato commissario prefettizio un provvedimento di demolizione immediata per l’intero complesso con il contestuale annullamento della concessione edilizia,
rilasciata otto anni prima, perché le tre ultime palazzine edificate, denominate A – B – C, risultano costruite in parte su un’area sottoposta a parziale vincolo archeologico (area di rispetto), vincolo del quale il Comune disconosceva l’esistenza in quanto attivato nei primi anni ’70, quando la zona ricadeva sotto il Comune di Pomezia. “Tale provvedimento – spiegano i proprietari degli appartamenti - a noi non fu mai notificato, anche perché le palazzine E – F – G sono costruite su un’area edificabile”. A seguito dell’ordinanza di demolizione, l’impresa costruttrice, ancora in possesso di una parte del complesso appena ultimato e in fase di vendita, oppone resistenza presso il T.A.R. del Lazio (prot. 13083/1997 sez. 2B). Il Tribunale sospende il provvedimento e inizia un infinito calvario legale che si protrae fino al novembre del 2002, quando il T.A.R. respinge il ricorso dell’impresa e dichiara legittimo il provvedimento di demolizione. A seguito della sentenza sfavorevole del T.A.R., la Curatela Fallimentare, subentrata per l’avvenuto fallimento della società “Lido delle Salzare”, oppone ricorso presso il Consiglio di Stato nell’estate dl 2003. “Paradossalmente – aggiungono i legittimi proprietari - il Comune di Ardea ha sempre riscosso da noi le tasse relative all’I.C.I. e allo smaltimento dei rifiuti. Nel contempo, con il protrarsi di questa situazione di incertezza, l’intero stabile ha subito un degrado notevole, in quanto non è stato possibile effettuare alcuna manutenzione degli immobili”. I proprietari degli appartamenti si sono trovati quindi nella condizione di non poter vendere (chi avrebbe acquistato un immobile in un complesso ormai in pieno degrado e con la possibilità di essere abbattuto?) ma di dover continuare a pagare il mutuo di una casa ormai deprezzata, senza quindi la possibilità di trovare un’altra abitazione. Il tutto condito dai continui episodi criminosi, che spesso costringevano le persone oneste a restare chiusi dentro casa per paura di quello che poteva accadere appena fuori dalla Aprile 2012
porta. “Nel Luglio del 2005 – proseguono i proprietari - il Comune ha acquisito nel suo patrimonio tutto il complesso, anche in questo caso tacendo a noi proprietari ogni iniziativa, solo la casuale lettura di alcuni quotidiani ci ha informati della cosa. Per quanto ci riguarda questa breve cronistoria, vuole comunicare lo stato di disagio che oramai viviamo da anni. L’acquisto di una casa, una volta realizzato, dovrebbe in teoria regalare tranquillità e serenità; non è il nostro caso: per noi è diventato un incubo! Dalla fine del mese di novembre 2008 ad oggi, 126 di questi appartamenti sono abitati in minima parte da ex affittuari della curatela e per la maggior parte occupati abusivamente da nomadi, stranieri di ogni etnia, mentre altri sono stati totalmente distrutti, depredati, svuotati. Si stanno perpetrando furti e atti vandalici nei confronti di tutto ciò che è depredabile. Ci siamo trovati nella condizione di pagare quote condominiali esorbitanti (luce,acqua, pulizie delle aree comuni, servizio di portineria etc.): le cifre che sarebbero dovute essere divise per tutti gli appartamenti sono state addebitate solo a noi regolari proprietari, in quanto sia gli ex affittuari della curatela che gli occupanti abusivi, almeno per la maggior parte di essi, si rifiutavano di pagare i servizi comuni. Adesso, dopo la demolizione della palazzina A, ci ritroviamo a dover pagare un servizio di vigilanza privato per proteggere il nostro immobile, acquistato con sacrificio, e per proteggere la nostra persona, in quanto lo sgombero effettuato è stato fatto con la richiesta della forza pubblica per un solo giorno e che per le persone sgomberate, almeno non tutte, non è stata trovata alcuna sistemazione alternativa valida”. Molti degli occupanti abusivi della palazzina A, nei giorni seguenti agli abbattimenti, hanno infatti cercato di occupare con la forza le restanti palazzine. “Vi rendete conto quale possa essere la situazione dei residenti regolari, che vivono nel totale degrado, con la paura di uscire la mattina per andare a lavorare perché non sanno se al loro ritorno la sera la loro casa è stata occupata da qualche disperato?” No, forse nessuno di noi può rendersi davvero conto di quello che si prova in questi casi. Nemmeno gli Enti pubblici e le Istituzioni, che non sono riuscite a trovare una soluzione che potesse eliminare completamente lo stato di degrado e di criminalità del complesso tutelando nel contempo quelle persone che, onestamente, avevano pensato che comprare una casa a Tor San Lorenzo potesse essere per loro l’affare della vita. Maria Corrao
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VIAGGIO NELL’IMPRENDITORIA DI ARDEA Da “Casa” a “Bed & Breakfast”
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’imprenditore non è soltanto colui che costituisce un’impresa, rischia il proprio capitale o gestisce del personale. Imprenditore è anche colui che con l’ausilio e la forza delle proprie idee mette in atto iniziative che producono reddito. Produrre reddito oggi è diventato assai difficile, la crisi economica morde e il prodotto interno lordo arretra. Ecco allora che incontrare e far emergere attività che arricchiscono il patrimonio spendibile di un paese, anche ai fini di una sana e redditizia emulazione, può essere significativo per tutti noi alle prese con la difficile congiuntura economica. Un esempio in tal senso è la storia di una coppia di sposi pensionati che hanno avuto una brillante idea produttiva. Sig.ra Maria Fierro, come mai una napoletana come lei finisce ad Ardea? “Amo il mare, poi Roma è vicina e Ardea è ricca di cultura e storia antica che non mi
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lasciano affatto indifferente. E poi mio marito la pensa come me”. Anche suo marito è di Napoli? “Esatto, siamo entrambi napoletani e le confesso che ad Ardea abbiamo ritrovato il gusto di darci da fare, di mettere in atto la fantasia e la creatività che tutti ci accreditano come napoletani”.
Ci vuole raccontare come è iniziata l’avventura imprenditoriale e in che cosa consiste? “Sei anni fa acquistammo un villino di circa 220 metri quadri, che condividevamo con i genitori e con i nostri due figli, che adesso se ne sono andati per la loro strada. Quando ci siamo ritrovati soli ci siamo chiesti cosa inventarci per non oziare e magari utilizzare la nostra casa. Abbiamo riflettuto a lungo, poi abbiamo deciso di compiere una ristrutturazione che ha comportato una spesa di circa 20.000 euro”. E cosa avete fatto? “Abbiamo realizzato per il piano superiore un ingresso indipendente e delle quattro camere che abbiamo, tre (come prevede la normativa al riguardo) abbiamo pensato di adibirle come “Bed & Breakfast”, che abbiamo chiamato “Briciolo di paradiso”. Ovviamente le abbiamo dotate di ogni comfort”.
Aprile 2012
di Michele Lotierzo
Come va l’iniziativa? “Direi ottimamente, la nostra è una conduzione familiare ed io e mio marito siamo in grado di soddisfare molte richieste, pensi che diamo alloggio a moltissime famiglie sia del Sud sia del Nord”. Ci sono delle differenze tra le due provenienze? “La principale differenza – interviene il marito - sta nel modo di fare colazione: quelli del Sud sono più sbrigativi, basta un caffè o una tazza di latte. Quelli del Nord sono più comodi, indugiano nel fare una buona e più ampia colazione e spesso chiedono anche una ripetizione di quanto già consumato”. Sig.ra Fierro, lei consiglierebbe quest’attività a dei giovani o ad altre persone di Ardea? “Sicuramente sì. E’ indubbio che la vera vocazione di Ardea è quella del turismo: il suo clima, la sua costa, la vicinanza a Roma, il fascino della narrazione virgiliana e dei suoi eroi, a cominciare dal mitico troiano Enea, e anche la più recente testimonianza del Manzù e del suo museo, fa di Ardea un riferimento davvero importante nell’ambito del settore turistico. E poi c’è un aspetto che pochi conoscono: l’affluenza non è solo estiva, che rimane prevalente, ma è forte anche nel periodo di bassa stagione”. E questo secondo lei da cosa dipende? “Ardea ha la fortuna di trovarsi ad appena quaranta chilometri da Roma e una fascia turistica rilevante non disdegna di visitare le bellezze paesaggistiche e archeologiche di Ardea e dei paesi vicini, favorita anche dall’estensione e bellezza della costa, nonché dal richiamo archeologico di Ostia, Pomezia, Anzio, Nettuno e alcune cittadine medievali della provincia di Latina”.
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NUOVA FLORIDA E LIDO DEI PINI SEMPRE PIU’AL COMANDO L’Airone non finisce di stupire: ora è terzo.
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Real Pomezia, è crisi
arzo è stato sicuramente un mese importante sotto il profilo delle conferme ai vertici, ma non solo; diverse squadre si sono infatti ritrovate a dover fare i conti con lo spettro della retrocessione, malgrado tale ipotesi risultasse quasi impensabile ad inizio stagione. Analizzando nel complesso i risultati ottenuti dalle nostre squadre in quest’ultimo periodo emerge inoltre un bilancio sostanzialmente negativo, anche se con le dovute eccezioni, con diverse di esse di gran lunga al di sotto delle proprie potenzialità. Tra i flop pertanto, oltre, alle solite, Indomita, Pomezia, Vis Pomezia e Tor San Lorenzo troviamo ad esempio, per la prima volta in assoluto da quando esiste questa rubrica, la Città di Pomezia, conseguenza questa di una mini crisi iniziata dopo la sconfitta nel derby contro i rivali della Nuova Florida e che ha prodotto, nel mese di Marzo, soltanto quattro punti sui sedici disponibili, facendo scivolare il gruppo al terzo posto. Non mancano tuttavia, come detto, le note positive fra le quali troviamo in copertina il Team Nuova Florida e il Lido dei pini, assolute protagoniste dei rispettivi gironi, l’Unipomezia tre vittorie e un pari nelle quattro gare disputate, ma anche e soprattutto la squadra del Presidente Boeri attualmente al terzo posto in seguito ad una grande rimonta. Passiamo dunque ad analizzare nel dettaglio i vari campionati.
Seconda Categoria: il Team Nuova Florida vola a +7! – Il mese di Marzo era iniziato nel migliore dei modi per Pellone e soci con il derby vinto per 6-0 contro il fanalino di coda Pomezia, al termine di un incontro praticamente senza storia. Ma sono state le due gare successive a darci la reale dimensione di questa squadra, sia considerando gli avversari affrontati, alcune delle dirette inseguitrici, sia analizzando i risultati ottenuti, una vittoria e un pari; la squadra guidata dal mister Ciciani infatti, prima ha battuto fra le mura amiche il Cori, poi è riuscita nell’impresa di strappare un importante pareggio nella gara contro il Norma nonostante il passivo di due reti a pochi minuti dal termine. Grazie a questi risultati, davvero straordinari – aggiungiamo inoltre che l’ultima gara persa risale al 18 Dicembre – la compagine rutula è riuscita ad allungare le distanze nei confronti delle inseguitrici, attestate a -7.
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Il resto del Girone L – Bene l’Unipomezia, squadra questa definitivamente ritrovata dopo un inizio di 2012 davvero incerto; il team degli universitari si trova attualmente al 6° posto con 37 punti, a sole cinque lun-
ghezze dal Cori; difficile comunque pensare ad un reinserimento nella lotta per entrare in Coppa Lazio. In ripresa la Città di Pomezia, anche se non evita, come accennato in apertura, la menzione fra i flop del mese: non basta infatti, la vittoria contro il Pomezia srl nell’ultima giornata di Marzo per cancellare le sconfitte contro Velletri e Unipomezia nonché il pari contro il Campoleone. Male invece Tor San Lorenzo e Pomezia, con le due compagini a secco di punti nelle quattro gare disputate; per quest’ultima, ad un passo dall’aritmetica retrocessione, riportiamo inoltre l’ennesimo cambio nella gestione tecnica affidata ai dirigenti Mugnaioli e Guglielmi a causa del totale disinteresse da parte di una società, il Pomezia srl, praticamente svanita nel nulla.
1 categoria Girone G: Lido dei Pini ad un passo dal successo - Sei punti di vantaggio sulla prima inseguitrice, 18 vittorie a fronte di 23 gare disputate, miglior attacco del raggruppamento e così via. Questi i sorprendenti numeri di un gruppo davvero eccezionale, capace di prendersi con forza la testa della classifica e di amministrare il vantaggio con estrema facilità; tuttavia, rispetto agli scorsi mesi, questa volta una nota negativa nel cammino della compagine rutula c’è eccome, ovvero la sconfitta di misura rimediata contro l’Hermada lo scorso 18 Marzo che ha lasciato ai latini qualche residua speranza di rimonta. Il passo falso è stato comunque superato appena sette giorni dopo, con la squadra del Mister Panicci vittoriosa nel match contro il Monte San Biagio (3-1 ndr). Airone Ardea, avanti così; Indomita di nuovo in crisi! – Marzo da incorniciare per Mancini e compagni che completano la rimonta attestandosi al terzo posto, utile per la qualificazione in Coppa Lazio; i 10 punti conquistati sui dodici disponibili mettono momentaneamente al riparo l’Airone Ardea dalle inseguitrici, considerato che anche la quarta casella in graduatoria consentirebbe l’accesso alla prestigiosa manifestazione. Questo lo spaccato della classifica: Lido dei Pini 56, Hermada 50, Airone Ardea 42, Latina Scalo 41, Sezze 38, Sonnino 37, Montello 37, Monte San Biagio 37. Passando alle note negative troviamo la squadra del Aprile 2012
Presidente Padula ripiombata in piena zona retrocessione, a sole due lunghezze dalla terzultima, il Real Marconi; dopo l’incontro vinto lo scorso 11 Marzo, per i pometini la salvezza sembrava ormai cosa fatta ma le due sconfitte nelle giornate successive hanno messo nuovamente tutto in discussione, creando ulteriore pressione ad un gruppo partito con ben altri obiettivi ad inizio stagione.
Le altre squadre: Virtus Pomezia, quotazioni in rialzo; spettro dei Play Out per il Real Completiamo il quadro delle compagini del territorio riportandovi la situazione del raggruppamento C della Prima Categoria e dell’Eccellenza. Partiamo dalla Virtus. La squadra ha definitivamente trovato il giusto equilibrio, terminando il mese di Marzo imbattuta; salgono a sei così i risultati utili consecutivi che valgono al club pometino l’ottavo posto a soli sei punti dalla zona “Coppa Lazio”, obiettivo questo ancora alla portata. Male invece il Real Pomezia, con la compagine, dopo esser stata ad un passo dalle big del girone, precipitata in classifica fino all’area play-out; il vantaggio dalla zona calda, nel corso di queste ultime giornate, si è infatti progressivamente assottigliato riducendosi a soli tre punti. Servirà dunque una forte reazione d’orgoglio per evitare di ritrovarsi immischiati a Maggio nei pericolosi incontri per non retrocedere.
La classifica del Corriere – Il Lido dei Pini si conferma la miglior squadra del territorio per il terzo mese consecutivo grazie ad una media punti vicina al 2,5; per il resto la classifica rimane sostanzialmente invariata, eccezion fatta per il sorpasso al sesto posto dell’Unipomezia ai danni della Virtus. Luca Mugnaioli
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MAGNIFICO OZPETEK
Incanta ed emoziona il nuovo film del regista turco
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lla sua nona opera da Regista, Ozpetek riassume in un sol film tutti i temi della sua filmografia passata, confezionando un lavoro corale, magico eppur così reale, che trascende dai canoni della narrazione per viaggiare nella storia presente e passata, e nelle grandezze e miserie della vita. Pietro è un ragazzo di Catania che, con l’aiuto di sua cugina Maria, cerca fortuna a Roma come attore, e nel frattempo si mantiene come “cornettaro” in una pasticceria multietnica. Trova un affitto a Monteverde Vecchio, in una casa antica in cui il tempo sembra essersi fermato, dove però Pietro piano piano scoprirà, in un’atmosfera insieme ilare e terrifica, la presenza nientemeno di una compagnia teatrale di fantasmi ferma al tempo della seconda guerra mondiale. Con essa Pietro, dopo l’iniziale spavento, entrerà in empatia a lenire la sua solitudine profonda e la sua timidezza accecante, in un crescendo di situazioni che ci porteranno con la maestria di una sceneggiatura perfetta a scoprire il dramma celato dagli spiriti teatranti, che solo grazie all’innocenza d’animo di Pietro tornerà alla luce dopo settanta anni di oblio. In questa doppiezza tra commedia degli equivoci e dram-
ma esistenziale, Ozpetek cuce e rammenda il coro dei suoi attori in maniera sublime, con accenni, ce lo consenta l’autore, al cinema di Almodovar, nei colori, nei dialoghi estetici e nel rifugio nell’irreale da parte di uomini e donne che dalla vita reale non si sentono compresi. Dicevamo di coralità, che va ben oltre il “coro” della compagnia teatrale, per esser alimentato da una decina di altre presenze (queste reali) tutte di grandissima sensibilità e di peso nella storia. Le due cameriere del bar sotto casa di Pietro che parlano appunto in coro, il travestito distinto e colto, il regista del provino - cameo di Daniele Luchetti - lo psichiatra imbranato, la “Badessa” che dai sotterranei cupi di Roma tutto conosce e conosce tutti, concorrono a far crescere Pietro e la sua storia fino al’epilogo commovente e sorprendente che ci sbatte in faccia tutta la malvagità della vita e la potenza consolatrice dell’amore assoluto. Geniale troviamo il dipanarsi del rapporto tra Pietro e gli attori fantasmi, che diventano la sua famiglia, la consolazione del suo fallimento sentimentale e i suoi consiglieri di vita, mentre loro scopriranno grazie a lui le magie di Internet ed anche le nefaste vicende della loro morte durante la guerra, in un
Codice di Autoregolamentazione L’Associazione Culturale “La Città, editore della testata “Il Corriere della Città” comunica che nella difussione dei messaggi politici relativi alle elezioni comunali fissate per maggio 2012 si applicano tutte le disposizioni della Legge n.28 del 22/2/2000
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crescendo affettivo che solo Pietro con il suo animo puro può istaurare e regalare a quelle anime in pena e lì rinchiuse. E Pietro ha viso e corpo di Elio Germano, che sfodera una prestazione da fuoriclasse, con un sorriso disarmante e commovente (che comparirà anche nei titoli di coda in un primo piano da dieci minuti che rapisce), sguardo innocente con cui lo spettatore vive gli eventi che accadono. Insieme al protagonista, ci sorprende per classe ironia e presenza fisica la bravissima Paola Minaccioni, al terzo film con Ozpetek, attrice troppo relegata al ruolo di caratterista e che invece brilla di luce assoluta; e poi la compagnia teatrale, in cui si distinguono Giuseppe Fiorello, abilissimo nel raccontarci un divo anteguerra, un po’ alla Gastone di Alberto Sordi, Margherita Buy, che ci avvolge melliflua con la sua voce che sembra davvero arrivare da un’altra epoca, e poi l’anima turca del regista, celata nel ruolo ed affidata al bravissimo Cem Yilmaz, che con Vittoria Puccini sono struggenti e colorano di nostalgia e di speranza il finale, altrimenti così amaro. Coraggiosa e veemente è per finire la prova di Anna Proclemer, straordinaria attrice teatrale e musa di Strehler che, ormai ottantenne, si cala perfettamente nella parte dell’attrice scampata al destino della compagnia teatrale fantasma, e che per questo ha i segni della malvagità della vita, fantasma anche lei del mondo reale. Il film, in fondo, dopo tanto narrare, ci riporta appunto allo sguardo innocente di Pietro, che si scontra con la frenesia, la durezza ed il cinismo di una Roma caotica corrosa e scolorita, che si ravviva soltanto negli occhi dei fantasmi che la rivedono dopo settanta anni da un tram, a ricordarci quanto ci siamo abituati alla sua bellezza, e quanto questa bellezza è avvilita da una vita non più a misura di sentimenti. Sentimenti relegati in una soffitta, quasi fossero loro i fantasmi di un tempo che non c’è più, vittime sacrificate in nome di un efferato arrivismo che parte dal passato e che ha gli occhi e le parole feroci della Diva Livia Morosini-Proclemer, viva al posto dei fantasmi della casa, ma morta nell’anima al posto loro, incapace di pietà e di cui chi vedrà il film non avrà pietà. Mauro Valentini
Tariffe:
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LA PREPOTENZA “Saper gestire il conflitto con gli altri e come litigare senza farsi male”
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on è facile trattare questo argomento che riguarda un aspetto importante delle relazioni tra le persone, poiché la rabbia e l’aggressività hanno dei tratti poco comuni, in quanto ognuno ha un proprio modo di sfogare i propri sentimenti conflittuali, talvolta trasformandoli in rancore se non addirittura in odio. Siamo tutti, chi più chi meno, pieni di rabbia che non vediamo l’ora di sfogare col primo che ci capita sotto tiro. Uomini apparentemente tranquilli che urlano, col volto stravolto dall’ira, per un semplice problema di traffico alla guida della propria automobile. Signore impeccabili che esplodono e inveiscono con parole irriferibili per un posto che ritengono rubato in una qualsiasi fila. Ma perché ci succede tutto ciò? Perché il nostro rapporto con l’aggressività non è sano: siamo pieni di rabbia repressa, ma non la sappiamo tirare fuori quando serve: di solito ci facciamo mettere i piedi in testa, poi di colpo sbottiamo e travolgiamo tutto, con il risultato che poi stiamo peggio di prima. Quindi, in realtà, pochi vivono quei momenti di sfogo come una liberazione. Sembriamo pentole a pressione: non facciamo che accumulare, reprimere e quando poi scoppiamo ci ritroviamo pieni di sensi di colpa e quindi invece che farci bene, questi litigi, ci creano altra amarezza. Quindi qualcosa non funziona nel nostro rapporto con la rabbia, ma una cosa è certa: l’aggressività non si può eliminare e allora abbiamo bisogno di imparare come si fa a litigare in modo sano, senza farci del male. Si comincia dal considerare che il conflitto, se gestito in maniera civile, potrebbe diventare una risor-
sa, un’onda di energia che ci aiuta a rinnovarci, a non essere sempre fermi sulle nostre convinzioni. Interessante citare quello che diceva il filosofo greco Eraclito che “la vera armonia è quella che si raggiunge tra persone che inizialmente la pensano in maniera opposta”. Quindi i rapporti devono essere vivi e pazienza se qualche volta sono turbolenti o conflittuali. Non si può rinunciare a esprimere le proprie idee in nome del quieto vivere: si ha un rapporto sincero con una persona solo se puoi anche litigare con lei! Non c’è niente di peggio di una bontà costruita. Se posso arrabbiarmi con te vuol dire che ho la libertà di poter essere sincero. Se devo essere sempre buono e chiedere subito scusa, il rapporto è artificiale, è un andare d’accordo puramente di facciata, pieno di compromessi che non ci aiutano a realizzarci. Mentre il conflitto è salutare se è spontaneo e non si accumula, non deve essere creato poiché in questo caso vogliamo solo le scuse per scaricare sugli altri le nostre insicurezze personali. In secondo luogo, i conflitti sani li riconosci dal cambiamento che ti portano, ti fanno sentire più leggeri quando si placano, ti lasciano bene come se ti depurassi, rompono la staticità, ti rimettono in gioco, portano i rapporti a un livello superiore. Infine poi ci sono quelli che sono sempre pronti a litigare, a reagire in modo aggressivo e scattare alla minima cosa, anche immaginaria. La persona facile al litigio è spesso preda di un eccesso di difesa: si sente sempre come se fosse attaccato, minacciato, mentre invece alla base di tutto c’è una profonda insicurezza. E’vero, purtroppo, che alcune coppie usano lo stato di guerra permanente per tenere in vita un rapporto che altrimenti sarebbe finito da un pezzo, tipico delle persone deboli che usano il conflitto per difendersi dalle difficoltà perché non sanno vivere un rapporto adulto tra persone libere e autonome, che hanno bisogno del litigio per tenere in piedi rapporti ormai esauriti da tempo. Il grande amore, invece, è quello che ci permette di esprimere ciò che siamo per davvero mentre noi ci torturiamo per essere come l’altro ci desidera e, come a volte capita puntualmente, arriva l’abbandono e di conseguenza il dolore. Quindi accettiamo con serenità che non si può essere sempre felici ed allegri e che molto spesso la tristezza ci aiuta a capire il perché della felicità. Non esiste una strada unica che ci porta verso la felicità, ma ognuno deve cercare la propria, abbandonandosi talvolta anche al caso, ricordandoci che ci si deve impegnare per vivere pienamente ogni istante di serenità, perché sebbene la felicità non dipenda esclusivamente da noi, spetta a ognuno scegliere come affrontare le gioie e i dolori che la vita ci riserva. Antonio GUIDO Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale
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NOTIZIE TASCABILI
RIFORMA DEL LAVORO, COSA CAMBIERA’? - Si va dal congedo di paternità obbligatorio al no al reintegro per i licenziamenti economici. La bozza consta di dieci capitoli, 26 pagine, dalla premessa alle politiche attive per l'impiego, passando per le tipologie contrattuali, la flessibilità in uscita, gli ammortizzatori e le tutele in costanza di rapporto di lavoro. Il Licenziamento economico – In questo caso il datore di lavoro può essere condannato solo al pagamento di un'indennità. Particolare attenzione è riservata “all'intento di evitare abusi", precisa la nota di Palazzo Chigi. (FONTE: LA REPUBBLICA)
COME SI CALCOLA L’IMU? – Il punto di partenza è l’estimo catastale ricavato dal rogito dell’immobile, maggiorato del 5% se si tratta di un appartamento. A questo punto, moltiplicando per 160 ( 80 per gli uffici, 55 i negozi) si ottiene il valore imponibile. Tale valore va poi moltiplicato per l’aliquota d’imposta IMU, fissata dal Governo Monti allo 0,76%, percentuale che scende allo 0,4% per la prima casa. Ai comuni viene lasciata la possibilità di aumentare dette aliquote dello 0,2% per la prima casa e dello 0,3% per tutte le altre tipologie (altre case, negozi, uffici..). Sono previste inoltre alcune detrazioni per la prima casa: sconto pari ad € 200.00 oltre a € 50.00 per ogni figlio residente nell’abitazione e di età inferiore a 26 anni, fino ad un massimo di € 400.00. (FONTE: LEGGO)
MERAH MORTO CON UN PROIETTILE IN TESTA, TERRORISTI RIVENDICANO LA STRAGE DI TOLOSA – Il blitz delle teste di cuoio ha portato all’uccisione, lo scorso 22 Marzo, del 23enne accusato di essere il killer della strage alla scuola ebraica dopo un assedio di oltre 30 ore; il fratello: “Orgoglioso di lui!” (FONTE: IlCorrieredellasera)
FOSSE ARDEATINE, SESSANTOTTO ANNI DOPO – L’appello nominale delle vittime “note” dell’eccidio delle Fosse Ardeatine oggi (23 Marzo ndr) ha contato un nome in più. E’ quello di Michele Partito, civile nato a Casteltermini, in provincia di Agrigento, l’otto Dicembre del 1914, che fino a ieri veniva identificato con il numero del sarcofago nel quale riposava, il 155. Il lavoro di recupero e
di Luca Mugnaioli
di memoria dura da oltre 60 anni e, sottolinea Giorgio Napoletano, “sarebbe impensabile che non ci sia costanza e continuità in questo, così come per la cerimonia, l’unico modo per non dimenticare l’orrore” (FONTE: RAINEWS24)
CONFCOMMERCIO, IL PIL 2012 CALERÀ DEL 1,3%; PRESSIONE FISCALE REALE AL 55% - La stima mostra che l’Italia ha fatto un salto indietro di 14 anni. “I consumi sono ai livelli del 1999, indica l’organizzazione. Il prodotto interno lordo sarà piatto nel 2013 e tornerà a crescere dell 0.9% nel 2014.”(FONTE: LA REPUBBLICA)
SAN RAFFAELE, IL BRACCIO DESTRO DI DACCÒ AI PM: “MEZZO MILIONE ALL’EX ASSESSORE DI COMUNIONE E LIBERAZIONE” – Uno degli indagati per il dissesto finanziario della Fondazione chiama in causa Antonio Simone, ex DC nella giunta regionale della Lombardia negli anni Novanta. Ma spuntano anche in questo caso i Degennaro, gli imprenditori edili arrestati a Bari: “Portavano valigie di denaro a Mario Cal” (FONTE: www.ilfattoquotidiano.it)
ENI RATIFICA UNA BOLLETTA DI 6500 EURO AD UN CONSUMATORE ROMANO. LA SOCIETA’: “TUTTO REGOLARE”– In soli 8 giorni avrebbero consumato circa 8000 metri cubi, cifre degne quantomeno di un ristorante. E’ accaduto ad una famiglia residente a Roma che si è vista recapitare l’astronomica bolletta con tanto di ingiunzione al pagamento, nonostante il palese errore. La bolletta sarebbe giunta dopo una revisione del contatore, considerato guasto in precedenza e pertanto cambiato; increduli i malcapitati che ora attendono giustizia. (FONTE: COMUNICATO STAMPA A.E.C.I.)
codice. Sondaggio TOMTOM: ecco la top ten degli automobilisti da evitare - Al primo posto con ben il 25.4% dei voti troviamo il classico ‘vecchio col cappello‘, chi se lo trova davanti può star certo di un ‘andatura fuori pericolo multe per eccesso di velocità’. Al secondo posto con il 24% abbiamo invece la Mamma con il SUV davanti la scuola del figlio; nel terzo gradino del podio con il 18% delle preferenze abbiamo invece il Camion della nettezza urbana. Chiudono la curiosa classifica a parimerito l’avvoltoio dei parcheggi, e il businessman che legge il giornale e ritarda sistematicamente la partenza.
“Week-end con il morto”: porta l’amico deceduto in uno strip club – L’uomo avrebbe portato il defunto in giro per locali prelevando anche del denaro dalla carta bancomat del trapassato. Si chiama Robert Young 43 enne, che ora si difende: “Pensavo che era solo svenuto o al massimo addormentato”
Corea del Nord: parlare al cellulare può costarti la vita – Dopo la morte del dittatore Kim Jong-il lo scorso 17 Dicembre è stato rigorosamente vietato di usare il cellulare per qualsiasi comunicazione per tutta la durata del periodo di lutto, terminato lo scorso 27 Marzo. Tuttavia va precisato che solo il 5%ca della popolazione possiede un tele-
Curiosità & Life Style
Annuncio per i lettori: dal prossimo numero Curiosità e Lifestyle diventerà interattiva! Hai ascoltato una notizia divertente o fuori dal comune? Contattaci all’indirizzo di posta redazione@ilcorrieredellacitta.it, inviando un sms al numero 3426030188, o “twittando” all’User @NotizieT indicando il tuo nome (oppure “anonimo” per non comparire) noi la verificheremo e le migliori saranno pubblicate nel prossimo numero de “Il Corriere della Città”. (presto anche su Facebook!)
Europa terra di analfabeti informatici, colpa delle scuole – In Europa c’è un deficit crescente di competenze tecnologiche fra i giovani che pagheremo con un prolungamento della crisi occupazionale. E’ scritto in un rapporto dell’UE: i ragazzi di oggi sanno usare un dispositivo touch, aggiornare social network ma pochi sanno cos’è il linguaggio php o sanno come si programma una riga di Aprile 2012
fonino. Texas, un uomo aggredisce una donna a colpi di Armadillo Congelato – Secondo una prima ricostruzione l’uomo avrebbe cercato di vendere l’animale alla signora, quando è scoppiata una violenta discussione che avrebbe spinto l’individuo ad utilizzare in modo improprio l’Armadillo.
Un sondaggio condotto in Germania rivela che il 40% dei ragazzi fra gli 11-15 anni non sa che il sole sorge a est (WELT ONLINE, Germania)
Lo sapevate che..? Un comune file mp3 riproduce soltanto il 5%ca del file audio originale.
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DEVIL MAY CRY HD COLLECTION
Dante si rifà il look e il rock a suon di fendenti torna su console
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oveva essere un nuovo capitolo della serie Resident Evil e invece si è trasformato in un brand prestigioso, amato da milioni di giocatori. A circa undici anni di distanza dal suo primissimo debutto su Playstation 2, la serie Devil May Cry approda su console di terza generazione attraverso la Devil May Cry HD Collection. All’interno di questa fantastica raccolta troviamo i primi storici tre capitoli della serie Capcom, rimasterizzati in alta definizione, con tanto di trofei e i contenuti inediti dell’edizione speciale di Dante’s Awakening. Tutto ciò la rende un must per chi ama il genere action/adventure e non si è potuto godere questi capolavori su PS2. La versione che abbiamo testato per voi è quella X360: il titolo si apre con una schermata dove scegliere con quale dei tre giochi iniziare o aprire la gallery, dove ci sono immagini inedite per il 10 anniversario della saga. Pronti a rispolverare spada e pistole? Si torna ad ammazzare demoni. Si torna ad essere Dante! Dante è il misterioso e schivo proprietario del negozio Devil May Cry, dove lavora come tuttofare. Ma ecco che una notte riceve una inaspettata visita da una donna di nome Trish, che dopo aver verificato che Dante fosse realmente il figlio del demone Sparda, lo ingaggia per cacciare il principe dei demoni Mundus, rinato vent'anni prima e pronto a invadere il mondo umano. In Devil May Cry 2, seguito diretto dell’originale, Dante viene ingaggiato per fermare un’ imminente catastrofe causata da un uomo dell'alta società, Argus, che sta preparando un rituale per aprire il portale dei demoni e acquisire il potere di Argosax, uno dei principi dell'inferno. Parallelamente, entra in scena per la prima volta Lucia, una rossa misteriosa ed esperta nell’arte del combatti-
mento quasi quanto Dante e che sembra sapere tante cose sul nostro ammazzademoni. La donna cerca di scoprire chi è lei in realtà e perchè è dotata di poteri demoniaci, andando cosi a intrecciare la propria vicenda con quella di Dante. In Dante’s Awakening, vero e proprio prequel della serie, un giovane Dante sta per aprire il leggendario negozio che tutti conosciamo, ma un’orda di demoni mandati dal fratello Vergil invade il negozio. Intanto Vergil assiste alla scena da una torre, "Te Mi Ni GRU" , portale che congiunge il mondo umano a quello demoniaco. Ma per aprire questo portale ha bisogno di due medaglioni, uno dei quali appartiene a Dante. La storia del primo e del terzo capitolo rimangono ancora oggi appaganti e ricche di fascino, colpi di scena e sane risate davanti al modo di fare tagliente e strafottente del nostro cacciatore, sia con le donne che con i poveri demoni pronti a cadere sotto la sua lama. Poco mordente invece per il secondo capitolo. Siamo davanti a un Dante troppo serio, quasi stanco del suo lavoro e poco regala il nuovo personaggio di Lucia. E passiamo al lato tecnico: nel primo capitolo abbiamo notato e apprezzato un aumento dei rending delle texture e i movimenti sono adesso più veloci e appaiono più fluidi rispetto alla versione d’origine. Purtroppo alcuni effetti speciali, come la realizzazione delle fiamme, non sono stati modellati in maniera soddisfacente. Nel secondo capitolo, a parte qualche piccola miglioria legata alla fluidità, non abbiamo niente di eccezionale. A dire il vero le texture non sembrano nemmeno rimasterizzate. Il terzo capitolo era già ottimamente realizzato: e la rimasterizzazione sembra riuscita bene, in quanto troviamo la fluidità aumentata e le texture più curate. Per il resto potete godervi al massimo l’atmosfera gotica del primo capitolo, i giganteschi boss del secondo e tutte le sequenze mozzafiato che vedono protagonista il figlio di Sparda. Un plauso ai nemici e ai boss di fine livello, biglietti da visita di questa serie. Per ciò che concerne l’audio del primo capitolo, il suono è stato rimasterizzato totalmente, aspetto che si può notare anche durante le fasi esplorative. Le soundtrack sono ben curate e il fading non è dispersivo ma sempre azzeccato e preciso. DMC 2 purtroppo sembra un copia e incolla della versione originale. Nulla di eccezionale in definitiva. In DMC3, dopo aver sentito singolarmente ognuna delle soundtrack (cosa possibile nella gallery), vi renderete anche voi conto che non si può avere di meglio. Con suono HD e dolby 5.1 . Devils Never Cry è qualcoAprile 2012
sa di sublime. Il gameplay per questa Collection è rimasto invariato, ma chi ha giocato gli originali Capcom, sa bene che già dopo alcuni minuti di gioco si ha la totale confidenza con i comandi. Ancora oggi è uno spettacolo vedere Dante saltare, correre, sparare con le sue fide pistole gemelle e tagliare ogni cosa che si muove con la sua spada. Qualche meccanica oggi potrebbe risultare legnosa: nel primo capitolo ad esempio, non è possibile sparare e correre contemporaneamente e dobbiamo premere il tasto di "puntamento" per poter far fuoco con le nostre armi. Nei titoli successivi, il controllo del personaggio risulta semplice e intuitivo. Tantissime armi, trasformazioni demoniache, boss di fine livello temibili e combo da capogiro, non faranno che ipnotizzavi dall’inizio alla fine. Per i più pigroni che non amano il gioco duro, il livello di difficoltà in DMC3: Special Edition è stato ritoccato per renderlo più accessibile. Ricordiamo infine che è possibile giocare nei panni di Virgil in questa edizione. La longevità si attesta su ottimi livelli, considerato che stiamo parlando d tre giochi, extra inediti per il terzo capitolo e la possibilità di vestire i panni di Lucia per tutto il secondo capitolo (con alcuni leggeri cambiamenti rispetto allo scenario di Dante).
In conclusione Devil May Cry HD Collection rappresenta un’ottima occasione per rispolverare una delle serie più accattivanti e di successo degli ultimi anni. Dante è ancora in forma smagliante (forse un po’ meno nel secondo capitolo della serie): se amate gli action senza respiro, a base di scontri a fuoco e all’arma bianca con un sano condimento a base di demoni di ogni sorta, questa è la raccolta che fa assolutamente per voi. Se possedete già le edizioni originali risparmiante i soldi per il reboot di Ninja Theory in arrivo entro l’anno. Per tutti gli altri: “Let’s rock!” Antonio Mennillo www.cyberludus.com
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