Il Corriere della Città - Ottobre 2010

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Anno 2 Numero 10

OTTOBRE 2010

GRATUITO

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BUON COMPLEANNO

IL CORRIERE DELLA CITTA’ COMPIE UN ANNO E TIRA LE SOMME: AI LETTORI DIRE SE POSITIVE O NEGATIVE

TANGENTOPOLI: TERZA PUNTATA

SPECIALE AMBIENTE POMEZIA-ARDEA

LA ASL LASCIA I DISABILI A PIEDI

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Editoriale

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Il Corriere della Città

Copertina numero

Numero 10 Anno 2 OTTOBRE 2010 Distribuzione gratuita

UN LUNGO ANNO INSIEME E’ PASSATO UN ANNO DALL’USCITA DEL PRIMO NUMERO DEL CORRIERE E SIAMO ANCORA QUI A “DARE FASTIDIO” uesto è un editoriale diverso dagli altri, dove i personaggi principali, nel bene e nel male, sono sempre stati i politici. Questa volta c’è un unico protagonista, Il Corriere della Città, che con questo numero compie un anno. Un traguardo che, ad ottobre 2009, non sapevamo se saremmo stati in grado di raggiungere e in che modo. Ci siamo arrivati tra alti e bassi, crisi e affanni, ma anche tante soddisfazioni e, soprattutto con la stessa passione del primo giorno. Per quanto fatto io vorrei ringraziare tutti coloro che hanno collaborato per la riuscita di questo giornale, a partire da Paolo, molto più di un grafico, visto che sopporta le mie isterie da chiusura numero, per passare a Claudia, Matteo, Luca e Mauro, che sono stati sempre disponibili anche alle richieste più assurde. Senza voler essere melensa, ringrazio anche gli sponsor, in special modo quelli che non si sono fatti influenzare dai “consigli disinteressati” di chi preferirebbe veder scomparire questo giornale, che forse dà fastidio a più di qualcuno. In questo anno i miei colla-

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boratori ed io abbiamo cercato di raccontare la, anzi le, città – Pomezia ed Ardea – in maniera obiettiva, senza farci influenzare né strumentalizzare, cercando di approfondire gli argomenti e soprattutto senza farci spaventare da nessuno. A volte ci siamo riusciti, altre no, ma sempre ci siamo impegnati al massimo, proprio grazie alla passione di cui si parlava sopra, che ci ha portato a fare anche la versione on line della testata, rendendola una sorta di quotidiano locale, con notizie che hanno quella freschezza che un periodico non potrà mai avere. Guardando indietro vedo quindi che la strada percorsa a fatica è sufficientemente lunga, rispetto a quanto immaginato un anno fa. Ma la cosa bella è guardare avanti, dove la strada non si vede, ma si sogna. Ed il sogno che tutta la redazione coltiva è quello di continuare ad uscire puntuali, crescere ancora, cercare di diventare un punto di riferimento per i cittadini che vogliono informazione. E per questo, come un anno fa, vi chiedo: continuate Maria Corrao a leggerci.

Via Danimarca, 57 00040 Pomezia

E-MAIL: ilcorrieredellacitta@gmail.com

EDITORE: La Città

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao

E-MAIL: redazione@ilcorrieredellacitta.it direttore@ilcorrieredellacitta.it

IN REDAZIONE: Alessia Ambra Achille Mauro Valentini Luca Mugnaioli Matteo Acitelli Alfredo Corrao Luigi Simone Pietro Conti Claudia Sperduti

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: Studio Grafico O.K.

CHIUSURA REDAZIONALE: 29/09/2010

STAMPA: Arti Grafiche Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009

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VERSO LE ELEZIONI... SE LA STRADA DELL’INFERNO È LASTRICATA DI BUONE INTENZIONI, COME SARÀ QUELLA PER LA POLTRONA? e a livello amministrativo e pratico a Pomezia in questi mesi è stato fatto ben poco, tutt’altra faccenda è la parte politica. L’avvicinarsi delle elezioni ha dato il via ai “lavori in corso” – palesi o sotterranei, a seconda dei casi – che porteranno ad accordi, nomine ed accomodamenti. Al momento ci sono poche certezze, ma anche quella più accreditata – la candidatura De Fusco bis – potrebbe nascondere eventuali sorprese, magari dettate da richiami più potenti verso altri lidi, forse in Provincia. E’ infatti cosa nota come l’attuale Primo Cittadino sia stato più volte indicato come il sostituto di Maria Rita Stella a capo dell’Assessorato alle Politiche della Scuola e come De Fusco ami la cultura e l’istruzione. Di ufficiale – la presentazione sarà fatta il 5 ottobre - c’è la candidatura a sindaco di Alba Rosa con Sinistra Ecologia e Libertà, che dopo la spaccatura avvenuta nel centrosinistra lo scorso novembre è andata dritta per la sua strada, magari perdendo qualche pezzo – come Battistelli – ma acquisendone altri. Passando sull’altro fronte le cose si complicano: il PDL è frazionato peggio di una

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tavoletta di cioccolato e forse neanche una lenta fusione a bagnomaria potrebbe dare l’omogeneità necessaria per poter aspirare ad una scontata vittoria. Gli esponenti di Forza Italia e Alleanza Nazionale hanno ormai dimostrato con i fatti (ma anche a parole) che la possibilità di stare insieme è definitivamente tramontata: il Coordinatore Rodolfo Serafini indice riunioni senza invitare i forzisti, che si sentono prevaricati da una figura “inesistente”, dal momento che secondo per gli esponenti di F.I. il partito è stato commissariato. Gli stessi esponenti – evidentemente non sicuri del loro futuro – hanno fatto una passeggiata fino a Chianciano in occasione della convention indetta dall’UDC di Casini. Come logica vuole a questo congresso hanno partecipato il coordinatore locale, Gaetano Penna, e la capogruppo consiliare Maria Rotonda Russo, ma anche Ruffini, Schiumarini e Cruciani, che con la nascente Costituente di Centro non dovrebbero avere nulla in comune. O sì? Del resto, è nota l’estrazione democristiana di Ruffini, mentre gli altri due potrebbero essere andati a segui-

to. Ma nella cittadina toscana c’era anche Vincenzo Mauro, il vice coordinatore (nominato da Serafini tra le polemiche di Forza Italia) del PDL pometino: anche lui lì per l’aria buona? Data per scontata la divisione tra i due gruppi, resta da capire quale potrebbe essere il sindaco per il PDL. A Gennaio Luigi Celori, nel corso di un’intervista rilasciata al nostro giornale, aveva avanzato la sua candidatura, che potrebbe concretizzarsi grazie all’appoggio dei vertici regionali: Celori, dopo tutto il lavoro fatto per il partito soprattutto a livello regionale, non ha avuto l’occasione di ricandidarsi per via della Pisana vista l’esclusione della lista. Il “premio di consolazione” potrebbe essere proprio la nomina a candidato ufficiale. Ma andrebbe bene per tutti gli altri, dal momento che già qualche mese fa i volontari papabili erano almeno 5? E, soprattutto, andrebbe bene agli elettori, visto il calo di consensi registrati da Celori nell’ultima tornata? La critica che gli viene mossa è quella di aver sempre pensato di più alla Regione che al Comune e questo i cittadini lo sanno. Lo voterebbero comunque, se fosse lui il prescelto? Tra i forzisti Cruciani ha più volte affermato di “aver già dato”, autoescludendosi da qualsiasi gioco; non è certo la stessa cosa per Schiumarini, che invece gradirebbe molto un’eventuale nomina. L’UDC non sembra invece avere intenzione, almeno per il momento, di fare nomi, anche perché – come già accaduto in passato – sente di poter essere l’elemento di forza che potrebbe condurre alla vittoria l’uno o l’altro schieramento. Attende quindi le varie proposte, sperando che questa volta l’intuito non lo tradisca. In mezzo a tutta questa confusione ci sono le varie liste, già formate o nascenti, come il movimento “5 Stelle”, dei Grilli Pometini, che hanno invitato tutti i cittadini a proporre la loro candidatura. Unico condizione posta è quella di essere “puliti”. Secondo Fabio Fucci, responsabile del movimento, il candidato non deve aver riportato sentenze di condanna in sede penale, anche non definitive, e non può candidarsi in caso di prescrizione una volta accertato il reato. Inoltre, non dovrà avere assolto in precedenza più di un mandato elettorale, a livello centrale o locale, a prescindere dalla circoscrizione nella quale presenta la propria candidatura. Dei limiti che escluderebbero tutti gli attuali amministratori e molti di quelli che aspirano a diventare tali. Il riferimento a tangentopoli è infatti chiarissimo, anche se non è certo solo quella la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti i nostri politici. Altra lista che avanza è quella guidata dall’ex sindaco Pietro Angellotto, che sta facendo delle vere e proprie crociate contro il modo di agire di questa amministrazione, puntando il dito soprattutto sui concorsi appena indetti e su quelli revocati, che lega alle presunte assunzioni clientelari più volte denunciate pubblicamente attraverso manifesti e riunioni. Ci sono poi altri numerosi simboli, che da soli non riuscirebbero a far eleggere neanche mezzo consigliere, ma che tutti insieme potrebbero proporsi a qualche partito più grande per portare altra acqua al mulino. Insomma, la fiera è iniziata, anche se in sordina. Poco alla volta tutti gli strumenti inizieranno a suonare: speriamo ne esca fuori una bella musica e non la solita cacofonia. Maria Corrao


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TRE PUNTI PER RIPARTIRE RISANAMENTO FINANZIARIO, ORGANIZZAZIONE DEGLI UFFICI E PIANO REGOLATORE: COSÌ SI RILANCIA POMEZIA SECONDO FLORIS n anno fa era il primo dei non eletti nelle liste dei DS e giurava di essere disgustato dalla politica. Poi le ben note vicende che hanno accompagnato questa legislatura lo hanno portato nuovamente sugli scranni dell’aula consiliare, facendo il suo ingresso - al posto del quasi omonimo Antonio Flore, divenuto Assessore all’urbanistica - in un momento alquanto burrascoso, che lo ha portato quasi ad avere il record di amministratore con meno giorni (5!) di governo - ricordiamo che poco dopo la sua nomina il Sindaco diede le dimissioni, poi ritirate - ma Antonio Floris, veterano della politica grazie alle sue quattro legislature (con questa arriviamo alla quinta) ha guardato alle beghe con un distacco esemplare. Del resto, nei suoi trascorsi tra i palazzi pometini, ne ha viste di tutti i colori, e non sono certo gli show e le crisi attuali che lo spaventano. Quello che lo preoccupa è piuttosto la “trasformazione” che il centrosinistra ha subìto nel periodo in cui è mancato dall’amministrazione. Tant’è vero che, solo qualche mese prima di essere nominato consigliere, in un’intervista rilasciata proprio al nostro giornale aveva dichiarato di non voler più fare politica, ma solo il nonno e lo sportivo. Cosa le ha fatto cambiare idea? “Non ho cambiato

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idea, resto sempre del pensiero che questo tipo di politica non mi piace. Ma le circostanze createsi dopo la morte del consigliere Gatti hanno portato il centrosinistra ad un punto impensabile ad inizio legislatura, con un’assenza di numeri davvero preoccupante. Ho quindi riflettuto e, con coscienza, da “vecchio compagno”, ho deciso di accettare il ruolo che mi era stato offerto”. E con esso anche tutto quello che aveva disprezzato fino a qualche giorno prima? “Assolutamente no. Infatti, per dare il mio appoggio a questa maggioranza traballante ho posto delle condizioni”. Quali? “Le scelte vanno fatte in maniera collegiale, con il sindaco, gli assessori ed i consiglieri di maggioranza, con la massima lealtà reciproca. Quando si va in consiglio bisogna essere compatti nei confronti dell’opposizione, alla quale si deve mostrare coerenza e chiarezza d’intenti. Se invece si continuerà ad avere atteggiamenti equivocabili, sarò il primo a lasciare”. Giusto un anno fa lei rimproverava questo governo di non aver fatto quanto dovuto nei tempi previsti. Visto che da allora fino ad oggi non è che sia stato fatto

molto, oltre all’approvazione di alcuni piani integrati ed la sudatissima approvazione del bilancio, crede che adesso, nei pochi mesi che rimangono, si possa fare qualcosa di concreto per la città? Se prima, parole sue, si sarebbe dovuto mettere il turbo, ora si dovrebbe prendere lo shuttle... “Credo invece che ci siano ancora le possibilità di recuperare, anche se dovremo fare le corse contro il tempo”. Quindi cosa farete? E qual è il suo ruolo? “Ottemperare al programma di fine legislatura firmato da tutta la maggioranza, che sostanzialmente si suddivide in tre grossi punti: il risanamento dello stato finanziario del Comune, riorganizzazione degli uffici e l’assetto del territorio. Qui mi sento ancora più coinvolto, visto che sono stato nominato presidente della commissione urbanistica”. Partiamo dal risanamento delle casse comunali. “Innanzi tutto è fondamentale votare le variazioni al bilancio, in modo che i vari assessorati possano finalmente usufruire delle somme a loro destinate. Dobbiamo certo essere oculati, dandoci delle priorità. Purtroppo neanche quest'anno siamo riusciti a chiedere mutui, visto che il Consuntivo 2009 non è ancora stato approvato, ma sembra che il Sindaco abbia stretto accordi con alcune banche per dei finanziamenti – si parla di 8 milioni – agli stessi tassi della Cassa Depositi e Prestiti”. Passiamo ora all’assetto del territorio e quindi al piano regolatore... “Nei prossimi giorni il Consiglio Comunale discuterà di edilizia popolare e convenzionata, ovvero dei comparti E, F, ed I. Per i primi due non dovrebbero esserci grossi problemi: sto lavorando sulla convenzione da proporre al proprietario dei terreni. Puntiamo molto sulla realizzazione dei servizi, tra i quali sarà indispensabile una scuola materna ed una elementare. Appena l’accordo sarà firmato, si potrà partire con l’assegnazione dei terreni rimanenti alle cooperative. Per Santa Palomba c’è invece ancora qualche difficoltà. Tornando ai servizi, per risolvere i problemi dei bimbi delle materne in lista d’attesa, oltre all’asilo che verrà costruito nel comparto E-F, ne sorgerà un altro al Querceto, dove il costruttore Mezzaroma ha già garantito 6 aule, ma noi stiamo contrattando per averne di più. Altra cosa importantissima è che dal 12 Agosto nella cassaforte del Comune è stata depositata la proposta di variante al piano regolatore, che è fermo al 1974. E’ nostra intenzione arrivare presto all’approvazione, per adeguare Pomezia alla crescita che ha fatto in questi 36 anni, focalizzando l’attenzione sui servizi. Nel piano sarà inclusa la costruzione di un centro sportivo che comprenda anche lo stadio, visto che quello attuale non è conforme alle esigenze della squadra, facendo diventare lo spazio che adesso occupa il centro di via Varrone un parco pubblico, il tutto con costi a carico dei privati e non dell’amministrazione, che deve trattare il più possibile con gli imprenditori. Ovviamente la variante comprende molto di più, a partire da una migliore viabilità. Ma per i particolari dobbiamo attendere l’apertura della busta con i piani”. Piani che, se approvati, daranno davvero un nuovo volto a Pomezia. Speriamo che sia un bel volto. Alessia Ambra Achille

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SE CANTANO TROPPI GALLI...

iamo ormai arrivati ad autunno inoltrato ma nessuna nuova, almeno ufficiale, arriva dal PDL. Dopo le minacce estive di espulsione dei dissidenti da parte dei vertici provinciali e regionali del Popolo delle Libertà, non è scaturito nessun provvedimento a danno dei quattro consiglieri di Forza Italia che, in occasione dell’approvazione del bilancio, non hanno votato come indicato da Roma. Ma se, nel numero scorso, abbiamo sentito proprio un esponente di F.I., adesso proviamo a sentire la versione di chi viene da Alleanza Nazionale, Antonio Maniscalco, al quale ripetiamo la classica domanda “ma il PDL, a Pomezia, esiste?”. La risposta è diametralmente opposta a quella che ci era stata data da Ruffini. “Certo che sì. Ha numerosi componenti ed un valido direttivo. Ovviamente non può esistere a livello consiliare, perché lo Statuto non consente la creazione di gruppi diversi da quelli portati alle elezioni, ma fuori dall’aula il PDL è vivo e vegeto”. Ma sempre diviso, visto che, nonostante i tentativi, non c’è mai stata una vera unità tra le due parti. “Ci abbiamo provato, nominando dapprima un portavoce, Massimiliano Cruciani, e poi un coordinatore, Rodolfo Serafini. Entrambi questi nomi sono stati scelti in accordo tra le parti, senza alcuna prevaricazione, per cercare di formare un gruppo omogeneo, che potesse fare una vera opposizione e si ponesse come alternativa al governo di centrosinistra non solo adesso, ma anche e soprattutto in vista delle prossime elezioni”. Ma nella realtà non è sembrato che ci fosse tanta egemonia, anzi, le spaccature più profonde si sono riscontrate proprio all’interno di Alleanza Nazionale. “Devo riconoscere che, nel bene e nel male, i componenti di F.I. sono sempre stati più compatti di noi, dove troppo spesso c’era chi ragionava solo in un’ottica individualista. L’immagine data ai cittadini non è certo di compattezza”. Ma per quale motivo non siete mai riusciti ad

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amalgamarvi? “Purtroppo a Pomezia ci sono troppi galli – mi ci metto anch’io – nel pollaio, ed insieme non possono stare”. Per assurdo, la divisione creatasi a luglio ha in un certo senso ricompattato voi di A.N., ma come mai da Roma non è mai arrivata l’ufficializzazione di eventuali provvedimenti nei confronti di chi non ha seguito le indicazioni che venivano dall’alto? “La motivazione non la conosco, ma so per certo che nell’ultima riunione del PDL, che si è svolta a fine settembre, c’erano tutti tranne gli esponenti di F.I. Sempre nel bene e nel male, penso che servirebbe maggiore trasparenza anche da parte dei vertici regionali e provinciali, che devono essere chiari nelle loro intenzioni”. Non è che erano assenti perché avevano preferito andare alla manifestazione organizzata a Chianciano dall’UDC? In Toscana era presente anche il vostro vice coordinatore: come si spiega queste presenze in campo nemico? “Non so perché qualcuno che non è dell’UDC sia andato a questo convegno. Immagino lo abbia fatto per amicizia nei confronti di qualcuno, visto che molti sono di estrazione democristiana. Non voglio pensare che possa esserci qualcosa di diverso”. Eppure le ipotesi peggiori sono già state fatte. “Non da me, anche perché basta poco per strumentalizzare quello che dico: è sufficiente ricordare che qualche mese fa sono stato accusato di aver fatto accordi con la maggioranza per diventare presidente del consiglio, e solo perché avevo fatto tardi – in maniera assolutamente involontaria – per l’appello. Purtroppo troppe volte si fa politica sui pettegolezzi invece che sui fatti, ma questo è un metodo che non mi appartiene”. Ma secondo lei alle prossime elezioni sarà il PDL l’alleato naturale della nascente Costituente di Centro, soprattutto calcolando che i voti provenienti da essa potrebbero essere l’ago di una bilancia che al momento non si sa da quale parte possa pendere? “E’ vero che in politica tutto si basa sui

numeri, ma penso che, a prescindere da quali siano i simboli che compongono le liste, alla fine siano le persone che determinano la vittoria o la sconfitta. Se non hai la fiducia della gente puoi andare dove vuoi, ma non servirà a nulla. Lo dimostrano coloro che, sperando di salire sul carrozzone dei vincitori, nel 2006 facevano parte della lista UDC e, appena un quarto d’ora dopo i risultati, ne sono usciti. Certo non si può pensare che credevano nei valori del partito... Quello che serve per avere la fiducia dell’elettore, secondo me, non è andare dove soffia il vento, ma presentare un programma valido ed offrire serietà, correttezza ed affidabilità”. Ma alla fine sono i numeri che danno la vittoria. “Questo se si passa in prima battuta, quando c’è il traino di tutti i componenti della lista. Ma se si arriva al ballottaggio il discorso è diverso: l’elettore non è stupido e, se in fase di elezione del consigliere può aver agevolato l’amico, quando si trova davanti alla scelta tra due candidati a Sindaco decide sicuramente per il meno peggio, come è successo alle scorse elezioni”. Perciò il PDL per avere speranze di governo più che guardare alle alleanze dovrebbe pensare al programma? “Oltre che un ottimo programma, deve presentare liste formate da persone valide ed un candidato a sindaco serio”. Questo significa che al momento non avete nessuna di queste cose? “Non c’è ancora il programma, sul quale stiamo lavorando”. Quindi avete già il candidato sindaco? “Abbiamo la corsa a Roma, come al solito. Penso che anche questa volta il nome verrà dall’alto”. Perché? “Torniamo al discorso iniziale dei troppi galli, che non riescono a mettersi d’accordo...Alla fine dovrà essere il fattore a decidere”. Alla luce dei trascorsi politici, è logico pensare che uno dei più papabili alla candidatura a Primo Cittadino possa essere Celori: visto che quest’anno, per cause altrui, non ha potuto giocare la carta delle Regionali, il ringraziamento da parte dei vertici per il lavoro svolto finora potrebbe essere questo? “Bisognerebbe chiederlo a loro, non so cosa abbiano in mente al momento”. Ma l’eventuale “gratifica” andrebbe ad annullare le possibili altre carte da giocare, tra le quali c’è anche la sua. Già da tempo, infatti, circolano una serie di nomi di possibili sindaci, tra i quali anche quello di Maniscalco. Non sarebbe meglio decidere in loco invece che adeguarsi alle scelte romane? “Ancora non si sa se e quali possano essere queste scelte”. Basandosi solo sulla credibilità acquisita in questa ultima legislatura e non sui programmi o sul candidato a sindaco, se si votasse domani chi vincerebbe? “E’ una bella lotta, se la giocano alla pari”. In positivo o in negativo? “Noi non abbiamo certo brillato, come opposizione. La forza della maggioranza è stata proporzionale alla nostra incapacità di mandarli a casa. Dall’altra parte c’è invece un’amministrazione fallimentare, che forse è stata la peggiore degli ultimi decenni, o comunque quella che più di ogni altra ha tenuto lontano la gente dalla politica e dalla vita amministrativa della città. Soprattutto il Sindaco non è mai stato vicino ai cittadini se non in occasione delle feste. Non mi risulta, infatti, che abbia mai dedicato tempo al ricevimento del pubblico, anzi adesso, spostando l’aula consiliare presso l’università, dà un chiaro segnale di allontanamento dalla gente. Sentite le lamentele dei cittadini, teoricamente dovremmo essere avvantaggiati noi, ma entrambi gli schieramenti, per un motivo o per un altro, non hanno combinato granché di buono”. Quindi in senso negativo... “Purtroppo sì”. E chi vincerà? “Chi riuscirà ad offrire la proposta più seria ed affidabile rispetto ai nomi dei consiglieri e del candidato a sindaco, che deve essere una persona che abbia già dimostrato di saper stare vicino alla gente. E questo non significa dare posti di lavoro solo a chi fa la voce grossa o agli amici, ma andare incontro alle esigenze di tutti, senza fare distinzioni”. Chi - per i due schieramenti - ha queste caratteristiche, secondo lei? “Tutti quelli che hanno passato il loro tempo a disposizione dei cittadini”. E chi siano lo sanno sicuramente meglio a Pomezia invece che a Roma...



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LA DESTRA CONTRO LA DESTRA DALLE “PRELIBATEZZE” NAZIONALI A QUELLE DI ARDEA iamo un Paese che non si fa mancare veramente nulla e Ardea, ovviamente, non fa eccezione; anzi, in certi momenti precede le “prelibatezze” nazionali divenendo una fucina, un laboratorio politico, sebbene dal pensiero minimale e dal profilo sempre più personalistico e mai disgiunto dall’affarismo più becero, smaccato e misero. Nel numero scorso ci siamo occupati di quello che abbiamo definito “L’Inciucio in salsa rutula”, per porre in rilievo le ambiguità, i voltafaccia, le deprecabili manovre sotterranee della politica locale. In molti si sono offesi, lamentati, hanno vilmente inveito contro l’articolista per interposte persone. Non lo hanno fatto i veri protagonisti, ovvero il riconfermato assessore Bosu o i suoi supporter, ma quelli che si sono sentiti inchiodati alle loro responsabilità. Che si sono sentiti chiamati in causa non dalle dicerie, ma dai fatti: sono quegli stessi esponenti che, da anni militanti nel centrosinistra, allo scorso ballottaggio decisero di far perdere la coalizione Giordani accordandosi sottobanco con Eufemi. Poi pretesero per lungo tempo di presentarsi come membri della minoranza, addirittura dichiarandosi appartenenti al nascente Partito Democratico. La farsa fu smascherata da contingenze politiche locali: influenti personaggi della maggioranza di Eufemi pre-

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tesero di ritornare a occupare la presidenza del consiglio, con conseguente assegnazione ai reprobi di un assessorato di prestigio. Ma al peggio, come dice il vecchio adagio, non c’è mai fine, cosicché alle nefandezze nazionali (l’intera estate passata a leggere e subire le carinerie dei giornali Berlusconiani sulle presunte “capacità” immobiliari dei Fini) si sono aggiunte le stranezze locali. Oggi sappiamo che a livello nazionale nella coalizione guidata dal PDL c’è un altro partito che, probabilmente, non farà sconti sulle questioni della legalità. Mentre a livello locale anche Ardea ha giocato le sue carte: dell’inciucio abbiamo detto, ma ci sono altre stranezze, incomprensibili alchimie, comportamenti che vanno doverosamente riportati alla luce, per informare chi vuole conoscere i fatti ed eventualmente prendere le distanze da alcuni cittadini incoerenti o falsamente buontemponi. A cosa ci riferiamo? Al comportamento abnorme, incredibile, di alcuni personaggi dichiaratamente e notoriamente di destra, che in ogni occasione si sono presentati al pubblico rutulo a braccetto con Eufemi, condividendone il programma, le iniziative di “sgoverno” del territorio e che improvvisamente hanno cominciato ad agitarsi adottando iniziative e comunicati nella direzione contraria. Hanno inteso sottolineare la

negatività dell’azione di Eufemi, le incongruenze e le sue inadempienze. Tra i principali protagonisti spiccano gli esponenti apicali di alcuni comitati di quartiere. Cosa sarà mai successo? Costoro si comportano alla stregua di personaggi provenienti da orbite di extraterresti, atterrati da poco ad Ardea e che si prodigano in denunce e proteste. Purtroppo non è così, questi signori hanno rastrellato voti, hanno fatto proseliti, hanno brigato per far eleggere Eufemi e oggi pretendono di fare il controcanto con accentuazioni notevoli. Diceva il politico di lungo corso Andreotti: “… a pensare male si fa peccato ma spesso s’indovina!”. Bene, non vorremmo pensare male e neanche peccare, ma non sarà, per caso, che Eufemi non abbia mantenuto qualche impegno che nulla ha a che vedere con gli interessi generali dei cittadini e ora i “nostri eroi” traggono improbabili conseguenze? Noi crediamo che gli elettori di Ardea non siano degli sprovveduti e quindi sapranno bene come regolarsi in avvenire. Certo non è la prima volta che la destra “mangia” la destra, si auto dilania tra i suoi componenti. Basterebbe rammentare che gli ultimi tre sindaci dello stesso schieramento, prima dell’attuale governo, sono andati a casa con molto anticipo rispetto della scadenza naturale e proprio per mano di noti esponenti della maggioranza, che votarono con la minoranza per mandarli a casa, salvo poi rimettersi di nuovo tutti amorevolmente assieme per il “bene di Ardea”. Non è un mistero che in questo mandato, in cui Eufemi beneficia di una maggioranza “bulgara” (18/19 consiglieri su 20), non regni “buon sangue” tra i soliti componenti, basterebbe rammentare che i quattro consigli comunali andati deserti prima delle vacanze estive, l’azzeramento della giunta ed il successivo rimpasto, con la grande novità del clamoroso siluramento del vice sindaco Morini, probabilmente il candidato a Primo Cittadino più accreditato per succedere a Eufemi. Insomma, anche Ardea di certo non si fa mancare nulla. In ogni caso, per ricevere “apprezzamenti” diretti e non per interposta persona ecco il mezzo più faciMichele Lotierzo le: m.lotierzo@live.it


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L’AVVOCATO DEL PATRIMONIO L’ASSESSORE MARIA PIA PAGANO STUDIA IL RILANCIO ECONOMICO DI ARDEA ’ arrivata ad Ardea, unica donna in una Giunta di uomini, in un momento delicato dal punto di vista sia politico che amministrativo. Maria Pia Pagano, avvocato, è stata nominata assessore in occasione del rimpasto fatto da Eufemi dopo le dimissioni dell’intera Giunta, necessarie per riequilibrare le intese politiche all’interno del Consiglio Comunale. Ma se in quel senso le acque si sono immediatamente tranquillizzate, non si può dire lo stesso della parte amministrativa. A lei è infatti stato assegnato un Assessorato molto vasto: Patrimonio, Casa, Lavoro, Formazione professionale, ricettività portuale, rapporti intercomunali e beni monumentali. Il suo è un assessorato che comprende materie che, almeno a prima vista, sembrano essere alquanto eterogenee. Cosa c’entra il patrimonio con il lavoro o la ricettività portuale? Credo che proprio l’istituzione del mio Assessorato deve leggersi quale espressione della volontà dell’amministrazione di investire sul Patrimonio Ardeatino attraverso congiunte azioni di intervento, recupero, tutela e valorizzazione di tre principali forme di risorse: territoriali, quali l’area archeologica, con particolare interesse per i “beni monumentali”, l’area litorale, con specifico riferimento allo sviluppo delle attività produttive marittime ed il rilancio del territorio sotto il profilo turistico, in particolare mediante la realizzazione di una serie di “ricettività portuali” lungo il litorale Ardeatino; l’area rurale, quale potenziamento razionale delle attività produttive; risorse umane, quali le realtà lavorative e produttive presenti nel territorio e quindi del “lavoro” e la realizzazione di nuove competenze mediante la “formazione tecnico-professionale”; risorse economiche, quali la rivalutazione delle attuali capacità economiche dell’Amministrazione, anche nel-

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l’ottica di nuove opportunità per la soluzione della problematica della “casa”; la realizzazione di concrete opportunità economiche ed occupazionali mediante l’attuazione di iniziative pubbliche e private dirette allo sviluppo delle risorse territoriali e umane nel senso appena esposto. La gestione del “Patrimonio” di un Comune come Ardea intesa sotto tali molteplici aspetti non può, peraltro, prescindere da un’azione integrata con quella delle Amministrazioni limitrofe e quindi da “rapporti intercomunali”. Così inquadrato, è evidente che il mio assessorato presuppone una costante ed efficiente cooperazione tra i responsabili dei vari settori ed aree di competenza, ottimale per il funzionamento della macchina amministrativa”. Senza neanche avere il tempo di insediarsi, lei si è ritrovata immediatamente con numerose questioni scoppiate quest’estate, prima fra tutte quella relativa ai confini tra Ardea e Pomezia, ha tenuto banco con la storia del “terreno conteso” sulla Pontina Vecchia. “A questo proposito, su richiesta del sindaco, dei consiglieri e mia, il Dirigente dell’area urbanistica, Arch. Antonio Rocca, ha trasmesso a tutti gli interessati la relazione esplicativa che avevamo richiesto in merito, con la quale si afferma l’appartenenza delle predette porzioni di terreno al Comune di Pomezia e, conseguentemente, la legittimità della deliberazione del Consiglio Comunale di Ardea del 25.7.2008 e di tutti i successivi atti integrativi. Alla luce delle risultanze della Relazione tecnica ho richiesto ai Dirigenti delle specifiche aree di competenza di provvedere ad una compiuta verifica dell’esatta estensione del territorio del Comune di Ardea e consistenza del suo patrimonio, per verificare eventuali ulteriori difformità, oltreché programmare una serie di incontri sul tema in questione tra gli assessori e dirigenti, per tracciare linee guida

comuni, necessarie anche ai fini del completamento dell’opera di acquisizione, consolidamento e salvaguardia del patrimonio ardeatino”. Le accuse rivolte in questi giorni riguardano anche la vendita all’asta del negozio e del magazzino di Tor San Lorenzo, destinati alla Farmacia Comunale ed invece iscritti nel patrimonio della società costruttrice. “Per questa vicenda siamo ancora in fase di acquisizione di tutta la documentazione per completare e comprendere gli aspetti sostanziali e processuali di questa proprietà. E’ un lavoro, che contemplando aspetti tecnici e legali, richiede del tempo al fine di raggiungere un risultato certo e definitivo. Lo stesso metodo deve essere adottato per tutte quelle che sono le proprietà derivanti da pregresse convenzioni sottoscritte dal Comune di Ardea con società o privati al fine di verificare l’eventuale mancata trascrizione di atti, la reale consistenza del nostro patrimonio e le azioni che è possibile intraprendere a tutela dello stesso”. Una vicenda quasi risolta è invece quella dei lavoratori del salumificio “Cecconi”, dove ben 35 dei 50 lavoratori hanno rischiato il licenziamento. “Congiuntamente il Sindaco, il Capo del Gabinetto ed io, , ovviamente da quando ho ricevuto il mandato, ci siamo impegnati affinché quella che è una ricchezza del territorio non scompaia: si tratta di una ditta che sorge nel nostro Comune, che dà lavoro a nostri concittadini. Il 22 settembre, alla Regione Lazio, grazie all’intervento straordinario del Prefetto e del dirigente e consulente dell’Assessorato alle politiche del lavoro della Regione, si è raggiunta un’intesa di massima, consolidata il giorno dopo presso la sede della Federlazio. Tutte le parti coinvolte nella crisi hanno infatti firmato un accordo a seguito del quale la ditta “Cecconi” ha acconsentito al ritiro della procedura di mobilità avviata ad inizio settembre, al posto della quale subentra la cassa integrazione. La Regione Lazio ha messo a disposizione, per un affiancamento dell’azienda, proprie strutture di consulenza in questa fase di difficoltà, per cercare di individuare possibili acquirenti, che dovranno garantire il mantenimento dei posti di lavoro per i dipendenti. E’ indubbiamente un importante risultato e monito per altre controversie nell’ambito dei rapporti tra dipendenti ed aziende del territorio”. Parliamo ora di alloggi popolari: Ardea soffre di una carenza ormai cronica. Come pensa di risolvere questo problema? “A tale proposito al prossimo Consiglio Comunale sarà presentato, per la sua approvazione, il regolamento comunale avente ad oggetto la disciplina per l’alienazione dei beni di proprietà del Comune, atto indispensabile perché si offra la possibilità ai soggetti che attualmente occupano gli immobili di proprietà di Comuni di acquistarli a condizione, ovviamente, che gli stessi risultano in regola con i pagamenti dei canoni di locazione e che abbiano ancora i requisiti per acquisire il diritto. L’intento è quello di garantire solo a coloro che hanno diritto alla proprietà o al possesso degli immobili ed al contempo investire i proventi nella realizzazione di nuovi alloggi per le famiglie che versano in condizioni disagiate. Inoltre credo che la soluzione dell’emergenza abitativa possa essere risolta anche attraverso la procedura di urbanistica contrattata, considerato che nella seduta del 3 agosto 2010 il Consiglio Comunale ha già preso atto delle numerose offerte pervenute all’Amministrazione a seguito degli avvisi per il reperimento di aree da destinare ad opere e servizi pubblici. L’avvocato – forse per deformazione professionale – non fornisce maggiori particolari. “E’ mia abitudine prima ottenere il risultato e poi parlarne, non il contrario” Che anche ad Ardea finalmente abbiamo imparato che l’azione vale molto più dellae chiacchiere? Alessia Ambra Achille

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A TUTTO EUFEMI

IL SINDACO DI ARDEA DICE LA SUA SUI PROBLEMI DELLA CITTÀ, DALLA POLITICA ALL’AMBIENTE n rimpasto salutare, che porterà il governo Eufemi alla scadenza naturale del mandato senza problemi né ulteriori crisi. E’ così che il Primo Cittadino di Ardea giudica i cambiamenti avvenuti nella Giunta durante l’estate, frutto di nuovi equilibri all’interno dell’assise consiliare. Tra un’uscita clamorosa – quella di Renzo Morini – e due new entry – l’assessore al Lavoro ed al Patrimonio Maria Pia Pagano e l’assessore alla scuola Paolo Dei Santi – sembra che sia tornata l’armonia necessaria per una stabilità amministrativa a lungo termine. “E’ indubbio che dal punto di vista numerico, così come da quello politico, la maggioranza è ampia e salda. Questo ci permette di portare a termine non solo il mandato, ma anche il programma grazie al quale siamo stati eletti”. Ma è sicuro che da qui a breve non ci saranno nuovi rimpasti o ripensamenti? “La squadra che mi accompagnerà è quella che ho a disposizione in questo momento. Non ho intenzione di cambiare nessuno, né adesso né in futuro. Le chiacchiere, con relativi comunicati, che sono state fatte su questo argomento sono solo strumentalizzazioni da parte di qualcuno, che ha trovato cassa di risonanza in qualche giornalista che si diverte ad inventare le notizie, senza neanche cercare un riscontro nella realtà”. Dove la porterà questa strada? “Spero nella direzione giusta, che è partita con la ricerca della legalità nel senso più ampio del termine”. Questo ci collega alla riqualificazione del lungomare e

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all’abbattimento delle costruzioni abusive. Qual è la situazione attuale? “Abbiamo notificato tutte le ordinanze di demolizione – circa 80 – ai proprietari, i quali possono ovviamente ricorrere al TAR. Il Tribunale ha scadenziato le richieste, e, ogni volta che l’istanza viene rigettata, noi procediamo con l’abbattimento”. Quali potrebbero essere i tempi? “Spero che il tutto possa essere risolto entro l’anno e mezzo che ancora mi rimane a capo di questo Comune. Dalla nostra abbiamo l’appoggio politico della Regione, con l’Assessore all’Urbanistica Ciocchetti che si è schierato apertamente a favore dell’opera che stiamo compiendo”. Non sarebbe stato più utile un appoggio economico? “E’ infatti stata fatta una richiesta di finanziamento proprio per alleggerire l’onere che sta sopportando il Comune. Anche tenendo conto che quanto fatto è con rivalsa sul privato, che dovrà rimborsare le spese sostenute per gli abbattimenti, la realtà è che i soldi vengono anticipati dalle casse comunali ed un aiuto da parte degli Enti superiori è sicuramente gradito” Ma quanto viene a costare ogni demolizione? “Dipende dal fabbricato: ad incidere non è solo la sua grandezza, ma anche il materiale con cui è stato costruito. In molti vecchi manufatti sono stati utilizzati materiali nocivi ed in quel caso occorre effettuare anche una bonifica del sito, con conseguente aumento dei costi, che si aggirano comunque tra i 15 ed 30

mila euro ad unità”. Riuscirete a riprenderli o peseranno sulla collettività? “Noi stiamo operando a norma di legge, con le esecuzioni forzose, gli atti ingiuntivi ed gli eventuali sequestri cautelari per recuperare quanto speso che, ripeto, è a carico di chi ha commesso le irregolarità”. A proposito di recupero di denaro, proprio nei giorni scorsi si è finalmente conclusa, a favore del Comune, la vicenda SPE: come commenta quest’ultima sentenza? “Più che commentare questa sentenza, dico che la vicenda non doveva proprio iniziare, visto che è nata a causa di una colpevole decisione da parte di un giudice del Tribunale di Velletri, che inopinatamente ha ritenuto di emanare un provvedimento esecutivo senza neanche sentire la parte in causa, ossia il Comune, consentendo alla ditta di prendere quasi 11 milioni di euro che non le spettavano. I fatti hanno dimostrato che ho avuto ragione ad oppormi con tutte le forze a questo provvedimento illegittimo. Ben 4 sentenze – emesse sia dal Tribunale di Velletri che da quello di Roma, oltre al lodo arbitrale – hanno riconosciuto la validità delle argomentazioni dell’amministrazione; l’ultima ha confermato quanto già sapevamo condannando la SPE al risarcimento dell’intera cifra, più le spese legali sostenute. Il problema è che, nel frattempo, per colpa di un Giudice che ha sbagliato, i soldi hanno preso il volo. Per questo mi chiedo cosa verrà fatto contro questa persona. Quando sbaglia la Pubblica Amministrazione si procede per verificare le responsabilità. In questo caso, quali provvedimenti verranno presi? Io ho inoltrato una denuncia nella quale ho ribadito alla Procura della Repubblica quanto realmente successo, citando tutti gli attori della vicenda. Adesso aspetto che venga fatta chiarezza”. Recuperare un importo così elevato non sarà certo semplice... “Sicuramente no. Ci sono buone speranze di riavere in tempi relativamente brevi i 2 milioni e mezzo che la SPE aveva versato alla GERIT come tasse sull’importo: se era illegittimo l’atto, anche le operazioni conseguenti lo erano. Speriamo quindi che lo Stato ci riconosca quindi il rimborso. Per quanto riguarda la parte restante abbiamo già fatto partire tutte le azioni di recupero forzoso, che prevedono anche il pignoramento degli eventuali beni della società”. In questi giorni si è parlato della scadenza dei contratti a tempo determinato degli agenti di Polizia Municipale presti per la stagione estiva. Il timore è che il personale non sia più sufficiente per un Comune cresciuto a dismisura negli ultimi anni. Come pensa di risolvere questo problema? “Stiamo cercando il modo per mantenere il posto a quegli agenti, che per l’amministrazione non rappresentano alcun costo, visto che la loro è una spesa “autofinanziata” dall’attività che svolgono e non incide né sul patto di stabilità né nel computo delle spese per il personale”. Personale che, sempre valutando il numero attuale degli abitanti, scarseggia alquanto... “Quello è un problema vero: noi possiamo contare solo su 150 dipendenti, mentre Comuni grandi come il nostro ne hanno almeno il doppio. Ma la crescita demografica del territorio non viene presa in considerazione dalle normative, che si basano sulla spesa


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storica. Ad Ardea è sempre stata bassa e, per colpa della legge, tale resterà, penalizzandoci non poco. Noi con pochi dipendenti stiamo facendo miracoli, ma quello che mi stupisce di più è che Comuni a noi vicini, pur stando in grave deficit finanziario indicano concorsi per così tante persone, rischiando le sanzioni che il Ministero guidato da Tremonti sicuramente emetterà”. Quindi Ardea non ha intenzione di bandire dei concorsi per avere più personale? “Assolutamente no. A parte quelli previsti dalla programmazione occupazionale – pochissimi posti qua e là – e già andati a concorso un anno fa. Questo a rimarcare quella che sta diventando una peculiarità della nostra amministrazione: l’economicità e la pru-

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denza nella spesa. Non voglio lasciare a chi mi succederà un Comune pieno di debiti e di conseguenza ingovernabile. Certo, magari saranno state fatte meno opere di quelle che avremmo voluto, ma almeno lasceremo un Comune sano”. Viste le polemiche di questi giorni, lo lascerete sano anche a livello ambientale? “Come dice lei, sono polemiche, attacchi strumentali fatti ad arte da qualcuno che vuole semplicemente screditare il lavoro dell’Assessore preposto. Come nel caso del cimitero. Si sta quasi sollevando una rivolta popolare sul nulla. Certo, nel cimitero ci sono delle aree con l’erba alta ed i calcinacci. Mi sembra più che normale, visto che si tratta dell’area cantierata. Ma esistono cantieri senza calcinacci in giro? Per la sicurezza l’area è transennata, come è ovvio che sia. Ricordo inoltre che questi sono i lavori che furono sequestrati a causa di problemi di mancate autorizzazioni da parte del Genio Civile. Le altre parti sono invece pulite e con l’erba tagliata, al contrario di quello che vogliono far credere. Chi manda in giro queste notizie in modo parziale e pilotato lo fa sicuramente con scopi nascosti, che non sono certo quelli della tutela del cittadino”. Quindi si tratta di attacchi politici? “Evidentemente a qualcuno non piace l’Assessore all’Ambiente, ma questo è un problema che non ci riguarda. Noi pensiamo a lavorare e a farlo bene”. E a proposito di lavori, quali sono quelli più importanti in programma per questa fine legislatura? “Calcolando che abbiamo circa 50 cantieri aperti, Ardea vedrà sicuramente cambiare in meglio il proprio aspetto. Le opere a cui tengo di più sono quelle riguardano il museo e l’aula consiliare. Il primo perché consentirà l’esposizione dei nostri tesori archeologici, che dopo tanto tempo potranno “tornare a casa”. Al museo vorremmo inoltre affiancare visite guidate ai siti di Castrum Inui e Casarinaccio. La seconda perché è impensabile che un Comune come il nostro non abbia ancora un luogo dove non solo riunirsi per le sedute di Consiglio, ma anche per altri eventi”. L’apertura del museo potrebbe essere occasione per tentare di rilanciare il turismo, ma come attrattiva,

forse è ancora poca cosa. Non sarebbe meglio unire le forze con i Comuni limitrofi, trovando i punti di forza di ognuno, e cercare di offrire un prodotto completo al turista, dando motivi validi per passare le vacanze altrove invece che qui? “L’ex Assessore Domenico Ferone iniziò un progetto con i Comuni di Anzio, Nettuno e Pomezia, chiamato “La costa dei Miti”, che mirava appunto ad un’azione sinergica di rivalutazione sia del mare che dell’entroterra. Per poter procedere, i quattro consigli comunali avrebbero dovuto approvare lo statuto di questo consorzio, ma a farlo siamo stati solo noi. Stiamo ancora aspettando gli altri tre”. Forse agli altri le cose vanno troppo bene anche così? Maria Corrao

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VICENDA GFM: LA TERZA PUNTATA DELLA NOSTRA INCHIESTA CI PORTA A "SCAVARE TRA I RIFIUTI"

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Siamo arrivati alla terza ed ultima parte dell’inchiesta sulla tangentopoli pometina. Il filone di cui ci occupiamo è quello relativo alla G.F.M., ovvero alla società appaltatrice del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani, nonché della pulizia delle strade comunali. Un settore redditizio ed ambito, intorno al quale hanno sempre girato fior di quattrini. Tant’è vero che, pur di accaparrarsi il lavoro, c’era chi era disposto a dare forti somme di denaro, trovando sempre qualcuno disposto a prendersele. Ma entriamo nel dettaglio della vicenda. Il capo d’imputazione sostiene che Romeo Caronti, titolare della società Pontina Ecologica, e Angelo Deodati, titolare della società Imprese Pulizie Industriali, entrambe inserite nel Consorzio G.F.M. , promettevano e versavano periodicamente ed in più riprese a diversi amministratori e consiglieri comunali ingenti somme di denaro dopo che al Consorzio G.F.M. era stato assegnato, senza gara pubblica, un appalto di 60 mesi, nonostante il parere negativo del responsabile dell’ufficio tecnico. Quest’ultimo, infatti, contestava gli importi decisi per l’appalto, quasi 9 miliardi di lire, ai quali non era stata applicata l’usuale procedura del ribasso. Importi troppo alti soprattutto in considerazione che non erano state svolte le necessarie verifiche sulle capacità gestionali, organizzative e d’impresa del Consorzio stesso, prescelto – secondo l’accusa – solo grazie all’accordo corruttivo esistente, attraverso due specifiche delibere consiliari, la 160 del 11/12/2000 (indirizzi programmatici ed amministrativi per l’appalto dei servizi di N.U. Periodo 2001-2005) e la 171 del 22/12/2000 (modifiche ed integrazioni della delibera di indirizzo programmatico sullo svolgimento del servizio di N.U. Periodo 2001-2005). In questa inchiesta entrano inizialmente numerosi consiglieri ed assessori, oltre al sindaco. Di questi, Claudio Caponetti, Gianfranco Carletti, Caterina Iacuaniello, Italo Nobili, Luigi Lupo, Gaetano Penna e Pietro Toce vengono prosciolti in udienza preliminare, Luca Santini Muratori viene giudicato separatamente con rito abbreviato (dal quale esce assolto) e Paolo Valentini con patteggiamento.

L’accusa sostiene che vari consiglieri, “in concorso tra loro e con Aureli nella qualità di Sindaco, nonché con Cervoni nella qualità di Assessore al Bilancio con funzioni di Vice Sindaco, accettavano la promessa e percepivano da Caronti e Deodati, con cadenza periodica, somme di denaro per aver affidato al Consorzio G.F.M. per mesi 60 (poi ridotti a 24)” il servizio di raccolta degli RSU. Prima dell’affidamento alla G.F.M., il servizio era affidato alla SLIA, che aveva un contratto fino a Giugno 2000, prorogato fino a dicembre dello stesso anno. Vittorio Ferrara, divenuto Dirigente della sezione Tutela Ambiente a Marzo del 2000, sin dal suo insediamento iniziò a sollecitare chiare indicazioni sulle modalità di affidamento alla ditta che avrebbe preso il posto della Slia, ormai in scadenza di contratto, dal momento che per predisporre una gara pubblica occorrono almeno 5 mesi. Addirittura il dirigente, in accordo con il dott. Gadola, all’epoca Segretario Generale del Comune, aveva ipotizzato la costituzione di una società mista pubblico-privata tra l’amministrazione e la ditta che si sarebbe aggiudicata la gara, in modo da consentire un notevole risparmio per le casse comunali per i 5 anni di appalto previsti dal decreto legislativo che regolava i termini di assegnazione. Ma, durante il Consiglio Comunale dell’11 Dicembre del 2000, l’orientamento emerso era contrario all’espletamento di una gara pubblica. Il pretesto ufficiale era la stabilizzazione dei 16 lavoratori socialmente utili che erano in carico al Comune. Pretesto che non prendeva affatto in considerazione né i 71 lavoratori provenienti dall’appalto Slia né che la percentuale di L.S.U. che per legge potevano essere stabilizzati, ossia il 40% dei lavoratori complessivamente addetti al servizio, non veniva assolutamente rispettata, essendo di gran lunga inferiore. Ma, nel momento in cui il Dirigente ed il Segretario fecero presenti queste opposizioni, sostenendo che non sarebbe stato apposto il visto di legittimità, i due furono invitati ad uscire (“non ci servite più”), per essere liberi di assegnare, con l’adozione della delibera n. 160, il servizio al consorzio G.F.M., che già si occupava dei servizio di

manutenzione delle aree verdi e degli immobili comunali. Ferrara fu comunque chiamato a dare esecuzione alla delibera, ma per farlo, come da prassi, prima richiese al Consorzio una serie di documenti per accertare la capacità tecnico-economica dell’impresa e, sulla base del principio dell’economicità dell’azione amministrativa, propose un ribasso del 15%, pari a quello che il Comune avrebbe ottenuto se avesse espletato una gara pubblica. Il ribasso era stato proposto anche perché non solo il Consorzio non aveva sostenuto alcun onere per la partecipazione ad una gara pubblica (non c’era stata!), ma anche perché il precedente appalto era costato “solo” 5 miliardi per 4 anni. Inoltre, la stabilizzazione degli L.S.U. avrebbe consentito alla G.F.M. uno sgravio contributivo di 18 milioni per ogni lavoratore stabilizzato, che moltiplicato per 16 faceva altri 288 milioni risparmiati per la G.F.M., che, di tutto contro, non solo non comunicò nulla sull’accettazione o meno del prezzo proposto, ma non inviò neanche la documentazione richiesta, se non l’iscrizione alla Camera di Commercio e la garanzia della solvibilità fornita dalla banca. Quasi a tacitare le perplessità del dirigente, fu indetta una riunione, alla quale Ferrara fu invitato, alla presenza di esponenti sia dell’amministrazione che del Consorzio, ai quali Ferrara chiese un’analisi dei costi chiara e documentata. Nelle deposizioni fatte, Ferrara racconta come quell’analisi non lo convinse della congruità del prezzo pattuito senza ribasso, facendogli ancora una volta esprimere parere negativo e demandando la decisione finale al Consiglio Comunale, che invece non si fece troppi problemi ed approvò, nel corso di una seduta straordinaria tenutasi il 22 Dicembre (in pratica a Natale!) la delibera 171, che confermava come prezzo stabilito quello richiesto dal Consorzio, senza alcun ribasso. Il servizio ebbe quindi inizio, con un corrispettivo pagato in rate mensili posticipate e con un affidamento in deroga alle norme sull’evidenza pubblica, nonostante non ci fossero i presupposti per una tale deroga, che può essere applicata solo se il servizio non è stato dato precedentemente in appalto. Peccato che il servizio di raccolta degli RSU provenisse proprio dalla scadenza di contratto – in appalto – di un’altra società. Se si calcola anche il fatto che, invece delle previste assunzioni dei Lavoratori Socialmente Utili, erano stati regolarizzati Lavoratori di Pubblica Utilità (LSU), senza peraltro rispettare alcuna proporzione di legge, ai Giudici “appare pertanto evidente che l’affidamento al G.F.M. in deroga alle norme di evidenza pubblica costituisca lo strumento illegittimamente utilizzato dal Consiglio Comunale per favorire il Consorzio a seguito di accordi corruttivi con gli imprenditori interessati”, visto che ognuno dei rilievi fatti “a tacer d’altro, costituisce autonomo motivo di contrasto tra le delibere consiliari e le norme di legge richiamate”. Tutto ciò anche considerando che non ci sono mai state contrattazioni sul prezzo fissato dalla Società, che era comunque sicura di ricevere l’incarico. Ricordiamo che tra la cifra richiesta dal Consorzio e quella ribassata proposta da Ferrara c’erano 1 miliardo e 200 milioni di differenza, che il Comune avrebbe tranquillamente potuto risparmiare,


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soprattutto se si calcola quanto veniva pagato al precedente ed al successivo gestore del servizio. A questo proposito è stato ascoltato come testimone anche l’ex Sindaco Zappalà, che nel corso del suo mandato, dal 2002 al 2005, quindi in epoca successiva, aveva affidato il servizio ad un soggetto scelto con gara pubblica, e quindi con la corretta applicazione delle regole sulla concorrenza, ad un costo notevolmente inferiore di quello concordato per la G.F.M. Ma chi era a tenere in mano le redini del gioco? Nel balletto delle responsabilità i due imprenditori scaricano la colpa uno sull’altro. Angelo Deodati, sotto interrogatorio, assicura che era stato Caronti a tenere “i rapporti con i politici”, comunicandogli che, in relazione all’affidamento di quel servizio, “bisognava dare qualcosa dopo i mandati di pagamento”, ed ovviamente nega di essere stato lui a versare denaro a qualcuno, visto che mai nessuno gliene aveva chiesto. Dall’altra parte, Romeo Caronti, sempre sotto interrogatorio, rigetta ogni accusa: neanche a lui è mai stato chiesto del denaro, che naturalmente non è mai stato da lui pagato. Dandosi praticamente la classica “zappa sui piedi”, afferma anche che il prezzo proposto dal Dirigente Ferrara era troppo basso perché l’impresa doveva sostenere il costo dei macchinari necessari per l’espletamento del servizio: come mai affidare un servizio ad una società che non aveva neppure gli strumenti necessari, né tantomeno l’esperienza, per espletarlo? Questa dichiarazione implica oltretutto che non c’era stata la preventiva verifica “delle capacità organizzative, gestionali ed economiche” del soggetto al quale il servizio era stato affidato... Le affermazioni riguardanti le presunte tangenti – mai esistite secondo gli accusati – vengono smentite anche dalle intercettazioni telefoniche, dove i due imputati si raccomandano affinché i pagamenti da parte dell’amministrazione avvengano puntuali, altrimenti “non si può pagà”, riferendosi chiaramente al “pagamento del prezzo della corruzione o della tranche stabilita, a seguito della riscossione delle somme contenute nei mandati, la cui emissione doveva quindi essere sollecitata”. Anche dalla parte degli amministratori le deposizioni sono scarseggiate: tra l’avvalersi della facoltà di non rispondere e la negazione di aver mai percepito alcunché o di aver fatto parte di accordi corruttivi, i Giudici hanno avuto il loro bel daffare per ricostruire la vicenda, che ha iniziato ad avere i contorni più delineati con le prime “confessioni”. Ad iniziare Enio Di Giulio, che ha ammesso che sia il suo capogruppo politico che Vincenzo Mauro gli dissero che, se avesse sostenuto la delibera per l’affidamento al Consorzio G.F.M., ci sarebbe stato un ritorno economico, che gli sarebbe dovuto essere riconosciuto durante l’incontro avuto con Mauro il 28 febbraio 2001, anche se poi, dichiara Di Giulio, nessuno gli ha mai dato del denaro. Mauro ribatte sostenendo che D’Alessandri, capogruppo dei D.S., davanti alla Chiesa di Pomezia gli propose l’affidamento diretto alla G.F.M. dicendogli “Tu, per te, potresti far lavorare Romeo e io, per me, potrei far lavorare Deodati”, aggiungendo che aveva parlato dell’affidamento con i Sindacati, che erano d’accordo. “Tutti hanno votato la delibera – sostiene Mauro durante l’interrogatorio del 2 Luglio 2001 – e tutti erano d’accordo, perché a tutti è stato detto che ci sarebbe stato poi un rientro”. Il suo racconto continua spiegando che lui avrebbe garantito il voto favorevole della maggioranza, visto che con Caronti aveva stabilito una tangente di 150 milioni di lire, ricevendone però solo 110, mentre D’Alessandri avrebbe garantito il voto dell’opposizione, avendo pattuito con Deodati una tangente di pari importo. Mauro racconta anche di aver ricevuto il denaro nell’ufficio di Caronti da quest’ultimo. D’Alessandri ammette di sapere che ci sarebbe stato un “contributo” per tutti i gruppi e che tutti furono concordi nel non tener conto della proposta di ribasso formulata dal Dirigente Ferrara. Il denaro della corruzione, secondo quanto affermato anche da D’Alessandri, proveni-

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va da Caronti e Deodati. A D’Alessandri era stata versata una somma delle quale una parte era direttamente per lui, mentre quella restante doveva essere consegnata agli altri consiglieri non solo del suo gruppo, ma anche di altri, visto che “...dai discorsi fatti la cosa coinvolgeva tutti noi”. Le cifre concordate, sempre secondo D’Alessandri, erano di 20 milioni a testa per i capigruppo e la metà per i “semplici” consiglieri, “... perché il Capogruppo vale di più”. Alla spartizione sembra facessero parte anche gli assessori al Bilancio, Cervoni, e all’Ambiente, Savastano Giannelli. La cosa particolare di questo filone d’inchiesta è la dichiarazione fatta da un testimone, Vecchiarelli, il quale ha riferito di aver incontrato D’Alessandri nel giugno 2001 (quindi all’epoca degli arresti) e che questi, alla presenza di altre persone, aveva affermato che “era stato consigliato di coinvolgere più persone, anziché solo quelle che erano state già coinvolte”, e cioè che “gli avevano suggerito di coinvolgere tutte le persone che facevano parte dell’amministrazione proprio perché un conto era un discorso limitato a quattro, cinque persone, un conto le trenta persone dell’amministrazione”. Anche un altro testimone, Torreti, conferma quanto detto da Vecchiarelli, aggiungendo che D’Alessandri aveva ammesso l’addebito per l’evidenza delle prove a suo carico anche per essere rimesso in libertà, aggiungendo che “...poi in un processo con tante persone” ed aveva fatto il gesto come per dire “poi è tutta da giocare”. Alla faccia della correttezza nei confronti di colleghi ed amici: mors tua vita mea? Ma D’Alessandri, ascoltato dai giudici, ha negato l’incontro e, di conseguenza, tutto quanto contenuto in esso, sostenuto anche dal fatto che, in ogni caso, i consiglieri coinvolti non erano mai stati solo 4 o 5, ma almeno 12, lui compreso, che non tutti i componenti del Consiglio erano stati coinvolti e che lui stesso aveva discolpato Ruffini dopo averlo “erroneamente accusato nel precedente interrogatorio”, dove aveva riferito di avergli consegnato dei soldi. Soldi che invece Valenti afferma di aver preso da Mauro: 5 milioni al momento di votare la delibera, 10 milioni tra febbraio e marzo del 2001 e poi un accordo per 50 milioni di tangente ogni tre mesi. Ma anche chi, per l’incarico ricoperto, non aveva potuto votare la delibera, è riuscito a rimediare qualcosa. E’ il caso di Cervoni, Assessore al Bilancio, che diede il suo contributo alla causa con un parere di fattibilità sulla stabilizzazione dei LSU. Per questo ricevette da Mauro prima 5 milioni, poi altri “3 o 5” (non ricorda bene) frutto di “regali” di qualche imprenditore. “Simpatiche” le affermazioni del sindaco Aureli, il quale afferma che lui era contrario all’affidamento al G.F.M., poiché avrebbe preferito una società mista con partner privato da scegliere con gara pubblica; ammette di aver ricevuto, nel febbraio del 2001, 10 milioni da Mauro, il quale gli disse che la somma era un “sostegno per la campagna elettorale da parte di G.F.M.”, ma nega di essere stato a conoscenza dell’accordo corruttivo. Ancora più “assurda” la motivazione fornita da Chiarello per la sua votazione: prima dice di non aver preso parte alle votazioni, poi di essere inesperto e di aver votato la seconda delibera ritenendo di votare solo per l’eseguibilità della stessa. Siccome il suo gruppo era contrario all’affidamento alla G.F.M., nella data della seconda delibera lui si era allontanato, ma poi, ripassando con l’auto sotto il palazzo comunale, aveva visto le luci accese e aveva deciso di andare a fare gli auguri agli altri consiglieri per le Festività natalizie. Avendo sentito che c’era una votazione, aveva chiesto di cosa si trattasse ed aveva dato il suo contributo ritenendo di votare per l’eseguibilità della delibera. “E’ sufficiente al riguardo – si legge nella sentenza – osservare che tali affermazioni non hanno senso alcuno, perché se si è contrari al contenuto di una delibera, a maggior ragione non si vota a favore dell’immediata eseguibilità della stessa”. Molto “istruttive” sono le intercettazioni telefoniche ed ambientali, dove Deodati veniva indicato come “nano” o

“bassotto”, riferendosi alla sua statura. Il giorno di San Valentino del 2001 Mauro e Manzi si tranquillizzano a vicenda, confermando che alla fine di Febbraio sarebbero arrivati “questi qua” e “entro Marzo arriveranno gli altri due... due e due fanno...non gliela fanno quattro adesso. Hanno messo questi qua, accontentiamo i consiglieri comunali, la rimanenza la prendiamo noi, tutti quanti nostri, capito?”. Sempre lo stesso giorno Mauro parla anche con Aureli, al quale racconta che il “bassotto” ha detto “vediamo da questo punto di vista quanto riusciamo a guadagnare... eh, ma fatevi questi conti... è da mo’ che sto aspettando a te..”, spiegando che si deve incontrare con Romeo (nome di battesimo di Caronti) per sapere “quanto è per noi, questa è una cosa che va in porto bene...”. Per capire meglio il tutto, va specificato che questa conversazione è stata registrata il giorno dopo al primo mandato di pagamento per il G.F.M. e, come specifica la sentenza “ha per oggetto la dazione di una somma illecita”. Ma ancora più illuminante è la conversazione avvenuta il 22 febbraio tra Mauro e Cervoni, quando Mauro dice “sono tre mandati... ci dà, per esempio, dieci milioni... dico: Deodà, dico io, ti ringrazio, non è che sto qui a prendere tre milioni a mandato, con tutte... c’è gente che da ottobre, settembre che... non ti offendere, dico non mettere in difficoltà, perché non è il caso”. Caronti gli risponde “Amici come prima”, ma Mauro vuole precisare. “Tienigli presente, per esempio, con trenta … (là contano i soldi). Quanto piglia Deodà?...Cinque?” e Caronti precisa “Quattrocentoquaranta a mandato, abbiamo pagato un miliardo e due”. La conversazione continua su questo tono ancora per un po’ ed è supportata, come le altre intercettazioni, dal servizio di o.c.p., che ha consentito di vedere tutti i movimenti, le “consegne” e gli scambi avvenuti in queste ed in altre occasioni, come quella del 28 febbraio, in cui Aureli parla proprio di “mazzette”, o come quella del 6 Marzo, dove Vincenzo Mauro si autoproclama “troppo onesto” (ma di aver sbagliato ad esserlo) quando per errore il “nano” gli ha dato dei soldi in più e lui li ha restituiti perché gli ha “fatto pena”. Le cifre si susseguono a ritmo vorticoso in tutte le conversazioni tra gli imputati, facendo conti e confronti (io ho preso, a lui hanno dato, hai dato più a lui che a me) soprattutto in quella che si è svolta il 25 marzo, tra Mauro e Aureli, che tirano in ballo pesantemente Celori e Chiarello, al quale, secondo i due, sono stati dati troppi soldi rispetto a Calori, che era capogruppo. “Se è vero che terzi parlano della spartizione delle somme corruttive da parte di Celori – si legge nella sentenza – è altresì vero però che la conversazione è del tutto spontanea (Mauro scoprirà la microspia solo il 31 Marzo); che un interlocutore racconta all’altro circostanze e discorsi non nuovi e noti ad entrambi e che tale conversazione non è isolata poiché delle lamentele del Celori per le somme ricevute si parla anche nella conversazione precedente”. Insomma, si lamentavano pure si essere pagati poco. Per ironizzare, se lo avessimo saputo prima avremmo consigliato loro di rivolgersi ai sindacati per una bella vertenza! Di come è finita la vicenda ne abbiamo parlato negli scorsi numeri. Per tutti i capi di imputazione e per tutti e tre i filoni di inchiesta (G.F.M., Aser e Arcalgas) tutti, tranne Ciccolini - riconosciuto innocente perché estraneo ai fatti sono stati prosciolti per decorrenza dei termini, nonostante non fossero emersi “elementi per assolvere nel merito gli imputati, ma emergendo anzi elementi di prova per affermare la penale responsabilità”. Tutto risolto, quindi, tutto dimenticato. Resta solo il dubbio che di vicende come questa possano essercene state altre, mai venute alla luce, che “giustificherebbero” il tenore di vita di persone che, da quando si sono date alla politica, hanno innalzato incredibilmente i loro standard. Le torte sono appetibili, si sa, e quando si è golosi la tentazione di assaggiarne almeno un pezzo è irresistibile…

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PARCHI, CIMITERO E PULIZIA:

SI PUO’ FARE? DOPO LE TANTE POLEMICHE ASCOLTIAMO IL PARERE DI ASSESSORE E CITTADINI rdea ed il suo “stato di salute ambientale”. Qual è il tallone d’Achille e quali, se ci sono, i vanti della città rutula? L’argomento è quanto mai attuale, viste le numerose polemiche che in questi giorni hanno riempito le pagine dei giornali, dove i “botta e risposta” tra le varie parti potrebbero anche aver soddisfatto qualcuno a livello politico, ma certo non hanno fatto capire veramente ai cittadini come stanno veramente le cose al di là di quello che potrebbe sembrare. Per saperne di più la nostra prima tappa sono stati ovviamente gli uffici dell’Ambiente, dove l’Assessore Nicola Petricca si è detto subito soddisfatto in materia di manutenzione del manto stradale e, a dispetto delle critiche iniziate nei mesi scorsi, anche della manutenzione del verde pubblico. Alcuni cittadini hanno notato con piacere che, in alcune strade, le buche sono state già ricoperte, mentre negli anni passati ciò avveniva con molto ritardo, con il risultato che, con l’arrivo della brutta stagione, si creava il caos. Cosa vi ha fatto decidere per questo anticipo? “Abbiamo stabilito di iniziare a coprire le buche prima dell’arrivo delle piogge, prima cioè che le buche diven-

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tino più grandi. Va tenuto conto che stiamo intervendo con i soli operai dell’autoparco comunale. Tutto quello che stiamo facendo, dalla manutenzione delle buche alla cura del verde, ad esempio, lo stiamo facendo con soli sei operai. Riguardo la manutenzione delle strade, comunque, coprire le buche non basterà. Ci sono alcune reti viarie che hanno bisogno di interventi più seri. Tenuto conto che l’assessorato ai lavori pubblici sta lavorando bene, auspico che i due settori possano lavorare insieme, in maniera sinergica”. Quali sono le opere importanti in atto o in programmazione? “Di opere importanti che sono già partite o che stanno partendo ce ne sono molte. Ad esempio posso citare la terminazione dell’allaccio in fogna su via Isernia e via Frosinone. Sono partiti poi gli stessi lavori nella zona della Castagnola e della Castagnetta. È in fase di definizione il progetto per la riunificazione di via dei Tassi, ovvero l’area del poliambulatorio e dell’eliporto. Siamo in attesa che le relative ditte firmino i contratti per l’appalto per la raccolta delle acque in via Nuoro, con relativa asfaltatura, e per la riqualificazione della

viabilità sulla Laurentina, davanti alla scuola Virgilio”. Questi sono i vanti. Quali sono invece le note dolenti? Lo stato di salute dei parchi, ad esempio, è stato al centro di dure critiche... “I parchi del Patio e di via Reno rientrano in un unico appalto. Abbiamo scelto di partire da quello del Patio semplicemente perché credevamo di poter vedere terminati i lavori entro il periodo estivo. Il parco di via Reno è stato comunque chiuso per lavori, questo non solo perché si tratta di un unico appalto, ma anche perché non era sicuro per chi voleva fruirne. I lavori si sono fermati il 31 luglio, quindi l’interruzione ha riguardato solo il mese di agosto, anche e soprattutto a causa del caldo”. Ad agosto anche la politica ed i suoi attori vanno in ferie? “Questo è vero in parte. Il campo polivalente e quello di bocce richiedevano la stesura di una resina che con il caldo estivo non potevamo stendere. Non comprendo, quindi, tutte le polemiche che sono nate nei giorni scorsi”. Le accuse riguardavano soprattutto l’incuria del verde pubblico e dello stato delle strutture del parco. “I parchi saranno rimessi a nuovo e non solo: sul progetto è prevista la realizzazione di un chiosco per ciascun parco. Intorno a questa opera sto preparando un progetto da presentare in Commissione e poi in Consiglio, al fine di delegare la cura del parco ad un privato. Mi spiego: con un bando di questo tipo, l’amministrazione potrebbe affidare la gestione e la manutenzione dei parchi pubblici, liberando i suoi operai e destinandoli ad altri interventi, mentre il privato potrà sfruttare la gestione del chiosco”. Parlando di ambiente non si può non citare la raccolta differenziata. Quali sono i primi dati? “Prima dell’estate, secondo fonti ufficiali, la raccolta differenziata si era attesta attorno al 42% - 43%. Un dato che ha subito un forte calo, però, con l’inizio della stagione estiva. Sul lungomare non viene effettuata la raccolta differenziata e con l’aumento della popolazione nei mesi caldi l’incidenza della differenziata è stata appena del 22% - 23%.


Il Corriere della Città Ora contiamo di far risalire queste percentuali. Il mio obiettivo è di arrivare al 50% entro 2012. Questo ci permetterà di avere gli sconti sul conferimento in discarica”. E i cittadini quando vedranno una riduzione sulla tassa per i rifiuti? “Al momento non è possibile, dobbiamo prima raggiungere la percentuale che consenta all’amministrazione di avere gli sconti in discarica. Questo, però, non vuol dire che i cittadini più virtuosi non debbano essere gratificati. Stiamo valutando diverse strade e speriamo entro il prossimo anno di poter fare qualcosa in merito. Intanto, a breve partirà la campagna di sensibilizzazione nelle scuole e sul territorio. Purtroppo, non

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tutti i cittadini hanno compreso l’importanza di dividere i rifiuti in frazioni. Alcune zone sono più sotto controllo, come la Rocca, ma in altre il lavoro non è facile, ed anche la Municipale, che deve effettuare i controlli, ha le sue difficoltà”. Alcuni cittadini hanno lamentato l’assenza delle campane per la raccolta della carta. Cosa ci può dire? “È vero. Siamo stati costretti a togliere alcune campane, perché all’interno trovavamo tutt’altro, ovvero, immondizia di ogni genere. Questo per noi vuol dire un aumento dei costi, che vanifica gli sforzi della differenziata. Stesso problema con le discariche abusive. Se risparmiamo dei soldi grazie alla raccolta in frazioni e poi dobbiamo pagare la bonifica delle discariche abu-

sive, non ha senso. Ecco perché torniamo a sensibilizzare i cittadini”. Perché non raccogliere tutte le frazioni porta a porta, eliminando così i cassonetti? “L’orientamento è questo. Meno contenitori ci sono in giro e meno immondizia c’è sul territorio. Raccogliere le cinque frazioni porta a porta non comporterà grossi problemi, l’abbiamo già valutato. Inoltre, in questo modo, i nostri operatori potranno raccogliere solo il materiale effettivamente differenziato, costringendo i più restii a cambiare atteggiamento”. Claudia Sperduti

Florida - siamo stanchi di spendere soldi dal meccanico per ammortizzatori, ruote bucate, ecc…”. “Sulla mia via qualche buca è già stata ricoperta - afferma invece un’anziana residente in via Strampelli - speriamo che non sia stato solo un episodio perché da noi l’inverno si formano delle vere e proprie voragini”. Sempre a via Strampelli sorge un altro problema, spesso alla ribalta nella cronaca cittadina, lo stato dell’area cimiteriale. “L’assessore dovrebbe ricordarsi anche dei suoi morti - spiega infatti una coppia, in visita ai propri cari - Da ogni parte ci sono transenne, arnesi lasciati in giro e non si può dire che il verde sia molto curato. Alcune tombe emanano cattivo odore, questa è una cosa molto seria, che andrebbe risolta quanto prima”. “Sarebbe bello poter avere a disposizione dei parchi puliti dove poter far giocare i nostri bambini – dichiara Valeria, mamma di due bimbi – ma

qui a Tor San Lorenzo questo sembra essere un miraggio. L’unico posto pulito e sicuro che i piccoli hanno per stare all’aria aperta è il giardino di casa! A noi non interessano tanto i motivi per cui i lavori non sono stati ancora fatti, quello che vediamo è che, appunto, non sono stati fatti, mentre le promesse erano ben altre. Spero solo che adesso si sbrighino, prima che i bimbi di oggi diventino adulti”. Insomma, i problemi – che i residenti segnalano perché li vivono ogni giorno – ci sono, anche se per determinate cose non così gravi come sarebbe potuto sembrare prima che ascoltassimo entrambi le parti in causa, amministrazioni e cittadini. Quello che è chiaro è che serve una maggiore collaborazione tra le due parti: sicuramente ne gioverebbero tutti.

loculi, che il Comune stava realizzando, e per i lavori di impermeabilizzazione in atto, fermatisi nel periodo estivo per il troppo caldo. Sui loculi la Regione, non più tardi di circa due mesi fa, aveva dato il via libera al dissequestro, ma il PM che si occupa del caso ancora non ha preso una decisione”. Quando la situazione potrà tornare alla normalità? “Riguardo al sequestro, abbiamo presentato al genio civile tutti i calcoli che non erano stati presentati sul cemento armato. Adesso non ci resta che aspettare una risposta. Forse, se il sequestro non avesse interessato tutta l’area, ma solo la zona dove si trovano i loculi, i cittadini avrebbero subito meno disagi; purtroppo così non è stato”. Alcune tombe che prima erano all’interno dell’area sequestrata, ora sono raggiungibili. “Sì, ma questo piccola passo avanti non risolve il problema. Se l’area fosse stata ristretta fin dall’inizio, infatti, forse tutto questo problema non ci sarebbe stato”. Tornando all’impermeabilizzazione dei loculi, abbiamo visto gli operai a lavoro: quando finiranno? “Non so dare delle scadenze. Si tratta di un’opera che richiede tempi lunghi, in quanto bisogna lavorare su tutti i loculi”. Nell’attesa, cosa sta facendo l’amministrazione, in particolare il suo assessorato, per migliorare l’area cimiteriale di via Strampelli?

“Sono riuscito a trovare delle risorse economiche, che però sono sufficienti soltanto per avviare alcuni lavori di rifacimento di tutta l’area antistante il cimitero. Sto poi facendo preparare un progetto preliminare da portare in giunta per realizzare nuovi parcheggi e migliorare la viabilità. Saranno interessati anche i chioschi dei fiorai. I fondi per il rifacimento dei viali interni, invece, speriamo di reperirli con la variazione di bilancio”. Come risponde ai cittadini che si preoccupano e si lamentano per la mancanza di loculi? “La poca cura con cui è stato realizzato il progetto dei loculi sequestrati ha creato seri problemi. Non avendo molte risorse, contavamo di vendere i nuovi ottanta loculi. Con il ricavato avremmo potuto costruire un altro lotto. Sarebbe stato un nuovo cantiere aperto, è vero, ma Ardea demograficamente cresce di mille millecinquecento unità l’anno, bisogna non tenerlo presente”. State valutando l’ampliamento anche del vecchio cimitero? “In realtà, vista la crescita demografica, vogliamo partire con un project per la realizzazione di un nuovo cimitero. Dobbiamo attuare ancora tutte le verifiche, ma l’area cui stiamo pensando è quella adiacente a quello vecchio. In merito a quest’ultimo, devo dire che abbiamo presentato un progetto per il rifacimento dell’area interna, ma l’ambientale ha messo alcuni veti e quindi dobbiamo rivedere il piano”. Claudia Sperduti

I CITTADINI a, specifiche pervenute dall’Assessore a parte, cosa pensano i cittadini sullo stato di salute della loro città? Quali sono secondo loro i problemi più urgenti? Abbiamo sentito alcuni pareri. Pala subito di raccolta differenziata Sabrina, casalinga residente alla Rocca, che afferma “Non si può dire che la città sia molto pulita, ma almeno nella nostra zona non c’è immondizia in giro, anche se in altre parti la situazione è un po’ diversa”. “Era ora che l‘amministrazione scegliesse la raccolta differenziata - afferma poi una studentessa rutula - però dovrebbero raccogliere tutti i tipi di rifiuti porta a porta e togliere i cassonetti. Tanto attorno alle campane gli incivili continuano a lasciarci l‘immondizia. Perché nessuno li controlla?”. Cambiamo zona e cambiano i problemi. “Se le buche venissero coperte il Comune ci farebbe un piacere - critica Simone, giovane residente nel quartiere Nuova

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IL CIMITERO ’argomento più spinoso è quello riguardante il cimitero di via Strampelli, che abbiamo voluto trattare a parte con l’assessore Nicola Petricca, ritenuto da molti l’unico responsabile dello stato di degrado e della mancata pulizia. Accuse di inadempienza e latitanza da parte della classe politica e soprattutto dell’assessore del settore, sono infatti arrivate nei giorni scorsi, oltre che da alcuni cittadini, da due esponenti locali de “La Destra”, Walter Giustini e William Spina, a cui si sono poi aggiunti i rappresentanti dell’IDV, Alberto Delli Colli e Waltere Roviglioni. Critiche anche in seno alla maggioranza: il consigliere Riccardo Iotti ha promesso di segnalare pubblicamente lo stato di abbandono del luogo sacro in consiglio. Solidali con il consigliere il capogruppo Massimiliano Giordani e Fabrizio Acquarelli. Dopo tante polemiche c’è da chiedersi, quindi, in quale situazione versa attualmente l’area cimiteriale di via Strampelli. Noi abbiamo effettuato un sopralluogo a fine settembre, prima di parlare con l’assessore. Entrando nel cimitero balzano subito agli occhi diverse aree transennate, operai a lavoro, e un po’ di incuria. Una situazione, forse non così apocalittica come descritta nei giorni scorsi, ma che certamente pone diversi interrogativi su come e quanto l’amministrazione ha cura dei suoi defunti. Cosa può dirci? “Lo stato attuale del cimitero, purtroppo, è quello di un cantiere ancora aperto, a causa del sequestro dei

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NIENTE PIU’ SPIAGGE LE CONTINUE MAREGGIATE HANNO DISTRUTTO LA COSTA DI TORVAIANICA ome nella vicina Ardea, il settore Ambiente è in questo periodo nel mirino di cittadini ed associazioni, che qui puntano il dito sul degrado e sulla mancata conservazione del territorio, in particolar modo della costa, che a Torvaianica ha subìto ingenti danni a causa delle frequenti mareggiate estive che si sono succedute a quelle che, nello scorso inverno, avevano già ridotto di molto il tratto di arenile. L’erosione delle coste pometine è un fenomeno ormai allarmante: ci sono punti in cui le onde lambiscono le strutture in cemento degli stabilimenti balneari ed arrivano a pochi metri dalle abitazioni. Decine di metri di sabbia sono letteralmente sparite, ingoiate dalle onde violente che si abbattono sulla costa priva di protezione, creando degli scalini che arrivano anche a tre metri, rendendo pericolosa la fruibilità della spiaggia, con la conseguenza che l’amministrazione ha più volte dovuto chiudere dei tratti, vietandone l’accesso ai bagnanti. E se c’è chi chiede lo stato di calamità naturale, come il Consigliere Comunale Omero Schiumarini, c’è chi accusa la scelleratezza umana: anni ed anni di disastri che ora presentano il conto. “Non era mai capitato che si rendesse necessario transennare interi tratti di spiaggia in estate – ha dichiarato Schiumarini – Di solito questi fenomeni erano una caratteristica invernale, ma adesso la situazione è precipitata: non si può più ricorrere a provvedimenti tampone, che non risolvono certo il problema”. Problema le cui cause vanno ricercate nella natura stessa, che è stata violata troppe volte: la costruzione dei porti di Anzio, Nettuno e Ostia, il prelevamento della sabbia di Torvaianica con destinazione Anzio negli anni scorsi, l’edificazione abusiva sul demanio e quella non abusiva ma sicuramente criminale sugli altri tratti costa

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hanno creato un danno che sarà difficile da riparare. E che sicuramente non potrà esserlo in tempi brevi. Per poter trovare delle soluzioni definitive, infatti, servirebbe un accurato studio delle correnti, per poter valutare con esattezza dove e che tipo di protezioni mettere. Ma uno studio così necessita di almeno un anno, per poter valutare i cambiamenti nel corso delle stagioni. E nel frattempo? Cosa si potrebbe fare per evitare di trovare l’acqua sulla strada? “L’unico intervento immediato è quello della protezione con i massi, così come è stato fatto questo inverno all’altezza di del km 11 della litoranea, dove sorge lo stabilimento “La barca”. Altri tipi di soluzioni richiedono sicuramente tempi più lunghi”, dichiara l’Assessore all’Ambiente e Demanio Daniele Martinelli. La difesa delle coste non è di stretta competenza del Comune, ma dipende dalla Regione, che attraverso l’ARDIS - Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo – effettua gli interventi coordinati con la Capitaneria di Porto, a cui si aggiunge spesso l’aiuto della Protezione Civile e delle amministrazioni comunali. Ma per i cittadini è più facile interfacciarsi con il Comune. “E’ nostra intenzione – ha dichiarato Martinelli, al quale si è subito associata l’Assessore alle Attività Produttive Elisabetta Massone - trovare la soluzione anche a questi problemi. Nel caso specifico, ciascuno per le sue competenze, l’amministrazione comunale si è già attivata ed ha provveduto a stimolare nuovamente tutti gli organi più tecnicamente competenti al fine di trovare una soluzione che non si limiti solamente agli stati di emergenze che di volta in volta si sono e si possono ancora determinare sulla nostra costa, ma che sia definitiva per la salvaguardia del nostro territorio. Prima dell’estate, a seguito dell’erosione avvenuta durante il periodo inver-

nale, il Comune e la Capitaneria di Porto si sono fatti portavoce presso la Regione Lazio, ottenendo un intervento da parte della Agenzia Regionale per la Difesa del Suolo che si è concretizzato nella realizzazione di opere di sbarramento e di contenimento per eventuali future mareggiate. Il problema purtroppo è ancora evidente, ne è stata la prova la tromba d’aria che ad inizio settembre ha nuovamente e prepotentemente riaperto la problematica che preoccupa operatori e cittadini. L’intervento dell’ARDIS però è stato necessario per avviare una seria valutazione degli interventi necessari a contenere, speriamo in maniera definitiva, i fenomeni erosivi. Quello che adesso ricerchiamo è un intervento che miri non solo a proteggere l’arenile e la duna per una salvaguardia naturale della nostra costa, ma che sappia anche infondere in tutti, operatori e cittadini, una concreta tranquillità, condizione necessaria per stimolare nuovi investimenti che possono realmente dare un futuro incremento occupazionale, un’immagine turistica più appetibile, che faccia migliorare e crescere tutta l’economia pometina”. Gli interventi sarebbero dovuti partire molto prima, proteggendo le dune ed impedendo la loro distruzione in favore delle costruzioni a due passi dalla battigia. Adesso Torvaianica si trova a piangere per una situazione annunciata da anni, alla quale si può tentare di porre rimedio per arginare almeno gli ulteriori danni che sicuramente verranno nel corso dell’ormai imminente brutta stagione. Gli interventi dovrebbero essere decisi e risolutivi, senza ulteriori perdite di tempo, ma a quanto pare quello che si può fare subito è solo mettere altri massi a protezione di quel poco di spiaggia che è rimasta. Ovvio che i due assessori, da troppo poco tempo in questo loro ruolo, non possono essere il capro espiatorio di un qualcosa che ha del vergognoso, ma agendo in modo serio in sinergia con tutti gli Enti preposti, forse si potrebbe riscattare un passato che sarebbe meglio seppellire sotto quei metri di spiaggia che il mare ha portato via. Alfredo Corrao


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SERVIZI AMBIENTALI

ISTRUZIONI PER L’USO RIFIUTI: L’AMMINISTRAZIONE LANCIA UNA PICCOLA GUIDA PER L’ISOLA ECOLOGICA E LA RACCOLTA INGOMBRANTI a città è sporca. Quante volte abbiamo detto la stessa cosa? E quante volte ci siamo arrabbiati nel vedere sul ciglio delle strade meno centrali televisori, divani, materassi, addirittura mobili, buttati come se si trattasse di una discarica? O quando ci siamo imbattuti nella montagne di sacchetti di immondizia intorno ai cassonetti magari vuoti? Sicuramente tante, troppe volte. E abbiamo dato la colpa agli amministratori. Giustissimo, perché è compito loro tenere pulite le strade e l’ambiente, visto che paghiamo le tasse. E’ loro dovere fornire un servizio puntuale ed efficace, che preveda la pulizia delle strade e dei cassonetti, la bonifica dei siti inquinati ed il decoro urbano. Ma forse sarebbe anche compito nostro – di tutti i cittadini – osservare delle semplici regole che a volte, forse per pigrizia, dimentichiamo. Come dimentichiamo che esiste un numero verde per il ritiro gratuito dei rifiuti ingombranti, che ci vengono prelevati fino in casa su appuntamento concordato, o come scordiamo che – più o meno funzionanti – esistono le isole

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ecologiche, dove conferire quasi tutti i tipi di rifiuti. A ricordarcelo è la stessa amministrazione, che nei prossimi giorni invierà a tutti i cittadini degli opuscoli informativi. “Non è possibile che ci sia ancora qualcuno che non sappia ancora che esistono questi servizi – afferma Martinelli – Noi ci impegniamo, oltre a dare i servizi, ad informare tutti della loro esistenza, ma chiediamo in cambio ai cittadini un aiuto per mantenere pulita la nostra città. E’ inconcepibile vedere persone che lanciano la spazzatura dai finestrini delle auto cercando di fare centro nel cassonetto e non riuscendoci praticamente mai. Non voglio certo fare educazione civica, ma forse sarebbe il caso che tutti insieme mettessimo in pratica dei semplici accorgimenti che, nel tempo, diventerebbero abitudini naturali. Quello che si potrebbe risparmiare con la raccolta differenziata viene vanificato dai costi in più che l’amministrazione deve sostenere per la pulizia straordinaria dovuta all’incuria di qualcuno”. Lei ultimamente è stato duramente attaccato da alcuni comitati di quartiere, che

hanno messo in evidenza delle situazioni di degrado in cui versa il territorio. Come ha risposto? “Con i fatti. Ogniqualvolta ci viene segnalato qualcosa che non va cerchiamo di intervenire”. Non sembra essere sempre così, a dire la verità... “Bisogna saper distinguere: ci sono interventi che possono essere effettuati subito, altri che richiedono più tempo. Ma le segnalazioni vengono tutte lavorate e, nei limiti del possibile, si risponde sempre al cittadino, sia che si presenti come privato che come associazione. Con i comitati di quartiere, poi, sto cercando di attivare una collaborazione fattiva per rendere più pulito l’intero territorio comunale. Spero che il discorso iniziato riesca a proseguire e coinvolga sempre più persone”. E per quanto riguarda la tanto proclamata raccolta differenziata, che a settembre sarebbe dovuta partire a Torvaianica e Campo Ascolano? “Effettivamente siamo in ritardo con i tempi, ma di sicuro riusciremo a far iniziare il servizio entro la fine dell’anno”. Mauro Valentini

FINALMENTE I GIARDINI A BREVE PARTIRANNO I LAVORI DI RIQUALIFICAZIONE DEI GIARDINI DI VIA FILIPPO RE artiranno a breve i tanto attesi (anche da noi) lavori di ristrutturazione dei giardini pubblici di via Filippo Re (meglio conosciuti come i Giardini di Padre PIo). Il progetto era partita da tempo, da quando l’allora Assessore all’Ambiente Garzoli aveva ottenuto dei fondi necessari per far partire l'opera. Il suo successore Stefano Arciero aveva poi seguito l’iter burocratico prendendo a cuore l’idea e arrivando alla stretta finale. Tocca oggi all’Assessore Martinelli dare finalmente il via ai tanto agognati lavori che porteranno i giardini di via Filippo Re ad essere tra i più belli e funzionali di tutta Pomezia. Contenti anche i cittadini che, saputa la notizia, hanno unanimemente commentato protetti da atti vandalici e giovani teppisti”

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mento ideale per bambini di età compresa tra i 2 e 12 anni. In questa fase di vita giocare significa incontrarsi, avvicinarsi, scoprire e toccare con mano. L’idea che si vuole realizzare è un parco in cui si impara da e con gli altri e pertanto esso deve offrire svariate possibilità d’azione che consentano e favoriscano i contatti sociali. Per queste motivazioni sono stati favoriti giochi adatti anche a bambini diversamente abili.

ARREDO URBANO A completare i giardini ci saranno sedute in muratura circolare in granito che circonderanno i viali principali e il centro del parco giochi a delimitare l’area pedonaOscar Perrotta le.

PAVIMENTAZIONE VIALETTI PEDONALI La Pavimentazione sarà in conglomerato bituminoso colorato, costituito con inerti di origine calcarea e confezionato con bitume e pigmento colorato.

PAVIMENTAZIONE AREA GIOCHI La pavimentazione dell’area Giochi, forse la parte più importante di tutti i giardini, sarà realizzata in materiale antitrauma in gomma colorata. Questo materiale, che offre una sicurezza maggiore rispetto agli altri abitualmente utilizzati, ha delle peculiarità che si adattano perfettamente all'uso a cui è destinato, visto che è drenante, antiscivolo e resistente al fuoco. Nella fase progettuale si è tenuto conto non solo dell’importanza che ha il gioco per un bambino, ma anche di quella fondamentale dello sviluppo sociale, ossia del “convivere”. La tipologia dei giochi scelti pertanto deve rappresentare un punto d’incontro sociale e d’intratteni-

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MA NON ERA TUTTO A POSTO?

DOPO LO SPECIALE SULL’INIZIO DEL NUOVO ANNO SCOLASTICO, ECCO LE VOSTRE OPINIONI l mese scorso abbiamo sentito le amministrazioni comunali di Pomezia ed Ardea per sapere se l’anno scolastico sarebbe partito senza intoppi: le rassicurazioni ricevute avevano tranquillizzato studenti e genitori, che si sono recati davanti ai cancelli delle scuole fiduciosi che tutto sarebbe andato bene. Ma è stato davvero così? Nei primi giorni di scuola abbiamo fatto un giro tra i vari plessi, ascoltando commenti, giudizi e critiche sia da parte degli alunni che dei loro accompagnatori. Il risultato? A Pomezia la situazione è tutto sommato buona, ma ad Ardea i problemi non mancano. Entrando nel dettaglio, vediamo qual è la reale situazione sul nostro territorio.

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Iniziamo con Pomezia, dove, nonostante gli istituti siano davvero molti e gli studenti arrivino a 6500 unità solo nelle materne, elementari e medie, più circa 2500 delle superiori, sia i trasporti scolastici che il servizio mensa sembrano essere partiti senza problemi. La mensa, in particolare, è addirittura iniziata prima rispetto agli anni precedenti: il 20 settembre, cioè appena una settimana dopo l’inizio della scuola, i bambini ed i ragazzi del tempo pieno hanno potuto usufruire del servizio. Per fare l’abbonamento al pulmino i genitori non hanno trovato grossi problemi: gli uffici preposti sono stati efficienti e non si sono registrate code esagerate. Le uniche lamentele sui trasporti sono state esposte dai genitori dei ragazzi delle

scuole medie di Torvaianica che, a causa degli orari del pulmino, arrivano a scuola troppo presto, restando così da soli fino all’apertura dei cancelli. Il problema è legato anche all’autonomia dei vari plessi, che decidono gli orari di entrata senza interferenze da parte dell’amministrazione. Proprio in questi giorni si sta comunque cercando una soluzione che soddisfi sia gli alunni che le scuole. Gli edifici scolastici sono stati trovati nelle condizioni illustrate lo scorso mese dall’Assessore Caporaletti; rimostranze in questo senso sono arrivate solo da Torvaianica Alta, dove i cittadini richiedono maggiori parcheggi e marciapiedi che consentano di arrivare in sicurezza sino alla scuola materna ed elementare. Buone notizie arrivano invece per il Liceo Scientifico e Classico Blaise Pascal, per il quale la Provincia di Roma ha previsto e approvato un investimento di oltre 400mila euro per la sistemazione della succursale di via Lamarmora, che, negli anni scorsi, era stata prima oggetto di continue contestazioni da parte degli studenti – appoggiati anche dagli insegnanti – per le pessime condizioni in cui versava, poi abbandonata in attesa dei lavori. L’edificio era nato con uso abitazione ed era stato trasformato in un istituto di istruzione solo in un secondo tempo, senza però adottare tutti gli accorgimenti necessari per renderlo adeguato alla presenza degli studenti e senza fornirlo di laboratori o palestra. “E’ in corso – ha detto l’assessore provinciale alle Politiche della Scuola, Paola Rita Stella – la realizzazione di alcune aule del piano terra per un importo di oltre cen-

tomila euro”. Le squadre di operai saranno impegnate per circa 120 giorni e le aule saranno a disposizione degli studenti entro la fine di novembre. Più lunga l’attesa per consentire l’isolamento termico dell’edificio, che consentirebbe finalmente di avere aule calde in inverno. “La delibera – ha aggiunto Stella – già approvata prevede una spesa di oltre 300mila euro. Questi lavori avranno inizio dopo l’approvazione definitiva del progetto da parte della Regione”. Novità importantissima è quella che riguarda un progetto pilota: in due scuole di Pomezia, a Santa Procula e a Santa Palomba, grazie all’impegno civico di insegnanti, alunni, cittadini ed amministrazione sono apparsi, nelle aule, i misuratori del RADON, un gas naturale che può essere molto pericoloso per la salute se si ignora la sua esistenza. L’iniziativa, unica sul territorio, consentirà di valutare lo stato di salute dell’aria che si respira nelle scuole. Sentiamo ora come hanno vissuto questi primi giorni di lezione i diretti interessati. Partiamo dalla scuola elementare Trilussa. Qui sia alunni che genitori sono complessivamente soddisfatti di come è iniziato l’anno, anche se, come spiega la signora Emanuela, mamma di una piccola alunna, qualche carenza c’è stata. La donna si lamenta infatti per “la mancanza di docenti, veramente troppo pochi in confronto al numero degli alunni, che peraltro quest’anno sono addirittura aumentati. Non so di chi sia la responsabilità, ma certo è che le maestre – competenti, non c’è che dire - non possono gestire da sole tutto il lavoro”. Parole di elogio nei confronti delle maestre arrivano anche da Maltilda, che frequenta la 5ª elementare nella stessa scuola, la quale giudica “molto brave le insegnanti” ed è particolarmente contenta del fatto che “finalmente hanno sostituito i pannelli rotti da cui lo scorso anno entrava la pioggia”. Arianna, che frequenta la II media alla Pestalozzi, reputa che non ci siano grossi problemi: gli insegnanti ci sono tutti, anche se con qualche sostituzione rispetto all’anno precedente, la scuola è pulita e ben organizzata. Passando alle superiori, anche l’IPSIA Cavazza supera l’esame: l’unico problema, spiega scherzosamente Roberto, iscritto al primo anno, è che “bisogna studiare di più rispetto alle scuole medie: già


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ci caricano di compiti!”. Per il resto, l’inserimento in un nuovo ambiente è stato piuttosto positivo. Promosso quindi, anche se con riserva (dobbiamo verificare come andrà nel corso dell’anno), lo stato delle scuole di Pomezia.

ARDEA Passando ad Ardea, invece, la musica cambia. Qui le critiche sono sicuramente maggiori rispetto agli elogi. Una delle prime segnalazioni è quella riguardante il trasporto scolastico. “Da quando l’attuale ditta appaltatrice gestisce il trasporto scuolabus dei nostri studenti – spiega Nicola Pisani - puntualmente ad ogni inizio di anno scolastico i genitori che intendono usufruire del servizio devono vivere una serie di disagi senza pari: interminabili code lungo via Caratelli, causa un ufficio gestito da due sole impiegate che devono servire centinaia di utenti. Nell’intento di agevolare, è stato consentito l’uso dei bus dal primo giorno di scuola senza i tesserini con foto identificative, consentendo la regolarizzazione della posizione entro il 10 ottobre, creando gravissimi disguidi tra insegnanti e incolpevoli assistenti, sino al punto che si sono verificati scambi di bambini (alla materna è stato caricato un bimbo al posto di un altro) e casi di bimbi lasciati a terra”. A queste accuse il Comune ha risposto aprendo un nuovo ufficio a Tor San Lorenzo. L’Assessorato ai Servizi Educativi del Comune di Ardea, in accordo con il personale della ditta appaltatrice, ha infatti predisposto un servizio aggiuntivo, che resterà aperto fino al 10 ottobre, per far fronte alla grande quantità di richieste pervenute per le iscrizioni al trasporto scolastico presso l’ufficio di via Caratelli. “Uno dei motivi per il quale nelle scorse giornate ci si

è trovati in presenza di file e di attese particolarmente lunghe –spiegano al Comune - è il fatto che molti dei richiedenti di nazionalità straniera, non parlando la lingua italiana, hanno avuto bisogno di un maggiore assistenza che gli operatori dello sportello hanno fornito loro sia nell’illustrare la normativa, sia nella compilazione dei moduli. Inoltre le domande dei richiedenti, pur essendo l’ufficio di via Caratelli aperto dal 1° settembre, si sono concentrate tutte negli ultimi giorni, a ridosso dell’apertura delle scuole causando attese che hanno suscitato l’ira dei cittadini, ma con questa alternativa dovremmo aver risolto”. Sembra invece irrisolvibile il problema del traffico che si crea attorno al plesso di S.Antonio: le lunghe code che partono dalla scuola paralizzano letteralmente l’intera zona, causando disagi anche ai pendolari che debbono recarsi al lavoro. Ma, analizzando i vari Circoli, ci accorgiamo che le carenze sono ancora di più. Partendo dal Circolo Didattico Ardea 1, nella scuola di Pian di Frasso, i genitori dei bambini delle prime classi il 13 settembre hanno trovato la scuola chiusa per lavori, con l’avviso – attraverso ordinanza sindacale - che la riapertura sarebbe avvenuta il 16. “Questo – spiegano alcune mamme - ha lasciato nello sgomento tutti i genitori, soprattutto quelli che, per non perdersi il primo giorno di scuola, così importante per tutti i bambini provenienti dalla materna, si sono presi un giorno di ferie”. Ma la scuola è rimasta chiusa anche il 16 settembre: l’apertura è infatti slittata al 20, sempre causa lavori. “Ci chiediamo - continuano i genitori – se questa settimana di ritardo, oltre ai disagi causati alle famiglie, andrà ad incidere in maniera negativa sull’obbligo che hanno le scuole di garantire almeno 210 giorni per la formazione educativa. I bambini dovranno recuperare i giorni persi o il fatto che ci

sia stata un’ordinanza da parte del Sindaco Eufemi li esime da tale obbligo? Perché non sono stati presi provvedimenti affinché questi bambini non perdessero giorni di scuola importanti?”. Le paure dei genitori sono poi anche quelle che riguardano i buoni pasto dei ragazzi residenti ad Ardea che frequentano le scuole di Pomezia. “Lo scorso anno la polemica è arrivata al culmine, con Pomezia che, giustamente, reclamava il pagamento dei pasti, ed Ardea che nicchiava. Il risultato è che noi dobbiamo pagare molto di più, visto che sembra che anche quest’anno non ci siano fondi, nonostante lo stanziamento inserito in bilancio”. Altri disservizi riguardano le scuole medie: gli studenti sono costretti a fare orario ridotto per mancanza di insegnanti ed alle finestre ci sono ancora i lucchetti “di sicurezza”, che impediscono l’apertura anche in caso di emergenza. Pure dall’asilo di via Campo Selva arrivano lamentele: la rampa di accesso per disabili presenta, nei pressi del cancello di entrata, erba alta, mentre l’interno del giardino, dove i bambini del plesso scolastico escono a giocare, è invaso da erbacce. Giochi ormai obsoleti sono accatastati al centro dell’area, rendendo difficoltoso l’utilizzo della stessa. “A ridosso del cancello che affaccia su Via Campo Selva sono inoltre accatastati numerosi sacchi di calcinacci – lamenta Walter Giustini - che sicuramente non danno un aspetto decoroso ad uno stabile comunale dove si dovrebbero insegnare ai bambini le regole del buon vivere”. Insomma, Ardea bocciata, ma sempre con riserva. Coltiviamo infatti la speranza che i problemi vengano risolti e per questo faremo come gli insegnanti: ciclicamente effettueremo delle verifiche per valutare l’andamento delle cose, dando un voto a quanto verrà Luca Magnaioli fatto.

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CONCORSI: LA CARICA DEI 10.000 TRA SPERANZE E POLEMICHE LE PROCEDURE DEI BANDI INDETTI A POMEZIA VANNO AVANTI iecimila speranze per 148 realtà. Una proporzione media di 68 ad 1, il che significa che, statisticamente, ogni partecipante ha l’1,48% delle possibilità di ottenere l’agognato posto fisso. Le domande di partecipazione ai concorsi pubblici per la copertura di 148 posti a tempo indeterminato hanno invaso il Comune di Pomezia, costringendo agli straordinari gli impiegati addetti al vaglio delle stesse. Domande arrivate prevalentemente per posta, ma anche consegnate a mano. Nei giorni precedenti alla data di scadenza delle domande piazza Indipendenza pupullava di persone in fila sotto il sole per poter protocollare in tempo utile la propria documentazione. Ben 3200 gli aspiranti lavoratori che hanno scelto questa modalità di consegna. I disagi maggiori si sono registrati il 17 settembre, termine ultimo di sca-

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denza, con ore di attesa fuori dalla casa comunale per poter arrivare fino all’ufficio del protocollo. E qui sono nate, dopo le critiche e le accuse fatte al momento della pubblicazione dei bandi, altre polemiche, esposte soprattutto dall’ex Presidente del Consiglio Comunale Marco Mesturini. “Sono rimasto sconcertato -ha dichiarato Mesturini - quando, arrivato alla sede del Comune di buon mattino, ho trovato già una coda di cittadini che arrivava quasi alla fontana di Piazza Indipendenza: ho visto decine di persone stipate all’interno della sala antistante il protocollo, in attesa di poter depositare la domanda di partecipazione ai bandi di concorso pubblicati dall’amministrazione, in una situazione credo inaccettabile per chiunque. All’interno della sala, per rendere bene lo stato della situazione, mancava l’aria per respirare; addirittura

una persona costretta sulla sedia a rotelle era sommersa dalla gente ed a stento si riusciva a muoversi. Trovo assurdo che, vista la situazione, non si sia provveduto ad organizzare un servizio di registrazione dell’arrivo presso il protocollo, con dei numeretti o con un elenco nominativo tenuto da agenti della polizia municipale, invece di far ammassare i cittadini in una sala e farli rimanere ore in attesa senza potersi allontanare per paura di perdere il posto in fila”. In un modo o nell’altro, a tutti è stata data la possibilità di consegnare la domanda, che è andata a sommarsi a quelle contenute nelle 22 casse piene di raccomandate arrivate dalle Poste in soli due giorni. Le domande sono state inserite nei computer dell’amministrazione insieme alla copia dei documenti presentati, per poter verificare quanti, tra gli aspiranti candidati, sono in ordine con i requisito per poter effettivamente partecipare alla preselezione che, se superata, porteranno allo svolgimento della prima prova scritta. Le cifre esatte sui concorrenti che potranno accedere alle prove preselettive si sapranno tra qualche giorno, così come si dovrebbero sapere quanti sono realmente i posti a disposizione, visto che, prima di espletare il concorso, si deve dare l’opportunità di occupare le posizioni vacanti attraverso la procedura di mobilità interna. Teoricamente, dopo l’espletamento della mobilità potrebbero non esserci più disponibilità, ma, come


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spiega Antonio Floris, “in questo caso dovrebbero essere state depositate una ventina di domande di mobilità, che oltretutto vanno ancora verificate in termini di requisiti”. Ma se da un lato ci sono le speranze di chi vorrebbe trovare un lavoro sicuro, dall’altro non si placano le polemiche sull’opportunità di bandire il concorso. A mostrare palese perplessità la rappresentanza sindacale unitaria dell’ente locale, che, pur non contraria al

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concorso in sé, critica aspramente le modalità con le quali è stato bandito ed i costi che saranno generati con l’assunzione di nuovo personale. Il malumore è da ricercare nel fatto che il regolamento concorsuale è stato modificato senza la contrattazione con i sindacati, i quali avanzano l’ipotesi che sia “stato cucito addosso a tutti quei colleghi assunti da questa amministrazione a tempo determinato che ora, ovviamente, si vuole assumere definitivamente, anche in vista della

ormai prossima campagna elettorale”. Un’accusa pesante, che il centrosinistra rigetta completamente, definendola un attacco strumentale e senza fondamento. “Non si possono fare i processi alle intenzioni – rispondono gli esponenti della maggioranza – i concorsi sono stati banditi nel pieno rispetto delle regole, senza alcun favoritismo. Crediamo piuttosto che consentire a 148 persone di avere un lavoro sia un’ottima opportunità per i nostri concittadini”.

MA NEL FRATTEMPO VANNO AVANTI ANCHE LE DENUNCE L’EX SINDACO PIETRO ANGELLOTTO HA PRESENTATO NEI GIORNI SCORSI UNA DENUNCIA ALL’ISPETTORATO DELLA FUNZIONE PUBBLICA PER “VIOLAZIONE D’IMPARZIALITÀ E BUON ANDAMENTO E LA NON CONFORMITÀ DELL’AZIONE AMMINISTRATIVA” d affiancare – ed in modo molto più pesante – le accuse delle rappresentanze sindacali è l’ex sindaco Pietro Angellotto, che ha presentato nei giorni scorsi una denuncia all’Ispettorato della Funzione Pubblica avente come oggetto la presunta “violazione d’imparzialità e buon andamento e la non conformità dell’azione amministrativa”. Premesso che – si legge nella denuncia - il Comune ha pubblicato simultaneamente i bandi per i concorsi pubblici, l’avviso di mobilità esterna volontaria e l’avviso di revoca dei bandi di concorso indetti nel 2008 e che nel bando sono state individuate alcune anomalie ed illegittimità, con la presente invito codesto Ispettorato a porre in essere tutte le misure atte all’eliminazione delle illegalità riscontrate”. Ma quali sarebbero queste anomalie ed irregolarità? “Nelle premesse del bando si dà atto che sono in corso le procedure obbligatorie previste dalla legge – spiega Angellotto – poi, però, si fanno delle strane specifiche. Prendendo ad esempio il bando per i 50 posti nel profilo professionale di Esperto Amministrativo cat. C, se le domande dovessero essere più di 300 si dovrebbe procedere alle preselezioni per ridurre i candidati alla prova scritta ad un numero non superiore a 130. Già qui c’è una violazione di legge in merito all’esiguo numero di persone ammesse alla prova scritta rispetto al numero di posti messi a concorso. Però non effettuano tale prova e sono ammessi direttamente all’esame i candidati che prestano o hanno prestato servizio a tempo determinato nel Comune di Pomezia nella categoria del posto messo a concorso o in quella immediatamente inferio-

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re, con uno o più rapporti di lavoro per un periodo complessivamente non inferiore a 24 mesi e/o coloro che prestano servizio presso il Comune di Pomezia nello stesso profilo professionale assunti in seguito a prove preselettive e/o concorsuali. Questo significa che se, per assurdo, nessuno o comunque pochi candidati esterni superano la prova preselettiva, a partecipare alla prova scritta resterebbero solo o quasi tutti

i candidati interni e precari”. Altra “scorrettezza” rilevata è quella riguardante la contestualità dei bandi con le mobilità. “Si crea così un’incertezza assoluta sulla conclusione della procedura, visto che l’amministrazione ha la facoltà di annullare il bando di concorso in caso di fruttuoso esito delle due procedure di mobilità attivate. Questa incertezza denota la responsabilità precontrattuale del Comune di Pomezia, che arrecherebbe – in caso di annullamento dei concorsi – un danno economico ai candidati esterni (tassa di concorso, spese per raccomandate, per i libri di studio nonché per il tempo dedicato ad esso), cosa che sarebbe stata evitabile qualora il bando di concorso fosse stato emesso a conclusione delle procedure di mobilità. Adesso spero che chi di dovere intervenga per le opportune verifiche. Non mi sembra giusto che parenti ed affiliati (cognati, nipoti e chi più ne più ne metta) di chi governa abbiano più opportunità rispetto a chi non ha alcun Santo in Paradiso”. “La mobilità ed i concorsi sono stati pubblicati contemporaneamente per ottimizzare i tempi – ribatte il Dirigente al Personale Carla Mariani – visto che le assunzioni possono essere fatte solo entro il 31 dicembre 2010. Ovviamente le procedure andranno secondo la legge: prima si espleteranno quelle relative alla mobilità, poi quelle concorsuali. In tutti i bandi, poi, è scritto chiaramente che ci saranno preventivamente delle mobilità che potrebbero ridurre i posti disponibili. E’ tutto regolare, questi concorsi sono un’occasione che andrebbe apprezzata invece che criMauro Valentini ticata”.

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LA ASL RM H4 LASCIA A PIEDI I DISABILI LA SOCIETÀ CHE EFFETTUA IL SERVIZIO NON RICEVE I PAGAMENTI DA UN ANNO E SOSPENDE IL TRASPORTO DEI RAGAZZI

agazzi disabili a piedi a partire dal 1° ottobre. E’ questa la brutta sorpresa che hanno ricevuto oggi le decine di famiglie con a carico una persona diversamente abile che, per raggiungere i centri dove ricevono cure ed assistenza giornaliera, si servono del servizio di trasporto gestito dal C.T.P., il Consorzio Trasporto Persone. La società ha infatti recapitato alle famiglie una lettera con la quale si comunica che, causa mancati pagamenti da parte della ASL, il servizio verrà cessato. “Gentili signori – si legge nella comunicazione – il C.T.P. svolge ormai dal 2004 il servizio di trasporto disabili nell’ambito del territorio di competenza della ASL RM H. A fronte del Ns. impegno la ASL RM H sempre più frequentemente accumulato ritardi nel pagamento del servizio effettuato, tanto che già in passato siamo stati costretti a comunicarvi la sospensione dello stesso. Ora però la situazione è arrivata ad un punto di non ritorno, infatti la ASL non pagato il servizio svolto nel 2009 per un importo di ? 712.948,18 con la conseguenza che il consorzio CTP non può più pagare gli stipendi ai dipendenti ed i contributi, né ha più disponibilità per far marciare i veicoli. Prima di arrivare al punto di far fallire le imprese aderenti al consorzio e mettere sul lastrico centinaia di famiglie è nostro dovere sospendere il servizio. Detta sospensione avverrà dal 1° Ottobre 2010, salvo che la ASL RM H nel frattempo non provveda al pagamento del saldo dovuto. Quanto sopra non dipende dalla volontà del CTP, ma dalla ASL, la quale, nonostante il tempo trascorso (9 mesi) e le nostre ripetute richieste e diffide, ad oggi non ha provveduto al pagamento né ha fatto proposte serie per risolvere la questione. Alla luce dei fatti sopra specificati, ci dispiace comunicarVi che a

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partire dal 1° Ottobre il servizio di trasporto disabili è sospeso”. Alla lettera il consorzio aggiunge la copia della missiva inviata dai propri avvocati alla Prefettura, alla Presidente della Regione Lazio Renata Polverini ed al Direttore della ASL RM H, attraverso la quale si comunica la mancanza di fondi per il proseguimento del servizio, mettendosi a disposizione per qualsiasi iniziativa atta alla risoluzione del problema. Ma nessuna risposta è arrivata da Albano o dagli altri organi ufficiali. Questa mattina i genitori, quando hanno ricevuto la lettera, si sono riuniti per cercare di capire come risolvere il problema del trasporto dei ragazzi, che necessitano assolutamente di assistenza specialistica continuata e di terapie riabilitative. Senza nessuno che li accompagni e li vada a riprendere non hanno la possibilità di curarsi. “Noi genitori abbiamo tutti un lavoro che non ci consente di essere liberi negli orari di entrata e di uscita dai centri. Il Servizio Sanitario, nei casi come i nostri, riconosce infatti il diritto al trasporto. Peccato che poi non paghi i conti – spiega Anna Giacomoni, mamma di una giovane disabile – solo ad Ardea e Pomezia il servizio viene usufruito da 16 persone, a cui si devono sommare quelle provenienti da Albano. I ragazzi vengono portati nei vari centri – VOJTA, COES e ANFAS – a Roma ed Ostia per le cure quotidiane a cui si devono sottoporre. Le mancate terapie causano un aggravamento delle loro patologie, ma a quanto pare questo non interessa a nessuno”. I genitori stanno cercando anche delle strade alternative, proponendo alla ASL di gestire un maniera autonoma un mezzo di trasporto, pagando di tasca propria le spese relative alla benzina ed alla manutenzione, ma tale ipotesi si è rivelata insostenibile anche per motivi assicurativi e burocrati-

ci. “Siamo disperati, perché, se è vero che non è la prima volta che la società minaccia di sospendere il servizio, questa è l’unica in cui si parla chiaro delle cifre che la ASL deve e del rischio di fallimento del CTP, dove i dipendenti non ricevono lo stipendio dal mese di Giugno”. Il rischio che i disabili corrono è anche quello di essere dimessi dalle strutture che li curano, perché dopo alcune assenze il posto viene preso da chi è in lista d’attesa. “Quindi al danno si aggiunge la beffa – commenta amaramente la signora Giacomoni – visto che c’è la possibilità che la questione, qualora venisse risolta, potrebbe trovare soluzione quando ormai i nostri figli hanno perso il diritto alla cura e devono nuovamente mettersi in lista. Questo significa che potrebbero passare anche mesi prima che un terapista possa dare loro l’assistenza medica necessaria”. Insomma, con i mancati pagamenti la ASL sta mettendo a rischio non solo la salute di tutte quelle persone che quotidianamente si devono recare nei centri di riabilitazione, ma anche centinaia di famiglie che, da un momento all’altro, rischiano di trovarsi senza lavoro. Già il mancato pagamento degli stipendi crea notevoli difficoltà agli interessati, ma la paura di perdere il posto è ancora peggiore. “Cercare di risolvere il problema è quindi indispensabile non solo per noi – conclude Anna Giacomoni – ma anche per tutto l’indotto che gira intorno al Consorzio. Spero che qualcuno prenda coscienza di quella che è la reale situazione e cerchi di risolverla in tempi rapidi. Se così non fosse, siamo pronti ad andare sotto la sede della ASL ad Albano ad esternare la nostra protesta, anche in maniera plateale, perché tutti debbono sapere quello che sta succedendo”. Alfredo Corrao


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VIOLENZA SESSUALE A TOR SAN LORENZO TENTANO DI VIOLENTARE UNA CONNAZIONALE, ARRESTATI DUE GIOVANI MAROCCHINI Stava rientrando a casa come sempre, nel tristemente noto complesso residenziale de “Le Salzare”, a Tor San Lorenzo, quando, da un sottoscala, sono sbucati due uomini che l’hanno prima aggredita e malmenata e poi tentato di violentarla. Ma la giovane marocchina protagonista di questa brutta storia, nonostante la paura, ha avuto la prontezza di riflessi necessaria per prendere il suo cellulare e chiamare il 112, che ha fatto immediatamente intervenire una pattuglia del nucleo radiomobile, grazie alla quale la venticinquenne è riuscita a salvarsi. La notte tra il 23 ed il 24 settembre due giovani marocchini, B.G., 21enne, e E.L.Y., 26enne, entrambi clandestini nullafacenti già noti alle forze dell’ordine, avevano deciso di divertirsi in maniera alternativa. Approfittando del buio, si sono nascosti sotto la rampe delle scale del complesso ed hanno atteso che la donna che avevano adocchiato rincasasse da sola a piedi. Ormai conoscevano le sue abitudini, visto che, pur essendo senza fissa dimora, i due spesso dormivano all’interno del complesso, dove avevano occupato abusivamente un appartamento vuoto. Appena la giovane è entrata nel palazzo gli stranieri hanno deciso di aggredirla e, dopo averla

percossa, hanno tentato di abusare di lei, strappandole gli abiti che indossava ed iniziando a palpeggiarla. Ma la ragazza non si è persa d’animo, e, nonostante fosse dolorante, è riuscita a divincolarsi e a chiamare i soccorsi, sia telefonicamente che gridando per attirare l’attenzione dei vicini. Vista la reazione, i due uomini hanno preso la fuga a piedi, riuscendo in un primo tempo a far perdere le loro tracce. Ma il rapidissimo intervento dei Carabinieri della Compagnia di Anzio non ha consentito agli aggressori di allontanarsi troppo. Dopo un breve inseguimento sono infatti stati catturati ed arrestati con l’accusa di violenza sessuale. La vittima, medicata all’Ospedale di Anzio, ne avrà

per una settimana, mentre i due pregiudicati sono stati portati nel Carcere di Velletri a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Ancora una volta il complesso de “Le Salzare” di via Ancona, noto come il “serpentone” per la sua forma, torna alla ribalta per episodi di violenza: nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine lo spaccio di sostanze stupefacenti, i furti, gli episodi violenti, le risse e le occupazioni abusive di immobili sono la regola. “Rispetto ad un anno fa la situazione è leggermente migliorata – affermano i Carabinieri di Anzio – ma l’illegalità è ancora fortemente presente soprattutto a causa dei numerosi appartamenti ancora liberi, che vengono continuamente utilizzati da immigrati clandestini e da pregiudicati di varia nazionalità, compresa quella italiana”. Ricordiamo che lo scorso anno, a luglio, è stato ucciso un marocchino di 32 anni e un altro è stato ferito gravemente nel corso di una sparatoria con due italiani. L’omicidio aveva come movente proprio l’occupazione abusiva degli appartamenti del complesso che, già da alcuni anni, dovrebbe essere oggetto di demolizione, visto che è stato costruito su un terreno sul quale grava il vincolo archeologico. Alfredo Corrao

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POMEZIA AMA GLI ANIMALI RIAPERTO IL CANILE “LE TRE QUERCE”, MENTRE A TORVAIANICA SI INAUGURERÀ A BREVE L’AREA DI SGAMBAMENTO CON PERCORSO DI AGILITY

inalmente il canile. E’ di questi giorni la notizia che il canile delle “Tre Querce” di via delle Monachelle sarà di nuovo il canile “ufficiale” di Pomezia, dopo che per quasi tre anni l’utilizzo è stato impedito dal mancato adeguamento della struttura ai parametri imposti dalla ASL. Ora i lavori di messa a norma, almeno per gran parte dell’impianto, sono terminati ed i randagi pometini possono trovare ricovero all’interno del territorio comunale. Fino a pochi giorni fa, infatti, l’amministrazione era costretta a portare i cani presso strutture private non convenzionate, spesso molto distanti – addirittura fuori Provincia e Regione – con un innalzamento notevole dei costi non solo di soggiorno, ma anche di trasporto. “Il canile è stato ricondotto a norma attraverso un percorso effettuato con la ASL – spiegano all’assessorato all’Ambiente, responsabile dei cani che si trovano sul territorio comunale – con la quale abbiamo instaurato un ottimo rapporto di collaborazione, che ha espresso la massima espressione nel lavoro dei veterinari dell’Azienda Sanitaria. Questa collaborazione ci ha condotto all’individuazione degli interventi necessari per consentire la riapertura. Il canile ha ottenuto nel frattempo l’autorizzazione provinciale per il depuratore fatto installare dai titolari e necessario per gli scarichi degli animali, ed è stata verificata la conformità edilizia ed urbanistica di tutto il corpo centrale, che era quello più vecchio”. La parte centrale può ospitare circa 300 animali, mentre l’intero canile ha una capienza di 470 posti, anche se, come spiega il proprietario, “non si sa ancora per quanti cani ci verrà data l’autorizzazione, probabilmente qualcuno in meno”. Nelle gabbie ristrutturate sono state introdotte delle migliorie per rendere più confortevole la vita dei cani: adesso garantiscono più spazio, diviso tra coperto e scoperto. Le gabbie sono divise in settori, che garantiscono una precisa divisione tra gli animali sani e quelli malati (zona feritaria e zona rifugio), oltre che quelli tranquilli dagli esempla-

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ri più “turbolenti”, che altrimenti potrebbero attaccare i loro simili. E’ stata inoltre ingrandita l’area di sgambamento, dove le bestiole possono correre e giocare soprattutto grazie all’intervento dei volontari dell’associazione cinofila “Marilù”, che donano ai cani abbandonati l’affetto di cui necessitano. La struttura ha anche potenziato l’ambulatorio e la camera operatoria, rifornendosi di nuove attrezzature come la maschera per l’anestesia, che consente di addormentare l’animale senza ricorrere alle endovena, con il vantaggio di poter risvegliare il cane in caso di problemi durante l’intervento. Anche il depuratore è stato fatto all’avanguardia, visto che è stato autorizzato per gli scarichi di 700 animali, anche se la capienza massima attuale è di molto inferiore. “Una volta che tutti i lavori sono terminati ed i permessi esterni arrivati, la ASL ha dato parere positivo ed il canile ha potuto ricominciare, a fine settembre, a ricoverare i cani grazie all’ordinanza sindacale emessa per sopperire al lasso di tempo necessario per completare il percorso autorizzativo della ASL stessa”, spiegano all’Assessorato. “Oggi disponiamo quindi di una zona sanitaria a norma, con un Direttore Sanitario nominato dalla proprietà della struttura con il controllo della ASL, secondo quanto richiede la delibera regionale del febbraio 2010, che stabilisce che ogni Comune deve dotarsi di un proprio canile situato all’interno del territorio comunale o perlomeno entro i confini della ASL di appartenenza, perché i servizi sanitari vengono garantiti solo se la struttura si trova all’interno del proprio territorio di competenza”. L’apertura delle “Tre Querce” arriva proprio nel momento in cui il canile a cui si appoggiava più di frequente l’amministrazione aveva comunicato di non avere più la disponibilità di ricevere altri animali. Alle “Tre Querce”, erano già presenti 280 cani, quindi il posto per eventuali ricoveri è garantito. “Abbiamo fatto un lavoro importante, per il quale dobbiamo ringraziare, oltre alla ASL, l’Associazione Marilù,

i cui volontari sono sempre attenti e puntuali: è grazie alla loro collaborazione che gli animali sono maggiormente controllati, seguiti ed amati. La loro approvazione è stata per noi fondamentale”. Ma il canile non è l’unica novità per i “nostri” animali: l’amministrazione comunale ha infatti attivato un numero verde, in funzione dai prossimi giorni dal lunedì al venerdì negli orari di ufficio, a cui risponderà del personale qualificato per la tutela degli animali, che raccoglierà segnalazioni, denunce, richieste di informazioni. “Si tratta di una sorta di SOS animali, nato per contrastare i fenomeni di maltrattamento e di abbandono – illustrano i responsabili del progetto – in questo modo vogliamo dare un segnale tangibile che dimostri come questa amministrazione sia vicina agli animali e come lo voglia fare nel modo giusto. Le sorprese, infatti, non sono solo queste: sia Pomezia che Torvaianica sono in procinto di avere delle aree di sgambamento attrezzate, dove i proprietari potranno portare i loro animali non solo a fare i bisogni, ma anche e soprattutto a divertirsi. La prima area che verrà aperta sarà quella di Torvaianica, nella zona di Martin Pescatore, tra via del Mare e via Certaldo. L’area sarà dotata di tutta l’attrezzatura necessaria per il percorso completo di agility, quindi i cani – e i loro proprietari - potranno allenarsi in tutta tranquillità, visto che la zona sarà protetta da una recinzione in pali e reti metalliche”. Il parco sarà dotato, oltre che dei giochi, anche di una parte con pavimentazione erbosa, dove saranno posizionate delle panchine, intorno alle quali verranno piantati degli alberi decorativi. L’intera zona sarà ovviamente fornita dei sacchetti igienici per la raccolta dei bisogni degli animali. Un’iniziativa che, anche se non in tempi brevissimi, verrà replicata a Pomezia, dove l’area è già stata identificata. Alessia Ambra Achille


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Cultura

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TUTTI AL MUSEO MANZU’ ARDEA SCOPRE IL SUO PATRIMONIO NATURALE E CULTURALE DURANTE LE GIORNATE EUROPEE DELLA CULTURA a avuto luogo dal 19 al 26 settembre il ciclo delle “Giornate Europee per la conoscenza del patrimonio Naturale e Culturale”, una manifestazione organizzata dall’ormai noto storico di Ardea Giosuè Auletta, con la collaborazione di Michele Zuccarello. Auletta - alla presenza di molti cittadini di Ardea curiosi ed attenti, che hanno partecipato all’iniziativa con entusiasmo – nel corso del primo incontro ha illustrato le varie fasi delle manifestazioni, mostrando attraverso le foto della mostra allestita sulla Rocca, in Via Furio Camillo, le innumerevoli prove dell’antichità e della storia, del territorio di Ardea, ormai conosciuta, anche grazie all’impegno dello storico, non solo in Italia ed Europa, ma anche in America. Lo studioso si è poi dilungato sulle varie opere di scavo in corso nel territorio, dal Casarinaccio alla Foce dell’Incastro, che stanno riportando alla luce templi, antichi agglomerati di case ed il vecchio porto sul nostro mare; ha mostrato, davanti ad un plastico molto ben fatto, l’antico territorio e come sia stato spezzettato e diviso sia dai corsi d’acqua che dai vari frazionamenti, dove in seguito si sono creati nuovi nuclei abitativi come quello della Nuova Florida.

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Giosuè Auletta ha continuato invitando i presenti a portare i bambini al Museo Manzù dove potranno sbizzarrirsi a copiare, colorare, disegnare quello che vedono davanti, ossia le opere del grande Maestro, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. Tra i presenti alla giornata di apertura anche l’avv. Pagano, assessore del Comune ai Beni Culturali, che ha apprezzato il lavoro svolto e si è impegnato per

cercare di mantenere alta questa “finestra” europea nei confronti di Ardea, perché occorre valorizzare tutte le risorse archeologiche – storico - culturali che sono patrimonio di ogni cittadino che vive ed abita nel territorio. Nella stessa giornata tutti i presenti, guidati dallo stesso Auletta, si sono recati presso la Caserma dei Carabinieri, dove ad attenderli c’era il Comandante Landi che, da perfetto padrone di casa, ha accompagnato i visitatori davanti le varie bacheche allestite con i reperti archeologici ritrovati durante le operazioni dei Militari dell’Arma, che indagano da tempo sul contrabbando dei beni storici ed archeologici. Il Comandante ha manifestato una profonda conoscenza dei bellissimi reperti esposti ed ha fatto “da cicerone”, spiegando nei minimi particolari la funzione, la provenienza, l’uso e l’epoca dei diversi oggetti ritrovati. Per chi non avesse avuto modo di partecipare alla visita del 19 Settembre, come confermato dal Comandante, c’è l’opportunità di vedere i reperti presso i locali della Caserma ogni giorno, fino a quando gli stessi non verranno trasferiti nel nuovo Museo di Ardea.

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Via Naro

RITORNO IN VIA NARO A COLLOQUIO CON IL COMITATO DI QUARTIERE PER SCOPRIRE SE DOPO UN ANNO E’ CAMBIATO DAVVERO QUALCOSA

distanza di otto mesi, siamo tornati a trovare Antonio Flore, il Presidente del Comitato di Quartiere di Via Naro – via Dei Castelli Romani. In questo periodo Flore ha lasciato il suo incarico di consigliere comunale per ricoprire quello più prestigioso, ma anche più oneroso, di Assessore, quindi è nella sua doppia veste di cittadino e di amministratore che lo interpelliamo sulle “condizioni di salute” della sua zona. Rispetto a quasi un anno fa, cos’è cambiato nel suo quartiere? “Purtroppo è aumentato il traffico, vera croce dell’intera zona. Il problema nasce soprattutto dalla promiscuità del territorio, nato come industriale”. Gli insediamenti abitativi, dapprima abusivi, poi regolarizzati a partire dal 1994 grazie alla perimetrazione, sono cresciuti in maniera non del tutto equilibrata rispetto alla forte presenza di fabbriche ed industrie, e le due realtà si scontrano proprio sul problema della viabilità: i mezzi pesanti che quotidianamente percorrono le strade del quartiere, unite alle automobili, creano in determinati orari – che coincidono con l’entrata e l’uscita dal lavoro – grossi disagi per la popolazione. Il continuo passaggio dei camion provoca poi un deterioramento maggiore del manto stradale, con conseguenti aperture di di buche pericolose. “Per fortuna – commenta il Presidente del CdQ – via Naro, la strada principale, è stata completamente asfaltata e dotata di un marciapiede, che ha reso la vita letteralmente più sicura agli abitanti del quartiere; prima non si poteva neanche camminare senza correre il rischio di essere investiti. Pochi giorni fa sono state ricoperte anche le buche che devastavano il tratto finale di via Spoleto, dove era quasi impossibile passare indenni”. Effettuare i lavori su questo tratto di strada non è stato semplicissimo, perché non appartiene al Comune. “Qui le strade di proprietà dei privati sono moltissime. Credo che sarebbe invece utile per tutti cederle all’amministrazione, in modo che la sistemazione ricada sul Comune”. Quale potrebbe essere la soluzione al

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problema del traffico? “Noi abbiamo presentato un progetto anche alla Provincia, oltre che al Comune, chiedendo che venga realizzata una “bretella” che passi intorno a tutta la zona Nord di Pomezia, partendo dalla Pontina per arrivare fino a Vicerè passando dalla riserva al confine con Roma, sorpassando Campobello e ricollegandosi al ponte della Lavin, per poi allacciarsi al collegamento, già previsto, della nuova strada Torvaianica Alta – Largo Brodolin, che consentirà un nuovo innesto alla Pontina nella zona sud di Pomezia”. In pratica, una sorta di raccordo che permetterebbe di evitare completamente la città. Ma non è un po’ utopistico, come progetto, soprattutto calcolando le condizioni delle casse comunali? “Sicuramente si tratta di un qualcosa di grande, che non si potrebbe mai realizzare da un giorno all’altro. Ma il tratto da Vicerè alla Pontina è ormai approvato, quindi non disperiamo che un giorno si possa completare l’opera anche seguendo la nostra idea, che verrebbe in aiuto non solo a noi, ma all’intera città, visto che eviterebbe almeno un quarto del traffico attuale”. A Luglio l’Assessore ai Lavori Pubblici Edgardo Cenacchi ha annunciato i lavori che consentiranno anche ai vostri rubinetti di avere l’acqua potabile. Lavori che dovevano partire due mesi fa, ma che sono iniziati solo a metà settembre. “E cosa vuole che sia un mese e mezzo di ritardo rispetto ai 40 anni che abbiamo passato ad aspettare? La notizia che finalmente anche noi avremmo avuto l’acqua ha entusiasmato il quartiere”. Ma il vostro si può chiamare quartiere, o è solo l’insieme di qualche casa tra le varie fabbriche? “Noi abitanti della zona sentiamo il senso di appartenenza al nostro territorio, che per noi è un quartiere. E’ vero, mancano le caratteristiche peculiari come una piazza, un centro di aggregazione, una chieda, una scuola, ma nonostante tutte le mancanze, noi cerchiamo di sopperire con l’iniziativa privata, che va dall’organizzazione di piccole feste – alle quali partecipano tutti gli abitanti –

o di funzioni religiose all’aperto, fino alla cura, pulizia compresa, della strada in cui si vive. Ultimamente sono state installate due fontanelle, su insistente richiesta degli abitanti. Dopo che il Comune le ha messe, gli uomini della zona hanno provveduto a circondarle con dei muretti che le donne hanno abbellito con vasi pieni di fiori, che curano amorevolmente, come se si trovassero nelle loro case. Ecco, il quartiere è la nostra casa, e noi siamo come gli abitanti di un solo condominio che cerchiamo di rendere il più accogliente e funzionale possibile”. A voi si sono aggiunti anche i residenti di via dei Castelli Romani. “Si, le due zone si sono unite perché hanno le stesse caratteristiche e problematiche. Insieme possiamo fare di più che divisi. E’ bello vedere quanta gente partecipa alle nostre riunioni, dando suggerimenti ed aiuti concreti”. E la novità di via dei Castelli Romani è l’approvazione del progetto di realizzazione di un marciapiede che parte dal ponte sulla Pontina per arrivare fino a via Spoleto. “Si tratta di un’opera finanziata dalla Regione, per un costo di circa 200 mila euro, che agevolerà quanti devono andare alla Posta a piedi. Adesso farlo è rischiosissimo, vista la densità di traffico di quella strada. Il marciapiedi sarà fatto in modo da rispettare l’abbattimento delle barrire architettoniche, per consentire anche ai diversamente abili il transito per l’intero tratto. La realizzazione di questo progetto è una nostra vittoria, che ci rende orgogliosi, anche perché siamo riusciti a far inserire nel bilancio del 2010 il congiungimento del marciapiede di via Naro con quello di via Spoleto e, di conseguenza, con quello che verrà fatto in via dei Castelli Romani”. Altra soddisfazione del CdQ è l’aver fatto realizzare l’allaccio alla rete fognante anche di quelle abitazioni, magari isolate, lasciate fuori dal progetto iniziale. “Non ci sembrava giusto che qualcuno non potesse usufruire di un servizio di così primaria importanza, quindi il Comitato si è interessato ed ha insistito finché ogni singola abitazione ha avuto il suo allaccio”. Quale sarà la vostra prossima proposta? “Quella di avere un plesso scolastico che comprenda asilo e scuola elementare”. Ma non è esagerato che una zona di soli 1600 abitanti abbia una sua scuola quando molte altre ne sono sprovviste? “Non pretendiamo affatto una scuola solo per noi. Quello che vorremmo è avere un plesso utile per l’intera Pomezia Nord, facilmente raggiungibile da coloro che abitano a Campobello, in via Naro, in via di Vaccareccia ed in tutte le zone limitrofe, per evitare di raggiungere il centro cittadino. Dove verrà ubicata non avrà importanza, purché sia comoda per tutti. La scuola potrebbe poi essere utilizzata anche come centro polivalente, con una palestra che consenta attività sportive extrascolastiche e magari con una sala che permetta ai cittadini di riunirsi. Insomma, un vero e proprio centro di aggregazione, soprattutto per i giovani e per gli anziani”. E, se davvero quelli che al momento sono sogni si trasformassero in realtà, anche via Naro e Via dei Castelli Romani potrebbero essere finalmente dei veri quartieri. Alessia Ambra Achille


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Monti S.Lucia

UN ANNO TRASCORSO INUTILMENTE

MONTI DI S. LUCIA: IL DEGRADO CONTINUA

n anno fa li avevamo lasciati con la seguente dichiarazione: “ Il CdQ è nato per confrontarci cordialmente con l’amministrazione, sempre propositivi e mai distruttivi, ma se non veniamo ascoltati torniamo alla carica”, ed alla carica sono tornati, visto che in tutto questo tempo i problemi del quartiere di Monti di Santa Lucia non solo non sono stati risolti, ma sono addirittura peggiorati. “Il degrado è ormai una peculiarità del nostro quartiere – spiega il presidente del Comitato di Quartiere, Claudio Del Pidio – ed avanza senza sosta, così come aumentano le montagne di rifiuti che costeggiano la “strada principale”, via dei Monti di Santa Lucia. Ogni notte è un via vai di camion che vengono qui per scaricare rifiuti e materiali di ogni genere: da arredamenti completi – camere da letto, divani, pezzi di cucine, frigoriferi e lavatrici sono i più frequenti – a centinaia, forse migliaia di pneumatici. Non sappiamo se da qualche parte esista un cartello che indichi la nostra zona come discarica comunale, fatto sta che sembra che tutta Ardea venga a depositare qui quello che non può buttare altrove”. Lo sfogo del Presidente è davvero amaro, perché la lotta che quotidianamente lui e tutti gli iscritti al Comitato cercano di sostenere sembra essere contro i mulini a vento. “Sempre restando sul tema rifiuti, i secchioni sono tutti fatiscenti e semidistrutti: che fine ha fatto la sostituzione e l’implemento con un maggior numero di nuovi contenitori che ci era stata promessa dall’Amministrazione comunale? Si è trattato delle solite parole al vento, di promesse da marinaio che mai verranno mantenute? Eppure anche noi paghiamo le tasse, anche se in cambio abbiamo solo l’abbandono totale”. Il Comitato chiede quindi maggiori controlli nella zona.

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“Non vediamo mai una pattuglia di agenti pronti a sanzionare chi compie questi scempi. Come mai, visto che esiste un’ordinanza proprio a difesa del decoro? O forse, visto che si parla di “decoro urbano” noi siamo esclusi, visto che la nostra sembra essere terra di nessuno?”. Ma i problemi non riguardano solo le discariche a cielo aperto. “Stiamo ancora aspettando i servizi primari, come ad esempio l’acqua potabile. Quello che per tanti è qualcosa di scontato, per noi diventa eccezionale. L’handicap di trovarci in una zona gravata dagli usi civici – problema mai risolto nonostante le promesse, le chiacchiere ed i proclami – ci pone in una condizione insostenibile, visto che le speranze ci sono state stroncate direttamente dalla società che gestisce il servizio, l’Idrica, che ci ha comunicato che le pompe non sono in grado di portare l’acqua all’intera strada, per la quale servirebbe un serbatoio. Peccato che, anche si volesse costruirne uno, il Comune, a causa dell’uso civico, non darebbe il permesso. Sembra quindi un tunnel senza uscita”. Le problematiche della zona hanno comunque avuto un risvolto positivo. Le più di 200 famiglie che vivono nel quartiere si sono unite e cercano di difendere i loro diritti in maniera compatta. Ad essere iscritto, infatti, quasi un componente per ogni nucleo familiare. Persone che speravano che, insieme a loro, crescesse anche il quartiere, ma così non è stato. “Sembra di vivere nel Terzo Mondo, invece siamo a venticinque chilometri dalla Capitale D’Italia”, commentano. Certo il gravame degli usi civici rende sicuramente più difficile l’ottenimento di qualsiasi cosa, ma qui qualsiasi cosa manca: dall’asfalto sulle strade all’illuminazione – per non parlare dei marciapiedi – da una piazzetta ad un parco giochi, da una chiesa ad una scuola.

“Non chiediamo tutto questo, ci basterebbe avere almeno i servizi primari e maggiore sicurezza. Invece pare che tutti si dimentichino di noi, salvo quando c’è da chiedere voti per le elezioni. Lì torniamo ad essere cittadini di serie A, visto che la nostra “crocetta sul nome” vale come quella data dagli abitanti degli altri quartieri, quelli che stanno meglio di noi”. “Il nostro – continua Del Pidio – è nato come un comitato apolitico e apartitico, e così vuole rimanere. Nasce, come scritto sul nostro sito, “sulla base dell’espressione dei cittadini abitanti nel rione che intendono impegnarsi per risolvere le problematiche provocate dal degrado che volge la zona, e soprattutto dalla storia infinita che vede il territorio protagonista per quanto riguarda la definizione dell’uso civico”, visto che la nostra zona fa parte di quei 706 ettari di terreno sui quali tutto ciò che si costruisce è abusivo, una piaga che non permette di effettuare nessun cambiamento, tantomeno apportare migliorie, e che da anni non vede soluzione, nonostante più volte se ne sia parlato. E quindi siamo ancora senza impianti fognari e manca il gas, oltre a non sapere nemmeno cosa siano i mezzi pubblici, che invece sarebbero utilissimi per tutti coloro che non hanno un mezzo di trasporto proprio. Questo è un problema che ricade soprattutto sui bambini che tornano da scuola: il pulmino li lascia a metà strada, poi si devono arrangiare...”. Insomma, sentire tutto questo sembra riascoltare il nastro di quanto detto un anno fa, con l’unica differenza che, nel frattempo, le montagne di rifiuti sono cresciute, mentre il fondo delle strade è peggiorato. E l’inverno deve ancora arrivare... Mauro Valentini

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L’UNIVERSITA’ CRESCE ARRIVA IL CAMPUS DEGLI STUDI E DELLE UNIVERSITA’ DI POMEZIA

i sono voluti vari incontri e molta capacità di mediazione, ma alla fine il Primo Cittadino di Pomezia l’ha spuntata: le facoltà dell’università “La Sapienza” presenti al Campus Selva dei Pini resteranno almeno fino alla loro naturale conclusione e gli studenti potranno seguire le lezioni e sostenere gli esami senza il timore di doversi recare a Roma. Timore nato anche a causa delle tante, troppe voci che da tempo giravano intorno alle sorti del Campus, che veniva dato di volta in volta prossimo alla chiusura o in fase di espansione. La verità è nell’ultima affermazione, visto che proprio nei giorni scorsi il Sindaco Enrico De Fusco è riuscito a far siglare alle parti interessate – Regine Lazio, Provincia di Roma, Comune di Pomezia ed Università La Sapienza - un nuovo protocollo di intesa che stabilisce nei dettagli i percorsi di studio da affrontare insieme. “Il 22 ed il 23 settembre ho incontrato i Presidi delle Facoltà di Economia prof. Celant, di Politiche Sociali prof. Rossi e di Scienze della Comunicazione prof. Norcellini, oltre che il Rettore Luigi Frati per Scienze Infermieristiche. Il risultato di questi incontri è stato concretizzato dal protocollo firmato la settimana successiva, che stabilisce – nero su bianco – che la Sapienza non andrà via da Pomezia. Spero che adesso le chiacchiere possano lasciare il posto al lavoro serio e che studenti e famiglie si tranquillizzino. L’accordo iniziale è quello di portare a conclusione i corsi già iniziati, ma anche di ampliare l’offerta formativa con nuove facoltà, come quella di Farmacia. Si

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tratta quindi di una vittoria clamorosa, soprattutto se si pensa che lo scorso Aprile La Sapienza voleva far chiudere la sede di Pomezia. Questo risultato, invece, getta le basi anche per discorsi futuri più ampi”. Insieme alla conferma della presenza dell’Università romana, arriva anche quella dell’arrivo della LUM – Libera Università del Mediterraneo, con sede principale a Bari - con le facoltà di Giurisprudenza ed Economia e Commercio. Si tratta di corsi quinquennali prestigiosi, ma a costi accessibili, con docenti in sede. “Quello che ci offre la LUM è un’offerta didattica diversa da quella, improntata sulle materie scientifiche, fornita dalla Sapienza - spiega Piergiorgio Crosti, Presidente del Consorzio Universitario - L’accordo trovato è davvero vantaggioso, visto che consente agli studenti di frequentare un’eccellente Università privata agli stessi costi – al massimo 1500 euro annui – di quella pubblica. Ricordiamo che la LUM ha insegnanti di prestigio ed ha formato personaggi illustri, quindi non stiamo parlando degli ultimi arrivati”. Ma l’aspetto più importante è che, se Pomezia riuscisse ad essere un “distaccamento” della LUM, dopo tre anni potrebbe diventare un’Università autonoma e quindi il quarto polo universitario del Lazio dopo La Sapienza, Tor Vergata e Roma 3. Un’ambizione che sembra trovare riscontri nelle strategie adottate finora dal Consorzio, che sta lavorando insieme all’Amministrazione Comunale proprio per rendere il Campus “distaccamento”, passaggio indispensabile

per raggiungere il traguardo dell’Università Pometina. “La nostra scelta è ricaduta sulla LUM perché è un polo di eccellenza, che si affianca benissimo all’alta qualità della Sapienza. La credibilità di questa Università privata ci ha consentito di siglare un’intesa tra noi, la LUM stessa e la CONFAPI – Confederazione delle piccole e medie Imprese – che consentirà di far svolgere ai nostri iscritti, durante il loro percorso di studi, degli stage retribuiti presso aziende qualificate iscritte alla Confederazione. Ciò significa che i ragazzi avranno una preparazione non solo teorica, ma anche pratica, con la possibilità reale di immissione nel mondo del lavoro grazie all’esperienza acquisita. Questo perché oltre a fornire la formazione didattica, è importante aiutare i giovani a concretizzare il loro percorso di studi attraverso un lavoro conforme alle caratteristiche ed alle competenze acquisite. Il progetto mira quindi ad innalzare il livello qualitativo della nostra Università, che offrirà una marcia in più rispetto agli Atenei presenti attualmente”. “Stiamo facendo uno sforzo non indifferente – conclude De Fusco – che ci impegna tantissimo anche nell’aspetto economico, cosa non certo facile con tutti i problemi di cassa che la nostra città purtroppo ha. Ma si tratta di un investimento: creare un polo universitario di qualità, formando persone competenti e qualificate porterebbe, oltre ad un innalzamento culturale, anche la possibilità di una crescita economica che si ripercuoterebbe sull’intero territorio. Avere una sede proprio qui significa inoltre che i nostri figli non sono costretti a fare i pendolari o a trasferirsi altrove per poter studiare, due elementi che innalzano il tasso di abbandono degli studi. Per invogliare i ragazzi ad iscriversi alla nostra Università la mia idea è quella di ospitare nel Campus classi di scuole di ogni ordine e grado, soprattutto a quelli delle scuole medie superiori, dando modo ai ragazzi di inserirsi in una realtà più ampia, che consenta il passaggio da un ciclo di studi ad un altro in modo naturale. Io e la mia amministrazione crediamo fermamente in questo progetto e faremo di tutto affinché, dopo i traguardi già raggiunti, si arrivi ad una felice conclusione anche per quanto riguarda la realizzazione dell’università pometina. Ricordiamo che Pomezia è conosciuta nel mondo in modo positivo anche grazie alle iniziative ospitate nel nostro Campus: un motivo di orgoglio che sarà ancora maggiore quando accanto al nome “Selva dei Pini” riusciremo ad affiancare quello di “Campus degli studi e delle Università di Pomezia”. Alessia Ambra Achille


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IL FESTIVAL DEI DIRITTI UMANI SUCCESSO PER L’INIZIATIVA, CHE HA RICEVUTO IL PLAUSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA n successo annunciato, anche se partito sotto la pioggia battente, quello ottenuto dal I° Festival dei Diritti Umani, organizzato al Campus Selva dei Pini dal professor Alessandro Ceci, Presidente del Comitato Scientifico, che per una settimana ha occupato le sale ed il piazzale dell’Università pometina. L’importanza dell’iniziativa è stata rimarcata durante la cerimonia inaugurale dai relatori, a partire dal Presidente del Ce.AS – Centro Alti Studi per la lotta al terrorismo ed alla violenza politica – sen. Maurizio Calvi, così come dal Presidente Santacroce. Entrambi sono stati concordi nell’affermare l’importanza della sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui diritti calpestati, riconoscendo al Festival, che ha ottenuto il patrocinio del Parlamento Europeo, il merito di aver posto sotto i riflettori le numerose ingiustizie perpetrate nei confronti di molte, troppe persone. L’iniziativa è piaciuta molto anche alle alte cariche istituzionali, a partire dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha voluto partecipare virtualmente all’evento inviando un messaggio al Sindaco di Pomezia, che ha aperto il Festival con parole di elogio nei confronti degli organizzatori e di ringraziamento per tutti gli intervenuti. “L’iniziativa, a cui va il mio vivo apprezzamento, potrà contribuire ad accrescere la consapevolezza del contenuto della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo, che ha affermato i valori essenziali della dignità umana senza distinzioni di sesso, razza, lingua, colore, religione, lingua o cittadinanza”, ha scritto Giorgio Napolitano ad Enrico De Fusco. Anche la Presidenza del Consiglio ha voluto esprimere, attraverso il Ministro Giorgia Meloni, la stima verso l’iniziativa. “Sono fermamente convinta che la difesa dei diritti dell’uomo sia un obiettivo fondamentale ed iniziative come questa servono prendere consapevolezza che ci sono Nazioni dove spadroneggiano persone che hanno totale indifferenza disprezzo per la vita umana. Questi sono temi delicati, che devono essere affrontati con molta delicatezza, ma anche con fermezza e determinazione anche dalla politica. Mi congratulo con gli organizzatori per come sono stati posti gli argomenti”. Il Presidente del Senato Renato Schifani ha voluto aggiungere di “essere felice che venga trattato un tema tanto cruciale quanto attuale. La tutela della dignità della persona all’interno della società è un imperativo categorico ed assoluto, garanzia e fondamento di ogni società libera. Il vostro

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convegno costituisce una preziosa occasione per diffondere alle nuove generazioni la consapevolezza del rispetto dei diritti umani, essenziale per l’effettiva crescita dell’intero pianeta”. All’evento hanno avuto parte attiva il noto criminologo Francesco Bruno, professore dell’Università della Calabria, Simone Ovart, Presidente UNIFEM Italia – Fondo delle Nazioni Unite per lo sviluppo delle donne, Franco Grillini, Presidente onorario dell’Arcigay, Francesca Rocchi, Presidente dello Slow Food Lazio, Aldo Morrone, Direttore Generale dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti, Beatrice Costa, della Women’s Right Programme ActionAid Italia, Fabio Massimo Abenavoli, Presidente della Smile Train Italia Onlus, Pietro Mercenaro, Presidente della Commissione Straordinaria del Senato per la Tutela e la Promozione dei Diritti Umani, e Vittorio Cogliati Dezza, Presidente di Legambiente. Ognuno ha presentato situazioni, soluzioni ed idee per sconfiggere la mancanza del rispetto dei diritti dell’uomo e della donna, accostando il tutto ai sette vizi capitali: super-

bia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e accidia. Un modo inedito e coinvolgente per porre sotto i riflettori problemi reali, che ancora oggi – nel XXI secolo – affliggono il mondo, come la lapidazione di Shakinè, la donna iraniana condannata alla lapidazione dalla scellerata brutalità medioevale degli hayatollah di Theheran, per la quale anche il Comune di Pomezia si è voluto mobilitare attraverso manifesti pubblici. Un contributo, sotto forma di esperienze viste e vissute, l’hanno portato anche il Generale Pollari, la dott.ssa Arianna Ballotta, Presidente della Coalizione Italiana contro la pena di morte, l’on. Jean Leonard Touadì e il prof, Gilberto Corbellini, Coopresidente dell’Associazione Luca Coscioni. Ma, oltre agli “specialisti”, importante è stata la partecipazione delle associazioni, dei cittadini e dei giovani, che si sono avvicinati a temi “scomodi” in maniera diversa: ogni sera, infatti, uno spettacolo ha trattato l’argomento del giorno, mescolando temi pesanti a momenti più leggeri. La manifestazione si è conclusa con l’intenzione di diventare un appuntamento fisso, che possa ottenere risultati in larga scala, coinvolgendo sempre più persone anche a livello internazionale, per poter dare voce anche a chi non ce l’ha. “Un’iniziativa di tale spessore, in Italia, non si era mai svolta – ha dichiarato il Sindaco di Pomezia – qualcosa di simile, ma in scala molto ridotta, era stato fatto a Genova. La nostra Università è riuscita ad ospitare l’ennesimo evento importante, dimostrando di poter essere una struttura ricettiva ad altissimo livello. Il caso ha voluto che proprio pochi giorni prima dell’inizio del Festival anche nel “palazzo di vetro” delle Nazioni Unite si parlasse di Diritti Umani. A distanza di migliaia di chilometri ed in altre lingue sono state dette le stesse cose che sono emerse in questo convegno, da cui è emerso che al mondo ci sono almeno 10 milioni di persone che versano in condizioni disperate a causa della soppressione dei diritti umani. Un mondo in cui si decide di uccidere una donna a sassate, in cui ci sono bambini che invece di giocattoli hanno tra le mani armi, in cui si uccidono persone torturandole solo perché hanno idee diverse dalle nostre e importantissimo, ognuno nel proprio piccolo, cercare di fare qualcosa, di reagire. Noi stiamo cercando di farlo e ci aspettiamo che il nostro esempio venga seguito da molti”. Luca Mugnaioli

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Sport

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Calcio

AIRONE ARDEA: LA NUOVA STAGIONE A POCHI GIORNI DALL’INIZIO DEL CAMPIONATO INCONTRIAMO LA DIRIGENZA

Airone Ardea: presentata la nuova stagione Ci siamo. Pochi giorni e scatterà il via anche per le categorie cosiddette “minori” ma che ogni anno regalano agli appassionati domeniche infuocate piene di spettacolo, tifo e quant’altro; è il calcio locale, il più vicino a noi e decisamente uno dei più belli. Il nostro viaggio nel calcio locale continua, dopo aver trattato nello scorso numero l’inizio stagione di una delle formazioni di punta della realtà pometina, il Real Pomezia, un po’ più a sud, per conoscere meglio Ardea e la sua squadra più rappresentativa, l’Airone. Il 3 Ottobre partirà il campionato anche per la prima squadra, impegnata nel torneo di 1° Categoria, senza dubbio uno dei più insidiosi per svariati motivi: primo fra tutti sicuramente l’eccessivo agonismo mostrato negli anni da alcune squadre, che purtroppo non sempre permette di terminare gli incontri nel pieno rispetto delle regole; in seconda battuta, parlando di calcio giocato, il sostanziale equilibrio fra le partecipanti, almeno nella prima parte di stagione, per poi far emergere quelle 3-4 squadre che si contenderanno il titolo. Per capire meglio come si affrontano difficoltà di questo genere e per saperne di più su questa società siamo andati a trovare la squadra nella loro sede temporanea di Via Varrone, lo stadio comunale di Pomezia; ad accoglierci il presidente, sig. Sergio

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Boeri, a cui abbiamo rivolto alcune domande. Presidente, presentiamo questa nuova stagione: cosa vi proponete di realizzare come società e quali obiettivi vi siete posti per questo nuovo anno? Il nostro obiettivo sarà quello di dare una nuova impronta al progetto che portiamo avantai da anni, soprattutto per quanto riguarda il settore giovanile; proprio per questo abbiamo realizzato diversi lavori di miglioria al nostro impianto sportivo, come ad esempio il campo di calcetto in erba sintetica o i lavori all’interno degli spogliatoi. L’obiettivo calcistico è invece quello di lottare per vincere il campionato con la prima squadra: faremo tutto il possibile per realizzarlo sin dalle prime giornate, intervenendo se e dove ce ne sarà bisogno. Ci sono novità all’interno dello staff dirigenziale? Sì, abbiamo un nuovo organigramma societario che prevede, fra le altre cose, l’inserimento di nuove figure professionali quali un nuovo direttore tecnico ed un responsabile per la scuola calcio. Parlando proprio di scuola calcio e di settore giovanile, quali saranno le altre squadre iscritte ai campionati? La squadra dei “più grandi” tra i ragazzi dovrebbe essere quella dei ’96 sulla quale stiamo lavorando proprio in queste giornate; purtroppo ci sono stati dei problemi che hanno complicato un po’ le cose e la

situazione resta incerta. Ritroviamo certezze con i nati nel ’97, gruppo già consolidato negli anni passati, e nel ’98. C’è poi un salto fino al 2000, ma di successivamente si prosegue con tutta la scuola calcio. Per quanto riguarda la prima squadra, proviene da un pre-campionato contraddistinto da 4 amichevoli disputate fra alti e bassi. Come ha trovato i calciatori durante queste prime uscite? Diciamo che ci sono luci e ombre. Per quanto riguarda l’amichevole contro l’eccellenza del Cecchina, squadra dunque competitiva, direi che abbiamo disputato un’ottima gara, di carattere, con la squadra ben messa in campo, riuscendo ad ottenere un risultato positivo. Totalmente da cancellare invece la partita del 19 settembre, contro la seconda categoria del Città di Pomezia: durante la partita abbiamo fatto una pessima figura nono solo a livello agonistico, visto che sono emersi alcuni problemi di comportamento che andranno risolti il prima possibile; forse l’impegno è stato preso troppo sotto gamba, forse l’orario era un po’ inusuale, certo è che si doveva far meglio. Però sono convinto che la vera squadra sia quella di Cecchina e non quella scesa in campo in nella successiva uscita. La fase di preparazione è terminata negli ultimi giorni di Settembre con altre amichevoli, terminate le quali si è passato al tradizionale sistema di allenamenti settimanali nel campo di Ardea, campo che, fra l’altro, ospiterà anche il primo appuntamento ufficiale contro il San Michele, antipasto della grande novità di stagione: il raggruppamento di Latina anziché quello tradizionale di Roma. Dunque formazioni come il Montello Calcio, l’R11 Latina o Atletico Bainsizza affiancheranno i derby caldi contro il Tor San Lorenzo, il Lido dei pini e la pometina Virtus Pomezia in quello che si profila un anno carico di emozioni. Luca Mugnaioli


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Sport

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Tennis

LIGNANO SABBIADORO SI TINGE DI VERDE IL C.T. CAMPOBELLO SI RENDE PROTAGONISTA CONQUISTANDO NUMEROSI TROFEI Un successo straordinario. Non si potrebbe definire altrimenti lo strepitoso risultato ottenuto dalla compagine guidata da Rodolfo Bovecchi in uno degli eventi più importanti dell’anno a marchio AICS (Ass. Italiana cultura e sport). Ben 21 trofei conquistati e tre titoli nazionali portati a casa: questi i sorprendenti numeri della spedizione tennistica pometina, andata al di là di ogni più rosea aspettativa. La manifestazione, tenutasi dal 9 al 12 settembre scorsi, ha avuto come sede Lignano Sabbiadoro ed è stata frutto della collaborazione fra il Settore Sport della Direzione Nazionale AICS ed il comitato regionale Friuli-Venezia-Giulia, che ne hanno coordinato l’organizzazione. Calcio, Pallavolo, Tennis, questi i principali sport che hanno colorato la tre giorni con forti emozioni a tutti i livelli. Per quanto riguarda la suddivisione tecnica dei partecipanti alla sezione tennistica, si sono disputati match di singolo maschile nelle categorie “Loving Player”, “Free Time”, “Over 60”, “Master” e “Canguri”, mentre di singolo femminile nelle categorie “Loving Player” e “Free Time”, per concludere poi con i match di doppio anche nelle versione mista. Ed in tutte queste categorie, o almeno nella gran parte, c’è stata la bandiera pometina a sventolare tra i vincitori; fare distinzioni sarebbe ingiusto poiché tutti gli atleti hanno dimostrato grande valore ma soprattutto una forte competitività in una manifestazione di livello nazionale e questo non può essere certamente ignorato. Per tale motivo riportiamo tutti i nomi dei nostri concittadini iscritti nell’albo d’oro della manifestazione, riconoscendo loro il merito di aver esportato nel migliore dei

modi il nome di Pomezia oltre i confini regionali: Lombardi Renato, 2°class. Lov.Play., Erdi Gianluca, 1° class. Lov. Play. Tabellone B (vincitori insieme anche del titolo Open di Doppio); Viola Simone e Di Pilato Fabrizio, 1° Class. Free Time maschile, Aureli Marco 2° Class nella medesima categoria; Comin Federica 2°Class. E Viola Rosa 3° Class. Nella categoria Lov. Play. Femminile; Viola Rosa 2° Class. , Matarrese Antonella e Piglialarmi Paola 3° Class. Free Time; Lo Feudo Maria vincitrice nella Categoria Free Time Tab. B e Menon Rosaria 2° Class.; Aureli Marco e Di Pilato Fabrizio 2°Class. E Natale Giuseppe, Tedesco Philippe nella Cat. Doppio Open maschile; Felice Federico e Lo Feudo Maria 2° Class. Cat.

Doppio Misto e Viola Simone, Comin Federica, Casseriani Carlo, Viola Rosa 3° Class. Nella medesima categoria; Matarrese Antonella e Piglilarmi Paola 2° Class. Doppio Open femminile. Il presidente del circolo, Angelo Comin, nonché tutto lo staff della dirigenza, non possono che essere orgogliosi del lavoro svolto fino a questo momento; orgoglio mostrato anche in alcune dichiarazioni rilasciate al termine della competizione, dove è emerso un grande senso di riconoscenza verso gli atleti nonché la volontà di crescere ulteriormente come circolo. Ora, dopo il grande successo, nasce la responsabilità di mantenere quanto duramente conquistato e, se possibile, di miglioralo. Luca Mugnaiol

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Sociale

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IL RUOLO DEL DETENUTO NELLA SOCIETA’

PARLA IL DIRETTORE DELLA “COOPERATIVA LAZZARIA”

n’azienda agricola situata presso il complesso carcerario di Velletri. Un progetto, portato avanti da diversi anni dal penitenziario, che sta riscuotendo un notevole successo. A lavorare non sono cittadini qualunque, bensì gli stessi detenuti, fattori in quelle che stanno diventando sempre più le loro terre, e rappresentanti dell’altra faccia della prigionia, sicuramente quella migliore. Soprattutto vino, ma anche frutta e olio, i prodotti principali ricavati e poi venduti nei vari mercati d’Italia ma anche Esteri, a testimonianza del grande lavoro svolto. Il carceratoagricoltore ha così l’opportunità di ricostruirsi una vita, non lasciandosi andare alla disperazione (che solo chi ha provato direttamente quest’esperienza può spiegare) e guardare con più ottimismo al proprio futuro. Da “estranei” a questo mondo possiamo timidamente affermare che per sopravvivere all’interno di quei luoghi serve una speranza, un qualcosa che ti dia la forza per rialzare la testa, un qualcosa che ti aiuti a non considerarti lo scarto peggiore della società. Sì, perché prima o poi la persona sconterà la sua pena, e cosa troverà all’esterno? Un mondo fatto di pregiudizi. Per questo nasce il progetto, per dare la speranza di non aver distrutto completamente la propria vita e allo stesso tempo per avere la possibilità di ricominciare. Un carcere, oltre che rappresentare un valido deterrente e ancor più la giusta punizione, deve saper educare o meglio rieducare persone che per un motivo o l’altro hanno scelto strade completamente sbagliate. Per scoprire di più su questa particolare realtà laziale, siamo andati a trovare il direttore della cooperativa, sig. Stefano Lenci. Direttore, da dove nasce questa idea?

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“Per essere sinceri, non nasce da me. Risale al 1999 ed è un’idea di un agronomo che stava qui da noi, Rodolfo Craia, fermamente convinto che il lavoro all’interno del carcere fosse cosa fondamentale per un detenuto. Inoltre, vista la grande dimensione delle terre limitrofe (12 ettari) di proprietà del carcere, decise di realizzare questo progetto con lo scopo di risollevare il vigneto preesistente; così, tramite finanziamenti, autorizzazioni ed altro, nel 2002 riuscì a realizzare la prima vinificazione con poche centinaia di bottiglie. Ma appena due mesi dopo iniziarono a sorgere problemi, primo fra tutti l’impossibilità di fatturazione e dunque di avere rapporti con l’esterno; lo stesso Craia mi confessò addirittura di voler chiudere la cantina, e qui entrai in gioco io. Preciso che mi occupo di bio-tecnologie nel campo enologo, tuttavia di comune accordo con l’agronomo presi l’iniziativa e dunque la responsabilità, chiedendo al Ministero l’autorizzazione a creare questa cooperativa. Così è iniziata questa bellissima avventura”. Ad oggi, secondo lei, qual è il vero obiettivo di questa attività? “L’obiettivo principale è quello di insegnare al detenuto un mestiere, in modo tale che, se si dovessero presentare le giuste circostanze e al momento opportuno, possa trovare lavoro all’esterno e ricominciare una nuova vita. E devo dire che in questi anni ci siamo riusciti”. Entrando in un ambito più tecnico, quali mansioni può svolgere il detenuto all’interno della cooperativa? “Per quello che riguarda la cantina tutte, dalla vinificazione all’imbottigliamento, senza nessun problema”. In futuro, quando il carcerato-agricoltore riacquisterà

la libertà, potrà continuare a lavorare per questa azienda? “No, il detenuto non potrà continuare a lavorare qui una volta scontata la pena, altrimenti nel giro di pochi anni avremmo solo lavoratori “esterni” e il progetto stesso andrebbe a morire. Ma il lavoro presso questa cooperativa si è dimostrato un’ottima credenziale per trovare un posto altrove; precisiamo però che il detenuto non diventa enologo ma impara un mestiere, quello del cantiniere, decisamente più ricercato”: Una curiosità: qual è il prodotto più rinomato dell’azienda? “Quello che tutti si ricordano, mio malgrado, è “Il Fuggiasco”, ma sicuramente ve ne sono altri come ad esempio “Il Recluso”(nella foto ndr), ed il “Jail”, vero e proprio vino di punta”. La cooperativa Lazzaria ha raggiunto e tagliato in questi anni prestigiosi traguardi soprattutto a livello umanitario; infatti l’azienda ha scelto la denominazione ONLUS proprio per rendere ancora più chiaro l’intento di quest’iniziativa. I risultati di questo enorme lavoro sono sotto gli occhi di tutti e la speranza comune è che questo progetto, insieme a tanti altri, possa davvero regalare un futuro migliore a queste persone. Luca Mugnaioli


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Cinema

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LA PASSIONE SECONDO MAZZACURATI

ARRIVA SULLO SCHERMO, DOPO LA BELLA ACCOGLIENZA A VENEZIA, LA COMMEDIA ITALIANA DI CLASSE

arlo Mazzacurati, da sempre, ha raccontato l’animo genuino della Provincia Italiana, quella parte del nostro Paese che non ha lo sguardo perso negli Skyline delle nostre grandi metropoli. Questo film, che seppur non premiato dalla giuria ha riscosso un ottimo successo a Venezia, è ambientato nella campagna chiantigiana, tra Siena e Firenze, che già il regista Padovano aveva cavalcato nell’esordio con Domani accadrà del 1987. La storia ha per protagonista Dubois, un regista famoso in crisi di identità e con il sorriso malinconico di Silvio Orlando, che e’ proprietario di una casa, in un borgo cinquecentesco della stupenda campagna toscana. Tutto nasce e finisce qui, in questo Borgo in cui il nostro protagonista involontariamente causa un

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danno ad un affresco adiacente al suo appartamento. Ed è qui che, per rimediare a questo guaio, viene obbligato dagli eventi e dalle autorità locali a prendersi cura della rappresentazione pasquale della Passione di Cristo che si svolge nel paese. Tra le “fauci” del Sindaco (un Marco Messeri in grande forma) Dubois ritroverà l’ispirazione per la sua arte e la profondità tutta laica del testo religioso del mistero della Pasqua. Ed è proprio nella simbologia della “passione” del protagonista, che cade e risorge (senza poter dire di più per non rivelare la trama del Film), che si concentra la storia, anche se come sempre Mazzacurati ci dipinge tanti volti, tante storie nella storia così da rendere sempre corale il racconto. Ecco allora il personaggio di Ramiro, l’aiutante occa-

sionale ex carcerato che nel teatro cerca il suo riscatto sociale, interpretato dal bravissimo Battiston; quello della barista Kasia Smutniak, la nota più delicata e vera del film, così come si prendono la scena man mano che il film scorre la “Sindachessa” Stefania Sandrelli, il già citato Messeri e la fastidiosissima Flaminia, diva capricciosa, a cui Cristiana Capotondi sa dare con bravura il giusto ruolo nella storia. Moltissime sono le trovate, le risate e gli ammiccamenti delicati al paesaggio e al romanticismo, tutti ingredienti che hanno fatto della nostra commedia la migliore del mondo, e che Mazzacurati sa dosare senza mai sfociare nel film “di genere”. L’unica nota stonata è data dall’attesissimo Corrado Guzzanti, che ci dispiace dover additare come elemento di disturbo della storia, nel ruolo poco felice di Abbruscati, bullo di provincia, guascone e sciocco in ogni cosa che fa, e a cui viene affidata la parte del Cristo, personaggio che poteva esser pensato e scritto meglio, e che invece qui si percepisce - per ironia della sorte dato il titolo - come elemento quasi fuori tema della storia. Stupendo ci è sembrato il Battiston, che deve dettare ai bambini della scuola il copione, perché la fotocopiatrice è fuori uso, un po’ “Maestro di Vigevano “di Alberto Sordi, un po’ il Paolo Villaggio di “Io speriamo che me la cavo”. Mazzacurati mantiene quindi le promesse e le attese, e la giusta distanza dal sacro preso solo come pretesto rende il tutto poco lezioso e molto divertente, oltre che molto laico. Mauro Valentini

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Viaggi

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SICILIA: L’ESTATE AD OTTOBRE LA VACANZE IDEALE PER RIACCIUFFARE LE TEMPERATURE ESTIVE CHE STANNO SCOMPARENDO e l’abbassamento delle temperature di questi giorni fa venire voglia di riacciuffare la bella stagione, si può tentare di inseguire l’estate facendo un viaggio in Sicilia, dove il clima consente anche ad ottobre di andare in spiaggia. Ma la Sicilia non è solo mare: è panorami mozzafiato, storia ed archeologia. In una settimana si può fare una full immersion in una natura a tratti ancora incontaminata. Per questo scegliamo come base Trapani, che vanta il primato di essere la provincia con il mare più pulito dell’intera isola. Partiamo proprio dalla città, le cui origini sono avvolte nella leggenda. Si narra che l’antica Drepanum sia sorta sulla falce caduta a Cerere mentre, disperata, vagava per il mondo alla ricerca della figlia Proserpina, rapita da Fiutone; sarebbe quindi una creatura di Saturno, appositamente sceso dall’Olimpo per fondarla. Certo è che a Trapani si avvicendarono numerose popolazioni, più o meno fantastiche, come i Ciclopi, gli Elimi, i Giganti, i Troiani, i Fenici e numerosi altri. Ma Trapani acquistò importanza solo nel 260 a.C., quando Amilcare fece trasportare qui gli abitanti di Erice, città della quale era stata per lungo tempo l’Emporio, ossia il porto. La città diventò un’importantissima base navale durante le Guerre Puniche, ma nel 241 cadde sotto il dominio di Roma perdendo molto del suo antico prestigio. La nostra seconda tappa è proprio ad Erice: tutta raccolta in un perimetro triangolare, è una delle cittadine più singolari della Sicilia. Le stradine acciottolate e strette, le piccole piazzette, i cortili fioriti, un ricco artigianato che comprende ceramica, dolci e tappeti, la rendono una meta irrinunciabile. Sorge su un monte solitario che domina su Trapani, la vallata ed il mare. Le sue origini sono antichissime e misteriose, anche queste avvolte nella leggenda. A fondarla sarebbe stato Erice, re degli Elimi, mitico figlio di Venere. All’inizio c’era soltanto un Tempio dedicato a una divinità femminile della natura feconda, identificata dai Romani con Venere Ericina, adorata da tutte le popolazioni del Mediterraneo, soprattutto dai naviganti. Successivamente vi fu edificata una fortezza contesa da Fenici, Greci, Cartaginesi e Romani. Fu poi distrutta dai Cartaginesi nel 260 a.C., quando gli abitanti furono trasportati a Trapani. In epoca romana il Tempio di Venere fu messo a capo di una confederazione religiosa di 17 città siciliane, permanentemente difeso da una guarnigione. La cittadina si perde poi nelle nebbie del tempo fino all’epoca araba, quando riapparve con il nome di Gebel-Hamed. Nel corso dei secoli successivi si sviluppò e compose il volto urbanistico che ha ancora oggi. La voglia di scoprire la storia di questi luoghi ci porta a Selinunte, vicino Castelvetrano: fondata nel VII sec. a.C. dai coloni di Megara Hiblea, costituiva la punta più avanzata verso occidente dei territori greci in Sicilia. Selinunte si era sviluppata nei secoli sino a diventare la più grandiosa

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tra le città della Sicilia ellenistica, specie per i suoi colossali Templi, gli unici fra quelli siciliani ad essere decorati con sculture. Dopo la distruzione del 409 a.C. da parte di Cartagine, la città non si riprese più e se ne perse anche il nome. Solo nel ‘500 lo storico Tommaso Fazello la localizzò, mentre nell’800 iniziò una campagna di scavi che ha portato alla luce vari Templi, catalogati con lettere dell’alfabeto perché non si sa con certezza a chi fossero dedicati. Sicuramente da osservare con attenzione, sulla collina orientale, è il Tempio “G”, uno dei più grandi dell’antichità, forse dedicato ad Apollo: quando nel 409 a.C. Erice fu distrutta, il Tempio non era ancora finito, come dimostrerebbe la mancanza di scanalature in molte colonne. Molto bello anche il Tempio “E”, in perfetto stile dorico, che sarebbe stato dedicato ad Mera: da esso provengono 4 metope oggi esposte al Museo Regionale Archeologico di Palermo. Lasciando i templi, ci rechiamo a Marsala, l’antica Lilibeo, villaggio fenicio che nel tempo divenne la più importante base punica in Sicilia, tanto da rimanere l’ultimo baluardo della loro potenza nell’isola. Fu fondata nel 397 a.C. dagli abitanti di Motya scampati alla distruzione della loro città per mano dì Dionisio I. Della città punica non resta praticamente nulla; tra le poche cose, però, c’è un reperto di grandissimo valore, una nave. Ritrovata nello Stagnane di Marsala, fu recuperata nel 1969 ed oggi è esposta nel Museo del Baglio Anselmi. Si tratta di un’agile e lunga nave da guerra vecchia di oltre 20 secoli, affondata, probabilmente, nel 241 nel corso della battaglia delle Egadi tra Cartaginesi e Romani. Lilibeo divenne una città romana affermandosi come principale porto di collegamento con l’Africa. Gli arabi ne cambiarono il nome in Marsala da Mars-Alì (porto di Alì). Garibaldi la scelse per sbarcarvi con i suoi 1000 soldati ed intraprendere la conquista della Sicilia, che avrebbe condotto all’Unità d’Italia. Dopo tanta storia, il meritato riposo si può trovare sulle spiagge dell’incantevole isola di Pantelleria, nota anche per i suoi capperi e per il vino “Passito”. L’isola,

il cui nome per alcuni risale all’arabo Bent el Rhia (figlia del vento), mentre per altri deriva dalla parola greca pan-pantòs con el Rhia, si trova nel Canale di Sicilia, al centro del Mediterraneo. Il colore nero delle rocce che la costituiscono dimostra che l’isola è un vulcano, che si erge dalla profondità di oltre 1400 metri sotto il livello del mare della Fossa di Pantelleria agli 836 metri della cima della Montagna Grande. Dalla Grotta del Bagno Asciutto e dalle favare nei pressi di Rekale fuoriescono vapori sfruttabili come sauna. Il relax assoluto si ottiene con i bagni nelle sorgenti, che possono essere fatti sia nella grotta di Salaria che in quella di Cala di Gadir. Altre sorgenti calde si trovano presso il laghetto vulcanico del Bagno dell’Acqua, conosciuto come “Specchio di Venere”. Le rocce vulcaniche che caratterizzano l’isola sono state utilizzare per costruire le tipiche abitazioni dell’isola, i dammusi, case cubiche con piccole aperture per difendersi dal caldo e tetti a volta fatti di pomice. Ogni dammuso aveva una sua cisterna sotterranea per la raccolta delle acque piovane. Il mare cristallino, dove si può osservare il fondale già a pelo d’acqua, completa la sensazione di benessere che si prova in questo luogo al centro del Mediterraneo. Tornando indietro, ci si può fermare a Mazara del Vallo, dove si osserva uno straordinario mix tra architettura araba, normanna e barocca. Prima di ripartire dall’aeroporto di Trapani, destinazione Roma, vale la pena fare un salto anche ad Alcamo, nel cuore di un’ampia valle rigogliosa, dove si produce il rinomato vino secco Bianco d’Alcamo. Il nome deriva dall’arabo Manzi Alkamah, stazione dei frutti di loto. Nelle sue tante chiese si possono ammirare sculture e dipinti che rappresentano il meglio di quanto artisticamente abbia prodotto la Sicilia: basta citare Pietro Novelli, Giacomo Serpotta, i Gagini, Giuseppe Renda nonché le opere del belga Borremans. Il nostro viaggio finisce qui, con la consapevolezza di aver visto poco rispetto a quanto la Sicilia ha ancora da mostrarci e da inseLuca Mugnaioli gnarci e con la voglia di tornare.



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Bon Ton

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LA MENTE “MENTE” MA IL CORPO NO COME SCOPRIRE COSA NASCONDONO I GESTI E COME INTERPRETARNE IL SIGNIFICATO

Continuiamo il nostro viaggio nell’affascinante mondo della comunicazione non verbale, quello che un esperto come Paolo Abbotti definisce “linguaggio sotterraneo”, trattando quello che normalmente si trasmette mediante la posizione del corpo. Un apporto molto importante di informazioni riguardanti la persona che abbiamo di fronte ci viene, per esempio, dalla posizione delle gambe, sia quando l’individuo è in piedi che quando è seduto. Immaginate la scena di un vostro superiore che vi riceva nel suo ufficio. Se vi accoglie con le braccia conserte e le gambe accavallate in modo stretto, in molti percepiranno un atteggiamento ostile, poco propenso

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alla comunicazione, chiuso. Mentre se, nella stessa situazione, venite accolti con una posizione diversa, magari in piedi e con le braccia aperte, questo susciterà in voi emozioni diverse. Al contrario del primo esempio, nel secondo atteggiamento il nostro superiore risulterà essere disponibile, comprensivo, simpatico. Le informazioni non verbali delle braccia, apertura e chiusura, vengono rafforzate di molto dall’apertura o chiusura delle gambe. Quando la persona assume questa posizione significa che dobbiamo stare attenti a quello che stiamo dicendo! Probabilmente non condivide completamente le nostre idee e si sta chiudendo, sia mentalmente che fisicamente, utilizzando il suo corpo. E’ divertente osservare queste dinamiche durante gli incontri, le conferenze o anche in televisione, nel corso di qualche talk show. In particolare, noterete che le persone che sostengono la medesima tesi su uno stesso argomento assumono involontariamente la stessa posizione del corpo; questa “solidarietà” non avviene solo verbalmente, ma soprattutto con il linguaggio del corpo, con la comunicazione non verbale. Nel corso di un dibattito, se per esempio un interlocutore mantiene una posizione aperta, la maggior parte di quelli che lo sostengono assume la stessa posizione aperta, mentre gli altri si chiudono, magari accavallando le gambe o incrociando le braccia!

Quando dialogate con una persona che, stando seduta, ha le gambe incrociate e le braccia conserte, vi suggeriamo di non proporre qualche nuovo progetto, non è il momento di fare richieste poiché il vostro interlocutore è poco propenso ad ascoltarvi. Uno stratagemma è quello di porgere alla persona un oggetto da tenere in mano: va bene una penna, una cartella, un depliant o anche da bere… Costringere, sempre non verbalmente, la persona ad aprire le braccia. La “regola” per ben disporre è quindi quella di cercare di “aprire un varco” prima di iniziare la vostra comunicazione non verbale: sembra impossibile, ma questa sorta di “allentamento” funziona e farà aprire scenari inaspettati. Ma non dimenticate che è molto importante anche osservare come reagisce il corpo delle persone quando parlano: le parole sono potere! Potete imparare molto dalle risposte che le persone danno alle vostre domande, sia che le consideriate dal punto di vista del contenuto che da quello del linguaggio del corpo. Provate a osservare cosa dicono, come lo dicono e come reagisce il corpo delle persone con cui vi relazionate. Questo spirito di osservazione vi sarà molto utile perché riuscirete a sviluppare una notevole capacità di interpretare sia lo stato d’animo delle persone che i segnali dei rapporti interpersonali. Antonio Guido Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale


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Giochi

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MAFIA II ARRIVA IL SEGUITO DEL GIOCO BOOM DEL LONTANO 1992

opo il grande successo del primo Mafia, uscito su PC e poi su console nel lontano 2002, ora gli intenti di 2K Czech sono quelli di espandere le potenzialità del capostipite e dar vita ad un seguito all’insegna del folklore italo-americano, che registi come Scorsese e Coppola erano riusciti a conferire ai propri capolavori. Se pensate sia giunto il momento di diventare un “Bravo Ragazzo” e arruolarvi nella “Famiglia”, beh… Signore e Signori, benvenuti a Empire Bay! Nel gioco vestiremo i panni di Vito Scaletta, figlio di immigrati siciliani, che, fin da adolescente, decide di intraprendere insieme al migliore amico Joe la carriera da gangster. Dopo due anni vissuti in guerra, Vito viene congedato dall’esercito a causa di una ferita. Ed è da questo momento in poi che l’avventura ha inizio: ad accoglierlo al suo ritorno ad Empire Bay ci pensa Joe, il quale nel frattempo aveva ingaggiato una serie di affari con alcuni pezzi grossi, tra cui un certo Luca, boss di una delle famiglie più rispettate della città. Al primo impatto, il gameplay offre meccaniche tipiche di un action, caratterizzate da coperture dinamiche, ormai divenute uno standard per il genere, e da ritmi di gioco serrati, nel caso di intense sparatorie o fughe, o più lenti e ragionati nel caso di missioni stealth. In particolare, il team si è concentrato parecchio sulla fisica di gioco, basata tra l’altro sul motore NVidia Physx, garantendo un’interazione con l’ambiente davvero realistica. Ma analizzando più a fondo il titolo 2K, ci rendiamo conto che Mafia II fonde più generi complementari tra loro. A bordo di un veicolo,

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la sensazione è davvero quella di guidare un mezzo dell’epoca: ogni vettura è caratterizzata da una cilindrata, un peso ed una tipologia specifica. Una strada bagnata o innevata ostacola più o meno pesantemente il controllo delle vetture, così come una ruota forata o un motore leggermente danneggiato possono compromettere un’eventuale fuga dalla polizia. Pensare a Mafia II, in realtà, equivale a pensare a tre blocchi distinti tra loro: la guerra, il dopoguerra e il successivo boom economico degli Anni Cinquanta, notando pian piano come il cambio generazionale abbia influenzato, per esempio, la moda, il mondo della musica e l’industria automobilistica. Dal punto di vista tecnico, il lavoro svolto da 2K Czech raggiunge vette qualitative impeccabili. Ottima soprattutto la realizzazione del sistema di illuminazione dinamica, complice di uno spessore visivo e di effetti di rifrazione della luce tra i più riusciti di questa generazione, in particolare su console. Ma cosa rende unico Mafia II? Giocandolo, si capisce subito: il doppiaggio. I toni spiccatamente siciliani che dominano i dialoghi non solo divertono, ma funzionano in ogni frangente; la giusta cadenza delle parole, l’uso corretto dell’accento e la continua variazione dei toni, denotano un lavoro certosino atto a valicare lo spesso netto divario qualitativo, in termini di localizzazione italiana, tra cinema e videogioco. Tirando le somme, Mafia II è un gioco senza uguali nel suo genere, che riesce a fondere con una certa semplicità più elementi contemporaneamente. Se non fosse stato per alcune imprecisioni narrative, comun-

que trascurabili, ed una purtroppo scarsa longevità, il titolo 2K Czech avrebbe avuto un’occasione in più per aggiudicarsi la nomina di “Game of the Year”. Detto questo, siete avvisati: Mafia II rappresenta ad oggi un’occasione imperdibile, un assoluto omaggio ai grandi maestri del cinema italo-americano. Azione esaltante, citazioni sopraffine, gameplay immediato ed impianto tecnico pressoché perfetto, bastano per cominciare ad apprezzare il gioco. Il resto, naturalmente, sarete voi a scoprirlo. Matteo Acitelli www.cyberludus.com

VOTO: 9

PRO: - DOPPIAGGIO - COLONNA SONORA - GRAFICA CONTRO:

- LONGEVITÀ - LINEARITÀ 39



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