Il Corriere della Città - Maggio 2016

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Anno 8 Numero 05

MAGGIO 2016

libertà informazione politica cronaca cultura sport

Movimento 5 Stelle Gioie e dolori a Pomezia

Sindaco e Giunta soddisfatti, ma intanto aumentano le polemiche e le cause perse Torvaianica: come la Città si complica (inutilmente) la vita PAG. 10

Tor San Lorenzo: consorzi, ancora proteste per l’ accesso al mare PAG.12

Sport, Unipomezia e Indomita Pomezia campioni PAG. 30


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Maggio 2016

EDITORIALE

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Pomezia, si approvano le tasse, ma nessuno (o quasi) lo sapeva

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abato 30 aprile sono state decise, nel corso del Consiglio Comunale, le aliquote da pagare a Pomezia per Tasi, Imu, Tari e Irpef. I costi restano invariati rispetto allo scorso anno. Le uniche novità riguardano l’eliminazione, come stabilito dal Governo nazionale, della Tasi per l’abitazione principale non di lusso e la riduzione di alcune agevolazioni per quanto riguarda la Tari. Queste le aliquote. Tasi: abitazioni principali appartenenti alle categorie catastali A/1, A/8 e A/9: 2,5 per mille; fabbricati rurali ad uso strumentale: 1 per mille; altri fabbricati: 0 per mille. Il pagamento può essere effettuato in due rate (la prima entro il 16 giugno, la seconda entro il 16 dicembre) oppure in un’unica soluzione entro il 16 giugno 2016. Per l’IMU c’è un’aliquota di base del 10,6 per mille, mentre per l’abitazione principale categorie catastali A/1, A/8 e A/9 e relative pertinenze è il 3,5 per mille. L’aliquota Irpef per i redditi fino a 15 mila euro è stata fissata, come lo scorso anno, allo 0,6%; invariati anche i successivi scaglioni: da 15 a 28 mila euro si paga lo 0,65%, da 28 a 55 mila lo 0,75%, da da 55 a 75 mila 0,79% e oltre i 75 mila euro lo 0,80% Per la Tari gli importi variano a seconda della categoria e i costi dipendono dalla metratura. Il Comune invierà i bollettini precompilati. Nonostante le aliquote non siano state modificate, non mancano le contestazioni, come quella fatta dal consigliere Roberto Mambelli che ha presentato 9 emendamenti, tutti bocciati. “Anche se le aliquote sono le stesse, sono state ridotte le agevolazioni per quanto riguarda la Tari, il che si traduce di fatto in un aumento di quanto si dovrà pagare rispetto allo scorso anno. Negli emendamenti che avevo presentato richiedevo maggiore equità soprattutto nei confronti degli ultra 65enni e nel calcolo delle superfici tassabili, che non tengono conto delle riduzioni invece previste a livello nazionale. Se si ha un’abitazione di 50 mq e una cantina di 50 mq, si pagherà per 100 mq, con buona pace della giustizia sociale”.

Ma dietro questa assise aleggiano alcune polemiche. Nonostante l’importanza degli argomenti trattati, infatti, c’è stata ben poca pubblicità da parte degli amministratori: si sono infatti verificate tutta una serie di anomalie che inducono a riflettere. Di solito viene inviato un comunicato stampa che rende nota la convocazione delle sedute comunali, cosa che in questa circostanza non è avvenuto; “c’era l’avviso sul sito del Comune”, si dirà senz’altro. Vero. Ma è stato messo solo il 29 aprile, quando la convocazione ai consiglieri riportata invece la data del 28. Ma le anomalie non finiscono qui. Il Movimento 5 Stelle ha da sempre professato grande trasparenza ponendosi – è un fatto – sempre al di sopra di ogni altro movimento politico. Le sedute del Comune sono trasmesse sempre in diretta streaming e lo stesso Fucci lottò molto per portare avanti questa battaglia quando sedeva sui banchi dell’opposizione. Stavolta però, le telecamere sono spente: più di una volta abbiamo controllato il link dedicato alle dirette presente nel sito del Comune, niente. Buio assoluto, nel senso che non c’è alcuna diretta. Guasto tecnico? Può essere, ci mancherebbe. Dopo l’interessamento di una giornalista, sul web è infatti apparso l’avviso che c’erano dei problemi tecnici. Ma perché non metterlo prima? E soprattutto, perché metterlo su Facebook e non sul sito del Comune? Si dà forse per

scontato che tutti i cittadini siano iscritti al social network? È normale dare le comunicazioni ufficiali in questo modo? E perché solo un’ora dopo l’inizio del consiglio e non appena ci si è accorti che la diretta streaming non funzionava? E quando ci si è accorti che non funzionava? Sul sito del Comune, infatti, mancava proprio il collegamento che c’è sempre stato per le altre sedute di consiglio. Sicuramente saranno state tutte coincidenze, ma se episodi del genere fossero accaduti con le precedenti amministrazioni in molti - noi per primi e con noi probabilmente gli esponenti del Movimento 5 Stelle - avrebbero pensato “male”. Ma noi ora abbiamo il diritto di pensare qualcosa, oppure no? In ogni caso, due giorni dopo è arrivata la risposta del Presidente del Consiglio Adriano Zuccalà. “Ci tengo a scusarmi a nome dell’Amministrazione per il problema tecnico che ha impedito la consueta trasmissione in diretta. Problema che, al contrario di quanto affermato dalla stampa, si è ripetuto più volte da quando, proprio da questa Amministrazione, è stata inserita la diretta on-line. Non appena appurato il problema, è stata data comunicazione del mancato funzionamento tramite il canale ufficiale più immediato. Preciso inoltre che sono stati rispettati largamente tutti gli adempimenti previsti dall’art. 60 del Regolamento sul Consiglio Comunale in materia di convocazione, e che ogni affermazione che va in senso contrario è puramente faziosa o pretestuosa di polemica senza alcun fondamento. Posso aggiungere inoltre, che essendo le aliquote rimaste invariate, e nel caso della TARI (Tributo Servizio Rifiuti) addirittura rimodulate al ribasso, non c’era assolutamente nulla da nascondere. I cittadini sanno che le sedute sono pubbliche e sono stati sempre invitati a partecipare, anche il 30 aprile scorso che, essendo sabato, era anche un giorno più agevole per la partecipazione dei cittadini lavoratori. La trasparenza è la base della nostra azione amministrativa e da quando ci siamo insediati i dati sono puntualmente pubblicati sul sito internet e accessibili a tutti”.


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POLITICA

Il Corriere della Città

Maggio 2016

Pomezia, 15 milioni di avanzo nel bilancio L’assessore Emanuela Avesani spiega i numeri del rendiconto 2015

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l 21 aprile a Pomezia la Giunta ha approvato il bilancio consuntivo 2015. Il Comune ha diffuso la notizia facendo sapere che “il rendiconto di competenza 2015 si chiude con un avanzo di 15.641.850,05 euro”. “A questo si aggiunge un dato rilevante – ha dichiarato l’assessore Avesani – il Comune sta rispettando il piano di rientro del disavanzo straordinario, quantificato in misura trentennale con una rata annua pari a 4.193.969,33 euro, che per l’anno 2015 registra addirittura un miglioramento del risparmio, rispetto alla rata annuale, di 816.144,88 euro. Il disavanzo straordinario al 31 dicembre 2014 era infatti di oltre 125 milioni che, secondo il piano di rientro sarebbero dovuti scendere in un anno a circa 121 milioni. Il risultato conseguito invece è migliorativo di oltre 800 mila euro, con un disavanzo tecnico a seguito del riaccertamento straordinario dei residui che si attesta al 31/12/2015 a 120.808.965,61 euro”. Numeri che necessitano di un approfondimento, che abbiamo richiesto a Emanuela Avesani. Potrebbe chiarire meglio il concetto? “Cerchiamo di tenere separati i diversi argomenti: 15 milioni di risultato dell’amministrazione del 2015 non sono strettamente legati a solo risparmi di spesa, ma anche alla revisione dei residui attivi e passivi, e del fondo pluriennale vincolato. È come se alla preparazione del Rendiconto si fa una verifica non solo di quello che si è incassato e speso nell’anno di competenza ma anche di ciò che il Comune ha accumulato nel corso degli anni come spese e entrate. In particolare, come si legge in Delibera, l’avanzo di amministrazione verrà accantonato prevalentemente per costituire due fondi: il primo legato all’Anticipazione di Liquidità ottenuta nel 2015 per circa 8,3 milioni di euro ed il secondo legato a passività potenziali per 6,9 milioni di euro. All’atto della predisposizione del Bilancio di Previsione era stato accantonato un fondo per crediti di dubbia esigibilità consistente: cercando di essere più chiari, quando abbiamo predisposto il Bilancio di Previsione 2015 abbiamo “messo da parte” dei fondi per assorbire eventuali riduzioni delle entrate e aumenti delle spese imprevisti, i frutti di questo approccio prudenziale li abbiamo raccolti all’atto del rendiconto. Quindi di fatto questo risultato, non genera un aumento della possibilità di spesa. Con il Riaccertamento straordinario dei residui (D.G. n. 103/2015) il Comune di Pomezia aveva al 31/12/2014 un

disavanzo tecnico di oltre 125 milioni euro, dovuto al fatto di avere nel proprio “portafoglio” crediti inesigibili accumulati negli anni passati, ad esempio per la vicenda ASER che anche se chiusa nel 2011 risultava ancora nel Bilancio del Comune come un credito di oltre 50 milioni di euro. Tutti questi crediti di difficile esigibilità sono stati per certi versi “depositati” in questo disavanzo tecnico, che può essere assorbito attraverso un piano di rientro in 30 anni, grazie ad una Legge della quale hanno usufruito tutti gli enti locali. Per tale piano, il Comune di Pomezia deve accantonare annualmente circa 4,2 Milioni di euro nel proprio Bilancio di Previsione. Alla chiusura del rendiconto il valore complessivo del risparmio di spesa è stato di circa 5 milioni di euro, con un maggior risparmio di circa 800.000€ rispetto a quanto previsto. Le voci di maggior risparmio nel 2015, previste dal piano di rientro, sono: partecipazione al Consorzio per l’università (1,7milioni), canone appalto raccolta rifiuti (1 milione), affitti degli uffici comunali e delle relative utenze (400.000), retribuzione accessoria dirigenti (500.000), trasporto scolastico (680.000)”. A quanto ammonta e a cosa è dovuto il debito lasciato dalle passate amministrazioni? All'interno sono calcolati anche i vari mutui? Nel bilancio fatto lo scorso anno si parlava inizialmente di un attivo di 7 milioni, poi scesi a 4: parlare di 15 milioni significa che c'è stato qualcosa di diverso (in meglio) rispetto alle stime? Se sì, cosa? “Il debito complessivo ereditato da questa amministrazione è di circa 220 milioni di euro, tra mutui, debiti verso la Cassa Depositi e Prestiti e debiti fuori bilancio che abbiamo riconosciuto nel 2014 e nel 2015. I debiti non vanno confusi con il disavanzo tecnico di cui parlavamo pocanzi, che è uno sbilanciamento tra poste attive (entrate) e passive (spese) che sono state inserite negli anni precedenti. È estremamente difficile da spiegare, ma mettiamola in questo modo: se il Comune nei prossimi 30 anni sarà in grado di rispettare il piano di rientro, ossia i 4 milioni di euro l’anno, riuscirà a pagare tutti i debiti ereditati. Ovvio che per i nuovi debiti che andrà ad accumulare deve trovare ulteriori

coperture. Il rendiconto del 2012 si è chiuso con un risultato di -7 milioni, quello del 2013 con un risultato di – 4 milioni, quello del 2014 a +4 milioni, quello del 2015 a +15 milioni. Quello che veramente conta al di là dei numeri, sono i risultati in termini di risparmio di spesa e di buona gestione, non abbiamo alzato le tasse, e dove possibile abbiamo creato condizioni per riduzioni ed esenzioni, abbiamo agito rivedendo i contratti e gli appalti dell’Ente, l’organizzazione dei servizi e delle società partecipate, stringendo accordi con i fornitori. Abbiamo di fatto dimostrato che, se ci sono competenze e squadra, è possibile risanare un Ente Locale che era praticamente in dissesto (a giugno 2013). Ora siamo sul cammino del risanamento. Sono stati tre anni di impegno, sforzi, studi, confronti e decisioni difficili, in cui sono stati rivisti molti contratti dell'Ente, molti accordi con i creditori e la gestione delle Società Partecipate”. Nelle voci di bilancio del 2015 risultavano anche le alienazioni: cosa è stato venduto e quanto si è ricavato? Se invece non ci sono state vendite e quindi incassi, come sono state pareggiate le mancate entrate? “Il valore delle alienazioni previste nel 2015 era circa 1,2 milioni di euro, la mancata vendita è stata più che compensata grazie alla presenza di fondi di Bilancio accantonati a titolo prudenziale”. Diamo un'occhiata a quanto sta succedendo ora: quest'anno è stato messo in vendita il palazzetto dello sport. Ce n'era bisogno? Se nessuno dovesse acquistare cosa succederebbe? “L’unico bene messo in alienazione è il Palalavinium per un valore stimato di circa 730.000€, che non incide sulla tenuta di un Bilancio di Previsione che si attesta generalmente come Entrate (i primi 4 titoli) su un valore di oltre 90 milioni di euro. La scelta di inserire il Palalavinium tra i beni in cessione serve anche per effettuare un sondaggio esplorativo del mercato per comprendere l’appetibilità dell'immobile, per un utilizzo complementare da quello attuale quale un punto di aggregazione per eventi sportivi, culturali, spettacoli etc.. Il fatto che sia inserito tra i beni da alienare non significa che venga effettivamente venduto. Fino a oggi, infatti, non abbiamo ceduto alcun immobile che avevamo inserito nei piani di alienazione e nonostante questo la tenuta dei bilanci è stata sempre assicurata”. L'amministrazione viene accusata di spendere troppo in spese legali e consulenze, visto il vertiginoso aumento di questa voce. Possibile che si facciano così tante cause? Non si potrebbero ridurre le spese evitando o limitando le consulenze esterne e facendo lavorare di più l'ufficio legale del Comune? “ La previsione di spesa del 2016 sono ridotte rispetto al 2015 di 300.000€. Stessa riduzione che c’è stata tra il 2014 ed il 2015, quindi sinceramente non capisco come si possa parlare di aumento “vertiginoso”, quando in verità le spese stanno diminuendo, credo che come spesso accade vengono diffuse informazioni non veritiere. Dato che l’Avv. Pascone non è più un dipendente del Comune, l’ente si trova oggi a non avere più un avvocato interno, in queste settimane si sta quindi valutando come cambiare l’organizzare del settore”.


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POLITICA

Il Corriere della Città

Maggio 2016

“La politica secondo me” Un cittadino interpreta quanto succede ad Ardea

Caro Mario, leggevo su “Il Corriere della città” il comunicato “sfogo” del consigliere Ludovici che, incredibilmente, lamenta il letargo politico della nostra città. Mi sono soffermato a riflettere su quella che è la gestione della politica ad Ardea, di come sia vissuta dai cittadini e quale sia il valore che venga dato a questa parola, se davvero chi vive questo territorio ha capito quali siano i mali che lo affliggono, se c’è davvero da parte di tutti l’interesse affinché le cose funzionino e se quando esercitano il loro diritto e la loro vera forza al momento di tracciare quel segno sulla scheda elettorale abbiano la coscienza e la conoscenza di coloro che stanno chiamando ad amministrare la loro vita, la loro economia ed il futuro immediato dei loro figli. Sono anni che siamo governati dalle stesse persone che, oscillando da un partito all’altro, cambiando nome o logo, uscendo e rientrando nello stesso schieramento a seconda della convenienza del momento, incarnando un fantomatico centrodestra, hanno ridotto in condizioni drammatiche il paese. È evidente che la situazione dell’Italia è drammatica, ma all’interno di questa in ogni Comune un seppur minimo risultato a favore dei residenti è stato raggiunto. Qui siamo stati in grado di alzare le tasse al massimo e tagliare i servizi, non è stato raggiunto il benché minimo obiettivo dei tanti promessi e fin dal giorno dell’insediamento abbiamo assistito alle bizze di una maggioranza in grado di litigare su tutto, spaccarsi in maniera da rendere impossibile il governo, minacce continue di dimissioni da parte dei consiglieri, dimissioni presentate e ritirate dal sindaco, assessori un tanto al chilo assunti a termine con il solo scopo di avallare il potere dei singoli consiglieri occupando e liberando le poltrone come in un vecchio gioco che si faceva una volta nelle feste in casa. La minoranza non ha quasi mai dato la sensazione di condurre una vera opposizione e in più di una occasione qualcuno ha offerto un provvidenziale strapuntino agli avversari che ha impedito la caduta. Col passare degli anni è balzata chiara agli occhi di tutti i frequentatori dei consigli comunali quanto anche tra i banchi della minoranza non regnasse coesione e unità di intenti, quanto lotte intestine tra i rappresentanti del PD e tra loro e il partito rendessero vane le speranze di chi si augurava un ricambio. Abbiamo assistito alla sfiducia del partito nei confronti di Ludovici e allo scambio di accuse sull’operato del vice presidente del consiglio. Oggi qualcuno ha il coraggio di spostare l’attenzione al di fuori di quell’aula, di prendersela con la stampa o con gli ignavi cittadini che accettano in silenzio quasi religioso la situazione? Si invoca uno scatto di orgoglio? Si parla di un tacito consenso anche da parte dei partiti esterni al consiglio? Dopo 20 anni seduti su quelle sedie avete anche il coraggio di rimproverare chi ha solo assistito inerme allo scempio causato? Qualcuno si chiede che fine abbia fatto la politica: c’è mai

congiuntivi”.

stata ad Ardea? Si è mai fatta una vera programmazione? Si è mai tenuto conto delle necessità legate ad uno sviluppo demografico senza confronti? È stato mai preso in considerazione un progresso che non tenesse conto esclusivamente degli interessi di costruttori, faccendieri e collegati? I cittadini hanno perso ogni fiducia nella classe politica e ad Ardea la situazione è ancor più drammatica perché la presenza della politica è più opaca che mai, la sua essenza è sempre strettamente allacciata ad affari o presunti tali che annegano in una nebbia di segno assolutamente opposto alla trasparenza tanto decantata della casa di vetro del nostro sindaco. Avvisi di garanzia a ripetizione, anche se non condannano nessuno, non concorrono a farci sentire più tranquilli. Drammaticamente scopriamo che le alternative a tanto sfacelo non si palesano in maniera sfolgorante; i cittadini sono abituati a guardare ai partiti o movimenti nazionali e ai loro rappresentanti locali ignorando quasi per abitudine chi cerca di comporre liste civiche libere dagli schemi e dai diktat dei partiti. Purtroppo anche qui assistiamo quasi al vuoto assoluto oscillando da una parte tra partiti inneggianti alla destra più reazionaria le cui soluzioni sembra siano demandate esclusivamente al ristabilimento dell’ordine e della disciplina o inneggianti ad un capitano di ventura populista e conservatore, dall’altra un movimento dal grande seguito a livello nazionale che qui invece sembra abortito sul nascere, che dovrebbe vivere della grande partecipazione e che invece sembra avere ben poca rappresentatività e soprattutto ancora non si presenta con dei volti e un programma che i cittadini avrebbero il diritto di conoscere. Non so come finirà alle prossime elezioni, se saremo capaci di uscire da questo pantano e se avremo la forza e la capacità di affrontare nuovi percorsi più funzionali alle esigenze di tutti e a uno sviluppo socio economico adeguato della nostra città, ma la mia speranza è che su quegli scranni siedano persone di specchiata onestà e che abbiano una sufficiente confidenza con i

Come non condividere quanto scrivi, caro Ugo. La spietata analisi che fai della politica ad Ardea è cruda e desolante ma inconfutabile. Tuttavia ho una visione diversa sulle cause che tutto questo ha generato. Non credo sia nei diktat dei partiti che dovremmo ricercare la regia di questo scenario, piuttosto negli attori che ne fanno parte. È vero, anche a livello nazionale assistiamo oramai quotidianamente a fenomeni di trasformismo e lo scilipotismo – mamma mia com'è brutto questo termine – è ormai una prassi politica con la quale si riequilibrano i ruoli, precludendo ogni possibile interferenza dell'espressione popolare. Ardea ha precorso i tempi e in un certo senso ha fatto scuola di questo becero modo di far politica. Ecco dunque che non sono più i valori, le idee, i programmi a essere determinanti nella scelta dei cittadini chiamati al voto, ma i candidati, ossia coloro che i cittadini scelgono per essere governati; e la scelta è pesantemente condizionata dal potere che ciascuno pensa possa essere attribuito a questo piuttosto che a quell'altro candidato. Come spiegarsi, altrimenti, la lotta feroce che ciascuno appronta al momento del voto per conquistare quello scranno che lo dovrebbe vedere solo servo del popolo? Lo stesso Ludovici nel suo sfogo cita cittadini che si rivolgono a lui lamentando ora questo ora quello. Sa bene il cittadino che la politica ad Ardea si basa esclusivamente sullo scambio di interessi personali. Il cittadino pretende di ottenere quanto gli è stato promesso per il voto che ha concesso, l'eletto di attingere ad una quota di potere proporzionale al suo peso in termini di voti indipendentemente dalla sua collocazione in consiglio comunale. Non sono dunque i partiti a dettare la politica ad Ardea, ma gli uomini. È quasi impossibile in questo scenario che una lista civica composta – semplicemente – da persone per bene possa essere determinante. Sul vuoto in termini di programmi e di volti che dovrebbero emergere da quei movimenti che, sull'onda di un consenso popolare crescente a livello nazionale, potrebbero costituire una vera alternativa, ti rifai a quello stesso concetto che fondamentalmente abbiamo criticato, ovvero la ricerca della soluzione nell'uomo più forte, più influente, e nelle promesse che fa – perché questo purtroppo è quanto realisticamente rappresentano i programmi elettorali, promesse spesso irrealizzabili. Ritengo che sia arrivato, invece, il momento di uscire da questo schema. I cittadini dovrebbero desiderate che a governarli sia qualcuno disposto a mettersi al loro servizio, scegliendo i loro candidati tra persone di specchiata onestà che possano prestarsi temporaneamente alla politica perché questa non debba diventare il loro sostentamento; persone competenti e che, come tu stesso concludi, abbiano una sufficiente dimestichezza con i congiuntivi.

Mario Savarese



Il Corriere della Città

CRONACA 8 Pomezia chiede “gli arretrati” ai disabili Maggio 2016

Contestati gli avvisi di pagamento per le prestazioni antecedenti alla delibera comunale

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rrabbiati, delusi, disperati: questi i sentimenti dei disabili di Pomezia, e delle loro famiglie, che nei giorni scorsi hanno visto arrivare gli avvisi di pagamento relativi alle prestazioni di assistenza domiciliare usufruite nel corso dell’intero 2015, ai costi deliberati solo a giugno dello scorso anno. Una richiesta retroattiva – per i mesi da gennaio a giugno – che mette in crisi molte persone che, non sapendo che ci sarebbe stata una delibera che avrebbe portato i costi a 18,25 euro l’ora, hanno utilizzato il servizio e ora si trovano a dover pagare cifre che spesso non hanno. “Noi – spiegano i familiari di alcuni disabili – siamo disponibili a pagare solo per le prestazioni eventualmente richieste e usufruite dopo l’approvazione della contestabile e contestata delibera, perché solo dopo quella data si poteva avere la possibilità di decidere se tale costo era sostenibile o no. È assurdo, se non addirittura illegale, chiedere lo stesso costo per il servizio fornito in precedenza, quando la delibera non era ancora stata approvata”. L’Amministrazione comunale di Pomezia ha deciso di aumentare i controlli su chi ha accesso al servizio, come veniva da tempo richiesto soprattutto dai disabili più gravi e da coloro che versano in condizioni economiche disperate, in quanto molti non hanno potuto usufruire del servizio, o ne hanno usufruito in maniera molto limitata nonostante gravissime patologie accertate, a causa della forte richiesta, oltre che del numero limitato di assistenti domiciliari messe a disposizione dal Comune. I maggiori controlli, che comprendono anche la divisione degli utenti in fasce di reddito (la contribuzione è quindi proporzionata all’ISEE), sono quindi stati accolti positivamente dai disabili che maggiormente hanno bisogno del servizio, ma nel contempo vengono contestate le richieste di pagamento retroattivo e i costi esorbitanti fissati per il servizio. Prima dell’approvazione della delibera le fasce a basso reddito erano esentate dal pagamento, mentre adesso viene loro richiesto un giusto contributo pari al 10%, a meno che non abbiano un ISEE al di sotto del minimo vitale, caso in cui la prestazione resta gratuita. La contestazione dei disabili è stata avallata

dalle forze di opposizione, che hanno criticato gli annunci fatti dall’amministrazione in merito ai 15 milioni di euro di avanzo nel bilancio consuntivo del 2015 proprio in concomitanza con l’arrivo dei solleciti dei pagamenti ai disabili. “C’è sicuramente qualcosa che non quadra – dichiarano i consiglieri del PD – e cercheremo di approfondire il tema in modo da fornire ai cittadini le giuste informazioni sulle politiche economiche della giunta Fucci. Nel frattempo chiediamo al sindaco, visti i risultati ottenuti (si parla di un incremento del 400% dell’utile di bilancio), di riconsiderare la retroattività della richiesta di partecipazione alle attività di assistenza domiciliare e le relative quote di partecipazione per l’anno 2016”. Di diverso avviso l’assessore al bilancio Emanuela Avesani. “Per prima cosa, questa amministrazione sta investendo sui servizi socio assistenziali, basta sapere che la costituzione della Socio Sanitaria è stata fatta al fine di migliorare la qualità dei servizi essenziali forniti ai cittadini e non per un risparmio. Infatti con i nuovi contratti, la Socio Sanitaria “costa” al Comune circa 1,5 milioni in più rispetto alla Pomezia Servizi, tali maggior spese hanno consentito di assumere (al momento temporaneamente) 7 assistenti domiciliari e scolastici in più rispetto all’organico della Pomezia Servizi, e con l’apertura del nuovo asilo nido comunale sono stati assunti a tempo indeterminato di 9 educa-

trici. Per quanto riguarda l’assistenza fornita ai disabili va chiarito che: quella scolastica è completamente a carico del Comune, mentre la domiciliare è regolamentata dal Piano di Zona che il Comune ha sottoscritto con Ardea (D.C. n.43/2015). La normativa regionale prevede tra l’altro due cose: che tra i due Comuni le tariffe siano pressoché allineate e che ci sia una compartecipazione degli utenti al servizio. Ricordo che non abbiamo toccato la tariffa piena oraria 18€ l’ora (stessa tariffa dal 2012) che viene applicata proporzionalmente al reddito ISEE: quindi la tariffa è zero per redditi ISEE fino a 6.527€, la tariffa è 1,83€ l’ora per reddito al di sotto di 9.000€ di reddito Isee e così via (D.G. n. 84/2016). Premesso questo, anche prima dell’approvazione del Regolamento del piano di Zona in Consiglio era prevista la contribuzione da parte degli utenti al servizio di assistenza domiciliare, tanto è che annualmente le tariffe e la proporzionalità rispetto al reddito ISEE sono sempre state determinate con Delibera di Giunta ed allegate al Bilancio di Previsione, anche in base al vecchio regolamento erano previste esenzioni abbastanza ampie. Quello che sta succedendo è che l’ufficio, per una serie di problemi, sta richiedendo oggi applicando di anno in anno le tariffe deliberate, i contributi per i servizi resi negli anni precedenti”. Arianna Azzurra Achille



Il Corriere della Città

10 CRONACA Torvaianica: come la Città si complica (inutilmente) la vita

Maggio 2016

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ella nostra navigazione nella Città e nella sua storia, modestamente raccontata, ci convinciamo che c’è molto da fare, ma anche molto da correggere, senza acrimonia o politica. Giorni fa qualcuno mi ha spiegato il perché della chiusura del varco pedonale tra Via Gran Bretagna e Via Carlo Alberto Dalla Chiesa, lì dove si incontrano le scuole elementari, l’asilo, l’ufficio postale, le scuole medie, il centro anziani. All’altezza di Via Marsiglia, ora troncata e blindata. E’ un muro inspiegabile. Lì, da un lato e dall’altro ci sono bambini, studenti, macchine, genitori, qualche agente di polizia locale che regola il traffico, con grossa tensione perché su quelle tre vie passano scuolabus, bus turistici per le gite e anche quelli di linea. I bambini attraversano la strada davanti a macchine altissime (i SUV!) che fanno fatica anche a vederli. Poi qualcuno che parcheggia in doppia fila, ché c’è pure il discount con i relativi scarichi di merce (a qualsiasi ora) da mezzi pesanti, parcheggiati alla bell’e meglio, come se tutti fossero “il figlio del padrone”. E non ho parlato di biciclette. Il primo giorno di scuola di mio figlio, molti anni fa, non ci fu… scuola Don Milani allagata con rischio di crollo della coibentazione, per un grosso rubinetto che era rimasto aperto e aveva intriso tutto il controsoffitto, diventato pesantissimo, quindi pericoloso. Lo ricuperai con la mia bicicletta e ci facemmo un divertito ritorno a casa con lui seduto con lo zainetto sulla canna. Ora si potrebbe polemizzare con la retorica delle inutili piste ciclabili, ma provateci voi, in quei luoghi, a muovervi, oggi, addirittura in bicicletta: una follia. Purtroppo, facendo questa rassegna, viene in mente ogni eventualità: incendio, soccorsi urgenti, ambulanze… Dicevamo di quel varco, chiuso, che ci fa pensare ad altri più tragici muri, vecchi e nuovi, che non vogliamo banalmente strumentalizzare. Ma almeno la considerazione delle difficoltà che gli anziani provano per aggirare l’ostacolo per andare a prendere la pensione, o una raccomandata, alla posta, o i più giovani genitori per smistare di corsa i bambini tra i diversi plessi scolastici, non la si può trascurare. Quel varco, che renderebbe una parte nevralgica di Torvajanica più vivibile, sicura e snella, rimasto aperto per anni innumerevoli, davvero molti, tanto che lì si fece anche il piccolo parcheggio adiacente all’ufficio postale, oggi è sbarrato, con le conseguenze descritte.

Sappiamo che l’amministrazione comunale se ne è occupata e purtroppo un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale incappa sempre in una sospensiva, legittimamente, è il mestiere degli avvocati, ma, se i tempi fossero più ragionevoli, vivremmo tutti meglio in un sistema più civile ed efficiente. Aggiungo: quali sono le più importanti aziende e fonti di lavoro a Torvajanica? Facile: l’ufficio postale e le scuole. E sta tutto lì. Riflettiamoci un po’, ché qualcosa significa. Ma cambiamo completamente discorso, anche se si parla di temi che inevitabilmente si incrociano, si ripetono e comunque sono cose che, più che da fare, sono da mettere a posto, sempre fuor di politica e di polemica. In un'altra zona, della quale abbiamo già molte volte osservato evidenti storture e criticità, la situazione descritta sopra si ripropone in forme forse diverse, ma del tutto affini: per rendere vivibile la città, per tutti, molte cose vanno “solo” corrette. Mi riferisco all’area degli impianti sportivi comunali di via Zara e, attenzione, ci sono pure quelli privati del Villaggio Laurentum. E poi c’è pure lo Zoomarine, venuto molto più tardi, con sbocchi sull’esistente tessuto viario locale (Via Zara, Via Casablanca, incentrato solo su uno strettisimo ponticello stradale originale della bonifica, dove si contendono, nel senso letterale, il passaggio autobus turistici, mezzi pesanti (lì c’è pure il recapito delle acque nere al depuratore detto di Via Zara), senza contare l’isola ecologica, con un certo traffico di mezzi pesanti. Stiamo ripetendo una situazione che abbiamo descritto, poco più in alto, per le scuole. Resta che se due mezzi ingombranti si incastrano su quel ponticello o su Via San Francisco, Torvajanica si blocca, pensate (succede spesso) a una bella domenica estiva di sole… e all’improvviso scappa un temporale Pensate che da lì dovrebbe passare gran parte del traffico a scendere (e pure a salire)da Pomezia, dallo Zoomarine, pullman orientati in versi opposti. Ma anche la sicurezza di chi ci transita o ci abita. Può sembrare un’eventualità non frequente, è vero che certi giorni può sembrare una zona desertica, ma la crisi perio-

dica e prevedibile e certa è un problema grosso. Quel ponticello, che sta in Via Zara, in prossimità della confluenza del fosso col canale di bonifica è limpidamente inadeguato. Solo qualche pericoloso sconsiderato poteva aggiungere, proprio lì, l’uscita di Via dei Romagnoli. E naturalmente lo sconsiderato ha vinto. Basterebbe andare a vedere le insensate rotatorie di Via dei Romagnoli per capire che quel progetto, oltre che sbagliato, è stato rozzamente manipolato. L’abbiamo già detto in varie occasioni e finirà che fra dieci anni qualcuno riesumerà questo pezzo di carta, sorpreso che quel problema era noto da sempre. Questa situazione si riporta anche dall’altra parte del ponticello, praticamente Via Romania, Via Casablanca e il Villaggio Laurentum. Via Romania è inspiegabilmente a senso unico, anche dove è larga diciassette metri. Lo sappiamo: bisogna trovare parcheggi. Via Casablanca è diventata un budello sfondato che fa pozzanghere lunghe centinaia di metri, con un accesso di servizio dello, non segnalato, né, apparentemente, autorizzato, di Zoomarine dal quale escono ed entrano mezzi pesanti sgommando sulla sede stradale e poi qualcuno che ha fretta, ma certamente non la precedenza. Poi un giorno qualcuno si fa male e… speriamo il meno possibile. Su questa parte della Città cercheremo di tornare presto. Voglio solo anticipare che qualche temerario pensa di rendere Via Casablanca a senso unico, quando giace da anni negli archivi del Comune un progetto che raccorda, a mo’ di circonvallazione interna, via Zara, Via Casablanca e Via Pola, da Viale Danimarca (giostre) a Lungomare Tognazzi (ristorante cinese- distributore Q8). Se fosse sfuggito, bisognerà ricordarlo più estesamente, soprattutto per capire. Tutti. Luigi Torreti



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CRONACA

Il Corriere della Città

Maggio 2016

Tor San Lorenzo: la questione dei consorzi tra proteste e diritti dei cittadini per un libero accesso al mare IL CASO DELLA SCUOLA DI VELA “WHITE SAIL” Nella mattina dello scorso 26 aprile un furgoncino della scuola di vela White Sail è stato bloccato alla sbarra: il passaggio è stato impedito dagli addetti alla sicurezza, nonostante la scuola abbia stipulato una convenzione con il Comune che stabilisce che, in cambio della pulizia e della messa in sicurezza dell’arenile, la scuola possa usufruire della spiaggia. In quel giorno il personale si doveva recare sul posto per preparare la stagione: gli addetti dovevano trasportare in loco le attrezzature (barche, pattino per il bagnino, ecc.) e procedere con la sistemazione delle strutture in generale. Ma è stato loro impedito il passaggio con il furgoncino. Alla replica del personale della scuola di vela che l’attrezzatura non poteva di certo essere trasportata a piedi, non c’è stata alcuna modifica dell’atteggiamento del sorvegliante alla sbarra. Il personale della scuola di vela “White Sail” ha quindi deciso di chiedere l’intervento della Polizia Locale, che è intervenuta scrivendo l’accaduto in una relazione che non è però stata rilasciata alle parti: per poterne avere una copia, gli interessati devono fare richiesta agli atti e attendere 30 giorni prima di ottenere l’accesso agli stessi. “Tutto questo è assurdo”, hanno commentato gli interessati riferendosi al mancato passaggio a mare, facendo presente che il 23 maggio dovranno ospitare gli alunni di alcune scuole del territorio e i bambini della colonia estiva di una struttura religiosa.

PARLA L'AMMINISTRAZIONE Abbiamo inoltrato al Comune di Ardea una serie di domande per chiedere specifici chiarimenti in merito alla vicenda. In tal senso, pur non entrando troppo nel merito, l'amministrazione ha affidato all'Ufficio Stampa le seguenti dichiarazioni: “Abbiamo intavolato con le strut-

ture consortili un proficuo dialogo e stiamo lavorando intensamente per cercare di arrivare ad una soluzione condivisa da parte di tutti. Quello che possiamo dire al momento è che c'è una reciproca intenzione di arrivare ad un accordo e in questo abbiamo trovato molta collaborazione dai Consorzi, cosa purtroppo non riscontrata da coloro che invece sono contrari alla loro presenza sul territorio e questo di certo non facilita il tavolo dei lavori. In ogni caso stiamo operando come sempre negli interessi dei cittadini, speriamo di arrivare presto ad una soluzione.” Della questione dei Consorzi sul lungomare di Tor San Lorenzo ormai se ne parla da anni. Recentemente, sul nostro litorale, sono arrivate anche le telecamere della popolare trasmissione di “Striscia la Notizia”, rappresentata da uno dei suoi inviati più noti, Jimmy Ghione (vedi anche il numero cartaceo di Aprile). Il fulcro della questione è sempre lo stesso: è lecito chiudere ed impedire l'accesso al mare ai cittadini? Il litorale rutulo infatti, negli oltre 6km di costa, si ritrova ad ospitare pochissimi punti di accesso 'libero' da barriere, al contrario delle strutture consortili che hanno di fatto creato una specie di linea di fronte frapponendosi tra l'entroterra e le spiagge. Ma la legge non si esprime in merito? Domanda lecita, ma la situazione non è così semplice (purtroppo). Un esempio a sostegno della causa perorata soprattutto da chi combatte i consorzi potrebbe essere quanto espresso dalla III Sezione Penale della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15268 in data 16/02/2001. Leggiamo nel documento: “Nessuna proprietà privata e per nessun motivo può impedire l’accesso al mare alla collettività se la proprietà stessa è l’unica via per raggiungere una determinata spiaggia”. La stessa ipotesi sembrerebbe essere prevista dall’art. 1161 codice della navigazione, che attua una tutela

completa e articolata del demanio marittimo. Questi aspetti stanno diventando i cavalli di battaglia non solo dei cittadini ma anche di diversi movimenti politici come quello di “Fare! Con Tosi” che, proprio riportando gli aspetti di cui sopra, ha inviato e invitato il Sindaco di Ardea ad esprimersi in merito e a trovare una soluzione che non entri in contrasto con le normative vigenti. Già perché, alla fine, un ruolo cruciale nell'annosa vicenda ce l'ha proprio il Comune di Ardea. Comune che lo scorso 13 aprile ha incontrato la Federazione dei Consorzi proprio per cercare di arrivare ad una soluzione condivisa. Dall'incontro, in termini di contenuti, in realtà si sa ben poco anche se è emersa reciproca soddisfazione tra le parti soprattutto tra le fila delle strutture consortili. Un tentativo comunque, e dobbiamo tornare al 2011, per rendere “libero” il mare da parte dell'amministrazione fu fatto ma poi il Tar bloccò tutto, tanto che i cancelli tornarono al loro posto. Insomma la questione è a dir poco complessa e, come spesso accade, quando in gioco ci sono molteplici interessi non è facile arrivare a soluzioni condivise e soprattutto in tempi brevi. Luca Mugnaioli



Il Corriere della Città

CRONACA 14 Piano Particolareggiato Torvaianica-Cam Intanto cresce l'attesa per l'udienza del 25 Maggio 2016

Nonostante i diversi stop imposti al Comune, prosegue la battaglia a colpi di ricorsi dell'Amministrazione Cinque Stelle

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' divenuta una delle principali tematiche nel dibattito politico della nostra città la questione del PPE Torvaianica Alta – Campo Jemini. La vicenda sta tenendo impegnati gli avvocati del Comune nel cercare di rispondere alle sentenze, finora negative, prima della Regione, quindi del Tribunale Amministrativo del Lazio che sembrano non condividerne la linea di azione. Tutto è iniziato poco meno di un anno fa: l'11 giugno 2015 il Consiglio Comunale deliberava l'annullamento in autotutela della Variante al Piano Particolareggiato Esecutivo Torvianica AltaCampo Jemini, adottata nel febbraio 2009 a modifica di una prima approvazione risalente al lontano '98. Il motivo? Secondo l'amministrazione – tesi questa portata avanti con decisione ancora oggi – sarebbero emerse numerose criticità soprattutto nel versante dell'equa ripartizione tra aree da destinare all'edificazione privata e quelle invece riservate agli spazi pubblici, con un netto sbilancio a favore delle prime. “Riteniamo opportuno procedere in autotutela all’annullamento del Piano Particolareggiato Esecutivo di Torvaianica Alta – Campo Jemini – spiegava l’allora Assessore Veronica Filippone – e a una successiva e necessaria ripianificazione dell’area. I dati emersi dall’esame degli Uffici tecnici comunali rilevano la carenza della dotazione minima di standard urbanistici, vale a dire di aree da destinare a verde pubblico, parcheggi, impianti sportivi, strutture di aggregazione sociale per famiglie, giovani e anziani, una scuola secondario di primo grado.” “La nostra Amministrazione comunale mette al primo posto i cittadini e le loro esigenze – continuava il Sindaco Fabio Fucci – Il PPE in questione non rispetta la comparazione tra l’interesse pubblico e quello dei privati, favorendo questi ultimi a scapito dei residenti. L’annullamento è doveroso, non solo per accertare eventuali responsabilità, ma soprattutto per restituire ciò che spetta di diritto ai quartieri interessati, così come gli stessi residenti richiedono da diverso tempo”. Inevitabili le reazioni. Le prime a muoversi

“Ancora bocciature di TAR e Consiglio di Stato contro il Comune di Pomezia”

sono ovviamente le ditte costruttrici incaricate di realizzare i lavori sulle aree in questione, messi in discussione dal provvedimento. Inoltre, come peraltro già sottolineava ad esempio l'Avvocato Aquino in una lettera al nostro giornale datata 3 giugno 2015, iniziano a diffondersi diverse perplessità poiché, stando alla legge, il Comune non avrebbe avuto i poteri per annullare un provvedimento della Regione Lazio. Il Comune però va avanti: partono le diffide all'amministrazione di Pomezia da parte delle società coinvolte e si apre così il primo filone della vicenda. La battaglia legale che interessa da vicino Piazza Indipendenza riguarda altri due capitoli: la prima riguarda la Chiesa di Torvaianica Alta, la parrocchia 'Regina Mundi', la quale aveva richiesto un permesso a costruire sui propri terreni, stando a quanto sostiene la Curia, permesso tuttavia negato dal Comune. “Il diniego del permesso di costruire avanzato dalla Parrocchia di Torvaianica Alta – spiegava ancora l’Assessore Veronica Filippone – non ha nulla a che vedere con l’annullamento in autotutela della Delibera di Consiglio comunale che adottava la Variante al P.P.E. di Torvajanica Alta – Campo Jemini (Delibera di Consiglio Comunale n°33 dell’11/06/2015). È infatti di molto antecedente (2 febbraio 2015, ndr) un preavviso di diniego, inviato dal Dirigente all’Urbanistica ing. Renato Curci, che esponeva i motivi dell’impossibilità a costruire: la variante al Piano particolareggiato prevede che le aree ricadenti in tale zona vengano cedute gratuitamente all’Amministrazione comunale e destinate alla creazione di servizi locali. La realizzazione dell’opera è quindi demandata all’Amministrazione comunale, come conferma il diniego definitivo datato 8 aprile 2015”. La vicenda va avanti, il Parroco scrive al Sindaco (settembre 2015) e si arriva a fine mese ad un incontro tra

le parti. In mezzo c'è però il TAR che ritiene fondato il ricordo presentato dallo stesso parroco e fissa per il primo marzo 2016 la prima udienza (su cui torneremo più avanti). Ma non finisce qui. Sempre a Torvaianica Alta scoppia il caso sui presunti abusi edilizi che riguarderebbero da vicino i Consiglieri Comunali Giuseppe Raspa e Gianfranco Pietrachi. Motivo del contendere, che ha subito scatenato un duro botta e risposta tra maggioranza e opposizioni, le abitazioni di proprietà dei due Consiglieri. “Constatata la presenza di manufatti posti in condizione di illegittimità – scrive la Regione lo scorso 8 marzo 2016 (anche se la vicenda parte da molto più lontano, a seguito di un esposto di un costruttore locale presentato nel 2015) – al fine di evitare comportamenti omissivi o dilatori di attività comunque poste alla competenza e alla responsabilità del Dirigente comunale pro tempore, si diffida a voler effettuare entro e non oltre 7 giorni dal ricevimento della presente pieno riscontro delle attività ispettive regionali prospettate, nonché di emettere gli eventuali provvedimenti repressivi del cado, al fine di non compromettere l’operato di questa Direzione Regionale relativo alla verifica della correttezza dell’attività comunale sulla materia urbanistica edilizia”. Come era lecito attendersi, rapida la risposta del sindaco. “La Regione Lazio ha avviato una costante e puntuale attività ispettiva dopo alcune segnalazioni, o qualificate tali, inoltrate da un costruttore che si oppone all’annullamento in autotutela della variante al piano urbanistico di Torvaianica Alta. La Regione ha scritto ai nostri Uffici segnalando presunte irregolarità edilizie su due edifici di Torvaianica Alta, di proprietà di due consiglieri comunali di maggioranza. Il dirigente all’Urbanistica del Comune di Pomezia ha prontamente risposto alla nota della Regione Lazio, chiarendo l’operato degli Uffici competenti e l’assenza di condizioni di illegittimità rispetto agli edifici chiamati in causa. Innanzitutto la comunicazione dell’Ufficio regionale presenta degli errori grossolani: i due edifici interessati sono stati confusi l’uno con l’altro e nelle fotografie allegate uno dei fabbricati non corrisponde a quello interessato dai rilievi. La confusione riportata negli atti della Regione ha costretto i nostri Uffici tecnici a ricostruire nel dettaglio la storia degli edifici interessati presentando tutta la documentazione relativa alle concessioni edilizie e alle autorizzazioni relative. Dalle carte e dai sopralluoghi effettuati non sono state rilevate irregolarità su nessuno dei due edifici”. “Questo Ufficio – si legge infatti nella nota firmata dal Dirigente all’Urbanistica – non ha riscontrato la presenza di manufatti posti in condizione di illegittimità […] Ciò ulteriormente precisato, avendo Voi ritenuto di inviare la Vostra nota finanche alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Velletri, lo scrivente ritiene corretto procedere nelle stesse modalità al fine di fugare ogni dubbio sulla correttezza dell’operato dell’Ufficio, non avendo mai posto in essere condotte omissive e/o dilatorie”. Spiegati i tre filoni, i quali nel tempo hanno prodotto almeno dieci cause specifiche, torniamo all'annullamento della Variante in autotutela del Giugno 2015.


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CRONACA 15 mpo Jemini: quando finirà la telenovela? maggio Maggio 2016

Fin qui infatti abbiamo visto tante dichiarazioni, attacchi, difese. Ma poi contano i fatti. Il primo porta la data del 21 agosto 2015, quando si diffonde la notizia che la Regione ha bocciato la delibera di Piazza Indipendenza, verdetto già noto agli uffici comunali da almeno dieci giorni. Nella relazione della Regione emerge il fatto che già l'8 giugno – dunque tre giorni prima che l'annullamento in autotutela venisse deliberato – gli stessi uffici comunicavano e rilevavano “gli erronei presupposti a sostegno delle motivazioni per l'annullamento d'ufficio della Variante del P.P. Torvaianica Alta- Campo Jemini e che qui si ritiene ribadire e condividere”. In parole povere, come scrivevamo sul nostro sito, termini tecnici per indicare che la delibera approvata dalla Giunta Fucci per annullare in autotutela la variante al Piano Particolareggiato non poteva essere presa in considerazione, in quanto faceva riferimento ad un atto che non aveva più nessuna conseguenza, visto che a determinare l’approvazione della variante era in realtà un provvedimento diverso ed autonomo rispetto a quello annullato dalla maggioranza a 5 Stelle. I costruttori riportano una prima vittoria: il 30 agosto 2015 la Regione Lazio comunica l'accoglimento delle istanze presentate dalle società Azzurra Immobiliare 2013 e Locema Costruzioni srl nelle veci di un commissario “ad acta” nominato su richiesta dei costruttori e sul quale ancora una volta il Comune aveva fatto ricorso al TAR a Giugno 2015. Sì a costruire dunque e ancora un “no” al Comune. Arriviamo così a Ottobre. Incassato il 'no' dalla Regione Lazio, il Comune comunica ufficialmente il ricorso al TAR: “Facciamo ricorso – spiega il Sindaco Fabio Fucci – perché vogliamo vedere riconosciuta la prevalenza dell’interesse pubblico su quello dei privati. [..] Del resto era stata la stessa Regione Lazio che nel 2010, a un anno dall’approvazione della variante, aveva contestato al Comune di Pomezia numerose criticità, salvo poi mutare inspiegabilmente atteggiamento”. Ma anche qui va male. Il TAR infatti – siamo a Dicembre 2015 – dice di no alle richieste avanzate dall'Amministrazione Cinque Stelle – accoglie invece le richieste di alcuni privati proprietari schierati contro il Comune – anche se rinvia tutto al 25 maggio 2016. Quella che ormai può essere definita a tutti gli effetti come una telenovela, si arricchisce di nuove puntate poco meno di un mese fa. Ricordate la questione riguardante la Chiesa di Torvaianica Alta? Ebbene ecco quanto scrivevamo il 14 aprile, alla luce di una nuova sentenza arrivata al nostro Comune.

“Il Collegio ritiene che la delibera del Comune di Pomezia, che ha annullato unilateralmente in via di autotutela la variante urbanistica approvata nel 2009 sia affetta da vizi di illegittimità. […] Il Piano Urbanistico approvato non è un atto su cui il Comune può esercitare autonomamente i poteri di autotutela“. Sono questi alcuni dei passaggi salienti della sentenza con cui il TAR ha bocciato di fatto il provvedimento dello scorso Giugno di Piazza Indipendenza che mirava per l’appunto ad annullare la variante al piano urbanistico di Torvaianica Alta-Campo Jemini (in tal senso la decisione concorda con quanto già espresso dalla Regione ad Agosto e che aveva portato per l’appunto al ricorso al TAR datato Ottobre 2015 e alla diffida/querela da parte del Comune avanzata alla Regione Lazio stessa). Altra bocciatura, altro stop alla Giunta Fucci che, nuovamente, si vede costretto ad intervenire per difendere l'operato della sua amministrazione. “Il TAR non entra in alcun modo nel merito delle ragioni che hanno portato il Consiglio comunale ad annullare la variante – afferma il Sindaco di Pomezia Fabio Fucci – Ragioni ormai note, legate alle numerose criticità emerse dopo un approfondito esame istruttorio compiuto dagli Uffici tecnici comunali: anomalie procedurali ed errate valutazioni sulle cubature da realizzare che hanno impedito di fatto l’equa e corretta ripartizione tra le aree destinate a servizi per la collettività e le aree destinate all’edificazione privata, in un quartiere già molto carente di servizi”. “Con questa sentenza – continua il Primo Cittadino – il TAR rileva un mero errore procedurale e dichiara che il Comune e la Regione devono attivarsi congiuntamente per procedere con l’annullamento della variante, procedura che noi riteniamo comunque di aver seguito in maniera corretta. Il dialogo tra i due Enti sulla vicenda è in atto infatti fin dal 2010, quando era proprio la stessa Regione Lazio, a un anno dall’approvazione della variante, a contestare al Comune numerose criticità, chiedendo insistentemente di intervenire con l’annullamento dell’atto. Ciò che risulta inspiegabile, e che abbiamo denunciato più volte, è il cambio di atteggiamento che l’Ente regionale ha operato improvvisamente. L’annullamento della variante in

Consiglio comunale a giugno 2015 segue non soltanto a un approfondito esame tecnico, ma a un dettagliato resoconto delle attività dell’Ente comunale alla Regione. E’ per questo che riteniamo ancora una volta di aver agito in maniera trasparente e nel solo interesse della cittadinanza e dei residenti del quartiere Torvaianica Alta – Campo Jemini. Lo dimostra una sentenza che rileva solo un errore procedurale e che oltretutto non cita neanche il presunto conflitto di interessi che coinvolgerebbe due Consiglieri di maggioranza”. “Voglio rassicurare i cittadini di Torvaianica Alta – Campo Jemini – conclude – Non vi abbandoneremo sulla richiesta di ulteriori servizi per il quartiere perché la partita è tutta ancora da giocare”. Infine, nella giornata del 28 aprile, un'altra doccia fredda investe il Comune: il Consiglio di Stato, al quale l'amministrazione si era appellato dopo la 'sconfitta' al TAR del 10 Dicembre – respinge tutti e sei i ricorsi della giunta a cinque stelle (condannando peraltro il Comune a pagare 9000euro di spese legali) in quanto non si ravvisano le “specifiche ragioni di urgenza o di pregiudizio” necessarie per il ricorso stesso, dal momento che tra meno di un mese, il 25 maggio, sarà di nuovo il Tar a decidere in merito. Nel motivare la decisione, i giudici del Consiglio di Stato hanno inoltre scritto che “non è dato comprendere quale utilità parte istante potrebbe ritrarre da un ipotetico accoglimento delle proprie richieste nella presente fase”, dal momento in cui il Tar ha già emesso una sentenza di annullamento . Tante bocciature dunque ma si continua ad andare avanti. Restano allora da capire i motivi di questa caparbietà mostrata dal governo pentastellato. Perché si è proseguiti su una strada nonostante, da più parti, fossero emerse numerose perplessità? Ha senso continuare a ricorrere in ogni sede pur sapendo che, verosimilmente, ogni tentativo risulterà vano? Inevitabilmente c'è qualcosa che sfugge – al di là dei discorsi sulle spese economiche sostenute per questi sforzi legali – e che giustifica (e soprattutto spiega) tutto questo: noi continuiamo a sperare che sia stato fatto e si stia continuando a fare nel puro e semplice interesse dei cittadini. Luca Mugnaioli

La versione dell’Amministrazione comunale “Con la sentenza del 13 aprile scorso – ci dice il Sindaco Fabio Fucci - il TAR rileva un mero errore procedurale e dichiara che il Comune e la Regione devono attivarsi congiuntamente per procedere con l’annullamento della variante, procedura che noi riteniamo comunque di aver seguito in maniera corretta. Il dialogo tra i due Enti sulla vicenda è in atto infatti fin dal 2010, quando era proprio la stessa Regione Lazio, a un anno dall’approvazione della variante, a contestare al Comune numerose criticità, chiedendo insistentemente di intervenire con l’annullamento dell’atto. Ciò che risulta inspiegabile, e che abbiamo denunciato più volte,

è il cambio di atteggiamento che l’Ente regionale ha operato improvvisamente. L’annullamento della variante in Consiglio comunale a giugno 2015 segue non soltanto a un approfondito esame tecnico, ma a un dettagliato resoconto delle attività dell’Ente comunale alla Regione. E’ per questo che riteniamo ancora una volta di aver agito in maniera trasparente e nel solo interesse della cittadinanza e dei residenti del quartiere Torvaianica Alta – Campo Jemini. Il TAR infatti non entra in alcun modo nel merito delle ragioni che hanno portato il Consiglio comunale ad annullare la variante. Ragioni ormai note, legate alle numerose criti-

cità emerse dopo un approfondito esame istruttorio compiuto dagli Uffici tecnici comunali: anomalie procedurali ed errate valutazioni sulle cubature da realizzare che hanno impedito di fatto l’equa e corretta ripartizione tra le aree destinate a servizi per la collettività e le aree destinate all’edificazione privata, in un quartiere già molto carente di servizi. I cittadini devono aspettarsi la noi la serietà e la tenacia dimostrata finora: non li abbandoneremo sulla richiesta di ulteriori servizi per il quartiere, perché la partita è tutta ancora da giocare”.


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CRONACA

Il Corriere della Città

Maggio 2016

Trasporti a Pomezia, novità e perplessità L’assessore Piccotti replica ai dubbi dei cittadini

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umento del trasporto pubblico a Pomezia: tutti contenti? Lasceremo le auto e finalmente prenderemo i mezzi, risparmiando sui soldi del carburante e contribuendo alla diminuzione dell’inquinamento? Ma certo! O forse no? Il dubbio, dopo l’entusiasmo del primo momento, sorge spontaneo. Dopo che, il 4 aprile, Sindaco e Giunta hanno deliberato l’atto di indirizzo per la realizzazione del progetto sperimentale di ampliamento e integrazione del trasporto pubblico locale per l’anno 2016, che prevede un potenziamento del servizio con l’attivazione di tre nuove linee per una copertura totale di circa 53.000 km in 6 mesi, vedendo che la nuova linea A avrebbe collegato la stazione di Santa Palomba con la stazione Colombo di Ostia Lido nei giorni festivi, escluso il periodo estivo; la nuova linea B la stazione di Santa Palomba con Pomezia Centro (largo Columella) dal lunedì al venerdì e la nuova linea C collegherà Torvaianica (piazza Italia) con la stazione Colombo di Ostia Lido, dal lunedì al venerdì sono stati in molti ad accogliere positivamente la notizia e a sperare in un reale cambiamento della modalità in cui ci si reca al lavoro, a scuola o comunque fuori dal raggio del proprio quartiere. “Il miglioramento del trasporto pubblico locale è uno degli obiettivi fondamentali per la nostra Amministrazione – aveva spiegato attraverso una nota stampa del Comune l’Assessore Giuliano Piccotti – Con questo progetto di estensione e integrazione del servizio vogliamo rispondere in maniera più efficace alle esigenze della Città, in continua crescita demografica ed espansione territoriale, con un’attenzione particolare ai pendolari che si spostano per motivi di studio e lavoro”. “Si tratta di un progetto fortemente voluto dalla nostra Amministrazione – aveva poi aggiunto il Sindaco Fabio Fucci – che mira a diminuire il traffico urbano e quindi l’inquinamento atmosferico e a migliorare la vivibilità cittadina. Nei prossimi mesi la cittadinanza, in particolare i pendolari, potranno muoversi con più facilità e beneficiare di uno scambio efficiente tra trasporto locale e trasporto su ferro. Un servizio per la Città e per i cittadini che ancora una volta potranno vedere investiti in servizi per tutti i soldi pubblici”. Ma sono bastate poche ore per sollevare i primi dubbi, esternati chiaramente da alcuni cittadini che hanno postato le loro perplessità anche su

Facebook nel gruppo “Pomezia: sicurezza, città e territorio”. “Comprendo e applaudo le linee "B" e "C" - ha commentato l’amministratore del gruppo - ma qualcuno può spiegarmi a che serve la linea "A"? Dato che alla stazione di Santa Palomba ci si arriva da Roma, se devo andare a Ostia, prendo il treno per Ostia, non vado certo alla stazione di Pomezia per poi prendere un bus che mi porta a Ostia. Se abito a Santa Palomba, faccio comunque prima a prendere il treno per Roma e da Roma a Ostia”. Ma, a parte questo (si potrebbe abitare a Santa Palomba e dover andare a Ostia, senza bisogno di proseguire per Roma), il problema vero sono i tempi. “Ecco la mappa completa della linea A, con le sue 59 fermate – si legge ancora sul post Un’ora e mezza da Santa Palomba, ma il bus fa capolinea a largo Columella, per dirigersi a Santa Palomba e poi tornare di nuova a largo Columella passando per il Cimitero e poi dirigersi verso Torvajanica e Ostia. Due sole corse: partenza alle 8,15 e alle 17,15, con arrivo a Ostia alle 10,15 e alle 19,15. Ritorno alle 10,30 e alle 19,30 con arrivo a Santa Palomba alle 12,30 e alle 21,30. Faccio veramente fatica a capire quante persone e perché vanno a Ostia da Santa Palomba, ma ipotizzando che vadano a trovare qualcuno o fare delle analisi all'ospedale Grassi, ci metteranno due ore per arrivare e, una volta lì, dovranno per forza attendere le 19,30 per tornare indietro. Quindi saranno partiti alle 8,15 per ritornare alle 21,30... è proprio un bel servizio! Ma chi pensa queste furbate? Ci paghiamo qualcuno?”. Effettivamente non è proprio un servizio molto comodo… Ma su Facebook si prosegue evidenziando altre stranezze, come la sovrapposizione delle linee. “Qualcuno mi chiede - scrive l’amministratore del gruppo "che c'è di male se le linee si sovrappongono"? Semplice: 1) le linee devono sovrapporsi il meno possibile, perché ci sono anche altre strade e quartieri da servire.

2) Inoltre c'è un'altra incongruenza: la linea "A", che ha una grande quantità di fermate intermedie, quindi è apparentemente più utile (tranne per il fatto già menzionato) non funziona nel periodo estivo. Immagino sia per il grande traffico sulla litoranea. Però la "C", che ha solo tre fermate, funzionerà anche nel periodo estivo, ma dal lunedì al venerdì. Parlo inoltre di sprechi, perché Pomezia non naviga nell'oro, e avrebbe bisogno di altri servizi di mobilità sicuramente più utili che portare due persone (forse) da Santa Palomba a Ostia, come per esempio una "circolare" che passi ogni venti minuti massimo e che tocchi i punti più importanti. L'utilità di una linea non è solo la distanza ma soprattutto la frequenza. Se passa tre/quattro volte al giorno, ho la certezza di andare ma non di ritornare se, per esempio, ho un disguido o un ritardo, e pertanto si preferisce utilizzare l'auto. Se poi si voleva per forza trasportare l'unico viaggiatore da Santa Palomba a Ostia, bastava prolungare la linea che si ferma a Pomezia fino a Torvajanica e da lì la linea fino a Ostia”. Cosa risponde l’assessore in merito a queste opposizioni fatte dai cittadini? “Il finanziamento Regionale relativo all'integrazione del TPL è di 100.000€ che corrispondono a circa 60.000km per un periodo che va tra i 6 e i 9 mesi – spiega Giuliano Piccotti - Il progetto è stato redatto in base ai dati in possesso dell'amministrazione sul TPL e in base alle richieste dei cittadini. Il primo obiettivo è stato quello di collegare in maniera più efficace possibile la città di Pomezia con i due nodi di scambio su ferro, la stazione di Santa Palomba e quella del treno Ostia - Lido/Metro B. La linea B collega largo Columella con Santa Palomba con ben 12 corse durante la settimana, la scelta di largo Columella è data dal fatto che per la città di Pomezia è un fondamentale nodo di scambio con l'attuale servizio TPL e il trasporto regionale COTRAL. La linea C con 10 corse al giorno durante la settimana collega Torvaianica (Piazza Italia) e la stazione Ostia-lido/Metro B: anche in questo caso la scelta di Piazza Italia è dovuta alla presenza del capolinea di altre linee del TPL, del trasporto regionale COTRAL, oltre alla fermata del servizio di navetta gratuito che collega Selva dei Pini (uffici tecnici e tributi del Comune) con Torvaianica. Tutte le linee effettuano solo fermate a richiesta e tengono in considerazione gli orari degli altri mezzi e in particolare degli orari dei treni. La linea A che collega Santa Palomba con Ostia Lido, è nata per dare un servizio pubblico alla cittadinanza anche durante il periodo estivo, soppresso da più di tre anni a parte le feste canoniche in cui il servizio viene garantito. Percorre ben 45Km, questo ne giustifica i tempi di percorrenza considerando i limiti di velocità a cui il bus si deve attenere. Le linea verrà sospesa quando entreranno in vigore gli orari e le linee estive già previste dall'attuale servizio del TPL, questo per evitare una sovrapposizione e per garantire una continuità del servizio durante il periodo invernale. Tutti gli orari e le corse sono monitorate e se necessario saranno effettuate le opportune modifiche”. Arianna Azzurra Achille


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CRONACA

Il Corriere della Città

Maggio 2016

Una sagoma in giro per il mondo Intervista a Stefano Trappolini

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l titolo di questa intervista poteva essere "Nemo propheta in patria” riferito all'artista di Pomezia Stefano Trappolini ma, come egli stesso ci spiega, il mancato riconoscimento della sua città non lo disturba più di tanto. Di ritorno dall'inaugurazione a Dresda di una sua mostra personale gli chiediamo se il sindaco di Pomezia lo abbia ricevuto come eccellenza del territorio, una domanda che lo stupisce: «no, nessun ricevimento». «Con questa amministrazione a ottobre 2014 abbiamo organizzato la mostra Babel, una collettiva di arte contemporanea anche piuttosto importante e qualche difficoltà l'abbiamo incontrata. L'esposizione prevedeva infatti il posizionamento delle opere in diversi uffici comunali e la loro libera fruizione da parte del pubblico. Parteciparono diversi artisti di Pomezia e non. Ricordo che un funzionario voleva posizionare un'opera importante in uno sgabuzzino dicendo: “qui non date fastidio a nessuno”; questo era lo spirito. Certamente non c'è una grandissima apertura ma io personalmente sono sempre stato abbastanza rispettato». La mostra "Buchstaben und Formen" (Lettere e sagome), che si tiene a Dresda nella sala espositiva dello studio grafico Knopx fino a giugno, è la tua prima mostra all'estero? È la mia prima mostra personale in un paese estero, avevo già partecipato a collettive, sia ad Istanbul che a New York. La mostra di Dresda è nata per caso: ero con mia moglie (Carola Masini, artista anche lei) in vacanza, ho conosciuto un gallerista che ha mostrato interesse per i miei lavori e gli ho lasciato un mio catalogo. Mi ha detto: «le faremo sapere», frase tipica che in Italia si usa per congedarti con gentilezza e non farsi più sentire. Invece dopo una settimana mi ha scritto, ci siamo incontrati ed è nata una collaborazione. L'anno prossimo ci dovrebbe essere una mostra anche di Carola. La cosa che mi fa stare bene in questo è che il lavoro funziona e ultimamente dovunque vado trovo molte porte aperte, comincio a crederci anch'io nella mia arte. In realtà ci ho sempre

creduto ma pensavo di essere un po' matto, poi quando vedi che l'università di Padova ti chiama per una mostra (Viaggiatori viaggianti), mi fanno fare una conferenza, lo stesso fa la Galleria Nazionale d'Arte Moderna, il Museo Manzù, il museo Pigorini. A ottobre farò una cosa a Palazzo Ruspoli. La Sagoma esposta lo scorso anno al museo Manzù è stata poi selezionata per la Biennale di scultura di Padova. Anche in Molise mi hanno chiesto un'installazione. In fondo essere Nemo propheta in patria è anche comodo perché si lavora più tranquilli. Una mostra in loco rischierebbe un pubblico di curiosi invece io auspico sempre un pubblico di gente interessata e di amici. Giacomo Manzù diceva di sè stesso: «sono un operaio, ogni mattina mi alzo, vado nella mia officina e lavoro per otto ore» ed era il suo modo di snobbare un po' l'artista che "aspetta l'ispirazione”. Io ti vedo qui al lavoro con tuo camice blu e penso che questa descrizione possa adattarsi anche a te. La pensi allo stesso modo? Io la vedo un po' come Manzù ma anche come un intellettuale: sono uno che pensa molto. Manzù in alcuni casi era costretto dalla “committenza” che in alcuni casi lo portava ad opere di alto livello ma in altri alla necessità di "produrre” e quindi sfiorava l'alto artigiano. Resta comunque un grandissimo artista, i suoi bassorilievi sono straordinari. La mia è una realtà diversa perché di committenza ne ho molto poca e un po' la evito proponendo le cose che produco. Però anch'io tutti i giorni sto qui nel mio studio, lavoro a un quadro, sto montando un video, poi lavoro a un altro quadro, un po' come faceva Picasso a cui mi sento più vicino. La mia è anche una ricerca legata all'avanguardia mentre Manzù è più legato all'arte classica: lui cercava di estrarre il bello da certe realtà, io cerco di estrarre soprattutto il pensiero, poi se è anche bello mi fa piacere. Il mio concetto è soprattutto quello della persona (sagoma) che cammina: è un po' ossessivo, un po' ripetitivo perché credo che siamo in un periodo del genere, quindi se non piace, pazienza. Ho un grande rispetto per Manzù perché da giovane andavo spesso al museo per disegnare e quando mi hanno proposto la mostra mi sono sentito in imbarazzo perché mi sembrava di invadere un luogo sacro. Ho dovuto ritagliarmi uno spazio con fatica per il rispetto che ho per l'artista. Le persone che ti seguono e vedono le tue opere si chiedono chi è questa sagoma in movimento, cosa hai voluto rappresentare, alcuni si sforzano di interpretare queste sagome uguali ma sempre diverse tra loro. Vuoi spiegarcele tu o deve essere lasciata alla libera interpretazione? Io sono partito, l'ho detto anche in un'intervista alla Galleria nazionale d'arte moderna, da un'opera di Van Gogh che rappresentava dei detenuti nell'ora d'aria che in circolo andavano su un piazzale, come un Purgatorio. È un'opera che mi ha segnato fin da ragazzino e l'ho sempre avuta in mente. Già più di vent'anni fa dipingevo persone che camminavano in maniera ripetitiva quasi senza pensare, come automi, poi alla fine l'ho fatto diventare un modulo. Venendo un po' anche dalla grafica ho preso un modello vivente, l'ho fotografato, elaborato, stilizzato e fatto realizzare in 3D da un designer, poi ho iniziato a creare delle superfici e delle forme. C'è chi rimane affascinato dalla forme, dai segni, dai graffi e chi vi guarda attraverso tanto che io le chiamo "leggére” o “léggere”, perché si può leggere attraverso ma sono leggere perché aperte. C'è chi scriverebbe tonnellate di pagine perché affasci-

nato da quest'omino, ripetuto in tutte le forme. Io significati non ne do, l'ho fatto come ossessione e la sto ripentendo finché non avrò saturato. Sento l'esigenza di ripetere quest'uomo, certe volte dando un po' fastidio o creando un'alienazione, un'angoscia, un uomo che va e non si sa dove. Quindi legato al nostro tempo perché quest'uomo che non si sa dove va e crea angoscia è estremamente attuale. Di Caravaggio si sono accorti dopo duecento anni che criticava la chiesa, un artista funziona quando funziona il lavoro che c'è dietro. Io a volte vado a cercare perfino nelle mie opere una colatura, un graffio, una lettera che ho nascosto perché quello è il vero significato.Poi come ripeto c'è gente che dice quello è bello e quello no, il gusto cambia ed è legittimo, alla fine c'è chi legge quello che scrivo, chi va a recuperare le lettere. Come tutte le opere importanti è un'opera aperta e l'opera deve essere aperta, quando ha un significato solo, finisce. Quando l'artista impone il significato non è un artista ma un artigiano. Se tu dici è quello e io ti dico no, l'opera è chiusa, a me non interessa. Noi il significato lo cerchiamo insieme. A chi non è appassionato di arte contemporanea vorrei però dire: «andate lo stesso a vedere le opere perché poi l'arte contemporanea vi fagocita, in maniera straordinaria, l'importante è non avere i paraocchi». Sei reduce da queste esperienze e riconoscimenti importanti, però continui a vivere a Pomezia, non hai scelto la grande metropoli. Guardando Pomezia con gli occhi dell'artista che cosa manca a questa città? Io ho fatto anche dei progetti per Pomezia, ma non vorrei spingerli troppo per non essere etichettato politicamente. Se riesco ad ottenere un progetto con una giunta comunale deve essere perché funziona e non perché io sono amico di quello o di quell'altro. La mia idea era quella di realizzare un parco archeologico negli scavi di via Siviglia inserendo opere contemporanee nel contesto della villa romana. Oltre a una mia installazione avrei potuto coinvolgere altri artisti contemporanei che per amicizia e un piccolo rimborso avrebbero potuto dare le loro opere. Alcuni giorni fa al parco archeologico ho trovato le transenne tutte spostate e le pecore che brucavano nella villa romana, sono immagini terribili. Sarebbe inutile insistere per mettere delle nostre opere quanto poi si troverebbero con il muschio e le pecore addosso. Nel progettare una nuova opera cerco la grande città, dovrei farne una per un quartiere di Berlino che potrebbe darmi una risonanza importante, e non tanto per un mio ego ma perché credo che il mio lavoro sia a livello dei grandi artisti con i quali mi sono misurato come Ceccobelli, Carrino, Patella. Non soffro il fatto che a Pomezia non faccio grandi cose (ma forse lo soffrono i suoi amici ed estimatori, ivi compreso chi scrive). Da questo territorio pretenderei di essere chiamato per qualcosa di alternativo e non per me ma perché ai ragazzi resti qualcosa. Di progetti ne ho tanti e voglio portarli nei palcoscenici importanti. Se poi qualcosa arriva da Pomezia va anche bene ma non sono io ad avere velleità di apparire. Rosanna Impiccini



Il Corriere della Città

CRONACA 20 Conoscere il cancro. La prevenzione diritto di tutti e non privilegio di pochi

Maggio 2016

A Pomezia l’ultimo incontro “Con il senno di poi, conoscere per prevenire”

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i svolgerà l’11 maggio a Pomezia, presso il liceo Pascal, “Con il senno di poi, conoscere per prevenire”, l’ultimo dei quattro incontri dedicati alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica in merito ad un problema di cui la prevenzione è la miglior cura possibile, il cancro al seno. “Solo i sopravvissuti ad un terremoto, a un’inondazione, a uno tsunami, possono essere paragonabili a coloro che sono stati posseduti da un cancro. E questi, come coloro che siedono sulle macerie della propria casa , ancora increduli e frastornati dall’evento, si rendono conto di aver perduto anche le proprie prospettive di vita, perché i punti di vista circa il futuro sono improvvisamente ribaltati. Così, nel cominciare a ricostruire il presente scansando le macerie, si chiedono come sarà il dopo e fanno i conti anche con la paura di vivere e quella di morire”, testimonia Anna Valente, tra le organizzatrici del convegno. “Io – prosegue Anna Valente - sono una donna uscita dalla terribile esperienza di una mastectomia totale e, se posso permettermi il lusso della speranza, lo devo unicamente alla cultura della prevenzione che, grazie alla diagnosi precoce e ai successivi ed immediati interventi di prassi, oggi mi fa pensare che vivrò. La mia immensa gratitudine va al Dottor Leuzzi, meraviglioso clinico prima che ottimo senologo che, contrariamente ad esami diagnostici sciatti ed approssimativi ed a pareri frettolosi e superficiali di anatomo patologi e chirurghi operanti in strutture pubbliche dichiarate eccellenze nell’oncologia, ha sostenuto l’urgenza di un mio intervento alla mammella e, da solo, guidato dalla sua esperienza, ha riconosciuto dove si annidava il cancro che in pochi mesi mi avrebbe devastata. Solo, guidato dalla sua esperienza ma anche dall’amore per la diagnosi precoce, la prevenzione e, in ultima analisi, per le donne, si è

assunto la responsabilità di sollecitare la mia scelta verso un rapido quanto necessario intervento. La mia storia dunque è semplice e lineare nella sua drammaticità: un sintomo riconosciuto, un ottimo senologo che sa fare diagnosi affidandosi non solo agli strumenti ma all’esperienza clinica e all’amore per la cura e la prevenzione, l’invio presso un chirurgo dalle mani d’oro e…zac, il cancro è stato asportato dal mio corpo assieme a tutta la mammella destra”. “Il vivere questa esperienza in tutta la sua drammaticità – racconta Anna Valente - mi ha aperto orizzonti nuovi a cui prima non avevo mai pensato. Mi sono convinta che lo Stato dovrebbe rendere la prevenzione, soprattutto quella del cancro alla mammella, una pratica obbligatoria, mentre i tempi di intervento, rispetto ad una diagnosi precoce di malignità, dovrebbero essere rapidissimi. Ma è un sogno, ecco perché ponendosi su un piano più realistico, vanno assolutamente sostenute iniziative che prevedano l’istituzione di Unità Diagnostiche di Senologia ove si possa praticare gratuitamente alle donne che ne facciano richiesta un

accertamento diagnostico multidisciplinare (clinico, mammografico, ecografico e, in casi selezionati, cito-istologico che ottimizzi la diagnosi), in modo che ogni tipo di accertamento sia clinico che strumentale avvenga nella stessa struttura, così da evitare dannose e spesso fatali perdite di tempo nel passare da uno specialista all’altro per ottenere risposte, spesso contraddittorie tra di loro. Va ribadito che le prestazioni diagnostiche sarebbero gratuite e le donne e le istituzioni interessate al progetto di creazione di UDS potrebbero contribuire alla loro sostenibilità mediante sottoscrizioni o tesseramento”. “Poche parole – conclude Anna Valente - per sostenere la creazione di un’altra importantissima figura, la cui opera si colloca in quella che io ho temerariamente definito come “ postvenzione”, intendendo con questo termine il triste periodo che ogni donna attraversa dopo un intervento di mastectomia e, comunque, dopo ciascun intervento di tipo oncologico. Mi riferisco alla metafora dello tsunami o del terremoto che ho usato all’inizio e che descrive come un paziente, uomo o donna che sia, vive il “dopo”, quando ogni certezza è stata spazzata via da un cancro che subdolamente ha invaso il suo corpo. Ecco, là dove ogni sicurezza è scomparsa, là dove l’unica certezza è il terrore di non farcela, nonostante le rassicurazioni di medici ed oncologi, là è indispensabile trovare una figura professionale che aiuti il paziente a ricrearsi una indispensabile progettualità di vita. Guai se ci si abbandona al fatalismo. Ma ci vuole un aiuto perché da soli è difficile farcela. E lo dico a ragion veduta, constatando che il mio primo pensiero, al mattino appena sveglia è: io ho avuto il cancro, anch’io ho incontrato questo maledetto flagello che terrorizza e fa tanto male al solo nominarlo”.

Anna Maria Greco


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Maggio 2016

CRONACA

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Siamo in guerra: Islam e terrorismo spiegati da Magdi Allam Il giornalista a Pomezia per presentare il suo ultimo libro

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a paura del terrorismo islamico, quello dell’Isis violento che mette bombe nei luoghi affollati e fa strage di vittime innocenti sia tra i cristiani che tra i musulmani, è uno degli argomenti trattati nell’intervista che abbiamo fatto al giornalista Magdi Cristiano Allam, venuto a Pomezia il 19 aprile per presentare il suo ultimo libro “Islam, siamo in guerra”. La presentazione del libro è avvenuta a poche ore di distanza dall’ultimo naufragio, con più di 400 vittime, di migranti che tentavano di arrivare in Italia dalle coste africane e dalle parole di scusa da parte di Papa Francesco nei confronti di tutti i profughi che vorrebbero venire in Europa e che invece vengono bloccati alle varie frontiere dai “muri” che alcuni Stati stanno costruendo. Ma qual è il pensiero di questo giornalista, musulmano fino al 2008, poi convertito al cristianesimo e oggetto di una condanna a morte da Hamas? Di certo l’editorialista de Il Giornale non la manda a dire e, senza peli sulla lingua, accusa il Governo, a partire da Matteo Renzi, di quanto sta succedendo in Italia: politiche immigratorie sbagliate, che facilitano l’attivo indiscriminato e senza alcun controllo di persone “sconosciute” tra le quali si nascondono sicuramente anche attivisti o simpatizzanti dell’Isis, ma anche di immigrati che preferiscono spendere tra i 3000 e i 5000 euro per un viaggio rischiosissimo che, se fatto in modo regolare, ne costerebbe al massimo la decima parte. “Se venissero con l’aereo – spiega Allam – sapremmo chi sono. Così, invece, sono degli sconosciuti che, non appena mettono piede in Italia, hanno diritto a vitto, alloggio, ricariche per il cellulare, sigarette e qualche soldo per le spese personali, arrivando a ottenere quello che gli italiani, anche se indigenti,

non avranno mai dallo Stato. Dietro a tutto ciò ci sono lobby che fanno girare miliardi, come ben hanno fatto capire Buzzi e Carminati di mafia Capitale, i quali hanno affermato che con gli immigrati si guadagna più che con la droga”. Ma questo, precisa il giornalista di origine tunisina, sta causando l’islamizzazione dell’Italia e dell’Europa. Quindi, secondo lui, è giusta la chiusura delle frontiere. “A sbagliare non sono quelle nazioni che bloccano l’afflusso dei migranti, ma l’Italia che fa entrare tutti. Qualsiasi Stato, per far entrare uno straniero, ne verifica i documenti, si accerta di dove andrà e cosa farà, se ha la possibilità di mantenersi e come. L’Italia no: è l’unico Stato al mondo che ha legalizzato la clandestinità, l’unico che finanzia un’autoinvasione. Si tratta di una follia. L’Italia dovrebbe far entrare solo le persone “regolari” e non agevolare la clandestinità. Se questo fosse uno Stato serio, si dovrebbe condannare per alto tradimento chi ha permesso questo, perché tale atteggiamento ha minato la sicurezza del Paese. Ci sono centinaia di migliaia di persone non identificate che vanno in giro per l’Italia e nessuno sa cosa facciano. Questo avviene solo qui. E se esploderà il razzismo, sarà colpa dei Governi che hanno discriminato gli italiani a vantaggio dei clandestini, a cui concede quello che non viene permesso agli italiani. Chi ha veramente a cuore la vita di queste persone si deve preoccupare di aiutarle a restare e vivere dignitosamente nei loro Paesi. Invece qualcuno sta manovrando in modo che ci sia una sorta di “sostituzione di popolazione”. La bassa natalità e quindi la mancanza di giovani europei viene “colmata” accogliendo giovani islamici, che arrivano qui nel pieno della loro fertilità e che nel giro di pochissimo tempo riusci-

ranno a sostituirsi ai cristiani, mettendoli in minoranza”. Ma lei crede davvero che siamo in guerra, come titola il suo libro? “È la stessa frase che ha usato il presidente francese Hollande subito dopo gli attacchi terroristici. Io lo avevo solo anticipato. Credo che dire “siamo in guerra” sia la corretta interpretazione di una realtà di una guerra che è già stata scatenata da un terrorismo autoctono ed endogeno, ovvero con terroristi islamici con cittadinanza europea che agiscono dall’interno dell’Europa”. Essere islamico vuol dire essere terrorista o è bene fare dei distinguo? “Bisogna distinguere tra le persone e la religione. Le persone vanno sempre rispettate e valutate sulla base delle loro azioni. L’Islam, come religione, va legittimamente vagliata e approfondita. Si deve poter esprime una posizione, come avviene per le altre religioni. Dalla mia esperienza personale e grazie ai miei studi, sono arrivato alla conclusione che le persone possono essere moderate, ma l’Islam no. I musulmani sono moderati solo quando antepongono la famiglia e l’amore a Maometto e Allah: se non lo fanno, diventano estremisti, perché purtroppo il Corano non è moderato. Un islamico che metta letteralmente in pratica il Corano si sente legittimato a essere estremista e ad arrivare anche a uccidere. Ecco perché siamo in guerra”. Anna Maria Greco




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CRONACA

Il Corriere della Città

Maggio 2016

“Centro Cavour”: indetto importante concorso per i ragazzi del Liceo Artistico di Pomezia Previsti premi per un valore complessivo di 1000,00 euro

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l Centro Cavour, in occasione del suo primo anno di apertura, promuove un'importante iniziativa per tutti i ragazzi del Liceo Artistico. Partner ufficiale dell'iniziativa è il Corriere della Città che, grazie al lavoro svolto da Alessandro De Paolis in collaborazione con la Prof.ssa Simonetta Trabocchini, il quale ha coordinato l'intero progetto, ospiterà tra le pagine dell'edizione cartacea quanto prodotto da coloro che prenderanno parte al concorso. Si tratta della realizzazione di due pagine pubblicitarie volte a mostrare alla collettività l'importante opera di rigenerazione urbana operata dal “Centro Cavour” che offre una nuova identità al tessuto cittadino attraverso la valorizzazione del quartiere e l'offerta di servizi; lo scopo è quello di coniugare imprenditorialità ed arte a favore del territorio attraverso la collaborazione con i giovani creativi di Pomezia dell'Istituto d'Arte di Pomezia. La partecipazione al concorso è gratuita e possono prendervi parte tutti i ragazzi regolarmente iscritti presso l'Istituto; si può partecipare sia singolarmente che collettivamente (con un singolo progetto) ed è ammessa la proposta di più elaborati per ogni singola classe. Per quanto concerne il prodotto da realizzare, l'opera deve ovviamente essere

inedita e deve contenere foto e/o immagini grafico-pittoriche ed un articolo di giornale: il tutto mettendo in risalto la volontà di ridare vita allo storico complesso “Sigma Schede”, risalente agli anni '60, modificandone l'uso da industriale a commerciale ridando nuovo lustro e riqualifi-

cando l'intero quartiere. Sono previsti tre premi per un valore complessivo di € 1000,00 così suddiviso: € 500,00 primo classificato, € 300,00 secondo classificato, € 200,00 terzo classificato. Maggiori informazioni sono disponibili presso l'Istituto.


ex Sigma Schede


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CRONACA

Il Corriere della Città

Maggio 2016

Alienazioni a Pomezia: PalaLavinium in vendita Parla il presidente dell’ex Consorzio Pomezia Sport Mario Massaroni Il “PalaLavinium” è stato inserito nel piano di alienazioni immobiliari approvato dal Comune di Pomezia. Innanzitutto quali sono state le vostre prime reazioni? “In un certo senso eravamo preparati dato che già l'anno scorso era stato alienato un altro impianto sportivo, quello della “Macchiozza”. A settembre poi lo stesso destino è toccato al Palasport di Martin Pescatore – è un palazzetto dello sport, non una palestra ci tengo a ribadirlo – che è stato assegnato in via definitiva alla scuola. Sinceramente non ne ho capito il motivo visto che la stessa scuola già lo utilizzava in maniera continuativa. In questo modo la struttura è stata aggravata solo di un ulteriore carico economico oltre che di responsabilità per un impianto creato per tutt'altro scopo, fermo restando che, come detto, la scuola comunque già utilizzava quegli spazi. Per anni a Pomezia abbiamo avuto una struttura consortile che si occupava e gestiva la manutenzione di tutti gli impianti sportivi con l'obiettivo di mantenere queste aree fruibili nel migliore dei modi a tutti i cittadini con dei costi di utilizzo molto bassi. Il Consorzio tra l'altro, checché ne dicano molti, vanta crediti nei confronti delle società che hanno utilizzato gli impianti negli anni, nonché nei riguardi dell'amministrazione, per circa un milione di euro; nonostante ciò non è stato possibile dare fiducia a questa struttura che ha dato un contributo economico dal 2006 per oltre 600mila euro, ha effettuato lavori di manutenzione straordinaria per 800mila euro, ottenendo inoltre straordinari risultati in campo sportivo per tutti i soggetti, dai cittadini, alle società, alle scuole. Adesso ad esempio si parla di borse di studio per le famiglie meno abbienti ma noi le avevamo garantite fin dal 2006 dando la possibilità a tutti, soprattutto a coloro che non avevano le disponibilità economiche, di

fare sport fornendo anche attrezzature adeguate. In 10 anni abbiamo ottenuto grandissimi risultati, abbiamo portato al professionismo tanti atleti di Pomezia e abbiamo sempre operato nell'interesse dello sport e dei cittadini. C'è amarezza perché adesso Pomezia avrà in meno due impianti (riferimento a Martin Pescatore ndr) adatti ad ospitare grandi eventi internazionali di prestigio. In cantiere ci sono peraltro molte manifestazioni che ora restano in dubbio e chissà se riusciremo a realizzarle. Questo penso vada a discapito di tutta la cittadinanza.” Vi siete dati una spiegazione del perché si sia operato in questo senso?

“Guardi, io sono 'ignorante' in campo politico e non posso di certo andare a sindacare le scelte e le decisioni operate da un'amministrazione. Però, se interpreto il ruolo del 'contadino' alla manifestazione, immagino che se uno aliena un bene, o questo è inservibile oppure si cerca di raggiungere un certo risultato economico. In questa circostanza, scartando la prima ipotesi, rimane la seconda. Molto probabilmente il Comune ha bisogno di fondi per riempire le casse, penso sia questa la spiegazione, non vedo altri motivi.” Che futuro vede per questa struttura? “Non ho la palla di vetro e quindi non posso fare previsioni. Però posso partire da un dato: la valutazione dell'immobile di 800mila euro è un po' elevata per l'attuale situazione economica, senza contare che la struttura necessita di interventi di manutenzione – anche perché in quest'ultimo anno non è stata fatta né quella ordinaria né quella straordinaria – facendo salire la somma totale a circa 850mila euro. Lei capisce che ci vorrebbe un tempo non indifferente per ammortizzare un costo del genere, mettendo in conto che comunque l'età dell'impianto, con annessi costi di gestione, continuerebbe ad avanzare inesorabilmente. Sommando tutto questo, se io dovessi essere un imprenditore dello Sport a Pomezia, che ce ne sono, farei due conti e troverei difficile portare avanti un'impresa del genere. Altre strade potrebbero esserci ma non sta a me percorrerle. Voglio chiudere però con un messaggio che un po' mi rammarica: a Pomezia lo Sport è stato abbandonato e purtroppo a rimetterci sono sempre i cittadini. Io dal canto mio continuerò ad impegnarmi in questo settore e se qualcuno ha pensato di mandarmi in pensione, beh si è sbagliato di grosso”. Luca Mugnaioli


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INFORMAZIONE

Il Corriere della Città

Maggio 2016

Altrocheimpasto, questa è arte!

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uando la passione si unisce alla tecnica possono nascere solo cose buone. Come gli impasti che Fabio Alveti crea nel suo laboratorio, una nuova realtà imprenditoriale nata ad Ardea dove si possono trovare sia al dettaglio che all’ingrosso tutti i tipi di impasti per pizza. Si tratta di una vera novità del settore alimentare, anche perché “Altrocheimpasto” (via Furio Camillo 11) è l’unico rivenditore nel Lazio, per Roma e Provincia, dell’impasto fresco “diet pizza fiber pasta”, fatto con l’unica farina accreditata dal ministero della sanità a basso contenuto gliecemico (IG 29) adatta per i diabetici, sportivi e chi segue diete particolari. Ma è anche l’unico a vendere impasto fresco di pizza per celiaci, preparato con farina e lievito DR Schar, in fase di accreditamento della famosa spiga barrata dell’Associazione Nazionale Ce-

liaci. Da cosa è nata l’idea? Fabio Alveti, dopo aver frequentato vari corsi presso la Scuola Italiana Pizzaioli e dopo alcune esperienze come pizzaiolo, ha deciso di re-inventarsi con un’idea unica: l’impasto della pizza su misura, per adattarsi ai gusti e ai “sani vizi” di ogni cliente, pensando anche alla sua salute. Un impasto fresco, a lunga maturazione, non surgelato né precotto, da proporre a chiunque vendendolo sia al dettaglio che all’ingrosso. Altrocheimpasto è un laboratorio a conduzione familiare per tutti coloro che amano l’eccellenza italiana, è voglia di mettersi continuamente alla prova, puntando al futuro con uno sguardo agli insegnamenti del passato e traendo dal presente la voglia di crescere. “La nostra filosofia aziendale – spiega Fabio – è la citazione di S. Francesco: “Chi lavora con

le mani è un lavoratore, chi lavora con la testa è un artigiano, chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un artista". Noi lavoriamo con le mani e la testa per offrivi con il cuore un prodotto eccellente”. La pizza non si fa di fretta, come tutte le cose migliori. Per questo viene proposto un impasto fresco, non precotto e non surgelato, da condire a piacere: un’ottima alternativa alla classica uscita in pizzeria, che stimola la fantasia e la creatività, nella certezza di un risultato ottimo…ed economico. “L’impasto è porzionato in comodi panetti a partire da 230 grammi ma, per chi è più pigro o non ha tempo, viene proposto il kit del pizzaiolo: già steso nel suo vassoio, corredato dal condimento scelto dal cliente”. L’impasto varia in base alle differenti farine proposte: bio, integrali, alla soia, senza glutine, a basso contenuto glicemico, tutto solo ed esclusivamente con ingredienti made in Italy. Altrocheimpasto fornisce pizzerie stagionali, forni, pub, bar, hotel e ristoranti.



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SPORT

Il Corriere della Città

Maggio 2016

Unipomezia, è festa grande! La squadra vola in Eccellenza Il Patron Valle: “E' stato un anno fantastico, dedico questa vittoria a tutti i miei giocatori e soprattutto a mio figlio Federico”

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residente è arrivato il momento tanto atteso del successo. E' vero che eravate partiti con questo obiettivo, ma poi c'è il campo, ci sono le partite e non sempre è facile dar seguito alle aspettative. Voi però ci siete riusciti e lo avete fatto praticamente “ammazzando” il campionato... “Abbiamo costruito questa vittoria con tanto sacrificio, con sforzi e dedizione al lavoro. I ragazzi sono stati esemplari e hanno eseguito alla perfezione tutto quello che gli è stato detto. Credo che il segreto di tale successo risieda anche nel fatto nell'aver portato il 'professionismo' in Promozione: abbiamo improntato la stagione su questo, dai ritiri, al modo in cui svolgevamo gli allenamenti, abbiamo curato l'alimentazione, tutti aspetti a cui tenevamo e per i quali abbiamo ottenuto i risultati sperati.” C'è stato un momento in questa stagione, anche se è difficile visto che è andato quasi tutto alla perfezione come ha detto anche lei, in cui ha pensato 'forse non ce la facciamo'. Magari a Gennaio quando sono arrivati alcuni risultati negativi... “Devo dire di no. Ho sempre avuto grande fiducia in questa squadra anche quando le cose non giravano nel verso giusto. Quel periodo di flessione è stato fisiologico, voglio dire anche le migliori squadre hanno dei cali sia fisici che mentali; in una stagione ci può stare, senza contare che stare ai vertici della classifica praticamente da inizio stagione e mantenersi ad altissimi livelli non è stato facile. Essere seguiti del resto è più difficile che inseguire. Ma anche lì non ho mai dubitato della squadra e infatti ne siamo usciti fuori alla grande” Una partita-simbolo di questa stagione? “Ne ho almeno due: quella con il Colosseum in casa e sicuramente il derby vinto con quel grandissimo gol di Marco Lupi. Lì abbiamo visto davvero il cuore di questa squadra che è riuscita a prendersi la partita nonostante l'inferiorità numerica con cui abbiamo giocato per tutta la partita” Questa squadra ha infatti mostrato, oltre che ad un'indiscussa caratura tecnica, tanta grinta, cuore e coraggio, come dimostrano le vittorie arrivate in rimonta, all'ultimo respiro o anche in dieci uomini, vedi il derby per l'appunto. Come rovescio della medaglia di questa foga agonistica, senza dubbio lodevole, ci sono stati però forse diversi cartellini di troppo. Se considera questi elementi su una bilancia, soppesando bene pro e contro, si ritiene comunque soddisfatto o c'è da migliorare qualcosa sopratutto in vista della prossima stagione? “Stiamo lavorando tanto sotto questo aspetto. Purtroppo ragazzi come Marco Lupi, Federico Valle e altri, hanno mostrato talvolta troppa indisciplina ma, vuoi o non vuoi, fa parte delle caratteristiche di giocatori come loro. Con una

'testa' diversa – e di casi ce ne sono tanti nel calcio – di certo non sarebbero qui a disputare categorie come questa. Ma si può e si deve migliorare: in tal senso posso già annunciare che nella prossima stagione verranno presi seri provvedimenti anche con sanzioni pesanti nei confronti di chi prenderà cartellini evitabili, penso a falli di reazione o a proteste inutili. Vogliamo crescere e far diventare veri calciatori questi ragazzi, certamente dalle indiscusse capacità tecniche ma che troppo spesso si perdono in comportamenti sbagliati in campo” Una domanda la riserviamo su suo figlio Federico. L'ha convinto a scendere in questa categoria facendogli capire l'importanza del progetto: come giudica la sua stagione? Lui stesso qualche tempo fa, sempre all'interno di questa rubrica, disse di essere soddisfatto solo a metà e che avrebbe voluto dare molto di più... “Federico ha preso una decisione non facile scegliendo di abbandonare la C per venire a giocare in Promozione. Ha avuto momenti non facili, anche di sconforto, e penso che il tanto nervosismo in campo a volte sia stato dettato proprio da questo, dal fatto di confrontarsi con una categoria molto diversa per certi aspetti. E' logico che lui può dare tanto di più in virtù delle sue qualità. Ma sono sicuro che il prossimo anno, con l'esperienza della Promozione e con la prospettiva di andare in Serie D, avrà l'occasione e le motivazioni per esprimersi al meglio, così come tanti altri nostri giocatori che non c'entrano nulla con questa categoria” In panchina si ripartirà da mister Mancini? “Sì, come ho avuto modo di dire in altre occasioni il mister si è rivelato un ottimo collettore tra società e squadra, tanto che i risultati sono sotto gli occhi di tutti. E' un ragazzo umile, forse anche troppo, che ha dimostrato di saper svolgere bene il suo lavoro” Veniamo al prossimo anno. Categoria nuova dove non sarà facile riconfermarsi: vi state già muovendo sul mercato soprattutto in ottica giovani? “Sì assolutamente. Ne approfitto per dire che a partire dal prossimo anno ci sarà un grande lavoro per rilanciare il settore giovanile cosa che

avremmo voluto fare anche quest'anno, ma purtroppo non ce ne è stato il tempo visto che sono arrivato alla guida della società soltanto a fine Luglio dello scorso anno. Per quanto riguarda la prima squadra ci saranno degli inevitabili cambiamenti nella rosa, alcuni giocatori purtroppo non potranno seguirci in Eccellenza anche a causa di impegni di lavoro, altri ragazzi verranno inseriti in gruppo per poter essere competitivi e protagonisti anche in questa nuova categoria” Guardando in là con il tempo come immagina la futura casa della sua società, si sta pensando ad uno stadio nuovo? “Il nostro desiderio è quello di realizzare un grande centro sportivo anche se non è facile purtroppo. Il Comune di Pomezia ha annullato il bando e la nostra speranza è che la situazioni si sblocchi quanto prima. Qualora ci si riesca contiamo di avere i requisiti per un'assegnazione ed organizzare così le cose in maniera diversa di come sono attualmente perché qui (al 'Maniscalco' ndr) abbiamo tanti problemi logistici” Ultima domanda: sempre nella sopracitata intervista avevamo chiesto a Federico Valle e a Marco Lupi dove poteva arrivare questa squadra (vedi il numero di Marzo ndr). La loro risposta era stata la seguente: 'Noi siamo con il Presidente, dovunque vuol andare lui noi lo seguiremo'. Ecco, in virtù di questo: dove vuol arrivare allora il Presidente Valle? “(ride) Questo mi fa davvero piacere. Posso dire che ad Agosto 2015 presi in particolare quattro giocatori, Santi, Lupi, Valle e Italiano (che poi ha deciso di intraprendere altre strade quest'anno pur rimanendo molto legato a tutto l'ambiente) e dissi loro di lasciar stare tutto e di sposare appieno la causa dell'Unipomezia promettendogli un ingresso nei professionisti. Oggi questa promessa è ancora valida: vogliamo portare questa Società tra i professionisti” Per l'ASD Pomezia Virtus 1938 Luca Mugnaioli


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SPORT 31 Indomita Pomezia campione! La “Promozione” tanto attesa è arrivata

Maggio 2016

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traordinario successo per la squadra guidata da Leonardo Aiello che ha conquistato il Girone A di Prima Categoria. In Promozione (Gir. C) dietro all'Unipomezia già campione il Racing Club blinda il secondo posto, il Team Nuova Florida è quarto a -3 dal Colosseum. Pomezia Calcio: la squadra chiude al tredicesimo posto, Lido dei Pini nono. Prima Categoria (F), l'Airone Ardea conquista la salvezza. Comunque vada quest'ultimo scorcio di campionato, la stagione sportiva 2015-2016 sarà stata comunque più che positiva per il calcio del

nostro territorio. Due squadre, Unipomezia ed Indomita, hanno già festeggiato un titolo, altre – come ad esempio il Racing Club – dopo aver disputato un campionato ai vertici, stanno lottando per traguardi altrettanto importanti (vedi alla voce play-off); in tal senso i rutuli sono riusciti a blindare il secondo posto grazie alla vittoria riportata nel turno del primo maggio contro il Podgora. La Nuova Florida si trova invece, al momento della messa in stampa del nostro giornale, in una situazione particolare. La società ha presentato ricorso in merito alla sfida con lo Sporting Genzano, gara terminata sul punteggio di 1 a 1: se tale ricorso verrà accettato

la squadra si giocherà l'accesso ai play-off nell'ultima giornata di campionato, contendendo l'ultimo posto disponibile al Colosseum. Anche in ottica salvezza c'è poi chi ha centrato il proprio “scudetto” festeggiando la riconferma di categoria, come ad esempio l'Airone Ardea che, grazie ad un Aprile giocato ad altissimi livelli, ha potuto alla fine esultare scongiurando lo spettro della retrocessione. In Eccellenza il Pomezia Calcio ha chiuso invece la stagione al tredicesimo posto riconfermandosi nella categoria, nono il Lido dei Pini.

Pomezia: ritorna il Torneo Matusa

Boxe: Ranaldi si conferma Campione Italiano

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erata di grande sport quella andata in scena lo scorso 16 aprile al Pala Lavinium di Pomezia. Nel match di cartello, proposto dalla BBT Production, Valerio Ranaldi si è confermato campione italiano dei Supermedi superando ai punti lo sfidante Roberto. Cocco. Nelle altre sfide in programma Cataldo (Cruiser) ha battuto Slobodan Culum, nei piuma Trandafir ha avuto la meglio su Lozzi mentre Sperandio è riuscito a superare Markovic, sfida quest'ultima tra mediomassimi. Gioia anche per Francesco Lo Masto che ha battuto Maurycy Gojko.

l 4 maggio è iniziata la manifestazione riservata alle vecchie glorie del nostro territorio, il “ri-torneo Matusa”, manifestazione goliardica ma dall'alto richiamo di pubblico. Il Torneo è stato organizzato dalla Pro Loco di Pomezia e vede protagoniste 8 squadre divise in due gironi – si giocherà a 7 e gli appartenenti a ciascun team sono stati scelti mediante sorteggio – alle quali è stato affidato il nome di una nazionale. Teatro dell'evento la storica sede del centro sportivo del “campetto dei Preti”, adiacente a Piazza Indipendenza.

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Il Corriere della Città

Maggio 2016

Notizie Tascabili

di Luca Mugnaioli

“CORRIERE DELLA CITTA', INFORMARE PER INFORMARSI” Trivelle, la vera storia delle concessioni a vita: ecco come l’Italia ha favorito i petrolieri francesi A vincere il referendum anti-trivelle del 17 aprile sono stati soprattutto i francesi, anche se non se ne è accorto quasi nessuno. Grazie all’azione del governo italiano, che in più di un’occasione e con più di un provvedimento negli ultimi anni ha favorito Edison. Perché se è vero che Eni è la compagnia titolare della maggior parte delle concessioni interessate dalla consultazione, è altrettanto sicuro che i progetti più importanti e redditizi sono nelle mani della multinazionale controllata al 99,5% dal gruppo Électricité de France, per l’84% di proprietà statale. Che oggi, in virtù del mancato raggiungimento del quorum, può realizzare sia la piattaforma Vega B, a largo della costa di Pozzallo, in provincia di Ragusa (da affiancare alla già esistente Vega A), sia il progetto che prevede L’Austria prepara la barriera al Brennero. E vuol fare controlli anche in Italia (Ansa) - Il neologismo con cui l’Austria sta dando forma e sostanza alla chiusura del Brennero si chiama “management di controllo” di confine, un tecnicismo, una “foglia di fico”, che serve da oggi al valico di confine austro-italiano a dare una forma e una “sostanza” alla svolta xenofoba e populista di Vienna. Saranno mobilitati almeno 250 poliziotti austriaci al valico del Brennero, con l’introduzione dei controlli di confine decisi da Vienna. Lo ha chiarito il capo della polizia tirolese Helmut Tomac, secondo il quale «in caso di necessità, saranno inviati anche soldati, ma la decisione spetterà al ministero della Difesa». In realtà la decisione spetta solo al ministro degli Interni che può chiamare a sostegno quello della Difesa ma sotto la sua tutela. L’Austria si prepara così a sigillare la sua frontiera con l’Italia, anche con una rete lunga 370 metri. «Si tratta di una normale rete e non di un filo spinato. Sarà allestita solo se necessario in caso di massiccio arrivo di migranti», ha detto ancora Tomac. La struttura portante, ha spiegato il funzionario di polizia, sarà allestita prossimamente ma la rete vera e propria sarà utilizzata solo in caso di bisogno. «L'Austria non intende isolarsi ma incanalare gli eventuali flussi di migranti», ha spiegato Tomac. In realtà le autorità austriache chiedono di poter effettuare controlli anche sul suolo italiano e sui treni diretti in Austria. (ilsole24ore.it) Rio 2016, Malagò: “Pellegrini scelta a furor di popolo”. La nuotatrice azzurra ufficializzata come portabandiera dell’Italia alle olimpiadi brasiliane. Federica: «Coronamento di anni di carriera, porterò la voglia di combattere». «E’ stata una scelta fatta a furor di popolo. Non poteva che essere lei la portabandiera» - Lo dice il presidente del Coni, Giovanni Malagò, nel corso della conferenza stampa dove ha ufficializzato Federica Pellegrini come portabandiera dell’Italia ai Giochi di Rio 2016. «Sono molto felice perché anche se ci sono quasi 30 anni di

4 nuovi pozzi per la piattaforma Rospo Mare B, in Abruzzo. Tutti riguardano l’estrazione di petrolio. La possibilità di sfruttare i giacimenti di gas e greggio per la loro ‘durata di vita utile’, opportunità non da poco introdotta dal governo Renzi nella legge di Stabilità, è il regalo più grande. Ma non è l’unico. Solo una vittoria del ‘sì’ al referendum avrebbe potuto ostacolare i progetti della multinazionale. Nonostante Vega B avesse già ottenuto l’autorizzazione, infatti, in differenza io e Federica siamo cresciuti insieme. Io da dirigente sportivo lei come atleta», aggiunge. «Il mio modo di interpretare il ruolo di dirigente sportivo è quello di vivere il rapporto con gli atleti e lei rappresenta al meglio questo tipo di interpretazione», conclude il numero uno dello sport italiano. (lastampa.it)

Altre in breve:

CINEMA: Cinema: Mendes presidente giuria Venezia. Deciso CdA Biennale, ha diretto ultimi due capitoli James Bond (corrieredellosport.it) – MODA: La moda nel video di “Lemonade”, il nuovo disco di Beyoncé (ilpost.it)

Curiosità & Life Style

Trent'anni fa la Rete in Italia: racconta #ilmioprimointernet. Il 30 aprile compie 30 anni il primo collegamento italiano alla Rete mondiale. I vostri ricordi, nei commenti o sui social - ROMA - Trenta aprile 1986: un segnale parte dal centro Cnuce del Cnr di Pisa e arriva - via satellite - al centro di calcolo Roaring Creek in Pennsylvania. E ritorno. Fu quello il primo collegamento a Internet (che allora si chiamava Arpanet) dall'Italia. Una svolta epocale che non fu compresa quasi da nessuno. Oggi viviamo di

caso di abrogazione della norma avrebbe fatto fede la data di scadenza della concessione, a dicembre 2022. E non si sarebbero più potuti rilasciare altri titoli entro le 12 miglia. Morale: Edison avrebbe avuto solo sei anni di tempo per mettere in piedi la piattaforma, scavare i pozzi ed estrarre. Un affare poco produttivo. Come quello dei nuovi 4 pozzi previsti da collegare alla piattaforma Rospo Mare B, nell’ambito della concessione B.C 8.LF (grazie alla quale già operano tre piattaforme e 29 pozzi). Se non fosse valsa ‘la vita utile del giacimento’, Edison avrebbe avuto tempo fino a marzo 2018 per realizzare nuovi pozzi. Ora potrà agire sine die. Pressioni politiche, rapporti diplomatici e lobby. Dopo l’affaire Tempa Rossa, è lecito interrogarsi su autorizzazioni, proroghe, circostanze e coincidenze che negli ultimi tempi hanno fatto felici i francesi. (ilfattoquotidiano.it) internet e la nostra vita è cambiata in modi impensabili trent'anni fa. Le comunicazioni, il commercio, l'informazione, non esiste settore della vita odierna che non abbia risentito di quei primi bit d'informazione che passarono inosservati, di cui nessun giornale scelse di parlare. Ma come quei lavoratori del Cnr ricordano quel primo segnale, tutti noi ricordiamo la prima volta che abbiamo fatto accesso alla Rete. Qualcuno con i vecchi modem rumorosi, i più giovani già con il wifi e i telefonini. Il web e la Rete oggi sono ovunque, anche nei vostri ricordi. Raccontateci nei commenti qui sotto, su Twitter con l'hashtag #ilmioprimointernet o su Facebook il vostro primo affaccio su quel pianeta una volta lontano chiamato Internet. (Repubblica.it/tecnologia) La creatività nasce anche dallo sguardo. Sempre più numerose ricerche mostrano come i movimenti degli occhi abbiano a che fare con i processi mentali che portano alla soluzione creativa di un problema - «Chiudo gli occhi per vedere» diceva il pittore Paul Gauguin. Di solito, quando ci concentriamo per pensare, distogliamo lo sguardo dall’ambiente circostante, magari fissiamo il cielo fuori dalla finestra, o una parete. Chiudere gli occhi, o muoverli in una certa maniera, sembra che davvero possa aiutare la “creatività”, intesa come la soluzione improvvisa e inaspettata (quel guizzo che sorprende noi stessi) di un problema. Un articolo apparso su Frontiers in Psychology fa il punto sulla curiosa questione: “dove guardiamo quando cerchiamo nuove idee?”. È un campo di ricerca da tempo indagato dagli psicologi, ma la possibilità di tracciare accuratamente la direzione dello sguardo con i cosiddetti sistemi di eye tracking ha di molto ampliato la possibilità di esperimenti e ricerche. Secondo un’ipotesi di ricerca che trova sempre maggiori conferme, i processi cognitivi non sono pure operazioni mentali nel nostro cervello ma sono strettamente intrecciati ai segnali provenienti dai sensi e dal corpo. (focus.it)



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Maggio 2016

L'Avvocato risponde La consulenza legale per il lettori del Corriere della Città

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i viene inviato il seguente quesito. Un viaggio di nozze acquistato con un pacchetto turistico “tutto compreso” a causa di alcuni disservizi e problematiche non si svolge come da contratto, si può pretendere un risarcimento per il viaggio di nozze rovinato? Il danno da “vacanza rovinata” ha avuto il proprio riconoscimento legislativo con l'introduzione dell'art. 47 del codice del turismo. La prima disciplina legislativa in materia turistica era stata regolata dalla convenzione Internazionale di Bruxelles sul contratto di viaggio, accolta in Italia per mezzo della legge 27/12/77, n° 1082, cui ha fatto seguito la direttiva 90/314, concernente i viaggi, le vacanze e i circuiti “tutto compreso”, recepita dal D.Lgs n° 111/1995 e confluite nel codice del Consumo. In seguito, con l'introduzione del codice del turismo nel 2011, il legislatore ha determinato le cause che possono dar luogo al “danno da vacanza rovinata”. In conformità alla definizione contenuta all'art. 47, il cd. “danno da vacanza rovinata” viene identificato in quella parte di danno correlato al tempo di vacanza inutilmente trascorso, nonché all'irripetibilità dell'occasione perduta. Per avvalersi della tutela risarcitoria è necessario che la vacanza rovinata, per “inadempimento o inesatta esecuzione delle prestazioni” previste, sia quella collegata all'acquisto di un “pacchetto turistico”, i cui elementi tipici sono determinati dall'art. 34 del codice del turismo. Il pacchetto turistico ha per oggetto i viaggi, le vacanze, i circuiti tutto compreso, le crociere turistiche, risultanti dalla messa insieme di almeno due degli elementi venduti a un prezzo forfettario: trasporto, alloggio, servizi turistici non accessori a trasporto e alloggio. Con l' emanazione dell'art. 47 il legislatore prevede che “nel caso in

cui l' inadempimento o inesatta esecuzione delle prestazioni che formano oggetto del pacchetto turistico non sia di scarsa importanza ai sensi dell'art. 1455 c.c., il turista può chiedere, oltre e indipendentemente dalla risoluzione del contratto, un risarcimento del danno correlato al tempo di vacanza inutilmente trascorso e all'irripetibilità dell'occasione perduta”. La giurisprudenza italiana ha qualificato tale tipologia di danno quale emotional distress (da tempo riconosciuto negli Stati Uniti) ossia “un pregiudizio morale collegato alla delusione e allo stress causato dalla circostanza di non aver potuto godere appieno dei benefici della vacanza“ ovvero, “il danno consiste nel pregiudizio rappresentato dal disagio e dalla afflizione subiti dal turista-viaggiatore per non aver potuto godere pienamente della vacanza come occasione di svago e di riposo conforme alle proprie aspettative...” (Cass. Civ. Sez. III 24/07/07 n. 16315). Infatti, il semplice rimborso della differenza di prezzo tra quanto promesso e quanto effettivamente fornito, non può apparire un risarcimento adeguato a confronto di una vacanza rovinata, come anche appare insufficiente a compensare lo stress subito dal turista ed il senso di frustrazione che ne deriva. È evidente che la finalità di vacanza e di svago entra a far parte del contenuto negoziale, costituendo elemento caratterizzante della causa del contratto stesso e obbligando il venditore/organizzatore a garantire la fruizione della vacanza secondo gli accordi conclusi. Tuttavia, nel ramo turistico la valutazione della gravità dell'inadempimento è influenzata da ciò che soggettivamente il turista si attende dalla sua vacanza, che può essere “rovinata“ anche da un inadempimento in sé non grave, ma che diventa tale in relazione

alle sue aspettative di svago e di divertimento, anche in rapporto al fatto che il tempo è inutilmente trascorso o l'occasione irripetibile è andata perduta. Quando uno dei servizi che il tour operator si era impegnato a prestare manca in tutto o in parte, o se viene eseguito con modalità diverse rispetto al contratto, l'organizzatore o il venditore sono responsabili, anche se per la loro esecuzione si sono serviti di terzi. Tuttavia, l'art. 47 esclude dalla tutela il cd. “turismo fai da te“ ed esclude gli inadempimenti di “scarsa importanza” da parte dell'organizzatore del viaggio. L' art. 1455 c.c., cui fa riferimento l' art.47, espressamente stabilisce che “il contratto non si può risolvere se l'inadempimento di una delle parti ha scarsa importanza, avuto riguardo all'interesse dell'altra”. Pertanto, non saranno oggetto di risarcimento tutti quei fastidi che finiscono per tradursi più nell'insoddisfazione del turista che in una lesione a un diritto oltre una certa soglia minima.Nel nostro caso specifico, trattandosi di viaggio di nozze, il giudizio del superamento della soglia minima di lesione è implicito, in considerazione della specialità e irripetibilità della vacanza. Avv. Antonio Aquino



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Maggio 2016

Evangelo di Fede in Fede

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Numero 04 Anno 8 APRILE 2016 EDITORE: La Città

via Odessa 41 - 00040 Torvaianica

Pagina autogestita

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reati dal soffio di Dio. La Scrittura ci riporta la creazione del primo uomo, Adamo. Egli fu formato e plasmato dalle mani di Dio, fu formato dalla polvere della terra, e questo ci lascia intendere che il valore dell’uomo non risiede nelle componenti fisiche che formano il corpo ma nella qualità della vita che forma la sua anima. In Genesi 2:7 troviamo scritto: “Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente”. E’ il soffio di Dio quello che donò la vita ad Adamo. Il re Davide nel salmo 139 riconosce che Dio è il suo creatore: “Sei tu che hai formato le mie reni, che mi hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo….I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano scritti tutti i giorni che mi erano destinati quando nessuno di essi era sorto ancora”. E’ un progetto divino che trova il suo inizio nel concepimento, prosegue nella gestazione, ed è il desiderio di Dio continuare a vegliare su ogni periodo della vita di ogni uomo. Ed ancora Giobbe si esprime così: “Lo Spirito di Dio mi ha creato e il soffio dell’onnipotente mi da la vita” (Giobbe 33:4). Sebbene ancora oggi il soffio di Dio dona la vita, è altresì vero che l’uomo necessita di un nuovo soffio di Dio, per ritornare a vita spirituale, per essere resuscitato nello spirito e vivificato nell’anima. Resuscitati dal soffio di Dio Dopo l’arresto e la condanna, dopo la flagellazione e la corona di spine, dopo la crocifissione e il seppellimento, avvenne ciò che distingue il cristianesimo da ogni altro credo. Era il primo giorno della settimana, ovvero domenica mattina, Maria Maddalena si recò al sepolcro e vide la pietra tolta dall’ingresso del sepolcro ed il corpo di Gesù non c’era più; Egli era risorto come lui stesso aveva preannunciato. La sera di quello stesso giorno Gesù si presentò vivente in mezzo ai suoi discepoli, e dopo aver mostrato loro le mani forate e il costato, soffiò su di loro e disse: “ricevete lo Spirito Santo”. Ed ecco che il soffio di Gesù Cristo comunicò resurrezione spirituale ai suoi discepoli. E’ nel soffio di Gesù Cristo che trovano il loro adempimento le parole rivolte da lui stesso a Nicodemo: “il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene ne dove va; così è di chi è nato dallo Spirito”. Il soffio dello Spirito produce la nuova nascita, la quale ci permette di vedere

e di entrare nel regno di Dio. Ed ancora le parole pronunciate da Giovanni il battista: “Egli è quello che battezza con lo Spirito Santo” trovano il loro adempimento in un nuovo soffio di Dio, quello della Pentecoste. In Atti 2:2 troviamo scritto: “Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia…tutti furono riempiti di Spirito Santo”. E’ nel soffio di Gesù che i suoi discepoli ricevettero rinascita spirituale e successivamente pienezza dello Spirito Santo. Ancora oggi in questa generazione alla quale apparteniamo il soffio di Gesù produce rinascita spirituale e pienezza dello Spirito Santo in tutti coloro che gli aprono il proprio cuore. Il soffio di Dio su Israele Gli Israeliti furono esiliati dalla loro terra a causa della loro disobbedienza; Ezechiele scrisse così: “..li dispersi fra le nazioni ed essi furono sparsi per tutti i paesi; io li giudicai secondo la loro condotta e secondo le loro azioni” (Ezechiele 26:19). Ma è altresì profetizzato da molti brani dell’Antico Testamento che Dio stesso avrebbe raccolto e riportato il popolo Ebraico in Israele: “Io vi raccoglierò in mezzo ai popoli, vi radunerò dai paesi dove siete stati dispersi, e vi darò la terra d’Israele” (Ez. 11:17). Questo è quello che Dio stà facendo proprio nei nostri giorni. Le profezie divine rivelate ai profeti si stanno avverando; Il popolo d’Israele dopo la lunga dispersione tra i popoli durata quasi duemila anni, nel 1948, torna ad essere una nazione. Iniziò ad avverarsi un’altra profezia di Ezechiele: “e il Signore mi trasportò mediante lo Spirito e mi depose in mezzo a una

valle piena di d’ossa molto secche…queste ossa sono tutta la casa d’Israele…Io guardai ed ecco venire su di esse dei muscoli, crescervi la carne, e la pelle ricoprirle; ma non c’era in esse nessuno spirito”. Il ritorno degli Ebrei nella loro terra è solo la prima parte del piano divino. E’ necessaria una seconda profezia: “Vieni dai quattro venti, o Spirito soffia su questi uccisi e fa che rivivano… io profetizzai come egli mi aveva comandato, e lo Spirito entrò in essi; tornarono alla vita…” (Ez. 37). Verrà il tempo della conversione nazionale d’Israele”. L’apostolo Paolo esprime lo stesso insegnamento nel capitolo undici dell’epistola ai Romani: “..e tutto Israele sarà salvato”, ed ancora: “Infatti se il loro ripudio è stato la riconciliazione del mondo, che sarà la loro riammissione, se non un rivivere dai morti?”. Dopo il periodo di grande angoscia come non vi è mai stato sulla terra, conosciuto come la grande tribolazione, invocheranno il nome del Signore e lui apparirà e sarà una benedizione per tutto il popolo d’Israele e per tutta la terra. Abbiamo bisogno del soffio di Dio in tutte le fasi della nostra esistenza. Vi è il soffio di Dio nella nostra vita naturale fin dal concepimento, vi è il soffio di Dio in ogni cuore che abbandonandosi a Cristo viene rigenerato, vi è il soffio di Dio nella futura salvezza del popolo d’Israele. E’ il soffio di Dio che fa la differenza. E’ il soffio di Dio che toccando il tuo cuore lo illumina e lo rende partecipe di luce eterna.

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STAMPA: Tipografia Graffietti Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009



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Maggio 2016

Mamme raccontatevi! L

e cose stanno cambiando tra le donne. Nell’aria c’è voglia di rispetto, bisogno di riappropriarsi della propria femminilità, del proprio corpo, della fisiologia e della complessa emozionalità che si lega alla gravidanza, al parto e in generale al diventare mamma. Due grandi sentimenti si scontrano senza riuscire ad amalgamarsi: da una parte il bisogno di sapere, di controllare e di gestire la gravidanza nell’illusione che fare più controlli metta al riparo da rischi ed eventi avversi e quindi la necessità delle future mamme di affidarsi completamente al medico che periodicamente fissa analisi ed ecografie, un po’ forse anche nel tentativo di delegare una responsabilità così grande e di esorcizzare la paura e l’ansia che si accompagnano a questo momento di grandi cambiamenti e incertezze. Dall’altra parte c’è il bisogno di ascoltare il proprio corpo e i propri ritmi, di vivere le proprie emozioni e di recuperare spontaneità e intimità, di rallentare e di assaporare il momento. In mezzo c’è l’ostetrica! Non è un medico, non è una maga, segue la fisiologia, ma riconosce la patologia, racconta “il parto spontaneo”, ma spesso vive ben altre realtà e talvolta si sente repressa e sottovalutata … eppure è una professionista! Conciliare le due cose non è facile! Di recente su internet è stata promossa un’iniziativa dal titolo “basta tacere” che ha invitato le mamme a raccontare le pratiche irrispettose subite durante il travaglio ed il parto al fine di dare voce alle donne e alle loro necessità, per portare ad una maggiore attenzione al problema e sperare in un concreto cambiamento di tendenza nei confronti della risposta da offrire alle loro richieste. Leggendo le testimonianze di tante mamme mi sono sentita triste e non ho potuto fare a meno di chiedermi cos’è che mi faceva sentire al tempo stesso anche arrabbiata e impotente! Si’! Ero arrabbiata! Arrabbiata con le mie colleghe: come possono aver perso la passione per quel che fanno? Come possono aver smesso di stupirsi? Si! Certo: un turno di dodici ore magari di notte, magari in una sala parto affollata, magari la stanchezza, i pensieri, i protocolli , ma ….?????

Anche il fornaio può avere una notte storta, ma non vende il pane bruciato! Vi svelo un segreto: le ostetriche si sentono un po’ tutte uniche e speciali. Nessuna può credere che un’altra sia più brava, più empatica, più esperta. Il confronto tra noi è difficile, ognuna è gelosa delle proprie conoscenze, ma allora? Siamo complicate e ci contraddiciamo da sole! Io non so immaginarmi in un futuro in cui non mi sentirò così stanca fisicamente e mentalmente, ma anche appagata e felice come dopo aver travagliato e partorito insieme alla “mia” mamma di turno. Le donne che entrano in sala parto sono spesso spaventate e non sanno cosa succederà, sentono dolore ed hanno mille pensieri per la testa, si sentono fragili ed in sala parto trovano noi, se non le sosteniamo, proteggiamo, accompagniamo e a volte anche guidiamo e aiutiamo a trovare la forza ed il coraggio necessario per affrontare la fatica, il dolore e la paura, chi dovrebbe farlo? Come scrissi forse nel mio primo articolo ostetrica deriva da OB STARE, cioè STARE DAVANTI, occhi negli occhi come un’amica speciale con conoscenze speciali. Come si può tradire questo rapporto? Arrabbiata con i medici che ci considerano una categoria subordinata e si permettono di invadere il nostro campo spesso ignorando ciò che è fisiologico, e ci contraddicono, senza remore, anche davanti le stesse donne. Sminuiscono di fatto la nostra professionalità

sentendosi superiori mentre i nostri ruoli dovrebbero integrarsi. Vi devo spiegare cosa può succedere se siamo noi a contraddirli? Lasciamo stare! Quante volte passiamo noi per le insensibili che vogliamo attendere che le cose procedano fisiologicamente o per le alternative che fanno partorire le donne accovacciate, per le streghe che prescrivono bagni d’acqua calda e aromaterapia o musicoterapia? Arrabbiata con le donne che hanno un APP per ogni cosa sul telefono , che conoscono i siti internet per vedere se quel particolare shampoo contiene siliconi o parabeni, che sanno quanti km camminare per smaltire quella fetta di torta mangiata a merenda, ma in un momento così speciale della vita preferiscono restare nel limbo e non sanno che il loro corpo è geneticamente e biologicamente determinato per accogliere, crescere, proteggere e dare alla luce un bimbo senza “aiutini” particolari. Donne che si fidano tanto di loro stesse da prendere la metro per andare a lavoro in centro con tacco 12 e poi non riescono a fidarsi del loro corpo mentre fanno la cosa più naturale del mondo. Insomma la situazione è molto complessa, tuttavia anche se ci vorrà tempo per cambiare le cose e anche se il mio parlare è solo una goccia nel mare, sono contenta che qualcuno abbia smesso di tacere, le donne, le ostetriche e le mamme insieme, soprattutto perché i danni maggiori di tutto ciò si scoprono a distanza di tempo e si chiamano sensi di colpa, tradimento, mancanza di rispetto e lasciano cicatrici permanenti che fanno male come ferite aperte anche a distanza di anni, perché sono testimonianza di qualcosa perso per sempre. Allora mamme raccontate le vostre storie, senza fare terrorismo, ma in maniera costruttiva esortando le altre donne ad informarsi , a prendere coscienza e a scegliere in maniera consapevole. Ribadisco che non esistono scelte giuste o sbagliate, esistono le “nostre scelte”, ma la parola stessa implica la necessità di conoscere ciò che realmente vogliamo per noi!

Dott. Ost. Catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it



Il Corriere della Città

40 INFORMAZIONE I miei genitori: due divorziati che per la Chiesa continuano ad essere figli di un Dio minore

Maggio 2016

M

ia madre e mio padre sono stati amici per lungo tempo, anzi, proprio per tanti anni, fino al giorno in cui si sono resi conto di provare qualcosa d'importante, profondo, reciprocamente. Non entro nei dettagli, ma ai fini di questo mio racconto è giusto dirvi che entrambi avevano già una famiglia: mia madre, sposata con un tizio che ha iniziato a tradirla già da prima che si giurassero amore eterno davanti a Dio; mio padre, invece, accanto a sé aveva una donna che non amava da tanti anni, e il non sentimento, a quanto pare, era ricambiato da chissà quanto. Insomma, i miei sono stati due solitudini che per fortuna si sono trovate, amate, risposate e ovviamente, per questo, dalla gente giudicate e bistrattate - e quando mai. Per carità, non sono qui con l'intento di giustificare ai vostri occhi i sentimenti dei miei genitori, né tantomeno la scelta di lasciare le rispettive famiglie per crearne una loro. Sono qui perché entrambi i miei genitori sono credenti - loro, io oggi non so più in cosa credo e in cosa no - e per anni ho visto nei loro occhi, soprattutto in quelli di mia madre, il desiderio di entrare in Chiesa, confessarsi, prendere la comunione durante la messa, "sentirsi come qualsiasi altro credente". Papa Francesco ultimamente si è esposto molto parlando di coppie divorziate e risposate. Ho letto talmente tante versioni delle sue dichiarazioni che - ammetto - non ho capito un granché. Mia madre, più di me, lo ha ascoltato, l'ha letto, ha cercato risposte, ha cercato di capire di più. Si è illusa a tal punto da armarsi di coraggio

e recarsi in Chiesa per parlare della sua situazione con un sacerdote. Conosco mia madre; non ero presente, ma sono certa che l'avrà fatto con il cuore in mano e con la speranza che il cambiamento e la realizzazione del suo desiderio, fossero ad un passo da lei. Purtroppo così non è stato, perché il sacerdote con il quale si è confidata, le ha detto che no: "il sacramento della comunione non è per chi abbandona la famiglia, figliuola". Amen. Conto fino a 1000, arrivo. Ok, eccomi. A prescindere dal fatto che della storia di mia madre il sacerdote in questione non ha capito una beata fava - non ha abban-

donato la famiglia, bensì un uomo che l'ha tradita per anni - calcolando che forse Papà Francesco dovrebbe iniziare ad essere più chiaro e stabilire eventuali palesi regole, io mi domando come sia possibile che una brava persona come mia madre, come mio padre, come chissà quanti altri, debbano vedersi sbattere in faccia le porte della casa del Signore, come accade ai peggiori delinquenti. Peggiori delinquenti?! Ma che dico? No, aspettate un attimo, non è così! Perché i delinquenti vengono trattati diversamente, spesso con onore e rispetto, vedi i funerali di Casamonica. E caso vuole che, proprio nei giorni in cui mia madre si è recata in Chiesa cercando quel perdono che per quando mi riguarda non dovrebbe nemmeno chiedere - le cose per cui farlo sono ben altre - Silvio Berlusconi, anche lui divorziato, ma con i soldi per pagare l'annullamento della Sacra Rota e pure ogni peccato commesso in questa vite, in tutte le precedenti e in quelle verranno, è stato fotografato al Salone del Mobile di Milano, bello incipriato, sereno e tranquillo, mentre, durante la messa, riceveva la comunione che mia madre tanto desidera e che probabilmente mai riceverà. Devo aggiungere altro? No. Non credo. Anche perché, perdonatemi, sarebbero solo parolacce. Alla prossima.

Alessandra Crinzi www.crinzieacapo.com www.instagram.com/alessandracrinzi www.facebook.com/alessandra.crinzi



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INFORMAZIONE

Il Corriere della Città

Maggio 2016

50 anni “UNA PERSONA CHE A 50 ANNI VEDE IL MONDO COME A 20, HA SPRECATO TRENT’ANNI DELLA SUA VITA”

Q

uest’età è una fase della vita che se prima era vista come l’inizio della vecchiaia, oggi quest’idea è radicalmente mutata. I cinquantenni sembrano trenta/trentacinquenni al massimo e si ha una buona dose di maturità, voglia di vivere e di continuare a mettersi alla prova. Questo ha cambiato tutto, poiché a 50 anni si spera quanto meno di avere avanti a se una vita molto lunga ancora e, nel contempo, i problemi sorgono perché molti negano il fatto che comunque se pur lentamente ma si invecchia, insomma si è un po’ in balia tra la speranza di vivere a lungo ed il fatto che il tempo passa. E questo per molti è inaccettabile! E’ vero che abbiamo anche una struttura fisica più robusta, perché la rivoluzione igienica e l’alimentazione ci ha reso molto più forti di un tempo, perché siamo più informati, abbiamo accumulato più esperienza e appunto perché abbiamo un lungo tempo ancora da vivere, però sotto sotto noi sappiamo che lentamente si perdono dei colpi, che si hanno sempre meno energie e questa contraddizione non tutti riescono ad accettarla. E’ probabile pure che il rapporto con gli anni viene vissuto in maniera più conflittuale dalle donne, poiché a loro piace comunque immaginare sempre questo mito dell’eterna giovinezza, superando difficilmente quello che può definirsi l’ansia dell’età. Una donna di 50 anni ha veramente tanto da dare e ancora tanto da progettare, invece si viene colti dalla paura che non riguarda solo la voglia di fare, l’energia nel sentirsi ancora giovani, bensì quella che definiremo ansia d’aspettativa fisica che è fonte di stress in maniera esagerata. Ed in questo i media hanno grandi responsabilità poiché si raccontano molte bugie, per esempio quando si legge sui giornali che alcune cinquantenni sembrano delle ventenni; queste sono enormi falsità poiché non è proprio così! Ciò può creare nelle persone più fragili e meno strutturate delle false aspettative, perché invece il corpo comunque muta, cambia. Bello invece sarebbe prendersi un pochino in giro dei propri acciacchi e dei mutamenti del proprio corpo, piuttosto che aspirare ad avere il dono del-

l’eterna giovinezza che non esiste. Quindi succede spesso che le donne sono molto stressate a voler dimostrare un’età che non è la loro. Ma, fortunatamente, non per tutte è così. Infatti ci sono molti cinquantenni che non hanno questo atteggiamento competitivo con l’esistenza: essere sempre all’altezza, belli, presentabili, innamorati, di successo, ecc. Avere cinquant’anni significa essere al centro della vita dove la maturità di accettarsi per come si appare è un valore e le imperfezioni, i nostri difetti, sono da considerarsi frutto del nostro essere unici. Bisogna saper accettare il passare del tempo, poiché ogni età della vita ha i suoi momenti da coltivare con saggezza scoprendo che c’è anche una dolcezza nell’invecchiare lentamente data dalla maturità del vissuto precedente, accettando il passare degli anni sapendo che prima o poi tutto finirà, senza rifiutare i primi cedimenti che ci sono ad ogni età e che rendono la vita imperfetta e proprio per questo bella. Quindi è bello prendersi cura di sé purché non diventi un’ossessione, l’imperfezione è umana ed è normale averne coscienza. Certo è bello anche prendersi cura di sé, del proprio corpo, purché non diventi un’ossessione, per assomigliare a tutti i costi a quel modello di riferimento che ci siamo proposti. Mentre invece dobbiamo accettare che ogni stagione della vita ha un suo momento, poiché anche il cambiamento ha un suo fascino e la sua bellezza, quindi va vissuto anche esteriormente senza traumi. Inoltre non è certo che avendo cercato ed ottenuto quest’armonia estetica si sia poi sicuri di

ritrovare il valore a cui ognuno di noi dovrebbe aspirare ovvero alla propria “AUTOSTIMA”. Questo forse può succedere nell’adolescenza, quando si ricerca continuamente l’approvazione degli altri coetanei per sentirsi sicuri, ma se questo diventa un continuo bisogno anche in età adulta, allora il discorso cambia. Ma la domanda è: da dove cominciare? Certo un grande aiuto sarebbe quello di lavorare su di sé, puntare un po’ di più sulla crescita interiore che sulla perfezione estetica, cercare di capire meglio quello che noi vogliamo davvero dal più profondo di noi stessi e, sicuramente, guarderemmo con occhi ben diversi a quello che è il nostro aspetto. Mentre invece siamo tutti presi dalla frenesia di raggiungere certi obiettivi, siamo sempre stressati, ci coinvolgiamo troppo nelle angosce quotidiane mettendo a repentaglio la nostra qualità della vita, trascurando se stessi fino a dedicarsi solo ed esclusivamente al lavoro ed agli altri anteponendo i loro bisogni ai propri, annullandosi completamente. Pertanto un altro errore grave da evitare sarebbe quello di percepirsi con gli occhi degli altri , né tantomeno dipendere dal giudizio degli altri. Proviamo invece ad accettarci, perdonarci e a guardare la vita con occhi nuovi per intraprendere quel cammino che deve portare a considerarsi belli nella propria semplicità, unici per i propri difetti e orgogliosi per la propria normalità. Antonio GUIDO Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale dirguido@libero.it




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