Il corriere della città maggio 2022

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Anno1014Numero Numero115 Anno

MAGGIO 2022 NOVEMBRE 2018 ELEZIONI ARDEA Centrosinistra e centrodestra, ecco i candidati che si sfideranno

libertà informazione politica cronaca cultura sport A 5 ANNI DAL DISASTRO NON E’ CAMBIATO NULLA: I RIFIUTI SONO ANCORA LI’

E C O - X : T U T T O F E R MSPO O

TERMOVALORIZZAORE

Fronte comune contro Roma per il “no” a Santa Palomba

TEATRO COMUNALE Scontro politico a Pomezia tra l’ex Sindaco Fucci e il Primo Cittadino in carica Zuccalà IL DIBATTITO (da p.22)

C’ERA UNA VOLTA BIAGIO La storia di uno dei luoghi più iconici di Torvaianica

Editoriale IL FALLIMENTO DELLA POLITICA CINGHIALI A POMEZIA

Cresce il timore ma l’Assessore rassicura i cittadini

(pag. 18) L’INTERVISTA

Mauro Valentini presenta il suo nuovo libro “Cesare”

SPORT-CALCIO

Finale di stagione al cardiopalmo per le squadre di Pomezia

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uon compleanno Eco-X. Il disastro di Pomezia compie cinque – lunghissimi – anni senza che però, da quel 5 maggio del 2017, sia cambiato qualcosa. A partire dai rifiuti che sono ancora tutti lì malgrado tutte le promesse e le rassicurazioni fatte alla popolazione. Anche l'unico intervento sin qui realizzato, quello della cosiddetta messa in sicurezza conclusasi nel 2019, rischia di essere vanificato considerando che ad oggi le coperture dei rifiuti risultano ampiamente logorate, con il rischio quindi, concreto, che anche le poche risorse economiche disponibili per la gestione del post-incendio siano andate sprecate. Insomma: un fallimento su tutti i fronti. Il fallimento della politica. (continua a pag.4)

Cosa resta oggi Ecco cosa abbiamo trovato dentro al sito: all’interno tutte le foto

Eco-X lo speciale Il caso della polizza fideiussoria: la compagnia assicurativa verso il fallimento

IL SERVIZIO A PAG. 8



maggio 2022 NUMERO 5

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C’ERA UNA VOLTA ‘LA PIAZZA DI BIAGIO’

Editoriale I l fa l l m e n to d e l l a p ol i t i c a ( p a g . 4 ) SPECIALE ECO-X Intervista al Sindaco Zuccalà...................................p.6 Il caso della polizza fideiussoria............................pp.8-9 Torna a parlare il CdQ Castagnetta-5poderi...........p.10 Il tema amianto, intervista all’ONA.........................p.11 POLITICA

Elezioni Ardea, sarà Zito contro Cremonini....p.16 Scontro Fucci-Zuccalà sul teatro..............pp.22-23 CRONACA Cinghiali a Pomezia, crescono i timori............p.24 LE RUBRICHE DEL CORRIERE DA PAG. 33

Da ristorante dei VIP a Ecomostro: la storia di uno dei luoghi più iconici di Torvaianica (da pag. 24) SPORT Intervista al Presidente del Pomezia Calcio Bizzaglia

(da p.28)

Sul web Tutte le notizie sul territorio le trovi su www.ilcorrieredellacitta.com


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EDITORIALE

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Il fallimento della politica (segue dalla copertina) Il caso “Eco-X” sotto questo aspetto è davvero emblematico. Tutti gli Enti coinvolti in questa vicenda, ad ogni livello, hanno infatti delle responsabilità di cui non è possibile non tenerne conto; perché non basta aver condannato l'unico capro espiatorio di questa vicenda, ovvero l'Amministratore Unico dell'azienda, e scordarci di chi, tutt'intorno, ha permesso che tutto ciò accadesse senza muovere un dito. Le domande, purtroppo, sono sempre le stesse. Come è stato possibile dare le autorizzazioni un'azienda che non aveva nemmeno la certificazione antincendio né un sistema idrico idoneo a spegnere eventuali roghi senza contare le altre carenze in materia di sicurezza? O per ciò che riguarda la polizza fidejussoria stipulata con una compagnia assicurativa la cui operatività in Italia era stata interdetta nel 2012, ovvero due anni prima della voltura dalla Eco-X alla Eco Servizi per l'Ambiente, la società che per ultima aveva preso in affitto lo stabilimento e il ramo d'azienda? Nessuno ha responsabilità sui controlli dato che a più riprese i problemi all'interno di quello stabilimento, che al momento del disastro ospitava almeno il triplo di rifiuti rispetto a quelli consentiti e soprattutto autorizzati, erano stati segnalati alle autorità competenti? Perché nessuno ha

Lo scheletro dell’impianto di rifiuti di Via Pontina Vecchia andato distrutto 5 anni fa

Ancora tante le domande e i punti interrogativi a cui dare risposta, soprattutto sul fronte delle responsabilità che, invece, furono a tutti i livelli tenuto conto del noto esposto del CdQ Castagnetta-Cinque Poderi a novembre 2016, in cui veniva documentato lo scriteriato accumulo di rifiuti lungo tutto il perimetro della Eco-X? O quello del Polieco, il Consorzio Nazionale che si occupa di monitorare il ciclo legato ai rifiuti dei beni in polietilene (plastica, ndr), che addirittura ad aprile 2017 parlava di così tanti rifiuti nell'area che a malapena i mezzi meccanici riuscivano a muoversi? Perché dopo il sopralluogo congiunto saltato all'ultimo istante il 21 febbraio 2017 presso la Eco-X non venne subito fissata un'altra data? E arriviamo ad oggi: nessuno ha responsabilità per la mancata attuazione di quel piano di intervento stilato a stretto giro dopo l'incendio, che prevedeva, tra le altre, la mappatura dei rifiuti presenti fino ad arrivare, sulla base di questo, alla bonifica del sito? Che certezze può dare in definitiva quindi una politica che non è in grado di controllare né in anticipo, verificando che

Dopo cinque anni non è cambiato nulla e anche la “messa in sicurezza” rischia di essere vanificata: dove sono finite la rimozione dei rifiuti e la bonifica?

tutte le autorizzazioni siano in regola e che tutti gli adempimenti vengano rispettati, né durante, con controlli puntuali di prevenzione sulle aziende a rischio, né dopo, agendo tempestivamente per porre rimedio a disastri come quello della Eco-X? Insomma, il disastro del 5 maggio 2017 è la “prova provata”, vale sempre la pena di ricordarlo, che il sistema fondato sulla burocrazia del “passa-carte”, ovvero sulla gestione soltanto formalistica delle questioni pubbliche, senza cioè che nessuno si prenda la briga effettivamente di agire, ha miseramente fallito. E se con Eco-X ormai non si può più tornare indietro che almeno quanto accaduto sia da monito affinché disastri del genere non si ripetano mai più. Una piccola chiosa ce la riserviamo infine sulla situazione attuale all'interno del sito di Via Pontina Vecchia. Come detto la messa in sicurezza rischia di essere vanifica e non solo perché i rifiuti ormai da mesi sono esposti agli agenti atmosferici, oltre che al pericolo di incendi, ma anche perché, di “sicurezza” nel senso più ampio del termine, nell'area non ce n'è affatto. Entrare e uscire dalla Eco-x è possibile a chiunque e con estrema facilità. E in tal senso qualcuno dovrà anche spiegare la presenza, recente, di alcuni materiali che sembrerebbero, almeno in apparenza, non aver alcun legame con il rogo del 2017...

Dentro Eco-X sono presenti anche rifiuti (all’apparenza) non legati al rogo del 2017: cosa sono?



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SPECIALE ECO-X

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Eco-X, intervista al Sindaco di Pomezia Zuccalà: «Bonifica? Servono 6 milioni. Abbiamo chiesto l’intervento di Regione e Ministero senza ottenere nulla» indaco, il disastro Eco-X “compie” cinque anni ma della bonifica non c'è ancora nessuna traccia, così come della mappatura dei rifiuti presenti nel piazzale. In sostanza ancora non si sa cosa abbia effettivamente bruciato nel 2017. Ci sono state novità su questi due fronti? «Ad oggi siamo sicuri che, grazie al nostro intervento iniziato a settembre 2018, il sito si trova in una condizione di messa in sicurezza ambientale. Com’è facile intuire, l’importo della bonifica, che ad oggi è quantificato in circa 6 milioni, non può essere sostenuto dal Comune, per questo motivo, abbiamo chie-

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«Il sito non è più sotto sequestro e neanche sotto la disponibilità del Comune. E’ in mano al curatore fallimentare. Soldi spesi per la messa in sicurezza? La Regione non ci ha restituito ancora nulla nonostante i molteplici solleciti» sto più volte l’intervento della Regione e del Ministero, senza tuttavia ottenere nulla». Il Covid ha rallentato l'aspetto legale della vicenda: anche in questo caso è cambiato qualcosa negli ultimi mesi? «Attualmente il sito non è più sotto sequestro e neanche sotto la nostra disponibilità, bensì è in carico al curatore fallimentare che ne sta seguendo gli aspetti di recupero delle somme verso i creditori». L'enorme ritardo non rischia di vanificare quella che era stata definita come la prima fase della gestione post-incendio, ovvero la messa in sicurezza dei rifiuti nell'area avvenuta ad ottobre 2019? Le coperture infatti, come documentato già lo scorso anno, risultano già rovinate e i rifiuti restano esposti agli

agenti atmosferici così come al pericolo di nuovi incendi rimettendo al centro il tema dell'inquinamento ambientale... «Il sito è in sicurezza, non ci sono porzioni residuali che potrebbero andare in combustione, e gli interventi effettuati nel 2019 garantiscono che non ci sia percolazione di sostanze pericolose nel terreno o diffusione di sostanze pericolose nell’aria. Secondo quanto prescritto dalla normativa, acqua, aria e suolo sono elementi preservati da ogni tipo di contaminazione e noi monitoriamo costantemente che la situazione rimanga tale». Sempre sul tema della messa in sicurezza da quanto sappiamo l'intervento era stato sostenuto con fondi comunali in attesa del ristoro da parte della Regione che al 2020 non era

ancora arrivato: è cambiato qualcosa? «Ricordiamo che nella scorsa legislatura, l’ex sindaco Fucci non volle anticipare le somme necessarie alla messa in sicurezza del sito, portando avanti un pietoso gioco al rimpallo con la Regione. Appena ci siamo insediati con la mia amministrazione, abbiamo pensato prima di tutto al bene dei nostri concittadini, avviando la messa in sicurezza del sito, per poi recuperare le somme in una fase successiva. Purtroppo, nonostante gli uffici abbiano inviato tutta la rendicontazione richiesta dalla Regione, ad oggi nulla ci è stato restituito, nonostante i continui solleciti». La storia non si può cambiare ma il futuro sì. Cosa ha fatto in questi anni il Comune, e cosa sta facendo, sul tema prevenzione per evitare che disastri del genere possano ripetersi? «Anche qui ci siamo mossi subito con l’istituzione del nucleo ambientale di controllo. Grazie al gruppo specifico della Polizia Locale, teniamo monitorati su diversi aspetti (cambi societari, quantità di materiali stoccati o attività sospette) tutti i siti potenzialmente a rischio per la loro attività, e diamo seguito a ogni segnalazione che arriva al Comune, con l’ottica di non permettere più quanto successo con la ECO-X. Specifichiamo inoltre, che la legge impone azioni di controllo sul territorio da parte di Arpa Lazio e Asl, e negli ultimi anni sono state rafforzate le procedure di controllo anche per i siti esenti dalla certificazione antincendio». Luca Mugnaioli

Il Sindaco rassicura e spiega che il sito, ad oggi, è in sicurezza. Ma le perplessità restano



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SPECIALE ECO-X

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Eco-X e la “famigerata”polizza fideiussoria, chiesta l'ape ra i tanti temi di cui ci siamo occupati in merito alla questione Eco-X merita un approfondimento il caso della polizza fideiussoria. Un argomento che, in realtà, venne subito alla luce considerando che pochi giorni dopo l'incendio del 2017 già appariva su molti quotidiani nazionali ma che ora più che mai assume rilevanza dato che proprio da quei soldi potrebbe dipendere il destino dello stabilimento bruciato cinque anni fa. Stiamo parlano della City Insurance, la compagnia romena firmataria della polizza fideiussoria che avrebbe dovuto garantire per l'appunto – con un importo pari a 725,000 euro – i costi di un eventuale incidente e della successiva bonifica. Di certo sappiamo che queste somme, nel 2020, non erano arrivate tanto che da un lato il Comune di Pomezia fu costretto ad intervenire in proprio per la messa in sicurezza, dall'altro sollecitò nuovamente la Regione di metterle a disposizione. Ad oggi però, dopo cinque anni, non è ancora chiaro se quei soldi siano stati recuperati o meno anche se, a giudicare dallo stato in cui versa lo stabilimento, la risposta non dovrebbe essere difficile da individuare. E in tal senso le notizie che arrivano dalla Romania non fanno ben sperare: pochi mesi fa infatti, a settembre 2021, è l’Autorità di Vigilanza romena ASF ha disposto la revoca dell’autorizzazione alla City Insurance e ha richiesto al Tribunale l’apertura della procedura fallimentare.

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I soldi della polizza fideiussoria sono stati recuperati dalla Regione oppure no?

Il caso Che fine hanno fatto dunque quegli oltre 700mila euro? Se da un lato comunque la cifra non sarebbe sufficiente, dato che il costo stimato per la bonifica (completa) sarebbe di circa 5 milioni di euro (6 secondo il Sindaco di Pomezia Zuccalà), dall'altro è innegabile che darebbero comunque un impulso decisivo per sbloccare la vicenda. Viceversa, qualora le somme non risultassero ancora escusse, subentrando così come appare ormai scontato il fallimento, tutto potrebbe essersi già complicato forse irrimediabilmente. Ma perché allora questa polizza, indispensabile per la concessione dell'autorizzazione e citata al momento della voltura alla Eco Servizi per l'Ambiente, l'ul-

In Italia la City Insurance non avrebbe dovuto stipulare nuovi contratti già dal 2012 ma comparve lo stesso nell'atto di voltura della Eco-X quale garanzia due anni dopo: perché la Regione non si accorse del problema?

tima azienda che aveva preso in affitto dalla Eco-X il ramo d'azienda nel 2014, non venne attenzionata a prescindere nel giusto modo dagli organi preposti? Una compagnia non affidabile Ripercorriamo la vicenda. La City Insurance S.A. è una compagnia come detto con sede in Romania che ha esercitato in Italia “l’attività assicurativa in libera prestazione di servizi (senza sede stabile), principalmente nel ramo cauzioni”. Sin da subito però la sua attività finì nel mirino degli organi di vigilanza tanto che nel 2012 l’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni Private (ISVAP), aveva fatto divieto alla City Insurance di stipulare nuovi contratti in Italia. Un divieto che verrà confermato peraltro nel 2014. Secondo quanto ricostruito dall'ISVAP City Insurance era apparsa in Italia (dal 2008) “raccogliendo affari quasi esclusivamente nel campo delle garanzie fideiussorie”, e, a partire dalla seconda metà del 2011, anche in quello delle “garanzie di responsabilità civile generale a favore di Enti pubblici territoriali e ASL che espongono la compagnia ad impegni economicamente rilevanti se rapportati alla misura del suo capitale”. (continua) Dopo cinque anni non è ancora chiaro se quei soldi siano stati recuperati o meno anche se, a giudicare dallo stato in cui versa lo stabilimento, la risposta non dovrebbe essere difficile da individuare

Il terribile incendio che mandò in fumo la Eco-X di Pomezia


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ertura della procedura fallimentare per la City Insurance (segue) Secondo l'organo di vigilanza in poche parole c'erano forti rischi che la City Insurance non sarebbe stata in grado di far fronte, al momento dell'occorrenza, agli impegni assunti. Tante le anomalie riscontrate, a partire dalla divisione in una “governance sostanziale” operante in Italia, e una solo “formale” in Romania con quest'ultima che non era a conoscenza, secondo l'Istituto di Vigilanza, di conoscere e monitorare “la consistenza del portafoglio polizze, l'ammontare dei premi emessi, ecc”, solo per fare un esempio. Gli accertamenti svolti nel 2011 permisero inoltre di accertare “criticità operative tali far ritenere non sana e pruIl documento che certifica il provvedimento preso in Romania contro la City Insurance dente la gestione aziendale della City Insurance, quanto meno in relazione agli affari lizza fideiussoria della City Insurance per ai requisiti richiesti dalle direttive comunitaassicurativi assunti in Italia, che espon- 725,000 euro. Perché allora la Regione, così rie “al fine di garantire che le società possiegono, come detto, la compagnia ad impe- come accaduto, tanto per fare un esempio, dano il capitale necessario per far fronte ai gni economicamente rilevanti”. Per questo, con la questione della mancanza della certi- propri impegni”. alla fine, arrivò il doppio provvedimento di ficazione antincendio, non si accorse del pro- Chiesto il fallimento blema considerando che nel frattempo erano E arriviamo così alla storia recente. Lo scorso divieto ad operare nel nostro Paese. stati emessi quei provvedimenti contro la settembre, con comunicazioni ribadite sia ad Le date City Insurance? ottobre che a novembre, l’Autorità di VigiEd è questo il punto centrale della queIl provvedimento in Romania lanza romena ASF ha disposto la revoca delstione. Perché infatti non si tenne La storia ad ogni modo prosel’autorizzazione alla City Insurance avviando conto di queste criticità al mogue. Se dunque dal 2012 la al contempo le procedure con il Tribunale LE DATE mento della voltura dalla compagnia non avrebbe per avviare la procedura fallimentare. Al mo02/07/2012: l’ISVAP vieta alla Eco-X alla Eco Servizi per più potuto più stipulare mento risultano avviate, con una pagina in City Insurance di stipulare nuovi l'ambiente? Le date parnuovi contratti in Italia, italiano (per agevolare assicurati, danneggiati contratti in Italia lano chiaro. L'atto di die tra l'altro il suo nome e beneficiari delle polizze, ndr) sul sito del 03/03/2014: il divieto viene confermato vieto “a stipulare nuovi iniziò a comparire in Fondo di Garaniza romeno FGA, le pratiche dall’IVASS contratti nel territorio altre vicende collegate relative alle richieste di pagamento con le 17/10/2014: Voltura alla Eco Servizi per della Repubblica Itaad inchieste giudiziarie, principali informazioni e la modulistica da l’ambiente con menzione della polizza liana” da parte dell'Istinel 2016, un anno prima compilare. Adesso non ci resta che capire della City Insurance tuto di Vigilanza sulle del disastro Eco-X, qual- come tutto questo, e in che misura, influirà Assicurazioni Private e di cosa si mosse anche nel paese sulla questione Eco-X. interesse Collettivo è del 2 ludi origine. Il 20 aprile 2016 semglio 2012; il 3 marzo 2014 l'Istituto pre l'IVASS, rese noto infatti che l'Auper la vigilanza sulle assicurazioni contorità Romena aveva “vietato alla City ferma tale divieto; il successivo 17 ottobre Nel 2021 l’Autorità di Vigilanza romena 2014 viene firmata la Determina di “voltura Insurance la sottoscrizione di nuovi contratti ha disposto la revoca dell’autorizzazione dell'autorizzazione dalla Eco-X alla Eco ser- nel ramo cauzioni”. Oltre a questo veniva alla City Insurance avviando al contempo vizi per l'ambiente per l'affitto del ramo chiesto alla società di presentare “un piano le procedure con il Tribunale per avviare d'azienda” che menziona all'interno la po- di risanamento finanziario” per ottemperare la procedura fallimentare

I provvedimenti di divieto ad operare con nuovi contratti in Italia contro la compagnia sono antecedenti alla voltura del 2014


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SPECIALE ECO-X

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Il Comitato: «Quei rifiuti vanno rimossi subito» Su Eco-X il CdQ Castagnetta-Cinque Poderi chiede un incontro pubblico con il Comune e gli altri enti coinvolti onostante i tanti annunci e rassicurazioni la situazione è rimasta sostanzialmente la stessa: cosa tornate a chiedere come Comitato di Quartiere? «E' una situazione surreale. Non si può dopo così tanto tempo non sapere nemmeno cosa abbia bruciato quel giorno. La nostra richiesta è essenzialmente quella di essere informati sui piani e tempi di intervento della Eco-X che comprendono prioritariamente la rimozione dei rifiuti e poi la determinazione ed esecuzione del piano di bonifica. Per questo chiediamo un incontro pubblico con il Sindaco di Pomezia al quale auspichiamo partecipino tutti gli Enti coinvolti. La città, non solo il nostro quartiere, merita di essere resa partecipa su quando e quanto si intende fare nell'area. La legge prevede degli step ben precisi in questi casi di cui però, fino ad oggi, non abbiamo notizia dopo ben 5 anni dal tragico evento. L'unico intervento che ci risulta, ad oggi, riguarda quella che sulla carta viene chiamata “messa in sicurezza”: la realtà ci dice però che quelle coperture sui rifiuti sono già rovinate e c'è il forte timore che quella spesa sia andata già sprecata». L'ex Sindaco Fabio Fucci, che peraltro era in carica quando avvenne il disastro Eco-X, ha risposto in un certo senso alla vostra richiesta di incontro pubblico considerando che in un comunicato ha chiesto, insieme al centrodestra, un Consiglio Comunale straordinario . Può essere un primo passo? «Teniamo a precisare che la questione EcoX non è e non deve diventare un problema politico. Né tanto meno vogliamo farlo noi come Comitato di Quartiere. Ricordiamo che nel 2018, nel primo anniversario del disastro, tutti gli allora candidati a Sindaco, che oggi ritroviamo quasi tutti presenti seppur in ruoli diversi in Consiglio Comunale, mostrarono grande determinazione e all’uni-

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sono promisero interventi rapidi per risolvere la situazione. Preso atto degli enormi ritardi manifestati fino ad oggi ci auspichiamo che da qui in avanti anche la politica, soprattutto al livello locale, metta da parte le divisioni e mostri coesione sul problema Eco-X perché in ballo c'è la salute dei cittadini. Fatta questa doverosa premessa ci teniamo a precisare anche che la nostra lettera è stata inviata proprio per questo ai gruppi presenti in Consiglio Comunale, dalla maggioranza alla minoranza. Il Consiglio Comunale certamente può essere un primo passo, ma il nostro obiettivo è quello di arrivare ad un evento pubblico aperto a tutti, invitando anche, oltre alle Istituzioni, anche esperti in materia e far partecipare quanti più cittadini possibile». Ancora oggi non sappiamo quali sono stati e quali saranno gli effetti del disastro per il territorio. Voi che lo avete vissuto in prima persona che idea vi siete fatti? «Intanto serve far comprendere a tutti se ce ne fosse ancora bisogno che l'incendio alla Eco-X non è un problema soltanto del quartiere Castagnetta Cinque Poderi ma dell'intera città di Pomezia e delle zone limitrofe. Vale sempre la pena di ricordare che la nube tossica, con livelli di concentrazione degli inquinanti decine di volte superiori alle soglie tollerabili, per diversi giorni mise in allerta ben 21 Comuni e quattro Municipi di Roma per un totale di oltre un milione e mezzo di persone. Senza contare la questione della presenza o meno dell'amianto su cui ancora oggi esistono versioni contrastanti. Infine il tema delle falde acquifere nel sottosuolo: sono state inquinate? Fino a dove? E in che misura? Cosa sta ancora succedendo ? I cittadini meritano risposte, non è pensabile che non siano date risposte alla popolazione che ha sofferto questo disastro». Tornando al giorno dell'incendio secondo voi di chi sono le responsabilità maggiori di quanto accaduto?

«Difficile rispondere con esattezza a questa domanda dato che sembra evidente che le responsabilità furono ampie ed a vari livelli. Noi ci chiediamo come sia possibile che un'azienda, a cui mancava perfino l'impianto anti-incendio e sembra con una fidejussione prestata a garanzia fornita da una compagnia estera poi sospesa nel paese di origine, fosse stata autorizzata. Oggi se quella fideiussione fosse escutibile si avrebbero più facilmente i fondi necessari per rimediare almeno in parte al disastro. Dopodiché le carenze, ci sembra, furono anche sul piano dei controlli, sopratutto per aziende così pericolose, dato che quello del 5 maggio fu peraltro un disastro ampiamente annunciato. Nessuno però tenne conto dei numerosi segnali premonitori e tutte le segnalazioni, compresa la nostra, scritta e corredata di fotografie ed in cui si paventava proprio il rischio di un incendio, appena sei mesi prima che accadesse veramente, rimasero sostanzialmente inascoltate». Avete paura che l'incendio del 2017 possa essere, se non è già così, uno dei tanti disastri destinati a finire nel dimenticatoio? «Questo è un pericolo che vogliamo evitare a tutti i costi. E' anche una questione di immagine per la città: Pomezia ha fatto tanto negli anni per scrollarsi di dosso l’immagine di una citta’-quartiere dormitorio a servizio di Roma e ora non possiamo permettere che una errata gestione del post-incendio della Eco-X, oltre ai gravi danni anche di immagine già causati dal rogo, ci riporti indietro di anni. Oltre a questo, qualora non si risolvesse in tempi rapidi la situazione, rischierebbe di passare pure il messaggio, molto pericoloso, che qui sul territorio sia possibile trattare impunemente temi delicati come quello dei rifiuti senza avere alcuna responsabilità verso la popolazione. Sicuramente questo sfregio all'ambiente non deve essere dimenticato e confidiamo che vengano accertate fino in fondo tutte le responsabilità e che tutte le azioni atte al ripristino della situazione a tutela dell'inalienabile diritto alla salute vengano più rapidamente prese dalle autorità competenti. Ricordiamo infine che che alcune Associazioni cittadine hanno già identificato e segnalato diverse altre aziende del territorio che svolgono lavori simili e quindi è forte il timore che quella inefficiente catena di controlli riesca ad impedire nuovi pericolosi incidenti. Per chiudere su Eco-X ribadiamo che il quartiere Castagnetta-Cinque Poderi, e ci auspichiamo l'intera città di Pomezia, non mollerà la presa». Luca Mugnaioli

L’accumulo scriteriato dei rifiuti alla Eco-X segnaalato (invano) dal CdQ nel novembre 2016


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L’ONA: «Rimuovere i rifiuti e mettere in sicurezza l’area» Intervista all’Avvocato Ezio Bonanni dell’Osservatorio Nazionale sull’Amianto vvocato, lei ha seguito la vicenda sin dall’inizio. Si è dato una spiegazione sul perché ancora ad oggi non sappiamo, ad esempio, cosa abbia bruciato quel giorno di cinque anni fa alla Eco-X? «In realtà, senza il mio personale intervento, la questione del rischio amianto, diossine, etc., con molta probabilità non sarebbe venuta alla luce negli aspetti che poi sono stati cristallizzati nella sentenza penale di condanna emessa dal Tribunale di Velletri nel procedimento nel quale l’ONA, di cui sono Presidente, è costituita parte civile. Siamo stati i primi, come associazione, a dare il primo decalogo. In data 20.05.2017 fu celebrata l’assemblea pubblica di cui vi rimetto il link del video, pubblicato sul nostro canale you-tube (ECO X POMEZIA. INCONTRO CON I CITTADINI 20/05/2017 https://youtu.be/NTcGP7lC3Z8). In realtà, molto si ricava dagli atti del processo penale, e i materiali di amianto, e contenenti amianto, per via del fuoco e della perdita del potere aggrappante, hanno dato rilascio di fibre. Inoltre, bruciando plastiche, ed altro, si sono sprigionate diossine e polveri di ogni genere, altamente cancerogene e mutagene, e comunque lesive per la salute e l’ambiente. Gli effetti saranno anche a lungo termine. Ecco perché l’ONA ha chiesto sia la bonifica che la verifica su base epidemiologica». Sul fronte della bonifica siamo ancora fermi e i rifiuti sono ancora tutti lì. Non solo: considerando che sono trascorsi già tre anni dalla loro messa in sicurezza e che le coperture risultano già danneggiate c'è il rischio secondo lei che possano verificarsi nuovi danni ambientali? «Non capisco perché non sia stata ancora ultimata la rimozione dei materiali ancora ivi giacenti, e che determinano un rischio incombente per l’intera collettività e per l’ambiente. Siamo di fronte ad un vero e proprio disastro ambientale, per il quale, rinnovo l’appello a tutte le istituzioni, dal Comune di Pomezia, alla Regione Lazio, oltre che al Ministero dell’Ambiente. Purtroppo, in Italia, si sottovaluta il rischio e non si tiene conto che questi disastri hanno dei costi anche umani, inaccettabili, costituiti da cancri e altre malattie, spesso mortali». Nel 2019 il Sindaco di Pomezia, a margine delle operazioni di sicurezza avvenute con la supervisione della ASL, ha dichiarato che ”la

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«Non capisco perché non sia stata ancora ultimata la rimozione dei materiali ancora ivi giacenti, e che determinano un rischio incombente per l’intera collettività e per l’ambiente»

«Vi è stata, purtroppo, dispersione delle fibre di amianto. I materiali di amianto, presenti nel sito, a causa del calore e anche della stessa caduta a terra (coperture in cemento amianto), si sono ridotti allo stato di polvere e diffusi» presenza di fibre di amianto era stata scongiurata.”. E' un'eventualità che si può confermare secondo voi o senza una “mappatura” esatta di ciò che era presente in quel piazzale la dispersione di amianto non può essere esclusa al 100%? «Vorrei avere la stessa sicurezza del Sindaco di Pomezia nell’escludere la presenza di fibre di amianto. In realtà, come ebbi a segnalare nell’immediatezza, vi è stata, purtroppo, dispersione delle fibre di amianto. I materiali di amianto, presenti nel sito, a causa del calore e anche della stessa caduta a terra (coperture in cemento amianto), si sono ridotti allo stato di polvere e diffusi nell’ambiente. Le fibre di amianto sono indistruttibili e non c’è una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla. Nei casi di mesotelioma, possono bastare anche dosi molto limitate di amianto(https://onanotiziarioamianto.it/mesotelioma/). Nella mia intervista del 10.05.2017, ho fatto riferimento al contenuto della monografia IARC (“At present, it is not possible to assess whether there is a level of exposure in humans below which an increased risk of cancer would not occur” – al momento non è possibile determinare l’eventuale presenza di un livello di esposizione umana al disotto del quale non sussiste un aumento del rischio di contrarre il cancro), che è coerente con le tesi del Prof. Irving Selikoff in “Asbestos and disease” del 1978: “the trigger dose may be small, in some cases extraordinarily so” (Selikoff, Asbestos and Disease, Accademy Press 1978, Relationships – second criterion, p. 162) per affermare che una dose piccola, “straordinariamente piccola”, di fibre di amianto può costituire la scintilla che poi porta al mesotelioma (trigger dose). Il tutto può essere approfondito nell’articolo ‘EcoX: L’unico strumento efficace è la prevenzione primaria’(https://onanotiziarioamianto.it/intervento-avv-ezio-bo nanni-sky-tg-24-ecox/)». Dal punto di vista legale com'è noto è arrivata una condanna e voi come Associazione, in qualità di parte civile, avete anche ottenuto un risarcimento per danni. Siete soddisfatti di quanto ottenuto ormai tre anni fa o ci sono a vostro avviso altre responsabilità che sin qui non sono state accertate? «Intanto ci siamo costituiti non per il risarcimento del danno, che, naturalmente, non abbiamo incassato, se non altro perché la so-

cietà, e l’imputato sono inNella foto: solventi, ma per supportare l’Avv. Ezio l’azione del Pubblico MiniBonanni. Alstero, nell’accertamento l’Ona, parte cidella verità e nell’esigenza vile nel di giustizia. Come associaprocesso Eco-X, zione riteniamo che ci è stato siano anche altre responsariconosciuto un bilità. Innanzitutto sarebbe risarcimento stato opportuno e doveroso per danni vigilare e impedire l’ammasso di così tanti rifiuti, tutti materiali pericolosi, senza caratterizzazione, tanto che poi, con l’incendio, le polveri, i fumi e le fibre di amianto si sono disperse in un vasto raggio. A suo tempo abbiamo messo in evidenza dei profili che sono stati sviscerati anche nel corso dell’assemblea pubblica che si è tenuta in Pomezia il 20.05.2017, e cui video è ancora a tutt’oggi consultabile. Siamo disponibili per assistere, legalmente, tutte le vittime, per ottenere il risarcimento del danno nei confronti dei titolari delle posizioni di garanzia, ad iniziare dal Comune di Pomezia, fino alla Regione Lazio, e in ultimo il Governo nazionale. Fui il primo, quando l’incendio era in corso, e le colonne dei fumi, visibili fino a 30 km, a pormi il problema della sicurezza. Fu solo dopo il nostro appello che ci fu un timido riscontro. Questo non basta e non può bastare». Cosa dovrebbero fare a vostro avviso le Istituzioni, a tutti i livelli, nei prossimi mesi senza ulteriori perdite di tempo? «Riteniamo che si debba applicare, in questo caso, il principio di precauzione: quindi rimuovere al più presto i materiali e comunque terminare la messa in sicurezza. Poi occorrerebbe indennizzare quei cittadini, specialmente quelli nei dintorni del rogo, che hanno subito enormi conseguenze, anche esistenziali. Alcuni hanno subito anche dei danni alla salute. Ricordo che le diossine e gli altri materiali inquinanti sono comunque dannosi. Reazioni allergiche, difficoltà respiratorie, etc., sono solo la punta dell’iceberg per gli enormi danni subiti. Per questi motivi, come ONA, siamo sempre a disposizione dei cittadini, vittime incolpevoli, e lasciati soli dalle istituzioni. Chiunque avesse subito dei danni è ancora in tempo per chiedere il risarcimento. L’assistenza può essere richiesta gratuitamente sia al numero verde 800 034 294, che allo sportello telematico (https://onanotiziarioamianto.it/assistenzagratuita-vittime-amianto/)». Luca Mugnaioli


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Termovalorizzatore, Pomezia guida il fronte del no Così il Sindaco Zuccalà sulla possibile ubicazione a Santa Palomba: «Contrasteremo questa follia» ei ha subito respinto l'idea di un termovalorizzatore a Santa Palomba. Inolte dal punto di vista della raccolta differenziata Pomezia si è mostrata tra i Comuni più virtuosi del Lazio negli ultimi anni. Roma invece è restata ferma al palo o quasi. Con questa decisione non si rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti sin qui e penalizzare i Comuni che come Pomezia hanno fatto la propria parte come la legge del resto prevede? «Saremo in prima linea, insieme agli altri Sindaci del territorio, per contrastare questa follia. A Pomezia, come in tanti altri Comuni della zona dei Castelli che subirebbero questo impianto ai confini di Roma, ci stiamo impegnando tantissimo nella raccolta differenziata porta a porta ottenendo risultati straordinari. Il nostro è un Comune di oltre 65 mila abitanti e abbiamo raggiunto il 70% di raccolta differenziata con la tariffa più bassa di rifiuti per la categoria di abitanti. Si può fare e si deve fare un lavoro a monte di riduzione dei rifiuti e di sensibilizzazione della cittadinanza. La presenza di un inceneritore andrebbe a minare il lavoro di sensibilizzazione che si sta facendo anche negli altri Comuni. Se dovesse passare il concetto che tutto ciò che avanza si può Nelle foto: bruciare, le persone non (da sx) sarebbero più incentivate a Il Sindaco di fare la raccolta differenziata, Pomezia soprattutto porta a porta, e le Adriano amministrazioni comunali Zuccalà e meno sensibili non saranno l’Assessore più obbligate a chiudere il all’Ambiente ciclo dei rifiuti in maniera virGiovanni tuosa. Mattias

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Progetto di un termovalorizzatore

Mattias: «Conseguenze per il territorio? L’aumento di mezzi pesanti e delle emissioni odorigene e di polveri sottili in atmosfera, il consumo di suolo legato all’edificazione dell’impianto e la conseguente perdita della biodiversità presente nell’area» Roncigliano prima, adesso Santa Palomba (e non dimentichiamoci del social housing solo per fare un altro esempio): la Capitale continua a “spedire” in periferia i propri problemi riversandoli in questo modo sui Comuni confinanti, con Pomezia in testa. Come si inverte questo trend? «In questi anni abbiamo lavorato molto per investire nel territorio, in particolare nell’area industriale di cui si parla, con progetti di riqualificazione che interessano la stazione ferroviaria, la viabilità, i parcheggi, nonché le aree verdi della zona residenziale. È inconcepibile che si possa anche solo pensare di costruire un termovalorizzatore in quest’area: se si tratta davvero di un sistema ecosostenibile, in grado di rispettare tutti i criteri di convivenza con la cittadinanza come nel caso di quello di Copenaghen (che diverse pubblicazioni hanno citato come un fallimento) dove è possibile addirittura sciare, perché metterlo ai confini di Roma e non all’ombra del Colosseo?». Quali conseguenze potrebbero esserci per ciò che riguarda la collaborazione tra PD e M5S considerando che tra un anno qui a Pomezia si tornerà al voto? «In questi anni abbiamo sempre e solo pensato al bene della nostra città, per questo il nostro faro guida è esclusivamente il benes-

sere dei nostri concittadini e su questo non ci sono e non ci saranno mai margini di trattativa». Assessore Mattias partiamo dal tema ambientale: si parla tanto di recupero, di lotta agli sprechi, di raccolta differenziata e di riduzione delle emissioni dannose e poi nel 2022 l'unica soluzione che la Politica trova è...quella di bruciare la spazzatura. Non è un controsenso? «Certo! Bruciare i rifiuti è la soluzione più banale che si possa trovare, ma è stato ampiamente dimostrato che da una parte il potenziale recupero di energia sotto forma di calore e elettricità è poco vantaggioso economicamente, e dall'altra non si risolve il problema, perché i residui della combustione non sono altro che rifiuti sotto una forma diversa, ovvero ceneri tossiche e altamente inquinanti che vanno comunque trattate. È noto da anni che l’unica via per non avere problemi con i rifiuti è ridurre la loro produzione, vietando ad esempio quelli usa e getta e riciclare il più possibile tramite la raccolta porta a porta, come abbiamo fatto a Pomezia con ottimi risultati». Generalmente cosa finisce per essere bruciato in questi impianti? Qual è la resa energetica? «Viene incenerito il cosiddetto CDR, ovvero il combustibile da rifiuti, la definizione che si dà agli scarti della raccolta differenziata e soprattutto a quanto viene selezionato negli impianti di TMB (trattamento meccanico biologico). Si tratta in grossa parte di plastiche, carta e legname, che vengono avviati all’incenerimento per fare da “combustibile” invece di essere oggetto di una selezione più accurata sui materiali da differenziare, ovviamente per convenienza economica di chi vende e poi brucia rifiuti». Quali sarebbero le conseguenze per il territorio? «Le prime considerazioni che mi vengono in mente sono: l’aumento di mezzi pesanti da e per l’impianto di incenerimento, l’aumento di emissioni odorigene e di polveri sottili in atmosfera, il consumo di suolo legato all’edificazione dell’impianto e la conseguente perdita della biodiversità presente nell’area e nelle campagne circostanti. Senza contare il deprezzamento degli insediamenti circostanti, sia residenziali che industriali». Luca Mugnaioli

L’affondo del Sindaco di Pomezia: «Termovalorizzatore? Se si tratta di un sistema ecosostenibile allora perché non metterlo all’ombra del Colosseo?»



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Termovalorizzatore, intervista a Sonia Modica Anche da Ardea la posizione è chiara: la zona di Santa Palomba è assolutamente non idonea ssessore Modica, Pomezia ha già annunciato che si opporrebbe al progetto del termovalorizzatore che Roma, pare, vorrebbe realizzare a Santa Palomba: Ardea farebbe lo stesso? «Credo che le azioni intraprese dal Comune di Ardea in questi anni diano la risposta, nel senso che abbiamo contrastato con forza tanti progetti che puntavano ad installare qui, o in aree immediatamente limitrofe, impianti o strutture impattanti per l'ambiente. Penso a Colli del Sole o alla Suvenergy solo per fare due esempi. Ricordiamoci che per inquinamento non va considerato soltanto ciò che lo è direttamente, come potrebbero essere, nel caso di un termovalorizzatore, le emissioni nell'aria, ma anche ciò che produce l'accumulo di componenti magari più tollerabili per l'ambiente ma che in grandi quantità possono arrivare a produrre gli stessi danni. Detto questo il nostro non vuole essere un “no a tutto e a prescindere” ma è ampiamente motivato dalla delicata situazione del territorio in cui, non si capisce per quale motivo, si vogliono andare a tutti i costi ad aggiungere ulteriori stabilimenti pesanti, per di più legati al ciclo dei rifiuti. Ardea non

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è una città industriale a differenza di Pomezia e Aprilia: il nostro unico valore aggiunto è per l'appunto il territorio, la campagna romana rimasta intatta e, soprattutto, la fascia costiera, per la quale paghiamo già un conto salatissimo considerando che “a valle” arrivano tutte le componenti prodotte dai siti industriali, le stesse che alzano poi sopra la soglia i valorilimite delle nostre acque vicino ai fossi. Per questo la scelta di aggiungere in un ambiente già così delicato un impianto del genere mi sembra assolutamente improponibile. Roma deve tutelare il proprio litorale, non peggiorarne lo stato di salute». Al di là dell'ubicazione dell'impianto non è anacronistico parlare di “bruciare i rifiuti” nel 2022 dopo tutti gli sforzi per incentivare raccolta differenziata e riciclo? «Dobbiamo fare delle distinzioni. Si parla ad esempio di termovalorizzatori e inceneritori come sinonimi ma intanto sono due cose diverse. L'aspetto centrale è infatti capire di quale impianto si stia parlando perché ad oggi, nel 2022, e senza scomodare inopportuni paralleli con Copenaghen, dato che parliamo di contesti completamente differenti, esistono tecnologie che possono essere utilizzate per strutture a basso impatto ambientale. Purtroppo però, da quello che ci pare di ca-

pire, non sembrerebbe essere questo il caso dell'impianto che sta valutando Roma». Quali possono essere le alternative? Come detto il nostro non è un “no a tutto” incondizionato: chiediamo piuttosto una programmazione seria che fin qui è totalmente mancata nel Lazio. Serve creare e mettere a sistema “un'industria del riciclo” che intanto riduca a monte la produzione dei rifiuti, ad esempio per ciò che riguarda il packaging, creando strutture in grado di recuperare ciò che si separa con la raccolta differenziata. Tutto questo al momento è carente perché non si è mai strutturato un tavolo articolato con tutti gli attori coinvolti, in ultimo anche con figure professionali che si occupano di ambiente e territorio (prime fra tutte quelle dei geologi), sempre più esigue, ma in grado di fornire studi sui contesti paesistico/ambientali interessati, nei cui confronti, di volta in volta, valutare la possibilità delle specifiche installazioni industriali. Basterebbe già questo a far sì che determinate aree, come quelle intorno al territorio di Ardea, non vengano nemmeno prese in considerazione. Invece si finisce sempre per agire in emergenza favorendo le solite speculazioni e creando danni irreversibili per l'ambiente». Luca Mugnaioli

Andreassi: «Gualtieri ha scelto la strada più rapida» Il Vicesindaco di Albano: «Termovalorizzatore? Le responsabilità maggiori sono della Raggi» osa rappresenterebbe per il territorio, e anche per Albano s'intende, la realizzazione di un termovalorizzatore a Santa Palomba? «Di questo termovalorizzatore al momento sappiamo ben poco. E va detto che ancora non esiste una nota ufficiale che lo collochi a Santa Palomba. Sebbene tutti gli indizi sembrino portare lì. Premesso ciò, ritengo che siano tre i parametri fondamentali da valutare: il tipo di rifiuto da trattare, la quantità di rifiuti e l’orografia del territorio. E credo si possa copiare chi è più bravo di noi. Nel Nord Europa, sia se parliamo di termovalorizzatori sia di impianti per la valorizzazione delle frazioni provenienti dalla raccolta differenziata, parliamo di impianti di piccole dimensioni ubicati in diversi punti del territorio. E se parliamo di termovalorizzatori spesso sono a servizio del teleriscaldamento dell’area. Parliamo di 100.000 tonnellate massimo. Impianti integrati sul territorio, impianti non impattanti, impianti di cui si massimizza il beneficio per la popolazione, che sono graditi dalla popolazione perché capisce che trattano i loro rifiuti e grazie ad essi pagano di meno. Mi pare evidente che non sia il caso del termovalorizzatore di Roma, tanto più

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«E’ l’ex Sindaco Virginia Raggi che ha portato Roma in queste condizioni distruggendo anche il (buon) lavoro di Daniele Fortini amministratore delegato di AMA ai tempi di Marino Sindaco»

se l’ubicazione dovesse essere Santa Palomba. Credo che la chiave non sia tifare per il termovalorizzatore sì o no. Ma prevedere impianti integrati col territorio. Che lo valorizzino e non lo danneggino». La stampa romana ha già parlato degli eventuali benefici economici legati all’impianto; i romani, nei sondaggi iniziano a dirsi favorevoli pur di non vedere più i sacchetti per strada tanto più che l'inceneritore sarebbe ubicato a km e km di distanza dalla città. E' il “delitto perfetto” dal punto di vista politico? «La situazione di Roma in materia gestione dei rifiuti negli ultimi decenni è stata disastrosa. Con una totale assenza di programmazione, obiettivi fumosi e mai raggiunti, assenza totale di dotazione impiantistica. Credo che il Sindaco Gualtieri si sia trovato di fronte due strade, una forse più giusta ma anche molto più tortuosa, ed un'altra più rapida ma meno giusta. La prima. Differenziazione dei rifiuti, tanti impianti più piccoli,

valorizzazione delle frazioni separate, con tutto però quello che comporta in termini di individuazione dei siti e tempi per ottenere le autorizzazioni. La seconda. Un solo grande impianto che bruci il rifiuto tal quale o similare. Con un unico procedimento autorizzativo magari anche semplificato dai superpoteri che verranno attribuiti al Sindaco da commissario al Giubileo. Ecco credo che il Sindaco abbia valutato di non avere il tempo a disposizione per percorrere il primo sentiero. E se sarà così lontano dal Centro di Roma in un certo senso sì, sarà il delitto perfetto, per usare la sua metafora. Ma la pistola fumante non è in mano ad uno solo, all’attuale Sindaco per intenderci. Perché le impronte più profonde sono di Virginia Raggi che ha portato Roma in queste condizioni distruggendo anche il (buon) lavoro di Daniele Fortini amministratore delegato di AMA ai tempi di Marino Sindaco. Virginia Raggi, per di più, responsabile dell’individuazione dell’area di Santa Palomba dove avrebbe costruito un impianto TMB, addirittura più impattante in termini ambientali. TMB che insieme alle discariche sono certamente più inquinanti dei termovalorizzatori». (continua)


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maggio 2022 (segue) Bruciare i rifiuti non è anacronistico? Non c'erano alternative? «Ho sempre sognato che Roma potesse costruire un modello di gestione dei rifiuti che fosse innovativo, industriale e non centralizzato, praticando una differenziata come quella che si fa a Milano, puntando su un modello di raccolta domiciliare che responsabilizza i cittadini, con l’applicazione della tariffa puntuale che premi gli utenti virtuosi. Una città in cui si realizzassero tanti impianti integrati, come i digestori per esempio (non bastano i tre previsti dal piano AMA), che consentano di produrre dalla frazione organica compost e biometano, come gli impianti di recupero per le apparecchiature elettriche, le plastiche miste, il vetro, la carta, i pannolini. Una città in cui non si abbia un centro comunale di raccolta per municipio, ma ci sia una distribuzione capillare dove attivare anche riuso, creando lavoro «Termovalorizzatore anacronistico? Ancor più anacronistico è il fatto che nel 2022 la

Capitale d’Italia non abbia ancora un piano di gestione dei rifiuti serio con una programmazione consequenziale»

POLITICA «La situazione di Roma in materia gestione dei rifiuti negli ultimi decenni è stata disastrosa. Con una totale assenza di programmazione, obiettivi fumosi e mai raggiunti, assenza totale di dotazione impiantistica»

e realizzando, davvero, quella di cui tutti parlano ma pochi realizzano, l’economia circolare. Insomma, l’alternativa era la differenziazione dei rifiuti in una logica di distretti da 500.000 abitanti, distretti omogenei orograficamente e socialmente. Lasciando ai termovalorizzatori solo il compito di recuperare energia da tutto ciò da cui non si poteva più recuperare materia. Era il progetto che trovò la Raggi quando si insediò. Era il progetto di Daniele Fortini, ex ad di AMA. Quella poteva essere una valida alternativa. Anche se, come detto, il tempo stringente credo abbia fortemente condizionato la scelta. Ma sul tavolo ci sono anche altre alternative percorribili a mio avviso. In Giappone si sta spingendo molto sul processo di conversione alla cosiddetta tecnologia waste to chemical (letteralmente “da rifiuti prodotti chimici”). E anche in Italia ci sono aziende all’avanguardia in questo settore. Tecnologie cioè che permettono di non bruciare i rifiuti, azzerando la produzione di CO2, per otte-

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nere metanolo, idrogeno, etanolo ed urea. Insomma, quello che compriamo dalla Russia. Ma sa cosa è davvero anacronistico? E’ che nel 2022 la Capitale d’Italia non abbia ancora un piano di gestione dei rifiuti serio con una programmazione consequenziale. E che in una situazione così drammatica ci si sia permessi di gettare al vento gli ultimi anni senza fare nulla se non cambiare assessore e management di AMA». Oltre a un politico lei è anche un esperto della materia: dal punto di vista tecnico cosa dobbiamo aspettarci con un impianto del genere e cosa ci finirà dentro? «Bella questione. Non ce lo hanno detto. Tendo a pensare, anche per ragioni normative, che non sarà un impianto che brucia il tal quale senza pretrattamento. Immagino che sia previsto un pretrattamento all’interno del perimetro dell’termovalorizzatore. Una sorta di pretrattamento meccanico e biologico preliminare alla combustione. Ma davvero, da tecnico, ho difficoltà ad esprimere giudizi non avendo sufficienti informazioni» Luca Mugnaioli.


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Elezioni, il centrosinistra punta su Lucio Zito Presentato ad Ardea il candidato a Sindaco della coalizione ‘giallorossa’: «Qui nel nome della continuità» entre a Roma, da quando il sindaco della Capitale Roberto Gualtieri ha annunciato di voler costruire un termovalorizzatore per risolvere una volta per tutte i problemi legati ai rifiuti, i rapporti tra il Pd e il Movimento 5 Stelle scricchiolano, ad Ardea l’alleanza giallorossa, nata due anni e mezzo fa – in tempi antesignani rispetto a quelli di Governo e Regione – ha fissato un’altra pietra miliare. Il 22 aprile, infatti, è stato presentato il candidato Sindaco per le prossime elezioni amministrative nel comune rutulo. La scelta è ricaduta sull’attuale Presidente del Consiglio Comunale Lucio Verso le elezioni, il centrosinistra fa fronte comune e presenta una maxi coalizione Zito. La presentazione del candidato è stata sta tornata, è nella compattezza, almeno apZito: «Sarà l’anno zero per Ardea. I duri fatta dai rappresentanti dei partiti e moviparente. Baci, abbracci, sorrisi e messaggi di sacrifici fatti sin qui ci hanno permesso di menti che fino a quel giorno componevano stima reciproca. Tutto il contrario di quello risanare il paese. Adesso possiamo l’alleanza. Erano infatti presenti accanto a che avviene dall’altra parte della barricata, pensare a costruire una nuova città» Zito la consigliera del Movimento 5 Stelle dove il passato non ha insegnato nulla. “AbDebora Duranti, il segretario del Pd Tonino biamo scelto di mettere davanti il bene lui, secondo gli alleati, la persona ideale. Abate, il consigliere sempre del Parcomune, mettendo da parte i per- “Vengo dal terzo settore, sono esperto di tetito Democratico Alessandro sonalismi e la voglia di prota- matiche relative alla disabilità e all’incluMari e Alfredo Cugini, in gonismo”, ha dichiarato sione. Anche se non sono nato ad Ardea, mi rappresentanza della lista L’ALLEANZA Debora Duranti, consi- sono stabilito qui ormai da tanto tempo per Ardea Futura. Appena 24 Il centrosinistra si presenterà con gliera 5 Stelle e tra i pro- scelta. E vorrei che questo territorio divenore dopo si sarebbe una coalizione composta da Partito motori del cartello che tasse migliore di quello che è adesso. Ancora unito al gruppo, a sorDemocratico, Movimento 5 Stelle, vede Zito alla guida. Si non parlo di programma, perché lo farò inpresa ma non troppo, Ardea Futura (con Alfredo Cugini, parla di continuità. Ma sieme ai miei alleati nei prossimi giorni. Ma visti i malumori che ser- candidato Sindaco per il centro dx alle anche di ripartenza. È su quello che è sicuro è che faremo molto per il peggiano nel centrodescorse elezioni) e Democrazia questo che punta la coa- sociale e la famiglia, senza ovviamente distra frantumato già prima menticare le imprese e il territorio”. Cristiana lizione. di provare a prendere una “Questo sarà l’anno zero per Visto che non parla ancora di programma, forma, Simone Erriu, con Ardea. Da qui in poi potremo parliamo di altro. Di termovalorizzatore, per tutto il gruppo della Democraricostruire una nuova città”. Zito esempio. Dal momento che sarà proprio al zia Cristiana. In pratica, già una parte ne è sicuro. I sacrifici fatti nei cinque anni confine con Pomezia, Albano e Ardea, lei di elettorato del centrodestra sottratto agli di governo Savarese, di cui due e mezzo in al- cosa ne pensa? A Roma per questo motivo c’è avversari. La forza del centrosinistra, in queleanza con il Pd, “sono stati duri, soprattutto già uno scontro politico tra Pd e 5 Stelle... a causa della disastrosa situazione economica “Qui non corriamo il rischio di spaccarci, trovata. Abbiamo dovuto dichiarare il disse- l’alleanza è solida. Per quello che riguarda il sto e questo ci ha impedito di spendere e termovalorizzatore è un tema caldo che afcontrarre mutui. Solo nell’ultimo periodo ab- fronteremo nei prossimi giorni”. biamo potuto iniziare a fare qualcosa. Ma ab- Lei è a favore o a sfavore? Non pensa che biamo risanato il paese. E i risultati si Gualtieri sia stato furbo a voler piazzare anvedono. Da adesso in poi, se i cittadini ci da- cora una volta “la palla” ai vicini di casa, ranno fiducia, si potranno vedere i frutti del prendendo appunto tutti gli aspetti positivi – strade pulite, riduzione dei costi – e lalavoro svolto e dei sacrifici fatti”. Ma se doveva esserci continuità, che fine ha sciando eventuali aspetti negativi ai Comuni confinanti? fatto il sindaco uscente Mario Savarese? “Vorrei che fosse ben chiaro che Mario Sava- “Dalla sua domanda deriva la risposta. Io rese non è assolutamente fuori da questo sono assolutamente a sfavore di ogni aggraprogetto, anzi, ne è parte integrante. In questi vio ulteriore sui cittadini del nostro territogiorni non è presente per motivi di salute, ma rio, perché noi stiamo ancora vivendo gli mi auguro che possa tornare quanto prima effetti nefasti della discarica di Roncigliano. “È chiaro che una soluzione a quel problema battagliero come sempre”. è auspicabile e ben venga, ma non può essere La scelta di Zito La scelta di Lucio Zito è sembrata poi natu- una soluzione che porti ulteriore svantaggio rale a tutti i componenti iniziali del cartello. per i cittadini del nostro territorio.” L’esperienza maturata come presidente del (continua) consiglio e la pacatezza caratteriale fanno di

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maggio 2022 (segue) “Conosco la posizione del sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà e mi confronterò con lui, così come farò con i nostri referenti regionali. In ogni caso, non posso essere a favore di una soluzione che continui a pesare sui nostri cittadini”. Non pensa che, visto alla fine molto probabilmente il termovalorizzatore si farà, a questo punto sarebbe meglio averlo qualche metro più vicino, ovvero nel Comune di Ardea, in modo da averne anche i vantaggi (come la riduzione della Tari) e non subirne solo gli svantaggi? “Se dobbiamo ragionare su un piano puramente utilitaristico, questa potrebbe essere una buona soluzione. Tecnicamente lo si avrebbe sul territorio, quindi sarebbe anche più facile da controllare. Ribadisco però che dobbiamo fare i conti con disagi di anni e anni che la gente di Ardea, soprattutto della zona di Montagnano, subisce. Per cui, prima di prendere una posizione netta su questo argomento sento il bisogno di ragionare proprio con i cittadini. Questo anche perché abbiamo esperienza con il depuratore dei Castelli: è nel nostro territorio, ma ha funzionato per tutti

POLITICA tranne che per noi”. Vuole dirci qualcosa del programma elettorale? “I punti focali saranno quelli dell’amministrazione uscente. La mia è una candidatura di continuità con quanto fatto da Mario Savarese. Non ci saranno grandi novità, fatta salva l’inaugurazione di una stagione nuova delle politiche sociali. Nei primi 5 anni non ci è stato permesso dalle problematiche economiche di cui il Comune ha sofferto, ma io ho intenzione, anche perché provengo professionalmente da quel mondo, di dedicare più spazio alle politiche sociali. Stiamo già lavorando con la consulta cittadina per il superamento dell’handicap per strutturare una base di interventi. A questo si aggiungono ovviamente il risanamento dell’ente, l’investimento sul territorio, tutte le opere pubbliche di cui Ardea ha bisogno, alcune delle quali sono già in cantiere, mentre altre partiranno a breve ed altre ancora sono in programmazione grazie ai fondi PNRR”. 5 anni fa avete dovuto dichiarare il dissesto finanziario. Qual è la differenza tra Ardea che avete trovato e quella che state lasciando? “La differenza tra 5 anni e adesso è sostan-

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ziale, perché questa amministrazione ha dichiarato il dissesto, ma adesso è in via di chiusura. L’organismo speciale di liquidazione ha già liquidato i primi 4 milioni e mezzo di euro di debiti e credo che entro il prossimo anno riusciremo a chiudere il dissesto. Già oggi lavoriamo con un bilancio risanato, che però ha bisogno di essere rimpinguato. Ci sono due aspetti da valutare. Il primo è che lavorare con un bilancio risanato fuori dalla procedura di dissesto ci aprirà a tutta una fonte di finanziamenti che prima ci erano preclusi. Il secondo è che questa amministrazione ha messo in campo due strumenti finalizzati all’aumento delle entrate, ovvero l’esternalizzazione della gestione dei tributi e l’esternalizzazione delle pratiche di condono, che giacevano da anni e anni negli uffici senza mai essere lavorate. Questo anche perché la macchina amministrativa non era sufficientemente dotata per poter svolgere questi due compiti”. È stato fatto qualcosa? “Nel limite delle disponibilità finanziarie sono state fatte delle assunzioni. Il lavoro da fare è ancora tanto, non possiamo ancora ritenerci soddisfatti. Ma la direzione intrapresa è quella giusta. Per questo serve la continuità”.

Elezioni Ardea, il centrodestra sceglie Maurizio Cremonini LA SCELTA - Anche il centrodestra ha IL CANDIDATO – Maurizio Cremonini, rotto gli indugi e proprio alla fine di aprile ex vicesindaco di Ardea, dal 2014 al ha reso noto il suo candidato alle 2016, ricopre attualmente il ruolo prossime amministrative. La di Presidente della Coldiretti LA COALIZIONE scelta, dopo giorni di frenenei Comuni di Ardea e PoAl momento di andare in tici incontri e riunioni, è rimezia. Di Pomezia, 54 stampa il candidato risulta a caduta su Maurizio anni, volto molto noto in Cremonini. Su di lui, alla capo di una coalizione formata città, ex ristoratore da più fine, hanno trovato la qua- da Fratelli d’Italia, Lega, Cam- di 30 anni, da tempo ladratura del cerchio Fratelli biamo! e lista Sgarbi. La scelta vora nel settore agricolo su Maurizio Cremonini è D'Italia, Lega, Cambiamo! e dove ha ottenuto imporarrivata il 29 aprile la lista Sgarbi. Sarà lui dunque tanti riconoscimenti, divenil principale sfidante di Lucio tando anche produttore di Zito. cereali antichi. Dal punto di vista politico Cremonini è un militante di Fratelli d’Italia, di cui è anche, da 4 anni, coordinatore. LE PRIME DICHIARAZIONI - «Sono orgoglioso di avere riunito il centrodestra – ha commentato Cremonini nel suo primo discorso da candidato sindaco di Ardea – sono molto speranzoso che nei prossimi giorni che altre forze politiche e liste civiche possano seguirci per intraprendere un percorso politico molto ambizioso. Proporrò insieme a tutta la coalizione di centrodestra un programma innovativo per la città, elaborato nei minimi dettagli. Grazie al supporto e la collaborazione di grandi professionisti del settore mi impegnerò a realizzare un programma che soddisfi tutte le esigenze, che permetta all’ente di raggiungere un notevole sviluppo economico. Necessari interventi mirati per garantire

migliori servizi al cittadino e visibilità ad un ente che negli anni non è riuscito a raggiungere i livelli che gli competono».

Amici per l’Italia LA CANDIDATURA - Nella corsa politica si insirisce anche Giampiero Castriciano che è stato scelto come candidato a Sindaco per la lista “Amici Per l’Italia”, che si presenterà pertanto alle elezioni amministrative del prossimo giugno. «Ho tentato più volte di rifiutare tale incarico ma le sollecitazioni pervenutemi da parte di tanti amici e tanti cittadini mi hanno indotto a ripensarci e a dare il mio contributo, seppure piccolo, per tentare di contrastare, il degrado, a tutti i livelli, in cui la nostra amata Italia è precipitata soprattutto a causa di una classe politica incompetente. Il percorso non sarà facile e la vittoria non ci sarà regalata ma tuttavia è necessario cominciare a cambiare ciò che è più vicino a noi, partendo dai territori dove noi viviamo. Ringrazio tutti coloro che mi hanno incoraggiato e sostenuto e quanti vorranno farlo per il prossimo futuro», ha dichiarato Castriciano in una nota.


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CRONACA

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«Teatro? Riusciremo dove altri hanno fallito» Il Sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà sicuro sul teatro: «Entro l’anno la fine dei lavori» embra quasi incredibile ma anche l'ecomostro di Pomezia in Via Virgilio sembra essere destinato a sparire. Il Comune di Pomezia infatti, dopo quasi 20 anni, è riuscito “nell'impresa” di avviare i lavori per completare un'opera rimasta fino ad oggi incompiuta e trasformatasi nel tempo in uno dei tanti scheletri di cemento presenti sul territorio. Ma sarà davvero così? Sì perché dietro all'indubbia buona notizia della ripresa del cantiere c'è chi nutre parecchie perplessità sulla fattibilità e riuscita del progetto. Tra questi il Consigliere della Lega Fabio Fucci, nonché ex Sindaco di Pomezia, che, come vedrete nel prossimo articolo, sul tema ha attaccato duramente l'attuale Primo Cittadino. Quale sarà allora il destino di quest'opera? Sindaco può aggiornarci sullo stato dei lavori? Quali sono le prossime tappe degli interventi e per quando potrebbe essere fissata un'eventuale inaugurazione? «I lavori procedono come da programma, nonostante le difficoltà legate al momento storico, in particolare per ciò che riguarda il reperimento dei materiali. Stiamo seguendo attentamente tutte le fasi dell’opera per garantire il completamento dei lavori entro la fine dell’anno. Troppo presto ora per parlare di inaugurazione, ma ci piace immaginare il concerto di Natale del Coro Città di Pomezia come prima esibizione ospitata nel nuovo teatro comunale». Anche se negli anni sono state apportate diverse modifiche cosa è cambiato rispetto al progetto originario e cosa è stato mantenuto considerando che all'epoca si parlava di un costo totale di 18 milioni di euro mentre ad oggi la somma spesa, compreso il finanziamento del Ministero, supera di poco i 10-11 milioni? «Il progetto è stato ridimensionato dallo stesso Arch. Marco Petreschi, che a partire dalla modificazione del capannone progettato dallo studio Passarelli, ne ha curato da un lato la salvaguardia attraverso il riuso e il recupero di gran parte della

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Work in progress: i lavori al nuovo teatro dovrebbero terminare entro l’anno preesistenza, e dall’altro l'innovazione con una costante e progressiva verifica dialettica del percorso progettuale. Il complesso è sostanzialmente costituito da due corpi principali, il primo, attualmente in fase di realizzazione grazie al primo finanziamento ministeriale ottenuto, contiene la platea e il palcoscenico. L’altro corpo configurato ad U è destinato ad accogliere mostre permanenti e temporanee, spazio ristoro, sale per scuole di musica, danza e recitazione: questa seconda struttura sarà completata grazie al bando vinto con il progetto Pomezia Cresce, finanziato dai fondi PNRR. La nostra Amministrazione riuscirà dove tutti gli altri hanno fallito: consegnare alla Città il primo vero teatro di Pomezia, cancellando anni di vergognoso abbandono da parte di chi non è stato in grado di disegnare un progetto sostenibile per la nostra comunità e non ha avuto le capacità per reperire i fondi necessari». Quindi sarnno previsti in futuro ulteriori interventi o il progetto originario può considerarsi definitivamente accantonato? «Come detto, con i finanziamenti ottenuti fino ad oggi, riusciremo a completare finalmente l’intero complesso culturale, dotandolo di tutti i servizi necessari. Dai parcheggi, alle aree spettacolo ed espositive, fino agli spazi formativi ed esterni». Il teatro ospiterà circa 500 persone: come sarà gestita la situazione dei parcheggi e della viabilità considerando che la struttura insiste

Alcune tavole del progetto del nuovo teatro comunale: quale sarà il risultato finale?

Teatro a P in un'area molto trafficata? scontro tra Fu «Gli orari degli spettacoli sono giusto investir notoriamente diversi da struttura di V quelli in cui è presente il traffico cittadino. In città sono presenti già Perché diverse aree di sosta in sì prossimità della struttura, tuttavia, oltre l’esistente, il progetto finanziato dal PNRR prevede anche ulteriori p archeg g i all’interno del complesso». Scomparirà quindi un altro ecomostro come quello di Torvaianica? LA DOM «In questi anni abbiamo puntato Il costo to molto sul recupero degli edifici completamento abbandonati, grazie al nostro stato stimato in 18 lavoro di raccordo tra interesse Fino ad oggi sono s pubblico e investimenti privati, milioni ai quali si so sono state riqualificate aree 3 milioni ottenuti da come l’”ex Casamercato”, la ex culturali. All’appell Feal della via del mare, o il pertanto altri 7 palazzo della Ex Pettirosso in via stanno le cose d Alcide de Gasperi solo per citarne alcuni. Nel giro di qualche mese sarà il risultato lavori in Torvaianica avrà finalmente una piazza libera dal famoso ecomostro, da cui sarà possibile ammirare il mare e Pomezia avrà il suo primo vero teatro, restituendo alla cultura lo spazio che merita. Tutto questo si tradurrà sicuramente in una migliore qualità della vita per la nostra comunità, ma darà anche un volto nuovo alla nostra Città e al nostro litorale, sia in termini di immagine e attrattività che di valorizzazione del circuito turistico. Ovviamente non vogliamo fermarci qui, infatti grazie al finanziamento ottenuto “Torvaianica Cresce”, riqualificheremo l’ex “Centro Elisabetta” a Torvaianica e tanti altri progetti che sono in fase di conclusione». Luca Mugnaioli


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Teatro, Fucci all'attacco: «E' una presa in giro» L'ex Sindaco duro contro Zuccalà: «Si sprecheranno altri soldi per un'opera che resterà incompleta»

ul tema del nuovo teatro comunale abbiamo interpellato anche l'ex Sindaco Fabio Fucci, oggi Consigliere di minoranza in Comune per la Lega, che ebbe modo di toccare con mano la questione durante la sua legislatura. Consigliere Fucci, lei ha dichiarato che i lavori in corso non saranno in grado di terminare l'opera: può spiegarci la sua posizione? «Questa è la storia di una presa per i fondelli ai danni della nostra comunità. Ricordiamo tutti che durante l’amPomezia, è ministrazione del PD, anni 2006 – 2013, ucci e Zuccalà: negli il teatro di Pomezia, o re ancora nella meglio l’area di cantiere, fu già oggetto di uno Via Virgilio? spot in cui si annunciava l’imminente conPerché clusione dei lavori. Il tutto avvenne con la no “benedizione” di illustri personaggi dello spettacolo in favore di telecamera. L’attuale sindaco pentastellato non ha voluto essere evidentemente da meno e ad ottobre del 2019 ha annunciato festoso che, grazie ad un finanziamento ministeriale di circa 3 milioni di MANDA euro, “finalmente Pomezia avrà un tale per il teatro. L‘ecomostro sarà solo un o del teatro era brutto ricordo!”. Il virgolettato ri8 milioni di euro. porta testualmente le sue parole. stati spesi circa 7-8 Probabilmente Zuccalà punommeranno gli oltre tava ad ammaliare chi non coal Ministero dei Beni nosceva la storia ed il progetto lo mancherebbero del teatro ma non aveva fatto i milioni. Come conti con chi non vuole farsi dunque? E quale prendere in giro. Avendo avuto o finale dopo i modo di analizzare costi e progetti n corso? durante il mio mandato da Ssindaco, non potevo accettare tali affermazioni prive di fondamento che avevano l’unico scopo di illudere i cittadini. Alle sue affermazioni ho contestato da subito le palesi inesattezze spiegando che con quel finanziamento, numeri e progetti alla mano, il teatro non poteva assolutamente essere completato». Secondo lei la città rischia quindi di ritrovarsi con un'opera incompleta e “brutta” da vedere? «La matematica ci aiuta e impietosamente ristabilisce la verità dei fatti. Il costo del progetto di realizzazione del teatro ammonta a 18 milioni complessivi. Fino al 2013 sono

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stati realizzati lavori per importi pari a 8 milioni ed il risultato è rappresentato da un rudere abbandonato, pericoloso ed inutilizzabile. Durante il mio mandato da Sindaco decisi di dare un taglio a quel progetto assurdo e costoso. Bisognava evitare di spendere ulteriori 10 milioni per un teatro decisamente sovradimensionato per una città come Pomezia (per il solo progetto sono state spese cifre milionarie). C’erano tante altre priorità. Per dare un’idea ai lettori: con 10 milioni di euro si costruiscono 4 nuove scuole oppure si riasfaltano completamente metà delle strade comunali. E invece è arrivato Zuccalà che ha riesumato un progetto morto su cui spenderemo ancora 3 milioni di euro di soldi pubblici (per ora) e l’opera rimarrà ancora incompiuta. E’ evidente come all’appello mancheranno ancora 7 milioni di euro per completare i lavori. Il Sindaco ha parzialmente corretto il tiro e ora nelle sue comunicazioni inizia a parlare di “completamente del corpo centrale” del teatro e non di “completamento”. La verità, quindi, è che al termine di questi lavori il teatro non sarà completo e non potrà essere aperto. Innanzitutto perché mancheranno ancora diverse opere murarie da terminare, compreso un intero altro edificio. Poi mancheranno tutti gli arredi e gli impianti necessari agli spettacoli. Mancherà anche il parcheggio e, soprattutto, mancherà il soggetto che sarà responsabile di

far funzionare, sia sotto il profilo artistico che quello meramente economico, una struttura del genere. Per essere chiari: quando questi 3 milioni di lavori saranno terminati, avremo ancora un’opera incompiuta sotto gli occhi che magari avrà qualche muro e parete in più ma che certamente non rappresenterà un teatro pronto ad essere aperto. Un giorno parleremo anche della sostenibilità economica di un teatro di quelle dimensioni, se mai dovesse essere completato. Sono già falliti molti teatri di importanti città d’arte, come si pensa che un teatro del genere riuscirà a sostenersi con i soli introiti degli spettacoli? Si pensa di farlo funzionare ancora con vagonate di milioni di euro dei nostri soldi?» C’erano alternative per recuperare l'ecomostro secondo lei? «L’ipotesi a cui si stava lavorando era di riconvertire il rudere del teatro e realizzare al suo posto una struttura commerciale come sede del mercato coperto permanente della Città di Pomezia. Allo stesso tempo, avremmo realizzato il “vero” teatro di Pomezia ristrutturando l’ex “cinema dei preti” oppure realizzando una struttura prefabbricata “a tendone” in via S. D’Acquisto. Spendendo al massimo un milione di euro. E Pomezia avrebbe avuto il suo teatro in tempi brevi». Luca Mugnaioli

La (travagliata) storia del teatro L’EX CONSORZIO DI VIA VIRGILIO La struttura è un ex consorzio agrario che potete vedere in queste bellissime foto d'archivio che siamo riusciti a recuperare grazie ad una nostra lettrice. Ad ogni modo era addirittura il 2003 quando venne presentato il progetto per la realizzazione di un teatro per rilanciare la struttura. In realtà le pratiche per l'acquisizione della struttura erano state avviate già anni addietro e nel 1999 (c'era l'Amministrazione Aureli, ndr) venne presentata alla città l'idea di un teatro da circa 220 posti. Costo stimato 9 miliardi delle vecchie lire, per metà già finanziata, come ricostruito in un articolo d'archivio del Pontino. In tutto, fino al 2022, si sono succedute ben cinque Amministrazioni Comunali senza che l'opera sia stata portata a termine. Ritardi burocratici, lentezza nel reperire i fondi necessari (una sovrastima dell'opera?) nonché diverse vicissitudini politiche (come la caduta per le note vicende giudiziarie dell'Amministra-

zione Aureli), hanno trasformato il progetto del teatro in uno dei fallimenti più clamorosi della politica – a tutti i livelli – dagli anni '90 ad oggi a Pomezia. Ad ogni modo una delle tappe salienti fu quella del 2003 quando, come detto, si arrivò al primo vero progetto, in questo caso molto più ambizioso del precedente considerando gli ulteriori 400 posti che avrebbe dovuto ospitare. Notevolmente maggiore però era anche la spesa che si sarebbe dovuta sostenere, con la cifra che schizzò addirittura a 18 milioni di euro. Il pacchetto di interventi venne scomposto in cinque lotti da finanziare con un mix, tra gli altri, di finanziamenti regionali ed europei ma l'iter si rivelò però una vera e propria corsa ad ostacoli e malgrado, nel tempo, siano stati investiti complessivamente circa 7 milioni di euro, l'opera restò incompiuta. Di fatto il teatro non ha mai aperto trasformandosi nel tempo, periodicamente, anche in una discarica abusiva.


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POLITICA

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Cinghiali a Pomezia, cresce il timore dei cittadini: a ormai da diverso tempo che attraverso il nostro giornale vi stiamo raccontando del fenomeno dei cinghiali a Pomezia la cui presenza, oltre che ad essere aumentata in termini numerici, si fa sempre più vicina al centro abitato. Non solo. Una delle zone più “frequentate” da questi animali è quella della scuola di Via della Tecnica situata lungo l'omonima via: qui, nella vegetazione che costeggia la strada, insiste un grosso nucleo di cinghiali che da poco conta L’esamplare ucciso da un’auto a fine aprile lungo Via di Torvaianica Alta anche un nutrito numero di cuccioli. battersi in intere famigliole impegnate ad fenomeno è ormai acclarato da tempo, Roma Gli avvistamenti attraversare la strada. E questo pra- in testa, l'idea di poterseli ritrovare Ma questo non è l'unico ticamente a ridosso del centro di all'improvviso in mezzo alla strada e punto del territorio dove è GLI AVVISTAMENTI Pomezia. Così come, ancora, a rimanere coinvolti, di conseguenza, in possibile incontrarli. I gruppi più nutriti di cinghiali Colle Fiorito, dove soltanto incidenti stradali. Il primo, purtroppo, c'è già Un'altra area tra quelle sono stati avvistati nella zona di pochi mesi fa un cittadino stato ed ha provocato l'uccisione di un maggiormente segnaColle Fiorito, lungo la Via del Mare e si era imbattuto in un esemplare. E' successo in Via di Torvaianica late dai cittadini è in Via Fratelli Bandiera. Un altro branco composto da ben Alta a fine aprile: l'auto non è riuscita ad quella di Via Fratelli gruppo, in forte espansione, si è otto cinghiali. evitare l'animale e lo ha preso in pieno non Bandiera e, più in gestanziato invece lungo Via della L'incidente lasciandogli scampo. Illesa invece la nerale, tutta la fascia Tecnica, a pochi passi dall’omonima I timori tra la popolazione conducente del veicolo con quest'ultimo che che costeggia la Via scuola; in Via di Torvaianica Alta stanno dunque crescendo. A però ha riportato ingenti danni. del Mare. Sempre più infine il primo grave spaventare è soprattutto, come (continua) spesso infatti, specie nelle incidente stradale già accade in altre città dove il ore notturne, capita di im-

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a fine aprile esemplare investito e ucciso da un'auto e non vengono messi in atto comportamenti che li possano far sentire minacciati. Di norma la fauna selvatica reagisce solo come estrema difesa e preferisce sempre evitare lo scontro. Ci si chiede perché si stanno avvicinando alle nostre case, potremmo rispondere sia perché cercano risorse alimentari (spesso si vedono sotto le querce nei parchi, oppure vicino ai corsi d'acqua), ma anche dovremmo ragionare sul motivo per cui noi umani abbiamo edificato nel loro habitat: dopo un periodo in cui si sono allontanati per le pressioni ambientali dovute ai cantieri e alle edificazioni, hanno trovato nei parchi cittadini aree senza predatori, dove poter di nuovo ritornare a vivere». Chi dovrebbe occuparsene e quali azioni, a prescindere, sta portando avanti il Comune in tal senso? «La competenza sulla fauna selvatica è normata dalla Legge 157/92 e la proprietà di qualunque animale selvatico è in capo allo Stato. La competenza per i piani di controllo e gestione è riCinghiali lungo via della Tecnica vicino alla scuola

(segue) L'intervista all'Assessore all'ambiente Sul tema ci siamo rivolti all'Assessore all'ambiente del Comune di Pomezia Giovanni Mattias. Il fenomeno sta preoccupando sempre più i cittadini anche perché oltre agli avvistamenti in questi giorni si è verificato un incidente stradale che ha provocato la morte di un esemplare. Si tratta di timori fondati oppure no? «Si tratta di fauna selvatica e non di animali domestici, quindi è comprensibile il timore di incontrare animali dal comportamento sconosciuto. E’ bene sottolineare però che, come tutti gli animali selvatici, tendono a evitare l’uomo perché sono stati sempre oggetto di caccia, non c’è quindi alcun pericolo di eventuali attacchi, se si rispettano

partita tra Regione e Nella foto: Stato, dietro parere l’Assessore di ISPRA. Quello all’Ambiente che può fare il del Comune di Comune è inPomezia formazione alla Giovanni cittadinanza, Mattias con l’obiettivo di evitare potenziali conflitti tra gli umani e le famiglie di cinghiali. Proprio per questo stiamo avviando, in collaborazione con il WWF Roma e Area metropolitana, una campagna di sensibilizzazione che informa la cittadinanza su quali comportamenti tenere in caso di avvistamento. Fortunatamente a Pomezia, al contrario di altre città, non abbiamo cassonetti dei rifiuti liberi, quindi i cinghiali non si addentrano in Città, ma rimangono al massimo negli spazi dove insistono parchi e dove possono trovare ghiande e altri frutti». Luca Mugnaioli «I timori sono comprensibili ma è bene ricordare che, come tutti gli animali selvatici, tendono a evitare l’uomo perché sono stati sempre oggetto di caccia. Non c’è quindi alcun pericolo di eventuali attacchi, se si rispettano»

I risultati del sondaggio Qual è stato secondo voi il miglior Sindaco dalla fine degli anni ’90 ad oggi a Pomezia e Ardea? Questa la domanda che abbiamo fatto a voi lettori e a cui avete risposto in tanti nei giorni scorsi. Questi i cinque Sindaci di Ardea che hanno amministrato la città dal 1997 al 2022 tra i quali avete potuto scegliere: Martino Farneti, Roberta Ucci, Carlo Eufemi (il mandato più lungo tra i cinque), Luca Di Fiori, Mario Savarese. Per Pomezia invece troviamo invece Maurizio Aureli (dal 1998), Stefano Zappalà, Enrico De Fusco (il mandato più lungo tra i 5 Primi Cittadini pometini), Fabio Fucci e Adriano Zuccalà.Le amministrazioni Zuccalà e Savarese sono state comunque inserite anche se ancora al Governo Cittadino in quanto la prima segnerà 4 anni di mandati a giugno (peraltro in continuità politica con la precedente Giunta) mentre la seconda terminerà il suo percorso tra pochi mesi. Dall’elenco sono stati esclusi i Commissari prefettizi. Questi dunque i risultati finali.

POMEZIA

ARDEA

Voti totali sondaggo Pomezia 859 (di cui 359 raccolti online). Voti totali sondaggio Ardea 278


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Da ristorante dei VIP a Ecomostro: la storia d i vediamo in piazza”. In ogni posto del mondo, in passato è sempre stato così. Adesso molto meno, tra la tecnologia e la digitalizzazione che hanno reso gli incontri sempre più virtuali e gli ultimi due anni di pandemia che ci hanno chiusi in casa più del dovuto. La piazza è sempre più deserta. Come quella di Torvaianica, che adesso è vuota, ma un tempo pullulava di vita, almeno da inizio giugno a fine settembre, tanto che non si riusciva a passare e si restava fermi in coda. Ma era bello così. E a Torvaianica la piazza è sempre stata sinonimo di “Biagio”. Anche se ormai da anni l’ecomostro ha presto il posto di quello che una volta era il centro della mondanità del litorale pometino e non solo, sono in molti a ricordare i fasti della struttura fondata da Biagio Masone e sua moglie Giovanna nel lontano 1930. Da ristorante dei vip a ecomostro: la storia – gli inizi All’epoca inizia tutto quasi per caso. Biagio, pescatore di Minturno, già dal 1920 veniva a Torvaianica, ma solo nel periodo estivo. Poi, 5 anni dopo, decide di trasferirsi con tutta la famiglia. All’epoca ha 2 figli, a cui ne seguono altri 6. Giovanna, sua moglie, lo supporta in questa nuova avventura. Mentre cresce i bambini, sfrutta le sue doti di ottima cuoca: insieme al marito decidono di aprire, nel 1930, un piccolo ristorante sulla spiaggia, là dove adesso c’è piazza Ungheria. Decidono di chiamarlo la “Trattoria dei Cacciatori”. Intanto Biagio continua a fare il pescatore di telline: grosse e saporite. Molte vengono vendute fino ad Albano, altre le tiene Giovanna per cucinare la sua specialità, gli “spaghetti alle telline sgusciate”, che in poco tempo di-

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Piazza Ungheria a Torvaianica nel 1950 Nel 1930 Biagio Masone e sua moglie sotto i riflettori. La mattina dell’11 aprile Giovanna aprirono il ristorante a cui 1953 fu ritrovato sulla spiaggia di Torvaiaseguì poi un emporio. Lo scoppio della nica il cadavere di Wilma Montesi, una raguerra rovinò però tutto gazza romana di 21 anni, sparita nel nulla tre ventano rinomati tra i clienti che arrivano da giorni prima, dopo una gita solitaria a Ostia, Roma e dai Castelli. Gli affari della coppia dove era andata per un “pediluvio”. Il ritrovanno bene e poco dopo l’attività si ingran- vamento e il conseguente clamore del nome disce con un emporio che vende un po’ di dell’allora piccolissima località, formata da tutto. A Torvaianica iniziano a vedersi altre poche case e casupole e qualche villetta, fu casupole, abitate perlopiù da pescatori e cac- un avvenimento di cui tutti gli abitanti si riciatori. Ci sono i primi abitanti stabili. Ma tagliarono un personale ricordo, poi tramanpochi anni dopo arriva la guerra. La situa- dato alle generazioni successive. Per certi il zione degenera. Biagio è costretto a scappare coinvolgimento fu più interessato o meno a Roma con la sua famiglia, ospite di una trasparente: qualcuno ebbe il suo momento cliente che gli mette a disposizione la sua di notorietà, sballottato qua e là per l’Italia a casa nel quartiere Prati. Deve lasciare il risto- rendere testimonianze su eventi che coinvolrante, la sua barca da pescatore, la sua atti- sero pesantemente personaggi dello spettavità. I tedeschi hanno preso tutto. Quando colo e protagonisti della scena politica di riesce a tornare nel 1945, alla fine della quegli anni. Wilma Montesi è il “mito fonguerra, deve rimboccarsi le maniche e rico- dante” di Torvaianica, che da posto sconominciare da capo: la sua casetta non c’è più, sciuto divenne improvvisamente nota a tutti. il ristorante annesso La sua morte, infatti, vedeva implicati personemmeno. Biagio, la naggi altisonanti. Tra i primi a vedere il moglie e i figli non si corpo della ragazza ci fu anche Biagio Maperdono d’animo. Ci sone. Gli investigatori usarono il suo ristomettono del tempo, rante come base, perché era l’unico in zona ma ricostruiscono la ad avere il telefono. Da quell’anno i turisti iniziarono ad arrivare a frotte, attirati in macasa e il ristorante. Torvaianica diventa niera quasi morbosa. famosa: il caso Montesi Ed è proprio dopo aver terminato la ricostruzione del locale che succede un bruttissimo caso di cronaca nera che porta Torvaianica

(continua)

Dopo la fine della guerra Biagio ripartì da capo: poi nel 1953 la tranquillità del litorale fu spezzata dal caso “Montesi”. Fu quello a far conoscere a tutti l’allora piccola località chiamata Torvaianica

C’era una volta la “piazza di Biagio”: nessun ecomostro e un posto ritrovo per giovani e VIP. La sua storia parte da lontano addirittura dal 1930 quando venne aperto il ristorante


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di uno dei luoghi più iconici di Torvaianica (segue) Fellini e Biagio: la Dolce Vita in piazza Subito dopo, un altro evento, stavolta positivo, incrementò la popolarità di Torvaianica. Il grande regista Federico Fellini decide infatti di girare qui alcune scene del film “La Strada”. Nella pellicola si vede la chiesa, ancora in costruzione, e il ristorante da Biagio, con l’insegna dell’epoca, che recitava “Da Biagio” e poi “Tutti i comforts”. La pellicola l’anno seguente vince l’Oscar come miglior film straniero. E Torvaianica esplode come località dei vip. Fellini, che durante le riprese amava andare a mangiare dalla signora Giovanna, viene ricordato come una persona squisita. Così come il protagonista Anthony Quinn e il resto della troupe. Ma a frequentare il ristorante, golosi dei famosi spaghetti con le telline sgusciate, sono tanti vip. Tra loro figura anche Arnold Schwarzenegger, che per un breve periodo ha abitato a Torvaianica. Tra i personaggi italiani, i clienti affezionati erano Ugo Tognazzi, Riccardo Cocciante, Sergio Fantoni e Marisa Merlini. La struttura cresce insieme alla piazza, tant’è che vi si identifica. E lo fa talmente bene che sui biglietti dell'autobus dell’epoca, negli anni ’60, invece che la scritta Roma-Torvaianica viene riportato: “Roma-Biagio”, come se l’azienda dei Masone fosse il simbolo di quella piazza. Ed evidentemente lo era. C’è una sola corsa al giorno, va la mattina e torna la sera. Su questo la situazione era peggiore di quella di oggi. L’azienda che gestiva i trasporti la Piga, adesso scomparsa. Torvaianica continua a crescere ed espandersi. Tra speculazione edilizia e nuovi arrivi, sono sempre più le persone che riempiono il litorale pometino. Il boom si registra intorno agli anni ’80. Ugo Tognazzi, con il suo Torneo di tennis che vede attori e cantanti alla ricerca dello Scolapasta d’oro, porta a Torvaianica decine di vip. E con loro la gente comune, che riesce a incontrare il divo preferito senza allontanarsi troppo da casa. Biagio è sempre al centro di questa espansione. L’architettura del

Dopo i fasti della Dolce Vita e di Tognazzi inizia il lento declino. Nel 2000 una società acquisisce gran parte della struttura di Piazza Ungheria: ma i lavori, com’è noto, non saranno mai ultimati ristorante e dell’albergo, che prima si chiamava “Hotel Miramare”, è cambiata nel tempo, l’attività è passata di mano ai figli e ai nipoti. Dopo la morte di Biagio, nel 1964, a gestire il tutto erano quattro degli otto figli. Poi, agli inizi degli anni 2000, gran parte della struttura viene venduta a una società, che doveva trasformarla in un centro benessere, con tanto di piscina termale. Nasce l’ecomostro – il declino Ma questo non succede: la struttura, vista l’impossibilità ad andare avanti con i lavori, viene abbandonata. Inizia un lento ma inesorabile declino, che somiglia – purtroppo – a quello della città. Dai periodi fastosi, con il pienone costante, alle stagioni morte. Poca gente, degrado sempre più evidente, trascuratezza dell’ambiente. Torvaianica appare brutta anche ai turisti, che scappano verso mete più appetibili, lontane, oppure vicine, come Anzio e Nettuno, oppure Ostia e Fregene. Qui non ci sono servizi, non ci sono attrattive per i giovani. Niente eventi che

Torvaianica esplode come località del turismo ‘che conta’ negli anni ‘80

possano compensare le mancanze. Niente più vip. Ma in compenso abbiamo questo scheletro che incombe sulla piazza, sempre più brutto e fatiscente. Dentro ci vanno i disperati. Perlopiù stranieri, quasi sempre irregolari. Spacciatori, venditori di qualsiasi cosa. Le nostre inchieste hanno documentato cosa c’era all’interno: la grande sala trasformata in un bagno immenso, le stanze devastate, distruzione e rifiuti maleodoranti ovunque. Resta così per anni, fino alle aste inizialmente andate deserte e all’acquisto da parte del Comune. A ottobre del 2021 l’amministrazione si aggiudica l’asta e acquista la struttura per un importo complessivo di 610 mila euro. A settembre di quest’anno verrà demolita per allargare la piazza e, come dichiarato dal sindaco Adriano Zuccalà “realizzare un edificio compatibile alle necessità della delegazione attualmente operativa e al contesto urbano”. Ma non verrà demolita tutta la struttura: una parte, infatti, appartiene ancora a Biagio Masone. Junior. Il nipote di quel Biagio che ormai 100 anni fa aveva dato inizio alla storia della piazza di Torvaianica, oltre che della sua famiglia. (continua)


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(segue) Biagio, dai ricordi del passato alle speranze per il futuro “Io qui ci sono nato, ci ho passato la vita e ho tutti i miei ricordi”. Porta lo stesso nome del nonno e come lui è legato a questa piazza. Quando era più piccolo, lo chiamavano Biagino, per distinguerlo dal parente anziano, anche se non lo ha mai conosciuto. È l’unico a essere rimasto a lavorare nella struttura originaria creata dal nonno. Gestisce il negozio di tabacchi che si affaccia tra piazza Ungheria e viale Spagna. Questa piazza, quando lui era adolescente, era il centro della mondanità: sempre piena, in certe serate si faceva fatica a passare. I giovani si ritrovavano con le comitive, le famiglie venivano a prendere il gelato. Era il posto ideale per conoscersi, qui si si girava anche 20 volte intorno alla piazza per farsi notare da qualcuno che si reputava interessante, fino a quando finalmente si riusciva nell’intento o fino a quando si capiva che non era proprio aria. “Erano proprio altri tempi. Erano gli anni ’80. Qui girava davvero bella gente, era pieno di giovani”. Quali sono i tuoi ricordi? “Tutto era molto incentrato sulla piazza. Prima eravamo di meno, ci si conosceva tutti. D’estate arrivavano in tantissimi, ma solitamente erano sempre le stesse persone. Arrivavano da bambini, crescevano qui. Torvaianica era davvero una bella realtà, il posto ideale per le vacanze delle famiglie, ma anche per i ragazzi, ce n’erano tantissimi”. E i vip? “Anche quelli. Da noi sono sempre venuti, a partire dai Tognazzi. Questo era un punto di ritrovo più esclusivo di Ostia. La mondanità vera era qui”. Perché questo declino? Nella foto: “Perché le varie amminila tabaccheria strazioni che si sono succeBiagio in dute non hanno creduto in Piazza Torvaianica come vero Ungheria

Il nipote veniva chiamato da ‘Biagino’ da piccolo per distinguerlo dal nonno: «I ricordi della mia infanzia? Sono legati alla piazza, sempre piena di bella gente e ragazzi. Erano altri tempi» luogo vacanza e non ha dato valore al suo lungomare. Ha rivolto maggiore attenzione alla parte industriale e a Pomezia città. Mentre qui, con la nostra bellissima spiaggia, c’erano da fare grandissime cose. Avevamo un potenziale che non è stato minimamente sfruttato e che purtroppo adesso in gran parte è andato perso. Si sarebbe dovuto fare un porticciolo per i pescatori, per rendere più gradevole la loro sistemazione, ma ci sarebbero state tante altre cose da fare – e da non fare – per rilanciare il turismo in questa città. Ma sembra quasi che nessuno ci abbia mai creduto. Eppure Torvaianica avrebbe potuto avere tutto un altro destino”. Di certo l’immagine che ha avuto con la struttura abbandonata proprio in piazza nell’ultimo ventennio non ha aiutato. Una “cartolina” molto differente rispetto a quelle che produceva e vendeva tuo nonno negli anni ’60. Tu come hai vissuto il degrado di questa struttura e quanto pensi abbia pesato nel declassamento complessivo della città? “Anche in questo caso penso che ci sia molta responsabilità da parte delle varie amministrazioni comunali, che hanno ‘concesso’ troppo a chi aveva preso in concessione la struttura dopo di noi. Sarebbe servita maggiore attenzione a quello che stava succedendo sin dall’inizio. Occorreva far rispettare le scadenze di fine lavori, per esempio. Non bisogna arrivare a questo stato di degrado”. Degrado con anni e anni in cui la struttura è stata occupata abusivamente. “E nessuno faceva niente. Nonostante fossimo in piazza, con la municipale che girava in continuazione e vedeva quello che succedeva, con gente che entrava e usciva, non c’era nessuno che intervenisse”. E adesso? “Anche adesso la situazione non è che sia cambiata molto. Da quando il Comune ha acquisito la proprietà sono state chiuse tutte le entrate, è vero. E dentro è stato tolto tutto lo schifo che c’era. Ma l’incuria e il degrado sono rimasti. Nessuno si prende cura di quest’area. Lo dimostra il fatto che qualche giorno fa dentro l’area c’è un gatto morto da

Il Corriere della Città maggio 2022 ormai 3 mesi. Si trova a circa due metri dal cartello in cui si avverte che i gatti che si trovano qui fanno parte di una colonia comunale. Quindi, dovrebbe occuparsene il Comune. Sono 3 mesi che stiamo chiamando la municipale per chiedere di rimuovere questo povero gatto, ma nessuno ci ascolta. Sono venuti a vedere, ma il gatto è rimasto lì. Ormai si è decomposto. A parte il cattivo odore e la questione igienica, mi chiedo: ma non era un gatto della colonia felina del Comune? Perché lasciarlo morto così, povera bestiola? Una volta, sempre a causa del degrado e della mancata pulizia dell’area da parte del Comune, siamo stati invasi dai topi. E non parlo dei topolini di campagna”. Cosa si sarebbe dovuto fare? “Innanzi tutto tenere pulito. E magari, per non far vedere questa bruttura, mettere dei teli con delle immagini di quello che sarà, come si fa in tante altre parti, per coprire questa oscenità”. Adesso che verrà abbattuto, cosa succederà alla tabaccheria Biagio, unica parte rimanente di tutta questa storia che abbiamo appena raccontato? “Ho avuto rassicurazioni dal Comune riguardo la mia porzione di struttura. Ancora non si conoscono i dettagli del progetto che vede l’abbattimento e il mantenimento di una parte. Spero che facciano qualcosa di carino, ristrutturando bene la parte che non verrà buttata giù. So che inizialmente avrò dei disagi, ma se il risultato finale sarà una piazza più gradevole per tutti, ben venga”. Qual è il ricordo più bello che hai di “Biagio”, inteso come il bar e il ristorante? “La gioventù che lo frequentava. C’era tanta gente, tanto movimento. Noi aprivamo il bar alle 6 del mattino e mio padre chiudeva, soprattutto d’estate, alle 3 di notte. Praticamente stavamo quasi sempre aperti. C’erano tantissimi giovani. E posso assicurare che erano perlopiù bravi ragazzi. C’era davvero bella gente. Purtroppo adesso è cambiato tutto. Insieme alla bella gente ci sono anche altri tipi di persone…” Maria Corrao Si ringrazia per le foto il gruppo Facebook “Rivogliamo la Torre a Torvaianica" «Declino del litorale? Le varie Amministrazioni che si sono succedute non hanno mai creduto fino in fondo nel potenziale di Torvaianica. E oggi molto di quel potenziale è andato perso per sempre»

Oggi nell’unica attività rimasta lavora il nipote di Biagio che porta il suo stesso nome: dal Comune ha avuto la rassicurazione circa la sua porzione di struttura dato che a settembre l’ecomostro (finalmente) verrà abbattuto


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Pomezia, la battaglia di Wesley per il suo papà Sul 74enne era ricaduta ingiustamente la colpa di un incidente per un senso unico “non visto” dai Vigili na battaglia di dignità. Così aveva definito Wesly, un ragazzo di Pomezia che si era rivolto alla nostra Redazione due anni fa, la lotta intrapresa per rendere onore a suo papà rimasto vittima di un'ingiustizia. L'uomo, di 74 anni, era stato reputato erroneamente responsabile di un incidente, grave per la dinamica e per i danni subiti dalla sua auto, e perfino multato per l'infrazione commessa. Insomma, la classica beffa oltre al danno. Oggi però una prima vittoria Il tratto dove è avvenuto l’incidente a Pomezia, oggi il cartello è stato ripristinato gli è stata riconosciuta: grazie proprio alla A causa dell’errata valutazione della lotta contro la burocrazia italiana portata si poté dire lo stesso. Gli agenti della Polizia dinamica la famiglia non ha ricevuto avanti dal figlio il Giudice ha dato finalmente Locale di Pomezia, intervenuti a seguito delalcun risarcimento da parte l'incidente, rilevarono infatti erroneamente ragione al suo papà. dell’assicurazione l'infrazione commessa dal cittadino straniero L'incidente contestandogli lo "sconfinamento" nella carDi questa storia eravamo stati i primi a parmeno la “certificazione” di Anas (di quest'ullare nel dicembre 2020. L'incidente che ha reggiata opposta. «Una cosa incredibile - ci tima infatti la competenza, ndr), che ha conportato al contenzioso legale si era verificato spiega il figlio - io sono di Pomezia, tutti fermato l'esistenza del senso unico in quello sanno che quella strada ha un unico qualche mese prima, esattamente il 6 specifico tratto, è bastata: anche il Prefetto insenso di marcia anche perché di lì agosto. Il papà di Wesley, cittafatti, altro organo al quale la famiglia si era a pochi metri c'è l'ingresso dino straniero originario dello rivolto, non ha accolto l'istanza. Il Giudice di L’INCIDENTE sulla Pontina, come poSri Lanka, aveva avuto l'inPace dà ragione a Wesley: ma la battaglia Si è verificato il 6 agosto 2020 trebbe essere altricidente nella strada di racnella strada di raccordo tra Via Ca- menti?», prosegue. Ma la continuaQuesta storia ha avuto però un cordo che da Via dei stelli Romani e la Pontina, all’altezza segnaletica verticale, (primo) lieto fine come detto. L'ultima Castelli Romani im“porta” alla quale ha deciso di bussare Wesley della curva in direzione Roma. Al che negli anni è stata mette sulla statale Pon74enne venne contestato lo “sconfina- presente a momenti al- è stata quella del Giudice di Pace, che finaltina in direzione Roma. mente gli ha dato ragione. Il Tribunale – mento” di carreggiata ma in realtà, terni, in quel momento, Questi i fatti. L'uomo dopo due anni di carte bollate – ha riconoessendo quel tratto a senso unico, fatalità, non c'era. Sarà stava percorrendo la l’altra auto con la quale si è scon- proprio grazie alle segna- sciuto che in effetti quella multa era stata strada quando all'improvcomminata ingiustamente. Adesso però resta tratro lì non ci sarebbe lazioni di Wesley che la carviso, all'altezza della curva un ulteriore capitolo da affrontare, la battadovuta stare tellonistica verrà ripristinata dove è presente lo stabilimento glia per farsi riconoscere i danni dall'assicudi lì a due settimane. Ma per acdella Tim, si era schiantato contro razione. Sì perché a causa della valutazione certare le responsabilità dell'incidente del un'auto proveniente dal senso opposto, sbagliata dell'incidente la compagnia non uscita, come si legge nel verbale di accerta- padre il problema restava.I muri di gomma aveva risarcito la famiglia degli ingenti mento della Polizia Locale, dal successivo della burocrazia italianaQuella che danni subiti dal veicolo. Wesley, ci parcheggio di un'azienda sita a ridosso della sembrava essere dunque fin dalha tenuto a ribadirlo anche in Pontina; peccato che quell'auto lì non ci sa- l'inizio a tutti gli effetti una vera questa occasione, non ne fa però rebbe dovuta stare perché il tratto successivo e propria ingiustizia, o comunprincipalmente una questione que, a voler esser buoni, una era, ed è, a senso unico. economica, sebbene il danno sia “svista”, fatica ad essere riconoIl verbale “sbagliato”? stato notevole. «Mio papà ha 76 E qui iniziarono, purtroppo, le disavventure sciuta ufficialmente dagli Enti anni ma purtroppo ancora non per la famiglia. Se da quel sinistro il 74enne, preposti. La famiglia ha provato inparla e non conosce bene l'italiano. così come del resto l'altro conducente, del fatti a chiedere l'annullamento del Spero solo che questo fatto non abbia posto, uscì con poche conseguenze al livello verbale al Comando della Polizia Locale ma pesato quel giorno. Però mi fisico, dal punto di vista amministrativo non la sua richiesta è stata negata. Nel frattempo chiedo: perché i Vigili gli Nella foto: ha cercato di farsi mettere nero su bianco che hanno fatto lo stesso la multa Wesley, figlio «Tutti a Pomezia sanno che quella strada quella strada fosse davvero a senso unico se, quantomeno, la situadel 74enne è a senso unico (quel giorno, fatalità, il scoprendo però che nessuno – pensate un po' zione non era chiara? Mi au- protagonista cartello non c’era, ndr) ma ammesso che – sapesse in realtà di chi fosse la competenza, guro allora che situazioni del di questa vi fosse il dubbio, perché è stata fatta lo se del Comune, della Città Metropolitana o genere non ricapitino più». spiacevole stesso la multa a mio padre senza prima di Anas. Ma Wesley non si è arreso e alla fine vicenda accertarsi della situazione?» ne è venuto a capo. Purtroppo però nem-

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Il figlio aveva fatto ricorso al Comando della Polizia Locale di Pomezia (respinto), al Prefetto (respinto), infine al Giudice di Pace che finalmente gli ha dato ragione


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Pomezia Calcio, parla il Patron Bizzaglia: «St residente è stata una stagione sin qui da incorniciare conclusasi con la vittoria del Campionato d'Eccellenza nell'ultima domenica di aprile. Che valore ha questo successo? «E' una grandissima soddisfazione. Negli ultimi quattro anni, tolti gli ultimi due che a causa del Covid, per tanti aspetti, sono stati un “po' falsati”, passatemi l'espressione, avevamo raggiunto due secondi posti. Volevamo questa vittoria, l'abbiamo cercata e l'abbiamo ottenuta». Vi aspettavate questo cammino praticamente perfetto? «Sono molto sincero. Come detto venivamo da due anni difficili e personalmente ero molto deluso da quanto successo. Quest'anno è stato liberatorio. Preparando la stagione avevamo avuto contezza di aver fatto un'ottima squadra, completata ad agosto e poi a gennaio con degli acquisti mirati, importanti e di prima fascia. Le classiche ciliegine sulla torta per intenderci. C'è stato un grande lavoro del Direttore sportivo Mezzina e dell'allenatore Scaricamazza che mi hanno dato stimoli straordinari sin dall'inizio. Le sensazioni dunque di poter fare qualcosa di importante c'erano tutte. E i risultati sul campo ci hanno dato ragione. Ho solo il rammarico della Coppa Italia per la partita persa contro il Civitavecchia, ma purtroppo è andata così. Ora però serve fare l’ultimo sforzo altrimenti non avremo fatto nulla». Un commento infatti glielo chiediamo sulla regola che preNella foto: vede un mini torneo per la Alessio qualificazione in Serie D Bizzaglia, anziché la promozione diPatron del retta. Che ne pensa? Pomezia Calcio «C'è da fare una premessa. e della E' chiaro che vincere un Fortitudo campionato e non avere la Pomezia 1957

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«Niente promozione diretta? Chiaramente ci lascia amareggiati ma le regole erano queste sin dall’inizio e sapevamo quale era il meccanismo per andare in Serie D» certezza di essere promossi in Serie D, di non avere cioè quello che hai conquistato sul campo, ti lascia amareggiato, è inevitabile. Lo scorso anno sono state conquistate promozioni con un mini torneo, concentrato in poco tempo e in poche partite. Quest'anno c'è stato invece un campionato tradizionale dall'inizio alla fine. Al tempo stesso però, quantomeno, quest'anno il regolamento era chiaro fin dall'inizio e quando abbiamo iniziato la stagione sapevamo che il meccanismo per la promozione era questo. Lo abbiamo accettato e abbiamo scelto noi di partecipare chiaramente. L'unica cosa che mi sento di dire è che in Lombardia ad esempio hanno promosso direttamente le vincitrici dei gironi e magari nel Lazio si poteva fare lo stesso». Tivoli e Lupa Frascati sono le avversarie designate per questo triangolare che vale, di fatto, una stagione intera: quale delle due teme di più? «Dal punto di vista tecnico lascio i giudizi a chi ha più competenza di me ed ho massima fiducia nell'allenatore e nella squadra. Sono chiaramente due grandissime squadre, conosco molti calciatori di queste società perché alcuni di loro sono passati anche da noi. Posso dire che sicuramente lo spettacolo sarà assicurato. Dal nostro punto di vista c'è la

consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per allestire una rosa competitiva e in grado di raggiungere il massimo obiettivo possibile: adesso dovremo dimostrarlo in campo». Un messaggio al Mister e alla squadra in vista dei playoff? «Sanno benissimo che tipo di sentimenti ho e qual è la mia partecipazione emotiva nei loro confronti. Quest'anno ho fatto una scelta precisa: dividere e scindere l'aspetto tecnico da quello manageriale, imprenditoriale e di gestione, occupandomi personalmente solo di questi ultimi aspetti. Il campo l'ho lasciato a chi di competenza. Da parte mia sanno benissimo come gli sono stato vicino, quasi come un padre si può dire, e per tutto l'anno ho dimostrato di avere la massima fiducia in ciò che stavano facendo, dai giocatori, al mister al direttore sportivo. Adesso faccio lo stesso ribadendogli soltanto che mi fido di loro. Siamo una grande squadra, abbiamo massimo rispetto per tutti gli avversari ma paura assolutamente di nessuno». Veniamo al Calcio a 5 dato che anche in questo caso la stagione fino ad ora è di quelle da ricordare. Un momento su tutti è stato quello della vittoria della Coppa Italia A2. Che emozione è stata? «Sportivamente parlando è stata una delle giornate più belle della mia vita e mi sarebbe piaciuto tanto centrare il “bis” con la squadra di Calcio in Eccellenza ma purtroppo non è stato possibile. Detto questo vincere la coppa Italia con il Futsal è stata un'emozione incredibile» Si aspettava che il vostro successo ottenesse così tanto risalto e visibilità considerando che il calcio a 5 non gode degli stessi riflettori del calcio? (continua) «Spareggi? Siamo una grande squadra, abbiamo massimo rispetto per tutti gli avversari ma paura assolutamente di nessuno»


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tagione al top, ma ora serve lo sforzo finale» (segue) «Il Calcio a 5 è un movimento che deve crescere tanto e ha un Presidente ad oggi che sicuramente potrà contribuire a farlo. Serve per questo coraggio soprattutto nelle scelte. Perché questa premessa. Perché quando mi è stata prospettata questa avventura all'inizio ero titubante. Oggi posso dire che andare a vedere la Fortitudo mi dà delle emozioni incredibili. E' uno sport che ti prende e ti conquista, in grado di regalare emozioni uniche: per questo credo sia importante riuscire a far conoscere e a far crescere questo sport come Ambizioni: «Vittoria della Coppa Italia con il Calcio a 5? Sportivamente una delle emozioni più belle della mia vita. Ma ora serve conquistare la Serie A altrimenti non avremo fatto nulla»

Il Pomezia Calcio ha vinto il campionato merita perché davvero ha tutto per meritarsi la medesima ribalta del calcio. E quindi ben d’Eccellenza accedendo al triangolare valido venga un risultato così importante e l'atten- per il salto in Serie D. Nel calcio a 5 invece la squadra di Bizzaglia punta nel rush finale ad zione che gli è stata tributata» ottenere la promozione in serie A C'è qualche rammarico per ciò che riguarda il campionato e la lotta al primo posto? strutture sportive, sia nel calcio che nel calcio «Purtroppo, a differenza del calcio, qualcosa a 5. Mi sarei aspettato, e spero che questo acabbiamo sbagliato in campionato. Bene chiacada nel prossimo futuro, una maggiore parramente la vittoria della Coppa ma l'obiettivo tecipazione e coinvolgimento da parte della era di fare altrettanto nel girone. Non ho procittà, a tutti i livelli. Serve cioè che Pomezia blemi a dire che se non riuscissimo a portare abbia contezza degli sforzi straordinari che a termine quello che abbiamo iniziato ragstiamo facendo per riportarla nello sport ai giungendo il traguardo della Serie A la stalivelli che merita. In tal senso, dato che ormai gione sarà stata fallimentare anche se, ripeto, è di dominio pubblico, posso annunciare il successo della Coppa ovviamente resta. anche un'importante novità». L'investimento sulla rosa di calcio a 5 è stato Quale? però importante e la promozione deve essere «Martedì scorso (26 aprile, ndr) è stato proper questo un traguardo da raggiungere a tocollato il progetto del nuovo stadio di Potutti i costi in questo finale di mezia. Una struttura ambiziosa, un stagione». investimento importantissimo da parte della Il calcio a Pomezia si sta riapfamiglia Bizzaglia e dunque finanziato compropriando dei palcoscenici pletamente dal privato. Adesso il primo che merita: secondo lei ci passo sarà quello dell'accettazione da parte sono i presupposti per tornare del Comune di Pomezia del progetto. Credo ai fasti del passato? che anche questo contribuisca a rispondere «Questa domanda mi fa alla domanda precedente». molto piacere. La mia passione per questa città e gli Luca Mugnaioli obiettivi che voglio raggiungere sono chiari a tutti. Abbiamo investito tanto nelle


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Valle: «Sono tutte finali, diamo il massimo» Intervista al patron dell’Unipomezia sulle ultime giornate di campionato residente partiamo dalla giornata di ieri (mercoledì 27 aprile, ndr) un vero e proprio trionfo che arriva probabilmente al momento giusto considerando il periodo complicato che la squadra stava vivendo. Che partita è stata? «Sapevamo che sarebbe stata una battaglia e l'abbiamo affrontata con il giusto spirito nonostante le tante assenze, alcune purtroppo ormai di lunga data. Basti pensare che il centrocampo schierato era composto tutto da ragazzi giovani. Ad ogni modo avevamo un solo risultato a disposizione, la vittoria, e alla fine siamo riusciti a vincere con ampio merito interpretando la gara nel miglior modo possibile». Il finale di stagione sarà caldissimo. Si aspettava un anno così complesso? «Oggi possiamo dire di aver sbagliato ad inizio stagione. Credo che l'errore principale sia stato quello di smantellare la squadra che aveva vinto il campionato fidandoci troppo del vecchio allenatore. E strada facendo ci siamo resi conti che la strada intrapresa era sbagliata. Abbiamo provato poi a correre ai ripari ma purtroppo probabilmente era troppo tardi e non abbiamo ottenuto grossi risultati. E' stata una stagione difficile, vissuta in zone di classifica in cui l'Unipomezia non è abituata a stare» A fine marzo sembrava però esser stata imboccata la strada giusta poi ad aprile qualcosa non ha funzionato, prima di riprendere nuovamente fiato come detto al momento giusto, con la vittoria contro il Rieti: cosa è successo secondo lei? «Diciamo che le prestazioni, come sottolineato anche dagli addetti ai Nella foto: lavori, non sono mai manIl Presidente cate. Purtroppo c'è stato un dell’Unipomezia mix tra sfortuna ed errori Valter Valle individuali che ci hanno

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Un momento della partita vinta dall’Unipomezia per 4-1 il 27 aprile scorso eccessivamente penalizzato in termini di risultati. Sicuramente come già detto le assenze hanno avuto il loro peso sopratutto a centrocampo anche se fortunatamente la nostra è una rosa ampia e ci permette delle valide alternative» Da qui alla fine qual è l'errore principale da evitare e come si dovranno affrontare le ultime tre partite rimaste? «Come abbiamo affrontato la partita con il Rieti. Sono partite da giocare “all'ultimo sangue” e vanno affrontate come tali. Sono tre finali, quattro se ci mettiamo la partita del play out. Va dato tutto. Speriamo nel frattempo di recuperare anche qualche infortunato» Quale partite tra quelle che restano reputa può nascondere più insidie? «Vanno affrontate tutte con la stessa massima determinazione. Molto dipenderà poi anche contro chi giocheremo il play out perché se ad esempio dovessimo affrontare il Rieti a pesare potrebbe essere l'aspetto ambientale:

«E stata una stagione difficile disputate in zone di classifica dove non siamo abituati a stare. Da qui alla fine restano 3/4 finali compreso il playout, serve la massima determinazione» è vero che l'abbiamo battuta con un punteggio anche ampio ma giocare in casa da loro sicuramente sarà diverso (il match del 27 aprile è stato disputato in campo neutro e a porte chiuse, ndr) senza contare che potrebbero avere a disposizione due risultati su tre mentre per noi conterebbe solo vincere. Ad ogni modo un passo alla volta» Un messaggio alla squadra e al mister? «Di mantenere la stessa determinazione e impegno che hanno avuto fino adesso anche in questo finale di stagione. Da parte nostra c'è massima fiducia nei ragazzi e nell'allenatore». Luca Mugnaioli Foto: pagina Facebook Unipomezia ASD



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Pomezia regina d’eccellenza. Ora i play-off Ecco come funzionerà il triangolare che vale la promozione in Serie D: il regolamento l Pomezia Calcio del presidente Bizzaglia è campione del girone A di Eccellenza per la seconda volta nella sua storia. Gli uomini di mister Scaricamazza hanno messo il punto esclamativo sul campionato sul campo del Fiumicino SC26: portuali che venivano da ben 7 turni d’imbattibilità e che si sono trovati a fare i conti con la spietatezza dei rossoblù. La squadra pometina ha ottenuto, con una giornata d’anticipo, la matematica vittoria del proprio girone grazie alla vittoria esterna per 0-2 firmata da Teti e Passiatore, in concomitanza della sconfitta della seconda della classe W3 Maccarese la quale è capitolata contro l’Astrea per 3-2. È stata una mera formalità, contornata da una bellissima festa, l’ultimo match della stagione al Comunale di Pomezia vinto per 4-1 contro il Civitavecchia. Per accedere alla Serie D i pometini dovranno comunque affrontare i play-off. Ai Play-Off "A" andranno Pomezia Calcio 1957, Tivoli Calcio 1919 e Lupa Frascati, squadre che hanno conquistato il primo posto in classifica nei tre rispettivi gironi di Eccellenza. Ai Play-Off "B" andranno invece W3 Maccarese, Anzio Calcio 1924 e Sora Calcio 1907, che

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hanno conquistato il secondo posto in classifica nei tre rispettivi gironi. Per quanto riguarda i Play-Off "A", le squadre di cui sopra si incontreranno tra loro con sistema all’italiana in gare di sola andata (gli abbinamenti della prima gara verranno determinati mediante sorteggio e tutte le squadre disputeranno una gara in casa ed una in trasferta). In caso di pareggio al termine dei tempi regolamentari verranno eseguiti i tiri di rigore. Le classifiche dei Play-Off “A” verranno redatte assegnando 3 punti per la gara vinta nei tempi regolamentari, 2 punti per la gara vinta ai tiri di rigore, 1 punto per la gara persa ai tiri di rigore, 0 punti per la gara persa nei tempi regolamentari. Nella seconda giornata riposerà la squadra vincitrice della prima gara. Disputeranno la terza gara le due squadre che non si sono incontrate in precedenza. La classifica finale dei Play-Off “A” verrà redatta adottando nell’ordine i seguenti criteri: - Maggior numero di punti conseguiti;

- Maggior numero di punti conseguiti negli incontri diretti; - Miglior differenza reti negli incontri diretti (non si calcolano i tiri di rigore) - Sorteggio Le società classificatesi al 1° e 2° posto al termine dei Play-Off “A” acquisiranno il titolo sportivo per richiedere l’iscrizione al Campionato Nazionale di Serie D 2022/2023. La società terza classificata verrà ammessa alle gare spareggio-promozione organizzate dalla LND. Per quanto riguarda i Play-Off "B", vale lo stesso regolamento per quanto riguarda gli scontri tra le tre squadre e la società classificatasi al 1° posto al termine dei Play-Off “B” verrà ammessa alle gare spareggio-promozione organizzate dalla LND.

Ciao Giovanni!

Nonostante la vittoria del campionato per accedere alla Serie D i pometini dovranno comunque affrontare i play-off. Ai Play-Off "A" andranno Pomezia Calcio 1957, Tivoli Calcio 1919 e Lupa Frascati

LUTTO A POMEZIA - Si è spento a Pomezia Giovanni Agostinelli che in città aveva aperto la storica gelateria La Fonte del Gelato lungo Via Roma. Il 6 aprile l’attività aveva festaggiato i 50 anni di attività. Giovanni aveva 85 anni. La Redazione si stringe al dolore e al cordoglio per la famiglia.

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01/05/2022

Numero 5 Anno 14

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao

STAMPA: Tipografia Graffietti

maggio 2022

IN REDAZIONE: Arianna Azzurra Achille, Luca Mugnaioli, Alessia Achille, Federica Rosato, Claudio Menafra, Concetta Alagna

Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009

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EDITORE: La Città

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Il rebozo apete cos’è il Rebozo? Avete presente quei bellissimi scialli indossati dalle donne messicane, colorati, con le frange, fatti di cotone, di lana leggera oppure di seta, ricamati con cura, quasi preziosi? Ecco, quella specie di coprispalle multiuso è il rebozo. Il suo nome pare derivare da “rebozar” che vuol dire “avvolgere nella pastella prima di friggere”, ma anche “coprire qualcosa o qualcuno” e più ampiamente “coprire la bocca e il viso”. Per capirci, si tratta dello stesso scialle che indossa Frida Kahlo in molti dei ritratti in cui viene raffigurata. Viene realizzato con la tecnica “Jaspe” o “Ikat”, in cui si legano i fili dell’ordito prima che il drappo venga tessuto, una tecnica dispendiosa e complicata che, anche negli anni ’80, continuava ad essere scelta da ogni classe sociale, anche se cominciava a prendere piede un tipo di tessitura industriale più commerciale e a buon mercato, proprio a sottolineare quanto si trattasse di un elemento culturale unificante e di profonda identità nazionale. Certo forse oggi si è persa un po' di artigianalità nella sua realizzazione, si usano fibre sintetiche e non è più tessuto a mano, ma il suo simbolismo resta immutato. Si tratta di una striscia di stoffa di 60-70 cm per 2 m e costituisce un accessorio irrinunciabile della cultura messicana come di quella Guatemalese, tanto da essere tramandata di madre in figlia al momento del menarca, cioè della prima mestruazione, oppure di ostetrica in ostetrica. Già solo questo basta a capire che dietro a questa striscia di stoffa c’è molto di più che un semplice oggetto… c’è una cultura, una tradizione, c’è un legame tra donne, c’è una potente femminilità. Le donne sudamericane usano il “rebozo” per ripararsi dal freddo, per trasportare oggetti, ma anche per portare i bambini e le “parteras”, cioè le ostetriche messicane, quelle, diciamo, con una certa conoscenza della tradizione del parto, lo usano durante la gravidanza per aiutare la mamma a tollerare meglio il do-

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lore, per allentare le tensioni, per rilassare, per aiutare i bimbi podalici a girarsi e in generale per supportare le donne durante il travaglio. Durante il puerperio poi, sembra avere un significato simbolico di passaggio, serve a compiere la “cerrada”, cioè a chiudere la gravidanza ed aprire la maternità… “richiude la madre” dopo l’apertura che vive il suo corpo al passaggio del bambino durante il parto. Mi rendo conto che per tutti coloro che ancora vivono la gravidanza come fosse una malattia, senza comprenderne la fisiologica perfezione tutto questo può sembrare qualcosa a metà fra la stregoneria e la superstizione, diciamo poco più di un’usanza locale polverosa e antiquata, eppure… oggi l’Europa guarda al rebozo con un reale interesse e le porte delle nostre sale parto si stanno aprendo a nuove possibilità, tra cui la tradizione messicana delle nostre sorelle “perteras”. Il rebozo può essere utile quindi prima, durante e dopo la gravidanza. Durante la gravidanza questo drappo viene ripiegato su sé stesso passato sotto la pancia, avvolto intorno ai fianchi e legato dietro la schiena per dare sollievo alla mamma sostenendo parte del peso del pancione. Sempre durante la gravidanza alcune ostetriche lo usano per eseguire un massaggio su tutto il corpo materno. I movimenti sono lenti, ritmici e vanno dalla testa ai piedi, mamma e bambino danzano insieme avvolti come essere abbracciati senza essere toccati da mani vere. Questo tipo di massaggio aiuta a ridurre lombalgie, migliora il ritorno venoso delle gambe e le fa sgonfiare, fa muovere il bimbo con la mamma e i due entrano in contatto sospesi nel loro mondo. Le ostetriche più esperte grazie al rebozo sono in grado di far cambiare posizione al feto inducendolo ad assumerne una più confortevole ed agevole per il parto, quando diciamo… si perdono un po' per strada nella discesa. Viene consigliato una volta a settimana nell’ultimo trimestre di gravidanza, ma anche tutti i giorni in caso di mal posizionamento del bambino e ovviamente va evitato se ci sono

condizioni di rischio, quali per esempio una minaccia di parto pretermine o di aborto o semplicemente se la mamma non si sente a suo agio con questa tecnica. Si può eseguire con la donna in piedi, seduta o sdraiata a seconda delle sue condizioni e anche degli obiettivi che si vogliono ottenere. Questo uso “massaggiante” si può sfruttare anche durante il travaglio, con movimenti delicati lungo i fianchi, lo stesso papà, potrà partecipare alle contrazioni sostenendo la propria compagna e alleviando il suo dolore grazie all’attivazione del sistema parasimpatico. Nel post partum, come anticipavo all’inizio della pagina, il rebozo serve a “richiudere” il corpo, aiuta la mamma ad elaborare quanto successo, a rilassarsi e a riprendere coscienza del proprio corpo. In questo caso, dopo due settimane dal parto, il rebozo avvolge la mamma come in un bozzolo, come se fosse contenuta a sua volta nell’utero, due persone stringono il tessuto e l’essere avvolta stretta sancirà la ritrovata chiusura del corpo, concludendo il processo di nascita. Ovviamente, neanche a dirlo, un altro dei suoi usi, nel post- partum e quello di fascia porta bebè.In questa posizione privilegiata mamma e bambino instaurano un rapporto più stretto e intimo grazie al contatto diretto e continuo non solo dei corpi, ma anche degli sguardi. Alcuni studi confermano che il rebozo (come la fascia) garantiscono un miglior sviluppo neurologico rispetto ai bimbi portati nei passeggini o con altri mezzi, senza parlare dei vantaggi a livello di sviluppo emotivo. Insomma, dopo tante parole, credo sia chiaro che scegliere di provare il rebozo, non sia semplicemente dover scegliere un drappo di fresco cotone, calda lana o pregiata seta… stiamo parlando di un’esperienza più profonda che porta con sé la potenza della tradizione di una cultura antica molto lontana dalla nostra, forse, ma che parla la lingua comune dell’amore… declinata al femminile! Dott. Ost. Catiuscia De Renzis Papera.cd@gmail.com


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Perché la violenza? l comitato permanente delle lettere e delle arti della Società delle Nazioni, invitò nel 1932 Einstein, primo fra i massimi esponenti della cultura, a tenere un dibattito sul tema della guerra. Einstein ricorse a Freud intuendo che spiegazioni razionali erano inadeguate al chiarimento in quanto ostacoli psicologici si opponevano. In buona fede il matematico pensava che un Tribunale internazionale al di sopra delle parti avrebbe dovuto avere il potere e la forza di imporre soluzioni che più si avvicinavano all’ideale di giustizia, avrebbe dovuto, a condizione che ogni stato rinunci alla propria sovranità totale ma ciò richiedeva un’umanità diversa.La ragione sostiene Hume non basta per fondare la morale, è necessaria la benevolenza universale, senza rende ottusa l’intelligenza e indurisce il cuore. Freud gli rispose con la lettera “Perché la guerra?” , in essa sostituì alla parola potere quella di violenza che più accomuna l’uomo all’animale, al cui mondo appartiene. La violenza è l’antagonista della pulsione libidica che genera la vita e le pulsioni non agiscono mai separatamente, lo studio del loro impasto ha impegnato generazioni di psicoanalisti. L’una divide, l’altra unisce ed entrambe fanno parte della psiche umana, l’aggressività è utile, dà forza ai comportamenti, per parlare, scrivere, anche camminare ci vuole energia, violenza “vis” in latino significa forza ma se è troppa l’uomo la proietta all’esterno sennò si autodistruggerebbe. Una parte resta comunque nella Psiche e dà origine al Super-Io, la coscienza morale che impedisce di compiere azioni riprovevoli minacciando punizioni dall’interno. Era il 1932 e l’antisemitismo serpeggiava nei rapporti politici e sociali, Freud, egli stesso ebreo, presagì che l’orda primitiva si sarebbe scatenata a breve e così accadde nella tragedia della Shohah. Scrisse che i conflitti di interesse tra gli uomini sono decisi con la violenza, col predominio del più forte (lo stato originario dell’uomo), che la violenza bruta, o sorretta dalla sola intelligenza, senza la capacità di identificarsi con gli altri, una raffinata forma di amore, è ancora violenza. Poiché le leggi sono fatte da quelli che comandano, esse rispecchiano rapporti di forza diseguali, Freud individuò uno sbocco nell’incivilimento, ma perché gli ideali civili venissero rispettati era necessaria una trasformazione <<organica>> dell’uomo che consentirebbe di rimuovere le pulsioni e far prevalere la ragione. Traspare da tutta la lettera di Freud il suo pessimismo sulle sorti dell’umanità, pessimismo che lo spingeva alla ricerca, anche se tormentata, e indagò le vicissitudini del senso di colpa, funzione fon-

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damentale nell’individuo, che alla violenza è inequivocabilmente legato. La violenza e il senso di colpa per essere tollerati devono potersi rappresentare, legare, in fantasie inconsce, in miti che danno un’impronta ai rituali, religiosi, sociali, militari e servono al consolidarsi tra gli individui. Solo la convinzione degli ebrei, presente nei loro animi da tempi biblici, di essere il popolo eletto, prediletto da dio ha consentito al popolo di Israele di sopravvivere a tutti i colpi del destino e anche a generare conflitti con i popoli vicini nonché tra fazioni diverse dello stesso popolo. Un Super-Io tollerante (alla cui realizzazione contribuisce un ambiente tollerante) consente all’Io di ampliare le sue funzioni, di contenere la violenza trasformandola in attività sublimatorie e creative, riparatrici anche per chi le compie perché restaurano l’autostima e la fiducia nella bontà. Tuttavia tutto ciò non è sufficiente ad evitare la violenza, la tolleranza implica, da parte dell’autorità che la esercita, una conoscenza del funzionamento psichico che la guidi nel porre richieste e limiti, una tolleranza indiscriminata genera licenza, un ritorno all’anomìa (mancanza di regolamentazione sociale). Oggi assistiamo a violenze che avremmo voluto relegare in un mondo barbarico, non solo la guerra propinata in diretta minuto per

minuto ma anche la violenza giovanile, rip trolling, cyberbullismo, hating, bambini che mettono in atto fantasie vendicative e violente nei loro giochi virtuali che tanto li appassionano, fenomeni che non hanno nulla a che vedere né con la fisiologica trasgressione giovanile né con la normale crescita dei bambini, quelli violenti hanno subito a loro volta violenza anche se sotto forma di abbandono, spesso lasciati soli con le loro angosce in preda a modelli freddi di comunicazione, e la rete è piena di persone spregevoli. Mancano i riti, i rituali che strutturavano la comunicazione tra le persone, mediatori sensoriali grazie ai quali i corpi possono armonizzarsi, le emozioni comunicarsi e le idee scambiarsi per favorire uno scambio cognitivo-affettivo reale. Anche cause chimiche possono scatenare la violenza come l’acido urico nell’organismo se non fosse contrastato dall’enzima per distruggerlo; o fattori genetici, i Pit Bull selezionati attaccano senza possibilità di inibire la loro violenza perché non capiscono la risposta dell’attaccato (la violenza cieca nell’animale si accompagna ad un deficit), cosicché i rituali di sottomissioni ben noti ad altre razze perdono ogni efficacia; o fattori ereditari, proiezioni dei genitori o transgenerazionali. Senza voler fare troppi paragoni tra l’uomo e l’animale, anche la violenza umana è causata dal mancato riconoscimento della realtà dell’aggredito, la conoscenza è un’operazione complessa che impegna meccanismi percettivi, fattori affettivi poiché è legata alle sensazioni di piaceredispiacere, essa implica la tolleranza al dolore psichico necessaria all’elaborazione delle emozioni di dolore, di rabbia, di paura, etc. che altrimenti restano allo stato brado e il nemico, si sa, non si distrugge in effige. Dott. F.Tomasino

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Le cicatrici d’oro i chiama "Kintsugi ed è una arte e filosofia giapponese che significa "riparare con l'oro" e probabilmente la sua invenzione risale al XV°secolo. Consiste nel saldare tra loro i pezzi di un oggetto in ceramica che si è rotto, utilizzando appunto questo metallo prezioso. Le linee di frattura rimangono appositamente evidenziate dai tratti filiformi di oro, andando a donare un aspetto ancora più prezioso a quella ceramica che, grazie alle sue cicatrici, acquista una nuova vita. La si può definire l'arte che abbraccia il danno. Questa tecnica giapponese consiste nel riunire i pezzi tra loro per creare o meglio ri-creare l'oggetto che diventerà unico proprio perché il suo rompersi va a generare frammenti casuali e quindi irripetibili. Possiamo paragonare le linee del vaso rotto alle ferite che abbiamo nel corpo e nell'anima, che dimostrano quello che siamo di-

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ventati proprio grazie alle esperienze del nostro vissuto, con le nostre cicatrici tutte da esibire, per lasciar trapelare senza vergogna le tracce di chi siamo. Ogni frattura si trasforma così in una trama preziosa proprio perché dimostra come siamo cresciuti attraverso le esperienze dolorose, e di come siamo riusciti a valorizzarle diventando, tramite il processo di rinascita, una persona unica. Praticare il Kintsugi richiede tempo e pazienza così come l'elaborazione di un dolore e per questo lo si può paragonare ad una seduta di psicoterapia dove si è alla ricerca del proprio equilibrio e come nel valorizzare le sofferenze, si riesca a dare risalto alla possibilità di rinascere dalle proprie debolezze. Il Kintsugi insegna proprio a non nascondere le ferite dell'anima dando di controparte importanza al fatto che non siamo perfetti e che le cicatrici raccontano la

nostra storia e sono o saranno il nostro punto di forza. In occidente quando qualcosa si rompe o lo si butta o viene riparato con della colla trasparente; in oriente invece l'oggetto rotto viene interpretato come un qualcosa che può rivivere, con il raggiungimento di una nuova e più preziosa forma dove le crepe, che prima rappresentavano la parte più fragile, vengono valorizzate con l'aggiunta dell'oro. Scoprire che siamo più forti di quanto avessimo mai immaginato rappresenta l'essenza della resilienza ossia quella capacità di fronteggiare situazioni difficili trasformando un momento doloroso in un punto di forza e di rinascita. Impariamo quindi da questa filosofia orientale a prendere quel che si è rotto per trasformarlo in qualcosa di più bello e prezioso. Laura Piacentini Solo quando ci rompiamo, scopriamo di cosa siamo fatti (Ziad K. bdelnour)


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“Penso di riuscire... a non farcela!” iviamo in preda all’impazienza, vorremmo recuperare tutto d’un fiato il tempo perduto negli ultimi mesi dove il metro di valutazione è solo il cronometro, rincorrendo qualcosa che neppure noi stessi sappiamo descrivere: il tempo, gli affetti, le amicizie...come quel bambino impaziente che desidera sempre “qualcosa di nuovo” e che non conosce i tempi dell’attesa. Tutto sta freneticamente velocizzandosi dove si ha sempre meno tempo a disposizione, ci si concede giusto pochi secondi per soffermarci su ciò che gira intorno alla nostra vita. Pochi minuti per ascoltare ed altrettanti per trarre conclusioni affrettate. In una ricerca dell’Università Bocconi venne fuori che il tempo medio di valutazione di un sito da parte di un utente internet era di 8 secondi. Il giornalista canadese Malcolm ha dedicato un saggio alla capacità di capire “in un batter di ciglia” chi abbiamo davanti. A Vic Braden, allenatore di tennis, bastava vedere la palla lanciata in aria per pronosticare la sua traiettoria. Un istinto figlio dell’esperienza che Gladwell chiama” il potere di pensare senza pensarci”. Non si ha pazienza neppure con se stessi e con il proprio destino, dove la misura di ogni cosa è il tempo, non più concesso a nessuno. L’uomo prova da sempre ad afferrare il tempo che passa inesorabilmente fino a tentare di cogliere l’attimo, spesso ci si riesce ma, come si sa, a volte si fallisce. Il tempo è come il denaro: ci rende schiavi, prigionieri e non basta mai. Un buon lavoro è per l’uomo quello che permette di fare carriera e di avere successo, per la donna lo strumento per realizzare se stessa. Importante è capire come vengono da noi usati e costruiti questi sogni. Per alcuni rimangono immobili nel proprio immaginario senza fare nulla perché si realizzino, li tengono lì nel cassetto come una specie di isola che non c’è, che ci serve solo per renderci più apposto con la nostra coscienza e soprattutto per giustificare i nostri insuccessi. Diverso è l’atteggiamento di chi nel realizzare un sogno, un desiderio, cerca di perseguirlo programmandolo nei minimi dettagli, ma poi una volta raggiunto lo scopo (..il sogno) automaticamente ne rimane totalmente deluso. Perché succede tutto ciò? Perché non hanno saputo creare, attorno al sogno, quell’alone di mistero, di desiderio che è la fase più affascinante del percorso per raggiungere la meta prefissata.

Ogni cosa ha il suo tempo, basta saper aspettare gustandosi quello che si sta vivendo in quel momento senza rincorrere affannosamente quello che dovrà accadere in futuro

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Non si ha pazienza neppure con se stessi e con il proprio destino, dove la misura di ogni cosa è il tempo, non più concesso a nessuno

Non essere ossessionati da quello che potevamo fare in passato e non siamo riusciti a concludere Ognuno è spaventato all’idea di non farcela a fare tutto; siamo un po’ confusi dalla velocità di organizzare, decidere, scegliere, gestire. E’ sbagliato dire che il tempo passa, mentre invece siamo noi che passiamo, che ci invecchiamo, che cominciamo a consumarci da quando siamo venuti al mondo. Tutto ha bisogno del suo tempo come un albero che aspetta la primavera e l’estate per i fiori e i frutti. Quello che noi possiamo fare è creare un ambiente favorevole a questa crescita paziente, grazie alla cura che poniamo nelle cose in cui siamo impegnati e all’attenzione verso chi ci circonda. Non c’è nessun dubbio che la grande angoscia dell’uomo è proprio questa certezza, che una volta nati un giorno tutto s’interromperà bruscamente senza sapere quando! Naturalmente fino a 60 anni si pensa di essere immortali mentre dopo, invece, il tempo comincia a scorrere velocemente e si assiste impotenti alla metamorfosi del nostro corpo. A cinquant’anni tiriamo i primi bilanci, ce la prendiamo per gli obiettivi che non abbiamo raggiunto e andiamo in crisi. Ci si rende conto di invecchiare, si guarda indietro alla propria esistenza e magari si cerca di cambiare rotta, ma dopo vent’anni non si possono avere le stesse aspettative che avevamo da giovani come fossero una lista della spesa e spuntare quelle che abbiamo raggiunto da quelle ancora da conquistare, poiché le motivazioni dell’individuo evolvono nel corso della vita e di conseguenza i nostri obiettivi si adeguano alle condizioni del momento. A subire questa

trasformazione sono anche le nostre motivazioni personali: nella mezza età preferiamo mantenere quello già conquistato, mentre i giovani al contrario, si pongono più spesso obiettivi orientati al profitto e vogliono risultati che diano loro successi immediati. Ciò non dipende soltanto dal fatto che chi ha raggiunto questi traguardi ha già ottenuto qualcosa dalla vita, ma anche dalla percezione del ridursi delle risorse, come il tempo e le energie. Al posto degli anni vissuti dalla nascita cominciamo a contare gli anni che ci restano. Quindi è inutile sperare di fermare o rallentare questo processo, poiché sarebbe contro natura, bensì bisogna convincersi che non si può pensare di avere tempo per tutto e di questo esserne pienamente consapevoli. Si deve capire che la vita è piena di mete e correre continuamente dietro al tempo sarebbe una gara persa in partenza. Non essere ossessionati da quello che potevamo fare in passato e non siamo riusciti a concludere. Fateci caso che quando siamo felici di un momento che viviamo il tempo si annulla improvvisamente, ciò significa che scompare se rendiamo la nostra vita intensa ed appassionata. Soprattutto in questo periodo estivo dovremmo cercare di vivere queste giornate di vacanza cercando di modificare totalmente gli schemi entro cui viviamo tutto l’anno, ricercando il modo per entrare in un tempo di qualità. Ed invece, molto spesso, desideriamo più tempo per stare senza far niente mentre poi lo riempiamo di cose inutili. Questo perché anche il non fare nulla ce lo imponiamo come sforzo. Malgrado le nostre giornate siano interamente condizionate da orari e scadenze, dovremmo essere capaci comunque di ritagliarci degli spazi vuoti solo per noi, convincerci a non ritenere che il vivere significhi solo produrre. Ogni cosa ha il suo tempo, basta saper aspettare gustandosi quello che si sta vivendo in quel momento senza rincorrere affannosamente quello che dovrà accadere in futuro. Essere saggi ed equilibrati vuol dire proprio riuscire a stare nel tempo presente, che è l’unico tempo che c’è, poiché guardando al passato, il più delle volte, ci porta sofferenza dato che, purtroppo, i conti non tornano mai. Antonio Guido


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Mangiamo meglio spendendo meno na alimentazione corretta per la nostra salute, ma anche solidale e sostenibile per il nostro pianeta, parte dalla spesa che facciamo tutti i giorni. Infatti, il modo in cui scegliamo gli alimenti incide moltissimo non solo sul nostro girovita ma anche sul nostro portafoglio e sull’ambiente in generale. Inoltre, mangiare meglio può farci risparmiare anche sui farmaci che potremmo essere costretti ad acquistare per curare le tante patologie su base alimentare che stanno diventando endemiche anche nella popolazione italiana. La prima cosa da fare è quella di preparare una lista di quanto ci occorre, anzi due: una per gli alimenti a lunga conservazione, un'altra per gli alimenti freschi. Queste liste andrebbero stampate (o salvate sul nostro smartphone), confrontate con quello che abbiamo in dispensa o nel frigorifero e condivise con chi in famiglia si occupa della spesa, in modo da essere certi di acquistare solo quello di cui abbiamo bisogno. Inoltre, attaccare sul frigo una lista con la data di scadenza dei prodotti è uno strumento utile per ottimizzare la spesa e per limitare gli sprechi. Senza una lista della spesa, la possibilità di acquistare prodotti costosi quanto inutili e dannosi per la nostra salute aumenta moltissimo, visto che siamo sempre esposti ai messaggi, anche occulti, della pubblicità. I meccanismi di innesco di questi condizionamenti, a cui tutti siamo soggetti, scattano quando ci muoviamo tra gli scaffali osservando i prodotti senza avere le idee molto chiare su cosa comprare. Il risultato è che spesso ci troviamo con il carrello pieno di cose che non avremmo mai pensato di acquistare. Ma cosa mettere nella lista per fare una spesa razionale? È impossibile sintetizzare in poche righe un corso di educazione alimentare per orientare correttamente i consumatori nella scelta dei cibi, ma chi vuole documentarsi può farlo consultando le “Linee Guida per una sana alimentazione”, messe a disposizione gratuitamente sul sito del Ministero della Salute. Io vi consiglio come modello di riferimento quello della nostra straordinaria dieta mediterranea. Se acquistiamo i prodotti in base alle frequenze raccomandate da questo salutare regime dietetico, non solo risparmieremo ma saremo portati di fatto a rispettarlo, aiutati anche dal non avere “cibi spazzatura” a portata di mano. Infatti, l’unico modo per evitare di cedere alle tentazioni alimentari è semplicemente quello di non acquistare e di non tenere in casa dei cibi non idonei. Alla base della nostra dieta mediterranea ci sono le verdure i legumi ed i cereali non raffinati con

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cui riempire il frigo e la dispensa. Anche se non sappiamo leggere le etichette, possiamo basarci sulla nostra esperienza per scegliere ed acquistare verdure ed ortaggi freschi in base al colore, aspetto, profumo, ecc., stando attenti magari a preferire alimenti locali (“a chilometri zero”) e possibilmente biologici. Anche verdure e legumi surgelati sono ottimi, ed in genere più economici, ma attenti in questo caso alle etichette ed alle date di confezionamento e di scadenza: debbono essere cibi raccolti e immediatamente surgelati senza altri trattamenti. Evitate quindi cibi precotti con additivi e condimenti (grassi, salse, sale, conservanti, addensanti, ecc.), non solo costano molto di più ma sono anche molto meno salutari. Stesso discorso vale per cibi come i legumi secchi, il pane, la pasta, il riso, il latte, ecc. Da secoli insieme alle verdure ed agli ortaggi sono alla base della nostra alimentazione. Scegliete prodotti di qualità leggendo con attenzione le etichette per verificarne la provenienza, la presenza di sostanze che non conoscete e/o di conservanti. Il prezzo di questi “alimenti di base” in genere è relativamente contenuto; quindi, non ha senso risparmiare qualche centesimo a scapito della loro qualità. I legumi in scatola sono molto economici, ma attenzione al sale ed alla presenza di addittivi. Salendo nella cosiddetta “piramide alimentare mediterranea” ci sono alimenti

che possono essere consumati solo alcune volte a settimana, tra essi i più economici sono le uova. Conviene quindi scegliere uova di qualità, allevate a terra, senza il ricorso ad antibiotici, e provenienti da allevamenti possibilmente biologici. Tra gli alimenti freschi, carni e pesce sono abbastanza costosi, soprattutto se di qualità, ma ci sono molte alternative economiche. Per il pesce si può optare per l’ottimo e salutare pesce azzurro o per quello congelato. Le carni rosse andrebbero consumate con molta moderazione, sostituendole magari con pollo o tacchino, allevato biologicamente. Per i restanti alimenti, a partire dai latticini, occorre leggere con molta attenzione le etichette. Il contenuto di grassi ed in particolare dei dannosissimi “grassi saturi” può variare enormemente. Stesso discorso vale per gli “zuccheri semplici”, conservanti, additivi, ecc. Cautela occorre ad esempio per gli insaccati, non solo per il loro contenuto in grassi saturi e sale, ma anche per la presenza di nitriti, usati come conservanti, che possono trasformarsi nelle pericolose nitrosammine. In genere gli alimenti industriali, soprattutto se molto economici, sono prodotti a partire da materie prime di pessima qualità ed arricchiti con esaltatori di sapidità, aromi artificiali, addensanti, coloranti ed altre mille sostanze usate per renderli appetibili. Insieme ai “cibi spazzatura”, dolci, merendine, succhi di frutta, bevande zuccherate, alcolici ecc. andrebbero limitati al massimo. In conclusioni meglio scegliere alimenti semplici e cucinarli in modo semplice, usando poco sale e solo olio extravergine di oliva come condimento, risparmieremo i nostri soldi guadagnandoci in salute. Monica Grosso - Biologo nutrizionista Se volete contattare l’Autore di questo articolo rivolgetevi al 3208942854 monicagrosso1@tiscali.it


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Il Corriere della Città maggio 2022

“Cesare” il nuovo libro di Mauro Valentini Dopo “Tyson” lo scrittore pometino continua a cimentarsi con i romanzi: l’intervista con l’autore vevamo imparato a conoscerlo come scrittore di storie vere. I suoi libri precedenti, 5, parlavano di misteri, di giustizie non compiute, di colpevoli non trovati o semplicemente non condannati. Tra questi Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini, scritto con Marina Conte, tra i primi dieci libri più venduti in Italia nel 2020. Poi, improvvisamente, lo scorso anno, il cambio di rotta. Mauro Valentini aveva deciso di dire basta. Lo sforzo emotivo che metteva nello scrivere di persone che avevano perso la vita tragicamente, del dolore straziante dei familiari, era davvero tanto. C’era bisogno di uno stacco. La fantasia aveva bisogno di galoppare. Ed è nato Tyson. Il suo primo romanzo, accolto con successo dal pubblico e dalla critica. Adesso lo scrittore romano, ma pometino d’adozione, ci ha preso gusto e, a pochi mesi di distanza, è già nelle librerie con la sua nuova opera. “Cesare (Come Quando Fuori Piove)”. Una storia diversa, ma in un certo senso legata alla prima. Protagonista, anche in questo caso, un uomo che va inesorabilmente verso quel destino a cui vorrebbe sottrarsi. E anche qui, come in Tyson, ritroviamo l’elemento della gabbia. Cesare vive anni in una sorta di isolamento volontario. Ha un buco dentro a cui non sa dare una spiegazione. E allora inizia a cercare il motivo di questo suo malessere ripercorrendo i momenti più importanti della sua vita. Gli amori perduti, un figlio che non lo vuole come padre e un brutto infortunio che ha spezzato i suoi sogni di promessa del calcio. Ma in questo percorso di riflessione rabbiosa troverà presto qualcuno contro cui riversare le colpe del suo fallimento. Deciderà quindi di vendicarsi, mettendo in moto un piano violento e salvifico, che scatenerà una serie di azioni e reazioni che lascerà il lettore letteralmente senza fiato. Come è nato Cesare? “Questa è una storia che mi ‘chiamava’ da tempo. Quest’uomo alla soglia dei 50 anni si

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Lo scrittore Mauro Valentini: tra i suoi libri più famosi c’è quello legato al caso Vannini trova a perdere tutto e non riesce a trovare un motivo. Cercherà un colpevole del suo fallimento come uomo, come calciatore, come padre. Ha un matrimonio fallito alle spalle, un infortunio che gli ha stroncato la carriera sportiva e un rapporto chiuso con il figlio, che lo turba in maniera particolare. Partendo da questa sua macerazione interiore, lui cercherà qualcuno su cui vendicarsi”. Lo troverà? “Sì, troverà qualcuno su cui riversare tutta la sua rabbia. Per alcuni aspetti questo libro somiglia al precedente: ci sarà anche una gabbia a fare da corto circuito emotivo. Ma quello che volevo raccontare è il tentativo di risalita di questa persona che si trova nel fondo a 50 anni. Ma non si tratta di una sconfitta economica, la sua. Mentre in Tyson c’erano disagi dal punto di vista socio-economico, con persone disperate perché non avevano una collocazione, qui c’è un personaggio che invece ha un lavoro e una dignità. Gli manca una collocazione umana e morale”. Nel romanzo, così come in Tyson, si nota il rigore del dettaglio. “Sì, ho mantenuto questa caratteristica, ereditata dal mio modo di scrivere di quando mi occupavo di fatti di cronaca. Adesso è vero che questi sono personaggi inventati, ma corrono intorno a storie vere. E le storie vere che

li circondano sono assolutamente dettagliate: niente è buttato lì a caso”. Cesare è un personaggio complesso. Ma è un violento come potrebbe apparire dalle prime pagine del libro? “Inizialmente l’avevo immaginato un po’ diverso, come una sorta di giustiziere della notte. Poi, però, man mano che scrivevo, mi rendevo conto che il personaggio aveva del sentimento e che in fondo la violenza non gli apparteneva. Non totalmente. Quindi è cresciuto come persona. È come se lui mi avesse imposto di dargli una moralità. Volevo raccontare una storia più sanguinosa, invece è uscito fuori un qualcosa di diverso. Fa un bilancio, cosa che potrebbe fare chiunque alla mia età, e si rende conto che qualcuno gli ha tolto qualcosa. E questo qualcosa lo rivuole. Quindi se lo va a cercare”. Una domanda è d’obbligo: nel libro c’è un personaggio che mi somiglia tantissimo… a chi ti sei ispirato? “Il personaggio si chiama Maria – ride – quindi la risposta eccola. È una figura oserei dire fondamentale: molto forte e determinata, nonostante tenga molto alla sua femminilità. È lei, con la sua fantasia e modo di agire non convenzionale, a cucire le varie vicende della storia che sembrano distanti tra loro e portarle a compimento. Senza di lei, la storia non ci sarebbe potuta essere”. Il romanzo è già negli scaffali delle librerie. Stai già pensando al prossimo? “Tornerò all’inchiesta. Quando avevo lasciato la cronaca, con il caso Vannini, avevo detto che solo una storia mi era rimasta nel cuore e mi avrebbe convito a tornare alle carte dei tribunali. Ebbene, questa storia mi ha chiamato. Non posso ancora dire quale sia, ma entro gennaio dovrebbe essere pubblicata, ho già iniziato a lavorarci”. Maria Corrao

La copertina del romanzo “Cesare” già disponibile nelle librerie




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