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Anno 11 Numero 3
libertà informazione politica cronaca cultura sport
MARZO 2019
"Tour" delle buche: Savarese ci mette la faccia
SPO
Il Sindaco di Ardea: «Ecco come stanno le cose». Zuccalà rifiuta l'invito
Pag. 6-7
POMEZIA «DISTRETTO DEL RIFIUTO»
In ballo 500mila (nuove) tonnellate di rifiuti all'anno
RIFIUTI
5 domande a "No Biogas Pomezia" VINCOLO MIBACT
Le aziende ricorrono al Consiglio di Stato
Pag. 10-11
CONCORSI A POMEZIA I dubbi di Matarese
FURTI ARDEA Ipotesi varchi elettronici per monitorare gli accessi
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Firme per chiudere il campo rom
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MARZO 2019 NUMERO 3
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L'estate che verrà...
EDITORIALE
Pag.4
POLITICA ARDEA-POMEZIA Pioggia di rifiuti a Pomezia..........................pp.6-7 Eco-x: Fucci contro il M5S..............................p.12 Commissione trasparenza ad Ardea 'saltata'. p.15 CRONACA Lavori Via del Mare: «Viabilità sbagliata».....p.28 Cimitero d'auto alle Salzare............................p.29 LE RUBRICHE DEL CORRIERE DA PAG. 30
Firme per chiudere il campo rom
Pag.20
Lettera aperta a Savarese di una mamma: «Esistiamo anche noi» Pag. 13
SPORT
I risultati e le classifiche delle squadre di Pomezia e Ardea Pag. 36-37
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EDITORIALE
Il Corriere della Città marzo 2019
Estate 2019: meritiamo di più della solita "solfa" opo il “Carpool Karabuche”, la sfida lanciata ai due sindaci di Ardea e Pomezia, Mario Savarese e Adriano Zuccalà, invitati a fare un tour per le strade delle due città, c’è un altro argomento sul quale ci vorremmo confrontare con le amministrazioni comunali: il turismo. Siamo ormai a marzo e la bella stagione è alle porte. È questo il momento di programmare l’estate, per non farsi cogliere impreparati, per avere il tempo di studiare nuove strategie, di organizzare eventi e per pubblicizzare al massimo quanto si ha in cantiere per invogliare i villeggianti a passare l’estate sulle nostre coste. La sfida di questo mese è quindi questa: cari sindaci, cosa avete in mente di fare per rendere l’estate 2019 memorabile in senso positivo? Come pensate di invertire il trend negativo che ha visto crollare il numero di presenze stabili nel periodo estivo? Tutto il
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Tramonto a Torvaianica (Ph.Francesco Villani)
Cari Zuccalà e Savarese, siete disposti a incontrarci, a farvi un giro con noi sul litorale per mettere in evidenza punti di forza e punti deboli di quella che dovrebbe essere l’attrattiva del vostro (e nostro) territorio? litorale da Torvaianica a Lido dei Pini è infatti frequentato in modo mordi e fuggi specialmente nel weekend e nei giorni di festa, ma si tratta di presenze non giustificate dalla qualità dei servizi offerti, bensì solo dalla vicinanza con Roma. Ma le persone che scelgono le spiagge di Pomezia e Ardea per le loro vacanze – anche solo di una settimana, oppure, come succedeva una volta, affittando la casa per un mese intero – sono sempre meno. La mancanza di eventi di rilievo (ricordiamo che le vicine Anzio e Nettuno offrono cartelloni estivi pieni di spettacoli con nomi famosi e di richiamo), lo stato pietoso delle strade, la mancanza di parcheggi gratuiti sufficienti e relativamente vicini alle spiagge, l’assenza di collegamenti pubblici efficienti, uniti a un’impressione di degrado che l’intero litorale offre, non sono di certo invoglianti nei confronti di chi – avendo il portafogli in mano – può scegliere dove andare a spendere i propri soldi. Cari Zuccalà e Savarese, siete disposti a incontrarci, a farvi un giro con noi sul litorale per mettere in evidenza punti di forza e punti deboli di quella che dovrebbe essere l’attrattiva del vostro (e nostro) territorio? Potete illustrarci (facciamo finta di essere in campagna elettorale: solitamente in quel periodo le idee fioccano…) cosa verrà fatto da giu-
gno a settembre per poter rianimare il turismo? Sono già stati fissati incontri con le associazioni di categoria (albergatori, balneari, negozianti, addetti alla ristorazione) per mettere a punto un piano di rilancio comune, magari con sforzi economici di tutti? Sono
risposte che tutti i cittadini di Pomezia e Ardea si aspettano. Perché i primi turisti sono loro.
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POLITICA
Il Corriere della Città marzo 2019
Pomezia, in 'ballo' 500mila nuove tonnellate di rifiuti omezia sempre più distretto del rifiuto. Lo urlano le associazioni, i cittadini, e lo dicono le carte. Negli ultimi anni, con in mezzo il disastro Eco-x, il tema è diventato rovente in città con numerose società che hanno individuato nel quadrante di Pomezia il sito “ideale” per realizzare, o ampliare qualora già esistente, i propri impianti per il trattamento di rifiuti. Recentemente i riflettori si sono accesi sostanzialmente verso due grandi siti: quello che intende realizzare l'Intereco Servizi Srl in Via Trieste, una traversa di Via Naro, e l'ampliamento proposto dall'Ecocentro Srl, in pieno centro cittadino. Per entrambi, anche se l'iter ha preso strade diverse, la Regione Lazio dovrà esprimersi in merito al rilascio della VIA (Valutazione Impatto Ambientale): in tal senso i termini per la presentazione delle osservazioni ai progetti sono scaduti a metà febbraio. Le due società inoltre, come si può facilmente dedurre dal sito internet Interecoservizi.it, sono riconducibili al medesimo gruppo. Ma questi non solo gli unici “fronti” aperti. Altri due progetti risultano attualmente pendenti. Parliamo di due impianti di “Soil Washing”, quello di Via della Vaccareccia (che ha già ottenuto la VIA a fronte di alcune prescrizioni/modifiche) e quello proposto dalla Cogec Energia Ambiente da realizzare in Via Pontina Vecchia al km 32+900 (rinviato alla procedura di Valutazione Impatto Ambientale), non distante da dove sorgeva la Eco-X. Chi invece è stato escluso dalla procedura di VIA regionale, snellendo così il suo iter, è il sito già operante della Service Lazio a Campobello che potrebbe ampliare il quantitativo di rifiuti (in questo caso metalli ferrosi, ndr) trattato passando dagli attuali 131mila t/a a 232mila. Fermandoci solo a questi 5 impianti, escludendo il circondario e tralasciando per un momento gli altri siti già attivi, arriviamo a nuove 500mila tonnellate di materiale di scarto a vario titolo, tra stoccate e inserite nel ciclo di recupero, che potrebbero arrivare a Pomezia. Numeri veramente mostruosi. E non si tratta di «terrorismo psicologico»:
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preso atto che ogni impianto è a sé e va considerato come tale, distinguendo ad esempio per tipologia di rifiuto trattato, a preoccupare è la somma dei vari progetti in una città non certo priva di industrie (anche aRIR) e fabbricati ad alto impatto, che implica tutta una serie di conseguenze (movimentazione di mezzi pesanti, impatto ambientale, acustico, ecc.) che non possono essere ignorate. Ecocentro-Intereco: tra dibattiti e scontri politici Febbraio è stato il mese delle assemblee pubbliche sul tema rifiuti e soprattutto di un consiglio comunale fiume in cui è stato affrontato l'argomento impianti, specie quello di Via Trieste. Tra gli scranni comunali è stata bagarre tra maggioranza e opposizione che non se le sono di certo mandate a dire. Chi invece ha scelto di tirare dritto per la propria strada è lo schieramento delle associazioni, con Latium Vetus in testa. Il 10 febbraio scorso, in risposta all'incontro avvenuto alcuni giorni prima tra amministrazione comunale e CdQ per discutere delle osservazioni da muovere all'impianto Intereco, si è tenuta un'importantissima assemblea pubblica. La risposta dei cittadini all’appello del C.d.Q. di via Naro, di Associazione Latium Vetus, di Associazione culturale Tyrrhenum e del gruppo cittadini No Biogas Pomezia è stata molto positiva e in tantissimi fra i presenti hanno deciso di sottoscrivere le osservazioni contrarie al pro-
DI COSA PARLIAMO Ecocentro (Via dell'Industria) Ampliamento = Rifiuti non pericolosi, da 20.000 t/anno a 50.000 t/anno; rifiuti pericolosi da 10.900 t/anno fino a 70.000 t/anno. Intereco (Via Trieste) Nuovo = Rifiuti non pericolosi, 250mila t/a tra stoccate e riciclate Service Lazio (Via Messico) Ampliamento = Metalli ferrosi, da 131mila t/a a 232mila t/a Cogec Energia Ambiente (Via Pontina Vecchia km 32+900) Nuovo = Impianto per il recupero rifiuti derivanti dallo spazzamento stradale, dalla pulizia delle caditoie e dall'eliminazione della sabbia dei depuratori, 30mila t/a Trevi Ambiente (Via Vaccareccia) Nuovo = Soil Washing, 55mila t/a getto di Intereco Servizi, dandosi appuntamento per portare avanti insieme quelle necessarie battaglie comuni e non permettere a Pomezia di diventare il distretto del rifiuto del Lazio. (continua)
L'impianto di Via Trieste ha già iniziato ad accatastare i materiali
Non è «terrorismo psicologico»: preso atto che ogni impianto è a sé e va considerato come tale, distinguendo ad esempio per tipologia di rifiuti trattati, a preoccupare è la somma dei vari progetti in una città non certo priva di industrie (anche aRIR) e fabbricati ad alto impatto, che implica tutta una serie di conseguenze (movimentazione di mezzi pesanti, impatto ambientale, acustico, ecc.) le quali non possono essere ignorate
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marzo 2019 (segue) Nuovi (e vecchi) impianti di rifiuti a Pomezia: di cosa parliamo E' bene puntualizzare ora il focus del dibattito, ovvero analizzare forme e tipologie degli impianti che dovrebbero sorgere a Pomezia operando i dovuti distinguo. Partiamo dal sito di Via Trieste che, come visto, ha già iniziato l'attività di ricezione dei materiali non pericolosi. «L’iter progettuale dell’impianto di via Trieste iniziò infatti nel luglio 2016, senza che cittadini e associazioni ne fossero a conoscenza. Fu proprio il Comune di Pomezia (giunta Fucci) a convocare la conferenza di servizi e a rilasciare ben due pareri favorevoli (quello urbanistico e quello relativo all'impatto acustico). Ciò che non fece il Comune di Pomezia, fu poi fatto dalla Città metropolitana di Roma - guidata da Virginia Raggi e dall'allora vicesindaco metropolitano Fabio Fucci, proprio il sindaco di Pomezia», spiega l'associazione Latium Vetus. La struttura ha infatti già ricevuto nel 2017 l’Autorizzazione Unica Ambientale dalla Città Metropolitana di Roma Capitale, in assenza però della Valutazione d'Impatto Ambientale (che invece era già prevista invece dalla legge) il cui obbligo è stato però (fortunatamente?) ribadito il 21 novembre scorso dalla Regione Lazio. Il sito, ad ogni modo, dovrebbe sorgere in Via Trieste al civico 12. Parliamo della zona di Via Naro dove sorgono industrie, attività commerciali, abitazioni e perfino un asilo nido. L’impianto, ad ogni modo, prevede di gestire rifiuti classificati come “non pericolosi” tra cui carta, cartone, vetro, e metalli vari (ma non solo) per un quantitativo annuo che potrebbe superare le 250 mila tonnellate tra stoccate e riciclate. Diverso il caso della Ecocentro, a nostro avviso il sito che desta maggiormente preoccupazione trattandosi, anche, di rifiuti pericolosi. L'azienda opera dal 1996 e fino ad oggi ha trattato un quantitativo di rifiuti pari a circa 30.000 tonnellate; com'è noto recentemente la società ha richiesto però di quadruplicare i quantitativi di rifiuti lavorati. «Se il progetto della Ecocentro fosse approvato, l'impianto sarebbe autorizzato a innalzare i quantitativi di rifiuti trattati fino a 120.000 tonnellate annue, si noti con attenzione anche pericolosi - con questa ripartizione: rifiuti non pericolosi da 20.000 t/anno a 50.000 t/anno e rifiuti pericolosi da 10.900 t/anno fino a 70.000 t/anno», è il grido d'allarme lanciato da Giacomo Castro, Presidente Latium Vetus. Proprio l'associazione, insieme, ancora, a NO Biogas Pomezia e Ass. Tyrrhenum, ha trasmesso le osservazioni contrarie alla Regione Lazio. «Ciò che infatti preoccupa – prosegue Castro – è l'estrema vicinanza del centro abitato di Pomezia, e di edifici sensibili - come la casa di cura Sant'Anna, le scuole di primo grado "Trilussa" ed i centri sportivi - all'impianto in oggetto,
POLITICA senza contare che i camion compattatori sarebbero obbligati a percorrere via dei Castelli Romani, già pesantemente congestionata per arrivare al sito dell'impianto». Il nuovo piano rifiuti regionale Nel frattempo, dopo 7 anni di attesa, la Regione Lazio ha varato le linee guida per il nuovo piano rifiuti territoriale 2019-2025 la cui approvazione in consiglio dovrebbe arrivare entro luglio. Cinque le «grandi azioni, con l’obiettivo di superare far entrare il Lazio in una dinamica virtuosa di economia circolare» predisposte dall'ente guidato da Nicola Zingaretti: 70% di differenziata entro il 2025, con 57 milioni stanziati per i prossimi tre anni per realizzare isole ecologiche e impianti di compostaggio. Questo perché il potenziamento del “porta a porta” farà crescere la necessità di disporre di ulteriori impianti, rispetto a quelli già autorizzati, per gestire il nuovo rifiuto organico raccolto pari ad un fabbisogno, stimato dalla Regione, all'incirca di 373mila tonnellate. Ma quanti, e soprattutto dove, però non è dato ancora saperlo. Il nodo legato a questa tipologia di struttura è sempre il medesimo, ovvero quello riguardante il conferimento, oltre all'umido, di
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fanghi di depurazione delle fogne, scorie di inceneritori, scarti industriali e similari che caratterizzano talvolta gli impianti di questo tipo. E che sono legati, spesso, a doppio filo con il cd. “biogas”. Ciò solleva peraltro dubbi sul prodotto finale del recupero di tali scarti, i fertilizzanti cioè che andrebbero poi usati dall'agricoltura. Un caso emblematico, del resto, lo abbiamo in casa ed è quello di Cogea, l'impianto di compostaggio (ma a futura possibile riconversione a biogas) da circa 60mila t/a da realizzare a Pomezia ma al momento bloccato dal vincolo paesaggistico apposto dal Mibact. Previsto poi il passaggio alla Tarip (Tariffa puntuale) entro il 2020 per tutti i Comuni. “Chi produce meno rifiuti, meno paga”, in sostanza. E ancora: riduzione del 50% il fabbisogno di conferimento in discarica e inceneritori. Stop all’export dei rifiuti, ogni Ato (Ambiti territoriali ottimali) del Lazio - costituiti dalla Città Metropolitana di Roma e dalle 4 altre province laziali - dovranno essere autonomi. Lotta senza quartiere, infine, ai reati ambientali legati al ciclo dei rifiuti. Luca Mugnaioli
Il potenziamento del “porta a porta” farà crescere la necessità di disporre di ulteriori impianti per gestire il nuovo rifiuto organico raccolto, quanti e dove non è dato ancora saperlo. Dubbi anche sui fertilizzanti che 'producono'
La mappa pubblicata da Latium Vetus
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POLITICA
Il Corriere della Città marzo 2019
Pomezia "distretto del rifiuto": 5 domande a No Biogas riflettori si sono accesi quasi improvvisamente sugli impianti Intereco ed Ecocentro. Qual è quello, secondo voi, a destare maggiore preoccupazione? «A destare maggior preoccupazione è il quadro generale di Pomezia, non il singolo impianto. Stiamo attraversando una svolta storica in tema di rifiuti; l’era delle discariche di “tale e quale” e degli inceneritori è ormai alle spalle, il futuro è il riciclo; per riciclare i materiali c’è bisogno di impianti di trattamento e quindi ben vengano. La questione centrale a Pomezia è la sostenibilità, in parole
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richiamo ad EcoX è scontato) tutti a domandarsi come sia possibile che si trattino decine di migliaia di tonnellate di rifiuti “attaccati alle case”. Siamo stanchi di questa retorica del giorno dopo e del “non deve succedere mai più!”. I cittadini e gli amministratori, devono imparare a guardare oltre la punta del loro naso!» Il Comune di Pomezia ha richiesto la partecipazione dei Comitati di Quartiere per contrastare l'impianto di via Trieste. Come avete interpretato tale mossa? «Il Comune di Pomezia, sul tema rifiuti, fa un uso strumentale dell’invito alla partecipazione dei cittadini. Lo dico con tutta la con-
e inesorabilmente “un distretto del rifiuto”, noi lo ripetiamo dal 2012. I fattori che portano così tanti rifiuti a Pomezia sono molteplici e di varia natura, ma mi limito a elencarne due: il primo è il gran numero di capannoni e strutture industriali in disuso frutto della crisi che attanaglia ormai da decenni la Città; poi c’è l’inadeguatezza della classe politica che non si è dimostrata in grado di dare una prospettiva al territorio, di indicare un percorso di sviluppo sostenibile che andasse oltre la logica del mattone, del consumo di suolo e del nuovo capannone. La questione delle distanze, approdata in consiglio comunale su nostra proposta, non sa-
«Il Comune chiede partecipazione a giochi fatti, che senso ha? A Pomezia la questione centrale è quella della sostenibilità: Quanti impianti, cioè, può sopportare il territorio?» povere quanti impianti può sopportare un territorio senza che la qualità della vita, la salubrità dell’aria e delle falde, le condizioni del traffico diventino insostenibili? Ecco se fossi Sindaco di Pomezia mi porrei questa domanda». Avete presentato le vostre osservazioni per contrastare il rilascio della VIA ad entrambi insieme all'Associazione Culturale Tyrrhenum. Su quale linea fondamentale è incentrata la vostra azione? «Sulle criticità che sono sotto gli occhi di tutti, insufficienza della viabilità, vicinanza con le abitazioni e con strutture sensibili, eccessivo dimensionamento degli impianti e preservazione dell’ambiente e del paesaggio. La promiscuità tra edilizia civile e industriale a Pomezia rende l’insediamento di questi impianti particolarmente pericoloso; in questo coacervo diffuso tutti hanno un capannone vicino casa e tutti rischiano un impianto di rifiuti a pochi metri (solo uno stolto non se ne rende conto), poi in caso di incidente (il
vinzione e la forza che mi danno sette anni di impegno sul tema. Ricordiamo ancora Fucci e Zuccalà in prima fila a marciare con noi contro Cogea, e poi? Al momento della lotta? Astenuti. Nella circostanza hanno invitato i cittadini nel 2019, quando il Comune seguiva il procedimento di autorizzazione di quell’impianto dal 2016. Tre anni dopo! Con l’impianto autorizzato e in esercizio! Al limite della presa in giro. Ma non contenti di ciò, hanno riservato l’invito ai soli Comitati di Quartiere che sono sicuramente più preparati a organizzare il Carnevale che a trattare la specifica materia». Ecocentro, Intereco, Service Lazio, Cogec, Trevi Ambiente. Abbiamo contato un potenziale di oltre 500 mila nuove tonnellate che potrebbero arrivare a Pomezia. Come si è arrivati a questo punto e quanto pesa, secondo voi, la mancata approvazione da parte del Consiglio Comunale delle cd. «distanze minime» nel giugno 2017? «La Città si candida a diventare, lentamente
rebbe stata risolutiva, lo abbiamo sempre detto con onestà e lo ripetiamo, sarebbe stato un segnale, un primo passo verso una svolta che, ahimè non è mai arrivata». Cosa pensate del nuovo piano rifiuti regionale? «Il dibattito politico tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico nel Lazio si è incentrato, in un clima di continua campagna elettorale sulla questione del nuovo Piano regionale dei rifiuti, ma il problema e/o la soluzione per Pomezia non verrà da quell’atto. Una cosa la possiamo dire con certezza, nelle Linee guida approvate resta ancora troppo centrale il trattamento anaerobico della componente umida dei rifiuti e permane ancora la possibilità di spargere i fanghi di depurazione sui campi coltivati. Per noi è e resta una follia. Il compostaggio di comunità è l’unica pratica sostenibile e auspicabile per il futuro». Luca Mugnaioli
A sx: Diego Casubolo portavoce di «No Biogas Pomezia». A dx: schierati a difesa del territorio
Le altre: 16-P.C.Pomezia; 13-PSI; 12-Uils; 11-P. Domani; 9-CPI;
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POLITICA
Il Corriere della Città marzo 2019
Vincolo, altro no a Cogea: la partita al Consiglio di Stato i è svolta giovedì 21 febbraio 2019 la camera di consiglio riguardante il vincolo apposto sulla campagna romana dal Ministero dei Beni Culturali. Dopo la sconfitta al Tar infatti, lo ricordiamo, le aziende avevano deciso di impugnare la sentenza ricorrendo al Consiglio di Stato. Nell’udienza di febbraio inoltre Cogea, la società che dovrebbe realizzare nell’area il tanto contestato impianto di compostaggio da 60mila t/a (e a futura possibile conversione a ‘bio’gas), aveva chiesto la sospensiva della sentenza del Tar. Una mossa, c’è da dire, già tentata in passato che non aveva però dato l’esito sperato. E stavolta l'esito è stato il medesimo. In “trincea” per difendere il Vincolo A difendere il provvedimento denominato «Ambito delle tenute storiche di Torre Maggiore, valle Caia ed altre della Campagna Romana nei comuni di Pomezia ed Ardea (RM)» a tutela di un territorio agricolo di pregio paesaggistico esteso per oltre 2000 ettari c’erano (come sempre) cittadini e associazioni guidate da Latium Vetus e No Biogas Pomezia, difesi in aula dall’avvocato Stefano Rossi. Il vincolo è visto come una preziosa opportunità per riqualificare l'area in quanto vieta il sorgere di nuovi insediamenti edilizi, civili, industriali e, nello specifico, blocca la realizzazione di 9 capannoni e tre fabbriche a 'bio'gas, tra cui Cogea. Viceversa il vincolo di Tor Maggiore apre la finestra su un nuovo modo di vedere il territorio, ripensandolo in chiave agricola e turistica. Per questo, è facile intendere, è stato osteggiato da più fronti. Nuovo «no» a Cogea Chiamato dunque ad esprimersi il Tribunale tuttavia ha comunicato di ritenere «insussistenti le esigenze cautelari», per la natura della causa, ed ha fissato, previa rinuncia della domanda cautelare, l’udienza di merito per il prossimo 19 settembre 2019. In altre
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LE DOMANDE DI NO BIOGAS AL SINDACO ZUCCALA' 1) A che punto è il progetto del tavolo interministeriale da lei richiesto? 2) I cittadini li farà partecipare o li chiamerà come da prassi ormai consolidata solo a cose fatte? 3) Conosce davvero appieno il significato delle parole “trasparenza” e “partecipazione”? parole Cogea non ha ottenuto la sospensiva della sentenza del Tar, che altro non era che un tentativo di stroncare il provvedimento. Fatto degno di nota è stata l’assenza del Comune di Pomezia che al Tar, lo ricordiamo, si era costituito coi privati seppur con una posizione differente (no ad un annullamento in toto del vincolo, sì ad una rimodulazione dello stesso, ndr), e della Regione Lazio che al momento non si sono ancora costituiti. Cosa accadrà da qui a settembre? Staremo a vedere. No Biogas Pomezia: «Sicuri ma cauti» Sull'istanza negata a Cogea abbiamo interpellato Diego Casubolo, da sempre in prima linea con la sua associazione, No Biogas Pomezia, nelle battaglie per la salvaguardia del territorio. Cosa significa dal punto di vista tecnico e che valore ha questa notizia? «Per noi conta poco, avrà valore solo la decisione nel merito. Ci siamo costituiti per andare a dire che non esistevano le condizioni per la sospensiva, e il giudice ci ha dato ragione. Ritenevamo e riteniamo opportuno far sapere ai ricorrenti e ai magistrati del Consiglio di Stato che a Pomezia c’è qualcuno che si occupa in maniera disinteressata del territorio, che lo ama e lo difende». L'udienza di merito è fissata per settembre 2019: quali saranno le vostre mosse in vista di questo appuntamento? «I nostri tecnici e legali sono già al lavoro e per il mese di giugno ci presente-
ranno gli atti a sostegno delle nostre tesi. Abbiamo piena fiducia in loro e siamo consapevoli della loro preparazione e specchiata moralità. Per noi l’unico problema è raccogliere i soldi per sostenere le spese; ci mancano ancora 4.000 euro, ma li troveremo». Che margine c'è, secondo voi, per un ribaltamento della sentenza del Tar? «Sul piano prettamente giuridico a nostro avviso poco, ma bisogna essere cauti, l’esito di un giudizio in Italia è sempre incerto. Ci preoccupa più chi lavora a fari spenti per modificare il Vincolo. A tal proposito approfitto per fare qualche domanda al Sindaco Zuccalà: a che punto è il progetto del tavolo interministeriale da lei richiesto? I cittadini li farà partecipare o li chiamerà come da prassi ormai consolidata solo a cose fatte? Conosce davvero appieno il significato delle parole “trasparenza” e “partecipazione”?». E noi trasmettiamo il messaggio. Non a caso l'ultima domanda riguardava proprio l'ente pometino la cui posizione è stata, fin dall'inizio di questa vicenda, di non facile lettura. A parole l'amministrazione comunale infatti, sia la precedente che l'attuale, ha sempre detto di essere a sostegno del provvedimento del ministero, dall'altro, con le azioni, ha cercato di minarne le fondamenta in tutti i modi. Ha chiesto modifiche alla perimetrazione dell'area sottoposta a tutela (chiedendo persino lo stralcio del lotto di Cogea) in nome “della salvaguardia dello sviluppo e del lavoro”, presentato un ricorso gerarchico, peraltro dichiarato inammissibile, ha deciso di costituirsi al Tar a fianco dei privati. Non ultimo il tentativo di convocare il tavolo interministeriale citato da Casubulo. Non da meno il comportamento per certi versi ondivago della Regione che da un lato appoggiava tesi a favore del Vincolo dall'altro concedeva contemporaneamente la VIA a Cogea quando gli effetti del provvedimento del MiBact erano già attivi. (continua)
A sx: Diego Casubolo (No Biogas Pomezia) e Giacomo Castro (Latium Vetus); a dx: la duecentesca Tor Maggiore
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marzo 2019 (segue) Insomma una sorta di corto circuito tra uffici che ha provocato non poca confusione e che al Tar era costato un provvedimento parallelo avanzato da Latium Vetus, il Comitato di Quartiere di Santa Palomba e 15 cittadini privati. Lecito dunque chiedere: Comune di Pomezia e Regione Lazio al momento non si sono costituiti, cosa vi aspettate? «Nulla. Non ci aspettiamo nulla. Le strade sono ormai divergenti da tempo. Noi andiamo avanti convinti delle nostre ragioni a difesa del Vincolo e di un’idea diversa di sviluppo. Riteniamo comunque che sia grave la loro assenza e che sia ancora più grave che non siano note le loro intenzioni e soprattutto con quale strumento democratico vengano prese le deci-
POLITICA sioni. Noi da sempre riteniamo che l’indirizzo in tal senso lo dovrebbe dare il Consiglio comunale, ma tutto tace, nessuna iniziativa in tal senso». Latium Vetus: «Vincolo è un'opportunità» Dello stesso tenore le parole del Presidente di Latium Vetus. «Il Vincolo di Torre Maggiore rappresenta un momento di svolta per Santa Palomba e per Pomezia. Non ci stancheremo mai di ripeterlo. Da un lato vi è il riconoscimento del valore paesaggistico di un’ampia porzione di campagna romana, dall'altro con la tutela si ha finalmente l’occasione di cogliere la sfida legata alla valorizzazione di quell'area, delle attività agricole, e quelle legate al turismo (non sono quello tradizionale ma anche quello dei cammini e
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delle ippovie). Non dimentichiamoci che in quell'area turismo già oggi se ne fa: esiste infatti un bellissimo resort privato, il casale di Torremaggiore, che ad esempio lavora molto con una clientela estera. E poi si ha l'occasione di arginare la speculazione edilizia che tanti danni ha fatto negli anni. Dovrebbe essere il momento di ragionare in termini di sostenibilità, di studiare modelli di sviluppo che vadano oltre la logica del capannone, ma Pomezia è schiava di una politica che non riesce ad arginare il dissennato consumo di suolo e l’insediamento di attività impattanti e inquinanti». Luca Mugnaioli
Latium Vetus: «Col Vincolo si ha l'occasione di arginare la speculazione edilizia che tanti danni ha fatto negli anni. Dovrebbe essere il momento di ragionare in termini di sostenibilità, di studiare modelli di sviluppo che vadano oltre la logica del capannone, ma Pomezia è schiava di una politica che non riesce ad arginare il dissennato consumo di suolo e l’insediamento di attività impattanti e inquinanti»
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POLITICA
Il Corriere della Città marzo 2019
Fucci: «Eco x? Amministrazione di mentitori seriali» Eco-X ha rappresentato un vero e proprio attentato alla città di Pomezia». Inizia così il video pubblicato dal consigliere di Essere Pomezia Fabio Fucci, all'epoca Sindaco della Città. «Maggio 2017. “Qui è morto il rispetto per l'ambiente e la salute”, recita ancora un cartello posto dinanzi l'entrata del sito andato distrutto», prosegue l'ex primo cittadino. «Passato l'incendio ed il clamore mediatico c'era da rimuovere i rifiuti e mettere in sicurezza l'area. Io non potei intervenire da Sindaco in quanto il sito fu posto sotto sequestro e c'erano le indagini in corso. Tuttavia i sigilli sono stati tolti a settembre scorso ma cosa è stato fatto finora?», è la domanda lanciata da Fucci. «Zuccalà aveva detto che i lavori sarebbero partiti in quei giorni. Beh, oramai è evidente che si trattava di una bugia. Ma del resto è il modus operandi di questa amministrazione, sono mentitori seriali. Anche in questo caso avevano promesso i lavori per mettere in sicurezza la eco x, lavori che non sono mai partiti», conclude l'ex Sindaco di Pomezia. Eco-x: il processo Intanto è in corso a Velletri il processo per i fatti del maggio 2017. Dopo il rinvio dell’udienza preliminare del 4 dicembre 2018 presso il Tribunale locale anche la successiva data indicata, quella dello scorso 15 gennaio 2019, è stata archiviata con un nulla di fatto. In quell'occasione a far slittare l’appuntamento in aula è stato un impedimento dell’avvocato difensore di Antonio Buongiovanni, unico imputato per il disastro dell’Eco-X. Buongiovanni, lo ricordiamo, aveva depositato richiesta di patteggiamento che verrà dunque valutata nel merito alla prossima udienza utile, al momento fissata per il 5 marzo. Il giudice dovrà decidere se accogliere o meno la sua richiesta: in alternativa l’imputato, sul quale pendono varie accuse, potrà essere rinviato a giudizio. L'incendio In quel giorno, quello del 5 maggio 2017, bruciarono circa 8.500 tonnellate di rifiuti in cui potrebbero essere finite – anche se tra gli incartamenti la Eco-X figura come “un impianto di trattamento rifiuti speciali non pericolosi (plastica, carta, legno materiali da demolizione, eccetera) con autorizzazione regionale ed una capacità annua di 85.000 tonnellate” – plastica, carta e cartone, apparecchi elettrici ed elettronici fuori uso, rifiuti non biodegradabili, scarti di Tmb, vari tipi di gomme, cavi, metalli misti, zinco, piombo, alluminio, stagno, miscele bituminose, rame, bronzo e ottone, catalizzatori esauriti, batterie di tutti i tipi e accumulatori, serbatoi per gas liquido, pastiglie per freni usate, carte e
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Incendio alla Eco X di Pomezia: il 5 maggio 2017 bruciarono circa 8.500 tonnellate di rifiuti pellicole fotografiche, adesivi, sigillanti, ver- vari enti interessati». Ma di queste attività, nici e toner, rifiuti contenenti silicone, ter- francamente, considerando l'attuale stato dei reno contaminato. La società era autorizzata luoghi sul sito del disastro, se ne fatica a troa stoccare fino ad un massimo di 3.200 ton- vare traccia. Ad ogni modo i lavori di messa nellate nello stabilimento, ma secondo il Noe in sicurezza dovrebbero consistere nell'indei Carabinieri, al 31 marzo 2017, ne risulta- capsulamento dei materiali e nella copertura vano 8.413, quasi il triplo. Inoltre la struttura dei cumuli di rifiuti onde evitare il dilavanon aveva un impianto antincendio né un si- mento degli stessi e la dispersione delle acque stema idrico idoneo per spegnere incendi, né di dilavamento nel corpo idrico superficiale. muri di compartimentazione; l’accumulo L’intervento prevede una prima fase di ricoscriteriato di grossi quantitativi di rifiuti nel gnizione dello stato dei luoghi al fine di defipiazzale dello stabilimento aveva spinto pe- nire gli impianti di cantiere più idonei e di raltroil comitato di quartiere Castagnetta- predisporre, con carattere di urgenza, un Cinque Poderi ad inviare una serie di lettere piano di lavoro da presentare alla ASL comalle istituzioni locali per segnalare proprio il petente. I lavori, del valore di circa 185mila rischio di possibili incendi, segnalazioni che euro, sono finanziati con fondi comunali da però, in un rimando di responsabilità, ven- recuperare in danno alla ditta, ma «l’Amminero di fatto ignorate. nistrazione – si legge in una nota - contiLa bonifica nuerà a lavorare affinché si riescano a «Partiranno lunedì 17 settembre 2018 i lavori reperire in fretta fondi regionali o statali per di messa in sicurezza del sito Eco X, colpito la completa bonifica dell’area». dal devastante incendio del 5 magDeroga al secondo mandato, Fabio Fucci gio 2017», così contro il M5S: «E’ solo un modo di restare annunciava il Sindaco Adriano Zucarroccati al potere anche se le cose vanno calà nel settembre male». Poi ironizza su Facebook scorso. Un passagPOMEZIA - «Il Movimento 5 Stelle gio sui canali istituavrebbe dovuto gestite in questi anni la zionali del transizione dallo slogan ‘I politici sono tutti Comune, seppur ladri’, che ha fatto guadagnare loro molto breve, lo ritrovelocemente diversi consensi, a ‘Noi siamo viamo poi a dicembravi politici’: questa transizione secondo bre quando si me non è avvenuta nel modo corretto, perverificò il primo ché affermare che i politici del Movmento rinvio dell'udienza 5 Stelle siano buoni politici si può fare solo in merito al procon i risultati. Due anni fa io proponevo a cesso per i fatti del- loro di non considerare il mandato da consigliere comunale». «Lo l'Eco-X. «In attesa chiedevo per un motivo ben specifico: Pomezia aveva dato già didella prossima mostrazione di buon governo, tanto da essere portata a modello in udienza di gennaio, tutte le piazze d’Italia. C’era quindi il motivo e tutti i presupposti per proseguono le atti- modificare quella regola, in modo che l’esperienza maturata e i rività di messa in si- sultati ottenuti potessero avere una continuità. E invece fui cacciato, curezza del sito mentre ora si rimangiano tutto». Fucci ha poi brindato ironicamente coordinata tra i con la moglie alla notizia su Facebook.
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Pomezia, Comandante Polizia Locale: dubbi sul concorso essun chiarimento sul concorso per un posto da Comandante della Polizia Locale a Pomezia. E' questa la motivazione che ha spinto ieri il consigliere di centrodestra Pietro Matarese a lasciare la seduta della commissione trasparenza. «Volevo fugare ogni dubbio sulla correttezza dell'iter concorsuale e contavo nel lavoro di questa commissione. Ma il concorso è finito a gennaio con l'ultima prova scritta, dunque il tempo è scaduto. Ritengo assurdo che si sia riusciti a parlare di questo tema solo oggi, a giochi fatti». Il riferimento è diretto ed è a Omero Schiumarini Presidente della Commissione. «Dopo vari solleciti - prosegue Matarese - ero riuscito a portare il punto in discussione lo scorso 25 settembre. Poi però più nulla. Ci sono state altre tre riunioni (l'ultima a dicembre, ndr) ma nonostante i solleciti non sono stato ascoltato». Da qui la decisione di lasciare la seduta della commissione in programma ieri. Secondo Matarese il problema è infatti di fondo. «Al di là del mio caso specifico ritengo assolutamente inutile lavorare in questo modo. Dal luglio scorso nemmeno un argomento è stato chiuso o relazionato: basti pensare che il primo tema discusso in data 30/07/2018 (il caso Acea, ndr) è ancora qui in discussione. Ha senso tutto ciò?». Matarese ha comunque affermato di voler considerare per il futuro la
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La sede della Polizia Locale a Pomezia in Piazza Indipendenza partecipazione alle prossime sessioni di lavoro della commissione a patto però che «tale organo possa garantire la sua prioritaria funzione che la legge gli affida». Concorso da Comandante della Polizia Locale a Pomezia: i dubbi di Matarese Veniamo ora al casus belli su cui il Consigliere Matarese voleva accendere i riflettori. L'oggetto è quello del «bando di concorso per esami per il conferimento [...] di un posto di dirigente comandante del Corpo di Polizia Locale [...]». La prova finale c'è stata lo scorso 16 gennaio: ad aggiudicarsi il posto è stato Angelo Pizzoli che già svolgeva le medesime funzioni dopo la nomina di 5 anni fa.La let-
tera di Matarese. «Ho voluto portare in commissione questo tema per i dovuti approfondimenti su accadimenti verificatisi nel corso della procedura concorsuale. Questo per fugare ogni dubbio circa presunte collusioni». Nello specifico il consigliere di centro destra ha chiesto di «appurare se l'inserimento si file relativi al concorso in oggetto (avviso di mobilità ai sensi dell'art.30 del d.lgs 165/2001 del 10.01.2018; pubblicazione bando del 26.01.18 e avviso differimento/esclusione del 27.02.2018) creati ed inseriti dalla postazione di un candidato - proprio Pizzoli - potesse ritenersi equo ed imparziale. E quindi non idoneo a
Pietro Matarese (Cdx) ha abbandonato la seduta della commissione trasparenza presieduta da Schiumarini: «Non ha senso lavorare così. Dal luglio scorso nessun argomento è stato chiuso o relazionato». Matarese aveva chiesto lumi sul concorso per il posto da Comandante della Polizia Locale prima che quest'ultimo si concludesse. Ma non è stato ascoltato favorire un candidato rispetto agli altri». Ma «le procedure concorsuali si sono espletate per intero - ribadisce il consigliere di centrodestra - senza che questa commissione abbia avuto la possibilità di fornire una propria valutazione sui fatti segnalati. L'inerzia di questa commissione non ha consentito, tra l'altro, di poter chiarire la posizione sul vincitore del concorso acclarandone l'estraneità alle condotte poste in essere. Fatto molto grave per un dipendente pubblico, soprattutto se indossa una divisa», ha concluso quindi Matarese.
A sx: il Consigliere di Cdx Matarese; a dx: Angelo Pizzoli, Comandante della Polizia Locale
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Ardea, salta la seduta della commissione trasparenza durata soltanto pochi minuti la seduta del 21 febscorso della braio commissione trasparenza, presieduta dal capogruppo Luana Ludovici della “Lega Salvini Premier”. L’immediata chiusura è dovuta al fatto che non solo mancava il numero
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Il Consigliere M5S Marcello Grillo
legale, non mantenuto dai membri dell’opposizione, ma soprattutto per la mancanza di certa documentazione più volte richiesta e mai pervenuta. Gli atti richiesti riguarderebbero lo stabile di Rio Verde, meglio noto come i “Palazzoni”. Stabile che l’amministrazione comunale fin dal suo insediamento vuole prendere in affitto per trasferirci tutti gli uffici comunali siti sulla rocca. Così la consigliera Luana Ludovici: «Ringrazio innanzitutto i cittadini presenti, ed i membri di opposizione come Raffaella Neocliti, Maurice Montesi e Alfredo Cugini per la loro presenza mentre non posso che mostrare disappunto per il comportamento del consigliere Grillo del M5S che ha scelto di abbandonare la seduta facendo saltare il numero legale». La riunione, ad ogni modo, è stata aggiornata a lunedì 4 marzo alle ore 11.00. «Per quanto riguarda la documentazione presenterò formale diffida per ottenere prima di quella data tutta la documentazione richiesta, in caso contrario agirò secondo legge», conclude l'esponente locale della Lega. Luigi Centore
La Consigliera della Lega Luana Ludovici
La seduta salta per mancanza del numero legale: è stata aggiornata al 4 marzo
Ardea si è svegliata senza “uccello” L'IRONIA - La bella scultura posta sul basamento della statua della solidarietà, opera del Maestro Armando Lecca, in arte "Armandì", è 'volato via' lasciando a naso all'insù quanti ormai si erano abituati a vederlo da cinque mesi sul basamento. Forse era solo stanco di essere additato come il simbolo dell'abusivismo artistico in una terrà che è stata definita l'università della politica. Sembra che un'associazione ornitologa abbia spiegato che l'uccello rappresentasse una femmina di airone, la quale, dopo aver covato i suoi aironcini, abbia scelto di scappare da Ardea notte tempo. Auguriamo allora a mamma airone un buon volo e lunga vita con la speranza di non incontrare mai un cacciatore. Luigi Centore
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Emergenza furti ad Ardea, ipotesi varchi elettronici a piaga dei furti non accenna a diminuire sotto la Rocca. Anche a febbraio non sono mancate le incursioni notturne da parte dei malviventi. Abitazioni private, esercizi commerciali, nessuno ormai, ad Ardea e Tor San Lorenzo si sente sicuro. Ora l'amministrazione è pronta a giocare la carta della tecnologia per tentare di arginare il fenomeno. Del resto il territorio, così come l'attività di abbandono abusivo dei rifiuti, è diventata una sorta di zona franca dove si respira un inaccettabile senso di impunità. E allora urgono contromisure ma c'è da fare i conti con, da un lato, risorse limitate,e dall'altro con la presenza delle forze dell'ordine assolutamente insufficiente. Furti: a Tor San Lorenzo è boom di 'visite' nelle abitazioni private A soffrire maggiormente sul fronte sicurezza è il quadrante di Tor San Lorenzo dove si moltiplicano le denunce da parte di privati cittadini. Non solo. I ladri diventano ogni giorno che passa sempre più spregiudicati, ignorando spesso la presenza in casa degli stessi proprietari. A metà mese ad esempio, una ragazza che vive sola con il figlio alla Nuova California è stata allertata da alcuni rumori: uscita in giardino ha addirittura visto due malviventi intenti a “camminare” sui tetti della bifamiliare. Non mancano poi le notizie di cronaca ai limiti del paradossale. E' il caso questo di F.C. rientrata a casa e ritrovatasi faccia a faccia con un ladro che le stava svaligiando casa. L’assurdo è che il malvivente, almeno secondo quanto dichiarato successivamente dalla donna ai carabinieri, era il suo vicino di casa, un uomo di nazionalità tunisina di 49 anni. La signora mancava da casa da qualche giorno, visto che era andata a fare una vacanza. Evidentemente il ladro aveva pensavato che l’assenza si sarebbe protratta ancora un po’ ed ha pensato bene di entrare in casa per svaligiarla. Ma il rientro della donna ha sorpreso l’uomo, che – sentendo la donna strillare a squarciagola – si è dato alla fuga senza riuscire a portare via nulla. E ancora: il 23 febbraio una signora, ancora alla Nuova California, ha colto sul fatto due ladri in casa intenti a fare razzia di qualunque cosa. Anche in questo caso urla, grida e la fuga precipitosa dei criminali. Ardea: scassinato il Bar “Dal Principalino” Ma i ladri, come accennato in apertura, non hanno risparmiato nemmeno le attività commerciali. Nella notte del 20 febbraio scorso ignoti hanno forzato con un “piede di porco” la serranda di un bar su via Sassari tra via Lecce e via Pratica di Mare nel largo del Vivaio Celilli. Stesso modus operandi dei precedenti scassi o tentali tali. I malviventi in questo caso sono entrati ed hanno forzato le
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Svaligiato l'ennesimo Bar alla Nuova Florida: è emergenza furti ad Ardea e Tor San Lorenzo slot macchine senza riuscire a portarsi via nulla se non causare le rotture delle stesse e della serranda. Sul posto è prontamente intervenuta una pattuglia della tenenza di Ardea. Purtroppo al loro arrivo non hanno trovato che la serranda aperta e le slot, forzate, costatando soltanto che i malviventi non hanno avuto il tempo di asportare nulla. La proposta: varchi elettronici e centro raccolta dati L'amministrazione guidata da Mario Savarese sta studiando una soluzione che potrebbe portare ad un maggior controllo del territorio. L'esigua presenza dei Carabinieri, specie di notte, e il solo corpo di Polizia Locale non bastano evidentemente a garantire la sicurezza sul territorio. Lo testimonia l'escalation di furti e attività criminali in preoccupante ascesa negli ultimi mesi. Non a caso i cittadini erano scesi in piazza proprio per questo e nulla esclude un'iniziativa simile prossimamente (magari con più partecipazione). Intanto però la giunta è al lavoro su una possibile soluzione: l'installazione di varchi elettronici per monitorare l'ingresso sul territorio. Almeno 9 le postazioni con le quali, stando a quanto raccolto, si riuserebbero a monitorare tutte le vie di interscambio con le zone limitrofe. A questo si aggiunge-
rebbe la creazione di un centro raccolta dati presidiato in cui far confluire le informazioni e quelle di ulteriori telecamere di sorveglianza installate sul territorio. Il progetto, qualora si decidesse di tradurlo in pratica, verrebbe affidato ad Hera Luce nell'ambito delle operazioni di efficientamento energetico poste in essere sul territorio. Un'iniziativa sicuramente interessante per la quale tuttavia si dovrà attendere almeno la prima-
Il Sindaco Mario Savarese
Varchi elettronici: può essere questo il deterrente giusto per scoraggiare i malviventi?
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Lettera aperta a Savarese: «Esistiamo anche noi» ettera aperta a Mario Savarese: «Sindaco esistiamo anche noi». «Sono Barbara Tamanti, la mamma di una ragazza con sindrome di down di 21 anni. A Maggio è stato presentato un progetto di sport inclusivo , rivolto ai ragazzi con disabilità adulta, quindi fuori dall'obbligo scolastico il progetto era a cura di istruttori qualificati e so di un progetto protocollato al comune, da parte di una societa' sportiva locale, ma ad oggi non abbiamo avuto ancora nessuna risposta dal Comune in merito agli spazi delle palestre che avevamo chiesto per iniziare il progetto, sì perché per noi genitori non solo non c'è stata nessuna risposta ma neanche un diniego neanche un no . non so e non voglio sapere cosa ha bloccato l'attivazione di tale progetto ma resta il fatto che nessuna risposta è arrivata alle famiglie di questi ragazzi, non siamo neanche meritevoli di considerazione , il progetto sport non era a carico dell'ente in quanto noi genitori avremmo Ovviamente pagato l'istruttore di nostra tasche .Sindaco, lei non crede che le famiglie
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come la mia abbiano il diritto di essere tenute in considerazione? Degne di ricevere risposte? lei sa cosa sia la disabilità? cosa sia avere dei figli con disabilita' in età adulta ad Ardea? Ragazze e ragazzi che vivono ai margini di questa città perché come noto ad Ardea non c'è nulla per loro , chiedevamo solo uno spazio, un'ora a settimana di una palestra e ci é stato negato perfino questo piccolo spazio, ripeto non oneroso per l ente perché noi genitori avemmo pagato un istruttore qualificato . Un Sindaco che si dice attento e preparato non puo' e non deve mettere le famiglie, o meglio la fascia debole della sua cittadinanza in condizioni di elemosinare un servizio o peggio ignorarli con la naturale l consequenza di costringerli nell isolamento dellle loro case . Io chiedo al sindaco di Ardea, in quanto primo cittadino e forte di potere decisionale al di sopra di dirigenti o altro di darci risposte urgenti, di spiegarci perché questo progetto non ha mai visto la luce». Barbara Tamanti, ex presidente e membro del direttivo della Consulta Cittadina per il Superamento dell’Handicap Ardea
La donna, mamma di una ragazza con sindrome di down di 21 anni, scrive una lettera per sollecitare l’Amministrazione comunale di Ardea ad andare incontro alle esigenze di famiglie con ragazzi disabili nel proprio nucleo familiare
Nei campi rom arriva l’esercito: via con Castel Romano opo l’esasperata reazione degli agenti della Polizia Locale, stanchi di presidiare i campi rom a causa delle continue aggressioni e per la presenza di topi grossi come ratti negli accampamenti, adesso il Prefetto ha deciso che a controllare quanto accade nelle baraccopoli ci sia l’Esercito. Del resto, finora, quella contro l’illegalità che i rom praticano quotidianamente è stata una guerra persa. E allora in campo si mette l’Esercito, quello vero: 40 soldati che saranno di guardia nei campi rom di Roma, a partire da quello di Castel Romano. Qui, come del resto negli altri campi rom, l’illegalità è la regola. Dai roghi tossici ai furti, dalla ricettazione allo scarico di rifiuti in discariche abusive. L'esercito A decidere per l’intervento dell’Esercito è stato il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, nel corso del vertice che si è svolto ieri mattina a Palazzo Valentini. Il tutto ovviamente d’intesa con il Campidoglio. Il sindaco di Roma Virginia Raggi appena 10
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giorni fa aveva incontrato il generale Andrea Di Stasio, al comando della Brigata Sassari, per discutere di questo. Sull’utilizzo dei militari dell’Esercito si è espresso il prefetto di Roma, Paola Basilone. «Non siamo sordi alla sofferenza di chi abita vicino a questi villaggi erano anni che i cittadini e i comitati di quartiere chiedevano la presenza dei soldati. Fino a oggi non avevamo potuto distogliere le forze armate dagli altri obiettivi. Ora che è aumentato il contingente dei militari per l’operazione Strade sicure, l’Esercito potrà essere schierato anche in questi insediamenti, con una vigilanza dinamica che aumenterà la sicurezza di tutti». Questo mese, quindi, i militari verranno schierati. Sarà sufficiente questa misura per contenere gli illeciti e i soprusi che avvengono quotidianamente nei campi rom? Soddisfatto Adriano Zuccalà «Nella mia nota di ottobre, avevo chiesto a gran voce un incontro con il Prefetto e le autorità preposte per parlare della situazione ormai insostenibile, sotto l’aspetto della sicurezza e ambientale, che la nostra città si trova ad affrontare quotidianamente.
In diversi colloqui ho chiesto, come misura urgente, l’utilizzo dei militari tramite il programma Strade Sicure. La voce dei cittadini è stata finalmente ascoltata, ed il Comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza, in un vertice che si è tenuto ieri mattina a Palazzo Valentini, d'intesa con il Campidoglio di Virginia Raggi, ha deliberato l’utilizzo di militari a presidio dei campi nomadi di Via Salviati e Castel Romano a partire da marzo. Lavoriamo ora per la chiusura definitiva nel più breve tempo possibile».
Il campo rom di Castel Romano
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Campo rom: oltre 2000 firme raccolte dai cittadini ono arrivate a circa 2.400 le firme raccolte dai cittadini del circondario di Pomezia per richiedere la chiusura del campo nomadi di Castel Romano. L'iniziativa partì su uno dei gruppi Facebook cittadini (in particolare da Niko Latorraca e Alessandra Duma) dopodiché venne “adottata” da alcune forze politiche. Nel 2017 fu ad esempio Casapound ad annunciare un'iniziativa simile, ed oggi, all'indomani della notizia dell'arrivo dell'esercito a presidiare l'insediamento tra Pomezia e Roma anche il gruppo consiliare Essere Pomezia annuncia banchetti per racimolare ulteriori adesioni. «Da sabato mattina 2 marzo parte la raccolta firme per chiedere la chiusura del campo rom. Venite numerosi in Piazza Indipendenza a firmare, mi trovate dalle 10 alle 12 e sarà l'occasione anche per un confronto con voi», scrive in un post l'ex Sindaco Fabio Fucci che aveva presentato anche un ordine del giorno in consiglio sul tema. L'inferno del campo rom La zona, come più volte ampiamente documento, è un ricettacolo di illegalità. Abbandono e smaltimento illecito di rifiuti, roghi tossici, punto di partenza di borseggiatrici spesso giovanissime. La situazione è quindi, ma da tempo ormai, completamente fuori controllo. I Vigili del Fuoco del distaccamento di Pomezia, solo per fare un esempio, sono costretti praticamente ogni giorno ad intervenire per domare i roghi velenosi che appestano l'aria. Addirittura sono arrivati a chiedere la presenza fissa di un'autobotte sul campo per agire ancor più tempestivamente. Risorse preziose, in un tempo dove già sono centellinate anche in termini di mezzi a disposizione, che potrebbero essere benissimo risparmiate. Il superamento: le strade tentate L'amministrazione capitolina ha messo in campo diverse strategie per superare i campi nomadi in questi anni. Uno in effetti, quello del Camping River, è stato smantellato l'estate scorsa, ma in generale le strategie adottate dai 5 stelle non hanno sortito gli effetti sperati. Dal “bonus casa”, poco meno di 1.000 euro per mandare in affitto i rom, ai rientri volontari assistiti nel paese d’origine con tanto di «buonuscita» come fatto proprio nel caso del Camping River. Ma se nel primo caso non si sono trovati proprietari di immobili disposti ad affittare le abitazioni ai nomadi, nel secondo appena 6 famiglie nella Capitale hanno deciso di accettare la proposta (e il cospicuo assegno) del Comune. La deadline: il 2021 Due anni di tempo per superare i campi rom, che si aggiungono però a quelli già trascorsi, per superare i campi rom della Capitale. Dal più grande, Castel Romano, alle porte di Po-
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mezia con i suoi 1.000 e più abitanti, a quelli dellaBarbuta (Ciampino) e Monachina (Aurelia). Totale: oltre 1.600 persone alle quali trovare una sistemazione. Il caso di Castel Romano Era stato una sorta di decreto a tempo quello con cui la Regione Lazio aveva autorizzato il tanto discusso insediamento rom sulla Pontina a Castel Romano “solo” per altri 4 anni. La notizia era arrivata a giugno dello scorso anno. Questo farà sì che, almeno sulla carta, il campo dovrà essere chiuso. L’atto regionale serve proprio a superare gli obblighi di tutela ambientale della riserva naturale Decima Malafede, e si applica sui terreni di proprietà di Roma Capitale. Ad occuparsi del sito di Castel Romano dovrà essere Roma Capitale che proprio a novembre 2017 aveva chiesto, nell’ambito della presentazione dei piani elaborati dall’amministrazione capitolina per il superamento dei campi nomadi sul territorio comunale, più tempo per la risoluzione dell’insediamento tra Roma e Pomezia. Richiesta – da qui la deroga concessa dalla Regione Lazio – che aveva fatto per l’appunto slittare di altri 4 anni (fino al 2021) il termine ultimo per la chiusura del campo. “Roma Capitale” – si legge nella nota Presidenziale – procederà pertanto “al definitivo e completo superamento del villaggio della solidarietà di Castel Romano secondo quanto indicato nel “pro g e tt o per il superamento del villaggio attrezzato di Castel Romano (novembre 2017 – dicembre 2021)”.
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Mario Savarese ci 'guida' tra le buche di Ardea l primo cittadino di Ardea Mario Savarese ha accettato il nostro invito a percorrere insieme le strade del territorio per valutarne le condizioni. Nel corso di questo insolito tour, durato quasi due ore, il Sindaco non si è sottratto alle nostre domande fornendo la sua personale spiegazione dei fatti sul perché la città di Ardea sia giunta a questo punto. Il quadro che ne è emerso è infatti desolante: quasi nessuna strada è in condizioni quantomeno accettabili e fare il conto delle situazioni specifiche d'emergenza è davvero arduo. In pratica tutti i 72km circa del territorio andrebbero riasfaltati completamente. Da quello che abbiamo potuto constatare poi i pericoli per la pubblica incolumità sono elevatissimi, specie per i ciclomotori; alcune strade sono peraltro prive di illuminazione e di notte, o con la pioggia, evitare i crateri diventa un'impresa praticamente impossibile. Talvolta poi procedere a passo d'uomo nemmeno serve: oc-
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1=Via Forlì 2=Via dei Rutuli 3=Via Novara 4=Via Lecce
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Tra Ardea e Tor San Lorenzo è un vero disastro, quasi nessuna strada è in condizioni accettabili. E il Sindaco ammette: «Tutto questo non è normale». Ma poi si difende: «Pochissime risorse, la coperta è corta. E ci sono cose che non si possono tagliare corre 'entrare' nella buca sperando di uscirne illesi. «Purtroppo è l'unico modo per attraversare certe strade», ci dice proprio il Sindaco che però ammette: «Tutto questo non è normale». Tra Ardea e Tor San Lorenzo, magra consolazione, si salvano solo i brevi tratti a competenza dell'ex provincia. Per il resto è un vero disastro: Via Alessandria, Via Monti Di Santi Lucia, Via delle Salzare, Via Laurentina, Via di Campo Selva, Via Terni, Via Pavia, Via Modena, Largo Udine, Via Ve-
abbiamo invitato i due Sindaci di Ardea e Pomezia a fare un giro in macchina con noi. Anziché cantare però la sfida sarebbe stata quella di evitare buche, voragini e affini. E il volante, ovviamente, sarebbe stato affidato proprio a loro. Ma se Mario Savarese, pur consapevole dello scenario “apocalittico” in cui versa la sua città, ha deciso di accettare, diversa è stata la risposta di Adriano Zuccalà che invece ha declinato l'invito. E' bene allora ringraziare il primo cittadino di Ardea per la disponibilità mostrata e per il tempo che ha potuto dedicarci. Non solo. Da apprezzare anche il fatto che il Sindaco, nello scegliere l'itinerario da percorrere, non abbia evitato le strade maggiormente ammalorate. «Queste cose non vanno nascoste», ha dichiarato il Sindaco. «Sono io che devo ringraziare voi per l'opportuInquadra la foto nità che mi state dando: con l’App Hp Reveal e in questo modo posso guarda il video-promo spiegare ai cittadini perché succede tutto del servizio girato ad questo». Sul nostro Ardea col Sindaco sito, www.ilcorriereScarica l’App (istruzioni a pag. 4) dellacitta.com, il reportage completo. (continua)
nezia, Via Novara, Viale Tor San Lorenzo, Via Dora Baltea, Via Siena Via Tanaro, Piazza del Patio, Via Nuoro, Viale Nuova Florida, Via Padova, Via Merano sono solo alcune delle vie costellate da voragini. E l'elenco non finisce di certo qui. Carpool Kara-buche L'iniziativa era stata lanciata nel numero scorso del nostro mensile. L'idea era semplice: traendo spunto dalla trasmissione Carpool Karaoke, quella in cui due cantanti si esibivano live nel corso di una passeggiata in auto,
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marzo 2019 (segue) Savarese: «Ecco perché le strade sono in questo stato» Il tour per le vie di Ardea è stato veramente spossante. Strade dissestate, tratti ai limiti della percorribilità, avvallamenti e buche in ogni dove. Perfino riprendere con le telecamere il viaggio non è stata impresa facile. Perché il Comune non fa nulla? E' stata la prima, scontata ma inevitabile, domanda che abbiamo posto. La risposta, ma lo sapevamo già, lo è stato altrettanto. Il problema principale è infatti, ancora, quello economico. «Abbiamo pochissime risorse disponibili – ha dichiarato Savarese – e la coperta è sempre corta. Purtroppo lo devo ripetere fino alla noia. Se avessimo i fondi necessari potremmo occuparci di tutti i problemi della città e invece siamo costretti a dover fare delle scelte non certo indolori». Il riferimento, come ricorda spesso il Sindaco del M5S, è andato chiaramente alla condizione di «dissesto finanziario» e a tutti i problemi che, a detta del Sindaco, ha trovato l'attuale amministrazione sin dal momento del suo insediamento. «La rete viaria del Comune di
INCHIESTA prossima pioggia, si apriranno nuove buche». I costi della manutenzione stradale Il Sindaco ha poi voluto approfondire il tema dei costi. «Il rifacimento delle strade richiede un impegno da parte delle casse pubbliche non indifferente. Rifare un tratto a “regola d'arte” come si usa dire in questi casi costa all'incirca 120 euro per metro lineare. Capite bene che riasfaltare una sola Via come può essere ad esempio Viale Nuova Florida richiederebbe uno sforzo economico di centinaia di migliaia di euro». Di conseguenza la scelta non può che ricadere, continua Savarese, sulla copertura delle singole buche. «Ma anche le toppe costano: circa 10.000 euro per ogni giorno di pioggia. Perché questa cifra? Perché ad ogni temporale si aprono nuove buche e anche se io oggi, miracolosamente, riuscissi a tapparle tutte alla pioggia successiva staremmo punto e da capo. Non a caso è proprio quello che succede». Sul perché alcune buche vengono chiuse e altre no. «Capisco che è difficile da comprendere per il cittadino. Ma un budget limitato significa anche questo, tappare soltanto le buche peggiori».
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stenza degli alunni disabili che ha assorbito quasi completamente l'importo. Loro hanno sicuramente più diritto a ricevere questi fondi, anche a fronte di strade del genere», spiega Savarese. «Se io avessi abbastanza soldi farei questo e quell'altro, così mi ritrovo a dover tagliare qualcosa. E non posso certo negare il diritto allo studio a chi è più debole di noi». La burocrazia e l'assenza dello Stato Ma i fattori snocciolati dal Sindaco non riguardano soltanto la sfera economica. Ne è un esempio il caso di Viale San Lorenzo i cui lavori di rifacimento completo sarebbero dovuti già essere terminati (dopo uno stop sono ripresi il 26 febbraio scorso, ndr). «La carenza di personale unita alle recenti difficoltà emerse all'Ufficio Tecnico fanno sì che i dipendenti non riescano ad espletare tutte le pratiche assegnate. E così i tempi si allungano», dichiara Savarese. «Altre volte sono le tempistiche burocratiche per le procedure d'affidamento a rallentare maledettamente i nostri interventi». Il primo cittadino ha poi voluto mandare un messaggio ben preciso: Ardea, secondo Savarese, è una città dimen-
Il Sindaco: «Buche riparate male? No, è un mito da sfatare. Quelle che si aprono sono sempre voragini nuove. Il sintomo è la classica “pelle di coccodrillo” che si vede sull'asfalto: ebbene è lì che, verosimilmente alla prossima pioggia, si apriranno nuove buche». Poi precisa: «Le buche ad Ardea ci sono da sempre». E promette interventi per saturare almeno quelle più pericolose Ardea è molto estesa – ha proseguito il Sindaco tornando alla domanda – sono circa 72km di strade tutti di competenza. Strade vecchie, realizzate molto tempo fa e sulle quali nessuno ha mai messo mano se non con le classiche 'toppe'. Abbiamo visto questo asfalto invecchiare con noi e intervenire è sempre più complicato. Buche riparate male? No, è un mito da sfatare. Quelle che si aprono sono sempre voragini nuove. Il sintomo è la classica “pelle di coccodrillo” che si vede sull'asfalto: ebbene è lì che, verosimilmente alla
Savarese: «La coperta è corta, ci sono altre priorità» Più volte nel corso del nostro tour in macchina abbiamo ribadito che quella delle buche è comunque un'emergenza al quale il Comune di Ardea non può più sottrarsi. «Credete che non lo sappia?», ha puntualizzato il Sindaco. «Quest'anno avevamo previsto uno stanziamento di 700mila euro, una cifra mai vista prima d'ora ad Ardea. Purtroppo però c'è stato un imprevisto quanto inatteso aumento legato ai costi per l'assi-
ticata dalle istituzioni. Come ribadito in altre interviste Savarese ha ricordato che ogni anno il Comune versa allo Stato circa 4 milioni di euro per il cosiddetto “fondo di solidarietà comunale”. Una sorta di meccanismo legale “beffardo” secondo il Sindaco, che classifica Ardea come un Comune ricco e quindi chiamato a versare di più al fondo che, paradossalmente, servirebbe proprio per aiutare gli enti più in difficoltà. (continua)
Da sx a dx: i "famigerati" cartelli dei 30km/h; Mario Savarese; la pagina "ufficiale" delle buche di Ardea citata proprio dal Sindaco
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(segue) «Del nostro territorio sembra non accorgersi nessuno – prosegue il Sindaco – lo dimostra il fatto che qui non c'è praticamente nulla. Prendete le scuole: il progetto di un istituto superiore è scomparso dalle idee da realizzare dalla Città Metropolitana di Roma; i bandi a cui abbiamo partecipato, stavolta in Regione, sono finiti in un nulla di fatto nel senso che ci siamo classificati lontanissimi in graduatoria. Io ho una scuola che andrebbe chiusa (la Pian di Frasso, ndr) perché intervenire con opere di manutenzione ormai non è più possibile. Un'altra è interdetta parzialmente. Eppure lo Stato non si accorge di tutto questo. Il mio obiettivo allora è quello di invertire questo trend così desolante per i cittadini di Ardea». O ancora: «Sapete quante uscite o svincoli prevede il famigerato progetto dell'autostrada Roma-Latina per la nostra città? Zero. Avete capito bene: Ardea non avrà nessuna uscita diretta se il progetto andrà in porto. Tutto ciò non è normale». Ha mai pensato a qualche tipo di protesta eclatante? Chiediamo dunque noi. «Dovrei forse incatenarmi davanti al Parlamento? A cosa
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pensare che il Comune voglia soltanto scaricare le responsabilità e mettersi al riparo da eventuali ricorsi. Ma non è così. Le casse comunali sono già disastrate cosa volete che ci sia da salvaguardare. No, questo provvedimento era obbligato sebbene abbiamo cercato in tutti i modi di evitarlo; in attesa degli interventi è dovere del Sindaco mettere in guardia chi percorrere queste strade. E' una Al volante: Mario Savarese ci mette la faccia e ci guida in questione di sicurezza». questa sorta di tour (dell'orrore) tra buche e voragini Le buche: un problema storico Un altro aspetto che abbiamo voluto toccare luzione simile in Comune. Purtroppo dai è stato quello delle critiche che Savarese, “cassetti” è uscito fuori l'inimmaginabile in prima di diventare Sindaco, rivolgeva ai pre- termini di debiti» è la chiosa di Savarese. cedenti amministratori. L'attuale Sindaco del C'è qualche speranza? M5S infatti non aveva risparmiato l'ex primo Spenta la macchina, raccolte le idee su cittadino da frecciate al vetriolo circa la non quanto visto ed ascoltato, il Sindaco ha vocompetenza nell'amministrare la cosa pub- luto lanciare un messaggio ai cittadini. «Gli blica. Buche comprese. Oggi i suoi oppositori abitanti di Ardea sono l'unica ricchezza su stanno ritirando fuori proprio quelle dichia- cui possiamo contare. E' a loro che chiedo razioni. Cosa risponde? Chiediamo. «Per ciò collaborazione in tutti i campi: dalla piaga che riguarda le buche intanto dico questo: le dell'abbandono dei rifiuti, al pagare il dovuto mie critiche di allora dimostrano intanto che per ciò che riguarda le tasse. Noi siamo con-
Savarese: «Ardea dimenticata dalle istituzioni. Proteste eclatanti? No, servirebbero solo a far scena col cittadino». Sull'ordinanza dei 30km/h: «Fatta per evitare i risarcimenti? Le casse comunali sono già disastrate cosa volete che ci sia da salvaguardare. No, questo provvedimento era obbligato. E' una questione di sicurezza» servirebbe? Ad attirare l'attenzione del parlamentare, con cui alzo il telefono e parlo, o piuttosto “fare scena” col cittadino?». La «famigerata» ordinanza dei 30km/h Ovviamente una delle domande rivolte al Sindaco è stata quella del provvedimento emesso nel corso di febbraio che va a rimodulare i limiti di velocità sul territorio. La decisione, come era largamente prevedibile, ha fatto piovere sull'amministrazione dure critiche sia dall'opposizione ma soprattutto dai cittadini. «Ad una prima lettura si potrebbe
questa situazione, ad Ardea, c'è sempre stata. Adesso non stiamo messi peggio di prima», precisa Savarese. «Basta andare su Facebook nel gruppo “Il bollettino delle buche di Ardea”: lì c'è la storia. Questo non è un alibi per carità, né mi fa sentire meglio o mi solleva dalle responsabilità di Sindaco ci mancherebbe». Sull'amministrare una città. «Devo dire poi che governare è un'esperienza che va fatta, solo così ci si rende conto di quel che significa. Fatto salvo che, lo ricordo sempre, non immaginavamo di trovare una so-
vinti che questo territorio possa rinascere. Nonostante tutti i problemi Ardea è ancora una meta appetibile in virtù della sua posizione strategica. Non molliamo di certo e continueremo a fare il massimo per questa città». Per le buche, ad ogni modo, interventi tampone, almeno per le situazioni più critiche, dovrebbero essere posti in essere nei prossimi giorni. Congediamo allora il Sindaco che, nonostante il Comune sia chiuso, rientra nel suo ufficio a lavorare. Maria Corrao e Luca Mugnaioli
A sx: strada dissestata in Via Modena; al centro: "slalom" obbligato su Viale Nuova Florida; a dx: Via Venezia
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Buche a Pomezia, il Sindaco rifiuta il nostro invito driano Zuccalà non ha accettato di venire in auto con noi per documentare le condizioni in cui versano le strade del territorio. Un atteggiamento completamente diverso dalla disponibilità mostrata invece dal primo cittadino di Ardea il quale, malgrado la situazione disastrata delle strade rutule, ha deciso comunque di metterci la faccia. In questo modo ha potuto anche fornire ai cittadini le sue spiegazioni. Insomma, due modi di rapportarsi con i cittadini diametralmente opposti malgrado la stessa linea politica, quella del Movimento 5 Stelle, e perché no i rapporti con la stampa locale. Noi, pur rispettando la decisione del Sindaco Zuccalà, non la condividiamo di certo. Del resto l'immagine di Pomezia che viene fuori dal nostro reportage non è delle più brillanti: escluso infatti il centro cittadino – che comunque inizia a sua volta a scricchiolare - le strade periferiche sono risultate estremamente malandate con picchi nelle zone, solo per fare due esempi, delle Monachelle o Torvaianica Alta. C'è da dire che rispetto alle immagini che trovate sul nostro sito o tra queste pagine qualcosa è cambiato nel senso che il Comune è corso ai ripari “attappando” qua e là diverse buche. Spesso però la qualità dei lavori non è risultata eccelsa e, talvolta, le criticità sono rimaste pressoché invariate (come a Campo Jemini solo per fare un esempio). La risposta: «Conosciamo già le criticità»
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L'amministrazione comunale pometina, così come quella di Ardea, era stata invitata infatti a partecipare all'iniziativa da noi ribattezzata “Carpool Kara-buche”. Un modo come un altro per far sentire, se vogliamo, anche la vicinanza di chi governa ai cittadini mostrando come le difficoltà quotidiane vissute non passano di certo inosservate “al palazzo”. Ma per Pomezia – l'invito era esteso anche all'assessore di riferimento in caso il Sindaco non fosse stato disponibile – l'amministrazione pentastellata ha preferito declinare l'invito. «L’Amministrazione conosce le attuali situazioni delle strade del territorio», ci scrive il Comune in una mail di risposta alla nostra richiesta. «L’ufficio preposto sta già eseguendo i relativi sopralluoghi e si procederà alla manutenzione ordinaria sulle strade interessate fino alla pianificazione della manutenzione straordinaria prevista per quest’anno. Si ringrazia comunque per la collaborazione mostrata». Manutenzione stradale: attesa per gli interventi Stando a quanto raccolto prima della fine del 2018 anche per quest’anno Pomezia, o meglio le sue strade, potranno disporre di interventi per un importo pari a 1 milione e 200 mila euro. Ad annunciarlo era stato lo stesso Sindaco Zuccalà all'indomani delle polemiche scoppiate per la famosa ordinanza dei “30 km/h”. Cartelli con la dicitura “strada dissestata” erano infatti apparsi in 15 vie del territorio, un po' come sta accadendo ora ad
Ardea, dopo l'allarme lanciato dalla Polizia Locale che aveva parlato invece di “mancanza di fondi”. Il “rebus” era stato poi spiegato dall'assessore Federica Castagnacci: «Come dichiarato dal Sindaco, nel 2019 saranno messi a bilancio 1.200.000 euro di fondi comunali per la sistemazione delle strade più ammalorate, ma parliamo ovviamente di lavori che partiranno il prossimo anno. Ad oggi l’ordinanza di riduzione dei limiti di velocità si è resa necessaria in quelle vie dove intervenire non si traduce semplicemente nel “tappare una buca”, bensì nell’asfaltatura di interi tratti di strada per cui, a ottobre 2018, non ci sono più fondi». Parole di tre mesi fa, giorno più, giorno meno. Ma cosa sarà cambiato da allora? Quasi nulla, con in più l'arrivo delle piogge che ha contribuito a peggiorare la situazione. (continua)
Sedile vuoto: a nostro avviso il Comune ha perso una grande occasione
La risposta: «L’Amministrazione conosce le attuali situazioni delle strade del territorio». Poi l'annuncio: «L’ufficio preposto sta già eseguendo i relativi sopralluoghi e si procederà alla manutenzione ordinaria sulle strade interessate fino alla pianificazione della manutenzione straordinaria prevista per quest’anno»
Assente: il Sindaco di Pomezia Zuccalà (M5S) ha rifiutato il nostro invito. Ma il tour lo abbiamo fatto lo stesso
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marzo 2019 (segue) No dell'amministrazione? In auto con noi ci vengono i Comitati di Quartiere Se l'amministrazione ha negato la collaborazione alla nostra iniziativa, diverso è stato l'atteggiamento dei Comitati di Quartiere. Per Campobello, Via delle Monachelle, Via Pisacane e Carlo Poma, i direttivi locali hanno deciso di accompagnarci alla 'scoperta' dei loro quartieri al fine di evidenziarne le criticità. Collaborazione è arrivata anche da Campo Jemini. Via delle Monachelle Il primo che incontriamo è Sciarra Agapito, Presidente del CdQ Monachelle Alta. Una zona ancora alle prese con le promesse elettorali che ad ogni elezione vengono rinnovate per rimanere poi, puntualmente, lettera morta. Recentemente è stato approvato in Consiglio anche un Ordine del giorno che impegna l'attuale Sindaco ad adoperarsi in tal senso. E in attesa dei servizi primari (!) c'è da fare i conti pure con il dramma delle buche. Molti tratti di Via delle Monachelle risultano profondamente ammalorati – non a caso questa è una delle famose '15 vie' – con buche, avvallamenti e smottamenti vari. In questi giorni poi, a causa dei lavori sulla Via del Mare a Pomezia, la strada sta registrando un notevole aumento del traffico. «Questa strada ha un'alta valenza strategica perché collega la Via Laurentina con Via della Solfarata». Tradotto: Stazione di Santa Palomba, alternativa per recarsi a Pomezia o raggiungere il mare. E tante industrie con passaggio quotidiano di numerosi mezzi pesanti. Via Pisacane-Via Carlo Poma Nel quartiere, fortunatamente, la questione buche è stata risolta anni addietro. A ripristinare il manto stradale a “regola d'arte” ci aveva pensato in questo caso la ditta Edison dopo aver eseguito alcuni lavori. Resta però una grande voragine apertasi da qualche tempo proprio all'ingresso del quartiere, subito dopo aver svoltato dalla laterale della Pontina. Disagi si registrano soprattutto in concomitanza del passaggio di mezzi pesanti con i veicoli costretti a “stringersi” per evitare incidenti e la buca stessa. Per il resto, com'è noto, le difficoltà principali per gli abitanti sono di viabilità, con il caso della chiusura del ponte pedonale a tutt'oggi privo di soluzione. Via Campobello Riqualificazione e adeguamento della viabilità nell’area industriale di via Campobello. E’ questo il progetto del Comune di Pomezia del valore di 1.418.000 euro, presentato a settembre 2018, a cui è stato concesso il finanziamento regionale che andrà a coprire il 70% dei costi. Il progetto prevede la realizzazione dei marciapiedi su ambo i lati della carreggiata, la sistemazione dei tratti di marciapiede esistenti, l’adeguamento e la messa in sicurezza degli incroci, la manuten-
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CRONACA zione e messa in sicurezza e riqualificazione della rete di raccolta delle acque meteoriche, il ripristino e nuova realizzazione di segnaletica verticale e orizzontale, l’installazione di una infrastruttura di ricarica per veicoli elettrici e il rifacimento dell’asfalto dell’intera via Campobello, lunga 1800 metri. In questo caso, dunque, non resta che attendere l'espletamento dei tempi burocratici necessari. Già, ma nel frattempo? La strada, come più volte sottolineato da cittadini e CdQ, è profondamente ammalorata e e nelle vie secondarie la situazione precipita ulteriormente. La non più secondaria Via tre Cannelle ad esempio presenta diverse buche sia all'entrata da Via Pontina Vecchia, sia dal versante opposto, Via della Maggiona (anch'essa con diverse criticità). Poi vi è il caso di Via Messico, una strada di cui nessuno vuole rivendicare la paternità. E i risultati si vedono: buche profondissime, e larghissime, asfalto distrutto, e avvallamenti. Difficoltà enormi per chi ci vive, ci lavora (c'è un grosso Outlet di articoli sportivi e alcuni campi da gioco), e per la Service Lazio. Durante il nostro giro in compagnia di Alberto Monti del CdQ abbiamo incrociato a tal proposito i mezzi pesanti in uscita: ebbene l'unica soluzione è attendere le complicate manovre e procedere a senso alternato. Non osiamo immaginare cosa accadrebbe se la ditta – che smaltisce rifiuti ferrosi – ottenesse pure l'ampliamento richiesto. I ritardi nella manutenzione Anche a Pomezia, tirando le somme, la situazione è tutt'altro che idilliaca. Le zone periferiche sono le maggiormente trascurate come avevamo avuto modo di documentare già nei mesi scorsi. Santa Palomba, ad esempio, in alcune zone, specie dell'area industriale, continua a presentare diverse strade disastrate. Spostandoci al mare, sul litorale, la situazione non è delle migliori. Crateri e buche non mancano di certo come dimostrano le foto scattate in zona. Nel corso di febbraio, lo ricordiamo, il Comune di Pomezia aveva comunque additato la ditta responsabile della manutenzione stradale di aver eseguito in ritardo i lavori necessari. Di con-
seguenza, come annunciato dal Sindaco, sono scattate le sanzioni pari a circa 40mila euro.
BUCHE A POMEZIA E TORVAIANICA 1= Via Zara 2= Via Messico 3= Via Pisacane
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Lavori Via del Mare, l'esperto: «Viabilità fatta male» ovrebbero terminare entro la fine di maggio i lavori sulla Via del Mare a Pomezia. Al fine di consentire il regolare svolgimento di tutte le operazioni e salvaguardare la pubblica incolumità è stata firmata un'ordinanza per disciplinare la viabilità fino a fine lavori. Lo scavo consentirà i lavori sul metanodotto “potenziamento Spina di Pomezia DN200 dp12 bar ed opere connesse” da parte della Soc. Snam Rete Gas. Tanti, inevitabilmente, i disagi registrati dai cittadini considerando che la Via del Mare rappresenta una delle arterie principali del territorio. E per certi casi non ha nemmeno alternative. Per questo il Sindaco di Pomezia, a fine febbraio, ha deciso di intervenire concordando un piano con la ditta per accelerare la chiusura del cantiere. L'obiettivo è semplice: terminare il tutto, con annessa riasfaltatura della strada a “regola d'arte”, prima dell'inizio dell'estate. In caso contrario sarà davvero il caos assoluto. L'esperto: «Viabilità provvisoria pensata male ma si può intervenire» Preso atto di quanto stabilito dalle ordinanze sopracitate ci siamo chiesti, considerando i tanti disagi vissuti nel percorrere Pomezia dall'apertura del cantiere, se qualcosa potesse essere rivista. Ci siamo rivolti allora ad un esperto. La persona da noi interpellata vanta oltre 35 anni di servizio nel corpo di Polizia Locale di Roma Capitale come ufficiale. Nell'arco della sua carriera ha anche ricoperto il ruolo di responsabile di vari uffici interdisciplinari con materia di riferimento il traffico e la segnaletica stradale. Insomma, uno che se ne intende, con un mix di esperienza maturata sia sul campo che al livello dirigenziale. «Già negli scorsi anni ho segnalato diverse criticità a Pomezia ma ho trovato una certa reticenza, specie con gli attuali amministratori, nell'ascoltare i consigli», ci racconta. «Non pretendo di sapere la verità
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assoluta ma talvolta dar retta a chi ne sa più di noi è utile. E in questo campo, francamente, posso insegnare a molti». Poi una precisazione: «Sono in pensione, ormai sono solo un semplice cittadino (ma residente a Pomezia da 70 anni oltre tutto, ndr) e non ho interessi di sorta». E Veniamo al punto. Al centro della questione c'è la viabilità della Via del Mare, una strada “con problemi atavici dato che all'epoca non si pensò di fare una parallela” e dunque “oggi ne paghiamo il conto”, dichiara l'ex Vigile. Tre le proposte avanzate: la prima è quella di “liberare” l'ingresso di Via Farina ma solo in entrata per chi arriva da Roma – che non può svoltare su Via Roma - e muove verso Torvaianica (l'unico senso consentito). «In questo modo si creerebbe un corridoio più veloce e permetterebbe a chi non deve andare a Torvaianica di evitare di sovraccaricare lo svincolo di Via Cavour». Non solo. «Oggi chi deve raggiungere via Lamarmora, Via Farina o Piazza Bellini va a congestionare ancora di più sia la via del Mare che Via Rattazzi. Basta rimuovere metà dei new jersey su Via Farina
attualmente presenti ed il gioco è fatto». E ancora: «Proprio in questo punto inserirei poi uno “stop” o “dare precedenza” all'altezza del Bar Sisters per chi proviene da Largo Columella. In questo caso infatti l'utenza è già limitata e comunque sarebbe a disposizione Via Manara per evitare l'incrocio. Anche qui si avrebbe un bel deflusso del traffico in ingresso dalla Via del Mare che godrebbe così della precedenza». «Infine – conclude l'esperto – eliminerei la piazzola della differenziata (quella con la barriera in ferro, ndr) in Via Rattazzi spostandola di fronte, sul marciapiede. Secondo me la soluzione potrebbe essere anche definitiva e fare come prima, quando c'erano i cassonetti. Le auto a questo punto, considerando il divieto di fermata ora presente nell'area, arriverebbero a marciare anche a file parallele garantendo un miglior ricircolo dei veicoli. Contestualmente installarei un semaforo su Via Roma all'uscita di Via Rattazzi che consentirebbe a chi proviene da Via Rattazzi di passare molto più velocemente».
Un ex ufficiale del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale ci dà la sua proposta
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“Cimitero” di auto abbandonate scoperto a Le Salzare omenica 24 febbraio il personale della Guardia Nazionale Ambientale di Ardea, durante il servizio di contrasto alle discariche abusive, si è imbattuto in scenari di degrado ambientale, ormai sempre più frequenti. Questa volta durante il monitoraggio del territorio, ha consentito di rinvenenire all'interno della macchia mediterranea presente di fronte all'edificio immobiliare le Salzare, esattamente in via Alessandria, due carcasse di autovetture abbandonate tra la vegetazione, prive di targhe. «Le Salzare purtroppo sono ancora teatro di atti incivili – scrivono le Guardie Ambientali - Difatti le barriere poste nel piazzale che costeggia il lungomare, non hanno prodotto il risultato sperato, ma bensì hanno solo spinto coloro che abbandonano i loro rifiuti in strada, a spostarsi dietro il fabbricato. È evidente che la strada da percorrere è un'altra, se si vuole far fronte a questa situazione che altrimenti sta rischiando di sfuggire di mano».
Le vostre segnalazioni
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Pomezia, marciapiede sconnesso e cassetta Enel con fili scopeeti (Matteo M.)
Auto abbandonate e rinvenute dalla Guardia Nazionale Ambientale di Ardea
Pomezia, parcheggio Via Copernico fronte supermercato. "Voragine" in formazione? (Mario C.)
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Il Corriere della Città marzo 2019
Dove si può partorire: la scelta del luogo giusto termine di gravidanza per ogni mamma comincia a diventare impellente il bisogno di scegliere dove dare alla luce il proprio bambino. Molto spesso la scelta piu’ semplice e’ quella di seguire il proprio ginecologo o magari l’ostetrica di fiducia, ma in realta’ la scelta non dovrebbe essere quella che favorisce chi assiste, ma quella che soddisfa le attese della mamma, quella che si avvicina di piu’ a quello che si aspetta dal proprio parto. Si puo’ scegliere tra ospedale ( e anche in questo caso ci sono diversi livelli di assistenza in base alle criticita’ che il punto nascita e’ in grado di affrontare), cliniche private o convenzionate, case maternità e casa propria. Ovviamente la scelta dipende anche dalle condizioni della gravidanza, nel senso che se ci troviamo davanti ad una gestazione complicata da qualche patologia, oppure di un nascituro che sappiamo gia’ avra’ bisogno di un’assistenza particolare non mi sognerei mai di consigliare ad una mamma di partorire in casa, ma di fronte ad una gravidanza fisiologica le scelte sono tutte possibili! Le case maternità, anche chiamate centri nascita, sono nate proprio per rispondere alle esigenze di donne sane, che stanno vivendo una gravidanza a fisiologica e che vogliono vivere il parto come un evento il piu’ possibile naturale senza pero’ rinunciare alla sicurezza di un’assistenza ospedaliera. I punti nascita possono infatti essere sia “alongside” cioè intraospedalieri oppure “ freestanding” cioe’ inseriti nel territorio, ma non per questo abbandonati a se stessi. Entrambi sono gestiti da ostetriche con obiettivo ultimo centrato sulla donna e sul suo diritto alla scelta informata, ma pur sempre con una solida base di attenzione alle spalle. Nei centri nascita quindi le future mamme sono assistite soprattutto dalle ostetriche. Le donne che hanno partorito nei centri nascita cosi’ come le ostetriche che ci lavorano hanno manifestato il loro elevato livello di soddisfazione al punto che nel 2016 nasce il Midwifery Uniti Network, o semplicemente MUNet, una rete Europea di accademici, attivisti, utenti, ostetriche e medici con l’interesse comune di supportare lo sviluppo dei centri nascita in Europa. Evidenze scientifiche internazionali hanno indicato che nei centri nascita gli esiti perineali,
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cioe’ le condizioni di salute e benessere dei bimbi che nascono in questi centri, sono sovrapponibili a quelli dei bimbi nati nelle sale parto tradizionali. Gli interventi intraparto come il taglio cesareo o il parto strumentale od operativo( per esempio l’ applicazione di ventosa) , sono meno frequenti. Addirittura nei centri nascita freestanding il rischio statistico di emorragia del post partum con necessita’ di trasfusione, il trasferimento in terapia intensiva e le lacerazioni di terzo e quarto grado e cioe’ quelle piu’ gravi e che possono avere esiti a lungo termine, e’ inferiore. Un altro studio ha messo in relazione il numero di mamme che avevano scelto di partorire in una sala parto tradizionale e quelle che invece avevano scelto il centro nascita dimostrando che nel secondo caso il numero di parti che si trasformava in taglio cesareo era inferiore al 50%. Insomma, dal punto di vista “scientifico” tutto molto bene, ma dal punto di vista delle donne? Le mamme intervistate dopo l’esperienza del parto nel centro nascita hanno detto di essersi sentite sicure e protette nel contesto di un ambiente rilassante con al tempo stesso un’assistenza personalizzata e la possibilità di prendere decisioni autonomamente. Anche le ostetriche dal proprio punto di vista si sono sentite soddisfatte professionalmente per la possibilita’ di mettere in atto tutte le conoscenze e le competenze per cui hanno studiato all’interno di un team collaborativo e positivo. Grazie a tutte queste testimonianze ed evidenze scientifiche il MUNet ha appena pubblicato il resoconto dei primi 3 anni di lavoro dei centri nascita riuscendo contestualmente a mettere in atto una serie di attivita’ di supporto e implementazione per l’ulteriore crescita di questi centri, come avvenuto in occasione dell’incontro tenutosi nell’aprile 2016 a Genova . In questo primo summit si sono messe a confronto le criticita’ e i punti di forza dei servizi offerti a livello sia nazionale che internazionale. Nasce cosi’ anche un MUNet tutto italiano poi chiamato a confrontarsi con le realta’ europee. I centri nascita italiani attualmente attivi sono a Genova, Torino e Firenze e si tratta di alongside, quindi centri interni all’ospedale, per cui la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Ostetriche FNOPO, insieme al MUNet si e’ concentrata su questa realta’ in particolare e con l’aiuto e il confronto con
l’esperienza europea ha identificato, pianificato e messo a punto gli standard da seguire. L’incontro si e’ tenuto a Roma e ha coinvolto tantissime figure eminenti e preparate in ambito ostetrico. Gli standard sono stati resi pubblicamente ufficiali a luglio del 2018 a Londra. I pilastri di un centro nascita, o meglio gli standard su cui si fonda l’assistenza offerta, sono dieci temi e affrontano tutte le sfaccettature dell’evento parto sia dal punto di vista fisiologico che sociale, umano, psicologico, ma anche semplicemente funzionale e pratico senza tralasciare neanche l’aspetto professionale e il grado di soddisfazione di entrambe le parti. Insomma sembrerebbe un buon compromesso tra medicalizzazione del parto e fisiologia…Quando mi capita di chiedere ad una mamma Dove andra’ a partorire e’ difficile sentir parlare di realta’ diverse da quelle dell’ospedale o della clinica. E’ difficile scardinare certe convinzioni. Per una mamma decisa a fare una scelta diversa ci vuole coraggio e tanta determinazione per non cedere alle obiezioni mosse dalle persone vicine, nonni, amici, parenti ecc ecc. Questo articolo potrebbe essere un modo per dire “vedi? Non sono una pazza , la mia e’ una scelta consapevole!”. Certo la vita non e’ fatta di certezze e neanche di statistiche, ma il parto e la nascita di un figlio e’ un’esperienza troppo unica per non viverla fi o in fondo nel modo migliore. Dott. Ost. Catiuscia De Renzis Dovevolalacicogna@libero.it
Nel 2016 nasce il Midwifery Uniti Network, o semplicemente MUNet, una rete Europea di accademici, attivisti, utenti, ostetriche e medici con l’interesse comune di supportare lo sviluppo dei centri nascita in Europa
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L'avvocato risponde iene inviato alla redazione il seguente quesito: E’ ammissibile una transazione tra il de cuius ed i suoi discendenti, con il quale uno di essi acconsentiva al trasferimento a favore degli altri di beni appartenuti al de cuius stesso, a fronte dell’impegno , assunto da questi ultimi, di versargli una somma di denaro, da intendersi quale corrispettivo della rinuncia da parte del destinatario della somma a far valere i suoi diritti di erede?
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La questione prospettata deve essere fatta
rientrare nell’istituto giuridico dei “patti successori” disciplinato dal nostro codice civile. Per patto successorio deve intendersi, infatti, qualunque convenzione con cui un soggetto disponga della propria successione o di diritti che gli potranno spettare su di una succes-
sione non ancora aperta, inclusa la rinuncia alla stessa. L’art. 458 c.c. prevede la nullità di tali patti. La ratio di tale scelta legislativa si fonda su presupposti diversi a seconda delle diverse tipologie di accordi. Infatti, si possono avere patti successori istitutivi, in cui un soggetto conviene con un altro di nominarlo erede; dispositivi, in cui un soggetto, che ritiene di avere diritto su una successione non ancora aperta, ne dispone in favore di terzi; rinunciativi, con cui un soggetto, presunto futuro erede in una successione non ancora aperta, rinuncia all’eredità; obbligatori, con cui l’erede o il legatario si obbligano a negoziare o a rinunciare a diritti ereditari. Dunque, la ragione per la quale il legislatore ritiene nulli questi atti si individua, per i patti istitutivi, nella tutela della libertà di testare al riparo di ogni tipo di condizionamento e, per i patti dispositivi e rinunciativi, nella volontà di evitare che taluno disponga di beni che ancora non gli appartengono. Il patto successorio, quindi, ponendosi in contrasto con il principio fondamentale, di ordine pubblico, della piena libertà del testatore di disporre dei propri beni
fino al momento della sua morte, è per definizione non suscettibile di conversione, ex art. 1424 c.c., in un testamento, atteso che con la stessa si realizzerebbe proprio lo scopo, vietato dall’ordinamento, di vincolare la volontà del testatore al rispetto di impegni, concernenti la propria successione, assunti con terzi. L’unica eccezione al divieto dei patti successori è il patto di famiglia, introdotto dal legislatore nel 2006 e sancito dall’art. 768 bis c.c. Per quanto sopra detto, il patto a cui si riferisce il lettore deve sicuramente essere ricompreso nella fattispecie più ampia dei patti successori e, quindi, nullo, ex art. 458 c.c., in quanto tale da far sorgere un vincolo giuridico, di cui la successiva disposizione testamentaria rappresenti l’adempimento». Avv. Antonio Aquino
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Il Corriere della Città marzo 2019
La dura lotta contro la mentalità patriarcale os’è la solitudine? E’ l’essere-con, l’essere coniugale che la sconfigge? Evidentemente no, può perfino renderla più acuta. Il riferimento è alla solitudine femminile intesa non come tratto individuale ma come crisi di un’epoca. I fatti sono i "femminicidi", termine ormai insediato nel linguaggio comune, la violenza alle donne in generale (che si calcola interessi circa sei milioni di donne nel nostro Paese), ma anche infanticidi e altri fatti delittuosi che avvengono nelle mura di casa, nei rapporti intimi, quelli impregnati, già strutturalmente, da ambivalenza e conflitto. Violenza che non è in reale aumento come si pensa, ma tragicamente costante, solo più parlata, sempre più spesso oggetto di trasmissioni televisive che fanno delle tragedie un occasione di spettacolo, quasi ogni giorno leggiamo di un uomo lasciato che ha ucciso la sua donna. Le pulsioni umane, amore e odio, sono radicate nel corpo e in quanto tali non reggono il passo delle rapide mutazioni antropologiche che attraversano il nostro tempo; uomini e donne, sono gettati in un mondo che ha perso i garanti metasociali e metapsichici che reggevano la civiltà attraverso interdetti universali e grandi narrazioni, e ci vede impreparati e soli a gestire emozioni primarie che ci terrorizzano. Soprattutto i più deboli o, paradossalmente, i più “adattati”. Soprattutto gli uomini. Pulsione radicata nell’inconscio e trasversale ad ogni contesto umano, l’aggressività è presente nell’uomo come nella donna, ma è indubbio che la stragrande maggioranza di violenze e delitti, avvengano da parte dell’uomo verso la donna. Le maternità “solitarie” dove la donna sceglie di avere un figlio ma non l’uomo, le donne che si identificano nel potere maschile, fanno lavori maschili per contare di più, rinunciando al valore della differenza, lo stimolo verso la civiltà, collocano la violenza alla donna non nel perimetro in cui i media e i luoghi comuni la imprigionano ma nella violenza stessa dell’ordinamento sociale, per cui “l’origine della violenza è sociale, attraverso la donna è colpita la relazione di desiderio che si oppone allo sfruttamento, unilaterale o reciproco, dei suoi contraenti. E’ il sociale, la Kultur, in cui si muovono le vite dei singoli soggetti, ad aver trasformato le relazioni di desiderio in relazioni di potere e dominio. L’uomo, anche se più spesso vincente sul piano sociale e meno deprimibile dagli abbandoni, è il vero perdente in quanto nella violenza l’uomo uccide la parte femminile di sé, perdendo così la preziosa occasione, che il desiderio femminile gli offre, di salvarsi anche lui come soggetto desiderante. L’omicidio-suicidio è pertanto un vero omicidio-
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suicidio, la tragica coscienza di avere ucciso la parte vitale di sé. Non siamo sorpresi dalla ragioni inconsce, e talvolta persino consce, che muovono l’uomo a sopprimere la donna che l’ha reso vulnerabile e ferito: l’angoscia di castrazione (fantasma universale ma oggi più attivato dall’emancipazione femminile), l’invidia ancestrale del maschio nei confronti del godimento e della “libertà” femminile, e il rigetto della femminilità; femminilità che si colloca imperiosamente nel desiderio femminile, nella sua richiesta, nella sua accoglienza ma che, uccisa nella donna, diventa rigetto soprattutto della propria, la parte fem-
minile di sé. In questo modo, l’uomo non ne esce vittorioso, ma il vero ucciso. In questa cornice storico-metapsicologica, si colloca la lettura profonda di una delle più inquietanti tragedie del nostro tempo: la crisi del maschio. Tuttavia non è l’uomo in sé il colpevole, egli è solo lo strumento, ma l’organizzazione di una società che si oppone alla piena costituzione della donna come soggetto desiderante perché comporterebbe la costituzione paritaria, sul piano del desiderio, di tutti i rapporti sociali. Dietro la violenza cova l’atavico timore del femminile che getta l’uomo nell’intollerabile posizione della vulnerabilità, della debolezza, della perdita. Nel mondo occidentale che si fonda sull’equilibrio instabile e conflittuale tra i rapporti di desiderio e potere, il disagio germoglia nell’uccisione della femminilità, portatrice di un desiderio scompaginante, la donna che fa paura è una donna che, se veramente donna, fa scandalo in sé, per la libertà anarchica del suo desiderio, per la sua apertura, per la sua capacità depressiva. E una donna che fa paura, che mette in crisi l’universo rigido, narcisistico, ristretto, erettile del maschio. Mi soffermerei sulla libertà e depressività – termini apparentemente antitetici, l’uomo non prova l’angoscia della solitudine dal punto di
vista del narcisismo fintanto che può agire nel mondo e appagare il desiderio, mentre una donna può provare questa angoscia anche se desiderata e appagata ma sentendosi oggetto, e non soggetto, di “quegli scambi linguistici fatti di sottili piaceri condivisi” (131) che sono, per la donna, il vero Eros. L’uomo è più narcisisticamente protetto, ma nella chiusura; la donna più esposta, ma nella dolorosa (ma anche libera) vulnerabilità dell’apertura. Da qui la sua solitudine; non di “quella” donna, ma di ogni donna, strutturale, potenzialmente creativa e potenzialmente masochistica, a seconda di quanto la bambina è stata investita o meno dall’amore e dal desiderio dei genitori. Dall’educazione ricevuta dipende anche il rischio che la donna, come troppo spesso si sente dire banalizzando, colluda con la violenza dell’uomo pur di essere amata, lei che, non potendo contare su alcuna certezza avrà “bisogno di un’apertura di credito” più incisiva che nel maschio che la ha di per sé, da parte delle figure primarie; il figlio maschio, in virtù della differenza sessuale, sarà sempre fantasmaticamente più amato della femmina da parte della madre. ll nuovo disagio della civiltà è l’’indifferenziazione e l’abolizione della differenza come motore del desiderio che si profila all’orizzonte poiché la civiltà si basa elettivamente sul valore della differenza, il rispetto per l’alterità e il desiderio dell’altro, in uno scambio tra pari. Se l’uomo, detronizzato dal sistema padre-centrico che ci ha governati fino ad oggi, non riesce a tollerare, godere insieme di questo scambio con la sua donna, se non accetta in sé il suo “femminile” per il terrore di esporsi ai capricci e ai cambiamenti dell’oggetto, un esito possibile è la violenza. Scomparso il padre reale, prende il suo posto il Padre ideale, depotenziato e onnipotente, scomparsa la coppia coniugale, resta la madre fallica-figlio messianico che dovrà realizzare le aspettative del narcisismo materno. La donna ha un grande valore e un grande compito in quanto protagonista dell’essere desiderante, della mancanza, della capacità depressiva e di solitudine è sulla sua voce che la civiltà resta viva. Dott.ssa Francesca Tomasino Psicologa-Psicoterapeuta francesca.tomasino@hotmail.it Ass. Culturale Tyrrhenum V.F.Durati,12 Pomezia Cell. 3317996787 Corso di psicologia mercoledì h.17,00/18,30
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“IL TEMPO PER SE STESSI”
gnuno di noi ha bisogno del diritto a staccare la spina, a porre un limite chiaro tra tempo di lavoro e tempo per se stessi, per la famiglia, per il riposo. Altrimenti il rischio che si corre è che le continue pressioni e lo stress rendono malati. Per ogni essere umano è importante avere tempo garantito per la famiglia, gli amici e per se stessi, anche per non cadere nella tentazione di pensare che la propria vita quotidiana sia solo quella trascorsa nel proprio ambiente di lavoro. Perché se vivi sempre e solo in contatto con le persone che frequenti al lavoro, scambi la tua vita professionale per la realtà, invece la vita è anche altrove! Non solo: è stato dimostrato che la gente si ammala quando vive sotto la pressione costante del lavoro, quindi si assenta più frequentemente arrecando un danno maggiore alle aziende stesse. Avere sempre la sensazione che il lavoro non sia finito ti toglie la dimensione del riposo e della tranquillità. Siamo sempre di corsa, rincorriamo il tempo che non si ferma,
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RUBRICHE ossessionati delle cose che non facciamo piuttosto da quelle che siamo riusciti a concludere. Purtroppo però, sempre più spesso, decidiamo di fermarci solo nel momento in cui ci troviamo davanti ad un problema di salute. In quel momento e, solo allora, ci rendiamo conto che “DARSI UNA CALMATA” è fondamentale per noi e per le persone che ci vogliono bene. Di fronte alla prospettiva che la nostra vita possa interrompersi di colpo, ci fa pensare in maniera più convincente che “il combattere fino alla morte” è fatica inutile. Il mangiare bene, coltivare interessi, frequentare persone piacevoli, concedersi del sano e meritato riposo ci aiuta ad essere persone positive, serene e più produttive anche professionalmente. E’ sempre più dimostrato che la salute dei bilanci di un’azienda e quella dei suoi impiegati sono strettamente correlate e che, quando le si considera due entità separate, il prezzo da pagare è consistente, sia sul piano personale, sia su quello collettivo. Come individui, mettiamo a repentaglio la nostra salute e la nostra felicità. Per le imprese, avere dei dipendenti stressati ed infelici, si traduce in mancanza di stimoli e quindi poca produttività e minor competitività. Ma è vero anche il contrario: ciò che fa bene a noi come persone, ovvero prendersi cura del corpo della mente e dello spirito, fa bene anche alle aziende con cui collaboriamo. Dobbiamo convincerci che la nostra vita deve essere come un’opera d’arte, va salvaguardata come un capolavoro. Sono un capolavoro quando riesco a valorizzare tutto quello che c’è in me e intorno a me. Lo spazio che vivo, la casa che abito. Il capolavoro lo realizzo tutti i giorni quando evito una litigata con i figli, con il partner, coi colleghi; quando scelgo una bella musica che accompagna un momento di tristezza o di malinconia. Quando, anche se piove, ho voglia di sole! L’arte delle piccole cose, la trasformazione di ciò che è brutto in ciò che è bello … Questo è il vero capolavoro! Essere più ottimisti..cominciando a vedere le cose
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da un altro punto di vista. Scegli sempre ciò che ti piace e ti fa star bene, non sottovalutare i dettagli perché sono importanti, possono essere oggetto di piccole felicità che non potevi immaginare. Quando si sbaglia strada purtroppo è come se avessimo la vista annebbiata a tal punto da non riuscire ad avere una vita felice. Assomigliamo a quell’ubriaco che ha perduto le chiavi di casa e si ostina a cercarle nei pochi centimetri di asfalto illuminati da un lampione. A chi gli chiede se è proprio sicuro di averle perse lì, lui risponde sicuro: “niente affatto le ho perse là dietro, solo che là è troppo buio e non mi va di cercare”. Ecco, appunto, è quello che a noi spesso succede. Ovvero ci incaponiamo a cercare formule semplicistiche e improbabili toccasana per il nostro benessere e per la nostra felicità proprio là dove batte la luce rassicurante del lampione, confortati dal fatto che, se ancora non siamo abbastanza felici, è solo perché non abbiamo cercato a fondo o a sufficienza. Il resto della strada, d’altra parte, è così buio! Se in un momento qualsiasi della tua vita: pessimismo, bruttezza o svogliatezza prendessero il sopravvento, ricordati sempre che puoi decidere di essere un capolavoro. Non affogare nel fango quotidiano: lotta, indignati, sbaglia, urla se necessario, ma fa della tua unica vita un’OPERA D’ARTE. AntonioGuido (dirguido@libero.it) Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale
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Il Corriere della Città marzo 2019
Con pennellate racchiudi e spargi lembi d'anima a mia mano tracciava il disegno sulla tela, attimi d'arte che mi avvolgevano e mi inebriavano come sorsi di vino rosso … mentre quel fluire di colori mi riempiva di stupore ed incanto. Ecco come è nato il quadro "Elaborazione cristallina" che ora sta viaggiando per l'Italia per arrivare fino a Dubai seguendo l'itinerario della Mostra itinerante del Maestri Italiani del colore 2019. L'indiana rappresenta il viaggio nella sfera emozionale di ognuno di noi, tramite la valenza simbolica dei colori, utile a dipanare grovigli di emozioni. Come nella tavolozza così nell'animo esiste la regola dell'opposizione: bianco e nero che rappresentano luce ed ombra, rosso per amore o violenza, giallo che irradia come il sole o equivale a crudeltà, blu che racchiude qualcosa come l'universo od esprime pericolo. L'incontro con gli occhi dell'indiana dipinta, simboleggia l'immediatezza di comunicazione con l'animo dell'osservatore, che potrà captare e riconoscere nei colori le sfumature emotive più intime e la consapevolezza del proprio io.
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DIPINGENDO «Genesi di polveri impastate oli profumati pulsione per cotture fiammanti e dipinti indelebili dove con pennellate racchiudi e spargi lembi d'anima porcellane lucide che incatenano ammassi di pensieri unici e preziosi come tesori ritrovati la mano imbizzarrita lascia strisce di porpora e polvere di sole e tutto t' inebria come sorso di vino rosso. Consapevolezza di smarrirsi nella cattura del momento attimi che ondeggiano come boe in alto mare
Il Corriere della Città Numero 3 Anno 11
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marzo 2019
EDITORE: La Città
via Odessa 41 - 00040 Torvaianica
mentre quel dolce fluire di colori ti riempie di stupore e d'incanto».
Testo e foto (Acrilico su tela 90x60 "Elaborazione cristallina") di Laura Piacentini
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E-MAIL: direttore@ilcorrieredellacitta.it redazione@ilcorrieredellacitta.it TELEFONO: 392.6939763
DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Samantha Morano, Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Mario Di Toro, Massimiliano Gobbi, Alessandra Crinzi, Anna Maria Greco, Manuel Ferrara, Luca Mugnaioli, Luigi Torreti
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC CHIUSURA REDAZIONALE: 28/02/2019
STAMPA: Tipografia Graffietti
Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009
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Il Corriere della Città marzo 2019
Calcio dilettanti: Pomezia, caccia al secondo posto passato un altro mese ed è tempo di vedere cosa è successo in campo per le squadre del territorio. Pomezia Calcio Il Pomezia Calcio sembra aver perso quella fiducia che gli aveva permesso di accorciare notevolmente la distanza dalla prima posizione. I rossoblù cominciano febbraio nel peggiore dei modi perdendo sul difficile campo dell’Insieme Ausonia per 2-1. Il big-match contro l’Audace nella 22esima giornata si conclude con un timido pareggio dei pometini, che riescono ad acciuffare il pareggio nei minuti finali su rigore battuto da Laghigna. Stesso risultato sul campo del Lavinio Campoverde, che vede i ragazzi di Bussi andare in vantaggio con Laghigna ma nel finale i padroni di casa pareggiano i conti. La sconfitta più pesante arriva alla 24esima giornata: al Comunale di Pomezia il Sora riesce a portarsi a casa i tre punti grazie ad un gol nella ripresa. La vetta è ormai lontana per la squadra di patron Bizzaglia, ma il secondo posto a soli due punti è ancora concretamente a portata di mano con un’inversione di marcia. UniPomezia Comincia in salita il mese di febbraio per i crimsini. Nella 21esima giornata nel derby casalingo contro il T.Nuova Florida vengono beffati e sorpassati nel finale, non bastano Valle e Casciotti, finisce 2-3 per la squadra di mister Bussone. Nella sesta giornata di ritorno i ragazzi del presidente Valle riescono addirittura a rifilare 6 gol al malcapitato Montalto: poker dell’argentino Delgado, Calvarese ed Esposito a segno. Sembra essere tornato il sole ma è l’Astrea a spezzare le ambizioni della squadra pometina, finisce infatti
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3-0 per i bianco-azzurri. Il secondo posto dista ora 13 punti, ma nulla è impossibile essendoci ancora 27 punti a disposizione… Team Nuova Florida La squadra del Presidente Marcucci continua a sognare in maniera imperterrita. Il mese di febbraio comincia con un evidente segnale del destino: partita ribaltata nei minuti finali del match di Via Varrone contro l’Unipomezia grazie a Scardola e Porfiri. E’ addirittura manita nella 22esima giornata: il Villalba deve alzare bandiera bianca davanti un poker di Massella ed un gol di Giordani (5-2). I ragazzi di Bussone riescono a strappare un pareggio nella tana della prima in classifica Valle del Tevere con un gol di Piro (1-1). E’ il solito Massella a decidere il match al Mazzucchi di Ardea contro il Civitavecchia, l’attaccante ardeatino sigla così il suo nono centro stagionale. La squadra ardeatina non solo è seconda nel proprio girone di Eccellenza ad un punto dalla prima, ma è riuscita
a spingersi oltre strappando un pass per le fasi nazionali di Coppa Italia: il Cynthia deve arrendersi ai rigori nella finalissima disputata al Tre Fontane. I biancorossi si giocheranno il passaggio del turno nella doppia sfida contro la Nuorese, il 27 febbraio in Sardegna ed il 6 marzo al Mazzucchi di Ardea… Indomita Pomezia – Selva A.P. L’Indomita Pomezia consolida ulteriormente il primato acquisito già da inizio campionato. I ragazzi di mister Aiello espugnano Velletri nella prima gara disputata nel mese di febbraio: Mariani stende il F.A. Velitrum con un perentorio colpo di testa. I pometini danno seguito al proprio ruolino di marcia nella 18esima giornata: al Comunale di Torvaianica finisce 3-1 contro il Marino, a segno il sempreverde Cristofari, D’Amanzo e Giacoia. Battuta d’arresto inaspettata sul campo del Lanuvio nella 19esima giornata: solo un colpo di testa di Oliva nel finale salva la squadra dalla sconfitta. Si conclude con una vittoria febbraio per la squadra del binomio Padula-Spina: il match contro il T.S Garbatella viene deciso dal sedicesimo gol stagionale di bomber Cristofari. L’inseguitrice più pericolosa è il V.Ardea che dista 4 punti a sole 10 giornate dal termine…
Pomezia Calcio: la vetta è ormai lontana per la squadra di patron Bizzaglia, ma il secondo posto a soli due punti è ancora concretamente a portata di mano con un’inversione di marcia
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SPORT
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Calcio e calcio a 5, le classiďŹ che per Pomezia e Ardea Eccellenza girone A
Seconda Categoria gir. H
Calcio a 5 - Serie C2/A
Calcio a 5 - Serie C2/B
Calcio a 5 - Serie B/E
Eccellenza girone B
Prima Categoria girone G
Terza Categoria Roma B
+++CERCASI PERSONALE+++
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INFORMAZIONE
Il Corriere della Città marzo 2019
I bambini della Scuola Manzù 'colorano' la Rocca di Ardea esta di Carnevale 2019, in Piazza del Popolo ad Ardea. Una manifestazione ben organizzata e riuscita alla perfezione grazie al contributo della Pro Loco di Ardea e con il patrocinio del Comune. Alla colorata sfilata alla Rocca ha partecipato l'istituto Comprensivo Ardea 1, Plesso Manzù, con le classi 1A-B-C-D, 2A-B-C, 3AB-C-D, 4A-B-C, 5A-B-C-D. Un evento realizzato in collaborazione con ArciCaccia e reso possibile anche grazie alla Polizia Locale di Ardea e all'Amministrazione Comunale. Soddisfatti i genitori dei piccoli alunni che hanno potuto vivere una giornata all'insegna del divertimento. Queste le foto della giornata. L'evento è iniziato intorno alle 10 per poi concludersi all'ora di pranzo. La Pro Loco di Ardea ha organizzato una divertente animazione per intrattenere i tanti bambini presenti.
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Messaggi su Facebook alla "Fonte del Gelato:" «Apri anche se è inverno». E i proprietari li accontentano POMEZIA - «Sfidando il freddo polare noi riapriamo. Dal 23 febbraio tutti i giorni dalle 10 alle 20. Quest'orario sarà in vigore fino al 31 marzo...vi aspettiamo per addolcire le vostre giornate!», così in un post su Facebook una delle più note gelaterie di Pomezia, la Fonte del Gelato. Tutto è nato come un gioco: il nostro respondabile marketing, Alessandro De Paolis, ha sfidato i titolari a riaprire anticipatamente. Ma i cittadini lo hanno preso sul serio "subissando" i proprietari con decine di messaggi. Insomma, quest'anno il gelato non poteva aspettare. E così la gelateria ha riaperto...a febbraio, per la gioia dei cittadini.