Il Corriere della Città - Marzo 2021

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Anno 13 Numero 3

MARZO 2021

libertà informazione politica cronaca cultura sport

ESCLUSIVO

DECINE DI CASSEFORTI SVUOTATE E ABBANDONATE A CASTEL ROMANO

IL TESORO ( S E G R E TO ) DEI ROM

FIUMI DI DROGA SUL LITORALE Intervista con il Vice Questore Aggiunto di Roma Mariangela Sciancalepore (da Pag.8)

CIMITERO POMEZIA Ampliamento fermo (o quasi) si procede con i loculi “provvisori”, polemiche sulle modalità d’acquisto

SALZARE Corsa all’occupazione abusiva, è caos

Editoriale ASTRA ZENECA Intervista con Piero Di Lorenzo (Irbm di Pomezia) TARTARUGHE MARINE Record di spiaggiamenti da inizio anno

STRADA PERICOLOSA In Via Gronchi già due morti: «Subito dossi e autovelox»

LA «FORTUNA» OCCULTATA NEL BOSCO urti di notte nei supermercati per rubare le casseforti. Oppure colpi in cui in cui i malviventi fanno saltare – oppure smurano gli Atm degli uffici postali, o i bancomat delle filiali bancarie e li caricano su furgoni prima di fuggire per poi far perdere le proprie tracce. Quante volte ne abbiamo sentito parlare? La maggior parte delle volte i ladri svaniscono nel nulla insieme al bottino, qualche volta si riesce a trovare la cassaforte abbandonata in qualche luogo, magari insieme al mezzo (rubato) utilizzato come ariete, ma molto più spesso di questi forzieri non se ne sa più nulla. Qualcuno si è mai chiesto che fine fanno, almeno quelli rubati a Roma e nel suo hinterland? Noi abbiamo scoperto dove vanno a finire.

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(continua a pag.4)



MARZO 2021 NUMERO 2

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INCHIESTE ESCLUSIVE

Editoriale L e c a s s e fo r t i d e l c a m p o ro m POLITICA Intervista a Di Lorenzo (Irbm)........................p. 14 Covid, crisi nera nel Lazio........................pp. 16-17 CRONACA Tartarughe marine spiaggiate: il caso.......pp.18-19 «Dossi e autovelox in Via Gronchi»...........p.22-23 Discarica abusvia in Viale Forlì.......................p.24 Arte urbana, intervista con Giovanna Alfeo..........p.29

Eugenio Picchiani torna a TSL...................da p.30 LE RUBRICHE DEL CORRIERE DA PAG. 32

Tr a ffi c o i n t e r n a z i o n a l e d i d r o g a s u l l i t o r a l e : i n te r v i s t a a l V i c e Q u e s to re a g g i u n to d i Ro m a

PASQUA L’evento (online) dei Testimoni di Geova (.p38)

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EDITORIALE

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Le casseforti occultate attorno al campo rom (segue dalla copertina) A pensarci un attimo, non era così difficile da indovinare: nella vallata dietro al campo rom di Castel Romano, sulla Pontina. A poche centinaia di metri, in linea d’aria, da dove c’era – è in atto la bonifica – il cimitero di auto rubate, fatte a pezzi per ricavarne le parti più preziose da venderne e poi date alle fiamme. Questa zona non è visibile da chi accede dalla parte frontale del “Villaggio della Solidarietà”. Occorre inoltrarsi parecchio nella vegetazione e, anche facendolo, bisogna sapere dove guardare. Le casseforti, decine e decine, sono in un fossato, ormai accuratamente svuotate del loro contenuto. Come hanno fatto ad arrivare fin qui? Nessuno ha visto nulla? A nessuno è mai venuto il sospetto che, come per tanta altra refurtiva, anche questa tipologia di “merce” potesse passare per il campo rom o per i suoi dintorni? Insieme alle casseforti ci sono pure alcune macchinette delle merendine, presumibilmente rubate all’interno di scuole o uffici: anche in questo caso, quante volte abbiamo sentito dire di furti di questo genere? Che all’interno – e all’esterno - di quel campo rom, così come in tanti altri, l’illegalità regni sovrana è purtroppo un fatto accertato. Nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine molti fenomeni non si riescono a tenere sotto controllo. Adesso, con la notifica dell’ordinanza degli sfratti a una ventina di famiglie, per un totale di 116 persone – di cui 56 minori – una parte del campo, l’Area F e l’Area ex Tor Pagnotta, teoricamente dovrebbe essere sgomberata il 2 marzo, ma anche questa volta – come già successo in passato – i rom, soprattutto vista la presenza di minori e data la particolarità storica e sociale del momento che si sta vivendo a causa del Covid, non dovrebbero essere sfrattati se non viene data loro un’alternativa, ovvero una soluzione abitativa che al momento pare non esserci. Per quanto riguarda questo aspetto, seguiremo la vicenda sull’edizione online, in quanto al momento della stampa non si ha ancora certezza di quanto accadrà. Maria Corrao Dopo il cimitero delle auto il deposito delle casseforti: trovarlo non è semplice, occorre inoltrarsi parecchio nella vegetazione e bisogna “sapere” dove guardare. Ma le foto esclusive (a lato e nelle pagine successive) parlano da sole

Furti nei supermercati, negli uffici postali oppure gli ATM, ecco dove vengono portate (e svuotate) le casseforti. Sono a decine, nascoste bene in un fossato tra la vegetazione. Come hanno fatto ad arrivare fin qui? Nessuno ha visto nulla?



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Campo rom di Castel Romano: ecco dove vengono nas na famiglia di cinghiali che gira attorno a una roulotte in cerca di cibo. Scava nella terra, i cinghialini mangiano qualcosa tra i rifiuti gettati ovunque. Ci avviciniamo per riprendere la scena. Uno degli animali si spaventa e scappa, mentre un altro invece cerca di avvicinarsi. Siamo al campo rom di Castel Romano, nella parte non sottoposta a sequestro. Qui non ci sono i new jersey. Né tantomeno pattuglie della polizia locale, che sono posizionate su via Pontina, poco più avanti, sull’ingresso principale del campo. E di conseguenza chiunque da qui può entrare e uscire senza alcun controllo e raggiungere la fermata del Cotral, prendere il bus e andare in qualsiasi posto. Questa parte del campo è completamente abusiva, per questo non è stata sequestrata la scorsa estate, quando sono arrivati i controlli che hanno impedito l’accesso ai mezzi motorizzati nell'area F, nell’Area K e nell’Area D, quella costruita sui terreni di Buzzi. Nessuno per lungo tempo si è accorto che esista, nonostante sia fornita di bagni chimici (forniti dal Comune) che vengono regolarmente (e per fortuna…) svuotati. I rifiuti e la richiesta di denaro Qui si vive tra i rifiuti, perché quest’area non è tra quelle già bonificate. Quando proviamo ad avvicinarci ai rom per chiedere se possiamo parlare con loro ci dicono che possiamo farlo - e anche riprendere all'interno - se gli diamo 100 euro. Al nostro rifiuto tirano fuori dei sassi e mimano il gesto di tirarli, ma non lo fanno. Tutto intorno cumuli di rifiuti: alcuni bruciati, altri no. Un perimetro di immondizia che arriva fino al confine con la vallata. E proprio laggiù si vedono ancora i resti delle carcasse di auto,

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sia quelle bruciate che quelle "sane", che il Comune non è riuscito a bonificare. Da mesi, infatti, in quest’area è partita la costosissima opera di bonifica: i rifiuti vengono raccolti, ammucchiati e poi portati via. Un lavoro immane. Ma ci sono punti in cui, a causa della conformazione del terreno, non si riesce ad arrivare. E quindi i rifiuti restano lì. Auto, pneumatici, mobili, elettrodomestici e tanto altro. Le casseforti Ci sono anche casseforti. Tante, decine e decine. Perché uno dei business più redditizi, che ancora non era stato scoperto, è proprio questo: il furto degli ATM, i bancomat, che vengono fatti saltare o smurati da banche, uffici postali, supermercati o altre attività commerciali e poi portati qui per essere svuotati con tutta calma. Ce ne sono di tutti i tipi, ovviamente aperti e senza più l’ombra di un centesimo. Come possano essere passati indisturbati con questo prezioso carico nonostante la sorveglianza non si sa. O forse sì: basta farlo nelle ore in cui la polizia locale non è di turno, magari passando dalla stradina sterrata che costeggia il campo rom e non dalla parte frontale. Ci

sono anche le macchinette delle merendine, rubate probabilmente in qualche scuola e svuotate con calma qui nel bosco sia delle monetine che del cibo. Le casseforti sono state buttate in un fossato, in modo da non essere viste. Nel nostro giro di perlustrazione abbiamo trovato anche delle cinghie: vengono utilizzate per calarsi (o al contrario per risalire) nel fossato e nascondersi o fuggire nel caso si avverta il pericolo, ovvero qualora ci fossero dei controlli delle forze dell’ordine. A poca distanza in linea d’area ci sono ancora i resti delle auto cannibalizzate e bruciate (molte sono state portate via dalle varie bonifiche), mentre ancora un po’ più in là ci sono i cumuli di pneumatici rubati. Tutto contornato da alberi e arbusti bruciati, ricordo dei roghi tossici che fino a poco tempo fa erano uno “spettacolo” quotidiano. (continua) Nella parte non sottoposta a sequestro (e dunque non controllata) tutto è rimasto come prima: tonnellate di rifiuti di ogni tipo sparsi ovunque. Qui la costosa bonifica non è arrivata e regna l’illegalità

Il tesoro “segreto” dei Rom: decine di casseforti rubate a Roma e provincia portate nel campo e svuotate al riparo da occhi indiscreti


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coste le casseforti smurate e rubate a Roma e provincia (segue) Il Covid Il Covid, che ha creato agitazione lo scorso 9 febbraio, sembra essere quindi solo uno dei problemi del campo rom, l’ennesimo interruttore che accende i riflettori su una questione che fa discutere da anni. Certo, il Coronavirus all’interno del villaggio è sicuramente un problema da affrontare seriamente e su più fronti. I problemi di igiene che ci sono nel campo e vivere all’interno di roulotte o container di certo non favoriscono la guarigione delle persone che, pur non mostrando una grave sintomatologia, risultano positive al virus. Anche se la Asl Roma 2, dopo aver testato circa 300 persone, in quell’occasione ha riscontrato “solo” 12 contagi e ha isolato i casi accertati, avviando l’indagine epidemiologica, è comunque scattato l’allarme. La preoccupazione – più che fondata - è che all’interno del villaggio in caso di contagio si possa circolare liberamente senza rispettare l’obbligo di quarantena, ma anche che qualcuno, asintomatico, esca comunque, confondendosi tra le persone che vanno e vengono dal campo. Per questo è stata rafforzata la sorveglianza da parte della polizia locale, non senza polemiche, specie da parte del sindacato della stessa polizia locale, che chiede maggiori garanzie e tutele per la propria salute e sicurezza. Ma questo, come detto, è solo uno dei problemi. Ci sono poi tutti gli altri, che restano immutati da anni. Gli sgomberi Dopo mesi di silenzio si riparla di sgomberi.

La baraccopoli di Castel Romano: sull’area regna ancora la più totale incertezza Il 16 febbraio la sindaca di Roma Virginia Raggi ha infatti firmato l’ordinanza che prevede lo sgombero dell’Area F e dell’Area ex Tor Pagnotta all’interno del campo rom di Castel Romano per “ripristinare le condizioni ambientali e igienico sanitarie a tutela della salute pubblica”. L’ordinanza riguarda 116 persone – di cui 56 minori – che occupano l’Area F, ovvero una delle parti L’ordinanza della Raggi riguarda l’Area F, una delle parti più degradate del campo, e l’Area ex Tor Pagnotta, cioè le roulotte situate nella parte abusiva

più degradate del campo e l’Area ex Tor Pagnotta, cioè le roulotte situate nella parte abusiva. Il documento a firma della sindaca è stato notificato il 24 febbraio e, da quel giorno, i destinatari hanno una settimana per lasciare loro abitazioni. Questo significa, almeno teoricamente, che le due aree dovrebbero essere sgomberate il 2 marzo. Ma dove andrebbero queste persone? E, soprattutto, sono disposte ad andarsene senza avere garanzie? I rom, in diverse interviste ai nostri microfoni, hanno parlato chiaro: “Non ce ne andiamo se prima non ci assicurano un alloggio, una vera casa”. Finora così è stato: se avessero accettato il bonus affitti proposto dal Comune di Roma, seppur di notevole consistenza economica, avrebbero perso il posto in graduatoria per avere la casa popolare. E anche questa volta, soprattutto vista la situazione sanitaria in atto, non sembra siano intenzionati a lasciare il campo senza una casa in cambio. A momento della stampa non sappiamo ancora come andrà a finire ma, da quanto ci è stato riferito in via confidenziale, difficilmente lo sfratto diventerà esecutivo. Noi seguiremo la vicenda sulle pagine online del nostro giornale: saremo presenti in via Pontina, il 2 marzo, per vedere cosa succede. Maria Corrao

La notifica alle persone che dovrebbero essere sgomberate (116 di cui 56 minori) è arrivata il 24 febbraio: per il Comune entro 7 giorni devono abbandonare il campo di Castel Romano


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Fiumi di droga sul litorale: dai Fragalà alla mafia italo-albanese. iumi di droga sul litorale di Pomezia e Ardea: gli arresti effettuati da polizia, carabinieri e guardia di finanza negli ultimi mesi parlano di tonnellate di stupefacente che si riversa in questo quadrante. Gli episodi di cronaca parlano chiaro: la zona è ambita dagli spacciatori – e non parliamo del piccolo pusher – fino al punto che la spartizione dei territori porta a regolamenti di conti anche feroci. Prima, quando a “comandare” erano i Fragalà, lo spaccio era in un certo qual senso più semplice: sul litorale, almeno quello di Torvaianica, chiunque volesse farlo doveva passare per la famiglia mafiosa siciliana, pagando una sorta di “pizzo” per poter avere il via libera all’illecito commercio. Funzionava così: Sante Fragalà, con due complici, taglieggiava gli spacciatori della zona pretendendo da loro 1500 euro a settimana ciascuno a titolo di protezione. Non contenti, i tre imponevano loro la fornitura di cocaina. Inizialmente la cosa non era stata presa bene. “A Roma non si paga il pizzo”, provarono a dire alcuni. Ma Torvaianica non è Roma. E quando uno di questi grossi spacciatori ebbe un “problema” con dei “ragazzi” di Pavona, si portò con dietro proprio Sante Fragalà per risolverlo, presentandolo come un ‘catanese amico suo’. Ebbene, bastò la presenza di Fragalà per appianare il “problema”, perché era conosciuto anche dai “ragazzi” di Pavona come ‘malandrino e mafioso’. Questo predominio lasciava poco spazio ai concorrenti, ma con l’arresto di Sante le cose cambiano. Ecco quindi che iniziano ad arrivare i “forestieri”, da Roma e dall’estero, dagli albanesi agli slavi. Negli anni l’assetto cambia, gli equilibri esistenti non ci sono più. Nuovi personaggi si fanno strada. Di tutto questo parliamo con la Dott.ssa Mariangela Sciancalepore, Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato, che ha condotto le ultime operazioni della Squadra Mobile, tra cui gli arresti legati all’operazione “Sottovuoto”, con 8 persone in manette tra Ardea, Pomezia e Roma. Ultimamente il litorale romano pare aver assunto particolare importanza per il traffico di droga. All'interno di questa zona, sembra avere rilevanza il tratto compreso tra Pomezia e Ardea - dove la conformazione geografica aiuta i criminali a nascondersi specialmente dopo che le varie operazioni di

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Gli episodi di cronaca parlano chiaro: il litorale è ambito dagli spacciatori – e non parliamo del piccolo pusher – fino al punto che la spartizione dei territori porta a regolamenti di conti anche feroci polizia hanno smantellato i grossi clan operanti a Ostia (dagli Spada ai Fasciani). Può confermare questa sensazione? «Indubbiamente l’espansione urbanistica avvenuta negli ultimi anni, specialmente nel quadrante sud della provincia, ha visto confluire alcuni gruppi criminali in quelle zone dove, come Lei ha sottolineato, la conformazione geografica del territorio rende più difficoltosa l’attività di prevenzione e contrasto posta in essere dalle Forze di Polizia». Recentemente la Squadra Mobile ha condotto un'operazione che ha portato all'arresto di 8 persone: è stata smantellata un'organizzazione internazionale di trafficanti di droga con base ad Ardea, che agiva a Pomezia e Roma: può darci qualche dettaglio inedito riguardo questa indagine? «L’indagine ha avuto origine da una costante attività di monitoraggio effettuata dalla Sezione Antidroga sul territorio a sud della capitale, notoriamente teatro di traffici di sostanze stupefacenti facenti capo a clan sia stranieri principalmente di nazionalità albanese, che ‘ndranghetisti, già in passato oggetto di azioni di contrasto da parte della

Squadra Mobile, con le operazioni “Venusia” e “Caracas”. Tale attenzione per quel quadrante portava all’arresto di un cittadino italiano, F. S., avvenuto l’8 maggio 2018 per detenzione ai fini di spaccio di circa 10 kg di marijuana, occultata nel vano portabagagli della sua autovettura. Successivamente, attraverso modalità investigative convenzionali (pedinamenti, osservazioni) nonché con l’ausilio delle intercettazioni telefoniche e ambientali, si risaliva, al “proprietario” dello stupefacente sequestrato nel corso dell’operazione e alla rete di soggetti coinvolti nel traffico di stupefacenti. L’attività investigativa si sviluppava con oggettive difficoltà dovute ai luoghi nei quali avvenivano gli incontri tra gli indagati (piccole località nella campagna tra Ardea e Pomezia), nonché alle tecniche evasive antipedinamento poste in essere dal gruppo. Grazie alla professionalità degli operatori e al loro costante impegno, si riusciva a raggiungere il risultato sperato, avvalorato dalla Procura della Repubblica di Roma che, constatata la bontà del lavoro svolto, emetteva le misure coercitive». (continua) «Grazie ad un arresto avvenuto nel 2018 , a margine del quale vennero sequestrati 10Kg di marijuana, è stato possibile ricostruire la rete dello spaccio culminata con la recente operazione di febbraio»

Traffico internazionale di droga con base sul litorale, smantellata a febbraio un’organizzazione criminale: 8 persone sono state arrestate. Si incontravano nelle campagne di Pomezia e Ardea


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Intervista al Vice Questore Aggiunto Mariangela Sciancalepore Traffico internazionale di droga, le rotte dall’Albania all’Italia: legame tra le mafie albanesi e italiane sempre più sedimentato (segue) Si parla di grossi quantitativi di droga (anche 50 chili) per volta, ma non grossissimi: siete riusciti a scoprire da chi si rifornivano gli italo-albanesi? Gli ultimi episodi di cronaca mettono in evidenza bande composte da italiani e albanesi: quanto è radicata la mafia albanese in questo territorio? «Come già emerso in altre indagini della squadra mobile di Roma, sempre più il legame tra la criminalità albanese e quella italiana risulta sedimentato, i particolar modo gli Albanesi attraverso la rotta balcanica, ovvero attraverso le coste marittime, riescono a far giungere nel nostro territorio cospicui quantitativi di sostanza stupefacente a prezzi competitivi, rivelandosi essi stessi fornitori di pregiudicati italiani che quasi sempre assumono la veste di acquirenti di ingenti quantitativi per poi smistarli a loro volta nelle vari piazze di spaccio della capitale». Con l'arrivo della bella stagione, nel territorio di Pomezia e Ardea, così come nel resto del litorale, la droga viene spacciata soprattutto nei chioschi sulla spiaggia, dalle dune di campo Ascolano fino a Tor San Lorenzo, attraverso batterie controllate e coordinate dai "capi". Uno di questi era Selavdi Shehaj, di cui ancora non si conosce l'assassino. Come può essere contrastato questo fenomeno? «L’attività di contrasto è costante e quotidiana, viene effettuata sia con autopattuglie con colori d’istituto che in borghese, i risultati sono buoni, questo anche con l’aiuto della cittadinanza, che fornisce precise segnalazioni che ci permettono un’azione più efficace sul territorio; proprio questa continua sinergia, ci da il giusto input per selezionare le zone maggiormente interessate dai fenomeni di spaccio».

Per concludere: come considera la zona di Pomezia e Ardea a livello di sicurezza? «Come in tutta Italia, l’attuale congiuntura economica aggravata pesantemente dalla pandemia, fa sì che i gruppi criminali trovino terreno fertile nei giovani, allettati da guada-

gni facili raggiungibili attraverso i traffici di stupefacenti. Anche i comuni di Pomezia ed Ardea non sono indenni da questa problematica, ma grazie alla nostra continua presenza il livello di sicurezza percepito dai cittadini è alto». Maria Corrao

«Attraverso la rotta balcanica gli albanesi fanno arrivare la droga sul territorio a prezzi competitivi che poi rivendono ai pregiudicati italiani. Questi ultimi la smistano nelle piazze di spaccio di Roma»

Spaccio litorale: anche il litorale di Ardea e Pomezia al centro di grossi traffici di droga


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Cimitero, ampliamento ‘a rilento’, si prosegue con i “lo embra ancora essere lontana la soluzione definitiva per il cimitero urbano di Pomezia. Mentre l'ampliamento risulta ancora in sostanza fermo e bloccato, negli ultimi tre anni si sta affrontando l'emergenza con la realizzazione di loculi provvisori che sono stati posizionati in vari punti della struttura. Anche tale soluzione però, contemporaneamente all'esaurimento progressivo degli ultimi posti “ordinari” nella struttura, sembrerebbe avere i mesi “contati” ma il Comune, per contro, sostiene di aver individuato già delle nuove aree destinate allo scopo prevenendo in anticipo (e scongiurando) un insostenibile blocco delle sepolture. Ampliamento del cimitero bloccato In realtà la storia dell'ampliamento del Parte dei terreni dove è previsto l’ampliamento del cimitero di Pomezia cimitero si perde indietro negli anni basti pensare che, tra le cause che ne hanno La domanda: è giusto pagare un prassi ha portato a delle conseguenze: alcune impedito finora la realizzazione, vi è un acconto in anticipo pur non avendo alcuna famiglie infatti, stante l'incertezza della contenzioso che va avanti dal 1991 insorto certezza su quando avverrà lo spostamento situazione, hanno deciso di apporre tra il Comune di Pomezia e la precedente nella sistemazione definitiva? ugualmente la lapide definitiva sul loculo proprietà dell’rea, espro priata sin da provvisorio; lapide che, con tutta probabilità, quell'anno ma che tuttora la occupa, pur anche in quella storica, con pareti realizzate dovranno poi ricomprare al momento dello essendo stata soccombente in diversi ricorsi proprio a ridosso dei terreni dove dovrebbe spostamento (e anche qui: a carico di chi giudizia ri instaurati. I lavori, in effetti, essere realizzato l'ampliamento del cimitero. saranno i costi?) nella collocazione definitiva. sarebbero dovuti partire negli anni scorsi ma Al momento, da quanto apprendiamo, sarà Posto che si tratta di scelte personali, è ad oggi, come confermato da una Determina ancora questa la soluzione prioritaria per il indubbio che tale situazione sia quantomeno dirigenziale dello scorso novembre, sono prossimo futuro per garantire il regolare “nomala” Altri, ancora, hanno rinunciato del fermi. Sul posto l'area in oggetto è funzionamento del cimitero. tutto ai loculi acquistando un posto a terra transennata e all'interno è possibile notare Il problema dei pagamenti nella parte ordinaria malgrado i costi più soltanto qualche blocco di cemento. Non Ma alla vicenda dell'ampliamento se ne elevati mentre c'è chi ha preferito optare per solo. Nel documento poc'anzi citato le collega un'altra, che potremmo definire la cremazione. Insomma, un problema nel previsioni dell'Ente sono tutt'altro che rosee: come una sorta di effetto collaterale. Sì problema. “e vicende che hanno condotto all’ttuale perché diversi cittadini ci hanno contattato (continua) impossibilità di proseguire l’mpliamento del per segnalare una pratica a loro dire ingiusta cimitero urbano –si legge –sono, con tutta per quanto riguarda l'acquisto di questi loculi evidenza, impreviste ed imprevedibili”da qui provvisori: oltre infatti alle spese standard del la necessità di “rovvedere a garantire la piena funerale, tra carte bollate e costi delle pompe funebri, ci sarebbe da pagare un operatività del pubblico servizio prezzo di 516,00 euro per un cimiteriale al fine di consentire LOCULI provvisorio al quale sommare una dignitosa sepoltura alle PROVVISORI: subito il 30% di anticipo su salme dei cittadini defunti e I COSTI prevenire inconvenienti igie- 516,00 euro + l’acconto del quello definitivo (in base al “osto”scelto su carta). I 500 nico sanitari che potrebbero 30% sulla sistemazione euro verranno poi stornati, scaturire dal fermo dei lavori ‘definitiva’. Lo stabilisce così pare, al momento del saldo. ed alla indisponibilità di nuove il regolamento Ma la domanda che molti si se polture”. fanno, e che noi abbiamo girato I loculi provvisori anche al Comune, è questa: è giusto E così, da circa tre anni, nel cimitero sono pagare in anticipo per qualcosa di cui non si “apparse” file di loculi provvisori. Ce ne sono ha certezza sui tempi? Non solo. Questa all'entrata della cosiddetta parte nuova ma

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Un contenzioso che va avanti dal 1991 impedisce l’ampliamento del cimitero. Da circa tre anni si va avanti dunque con i “loculi provvisori” ma in molti lamentano problemi per le modalità di acquisto: a pesare è proprio l’incertezza sui lavori


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oculi provvisori”. Polemiche sulle modalità di acquisto (segue) Risponde il Comune di Pomezia Alle nostre domande ha risposto l'Assessore Giuseppe Raspa. È possibile fare il punto della situazione sui lavori d'ampliamento – fermi dal 2016 – del Cimitero di Pomezia? Ci sono novità circa il contenzioso riguardante l'esproprio dei terreni? «I lavori di costruzione del cimitero, in realtà, non si sono mai fermati, in quanto il contratto di concessione per la costruzione e gestione dell’opera, affidato all’Impresa Damiani Costruzioni di Latina, prevede oltre alla realizzazione della costruzione vera e propria, soggetta alle procedure di genio civile, sanitarie, etc., anche la realizzazione di loculi provvisori per garantire costantemente la disponibilità di sepolture. A causa dell’opposizione dell’erede di uno dei proprietari espropriati nel 1991 mediante decreto del Presidente della Regione Lazio, l’Amministrazione Comunale non riesce ad occupare una porzione di terreno su cui avrebbe diritto e, nonostante il Comune abbia già superato diverse cause giudiziarie, l’ex proprietà avvia costantemente nuovi giudizi. Si sta evitando una esecuzione forzata per ragionevoli motivi di ordine pubblico, confidando nel definitivo buon senso dell’oppositore». A novembre una Determina del Comune definiva le vicende attorno all'ampliamento del cimitero “impreviste ed imprevedibili”: qual è il piano che sta portando avanti l'Amministrazione? «Proprio a causa delle citate vicende giudiziarie, per loro natura “impreviste ed imprevedibili”, l’Amministrazione Comunale ha deciso di approvare la prosecuzione della realizzazione del progetto iniziando la costruzione di un settore al di là del predetto terreno al momento indisponibile, comunque previsto nel progetto generale dell’opera, continuando tuttavia l’istallazione di loculi provvisori affinché non manchino mai le sepolture quotidiane. Si tratta di una possibilità prevista dal contratto di appalto sin dall’origine, per cui va di pari passo con la costruzione delle strutture definitive; il Comune dispone infatti di una ampia area che può ospitare dignitosamente le sepolture provvisorie». Abbiamo ricevuto numerose segnalazioni su alcuni problemi riguardanti l'acquisto dei loculi provvisori. A quanto ci è stato raccontato, ai cittadini viene richiesto un L’Assessore: «La scelta delle lapidi? Ogni famiglia può regolarsi come preferisce: si possono scegliere materiali e dimensioni compatibili con la sepoltura definitiva, in caso contrario non si potrà spostare»

Il Comune spiega: «I lavori in realtà non si sono mai fermati: da un lato si prosegue con i loculi provvisori e c’è un’area ampia a disposizione; dall’altro si sta costruendo in un’altra porzione di terreno» corrispettivo di 516,00 euro per il loculo provvisorio (che verranno poi stornati dal definitivo); a questo si aggiungerebbe un 30% di acconto sul loculo definitivo (variabile a seconda della “fila” scelta su carta) che un giorno verrà realizzato. E così? «È quanto prevede il regolamento cimiteriale per le prenotazioni di tipologie loculari come cantere, cappelle, etc.. Il nuovo settore in costruzione disporrà di un numero maggiore di loculi c.d. “sociali”, che verranno assegnati senza la necessità del versamento dell’acconto». Alcune famiglie, proprio a causa di queste incertezze, hanno deciso di apporre ugualmente la lapide definitiva sui loculi provvisori che, come è noto, ha costi molto elevati. In futuro però difficilmente la potranno mantenere e dovranno con tutta probabilità acquistarne una nuova: non è una situazione paradossale a vostro avviso? «Ogni famiglia può regolarsi come preferisce: c’è chi fa apporre sul loculo provvisorio una lapide in materiale plastico fornita dalle agenzie di onoranze funebri, altri fanno realizzare lapidi Nelle foto: di materiale e dimenl’Assessore sioni corrispondenti al Giuseppe Raspa

progetto generale in corso di esecuzione, altri ancora lapidi di materiali e dimensioni differenti, che evidentemente non potranno essere riutilizzate in corrispondenza della sepoltura definitiva. Tutte le famiglie vengono comunque rese edotte della situazione». Tutti questi loculi provvisori andranno poi spostati nella loro sede definitiva: a carico di chi saranno questi costi specifici? «Su questo aspetto va segnalato un fenomeno molto diffuso: in risposta agli inviti scritti periodici che vengono inviati alle famiglie per il trasferimento delle salme nei loculi definitivi si verificano molte defezioni ingiustificate. Si intuisce che numerose famiglie preferiscono mantenere il loculo provvisorio (posizione più agevole, fila più bassa, etc.) per cui disertano l’invito all’estumulazione non presentandosi alla convocazione. Sempre per motivi di ordine pubblico il Comune non sta procedendo ad estumulazioni d’ufficio, che possono essere effettuate anche senza la presenza dei familiari. A chi non risponde alle convocazioni senza un giustificato motivo verrà richiesto un contributo, considerato l'impiego a vuoto delle maestranze pagate dal Comune». Luca Mugnaioli «Estumulazioni? Ci sono molte defezioni ingiustificate, molti scelgono di mantenere il loculo provvisorio. A chi non risponde alle convocazioni senza un giustificato motivo verrà richiesto un contributo da parte del Comune»

Il paradosso: in molti, stanchi di aspettare, hanno comprato la lapide ‘definitiva’ per il loculo provvissorio. Un domani ne dovranno acquistare un’altra


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Ardea, occupazioni abusive alle Salzare: cacc a situazione alle Salzare è sempre più insostenibile. A tenere banco sono ancora una volta le problematiche che si trascinano da anni all'interno delle palazzine D e E. Si tratta di un vero e proprio scenario di guerra dove sembra non valere alcuna regola se non quelle del “fai-da-te” e soprattutto del “più forte”: tra cumuli di spazzatura bruciata, bonifiche periodiche puntualmente vanificate, si assiste in particolare ad una vera e propria corsa all'occupazione abusiva senza aver timore di ricorrere all'uso della forza. Non solo. Per comprendere la portata del fenomeno, emblematico è stato il caso della violenta lite scoppiata attorno ad un appartamento della palazzina E a inizio febbraio; una coppia, coinvolta nei fatti, non ha infatti avuto problemi a mettere a verbale dai Carabinieri che stava tentando di occupare un appartamento “piazzandoci” all'interno un parente invalido al 100%. Il fine che giustifica i mezzi, a qualunque costo. Rom occupano un appartamento: l'ultimo caso pochi giorni fa Sul fronte delle occupazioni abusive l'ultimo caso in ordine di tempo risale tuttavia al 23 febbraio. All’alba una famiglia di rom, che già da tempo aveva occupato un appartamento della palazzina “D”, si è impadronita di un’altra abitazione, una delle pochissime ancora rimaste libere nella palazzina “F”. Ma è attorno a un altro appartamento in particolare che le cronache si sono concentrate nell'ultimo anno e mezzo: si tratta della casa, situata stavolta nella palazzina E al civico 44 di Via Ancona, dove nel 2019 venne trovato un bimbo di appena tre mesi senza vita. Una vicenda terribile avvenuta sempre all'interno della comunità rom. Ebbene, nonostante il sequestro dell'appartamento prima da parte della Procura e poi della Nella foto: Polizia Locale di Polizia Locale, l'abitazione Ardea al lavoro, fa gola a molti e solo negli sequestrato un ultimi mesi sono stati diappartamento versi i tentativi di occupazione. A dicembre c'è stato per prevenirne un primo tentativo, svenl’occupazione

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Salzare: nonostante le bonifiche la situazione intorno alle palazzine “D” e “E” resta critica tato in quel caso dai Carabinieri, da parte di ignoti che cercarono di entrare attraverso una finestra rimuovendo i lucchetti. Ma non è stato il solo. La violenta rissa di febbraio A febbraio infatti i caschi bianchi guidati dal Comandante Sergio Ierace sono dovuti intervenire nuovamente sul posto denunciando due persone proprio per l’occupazione dello stesso immobile. E in quella stessa data, il 12 febbraio, tutte le tensioni che animano la palazzine sono esplose nella brutale rissa che ha portato due persone in ospedale. Una di que-

ste voleva impedire l'ennesimo tentativo di occupazione, confessato poi dalla controparte ai Carabinieri, ma è successo il finimondo, con denunce reciproche, sprangate, e con il coinvolgimento perfino di un cane che aveva morso una delle persone coinvolte. (continua)

Corsa alle case libere: in particolare un appartamento nella palazzina “E” fa gola a tutti, quello dove nel 2019 venne trovato un neonato morto. A febbraio attorno alla casa è scoppiata una lite violenta

Una storia travagliata CAOS SALZARE - Quella del Lido delle Salzare è una storia che si trascina da anni. Il complesso residenziale fu realizzato a seguito di una regolare concessione edilizia. Solo più tardi ci si rese conto che l’area in cui era nato il complesso era assoggettata a un vincolo archeologico che ne implicava l’assoluta inedificabilità. Per questo nel 1997 fu annullata la licenza a costruire e a seguito di ciò venne ordinata la demolizione delle opere ed il ripristino dei luoghi. Tre palazzine sono state abbat-

tute negli anni mentre la quarta, la D, dovrebbe essere demolita seguendo le altre tre già buttate giù (la A, la B e la C) nel tempo. Nemmeno gli abbattimenti però avvennero senza “ombre” dato che era stato ipotizzato un presunto danno erariale da oltre 6 milioni per alcuni esponenti del mondo politico rutulo, poi conclusosi in un nulla di fatto: tutti assolti dalla Corte dei Conti gli ex Sindaci, gli ex dirigenti e funzionari comunali che erano finiti a processo. E per le altre palazzine (E, F,

G)? Qui l'Amministrazione Savarese aveva provato a giocare anche la via della “sanatoria” per provare a regolarizzare la posizione dei proprietari delle case al fine di concedere la piena proprietà degli immobili ma la delibera era stata poi revocata per la “mancanza dei presupposti”. Per la palazzina D invece si attende la demolizione che dovrebbe avvenire “in danno” addebitando i costi per la demolizione ai responsabili degli abusi.


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INCHIESTA

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cia alle “case libere” tra violente liti e denunce (segue) Nel 2020 oltre 70 denunce Questo delicatissimo scenario si sposa perfettamente del resto con i numeri ufficiali forniti dalle Forze dell'Ordine: le denunce effettuate per le occupazioni abusive dalla Polizia Locale di Ardea, nel corso dello scorso anno, sono state oltre 70; contestualmente le segnalazioni all’ATER e i sequestri operati si ammonta ad un totale di 120 alloggi. Numeri che fotografano un fenomeno senza dubbio preoccupante nonostante gli sforzi continui profusi sia dai caschi bianchi che dai Carabinieri per contrastarlo. “Far west” Salzare La situazione nelle due palazzine, entrambe fatiscenti, senza luce né acqua e con finestre che rischiano di crollare da un momento all’altro, è dunque sempre più a rischio. In tutto questo ci sono a monte delle vittime, ovvero i proprietari originali delle case, coloro che avevano acquistato pensando di poter vivere in tranquillità e che invece adesso si ritrovano a dover stare (anche se praticamente non è rimasto quasi nessuno: la paura di vivere in questo posto è troppa) in una situazione di degrado, in un immobile senza valore, costretti dalla “legge” ad andare via. Le assegnazioni temporanee Il sindaco Mario Savarese aveva annunciato pure di essere disposto, con la sua Amministrazione, a dare in assegnazione almeno provvisoriamente la mezza dozzina di appartamenti rimasti vuoti abbandonati dai vecchi proprietari. E forse proprio questa decisione, arrivata alle orecchie sbagliate, ha fatto scattare la corsa all’occupazione. Continua così la guerra dei poveri in quella che ormai sembra essere zona franca: nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine, pare impossibile riuscire a gestire quanto accade all’interno del Serpentone, se non si rendono definitivamente inagibili gli appartamenti. Fino a quando ci saranno abitazioni da occupare abusivamente, ci sarà qualcuno che lo farà: ultimamente sono arrivati inoltre numerosi rom da Roma, che hanno occupato le case della palazzina “D”, successivamente censiti dal Comandante della Polizia Locale Sergio Ierace. I residenti dei complessi residenziali limitrofi sono sempre più preoccupati dalla situazione e temono nuove occupazioni. Con l’arrivo della primavera si teme anche che ricomincino gli incendi, oltre all’intensificarsi dei furti. E per quanto riguarda la demolizione della palazzina “D”, ancora non si hanno notizie certe sui tempi e questo fa temere che possano essere molto lunghi.

Quale futuro per il Lido delle Salzare? Dopo tre palazzine buttate giù (A, B, C) anche la D dovrebbe essere demolita ma sui tempi ancora nessuna certezza


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POLITICA

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AstraZeneca: «Pronte oltre 4 milioni di dosi» Di Lorenzo (Irbm): «Nostro vaccino ‘etico’, produciamo senza guadagnarci un centesimo» accino contro il Coronavirus, a Pomezia abbiamo la fortuna di avere una delle “basi”: è qui che ha sede la Irbm, grazie alla quale abbiamo l’unico “made in Italy” tra i vaccini attualmente in commercio. Parliamo del vaccino AstraZeneca, nei confronti del quale ci sono state anche molte polemiche riguardo l’efficacia per i soggetti over 65.Ne parliamo con l’Amministratore Delegato dell’Irbm, Piero Di Lorenzo, che ci illustra la reale situazione. Il vaccino AstraZeneca è efficace sulle varianti che si stanno diffondendo in Italia? È adatto per tutte le età o solo per i più giovani? “Il vaccino è totalmente sovrapponibile al ceppo originario per quanto riguarda la variante inglese. Sono in corso i test in merito all’efficacia sulla variante brasiliana e sudafricana. Mi sembra giusto riportare poi i dati della ricerca realizzata in Scozia su un campione di vaccinati di Pfizer e AstraZeneca composto da 1.140.000 persone di tutte le età con patologie anche gravi. Nel preprint pubblicato su The Lancet si evidenzia una riduzione delle ospedalizzazioni del 95% con AstraZeneca e 84% con Pfizer. Simile l’efficacia dei due vaccini all’81% sopra gli 80 anni e, aggiungiamo, capacità del vaccino AstraZeneca di bloccare la trasmissione del contagio al 67%”. Qual è il programma di produzione - e di consegna - delle dosi del vaccino per i prossimi mesi? “Nel mese di Marzo verranno consegnate 4.200.000 dosi. Per il II trimestre sono in corso le valutazioni sulla produzione dei siti europei e contestualmente su quella delle manifatture al lavoro in Paesi extraeuropei che eventualmente possono integrare parte delle dosi da consegnare alla Commissione EU fino a quando non sarà ottimizzata la produzione nel nostro Continente”. Lei ha attaccato spesso i media sostenendo che su AstraZeneca si faccia un'informazione in qualche modo distorta. Il vostro vaccino è inviso però anche a una parte dei medici. Cosa pensa di queste polemiche? Si è dato una spiegazione a tutto questo? “Io non ho mai attaccato i media: semplicemente ho constatato che si è dato spazio a qualche singola manifestazione di sfiducia,

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Sull’efficacia contro le varianti: «Il vaccino è totalmente sovrapponibile al ceppo originario per quanto riguarda la variante inglese. Sono in corso i test in merito all’efficacia sulla variante brasiliana e sudafricana. Efficacia? AstraZeneca impedisce ospedalizzazione e terapia intensiva» indotta da informazioni circolate in rete poco veritiere e peraltro provenienti da fonti a volte sospette. Ripeto: le polemiche sono di poco conto e non vale la pena di rispondere anche perché non mi sembra proprio che si possa dire che il vaccino sia inviso ai medici. Tutt’altro. Voglio solo sottolineare una cosetta che passa inosservata: AstraZeneca sta facendo uno sforzo stratosferico in cui è impegnata tutta la struttura da quasi un anno per produrre tre miliardi di dosi al prezzo di costo industriale e cioè € 2.80. Ripeto, perché il concetto sia chiaro: AstraZeneca è impegnata a produrre tre miliardi di dosi senza guadagnarci un centesimo. Sarebbe bastato aggiungere 1 euro a dose e avrebbe guadagnato tre miliardi di euro in un solo anno. Sono molto curioso di vedere quale sarà il prezzo che verrà fissato per altri prodotti equivalenti”. Quale potrebbe essere, invece, l’importanza di utilizzare un vaccino italiano che oltretutto ha costi inferiori ad altri e metodi di conservazioni più semplici? “Mi aspettavo che a questa farmaceutica fosse tributata riconoscenza ed ammirazione avendo dimostrato nei fatti il proprio senso etico anziché riempirsi la bocca della solita stucchevole frase che “il vaccino è un bene comune”. E invece ho visto

partire un tiro al piccione “perché AstraZeneca non rispetta i volumi previsti dal contratto con l’UE”, nel quale peraltro, appare più che evidente che la società era stata molto prudente, non essendo assolutamente in grado di prevedere le quantità di vaccino che avrebbe prodotto. Ricordiamoci sempre che produrre vaccini non è come produrre pillole o sciroppo: è un procedimento biologico molto complesso che a volte delude le aspettative di resa”. Si è parlato di produrre il vaccino anche in Italia per accelerare i tempi di vaccinazione a tutta la popolazione: in questo caso la Irbm di Pomezia sarebbe pronta a farlo? "Riguardo alla necessità di accorciare al massimo i tempi, penso che sia un obiettivo altamente meritorio, però non bisogna farsi illusioni, perché produrre vaccini è complicato, ma organizzarsi per produrli lo è ancora di più. A condizione che ci sia già un laboratorio Gmp e personale con expertise specifico, occorrono almeno 4-6 mesi per approvvigionarsi di apparecchiature di grandi dimensioni, di bioreattori, e occorrono altri 3-4 mesi per il trasferimento tecnologico. E solo dopo tutto questo si comincia a produrre. Considerando questi passaggi, sono andati via almeno 8 mesi. Quindi, è bene che tutti si diano da fare per recidere al massimo i tempi, ma pensare che si possa fare in due mesi, mi sembra un esercizio di buona volontà. Per quanto riguarda l’Irbm, produrre non è la nostra vocazione, per cui al momento non stiamo producendo, ma non lo escludiamo per il futuro". Maria Corrao

Nella foto: Piero Di Lorenzo, Presidente dell’Irbm di Pomezia (a lato)

Di Lorenzo a tutto campo: «Mi sarei aspettato più riconoscenza per aver dimostrato il nostro senso etico e invece è partito il ‘tiro al piccione’. Polemiche? Non vale la pena rispondere. AstraZeneca inviso ai medici? Non è assolutamente vero»


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POLITICA

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Vaccini: aggiornato il piano per il Lazio Le tappe per i prossimi mesi: entro fine aprile si prova a concludere con gli over80 a Regione Lazio ha aggiornato il piano vaccinale e, secondo le date che sono state annunciate, i soggetti più fragili hanno ancora molto da aspettare, purtroppo. L’inizio della vaccinazione per le persone con ‘gravi patologie’ è stato infatti fissato al mese di maggio, mentre, entro il mese di aprile, la Regione Lazio punta a finire le vaccinazioni degli Over 80. E per tutte le altre categorie di persone? Ecco le date estrapolate dal programma della Regione Lazio. Le tappe Le persone considerate fragili, come i malati oncologici, i cardiopatici, gli immunodepressi, i diabetici, e i soggetti con mobilità croniche, dimenticati letteralmente dall’ultimo piano vaccini, ora sono stati inseriti a maggio. Ottimo no? Tuttavia se si considera che siamo a fine Febbraio, inizio Marzo, per loro ci sarà ancora molto da attendere, troppo, considerando il loro stato di salute. Inoltre, trattandosi di soggetti ‘fragili ad alto rischio’, questi ultimi non potranno essere vaccinati con le dosi di AstraZeneca ma dovranno attendere il rinnovo dei lotti di Pfizer o Moderna. Il piano Cambiando categoria, l’Assessore alla sanità della Regione Lazio D’Amato, ha già messo

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in conto che successivamente agli over 80 e in parallelo alle persone vulnerabili, si proseguirà nella vaccinazione delle persone con le classi d’età 75/79 anni e successivamente 74/70 anni. Il discorso che torna anche qui, in relazione ai ritardi delle due case farmaceutiche, è che i programmi vengono stilati su dosi di vaccino che al momento l’Italia e il Lazio non possiede. La domanda che tutti si pongono è dunque se mai si riuscirà a rispettare questo piano. E per gli Under 55? L’azienda AstraZeneca produce un vaccino somministratile solo agli under 55 e, in questo caso, le vaccinazioni

partiranno a marzo per proseguire fino a maggio, coprendo i 570mila soggetti compresi in quell’età. Altre categorie come il personale scolastico, universitario e detenuti, non sono stati dimenticati. Per gli operatori scolastici e universitari le vaccinazioni partiranno il 22 febbraio, e l’augurio è che si riesca a completare il piano vaccinale in sole 6 settimane. Mentre i detenuti, nonostante i cluster che continuano a scoppiare nelle carceri, l’inizio della somministrazione del vaccino è infatti fissato a metà marzo. Irene Tozzi

Pomezia: atti “scomparsi” dal sito? IL CASO - Comune di Pomezia, che fine ha fatto la trasparenza? La cosiddetta casa di vetro, slogan e vanto del Movimento 5 Stelle al suo esordio, su certi aspetti sembra essere un lontano ricordo. Da qualche tempo, infatti, nonostante l’obbligo di legge della pubblicazione, non è più possibile vedere online gli atti (delibere, ordinanze, determine…) antecedenti al 7 luglio 2016. È infatti stato rimosso il link che consentiva di accedere al vecchio albo online, mentre il nuovo albo non è stato caricato dei vecchi documenti. Ma vediamo cosa dice il sito del Comune: “Per consultare l'Albo online e l'archivio delle Delibere di Giunta e di Consiglio, Ordinanze del sindaco e dei dirigenti si può utilizzare un filtro di ricerca oppure, cliccando semplicemente sul tasto "Conferma", si possono visualizzare tutti gli atti pubblicati sull'Albo online. Dal 01/01/2011 le pubblicazioni aventi effetto di pubblicità legale (art. 31 comma 1 della Legge 18 giugno 2009 n. 69) verranno pubblicate anche sul-

l'Albo Pretorio virtuale presente sul portale del comune. Si informa che dal 01/01/2010 tutte le determine, le delibere di giunta e le ordinanze dirigenziali vengono redatte in formato elettronico e sottoscritte con firma digitale (le delibere di consiglio, invece, vengono digitalizzate). Quindi l'originale dell'atto viene composto, pubblicato ed archiviato in formato elettronico nel rispetto della normativa vigente”. Ma, appunto, tutto ciò che è stato deliberato dal 1° gen-

naio 2010 al 6 luglio 2016 è “sparito” dal sito ormai da un po’ di tempo. Come mai? E come mai nessuno, né della maggioranza, né dell’opposizione, dice nulla a tal proposito e non richiede l’immediato reinserimento di tutti i dati sul sito, a disposizione dei cittadini? Come mai il presidente della Commissione trasparenza tace su questo punto? Ci auguriamo che il vecchio archivio venga ripristinato e che non sia andato perduto…


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POLITICA

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Covid e crisi: aziende che chiudono raddoppiate Nel Lazio oltre 4.500 aziende ‘perse’ nell’ultimo trimestre 2020: dato peggiore dal 2016 ltre un anno di “convivenza forzata”, più di 365 giorni che ci hanno visto (e ci vedono) protagonisti di una battaglia contro un virus subdolo che si è insediato nelle nostre vite. Con irruenza e prepotenza, senza alcuna distinzione, le ha travolte e stravolte. Un anno di speranze labili appese a quel filo – tra paure e impotenza – un po’ come quegli striscioni e quell’andrà tutto bene che hanno “animato” i balconi di mezza Italia e che ora, a distanza di tempo, sono sempre più sfocati. Meno nitidi, come quelle poche certezze che avevamo e che in pochi mesi abbiamo visto lentamente sbiadire davanti i nostri occhi. Una normalità fatta di piccole cose. Di un lavoro stabile, di un ritorno economico per vivere dignitosamente. Ma adesso quella che sembrava essere una costante vacilla, tra aperture e chiusure. Tra decisioni prese all’ultimo minuto e misure pianificate. In un’Italia suddivisa in zone colorate dove i posti letto in ospedale continuano a riempirsi, mentre quelli di lavoro a scarseggiare. Il Coronavirus e il mondo del lavoro: un impatto devastante nel mondo Sì, è un’emergenza sanitaria quella che stiamo affrontando. Ma non solo. Sono sempre più le categorie a rischio, le attività chiuse da tempo, sul lastrico e alle prese con una dura crisi economica. Tra cassa integrazione, ristori inadeguati, ritardi burocratici, attese lunghe ed estenuanti: effetti devastanti dai quali sarà difficile riprendersi velocemente. Secondo alcune stime preliminari

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dell’Organizzazione Internazionale del I posti di lavoro persi nel Lazio e il Lavoro, la disoccupazione nel mondo rapporto sull’Occupazione potrebbe aumentare – a causa del Ben 4.522 le imprese che nell’ultimo Covid-19 – di quasi 25 milioni: trimestre del 2020 hanno cessato I NUMERI saranno tra 8,8 e 35 milioni le la loro attività, contro le 2.747 DELLA CRISI persone in più che si dell’anno precedente. Un 4.522 chiuse ultimo troveranno in condizioni di report drammatico e che fa trimestre 2020 precarietà e povertà lavorativa. riflettere fornito da -26.000 contratti Una crisi che, oltre a causare Confcommercio Roma, il dato indeterminati disagi e difficoltà a determinate più alto degli ultimi cinque categorie, non farebbe altro che anni. Stando al dossier messo a aumentare la disuguaglianza sociale. punto dalla Cgil di Roma e del Lazio Anche in Italia e nei Paesi più sviluppati. Per nel 2020 sono stati attivati 26.000 contratti a l’OIL ci si può e ci si deve riprendere da tempo indeterminato in meno rispetto questo baratro, prima che si sia troppo tardi all’anno precedente, così come sono stati mettendo in campo una strategia e 142.000 in meno quelli a termine. Se non ci appoggiandosi a quelli che sono quattro fosse stato il blocco dei licenziamenti, molto pilastri fondamentali per la ripartenza: probabilmente la situazione lavorativa nel proteggere i lavoratori e le lavoratrici, Lazio (ma in tutta Italia) sarebbe stata ancora sostenere l’economia e la domanda di lavoro, più tragica di quella che effettivamente è. Per supportare i redditi e trovare soluzioni ora è “vietato mandare a casa i lavoratori” condivise. fino al 31 marzo: pochi giorni e poi si deciderà se è il caso di prorogare ancora una volta il blocco dei licenziamenti. È stato proprio il Capo dello Stato Sergio Mattarella, durante il suo discorso del 2 febbraio sulla crisi di Governo, a sottolineare che . Un tema delicato e urgente da affrontare – e anche subito - perché i lavoratori, soprattutto quelli a casa da tempo, hanno bisogno di risposte certe e concrete. I sindacati, nei giorni scorsi ascoltati dal neopresidente Draghi, chiedono la conferma del blocco dei licenziamenti, il prolungamento della cassa Covid, il rafforzamento del sistema sanitario, il coinvolgimento per il Recovery Plan e per ultimo – ma non perché meno importante – il confronto come strumento per rilanciare il Paese. (continua)

Secondo l’Organizzazione Internazionale del lavoro a causa del Covid potrebbero arrivare a 25 milioni i disoccupati nel mondo e crescerà inoltre la precarietà


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CRONACA

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Covid-19: i dati

«Le categorie più colpite dall’emergenza sanitaria sono quelle che già erano contraddistinte da condizioni di svantaggio: si tratta in particolare delle donne, dei giovani e degli stranieri che sono stati penalizzati perché più spesso occupano posizioni lavorative meno tutelate» (segue) Quello che pare certo è che la crisi per l’occupazione nel 2020 non abbia precedenti: a dimostrarlo il rapporto sull’Occupazione realizzato dal Ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal. “Le categorie più colpite dall’emergenza sanitaria sono quelle che già erano contraddistinte da condizioni di svantaggio: si tratta in particolare delle donne, dei giovani e degli stranieri che sono stati penalizzati perché più spesso occupano posizioni lavorative meno tutelate, per giunta nei settori e nei tipi di impresa che sono stati investiti più duramente dalla crisi – si legge nel Rapporto. L’emergenza ha prodotto anche un mutamento repentino della modalità di erogazione della prestazione lavorativa che è stata resa, laddove possibile, da remoto (lavoro agile, telelavoro, altre modalità)”. La maggior parte degli italiani, infatti, a distanza di un anno è ancora alle prese con lo smart working, tra vantaggi e difficoltà. In un’Italia suddivisa in zone “colorate” e poche certezze per i lavoratori e i giovani Palestre, piscine, cinema, teatri, tutte attività chiuse da tempo e migliaia e migliaia di lavoratori costretti a casa. Tra tante promesse e poche certezze. E se da una parte il virus continua la sua corsa e l’emergenza sanitaria non è ancora del tutto stata sconfitta, dall’altra c’è un’altra emergenza da combattere. Quella lavorativa, che vede gli italiani arrancare per arrivare a fine mese, stanchi ormai di aspettare. Come se avessero quasi perso la

speranza in quell’ “andrà tutto bene”, perché a molti così bene non va. C’è bisogno di risposte celeri, di aiuti adeguati e di fatti. Senza dimenticare i giovani, sempre più al margine della società: a loro si deve restituire la fiducia, dare gli strumenti per inseguire i loro sogni. Con l’augurio che i posti di lavoro aumentino e che quelli in ospedale diminuiscano, giorno dopo giorno. Federica Rosato

POMEZIA - Scendono a 320 i cittadini attualmente positivi al Covid-19 nel Comune di Pomezia, di cui 12 ricoverati presso strutture ospedaliere e 308 in isolamento domiciliare. Salgono ancora i guariti, che raggiungono quota 2.009. Purtroppo abbiamo una nuova vittima. Da inizio pandemia sono 23 le vittime per Covid nel Comune di Pomezia. Questo l’ultimo bollettino diramato dall’Ente (22/02) prima di andare in stampa (tutti gli aggiornamenti su www.ilcorrieredellacitta.com). CHIUSA UNA SCUOLA - Sospese intanto le attività all’interno dell’Istituto d'Istruzione Superiore Statale “LARGO BRODOLINI” dal 27 febbraio e fino al 13 marzo 2021 compreso. «La decisione arriva su richiesta della Asl di competenza, a seguito dei numerosi casi d'infezione da Covid-19 registrati negli ultimi giorni in diverse classi della scuola. La diffusione delle nuove varianti a livello nazionale, ci impone la massima precauzione in questa fase, adesso più che mai dobbiamo tenere alta l’attenzione ed evitare che un anno di sacrifici risulti vano», ha commentato il Sindaco Adriano Zuccalà.

Palestre, piscine, cinema, teatri, tutte attività chiuse da tempo e migliaia e migliaia di lavoratori costretti a casa. Tra tante promesse e poche certezze


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CRONACA

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Tartarughe marine spiaggiate: è “record” 30 esemplari arrivati sulla costa in due mesi, la media nel Lazio è di 40 l'anno. Pochi si sono salvati ecord di tartarughe marine spiaggiate in soli due mesi. E' questo quanto registrato sulle coste laziali in questo inizio di 2021. Ben 30 esemplari infatti, praticamente uno ogni due giorni, sono giunti sulle spiagge del litorale e la maggior parte di questi, purtroppo, era già morta. Casi sono stati registrati anche a Torvaianica e Tor San Lorenzo mentre a Sabaudia è stato invece ritrovato in avanzato stato di decomposizione il primo cetaceo spiaggiato dell'anno, un esemplare subadulto si “tenella Striata” Numeri che hanno fatto scattare l'allarme tra gli esperti. Numeri impressionanti Tornando alle sole tartarughe marine il bilancio è davvero impressionante. In tutto, a gennaio, appena otto esemplari ce l'hanno Nei primi due mesi dell’anno praticamente uno spiaggiamento ogni due giorni fatta su 25. In particolare a fine mese la direttamente ai Comuni interessati. Inoltre sportiva. Si tratta di pratiche difficili da Capitaneria di Porto di Torvaianica aveva invitiamo le Istituzioni a sensibilizzare debellare ma c'è da dire che, spesso, sono gli rinvenuto ben 8 carcasse mentre altre tre maggiormente chiunque a non lasciare rifiuti stessi diportisti a segnalare la presenza di chi tartarughe erano state fortunatamente ed oggetti di plastica in mare o sulle spiagge, non rispetta le regole. Per ciò che riguarda salvate. Un altro caso si era verificato a Santa invitando i pescatori ad evitare di invece nello specifico la diffusione di sistemi Marinella giusto un giorno prima, mentre abbandonare reti, ami e funi in mare. cosiddetti “FAD” (acronimo di Fishing altri due esemplari erano stati rinvenuti i Procedere inoltre –conclude Benvenuti – con Aggregating Devices) i primi di gennaio primi dell’anno tra Ostia e Nettuno. E a una maggiore pulizia meccanica degli arenili, proprio a Torvaianica è stata ritrovata una di febbraio non è andata meglio con altri come evitare l’inquinamento luminoso dei queste zattere galleggianti. Parliamo di ritrovamenti, uno dei quali ad Anzio, lungomare che possa contribuire a sistemi galleggianti realizzati con materiali di ma anche Ostia e Focene dove è disorientare pesci ed anche le fortuna che vengono poi ancorati con un filo I NUMERI stata ritrovata una “Caretta tartarughe». di plastica in fondo al mare e mimetizzati per (Fonte: EcoItaliasolidale) Caretta” lunga 50cm ferita da I controlli renderli difficili da individuare. In questo lenze aggrovigliate attorno 130.000 Tartarughe Sul fronte della sicurezza del modo si crea artificialmente al di sotto di tali alle zampe con un amo in marine catturate per errore mare l'opera incessante dei piattaforme l’ombra sotto la quale si gola. «Ogni anno nel nel Mediterraneo controlli è portata avanti radunerà, attirata anche da microorganismi Mediterraneo – ricorda 40.000 i decessi ogni senza sosta dalla Guardia posizionati allo scopo, una gran quantità di Benvenuti del Movimento anno Costiera, nel caso specifico del pesci. Quindi, nel momento della massima Ecologista Ecoitaliasolidale – territorio dall'Ufficio Marittimo affluenza dei pesci, arrivano i pescatori che sono oltre 130mila le tartarughe della Delegazione di Torvaianica. con le loro reti a circuizione tirano su tutto marine Caretta caretta che rimangono L'attività di monitoraggio è ad ampio spettro ciò che c’è dentro. Il tutto realizzato quasi vittime di catture accidentali da parte dei e sono molti gli ambiti di prevenzione sui sempre con plastica (taniche, bottiglie, pescatori, con oltre 40mila casi di decesso. E’ quali operano i militari, come ad esempio il bidoni, ecc.) per abbattere i costi, plastica che necessario intervenire immediatamente per contrasto alla detenzione e all’utilizzo di finisce puntualmente alla deriva; secondo non far soffocare il mare dalla plastica e dagli attrezzi da pesca di tipo professionale che Andrea Morello di Sea Shepherd Italia “nel inquinamenti e per la costa laziale chiediamo non sono consentiti ai diportisti ai sensi della solo tratto di mare intorno alle isole Eolie ad interventi tempestivi con risorse da destinare normativa vigente in materia di pesca esempio, di questi 'accrocchi illegali' ce ne sono tantissimi, circa 10mila fad con 6,7,8 taniche e bottiglie cadauno sopra. Parliamo di centinaia di migliaia di bottiglie riversate nel mare ogni anno». Per le tartarughe si tratta di vere e proprie trappole mortali: gli animali restano impigliati negli ami o nel filo che ancora queste “zattere di fortuna” al fondale come visto, finendo per rimanere mutilati se non proprio uccisi.

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(continua) Lenze e reti abbandonate: per le tarterughe sono delle vere trappole mortali


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marzo 2021 (segue) L'intervista: Luca Marini, responsabile Rete TartaLazio Quanti esemplari di tartaruga si sono spiaggiati sulle coste del litorale laziale da inizio anno? E a Pomezia e Ardea? «Al momento siamo a trenta esemplari spiaggiati, fortunatamente negli ultimi giorni (agg. 22 febbraio, ndr) non abbiamo ricevuto nuove segnalazioni. Per ciò che riguarda Pomezia e Ardea ci sono stati circa tre casi». Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un incremento significativo del fenomeno, tanto che si è parlato di “record negativo” purtroppo. E' così? Qual è il confronto con gli anni precedenti? «Il dato è significativo. E' opportuno sottolineare che la rete di TartaLazio è operativa dal 2016 ma abbiamo numeri quasi completi a ritroso nel tempo fino al 2013 quindi il confronto è possibile per questo lasso di tempo per ciò che concerne la nostra attività. Ebbene, sin qui avevamo sempre registrato una media annua di quaranta esemplari spiaggiati: è chiaro come il dato di questo inizio 2021 sia nettamente in controtendenza». C'è un tratto in particolare della costa laziale più colpito rispetto ad altri? «Al momento no, la distribuzione è sostanzialmente omogenea come punti di ritrovamento rispetto agli anni scorsi tenendo presente la conformazione della costa». Cosa c'è alla base dello spiaggiamento e, spesso, della concomitante morte di questi esemplari? «Le cause, seppur per motivi diversi, sono da imputare agli esseri umani. C'è da sottolineare che molti degli esemplari giunti a riva sono stati portati dalle mareggiate dato che erano deceduti da diverso tempo. Ad ogni modo a provocare il decesso delle tartarughe sono spesso le lenze incastrate in bocca, oppure le plastiche sui fondali mangiate dagli animali che loro purtroppo non riescono a

Tartarughe spiaggiate: le regole da seguire

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«Un dato su cui stiamo lavorando ultimamente è il recupero di animali con una o addirittura due zampe amputate: in questi casi, spesso, le lenze restano aggrovigliate attorno alle pinne finendo poi per “strappargliele” in qualche maniera» distinguere. Per ciò che riguarda la plastica inoltre, possiamo dire che magari non è la causa diretta e immediata della morte ma certamente indebolisce progressivamente le difese immunitarie di questi animali. Ciò si riscontra in almeno il 50% degli esemplari esaminati. Un dato su cui stiamo lavorando ultimamente è il recupero di animali con una o addirittura due zampe amputate: in questi casi, spesso, le lenze restano aggrovigliate attorno alle pinne finendo poi per “strappargliele” in qualche maniera. Dopodiché ci sono anche le reti fantasma abbandonate dai pescatori fino ad arrivare a vere e proprie tecNella foto a lato: Pesca illegale “con ombra”, niche di pesca illegali come quelle cosiddette un F.A.D. (Fishing Aggregating Devices) “ad ombra” molto frequenti nel sud Italia ma rinvenuto a Torvaianica i primi di gennaio che purtroppo si stanno affacciando anche sulle nostre coste». amputazioni o nei casi più gravi la morte Il dato sugli animali salvati rispetto a quelli come visto». ritrovati è relativamente basso: cosa incide su Se una persona dovesse trovare una tartaruga questo fattore? in spiaggia qual è la corretta prassi da se«E' opportuno fare una distinzione. Come guire? detto molte tartarughe arrivano già morte «La prima cosa da fare è chiamare subito il magari da diverso tempo. Diciamo che sul 1530, ovvero la Guardia Costiera indicando dato assoluto, ovvero sul totale degli animali il luogo esatto del ritrovamento. Se è viva saspiaggiati, la percentuale di quelli salvati si rebbe opportuno rimanere lì fino all'arrivo attesta attorno al 20-25% di solito. In tal degli operatori ma non bisogna mai cercare senso il dato di gennaio e febbraio è in linea di liberarle da ami, corde o reti né avvicinarsi con la media. Se si considerano però soltanto troppo: sia perché, banalmente, potrebbero gli esemplari giunti vivi in spiaggia, anche mordere ma anche e soprattutto perché quelli in condizioni più critiche e apparente- agendo in questo modo, specialmente vicino mente disperate, la percentuale di chi ce la alle pinne, si rischia di mutilarle perché fa è quasi del 100%. E su questo un spesso gli ami sono conficcati nelruolo importante lo svolgono sia l'animale da tempo. Al masIL DATO il polo di primo soccorso di simo, in caso di reti (Fonte: TartaLazio) Zoomarine che la stazione grossolane, si può recidere la Sul totale degli spiaggiamenti zoologica specializzata di Naparte lontana dagli arti. il 20-25% (in media) degli poli». esemplari si salva. Sul numero di Inoltre non bisogna mai Si può fare prevenzione? cercare di rimetterle in mare quelli che giungono “vivi” la Quale ruolo possono avere in quanto potrebbero essere percentuale di chi ce la fa è istituzioni locali (e non) ma ferite o malate. In caso di invece quasi del 100% anche i semplici cittadini? esemplari piccoli invece, non «Certamente. Stiamo lanciando ad più grandi di 40 cm, si possono esempio un progetto di sensibilizzazione prendere e mettere all'asciutto in una per i pescatori per ciò che riguarda la corretta bacinella o qualcosa di simile». gestione delle attrezzature. In questo modo si può prevenire il fenomeno delle tartarughe Luca Mugnaioli impigliate in lenze o reti che spesso causano

Luca Marini (TartaLazio): «Tra le cause di morte più comuni vi sono le lenze incastrate in bocca e le reti fantasma abbandonate in mare. Poi la plastica sui fondali e alcune tecniche di pesca illegali»


Superbonus 110%, tutte le informazioni Decreto rilancio: a chi rivolgersi per ottenere lo sconto del 100% con la cessione del credito l Decreto rilancio. 34/2020 nasce per favorire la ripresa economica del settore edile come uno dei primi motori italiani, ma il decreto prevede il rilancio dell'edilizia sostenibile in accordo con il decreto n.4 del 2013, che già parla di ristrutturazione edile al 50% efficientamento energetico al 65%. Lo stato Italiano nel decreto del 2020, meglio conosciuto come Superbonus 110%, sovvenziona ristrutturazioni delle abitazioni per interventi che garantiscano l'efficientamento energetico, in accordo anche con impegni internazionali presi con il protocollo di Kyoto che mira anche al passaggio da energia fossile a quella elettrica. L'Enegreen Srl, società leader in Italia nelle Energie Rinnovabili, a seguito del DL 19 maggio 2020 n° 34 – legge 77/20, si è specializzata nello studio di fattibilità di pratiche di efficientamento energetico tramite accesso al SUPERBONUS 110, con SCONTO IN FATTURA DEL 100% mediante la CESSIONE DEL CREDITO. Enegreen, grazie a consulenti specializzati

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sul territorio pontino, svolge per conto dei propri Clienti tutto l’iter procedurale necessario per l’ottenimento del SUPERBONUS 110: 1. Proposta iniziale commerciale 2. Analisi e studio fattibilità con accesso al SUPERBONUS 110 3. Incarico Professionisti per sopralluogo tecnico e rilascio A.P.E. (attestazione prestazione energetica ante e post opera) 4. Richieste di tutte le autorizzazioni comunali/PSC etc 5. Elaborazione progetto con relative relazioni tecniche 6. Asseverazioni congruità costi/computo metrico/visto di conformità 7. Elaborazione definitiva del contratto 8. Apertura Cantiere/Direzione lavori 9. Sconto in fattura con cessione del credito (nessun costo per il cliente) Oggi sono tantissimi i Clienti interessati a sfruttare l’opportunità di far svolgere i lavori alle proprie abitazioni a costo zero tramite il decreto legge 34/2020 o Superbonus 110%. Il problema maggiore è trovare l’Azienda che sia in grado di affrontare il complesso iter burocratico e op-

erativo necessario, sollevando il Cliente da qualsiasi impegno e pre occupazione. Enegreen è un'azienda affidabile ed esperta, presente in questo settore da oltre 15 anni su tutto il territorio nazionale e già in grado di analizzare la fattibilità e di proporre soluzioni di efficientamento energetico cogliendo l’opportunità del Superbonus 110%. Sono state realizzati già interventi nel comune di Ardea e nuovi lavori stanno partendo in questi giorni a Pomezia, sull costa sud del territorio, presso i Castelli Romani, a Latina e Roma. È una delle pochissime Aziende Italiane che sta offrendo soluzioni di efficientamento energetico attraverso l’accesso del Superbonus 110% senza alcun costo per il Cliente finale. Si stima inoltre il Superbonus 100 mila posti di lavoro secondo i dati deell'Ance (Associazione nazionale dei costruttori). Molti anche i giovani che hanno aderito alla specializzazione in Superbonus110% sopratutto nel nostro territorio.

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Strada tra Pomezia e Torvaianica Alta pericolosa ittadini preoccupati e ar- quelle che sono sfociate nei sinistri citati rabbiati per la scarsa sicu- sono praticamente all'ordine del giorno. E rezza della strada che mette questo impone una riflessione da parte di in collegamento Pomezia tutti: sia da parte degli automobilisti, sui con Torvaianica Alta. A quali grava gran parte delle responsabilità fine mese si è verificato un per le situazioni di potenziale pericolo, sia da altro grave incidente che ha provocato il serio parte delle istituzioni locali che potrebbero ferimento di una 45enne, investita addirit- pensare a un qualche tipo di intervento per tura mentre si trovava a piedi sul marcia- far rispettare i limiti di velocità. piede. A margine dell'episodio, che Gli incidenti purtroppo non è stato un caso isolato, ab- A colpire, dal punto di vista degli incidenti biamo chiesto ai nostri lettori se fosse il caso registratisi fin qui, è la dinamica e anche se di ipotizzare o meno un qualche tipo di prov- vogliamo gli orari degli accadimenti, tutti in vedimento per quella che tutti chiamano “la pieno giorno come si suol dire. Il primo strada nuova” (in virtù della realizzazione re- grave sinistro avvenne nel 2014, lungo Via lativamente recente) ma che è sempre più Gronchi, all'altezza di Vicerè: è qui che un presa da molti come una pista automobili- motociclista, Claudio D'Offizi, 47enne di stica. Ardea, perse la vita poco prima delle 9 di I punti critici mattina scontrandosi con un’auto che stava Ed è questo in effetti il problema principale. girando per immettersi nel distributore di Sfruttando in particolare il lungo rettilineo carburante. Nel mese appena trascorso sono di Via Gronchi (zona Vicerè) in molti non stati invece ben 2 gli incidenti gravi, di cui esitano a premere il piede sull'acceleratore; la uno dall'esito nuovamente mortale. Due stostessa situazione si ripresenta più avanti rie che hanno sconvolto tutti. Il primo procedendo verso Pomezia: dopo il si è verificato poco prima dell'ora ponte in tanti approfittano dell'aldi cena del 10 febbraio – orario largamento della carreggiata per dove il traffico è ancora IL BILANCIO sorpassare in entrambe le dire2 Incidenti mortali molto alto - a poca distanza zioni malgrado la presenza di dalla scuola, all’altezza del 2 (almeno) i sinistri civico 41. Una Wolkswauna stradina laterale (Via Menoti con gravi nabrea, ndr) che conduce alla gen Golf proveniente da zona residenziale. Infine, il Torvaianica e diretta a Poconseguenze tratto con il “doppio curvone” e mezia, condotta da un giocon un altro lungo rettifilo nel vane di Pomezia di 30 anni, ha mezzo, stavolta avvicinandoci a Torvaiaimprovvisamente invaso la corsia opnica: anche qui gli incidenti, più o meno posta; in quel momento dal lato opposto gravi, nonostante la segnaletica installata, transitava una Mahindra, condotta da un non sono mancati. 68enne diretto invece verso Torvaianica, che Pericoli costanti è stato urtato violentemente in modo fronIl problema principale è che già diversi sono tale e spinto fuori strada. Lo scontro è stato stati gli incidenti gravi come detto, almeno terribile: il conducente della Mahindra è aptre, di cui due mortali. Un bilancio che inizia parso subito in condizioni disperate. Portato davvero a far paura soprattutto perché, al di in codice rosso in ospedale dai sanitari del là del mero dato statistico, situazioni come 118 intervenuti sul posto insieme ai vigili del

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Gli altri incidenti UN LUNGO ELENCO - A dicembre scorso due auto, una Punto e una Lancia Y, si erano scontrate frontalmente a poca distanza dalla rotonda di innesto con via Selva Piana e via Torvaianica Alta. Una delle due vetture, dopo l’urto, era finita fuori strada, mentre l’altra si è fermata al centro della carreggiata. Sul posto era intervenuta l'eliambulanza unitamente ai mezzi del 118. Due le donne che erano rimaste ferite, entrambe in codice rosso, una di 38 anni, l'altra di 50. Un’altra auto ancora invece si era schiantata contro la pensilina il 15 luglio del 2019.

fuoco che lo hanno estratto dalle lamiere, è deceduto poco dopo. Ad aggravare ulteriormente il quadro della situazione, gli accertamenti sul conducente della Golf, portato in caserma dalla polizia locale di Pomezia e risultato positivo ad alcol e droga. Arriviamo così al terzo gravissimo episodio, una manciata di giorni fa. Una donna è finita investita mentre si trovava “semplicemente” sul marciapiede – un'altra volta in pieno giorno dopo che un'auto aveva compiuto una manovra a dir poco azzardata nei pressi del cavalcavia dopo Vice Re. E considerando l'elevato numero di persone che scelgono la strada per fare attività fisica poteva scapparci una vera e propria strage. (continua)


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a , già due incidenti mortali: «Dossi e autovelox» (segue) Cosa chiedono i cittadini Inutile dire che tra i cittadini, in parte anche dietro la comprensibile onda emotiva per quanto accaduto, è montata la rabbia. D'altronde scene come quelle che hanno portato agli incidenti raccontati, si vedono ogni giorno come detto. In tanti, allora, hanno risposto al nostro sondaggio: «Servono almeno due dossi in prossimità di Via Luigi Federico Menabrea dove si trovano le strisce pedonali; dossi lungo il rettilineo tra Vicerè e il distributore Q8 (già luogo di un incidente mortale nel 2014) e dove è deceduto poco più di una settimana fa l’uomo di 68 anni nel

Nelle foto: (in alto) il nostro sondaggio lanciato tra i lettori; (sopra) l’incidente mortale di inizio febbraio

tratto delle due S..», scrive Daniele. «Sicuramente servono misure di sicurezza, ma a molti andrebbe proprio ritirata a vita la patente. Quel tratto è molto pericoloso, ma oggi ad esempio ho rischiato almeno 4 incidenti in pieno centro, per il modo sregolato e troppo sicuro di guidare di molte persone», sottolinea Chiara. Altri ancora chiedono l'installazione degli autovelox. Questi ultimi, insieme nuovamente ai dossi, sono tra le misure più richieste: «Dossi e maggiori controlli come rilevamento

elettronico della velocità e posti di blocco con alcol test. La situazione è grave, corrono come pazzi anche dentro Pomezia e Torvaianica Alta, non si può rischiare la vita per andare e tornare da lavoro», commenta Sara. Scrive Debby: «Sorpassano in curva, nei pressi delle strisce pedonali e molte volte anche col telefono in mano. I dossi prima di tutto li metterei nel cervello della gente, che non capisce che guidando così non sono fighi, ma solo deficienti. Detto questo, assolutamente si, vanno presi provvedimenti perché purtroppo la testa della gente non puoi cambiarla. Ma il signor sindaco ultimamente quando gli vengono fatti notare alcuni problemi fa orecchie da mercante! I vigili invece di mandarli a passeggiare su via Roma, li mandasse a controllare le strade, soprattutto quelle pericolose!».

I cittadini:«Autovelox e dossi: interventi a ridosso di Via Menabrea, sul rettilineo del distributore e tra il doppio curvone prima di Torvaianica Alta»


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Viale Forlì, una discarica a cielo aperto La strada che collega la Nuova Florida al lungomare ‘sommersa’ da una valanga di rifiuti i sono cose che ad Ardea non cambiano mai. No, non stiamo parlando delle buche –altro segno oramai distintivo della città –ma dei cumuli di spazzatura abbandonati ai lati delle strade dagli incivili. Tra queste una delle situazioni di maggior degrado si riscontra lungo Viale Forlì che, nonostante le numerose bonifiche, è quasi sempre sommersa da rifiuti di ogni sorta (così come del resto Via delle Idrovore). Cigli stradali, fossi e cunette sempre pieni di rifiuti ingombranti: si trovano frigoriferi, pneumatici, bidoni di vernice, contenitori di olio per automobili, calcinacci, materassi, insomma di tutto e di più. Tali rifiuti inoltre non possono essere nemmeno smaltiti da eventuali cittadini “perosi”dato che spesso appartengono a categorie “ericolose”o perfino tossiche. Ad ogni modo l'ultima segnalazione in tal senso risale a fine febbraio: e i residenti, esasperati, tornano a lanciare l'appello al Comune. «Video sorveglianza contro gli incivili» «L'Organizzazione di Volontariato "RivalutiAmo Marina di Ardea-OdV", da sempre attenta all'ambiente, chiede nuovamente al Comune di Ardea l'installazione di illuminazione pubblica con

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video sorveglianza e di effettuare bonifiche più frequenti», dichiara Michele di Stefano. «Dato che tali spese verrebbero intese come Nella foto: "straordinarie", sarebbe Michele Di opportuno addebitarle Stefano, Pres. Ass. con sanzioni adeguate RivaluTiamo alle tante persone Marina di Ardea

maleducate che da anni, hanno ormai trasformato la nostra città di Ardea in una vera e propria discarica ormai ingestibile», concludono dall'Associazione. Nonostante le bonifiche la piaga dell’abbandono dei rifiuti su Viale Forlì non riesce ad essere stroncata. Secondo Di Stefano (RivaluTiamo Marina di Ardea) servono illuminazione e telcamere

La bonifica dell’area

Palo pericolante

INTERVIENE IL COMUNE - Finalmente sabato 27 febbraio sono iniziati i lavori di bonifica dei fossi lungo Viale Forlì a Marina di Ardea. «Dalle prime foto si comincia a vedere quanta roba negli anni è stata letteralmente buttata nei fossi ostruendo il naturale flusso dell'acqua», ha commentato l’Associazione RivaluTiamo Marina di Ardea. «Bidoni di vernice, contenitori di olio per motori, pneumatici, frigoriferi, calcinacci, ed altro ancora. Una vergogna senza fine. Riconosco di essere monotono, ma non riesco a fare finta di niente vedendo ogni giorno questo Viale usato come discarica a cielo aperto, specialmente i canali riempiti di rifiuti di ogni genere», ha aggiunto il Presidente Michele Di Stefano.

L’APPELLO - Sul Lungomare degli Ardeatini, in prossimità del Passo a Mare n. 2 (Via Firenze - Stabilimento Balneare la Cannuccia), si trova un palo con un cartello luminoso pericolante. Il palo è caduto oltre un anno fa ma nonostante l'Organizzazione di Volontariato "RivalutiAmo Marina di Ardea" l'abbia segnalato al Comune di Ardea e alla Polizia Locale tramite pec più volte, è ancora lì completamente arrugginito. «La cassetta Enel è ancora fissata nel retro del cartello, non sappiamo se la corrente è attiva oppure no. L'OdV chiede alla Polizia Locale di constatarne il pericolo e farlo rimuovere prima che qualcuno si faccia male», è il messaggio dell'associazione.

Buone notizie TORNA LA “LUCE’ - A fine febbraio è stata ripristinata la segnaletica luminosa di attraversamento pedonale. Nel 2016 era stata installata su Lungomare degli Ardeatini a ridosso della curva pericolosa che delimita Ardea da Pomezia (Torvaianica) nelle vicinanze del Passo a Mare n. 1, Via Foggia. Da quando era stata installata aveva funzionato praticamente solo qualche giorno, in quanto allacciata ad un contatore Enel temporaneo. Soddisfazione è stata espressa dai residenti e dall'Associazione Rivalu Marina di Ardea" per l'intervento, anche se tardivo, cruciale per salvaguardare l'incolumità dei cittadini.



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«Aiutatemi...ad aiutare», boom di “candidature” La richiesta del misterioso benefattore ha colto nel segno: in tanti avete scritto alla nostra Redazione a avuto un grande successo l'iniziativa lanciata a febbraio tra le pagine “virtuali” del nostro giornale: in tanti (e da ogni parte d'Italia!) avete risposto al nostro appello inviando decine di mail con la vostra “candidatura” per essere aiutati dal misterioso e anonimo benefattore. E' stato un modo, a prescindere dall'esito (purtroppo, come immaginerete, non era possibile accogliere tutte le richieste dati i fondi limitati della persona), di conoscere tante belle realtà solidali – ma anche, ahinoi, tante situazioni di gravi difficoltà – che ancora popolano i nostri territori, segnale che la voglia di aiutare il prossimo è più viva che mai. Il progetto Quella che avevamo pubblicato era stata una richiesta di aiuto un po' particolare. Già, perché era stato chiesto un aiuto...per aiutare. Un anonimo finanziatore ha infatti espresso l'intenzione di stanziare una somma di denaro e donare ad un’Associazione, o una Onlus, o una Casa Famiglia, o a singole persone, dei materiali o altre forme di sostegno. Materiali utili magari a bambini, ragazzi o adulti, come attrezzatura scolastica, o all’associazione stessa, come attrezzatura da lavoro, pc, tablet, ecc. A noi, come Redazione, era stato chiesto invece il ruolo di “mediatori” se vogliamo: ovvero fare da cassa da risonanza e raccogliere proposte utili da girare poi al “misterioso” filantropo al fine di selezionarne due in particolare. Ecco le richieste accolte La prima richiesta accolta è stata quella dell'Associazione Orpace. «Abbiamo preso spunto da un articolo del Corriere della città che forniva la mail di un'anonima donatrice (o donatore) pronta a scegliere una causa benefica a cui girare una certa somma. Ci siamo proposte sempre pensando alle necessità delle famiglie che purtroppo sono in aumento e che non è sempre facile riuscire ad aiutare», questa la mail iniziale spedita al nostro giornale. «È stata per noi una sorpresa e

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Una persona anonima si è offerta di aiutare associazioni o singole persone: il Corriere della Città ha fatto da “mediatore” alle tantissime richieste pervenute. Ecco quelle che sono state selezionate una gioia scoprire di essere proprio le destinatarie dell'inaspettata donazione! Grazie alla donatrice e grazie al Corriere della città che si è fatto promotore di una iniziativa così importante per Ardea e i suoi cittadini. Ci auguriamo che siano in tanti a prendere spunto da questa idea per permettere a chi si dedica agli altri di farlo con migliori risorse!». Anche l'altra Associazione designata è di Ardea. “Ardea Solidale”, questo il nome del gruppo, è nata nel marzo 2020 dopo l'esplosione della prima ondata di Coronavirus, a seguito del forte impatto su un territorio, quello rutulo, già di per sé non ricco, e da sempre alle prese con importanti problematiche sociali. «La perdita del lavoro, in seguito alle conseguenze del lockdown, ha tolto a molte famiglie la possibilità di nutrirsi e di provvedere alle più semplici necessità familiari. Per questo, grazie all'iniziativa di un gruppo di volontari, è nato il gruppo facebook "Ardea Solidale", seguito a breve da quello di "Ardea Solidale Abbigliamento". Le richieste sono arrivate presto, e per ciascuna

di esse è stato pubblicato un post in forma anonima alla ricerca di un aiuto concreto. I donatori hanno risposto da subito con una grande generosità, e i pacchi alimentari sono diventati via via più numerosi così come l'impegno che è stato sempre maggiore. Ad oggi, Ardea Solidale si regge sulla disponibilità di cinque volontarie che si preoccupano direttamente di circa 40 famiglie con...bambini». Per questo l'Associazione ha deciso di rivolgersi alla Redazione del Corriere della Città candidandosi per l'iniziativa: «Le necessità sono diverse: a parte il pacco spesa, con una altissima percentuale di prodotti per la prima infanzia, le famiglie hanno necessità di casalinghi, vestiario, corredi scolastico, spesso anche di piccoli servizi come un idraulico o un elettricista. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l'aiuto di tutte le persone che hanno creduto in questo progetto regalando un po' del loro per dare una mano a chi è in difficoltà. Sempre all'insegna di quel sorriso che soltanto chi sta per scelta dalla parte dei più deboli si sente crescere dentro ad ogni "grazie"». E adesso, con la donazione di questo filantropo, potranno avere sicuramente una mano in più per svolgere questo prezioso servizio per la collettività.



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La gestione dei rifiuti in emergenza Covid La riduzione dei rifiuti urbani e il miglioramento della raccolta differenziata in dall'esordio della pandemia, nella nostra azienda abbiamo potuto osservare l'impatto che la malattia da Coronavirus ha avuto sulla produzione e gestione dei rifiuti. I suoi effetti hanno toccato e in alcuni casi inficiato profondamente molti ambiti e settori, incluso quello della produzione e della raccolta differenziata dei rifiuti. L'emergenza sanitaria non solo ha sconvolto abitudini e modi di vivere con l'introduzione di modifiche significative nei comportamenti dei consumatori, ma ha anche generato forti criticità economiche a causa della chiusura di molte attività commerciali e produttive. Dal lato della gestione del ciclo dei rifiuti, la pandemia ha posto al centro dell'attenzione alcune rilevanti tematiche quali, per esempio, quelle riguardanti la raccolta e il trattamento dei rifiuti ospedalieri e dei rifiuti prodotti da pazienti tutelati a domicilio; la raccolta e il trattamento dei presidi di protezione individuali; il mantenimento del rispetto dei principi e degli obiettivi nazionali ed europei in materia di economia circolare; le scelte in termini di modalità di trattamento dei rifiuti e di chiusura del loro ciclo in relazione a queste specificità e in considerazione di eventuali criticità del sistema impiantistico nazionale. Nonostante però l'emergenza epidemiologica in corso, in alcuni Comuni italiani si è verificata una riduzione del quantitativo di rifiuti prodotti e un miglioramento della raccolta differenziata (RD), come è stato possibile osservare anche dai dati relativi al Comune di Pomezia. La raccolta differenziata (RD) nel Comune di Pomezia Il Grafico 1 mostra le percentuali mensili di RD nel Comune di Pomezia in riferimento al biennio 2019-2020. Da tale confronto si evidenzia come l’emergenza sanitaria del 2020 non abbia interrotto il trend positivo di

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raccolta differenziata nel suo complesso, registrando un on peak nel mese di giugno 2020 e un gap significativo nel mese di maggio. Uniche eccezioni a questo andamento si sono verificate ad aprile e a dicembre 2020: in particolare, nel mese di aprile la raccolta differenziata tocca il suo punto minimo, scendendo ad una percentuale pari a 66,78% rispetto a 72,05% di marzo, per poi migliorare di nuovo nel mese successivo (72,59%). Ad impattare fortemente su questo dato in controtendenza rispetto al generale andamento del 2020 vi sono da considerare diversi aspetti: la chiusura temporanea al pubblico delle isole ecologiche, l'esigenza di un riassetto organizzativo per la raccolta dei rifiuti che ne ha determinato un conseguente rallentamento momentaneo del servizio, la necessità di mettere in sicurezza gli operatori del settore fornendo loro dispositivi di protezione individuale difficili da reperire agli inizi dell’emergenza epidemiologica, nonché la chiusura di molti uffici e negozi commerciali che non hanno prodotto rifiuti urbani assimilabili. E' possibile pertanto constatare come il Comune di Pomezia abbia affrontato un anno così difficile sotto ogni

aspetto mantenendo a ritmi elevati una raccolta differenziata porta a porta che non è mai scesa al di sotto del 66,78%. Dal fronte dei consumatori, si può affermare che il radicale cambiamento nello stile di vita dei cittadini abbia impattato solo marginalmente sulla quantità di raccolta differenziata che si è mantenuta in linea complessiva a livelli elevati, ad eccezione del mese di aprile e dicembre, rispettivamente durante i mesi di chiusura forzata e festività natalizie. Il Grafico 2 mostra il confronto della raccolta dei Rifiuti Urbani (RU) tra il 2019 e il 2020 relativamente alle frazioni di organico, plastica, carta, vetro e non recuperabile. Da tale paragone emergono risultati incoraggianti sulla RD: da un lato, la raccolta differenziata di tali frazioni tende a crescere, dall'altro cala la quantità di rifiuti non recuperabili. Proprio quest'ultimo rappresenta il dato più interessante poiché il calo del c.d. “secco indifferenziato” può essere interpretato come un segno di una coscienza ambientale più sviluppata dei consumatori. Infatti, grazie alle tante campagne informative e iniziative promosse dalle Istituzioni e dalle tante associazioni ambientali, sta maturando sempre più nei cittadini la consapevolezza dell’importanza dei valori ambientali che si manifesta in azioni concrete come una corretta raccolta differenziata. Alla luce dei dati considerati, si può affermare che la RD porta a porta (PaP) effettuata grazie anche all’impegno di tanti cittadini, è ormai una realtà più che consolidata sul nostro territorio che agevola notevolmente le operazioni di recupero di materia che la nostra azienda compie ogni giorno nel rispetto di elevati standard ambientali. Luisa Verolino Ecosystem S.p.A.


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Arte urbana, intervista a Giovanna Alfeo L'artista, oramai pometina “doc”, si racconta ai nostri microfoni attraverso le sue (tante) opere acchiudere in una definizione “l'arte urbana” è missione più che mai ardua per gli stessi “addetti ai lavori” figuriamoci per chi, come chi scrive, è avulso da questo universo. Di arte urbana però si fa un gran parlare recentemente: in un certo senso si tratta di una sorta di evoluzione della “street art”, anche se quest'ultima – distaccandosi dai semplici writers (autori solo di scritte e tag) – nasceva in senso stretto come segno di ribellione o inquietudine, ma comunque sempre al di fuori della legalità. Oggi tuttavia trovare una collocazione netta a tutte queste definizioni è pressoché impossibile. Di certo c'è però che “l'arte urbana”, intendendo qui una forma d'arte pienamente ricondotta nei confini della legge, è sempre più diffusa nelle nostre città soprattutto come strumento di riqualificazione di ambienti cittadini degradati. Si tratta, spesso, di murales che utilizzano palazzi, vecchie cabine, strutture fatiscenti e così via come enormi “tele” su cui dipingere queste opere d'arte ridonando al contempo nuova vita a contesti degradati. Una strada che anche l'Amministrazione di Pomezia ha deciso di intraprendere commissionando diversi lavori che presto vedranno la luce. L'intervista a Giovanna Alfeo E proprio a Pomezia parliamo di arte urbana con Giovanna Alfeo, artista affermata nel panorama artistico contemporaneo. “Naturalizzata” pometina, dato che da oltre 20 anni vive a Pomezia, ha concluso gli studi artistici presso l’accademia delle Nelle foto: Belle Arti di Lecce; (A lato) vanta al suo attivo nul’artista Giovana merose esposizioni Alfeo; (sotto) nazionali ed interalcune delle opere nazionali che ne hanno realizzate a completato il suo perPomezia

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corso artistico con opere pubbliche di arte urbana. E' vincitrice inoltre di diversi concorsi d'arte. A Pomezia, 15 anni fa, ha fondato, insieme ad altri, l'Associazione culturale Hesperia di cui ne cura a tutt'oggi le attivit. Cos'è per lei l'arte urbana e che significato può rivestire nella società moderna? «L'idea di considerare la "strada" come una galleria d'arte amplificata, fruibile dal passante distratto come da quello attento e motivato, mi ha sempre accompagnato tanto da considerarla attuabile nel mio percorso artistico. Dare un contributo al cambiamento di un dato luogo urbano, periferico o centrale che sia, lo considero ,anche, come una ricerca della partecipazione attiva del passante-spettatore. L'arte urbana ha lo scopo ed il dovere di interagire,sin dalle prime fasi esecutive, con il destinatario ultimo dell'opera. Realizzare interventi di arte urbana con le relative autorizzazioni o consensi permette di restituire nel tempo e nello spazio emozioni come lo stupore, la meraviglia o possibilità di riflessioni individuali o collettive in un contesto sociale dove impera il caos visivo».

A Pomezia ci sono alcune delle sue creazioni... «Sì. Ho realizzato l'opera intitolata “lio, Musa della Storia”che ha ridato una nuova vita alla cabina Enel di Largo Catone. Poi altri miei lavori si trovano in un asilo comunale, dove ho realizzato un murale molto colorato sul gioco del “ascondino” Inoltre ho partecipato ad un progetto contro il vandalismo: in quest'ultimo caso ho realizzato alcuni pannelli che si trovano presso la scuola San Giovanni Bosco di Pomezia, proprio dietro la sede del Comune». A Pomezia cura l'attività dell'Associazione Hesperia ormai da tempo: quali sono le iniziative che portate avanti? «L'Hesperia ormai da due anni si è fusa con l'associazione TEMA diventando associazione di promozione sociale TEMAhesperia. Ci occupiamo principalmente di arte figurativa e teatrale». I suoi prossimi progetti? «Non vorrei sbilanciarmi ma sono in attesa dell'ok definitivo per un importantissimo progetto di arte urbana a Roma. Ho presentato i progetti e sono in attesa delle ultime autorizzazioni» Luca Mugnaioli


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Eugenio Picchiani torna a Tor San Lorenzo Ritorno alle origini per il bravissimo cantautore romano: ad Ardea il “richiamo del cuore” cchi azzurri che scrutano l'anima e una voce da brividi. È "tornato alle origini", sul litorale romano: Eugenio Picchiani, poliedrico cantautore, ha scelto di girare il suo ultimo videoclip, "Cappellaio Matto", a Fiumicino, nel vecchio faro. Ed è tornato a vivere, almeno per lunghi periodi, a Tor San Lorenzo, ad Ardea, dove vuole mantenere un impegno preso con sé stesso. Perché questa scelta? «Sono i legami del cuore che mi hanno riportato qui. Quando ero bambino andavo al centro 'La piccola Capri'. Adesso, da adulto, passeggiare per queste strade, per questi posti mi fa ritrovare quei profumi e quelle emozioni con cui sono cresciuto. Questo mi ha spinto ad acquistare una casa proprio a Tor San Lorenzo, dove mi trovo benissimo: guardo questi posti con gli occhi del bambino che ero». Torniamo al tuo ultimo videoclip, "Cappellaio Matto": come è nato? Dove hai trovato l'ispirazione? «È nato dalla sinergia con il cortometraggio di Fabio Schifino, 'My Dolly', che tratta della violenza sulle donne, vista anche dal punto di vista infantile, di una bambina che vive il dramma di una famiglia dove il padre non rispetta le donne. È un brano che ho scritto non su commissione, ma perché ho sentito l'ispirazione, così come sento forte in me il desiderio di protezione nei confronti dei bambini e delle persone più fragili come gli anziani. Quindi vedere quel corto, dove c'è quella bambina, Emma, che cammina, mi ha fatto nascere un'emozione, resa ancora più forte dall'intervento di Francesca Piggianelli, promoter, organizzatrice di eventi e donna a 360 gradi: ecco quindi che è nata la canzone e il successivo videoclip». Cosa fa nascere una canzone? «Il bagaglio emozionale che colgo tutti i giorni negli occhi delle persone, nel mio disagio personale, nelle mancanze di tutti noi, nei vuoti che ci appartengono, ma anche nella bellezza che ci circonda: la natura ci regala emozioni fantastiche. Ma ovviamente questo non basta, serve una connessione. Mi sento privilegiato ad avere questo dono di creazione: sento suonarmi una melodia in testa ed ecco che arrivano le parole, il messaggio che vuoi dare rispetto a quello che hai immagazzinato. Può essere un messaggio d'amore, ma anche di protesta, di aiuto o di altro. Adesso ti dico una cosa che non ho mai detto prima, qualcosa di molto personale: nel momento del lockdown tutti mi invitavano a cantare, visto che si era costretti a stare a casa. Era il momento migliore per fare le di-

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rette in streaming, avrei potuto approfittarne per far crescere la mia popolarità, visto che me lo chiedevano in molti. Invece ho sempre rifiutato, perché mi sentivo completamente chiuso. E mi chiedevo perché. Mi sono anche chiesto come mai non riuscivo ad approfittarne, ma davvero non avevo voglia di cantare e nemmeno di scrivere nuove canzoni. Mi ero promesso di finire il nuovo album, invece non l'ho fatto. La mia anima si era come annientata. Una notte, alla fine di questa 'bolla' che abbiamo vissuto, ho sognato una canzone. E' stata una cosa meravigliosa. Il titolo è 'Alleluja'. Di solito non ricordo i miei sogni: quella volta, però, la notte stessa ho preso il cellulare e ho lanciato delle note melodiche e la mattina, rilanciandole, ho risentito tutta l'armonia. Ecco, da lì mi sono sbloccato, è stata come una magia». Torniamo ancora indietro nel tempo, a un anno prima: hai partecipato a Sanremo con il tuo brano "Eclissi", che ti ha anche fatto vincere il premio "Roma Videoclip", ideato e condotto proprio da Francesca Piggianelli. Che emozioni hai provato? «È stata un'emozione forte, soprattutto aver vinto il premio. Ho incontrato nuovamente Francesca dopo tanti anni in occasione di questa vittoria. Anche se siamo amici, non ci vedevamo parecchi anni. E sapendo quanto sia lei una persona meritocratica, aver ricevuto questo premio accompagnato dalle parole "Perché tu vali" è stato una soddisfazione immensa, che mi ha dato la carica giusta per ricominciare. È stata un'occasione fantastica, perché questo brano è stato associato al cortometraggio "Eclissi" di Valerio Carta, con Sandra Milo e questo mi ha dato una spinta diversa, dopo tanti anni di musica: ho 6

album alle spalle e mille occasioni, anche a livello internazionale, ho lavorato a diversi musical, ma la verità è che a me piace scrivere musica e piace essere un interprete di me stesso». Che emozioni ti ha trasmesso Sandra Milo? «Emozioni molto forti. Ho pensato a una diva anni 30 sul viale del tramonto, all'oblio che a volte si crea anche in persone che hanno lasciato un segno nella nostra società, che hanno contribuito in qualche modo a una crescita di immagine e che adesso fanno parte della nostra memoria. Mi ha fatto pensare alla vita che scorre, ma anche al fatto che le cose di valore non vanno mai dimenticate». Continuiamo il viaggio a ritroso nel tempo, stavolta tornando a quando eri bambino: ti vedevi già cantante? «Sì, sono nato cantante. Questo è un dono e una dannazione. Da bambino salivo su una sedia e cantavo, anche se ero molto timido. A scuola ero il primo della classe nel canto. Eppure avevo più una visione di me come uomo di spettacolo, che come cantante». C'era qualcuno a cui ti ispiravi? «Ci sono stati diversi personaggi da cui ho tratto ricchezze, ma non ho mai imitato nessuno. Ci sono stati brani che mi hanno trasmesso emozioni, soprattutto pezzi di Cocciante, Zero o Zucchero, comunque musica italiana. Dal punto di vista internazionale chi mi ha emozionato di più è stato Freddie Mercury, specialmente a livello espressivo: è stato per me un grande esempio». (continua)


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marzo 2021 (segue) Adesso c'è qualcuno che ti trasmette qualcosa? «Sì, ci sono tante cose belle che si possono ascoltare, ma purtroppo c'è anche troppa musica usa e getta. Io amo molto il vinile, adesso andiamo avanti con un altro genere di supporti, infatti ho pensato di lanciare il mio ultimo album anche in versione chiavetta, per poterlo ascoltare comodamente anche in auto». Uno sguardo al futuro: quali sono i tuoi progetti? «I progetti per il futuro sono molto felici, perché non mi aspetto niente e nel frattempo mi aspetto tutto. Tra marzo e aprile uscirà il mio nuovo album, che conterrà sia Eclissi, che non è ancora edita, visto che finora è uscito solo il videoclip, sia Cappellaio Matto, e tantissimi altri brani inediti a cui tengo molto. La cosa particolare poi è questa: niente è per caso, perché da Eclissi si arriva a Cappellaio Matto come attraverso un filo Musica ma non solo: il cantante è tornato ad Ardea anche per una campagna ambientalista: tenere più pulito il litorale raccogliendo i rifiuti e soprattutto la plastica

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CRONACA «Progetti per il futuro? Tutti molto felici, non mi aspetto niente ma al tempo stesso mi aspetto tutto! Tra marzo e aprile uscirà il nuovo album con tantissimi brani a cui tengo molto» conduttore. Nel primo, infatti, abbiamo un'icona del cinema come Sandra Milo, che è stata musa ispiratrice di Fellini. Ebbene, in Cappellaio Matto ritroviamo, attraverso il cortometraggio "My Dolly", Fellini e la sua ultima musa, che è Antonella Ponziani». Altri programmi per l'immediato? «Più che altro un impegno, che voglio prendermi per il territorio in cui ho scelto di stare, Tor San Lorenzo, è quello della raccolta della plastica dalle spiagge. Vorrei organizzare una raccolta per aiutare questo litorale a essere più pulito. Una passeggiata in cui camminando si raccoglie, anche solo un pezzetto di plastica ciascuno. Non chiedo di fare gli operatori ecologici, ma di mettere un po' di amore per questo territorio, per chi lo vive e per chi verrà dopo di noi». Maria Corrao

Covid Ardea COVID-19: SOGGETTI COVID19+ NEL COMUNE DI ARDEA Comune di Ardea

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CASI POSITIVI

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IN ISOLAMENTO DOMICILIARE O RICOVERATI

DALL’INIZIO DELL’EPIDEMIA

10 ricoverati 196 in isolamento domiciliare 6 in attesa referto Fonte: SERESMI

25 FEBBRAIO 2021 AGGIORNAMENTO COVID-19 COMUNE DI ARDEA

16 soggetti positivi nelle ultime 24 ore

QUI ARDEA - Sotto la Rocca sono 212 i casi positivi al Coronavirus stando all’ultimo aggiornamento prima di andare in stampa diffuso dall’Ente (25/02 - tutti gli aggiornamenti su www.ilcorrieredellacitta.com). Dieci sono le persone al momento ricoverate in Ospedale, 196 quelle poste in isolmento domiciliare. 6 le persone in attesa di referto. ANCORA VITTIME - Purtroppo a febbraio ad Ardea sono state registrate altre due vittime. Da inizio pandemia nel Comune sono state registrate 23 morti a causa del virus.


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Il cane in cornice ià nel 1600 le dame venivano ritratte su tele dipinte ad olio, dove venivano immortalate assieme al loro fedele amico a quattro zampe. Molti sono gli artisti famosi che avevano un rapporto speciale con il loro cane, come per esempio, giusto per citarne due: Andy Warol con il suo Archie o Pablo Picasso con Lump. Da ricordare Lucian Freud pittore espressionista tedesco nato nel 1922, che a volte ha ritratto l'essere umano in compagnia di un cane, come nel suo famoso quadro "Double Portrait- doppio ritratto" del 1986, dove dipinge la moglie assieme al loro levriero. Anche il pittore surrealista spagnolo Joan Mirò ha realizzato una serie di dipinti raffiguranti cani che abbiano ad un qualcosa. Tra i più famosi il "Cane che abbaia alla luna" realizzato nel 1926 dove, come in un mondo magico c'è anche una scala che porta fino su in cielo. Keith Haring artista americano nato nel 1958, icona della Pop Art che tramite il suo originale linguaggio graffitaro è riuscito a rappresentare il cane seguendo uno stile pittorico istantaneo e gioioso, realizzando peraltro un simbolo visivo di immediata percezione per l'osservatore. Nel 2020 nasce il progetto di beneficenza Art4Save, promosso dall'Associazione bresciana Le Muse di Rezzato, finalizzata a raccogliere fondi destinati a tutti quegli animali abbandonati che non hanno ne' cibo ne' dimora. Ed è proprio in questo contesto che il designer Ivano Tella riesce a coniugare la solidarietà con l'arte proprio perché la sua idea si basa sull'elaborazione di una fotografia di un animale, inviata dal proprietario che, in cambio di un'offerta vedrà realizzata una creazione artistica a dir poco originale. Il designer lavorerà infatti sulla foto uniformando dapprima i colori e le luci per poi applicare dei particolari filtri per riuscire ad adattare e rendere il più possibile realistica l'immagine del cane che apparirà così in vesti ottocentesche.

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NELLE FOTO (1) "Double portrait" 1986 - Lucian Freud; (2) "Cane che abbaia alla luna" 1926, Joan Mirò; (3-4-5-6-7) Ivano Tella (designer); (8) "Barking dogs" 1985 .Keith Haring

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E-MAIL: direttore@ilcorrieredellacitta.it redazione@ilcorrieredellacitta.it

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC

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28/02/2021

Numero 2 Anno 13

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao

STAMPA: Tipografia Graffietti

marzo 2021

IN REDAZIONE: Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Luca Mugnaioli, Alessia Achille, Federica Rosato, Anna Di rocco, Irene Tozzi

Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009

Laura Piacentini

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Vitamina D e fertilità iù o meno tutti conosciamo, almeno per sentito dire, la vitamina D, un proormone steroideo liposolubile, soprattutto per il suo ruolo nell’assorbimento del calcio e quindi nella salute di ossa e denti. In realtà questa vitamina ha effetti molto più ampi agendo anche sulla salute cardiovascolare, la risposta immunitaria e addirittura il diabete. Oggi sappiamo che ha un ruolo importante anche nella modulazione degli ormoni sessuali agendo sui processi riproduttivi sia di uomini che di donne. La produzione della vitamina D viene regolata per l’80-90% dalla cute per effetto dell’esposizione ai raggi solari UVB e in quantità minore viene assorbita con l’alimentazione o per effetto di una sua integrazione nella dieta, viene metabolizzata a livello epatico, ma è il rene a trasformarla nella sua forma attiva e utilizzabile dal nostro organismo. I recettori per la forma attiva della vitamina sono presenti nello scheletro, nelle ghiandole parotidee e nei tessuti riproduttivi dove alla fine può esplicare i suoi effetti. Recentemente si è posta molta attenzione sul ruolo di questa sostanza nella fisiologia riproduttiva. Il riscontro di recettori ed enzimi correlati alla vitamina D nell’endometrio hanno infatti fatto pensare ad un suo importante ruolo nel processo di impianto della gravidanza. Il presupposto è supportato dal fatto che una sua carenza, studiata negli animali, ha determinato riduzione della fertilità, ipogonadismo, cioè un’ anomalia del sistema endocrino che comporta un'inadeguata secrezione di ormoni sessuali (testosterone nei maschi ed estrogeni nelle femmine) da parte di testicoli ed ovaie, le gonadi appunto, e ipoplasia uterina, cioè un ridotto sviluppo dell’organo. Nell’essere umano, una carenza di vitamina D è stata associata ad un difetto di placentazione che ha come conseguenza effetti sulla pressione sanguigna fino a determinare ipertensione secondaria alla gravidanza o preeclampsia, oltre ad una restrizione della crescita fetale. Nello specifico sembrerebbe che la vitamina D sia un regolatore dell’impianto iniziale dell’embrione, e che di conseguenza, un impianto anomalo sia la causa di aborto. Tra i dati in nostro possesso è emerso che il 20-52% delle donne in età fertile sono carenti di vitamina D e tra queste quelle sottoposte a tecniche di procreazione medicalmente assistita, la percentuale di successi è stata più alta tra quelle che hanno ricevuto un’implementazione di vitamina D. Parliamo ovviamente di numero di impianti e non di numero di gravidanze portate a termine e questo ulteriormente dimostra che la vitamina D ha effetto sull’impianto e non sul-

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l’aborto che al massimo ne è una conseguenza. Quindi sarebbe bene correggere i livelli d vitamina D nel sangue prima di iniziare il percorso verso la gravidanza per essere sicuri di avere un effetto vantaggioso. Ma questo non è tutto! All’inizio abbiamo detto che questa vitamina ha effetti anche sulla risposta immunitaria e questo vale anche per l’immunomodulazione endometriale, cioè sulla riduzione delle citochine infiammatorie attive che è indispensabile per migliorare le possibilità di successo di un impianto e quindi sull’evoluzione della gravidanza. Non è difficile capire infatti che l’embrione è qualcosa di “estraneo” nel corpo di una donna e che quindi l’organismo risponda inizialmente come farebbe contro un qualsiasi intruso attivando una risposta immunitaria… ecco questa risposta deve essere in qualche modo fermata e la vitamina D pare avere un ruolo nel darle un freno. Ma non parliamo solo di femminucce, anche i maschietti traggono vantaggi da un livello di vitamina D nel sangue adeguato in quanto questa ha effetti sulla motilità, numero e morfologia degli spermatozoi. Pare che ci siano delle fluttuazioni nel concepimento, più frequenti in estate ed in autunno piuttosto che in inverno e in primavera, questo fatto sembrerebbe legato all’aumento dell’esposizione al sole e quindi all’aumento della scorta di vitamina D. Nei Paesi del Nord, dove esiste un forte contrasto di luminosità a seconda della stagione, i tassi di concepimento diminuiscono durante i mesi d’inverno buio, mentre vi è un picco di concepimenti durante l’estate e di conseguenza un picco di nascite durante la primavera. Questo sembrerebbe anche supportato dal fatto che i soggetti di etnia asiatica o nera, che hanno polimorfismi del gene per il recettore della vitamina D e quindi con maggiore difficoltà di assimilare e immagazzinare questa sostanza, hanno una peggiore percentuale di successo in caso di problemi nella procreazione anche in presenza di implementazione esterna di vitamina D. Oggi la vitamina D è parte integrante del trattamento di molte patologie della sfera riproduttiva come per esempio la sindrome dell’ovaio policistico, il più comune disordine della sfera endocrina femminile del periodo fertile, l’endometriosi in cui sono

molti i fattori infiammatori correlati sensibili all’azione immonomodulante della vitamina in esame e nei difetti della qualità del liquido seminale. Esiste anche una correlazione tra livelli di vitamina D ed obesità anche se non è ancora ben nota la reciproca influenza dei fattori: chi causa chi, anche se una normalizzazione dei livelli nel sangue ha comportato un miglioramento della ciclicità mestruale, dell’acne e della resistenza insulinica. La vitamina D sembra avere anche un effetto protettivo nei confronti del cancro al seno in quanto riduce la concentrazione di estradiolo e progesterone. In gravidanza questa sostanza può subire una carenza per effetto di un aumento del consumo da parte di mamma e bimbo, questo deficit può esporre al rischio di diabete gestazionale e ad altre patologie quali ipertensione e preclampsia, vaginosi batterica, ritardo di crescita intrauterina, parto pre termine: in tal caso una supplementazione di vitamina D pare indispensabile. Il test per il dosaggio della vitamina D è veloce e poco costoso, si tratta di un normale prelievo ematico… forse varrebbe la pena di dosare anche questa sostanza quando si sta decidendo di mettere in cantiere un piccolo principe o una dolce principessa. Dott. Ost. Catiuscia De Renzis dovevolalalcicogna@libero.it


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Io speriamo che me la cavo i tutte le radicali trasformazioni culturali avvenute tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, ultraliberismo, superconsumismo, turbocapitalismo, postmodernismo, globalizzazione (denominata “slowbalization”in seguito alla crisi prodotta), la rivoluzione digitale è la manifestazione più vasta, inclusiva ed evidente. L’Italia si è rapidamente trasformata da paese di emigrazione in paese di immigrazione, divisa tra chi propone la rigida chiusura dei confini e chi invita alla solidarietà indiscriminata, impedendo di distinguere tra gli immigrati chi è delinquente da chi non lo è, che lascia spesso il singolo in preda ad un’arroganza che si alimenta della certezza dell’impunità. Gli altri sono fondamentale nella costruzione della propria identità, l’impulso epistemofilico sta alla base della spinta a cercare l’altro, caratterizza la natura umana. I bambini iniziano a usare il pronome “io” non prima dei due anni, successivamente compare il “noi” in quanto richiede una simbolizzazione linguistica più elaborata, ma di gran lunga prima vi è un approccio basilare al pensare in termini di seconda persona “io-tu”. Il coinvolgimento emozionale con l’altro rende ciò che si osserva diverso, come la visione congiunta che fornisce una dimensione ulteriore alla visione separata dei due occhi. Assumendo reciprocamente e riflessivamente il modo di sentire dell’altro, il bambino e l’adulto si scambiano stati d’animo, sensazioni, sentimenti e ruoli. Studi comparati tra bambini di 36 mesi e scimpanzé, mostrano che mentre i comportamenti cooperativi di questi ultimi appaiono occasionali ed opportunistici, nei bambini prevalgono strategie di coinvolgimento con l’altro non occasionali e indipendenti dalle ricompense, dimostrando che la scelta di cooperare ha un significato strategico evolutivo aprioristicamente innescato, non suggerita da valutazioni contingenti. Altri esperimenti condotti a 18 mesi di età mostrano che i bambini di fronte al disimpegno dell’adulto dal gioco collaborativo, tentavano di sollecitarlo a giocare invece di optare per il gioco solitario. Nel paradigma dello “still-fece experiment” (SFE) si chiede ad una madre prima di interagire per un minuto col proprio bimbo, poi di congelare improvvisamente ogni espressione mimica, gesto, movimento, da un prima sorpresa il bimbo passa alla angoscia, tenta di rianimarla con interazioni giocose prima di cedere alla disperazione, confermando così la maggiore importanza che ha l’interazione con l’altro rispetto al gioco in sé. Forse l’espressione avere umanità vuole proprio evidenziare la qualitativa presenza nell’essere

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umano di aspetti che riguardano il riconoscimento e l’accoglimento degli altri. Il racconto orale, lo strumento evocativo più straordinario che ci possa essere, educa a vedere le cose attraverso le parole, favorisce lo sviluppo dell’immaginazione che è alla base del pensiero razionale; la prima “contastorie” è la madre, ciò apre il bambino alla creatività, poi le insegnanti che rappresentano il primo sostegno nell’ambiente esterno. Questi racconti forniscono le basi del rapporto a due, “ l’io-tu” come imprinting indelebile che prepara ai successivi noi, coi pari e i tanti altri noi della vita adulta e della conoscenza di sé attraverso la loro proiezione nelle storie. La DAD, che in parte sopravviverà alla pandemia, frena lo sviluppo emotivo e intellettivo dei bambini, la loro naturale spinta verso l’altro atterra su un freddo schermo, inerte come la madre dello SFE…ma senza speranza di rianimazione. L’etologo K. Lorenz nei suoi esperimenti sull’imprinting propose a delle oche come prima immagine alla nascita la visione di una televisione, i pulcini la seguivano in fila fedeli e andavano a spasso con la TV come fosse la mamma vera. Forse non è scontato che sia la rivoluzione digitale, della quale siamo attori e attivi consumatori, a rendere narcisisti e autocelebrativi, dunque più passivi nelle relazioni, nell’uso dei web, dei social, dei selfie, e anche ipnotizzati al seguito delle TV, ma gli interrogativi relativi a quali stili di interazione saranno formati i bambini in futuro , o a quale senso del noi arriveranno a rappresentarsi, oramai educati da schermi, telefonini, computer, TV, vanno

posti; senza sottovalutare i danni anche fisici, peggioramento della vista, dipendenza, scarsità di movimento (la sindrome di Hikikomori – i giovani che non escono più di casa, è un’altra pandemia). Attraverso gli sguardi avviene la negoziazione dei sentimenti di sicurezza del piccolo, il bambino percepisce negli occhi le intenzioni, le paure e si adegua (anche tra adulti succede ma spesso loro non vedono quello che non vogliono vedere). L’osservazione del comportamento altrui contribuisce all’apprendimento, i neuroni specchio, il mimetismo caratterizza la dimensione sociale, è l’effetto camaleonte, la mima inconsapevole del non verbale osservato, percepito nell’altro. Le capacità del “caregiver” di sincronizzazione con i comportamenti affettivi del bambino forniscono le prime forme di scambi affettivi sulle quali si struttura il Sé, è importante la compartecipazione dell’attenzione, delle emozioni per la regolazione del livello di “arousal” del piccolo (modulare l’eccitazione eccessiva o sollecitare la vivacità in caso di eccessiva passività). Tutti elementi, che danno una pallida idea della intricata complessità delle regolazioni con i bambini, basati su dispositivi innati, processi spontanei di sintonia congiunta, utili per aiutare il bambino nell’adattamento ai contesti di vita: una volta scomparsi i maestri - solo il loro ricordo interiorizzato tiene e trattiene nei confini di una tradizione vivente - chissà se i bambini, a spasso con la DAD, impareranno da grandi ad amare gli altri e se non è loro riservato un destino ancora peggiore delle paperelle di Lorenz a spasso con la TV , a quei tempi la TV era culturale, non scaricava spazzatura proprio al centro del salotto, fortunatamente senza odore (ancora per un po,’ è in arrivo la Smell TV dal Giappone che renderà impossibile resistere a una pizza pubblicizzata ancora fumante). “Io speriamo che me la cavo” scrisse in un bellissimo tema il piccolo Raffaele nel film della Wertmuller del 1992 con Paolo Villaggio, non resta che unirsi al coro. Dott.ssa Francesca Tomasino Psicologa-Psicoterapeuta francesca.tomasino@hotmail.it Cell.3271363539


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Pillole di diritto: il caso del cognome “materno”

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apevate che… nel nostro ordinamento giuridico non è possibile, anche se entrambi i genitori sono d’accordo, dare al/alla proprio/a figlio/a soltanto il cognome

materno ? E’ solo possibile aggiungere al cognome paterno, e solo con il consenso del padre, anche il cognome materno – fatti salvi i casi di perdita della potestà genitoriale da parte del padre cui può conseguire, su richiesta specifica e ricorso in Tribunale della madre o del figlio/a, l’attribuzione del solo cognome materno. In caso di disaccordo tra i due genitori sul punto, o anche in assenza di una richiesta specifica, prevale il cognome paterno: e questo perché l’art. 262 del Codice Civile afferma che "Il figlio [naturale] assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto. Se il riconoscimento è stato effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori il figlio [naturale] assume il cognome del padre. Se la filiazione nei confronti del padre è stata accertata [269 ss.], o riconosciuta [250] successivamente al riconoscimento da parte della madre, il figlio [naturale] può assumere il cognome del padre aggiungendolo o sostituendolo a quello della madre". Ebbene è sicuramente giunto il momento di cambiare questa impostazione patriarcale della filiazione che non corrisponde più ai nostri tempi e difatti la Corte Costituzionale, con la recentissima Ordinanza n. 18 dell’11 febbraio 2021, a firma del Presidente dott. Coraggio - nomen omen ! -, ha rimesso la questione di legittimità costituzionale del suddetto articolo ravvisando la non manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale dell’art. 262, primo comma, cod. civ. nella parte in cui tale disposizione non consente ai genitori, di comune accordo, di trasmettere al/alla figlio/a, al momento della nascita, il solo cognome materno. Que-

sta disciplina, prosegue la Corte nella suddetta Ordinanza di rimessione, “sarebbe in contrasto sia con l’art. 2 Cost., sotto il profilo della tutela dell’identità personale, sia con l’art. 3 Cost., sotto il profilo dell’uguaglianza tra donna e uomo”. Nello specifico il giudice del Tribunale di Bolzano che ha sollevato la questione “ritiene che l’acquisizione del cognome alla nascita avvenga unicamente sulla base di una discriminazione fondata sul sesso dei genitori, anche in presenza di una diversa volontà comune degli stessi; (e che) come riconosciuto dalla stessa sentenza di questa Corte n. 286 del 2016, il sistema in vigore deriva da una concezione patriarcale della famiglia e della potestà maritale, che non è più compatibile con il principio costituzionale

della parità tra uomo e donna”. In pratica si ragiona della irrazionale ed illegittima preclusione della possibilità per i genitori, di comune accordo, di trasmettere al/alla figlio/a al momento della nascita il solo cognome materno. Si attende, quindi, nei prossimi mesi, un pronunciamento favorevole della Corte Costituzionale rispetto alla possibilità di decidere liberamente quale cognome dare alla propria prole senza far prevalere in automatico quello paterno. La questione si complica qualora i genitori non trovino un accordo sul punto… si potrebbe ipotizzare, in un futuro non troppo lontano (ma magari la Corte potrebbe cogliere già questa occasione per indirizzare le scelte future del legislatore anche in tale caso), un automatismo in favore del doppio cognome, con scelta rimessa poi al/alla figlio/ a in età adulta di quale dei due cognomi a sua volta tramandare - magari in base ad un effettivo senso di appartenenza agli ascendenti materni piuttosto che a quelli paterni, ovvero in base alla maggiore convenienza pratica. Avvocato Ida Nazzaro Patrocinante in Cassazione Sede studio di Pomezia Via F. Domenico Guerrazzi n. 2 CAP 00071 Tel.: 06.60674482 – Cell.: 3383616295 E-mail: avvocatoidanazzaro@alice.it PEC: idanazzaro@ordineavvocatiroma.org

Nel nostro ordinamento giuridico non è possibile, anche se entrambi i genitori sono d’accordo, dare al/alla proprio/a figlio/a soltanto il cognome materno


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Litigare senza sensi di colpa…è possibile? uccede a tutte le coppie, prima o poi, di pronunciare la fatidica frase: “Noi siamo diversi, a noi non capiterà di litigare come gli altri, perché noi siamo speciali e unici”. Lo afferma ogni coppia, soprattutto all’inizio della loro relazione. E sono sinceri: in quel particolare momento in cui sta nascendo il rapporto, loro si sentono davvero così straordinariamente capaci di affrontare il tempo e le difficoltà in modo diverso; solo che in effetti, dopo qualche tempo più o meno lungo, spesso si finisce nel mondo dei conflitti da cui non se ne esce bene. Si diventa la classica coppia con argomenti insolubili, “a rischio”, sui quali si discute e si litiga sempre allo stesso modo e si finisce con lo stesso finale in cui non si è risolto niente, ci si è detti cose brutte e si è aggiunto al rapporto un altro tassello di rabbia e di malessere. A questo punto che si fa? Come uscirne da questo calderone che genera dubbi e frustrazioni? Una cosa è certa, la prima domanda che bisogna farsi è: voglio davvero voltare lo sguardo al futuro ed uscire da questa situazione? Ed allora rimbocchiamoci le maniche e cominciamo ad accettare il fatto che non è vero che i litigi distruggono la coppia, anzi spesso è vero il contrario, poiché le coppie che non si chiariscono, piano piano si spengono e poi diventa difficile ricucire la relazione poiché alcune spie poi diventano croniche ed il rapporto rimane per sempre conflittuale, facendo male a tutti, figli compresi. La prima cosa da fare è comprendere che questi scontri verbali non sono semplici litigi, poiché qualsiasi coppia può avere momenti di aspro confronto, che però portano spesso al superamento del problema, bensì sono la rappresentazione di un blocco psicologico della coppia, finendo poi sempre a discutere intorno agli stessi temi. Proverò a questo punto a dare una mia personale interpretazione di questi comportamenti. Chiarisco in anticipo che non sono uno psicologo ne tantomeno psicoterapeuta, ma una persona che vive le situazioni di coppia come chiunque di voi, curioso per natura ed attento a quello che gli gira intorno. Ebbene, io penso che il problema vada affrontato all’origine, ovvero partendo dal fatto che ognuno di noi ha una propria personalità ed un proprio carattere e che non potrà essere in simbiosi con quello del partner. Ognuno di noi è un entità individuale e tale deve rimanere, mentre invece l’errore che spesso fa la coppia

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Cosa fare: solo mettendosi al posto degli altri si può immaginare la sofferenza che ad essi provoca il nostro comportamento

Litigi: ci sono persone che si sentono sempre in colpa, mentre altre si lasciano manipolare, facendosi incolpare dell’infelicità altrui è quello di sentirsi, per forza, un singolo organismo, una sola persona, quasi ostinatamente a credere che si sta bene insieme solo condividendo gli stessi pensieri, le stesse passioni, interessi, amicizie ecc...Quando questo accade è come se la coppia fosse un singolo individuo, una sola persona; quindi in pratica quando ci sono dei problemi, che sfociano in litigio, non sono due partner presi individualmente ad avere problemi, ma un’unica entità che discute senza controparte, come se lo facesse con se stesso, avendo incastrato le due persone in un singolo specifico organismo. Avere coscienza di ciò, fa intendere perché su certi temi si cade sempre nelle stesse discussioni avendo entrambi gli stessi comportamenti sbagliati. Poi ci sono persone che si sentono sempre in colpa, mentre altre si lasciano manipolare, facendosi incolpare dell’infelicità altrui. Detto ciò cerchiamo di analizzare entrambi gli aspetti partendo però dal riconoscere che ci sentiamo colpevoli perché ci piace pensare che il risultato di un evento dipende da noi. Quindi la prima cosa da fare per stare bene, allora, è rinunciare alle fantasie di onnipotenza. Ci sono alcuni che si sentono spesso in colpa, pur senza aver commesso nulla, talvolta anche solo per essere riusciti a fare qualcosa che ad altri non è stato possibile. La conseguenza di questo atteggiamento arriva al punto quasi di non rallegrarsi più dei propri successi e, addirittura, a convincersi di avere il potere di modificare gli eventi ma che, per la loro responsabilità, non sono riusciti a cambiare. Ognuno deve rispondere

delle proprie scelte! Nel momento in cui tenta di trasferire questa responsabilità a qualcun altro, cerca di responsabilizzarlo e, in caso di conseguenze spiacevoli, lo colpevolizza. Quindi riprendersi i propri spazi e riconoscere le proprie specifiche differenze è determinante, innanzitutto perché consente di non attribuire all’altro la colpa di tutto, ma di considerarlo un problema condiviso, cui entrambi danno un contributo notevole attraverso le proprie fragilità, nevrosi, paure e pregiudizi. Dobbiamo chiederci quale sia veramente la causa di queste discussioni che portano all’esasperazione, partendo dal presupposto che se ciò si ripete di continuo, la causa è più complicato scoprirla, ma va assolutamente ricercata, altrimenti il rapporto andrà spegnendosi piano piano…Talvolta si discute su temi a volte banali, perdendo subito la calma, ma in realtà sono altre le cause che fanno vacillare il dialogo. Qualcosa che riguarda il modo in cui la coppia è strutturata, il modo in cui vive, il suo comprendersi intimamente, dove si nascondono purtroppo punti di distanze che sono diventati “tossici” per entrambi e di fronte ai quali la coppia si autodistrugge. Certo i problemi ci sono, ma chiediamoci perché su alcuni temi importanti si litiga e su altri no, benché ci siano vedute anche opposte? Quindi possiamo affermare che “il solito litigio” nasconde qualcos’altro? Altrimenti anche le divergenze, in una coppia sana, anziché suscitare incomprensione, semmai si trasformerebbero in complicità. Come si vede, analizzare i litigi in questo modo cambia completamente il piano, spostandolo sulla persona e sul suo particolare equilibrio. Ciò non significa che ognuno dei due partner non porti il proprio contributo di nevrosi e di insoddisfazioni personali, ma che, per evitare di discutere è fondamentale andare alla radice del problema ed avere il coraggio di affrontarlo. Questo atteggiamento è sicuramente più scomodo perché porta entrambi a togliersi ogni maschera e mettersi davvero in gioco, senza strategie di potere o giochi di forza, come singoli e come coppia. Ma assai vantaggioso, quando riesce, perché grazie a questo dialogo la coppia più arrivare ad un nuovo equilibrio e a una migliore qualità dello stare insieme. Antonio GUIDO Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale dirguido@libero.it Ci sono alcuni che si sentono spesso in colpa, pur senza aver commesso nulla, talvolta anche solo per essere riusciti a fare qualcosa che ad altri non è stato possibile


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marzo 2021

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Dimagriamo camminando on l'arrivo delle nuove varianti, la campagna vaccinale a rilento e lo "spettro" di una terza ondata in agguato, le speranze che si possa presto tornare a praticare sport, frequentare piscine e palestre o semplicemente andare ballare si riducono ogni giorno di più. Cosa fare quindi mentre i chili aumentano ed i primi rotolini di grasso iniziano ad essere evidenti persino su chi ha sempre avuto una smagliante forma fisica? La soluzione può essere sorprendentemente semplice: camminare. La pratica di quella attività "salutare" che il biologo e saggista americano David Rives ha definito “thinwalking", traducibile in Italiano con l'espressione "camminare snelli", può essere intrapresa a qualsiasi età. Se non vi sottoponete regolarmente a visite per accertare la Vostra idoneità a praticare attività fisica o se avete qualche patologia, parlatene con il Vostro medico, naturalmente, ma, tranne casi rarissimi, il thinwalking, non ha controindicazioni e grazie alla sua gradualità ed alla assenza di movimenti troppo rapidi, al contrario della corsa, non sottopone a particolari stress l'apparato muscolare e scheletrico e non sollecita in modo eccessivo il sistema cardiovascolare. Ma in cosa consiste il "thinwalking"? Sostanzialmente occorre camminare almeno 40 minuti al giorno raggiungendo gradualmente il massimo ritmo per il tempo massimo che riusciamo agevolmente a sostenere. Tutto qui, nessuna regola complicata, nessun attrezzo ginnico, nessun programma articolato di esercizi. Siamo noi stessi a decidere quando siamo arrivati a quello che i podisti chiamano "il muro" ovvero quella soglia di resistenza che può essere superata solo attraverso specifici allenamenti che migliorano le prestazioni. Ma in questo caso le prestazioni non contano basta arrivare alla nostra soglia personale e sopportare la leggera sensazione di disagio che questo comporta il più a lungo possibile. Con la cosiddetta "camminata veloce", soprattutto se si inizia un po’ alla volta è difficile eccedere, se volete potete dotarvi di un cardiofrequenzimetro, cosa comunque consigliata a chi, per motivi di salute o di età, non deve superare certi valori di soglia del battito cardiaco. Tenete comunque conto che ormai ci sono in commercio smartwatch molto economici, che si connettono col cellulare ed hanno moltissime funzioni: contapassi, distanze percorse, misuratore della frequenza cardiaca, durata e qualità del sonno, ecc. Alcuni si connettono con Apps dedicate, dotate di sofisticati programmi di fitness con i quali se volete potete gestire i Vostri programmi di allenamento. L'attività

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I benefici del “Thinwalking”: camminare almeno 40 minuti al giorno raggiungendo gradualmente il massimo ritmo per il tempo massimo che riusciamo agevolmente a sostenere che vi propongo io è comunque molto più semplice e se la associate ad un equilibrato programma alimentare (io consiglio sempre la nostra straordinaria dieta mediterranea) i risultati saranno molto evidenti. L'obiettivo del "thinwalking" non è quello di camminare più a lungo o più velocemente, ma semplicemente quello di perdere le taglie in più che abbiamo acquisito a causa della ridotta attività fisica imposta dalla pandemia e dai nostri "errori alimentari". Camminando velocemente il ritmo cardiaco accelera e quando arriviamo al nostro ritmo di "soglia", iniziamo a bruciare i grassi che abbiamo accumulato. La pratica costante di questa attività permette di trasformare gradualmente la massa grassa in massa muscolare, rigenera i muscoli e ci fa sentire più attivi e più tonici. Tuttavia almeno all’inizio non aspettiamoci di perdere di peso, usiamo il centimetro non la bilancia per valutare una volta al mese i nostri progressi. Se siamo seguiti da un nutrizionista, facciamoci fare una valutazione del rapporto massa magra/massa grassa con la bioimpedenziometria. La massa muscolare pesa più della massa grassa, ma occupa meno volume, quindi anche se non perdiamo peso saremo comunque più snelli e più dinamici. Con l'aumento della massa muscolare aumenta anche in nostro metaboli-

smo, quindi paradossalmente, senza ridurre la quantità di cibo che mangiamo (ma senza nemmeno aumentarla) avremo comunque un effetto snellente. Un semplice bilancio energetico spesso ignorato da chi vuole dimagrire solo agendo sul peso e sulla alimentazione, col risultato di ritrovarsi dopo anni di diete progressivamente meno caloriche. le famose diete "da fame", a continuare ad ingrassare. Facciamo letteralmente il "primo passo" in un percorso di rinascita fisica e mentale. Non dimentichiamo che uno dei principali motivi per cui si ingrassa e la situazione di stress e di disagio psicologico a cui siamo sottoposti, ma di cui nemmeno siamo consapevoli e che trova sfogo a tavola. Dedicare 40 minuti al giorno ad una camminata veloce, da soli o in compagnia, può permetterci di concentrarsi su noi stessi, sul nostro ritmo cardiaco e sulla nostra respirazione. Una occasione per ritrovarci e ricordarci che il nostro corpo esiste e che dobbiamo imparare ad ascoltarlo. Non siamo una società di servizi, siamo esseri umani, non possiamo vivere schiacciati dalle preoccupazioni rimbalzando tra un impegno e l'altro scaricando le nostre frustrazioni sul cibo. Nessuna "dieta" o integratore da sola può aiutarci se non decidiamo noi di riscoprire il nostro corpo anche attraverso il piacere di una semplice passeggiata. Se pensate che il "thinwalking" sia eccessivo per voi, attivate il contapassi sul vostro smartphone o sul vostro smartwatch ed impegnatevi e fare almeno 10,000 passi in tutto l'arco della giornata, i risultati che otterrete potrebbero comunque sorprendervi. Monica Grosso - Biologo nutrizionista Se volete contattare l’Autore di questo articolo rivolgetevi al 3208942854 – monicagrosso1@tiscali.it


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INFORMAZIONE

Il Corriere della Città marzo 2021

“In ricordo di Gesù”, l'evento dei Testimoni di Geova La pandemia “non ferma” la Commemorazione della morte di Cristo: come seguirla in videoconferenza l 27 marzo 2021 i Testimoni di Geova di tutto il mondo ricorderanno, nell'anniversario della sua morte, il sacrificio di Gesù Cristo. L'evento viene celebrato ogni anno nelle Sale del Regno dei Testimoni richiamando milioni di persone. Quest'anno tuttavia, così come lo scorso anno, a causa della pandemia da Coronavirus, in molti paesi, tra cui l'Italia, non sarà possibile celebrarla dal vivo. Per questo l'evento sarà trasmesso in videoconferenza a partire dalle ore 19.00 di sabato 27 marzo. Due appuntamenti in videoconferenza Esattamente una settimana prima verrà pronunciato in tutto il mondo anche un discorso speciale basato sulla Bibbia che nel nostro Paese verrà trasmesso sempre in videoconferenza. Il tema è il seguente: “Avete trovato la perla di grande valore?” L'evento è pubblico e aperto a tutti. La commemorazione della morte di Gesù Nel 2020, nonostante lo scoppio della pandemia che, come detto, ha impedito in molti casi le riunioni religiose dal vivo, sono

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E’ possibile seguire gli eventi in videoconferenza attraverso l’app gratuita “Zoom”. Per tutte le informazioni potete contattare un Testimone di Geova di vostra conoscenza o chiamare il numero 06/9111998 (Sala del regno di Pomezia). Info anche sul sito www.jw.org stati oltre 17 milioni i “presenti”(collegati accessibili mediante la piattaforma “Zoom” online) alla Commemorazione della morte scaricabile su Pc, Tablet e smartphone di Gesù tra cui migliaia di persone non gratuitamente nei rispettivi store (Google testimoni. Questo a riprova del fatto di come Play, Apple Store, oppure sul web per i l'evento sia una ricorrenza importante non sistemi operativi Windows). Per poter solo per i Testimoni di Geova ma anche per partecipare sarà tuttavia necessario milioni di altre persone di tutto il mondo; richiedere le credenziali di accesso alle attraverso il discorso infatti, basato sulla videoconferenze: per tutte le informazioni Bibbia, verrà data risposta a potete contattare un Testimone di domande importanti quali Geova di vostra conoscenza LE DATE "Perché Gesù morì?" e "In che oppure chiamare senza 20/03/2021 (h.18.00) senso il sacrificio di Gesù è un impegno il numero Discorso: “Avete trovato la riscatto per molti?". 06/9111998 (Sala del Regno perla di grande valore? Come partecipare alle dei Testimoni di Geova di videoconferenze Pomezia) o, ancora, visitare il 27/03/2021 (h.19.00) Sia il discorso del 20 marzo sito ufficiale dei Testimoni di “Commemorazione della alle ore 18.00 che la Geova www.jw.org. morte di Cristo” commemorazione di sabato 27 marzo alle ore 19.00 saranno Luca Mugnaioli




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