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libertà - informazio il politica - sport - cro Il Corriere della Città www.ilcorrieredellacitta.com
della
Anno 7 Numero 3
MARZO 2015
libertà informazione politica cronaca cultura sport
I mille volti della violenza
Fisica, Psicologica, Vera, Presunta: in quanti modi può colpire? Storie vere dal nostro territorio Gli impianti sportivi di Torvajanica PAG. 10
Da Torvaianica e Ardea fino all'Expo di Milano PAG. 20
Odissea di un cittadino per una tassa non dovuta PAG. 12 - 13
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Marzo 2015
ATTUALITA’
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Libertà di stampa e urbanistica: che rapporto c’è? In un’Italia in fondo alla classifica della libertà di stampa, ecco la situazione nel nostro territorio
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i è svolto sabato 21 febbraio, nell'aula consiliare di Ardea, un interessante convegno che mette in relazione la corretta crescita urbana e l'informazione libera. Ad aprire il dibattito l’avvocato Francesco Falco, citando "La città futura", numero unico di propaganda pubblicato da Gramsci nel 1917. Sulla parete, affianco alle bandiere dell'Italia e dell'Unione Europea campeggia la scritta: "PORTARE IL POPOLO AL GOVERNO DI SE STESSO." Ad intervenire per prima sarà l'Architetto Tarateo , illustrando ai presenti le finalità del Piano Territoriale Provinciale, pubblicato nel 2010 dalla provincia di Roma e riguardante tutti e 121 i comuni della Regione che hanno partecipato unitariamente alla sua stesura. “Tra i principali obbiettivi del PTP vi è sicuramente l'attivazione per il territorio costiero insidiato di un progetto di riqualificazione, in modo da migliorare le condizioni abitative di chi vi risiede non dimenticando di tutelare l'ambiente costiero nei suoi tratti caratteristici come ad esempio le Dune. Tutti questi scopi sono ancora lontani dall'essere raggiunti!”, incalza l'ex assessore. L'architetto Tiziana Tarateo sottolinea in più riprese la necessità di limitare l'attività edile sul territorio, in mancanza di servizi idonei a supportarla, affermando che “L'urbanistica democratica non può consistere nella scellerata cementificazione”. Con l'intervento dell'Architetto Antonio Rocca, al centro del dibattito viene posto il rapporto tra i servizi pubblici ed il cittadino. Rocca ribadisce l'impossibilità di creare nuovi insediamenti senza prima occuparsi delle infrastrutture e dei servizi al cittadino. “Il territorio ardeatino ha bisogno di essere valorizzato, per non essere più considerato un dormitorio. Servono piazze, parchi pubblici, che diventino luoghi di ritrovo”. L'architetto sottolinea la necessità di dare una
nuova identità, una nuova forma ad Ardea. E ricorda che per farlo è necessaria la collaborazione di tutte le Istituzioni. “Abbiamo bisogno di creare luoghi del dibattito, un liceo, un museo archeologico che ricordi ai cittadini la storia del nostro paese - continua - In questo modo le strutture urbane acquistano valore pedagogico in cui si apprenda anche l'autentico valore dello spazio urbano”. Rocca ricorda che "Periferia" non deve essere sinonimo di "degrado", evidenziando che la drammatica situazione del nostro territorio è dovuta soprattutto alla poca partecipazione dei cittadini, che comporta il mancato rispetto della sua natura periferica. Molto suggestivo in chiusura l'intervento di Alberto Spampinato, giornalista dell'Ansa nonché direttore di "Ossigeno per l'informazione", l'osservatorio permanente dell'ordine dei giornalisti e dei cronisti italiani minacciati e sotto scorta. “Dobbiamo considerare i giornalisti come Pubblici Ufficiali, e tutelarli di conseguenza”. Da una recente ricerca è risultato infatti che in materia di libertà di stampa l'Italia è allo stesso posto della Namibia e Ghana. “In una società civile nulla deve essere impedito con la violenza - afferma Spampinato - L'infor-
mazione deve far circolare le opinioni, ed è fondamentale per una società civile che l'informazione fluisca liberamente, senza minacce, intimidazioni, querele infondate con cause pretestuose. L'informazione è fondamentale per generare la partecipazione di cui parlava l'architetto Rocca. Ad Ardea ci sono numerosissimi esempi di intimidazioni nei riguardi dei giornalisti. Luigi Centore è stato più volte oggetto di atti di criminalità che avevano lo scopo di farlo tacere, o di fargli riportare quella da loro considerata "La verità" ma chi fa il giornalista sa benissimo che la verità non esiste, esistono fatti che vengono riportati con i filtri soggettivi che ognuno di noi ha”. Presente al dibattito il sindaco Luca Di Fiori nel giorno del suo compleanno, che, spinto ad intervenire dall'avvocato Falco, dichiara: “E' arrivato il momento di mettere su carta gli obiettivi che da troppo tempo ci siamo posti, e affinché questo sia possibile abbiamo bisogno della partecipazione dei nostri cittadini: questo convegno sarà solo il primo di una lunga serie di incontri chiarificatori”. Samantha Morano
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POLITICA
Il Corriere della Città Marzo 2015
Mobilità, economia, stagione turistica e rilancio del territorio: le “ricette” del sindaco Fucci
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no degli argomenti d’attualità è sicuramente la Pontina: tra i due milioni di euro erogati dalla Regione Lazio per la messa in sicurezza del tratto tra Roma ed Ardea per la s.r. 148, i 20 milioni sperperati per la progettazione dell’autostrada Roma-Latina, per i quali 11 tra politici e imprenditori dovranno rispondere alla Corte dei Conti per eventuali responsabilità e rimborsi, la mobilità è al centro dell’interesse di chi ogni giorno si reca a Roma, spesso incappando in file chilometriche. L’inaugurazione della prima “Fast Recharge Plus” proprio a Pomezia, poi, fa pensare comunque ad un trasporto ancora su gomma. Nei quasi due anni della sua gestione della città cosa è stato fatto o pensato per mandare avanti il progetto del trasporto su ferro, inteso come metropolitana leggera, visto che la stazione di Santa Palomba è comunque troppo lontana dal centro di Pomezia e ancor più da altri quartieri del territorio? “Come previsto dal Patto dei Sindaci, ci siamo impegnati ad aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili al fine di ridurre le emissioni di gas serra, promuovendo progetti nei confronti della mobilità elettrica che stanno riscuotendo un successo che si estende ben oltre il contesto comunale. Oggi siamo all’avanguardia sulla mobilità elettrica non solo in Italia, ma anche confronto ad altre città europee. Sul trasporto su ferro il 3 febbraio si è tenuto un incontro con i rappresentanti del CdQ Tor de’ Cenci-Spinaceto che hanno illustrato il progetto del “Trenino Pontino” e l’idea di inserirlo in quello più grande che va sotto al nome di Gronda Meridionale per il trasposto merci di Roma. La realizzazione di una tratta ferroviaria prevede studi approfonditi e ingenti fondi che solo Enti sovraordinati sarebbero in grado di erogare ma l’impegno dell’Amministrazione tenderà a ricercare eventuali finanziamenti. Ci stiamo organizzando invece per promuovere un “Convegno sulla Mobilità” atto a coinvolgere tutti i soggetti interessati. Mi farò promotore con le altre istituzioni coinvolte della stipula di un protocollo d’intesa che formalizzi la volontà di realizzare l’opera. Ognuno dovrà fare la sua parte: Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale e Comuni coinvolti. Presto sarà affidato l’incarico per la redazione di un piano urbano del traffico, finanziato con i proventi delle multe, che sarà lo strumento di partenza per progettare il nuovo assetto della mobilità comunale”. Pur avendo già letto i suoi conteggi riguardo i costi di rifacimento dell’intero manto stradale, c’è da riconoscere che ci sono delle vie molto malridotte, con buche profonde pericolosissime per chi vi transita. A parte il rischio incidente, aumentano le richieste di risarcimento nei confronti del Comune: facendo i conti, non sarebbe più conveniente impiegare quei soldi per riparare più strade possibili? “Il Comune è coperto da assicurazione per questo tipo di danni. Il premio assicurativo è un costo fisso per le casse comunali che ci sarebbe anche in assenza di sinistri. Inoltre, solo una parte dei risarcimenti richiesti viene ricono-
sciuta e rimborsata al termine dei procedimenti istruttori. La semplificazione proposta nella domanda è quindi un falso mito che banalizza un argomento che l’Amministrazione sta affrontando con serietà e senso di responsabilità. Nel bilancio di prossima approvazione lo stanziamento sarà triplicato e procederemo ad asfaltare completamente le strade comunali pianificando gli interventi secondo priorità”. Siamo a marzo e a breve inizierà la vostra terza stagione estiva, una delle poche occasioni per il rilancio dell’economia locale. Il primo anno non c’è stato tempo di organizzare nulla perché eravate stati eletti da poco, il secondo forse c’era ancora troppa poca esperienza per ottenere grandi risultati ed in più mancava ancora il regolamento per il commercio ambulante. Come si prospetta l’organizzazione del 2015 per attirare turisti da fuori Comune? Visto come è andata a Natale con i mercatini, al cui bando hanno risposto solo 4 commercianti forse perché uscito con troppo ritardo, siete pronti ad organizzare dei mercatini di qualità, magari alternati nei prodotti e coinvolgendo enti regionali sia italiani che esteri? “L'ufficio è già all'opera per fornire al più presto indicazioni dettagliate al riguardo, e contiamo di incontrare presto associazioni, cittadini ed organizzazioni interessate all'organizzazione della prossima stagione estiva. Puntiamo ad una maggiore qualificazione delle proposte ed una puntuale ed efficace pubblicizzazione degli eventi, non solo sul territorio comunale”. Restando sul tema dell’economia, nonostante quanto viene detto a livello nazionale, ovvero “timidi segni di ripresa”, non sembra che l’economia locale stia uscendo dalla crisi. Fermo restando che il Comune non è di certo un ufficio di collocamento, cosa sta facendo l’amministrazione comunale per favorire la crescita economica? Ci sono agevolazioni, benefit o altro per chi decide di investire a Pomezia? “Stiamo studiando alcune detrazioni Tari per le attività commerciali che ristrutturano i propri locali, per chi assume dipendenti residenti nella città, per le aziende che collaborano con il Comune per progetti Sociali o di interesse pubblico, per alberghi diffusi e strutture ricettive extralberghiere che sono presenti sul territorio. Ci sarà a breve un convegno sul tema del microcredito e finanziamenti alle piccole e medie imprese che darà utili indicazioni su come
avere qualche “boccata d’ossigeno”. Abbiamo stanziato incentivi per chi acquista mezzi elettrici che possono essere utilizzati anche dalle imprese. Infine continuiamo a ragionare sulla costituzione di uno spazio per far nascere nuove realtà imprenditoriali e una delle ipotesi è che possa vedere la luce proprio al Selva dei Pini”. Quali sono le novità della sua amministrazione previste per l’immediato futuro? “Vogliamo che i nostri concittadini siano orgogliosi di vivere a Pomezia. Per questo partiranno a breve una serie di interventi che “rifaranno il trucco” alla città. Oltre ai lavori che si stanno ultimando nei giardini di Piazza Indipendenza, in primavera saranno sistemati altri 3 giardini e spazi verdi comunali a Pomezia, Torvaianica e S. Palomba. Prima dell’estate inizierà la sostituzione ed integrazione dei cestini gettacarte e delle panchine. Il piano di interventi prevede anche lavori per l’abbattimento di alcune barriere architettoniche. Inoltre, anche grazie a fondi europei e regionali, partiranno prima dell’estate alcuni importanti lavori che miglioreranno l’aspetto ed il decoro cittadino: il rifacimento della pavimentazione adiacente alla biblioteca comunale, la demolizione della struttura inutilizzata di Largo Brodolini e la conseguente realizzazione di una rotatoria con fontana, la realizzazione di una rete ciclabile di collegamento tra Largo Brodolini – Parco della Crocetta – Via Fratelli Bandiera – Via De Gasperi, nuovi giochi per le aree verdi. Anche Torvaianica sarà toccata da questi interventi: non appena saranno disponibili i fondi che abbiamo richiesto alla Regione Lazio potranno partire i lavori di realizzazione del marciapiedi del lungomare da Via Siviglia verso il confine con Ardea, la realizzazione di passerelle in spiaggia per consentire l’ingresso alle persone con disabilità, l’asfaltatura di tratti della litoranea, il rifacimento del marciapiedi di Via Dalla Chiesa. Per l’estate sarà attivo il servizio di assistenza bagnanti e di pulizia spiagge, finalmente affidato con la nostra regolare gara ad evidenza pubblica. Infine, partiranno progetti di ripristino delle dune in zona Campo Ascolano e lungo la passeggiata a mare. Tanti interventi che miglioreranno l’aspetto della città, per troppi anni lasciato al degrado ed all’incuria”. Alessia Ambra Achille
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POLITICA
Il Corriere della Città Marzo 2015
Ardea, ancora “scene (assurde) da un consiglio”…
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orrendo il rischio di non arrivare per tempo a consegnare l'articolo per la stampa, abbiamo atteso il pomeriggio dell’ultimo venerdì di febbraio per raccontare di un evento che si preannunciava di grande importanza: il Consiglio comunale avrebbe finalmente eletto il proprio presidente, a sancire definitivamente la fine della crisi politica che attanaglia la maggioranza Di Fiori da quasi otto mesi. Con la solita ora di ritardo rispetto all'orario previsto, potremmo ironicamente dire “puntualmente”, si è presentata in aula la maggioranza al gran completo. Era quasi un anno che non accadeva. Anche il pubblico accorso numeroso, al punto da occupare l'aula ben oltre le poltroncine disponibili, avvertiva l'elettricità nell'aria che in un paio di occasioni ha trovato modo di scaricarsi sull'impianto audio della sala, facendo trasalire anche i distratti. Questa sensazione è però durata poco; saltando, forse per dimenticanza, l'ormai consueto rituale dell'inno d'Italia, il facente funzioni Antonino Abate ha aperto la seduta e messo in votazione l'approvazione del verbale della seduta precedente; votato il punto, e senza neppure celare una certa fretta, tutti i consiglieri di Forza Italia si sono alzati ed hanno abbandonato l'aula lasciando sbigottiti i presenti. Ha fatto in tempo ad unirsi a loro anche il geometra Montesi, che pare non trovare pace nel suo peregrinare tra i gruppi della maggioranza, e così, mentre il “facente funzioni” ne annunciava l'ennesimo scilipotismo che lo vede approdare ora in FI, è iniziata l'assise con la presenza minima dei consiglieri necessari a validarla. Saltata la fase delle “comunicazioni” per la momentanea assenza anche del Sindaco, si è iniziato con le interrogazioni. A norma di regolamento questa fase prevede che il consigliere interrogante esponga brevemente l'og-
getto, l'interrogato risponda esaustivamente e l'interrogante ribatta a sua volta nel caso non si ritenga soddisfatto. Niente di tutto questo accade al Consiglio comunale di Ardea, dove spesso i consiglieri colgono, ormai per consuetudine, l'occasione per denunciarsi vicendevolmente e pubblicamente in merito a questioni talvolta addirittura personali. Inutile dire come tutto ciò spesso finisca per sfociare in penosi litigi, vicendevoli insulti e sproloqui. Questa volta Abate ha fatto sentire la sua di voce, richiamando bruscamente all'ordine sindaco e consiglieri, ricordando loro che l'assise è deputata alle sole questioni che riguardano i punti all'ordine del giorno. Il Consiglio, con la sola presenza del Sindaco, di tutta l'opposizione e dei consiglieri dell'UDA e NCD, ha poi approvato due dei debiti fuori bilancio previsti; si è trattato di un atto d'obbligo volto ad evitare l'intervento di un commissario ad acta che avrebbe fatto inutilmente lievitare il costo di debiti per i quali, in via definitiva, l'ente è stato condannato dal tribunale amministrativo a pagare. I quattro superstiti in aula della maggioranza, constatato che il numero dei presenti non consentiva neppure l'elezione prevista di alcuni membri e presidenti di commissione, hanno chiesto di rinviare i relativi punti. Iacoangeli ha chiesto infine lo scioglimento del Consiglio e allo sconfortato Abate non è restato che salutare i convenuti e dichiarare sciolta la seduta. Quello che agli occhi di tutti è apparsa inequivocabilmente sciolta è questa maggioranza paradossalmente unita nelle sue insormontabili divisioni; sciolta come neve che ha perso ogni consistenza nella volontà di fare alcunché di utile o semplicemente necessario per questa cittadinanza che, pur allo stremo della sopportazione, ancora non trova con atti concreti la forza di prenderli a pedate – non solo metaforiche – cacciandoli dal tempio.
A seduta ormai chiusa abbiamo provato a chiedere come mai i consiglieri di FI abbiano preferito disertare l'aula e la risposta è stata pretestuosa, quasi a voler trovare una giustificazione che non trova però supporto nella logica: “Avremmo voluto che fosse portato al primo punto dell'ordine del giorno l'elezione del nuovo presidente, ma il facente funzioni non ha voluto accettare la nostra richiesta”. Non può essere certo questa una risposta credibile, anzi, è persino offensiva per l'intelligenza di chi ancora ha voglia di ascoltare. Il regolamento consente anche ad un solo consigliere di proporre l'inversione dei punti all'ordine del giorno ed il presidente è obbligato a mettere ai voti la richiesta; ovviamente la maggioranza – che ricordiamo era presente nella sua interezza – aveva i numeri per votare l'inversione e fare quello che voleva. Pretestuosa e senza senso la scusa addotta, restano aperti tutti gli interrogativi di chi ormai non riesce più a comprendere che cosa vadano cercando questi signori. Erano presenti anche i nuovi neo-nominati assessori Piselli e Orakian che tuttavia, ubbidienti evidentemente ad un preciso ordine ricevuto, non hanno mai occupato in aula il posto a loro riservato ed il Sindaco non li ha neppure richiamati nei suoi interventi per onorare la consuetudine che vorrebbe vederlo presentare la nuova squadra di governo con tanta sofferenza messa in piedi. Di questo si è caldamente lamentato Antonino Abate ritenendo il gesto un grave atto di maleducazione nei confronti del pubblico e dei cittadini; cittadini che contano evidentemente così poco nella considerazione di questi politici che imperterriti continuano ad operare – impossibile utilizzare il verbo lavorare - come se tutto fosse “cosa loro”. Mario Savarese
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POLITICA
Il Corriere della Città Marzo 2015
Raimondo Piselli: assessore con passione ad Ardea, senza dimenticare Pomezia N
ei giorni scorsi il sindaco di Ardea Luca Di Fiori ha completato la sua squadra di lavoro nominando assessori Raimondo Piselli (delegato all’Urbanistica, all’Edilizia Privata, al Demanio, agli Usi civici e alle Demolizioni) e Massimiliano Orakian (delegato ai Lavori Pubblici, alla Sicurezza, alla Toponomastica, alla Manutenzione degli edifici pubblici e scolastici, alle Manutenzioni stradali, alla Segnaletica, agli Impianti di illuminazione e videosorveglianza, ai Servizi alla Persona). Ed è con Raimondo Piselli, conosciuto ancor più a Pomezia sia come imprenditore che per il ruolo politico che ricopre – attualmente è coordinatore di forza Italia, mentre in passato è stato consigliere comunale – che proviamo a capire cosa succederà nel prossimo futuro politicoamministrativo di Ardea, un territorio sicuramente difficile. Ma più o meno difficile di Pomezia? “Forse più difficile, per la natura stessa della città, che vede quartieri con caratteristiche, problemi e persone completamente diverse tra loro. Ma c’è una forte volontà di risolvere i tanti problemi che attanagliano questo Comune. Ogni giorno la stampa riporta le difficoltà di un’amministrazione in dissesto e in stallo, ma ultimamente il sindaco, con questa nuova Giunta, sembra voglia dare una nuova spinta per far ripartire Ardea nel verso giusto”. Ma ormai siamo a metà della legislatura Di Fiori, non le sembra che sia passato troppo tempo per arrivare a questo? Finora, infatti, non solo cittadini e opposizione, ma spesso anche consiglieri di maggioranza hanno parlato di immobilismo e di preferire di tornare alle urne piuttosto che procedere senza fare nulla di concreto per il paese. Anche le dimissioni del sindaco sono state considerate “farlocche”, ovvero solo un modo per trovare la quadra ed assegnare poltrone, ruoli e visibilità ai vari consiglieri. Pensa che basterà metà del tempo per poter fare tutto quello che era stato promesso in campagna elettorale e che è indicato nel programma che ha portato alla vittoria del centrodestra? “La certezza non si può avere su nulla, figuriamoci in politica. È vero che c’è stato un immobilismo dovuto a litigi interni alla maggioranza, ma ad oggi sembra si sia raggiunto un equilibrio e c’è la volontà da parte di tutti, ma soprattutto del sindaco, che con le sue dimissioni ha voluto dare uno scossone, di procedere nella giusta direzione, senza più tentennamenti. Per quanto mi riguarda non avrei mai accettato questo incarico se non si fosse giunti ad un accordo che garantisse la stabilità necessaria per lavorare con tranquillità, in quanto non ho accettato in qualità di politico, bensì di tecnico. Ed è per questo che non mi sento l’assessore della maggioranza, ma di tutti i cittadini e dei consiglieri di opposizione, che si possono rivolgere a me per i problemi del territorio che
ricadono nella competenza a me assegnata”. È fiducioso riguardo a quanto riuscirà a fare, visto quanto successo ai suoi predecessori? “Io sono stato molto chiaro: se entro 5 o 6 mesi mi dovessi accorgere che i lavori che già sto programmando non dovessero procedere così come sto prefissando, sono pronto a dimettermi, senza perdere altro tempo. Io voglio dare un valore aggiunto con la mia esperienza professionale, che potrà consentire ad Ardea di fare cassa e conseguentemente procedere con i servizi essenziali, come la sistemazione delle strade, delle scuole e di dare un aiuto al tessuto sociale più debole”. Non le sembra troppo ambizioso? “No, non è un sogno, ma solo un modo diverso di lavorare, derivante dalla mia imprenditorialità, applicata ad un territorio che ne ha bisogno”. I temi caldi sono sicuramente i 706 ettari delle Salzare su cui gravano gli usi civici, ma anche il recentissimo “scandalo” delle presunte concessioni non regolari sulle spiagge di Ardea, con ben 7 squadre della Capitaneria di Porto al lavoro su ordine della Procura di Velletri per sequestrare vari carteggi. “Io ho la delega all’urbanistica, al demanio, agli usi civici che alle eventuali demolizioni. Per quanto riguarda gli usi civici, per tutti coloro che hanno una situazione “regolare” si troverà sicuramente una soluzione a breve, che una volta per tutte definisca la proprietà di questi terreni”. Cosa si intende per “regolare” in una situazione come questa? “È una materia delicata, con indagini ancora in corso a seguito di denunce presentate
anche da parte di consiglieri per presunta inerzia da parte dell’amministrazione comunale che ha trascurato, nel corso degli anni, questa situazione”. Esiste anche un sollecito da parte del Ministero ad acquisire al patrimonio immobiliare comunale questi terreni… “Io mi sono insediato da pochi giorni e sto facendo una “full immersion” sulla materia. Quello che posso dire con certezza è che c’è l’assoluta volontà da parte di questa amministrazione di risolvere la questione in maniera definitiva. Solo laddove ci siano situazioni irregolari, con abusi che vanno al di là di quanto è la pura questione dell’uso civico, si procederà con le demolizioni, così come è stato imposto dallo stesso Ministero. Nel rispetto della legge noi cercheremo di andare incontro a tutti quei cittadini e quei commercianti che da anni risiedono e lavorano in quell’area. Riguardo alla questione spiagge, invece, ribadisco che l’illegalità sarà combattuta ma, da garantista, non essendoci ancora una sentenza, non spetta a me dire che sono stati prodotti atti falsi. Sarà la Magistratura a stabilirlo”. Tra due anni e mezzo terminerà il mandato del sindaco Di Fiori e, di conseguenza, anche il suo. Cosa succederà dopo, calcolando che dopo pochi mesi ci saranno anche le elezioni a Pomezia? “È un modo elegante per sapere se mi candiderò a Pomezia? Io sono di Pomezia e tengo molto alla mia città. Sono rimasto molto deluso da quello che sta accadendo, perché vedo l’economia crollare ogni giorno di più. Ad Ardea sono un ospite e lì mi comporterò nel migliore dei modi per dimostrare che lavorando bene i risultati si possono ottenere anche in poco tempo. A Pomezia sono di casa, ho investito sul territorio come imprenditore perché ho sempre creduto nella mia città e qui vorrei tornare a combattere la mia battaglia, perché vedo che c’è un’amministrazione che pensa a combattere piccole battaglie e non le grandi guerre che risolverebbero i veri problemi. Non pensa allo sviluppo e alla crescita, al lavoro e a non far fuggire i giovani, ma si comporta come un amministratore di condominio, gestendo solo le piccole cose: pulire un’aiuola, fare qualche evento con le associazioni, dare patrocini gratuiti e nel contempo perdere investimenti importanti che avrebbero potuto aiutare a risollevare all’economia. Questo significa che, al termine del mio lavoro ad Ardea, mi confronterò con tutte quelle persone che, come me, avranno la seria intenzione di cambiare Pomezia, senza tornare ai vecchi modelli della politica del passato, ma neanche ricalcando quanto sta facendo ora l’amministrazione a 5 stelle, fatta di persone che non hanno l’esperienza giusta per riportare questa città ad essere uno dei centri industriali più ricchi ed importanti d’Italia”. Matteo Acitelli
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10 CRONACA Gli impianti sportivi di Torvajanica
Marzo 2015
Paradossi locali: come può il rilancio passare dai rifiuti?
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alle mie finestre osservo quasi tutti gli impianti sportivi di Torvajanica, quelli del Laurentum, piscina, tennis (terra rossa), calcetto, e poi quelli comunali del calcio e calcetto. Ci sarebbe anche una piscina “interrata!” per motivi di sicurezza e vicino c’è la stravagante torre per le arrampicate(a Torvajanica!?) e la famosa sedicente “tensostruttura” che doveva dare una sede al non trascurabile basket di Torvajanica, ma dopo comprata e installata ci si accorse che non rispettava i requisiti regolamentari. Quanto installato venne rapidamente saccheggiato e il telone scomparve, e così probabilmente anche gli impianti. In realtà Torvajanica ha o ha avuto altri impianti sportivi. Fondamentali il primo campo di calcio di Via Odessa (che non esiste più), e poi il campetto dei preti annesso alla Beata Vergine Immacolata, che in anni recenti don Franco Marando ha profondamente rinnovato. Nei primi anni ‘70 c’era anche una palestra di pugilato e judo, in Viale Francia di fronte a Via Marsiglia, non c’è più, ma resta il mito del suo promotore, Silvano. Per il tennis, a parte il Laurentum e il Lido (Lungomare delle Meduse), recentemente rilanciati, c’erano i campi di cemento di Corsetti (in Via Polonia) e quelli dei tre grattacieli, che erano affiancati a una piscina e a una pista di pattinaggio, poi adibita al basket. Almeno lì si poteva giocare. Ora, Corsetti e grattacieli, è tutto abbandonato. Ci sarebbe da fare qualche cenno sulla spettacolare bufala della “Città del Calcio”, un progetto megagalattico che come tutte le fesserie si è ammazzato da solo. I fessi restano, comunque cercheremo di tornarci con un articolo ad hoc. Ma non è successo niente. E meno male. Pare che ora, a parte il Lido, un po’ decentrato, e il rugby che sta alla Macchiozza, sia rimasto tutto qui intorno. Potrebbe andare anche bene, Laurentum e impianti comunali, magari coordinati e valorizzati. In tempi ormai lontani sullo stadio comunale fu realizzata la tribuna e anche quello che doveva essere il parcheggio, da utilizzare in occasioni particolari, che ne so… un concerto dei Pink Floyd. O anche qualche spro-
loquio di Grillo. Quel parcheggio ha vissuto vicende terribili: accampamento di nomadi (tribù intere), discarica di qualsiasi cosa, stenditoio di panni, dormitorio su materassi abbandonati e chiaramente situazioni igieniche disastrose. Mi occupai della nuova centrale termica degli spogliatoi del campo sportivo di Via Zara. Solo per accedere all’interruttore generale dovemmo fare un cautissimo slalom, lungo una scala, tra innumerevoli escrementi umani. Era chiarissimo che quelle aree vivevano una doppia vita: di giorno un po’ di sport, un po’ più di immondizia. Di notte dormitorio, con tutte le conseguenze. E poi io, ingenuo, seppi che era risaputo che lì ci stazionavano alla meglio e permanentemente almeno ottanta persone, ma era meglio così, perché almeno si sapeva dove stavano. Qualcuno ricorderà il reportage (anche televisivo) del Corriere nel gennaio 2013, “Invisibili”, fatto sul “bridge hotel”, cioè sotto al ponte del Fosso della Crocetta, poi sgomberato forzosamente il 23 luglio 2013. Di questo mi occupai in un altro articolo, nel numero di ottobre 2013, “Il parcheggio dei sorci”, dove raccontavo più ampiamente queste vicissitudini, quindi non voglio ripetermi, se
non per qualche sommario riferimento. Comunque è chiaro che di quella terra di nessuno si è fatto, da tanti, troppi, un uso distorto. In questo periodo la squadra di calcio di Torvajanica sta andando piuttosto bene e questo dovrebbe essere valorizzato e incoraggiato. Intanto a fianco del Centro Sportivo, in quel parcheggio che in piccola parte è usato dalle macchinine radiocomandate, ancora sport, il Comune ci mette la selezione dei rifiuti, dei qual i sorci dell’altro articolo si sono accorti prima di noi. Non so quale sia il sottofondo di pensiero di un eventuale (se c’è) progetto di Torvajanica. Ma piazzare la “monnezza” in un luogo pubblico e di promozione culturale e sociale è palesemente una… ditelo voi. È, per esagerare, come usare l’Arco di Costantino come una latrina. Invece questa zona, forse per caso, concentra un po’ tutto lo sport di Torvajanica e si dovrebbe cercare di ripensare e promuovere questo ruolo, non solo per gli abitanti del litorale, ma anche per rendere più gradevole e appetibile il luogo per quelli che ci aspettiamo come turisti a Torvajanica. E sennò è colpa nostra. Continuiamo a farci del male. Luigi Torreti
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CRONACA
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Quest’ICI non s
Odissea di un cittadino a cui viene ch
Sembra che le richieste di pagamento inviate dal Comune di Pomezia ai co
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Questo Comune, sulla base di quanto disposto dal D. Lgs 504/92, sta verificando il regolare adempimento degli obblighi di pagamento dell’imposta indicata in oggetto”. Così inizia, l’ottobre scorso, l’odissea di un cittadino di Pomezia, al quale l’Ente, dietro indicazione della società incaricata per l’accertamento e la riscossione dei tributi Andreani, chiede il pagamento della tassa sulla prima casa per l’anno d’imposta 2009. 564 euro per l’Ici non versata nel 2009, più 51,50 euro di interessi, più 199,20 euro di sanzioni amministrative per il mancato pagamento e 5,18 euro di spese di notifica, per un totale di 790 euro. Questo l’accertamento, fatto appunto dalla società Andreani e notificato dall’ufficio tributi del Comune di Pomezia a M.C., residente dal 2000 a Torvaianica Alta, dove è proprietario al 100% di un villino acquistato, con mutuo, nel 1999. Peccato che, trattandosi di una prima casa – oltre che l’unica di proprietà per il contribuente e per i suoi familiari – l’Ici nel 2009 non dovesse proprio pagarla, visto che quell’anno era stata abolita da Berlusconi. La tassa era stata mantenuta solo per le seconde case e per determinati accatastamenti (case di lusso), mentre le abitazioni principali c’era stata una “tregua” prima che il balzello si trasformasse in Imu. Nella lettera viene scritto anche “nello spirito di una fattiva collaborazione, la invitiamo a controllare i versamenti eseguiti; verificare i dati contenuti nell’allegato B; comunicare all’ufficio le opportune rettifiche, qualora dovesse riscontrare dati inesatti o mancanti”. Proprio con questo spirito di fattiva collaborazione, dopo aver ricevuto la cartella l’uomo, sapendo di aver ragione, si reca all’ufficio Tributi del Comune di Pomezia e all’Andreani, la società di accertamento tributario dell’Ente, cercando di chiarire la sua posizione. “Per prima cosa – racconta l’uomo – ho chiesto per quale motivo, essendo unico proprietario della casa, accatastata come A7 e quindi rientrante nelle agevolazioni previste dal Governo, dovessi pa-
gare. Mi è stato risposto che, dal momento che mia moglie e mia figlia risultavano residenti in un altro Comune, io perdevo il diritto di abitazione principale, e che quella in cui vivo è in realtà la mia casa delle vacanze”. Per 4 mesi l’uomo ha continuato a produrre tutta la documentazione necessaria per dimostrare che nella villetta di Torvaianica Alta lui ci vive davvero, felicemente, con moglie e figlia, che hanno la residenza altrove solo per poter mantenere il medico di base ed il pediatra che le segue da sempre. Non sono serviti gli estratti conti della banca, regolarmente inviati a Torvaianica, né le utenze di luce, gas ed acqua che dimostravano consumi costanti tutto l’anno, non è servito il referto di una visita medica fiscale inviata alla moglie durante una malattia dal lavoro, né l’iscrizione a scuola o l’abbonamento della piscina per la bambina. Niente: la documentazione che l'uomo e il suo commercialista producevano per dimostrare che quella in cui l’intero nucleo familiare vive è l'abitazione principale e non la seconda casa non hanno mai convinto l’ufficio tributi e l’Andreani, che continuavano non solo a chiedere soldi e interessi, ma si facevano forti di una sentenza di Cassazione che, leggendola bene, dà ragione al contribuente e non al Comune di Pomezia. È una lotta che dura mesi, ma che ad un certo punto ha una svolta: parte il termine di 60 giorni per presentare ricorso contro il pagamento preteso dall’Ente. E l’uomo, aiutato dal suo commercialista, che ovviamente si fa pagare tutto il lavoro sin qui svolto e quello successivo, decide di prendere questa strada, avvisando le due referenti dell’ufficio tributi e dell’Andreani che, qualora non venissero riconosciute le sue ragioni per via bonaria, avendo portato tutta la documentazione necessaria a tale scopo, avrebbe presentato ricorso. Un’altra lite giudiziaria che, per il Comune, si sarebbe andata ad aggiungere alle tante pendenti. Eppure l’evidenza dei fatti era davvero macroscopica. “Ma non c’è stato nulla da fare – racconta l’informatico – il 60° giorno, quindi al limite massimo di scadenza per la presentazione della domanda, il mio commercialista ha fatto l’ennesimo tentativo di risoluzione bonaria, spiegando che un contenzioso legale sarebbe costato al Comune, e quindi ai cittadini, almeno 4 volte tanto quello che loro ritenevano
un mancato guadagno. Questo importo andava poi moltiplicato per due, visto che mie le spese legali, visto che sono più che sicuro di come finirà la causa, saranno accollate al Comune. Senza contare che potremmo chiedere i danni, dal momento che sono stato accusato di non essere in buonafede. Eppure, nonostante il professionista avesse spiegato tutto questo, la risposta è stata ancora una volta che potevo tranquillamente fare ricorso, perché il “fantomatico” responsabile dell’Andreani, con cui avevamo chiesto di parlare più volte, non si era degnato di rispondere e quindi non si poteva assolutamente fare nulla”. Telefonicamente, sia la funzionaria dell’ufficio tributi che l’impiegata dell’Andreani ammettono sia al contribuente che al commercialista che effettivamente hanno ragione, ma di scritto non c'è mai nulla che possa risolvere positivamente la questione. L’uomo chiede quindi formalmente per l’ennesima volta l’annullamento dell’accertamento, ma non ottiene nessuna risposta. Alle 18:00 del 17 febbraio, ultimo giorno utile, il commercialista invia la raccomandata con il ricorso, nel quale viene dettagliata tutta la situazione, palesemente a favore del suo assistito. Copia del ricorso viene mandata anche al Comune e alla Andreani. La mattina dopo succede qualcosa, perché nel pomeriggio arriva una telefonata al contribuente. Sembra che la pratica sia stata meglio studiata e che ci si sia resi conti che effettivamente c’è stato un errore da parte loro. L’Ici non era dovuta e, finalmente, l'impiegata della società di accertamento risponde accogliendo l'istanza di annullamento e dando così ragione al contribuente. Alle 17:30 il commercialista riceve la seguente mail dalla dipendente Andreani che ha seguito tutta la pratica
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CRONACA
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s’ha da pagare!
iesto il pagamento di una tassa abolita
ontribuenti siano più di 2500: quante di queste si trasformeranno in ricorsi?
“Buonasera, la presente per confermarle che la dott.ssa Bertozzi (funzionaria dell’ufficio tributi del Comune di Pomezia, ndr) dopo attenta analisi della documentazione da lei prodotta ha ri-
tenuto accoglibile l’istanza e per questo si procederà all’annullamento dell’avviso Ici del suo cliente”. Peccato che se ne siano accorti a termini scaduti, quando ormai il cittadino aveva sborsato quasi mille euro di parcella al commercialista. “Praticamente più di quanto mi era stato richiesto dal Comune, ma ero talmente sicuro di avere ragione che sapevo che questi soldi li avrei ripresi a danno dell’Ente, che non ha mai voluto ascoltarmi quando ho proposto la soluzione bonaria. La loro mail è arrivata troppo tardi: l’annullamento è arrivato il giorno successivo alla presentazione del ricorso che naturalmente andrà avanti - commenta M.C. chiederò al Comune anche i danni materiali, morali e il risarcimento delle spese sostenute”. Infatti l'uomo, prendendo giorni di ferie e permessi vari, perdendo tempo alla ricerca di tutta la documentazione necessaria e mettendosi a completa disposizione della controparte, era riuscito a produrre e presentare le prove per dimostrare la reale dimora dei suoi congiunti con netto anticipo sui tempi della scadenza. La gravità del fatto è che queste non siano mai state prese in considerazione se non, con somma negligenza o con calcolata premeditazione, dopo il termine ultimo per presentare ricorso, cosa
che ha più che raddoppiato i costi sostenuti dall'uomo e che ora rischiano di ricadere sulla collettività. Ma la cosa più tragica in tutto questo è che, durante i quattro mesi di calvario dell’informatico, lo stesso è venuto a sapere dall’Andreani che gli accertamenti in corso sull'Ici prima casa del 2009 sono circa 2.500 e di questi, verosimilmente, almeno la metà potrebbero essere errati. Cosa succederebbe se adesso, venuti a conoscenza di questa assurda storia, tutti facessero ricorso? “Il Comune dovrebbe andare a pagare una cifra spaventosa di rimborsi, e tutto per errori macroscopici e per un’incredibile quanto immotivata testardaggine nel non voler accettare la documentazione che dimostrava palesemente questo errore”. Per assurdo, ma mica tanto, ci si potrebbe trovare nella condizione di dover rimborsare centinaia di migliaia di euro, ai quali andrebbero aggiunte, qualora il Comune decidesse di affidare le pratiche a consulenti esterni, anche le parcelle – solitamente molto onerose – dei legali. Della serie “chi sbaglia paga?”. Ovviamente no, perché anche in questo caso, alla fine, a pagare non sarebbe chi ha sbagliato, ma noi cittadini-contribuenti. Giuseppe Marrone
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CRONACA
Il Corriere della Città Marzo 2015
Pronto Soccorso al collasso: “Mio figlio di 4 anni ferito alla testa, una giornata di attesa per un’ecografia” La rabbia e la frustrazione della madre: “Nonostante la tenerà età, ho dovuto portare il mio piccolo in ben 4 strutture ospedaliere per poi attendere quattro ore per un’ecografia! Ma che sanità abbiamo?”
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n grande crocevia, attraversato da un continuo viavai di ambulanze, con tanto di corsia preferenziale. Per non parlare poi dei tempi di attesa... A sentire le persone che stazionano nelle sale d’attesa degli ospedali, infatti, questa è la fotografia quotidiana delle nostre strutture di Pronto Soccorso. A confermare questa triste realtà sanitaria è una residente del Comune di Ardea, la signora Orietta Mennito, madre di Simone, uno splendido bambino di 4 anni che a causa di una spinta di un compagno di classe presso la Scuola dell’Infanzia di via Pratica di Mare è rimasto ferito alla testa e portato d’urgenza all’ospedale passando le pene dell’inferno. «Mio figlio stava giocando a scuola con un giocattolo ed un compagno di classe piuttosto vivace all’improvviso lo ha spintonato a terra ferendolo alla testa» dichiara la mamma. «Soccorso dalle maestre, decido di portare con urgenza mio figlio al Pronto Soccorso» aggiunge la sig.ra Mennito. Qui inizia il calvario durato un’intera giornata. «In poche ore ci rechiamo al Pronto Soccorso di Pomezia, Albano e Genzano, ma incredibilmente nessuna struttura ospedaliera riesce ad assisterlo» afferma mamma Orietta. Ore ed ore di attesa... Simone ferito al cranio non viene visitato. Sconvolti per tale disservizio sanitario, i genitori si recano così al Pronto Soccorso di Anzio.«Ad Anzio mi hanno fatto attendere quattro ore prima di fare un’ecografia ad un bimbo ferito al cranio. Ma che sanità è ? Non ho parole...» conclude mamma Orietta. Simone è stato ricoverato due giorni. Dimesso, è stato sotto controllo per alcuni giorni. Storie di ordinaria follia, scriverebbe Charles Bukowski, sta di fatto che la tensione dei servizi italiani è palpabile. Le barelle sembrano contate e la zona dove stazionano i pazienti in attesa di
una visita sembra poco più di un’area di sosta autostradale. Di medici se ne vedono pochi, sono tutti indaffarati all’interno dei box, gli ambulatori dove vengono effettuate le visite ai pazienti con le problematiche meno urgenti. Il viavai di infermieri e barellieri, invece, è continuo. Del pronto soccorso dell’ospedale di AnzioNettuno recentemente è tornata ad occuparsi, dopo due anni, la troupe di Striscia la notizia guidata da Moreno Morello. La puntata andata in onda il 18 febbraio ha mostrato che, a 24 mesi di distanza, la situazione è rimasta invariata: troppe volte i pazienti restano per giorni nelle corsie del pronto soccorso ad attendere cure o un posto letto in reparto. «Alcuni – afferma Moreno Morello mostrando le barelle – sono “parcheggiati” lungo i corridoi mentre sfilano i parenti». Di certo non un bello spettacolo ma, come rimarca Morello, si tratta di una condizione «salubre e ariosa in confronto a coloro che vengono “stipati” in 4 o 5 in antri angusti, mentre per alcuni viene calpestata la dignità». Morello mostra infatti una signora anziana praticamente nuda in corridoio mentre pas-
sano estranei. «Da quanti giorni sono qui? – dice la donna – Due giorni». «Io da tre giorni – le fa eco un uomo – questo è il terzo giorno, e ancora non se ne parla». L’inviato di Striscia fa notare come non esista un posto dove poter mangiare serenamente, ma anche che le barelle sono troppo poche, tanto che a volte vengono requisite e bloccate le barelle del 118. Cosa ancora più grave, Morello dice «che a molti infermieri sembrano mancare alcuni dispositivi per lavorare in sicurezza». Ad affermarlo sono gli stessi infermieri, le cui voci vengono opportunamente camuffate ed i volti oscurati, che riferiscono di non essere protetti dal rischio di punture accidentali. Morello si è poi recato dal Direttore Sanitario della struttura, il dott. Michele Di Paolo, il quale ha affermato che la direzione ha ritenuto necessario di attivare una riorganizzazione complessiva cominciando dalle persone che sono chiamate a dirigere l’ospedale, e quindi i reparti ed il pronto soccorso. «L’orientamento finale – ha dichiarato Di Paolo – è quello di decongestionare in fretta, ovvero di tenere il paziente nel pronto soccorso il più breve tempo possibile». Giustamente l’inviato di Striscia ha fatto notare che già due anni fa la situazione era la stessa e chiedendo se in questo tempo si era riusciti almeno ad acquistare una decina di barelle, ma il Direttore Sanitario si è giustificato dicendo di essere in carica da poco tempo e di averle comunque richieste. «Quanti metri quadrati dovrebbe avere un degente? », ha chiesto Morello. «La normativa – ha risposto Di Paolo – prevede per ogni paziente ricoverato minimo 9 metri quadri a sua disposizione». Ma la situazione mostrata dalle telecamere dimostra che in molto meno spazio ci sono gruppi di persone. «Ritengo che per metà, massimo fine marzo, saremo operativi, ovvero rispetto alla situazione attuale ci saranno 10 pazienti in meno di quelli che ci sono adesso al pronto soccorso». La presenza della troupe un primo risultato lo ha portato subito: mentre Morello era entrato nell’ufficio del direttore sanitario, nel corridoio, nonostante l’orario – mezzogiorno – era in corso una vera e propria opera di sanificazione, con pulizie tali che il personale è costretto ad ammettere di non avere mai visto in precedenza. Ovviamente il servizio termina come quasi tutti quelli di questo genere: per il momento da Anzio è tutto, ma torneremo a controllare. E anche noi del Corriere della Città, chiederemo ai cittadini di segnalarci la situazione dei prossimi giorni... Massimiliano Gobbi
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SPECIALE
Il Corriere della Città Marzo 2015
Accusato di pedofilia, viene riconosciuto completamente innocente dopo più di due anni carcere Un imprenditore della zona racconta il suo calvario dopo l’infamante accusa che lo ha portato a perdere lavoro e affetti familiari
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poco meno di due mesi dalla giornata contro la pedofilia, nei giorni scorsi è arrivata dall’India l’ennesima agghiacciante notizia della violenza sessuale su due bambine, di sette e sei anni, sequestrate, stuprate e brutalmente uccise da sconosciuti mentre i familiari, ignari di quanto stava succedendo, partecipavano a festeggiamenti di nozze. Spesso l’orco è un conoscente, se non addirittura un familiare. E, se in paesi come l’India purtroppo la violenza contro i minori viene quasi tollerata e considerata nella “normalità” delle cose, qui in Italia la legge ha apportato importanti modifiche che tutelano i bambini. Ma può capitare che tra i tanti, troppi casi di pedofilia reali, ce ne sia almeno uno che tale non è. E che quello che è stato dipinto come “il mostro” e condannato al carcere, perdendo la stima di familiari ed amici, venga riconosciuto come innocente solo dopo aver trascorso due anni e mezzo dietro le sbarre. È quanto è accaduto ad un uomo di Pomezia, un imprenditore che, per tutelare la riservatezza di tutti i protagonisti, chiameremo con un nome di fantasia. Paolo, nome appunto inventato, ha voluto raccontare la sua storia per mostrare l’altra faccia della medaglia, ovvero cosa si prova quando si è accusati di un crimine infamante come quello di abuso sessuale su un minore, sapendo di essere innocente. Ovviamente anche tutti gli altri nomi sono di fantasia, proprio per difendere la privacy di tutti i protagonisti di questa storia, assolutamente vera. È l’estate del 2009. La piccola Aurora, seppur malvolentieri, va con il nuovo compagno della madre a fare un carico di merce a Roma. Nel furgone, senza aria condizionata, fa caldo. La ragazzina, 10 anni, passa il tempo con un videogioco, ma continuando a lamentarsi. Non sopporta il caldo, e ancor meno il compagno della madre, che ha “rubato” il posto dell’adorato padre. Roberto guida senza far caso alle lamentele, a cui è abituato. A Roma, nel deposito del suo titolare, carica il furgone e, quando scopre che anche lui deve recarsi a Pomezia, gli chiede il favore di portare con se la ragazzina, in modo da farla viaggiare più comoda e con l’aria condizionata, dandogli appuntamento in un bar all’entrata di Pomezia per riprendere la piccola. Prima di partire i tre prendono una bibita in un altro bar di Roma, sempre insieme alla bambina. Poco dopo essere saliti ognuno sui rispettivi mezzi, Roberto chiama Vincenzo, il suo principale, per sapere dove si trova esattamente. “Sto prendendo il raccordo – gli risponde Vincenzo, che nel frattempo sta tentando di mettere la cintura di sicurezza alla piccola Aurora, che sembra non riuscirci da sola”. “Io ti sono dietro”, gli fa eco tranquillo Roberto. Dopo nemmeno mezz’ora si incontrano
alle porte di Pomezia, dove Aurora scende dall’auto per salire sul furgone del compagno della madre. Ed è lì che racconta che in auto Vincenzo le ha sfiorato la spallina del vestito, all’altezza del seno, e poi le gambe, all’altezza del pube. Poi dice anche che le ha fatto i complimenti, dicendole che sta diventando grande, una signorina. Ma Roberto non dà peso alla cosa, perché è abituato, così come racconterà in seguito ai giudici, alle “esagerazioni” nei racconti della ragazzina. La versione di Vincenzo, davanti ai giudici, sarà la seguente: “Ho detto alla bambina: senti, ti puoi mettere la cintura?, e lei ha provato a metterla, ma non ci riusciva. Io, mentre guidavo, ero al telefono con il compagno della madre della ragazzina, che mi stava chiedendo dove ci trovavamo. Dopo avergli risposto, visto che Aurora non era ancora riuscita a mettersi la cintura, io mi sono, mentre guidavo, abbassato per prendere la cinta e mettergliela. È probabile che nel fare questa cosa io possa averla sfiorata… ma io guidavo, stavo guardando la strada mentre le mettevo la cintura”. A casa, la bambina ne parla con la madre, riferendole di aver ricevuto alcuni complimenti sul suo “diventare signorina”. Ma, alcuni giorni dopo, notando che la cosa ha creato dei dissapori tra la mamma ed il suo compagno, torna sull’argomento, stavolta cambiando versione ed aggiungendo particolari inediti: quelle che possono essere catalogate come violenze sessuali verso minori diventano tre episodi distinti, in tre luoghi diversi (in un bar, in una strada sterrata e in auto) e lo sfioramento diventa il palpeggiamento dei glutei. Senza entrare nel
dettaglio di tutto il dibattimento, dell’incidente probatorio, dei colloqui con gli psicologi e di tutto l’iter processuale indispensabile in casi delicati come questo, alla fine del processo di primo grado Vincenzo viene riconosciuto colpevole di pedofilia, nonostante non sia stato effettuato nessun controllo nel suo computer per verificare se davvero l’uomo potesse avere tendenze di questo genere. Continuando a proclamare la sua innocenza, trascorre due anni e mezzo in carcere, durante i quali perde gli amici e la moglie. Tutti lo credono un mostro: i parenti prendono le distanze, il lavoro di imprenditore ovviamente cessa, portando al fallimento la sua impresa. I suoi legali, forti delle perizie degli psicologi, ricorrono in appello, facendo notare le grosse incongruenze nei racconti della bambina e dei suoi familiari: padre, madre e compagno di lei. Tra questi ultimi due le cose, da quando è iniziata questa storia, non vanno più bene, al punto di lasciarsi. La donna torna dal marito, rendendo così Aurora finalmente felice, perché ha ottenuto quello che sognava da tempo, ovvero tornare a vivere con il padre. E ogni volta il racconto davanti a medici, inquirenti e giudici cambia a seconda della situazione familiare del momento. Nuove perizie accertano alla fine la verità e Vincenzo viene assolto con formula piena in appello “perché il fatto non sussiste”. “Ma intanto la mia vita è rovinata”, racconta. “Oltre alla terribile esperienza del carcere, ho perso tutto: lavoro, famiglia, affetti, fiducia nel prossimo. Sono un uomo distrutto. Ma non ce l’ho con la bambina”. Aurora, infatti, è a sua volta una vittima. Vittima di un contesto familiare degradato, dove i rapporti tra padre, madre e nuovo compagno sono caratterizzati da botte e denunce. L’unica soluzione è quella di tornare a quando erano una famiglia normale, prima che arrivasse “l’intruso”. Non si sa cosa sia scattato nella sua mente, se si sia trattato di un modo di attirare l’attenzione che poi - viste le tensioni che si erano create tra la mamma e Roberto, accusato di aver fatto salire la bambina da sola in auto con Vincenzo – si è trasformato nel “qualcosa” che poteva finalmente togliere di torno l’odiato Roberto, consentendo ai genitori di tornare insieme. In fondo si tratta solo di una bambina, suggestionabile e sicuramente non serena. Ma che purtroppo, per migliorare la sua situazione, ha rovinato la vita di un uomo che voleva solo metterle una cintura di sicurezza. Forse una maggiore attenzione da parte dei giudici e di chi ha seguito tutto l’iter che ha portato alla condanna avrebbe potuto evitare tutto questo. “Ma ormai è andata così”, conclude Vincenzo. “Adesso vorrei solo dimenticare e provare a ricominciare a vivere. Non so come, non so dove. Ma devo farlo, per non impazzire”. Alessia Ambra Achille
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SPECIALE
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Ma i “mostri” in giro sono tanti, quasi sempre insospettabili… Due storie in cui i veri pedofili sono stati condannati e le vittime liberate da un incubo terribile
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a per un caso in cui la pedofilia era solo frutto di una fantasia accentuata da un contesto familiare degradato, dall’odio e dalla voglia di attirare l’attenzione e colpire indirettamente altre persone, tanti, troppi sono i casi in cui la violenza sui bambini è reale. E non sempre questa emerge: per paura, per un distorto senso di colpa, per mille motivi che scattano nella mente fragile del bambino che si vergogna a parlare di certe cose, timoroso anche di non essere creduto. Spesso gli abusi vengono scoperti per caso, per un diverso atteggiamento del minore, per comportamenti insoliti o attraverso disegni o temi scolastici. Ed è così che è venuta a galla la storia di Valentina, altro nome di fantasia per tutelare la privacy della bambina. Lei, minuta, delicata, appena 9 anni, vive con i genitori in una casa popolare. Un giorno denuncia in un tema scolastico le pesanti attenzioni delle quali è oggetto da parte di due persone anziane, lanciando una richiesta d’aiuto, mascherata da un racconto, alla maestra di scuola. Non ne può più, ma non sa come uscire da questa storia e scrivere di quello che le accade come se si trattasse di un’altra persona le sembra una buona idea. Parlarne a casa sarebbe inutile, i genitori non hanno mai tempo per lei. E le dicono che inventa le cose. Ma Valentina prova solo ad immaginare una vita migliore, che la faccia uscire da quell’abisso in cui è precipitata senza volerlo. Scrive il tema, sperando che la maestra le faccia qualche domanda. E così è. La maestra, leggendo il tema, intuisce che dietro il racconto ci sono particolari troppo precisi per essere inventati. Avvisa i servizi sociali e scatta un’indagine da parte delle forze dell’ordine. In questo modo si viene a scoprire che, dietro la storia di Valentina, se ne intreccia almeno un’altra, quella di una 14enne, e di un altro uomo adulto. Appena raccolte sufficienti prove, vengono arrestati due amici di famiglia, anche loro con una vita di degrado e di miseria alle spalle: si tratta di due uomini di 69 e 58 anni, a cui i genitori affidavano la bambina quando dovevano andare a lavorare. Appena la piccola restava da sola con loro, iniziavano le “attenzioni particolari”, ben presto trasformate in veri e propri abusi e violenze. La bambina viene tolta ai genitori e affidata a un' altra famiglia, mentre gli inquirenti cominciano ad allargare il ventaglio delle indagini. Si valutano anche eventuali responsabilità dei genitori, si cercano errori o colpevoli omissioni nell' assistenza alla bambina. Le indagini sulla bambina e il suo tema portano poi a un altro risultato. I carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria, su mandato di cattura del giudice incaricato, arrestano un altro uomo, un 47enne disoccupato, che vive con la moglie e un figlio di 7 anni in una zona periferica, ad alto disagio sociale. Anche per lui l' accusa è grave ed infamante: atti di libidine violenta su una bambina
di 9 anni e su una ragazzina di 14. Si scopre poi che la bambina in questione è la stessa del tema. Scavando nella vita, e nei computer, delle persone coinvolte, si scopre che il 47enne ben conosce i due uomini precedentemente arrestati per le violenze sulla bambina più piccola. Pare che almeno uno dei due abbia, secondo l’accusa, abusato di una ragazzina di 14 anni, forse la stessa. Per la 14enne le violenze andavano avanti da tempo, ma – terrorizzata – non aveva mai avuto il coraggio di parlarne con nessuno, tantomeno con i suoi genitori, poco attenti ai silenzi e agli strani comportamenti della ragazzina. Una famiglia, la sua, apparentemente normale, ma dove evidentemente mancava la comunicazione e la complicità che dovrebbero esserci tra genitori e figli. Attualmente tutti e tre gli uomini sono in carcere, mentre le due vittime stanno seguendo un percorso di recupero per minori abusati. Ancora peggiore, se possibile, la storia di Cristina, ancora un nome di fantasia: qui l’orco non è un estraneo, come nelle storie – purtroppo tutte vere – riferite in precedenza, ma il padre. Cristina aveva solo 11 anni quando il papà s’infilò nel suo letto per la prima volta. Per due anni ha sopportato in silenzio molestie e abusi, diventando però sempre più taciturna. Solo molto tempo dopo era riuscita a raccontare a due amichette l’incubo in cui era finita, parlando di una casa diventata sua nemica e complice dell’uomo che le aveva dato la vita e che ora gliela stava distruggendo. “Parlane con tua madre, raccontale tutte” le avevano detto, e anche scritto in una lettera, le amiche. “Non posso, mi vergogno. E poi ho paura che se parlo i miei si separano, o che la mamma si arrabbi”, aveva risposto la bambina. E anche quando la madre aveva intercettato casualmente e letto la lettera, lei aveva continuato
a negare: “Non sono io quella della lettera, è una bambina che si chiama come me. È sicuramente una brutta cosa, ma per fortuna non è capitata a me”. La parola fine a questa storia di violenze sessuali in famiglia l’hanno posta gli agenti della sezione reati contro i minori della squadra mobile, che qualche tempo dopo hanno arrestato il presunto pedofilo, un operaio incensurato di appena 34 anni. Che poi tanto presunto non è, visto che davanti al Pm ha confessato, dicendo: “Non so cosa mi sia successo, voglio bene a mia figlia”. L’uomo ora è in carcere, mentre la ragazzina è stata allontanata dai parenti e affidata ad una casa-famiglia. Questa volta l’intervento degli investigatori è avvenuto quasi per caso: grazie ad una confidenza giunta alla squadra mobile si è dato il via ad un’indagine-lampo, chiusa in meno di un mese. Qualcuno, che evidentemente si era accorto di cosa stava accadendo, o quantomeno aveva dato credito alle insistenti voci che circolavano nell’ambito della scuola, aveva infatti deciso di avvisare la polizia. Gli agenti esperti in questi delicatissimi episodi hanno rintracciato e interrogato - alla presenza di un’assistente sociale e con tutte le cautele del caso - la studentessa che si è confidata con gli investigatori, parlando degli abusi iniziati due anni prima. Tutto era iniziato una sera, quando il padre si era infilato nel letto della figlia ed aveva cominciato dapprima a toccarla, poi, vista la mancata reazione della bambina, ad andare avanti sempre più pesantemente con le violenze. La vittima ha raccontato che gli abusi erano proseguiti per due anni, soprattutto la domenica, quando la famiglia si recava a pranzo a casa dei nonni. Mentre la madre rimaneva dai parenti per riordinare e lavare i piatti, lei e il padre tornavano a casa dove il genitore abusava della piccola. Alla luce di questo racconto i poliziotti di iniziativa hanno allontanato la ragazzina dall’ambiente familiare per evitare che le molestie proseguissero, informando il Tribunale per i minori, che ha affidato la vittima ad una casa famiglia. Il padre, secondo l’accusa, ha subito capito il perché dell’allontanamento della figlia; pare abbia anche minacciato il suicidio, mentre gli agenti della squadra mobile acquisivano riscontri alla versione di Cristina: si era confidata con due amiche, anche loro identificate, che le avevano consigliato di raccontare tutto alla madre ma lei aveva rifiutato perché si vergognava e temeva che i genitori si sarebbero separati. Le due amiche le avevano anche scritto una lettera per convincerla a denunciare il padre, lettera appunto letta dalla madre, ma per la quale la figlia aveva parlato di una sua omonima. Al termine dei riscontri l’uomo è stato arrestato, mentre la ragazzina è ancora in affidamento ad una casa-famiglia. Giuseppe Marrone
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SPECIALE
Il Corriere della Città Marzo 2015
Violenza sugli uomini, ecco i risultati di una ricerca universitaria. Numeri allarmanti Non solo violenza sulle donne o sui bambini: anche i maschi ne sono vittime
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ltre sei milioni uomini vittime di violenza, oltre 3,8 milioni di violenza sessuale e 2,5 milioni di atti persecutori. Circa 500 mila solo a Roma. Questi sono i numeri emersi da una ricerca presentata nel 2012 a Roma sulla violenza della quale sono vittime soggetti maschili. Dati sorprendenti che rappresentano un quadro sociale per certi versi sconvolgente elaborato attraverso i migliori criteri ISTAT. Nonostante la ricerca sia stata pubblicata da diverso tempo, nel 2015 ancora non si placano le proteste di chi non accetta che anche le donne italiane sanno essere violente come gli uomini. Lo studio pubblicato in Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza – Vol. VI – N. 3 – Settembre-Dicembre 2012, è stato sviluppato da un equipe di studiosi capitanati dal professor Pasquale Giuseppe Marcrì dell'Università di Arezzo, e composta dal dottor Fabio Nestola, curatore centri Studi Fenbi ed Ecpat; dalla dottoressa Yasmin Abo Loha, coordinatore Ecpat Italia, dalla dottoressa Sara Pezzuolo, psicologa giuridica. Il gruppo di studiosi ha individuato un campione di 1056 uomini, di età compresa tra i 18 e i 70 anni, e ha posto loro domande a proposito del rapporto con le donne. È emerso che molti uomini sono vittime di atti persecutori e violenza proprio da parte delle compagne. L’indagine, regolarmente depositata presso il CNR (dal quale ha ricevuto verifica di conformità tecnica e bibliografica), ha portato a risultati sorprendenti: il 77% degli intervistati ha dichiarato di aver subito almeno una volta violenza psicologica da parte di una donna e il 63%, rispondendo alle domande degli studiosi, ha ammesso di aver subito violenza fisica proprio da parte di un’esponente del gentil sesso. «QUESTO STUDIO DIMOSTRA CHE LA VIOLENZA NON E’ DI GENERE». «La vio-
lenza è compiuta sia da uomini sia da donne, per questo gli sportelli anti-violenza dovrebbero essere dedicati a entrambi. Anche il dato romano, che registra circa 500 mila vittime di violenza, necessita una seria riflessione» afferma il dottor Fabio Nestola. «I DATI SONO PERFETTAMENTE SOVRAPPONIBILI A QUELLI DELLA VIOLENZA SULLE DONNE». «Eppure l’Italia è l’unico Paese in cui non si indaga e non si parla di violenza sugli uomini sia maggiorenni che minorenni. Troppo a lungo la violenza è stata considerata come un fenomeno di genere e non indagato nella totalità» aggiunge la coordinatrice Ecpat Italia, Yasmin Abo Loha. «QUESTO STUDIO VA A COLMARE UN VUOTO INFORMATIVO, ISTITUZIONALE». «Esistono dati infiniti per quanto riguarda la violenza nei confronti delle donne, ed e' doveroso, ma non esiste nulla nel nostro paese per la violenza a ruoli invertiti. E' uno studio che va ad analizzare il concetto di violenza come c o n c e t t o astratto e per farlo abbiamo usato lo stesso schema utiliz-
zato dall'Istat alcuni anni fa per svolgere un'indagine conoscitiva rivolta all'utenza femminile, quindi domande su: violenza psicologica, fisica, sessuale e su atti persecutori» aggiunge il curatore centri Studi Fenbi ed Ecpat. «PURTROPPO NON SI VUOLE PARLARE DI QUESTI TEMI». «Quando si parla di violenza si tende a pensare solo a quella sulle donne, in qualche caso sui bambini” dice la dottoressa Yasmin Abo Loha, coordinatrice Ecpat Italia ed esperta di abusi e pedofilia, “il nostro intento era quello di colmare un vuoto scientifico”. «L'UOMO FATICA A RICONOSCERSI VITTIMA». «Abbiamo riscontrato che l'uomo incontra estrema difficoltà nel riconoscersi come vittima», spiega Fabio Nestola, componente del gruppo di ricerca, «pertanto per le vittime maschili esiste un sommerso enormemente superiore al pur considerevole sommerso delle vittime femminili». «MANCANO STRUTTURE». Contrariamente a quanto previsto per le vittime femminili, per l'uomo non esiste alcuna sollecitazione istituzionale a denunciare la violenza subita, nessun centro di accoglienza, nessun numero verde, nessuno sportello di ascolto pubblico o privato», prosegue Nestola, «persino in commissariato, quando prova a sporgere denuncia, l'uomo che ammette di essere vittima della propria compagna ha difficoltà ad essere creduto e si scontra con un atteggiamento di sufficienza, sottovalutazione del fenomeno, spesso anche derisione». Massimiliano Gobbi
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SPECIALE
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Quando le accuse celano vendette tra “Vip”: il caso Tana Il 18 febbraio è uscito il libro 'Giuro di dire la verità, nient'altro che la verità': non è un racconto, ma una storia vera, che stravolge verità che tali non erano e che avevano portato conseguenze devastanti
R
oma 1992, una separazione VIP presenta risvolti torbidi.
C’è una bambina che accusa il padre di violenze sessuali, iniziate quando aveva 5 anni e proseguite fino agli 8. Accuse agghiaccianti ma infondate - diranno gli inquirenti - per fortuna della bambina prima ancora che del genitore vittima di false accuse. Nel 1995 arriva l’assoluzione, ma la bambina apparentemente non si rassegna e continua ad dipingere il padre come un mostro, lo chiama “il Tana”. Ancora minorenne, detta le sue memorie ad un ghost writer confermando tutte le accuse di violenze sessuali. La bimba è Carolina, classe 1983, il padre è Alberto Tana, presidente degli agenti di cambio e personaggio influente della Roma-bene, la madre è Aurora Pereira Vaz, bellissima portoghese che - secondo la stampa dell’epoca - millanta origini nobili e parentele diplomatiche. Bugie che la sua bellezza fanno passare per innocenti e alle quali nessuno fa caso. Tana quindi esce indenne dalle accuse di molestie sessuali sulla figlia, perlomeno sotto il profilo penale; ovviamente la sfera emotiva è distrutta, ma questo è un altro discorso. Poi nel 1995 la scia fosca si allunga: nell’automobile di Tana vengono ritrovate sostanze stupefacenti e riviste pedopornografiche. Lui dimostra di essere vittima di un complotto e si indaga sugli autori della macchinazione. Quindi nel 1996 un altro evento drammatico: all’uscita dal circolo che frequenta è vittima di un attentato a colpi di pistola, gambizzato in stile BR anni ‘70. Che coincidenze. Alberto Tana è particolarmente sfigato, capitano tutte a lui, oppure c’è
qualcosa dietro le disgrazie che lo perseguitano? Insomma è semplicemente vittima della malasorte, o c’è qualcuno che ‘sta malasorte la costruisce? La cronaca giudiziaria dice che in cabina di regia c’è la moglie Aurora Pereira Vaz, una persona avida di denaro che odia l'ex marito e per rovinarlo ha violato tutto il violabile sotto il profilo civile e penale, condannata più volte anche per maltrattamenti, estorsione ed altro. Infatti nel 2003 è proprio la figlia Carolina, ormai ventenne, a denunciare la madre per maltrattamenti sulla sorellina di 5 anni. Oggi Carolina, attraverso la pubblicazione del suo libro, rompe l’ultimo argine: parla delle false accuse di violenza sessuale che ha sbattuto in faccia al padre, costretta dalla madre. Lo fa da donna adulta, ormai liberata dalle sco-
rie della manipolazione che Aurora Pereira Vaz ha messo in atto per anni. Ora confessa che era tutto costruito a tavolino, pianificato al solo scopo di mettere in ginocchio il ricco ex marito. Alcuni estratti dall’intervista pubblicata su ilfattoquotidiano.it “Ho subito una violenza psicologica pazzesca” “La malvagità di mia madre era pane quotidiano” “Prima dell’udienza contro mio padre in tribunale mi fecero il lavaggio del cervello e dichiarai pubblicamente il falso, ero come un burattino nelle sue mani e del suo avvocato”. “Noi – spiega Fabio Nestola dell’associazione Adiantum - sulle false accuse abbiamo assunto da tempo una ferma posizione di denuncia, nonostante qualcuno si affanni a sminuire la gravità del fenomeno. Oggi è la strategia emergente per escludere un genitore dalla vita dei figli: in teoria ci sarebbe l’affido condiviso, quindi il “nemico” si elimina utilizzando il penale. Però non c’è nulla di nuovo sotto al sole: la cronaca nera dice che certe dinamiche erano in voga anche nel secolo scorso”. Carolina Tana sottolinea come nessuno venne sfiorato dal dubbio che le dichiarazioni della bambina potessero essere pilotate, tutte le grandi firme del giornalismo di allora caddero nel trappolone, tuffandosi sulla notizia del padre-mostro. È facile invitare la “vittima” in trasmissione per fare audience rimestando nel torbido, meno facile ammettere la cantonata ed ospitarla di nuovo per la smentita. Massimiliano Gobbi
Segnali stradali... anomali Segnali stradali di nuova generazione a Torvaianica. Negli ultimi giorni sono stati notati da automobilisti e pedoni cartelli e “oggetti strani” che invitano a stare attenti alla strada dal manto completamente dissestato o alla buca di turno.
Ne pubblichiamo alcuni, avendo notato che, trattandosi di “cartelli” posti a terra, direttamente nelle carreggiate, sono causa di problemi al traffico, quando non diventano addirittura pericolosi essi stessi soprattutto al buio: il ri-
schio è infatti quello di colpirli, magari per evitare di prendere i veicoli in sosta o quelli provenienti dal lato opposto.
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CRONACA
Il Corriere della Città Marzo 2015
Insieme per caso: dal nostro territorio all'expo di Milano Si è formata qui una delle squadre che tenteranno di entrare nel Guinness dei Primati “Insieme per caso”, ma decise ad andare aventi per passione. È il destino a far incrociare la strada di cinque donne, tra cui una di Torvaianica ed un’altra di Ardea: un destino molto dolce, visto quello che verrà fuori da questo incontro. Facciamo un piccolo passo indietro: in occasione dell’Expo di Milano, l’Associazione Nazionale Cake Designer ha organizzato una sfida mondiale: realizzare e decorare un enorme Pan di Spagna farcito che rappresenti l’Italia, con le sue caratteristiche morfologiche, i suoi piatti tipici, i prodotti agroalimentari e i suoi monumenti, e che possa entrare nel Guinness dei Primati, superando l’attuale record della Torta Decorata più Grande del Mondo, attualmente detenuto dagli inglesi, che è di 12,17 per 9,80 metri, con 41 centimetri di altezza. Lo scopo è quello di valorizzare il lavoro di decoratore dolciario, che esiste da molti anni ma che troppo spesso viene ‘coperto’ da quello ben più noto di pasticcere. Per farlo, è stato organizzato un concorso per la selezione delle squadre che parteciperanno ala sfida. Una prima realizzazione, in scala ridotta, sarà effettuata a fine marzo a Milano, nei padiglioni del Cake Design Italian Festival, dove 35 squadre provenienti da tutta Italia si sfideranno per realizzare ciascuna la propria regione o quella che le è stata assegnata. composta da cinque ragazze che quasi per caso e sicuramente per divertimento hanno raccolto questa sfida con grande entusiasmo. La squadra si chiama “Insieme per caso” perché prima di questa esperienza non si conoscevano e ora sono, invece, un gruppo affiatato e compatto. Si tratta di Marina Bertini, Katia Baroncelli, Elisabetta Campeti, Debora Vicidomini e Lucia Calinescu. A loro, che hanno passato la selezione, è stato assegnato il compito di rappresentare la regione Friuli Venezia Giulia: se vinceranno, andranno poi a realizzare la torta dei record e che sarà presentata a ottobre durante la fase conclusiva dell’Expo. Per fare il dolce l’unico requisito richiesto, oltre al rispetto delle misure fornite dal regolamento, è che deve essere completamente edibile, quindi tutto ciò che verrà utilizzato per la realizzazione dovrà essere commestibile. Non sono quindi consentiti l'utilizzo di polistirolo, stuzzicadenti o altro che possano reggere le varie strutture (montagne, monumenti, ecc...). Ma chi sono queste ragazze che da perfette sconosciute si sono scoperte unite più che mai? Ce lo spiega Marina Bertini. “Mi faccio portavoce della squadra per raccontare la nostra “storia” dopo aver raccolto le emozioni di tutte noi. L’avventura è iniziata un paio di mesi fa circa, quando sul gruppo facebook dell’ANCDI (Associazione Nazionale Cake Designer Italia) si cominciava a parlare di questa gara per scegliere il progetto migliore, uno per ogni regione, che avrebbe fatto parte dell’intero progetto per la torta decorata più grande del mondo. Noi tre, io, Katia e Lucia, avevamo dato la nostra disponibilità ma il re-
golamento prevedeva squadre composte da un minimo di 3 a un massimo di 5 persone, e noi eravamo “singole”. La presidente dell’ANCDI, Surelis Vazquez, ci ha messo in contatto e così è nata la nostra squadra. Ci è stata assegnata la rappresentazione della regione Friuli Venezia Giulia in quanto per quella regione c’era solamente una squadra, mentre per il Lazio ce n’erano almeno 3. Io ho realizzato una prima bozza del progetto e l’ho condivisa con Katia e Lucia, che hanno approvato. E’ stato poi il momento di “eleggere” il caposquadra e all’unanimità si è decretato dovesse essere Katia, un po’ perché quella con più esperienza in questo campo e soprattutto per il grande entusiasmo con cui si è buttata in questa avventura. Abbiamo quindi compilato il modulo di iscrizione e a questo punto dovevamo scegliere il nome della squadra. Dopo un paio di proposte, ho detto “scusate, ma ci siamo ritrovate nella stessa squadra per caso, chiamiamoci “Insieme per caso”, è un nome simpatico e sicuramente originale”. E così è stato. Poco dopo, sempre la presidente Surelis, ci ha indicato Elisabetta come ulteriore componente della squadra, mentre Katia ha indicato Debora, che conosceva già da una precedente esperienza, come quinta componente del gruppo. Abbiamo unito le forze, abbiamo sistemato il disegno iniziale, e ognuna di noi ha contribuito con un pensiero o una nuova idea. La cosa bella di questa squadra è che sembra davvero che ci siamo amiche da sempre, mentre in realtà ci conosciamo da poco più di un mese. Siamo tutte persone umili, che hanno preso questa avventura sì come un modo per farsi conoscere, ma soprattutto per divertirsi e condividere con le altre la stessa passione per il cake design. Non c’è chi è più bravo e chi lo è meno, ci sono 5 ragazze che hanno voglia di condividere le proprie conoscenze ed esperienze. Come dice Elisabetta, “Il tempo vuol dire molto ma ho potuto vedere in voi (noi, le altre componenti della squadra) la passione per questo posso dire che anche chi di voi ha cominciato da molto poco tempo è brava e avrà modo di migliorare”. Questa esperienza ha creato davvero 5 amiche che stanno mettendo il cuore in questa avventura. Oltre la gara, siamo certe che questa amicizia continuerà per-
ché siamo davvero affiatate e insieme ci divertiamo parecchio”. Ma pensate che possano esserci collaborazioni future in campo professionale? “Perché no? Magari! L’unico intoppo potrebbe forse essere la logistica, nel senso che non siamo tutte propriamente “vicine di casa”, ma se si trattasse di un grosso progetto sono certa che ciascuna di noi sarebbe pronta alla massima collaborazione”. Ed eccole, le componenti della squadra: DEBORA: Ho 42 anni, vivo a Torvaianica dove faccio la mamma a tempo pieno e collaboro con una pasticceria della zona. Ho iniziato 2 anni fa a dedicarmi al cake design, così per passatempo. Considerato che non ho mai fatto corsi, ma solo tanta pratica, la soddisfazione maggiore è quando faccio torte per eventi importanti come le comunioni, i battesimi e i matrimoni. ELISABETTA: Tra qualche giorno compirò 50 anni, vivo tra Aprilia e Ardea e faccio un lavoro amministrativo. Da ormai 5 anni mi sono appassionata al cake design. Ho iniziato per caso, mi piace la decorazione in generale e cercando una rivista dal giornalaio per pitturare, io, casa, ne ho acquistata una per decorare il dolce di un compleanno per mia figlia e passione fu..Ho seguito dei corsi e ho venduto torte per nozze, comunioni, battesimi, eventi etc.... Attualmente organizzo anche corsi e dimostrazioni di decorazione. KATIA: Ho 39 anni, nata in provincia di Milano, da 15 anni vivo a Roma, zona Prenestina, e sono fiera di essere la caposquadra di questo meraviglioso gruppo. Lavoro nelle scuole e come secondo lavoro mi occupo di catering. La mia grande passione è la pasticceria e circa 5 anni fa, dopo aver visto delle trasmissioni televisive, ho cominciato a decorare torte, prima per i compleanni di mia figlia, di parenti e di amici, poi per eventi come battesimi e matrimoni e ora è diventato il mio secondo lavoro. MARINA: Ho quasi 38 anni, di origini milanesi ma vivo a Roma, zona Tiburtina, da 18 anni. Sono un programmatore informatico con la passione per la pasticceria. Ho scoperto il cake design dopo che le mie amiche mi hanno regalato un corso base per il compleanno un paio di anni fa. È stato amore a prima vista. La maggior parte delle cose che so fare le ho imparate da autodidatta, pratica ed internet aiutano parecchio. Finora ho fatto torte per amici e parenti riscuotendo un buon successo. LUCIA: Sono la “piccoletta” del gruppo, ho 28 anni, sono nata in Romania e vivo a Bomarzo (VT). Lavoro con una cooperativa di assistenza domiciliare e da un paio di anni mi sono appassionata al cake design dopo aver visto un programma televisivo. Non ho fatto nessun corso, quello che so fare l’ho imparato da autodidatta. Le torte che ho fatto finora le ho fatte per amici e parenti e hanno riscosso un buon successo. Matteo Acitelli
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CRONACA 21 “Essenza”, pubblicata la prima silloge della pometina d’adozione Mary Potenza Marzo 2015
È
autrice di 70 poesie, contenute nella sua prima silloge, intitolata “Essenza”. Mary Potenza è un’insegnante originaria della Puglia ma pometina a tutti gli effetti, poiché vive a Pomezia da ormai 25 anni. Da sempre affascinata dalle materie umanistiche e appassionata di scienze metafisiche, è mossa da una forte curiosità culturale che va dalla filosofia alla psicologia, ponendo l’essere umano al centro dei suoi scritti nei quali si alternano emozioni, sensazioni, slanci e sentimenti. Il tutto vissuto in visione essenzialmente introspettiva, nella ricerca del significato dell’essenza. Ma qual è il filo conduttore di questa sua prima raccolta di liriche? “Ciò che mi ha ispirata è la continua ricerca di quella essenza rintracciabile in ogni ambito di vita, a partire dalle bellezze naturali, passando per l’arte e l’ architettura. Anche in quelle discipline solitamente dette inerti è possibile andare a rintracciare un’essenza di spiritualità”. Parlando del processo creativo dell’opera, come ha preso vita? E come è arrivata alla pubblicazione finale? “Io scrivo dall’età di 16 anni e queste poesie sono praticamente autobiografiche. Posso dire di essere direttamente io a parlare attraverso questa silloge, durante i diversi periodi della mia vita.
Ovviamente con il passare del tempo ci sono molti cambiamenti che si susseguono e le molteplici esperienze che la vita ci porta ad affrontare non fanno altro che fortificarci ed arricchire il nostro bagaglio interiore”. Alla base ci sono tre tematiche fondamentali: l’amore, la spiritualità e le bellezze naturalistiche. In che chiave vengono affrontate nei suoi versi? “L’amore viene inteso in senso ampio, in tutte le sue differenti sfaccettature. Possiamo parlare di amore per un compagno, così come dell’amore per i figli. Nel mio caso questo secondo aspetto è molto forte poiché l’opera è dedicata alle mie figlie Luana e Floriana, fulcro della mia vita. Nella mia opera, però, c’è anche l’amore per gli altri e per le persone alle quali ci apriamo, per la natura e per tutti quegli aspetti della vita che ci coinvolgono e ci appassionano. Ancor
più centrale il tema della spiritualità, la ricerca di quell’essenza che può essere rintracciata in ogni ambito di vita. Infine le bellezze naturalistiche e paesaggistiche del nostro territorio. Un esempio il litorale che da Ostia ad Anzio ci regala spettacoli meravigliosi con le sue dune ed i suoi scorci sul mare”. Parlando del titolo della silloge possiamo dire che è emblematico dell’intera opera ma anche che è stato scelto per una motivazione particolare. “Essenza, oltre ad essere l’elemento intrinseco di tutte le cose e della continua ricerca umana, è anche il titolo della lirica con la quale, nel 2012, ho vinto il concorso letterario “Airone d’oro”. Questo il motivo che mi ha portata a sceglierlo per la mia prima opera”. Progetti futuri: cosa c’è all’orizzonte per Mary Potenza? “A breve la pubblicazione dei miei mille haiku e del romanzo, ormai quasi completo, dal titolo “Il canto del cuore”. Tra i miei progetti più imminenti la presentazione al pubblico di “Essenza”, sabato 21 marzo alle 18.00 all’Hotel Principe a Pomezia. Ovviamente invito tutti gli appassionati del genere a partecipare a questo evento che vedrà intervenire anche una giornalista, un critico ed uno storico dell’arte in relazione ai temi da me trattati in Essenza”. Giulia Presciutti
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INFORMAZIONE
Il Corriere della Città Marzo 2015
Notizie Tascabili
di Luca Mugnaioli
“CORRIERE DELLA CITTA', INFORMARE PER INFORMARSI” Stato Palestina, la Camera dice sì. Ma anche no - Passati due testi: uno del Pd favorevole alla sovranità ai palestinesi, e uno di Ncd che parla solo di impegno per un'intesa politica fra le parti. Ambasciata Israele: “Non li sostenete, ottima scelta”. Speranza: “2 popoli 2 Stati”. M5s: "Vergognoso bluff del governo" - Riconoscimento della Palestina sì, ma anche no. Il governo si dichiara favorevole, ma la maggioranza è divisa alla Camera. Nel giorno in cui l’aula di Montecitorio è chiamata a votare, Partito Democratico e Nuovo Centrodestra hanno presentato due documenti diversi: la mozione Area Passati due testi: uno del Pd favorevole alla sovranità ai palestinesi, e uno di Ncd che parla solo di impegno per un'intesa politica fra le parti. Ambasciata Israele: “Non li sostenete, ottima scelta”. Speranza: “2 popoli 2 Stati”. M5s: "Vergognoso bluff del governo" - Riconoscimento della Palestina sì, ma anche no. Il governo si dichiara favorevole, ma la maggioranza è divisa alla Camera. Nel giorno in cui l’aula di Montecitorio è chiamata a votare, Partito Democratico e Nuovo Centrodestra hanno presentato due documenti diversi: la mozione Area popolare e Ncd non prevedeva espressamente il riconoscimento, a differenza di quella del Pd che era invece esplicita. Ed entrambe sono state approvate a Montecitorio: 237 sì e 84 no per la prima, 300 favorevoli e 45 contrari per la seconda. (ilfattoquotidiano.it) L'Italia rivede la crescita: l'Istat prevede un +0,1% del Pil. E' dal secondo trimestre 2011 che il Pil non cresce. Gli economisti vedono l'uscita dal tunnel nei primi tre mesi del 2015. Migliorano le opinioni di consumatori imprese, la produzione industriale dà segni di risveglio come il fatturato dei servizi. Discorso a parte sul mercato del lavoro, che resta in una fase di stagnazione - MILANO - Il Pil italiano dovrebbe tornare a salire nel primo trimestre del 2015. La stima arriva dall'Istat, al culmine di una settimana che ha visto l'Istituto rilasciare una serie di dati improntati all'ottimismo: dalla fiducia di consumatori e imprese, passando per la ripresa della dinamica dei prezzi, la crescita sembra effettivamente rafforzarsi. Se la previsione si confermasse, si tratterebbe di un ritorno al segno 'più' del Prodotto interno lordo dopo oltre tre anni di caduta: nel secondo trimestre del 2011 l'Italia registrò un +0,2% trimestrale, poi soltanto cali e tutt'al più qualche trimestre di stagnazione. (repubblica.it) Isis, ecco il volto del boia Jihadi John - L'emittente britannica Sky News ha pubblicato in esclusiva la prima foto che ritrae il boia dell'Isis 'Jihadi John', identificato come Mohamed Emwazi, ai tempi in cui frequentava l'università
popolare e Ncd non prevedeva espressamente il riconoscimento, a differenza di quella del Pd che era invece esplicita. Ed entrambe sono state
approvate a Montecitorio: 237 sì e 84 no per la prima, 300 favorevoli e 45 contrari per la seconda. (ilfattoquotidiano.it)
londinese di Westminster. Nell'immagine indossa un cappellino da baseball, ha i baffi e il pizzetto. La foto è stata recuperata dagli archivi dell'università in cui il terrorista si è laureato in informatica. 'Jihadi John' ha frequentato l'istituto, si legge nella sua scheda, dal 2006 al 2009. (ilmessaggero – foto tratta dal sito www.ilmessaggero.it) Salvini chiude a Silvio e chiama i delusi di FI. Per ora nessun accordo con Berlusconi e difende Tosi: "E' un ottimo sindaco" - La tappa in Toscana serve anche ad attrarre dirigenti ed elettori di FI, disorientati per lo scontro interno nel partito azzurro. Matteo Salvini per ora chiude ad un'intesa con Forza Italia. "Ad oggi dice - con Berlusconi non c'è un accordo sul piano politico nazionale perché a Bruxelles sediamo su banchi diversi, lui difende l'euro che noi riteniamo una moneta sbagliata, lui è insieme alla Merkel, noi alla Le Pen. Abbiamo una visione di Italia e di Europa completamente diversa". Ma il leader del Carroccio è convinto che FI si spacchi sul territorio, che sia in Veneto che nelle altre regioni ci saranno molti amministratori e altri esponenti azzurri che lo seguiranno. Da qui la convinzione a non scendere a patti con il Cavaliere. (iltempo.it)
Curiosità & Life Style
Altre in breve:
CINEMA: Oscar 2015: tutti i vincitori - Birdman e Grand Budapest Hotel trionfano agli 87esimi Academy Awards. Ecco tutti i vincitori degli Oscar 2015 (Vogue.it - Link diretto: http://tinyurl.com/njm5v99) CINEMA&MODA: Milla Jovovich torna al cinema: tra il capitolo finale di Resident Evil e un nuovo progetto firmato George R.R. Martin – (Vogue.it)
Obsolescenza digitale, la veloce morte dei bit: cosa resterà di noi? - L'ultimo allarme è stato lanciato da Vint Cerf, vicepresidente di Google: soware e supporti digitali non hanno vita eterna e così i nostri documenti. Tra qualche secolo sarà impossibile recuperarli e, per risolvere il problema, non ci resta che "travasare" da un supporto all'altro tutti i nostri file. Proprio come i vecchi amanuensi (repubblica.it\tecnologia) La collezione di Transformer più grande del mondo - Zhang Wei, un ex soldato cinese, è un grandissimo fan dei Transformer: ha collezionato modelli di ogni tipo, ed oggi la casa del trentottenne e di sua moglie è piena di 380 robot, che gli sono costati nel tempo circa 32.000 dollari. (notizie.delmondo.info) Einstein: la teoria della relatività ha 100 anni. Cento anni fa Albert Einstein ha unificato luce e gravità nella teoria della relatività generale. Quanto è stata grande questa intuizione? - Nel 1905 Einstein formula la teoria della relatività ristretta, che risolve le contraddizioni tra relatività galileiana ed elettromagnetismo. Dieci anni dopo, nel 1915, l'equazione di campo di Einstein - cuore della teoria della relatività generale che lo scienziato presenterà nel 1916 - risolve il conflitto tra la relatività ristretta e la teoria della gravitazione di Newton. Nasce una nuova fisica e un nuovo modo di guardare l'universo. (focus.it) Whatsapp sospeso in Brasile «fino al compimento dell'ordinanza giudiziaria» - Così ha deciso un giudice di San Paolo. Il servizio e' pero' ancora in funzione in quanto gli operatori di telefonia mobile hanno presentato ricorso contro la decisione del giudice dello stato di Piaui' Luiz Moura Correia, che non ha voluto rivelare il motivo della decisione. «È coperto dal segreto istruttorio», ha detto. La segreteria di pubblica sicurezza dello stato del Nordest brasiliano ha però rivelato che la sospensione e' stata decisa dopo che WhatsApp si è rifiutata di rimuovere alcune foto di «bambine e minorenni esibite sessualmente», che sono al centro di una indagine condotta dal 2013 dalla procura dei minori di Teresina, capitale dello stato di Piaui'.(ilmessaggero.it)
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INFORMAZIONE
Il Corriere della Città Marzo 2015
Cos’è una B.L.U.D.? M
i ricordo che nelle notti di tirocinio in sala parto, quando le cicogne erano a riposo e i cavoli ancora non erano maturi, mi piaceva sgattaiolare al piano di sopra, entrare nel nido e sedermi con le mamme nella poppata di mezzanotte: dispensavo consigli, constatavo l’unicità di ogni coppia mamma- bambino, potevo sperimentare praticamente l’efficacia dei metodi insegnati sui libri e mi rendevo conto di quanta dedizione e impegno richieda l’allattamento, di quanto fosse fondamentale il sostegno, l’appoggio e l’incoraggiamento e di quanto poco informate fossero le mamme delle difficoltà iniziali da affrontare e soprattutto di quanto, alcune di queste difficoltà fossero “fisiologiche”. Quando ho iniziato ad organizzare i miei corsi di accompagnamento alla nascita ho deciso che almeno un incontro doveva essere dedicato all’allattamento e quando ho cominciato ad organizzare incontri monotematici a DOVE VOLA LA CICOGNA uno dei primi è stato proprio su questo argomento. Per fare bella figura mi sono rimessa a studiare: linee guida, aggiornamenti, curiosità, un po’ di esperienza personale e anche qualche consiglio pratico. Leggendo leggendo mi sono imbattuta in una notizia che mi ha lasciato a bocca aperta di cui non avevo idea e che mi ha costretto ad approfondire l’argomento! Nel 2013 La Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica (ESPGHAN) ha raccomandato, nel caso in cui una mamma non possa allattare , l’impiego come primo alimento da proporre come sostituto, non il latte di formula, ma il latte umano donato e conservato appunto nelle B.L.U.D. cioè nelle Banche del Latte Umano Donato! Ebbene si’! Non stiamo parlando solo di neonati prematuri o con gravi patologie: stiamo parlando anche di neonati a termine e sani, ma che semplicemente non possono beneficiare del latte materno della propria mamma! Questa è la teoria o l’idea … se preferite, ma la realtà è ben diversa! Nonostante infatti in Italia ci siano 32 delle 203 B.L.U.D esistenti in Europa queste non riescono a raggiungere l’intero territorio nazionale e il quantitativo di latte raccolto basta solo per i neonati delle terapie intensive. Nel Lazio
l’unica Banca è quella dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù U.O. di Dietologia Clinica (piazza S. Onofrio, 4 cap 00165 (rm). Sicuramente il latte materno è il miglior “farmaco” che si possa somministrare ad un neonato pre-termine oltre all’amore, alla pazienza e al tempo per crescere, questo alimento infatti è in grado di prevenire le enterocoliti necrotizzanti, le sepsi e le altre infezioni, la displasia broncopolmonare, l’ipertensione e l’insulino resistenza e questo non è poco, ma questo vale anche per un neonato sano e allora: perché non donare un po’ di questo prezioso “oro bianco”? Quando faccio questa domanda alle mie mamme alcune mi rispondono “Ma se poi finisce?” , “E se non mi bastasse poi per mio figlio?”oppure “Troppo complicato!” Care mamme, la ghiandola mammaria è un organo fenomenale che sa adattare la sua produzione all’effettiva richiesta: più viene stimolata, più latte produce. Le mammelle sono due anche per le mamme che allattano i gemelli eppure riescono a sopperire alla richiesta, per non parlare della perfezione della natura nei vari scatti di crescita, nella ricalibratura costante da poppata a poppata sia in nutrienti che in quantità. Alcune donatrici preferiscono tirarsi il latte dopo aver attaccato i propri bimbi, in questo modo raccolgono piccole quantità per volta, ma in maniera più costante e quindi più efficace. Ciò assicura il completo svuotamento del seno con conseguente aumento della stimolazione di produzione nonché prevenzione nei confronti di ingorghi e mastite. Ogni goccia di latte è importante, non conta il quantitativo della singola mamma, ma il complessivo che arriva nella banca, quindi, appena l’allattamento è avviato è consigliato cominciare a raccogliere il latte da donare e continuare fino al
massimo al sesto mese. Piuttosto che congelare decine di biberon di “scorte” che poi andranno perse dopo tre mesi, non è meglio investire sulla salute di un altro bimbo come il vostro? Ma come si fa diventare delle donatrici? Per prima cosa bisogna esprimere il propria volontà presso la Banca: la mamma può essere degente, oppure tirarsi il latte a domicilio (nella provincia di Roma). Per controllare la qualità del latte donato, la mamma deve rispondere ad un questionario sulle proprie abitudini alimentari, sullo stile di vita e sulle eventuali malattie infettive contagiose in atto. Inoltre dovrà essere sottoposta ad alcuni test sierologici. Se tutto risulterà nella norma la mamma viene dichiarata idonea! A questo punto la donatrice viene “educata” alla raccolta ed è invitata a sottoscrivere un consenso informato! Il latte può essere raccolto con spremitura manuale o con tiralatte elettrico o manuale, ma sempre rispettando le comuni norme igieniche consigliate dal personale (es. lavaggio delle mani, lavaggio e sterilizzazione dei dispositivi utilizzati, ecc.) Il latte deve essere conservato in contenitori adatti forniti dalla Banca. Tale contenitore và poi chiuso ermeticamente e può essere conservato in frigo per 24h (durante queste ore si può aggiungere altro latte). Trascorse le 24 h il contenitore và etichettato e riposto nel congelatore. Un a volta a settimana gli addetti della B.L.U.D. ritirano il latte a domicilio, in appositi contenitori refrigerati e lo consegnano agli addetti per gli ulteriori controlli e trattamenti. Ogni settimana bottiglie di speranza sotto forma di gocce bianche arrivano nei reparti di terapia intensiva neonatale per offrire una dose di coccole e amore ai pazienti più piccoli e indifesi, sarebbe bello che questo prezioso alimento fosse a disposizione anche per i bimbi più grandicelli e sani! L’arrivo di un figlio, il miracolo di una nuova vita è un momento che predispone ai buoni propositi, che fa venir voglia di creare un mondo migliore per i nostri bimbi … donare il latte …. Un ottimo proposito! Dott. Ost. Catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it
SPORT 26 Speciale classifiche
Il Corriere della Città Marzo 2015
Nel primo turno di marzo il Pomezia (eccellenza) strappa una bella vittoria contro il Gaeta (3-2), e allunga sulla zona calda della classifica. In promozione (girone C) il Lido dei Pini incassa una netta sconfitta contro il Montespaccato (3-0), mentre l'Unipomezia Virtus non va oltre il pari nel match contro il Palocco (1-1); sempre nello stesso girone il Team Nuova Florida ha pareggiato contro il Rocca Priora (1-1) nel match pomeridiano della Domenica. Prima categoria: vincono Torvaianica (battuta a domicilio la Città di Aprilia 1-0) e Città di Pomezia (3-1 contro il Fonte Meravigliosa), pari per il Tor San Lorenzo nel match con il Sabotino mentre l'Ardea è uscita sconfitta dal campo del Real Colosseum per 2-0. A riposo l'Indomita. Chiudiamo con la terza categoria: pari dell'Atletico Ardea contro il Borgo Santa Maria (2-2) e dell'Enea Pomezia in casa dello Sporting Nettuno (1-1), ampio successo invece per il Montegiordano, il quale si è imposto 6-1 contro il Cisterna 15/03 TSL – Indomita; Torvaianica – Airone Ardea; Città di Pomezia – RIPOSO 22/03 Città di Pomezia – TSL; Indomita – Bainsizza; Virtus D. A. – Torvaianica; Airone Ardea – RIPOSO 29/03 Airone Ardea – Virtus D.A.; Atl. Bainsizza – Città di Pomezia; Sporting Genzano – Indomita; Torvaianica – Montello; TSL – RIPOSO
01/03 Pomezia – Gaeta 3-2 08/03 Atl. Boville - Pomezia 15/03 Pomezia - Morolo 22/03 C. di Minturno - Pomezia 29/03 Pomezia – Rocca Secca TST 01/03 Montespaccato – Lido dei Pini 3-0; TNF – Rocca Priora 1-1; Palocco – Unipomezia 1-1 08/03 Lido dei Pini – TNF; Unipomezia – Pescatori Ostia 15/03 Garbatella – Unipomezia; TNF – Città di Ciampino; Velletri – Lido dei Pini 22/03 Lido dei Pini – Falasche; Unipomezia – Tormarancio; Cori – TNF 29/03 Lepanto Marino – Lido dei Pini; TNF – Palocco; Torrenova – Unipomezia
01/03 Città di Aprilia – Torvaianica 0-1; Città di Pomezia – F. Meravigliosa 3-1; Colosseum – Airone Ardea 2-0; TSL – Sabotino 3-3; Indomita – RIPOSO 08/03 Airone Ardea – Città di Aprilia; F. Meravigliosa – TSL; Indomita – Città di Pomezia; Torvaianica – RIPOSO
28/02 Atl. Ardea – Borgo S. Maria 2-2; Sport. Nettuno – Enea Pomezia 1-1; Montegiordano – Cisterna 6-1 07/03 Enea Pomezia – Real Marconi; Nuova Circe – Montegiordano; Prossedi – Atl. Ardea 14/03 Atl. Ardea – Real Maenza; Montegiordano – Enea Pomezia 21/03 Enea Pomezia – Fanciulla D'Anzio; Sa.Ma. Latina – Montegiordano; Cisterna – Atl. Ardea 28/03 Atl. Ardea – Nuova Circe; La Rocca – Enea Pomezia; Montegiordano – Sport. Genzano
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SPORT 27 L'intervista del mese: Leonardo Aiello, Indomita Pomezia Marzo 2015
Parola al Presidente dell'Indomita Pomezia Stefania Padula – “Sono molto soddisfatta di quanto stiamo facendo in questa stagione. Sinceramente non mi aspettavo un cammino così positivo, noi non siamo partiti per vincere il campionato o per puntare alla Promozione, di sicuro i tempi ancora non sono maturi per un salto di categoria; certo è che nel calcio tutto può succedere, siamo lì, i ragazzi ci tengono e se dovesse arrivare qualcosa in più rispetto alle nostre previsioni ben venga. Il futuro? E' ancora presto per parlarne, aspettiamo la fine del campionato e poi vedremo come muoverci.” Mister come sta la squadra in questo momento? “La squadra sta bene, ha reagito bene nonostante la sconfitta nell'ultimo turno contro il Fonte Meravigliosa dove non meritavamo comunque di perdere. E' la prima volta che ne parlo ma i tanti infortuni ci stanno penalizzando oltre misura, non dandoci la possibilità di esprimere fino in fondo il nostro calcio. Però devo dire che, guardando alla classifica, siamo molto al di sopra delle aspettative stagionali: l'Indomita è una squadra neo promossa ripescata, abbiamo un gruppo che in pratica è rimasto lo stesso della passata stagione – salvo qualche innesto arrivato a Dicembre –, quindi direi che il risultato sin qui ottenuto è più che positivo”. Ad inizio 2015 c'era stato il bel pareggio contro il Torvaianica. Poi però è arrivata la
sconfitta inaspettata contro l'Ardea seguita da quella contro il Divino Amore. Cosa è successo? “E' mancato semplicemente il gol, senza contare che le reti subite sono state frutto di alcuni errori individuali decisivi ai fini del risultato. La prestazione, anche in quelle occasioni, non è di certo mancata.” Parlavamo in apertura degli obiettivi. La squadra, al di là di tutto, è comunque a soli 5 punti dalla vetta. E' possibile un vostro reinserimento nella lotta al primo posto? “Innanzitutto credo che questa situazione, ovvero il fatto di vedere molte squadre in pochi punti, significa che forse qualcuna di queste ha rallentato tanto il passo. Penso ad esempio al Torvaianica che, dato l'organico di cui dispone – tutti, compresi gli addetti ai lavori, la davano favorita per la vittoria finale – doveva avere molti punti in più. Il Colosseum ed il Genzano mi hanno impressionato maggiormente rispetto al Torvaianica, soprattutto sul piano organizzativo; anche noi siamo lì ma adesso non è il momento di fare previsioni: dobbiamo pensare e ragionare partita per partita.” Rimanendo sul tema delle avversarie: vi preoccupa il fatto di dover giocare tutti gli scontri diretti fuori casa? “Ho giocato tanti anni a calcio e ho imparato una cosa: se sei più forte vinci, in casa o fuori casa non fa alcuna differenza. Se dovessi pensare di preparare una partita sulla base del campo o della squadra affrontata non sarei coerente con la mia men-
talità.” Guardando alla stretta attualità vi attendono due derby, il primo contro la Città di Pomezia, il secondo contro il Tor San Lorenzo. Visto quanto accaduto contro l'Ardea, per evitare gli errori commessi preparerete queste partite in modo particolare? “Le partite vanno affrontate tutte nello stesso modo non importa se sono derby. Anche perché con l'Ardea in effetti non dobbiamo correggere nulla: sono stati soltanto episodi sfortunati che nel calcio ci possono stare. Con la Città di Pomezia ci aspetta comunque una partita difficile, loro sono una buonissima squadra, molto propositiva sul piano del gioco, che forse sta raccogliendo meno di quanto merita.” Ragionando più a lungo termine, dove può arrivare questa società? “Questa domanda dovresti farla al Presidente non a me (ride ndr). Scherzi a parte credo sia presto per parlare di questo. In ogni caso la società ha in mente un bel progetto e l'obiettivo è quello di puntare, passo dopo passo, alla Promozione; ci eravamo prefissati di arrivarci in due-tre anni ma sicuramente questo non era l'anno giusto. A fine stagione ci incontreremo e vedremo insieme cosa fare. Certo è che, se la società dovesse riconfermarmi, proveremo a puntare al traguardo massimo.” L'ultima domanda a risposta secca: chi vince il campionato? “Dico il Real Colosseum.” Luca Mugnaioli Intervista realizzata il 27/02/2015
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INFORMAZIONE
Il Corriere della Città Marzo 2015
Conoscere la nostra motivazione per arrivare al successo
C
osa ci permette di essere ottime mamme piuttosto che eccellenti professioniste? La risposta sta nella motivazione, ossia quel processo di attivazione che ci permette di agire verso un scopo preciso. Tutti noi siamo mossi da motivazioni piu o meno profonde, ma non ̀ e cosi semplice comprenderle poiche ̀ al medesimo comportamento possono corrispondere motivazioni sottostanti anche molto differenti. In generale si puo ̀ affermare che i nostri comportamenti sono determinati da motivazioni biologiche (di esplorazione, predatorie, di difesa e riproduttive) e da sistemi motivazionali interpersonali che ci permettono di ottenere delle forme specifiche di interazione con l'ambiente che ci circonda e che spiegano il rapporto tra motivazione, emozioni e comportamenti interpersonali. Il sistema dell'attaccamento ad esempio ̀ e finalizzato all’ottenimento di aiuto e vicinanza protettiva da parte di un’altra persona individuata come potenzialmente idonea; il sistema dell'accudimento si esplica invece nella volonta di prendersi cura dell'altro; il sistema motivazionale sessuale ̀ e finalizzato alla formazione e al mantenimento della coppia sessuale con il valore biologico della riproduzione e del sostentamento della prole. In ultimo troviamo il sitema agonistico che ̀ e finalizzato alla definizione dei ruoli di po-
tere e delle gerarchie ed il sistema motivazionale cooperativo che ha come obiettivo il conseguimento di un obiettivo comune, attraverso l'azione condivisa con gli altri. Comprendere quale sia il nostro sistema motivazionale di base ci consente di dare una spiegazione alle nostre reazioni e ai nostri modi di agire e soprattutto ci permette di arrivare al successo. Questo perche ̀ solo se perseguiamo attivita ̀ in accordo con il nostro sistema motivazionale, potremo essere soddisfatti e realizzati. Ad esempio le mamme piu ̀ "brave" probabilmente avranno una forte motivazione all'accudimento, i manager piu ̀ efficienti saranno piu ̀ mossi dal sistema agonistico, i giocatori di una
squadra di pallavolo avranno una forte tendenza alla cooperazione ecc. Questo non significa che una mamma non puo ̀ essere cooperativa o che un manager non sa accudire i figli. Significa semplicemente che la loro soddisfazione principale ̀ e collegata alla loro motivazione di riferimento. Trovare e comprendere la motivazione personale permette quindi di allontanarsi dalle frustrazioni ed aumentare le soddisfazioni, ottenendo sicuramente ottimi risultati. Dott.ssa Elisabetta Paoletti Psicologa paoletti-elisabetta@libero.it www.paoletti-psicologa.com
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INFORMAZIONE
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I media e l'orgoglio curvy che curvy non è C
hi mi conosce sa bene quanto, nell'ultimo anno, tramite i social, abbia lottato con ogni forza per cercare di "educare" tutte le donne che hanno deciso - coraggiosamente - di darmi retta, al semplice concetto di "accettazione di se stessi". Che intendo? Semplice. Farnetico con convinzione che il mondo è bello perché vario e che ogni donna debba imparare ad accettare la propria fisicità non solo nella miriade di pregi, ma anche nella montagna di difetti, eliminando il concetto di taglia dal proprio vocabolario - ovviamente quando a livello ossessivo - e badando un po' di più a quello che negli ultimi anni la società ci ha fatto dimenticare di curare; la nostra mente. Smettiamola con questa storia! Non sono una femminista e lungi da me passare per tale, ma Dio! Sono stufa di sentir classificare le donne per taglia, misura, girotetta e giroculo, lato a, b e così via. Direi che siamo molto più di due cavolo di smagliature, della cellulite e di ogni "difetto" fisico esistente al mondo. Giusto? Giusto! Ok. La premessa c'è, ora arrivo al dunque che mi preme condividere con tutti voi. Ultimamente mi sono imbattuta sempre più spesso in articoli e servizi televisivi che inneggiavano all'orgoglio curvy - che come saprete o avrete capito anch'io ho promosso ad alta voce - utilizzando però come esempi di ciò, immagini di donne che di curvy avevano poco e niente, perché in fortissimo sovrappeso. Non avrei mai pensato di dover scrivere qualcosa in merito a ciò, ma più vado avanti e più mi rendo conto che forse è il caso che qualcuno - anche se una formica insignificante come me - faccia un po' di chiarezza su quest'ultima moda che sta dilagando tra i pericolosissimi media. Pericolosissimi sì, perché alle volte sono peggio della peste. Dunque, c'è una grandissima differenza tra una ragazza di costituzione magra e una che soffre di anoressia, questo nello stesso modo in cui c'è un abisso inimmaginabile tra una donna curvy e una obesa. L'anoressia e l'obesità sono due mali che si stringono la mano appassionatamente. Entrambi hanno un unico fattore comune, la salute instabile e precaria di chi ne soffre. Quindi, che la smettano 'sti media, di riempirsi
la bocca con termini che non comprendono, o che peggio fanno finta di non capire e decidono di plasmare, lanciando il messaggio che l'obesità è bellezza, perché no ragazzi, questa non è realtà è follia, come lo è stato all'opposto, qualche mese fa, portare a Miss Italia - sì, ancora esiste, purtroppo - ragazze taglia 42/44 spacciandole per curvy. Curvy?? Ma curvy cosa? Ma di cosa stiamo parlando? Mi permetto di contraddire senza alcun timore i sostenitori di entrambi i concetti, precisando che il termine curvy sta ad indicare una donna in salute, nella sua esplosione di femminilità, quella composta da curve meravigliose che hanno però una caratteristica fondamentale; non influiscono negativamente sul benessere fisico della persona. Questo termine non deve diventare l'alibi del forte sovrappeso, quello che compromette la salute fisica e spesso anche mentale. Capite che intendo? Curvy è sano, curvy è la via di mezzo,
non è la ragazza taglia 42, come volevano farci credere certe case di moda, alle quali auguro di fallire per tutto il male che hanno fatto ad ogni adolescente che si è imbattuta in loro, ma non è nemmeno una taglia 58. Promuovere l'obesità è sbagliato nello stesso modo in cui lo è pubblicare foto di modelle evidentemente anoressiche o farle sfilare, o meglio ancora, barcollare, sulle passerelle milanesi durante la fashion week. Ci siamo? Direi di sì. Il punto è drammatico, ma reale; si muore di anoressia, ma anche di obesità. Alla prossima. Alessandra Crinzi Instagram: @outfitspertutte www.outfitspertutte.com
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BON-TON
Il Corriere della Città Marzo 2015
L’amicizia “virtuale” S
ì è proprio cosi! E’ nata l’amicizia digitale e diventerà una presenza inevitabile nella nostra vita. Glielo abbiamo permesso ed eccolo prepotente che controlla e vigila su tutte le nostre decisioni. E’ il nostro supervisor che APPLE ha creato e che giorno per giorno sta facendo progressi eccezionali, che governerà tutte le nostre scelte; sarà lui a decidere in quale ristorante o cinema mandarci la sera, su quale compagnia aerea prenotarci il volo, che marca di vestiti farci indossare e così via. Si chiama Cyber-Assistent, o meglio, l’assistente digitale che ha sbaragliato l’ormai obsoleto Siri, ed è in dotazione del soware per gli smartphone. Sarà capace di leggere le nostre mail per controllare se abbiamo appuntamenti importanti in arrivo, dossier lavorativi ai quali dare la precedenza, o un volo da prendere per il quale l’assistente stessa ti prenoterà. E già qui si intravede il potere di questo servizio. Chi fa queste scelte diventa padrone della vita o del fallimento per interi settori dell’economia, se l’uso dell’assistente digitale si impone come un gadget di massa. L’ascesa della tecnologia è tale da diventare sempre più potente, capace di superarci e sostituirci e lentamente, ma inesorabilmente, si ridurrà a nostra insaputa lo spazio del libero arbitrio, quello che siamo davvero noi a decidere di fare. Il tutto è iniziato da quando abbiamo cominciato a ricevere questi messaggi al nostro computer:“Tizio ti ha inviato una richiesta di amicizia”. E’ cosi che Facebook, il più famoso dei social network, ti annuncia l’arrivo di un nuovo contatto. A questo punto cosa si fa? Si accetta o si rifiuta? Certo, è più facile che facciamo amicizia con persone più o meno coetanee e più o meno affini a noi, che per ragioni di vicinanza materiale possiamo incontrare più di frequente, con cui troviamo interessi e passioni comuni. Ma non basta. Nell’amicizia cerchiamo anche un modo per sentirci rafforzati nella nostra identità o, in altre parole, cerchiamo conforto per la nostra autostima. L’ amicizia esiste in forme molto diverse: alcune nascono da bambini, giocando insieme, altre facendo sport, altre ancora durante gli studi. Le vere amicizie nascono e si evolvono da quando due persone che si incontrano per la prima volta svelano poche informazioni perso-
Il Corriere della Città
nali. Dubitate di quelle conoscenze che da subito diventano dei libri aperti nei vostri confronti poiché lo farebbero con chiunque altro, ovvero non hanno scelto voi quali depositari dei loro più stretti segreti. La vera amicizia richiede tempo e riservatezza. Quando il primo scambio risulta piacevole, a poco a poco ci si manifesta sempre più per quel che si è davvero. Ma perché questo scambio si metta in moto all’inizio c’è bisogno dell’occasione adatta, bisogna affidarsi anche un pò al caso. E poi bisogna anche sfatare il mito che si fa amicizia solo con le persone con le quali, necessariamente, condividiamo molti interessi. Anzi, a volte, bastano pochissimi punti in comune come l’età, la situazione attuale, la provenienza geografica, l’atteggiamento o gli interessi. Questi elementi ci danno solo la sensazione di essere sulla stessa lunghezza d’onda dell’altro. Il paradosso di questo fenomeno sta nel fatto che i caratteri degli amici intimi non si somigliano mai molto. Ma nel rapporto di amicizia, è questa la cosa bella, non ce ne rendiamo conto di questa differenza. Ma quante sono veramente le persone che possiamo ritenere essere veri amici? Non più di uno o due al massimo possiamo ritenere davvero intimi. Questo perché la scelta è molto selettiva, in quanto non si sceglie in base alla frequenza degli incontri o della durata del tempo che si dedica all’altro, ma scegliamo come migliore amico chi rispetta di più la nostra identità e non perché l’altro sia davvero il
migliore, il più bravo, il più formidabile, bensì perché da a noi la sensazione e l’impressione di esserlo. Viene da se che questa fiducia non può essere condivisa con un gran numero di persone. Il vero amico sa stare al suo posto, sa non infrangere le regole, tra cui quella di poter confidare all’altro informazioni personali e di poter contare su di lui. Che si soffrano pene d’amore, che si piange un lutto o che si cerchi lavoro, un buon amico è sempre pronto a confortare. Nel trambusto della vita di tutti i giorni, spesso i buoni amici sono la nostra ancora di salvezza. Il solo pensare a loro può far si che la montagna che dobbiamo scalare ci appaia meno ripida. Non c’è nulla da meravigliarsi, quindi, se gli amici vengono considerati messaggeri di felicità. Forse per questo il Piccolo Principe chiede con insistenza alla volpe: “ Cosa vuol dire amicizia?” e si sente rispondere: “ E’ una cosa da molti dimenticata. Vuol dire creare dei legami…. tu per me finora non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me”. Ecco, non è che l’amicizia sia qualcosa che si concede a richiesta. L’amicizia arriva inaspettata, ma quando c’è diventa una delle più travolgenti relazioni personali, perché il vero amico raddoppia le gioie e divide le angosce a metà. Antonio GUIDO (dirguido@libero.it) Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale
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www.ilcorrieredellacitta.com Numero 3 Anno 7 MARZO 2015 EDITORE: La Città
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DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Il Corriere della Città: Alessia Ambra Achille, Luca Mugnaioli, Matteo Acitelli, Alfredo Corrao, Giuseppe Marrone, Luigi Torreti, Alessandra Crinzi
STAMPA: Tipografia Graffietti Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009