Il Corriere della Città - Marzo 2016

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Anno 8 Numero 03

MARZO 2016

libertà informazione politica cronaca cultura sport

Abbiamo scherzato

Ardea: e la barca va, tra dimissioni, ripensamenti e accuse reciproche Pomezia: sequestrati 26 appartamenti ai 16 Pini PAG. 15

“Cambio della guardia” in consiglio: Zuccalà nuovo presidente PAG. 03 - 04

Professore per un giorno PAG. 22



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POLITICA 3 “Cambio della guardia” in consiglio: Zuccalà nuovo Presidente

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Adriano Zuccalà il consigliere del Movimento 5 Stelle di Pomezia su cui si sono messi tutti d’accordo al momento di scegliere il successore di Renzo Mercanti nel ruolo di Presidente del Consiglio. 30 anni compiuti proprio mentre arrivava la nomina, è stato più un regalo di compleanno o ha ricevuto il “pacco” da parte dei suoi colleghi? “Il regalo è sicuramente il riconoscimento del lavoro da me svolto, sia come consigliere che come presidente della commissione ambiente. Non penso che ci sia quindi la “fregatura” dietro, ma solo un cambio di tipologia di lavoro, perché si passa da un compito prettamente politico a un più tecnico e anche amministrativo, perché si devono conoscere, seguire e far applicare le regole, studiando le strategie migliori per far funzionare non solo l’intero consiglio comunale, ma anche tutta la macchina amministrativa che vi ruota attorno. Io resto ovviamente un consigliere del M5S, ma il mio adesso è un ruolo super partes ”. Questo ci porta alle critiche che ha sempre ricevuto il suo predecessore, accusato di essere non solo schierato, ma di prevaricare il ruolo dei consiglieri di minoranza, i quali hanno accolto con piacere le dimissioni, augurandosi un successore che fosse “presidente dell’intero consiglio”. Cosa risponde a questo “appello”? “Credo che più che di appelli si abbia bisogno di confronti trasparenti. Spero di essere all’altezza delle loro richieste: dal primo impatto sembra che abbiano appoggiato anche loro il mio nome”. In questi primi giorni cosa ha fatto e quali sono state le sue impressioni? “Sto ovviamente cercando di capire bene quale sia il mio ruolo e come svolgerlo al meglio, capire le varie strutture dell’ente, ruoli e incarichi dei vari dipendenti e ottimizzare ancora di più il lavoro che viene fatto all’interno dell’ente. Ricordo che abbiamo preso in mano un Comune dove c’erano regole un po’ traballanti: noi ab-

biamo cercato di fissare dei paletti, a volte contestati dall’opposizione, per dare non solo regole precise per tutti, ma anche per far sì che il lavoro dei dipendenti non fosse né influenzato né disturbato dal continuo andirivieni nei vari uffici. Il nuovo regolamento prevede infatti anche che chiunque voglia accedere agli uffici, anche i consiglieri comunali, debba non solo farsi riconoscere con il documento, ma anche dire per quale motivo vuole farlo. Per questioni di sicurezza, poi, vengono annotati il momento di entrata e di uscita”. Questo è stato preso dall’opposizione come una limitazione al loro mandato: concorda? “No, sono solo regole che, se rispettate da tutti, al contrario snelliscono il lavoro, in quanto non ci sono interruzioni non programmate. L’accesso agli atti, poi, è diventato trasparente, con persone che si dedicano a questo. Sto anche studiando un modo per migliorare il protocollo, in modo da rilasciare immediatamente il numero relativo dell’atto consegnato, ma non se sarà possibile farlo in tempi brevi a causa di come è sempre stato organizzato in passato. Ma questo è un metodo che fa perdere tempo prezioso sia ai dipendenti che ai cittadini, per que-

sto vorrei trovare una soluzione alternativa. Vorrei comunque proseguire nell’ottimo lavoro iniziato da Mercanti, per rendere sempre più efficiente il Comune”. Le dimissioni del suo predecessore sono state a sorpresa sia per i cittadini che per gli addetti ai lavori, ma Mercanti le ha giustificate come un normale avvicendamento già previsto. A molti è sembrato strano che il “normale avvicendamento” non fosse stato, come di regola avviene, annunciato anticipatamente, alimentando il sospetto che i motivi siano altri. “Non è la prima volta che nel Movimento ci sono rotazioni, avviene regolarmente anche in Regione, dove ogni 6 mesi cambia il capogruppo”. Ma lì si tratta di una programmazione, qui invece le dimissioni sono state improvvise e imprevedibili… “Anche se non abbiamo annunciato inizialmente le rotazioni, queste ci sono state anche per le presidenze delle commissioni, avvenute in occasione della revisione del regolamento comunale. Chi ha preferito non restare alla presidenza delle commissioni per lasciare il passo ad atri o perché non si sentiva più in grado lo ha fatto. L’avvicendamento del presidente del consiglio è stato rimandato per evitare di ingolfare questi meccanismi cambiando una figura che in quel momento era preferibile fosse più esperta”. Ormai è stata superata la metà del mandato. Qual è la situazione rispetto al programma elettorale? Siete nei tempi, in anticipo o in ritardo? “Avevamo studiato un programma realizzabile, con punti importanti e ambiziosi ma raggiungibili, come quelli che stiamo ottenendo proprio in questi giorni: il regolamento delle antenne di telefonia mobile, l’installazione delle case dell’acqua e degli ecocompattatori, ma anche la riasfaltatura di molte strade, e non il periodo elettorale. (continua a pag. 4)


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(segue da pag. 3) Di cose da fare ce ne sono ancora tante, e il programma presentato alle elezioni è il nostro faro guida e siamo sicuri di poter ottenere i risultati che ci siamo prefissati, da presentare ai cittadini alle prossime elezioni. Siamo comunque già a buon punto, anche grazie alla realizzazione di cose importanti come la riorganizzazione dell’ente con i regolamenti che prima non c’erano o erano obsoleti, inserendo in essi la nostra idea politica di guida della città. Dopo i primi 12/18 mesi di questo lavoro abbiamo cominciato a raccogliere i frutti, evidenziati da un efficientamento di tutta la macchina amministrativa comunale. Questo ha permesso di seguire le opere del PLUS in maniera puntale, a partire dagli appalti fino al controllo dei cantieri, in modo da non dover restituire i finanziamenti ottenuti dalla Regione”. E su questo ci sono le polemiche dell’opposizione, che lamentano il fatto che il sindaco spacci per sue opere fatte invece grazie ai fondi chiesti – o nel caso del PLUS “vinti” – dalla precedente amministrazione, alla quale invece si imputano solo gli errori e non gli eventuali meriti. Gli attacchi dei consiglieri di minoranza riguardano anche il regolamento comunale, che secondo loro limita molto il mandato per cui sono stati eletti. “Il nuovo regolamento non dà limitazioni ma regole, questo posso affermarlo a maggior ragione adesso che ricopro il ruolo di presidente del consiglio comunale. Si tratta quindi di attacchi strumentali, dimostrati anche dal fatto che, quando lamentavano di non poter partecipare alla seduta di consiglio, in realtà molti dell’opposizione erano già entrati e poi riusciti per unirsi alla protesta dei pochi che, non avendo il documento di riconoscimento, non erano potuti salire. Riguardo all’accesso agli atti , si svolge in maniera trasparente, solo che senza le incursioni di coloro che arrivavano all’improvviso per chiedere qualcosa interrompendo continuamente il la-

voro dei dipendenti. A nessuno viene impedito di entrare o di accedere ai documenti, solo che tutto questo adesso è regolamentato”. E riguardo al PLUS? “Sicuramente i fondi sono stati ottenuti dalla precedente amministrazione, questo non lo neghiamo, ma anche noi stiamo richiedendo fondi ai vari enti superiori, presentando progetti che, a causa dei tempi burocratici, potrebbero essere realizzati dalle future amministrazioni. È quello che succede sempre, non ho mai visto amministratori che, al momento di “tagliare il nastro”, chiamino il sindaco che effettivamente aveva richiesto i fondi per quell’opera. La continuità amministrativa è anche questo, ovvero utilizzare le risorse che ci sono in quel momento a prescindere da chi le ha ottenute, nell’esclusivo interesse della città. Ma finché la politica continuerà a scontrarsi su chi è peggio dell’altro, ci rimetterà solo il cittadino”. Su questa affermazione le devo però far notare che il M5S, qui a Pomezia, è solito fare proprio questo, ovvero dichiarare che i politici del passato erano tutti ladri e disonesti, rimarcando che adesso che ci siete voi finalmente ci sono persone oneste e pure. Questo significa che solo chi è del Movimento è integerrimo, mentre chi appartiene o simpatizza per gli altri partiti, o chi ha amministrato in passato è automaticamente disonesto? “Io non sono così drastico nella visione della politica: senza voler etichettare, anche perché non mi permetterei di dare del ladro a nessuno, dico che si devono valutare i risultati di ogni singola amministrazione, ma mi sembra che nel passato di grossi risultati non ce ne siano stati. Possiamo parlare di immobilismo amministrativo, magari, o mancanza di lungimiranza nel voler raggiungere determinati obiettivi, cosa che noi invece stiamo perseguendo con costanza. Tornando ai fondi, questi possono essere ottenuti, poi dipende come vengono utilizzati. Se non si terminano i cantieri, vanno infatti restituiti. Noi

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abbiamo portato a termine tutti i lavori per i quali c’erano stati finanziamenti, cercando oltretutto ribassi in fase di appalto”. A questo proposito le domando se non le sembra strano che l’appalto per la raccolta dei rifiuti sia stato vinto ancora una volta dalla stessa ditta degli anni precedenti, dopo innumerevoli proroghe e con un ribasso dello 0,13%, in una gara dove era l’unica partecipante, visto che le altre due erano state eliminate per mancanza di requisiti… “Chi critica questo ribasso non valuta nel merito cosa c’è nell’appalto, che è passato da un sistema di raccolta mista a un porta a porta nell’intero territorio, cosa che ha costi più alti. Abbiamo ampliato i servizi ed evidentemente la base d’asta da noi fatta riportava un importo talmente realistico da non consentire ribassi maggiori, al contrario di altri appalti che si attengono ad esempio ai listini regionali, che avendo quote molto più alte rispetto ai prezzi di mercato consentono poi alle ditte ribassi maggiori, che possono arrivare anche al 40%”. Ci sono cose che questa amministrazione reputa di aver sbagliato, in questi quasi tre anni di governo? “Non ho la presunzione di dire che non abbiamo sbagliato niente, ma si tratta magari di errori marginali o procedurali, nulla di macroscopico. Probabilmente abbiamo scontentato qualcuno, ma questo è normale. Di certo, acquisendo esperienza, anche gli errori procedurali sono man mano scemati. Sono quindi soddisfatto di quanto stiamo facendo, nell’esclusivo interesse pubblico, piuttosto che per favorire solo qualcuno in particolare”. Che voto pensa che meritiate? “8. Sono molto positivo”. Lei si ricandiderebbe alle prossime elezioni? “Se questa domanda me l’avesse fatta due anni e mezzo fa, avrei detto di no, preso dal panico del non sapere bene cosa fare e come farlo. Adesso, invece, rispondo di sì, perché sto vedendo come il nostro lavoro stia trasformando positivamente la città”.

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Ardea, il teatrino della politica va in scena a più riprese Tra dimissioni annunciate, protocollate o mancate, ecco il febbraio che ha fatto ridere - e piangere - i cittadini rutuli

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stato sicuramente un mese di fuoco, il febbraio della politica rutula. Ad Ardea è successo di tutto e di più. Si è partiti con i comunicati tempestosi del presidente del consiglio comunale Fabrizio Acquarelli che, insieme ai colleghi di maggioranza Francesco Paolo Corso e Nazareno Sperandio, il 17 febbraio hanno annunciato che in giornata avrebbero protocollato le loro dimissioni, invitando l’opposizione a unirsi a loro per far cadere il governo Di Fiori. “Pur avendo ricoperto incarichi importanti sia come capogruppo consiliare e sia come presidente del consiglio, malgrado l’impegno profuso, oggi ancor più mi rendo conto che la situazione è veramente drammatica; ho cercato di rendere possibile attraverso le convocazioni del consiglio comunale temi importanti per il bene della nostra città, ma per becero ostruzionismo in primis di certi colleghi di maggioranza, non sono riuscito ad ottenere i risultati che ci eravamo prefissi e che facevano parte del nostro programma elettorale. Ad oggi mi sento deluso dell’andamento della amministrazione e del suo capo, e per questo motivo rimetto le mie dimissioni da presidente del consiglio ed invito tutti i consiglieri responsabili ad unirsi per firmare insieme e far terminare questa deludente amministrazione”, aveva dichiarato Acquarelli, mentre Corso aveva aggiunto: “In questo momento mi sento di condividere le perplessità annunciate dal presidente del consiglio, perché non vedo la possibilità concreta di trovare un assetto che possa rispettare le volontà dei nostri cittadini. Ho pazientato fino a questo momento cercando di tranquillizzare i cittadini malgrado avessi ogni giorno sotto gli occhi come promemoria un’opera incompiuta come quella dei marciapiedi di viale di Tor San Lorenzo. Non solo. Anche se sempre osteggiato sentivo il dovere di risolvere gli annosi problemi come, solo per fare qualche esempio, le perimetrazioni dei nuclei abusivi, e lo storico e annoso problema degli usi civici dei 706 ettari delle Salzare per dare tranquillità a quanti ivi risiedono; su quest’ultimo punto, non a caso, l’assessore Raimondo Piselli ha lavorato con forza, determinazione e professionalità affinché

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potessimo arrivare in modo celere e ottimale a questa soluzione. Questo compito già arduo di suo, ha trovato ostacoli da parte degli stessi consiglieri di maggioranza che invece di promuovere azioni di supporto si sono messi in contrasto con l’assessore di riferimento facendo naufragare ogni suo sforzo”. Anche Sperandio aveva voluto commentare la scelta. “Esprimo il mio disappunto sull’operato di questa amministrazione: credo che una buona amministrazione viva solo se tutti remano nella stessa direzione. Non voglio incolpare nessuno ma l’evidenza è chiara, non siamo riusciti a creare quelle opportunità indispensabili per ottenere risultati decenti per il bene del nostro paese. Credo che nessuno sia infallibile, però per amministrare bene ci vuole esperienza politica ed amore per il proprio paese, cose che l’amministrazione Di Fiori ha dimostrato di non avere. I problemi si sono aggravati sempre più per inerzia, anche per responsabilità di uffici mal organizzati, guidati da un capo che non ha saputo collaborare in modo efficiente. Oggi rimarcare tutte le inefficienze del sindaco Di Fiori sembrerebbe troppo facile. Non credo ci siano più le condizioni per ricostruire una nuova giunta e trovare un equilibrio in consiglio comunale per affrontare argomenti importanti ed indispensabili per la crescita il nostro E-MAIL: direttore@ilcorrieredellacitta.it redazione@ilcorrieredellacitta.it TELEFONO: 392.6939763

territorio, perciò invito tutti i consiglieri a fare un atto di responsabilità nell’unire alle nostre firme le loro per dare la parola al popolo sovrano, nella speranza che il prossimo governo sia all’altezza di una città come Ardea”. Ma, quel giorno, nessuno si presenta davanti al notaio prescelto. La “scusa” è che, dimettendosi subito, si andrebbe alle elezioni già tra tre mesi, mentre si vuole dare il tempo a un Commissario Straordinario di ricostruire Ardea (e ci deve pensare il Commissario a fare questo? Forse sì, visto che nessun politico degli ultimi 40 anni c’è mai riuscito…), ma la realtà è che tre mesi è un tempo tempo troppo breve per organizzare una buona campagna elettorale e per far dimenticare ai cittadini le inefficienze e le mancanze dei singoli che si ripresenteranno a chiedere il voto. Il “colpo di scena” – ma non troppo – arriva due giorni dopo, con le dimissioni del sindaco, protocollate con sole due righe di spiegazioni. “Nell’impossibilità di fare una sintesi tra le diverse posizioni all’interno della maggioranza, rassegno le mie dimissioni”, scrive Di Fiori nel documento protocollato il 19 febbraio, salvo poi dichiarare di aver sempre tentato di condurre l’Amministrazione come un’unica squadra di governo, con la porta aperta a tutti, cittadini e politici. Ma le liti erano ormai su tutto, offuscando le priorità e, a detta del sindaco, anche facendo passere in secondo piano quanto di buono è stato fatto nel corso della sua amministrazione. Dalle sue parole, che elencano una serie di cose fatte e altre in programmazione, trapela però l’intenzione di ritirare entro i termini previsti dalla legge le dimissioni e arrivare a fine mandato, cercando di fare il possibile per rimediare all’immobilismo di cui il suo governo è stato sempre accusato. Ma la “telenovela Ardea” non può certo finire qui. Alle dimissioni con quasi certo ritiro replicano i consiglieri che non avevano ancora firmato la sfiducia, fissando per il 24 febbraio un nuovo appuntamento davanti al notaio per mettere fine a questa amministrazione. Quello che è poi successo è ancora sotto gli occhi di tutti. (continua a pag. 8) PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC CHIUSURA REDAZIONALE: 29/02/2016

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Alessia Ambra Achille, Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Elisa Benazzi, Alfredo Corrao, Alessandra Crinzi, Anna Maria Greco, Giuseppe Marrone, Luca Mugnaioli, Luigi Torreti

STAMPA: Tipografia Graffietti Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009



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24 Febbraio, il giorno della verità

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el pomeriggio ci sono ben 9 consiglieri – i tre dissidenti della maggioranza, 5 consiglieri dell’opposizione e Luca Fanco, ufficialmente in maggioranza ma da sempre critico verso la stessa – davanti allo studio del notaio di Ariccia scelto per l’occasione. Ma nessuno firma. A parte il fatto che sin dal primo istante si era capito che si trattava dell’ennesimo squillo (a vuoto) di trombe a cui non sarebbe seguito che, al massimo, un belato di pecore, vediamo esattamente cosa è successo. “Tutti pronti all’appuntamento per recarsi dal notaio a depositare le firme, sono rimasti in attesa del Consigliere d’opposizione Tantari – racconta Walter Giustini - che non si è presentato all’appello, facendo saltare la manovra politica. D’altronde lo stesso Tantari non è nuovo a tali comportamenti in quanto già tempo fa, con la sua presenza in Consiglio Comunale aveva garantito il numero legale per l’approvazione del bilancio senza la quale l’Amministrazione Di Fiori sarebbe caduta. Ora c’è da capire se tale manovra è farina del proprio sacco di Tantari o gli è stata dettata da qualche altro Consigliere che proprio non vuole lasciare quella poltrona con la speranza, magari, di ottenere un incarico di vertice proprio in Consiglio Comunale. Il forte sospetto che le dimissioni di questi Consiglieri siano tutta una farsa, è quello che nonostante il Consigliere di maggioranza Luca Fanco si sia reso disponibile ad apporre anche la sua di firma, i restanti pseudo-dimissionari abbiano imposto il veto affinché potessero far cadere la Giunta senza di lui, oramai in rotta con il resto della maggioranza sin dall’inizio della legislatura”. Ma il fatto è che, Tantari o non Tantari, nessuno ha firmato le dimissioni perché nessuno si voleva dimettere. Per far sciogliere il consiglio bastavano infatti nove firme, quelle del resto dell’opposizione (Cristina Capraro, Antonino Abate, Mauro Giordani, Stefano Ludovici, Giancarlo Rossi) e della parte della maggioranza (Luca Fanco, Nazareno Sperandio, Fabrizio Acquarelli e Francesco Paolo Corso) che dicevano di voler mandare il sindaco a casa. Tutti presenti, ma nessuno ha firmato. Di sicuro si registrano vincitori e sconfitti: tra questi ultimi Acquarelli, Corso e Sperandio, mentre tra i vincitori il sindaco Di Fiori, Massimiliano Giordani e quei consiglieri di opposizione che a quanto pare stanno già con un piede – o tutti e due – già in maggioranza. Se vogliano fare un’analisi di quanto è successo, dobbiamo partire da un fatto inconfutabile: nessuno ha firmato nonostante i numeri ci fossero. Non hanno firmato quelli della maggioranza, ma l’opposizione che scuse vuole dare a questa situazione, dopo che da quasi quattro anni un giorno sì e l’altro pure si lamenta del governo Di Fiori? Quale occasione più ghiotta, visto che stavolta i numeri c’erano per mandare tutti a casa? Proviamo a capire: a parte il fatto che temano di non essere rieletti, cosa li tiene ancorati agli scranni? Gli interessi dei cittadini? Ma non erano loro che dicevano che, proprio per l’interesse dei cittadini, si doveva terminare questa disastrosa esperienza?

Davanti al notaio Rodolfo Jannitti Promallo di Ariccia, dove si erano dati tutti appuntamento, dell’opposizione erano presenti i quattro consiglieri del Pd Mauro Giordani, Antonino Abate, Stefano Ludovici e Giancarlo Rossi, mentre per il P.S.I. Cristina Capraro. Per la maggioranza c’erano i consiglieri di F.I. Fabrizio Acquarelli e Francesco Paolo Corso e per N.C.D. Nazareno Sperandio. Grande assente dell’opposizione Umberto Tantari, lo stesso che qualche mese fa era rimasto in aula consiliare e in questo modo mantenuto il numero legale per l’elezione dell’allora presidente del consiglio Fabrizio Acquarelli. La giustificazione alla sua assenza, da quello che è emerso dai primi commenti, sarebbe stata quella che, per firmare, avrebbe prima voluto le formali scuse – per aver pensato male di lui all’epoca, dandogli praticamente del venduto alla maggioranza – da parte del direttivo locale del PD, ovvero di Moreno Caratelli, Enrico Cacciotti e Alessandro Mari. Come a dire: mi tingo i capelli di blu, ma se tu mi accusi che sono blu ti rispondo che sei daltonico, però se dici che sono marroni allora forse tolgo la tinta. Una follia, insomma. Ma, anche senza Tantari, tra i cinque dell’opposizione, i tre della maggioranza e il sopraggiunto Luca Fanco, che da sempre ha dato addosso alla maggioranza pur facendone parte, si sarebbe arrivati comunque al numero necessario per mandare il sindaco a casa. Ma nessuno ha siglato il foglio dal notaio. Qualcuno dice che sia stata proprio la presenza di Fanco – che ha sempre attaccato tutti – a far cambiare idea ai presenti che non si sono voluti “mischiare”. Insomma, tutti bravi a predicare, ma ben poco a razzolare. Sperandio, che abbiamo sentito telefonicamente, ha giustificato la mancata firma da parte dei consiglieri di maggioranza con le spaccature all’interno dell’opposizione. “Il problema è in seno all’opposizione – ha dichiarato Sperandio – che non è unita. Qui non si tratta solo di decidere se firmare e andare a casa o se continuare con questa amministrazione. Noi non vogliano entrare nelle loro questioni, visto che già abbiamo tanti problemi anche nella maggioranza. Loro si sono rivelati

incapaci di trovare una linea concorde e noi non ce la siamo sentita di firmare se non c’è un progetto alternativo”. Chiaro, no? Dal canto suo, Tantari si difende attraverso un post pubblicato sul suo profilo Facebook. “Ora tutti a sbracciarsi dietro una tastiera cercando le responsabilità del sottoscritto – ha scritto dopo i primi attacchi – A tutti loro voglio chiedere qualcuno mi ha avvisato di quanto stava accadendo, se hanno avuto la delicatezza di farmi conoscere il progetto che si stava mettendo in piedi, se è corretto che mi si chiami quindici minuti prima dell’ora dell’appuntamento, senza preavviso. Io, purtroppo, vivo di lavoro e alle 15.00, a differenza di tanti politici, ero a lavorare. Sono stato invitato tre volte ad andare al protocollo nei giorni scorsi e ci sono andato, molti lo possono testimoniare, ma dove erano gli altri? Vogliono veramente mandare a casa il Sindaco, quelli della maggioranza? Presentassero una mozione di sfiducia in consiglio e il mio voto è garantito, ma io non faccio alzare il prezzo a nessuno con la mia presenza davanti al notaio. Erano in nove, perché non hanno firmato?”. Già, perché? Per, come allude Tantari, “alzare il prezzo”? Per paura che davvero stavolta andavano tutti a casa? Perché parlare è più facile che agire? Di certo, dopo questo pomeriggio, la composizione del consiglio comunale rutulo, se e quando Di Fiori ritirerà le sue dimissioni, sarà diversa da quella vista finora, con Acquarelli non più presidente del consiglio e, insieme a Corso e Sperandio, confinati all’opposizione o in una “terra di mezzo”. Dall’altra parte, invece, forse qualcuno della minoranza si sposterà per stare un po’ più vicino al sindaco… Intanto è già stato convocata, dal vicepresidente del consiglio comunale Antonino Abate, una seduta della massima assise per il 3 marzo (giorno in cui saremo in fase di stampa, quindi non possiamo dire ancora cosa succederà in quell’occasione), ma già questo dimostra come ci sia l’intenzione di andare avanti, in un modo o nell’altro. Ora si dovrà capire quale sarà, questo modo…

Maria Corrao



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10 CRONACA Ardea: politica nel caos, ma si va avanti Marzo 2016

Con tutte le cariche istituzionali vacanti il comune di Ardea si appresta a predisporre il bilancio per il 2016; i tempi sono strettissimi; senza sindaco e senza giunta, con i consiglieri in lotta per la spartizione del potere, anche la sua mancata approvazione entro il 30 aprile, può risultare fatale a questa consiliatura

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'attività politica istituzionale ad Ardea si è conclusa con un consiglio comunale andato in onda nell'ultimo giorno utile del 2015, proprio a ridosso della notte di San Silvestro. Ho scritto “andato in onda” per un lapsus ma poi, a ben pensarci, è proprio ciò che meglio descrive quell'orrendo spettacolo che i cittadini, impotenti ed inermi, hanno potuto solo subire come accade quando si guarda un brutto spettacolo televisivo. Fu presentato e approvato, ma non discusso come si sarebbe dovuto fare in quel giorno, il Documento Unico di Programmazione (DUP), ovvero un vero e proprio programma amministrativo triennale che ampiamente copre il periodo che ci separa dalla scadenza naturale del mandato Di Fiori. Per chi lo ha letto, pochi purtroppo, e sospetto che neppure i consiglieri che lo hanno votato lo abbiano fatto, ha costituito una bruttissima rivelazione. In breve su quel documento programmatico, che per la prima volta con i nuovi ordinamenti amministrativi veniva presentato in quella forma, c'è scritto che Ardea continuerà nella strada del rigore intrapresa in questi anni e che, specie negli ultimi due, ha subìto una ancor più profonda accelerazione: niente finanziamenti in arrivo, niente alienazioni e quindi niente opere pubbliche, ma ancor peggio, tasse ancora al massimo delle aliquote e servizi ai cittadini tagliati, in quanto i pochi soldi che dovrebbero entrare dalle tasse saranno in gran parte impiegati a ripianare debiti. Lo slittamento a dicembre dei termini di presentazione del DUP è andato di pari passo con lo slittamento al 31 Marzo quale termine ultimo per l'approvazione del bilancio previsionale 2016. Finite le feste di fine anno ci si aspettava dunque una ripresa frenetica dei lavori perché c'erano ormai meno di cinquanta giorni di tempo per approvare in giunta e presentare ai revisori dei conti ed ai consiglieri il nuovo bilancio. Invece tutto si è fermato e le dimissioni dell'assessore all'ambiente ci hanno fatto chiaramente capire che qualcosa non stava andando per il giusto verso. Nuovamente crisi politica per la maggioranza; è stato chiarissimo dopo il susseguirsi di dichiarazioni degli esponenti di spicco. Mentre da un lato ci si aspettava l'ennesimo rimpasto e l'azzeramento totale delle cariche, dall'altro si voleva ridare slancio all'azione amministrativa lasciando tutto com'era e andando avanti. Perché tutto questo?, si sono chiesti i cittadini. A poco più di un anno dalla scadenza del mandato tutti si aspettavano un rilancio, un'accelerazione, e invece? Azzeramento della giunta, minacce di dimissioni da parte di consiglieri di maggioranza, ovvero l'applicazione del famigerato ultra dimidium che con le simultanee dimissioni della maggioranza dei consiglieri decreta la fine immediata della consiliatura, e infine, scontate, le dimissioni del Sindaco. Naturalmente Di Fiori non ha fatto mancare la sua dichiarazione e, richiamando l'impossibilità di continuare con questi continui litigi, mentre rassegna le dimissioni con un evidente disturbo

dissociativo della personalità dichiara ciò che farà, già perché è scontato dal suo tono che anche queste dimissioni saranno una farsa e le ritirerà entro il 9 marzo. E così dal suo cilindro magico escono cose mirabolanti di cui però non c'è traccia alcuna nel documento di programmazione approvato nemmeno due mesi prima. Traguardo imminente per la questione uso civico, riqualificazione Marina di Tor San Lorenzo, realizzazione di un porto turistico e di un'area commerciale, borgo marinaio e mercati rionali coperti, un parco a tema in via Bergamo con tanto di teatro e albergo, piani particolareggiati di Rio Verde e Banditella, rispolvero della lottizzazione Puccini, area sportiva e cittadella commerciale, una cittadella della salute ed un nuovo consultorio, rifacimento di strade, messa in sicurezza della rupe. Questa la montagna di opere e servizi che si realizzeranno nei prossimi mesi e, chiude Di Fiori, “Il prossimo bilancio avrà tre punti fondamentali: sicurezza stradale, scuole e abbassamento del carico fiscale grazie al percorso virtuoso che l’amministrazione, insieme ai cittadini perbene, ha messo in atto”. Neanche presentate e già ritirate le dimissioni? Ma il segnale che il Sindaco dà a tutta la sua litigiosa maggioranza è chiarissimo: “Ragazzi, ce n'è per tutti, opposizioni comprese, fate i buoni e non litigate”. Ed è stato così; dimenticandosi completamente quanto approvato nel DUP, le dimissioni dei consiglieri di maggioranza, almeno per il momento, sono saltate, e il Presidente del Consiglio vicario ha iniziato a darsi da fare, dissociandosi in questo modo dal suo partito di riferimento, creando di fatto una spaccatura irreversibile e aprendo la crisi anche tra le schiere dell'opposizione. Mentre il giornale va in stampa si terrà un consiglio comunale straordinario dove si dovrebbe dare continuità a questa amministrazione come se nulla fosse successo. Già dimenticati tutti i buoni propositi di far del bene per i cittadini, ci si appresta a ritrovare gli accordi necessari per nominare una nuova giunta, come se non fossero bastati i 18 assessori precedentemente nominati finora da Di Fiori. Ma si continua a litigare in maggioranza e a nulla pare servano le raccomandazioni dei vertici regionali che richiamano all'ordine i loro fedelissimi. Intanto la minoranza PD si spacca al suo interno. Il partito mira ad un profondo ricambio perché forse ha finalmente capito che quando il pugile di spicco continua a perdere gli incontri per il titolo, non si può sempre pensare che è l'avversario ad essere troppo forte; dopo un

po' inesorabilmente arriva la consapevolezza che si è puntato su un atleta troppo debole. Mentre in direzione si distribuiscono vicepresidenze agli ultimi arrivati che hanno il solo merito di aver promesso un bagaglio di voti al seguito, l'ormai ex leader pensa a ricostruirsi una sua immagine con i cittadini ai quali si rivolge dicendo “ora gli faccio vedere io cosa sono capace di fare”. La confusione è sovrana anche negli schieramenti che a destra non sostengono più a parole questo sindaco. Proliferano le liste e si affacciano sul territorio partiti in crescita e partitini da prefisso telefonico. Tutti cercano spazio personale per accaparrarsi un posto che li possa condurre ad una di quelle poltrone che nel frattempo sono anche aumentate di numero passando da 16 a 24. Al momento si contano nel centro destra (ormai più destra che centro) almeno quattro schieramenti distinti e ciascuno vuol prevalere sull'altro affiliando liste civiche che in questo caldo inverno nascono come i funghi nei boschi. Spaccato il PD e confusi i partiti che a sinistra potrebbero appoggiarlo, anche da questo lato dello schieramento politico le cose non vanno affatto bene. Un quadro politico generale che sicuramente ha spaventato un po' tutti perché se in queste condizioni si fosse andati a votare a giugno, in concomitanza con le amministrative di Roma, le elezioni ad Ardea sarebbero state per tutti una lotteria, e anche un misero 20% di consensi sarebbe stato un traguardo difficile da raggiungere. E allora? Allora vadano a farsi fottere i “cittadini perbene”. Tutto rinviato alla primavera del 2017, anche se questo dovesse significare affidare ad un commissario prefettizio la conduzione temporanea dell'Ente. In fondo i cittadini di Ardea hanno la memoria corta e tra un anno avranno dimenticato il tradimento, gli stenti, le buche, i furti nelle scuole, le tasse, la mondezza... e se qualcuno di loro ancora ricordasse, sarà tutta del commissario, ultimo arrivato, la colpa. Solo il Movimento 5 Stelle non è entrato in questo gioco perverso, dichiarandosi pronti al voto da subito rifiutando ogni logica spartitoria o di alleanze. “Chiederemo ai cittadini di votare persone che mai hanno conosciuto prima ma che si impegnano sul loro onore a lavorare ad un programma con loro stessi condiviso”, dichiara il loro portavoce. Comunque vadano le cose, questo mese di marzo 2016 sarà cruciale per i cittadini di Ardea perché, cada o non cada Di Fiori, c'è un bilancio da predisporre entro marzo e da approvare ad aprile, scuole da realizzare, strade a cui dare dignità, servizi da restituire, dopo averli scippati, ai cittadini, specie a quelli più deboli che in questo momento soffrono per la recessione e la mancanza di lavoro. Ricostruire Ardea sarà impresa ardua ai limiti del possibile, ma questo mese di marzo è l'ultima chance: se non si giocano bene le carte, Ardea è perduta. M.S.



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Ufficio condono a Pomezia, tempi biblici per le pratiche Il Presidente dell’Associazione Liberi Professionisti si appella al Sindaco

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tenti dell’ufficio condono, a Pomezia, in attesa “della grazia”. A quanto denuncia il presidente dell’Alpro Lionello Lupi, infatti, i tempi di attesa per il disbrigo di una pratica sono più lunghi di quelli della Magistratura e, nella maggior parte dei casi, equivalgono quasi a un ergastolo, visto che ci vogliono anni per avere risposte. Per questo motivo il Presidente dell’Associazione Liberi Professionisti di Pomezia ha deciso di scrivere una lettera al Primo Cittadino Fabio Fucci.

“Egregio Sig. Sindaco – esordisce Lupi - come le sarà noto, il permanere della crisi economica ed il suo espandersi a tutti gli strati sociali e, non ultimo, la perdita del lavoro sempre più diffusa, ha indotto molti proprietari di abitazioni (o beni immobili di altro tipo) a tentare di alienare il proprio bene per far fronte alla ormai conclamata impossibilità di pagare i mutui e le tasse comunali, o a cercare di rifinanziare mutui già erogati. Le sarà anche noto che l’attuale normativa prevede l’impossibilità di stipula di atti di compravendita o le erogazioni di qualsiasi tipo di finanziamento legato al bene immobile ove esso non sia dotato di regolari titoli urbanistici e certificazioni di agibilità”. “Molti tecnici di Pomezia hanno presentato all’ Ufficio Urbanistica domande di condono edilizio, integrazioni e pagamenti per conto di

clienti che, come premesso, hanno estrema necessità di completare l’iter per il ritiro di permessi di costruire in sanatoria, e agibilità – prosegue il Presidente dell’Alpro - Ci risulta che le pratiche ancora da definire siano ancora centinaia e centinaia e che questa giacenza è responsabilità oggettiva di tutte le Amministrazioni che si sono succedute alla guida del Comune negli ultimi 30 anni, ma, a sentire ciò che viene pubblicizzato dalla Sua Amministrazione, sembrerebbe invece che finalmente queste pratiche vengano ora rilasciate con estrema semplicità e velocità, mentre invece non ci risulta che ciò corrisponda al vero. Risulta invece che, anche durante i giorni nei quali l’ufficio condono è aperto al pubblico, non si riesca a parlare con i tecnici addetti perché sono spesso impegnati in altre attività non connesse al ricevimento del pubblico, oppure, se si riesce a colloquiare, ci si sente rispondere che, per esaminare la pratica, c’è bisogno ancora di mesi e mesi”.

“Risulta – prosegue Lupi - anche che diverse pratiche, già completate ed integrate da quasi 2 anni, non siano ancora state esaminate, e noi tecnici purtroppo non sappiamo cosa rispondere ai cittadini ed ai clienti che hanno necessità di concludere la pratica di condono nel più breve tempo possibile. Questa situazione sta mettendo in grave difficoltà molti e molti cittadini e gli animi si stanno sempre più surriscaldando”. “Al fine di potere verificare l’effettiva produttività dell’Ufficio Condono – si appella l’ingegner Lupi - vorremo quindi domandarle di pubblicare il numero dei permessi a costruire in sanatoria (differenziati tra quelli a destinazione abitativa e non) rilasciati nel 2014 e nel 2015 (risulterebbe, dal sito istituzionale, che quelli del 2016 ammontino a solo 5!) Data la situazione che si è creata, la invitiamo, Sig. Sindaco, il martedì ed il giovedì durante l’orario di apertura dell’ufficio condono, a recarsi personalmente presso gli Uffici competenti, al fine di rendersi conto dell’atmosfera di esasperazione che si crea tra le persone in attesa di definizione della propria pratica di condono ed a prendere urgenti provvedimenti strategici al fine di rendere efficiente il settore”. Un appello che speriamo non giaccia a tempo indeterminabile, così come le migliaia di pratiche dell’ufficio condono. Arianna Azzurra Achille



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CRONACA

Il Corriere della Città

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La città, un oggetto molto complicato. Soprattutto se si parla di Pomezia o Ardea

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a città nasce e cresce nel tempo, da insediamenti spontanei, o da più ragionate pianificazioni urbane. Esempi perfetti ne sono Torvajanica e Pomezia. Ardea e Pratica di Mare sono, invece, antiche tipiche città arroccate intorno a un’acropoli. In ogni caso la città si struttura attraverso gli anni e si confronta con la geografia dei luoghi, che è la prima condizione che si impone ai fondatori. È ovvio che, potendo scegliere, all’inizio, “salvo diritti e prepotenze di terzi interessati” (ci sono sempre) sia semplice: Roma è nata intorno all’Isola Tiberina, col solco tracciato da Romolo, perché lì era più facile attraversare il Tevere e, viceversa, difendere la città dagli Etruschi di Porsenna. Ardea e Pratica di Mare, invece, sono poste in alto, per poter controllare e difendere il territorio, un’esigenza che, per fortuna, non c’è più. A ben vedere, anche Pomezia è posta in un punto piuttosto alto, con le stesse caratteristiche, sugli affioramenti tufacei che si erodono da circa ventimila anni. Quegli stessi affioramenti che ora provocano l’allarme Radon. Sembra che lo sbarco di Enea sul nostro territorio sia stato determinato dal fatto che da Lavinium c’era una limpida e larga visione della costa (oggi da Anzio a Ostia, un po’ più di centottanta gradi), tal quale era la vista del mare Egeo della Troia omerica, in epoche dove c’era da doversi difendere per sopravvivere e non essere ridotti in schiavitù. Anche la Torre del Vajanico, alla foce del Fosso della Crocetta, Tor Paterno e Tor San Lorenzo servivano all’avvistamento dei pirati e alla trasmissione a vista (specchi di giorno, falò notturni) dell’allarme alle altre torri costiere. Non a caso la Torre Vajanica, la Torre Civica di Pomezia e quella di Pratica di Mare furono tra i più pregiati obiettivi di quelli che si contende-

vano il territorio tra il gennaio e il giugno del 1944. È passata anche quella guerra, che ha spezzato sul nascere la storia di Pomezia e del suo territorio, nata tra l’ubriacatura dell’Impero e il momento del fragile, illusorio, effimero trionfo dell’alleato germanico e la tragedia non più evitabile di una pur grande nazione costretta a un’alleanza che sembrava già prossimamente vincente. Una vicenda terribile, per certi versi pure brutalmente comica, che, solo su questo territorio, ci ha lasciato ventisettemila giovanissimi cuori di ragazzi morti in guerra, qui, per un progetto folle, forse il più folle di tutti i tempi. Anche questa è storia fondante della città. E i ventisettemila erano solo i tedeschi del nostro cimitero di guerra. Ce ne sono molti altri americani, britannici, polacchi, negli altri cimiteri di guerra dei Comuni vicini. La guerra è passata, come molte altre. La città, comunque motivata e pensata, si deve ora dotare di strade e di tutte le infrastrutture necessarie alla vita civile. Ma intanto il tempo è passato e molte scelte fatte al principio sono superate. Pomezia, che doveva essere un piccolo ordinario borgo votato all’agricoltura, molto presto cominciò a riconvertirsi all’industria col relativo indotto, inclusa una notevole attività edilizia, con grosso impatto ambientale, in anni nei quali il tema ecologico non passava per la testa a nessuno, anche perché le priorità erano altre. Tutt’altre. Per altro, sui terreni agricoli, l’unica coltura fiorente era costituita dallo sbocciare di case e pertinenze agricole sui lotti minimi. Ardea, più antica, si orientò più o meno nello stesso verso. Va da sé che l’agricoltura della bonifica prevedeva attività produttive e insediamenti arealmente diffusi, con braccianti, carri, trattori, tanto bestiame. Il nuovo regime

industriale imponeva, invece, attività localizzate e comunicazioni e trasporti agili, ma intanto gli operai vivevano o si trasferivano nella città, che cresceva enormemente. Torvajanica, da borgo di pescatori e piccoli ristoratori, si orientò sul mercato della villeggiatura e delle case estive. La spiccata stagionalità di questa “scelta” non poteva garantire una continuità alle attività economiche, anche per l’inesistenza di seri progetti condivisi di promozione turistica e di incoraggiamento a possibili nuovi residenti fissi. Si vede bene, senza ripetere discorsi già fatti e superati, che il nostro territorio ci è scivolato sotto la sedia, sia demograficamente, sia nella sua gestione, strategica o spicciola. Evidentemente per una politica che ha quasi sempre proposto e promosso a grosse responsabilità persone e schieramenti non adeguati, sostenuti da gruppetti consolidati nei decenni. Ma naturalmente questi non li ha mai votati nessuno… E tanto è diventato una filastrocca stantia. In tutto questo procedere, esaminato cronologicamente un po’ a casaccio, tra anni o secoli, sulla città, si sono stratificati numerosi servizi, strade, acquedotti, fognature, canali, linee telefoniche ed elettriche, antenne, gasdotti, depuratori, edifici in posti che era meglio evitare, edifici pubblici mal utilizzati. Molti di questi “servizi”, per usare una sola parola, anche se obsoleti, sono sufficienti e oggetto di manutenzione assidua. È vero che la città sfugge in ogni direzione, e siamo sempre in ritardo sui bisogni e sulla pianificazione. È ovvio e fisiologico. Ma in tanti casi ci mettiamo molto del nostro, andando a complicare problemi che già in partenza sono al limite dell’accettabilità.

Luigi Torreti


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CRONACA

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Pomezia: sequestrati 26 appartamenti ai 16 Pini Sarebbero stati trasformati da “attività ricettive” ad abitazioni

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a suscitato molto scalpore il sequestro effettuato il 26 febbraio scorso dalla sezione Urbanistica della Polizia Locale di Pomezia, congiuntamente con il personale dell’Ufficio tecnico di Settore, di 26 appartamenti presso il quartiere Sedici Pini, nell’ambito dell’attività di controllo del territorio finalizzata alla verifica e repressione delle violazioni in materia urbanistica. “Questi appartamenti – ha poi spiegato il Comandante della Polizia Locale Angelo Pizzoli – sarebbero stati realizzati trasformando, in carenza di titoli, una struttura con finalità ricettive in civili abitazioni. Tutti gli atti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica di Velletri e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per le indagini”.

“Ringrazio gli Uffici e la Polizia Locale per il lavoro svolto – ha dichiara il Sindaco Fabio Fucci a seguito dell’operazione – L’attività di controllo sul territorio è fondamentale per contrastare la pratica dell’abusivismo in materia di urbanistica. Per troppo tempo la nostra Città è stata

preda di costruttori senza scrupoli, che hanno deturpato il territorio e truffato i cittadini. Oggi il Comune di Pomezia lavora al controllo e al monitoraggio costante della Città, a tutela della cittadinanza e a garanzia del benessere collettivo”.

Torvaianica 2016: viabilità e circolazione stradale Altro che “stessa spiaggia, stesso mare”: qui i problemi partono dalle strade

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a viabilità delle strade a monte della Litoranea di Torvajanica è in sé già abbastanza delirante, strade strette che sono diventate parcheggi disordinati, sensi unici immotivati (per ricavare altri risicati parcheggi), giri viziosi che, sembrerà strano ma è così, producono un notevole inutile inquinamento e poi, quando la gente si stufa, pure situazioni pericolose: quando devi fare 600-700 metri e senza il senso unico ne faresti solo 10, qualcuno ci prova, specialmente nei desolati mattini invernali. Per non parlare dei ciclisti notturni “regolarmente contro mano”, bici nera, giacca nera, senza luci e senza catarifrangenti, magari attaccati al telefono, ovviamente sul marciapiede, dove c’é. Ma ci sono anche situazioni più perverse e frutto della fantasia di qualcuno che è stato pure pagato. Per attraversare il Fosso della Crocetta ci sono solo due varchi: il ponte sulla litoranea, che ha anch’esso le sue pericolose criticità, e quello, strettissimo e in curva a senso unico alternato, alla fine di Via Zara, dove si incrociano i flussi di questa, Via San Francisco e Via Laurentum. Stante le dimensioni dei luoghi, già sarebbe un gran casino. Ma non bastava il disastro, un giorno ci hanno allacciato pure Via dei Romagnoli che deriva dalla Via del Mare, attraverso una surreale e ambigua “rotatoria” (quella del distributore Esso), gran parte del traffico di Torvajanica Nord-Ovest da e per Pomezia e Ardea. Basta? No! Nel periodo estivo lì, nell’imbuto (il ponticello), ci passano i pullman turistici che vanno e vengono dal parco acqua-

tico, oltre a frequenti mezzi pesanti che, se si incontrano su Via San Francisco, si blocca tutto. Da lì arrivano, in particolare, le ambulanze e i mezzi dei vigili del fuoco per Torvajanica NordOvest. Per altro la banchina di Via Zara e Via San Francisco è letteralmente scoscesa, se ci cadi fuori per fare posto a quello che viene di fronte, rischi di far fuori almeno cerchioni, gomme e specchietti. Oltre tutto Via San Francisco, anche curvilinea, è parzialmente occupata da un bel pezzetto di canneto, tanto per rendere ancora maggiore il pericolo di circolazione. Preferisco fermarmi qui con la descrizione, ché è già diventata complicata. Sintetizzo: qualcuno vada a vedere questa situazione. Non è la prima volta che sollecito questa attenzione, l’ultima in un articolo di fine estate scorsa, nel quale si proponeva di iniziare a definire una serie di interventi non solo sul caotico mescolarsi di congestioni dei flussi di traffico, ma anche sulla sicurezza delle persone, soprattutto dei pedoni, in tutta la zona che va da Viale Danimarca alla fine di Via Casablanca e da Via dei Castelli Romani, attraverso Via dei Romagnoli, fino allo sbarco di Via San Francisco: un bel pezzo di città, o no?

Quell’articolo partiva dal concetto di cercare di arrivare all’estate con qualcosa di fatto, pensato, organizzato, in modo da alleggerire qualche primo problema e ridurre quel fastidioso effetto di generalizzato casino levantino che, sia in questi luoghi, sia in ampie altre zone della città, si respira a pieni polmoni, alla faccia di riqualificazioni e vaghi rilanci “del turismo”. L’estate, quella dell’anno dopo, è ormai alle porte, ma nulla è avvenuto. E meno male, perché tra le varie eventualità ci potrebbe capitare pure qualche tragico incidente, di quelli che poi si va correggere la segnaletica di notte. Di quelli che “per la sicurezza stradale” si fanno interventi insensati e affrettati solo perché c’è scappato il morto. Caso standard la complanare di Viale Danimarca, varata di corsa perché addirittura il morto era una bambina. Stessa scusa per la quale furono installati i demenziali “semafori intelligenti”, che forse li rispettiamo ormai in tre. Va bene, abbiamo perso un anno di buoni propositi. Sono decenni che diciamo le stesse cose, perché certi argomenti vengono affrontati solo quando conviene, e di fatto la città non migliora mai, anzi langue. E non è solo questione di strade e semafori. Dovremmo cominciare a indagare seriamente su come tutte queste “stranezze” si generano e si consolidano sul territorio, in danno della collettività.

Luigi Torreti


Il Corriere della Città

CRONACA 16 Commissariato di Polizia a Pomezia: continua la raccolta firme del Movimento Destra Tricolore

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anche nei quartieri di Torvaianica e Santa Palomba, dove l’assenza delle istituzioni è più lampante e non esclude delle iniziative d’impatto, in collaborazione con i cittadini, come quella delle ronde notturne”. “La sicurezza – conclude Altese - deve diventare una priorità per il Sindaco Fucci, il quale ha dimostrato fino a oggi di aver fatto poco o niente per rendere più sicura Pomezia, in ultimo la riunione infruttuosa con il Questore che sostanzialmente ha chiuso l’argomento Commissariato di Polizia motivandolo con un ridicolo piano di riordino delle Forze di Polizia voluto dal Governo Renzi”.

abato 6 febbraio in Piazza Indipendenza, a Pomezia, si è svolta la raccolta firme promossa da Destra Tricolore per l’istituzione di commissariato di Polizia di Stato. L’iniziativa ha riscosso un enorme successo: nella sola mattina sono state raccolta oltre 500 firme. Gli episodi di microcriminalità che hanno segnato il mese di gennaio – soprattutto furti e rapine – hanno infatti alzato la percezione di pericolo dei cittadini, che sperano di vedere il territorio maggiormente controllato dalle forze dell’ordine. Il Responsabile Giuseppe Altese fa sapere che il Movimento “continuerà la propria iniziativa

Il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza: niente Commissariato a Pomezia

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i è riunito nel pomeriggio del 9 febbraio il Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza, che ha posto all’attenzione delle autorità competenti la situazione che sta interessando la Città di Pomezia. Secondo il sindaco Fabio Fucci si è trattato di “un incontro positivo servito innanzitutto a sensibilizzare le forze dell’ordine a tenere alta la guardia nella nostra Città, interessata negli ultimi tempi da preoccupanti episodi di criminalità, e ad avviare attività di coordinamento con

la nostra Polizia Locale. Il Comandante Provinciale dei Carabinieri ha ufficialmente preso l’impegno a rafforzare le azioni di contrasto alla criminalità sul nostro territorio, già implementate con l’arrivo nell’ultimo anno di 15 unità nella Compagnia di Pomezia”. Ma niente possibilità di avere anche un Commissariato, come chiesto a più riprese negli ultimi anni da varie forze politiche e dai cittadini. “Il Questore – ha spiegato il Primo Cittadino – ha accordato un maggior numero di interventi

della Polizia a contrasto del fenomeno della prostituzione altamente diffuso nel territorio, in particolar modo nel quartiere di Santa Palomba-Roma Due, ma è esclusa invece categoricamente l’ipotesi dell’istituzione di un Commissariato di Polizia a Pomezia, poiché, come spiegato dal Prefetto Gabrielli, in contrasto con il riordino delle forze di Polizia disposto dal Governo Renzi”.



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CRONACA

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Torvaianica Alta: la fogna scarica direttamente nel bosco!

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l boschetto del quartiere Torvaianica Alta si ritrova immerso in un 'fiume' di liquami. La segnalazione arriva dagli abitanti della zona che, da qualche tempo, si sono accorti che i tubi della rete fognaria scaricano direttamente nella macchia. Ci troviamo esattamente su Via Oceano Atlantico all'altezza del civico 56. Venendo da Torvaianica Alta, per intenderci, si svolta proprio per Via Oceano Atlantico e si percorre la strada fino in fondo, per ritrovarsi quindi il boschetto sulla propria destra (l'area confina con la nuova strada aperta tra Pomezia e Torvaianica Alta ndr). Il problema, come testimoniano le foto, sembrerebbe legato al crollo dell’aerea che sosteneva i vari impianti: le condutture infatti risultano scollegate e la causa potrebbe essere riconducibile proprio ad una frana o comunque ad uno smottamento della terra presente. Scesi nel fosso infatti abbiamo potuto constatare che il collegamento è interrotto in vari punti, senza contare che, all'interno di ciò che resta ancora in “piedi”, ogni tipo di sporcizia ha preso il sopravvento aggiungendo al tutto un ulteriore elemento di degrado. Senza

contare l'inevitabile “olezzo” presente nell'aria nelle vicinanze, che spesso raggiunge le abitazioni confinanti. Alla luce di questo abbiamo inoltrato una segnalazione al Sindaco di Pomezia Fabio Fucci che ha risposto attraverso l'assessore Mattias: “Abbiamo predisposto immediatamente un sopralluogo perché non è

possibile lasciare la situazione in quello stato. Cercheremo di capire innanzitutto cosa è stato a causare tutto questo e ovviamente ci impegniamo a risolvere il problema quanto prima”

Luca Mugnaioli


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Fiocco azzurro per Ardea: nonostante la mancanza di un ospedale, un bimbo nasce a Tor San Lorenzo

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uesta che stiamo per raccontare è probabilmente una delle pochissime cose belle accadute ad Ardea negli ultimi tempi. Tra scandali e beghe politiche, oltre che fatti di criminalità diffusa e degrado, nel Comune rutulo c’è stato un segno di rinascita. Anzi, una vera e propria nascita, che vogliamo prendere, soprattutto in un periodo così particolare del territorio, come buon auspicio. Per la prima volta dopo molti anni un bimbo è nato ad Ardea, nonostante nell’intero territorio comunale non ci sia né un reparto di ostetricia, né tantomeno un ospedale. A raccontare come sono andate le cose è direttamente la neo mamma. “Mi chiamo Patrizia Lancia e abito con mio marito Simone Ciolfi e mia figlia Benedetta ad Ardea, da Agosto dello scorso anno”. La donna è già incinta, da poche settimane, quando si trasferisce a Tor San Lorenzo. “Mi sono subito resa conto che ad Ardea non ci sono ospedali, tantomeno la possibilità di far nascere bambini in questo Comune. Lascio quindi immaginare ai lettori che cosa possa essere successo all'ufficio anagrafe di Ardea quando mio marito, il 22 febbraio, si è recato lì per registrare l'avvenuta nascita del nostro secondogenito ad Ardea. I funzionari sono “impazziti” per capire come avesse fatto il piccolo Tommaso a venire al mondo proprio in questo Comune, non essendoci punti nascita, e poi si sono sbizzarriti in una divertente sciorinatura sul come si potesse registrare l’evento, dato che alla fine hanno compreso, con grande stupore, che il piccolino

era nato in casa. ‘Ha capito bene? È nato in casa!’, ripeteva mio marito al funzionario alle insistenti domande sul come mai dal certificato di nascita risultava che indirizzo di nascita e di residenza coincidevano!”. “Mi è quindi venuto in mente - ha proseguito Patrizia - di condividere con i lettori questo divertente racconto, che ha avuto la sua prima tappa all'ufficio anagrafe, poi è proseguito all'agenzia delle entrate per il rilascio del codice fiscale, ed è terminato alla ASL per la scelta del pediatra: ogni volta ci sono state scenette tragicomiche, perché nei due giorni necessari per svolgere tutte le pratiche mio marito si è imbattuto in moltissime persone che non credevano che davvero un bimbo fosse nato ad Ardea e che questa fosse stata una nostra precisa scelta. Tutti gli chiedevano in continuazione se non fosse nato lì per una serie di rocambolesche avventure che non ci avevano portati in tempo in ospedale! Invece la nostra è stata una scelta fatta prima che venisse concepito, per la precisione dopo la nascita della nostra primogenita, Benedetta. Lei è nata in ospedale, manipolata troppo presto da mani estranee, e dopo troppe ore di travaglio indotto è nata sotto i riflettori e ha rivisto la sua mamma, l'unica di cui aveva davvero bisogno, solo il giorno dopo”. Da qui la decisione che, se ci fosse stato un altro figlio, le cose sarebbero andate diversamente, “Infatti, ecco perché la scelta consapevole stavolta di affidarci a mani esperte e sapienti che sapessero più osservare che fare, più accogliere che tagliare, e che rispettassero i tempi naturali

dell'evento nascita, così bello e automatico per ogni specie animale, anche la più evoluta come la nostra. Attraverso questa testimonianza vorremmo portare alla luce la possibilità, anche in un paese come Ardea, di poter accogliere con calma e sacralità un bimbo che viene alla luce e che ha tutto il diritto di iniziare il suo viaggio con la dolcezza che merita per adattarsi al mondo con i suoi tempi e i suoi ritmi”. “E speriamo – ha concluso la neomamma - che in un futuro prossimo, magari grazie a questa testimonianza, altre famiglie possano prendere coscienza di una scelta libera come si fa già per tante altre realtà, e forse la prossima volta che un papà si recherà all'ufficio anagrafe di Ardea, i funzionari possano essere già esperti e potranno vantarsi di sapere come registrarlo!”.

Anna Maria Greco

“Pequenos Gigantes”, anche Pomezia presente al nuovo format di Canale 5

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ue nostri piccoli concittadini sono stati scelti per partecipare alla nuova trasmissione di Canale 5 dedicata interamente al mondo dei bambini, condotta dalla showgirl Belen Rodriguez. Tra i concorrenti in gara anche Pomezia si è ritagliata il suo spazio: Daniele Iuliano e Gaia Gentile, della Scuola RULES Dance Studio, hanno infatti preso parte al programma come ballerini nella squadra capitanata da Rudy Zerbi “I piccoli guerrieri“. Al loro esordio, lo scorso 19 febbraio, i nostri pic-

coli concittadini si sono visti assegnare una media di 8.8 punti dalla giuria composta da Claudio Amendola, Meghan Montaner e Francesco Arca. Nella seconda puntata, che ha visto l'eliminazione della squadra dei “Ribelli” comandata da Maurizio Zamboni e andata in onda il 26 febbraio, i due giovanissimi pometini hanno portato a casa un'altra buona prestazione, ottenendo un 9,2 di media per la loro esibizione.


Buona Pasqua


a!


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Professore per un giorno… …ma il Liceo Artistico di Pomezia resta nel cuore per sempre

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anta emozione, una partecipazione convinta e convincente, un successo annunciato e confermato. È questo il risultato della serie di conferenze/lezioni del progetto “professore per un giorno”, iniziativa nata al liceo artistico statale Pablo Picasso di Pomezia dall’idea del professor Stefano Trappolini che – notando l’emozione dei ragazzi durante un raduno degli ex studenti dell’istituto – ha proposto loro di presentare il proprio curriculum e, sulla base delle importanti professionalità che la scuola ha prodotto in questi trenta/quarant’anni (la scuola il prossimo anno festeggerà i cinquant’anni dalla fondazione, è nata infatti nel 1967 come istituto statale d’arte), ha impostato una serie di incontri con gli allievi del liceo artistico. “È il nostro migliore spot per l’orientamento – ha commentato il prof. Trappolini – e oltretutto a costo zero, perché tutti i relatori hanno dato la loro piena disponibilità a incontrare i nostri alunni gratuitamente, togliendo volentieri qualche ora al loro prezioso lavoro. Ho proposto alla nostra dirigente, professoressa Alessandra Silvestri, il progetto di riunire le nostre eccellenze del passato per una serie di incontri con gli alunni: la dirigente si è dimostrata subito molto disponibile a presentare l’evento al collegio docenti e devo dire che già da queste prime quattro lezioni l’interesse dei ragazzi è andato via via crescendo, con grande seguito anche da parte dei professori accompagnatori, spesso di materie diverse da quelle artistiche”. Il primo appuntamento è stato con Innocenza Bove, giovane grafica dalle importanti collabo-

razioni editoriali. Si è proseguito con Benedetto Dionisi, art director e anchorman televisivo molto conosciuto anche a livello nazionale, mentre il terzo incontro è stato con Luca Santosuosso, grandissimo esperto di grafica 3D e realizzatore di numerose ed importanti sigle televisive, ne citiamo una per tutte: Zelig. Ultimo incontro, fino a oggi, è stato quello con Claudia Brugnaletti, esperta della tecnica dello stop motion, che come ultimo lavoro sta preparando una serie di animazioni per il nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo.

grande opportunità professionale legata non solo agli strumenti tradizionali, ma anche alle nuove tecnologie”. E questo l’incontro con gli ex alunni lo dimostra in pieno. Ma il progetto dimostra anche che sono tantissimi gli ex alunni che hanno un ottimo ricordo degli anni trascorsi in questa scuola, tanto da voler trasmettere a chi adesso siede in quei banchi al posto loro tutte le emozioni vissute, mostrando gli adulti che sono diventati anche grazie agli insegnamenti ricevuti proprio lì.

Anna Maria Greco Il ciclo di conferenze proseguirà in queste settimane attraverso nuovi importanti incontri con altri ex alunni che presenteranno agli studenti la parte ultima della loro ricerca: saranno grafici, architetti, art director, grafic designer, fumettisti, artisti e tante altre figure professionali. “La cosa che ci ha spinto a dare vita a questa iniziativa – ha spiegato Benedetto Dionisi, entusiasta del progetto – è quella di far capire a chi vuole intraprendere questo piano di studi che il liceo artistico, oltre a un’officina di ricerca e di sperimentazione artistica, è anche una


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CRONACA 23 Montagnano, Villaggio Ardeatino, Campo Jemini: Internet? Un'utopia!

Marzo 2016

“Digital Divide” nei nostri comuni: sapevate che in queste zone a volte manca addirittura la linea telefonica? (altro che Internet!) Mentre si esulta per l'arrivo della fibra ultra veloce alcuni quartieri sono rimasti all'età della pietra. I dati sulle connessioni aggiornati ed il confronto con l'Italia e l'Europa.

Le zone peggiori dei nostri comuni in termini di Digital Divide Pomezia: Campo Jemini: tra 0,5 e un 1 Mb Villaggio Azzurro: tra 0,5 e meno di 1 Mb

Ardea Montagnano: ADSL non presente Villaggio Ardeatino: ADSL non presente

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'accesso al Web è considerato ormai un bene primario al quale non si può più rinunciare. Questo ormai da alcuni anni ma, mentre in molte zone d'Italia ci si appresta (per alcune è già avvenuta) ad abbracciare la connessione ultra veloce (più di 100 mega), altre zone sono rimaste incredibilmente abbandonate a sé stesse, in condizioni davvero assurde per un paese considerato 'avanzato' come il nostro. Partiamo dal quadro nazionale: il parametro di riferimento quando si parla di “Digital Divide”, riferendoci qui alla connessione che consente l'accesso al Web, è in sostanza “2mbps”, ovvero la velocità ritenuta “minima” e che la stessa Europa si è posta come obiettivo da realizzare per tutti i cittadini dell'Unione. Al di sotto di tale soglia c'è il punto di non ritorno, dove, in pratica, si è “fuori dal mondo”. Sotto questo profilo dunque l'Italia è sostanzialmente in linea con l'Europa: il 96,9% della nostra popolazione dispone infatti di una connessione tra i 2 e i 20 MB, poco al di sotto del 97% del dato Europeo (il 3,1% della popolazione resta dunque in “Digital Divide” - dati Infratel/Invitalia). Se parliamo di banda ultra larga invece, che convenzionalmente riguarda le connessioni superiori ai 20Mb, l'Italia presenta una percentuale del 26,40%, ben al di sotto del 64% Europeo. Il dato, in quest'ultimo caso, è riferito a tutti coloro che dispongono di una connessione pari o superiore ai 30Mb. L'Italia del resto – stando ad una ricerca condotta nel 2015 dalla “Akamai Intelligent Platform” (dati riferiti al quarto trimestre 2014) – è il 54° paese al mondo in termini di velocità di connessione media, e il 24° in Europa, in una classifica guidata da Svezia, Svizzera e Olanda (noi siamo intorno alla media dei 5,6 Mbps). Va comunque meglio nel Lazio dove i numeri crescono sensibilmente attestandosi su cifre più confortanti: il 66% della popolazione è raggiunta infatti dai 30 (e più) Mb e appena l'1,4% risulta in “Digital Divide”. IL CASO: TRE ZONE TRA POMEZIA ED ARDEA DIMENTICATE DA TUTTI – Il 3 Marzo 2015 il Consiglio dei Ministri ha approvato la nuova strategia italiana per la banda ultra larga che ha l'obiettivo ambizioso di alzare la copertura del territorio nazionale a 100mbps (nell'ottica di rilanciare l'Italia e accorciare le distanze con il resto del mondo); tutto questo dando la priorità agli Uffici Pubblici - scuole e ospedali su tutti -, alle aree di maggior interesse

economico e turistico nonché a quelle zone maggiormente abitate e agli snodi logistici. Per carità tutto lodevole, anche perché contestualmente a questo si è deciso di alzare comunque a 30Mb la connessione minima per il resto della popolazione. Ma chi non rientra in questi parametri? Quanto dovrà attendere per avere una connessione decente? Già perché molte zone, incredibile ma vero, non hanno al 2016 una connessione ADSL o, se ce l'hanno, rasenta velocità ridicole, altro che Digital Divide! Noi, nel nostro piccolo, ne possiamo “vantare” ben tre: Montagnano, Villaggio Ardeatino (Santa Palomba) e Campo Jemini. Le prime due sono quelle più critiche considerando che non dispongono affatto di linee ADSL. Non solo. Come se non bastasse l'infrastruttura fisica esistente è talmente obsoleta che gli apparati risentono spesso di problemi elettrici. Il risultato? Tali zone restano completamente isolate anche per diversi giorni senza disporre nemmeno della normale linea telefonica. Ragionando in meri numeri ci troviamo in pratica, analizzando i dati del Comune di Ardea, in quel 6% circa non raggiunto dall'ormai famosa forbice 2-20 Mb, anche se, c'è da dire, che la stessa Ardea non dispone ancora di un'infrastruttura fisica realizzata per potenziare le varie connessioni, sebbene siano stati predisposti i lavori per metterla a punto. Campo Jemini invece, al cui pari si può inserire ad esempio la zona del Villaggio Azzurro (Pratica di Mare), rappresenta invece quella casistica di aree cosiddette di nuova urbanizzazione, dove la velocità per l'accesso al

Web rasenta velocità irrisorie a causa o della troppa lontananza dalle centrali o dove comunque gli apparati esistenti non consentono un determinato tipo di connessione più veloce. Si parla di 0,5 mega (o anche meno), cioè parecchio al di sotto della soglia del “Digital Divide”. Per il resto invece, Pomezia ha da poco predisposto la maggior parte della nuova infrastruttura e moltissime abitazioni sono già fornite dalla banda ultra veloce, come ad esempio il centro. In definitiva, ciò che vogliamo sottolineare, è che nelle zone “borderline” come quelle evidenziate, nonostante l'avvento delle nuove tecnologie, il divario digitale non abbia fatto altro che aumentare anziché, come era lecito aspettarsi, diminuire. Se prima la forbice era tra 56kb – 7 mega, adesso è di 56kb – 100Mb. In pratica: chi aveva “abbastanza” adesso ha di più, mentre chi non aveva niente... continua a non avere niente! Non era forse il caso – e ci riferiamo qui a tutte quelle realtà italiane come le “nostre” – di partire inizialmente da queste zone per potenziare la rete? Anche perché, in molti casi come in quelli sopra citati, basterebbe davvero poco per garantire a tutti quantomeno una soglia di velocità minima. Quindi, in conclusione, va bene la fibra ultra veloce, va bene potenziare le infrastrutture laddove esistenti ma per favore non dimentichiamoci (o meglio, ricordiamoci) anche di chi vive ai margini del “Digital Divide”.

Luca Mugnaioli


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L'Avvocato risponde La consulenza legale per il lettori del Corriere della Città

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i viene inviato il seguente quesito. Ho la nuda proprietà di un appartamento. L' usufruttuario stipula sull'immobile un contratto di locazione, con una terza persona. Quando ci sarà la cessazione dell'usufrutto per morte dell'usufruttuario che conseguenze ci saranno sul contratto di locazione? Inoltre, vorrei sapere se durante l' usufrutto la spesa per la sostituzione della caldaia dei termosifoni autonomi grava su di me ( nudo proprietario ) oppure sull'usufruttuario?.

L'usufrutto è regolato dall'art. 978 e ss. del cod. civ. Viene costituito per legge ( es. usufrutto dei genitori sui beni dei figli minori, disciplinato dagli art. 324 c.c. e ss. ) o per volontà dell'uomo (mediante contratto e testamento). Può formarsi con contratto tramite una vasta gamma di schemi negoziali , tipici o atipici, a titolo oneroso o a titolo gratuito, e può acquistarsi sia per usucapione ordinaria sia per usucapione abbreviata. L'usufrutto ha durata limitata nel tempo. Infatti, costituito a favore di una persona fisica si estingue inevitabilmente in seguito alla morte del titolare e non è trasmissibile mortis causa. Nel caso di usufrutto attribuito a una persona giuridica si applica il limite trentennale di durata. L'usufrutto è un diritto che consente al titolare la più ampia facoltà di servirsi della cosa e di percepirne i frutti nel rispetto della destinazione economica. Tuttavia, le facoltà dell' usufruttuario non hanno la medesima ampiezza di quelle del proprietario. Come in passato, anche oggi, l' usufruttuario è vincolato a mantenere l' integrità fisica e il valore capitale del bene, sotto il profilo della sua idoneità alla produzione di reddito. L'usufruttuario, per esempio, può locare l'immobile a terzi e percepire il canone, ma senza alterare la destinazione economica della cosa. L' art. 999 c.c. detta le condizioni e i limiti dell'opponibilità del contratto di locazione al proprietario, ed evidenzia che l' usufruttuario può costituire diritti personali di godimento a favore di terzi ammettendoli all' utilizzazione della cosa a titolo di locazione, di affitto o di comodato. Lo stesso articolo stabilisce che le locazioni, purché risultino da atto pubblico o da scrittura privata

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di data certa anteriore all'estinzione dell'usufrutto, sono opponibili, entro limiti di tempo determinati (di un quinquennio e di un anno dopo la cessazione dell'usufrutto), al nudo proprietario che subentra nel godimento della cosa. L'ultrattività delle locazioni concluse dall'usufruttuario mira a tutelare la posizione del conduttore, assicurandogli una stabilità del rapporto contrattuale, anche nel caso di venire meno dell'usufrutto; la norma agevola anche l' usufruttuario che voglia godere indirettamente del bene, per il quale sarebbe impossibile concedere in locazione la cosa, se il rapporto non potesse sopravvivere al diritto di usufrutto. Infine, anche l' interesse del nudo proprietario a riacquistare il godimento del bene e la pienezza del suo dominio, dopo il trascorrere di un lasso di tempo prevedibile e certo, appare difeso in quanto gli viene ingiunto un sacrificio esiguo, poiché egli è tenuto a subire una scelta altrui, ma non ad essere impoverito, avendo sempre diritto a ricevere il canone di locazione. La più recente giurisprudenza della Suprema Corte e anche autorevole dottrina, ritiene che le disposizioni speciali emanate in tema di locazione e di affitto (l. 27.7.1978, n. 392, c.d. legge sull' equo canone e 3.5.1982, n. 203 in tema di contratti agrari) non abbiano abrogato la norma di cui all'art. 999 c.c., con la conseguenza che i relativi contratti stipulati dall'usufruttuario continuano per la durata stabilita, ma non oltre il periodo previsto dall'art. 999 c.c. (Cass. 20.3.2008 n. 7485, Cass, 26.5.2011 n. 11602) Tuttavia, tale norma non è suscettibile di applicazione analogica e non può trovare applica-

zione fuori dei casi espressamente previsti trattandosi di disciplina che comporta deroga al principio dell' efficacia relativa del vincolo obbligatorio. Infatti, nel caso del comodato questo alla cessione dell' usufrutto viene meno. Pertanto, nel caso di specie, quando ci sarà la consolidazione dell' usufrutto per morte dell' usufruttuario, la locazione da questo conclusa non potrà protrarsi oltre il quinquennio dalla cessazione dell' usufrutto, ai sensi dell' art. 999 c.c. che prevale sulla legge 27 luglio 1978 n° 392, legge sull' equo canone. Riguardo i criteri di ripartizione delle spese del bene, la norma codicistica afferma che l' usufruttuario deve sostenere le spese e in genere gli oneri di amministrazione e manutenzione ordinaria, pagare le imposte e le tasse gravanti sull'immobile. Anche, a suo carico, sono le riparazioni straordinarie solo se rese necessarie dall'inadempimento degli obblighi di ordinaria manutenzione (art 1004 c.c.). Tutti gli altri casi sono a carico del nudo proprietario (art. 1005 c.c.). L'art. 1005, 2° co., c.c. fornisce un elenco di riparazioni straordinarie, a carico del proprietario, che deve ritenersi esemplificativo e non esaustivo. In assenza di precise indicazioni normative, la natura, ordinaria o straordinaria, delle riparazioni, viene individuata dagli interpreti sulla base di diversi criteri, non di rado combinati fra loro. La giurisprudenza è intervenuta sul punto, ponendo l' accento sulla materialità delle riparazioni, e sull'essenza e sulla natura dell' opera prestata. In tal caso, ai fini della ripartizione delle spese condominiali tra usufruttuario e nudo proprietario occorre riferirsi al criterio della natura delle opere da realizzare, assumendo rilevanza la qualità ordinaria o straordinaria dell'opera, attenendo la prima alla mera conservazione del bene mentre la seconda alla prevenzione o eliminazione di cedimenti o deterioramenti del bene immobile. E' la natura della spesa a determinare la imputazione a carico del nudo proprietario ovvero dell'usufruttuario, in modo che, avendo l'usufruttuario l' uso e il godimento della cosa, lo stesso sarà responsabile per tutto ciò che attiene alla conservazione e al godimento della cosa stessa sotto il profilo materiale e della sua attitudine produttiva, mentre saranno riservate al nudo proprietario le opere che incidono sulla struttura , la sostanza e la destinazione della cosa. Pertanto, è stato ritenuto che spese come quelle di rifacimento della caldaia, di manutenzione del tetto, di assicurazione del fabbricato, non assumono quel carattere di straordinarietà come sopra delineato, ma piuttosto vanno fatte rientrare nell'alveo delle spese relative all'amministrazione e alla conservazione del bene in quanto idonee a preservarne l' attitudine produttiva, con conseguente attribuibilità dei relativi oneri all'usufruttuario (Trib. Roma 4 novembre 2oo4 n. 29809 ). Avv. Antonio Aquino



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In ricordo della morte di Gesù I Testimoni di Geova invitano tutti ad assistere alla commemorazione della morte di Gesù Cristo: questi gli appuntamenti a Pomezia ed Ardea per il prossimo 23 Marzo Dove poter assistere alla commemorazione:

Pomezia, ore 19.00: Sala del Regno dei Testimoni di Geova – via Pontina Vecchia km 33.350 (civ. 49) Hotel Selene – Via Pontina Km. 30 Ardea, ore 18.30/20.00 Sala del Regno dei Testimoni di Geova – Ardea, Via Novara 6

O

gni anno milioni di persone in tutto il mondo ricordano la morte del Messia, avvenuta oltre 2000 anni fa. Ma perché è importante riflettere su questo avvenimento? Nelle ore che precedettero la sua morte, il Signore Gesù assicurò ai suoi apostoli fedeli che sarebbero stati con lui nel suo Regno Celeste, come si legge nel Vangelo di Luca al capitolo 22 nei versetti da 28 a 30. Più tardi promise ad un criminale: “Tu sarai con me in Paradiso”. Queste parole potranno realizzarsi proprio perché Gesù scelse di sacrificare sé stesso e la sua vita per gli esseri umani, non solo per i giusti ma anche per i peccatori; il suo gesto era così importante che comandò ai suoi discepoli di commemorarlo, come riporta il brano di Luca al capitolo 22 ai versetti 19 e 20. Quest'anno l'anniversario della sua morte, rifacendosi al calen-

Evento gratuito

dario ebraico, ricorre mercoledì 23 marzo 2016: i Testimoni di Geova di Pomezia e di Ardea vi invitano pertanto ad assistere e a celebrare con loro questo importantissimo evento durante il quale verrà pronunciato un discorso che spiegherà il valore che la morte del Cristo può avere per noi e per la nostra famiglia. La settimana successiva, nelle Sale del Regno del nostro territorio, verrà poi pronunciato un ulteriore discorso speciale interamente basato sulla Bibbia dal tema “Siete sulla strada che porta alla vita eterna?” (Orario Ardea: sabato 2 aprile 18.30/domenica 3 aprile 17.30 – Orario Pomezia: sabato 2 aprile 18.00/Domenica 3 aprile 17.30). Ulteriori informazioni potete trovarle sul sito ufficiale dei Testimoni di Geova www.jw.org.


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CRONACA 27 Torvaianica, chiede la restituzione di un prestito, le sparano alla gamba Marzo 2016

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on solo non le hanno restituito i soldi che aveva prestato, ma le hanno pure sparato. È successo IL 20 febbraio, intorno alle 20:00 a Torvaianica, dove una donna bulgara di 55 anni si è recata, accompagnata da un amico di 38 anni, sempre di nazionalità bulgara, davanti a una villetta di via della Bilancia, a Martin Pescatore, per chiedere indietro a un pensionato di 75 anni la restituzione di un prestito di circa 100 euro. La donna e il pensionato nel passato avevano avuto una relazione sentimentale, poi terminata, ma tra i due era rimasto in sospeso questo prestito, soldi di cui la donna necessitava e che ha provato a chiedere indietro. Ma, invece di riavere i suoi soldi, è stata gambizzata. Secondo una prima ricostruzione sembra che, non appena la donna ha avanzato la sua richiesta, sia nata una discussione, diventata via via più accesa fino a quando il 75enne e l’amico 38enne della donna sono arrivati a picchiarsi. Ed è a questo punto che sono intervenuti due uomini, coinquilini del pensionato, di 44 e 47 anni. Pare che sia stato il più giovane dei due ad aver sparato un colpo, che ha colpito la donna ad una coscia. La 55enne è stata trasportata d’urgenza al pronto soccorso della Clinica S. Anna di Pomezia, dove è stata operata per estrarre il proiet-

tile. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Compagnia di Pomezia che hanno tratto in arresto i due coinquilini del pensionato per concorso in tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione. Su ordine della Procura i Carabinieri hanno anche sequestrato l’ogiva estratta dalla gamba della donna, attualmente ricoverata con una prognosi di 30 giorni. L’arma utilizzata, una semiautomatica calibro

7,65 senza matricola, è stata ritrovata dagli inquirenti nascosta nel giardino retrostante la casa, sotto una guaina. Le ricerche fatte dai militari hanno portato anche al ritrovamento del bossolo, sequestrato e consegnato ai Ris di Roma insieme alla pistola e all’ogiva per capire se l’arma fosse già stata utilizzata per altri episodi criminosi. I due uomini sono stati tradotti nel carcere di Velletri. Arianna Azzurra Achille


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Pagina autogestita

Evangelo di Fede in Fede

“Cristo ci ha liberati” Queste parole tratte dall’epistola ai Galati 5:1 “Cristo ci ha liberati” sono un potente messaggio di speranza rivolto ad ogni uomo che necessita e desidera ricevere liberazione da Cristo. Questo verso ci presenta il liberatore, Cristo, e un’opera già avvenuta, la liberazione in Lui. Cristo è il liberatore annunciato dalle profezie; in Isaia 61:1-2 troviamo scritto: “Lo Spirito del Signore di Dio, è su di me perché mi ha unto per recare una buona notizia agli umili, mi ha inviato per fasciare quelli che anno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l’apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l’anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio.” Quante volte il cuore umano è spezzato, ferito, e necessita di essere liberato dall’angoscia e dalla paura, quante volte è tenuto schiavo da catene e prigioniero in una sudditanza indesiderata e non voluta. Cristo Gesù è potente nel liberare ancora oggi. Affrontando l’argomento della liberazione nella nostra meditazione biblica scopriamo che l’apostolo Paolo scrive ed afferma con grande fermezza e convinzione: “Cristo ci ha liberati”. Questa affermazione presenta la liberazione in Cristo come un evento reale, un evento concreto, e viene presentato come già accaduto; in esso si trova una forte esortazione a considerare o riconsiderare, è come un grido che vuole scuotere, svegliare, riportare alla mente, la liberazione di Dio nella sua vera elevazione; “Cristo ci ha liberati”. Da cosa Cristo ci ha liberati? Da molte cose.

Cristo ci ha liberati dalla religiosità

Nella chiesa dei Galati vi erano alcuni falsi dottori giudaizzanti che volevano sovvertire il vangelo di Cristo, costoro insegnavano che i non

giudei prima di poter diventare cristiani avrebbero dovuto diventare proseliti giudaici e sottomettersi a tutta la legge mosaica. Tutto ciò è l’esatto contrario del vangelo di Gesù Cristo, egli è colui che ha dato la sua vita in sacrificio per il peccato e la salvezza è donata gratuitamente, per fede, in lui. Cristo ci ha liberati dalla religiosità in apparenza devota e scrupolosa nei suoi atteggiamenti e comportamenti, la quale vuole instaurare una relazione con Dio senza però volersi attenere alle parole di Cristo Gesù, al suo sacrificio espiatorio, alla salvezza solo per grazia. L’uomo che accetta il perdono di Dio instaura una relazione con Dio e nel nuovo regime dello Spirito, Dio vive in lui. Avviene ciò che troviamo scritto nella seconda lettera di Pietro 1:4 “Voi diventaste partecipi della natura divina”.

Cristo ci ha liberati dai nostri peccati In Apocalisse 1:5 troviamo scritto: “A lui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue”. La prova più alta e sublime dell’amore di Cristo è nell’aver dato la sua vita volontariamente per ciascuno di noi; il sacrificio espiatorio di Cristo ci libera dai nostri peccati. Una liberazione giuridica dalla condanna che era su ciascuno di noi, ogni uomo che si accosta a lui con fede viene giustificato davanti a Dio, giustificato non per proprie capacità o meriti, ma semplicemente perché viene fatto partecipe e rivestito della giustizia di Cristo. Ed ancora chi si accosta a lui realizza la liberazione dai propri peccati; liberati da impurità, liberati da sentimenti non buoni, la mente viene liberata da pensieri grigi e spenti; insomma la libertà in Cristo va oltre il semplice sapere teologico, piuttosto è un ritorno alla vita, è come un risorgere dai morti; come è scritto nell’epistola ai Galati

6:15 “Quello che importa è essere una nuova creatura”. Ancora oggi Cristo Gesù, colui che è risorto, è potente a liberarci dai nostri peccati e farci nuove creature in lui.

Cristo ci libera dall’ira imminente Altro aspetto importante della liberazione in Cristo lo troviamo in 1 Tessalonicesi 1.10 “… e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè Gesù che ci libera dall’ira imminente”. Attualmente stiamo vivendo nella dispensazione della grazia, nel periodo della misericordia di Dio, nel tempo in cui ci è data l’opportunità di ricevere la salvezza di Dio nei nostri cuori; in questo lungo periodo il Signore Gesù sta “attirando” a se tutti coloro che alzano lo sguardo verso il cielo e iniziano a vivere una relazione personale con lui. Ma c’è anche un “giorno di vendetta del nostro Dio“, un periodo di grande tribolazione quale non vi è mai stata sulla terra; tutto ciò è annunciato in modo profetico nell’Apocalisse, nei discorsi profetici di Gesù e in molti libri dell’Antico testamento. Decine di profezie riguardanti la prima venuta di Cristo si sono adempiute; non si adempiranno forse quelle riguardanti il suo ritorno? Ogni profezia troverà il suo adempimento nei tempi che Dio stesso ha stabilito. Ma Cristo ci libera dall’ira imminente. Cristo nell’attualità dei nostri giorni è potente nel liberare dalla sterilità religiosa, dalle ferite del cuore, dal giorno dell’angoscia. In Cristo si respira la liberazione che vivifica anima, corpo e spirito, in Cristo ci è offerto di rientrare nell’Eden, in Cristo ci è proposta piena liberazione, la quale trova il suo apice e la sua gloria nell’eternità e per l’eternità.


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CRONACA

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“E volo da te”, il primo romanzo di Maria Corrao, conquista i lettori Esordio da scrittrice positivo per il direttore de Il Corriere della Città: la presentazione a Pomezia il 5 marzo

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on potevamo non parlarne, visto che ci riguarda da vicino. L’uscita del primo romanzo del direttore de Il Corriere della Città è infatti stata citata da diversi media - televisivi, cartacei e online - per le recensioni entusiastiche di chi l’ha letto. “E volo da te”, edito da Eretica Edizioni, è stato stampato il 30 gennaio 2016 e, in pochi giorni, è diventato il libro più popolare e venduto dalla piccola casa editrice campana che, grazie al coraggio del suo fondatore Giordano Criscuolo, dà l’opportunità a scrittori esordienti di pubblicare senza passare dalla famigerata EAP, ovvero l’editoria a pagamento. “Ho inviato il manoscritto a quattro editori – spiega Maria Corrao – Il primo, ma devo riconoscere che avevo puntato troppo in alto per una sconosciuta come me, non mi ha neppure risposto. Il secondo ha accettato di stamparlo, per la “modica somma”, a titolo di contributo per le spese di tipografia, di 720 euro. Il terzo editore ha dichiarato che si trattava di un bel libro e aveva intenzione di pubblicarlo, salvo giudicare un po’ troppo fantasiose alcune parti che, neanche a farlo apposta, erano quelle che mi aveva ispirato la realtà a me circostante. Eretica, invece, ha giudicato perfetto il romanzo per quella che è la loro visione di editoria: fresca, con uno stile diverso dal solito, con storie non troppo lunghe e soprattutto non fossero ripetizioni di cose già viste in giro, ma novità di qualità. Per loro io rispondevo a questi requisiti. Devo dire che, quando mi hanno inviato il contratto, non ci credevo neanche io e cercavo di capire dove fosse la “fregatura”. Invece era tutto vero e molto serio”. Il libro è stato messo in vendita sul sito della casa editrice, ma si può trovare anche altrove?

“Teoricamente sì: ha un regolare codice ISBN, ma a volte le librerie evitano di ordinare opere provenienti da scrittori sconosciuti o da case editrici molto piccole. A Pomezia è disponibile da Odradek. È comunque venduto anche attraverso Amazon, La Feltrinelli e tutte le altre librerie online”. Di cosa parla questo romanzo? “È una storia d’amore moderna, che potrebbe capitare a chiunque, ma nel contempo anomala, perché riguarda due persone che si conoscono attraverso Facebook e si innamorano, ma non potrebbero essere più differenti una dall’altro per cultura, posizione sociale ed economica, abitudini di vita e religiose. Senza contare che vivono a 4 mila chilometri di distanza. Ma i problemi non sono solo questi: l’ostacolo maggiore è la profonda insicurezza emotiva della protagonista, capace di combinare un sacco di guai e di fare disastri per rimediare ai guai fatti in precedenza”. Chi e in cosa ci si potrebbe ritrovare? “Tutti coloro che utilizzano i social network possono riconoscere un loro atteggiamento o quello di qualche loro conoscente. Per questo è facile immergersi e immedesimarsi nella storia. Più di una persona mi ha detto “Sai, a un certo punto pensavo che parlassi di me”, oppure “Allora non sono solo io a fare questi casini!”. A prescindere dall’età e dal sesso, possiamo trovare in alcune emozioni dei protagonisti le nostre emozioni”. A proposito di emozioni, abbiamo letto le recensioni entusiastiche scritte da chi ha già letto il libro, ma qual è stato il complimento che più le ha fatto piacere? “Quello che una ragazza mi ha scritto su Facebook. “Ho iniziato il tuo romanzo prima di an-

dare a dormire e l’ho letto tutto d’un fiato. L’ho finito alle 5 del mattino dopo, non ho dormito perché volevo troppo sapere come sarebbe andata a finire”. Io le ho quindi risposto che le dovevo una notte di sonno, ma lei ha replicato con un “Scherzi? Al contrario, mi hai regalato una notte di sogni. Ho capito che, nonostante i tanti errori, si ha il dovere di continuare a sperare e sognare”. Beh, è stata la mia soddisfazione più grande”. Quanto c’è di te in queste 116 pagine? “Sicuramente trapela il mio vero carattere: impulsivo, pasticcione, passionale e irruento. Sono profondamente insicura di me stessa, anche se a causa del lavoro che faccio, questo lato lo devo mascherare bene. Ma in questo caso, visto che scrivere era solo per il mio piacere e non per “dovere”, ho fatto emergere la parte più nascosta e romantica di me, lasciando quella più razionale e a volte cinica agli articoli che parlano di politica o di cronaca”. Il 13 febbraio il libro è stato presentato nella biblioteca di Tor San Lorenzo, riscuotendo grande successo di pubblico, mentre il 5 marzo la presentazione si terrà a Pomezia, nella libreria Odradek, alle 18. “Ci tenevo a farlo anche nel Comune dove risiedo ormai da oltre 25 anni. Spero che i pometini vengano a questo appuntamento: li aspetta un pomeriggio sicuramente divertente, visto che mi presenteranno gli amici e colleghi Mauro Valentini, che ha già scritto due libri, anche se trattano di argomenti completamente diversi dal mio, e Marina Cozzo, una garanzia nella preparazione di eventi di questo genere. Con loro, e con il pubblico presente, ci saranno sicuramente battute e siparietti spassosi”. Anna Maria Greco


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SPORT

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Unipomezia, intervista doppia a Marco Lupi e Federico Valle Due dei protagonisti di questa straordinaria stagione si raccontano ai nostri microfoni

Calcio locale in pillole: en plein a Febbraio per il team di Mancini. Vola l'Indomita L'Unipomezia, dopo la leggera flessione di Gennaio, ha ripreso a correre e a vincere: Pro Roma, Falasche, Borgo Podgora e Cori sono cadute infatti sotto i colpi di Valle e soci. Primato solitario confermato, con la prima inseguitrice distante ora 9 punti. Nel medesimo Girone di Promozione (C), si sono fermate alla terza giornata di Febbraio, dopo due successi, Racing Club e Team Nuova Florida fermate rispettivamente sullo 0-0 da Semprevisa e Pro Roma.

Federico Valle Sicuramente vi eravate preparati per una stagione importante. Ma vi aspettavate un campionato così esaltante e di ritrovarvi a Febbraio con questa classifica? Marco Lupi: “Ce lo aspettavamo nel senso che l'obiettivo di inizio stagione, è inutile nascondersi, era quello di puntare a vincere il campionato. Certo non pensavamo di arrivare ad oggi con questo margine in classifica. In fondo però è la giusta ricompensa per tutto il lavoro che stiamo facendo” Federico Valle: “Il lavoro e l'impegno pagano sempre: la penso come Marco, abbiamo faticato tanto ed ora stiamo raccogliendo i frutti di quanto fatto sin qui” A Gennaio comunque avete attraversato un momento di flessione, forse anche normale: due sconfitte consecutive, Racing Club e Libertas Casilina, ed un pareggio interno con la Fortitudo Academy. Vi siete dati una spiegazione per quei risultati e come siete riusciti ad uscirne? Federico Valle: “Non c'è un motivo in particolare, purtroppo questi momenti ci stanno, anche perché vincere tutte le partite è praticamente impossibile. L'importante è stato ripartire subito e reagire al momento-no. Se andiamo a vedere poi solo la partita con la Libertas Casilina è stata sbagliata nel senso che lì non siamo proprio scesi in campo. Con il Racing abbiamo disputato una buona gara e abbiamo preso gol solo alla fine e nel calcio ci può stare.” Marco Lupi: “Momenti di flessione ci sono in tutte le grandi squadre quindi era logico che prima o poi potesse toccare anche noi. Oltre a questo, se andiamo a vedere anche quelle partite nel dettaglio, sono d'accordo con Federico: rammarico può esserci solo per la partita contro il Libertas Casilina, dove abbiamo completamente sbagliato l'approccio alla gara. Con il Racing abbiamo preso gol al 90' mentre nel pareggio con la Fortitudo Academy la palla proprio non voleva entrare”

Nell'ultimo turno del mese poi per i biancorossi è arrivato solo un pari interno con le Falasche e ad approfittarne è stato il Real Colosseum che ha superato due a zero il Racing conquistando così il secondo posto a discapito proprio della Nuova Florida. In Eccellenza mese di Febbraio all'insegna degli 0-0 per il Pomezia (due), anche se è arrivata la preziosa quanto importante vittoria casalinga contro l'Anzio. La squadra è ora a +6 sulla zona retrocessione nonostante lo stop

interno nell'ultimo turno di Febbraio contro il Ciampino. Il Lido dei Pini (fermato dall'Arce Domenica scorsa) è invece attestato al quinto posto in classifica a -4 dall'Audace S. Vito Empolitana. In prima categoria vola invece l'Indomita del Presidente Padula. Dopo il pareggio contro l'Acilia nel primo match di Febbraio, sono arrivate tre vittorie consecutive contro Centro Giano, San Pio X e Vis Aurelia.

Marco Lupi E' passato poco più di un girone, dunque avete avuto modo di affrontare tutte le squadre. Qual è quella più forte secondo voi? O comunque quella che vi ha messo più in difficoltà... Marco Lupi/Federico Valle: “Sicuramente Racing Club e Nuova Florida che sono proprio quelle partite in cui non siamo riusciti a fare risultato pieno. Poi anche il Colosseum: all'andata abbiamo vinto ma al ritorno non sarà facile” Avete accumulato un discreto vantaggio sulle inseguitrici. Come si mantiene alta la concentrazione in questo finale di stagione per evitare qualsiasi complicazione? Federico Valle: “Noi siamo convinti delle nostre possibilità e dei nostri mezzi: questa è la cosa più importante per non prendere sotto gamba le partite. Inoltre possiamo contare sui nostri tifosi - cosa non facile per un campionato di Promozione - questo ci ha aiutato e ci aiuta tanto nelle sfide in casa.” Marco Lupi: “Non c'è un metodo in particolare: sappiamo che certe sfide, soprattutto contro squadre che magari sono in lotta per non retrocedere, sono le più difficili da affrontare. Però noi siamo uniti, siamo una grande famiglia e sappiamo che non possiamo concedere nulla agli avversari” Due domande a testa: Lupi come hai vissuto il periodo lontano dal calcio giocato? Il campo dice che sei già in un buon momento di forma, visto anche il recente gol contro il Podgora, ma tu come ti senti? Sei tornato al 100%? Marco Lupi: “Sono stato fuori tre mesi e mezzo, cosa che non mi era mai capitata prima d'ora. Però non mi è pesato. O meglio, stare fuori è sempre brutto, ma grazie all'aiuto e al sostegno della Società, del presidente – che non smetterò mai di ringraziare –, dei miei compagni a partire da Federico, grazie a tutti loro, questi mesi, seppur difficili, sono volati e ora sto recuperando pian piano. Non sono ancora al 100% ma mi sento sulla buona strada”

Federico, per te due gol in campionato e soprattutto ti sei ritagliato un ruolo importante nell'undici di Mister Mancini. Come giudichi la tua stagione fino a questo momento? Sei soddisfatto? Federico Valle: “Devo essere sincero, no. O almeno non del tutto. So che posso fare molto di più. Ho anche attraversato un periodo un po' così, qualche cartellino di troppo, cose per cui ho sofferto. Però mi sono messo sotto, ho continuato a lavorare per migliorare. So che posso dare di più alla squadra” Dove si deciderà secondo voi il Campionato? Federico Valle: “Secondo me già se vinciamo con il Cori e con il Grottaferrata facciamo un bel passo in avanti, anche perché sono due squadre che hanno bisogno di punti e noi soffriamo un po' le partite di questi tipo. E' importante fare sei punti per arrivare tranquilli allo scontro diretto, dobbiamo esser bravi a sfruttare questo doppio turno in casa” Marco Lupi: “Guarda mi trovo d'accordo al 100% con Federico. Noi dobbiamo fare il massimo, anche perché, se non sbaglio ci saranno degli scontri diretti tra le altre “big” del campionato e vedremo cosa accadrà. Il derby è una partita a sé dove tutto può succedere” Ultima domanda: guardando al futuro, dove può arrivare, al di là di questa stagione, questa società? Marco Lupi: “Noi siamo qui e siamo felicissimi di far parte di questo progetto. Siamo con il Presidente al 100%, crediamo sia l'anno giusto per fare il salto” Federico Valle: “Guarda stiamo vivendo e siamo parte di un progetto importantissimo. Io ci credo, come ci crediamo tutti. Il nostro obiettivo è quello di crescere tutti insieme e ci stiamo riuscendo”

Per l'Unipomezia Virtus 1938 Luca Mugnaioli


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SPORT

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Phoenix Gym: 10 anni di successi straordinari A Pomezia c’è una struttura sportiva d’avanguardia: prima nel lazio (per il quarto anno di seguito) e decima in Italia per risultati sportivi. Un allievo è in lizza per volare a “Rio 2016”. Intanto sono iniziati i primi incontri di preparazione in vista della nuova stagione

Intervista a Francesco Lomasto Come ti senti fisicamente? Ti senti pronto per la nuova stagione? “Ti dico la verità. Mai come adesso mi sento preparato, ho tantissima voglia di vincere. E' da tanto che aspetto questa 'luce', vivo nel buio da troppo tempo, ho voglia di emergere e di conquistarmi la mia gloria. Sono stanco di questa vita: nel pugilato ho visto la via d'uscita, la via della correttezza avendo un passato un po' brusco. Qui ho trovato una famiglia, la Phoenix Gym, un posto dove educarmi per una vita migliore.” Che rapporto hai con il coach D'Alessandri? “In questa palestra ci sono maestri a cui voglio veramente bene e a cui sono legato particolarmente, a partire da Simone, Michele Caldarella, Stefano e tutti gli altri. Siamo davvero molto uniti. Devo dirti poi che io non li chiamerei “maestri” o “allenatori” perché sarebbe troppo riduttivo. Per me sono molto di più: io vengo qui e riesco a dimenticarmi di tutti i problemi, mi sento parte di una grande famiglia.” Quali incontri stai preparando e qual è l'obiettivo che ti sei posto per questo 2016?

“L'obiettivo che ci siamo posti è il titolo “Italiani Professionisti”. Ma ragioniamo un 'pezzo' alla volta, io del resto affronto sempre le cose in modo progressivo così posso godermi ogni singolo momento e traguardo: anche perché chi pensa troppo “oltre” non ottiene mai niente e mai arriva. Preferisco fare un passo alla volta, poi penseremo al titolo.” Guardando al passato, qual è l'incontro o il momento a cui sei più legato della tua carriera? “Non posso rispondere a questa domanda perché ogni incontro, ogni momento del mio percorso è unico, ha una storia a sé. Diciamo che sono particolarmente legato alla vittoria del Campionato Italiano ma ti ripeto, ogni sfida è diversa dalle altre.” Quando hai deciso di fare del pugilato la tua vita? “Guarda ne parlo spesso anche in famiglia. Questo sport non lo scegli, questo sport “ti” sceglie. Io non riesco a capire bene perché mi trovo qui, forse era destino, in ogni caso ringrazio il pugilato perché mi ritengo fortunato a fare que-

sta vita.” Un'ultima curiosità in chiusura: come è fatta una tua giornata tipo? Come ti prepari agli incontri? “Si parte la mattina presto alle 8.30 con l'allenamento fisico basato sul crossfit, isometria e sui lavori che puntano a rafforzarti. Nel pomeriggio invece ci si dedica, a partire dalle 15/15.30, al sacco, ai guanti, alla tecnica ecc., un lavoro più aerobico insomma. Il tutto accompagnato ovviamente da una dieta rigida. La sera poi mi rilasso e passo il tempo con la mia famiglia e con la mia fidanzata. Per quanto riguarda gli incontri invece il mio obiettivo è quello di portare sul ring quanto preparato in allenamento, soprattutto in termini di “stress” psicologico. Mi spiego. La gara va affrontata senza “pesi mentali”, cerco di combattere con naturalezza come se uscissi con gli amici o se prendessi un caffè per farti capire, lotto proprio con me stesso per far sì che il match sia preso sì sul serio, ma non troppo. Salire sul ring con la pressione è controproducente: bisogna essere 'liberi' di testa.”

in Ungheria. Tantissimi sono poi stati i titoli regionali portati a casa – impossibile citarli tutti – ai quali senz’altro se ne aggiungeranno molti altri in questo 2016. Per il maestro D’Alessandri dunque non mancano i motivi per essere ampiamente soddisfatto del suo lavoro: se poi ti chiamano anche dalla Svizzera – oltre che da tutta Italia – per allenarsi con te vuol dire che qualcosa di buono la stai davvero facendo. LA NUOVA STAGIONE – Voltando pagina, lo sport, si sa, è così, è tempo ora di guardare agli appuntamenti di questo 2016. In tal senso, tra il 13 e il 14 febbraio si sono svolti i primi incontri di preparazione in vista degli impegni ufficiali, quelli 'veri', in programma da marzo in poi (sul nostro sito potete trovare il calendario completo). “E’ stato un ottimo test per riprendere confidenza con il ring. Siamo soddisfatti perché era importante capire la nostra condizione e in tal senso ho avuto le risposte che cer-

cavo”, ha dichiarato D’Alessandri ai nostri microfoni di ritorno dalla Puglia, sede delle sfide. Diversi sono stati i match disputati tra cui anche un incontro Professionisti. Protagonista di quest’ultimo il pugile Moncelli – di rientro all’attività agonistica dopo oltre sette mesi di stop causa infortunio – che ha sfidato Rauseo, atleta campano, per prepararsi in vista del prossimo 12 marzo quando in ballo ci sarà il Titolo di Campione del Mediterraneo in Spagna. Per i dilettanti invece si registra la buona prova di Matteo Aramini contro il Campione d’Italia di Categoria – che aveva ben 30 match in più alle spalle rispetto al pometino – con quest’ultimo che alla fine sì è prevalso, ma solo per un verdetto un po’ sfavorevole. Sono tornati a Pomezia con un pari invece Gamoudi Bilel e Furlanetto Nicolò. Luca Mugnaioli

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ieci anni di attività per una palestra vanto ed orgoglio del nostro territorio. In tutti questi anni infatti, grazie alla Phoenix Gym, Pomezia ha letteralmente fatto il giro d’Italia (e anche di una buona fetta d’Europa) in virtù degli straordinari risultati sportivi ottenuti dagli allievi del maestro Simone D’Alessandri (che tra l’altro presto sarà premiato dalla FPI in occasione dei 100 anni della Federazione). Non solo. E' bene sottolineare che la struttura vanta anche 3 atleti nel giro della nazionale, di cui uno – Guido Vianello, già atleta pre-olimpionico – svolgerà ad aprile in Turchia le selezioni per partecipare alla spedizione di Rio 2016. Appartiene sempre alla Phoenix anche il campione Italiano di Pugilato più giovane della storia, Felice Moncelli, 20 anni, che ha conquistato il titolo internazionale IBF; ed è proprio guardando ai trofei conquistati che emerge la straordinarietà del lavoro svolto fino ad oggi dallo staff della Phoenix: nel solo 2015 sono arrivati ben 4 titoli italiani , equamente distribuiti tra Professionisti e Dilettanti. Nella prima categoria a trionfare sono stati Francesco Lomasto e Vincenzo Bevilacqua, mentre nella seconda troviamo Andrea Scarda e Guido Vianello laureatosi anche vicecampione d’Europa e, come visto, nel giro della Nazionale Italiana. Nel trofeo “Universitari” ha sfiorato il ‘colpo grosso’ poi un altro atleta tra le fila del coach D’Alessandri, Ennio Zingaro, fermatosi ad un passo dal conquistare il titolo; lo stesso Ennio Zingaro ha invece conquistato il bronzo nel torneo Internazionale svoltosi a Parigi. Alessio Mastronunzio, altro ‘cavallo’ della scuderia D’Alessandri, ha invece trionfato


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Il Corriere della Città

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Notizie Tascabili

di Luca Mugnaioli

“CORRIERE DELLA CITTA', INFORMARE PER INFORMARSI” Partiti, fino a 150mila euro per un seggio. Il tariffario della democrazia in vendita Le chiamano “erogazioni liberali” ma di libero hanno ben poco: quei “contributi volontari” in realtà sono obbligati in forza di scritture private, atti notarili e contratti fatti sottoscrivere ai candidati prima di metterli in lista. Chi non si impegna a versare non viene candidato, chi non versa non sarà ricandidato. I partiti hanno anche fatto in modo che i versamenti (a loro stessi) siano esentasse. Ecco le quotazioni, partito per partito - Con 150mila euro il Pd è quello che, a conti fatti, propone il seggio al prezzo più caro. Segue la Lega, che ai suoi candidati ne chiede 145mila, poi i Cinque Stelle, 114mila euro più quanto avanzato della diaria (che versano però allo Stato). Forza Italia, ormai in declino, si accontenta di 70mila euro. Ecco il “tariffario” della democrazia in Italia, dove dal 2008 – complice il Porcellum e i listini bloccati – tutti i partiti impongono ai propri candidati ed eletti una tassa sullo scranno in Parlamento, nei consigli regionali e nei comuni. Le chiamano “erogazioni liberali” ma di libero, in realtà, hanno ben poco: quei “contributi” sono Caso Nsa, la risposta di Obama: firmata legge sulla privacy dei cittadini dei Paesi alleati. Entra in vigore una norma che estende i diritti garantiti agli statunitensi - WASHINGTON - Nei giorni caldi della polemica tra Stati Uniti e Italia per le intercettazioni dell'ex premier Silvio Berlusconi, arriva una risposta dalla Casa Bianca alle critiche degli alleati contro i programmi di ascolto dell'Nsa: il presidente Usa Barack Obama ha firmato una legge che estende la protezione della privacy "non solo ai cittadini americani ma anche a quelli stranieri" dei Paesi alleati, che potranno fare causa al governo degli Stati Uniti se i loro dati saranno svelati in modo illegale. Lo rende noto la Casa Bianca. Denominata 'Judicial Redress act bill', la legge, che aveva avuto un largo sostegno bipartisan al Congresso, è volta di fatto a ricostruire la fiducia tra gli alleati europei dopo lo scandalo del Datagate, i controlli di massa della Nsa denunciate dalla 'talpa' Edward Snoden (repubblica.it) Fiducia delle imprese in ripresa a febbraio, cala quella dei consumatori - A febbraio cala la fiducia dei consumatori e migliora quelle dell'imprese. L'Istat rileva che l'indice relativo ai consumatori passa a 114,5 punti dopo il record di 118,6 del mese precedente e vede cali in tutte le componenti a partire da quella economica e futura. Quanto alle imprese, l'indice aumenta fino a 103,1 punti da 101,4. Registrati progressi nella fiducia delle costruzioni e del commercio al dettaglio e un «calo contenuto» nella manifattura. L'andamento dei servizi di mercato è stabile. (ilsole24ore.it)

Altre in breve:

CINEMA: Cinema: 'Fuocoammare', aumentano le sale dopo l'incremento del 166% degli incassi (RaiNews Cinema) – MODA: Sfilate

tanto obbligati da fungere come condizione stessa della candidatura e della permanenza nelle Camere in forza di scritture private, atti notarili e contratti. Da corrispondere anche in comode rate. Chi non sottoscrive l’impegno decade dalla lista. L’eletto che non versa viene deferito alle “commissioni di garanzia” e non ricandidato al prossimo giro, salvo conguaglio. Così i partiti, senza eccezioni, si vendono i seggi alla luce del sole, così li vincolano poi in forza di statuti, regolamenti finanziari e perfino di pretesi “codici etici”. Un pratica che non fa scandalo e non tramonta mai. Tanto che già si preparano i nuovi “contratti” in vista delle prossime amministrative. Il commercio delle Milano 2016. Tendenza petaloso (Io Donna)

Curiosità & Life Style

Apple, nuove misure di sicurezza per l'iPhone. Cook: "Sblocco sarebbe come un cancro" - La notizia sul New York Times che cita fonti vicine all'azienda. L'ad della Mela parla al network Abc. Apple alza il tiro della sfida nella battaglia sulla privacy contro il governo Usa dopo il suo rifiuto di sbloccare l'iPhone di uno degli autori della strage di San Bernardino: i suoi ingegneri hanno cominciato a sviluppare nuove misure di sicurezza che renderanno impossibile accedere ad un iPhone bloccato usando metodi simili a quelli al centro della controversia legale pendente davanti alla magistratura californiana. Lo scrive il New York Times citando fonti vicine alla società ed esperti del settore. Se Apple riuscisse a rafforzare i suoi sistemi di sicurezza, e secondo gli esperti ci riuscirà, la società - sostiene il Nyt - creerà una significativa sfida tecnologica per le forze dell'ordine e l'intelligence, anche se l'amministrazione Obama dovesse vincere la sua battaglia legale sull'iPhone dell'attentatore di San Bernadino. L'Fbi dovrebbe trovare un altro modo per eludere la sicurezza della Apple, con un nuovo ciclo di vertenze legali e più correzioni tecniche da parte della società di Cupertino. L'unico modo per uscire da questo muro contro muro, secondo gli esperti, sarà un intervento del Congresso, per chiarire e definire quali sono gli eventuali obblighi della società informatiche. Intanto, e per quanto riguarda le questioni aperte, l'amministratore delegato di Apple Tim Cook in un'intervista al network Abc, ha dichiarato che forzare lo sblocco degli iPhone è "l'equivalente soware del cancro". "Ci stanno chiedendo di scrivere un programma che potrebbe esporre le persone

candidature passa sotto silenzio. Non come la famosa “multa” da 150mila euro con cui i Cinque Stelle pensano d’imporre ai propri eletti il vincolo di fedeltà per arginare transfughi e dissenzienti. Quel “patto di candidatura” che viene proposto – senza eccezioni – da quasi dieci anni a questa parte non è però migliore: si fonda sempre sulla preventiva sottoscrizione di obbligazioni patrimoniali della persona, con l’aggravante (semmai) di agire non sul vincolo di mandato quanto sull’accesso dei cittadini all’esercizio democratico dell’elezione. “E’ una pratica estorsiva”, arriva a dire l’ex tesoriere del Pdl Maurizio Bianconi che all’ultima tornata delle politiche stracciò assegni e contratti in via dell’Umiltà. Di sicuro è un veleno altrettanto fatale per la vita democratica che incrocia, non a caso, analoghi dubbi di incostituzionalità. Ma mica per ragioni “alte”, come può essere l’insindacabilità del mandato elettivo: per la pretesa dei partiti di esentare dal Fisco le “restituzioni” dei loro eletti. Beneficio che, manco a dirlo, hanno prontamente concesso (a se stessi). Per legge. (ilfattoquotidiano.it) a pesanti vulnerabilità", ha detto Cook, "Una cosa che sarebbe negativa per l'America, e che potrebbe definire un precedente che ritengo metterebbe molte persone in pericolo".(repubblica.it/tecnologia) I sogni più strani? A notte fonda! - Avete recentemente sognato di essere una sirena, o un supereroe? Probabilmente sarà accaduto dopo alcune ore di sonno, come dimostra uno studio inglese che svela un dettaglio curioso sulle nostre attività oniriche. Le vostre notti sono - oniricamente parlando - sempre piuttosto movimentate? Forse vi interesserà sapere che i sogni e gli incubi più bizzarri prendono forma a notte fonda, e non nelle prime ore di sonno. Almeno secondo quanto sostenuto in una ristretta, ma curiosa ricerca ripresa dal sito del magazine Time. Un gruppo di ricercatori guidato da Josie Malinowski, docente di Psicologia cognitiva all'Università del Bedfordshire, Regno Unito, ha monitorato il sonno di 16 soggetti nel corso di due notti. Quando le onde cerebrali e il movimento delle palpebre dei partecipanti indicavano un sogno in pieno svolgimento, i poveretti sono stati svegliati per raccontare che cosa stessero sognando. Ogni partecipante è stato svegliato per 4 volte a notte, e al mattino seguente ha dovuto rispondere a un questionario sul contenuto dei propri sogni. Dalle risposte è emerso che la stranezza e la carica emotiva - positiva o negativa - dei sogni sono andate intensificandosi con il passare delle ore. (Focus.it)



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Il Corriere della Città

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Smettere di fumare si può: “Sigarette Elettroniche della dott.sa Elisabetta Fruci” (Pomezia Largo Plinio, 10) a fianco della LIAF

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ono attribuibili al fumo di tabacco in Italia 80.000 morti/anno, il 48% per patologia oncologica, il 25% per patologia cardiovascolare ed il 17% per patologia respiratoria. La dipendenza da tabacco è un fenomeno complesso perché accanto alla “necessità” di nicotina, esiste anche una dipendenza psicologica e comportamentale che si esprime come valore simbolico attribuito alla sigaretta: “rimedio per l’ansia”, “fonte di piacere”, “facilitatore di contatti sociali”. Smettere di fumare può essere di conseguenza difficile ma in molti riescono ad uscirne se hanno forza di volontà e forti motivazioni; il fumatore deve infatti affrontare un “lavoro su di sé”, passare dall’atteggiamento “devo smettere” a quello di “posso cambiare”. Qualsiasi oggetto del nostro desiderio, se non è soddisfatto immediatamente, diventa a sua volta un malessere, perché la negazione di un piacere è di per sé sofferenza. Farsi tentare da altri piaceri è una buona soluzione e le sigarette elettroniche sono sempre più utilizzate come scelta attraente per smettere di fumare. Questa sostituzione è in grado di migliorare la salute come sostenuto anche dal rapporto

condotto nel Regno Unito per conto di Public Health England (PHE) l’autorità sanitaria inglese. Le sigarette elettroniche sono per il 96% meno dannose delle classiche “bionde” e l’innovazione sul prodotto ridurrà ulteriormente i rischi residuali, senza contare che sicuramente possono contribuire a salvare migliaia di vite umane, come sostengono da qualche tempo il prof. Veronesi e il prof. Polosa insieme a tanti altri noti medici. Per un corretto ed efficace utilizzo della sigaretta elettronica è necessario rivolgersi a un punto vendita con personale specializzato che accompagna il fumatore in un adatto e personalizzato percorso di “Smoking Cessation”, come ci spiega la dottoressa Elisabetta Fruci che ha trasformato il suo punto vendita in luogo di sviluppo della Salute aderendo al “VAPE SHOP STUDY”, il programma di ricerca finalizzato al miglioramento delle potenzialità e dell'efficacia delle sigarette elettroniche. Tale studio è stato promosso, tra gli altri, dai medici specialisti del Centro per la Cura e la Prevenzione del Tabagismo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “Policlinico – Vittorio Emanuele” di Catania e dai ricercatori LIAF Lega

Italiana Anti Fumo – e si pone l’obiettivo di trasformare i negozianti in “Promotori di Salute” del domani, in grado di accompagnare i fumatori in un percorso di assistenza e consulenza utile per smettere definitivamente di fumare, con l’utilizzo della sigaretta elettronica come metodo alternativo; In questo punto vendita, ai propri clienti, viene offerta la possibilità di partecipare a un percorso di “smoking cessation” caratterizzato da un preciso calendario d’incontri personalizzati che prevedono un monitoraggio attento e specifico dell’abitudine tabagica. Il cliente inizia il percorso con l’anamnesi della “sigaretta – dipendenza”, il test di Fagerstrom, la misurazione del monossido di carbonio, l’assistenza personalizzata nella scelta dell’Hardware, del liquido e del grado di nicotina da somministrare in base ai risultati dei test, e utili suggerimenti, “Counselling antifumo” per il controllo del craving (crisi di astinenza da nicotina).Il percorso di cessazione viene continuamente monitorato verificando i risultati e intervenendo se necessario sul dosaggio di nicotina. Vi consigliamo pertanto di visitare il punto vendita per ulteriori informazioni.


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INFORMAZIONE 35 Nostalgia canaglia... degli anni 90 Marzo 2016

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agionavo: in quegli anni eravamo persone libere e non lo sapevamo. Uscivamo di casa senza cellulare, aggeggio malefico che oggi ci rende reperibili 24 ore su 24, e non solo con le chiamate, ma anche con Whatsapp, Telegram, mail, sms e l'anima de li mortacci di chi ha inventato lo smartphone. Negli anni 90 avevamo i telefoni pubblici della Sip diventata Telecom, i gettoni che valevano 200 lire e le tessere telefoniche che da bimbi collezionavamo o attaccavamo alle ruote delle biciclette per fargli fare, mentre erano in movimento, un rumore assordante. Rimpiango da morire le agende con lo spazio per la rubrica telefonica. Le ricordate? Quelle che cambiavi alla fine di ogni anno, ritrovandoti a trascrivere i numeri di telefono dei tuoi parenti e amici. Era un rito che permetteva di aggiungere nomi o magari eliminarne, ma mai di lasciarne lì, abbandonati, come invece accade oggi; duemila numeri di telefono, 278 mail, 4 amici veri. Forse. Volete mettere? I fatti nostri rimanevano tali perché li scrivevamo sulla Smemoranda, non su Facebook. Dai! La Smemoranda! Quel diario che riempivamo di parole e di ogni altra cosa, scontrini, biglietti del cinema e pure la carta che avvolgeva il chewing-gum masticato prima di ricevere quel bacio a stampo. Capitava, nei casi più feticisti, che sulla Smemo ci finissero pure i chewing-gum, e per quanto tutto ciò potesse far schifo, quell'attimo rimaneva solo nostro e di nessun altro. Vivevamo i momenti a pieno, per noi stessi, non per avere il consenso altrui, non per condividere sui social ed essere acclamati a suon di like, cuori, stelline e stic...

Non avevamo YouTube, non esisteva iTunes e nemmeno Spotify e la musica la si ascoltava con le cassette o i cd acquistati nei negozi. Io, le prime, le creavo registrando le canzoni dalla radio. Era un rito che ricordo con grande malinconia; stavo lì, ore, disegnavo e scrivevo, aspettando quella canzone che avrebbe completato la mia musicassetta del mese. Non avevamo l'iPod, possedevano il walkman dotato di batterie e cuffie bruttissime, ma ci sentivamo comunque importanti, perché camminavamo per strada a ritmo di musica; ascoltavamo qualcosa che potevamo sentire solo noi, e ci bastava. Non avevamo Sky, non c'era Netfix e nemmeno Infinity, in compenso avevamo Bim Bum Bam con Paolo Bonolis trentenne e Notte Horror al martedì sera su Italia 1 che aspettavamo, dopo la prima serata, con un'ansia incredibile. C'era Giochi senza frontiere che ci teneva incollati alla TV per delle ore a tifare peggio che ai mondiali. Avevamo il Festivalbar che segnava l'inizio dell'estate, Mai dire Banzai e Ciro che ci facevano fare una marea di risate, e poi c'erano tutti quei telefilm meravigliosi come come Friends, La Tata, Pappa e ciccia, Beverly Hills

90210, Willy il principe di Bel Air, Dawson's Creek, Baywatch, Tequila e Bonetti e ora smetto di elencarli, non perché ho paura di annoiarvi, ma perché mi viene da piangere per la malinconia. Il microonde esisteva, ma a casa mia era considerato fantascientifico più della Batmobile. I 4 salti in padella Findus non ci convincevano molto e il Mulino Bianco non aveva come affittuario Banderas, ma nonostante ciò, ogni volta che mia madre mi prometteva una cena a base di mozzarella in carrozza, sofficini, e un soldino come dolce, per me era una vera e propria festa. Internet esisteva già, ma era lento e per pochi. Non avevamo le chat e nemmeno i siti d'incontri; non ce n'era bisogno, perché eravamo abituati ad incontrarci in giro, a far conoscenza, ma per davvero. Non conoscevamo gli eBook, leggevamo solo libri che profumavano di immaginazione. Non avevamo lezioni e master a distanza, ma possedevamo lauree che avevano un valore, vero. Non frequentavamo scuole che ci insegnavano ad essere leader di noi stessi, né potevamo controllare su Google come scrivere curriculum o come trovare impiego, e tutto questo non ci pesava, perché lavorare non era utopia ma diritto e soprattutto, perché ancora possedevamo la speranza in quel futuro che avremmo preferito meno tecnologico, ma decisamente più sereno.

Alessandra Crinzi www.crinzieacapo.com www.facebook.com/alessandra.crinzi www.instagram.com/alessandracrinzi


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Il Corriere della Città

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Quel famoso taglietto… Q

uando ancora non sapevo cosa volesse dire fare l’ostetrica, mi è capitato di passare una notte in sala parto come spettatrice. Poco dopo il mio arrivo, la capo ostetrica mi porta al cospetto di una giovane donna alla prima gravidanza, a dilatazione completa e pronta a spingere! Mi ricordo la luce della scialitica sul muro, il resto della stanza al buio e il lettino da parto in un angolo come sospeso nel nulla, come in un sogno. Sono sicura che c’ erano altre persone lì con me, ma non riesco proprio a ricordarle, mentre con una certa lucidità ricordo di aver visto l’ostetrica prendere le forbici e prima di capire … ZAC … episiotomia! Non so esattamente spiegare cosa ho provato, forse repulsione … tradimento. E’ stato come se la musica di sottofondo nella mia testa fosse stata bruscamente interrotta. Mille sensazioni, mille pensieri, un turbinio di emozioni contrastanti e prima che tutto trovasse un senso, due certezze: un pianto prepotente che reclamava attenzione e il mio rifiuto categorico a subire un giorno un tale trattamento sul mio corpo. Di quel parto non ho altri ricordi, non ho avuto il tempo di cominciare ad elaborare i miei pensieri che ero di nuovo al cospetto della vita, stavolta però in sala operatoria per un cesareo d’urgenza. Niente musica di sottofondo, meno serenità, un sottile filo di tensione sulle facce dei medici, sotto le mascherine tra i ferri chirurgici contagiava tutti. Alla fine stessa gioia ed emozione per la mamma, stesso pianto esigente del bimbo, ma è stato come respirare dopo un tempo infinito! Una notte intensa di emozioni, che lasciava dubbi e domande! I giorni a seguire riuscivo solo a pensare che io non avrei mai partorito con un taglio cesareo se non fosse stato davvero necessario, ma anche che a nessuno avrei permesso di “tagliare” il mio corpo durante un parto spontaneo. Accettare di fare l’episiotomia è stata la più difficile prova del mio tirocinio. Non l’avrei subita e non volevo praticarla. Da molti l’ho sentita definire “il taglietto” come se si trattasse di qualcosa di poco conto … ba-

nale … in realtà si tratta di un atto chirurgico a tutti gli effetti, di un taglio più o meno esteso che interessa il perineo nel suo spessore! Richiede punti di sutura e non sempre è scevra da complicazioni più o meno gravi. “ L’episiotomia è quella cosa che non ti fa dormire la prima notte dopo il parto nonostante la bimba si faccia 6 ore. Il giorno dopo va già meglio, ma per allora lei non ne voleva più sapere di dormire e io devo ancora recuperare” (Mersia) ”A due giorni dal parto aspetto a pronunciarmi … ho ancora il dubbio se è davvero utile e soprattutto non sapevo che potesse accompagnarsi ad ematoma … che è quello che mi sta distruggendo di più!” (Alessandra) Fino a qualche anno fa l’episiotomia veniva praticata di routine per prevenire il prolasso dell’utero e preservare l’integrità funzionale del perineo, addirittura nel 2002 nel Sud d’Italia la percentuale di episiotomie era del 70%. Recenti studi dimostrano che questa pratica è raccomandata solo in casi particolari. L’episiotomia non facilita il passaggio del bambino nel canale del parto e non aiuta la mamma a soffrire meno, forse velocizza l’espulsione della testa fetale, ma non sempre protegge dalle lacerazioni che avvengono comunque lungo dei piani di cedimento strutturale fisiologici che il nostro corpo “sacrifica” per limitare i danni: siamo una specie “egoista” che punta alla sopravvivenza di se stessa!!! “Episiotomia per me … una manovra per velocizzare il lavoro di chi ti assiste … magari con un po’ di pazienza si può evitare … comunque io ho avuto tre parti: un’episiotomia e due volte mi sono lacerata … secondo me è meglio lacerarsi … la pelle cede dove è più sottile” (Francesca). “… cordone intorno a collo e gamba, 2 ore di spinte e poi episiotomia … un incubo … sono stata male più per quello che per tutto il parto … 6 giorni senza potermi sedere … per fortuna avevo il mio compagno ad aiutarmi. Il secondo parto senza episiotomia tutta un’altra storia, la sera stessa

mi sono alzata e sono andata in giro per il reparto. Non mi sembrava vero, anche perché mi sono potuta occupare del pupo che era in camera con me e mio marito è potuto stare a casa con il grande ” (Eleonora). Alcune donne ancora adesso la subiscono come una pratica indispensabile. ” A me la ginecologa ha detto che era indispensabile vista la mia età avanzata” (Alessia) E’ un peccato quando scoprono che avrebbero potuto evitarla e che la stessa O.M.S. ormai la ritiene una pratica addirittura dannosa qualora venga praticata senza una reale indicazione! Spesso ci vuole un mese per tornare a sedersi normalmente e molto di più per riprendere una normale attività sessuale. “… il dolore fisico si dimentica come tutte le altre fatiche … però quando la cicatrice che resta ti impedisce di tornare alla tua vita normale per mesi/anno … direi che mette a dura prova qualunque donna in quanto tale e qualunque coppia … quindi se proprio deve farsi almeno che la facesse chi sa farla …” ( Alessandra) “Dopo ore di spinte lì per lì l’ho benedetta … oggi ancora la maledico” (Elisa). “Mannaggia a me che non ho fatto gli esercizi per rendere il perineo più elastico!” (Sonia). Qualcuno la vive come una prova d’amore. ”L’episiotomia è quel dolore lacerante che senti quasi alla fine di un travaglio! L’ultimo dolore prima di incontrare il vero amore della vita!! Uno dei pochi dolori che ti porti dopo il parto, ma che fai finta di non sentire perché sei felice e la felicità che senti paga tutti i dolori subiti” (Valentina) Uno dei POCHI dolori che ti porti dopo il parto dice Valentina … a volte l’unico. Personalmente ho combattuto molto con me stessa per questo “taglietto” finchè la mia capo ostetrica mi disse: “ L’episiotomia spesso non serve: aspetta, sii paziente e la vita sboccerà al mondo come un fiore, ma se devi farla devi avere la coscienza ed il “piacere” di farla bene!” Ho accettato il compromesso! L’episiotomia non è una pratica routinaria, non è un taglietto su cui mettere un cerotto, non è un aiutino, ma una pratica chirurgica da adottare solo in caso di reale necessità e quando si è costretti a praticarla … bisogna farla bene.

Dott. Ost. Catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it


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Marzo 2016

INFORMAZIONE

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Sei fissato con i muscoli? Leggi qui!

L

a mascolinità è un concetto socialmente determinato che si è strutturato diversamente a seconda delle epoche e delle culture. Per semplificare molto, si potrebbe dire che si è passati da un concetto di uomo tradizionale, ad un uomo che può permettersi di mostrare la sua sensibilità, che si prende cura della famiglia e che da anche molta più attenzione alla cura estetica, non più esclusiva della donna. Il corpo oggi, più che in passato, diventa un veicolo di espressione e di affermazione nella società. Molte persone, solitamente maschi, a seguito di tali cambiamenti hanno sviluppato una vera e propria ossessione per il corpo, chiamata vigoressia. Tale patologia porta la persona che ne soffre a percepirsi troppo magra, anche quando visibilmente muscolosa e allenata. La fissazione sui muscoli porta l’individuo a trascorrere gran parte della propria giornata in palestra, anche durante le ferie o le feste. È presente la ferma convinzione che si è tanto maschi, quanti più muscoli si possiedono. La persona che soffre di vigoressia cerca quindi la costruzione della propria virilità e mascolinità attraverso la pratica sportiva nelle palestre, con l’uso di sostanze anabolizzanti.e con il cibo. La dieta alimentare del vigoressico è volta a perfezionare il proprio corpo. È quindi limitata, estremamente selettiva ed ossessiva. Ove ci siano strappi alla regola, sono accompagnati da

un gran senso di colpa, a cui la persona porrà rimedio con un aumentato esercizio fisico. A questo stile di vità “salutista” sia associa un utilizzo di sostanze anabolizzanti, a volte illegali. Nonostante tutti gli sforzi, il soggetto vigoressico, non è mai soddisfatto della propria forma fisica e si vede sempre troppo magro. Secondo il DSM-5, manuale dei disturbi mentali, la vigoressia è un sottotipo del dismorfismo corpo-

reo, ovvero la patologia che viene individuata in base alla presenza di diversi criteri: una preoccupazione per uno o più difetti o imperfezioni percepiti nell’aspetto fisico che non sono osservabili o appaiono agli altri in modo lieve; sono presenti comportamenti ripetitivi (come guardarsi allo specchio, curarsi eccessivamente del proprio aspetto o cercare rassicurazione) o azioni mentali (come confrontare il proprio aspetto con quello degli altri) in risposta a preoccupazioni legate all’aspetto. Ad oggi è un disturbo ancora poco studiato e conosciuto ma lo si può individuare osservando tre aspetti: l’evitamento sociale, ovvero con quanta frequenza la persona eviti le attività sociali, scolastiche o lavorative a causa della preoccupazione per l’aspetto esteriore; il tempo, ovvero quante ore al giorno la persona impiega per prepararsi atleticamente con l’intento di migliorare il proprio aspetto fisico; la dieta e altre pratiche, ovvero se la persona segua una dieta precisa e la abbini a integratori alimentari allo scopo di migliorare l’aspetto fisico oppure quanto la persona spenda al mese per acquistare i cibi giusti, altre sostanze, i vestiti o l’attrezzatura sportiva.

Dott.ssa Elisabetta Paoletti Psicologa paoletti-elisabetta@libero.it www.psicologa-paoletti.com


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INFORMAZIONE

L’invidia

Marzo 2016

Provoca tristezza e non da nessuna forma di gratificazione

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’ l’odio degli stupidi. E’ un sentimento che fa star male solo per il fatto di desiderare quello che un’altra persona ha oppure addirittura desiderare che l’altro perda quello che ha. Nella religione cattolica l’invidia è uno dei sette peccati capitali, quelli cioè che prevedono la consapevolezza di nuocere ad altri e generano altro male. Lo svogliato è quasi sempre un invidioso poiché non avendo voglia e forza per competere, desidera soltanto che l’altro perda ciò che lui invidia. Poi c’è il soggetto che non riuscendo a capire le ragioni per cui l’altro ottiene un certo risultato è irrazionalmente invidioso. Nella persona debole invece l’invidia è anche frustrante perché è conseguente ad un suo fallimento. Nessuno può fornire un riparo contro questo male oscuro, morboso, doloroso, perfido, che nessuno confessa. Siamo di fronte ad una persona ambigua che punta a mettere solo glia altri in cattiva luce e a gioire nel vedere le disgrazie altrui. L’invidia è quello spasmo doloroso che ci afferra, nostro malgrado, e ci fa provare un tale risentimento da vivere tutto come fallimento e sconfitta. Provoca tristezza in quanto le persone che la provano spesso arrivano addirittura alla depressione; è forse l’unico vizio senza piacere, in quanto non ha per chi la prova nessuna forma di gratificazione. Eppure l’invidia è un sentimento ambiguo, perché in sostanza viene invidiato qualcuno che profondamente si ammira, di cui si vorrebbe l’approvazione. Come nella favola di Fedro della volpe e l’uva dove siccome non riesco ad

Il Corriere della Città

averla la denigro e dico che è acerba, che non è mai abbastanza dolce …. Ma come si fa a riconoscere l’invidioso, questa persona che si appaga del naufragio degli altri, che si nutre di rancore e che si maschera in falsa benevolenza? Effettivamente è molto difficile riconoscere l’invidioso, forse un indizio potrebbe essere il suo sguardo malevolo ed ambiguo, che si traduce in quella gioia maligna che investe l’altro spesso vittima inconsapevole. E’ vero pure che bisogna accettare che fa parte dell’umana esistenza questo sentimento di cui spesso ne soffriamo un po’ tutti senza riconoscerlo. E’ infatti molto difficile ammettere di essere invidiosi, si pensa che siano gli altri ad essere cattivi; c’è la percezione

che il bene dell’altro possa costituire una minaccia per noi. Per liberarsi di ciò, quindi, bisogna partire proprio dal riuscire ad ammettere di essere un po’ invidiosi, in quanto sentimento universale e nessuno ne è davvero esente. Soprattutto nella società di oggi dove l’invidia dilaga e ci si chiede continuamente “perché lui sì ed io no” se siamo tutti uguali, perché l’altro deve avere tanto successo ed io no? L’altro viene considerato sempre di più il nostro rivale, quello con cui competere. Si pensi ad esempio ad alcuni programmi televisivi ispirati proprio all’idea della sfida, dell’eliminazione dell’altro.. Si potrebbe anche pensare che l’invidia spinga a migliorarsi, perché se io invidio qualcuno tendo poi ad imitarlo, quindi a fare meglio. Mentre sul fatto se sono più le donne a provare questo sentimento rispetto agli uomini è uno stereotipo in quanto si tende a pensare che mentre per l’uomo è sana competizione guardare all’altro come una sfida, per la donna è semplicemente invidia. Per concludere bisogna ammettere che comunque alla base della persona invidiosa vi è questo sentimento di sentirsi inferiori e quindi uno dei modi per venirne fuori è cercare di valorizzare quello che in noi c’è di assolutamente unico, nonostante le paure, le ansie e il non essere all’altezza. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.

Antonio Guido dirguido@libero.it Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale




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