Il Corriere della Città - Marzo 2011

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Politica    della Anno 3 Numero 3

MARZO 2011

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PIANO  REGOLATORE

IN VIAGGIO VERSO IL FUTURO

A POCHE  SETTIMANE  DALLE  ELEZIONI L’AMMINISTRAZIONE DE  FUSCO PRESENTA IL  PIANO  REGOLATORE  CHE  PORTERà POMEZIA NEL 2020

LAVORO: LA CRISI CONTINUA

POSTA DELLE MIE BRAME

INSERTO I QUADERNI DEL CAMPUS

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Editoriale

LA POLITICA AL RALLENTATORE IN ATTESA DI NOMI E FATTI IL TEMPO PASSA… uesto sarebbe dovuto essere un editoriale diverso da quello che state leggendo. Avrebbe dovuto parlare di quanto fatto dai nostri amministratori nel lunghissimo week end che va da venerdì 25 a lunedì 28 febbraio, giorni in cui si sarebbero dovuti discutere in Consiglio Comunale punti importantissimi per la nostra città ed i suoi abitanti. Oppure, avreste potuto leggere il commento sul candidato sindaco del centrodestra, finalmente scelto come annunciato, più di un mese fa, “entro dieci giorni”. Invece no. A poche ore dalla stampa ci accorgiamo che niente di tutto questo – e anche di molto altro – è stato fatto. I dieci giorni posti come condizione dai vertici provinciali e regionali del PDL per far sì che Pomezia indicasse in maniera autonoma il prescelto tra la rosa di candidati ed autocandidati sono passati per moltiplicazione, ma nessun nome è stato fatto né localmente né dagli alti papaveri romani, nonostante la “minaccia” iniziale. Nel frattempo ognuno dei papabili – chi più, chi meno - ha rimarcato (forse più a per convincere sé stesso che gli altri) la convinzione di essere lui “il sindaco”. Ognuno avrà mostrato le proprie potenzialità a chi di dovere, e se “chi di dovere” corrisponde sempre alle stesse persone…. non sarà certo facile prendere a

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cuor leggero una decisione. Quindi, per alleggerire la tensione, o forse solo per prendere un po’ più di tempo, si è deciso di adottare un’altra strategia: facciamo prima il programma e le alleanze, poi scegliamo il sindaco. E le alleanze – definitive o no ancora non si può sapere – sono state annunciate il 25 febbraio dal coordinatore comunale del PDL Rodolfo Serafini: il partito di Berlusconi viaggerà con La Destra, l’UDC, la fondazione Città Nuove e la Lista “Minerva Tritonia” che, come afferma Serafini, “sono il cuore ed il motore della coalizione che da Maggio si assumerà le stesse responsabilità nella nostra Città”. Quindi le disquisizioni sul candidato sindaco sono rimandate a data da destinarsi. Il consiglio comunale di quattro giorni, invece, è durato poco più di un’ora, giusto il tempo di fare l’appello, verificare che ci fosse il numero legale per dare inizio alla seduta, far presentare le interrogazioni che solitamente aprono il dibattito consiliare e poi… come da prassi ormai consolidata, la richiesta di verifica del numero legale prima di passare al secondo punto all’ordine del giorno. Ma, stranamente, i 16 consiglieri necessari per poter continuare la seduta non c’erano più: consiglio sciolto. Certo, passare il sabato e la

domenica in Comune invece che per i fatti propri non è certo la massima aspirazione che si possa avere nella vita, ma questo lo si sapeva anche prima di decidere le date della riunione. Forse così è più comodo: il consiglio verrà fissato in seconda convocazione, quando basteranno dieci persone per poter votare tutto. E così sarà, con il 99% delle possibilità. Ci teniamo quel rimanente 1% per polemica ed anche perché – come accaduto non più tardi di due mesi fa – a volte il numero legale manca anche in seconda convocazione. Strategie politiche? Cambiamenti dell’ultimo minuto? Qualcosa andato storto? Quello che succede nelle stanze dei bottoni non potremo mai saperlo con certezza. L’unica certezza è in quel plurale, perché a comandare non è mai una persona sola. In tanti, in questi quasi cinque anni, hanno provato a farlo, a volte riuscendoci ed a volte no, sia dalla parte della maggioranza che dell’opposizione. I risultati? Se buoni o no, se apprezzati o disprezzati lo capiremo il prossimo 15 maggio, quando andremo alle urne per dare le nostre preferenze. Se ognuno di noi votasse la persona che stima di più tra tutti i candidati, per le sue capacità vere e non per i favori che potrebbe farci, tutti i cittadini, indistintamente, potrebbero contare su un’amministrazione fenomenale. Ma per fare una cosa del genere occorrerebbe sradicare quella tendenza al “tirare a campare” che c’è in ognuno di noi, che in fondo ci accontentiamo davvero di poco, salvo poi lamentarci che è troppo poco. Comunque, il mancato svolgimento del consiglio comunale ci ha privati di un altro importante argomento di discussione. E, se non vogliamo parlare della crisi economica e lavorativa o della variante al PRG – che comunque trattiamo all’interno del giornale – scopriamo di non avere molto altro di cui discutere, anche perché le chiacchiere sterili preferiamo lasciarle fare a chi è molto più bravo di noi… Maria Corrao

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Urbanistica

VARIANTE AL PIANO REGOLATORE

ECCO I PROGETTI DELLA POMEZIA DEL FUTURO uemilaventi, ma forse anche 2030. Perché per attuare tutto quello che si vede nella variante al Piano Regolatore, presentata il 17 Febbraio direttamente dal Sindaco Enrico De Fusco, ci vorrà sicuramente molto tempo, se si vogliono fare le cose per bene. Il progetto prevede infatti la crescita della città verso il mare, con l’ampliamento di quartieri come Campo Jemini, Torvaianica Alta, Vicerè, ma anche la stessa Torvaianica, con la zona di San Pancrazio. L’immagine che viene fuori da questa variante, o quantomeno l’immagine che il Sindaco – con il suo molto ben preparato discorso – ha mostrato, è quella di una città più armonica, che privilegia i servizi, dando importanza assoluta alla viabilità ed alla mobilità, senza dimenticare di preservare l’ambiente.

sentirà di evitare gli espropri, lunghi e costosi, e di risolvere contenziosi che da decenni ancora sussistono in alcune aree tra amministrazione e privati. Cercheremo così di recuperare quegli standard qualitativi che negli anni si sono persi, laddove erano presenti, e di darli alle zone che ne sono state sempre sprovviste. La Variante amalgamerà i vari piani particolareggiati, che solo all’interno di un piano più vasto assumono la loro reale valenza e fanno capire che tutte le accuse di edilizia a macchia di leopardo sono in realtà infondate. La contrattazione con i privati ci ha permesso di ottenere che parte delle cubature realizzate dai costruttori venissero acquisite dall’amministrazione, che la destinerà ai servizi pubblici. Avremo quindi più asili nido, più scuole materne ed elementari, oltre a strutture sportive e spazi pubblici”.

“La prima ed unica variante al PRG risale al 1967 – ha esordito il Primo Cittadino presentando il progetto ed è diventata esecutiva nel 1974: da allora le varie amministrazioni hanno teorizzato piani senza mai concretizzare nulla. Almeno fino alla metà degli anni ’90 lo sviluppo è stato selvaggio e senza alcun criterio ma, soprattutto, senza alcun rispetto per l’ambiente. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una viabilità insufficiente, pochi servizi, disagi e problemi in ogni quartiere. Questa Variante presenta elementi che per il nostro Comune sono di novità, mentre da altre parti rappresentano ormai la regola: ad esempio il meccanismo di perequazione e compensazione, che ci con-

La proposta di Variante, come il Sindaco tiene a precisare, è stata formulata dai tecnici comunali seguendo le indicazioni della Provincia, la quale ha stabilito delle regole rigide all’interno del Piano di Coordinamento territoriale Provinciale, e tenendo conto di tutti i punti della delibera approvata all’unanimità nel 2007 dal Consiglio Comunale, che in quell’occasione ha dettato criteri ed orientamenti sulla pianificazione urbanistica e sul piano mobilità e viabilità. Sono state individuate le aree sottoposte a vincoli ambientali, per il rispetto del piano paesaggistico territoriale regionale, che tutela le aree di alto valore paesaggistico e naturalistico, di cui il nostro Comune è

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pieno. Sempre a favore dell’ambiente, verrà effettuata la piantumazione di almeno 10.000 alberi, che contribuiranno alla riduzione dei valori di anidride carbonica. Ogni nuova strada sarà alberata, e tutte le nuove zone dovranno avere ampie zone destinate al verde pubblico. Ma guardiamo nel dettaglio quello che i tecnici a disposizione dell’amministrazione comunale hanno sviluppato sulle indicazioni dei nostri politici.

L’ESPANSIONE RESIDENZIALE E L’AREA INDUSTRIALE Osservando la cartina generale, le varie destinazioni d’uso sono contraddistinte dai diversi colori. La parte grigia è quella dove le costruzioni residenziali sono già esistenti, così come quella viola mostra le zone industriali presenti nel territorio. La zona industriale, che ha delle piccole “infiltrazioni” al centro città, soprattutto sulla via del Mare, si sviluppa intorno alla Pontina ed a nord di questa, andando verso Santa Palomba, dove comunque verranno ampliate sia la zona di Santa Procula che quella di Roma Due, che confina con il Comparto I, dove sorgerà un’area destinata all’edilizia convenzionata: oltre alle abitazioni, il quartiere dovrà essere fornito di servizi come una scuola, esercizi commerciali, che al momento sono totalmente assenti in quella zona.


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L’espansione residenziale maggiore è invece verso il mare, dove sono già presenti, oltre a veri e propri quartieri, zone comunque compromesse dai cosiddetti “nuclei spontanei”. Per questi ultimi, da via delle Tre Cannelle a via Dei Ciliegi, dalla Macchiozza a San Pancrazio, sono stati previsti ampliamenti delle perimetrazioni che consentano un miglioramento degli standard qualitativi. E’ quindi su questa divisione già esistente che il progetto si sviluppa, estendendo i quartieri già esistenti e dando loro una conformazione più regolare, nel senso che – almeno nelle dichiarazioni dei nostri amministratori - diventeranno delle piccole città satelliti, dotate di tutti i servizi necessari. La cubatura che verrà concessa per le nuove costruzioni sarà molto bassa, aggirandosi tra lo 0,4 e lo 0,5%, in modo da recuperare l’indice territoriale e quegli standard qualitativi persi quando le cubature rilasciate arrivavano anche all’8%. Si tratterà quindi prevalentemente di villini, o di piccole palazzine con al massimo 2 o 3 piani di altezza. Sulla cartina – che troverete sul nostro sito, dove si può tranquillamente ingrandire per osservarla nel dettaglio - si notano delle aree colorate con le strisce gialle e verdi, che circondano le zone grigie, ovvero quelle già esistenti: questo colore contraddistingue le aree destinate al residenziale. Oltre alle case, queste zone dovranno essere dotate di servizi come scuole, ed asili e, come a Santa Palomba, nuove delegazioni e distaccamenti della Polizia Municipale. Un discorso a parte va fatto per i borghi rurali, contraddistinti dal colore marroncino chiaro: al momento le costruzioni rurali sono possibili solo su un minimo di 3 ettari di terreno, mentre la variante permetterà di edificare, anche se con bassa cubatura, di edificare già su lotti di 5 mila metri. La spiegazione data al momento della presentazione della variante è stata quella di dare la possibilità, a chi ha dei terreni, di poter costruire delle abitazioni per i propri figli senza dover chiedere niente e, soprattutto, senza dover “ringraziare” nessuno. “Si tratta comunque di zone già compromesse – ha spiegato il Sindaco – dove qualche villino in più non andrà a modificare l’estetica del territorio, anzi, gli darà un aspetto più uniforme ed omogeneo”. Le zone rurali più estese sono quelle che vanno da Campo Jemini - Torvaianica Alta fino a

Vicerè, passando dalla parte interna alla nuova strada di collegamento tra i due quartieri. Anche per quanto riguarda la zona industriale la Variante è stata studiata per farla rientrare nei parametri qualitativi previsti dalla legge. Estendendo il territorio riservato all’industria, l’amministrazione vorrebbe invogliare gli imprenditori a tornare a Pomezia, facendo rivivere il periodo in cui era il terzo polo d’Italia, offrendo in cambio delle nuove opportunità lavorative agevolazioni e servizi. L’indirizzo è anche quello di spostare, nel tempo, le industrie che ancora insistono nel centro città, portandole fuori dall’abitato, oltre che di rispondere alle esigenze delle industrie, come la Facta o la Sigma Tau, che hanno già manifestato l’intenzione di ingrandirsi.

Comune, arrivando alla rotonda di fronte al “Marchigiano”, per poi scendere fino a Torvaianica attraverso il rettilineo che costeggia l’aeroporto, che verrà raddoppiato. All’incrocio con Campo Ascolano partirà l’alternativa alla litoranea , una strada di scorrimento veloce, larga 32 metri, che, passando dietro al centro abitato di Torvaianica, arriverà fino a Rio Torto, al confine con Marina di Ardea. Una vera e propria parallela interna al lungomare, che potrà essere quindi avere maggiore respiro. Tornando sulla Pontina, dal lato opposto a via Monte D’Oro, quindi all’altezza di via Naro, verrà costruita una nuova strada che arriverà fino a Campobello, passando per aree al momento agricole ed incrociandosi con Via dei Castelli Romani.

LA VIABILITA’

IL LITORALE

Per quanto riguarda i servizi, grande importanza ha la parte relativa alla viabilità. Le strade presenti sul territorio sono insufficienti già oggi: con un aumento potenziale della popolazione di almeno 30 mila abitanti, è ovvio che si arriverebbe al collasso. Per questo sono state pensate delle nuove arterie che alleggeriscano tutto il traffico cittadino, consentendo di raggiungere vari punti del territorio, oltre che la Capitale, senza dover entrare per forza in città.

Per quanto riguarda Torvaianica, l’intenzione è quella di non renderla una zona balneare ma una vera e propria città di mare: la differenza, a detta del Primo Cittadino, è quella che, come città di mare, deve essere vivibile tutto l’anno, con tutti i servizi necessari, che comprendano attività commerciali e ricettive, ma anche culturali, come nuove scuole.

La prima di queste strade è la TAV, per la quale sono già stati stanziati i fondi: passando a Sud di Pomezia, collegherebbe la città alla stazione di Santa Palomba, senza dover prendere via dei Castelli Romani. Altra arteria importantissima è quella che da via Monte D’Oro (quindi facilmente raggiungibile da via Pontina) scenderà verso sud, attraversando il “Villaggio Rendina”, attraverserà tutti campi agricoli, passerà dall’ex stabilimento Tacconi, scenderà quasi fino al mare, all’altezza di Zoomarine, in modo parallelo alla strada già esistente che porta al parco e si incrocerà con questa attraverso una rotonda, per poi risalire, attraverso la Macchiozza, verso via delle 3 Cannelle, dove si collegherà alla Tav per raggiungere Santa Palomba. Sempre partendo dalla Pontina, un’altra arteria importante sarà quella che, all’altezza dell’ingresso nord di Pomezia, costeggerà il confine tra Roma ed il nostro

Per quanto riguarda le strutture turistico-ricettive, sono state individuate 3 aree - una a nord, una a sud ed una al centro - appartenenti a privati, per le quali sono già stati presentati da parte degli imprenditori dei progetti che prevedono sia strutture alberghiere di varie categorie, dai bungalows ad hotel di categoria superiore, sia strutture sportive, come campi da tennis e piscine, oltre a locali di intrattenimento ed aggregazione ed una discoteca. L’area a Sud di Torvaianica, la più grande, andrebbe da via di Campo Selva fino al mare e prevede un vero e proprio villaggio turistico con tanto di laghetto artificiale e di collegamento diretto alla Stazione di Santa Palomba, realizzato a spese del costruttore. Quella centrale, che si trova alle spalle di Zoomarine, prevede invece, oltre alle strutture ricettive, anche un approdo turistico al fosso della Crocetta. L’ultimo risulta più interno, essendo situato sotto al villaggio Rendina. Ovviamente si tratta solo di progetti, che gli uffici tecnici comunali stanno valutando e per i quali al momento non c’è alcuna certezza.

Maria Corrao

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Politica

STORIA DI UN’AMMINISTRAZIONE DE FUSCO TRA PASSATO E FUTURO, SENZA PERDERE DI VISTA IL PRESENTE DA QUESTO NUMERO INTERVISTEREMO I CANDIDATI AL RUOLO DI SINDACO ALLE PROSSIME ELEZIONI AMMINISTRATIVE. PARTIAMO OVVIAMENTE DA COLUI CHE ATTUALMENTE RICOPRE TALE RUOLO inque anni di amministrazione ed ancora non è stanco: Enrico De Fusco, sindaco di Pomezia, tenta il bis, ancora a capo della coalizione che nel 2006 vinse al ballottaggio contro il centrodestra di Massimiliano Cruciani. Come mai ha deciso di ricandidarsi? “Non l’ho deciso io. Sono le forze politiche che mi hanno sostenuto fino ad oggi che hanno voluto che li rappresentassi nuovamente”. E perché ha accettato? “Per non tradire la fiducia di chi fino ad oggi ha sempre creduto in me e nel mio lavoro”. Qual è il bilancio di quanto fatto in questi 5 anni? “Complessivamente positivo, perché in confronto ai programmi presentati nel passato dalle altre amministrazioni noi siamo riusciti a portare a termine gran parte di quanto previsto, soprattutto riguardo ai temi più importanti, come ad esempio i servizi. Ho sempre

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sostenuto che, prima di fare qualsiasi altra cosa, avremmo dovuto fornire i servizi primari a tutti i cittadini, e la nostra attività si è concentrata su questo: stiamo portando l’acqua diretta in tutto il territorio grazie alle nuove torri piezometriche ed all’attivazione di quella esistente a Campo Jemini, che non aveva l’allaccio. Il prossimo mese inizieranno i lavori per portare la rete fognaria negli 8 quartieri che ne erano sprovvisti, inoltre abbiamo portato a termine opere di cui si parlava da decenni, ma che restavano solo parole, come la strada di collegamento tra Torvaianica Alta e Pomezia o come l’incrocio di via Pratica di Mare, dove la rotonda era nei sogni di tutti, ma che solo noi abbiamo trasformato in realtà. Abbiamo mantenuto le scelte importanti previste dal nostro programma, come la chiusura del disastroso rapporto con l’Aser, che negli anni ha dissanguato le casse comunali, offrendo finalmente la possibilità di avere maggiori entrate che permetteranno, nel prossimo futuro, più servizi per l’intera città. Siamo poi a buon punto nel contenzioso con l’ex Pettirosso, dove nostri legali sono nella fase conclusiva del processo: a breve riusciremo a dare delle risposte a tutti quei cittadini che

stavano rischiando di farsi portare vie le proprie abitazioni dopo averle pagate. Stessa cosa per il contenzioso Ater, ex IACP, dove si sono trascinate per decenni situazioni aberranti, con più del 50% degli inquilini che ancora non hanno un regolare contratto d’affitto”. E qui c’è una situazione particolare... “Sì. Proprio io ho scoperto che le case di via Ugo La Malfa legalmente non appartengono all’Ater, perché a suo tempo la convenzione non fu mai firmata, quindi, paradossalmente, quelle case potrebbero essere rivendicate come proprietà del Comune, visto che insistono su un nostro terreno da più di 20 anni. Adesso la vicenda sta per concludersi, ovviamente a favore degli inquilini”. Quali sono gli altri punti che siete riusciti a portare a termine? “La raccolta differenziata, che adesso coinvolge quasi il 40% degli abitanti: non abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati, ma ci siamo andati vicini. Abbiamo poi investito sulla cultura, puntando sulla costruzione del teatro: i lavori erano stati fermati a causa del congelamento dei finanziamenti regionali avvenuti con la nuova Giunta Polverini, ma, grazie ad una serie di sollecitazioni da me fatte, siamo riusciti a far sbloccare più di 3 milioni di euro, che ora ci permetteranno di terminare questa opera. Ma quanto le ho detto è solo una parte di quello che è stato fatto in questi 5 anni”. Ed allora perché l’opposizione vi accusa di essere stata un’amministrazione immobile, se non disastrosa? “Quale opposizione? Chi sta dall’altra parte ha sempre contestato a priori, senza neanche vedere se le scelte giuste fatte dall’amministrazione fossero giuste o no. Cosa ha fatto in questo tempo l’opposizione, oltre a criticare? La cosa singolare e straordinaria – nel senso che va fuori dall’ordinario pensiero – è che l’opposizione di oggi era la maggioranza di ieri, composta degli stessi personaggi che non hanno fatto altro che danni. Zero servizi, nessuno sviluppo dell’economia, anzi, vorrei ricordare che l’allora assessore al Bilancio - Salfi, il quale ora fa denunce contro di noi in merito alla situazione debitoria del Comune - è colui che nel passato non ha mosso un dito per cacciare l’Aser. Anzi, esiste una loro delibera di Giunta che, invece di rescindere dal contratto, dà mandato ai legali per rivedere la convenzione. Se nel 2002 avessero compiuto le nostre stesse scelte, a quest’ora l’Aser non ci sarebbe stata più almeno dal 2005, il che avrebbe significato un guadagno per Pomezia di quasi 50 milioni di euro. Senza contare che non hanno mai fatto una scelta importante per la città, se non discutere su come fare orribili piazze. Non hanno mai fatto nemmeno i consigli comunali! Ed hanno il coraggio di parlare?”. A proposito di consigli comunali, la sua amministrazione resterà alla storia come quella delle seconde convocazioni. Un caso o una scelta ben precisa? “Inizialmente avevamo una maggioranza eletta dai cittadini di 18 persone più il sindaco. Poi ci sono stati dei consiglieri che, non avendo ottenuto quello che volevano sul piano politico, parlo soprattutto di visibilità ed incarichi, hanno deciso di cambiare bandiera per puro opportunismo, diventato sfacciato quando


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Politica

assessori e consiglieri della nostra maggioranza, nel periodo delle elezioni regionali, con la vittoria della Polverini si sono accomodati nel centrodestra. Queste bandierine al vento sono personaggi ormai noti a tutti, ma non esiste una legge che definisca l’obbligo, per rispetto di chi ti ha espresso la sua preferenza, di restare nella coalizione che ti ha permesso di essere eletto. Per coerenza morale, se non si condividono più le stesse idee, ci si dimette, non si passa da una parte all’altra alla ricerca di chissà quale convenienza. Ci sono personaggi che sono diventati consiglieri solo perché il centrosinistra ha vinto, ma che adesso militano nel centrodestra. Che rispetto hanno avuto per l’elettore? Senza contare che questo ci ha portato ad avere numeri davvero risicati, per cui bastava un assente per non aver più il numero legale, andando automaticamente in seconda convocazione”. Perché il cittadino dovrebbe votare nuovamente De Fusco? “Non esiste un “dovere”. Secondo me gli elettori

potrebbero fare mente locale e ricordare com’era il nostro Comune 5 anni fa, e poi andare ancora indietro nel tempo fino a 20, 30 anni fa. Cosa è stato fatto in tutte le amministrazioni precedenti? Non voglio fare sterili elenchi del lavoro da noi svolto, basta farsi un giro nei vari quartieri e fare un confronto con il passato. Magari avremmo potuto fare anche meglio, ma il meglio non è sempre attuabile. Adesso il cittadino ci può giudicare: se pensa che abbiamo lavorato bene ci voterà di nuovo, altrimenti sceglierà qualcun altro”. Chi vorrebbe che fosse questo “qualcun altro”? “Credo che un valido avversario politico, con un’esperienza amministrativa di tutto rispetto, viste le due consiliature regionali e le numerose comunali, sia Luigi Celori, che ha anche il merito di essere stato sempre coerente con le sue idee, portando sempre la stessa bandiera. E’ una persona che stimo molto, anche se, pensando a quanto – soprattutto come consigliere regionale – ha fatto per l’interesse di Pomezia, pur sforzandomi, non mi viene in mente nulla”.

Come vedrebbe invece il ripetersi della sfida De Fusco – Cruciani, come 5 anni fa? “Ho avuto modo, nel tempo, di conoscere Cruciani e su di lui ho capito che è una persona valida, seria e pacata, che riesce ad esprimere le sue idee senza doverle imporre, rispettosa delle regole. Sarebbe sicuramente una sfida interessante e molto leale. Ma chiunque sarà l’avversario politico, non è su di lui che incentrerò le mie mosse. Come in una gara sportiva, quello che è importante non è la forza degli altri, ma quella della tua squadra. Se il tuo gruppo funziona, è amalgamato e compatto, non puoi avere paura di nessuno”.E la sua squadra è amalgamata e compatta? “Sicuramente in questi 5 anni le difficoltà ci sono state, ma il dato è che, nei momenti difficili, la squadra si è ritrovata e, in modo unito, è andata avanti”. Ma ha perso la possibilità di una panchina lunga, viste le defezioni...“Restando in tema sportivo, credo sia meglio giocare solo con i titolari, se le riserve sono Mauro Valentini inaffidabili...”.

IL RITORNO DI MIRIMICH USCITO VOLONTARIAMENTE DI SCENA 3 ANNI FA, SI RIPRESENTA PIÙ AGGUERRITO CHE MAI

na politica diversa, capace di presentare idee nuove per lo sviluppo della città, più attento alle risorse ambientali, che favorisca la mobilità sociale, dando occasioni di progresso in modo meritocratico. Un’utopia? “Direi più un sogno, anzi un’immagine chiara di quello che potrebbe essere un partito se ci si impegnasse tutti sul serio”, risponde Fabio Mirimich, già segretario dei Ds ed ex assessore all’Urbanistica della Giunta Tassile, oltre che assessore ai Lavori Pubblici nei primi due anni del Sindaco De Fusco. E crede che il PD potrebbe dare spazio agli ideali che lei ha elencato? “Assolutamente sì. Per cambiare ci vuole impegno, coerenza e moralità. Se

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partiamo da questi presupposti si può”. Le sue, di coerenza e moralità, Mirimich le ha dimostrate quando si dimise dalla sua carica di assessore a causa di una vicenda giudiziaria che lo vide dapprima coinvolto e poi completamente scagionato per estraneità ai fatti. “La mia proposta politica parte da alcuni punti principali irrinunciabili: solidarietà sociale e costruzione di una società a misura d’uomo, in una città dove gli spazi urbani consentano a ciascuno di esplicitare senza difficoltà tutti gli aspetti del vivere quotidiano. Da un punto di vista concreto l’azione politica locale deve far sì che le risorse economiche siano destinate alla realizzazione delle infrastrutture urbane per favorire insediamenti produttivi, che creino nuovi posti di lavoro. Bisogna poi promuovere le vocazioni del territorio attraverso la realizzazione di infrastrutture ed interventi di sistema. E’ importante migliorare gli spazi per l’istruzione e per la cultura, con centri polivalenti dove i giovani si possano impegnare in attività fondamentali per la loro formazione, così come è fondamentale cercare di lavorare con gli Enti superiori, come la Regione, per avere servizi sanitari aggiuntivi, quali la guardia medica pediatrica ed il pronto soccorso ostetrico”. Su questo argomento l’ex assessore va giù con la polemica. “Se questi servizi essenziali mancano è anche per colpa di chi, nonostante per anni abbia ricoperto il ruolo di consigliere regionale in rappresentanza del nostro territorio, non si è mai preoccupato di sostenere l’ipotesi di ospedale a Pomezia, oggi praticamente cosa impossibile”. Ma l’elenco di quanto ancora servirebbe è lungo, anche se Mirimich si dichiara “parzialmente soddisfatto per aver contribuito, con il ruolo importante di assessore ai LLPP, al raggiungimento di alcuni obiettivi, come la costruzione delle torri piezometriche di Via

Naro e S. Palomba, l’avvio della costruzione del nuovo I° Circolo Didattico, la mensa della scuola di S. Palomba e gli interventi sulle scuole di Torvaianica, piuttosto che la costruzione rotatoria all’ingresso di Torvaianica, l’avvio della gara d’appalto per la costruzione della nuova strada di collegamento Torvaianica Alta – Pomezia ed il recupero della TAV, che non é una strada ferrata per l’alta velocità, ma un opera complementare, cioè un collegamento per favorire dell’intermodalità, finanziata dalla TAV”. Il progetto iniziale, presentato dalla Giunta precedente, prevedeva una strada a 4+4 corsie per collegare Pomezia con S. Palolmba, talmente invasivo lo studio per la valutazione dell’impatto ambientale coinvolse anche il Ministero dei Beni Culturali. “La Giunta De Fusco - ed in particolare l’ufficio tecnico del mio assessorato dovette recuperare quella situazione che avrebbe portato alla bocciatura del progetto ed alla perdita di un finanziamento di decine di milioni di euro. In accordo con gli Enti superiori cambiammo tipo di strada, proponendo un sistema misto pubblico e privato, dove il pubblico si impegna con una navetta per il collegamento rapido con S. Palomba. Se tutto andrà bene, probabilmente entro l’anno sarà appaltata l’opera”. Mirimich conclude annunciando la sua ricandidatura e riprendendo il discorso sulla questione morale. “Ritengo fondamentale, per chi si occupa a tutti i livelli di cosa pubblica, non poter prescindere l’azione di governo dalla questione morale. Chi ha una carica istituzionale non può, per rispetto della cosa pubblica, non dimettersi se coinvolto - a torto o a ragione - in una vicenda giudiziaria che riguarda l’ufficio pubblico che ricopre”. Anna Maria Greco

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GARZOLI RILANCIA

L’EX ASSESSORE ALL’AMBIENTE STEFANO GARZOLI CI PARLA DELLA SUA ESPERIENZA E DELLE PROSSIME ELEZIONI n un freddo pomeriggio invernale, incontriamo Stefano Garzoli, ex Assessore all’Ambiente della giunta De Fusco e probabile protagonista dell’imminente campagna elletorale. Assessore Garzoli, da quando si è dimesso dalla sua carica, non si è più visto molto in giro, come mai? “Diversamente da quello che insinua qualche malalingua abituale, non mi si vede tanto perché nel tempo libero ho ripreso la mia attività sociale con il comitato di quartiere San Michele e dintorni, oltre che nell'associazione culturale Buonidea, con la quale collaboro nella costruzione di iniziative sociali e culturali. Inoltre proseguo, anche se con difficoltà, nel mio percorso politico. Colgo l'occasione per informarla che il 23 Marzo, presso la sala parrocchiale di San Benedetto, ex cinema, si svolgerà un convegno sul lavoro, organizzato dall’associazione Buonidea, dove presenteremo il libro “Pomezia: città del lavoro” realizzato con la collaborazione del professor Antonio Sessa, che ripercorre la storia di Pomezia dal dopoguerra ad oggi mettendo in luce quanto il lavoro ed i lavoratori hanno inciso sulla crescita della nostra città fino ai giorni nostri. Il convegno sarà preceduto da una mostra fotografica molto interessante da vedere, specialmente per i giovani, che non erano presenti nelle fasi di sviluppo di que-

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sto Comune. Volevamo dire che lei non si è visto nei pressi del “Palazzo”, della stanza dei bottoni... “Sostanzialmente sono convinto che ognuno di noi può essere chiamato a ricoprire ruoli importanti, a prendere decisioni che possono cambiare il volto e la storia della Città, ma che tutto ciò non può essere per sempre. Passato il momento in cui a ricoprire quel ruolo non potevi esserci che tu, non possiamo fare altro che ritornare alla vita di sempre, al nostro lavoro, ai nostri interessi”. Non le è dispiaciuto neanche un po' aver lasciato l'Amministrazione che anche lei aveva contribuito a mettere al governo della Città? “Facciamo chiarezza. Aver interrotto il mio ruolo di Assessore con tante cose ancora da portare a termine certo non mi ha fatto piacere. E' stata per me un’esperienza importantissima, un periodo intenso che mi ha totalmente coinvolto, durante il quale ho messo in campo una mole enorme di lavoro, ma comunque con la consapevolezza che non sarebbe durato in eterno. Contemporaneamente cera ovviamente il grande desiderio di lasciare il segno, di poter pensare di aver contribuito positivamente per il cammino della Città nelle vie dello sviluppo e del progresso”.

Ad oggi l’Amministrazione sta inaugurando parte dei progetti da lei messi in cantiere ma non portati a termine: Arciero prima e Martinelli poi si sono trovati buona parte del lavoro già iniziato... “Va dato atto ad Arciero e Martinelli di essere persone mature, intelligenti e responsabili hanno dato continuità amministrativa con la loro azione, contribuendo a migliorare le condizioni di vita cittadini dando loro i servizi dovuti. Devo molto a loro perché non hanno tralasciato ciò che avevo iniziato ed hanno sempre mostrato rispetto nei miei confronti”. Facciamo un passo indietro. Visto che lei si è dimesso, oggi la dobbiamo immaginare lontano da questa Amministrazione? “No, assolutamente. A suo tempo mi sono dimesso non per contrasti interni o per diversità di vedute. Mi sono dimesso per non arrecare danno a questa Amministrazione, visto che il mio mandato era scaduto come da accordi politici presi in fase di campagna elettorale, ed altri partiti reclamavano la giusta e dovuta partecipazione in giunta. Politicamente mi sono sempre sentito appartenente a questa Amministrazione”. Da alcune parti della sinistra pometina arrivano oggi attacchi alla giunta De Fusco, anche da chi ha ricoperto incarichi e ruoli in questa amministrazione: lei che è stato Assessore in Giunta, cosa ne pensa? “Credo che il compito di ogni buon politico, una volta eletto, sia quello di fare il meglio possibile per la città e per i cittadini, con umiltà e semplicità, non serve a nessuno puntare l’indice e accusare solamente i compagni di viaggio di aver sbagliato, sopratutto quando si è in una amministrazione complessa e complicata come quella del nostro Comune. I problemi di una grande città come Pomezia, oggi come allora, sono molteplici e serve lo sforzo di tutti per superarli. Mi sembra che negli ultimi tempi si faccia un uso privato delle elezioni, magari sbaglio, ma mi pare in che alcuni casi la tornata elettorale sia vista come una vetrina dove mettere in mostra il proprio ego piuttosto che un modo per partecipare alla vita collettiva e politica della città”. Quindi parteciperà alle prossime elezioni? E con chi? “Alle prossime elezioni sosterrò, come è ovvio, il centrosinistra e De Fusco, se poi ci sarà posto per una mia candidatura questo lo vedremo nei prossimi giorni”. Mi sembra che non si voglia sbilanciare... “Non è che non mi voglio sbilanciare, ma ritengo che la candidatura di una persona non debba essere una auto-candidatura, ma piuttosto il frutto di una lavoro di gruppo, che intravede eventualmente nella mia persona un possibile candidato a consigliere comunale”. Savino Tommasi


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Politica

E SE CI FOSSE DI NUOVO LA SFIDA DEL 2006? ALLE PROSSIME AMMINISTRATIVE SAREBBE INTERESSANTE UN NUOVO SCONTRO CRUCIANI - DE FUSCO... el 2006 è stato ad un soffio dalla poltrona di Primo Cittadino ed ora, a poco più di due mesi delle nuove elezioni, Massimiliano Cruciani traccia un bilancio di 5 anni passati sui banchi dell'opposizione. Come giudica l'operato della Giunta De Fusco? “L'amministrazione uscente ha avuto il vantaggio di inaugurare tutta una serie di opere pensate, programmate e finanziate da quelle precedenti. In compenso c'è stata poca programmazione rispetto ai triennali portati delle opere pubbliche portati più volte nei consigli comunali, ma soprattutto poco sociale, cosa che in un governo di sinistra è davvero anomala. Invece i problemi sociali, che riguardano un numero enorme di persone, come le 850 famiglie ancora in attesa di una casa popolare, sono stati messi in secondo piano, nonostante quanto proclamato nel programma elettorale. Altra anomalia per un'amministrazione di centrosinistra è il fatto che, per la prima volta, i dipendenti comunali siano scesi in piazza contro i loro “datori di lavoro”, cosa mai successa con il centrodestra. Questo indica che c'è una certa discrepanza tra quello che hanno detto e quello che hanno fatto, ricordando un po' i governi della Iª Repubblica”. Qual è il motivo, secondo lei? “Credo nasca anche dal modo in cui hanno vinto le elezioni, ossia con l'aiuto di una parte del centrodestra, in particolare di AN. Comunque bisogna dare atto che sono riusciti a resistere per 5 anni, anche grazie a mosse astu-

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te su fatti amministrativi che hanno avuto il sostegno di parte della minoranza, compresi noi di F.I., in quanto argomenti che non avevano colore politico, ma che erano di interesse generale, come la pianificazione urbanistica della città, già programmata quando io ero l'Assessore competente con la Giunta Zappalà per quanto riguarda le zone 167, le linee guida all'indirizzo della Variante al Prg o i piani particolareggiati. Questo, insieme alle grosse spaccature ed alle liti interne alla minoranza, ha fatto sì che non ci sia mai stata una grossa opposizione, fatta invece da alcuni consiglieri che inizialmente erano in maggioranza e che poi sono passati dall'altra parte. Ma l'aver concluso la legislatura mette sicuramente De Fusco in una posizione di vantaggio per le prossime elezioni, perché può essere visto come un punto fermo dagli elettori”. Quale potrebbe essere, invece, il vostro punto di riferimento? “Al momento il centrodestra è più che frazionato: ci sono troppe persone che rappresentano sé stesse invece di un partito o di eventuali coalizioni. Tutto ruota sull'ipotetico nome del candidato a sindaco, come se questo possa essere la soluzione dei problemi. Per vincere e per governare una città non basta un nome: serve una coesione di fondo tra i personaggi politici, e necessita di un programma che non sia un insieme di slogan, ma che metta in evidenza i problemi non risolti e che offra soluzioni e

tempistiche certe. Questo perché i numeri da parte dell'elettorato ci sono - non dimentichiamo che Pomezia è un territorio da sempre legato al centrodestra – come dimostrano i voti presi alle regionali. Ma per non perdere questi voti dobbiamo dare certezze al nostro elettorato, non senso di smarrimento e divisione, superando i rancori tra gli ex esponenti di AN e di FI, che si devono identificare una volta per tutte sotto un'unica leadership, che è quella del PDL di Silvio Berlusconi”. Come potreste farlo? “Ricompattandoci e trasportando al di fuori del partito e della coalizione la sensazione di forza e coesione: quello che i veri esponenti del centrodestra vogliono è governare questa città, non perdersi dietro ai sogni personalistici di qualcuno”. Ma non era mai successo che, ad un passo delle elezioni, ci fossero così tanti pretendenti, quasi tutti autoproclamati... Possibile che non esista una figura catalizzatrice che corrisponda a quanto detto più volte, ossia un personaggio espressione del territorio, che si sia contraddistinto nel tempo per il suo impegno ed il suo alto profilo morale? O ce ne sono troppi che rispondono a questo identikit? “Provenienza politica a parte - ricordiamo che tutti i nomi fatti finora provengono da AN e nessuno da FI - tra chi si è proposto ci sono persone delle quali non si ricorda che abbiano fatto qualcosa di fortemente positivo per la città. Inoltre, a cercare di manovrare le cose a suo favore, c'è anche chi, quando ha governato durante la Iª Repubblica, è stato tra gli artefici di danni che ancora ci portiamo appresso. Ora, nonostante questi personaggi, in un modo o nell'altro, guidino da decenni la città, hanno il coraggio di riciclarsi come “novità”, criticando quanto fatto dai governi precedenti – di qualsiasi colore fossero – e “dimenticando” appunto che in quelle amministrazioni loro erano sempre presenti e sempre in maggioranza”. Ciò fa capire quanto lontana sia ancora una scelta univoca del candidato a sindaco. Non pensa che, a questo punto, possano essere nuovamente i vertici provinciali, regionali o addirittura nazionali a voler decidere, vista l'importanza che ricopre Pomezia alle prossime amministrative? “Potrebbe accadere, ma già alla presentazione del nuovo circolo PDL, il 26 febbraio, si è visto un progresso: sono state molte le persone che hanno capito che, per poter ottenere buoni risultati, bisogna anche saper fare dei passi indietro. Questo segnale di apertura ci fa ben sperare di essere pronti per una decisione comune, magari anche “imbeccata” dall'alto, ma che soddisfi il territorio. L'importante è che si decida per qualcuno che sia veramente valido: potrebbe essere anche una persona più tecnica e meno politica”. E se, invece, il PDL – quindi non i vari singoli – proponessero nuovamente a lei la nomina, per ripetere la stessa sfida del 2006, magari giocandola in modo più leale? “Io non mi sono proposto perché la mia occasione l'ho avuta, ma per quanto tutti sanno, è andata sprecata. Comunque, qualora il partito volesse nuovamente dare a me questa responsabilità, non mi tirerei indietro, perché ho sempre dichiarato di essere a disposizione del progetto a prescindere dal ruolo da ricoprire, che può essere di semplice “manovale” o di “colletto bianco”: per la buona realizzazione di un lavoro servono tutti, basta che ognuno lavori bene per quello che sono i suoi compiti e le sue competenze. Quindi, non mi proporrei mai da solo, ma nemmeno mi rifiuterei qualora l'intero gruppo decidesse che io potrei rappresentare il PDL alle prossime elezioni”. De Fusco ha già detto che, qualora succedesse, troverebbe la sfida interessante, perché sarebbe tra due persone leali. “Ricambio sicuramente l'opinione e, se dovesse veramente andare così.... vinca il migliore!”. Alfredo Corrao

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POSTA DELLE MIE BRAME... SONO SEMPRE DI PIÙ I CITTADINI CHE LAMENTANO FORTI RITARDI NELLE CONSEGNE e, almeno tanto tempo fa, una telefonata allunga la vita, cosa può fare una lettera? Molto se arriva, ma se non arriva? Il problema è serio e reale: a soffrirne soprattutto il quartiere di Santa Palomba / Roma 2, seguito dalla zona Nord di Torvaianica, in pratica dal ponticello all'altezza dello stabilimento balneare di Celori fino a tutto Campo Ascolano. A Santa Palomba i cittadini denunciano che il postino passa in media ogni 15 giorni, e precisamente - a seconda delle zone – il martedì, il venerdì o il sabato a settimane alterne, creando notevoli disagi: sono infatti tantissimi gli utenti che hanno ricevuto avvisi di pagamento scaduti, risposte urgenti arrivati quando ormai non servivano più, lettere datate mesi prima. Ovviamente il problema è stato segnalato dai vari cittadini all'ufficio postale di Via Spoleto, dove sembra che il direttore abbia risposto che probabilmente il disservizio era dovuto a lavoratori stagionali e che sarebbe stato più attento. Ma evidentemente l'attenzione non è stata sufficiente, visto che a distanza di mesi la situazione non solo non è migliorata, ma, in alcuni casi, è addirittura peggiorata. “Il 4 gennaio non mi era ancora arrivato l'avviso di pagamento della rata del mutuo, che scadeva il 31 dicembre – spiega un residente – che viene inviata con largo anticipo proprio per non

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creare problemi, visto che il pagamento è semestrale. Adesso sono 20 giorni che non ricevo posta, pur sapendo con certezza che mi è stata inviata”. “Io ho inoltrato un reclamo formale via web, per evitare che – oltre al danno – si aggiunga la beffa di dover fare la fila per esporre le nostre ragioni – racconta una giovane signora – ma credo di essere stata beffata lo stesso...”. Infatti il reclamo, inviato all'indirizzo http://www.poste.it/azienda/posterisponde/reclami/l ettera/reclamo.html non ha ricevuto risposta, e le consegne hanno continuato a procedere nello stesso modo. "Mi sono trasferita da Roma a Santa Palomba quartiere Roma 2 da ormai tre anni – dichiara la signora Rossella - e da subito mi sono resa conto che la corrispondenza veniva consegnata a blocchi, in media ogni quindici giorni. Avevo anche scritto al Comune per capire se poteva intervenire in qualche modo, ma in questi mesi è andata anche peggio! Il problema non è solo mio: ho raccolto indignazione diffusa su questo problema. Il fenomeno è generalizzato e, oltre ai ritardi cronici, in seguito ai quali arrivano scaduti anche gli avvisi di mutuo, molta corrispondenza non viene proprio recapitata, come nel caso di cartoline, riviste e plichi vari. Innumerevoli reclami sono stati inoltrati sia da me che

dagli altri abitanti del quartiere, ma la situazione non è cambiata. Anche chi è andato personalmente dal direttore non ha ottenuto nulla! Vorremmo dare evidenza a questo problema, nella speranza che qualcuno ci risponda e ci faccia capire quale sia il motivo di questo disservizio. Sarà perché siamo troppo distanti dal centro o dall'ufficio postale?". Anche se ovviamente la cosa non consola i residenti di Santa Palomba / Roma 2, anche altre zone lamentano lo stesso problema. In via Rumenia, proprio al confine con Campo Ascolano, la posta arriva in media ogni 10/15 giorni ed ovviamente riempie a dismisura le cassette preposte. Chi è abbonato a riviste le legge "puntualmente in ritardo" di almeno una settimana, mentre spesso, pur stando a casa, ci si trova nella cassetta postale l'avviso – come se fossimo assenti di una raccomandata o di un pacco, che magari giace negli uffici postali da chissà quanto tempo, quando invece poteva esserci recapitata a mano. Per capirne di più siamo andati a parlare con il direttore dell'Ufficio Postale di Via Spoleto, ma i nostri tentativi sono andati a vuoto. "Non posso rispondere" è stato il commento del responsabile dell'ufficio consegne, al quale abbiamo allora chiesto a chi ci si poteva rivolgere. Oltre allo standardizzato "Esiste un numero verde ed un indirizzo web per i reclami", a cui abbiamo ribattuto raccontando quanto successo agli utenti, siamo riusciti a strappare la promessa di un contatto con qualcuno che ci avrebbe potuto fornire le informazioni richieste. Infatti, di lì a poco siamo stati contattati telefonicamente dal Jvan Di Valentino, del Servizio Comunicazione Territoriale di Lazio Abruzzo Sardegna, mercato privati, a cui abbiamo esposto tutte le rimostranze dei cittadini, invitandolo a leggere i blog appositamente creati su alcuni siti internet per discutere dei disservizi postali del territorio pometino. "Il servizio di recapito a Pomezia viene svolto con regolarità e attualmente non risultano giacenze né code di lavorazione – afferma il responsabile - Dalle verifiche effettuate è emerso che gli unici lievi rallentamenti riscontrati nella consegna degli invii postali risultano localizzati esclusivamente in alcune vie e sono riconducibili a difficoltà oggettive che i portalettere incontrano giornalmente nel consegnare ingenti quantitativi di corrispondenza non correttamente indirizzata. Infatti, nello svolgimento del servizio di recapito sul territorio di Pomezia, gli ostacoli maggiori sono rappresentati da una diffusa carenza della toponomastica e soprattutto da un numero elevato di vie sulle quali sorgono nuclei abitativi costituiti da più palazzine che riportano lo stesso numero civico e comprendono molteplici “scale” non indicate sulla posta da recapitare”. Insomma, se non vi arriva la posta è perché nessuno vi scrive o, se lo fa, sbaglia la destinazione. Oppure, la colpa è del Comune, che mette indirizzi e numerazioni a casaccio. La data riportata dal destinatario sulla lettera potrebbe essere inventata, non è provato che sia la posta ad arrivare in ritardo! Di Valentino allora passa a delle situazioni particolari. “Per citare solo alcuni esempi, nella zona di Santa Palomba, Via dei Papiri 60 e Via dei Papiri 64 presentano rispettivamente un numero ufficiale di 14 e 8 scale, da cui si diramano un elevato numero di altre rampe di scale non indicate sugli invii, che pervengono a Poste Italiane con la sola indicazione generica del numero civico. Per la zona di Campo ascolano la difficoltà di recapito riconducibile al persistere di anomalie legate alla erronea o incompleta indicazione degli indirizzi è analogamente diffusa. Esemplificativo è l’esempio di via Arno, dove i mittenti indicano esclusivamente il numero civico a fronte di una serie di nuclei abitativi


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che, nel caso del civico 24, comprendono scale che arrivano fino alla lettera Q”. Questo indubbiamente crea un senso di “smarrimento” e confusione nei portalettere, che quindi, invece di impazzire a cercare il destinatario, sperano di avere la fortuna di incontrarlo per strada? “Naturalmente – risponde Di Valentino - in questo come in altri numerosi casi simili, qualora l’indirizzo fosse completo di via, civico e scala il compito dei portalettere sarebbe agevolato soprattutto nelle occasioni in cui il postino titolare, per vari motivi, è sostituito da altro personale che non può avere la stessa conoscenza del territorio e dei residenti”. E siccome le Poste spesso e volentieri ricorrono a personale stagionale o a rotazione di servizi, il problema si presenta molto più frequente rispetto al limite di sopportazione da parte dei cittadini... “In tutti i casi in cui il destinatario, per le ragioni sopra specificate, non si trova, le disposizioni di legge prevedono l’inoltro dell’oggetto

postale non consegnato al mittente. Ma per agevolare l'utenza, prima di procedere in tal senso l’azienda cerca comunque di recapitare la posta recante indirizzi errati o incompleti attraverso ulteriori processi di lavorazione interni per cercare di stabilire con esattezza il destinatario. E’ chiaro che questo tipo di operazione, comunque necessaria per garantire il servizio, può generare rallentamenti non imputabili all’Azienda. Poste Italiane pertanto coglie l’occasione per invitare i cittadini a verificare la correttezza dell’indirizzo riportato sulla corrispondenza a loro inviata, comunicando ai mittenti eventuali errori o successive modifiche del proprio recapito e ricorda l’importanza di una corretta collocazione delle cassette domiciliari e della completezza e visibilità dei nominativi, in modo da agevolare il compito degli addetti alla consegna al fine di garantire la regolarità del servizio di recapito”. Capito, cari cittadini? Vi consigliamo quindi di dire a chi vi scrive,

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Numero 3 Anno 3 MARZO 2011 - Distribuzione gratuita

IN REDAZIONE:

Via Danimarca, 57 - 00040 Pomezia

EDITORE: La Città DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao

redazione@ilcorrieredellacitta.it direttore@ilcorrieredellacitta.it

Alessia Ambra Achille, Mauro Valentini Luca Mugnaioli, Matteo Acitelli Alfredo Corrao, Pietro Conti, Savino Tommasi Claudia Sperduti, Michele Lotierzo

banche, avvocati e notai compresi, di mettere il vostro indirizzo esatto, magari completo di una piantina con tanto di indicazioni stradali per raggiungere la vostra abitazione. Se poi mettete anche una vostra foto meglio ancora, perché così, se il portalettere vi incontra per strada, può consegnarvi a mano la missiva. Oppure recatevi in Comune per richiedere che le strade ed i numeri civici vengano riportati in maniera più corretta ed esplicativa. Se poi la posta continua a non arrivare, pazienza... invece di una lettera leggete un bel libro. Per concludere, esperienza personale: dopo aver ricevuto la risposta ufficiale dalle Poste Italiane, abbiamo contato i giorni trascorsi senza vedere traccia del portalettere: dodici giorni, con consegna di giornali ormai obsoleti. Ci resta solo un dubbio da chiarire: come mai le multe arrivano sempre puntuali? Alfredo Corrao

CHIUSURA REDAZIONALE: 27/02/2011 STAMPA: Arti Grafiche Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: Studio Grafico O.K.

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Politica    Giovane e nuovo consigliere troppe volte ex. Rampante senz’anima dal percorso consiliare d’esordio consiliatura sotto “mentite spoglie” politiche. VOTO 2 PER L’INCOERENZA

SINDACO, CONSIGLIERI E ASSESSORI: PAGELLE PER TUTTI ’esercizio del voto è abituale in Italia e vi si ricorre quasi ogni anno. Abbiamo quindi sviluppato un’attitudine alla valutazione in senso lato e ci piace molto anche attribuire i voti, le famigerate pagelle: ce ne sono in giro tante, a cominciare da quelle dei calciatori che settimanalmente campeggiano su tutti i quotidiani e per finire a quelle dei governanti sempre più appetite. Ad un anno circa dalle elezioni comunali di Ardea abbiamo pensato di adottare una pagella anche per i nostri amministratori, ovviamente giocosa e intrisa d’ironia. L’idea, originale per Ardea, potrebbe far storcere il naso a taluno e per sdrammatizzarne l’esito, ci pare giusto che la prima pagella sia proprio vergata per l’articolista, al quale affibbiamo subito un bel 2 per dissuaderlo dal ripetere una simile sciocchezza in futuro! E’ la volta del primo cittadino,

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il sindaco Carlo Eufemi Persona intelligente, di buona presenza, affabulatore, ma incapace d’incidere sul paese, poiché non in grado di governare una macchina che appare rispondere unicamente a logiche d’interessi personali, spesso inconfessabili com’è dimostrato dall’attenzione costante della magistratura. VOTO 4 DI SIMPATIA Antinucci Ettore Consigliere da anni, non si ricordano contributi particolarmente apprezzati, più propenso a compiere scelte non rilevanti per gli interessi generali. VOTO 4 PER GENEROSITÀ Acquarelli Fabrizio Al suo primo incarico consiliare, brilla più per le notizie che riguardano l’attenzione dei ladri per la sua attività commerciale. VOTO 4 DI INCORAGGIAMENTO Bardi Fulvio Consigliere d’annata, non si ricordano atti significanti a beneficio della collettività. Sembrerebbe ambire a rivestire incarichi di maggior prestigio e responsabilità, buon per lui, mal non ce ne colga. VOTO 4 PER DISSUADERLO

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Cimadon Bruno Nato consigliere comunale, ex sindaco. Personaggio d’una intelligenza sottile, accompagnata da tagliente ironia. Sindaco ombra al servizio di una smodata sete di potere. VOTO 5 Iotti Riccardo Giovane consigliere attento al territorio, in particolare al suo elettorato. Imbrigliato dai marpioni d’annata. VOTO 5 PER LE POTENZIALITÀ Di Fiori Luca Consigliere di professione, autentica macchina elettorale. Dedito alla gestione del potere per il potere. Di provata furbizia non nella direzione delle sorti di Ardea. VOTO 3 PER DISSUADERLO Corso Francesco Paolo Nuovo consigliere non pervenuto VOTO 3 PER CAMBIARE AMBIZIONE Giordani Massimiliano Potente consigliere di lungo corso. Furbo, gestore ottimale dei rapporti politici e di forza, con spiccate capacità per far nominare assessori alla cultura d’imbarazzante incultura. VOTO 5 PER PLACARLO Marcoccia Gino Consigliere “per caso” di stretta osservanza eufemiana VOTO 4 PER NON RIPROPORSI Sperandio Nazareno Nome altisonante e impegnativo. Consigliere d’esperienza con l’aria di non sapere mai dove si trova. Coltiva interessi artistici che potrebbero indurlo a non ripresentarsi. VOTO 5 PER IL PIGLIO ARTISTICO Montesi Alberto Consigliere per “miracolo ricevuto”, comunque a “impatto zero”. VOTO 4 DI SFUGGITA Policarpo Volante Il presidentissimo dal pizzo sparviero. Personaggio sempre a galla e senza rivali, di eccellente padronanza del suo percorso personale. VOTO 5 PER NON RITROVARLO PRESIDENTE Magliacca Antonello

Petrella Danilo Consigliere d’annata senza “fissa dimora” politica. Di furbizia superiore, incline al comando ma non al servizio del paese. VOTO 4 PER LA FANTASIA De Paolis Romolo Anziano nuovo consigliere. Transfuga apripista, d’improbabile eloquio paesano. VOTO 3 PER UN MAI PIÙ Abate Antonino Consigliere di lungo corso, mai al governo. Di provata furbizia e capacità d’aggregazione potenzialmente utile per il futuro del centrosinistra. VOTO 5 DI INCORAGGIAMENTO Marcucci Franco Consigliere subentrato, partenza a razzo spentosi nel percorso consiliare. VOTO 5 DI INCORAGGIAMENTO Fanco Luca Consigliere d’esperienza e “pasionario”: memorabili le sue invettive verso il sindaco ora suo supporter. Percorso politico irrequieto. Voto 3 per l’incoerenza Iacoangeli Mauro Consigliere della schiera “son di qua e passo di là”. Incomprensibile la sua incoerenza, probabilmente pentito. VOTO 4 PER RINSAVIRLO Tedesco Nicola Consigliere di lungo corso, ripescato. Disincantato imprenditore, berluschino consapevole. VOTO 5 PER LA SIMPATIA Gli assessori, spesso sostituiti al primo stormir di fronda, meritano un discorso a parte, maggiore clemenza, poiché in genere sono privi di autonoma determinazione potendosi distinguere solo per essere semplici propaggini di consiglieri o del sindaco, spesso di livello anche più discutibile. Bille Giorgio Titolare dell’urbanistica e edilizia privata: immaginiamo continui a chiedersi da circa sei anni perché fa l’assessore. VOTO 3 POICHÉ È MEDICO Petricca Nicola Titolare dell’ambiente, igiene urbana, sanità, reti ecologiche, servizi e manutenzione. Basta guardare Ardea per ottenere tutte le risposte. VOTO 3 PER INCORAGGIAMENTO Roberto Catozzi Titolare dei lavori pubblici da troppo poco tempo. Lo aspettiamo. VOTO 5 DI SPERANZA Velocci Fabrizio Titolare delle attività produttive, bilancio e tributi. Neofita, con partenza a razzo impantanatosi per troppa responsabilità. VOTO 5 DI FIDUCIA Gobbi Massimiliano Titolare dei servizi sociali e protezione civile. Giovane, presente, istruito e volitivo. Da rivedere. VOTO 5 DI INCORAGGIAMENTO Pagano Maria Pia Titolare di patrimonio, casa, lavoro, formazione, ricettività portuale, rapporti intercomunali, beni monumentali. Nientemeno vicesindaco. E’ donna in un comune maschilista da poco tempo nella parte. VOTO 5 DI ATTESA Uno degli aspetti maggiormente incomprensibili della gestione Eufemi è quello che riguarda gli assessori che avrebbero ricevuto la sufficienza e che sono stati “fatti fuori”. Ci riferiamo all’assessore ai lavori pubblici De Angelis e all’assessore al bilancio Morini.

Michele Lotierzo


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ASPETTANDO IL 2112 MARCUCCI ANALIZZA LA SITUAZIONE DI ARDEA E DEL SUO LITORALE a situazione politica di Ardea, con la recente adesione dei due consiglieri Magliacca e Petrella al FLI ha sicuramente registrato ad un cambiamento negli equilibri interni alla Maggioranza, che già da qualche tempo mostrava segni di insoddisfazione da parte di alcuni elementi. Insoddisfazione che ha portato all'ennesimo cambiamento al vertice dell'assessorato ai Lavori Pubblici ed il conseguente passaggio al partito di Fini da parte di Bosu. Che nella Maggioranza non fosse tutto rose e fiori come si voleva invece mostrare all'apparenza lo aveva capito da un bel pezzo Franco Marcucci, che dalla sua postazione in Minoranza riesce a vedere bene quello che gli succede intorno. “La maggioranza, che prima vantava ben 19 persone compreso il sindaco, adesso è in realtà spaccata in due, con circa 13 persone da una parte e 6 dall'altra. A guadagnarci siamo noi dell'opposizione, io ed il consigliere Tonino Abate, che restiamo a guardare dove riusciranno ad arrivare con la loro voglia di primeggiare”. Ma si aspettava che qualcosa si potesse rompere, prima o poi, nel meccanismo perfetto che era stato creato dal Sindaco Eufemi? “Assolutamente sì, perché, come dice il proverbio, quando ci sono troppi galli a cantare non si fa mai giorno. E lì erano tutti galli... Talmente tanti che anche per un'amministrazione “elastica” come questa era diventato difficile accontentare tutti”. Questo atteggiamento potrà influire sul prossimo futuro, visto che manca poco più di un anno alla fine della legislatura?

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“Sicuramente sì, anche perché già si stanno gettando le basi della prossima campagna elettorale. Sarà divertente capire è quali saranno le alleanze, visto che a livello nazionale FLI ed il PDL non stanno certamente dallo stesso lato della barricata, e l'UDC di Casini sembra non aver intenzione di allearsi con Berlusconi. Ma bisogna anche valutare che un conto è la politica nazionale ed un altro quella locale: i partiti, che nella realtà non si sono mai interessati ai problemi locali vogliono comunque dire la loro ed imporre le loro scelte sul territorio. Proprio per questo io, già da tempo, mi sono staccato da questa logica, legandomi invece alle liste civiche, che rappresentano molto di più le realtà del posto”. Perciò lei continuerà a seguire la strada delle liste anche il prossimo anno? “Certamente”. E sa già con chi potrebbe allearsi? “La lista a cui appartengo non ha un colore politico, ma vuole rappresentare la gente comune. Ovvio che staremo a sentire i programmi delle varie coalizioni, ma da qui a dire che ci potremo alleare con qualcuno e decidere già con chi ce ne corre. Staremo vicini a chi condividerà le nostre idee, anche perché a livello comunale sono le persone, e non i partiti, a fare la politica. La dimostrazione è che quelle che sono alleanze e scelte a livello nazionale, spesso non vengono rispettate localmente, anzi, vanno addirittura in contrapposizione”. Quali sono i temi sui quali si è battuto finora ma che non hanno ancora trovato soluzione? “Innanzi tutto quello delle Salzare, dove non i problemi non sono

solo l'abusivismo e l'illegalità che dilagano nel “Serpentone”. Nella zona dei 706 ettari gravati da uso civico c'è anche quello delle discariche abusive”. Come pensa si possano risolvere? “Serve maggiore controllo, maggiori forze. Dobbiamo innanzi tutto regolarizzare quello che è possibile, per fare in modo che chi adesso si prende solo i diritti si assuma anche i doveri. Mi spiego meglio: solo da pochi anni l'amministrazione, anche grazie al mio operato, si è accorta che ha sempre pagato i consumi di acqua degli occupanti abusivi di Tor San Lorenzo, per i quali sono arrivate solo ora le lettere per la regolarizzazione. Se fosse stata concessa prima, ovviamente pagando il giusto prezzo per l'abuso, la spesa fatta con i soldi dei cittadini non ci sarebbe stata. Faccio un altro esempio: il nostro è un territorio dove regnano i rom. Io non sono assolutamente razzista, ma non mi sembra giusto che abbiamo tanti diritti, come l’istruzione, la casa, l’assistenza sanitaria, l'esenzione del pagamento della mensa e del trasporto scolastico, e nessun dovere, infatti non pagano l'assicurazione o il bollo dell'auto, per non parlare delle tasse. Perché sono solo i cittadini “bravi” a dover pagare per tutti?”. Altro problema della zona è sicuramente il “sommerso”... “Si tratta di una e propria piaga: basta pensare al fatto che, a partire proprio dalle Salzare, c'è gente che si vende l'occupazione abusiva delle case. Poi ci sono gli affitti in nero sul litorale: quelli che dovrebbero essere appartamenti per le vacanze vengono invece date, senza nessun contratto, ad immigrati spesso irregolari, a prezzi assurdi”. Quale pensa possa essere la soluzione? “Per quanto riguarda le Salzare credo che la cosa migliore possa essere l'acquisizione, da parte del Comune, degli immobili occupati abusivamente. Andrebbe fatta una ristrutturazione dell'intero complesso, che potrebbe essere trasformato in una struttura polivalente. Certo, non è una soluzione economica, ma se si pensa che l'alternativa potrebbe essere la demolizione – che costerebbe circa un milione di euro – credo che sia l'unica strada da poter percorrere”. In questi mesi sono stati abbattuti numerosi manufatti abusivi sul lungomare, recuperando centinaia di metri di “vista mare”. Crede possa essere un incentivo per il turismo? “Potrebbe esserlo se alla fase “d'urto” seguisse il mantenimento. Dopo le demolizioni, infatti, non c'è stata più nessuna cura, nonostante i soldi spesi per la costruzione dei marciapiedi e per il rifacimento dell'illuminazione. Basta guardarsi intorno: i marciapiedi sono pieni di sabbia e trascurati, rendendo il lavoro fatto inutile. Altro cruccio del litorale è la raccolta differenziata, che si fa in tutto il resto del territorio, ma non qui. Il risultato è che coloro che non vogliono differenziare, raccolgono tutta la loro immondizia e, soprattutto di notte, arrivano sul lungomare e la buttano nei secchioni che stanno ancora nelle nostre strade. Quando poi sono pieni, la buttano per terra. E questo non è certo un bel biglietto da visita per il turismo”. Cosa bisognerebbe fare? “Serve un maggiore controllo, magari interforze, per dare un segnale forte. La legalità non può essere solo a parole o solo in alcune zone. Se poi dobbiamo puntare sul turismo per il rilancio dell'economia locale, bisogna agire subito, perché l'estate, anche se non sembra, è Afredo Corrao ormai alle porte”.

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Inchiesta

LA NOSTRA STORIA

(SECONDA PARTE)

LA POLITICA DI POMEZIA RACCONTATA DA UN EX PROTAGONISTA, VINCENZO MONTEDURO o scorso numero abbiamo terminato la prima puntata dell’inchiesta sui “trascorsi” della politica di Pomezia parlando con l’ex consigliere ed Assessore Vincenzo Monteduro della vicenda Arcalgas, la stessa che, nel corso degli anni, ha portato ad una serie di giochi di scambio finiti con la “Tangentopoli pometina” del 2000, conclusasi appena un anno fa con una serie impressionante di prescrizioni che hanno mandato tutti a casa, compresi coloro che, dalle intercettazioni fatte dagli inquirenti, erano palesemente colpevoli, mettendoli sullo stesso piano di coloro (chi ovviamente non sappiamo) erano stati messi in mezzo giusto per confondere le acque. Ma l’Arcalgas degli anni ’70 ha un secondo filone, ancora più fruttuoso di quello che riguardava l’acqua: il metanodotto. Per la sua costruzione, il Comune di Pomezia, o meglio i politici dell’epoca, avevano indetto un “Appalto Concorso”, vinto stranamente dall’Arcalgas, che, pur essendo ai suoi esordi ed avesse un capitale sociale esiguo, riuscì a battere nientemeno che il colosso Italgas. Il costo delle opere riguardanti il metanodotto ammontava ad un miliardo ed ottocento milioni di lire, cifra esorbitante per l’epoca. Per fare un po’ di storia, dobbiamo ricordare che quelli erano gli anni del boom economico di Pomezia,

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che grazie all’avvento della Cassa del Mezzogiorno era riuscita ad attirare imprenditori, industriali e, purtroppo, tanti costruttori, diventando in breve tempo il terzo polo industriale italiano ed il primo per il CentroSud Italia. La Casmez, come Dipartimento, era gestita dal Ministero dell’Industria. “Casualmente” un giorno Monteduro ricevette copia di un foglio del Ministero, con il quale il Ministro comunicava alla Società Arcalgas Sud Srl che la Cassa del Mezzogiorno aveva emesso un bonifico di 380 milioni di lire per la costruzione del metanodotto di Pomezia. Ma se a pagare poi sarebbe stato il Comune, perché dare questi soldi alla concessionaria? “Mostrai il documento al Segretario Comunale, il quale sembrò più sorpreso che ne fossi in possesso che della stranezza della cosa – racconta Monteduro – anche se mi assicurò di non essere a conoscenza del fatto. Ma io lo incalzai. “Dottor Saiena, non ha nemmeno un sospetto? Sarei curioso di sapere chi è il manovratore di questa operazione. Ha idea di dove si può reperire una più esplicita documentazione? Mi sembra di capire che la Cassa stia finanziando il nostro metanodotto e, se questo fosse vero, non le pare che potrebbero venire venir meno le ragioni di questa concessione?”, gli chiesi. Il Segretario convenne con me che se ne se ne

sarebbe potuto discutere, ma manifestò seri dubbi sulla capacità dell’Amministrazione Comunale di imporre alla Concessionaria la revisione del contratto. “Segretario – gli dissi - forse sarebbe meglio dire sulla “volontà” piuttosto che sulla “capacità”, non trova?”. Il suo sornione sorriso fu eloquente, allargò le braccia e sussurrò:“Fai tu”. Ero davvero sconcertato”. Monteduro si recò quindi dal Sindaco Caponetti, con il quale non riuscì però a concludere molto, perché il Primo Cittadino tagliò corto dicendo “Vincè… non è un problema nostro…”. “Lo interruppi sbarrando gli occhi – continua Monteduro - “Come fai a dire che non è un problema che ci riguarda?” Poi, persa la calma, lo quasi aggredii: “Non è che c’è lo zampino di qualcuno di voi anche qui? Chiariamoci subito prima di rifare una altra sceneggiata dopo quella dell’acquedotto. Non so se non hai capito o, meglio, se fai finta di non capire: la Concessionaria riceve dalla Cassa del Mezzogiorno sostanziosi contributi a “fondo perduto” per la costruzione del nostro metanodotto e tu dici che non è un problema nostro? Questo documento dimostra che i tuoi amici hanno incassato una prima tranche di 380 milioni di lire, mentre una seconda di 460 milioni è in corso di erogazione, anche questa a fondo perduto, senza cioè che vengano restituiti”. E non era tutto: l’Arcalgas era anche assegnataria di un mutuo trentennale Efibanca di 800 milioni di lire al tasso agevolato dello 0.80%. Questa “pioggia di beneficenza” a favore dell’Arcalgas copriva in pratica l’intero costo dell’appalto”. Questo significava che l’intera opera era finanziata con soldi pubblici, per cui l’affidamento in concessione del servizio quale strumento per il rimborso di capitali privati, che in realtà non erano affatto stati impegnati, non aveva ragione di esistere: il Comune avrebbe potuto far da sé senza sborsare un quattrino. Alla luce di queste novità, Monteduro chiese al Sindaco di rivedere la concessione, visto che l’appalto risultava in pratica pagato due volte: dalla CasMez con i contributi a fondo perduto e dai cittadini allacciati all’utenza domestica attraverso l’erogazione del gas, e di discuterne in sede di consiglio comunale. Ma l’argomento fu posto all’ordine del giorno di una lunga serie di riunioni della Giunta Municipale. “Eravamo tornati a ritroso nel tempo – ricorda Monteduro - quando sulla vicenda “acquedotto” si era arrivati quasi alla rissa; in questo caso i sornioni Dc, si erano asserragliati dietro il “no comment”, dichiarando chiusa la discussione. Per me invece si apriva un’altra storia dai possibili effetti devastanti”. Nella più assoluta riservatezza, Monteduro si mise alla ricerca di elementi probanti per “stanare la Società e i suoi fiancheggiatori”, con una risolutezza maggiore a quella dei momenti più critici della vicenda “acquedotto”. Quello che il consigliere sospettava, anzi, di cui era certo, è che a manovrare il tutto, guadagnandoci enormi cifre, fossero gli stessi personaggi, più un complice all’interno della Cassa del Mezzogiorno. I contributi, infatti, sarebbero dovuti andare al Comune, e di riflesso all’utente ed invece stavano prendendo la direzione che portava a voraci squali e piccole sardine. “Mi rimaneva difficile comprendere l’indifferenza dei cittadini – si rammarica Monteduro – che erano i potenziali beneficiari: sembrava che quella battaglia non riguardasse la salvaguardia di un loro interesse. La mia tesi trovava scettici anche gli amici del direttivo, cosa che supponevo fosse dovuta al timore della rottura dei rapporti con la maggioranza e la consequenziale uscita dalla coalizione. Ma, giusta o sba-


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gliata che fosse la posizione del direttivo sezionale, non disarmavo”. Monteduro chiese quindi al Sindaco una Commissione d’Indagine che verificasse l’esistenza o meno di elementi per ridiscutere il contratto di Concessione. Ma Caponetti, sentite le segreterie politiche degli altri partiti, comprese quelle dell’opposizione, non accolse la richiesta, perché gli interpellati l’avevano ritenuta inutile, trattandosi di problemi della Cassa del Mezzogiorno. Ogni sforzo per trovare una soluzione cadeva miseramente, quindi il consigliere scrisse al Sindaco chiedendo per l’ennesima volta la convocazione del Consiglio per discutere del problema. Ma la Giunta, che aveva il compito di convocarlo, si trasformò in una sorta di aula di tribunale, dove l’imputato era proprio Monteduro, reputato un visionario. Ma il “visionario” minacciò di rivolgersi alla Magistratura: per nulla spaventati, gli risposero “Fai pure, ma prima rimetti la delega di vicesindaco”. “Non me lo feci ripetere due volte – ricorda Monteduro – ma, prima di consegnare le dimissioni al Protocollo, inoltrai un Esposto-Denuncia alla Procura della Repubblica di Roma, che firmai in qualità di Vice Sindaco ed Assessore ai Lavori Pubblici, affinché l’Autorità Giudiziaria ponesse in essere tutti gli accertamenti del caso e le indagini opportune volte a determinare l’esistenza o meno di reati commessi da personaggi rilevabili dai fatti denunciati”. Per diffondere quanto accaduto Monteduro decise di organizzare una conferenza stampa, a cui erano presenti molti politici: ovviamente nessuno prese la parola, tranne Caponetti, che chiuse il suo intervento sostenendo che “Non è con le denunce che si amministra un Comune”. “Neanche con i ladri, però”, rispose prontamente Monteduro, scatenando praticamente una rissa in aula, alimentata da chi si sentiva colpito da queste affermazioni. Ma a fare “danno” ai politicanti dell’epoca non era tanto la battuta, quanto l’uscita dalla coalizione da parte dei radicali, che provocò la caduta della Giunta e l’arrivo di un Commissario Prefettizio, il quale conferì a Monteduro l’incarico di presiedere l’allora USL del Comprensorio Pomezia-Ardea in sostituzione del dimissionato Giorgio Puggioni, investito da uno scandalo giudizia-

rio dopo la denuncia da parte di un’azienda farmaceutica. Ma “l’episodio”, con relative chiacchiere ricche di dettagli, non colpì più di tanto l’opinione pubblica, abituata ad un genere di gestione amministrativa in cui il detto “Io do a te se tu dai a me” era una regola non scritta, ma ben conosciuta da tutti ed applicata da molti. “Il mio insediamento nell’Azienda Sanitaria non fu accolto con entusiasmo dal personale e questo non mi dispiacque affatto – ricorda Monteduro Subentravo ad una Presidenza molto permissiva, se per i dipendenti tutte le ore del giorno erano buone per bivaccare nei bar trasformandoli in ameni salotti dove chiacchierare di sport, di politica e di piccanti avventure amorose, lasciando a testimonianza della loro presenza al posto di lavoro il pacchetto delle sigarette, l’accendino, le chiavi della macchina e altri oggetti. Nel primo incontro con i dipendenti, che fu anche il solo, in un confronto aperto, dagli uscieri ai massimi dirigenti fui molto chiaro. Non avevo il potere né la volontà di imporre dogmi, ma pretendevo che i compiti d’istituto si svolgessero con coscienza e nel rispetto della collettività. Tanta durezza si rendeva necessaria perché trovai un clima da guerra civile tra dirigenti e impiegati, tutti asserviti al despota di turno. Il capo del Personale, persona corretta ma dotato di una impressionante timidezza servile, non osava mettere il naso fuori dalla sua stanza, sempre pronto a piegare la schiena al volere del dirigente superiore. L’inferno, in fatto di disordine, forse non era meglio. Là condussi con me le mie abitudini: la porta del mio ufficio doveva essere sempre aperta, anche durante gli incontri con chi mi chiedeva udienza”. Nel periodo in cui Monteduro era a capo degli uffici ASL ne vide e sentì di tutti i colori, anzi, di un colore solo, che confermava il modus operandi pometino: si andava avanti solo attraverso scambi di favori o di qualcos’altro. Ma nel frattempo l’ex vicesindaco, che si stava impegnando anche per la campagna elettorale che avrebbe deciso chi avrebbe governato dopo il Commissario Prefettizio, andava e veniva da Roma per testimoniare in merito alla denuncia fatta contro l’Arcalgas. “ La campagna elettorale era in pieno svolgimento – racconta Monteduro - ed io mancavo spesso da Pomezia, in quanto convocato in Procura per essere sentito in merito ai fatti Cassa – Arcalgas. In quel frangente molto delicato per le sorti del Partito, quelle assenze potevano nuocere alla mia campagna elettorale e lo manifestai apertamente in uno degli colloqui con il Sostituto Procuratore della Repubblica, il dottor Fontana. “Fuori c’è una battaglia politica che mi interessa, possiamo sospendere questi colloqui per qualche tempo?”, gli chiesi, ma lui rispose: “ Comprendo le esigenze della politica, ma la Giustizia deve seguire il suo corso e tu hai scoperchiato un verminaio di colossali truffe. Come Pomezia e più di Pomezia, è coinvolto tutto il Sud d’Italia: da Palermo a Pescara, fino a Roma. Se non ci “ammazzano” prima, potremmo passare alla storia come coloro che hanno contribuito alla definitiva chiusura dell’Istituzione Cassa. Te la senti di procedere?”. Rilanciai:”Posso ritirarmi?”. “No”. “ E allora perché me lo chiede?”. “Va bene, andiamo avanti e il Signore ce la mandi buona. Ora tornatene al partito e in bocca al lupo”. Ma tanto bene per lui non andò: nel giro di pochissimo tempo una grave malattia lo stroncò e l’indagine prese una piega diversa”. Per un periodo, quindi, Monteduro si dedicò solo alla campagna elettorale. A Pomezia – come accade in questi giorni – le strade, dalla città ai borghi, fino alle contrade, erano già tappezzati da variopinti manifesti

con la sorridente effige del candidato che in cambio del voto, prometteva di portare il paradiso sin sulla soglia della casa dell’elettore. I repubblicani scelsero invece la tattica di non far promesse, sicuri com’erano di aver già dimostrato il loro valore e di aver conquistato la fiducia degli elettori. Invece ci fu la reazione negativa di quanti si sentirono danneggiati dalla politica troppo severa dei repubblicani e di Monteduro in particolare. “Il ceto produttivo – ricorda Monteduro - ci snobbò per avergli fatto perdere il proprio peso sulla classe politica; la Concessionaria Arcalgas finanziò i nostri avversari nel tentativo di cancellarci dalla vita politica di Pomezia, ed il risultato fu che per un pugno di voti il partito perse un consigliere. Quel deludente risultato diete inizio ad un vero e proprio processo dei vertici di partito contro di me, a partire dalle correnti capeggiate dai riciclati, venuti esuli da altri Partiti e dai così detti “mancati emergenti”. Mezze figure pronte a ripararsi sotto l’ombrello di chiunque per un posto al sole”. L’analisi del risultato elettorale portò Monteduro a capire, su indicazione di amici e simpatizzanti, che non era stato capace di fare “clientelismo”: i voti non si prendevano tanto con l’onestà, quanto con il fare favori e, soprattutto, non facendosi nemici. Monteduro, sconfitto al voto, andò quindi all’opposizione, da dove promise di far tremare i polsi agli “amici” della vecchia maggioranza. Ma la prima lezione la prese proprio lui: mentre a Pomezia si lottava per ottenere un posto in Consiglio, a Roma, nella più assoluta indifferenza della Pubblica Amministrazione pometina, si era celebrato il processo contro la Concessionaria Arcalgas, proprio a seguito dell’esposto-denuncia presentato qualche anno addietro proprio da Monteduro. Il risultato fu a dir poco sconcertante e, a processo concluso, il Segretario fece omaggio all’ex vicesindaco di una copia della sentenza. Il processo si era tenuto in un’aula deserta, dove la truffata Cassa del Mezzogiorno non si era nemmeno costituita Parte Civile; il Comune di Pomezia, da canto suo, si disinteressò completamente della cosa, proprio per non dare peso alle accuse. Riportiamo quindi alcune frasi scritte nelle motivazioni della sentenza, dove il Giudice, nella sua massima reprimenda, aveva solo espresso severa riprovazione contro i politici pometini: “Se gli amministratori dell’epoca”, scriveva, “avessero adoperato la ordinaria diligenza del buon padre di famiglia…” e poi, dopo una serie di “visto… visti e visto…” concludeva con un “non doversi procedere per morte del reo”. Già, perché nel frattempo l’imputato, ossia l’amministratore dell’Arcalgas, era passato a miglior vita. “Quando si dice che non tutti i mali vengono per nuocere! – scherza Monteduro - Chissà cosa avrebbe detto il Morto, se non fosse morto. A sostituirlo alla carica di Amministratore fu chiamata la sua vedova, la signora Annalisa Ricci. Se non avessi avuto timore di apparire cinico, mi sarebbe piaciuto chiedere alla vedova se il dolore per la morte del consorte fosse stato mitigato dalla certezza che quella dipartita aveva salvato la società. Quel dubbio ancora mi tormenta”. Insomma, finì a tarallucci e vino, con tanti personaggi arricchiti a danno della collettività. Ma la vicenda acquedotto – metanodotto non è certo l’unica brutta storia che ha visto protagonisti i nostri amministratori del passato, molti dei quali ancora esercitano il loro mestiere di politici (?) e sicuramente saranno presenti, in prima fila o dietro le quinte, alle prossime elezioni.

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Politica    Cultura

NEL TEATRO RIPARTONO I LAVORI LA REGIONE SBLOCCA I FONDI PER LA REALIZZAZIONE DEL III° LOTTO embrava destinata a diventare una delle tante opere incompiute per mancanza di fondi, ma questa volta il “miracolo” è avvenuto. Stiamo parlando del Teatro di Pomezia, sogno ed incubo dei cittadini, con i lavori fermi ormai da tempo a causa dei tagli finanziari fatti dalla Regione Lazio per fronteggiare la crisi economica. Ma ora una buona notizia, arrivata dal “Dipartimento programmazione economica e sociale – Direzione Regionale Cultura, Arte e Sport” della Regione Lazio, ha fatto esultare quanto credono che il teatro comunale, oltre a produrre occupazione sul territorio, possa arricchire la popolazione anche a livello culturale. E’ infatti arrivata l’approvazione e la disponibilità dei fondi per il III° lotto, che condurrà al completamento del teatro. Il progetto è risultato primo in una lunga lista di proposte giunte sulla scrivania del dipartimento regionale e si è aggiudicato 3.440.906 euro per la sua realizzazione. Fondi già disponibili, che saranno utilizzati per completare i lavori interni della struttura teatrale. Possiamo quindi dire addio al cantiere fantasma, visto che il competente ufficio dei lavori pubblici del Comune si è già attivato per le procedure di avvio della gara d’appalto. I lavori erano iniziati nel 2005, per poi proseguire fino

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ad oggi a fasi alterne, tutte legate alla disponibilità o alla mancanza dei soldi necessari per andare avanti. E di soldi il progetto ne ha richiesti parecchi: c’è stato un primo stralcio di 4 milioni di euro, ottenuti con mutui della Cassa depositi e prestiti, poi, a seguire, un secondo stralcio di 3 milioni di euro con un mutuo bancario. Nel frattempo il progettista ha presentato una variante, che ha implicato un ulteriore finanziamento di 630 mila euro. La certezza del finanziamento regionale spazza via le polemiche del passato (se non si fossero trovati i fondi per il completamento del

lavoro quanto speso finora sarebbe stato inutile, visto che nel frattempo il materiale è soggetto a deterioramento) e conduce sulla strada della realizzazione. Una volta terminato, il teatro sarà composto di una platea per circa 600 posti, con palchi e galleria. Ma la struttura non ospiterà solo il palco ed i posti per gli spettatori: ci sarà un punto di informazione, il bookshop, una sala riunione, il foyer che ospiterà uno spazio espositivo e museale a più livelli per accogliere mostre, convegni e conferenze. Anna Maria Greco

CARNEVALE 2011 SI STANNO SVOLGENDO IN QUESTI GIORNI I FESTEGGIAMENTI A POMEZIA E TORVAIANICA ’ iniziato alla grande il Carnevale Pometino: sabato 26 febbraio carri e gruppi mascherati hanno animato le strade di Torvaianica, che per l’occasione aveva trasformato il suo centro in un’enorme zona pedonale. Bambini, ma anche tanti ragazzi ed adulti: la cittadina, nonostante il freddo, era piena. La festa è proseguita il giorno dopo sia a Torvaianica, con spettacolo “Musica & Magia”, condotto da Lucia, artista di punta di Cartoon Family, interprete delle canzoni delle tre serie Winx Club, che a Pomezia, con il teatro dei burattini. Ma le manifestazioni continueranno fino a Martedì grasso, l’8 Marzo, con la sfilata dei carri e dei gruppi in maschera con partenza alle 14.30 da Largo Mameli. “Abbiamo cercato, in accordo con il Sindaco – ha spiegato il competente assessore Stefano Arciero – di programmare una festa per le famiglie e per i più piccoli facendo i conti con una crisi che non risparmia nessuno. Anche guardando al portafogli, siamo comunque riusciti ad organizzare una bella festa, con colori, musica e animazione per tutti in piazza a Pomezia e a Torvaianica”. E, per allietare anche i palati più golosi, degustazione gratuita di dolci del carnevale presso gli stand a Pomezia e Torvaianica, grazie alla fattiva collaMauro Valentini borazione della Confcommercio.

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Quartieri   Vicerè

IL QUARTIERE PIU’ PICCOLO

VICERÈ FA SENTIRE LA SUA VOCE PER POTER DIVENTARE UN VERO QUARTIERE, CON VERI SERVIZI l quartiere Vicerè si trova in una zona amena e privilegiata di Pomezia: essendo alta rispetto al circondario, gode di una visuale spettacolare che spazia dal mare alle colline ed anche oltre fin verso il monti di Sezze e Terracina e quelli al confine con l’Abruzzo. C'è tranquillità, ci si conosce tutti, si vive a dimensione d'uomo e in estate si fa sentire costantemente la brezza dal mare che con il verde della zona contribuisce a dare una ottima salubrità dell’aria. Per quanto detto si riscontra che podisti o amanti delle passeggiate volentieri da Pomezia giungono fin qui”. Così esordisce Pietro Morini, presidente del CdQ, nel presentare il suo quartiere. Dopo la perimetrazione e la sanatoria finale da parte della Regione Lazio avvenuta alcuni anni fa le abitazioni sono notevolmente aumentate e ad oggi la popolazione conta oltre 100 famiglie residenti, ma alla borgata Vicerè manca ancora qualcosa per definirsi civile quartiere: non ci sono le infrastrutture adeguate, come strade asfaltate, marciapiedi, illuminazione, acqua potabile, gas di città, fognatura, e la popolazione locale preme per ottenere giustamente quanto dovuto. Nato negli anni '70 come lottizzazione dei terreni agricoli, non ha potuto usufruire subito delle opere di urbanizzazione perché non è stato provveduto in tempo a donare all’amministrazione comunale le vie di accesso e quelle interne, pur lasciandone la fruibilità. Per sopperire alle necessità comuni del luogo fin dall’inizio è sorto spontaneo un Comitato di Quartiere che ha operato come volontariato e senza interruzione alternandosi vari rappresentanti. “Distanti dalla città oltre 2 km all’inizio abbiamo dovuto pensare alla linea elettrica, poi abbiamo asfaltato la via di collegamento via della Crocetta (ora quasi tutta assorbita da nuove aree urbane) – spiega Pietro Morini – provveduto al pietrame ed alla manutenzione di via Pisano e via Donatello, dato aiuto per richiedere la sanatoria e l'edificabilità dei lotti, dato il contributo di pensiero per la costruzione di Via Gronchi che lambisce il quartiere, intervenuto nelle occasioni richieste dal Comune, effettuato richieste per

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avere piccole riparazioni, acqua, gas e rete fognaria.” Su questi tre ultimi punti i risultati non sono ancora stati ottenuti, ma ormai siamo in dirittura d'arrivo: per quanto riguarda la rete fognaria, l'appalto è gestito dalla Regione Lazio, che dovrebbe iniziare i lavori entro la fine di marzo, mentre per l'acqua potabile sono in corso gli interventi di allaccio ai vari serbatoi e se vi sono congrue richieste la società Edison farà le condotte necessarie. Ma le novità per il quartiere riguardano anche la nuova viabilità limitrofa: la Commissione Lavori Pubblici ha dato parere favorevole per la nuova strada che porterà direttamente sulla Pontina. Salvo imprevisti, i lavori inizieranno entro la fine del 2011. “Diverso il discorso per quanto riguarda strade come via Pisano e via Donatello – specifica Morini Trattandosi di strade interne e private i lottisti già da tempo hanno inoltrato pratica preliminare per la donazione all'Amministrazione comunale, in modo che fosse questa a provvedere all'asfaltatura, all'illuminazione, alla costruzione dei marciapiedi, alla riparazione del ponte ed alla manutenzione di tutto questo nel tempo, ma ancora non è stata finalizzata perché non si è raggiunta completa unanimità per cui si spera che intervenga il Comune per operare esproprio della sede viaria che già 40 anni fa fu resa fruibile liberamente alla popolazione, poiché non sarebbe giusto che cittadini che hanno pagato oneri concessori e tutte le tasse previste si ritrovano a dover percorrere strade più simili a mulattiere, con grosse buche, senza luce né aree delimitate per il passaggio pedonale”. Ma per diventare un vero quartiere mancano ancora molte cose, alcune, come lo stesso Morini ammette, impossibili al momento da ottenere. “ Qualora il quartiere prosegua con questa crescita, presto sarà necessaria una piazza, un centro di aggregazione polivalente, che possa essere utilizzato dai giovani come dagli anziani, e, considerato il luogo geocentrico tra Torvaianica Alta e le nuove aree urbanizzate di Pomezia, potrebbe risultare idoneo il luogo per una chiesa e del verde pubblico attrezzato. Dalle planimetrie

il verde pubblico risulta, ma è rimasto per ora solo sulla carta”. Qual è il vostro rapporto con l'Amministrazione? Venite ascoltati? “Sì, in funzione degli impegni dei vari addetti agli Uffici dell’Amministrazione, tuttavia i risultati sono quelli sopra descritti. Proprio qualche giorno fa l'Assessore all'Urbanistica Antonio Flore ci ha convocati, insieme ai rappresentanti degli altri Comitati di Quartiere, per ascoltare le nostre esigenze e richieste, soprattutto per valutare le nostre proposte, che spesso sono le stesse in tutte le zone del territorio, perché tutti aspiriamo ad una vita più consona agli standard di vita civile con i servizi previsti. È stata senz’altro un’ottima iniziativa”. E quale sarebbe la cosa che più vorrebbe il suo quartiere? “Per ora tutti sentono l’impellente necessità di avere strade asfaltate e fognatura; a livello personale posso aggiungere che dopo gli altri servizi già descritti, prevedendo una cospicua crescita di popolazione, credo sarebbe opportuno la realizzazione di una piazza circondata da verde pubblico attrezzato, un luogo dove ritrovarsi per passeggiare, chiacchierare, passare il tempo. Per il Comitato sarebbe anche auspicabile la disponibilità di un ritrovo al chiuso, per quando il tempo è brutto o anche per fare le riunioni di quartiere, che adesso si svolgono nelle case dei vari consiglieri. L'argomento del giorno a Pomezia è la variante al piano regolatore generale: chissà che non ne esca qualcosa di bello anche per il nostro quartiere!”. Alessia Ambra Achille

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Quartieri   Tre Torri

VUOI IL RISPETTO? COMINCIA TU MOLTI DEI QUARTIERI DI ARDEA HANNO IN COMUNE QUALCOSA… no dei fenomeni che, purtroppo, caratterizzano il territorio comunale di Ardea è la microcriminalità, che a volte sfocia anche in grosse organizzazioni malavitose. La colpa forse è della conformazione territoriale, talmente vasta da non poter essere tenuta sotto controllo nella dovuta maniera in tutti i suoi punti. Ma la situazione, che troppo spesso degenera in cronaca nera, ha portato all’esasperazione i cittadini. Le reazioni, comunque, sono differenti: c’è chi cerca di reagire, magari riunendosi in associazioni per far sentire la loro voce, e chi, al contrario, preferisce far finta di nulla, almeno fino a che non gli succede nulla. “E’ questa mentalità che dobbiamo combattere – afferma Piero D’Angeli, presidente del Comitato di Quartiere della Nuova California - reagendo ad una situazione inaccettabile che è in crescita giorno dopo giorno. Qui si sono ormai instaurate vere e proprie bande di spacciatori, delinquenti, svaligiatori di appartamenti e prostitute: se nelle ore serali si guarda il litorale - da Colle Romito sino a Marina di Ardea - è un susseguirsi continuo di ragazze sul ciglio della strada, vestite in maniera decisamente poco dignitosa, che svolgono una vera e propria attività illegale sotto gli occhi di tutti”. Ma questo non è l’unico problema: lo spaccio di sostanze stupefacenti è ormai diventato quasi come un normale commercio e si svolge negli ormai conosciuti luoghi di ritrovo degli spacciatori: nel complesso le Torri, alle Salzare, presso il Patio,ma anche nelle scuole medie. “Quello che preoccupa noi cittadini “regolari”, ossia che lavoriamo e paghiamo le tasse – aggiunge D’Angeli - è la massiccia presenza di Rom ed extracomunitari che hanno dimostrato chiaramente di non volersi integrare nella nostra società, non volendo rispettare quelli che sono i principi base per una sana e rispettosa convivenza locale. Tutti conoscono il problema legato all’insediamento abusivo di Rom all’interno del complesso “le Torri” alla Nuova California: sono anni che come Comitato ci battiamo per ripristinare la legalità nel nostro quartiere, ma nulla ancora è cambiato. Gli appartamen-

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sanità. “Ultimamente ci siamo recati presso la postazione del 118 di Tor San Lorenzo, dove ci è stato riferito che la maggior parte delle chiamate di soccorso che ricevono viene effettuata da nomadi ed altri extracomunitari per accoltellamenti, risse o incidenti stradali causati da stranieri ubriachi o drogati. Ci rendiamo di certo conto che per le autorità non è un lavoro facile dover gestire questa situazione, ma più tardiamo l’inizio della “ristrutturazione” e più il disagio aumenterà, fino ad arrivare alla impossibilità totale di recupero”. Ma non sono solo le ore notturne ad essere teatro di atti illeciti: in alcune zone anche di giorno si vive nell’illegalità. “Ma se queste cose le vedono i comuni cittadini, perché chi dovrebbe fare qualcosa non le nota? – prosegue D’angeli – non sono i Comitati che devono dare questa risposta ai cittadini. Anzi, siamo noi Comitati che le rivolgiamo alle autorità, perché il nostro non è uno sfogo, ma una richiesta di aiuto, visto che la situazione è ormai insostenibile: ci stanno rimettendo anche i nostri figli, che cadono sempre più spesso vittime della droga e della delinquenza. Vogliamo rispettare tutti, italiani e stranieri, ma vogliamo anche essere rispettati, e per questo ricordiamo quanto recita l’art.1 della Costituzione:”L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” (ma devono lavorare!) e l’art.3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (ma devono rispettarla la legge!)”. A dimostrare quanto esposto il Comitato ci fornisce una serie impressionante di foto: ovviamente non possiamo pubblicarle tutte per ragioni di spazio, ma basta farsi un giro nel territorio per rendersi conto di molte cose… Luca Mugnaioli

ti continuano a essere occupati illegalmente da persone che vivono di espedienti ed in modo vergognoso, senza nessun servizio, in case che non dovrebbero nemmeno essere abitate. Quotidianamente i cittadini che vivono nella parte alta del quartiere devono assistere a scene di violenze e di soprusi di ogni genere, bambini che girano tutto il giorno nel quartiere in cerca di vestiti o di generi alimentari, e che la maggior parte della giornata invece di stare a scuola sono davanti ai supermercati a chiedere l’elemosina”. Ultimamente sulle testate regionali si è letto spesso che il sindaco di Roma vuole dare una vita più dignitosa a queste persone. “E la noi chi garantisce una vita più dignitosa? Perché l’Italia è diventata una “discarica” in cui il resto dell’Europa fa confluire tutti i problemi degli altri paesi? Noi locali siamo ormai stanchi di queste situazioni! Per quale motivo ci alziamo la mattina per andare a lavorare e quando andiamo al bar a fare colazione loro sono già lì a bere birra? Come fanno a passare intere giornate seduti a bere, fumare e giocare al “gratta e vinci” senza andare a lavorare? Come mai il numero dei furti negli appartamenti è in continuo aumento ogni giorno che passa?”. Questa situazione, che sicuramente rispecchia la realtà, sta portando ad avere un atteggiamento sempre più tendente al razzismo anche nei confronti di quegli extracomunitari che vengono in Italia e lavorano onestamente per vivere, creando un circolo vizioso dal quale sarà difficile uscire. “Non vogliamo essere razzisti a priori – spiega D’Angeli – ma essere liberi di vivere nel nostro quartiere, che in realtà non è più nostro, visto che dobbiamo aver paura di percorrerne le strade. Abbiamo bisogno che le Istituzioni si mettano al nostro fianco per trovare la soluzione a questi problemi, mentre a volte notiamo che c’è troppa passività: perché, ad esempio, non vengono sequestrate tutte quelle automobili fatiscenti che sappiamo a priori essere nella maggior parte dei casi rubate, senza assicurazione e prive di altri documenti in regola?”. Il problema dei “clandestini” ricade anche sulla

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LAVORO:

LA CRISI CONTINUA DOPO LA HERLA, GROSSI PROBLEMI PER EMMELUNGAAIAZZONE E LA DI.MA COSTRUZIONI embra senza fine la crisi che attanaglia il mondo del lavoro, soprattutto nel nostro territorio. Ormai da un anno abbiamo assistito a licenziamenti, procedure di mobilità, cassa integrazione, proteste, sit in, ma soprattutto ci siamo trovati di fronte la disperazione dei dipendenti che, da un giorno all’altro, si sono trovati le porte dell’ufficio, del negozio o del magazzino sbarrate. Lavoratori che da mesi non percepiscono lo stipendio e che continuano a lavorare nella speranza che le cose possano migliorare, ma che poi devono fare i conti con una realtà quasi sempre più sgradevole di quanto ci si immaginava. Playtex, Cecconi, Cronos, San Carlo, Gruppo Di Mario, Herla, Di.Ma Costruzioni, Aiazzone-Emmelunga sono gli esempi più eclatanti, ma le aziende in difficoltà, soprattutto quelle piccole, sono moltissime e giorno dopo giorno sono sempre di più le saracinesche abbassate dove ieri c’era un esercizio commerciale. A tenere banco in questi giorni soprattutto le vicende legate ai mobilifici Aiazzone ed Emmeluga. Il fallimento della società B&S sembrava “risolto” dall’acquisizione, lo scorso Agosto, dei marchi da parte di Panmedia, la quale si dichiarava intenzionata a risollevare le sorti dell’azienda che, in tutt’Italia, conta 830 dipendenti. Peccato che alle buone intenzioni non siano seguite buone azioni: nel giro di pochi mesi la situazione è peggiorata: i dipendenti da 5 mesi non percepiscono lo stipendio, mentre i clienti – tra i quali c’è chi aspetta ormai da un anno – non ricevono la merce acquistata, spesso con finanziamenti che devono essere comunque pagati anche se dei mobili non c’è traccia. La rabbia è quindi su due fronti: da una parte i clienti, che si sentono truffati e se la prendono con i venditori, “colpevoli” di sapere da tempo delle difficoltà aziendali, dall’altra i dipendenti, che - non ricevendo da tempo gli stipendi - nel migliore dei casi non sanno più come arrivare alla fine del mese. La loro speranza era riversata tutta nell’incontro che si è svolto il 22 Febbraio presso il Ministero del Lavoro, Dipartimento dello Sviluppo Economico: un tavolo di concertazione tra l’amministratore delegato dell’azienda, dott.Giovanni Gallo, la rappresentante del Ministero, dott.ssa Di Maio, ed i rappresentanti delle tre organizzazioni sindacali di categoria. La necessità della riunione scaturiva dal fatto che nelle precedenti occasioni l’azienda non si era presentata, provocando

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l’ira dei lavoratori, i quali avevano deciso di occupare in presidio permanente lo stabile di via Pontina. A dare loro tutto l’appoggio possibile i sindacati di categoria, che hanno insistito per l’apertura di un tavolo regionale con tutte le istituzioni e i sindacati. “Si tratta di una vertenza nazionale che coinvolge circa 830 dipendenti del Gruppo – hanno spiegato Cappucci e Francesca Gentile, segretaria generale della FilcamsCgil – e un tavolo presso il Ministero già è stato aperto, ma dall’azienda non arrivano risposte. Anzi, al contrario, è stato detto chiaramente che i soldi degli stipendi arretrati non ci sono”. Le dichiarazioni dell’AD Gallo hanno creato ancora più rabbia tra i lavoratori, i quali sostengono che il punto vendita di Pomezia è tra i più redditizi d’Italia, con un fatturato di quasi un milione di euro al mese. A spiegare come è andato l’incontro tra azienda, ministero e sindacati Francesca Gentile, segretaria generale della Filcams-Cgil. “L’incontro era mirato a trovare una soluzione per far sì che i lavoratori, oltre a recuperare gli stipendi arretrati, potessero guardare con fiducia al futuro, con la garanzia di salvaguardare il posto di lavoro. La soluzione sembrava essere stata individuata attraverso l’amministrazione controllata della Panmedia, la società che ha rilevato i marchi Aiazzone ed Emmelunga, ma tale ipotesi è subito naufragata perché la Panmedia non possiede i requisiti necessari, che richiedono almeno un anno di dipendenza presso la stessa azienda”. La società è infatti subentrata alla B&S solo il 1° agosto, quindi le parti hanno cercato una soluzione alternativa che permetta il traghettamento dei dipendenti almeno fino al 31 luglio prossimo. Dopo aver discusso ed esaminato tutti i vari aspetti del problema, si è arrivati alla conclusione che l’unico modo per salvaguardare i dipendenti è il ricorso alla cassa integrazione fino al momento in cui si potrà procedere con l’amministrazione controllata. Al momento, sul territorio nazionale, ci sono 230 dipendenti Panmedia che usufruiscono della Cassa Integrazione, ma per ristrutturazione delle sedi in cui lavoravano. Adesso, invece, la richiesta verrà fatta per crisi aziendale e coinvolgerà tutto il personale, circa 830 persone. Durante l’incontro sono state sottoposte all’attenzione della dott.ssa Di Maio e dell’AD Gallo anche le problematiche dei clienti, sotto due aspetti: il primo riguarda la consegna della merce,

che non è mai stata recapitata ai malcapitati. Si tratta di oltre 10.000 situazioni aperte, la maggior parte delle quali riguardano clienti che hanno fatto ricorso ai finanziamenti proposti da Aiazzone e che quindi si ritrovano a pagare rate alla Fiditalia per mobili che non hanno mai visto. L’azienda ha garantito che si sta muovendo per far sì che i fornitori vengano pagati in modo che la merce possa essere consegnata ai clienti, ma questa soluzione era già stata più volte annunciata, anche attraverso la TV nazionale, dal dott. Gallo, senza però ottemperare a quanto promesso. La seconda questione riguarda l’incolumità dei lavoratori, che spesso vengono attaccati fisicamente dai clienti arrabbiati: è capitato che alcuni cittadini inferociti abbiano tentato di forzare l’entrata, “bistrattando” i lavoratori. Per risolvere questo aspetto l’azienda ha deciso di far chiudere al più presto tutti i punti vendita, in modo da non far entrare in contatto i clienti con i venditori, i quali, non fidandosi delle promesse, hanno comunque deciso di continuare il presidio ad oltranza. “Il nostro timore – hanno dichiarato – è che il meccanismo delle “scatole cinesi” che finora ha fatto andare avanti il marchio si sia inceppato: in pochi anni abbiamo visto cambiare sigla di appartenenza più volte, ma questi mutamenti non avevano intaccato la sicurezza del posto di lavoro ed i nostri stipendi. Gli ultimi mesi sono invece stati caratterizzati da trasformazioni sempre peggiori, fino ad arrivare alla situazione attuale. L’unica arma che abbiamo è il presidio, che continuerà ad oltranza fino a quando non ci verranno date delle risposte”. E, per dimostrare la loro esasperazione, il giorno dopo i lavoratori che presidiavano lo stabilimento di Pomezia sono saliti sul tetto del mobilificio, dove sono rimasti per più di cinque ore. Per convincerli a scendere sono dovuti intervenire il Sindaco Enrico De Fusco ed il Maggiore dei Carabinieri Rodrigo Micucci. A loro i lavoratori hanno chiesto che il denaro contenuto nelle casse del mobilificio, circa 30 mila euro, fosse utilizzato come acconto degli stipendi arretrati. Non potendo mettere mani alla cassa – si sarebbe trattato di appropriazione indebita, se non addirittura di furto – hanno chiesto alle istituzioni presenti di intervenire per far autorizzare il pagamento. Dopo una lunga mediazione il Sindaco di Pomezia è riuscito ad ottenere dall’azienda la promessa che i lavoratori avrebbero potuto prendere 9 mila euro, da dividere per tutti i 32 lavoratori: un totale meno di 300 euro a testa, una miseria accettata dai dipendenti solo perché arrivati al punto di non sapere più neanche come fare la spesa. Ma il denaro non è stato consegnato subito: i dipendenti hanno dovuto attendere un ulteriore giornata per avere quei pochi spiccioli. Alessia Ambre Achille


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QUALCHE GIORNO PRIMA

24 ORE DOPO Appena 24 ore dopo l’incontro al Ministero, approfittando dell’arrivo a Pomezia dell’assessore alle Politiche del Lavoro della Regione Lazio Mariella Zezza, i lavoratori del gruppo Aiazzone – Emmelunga sono riusciti ad avere conferma che il 1° Marzo si svolgerà un tavolo istituzionale al quale saranno invitate tutte le parti coinvolte, per cercare di trovare soluzioni alternative a breve, medio e lungo termine. La Zezza, che aveva appena terminato una conferenza proprio sulle strategie che la Regione sta cercando di adottare per favorire il “riciclo” dei lavoratori in difficoltà, ha promesso il massimo impegno per una felice conclusione della questione.

Appena qualche giorno prima, il 18 febbraio, c’erano state novità anche per i lavoratori della Herla, il call center in outsourcing che, di punto in bianco, ha chiuso gli uffici lasciando fuori e senza stipendi arretrati i suoi dipendenti. Grazie ad una lunga trattativa, le Organizzazioni Sindacali di Categoria hanno sottoscritto, presso la Regione Lazio, l’accordo di proroga della CIG in deroga per i 118 dipendenti del call-center di Via Campobello. “Allo stato delle cose – ha dichiarato Gianni Leonetti della segreteria della Cgil del Compresorio Pomezia-Castelli-Colleferro-Subiaco– il periodo di proroga della CIG si ferma al 31 marzo 2011, perché così è previsto dall’Accordo Quadro del dicembre scorso fra Regione e Parti Sociali, che tiene conto della scarsità delle risorse messe finora a disposizione dal Governo. Tuttavia vogliamo ricordare che la lunga e drammatica vertenza Herla si concluse a novembre 2010 concordando sulla necessità di una copertura dell’ammortizzatore sociale per un anno, e questo è l’impegno al quale occorrerà richiamare sia la Società che l’Assessorato al Lavoro della Regione Lazio”. Le lavoratrici della Herla il 23 ed il 24 Febbraio si sono recate presso il presidio Aiazzone- Emmelunga per portare la loro solidarietà ai dipendenti in difficoltà.

DI.MA COSTRUZIONI OPERAI SENZA STIPENDIO E SENZA FUTURO

n’altra società che in questi giorni è certamente sotto i riflettori è la Di.Ma. Costruzioni, che fa capo al noto imprenditore Raffaele Di Mario, ormai da anni al centro di problemi di liquidità nei confronti dei lavoratori. Il 23 Febbraio gli operai hanno deciso di manifestare tutto il loro malcontento con presidi, cortei e gesti eclatanti. La protesta è poi finita con una richiesta chiara e precisa: un tavolo presso la Prefettura per fare chiarezza sullo stato di crisi dell’azienda, che da dicembre non paga gli stipendi di 130 lavoratori edili e non effettua i relativi versamenti alla Cassa Edile. La proposta è stata avanzata dai sindacati territoriali di categoria Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil ed ha incontrato il favore del sindaco della città, Enrico De Fusco, intervenuto alla manifestazione, che ha deciso di appoggiare l’istanza. I sindacati hanno inoltre richiesto un tavolo presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per avviare la procedura di cassa integrazione straordinaria per i lavoratori coinvolti. La ditta gestisce infatti cantieri non soltanto nel Lazio ma anche nel resto d’Italia. “La gran parte dei lavoratori che non percepiscono lo stipendio da mesi è costituta da stranieri. Come sempre si tende a scaricare il prezzo delle crisi aziendali sulle fasce più deboli. Questa situazione è inaccettabile: Prefettura e Ministero convochino i rispettivi tavoli il più rapidamente possibile. Tra i lavoratori c’è grande sconforto e rabbia. Non si indugi sulla disperazione di

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famiglie condannate ad una quotidianità insostenibile”, hanno dichiarato all’unisono le sigle sindacali Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil. La manifestazione era iniziata nel modo più forte possibile: 6 dei 130 operai che avevano attuato il blocco dei lavori al cantiere di Pomezia sito al Parco della Minerva sono saliti su una Gru, chiedendo giustizia, rifiutandosi di scendere e minacciando azioni inconsulte se non ascoltati. Alle 9:00 il gesto è stato compiuto prima da 3, poi da altri 3 lavoratori, chiedendo di poter parlare con il Sindaco Enrico De Fusco e di venire finalmente pagati. La mediazione degli altri dipendenti e dei sindacati, che nel frattempo erano in contatto con i vertici aziendali, li ha convinti a scendere dopo poco più di mezz’ora, quando tutti i lavoratori si sono spostati verso via di Campobello, presso la sede della Di.Ma. Il corteo, per focalizzare l’attenzione pubblica sul problema, è passato per il centro di Pomezia e su via Roma. E l’attenzione è arrivata, visto che anche la Provincia si è interessata al problema dei lavoratori Di.Ma. “Voglio esprimere la piena solidarietà ai lavoratori della Di.Ma, Costruzioni di Pomezia impegnati da giorni in uno sciopero per la giusta rivendicazione dei propri diritti e per il pagamento dei salari arretrati – ha dichiarato l’assessore alle Politiche del Lavoro della Provincia di Roma, Massimiliano Smeriglio – Stiamo monitorando attentamente la situazione e siamo al fianco dei lavoratori. Abbiamo inoltre sollecitato al Prefetto un incontro sulla questione per trovare una tempestiva soluzio-

ne e siamo a disposizione delle altre istituzioni per quanto riguarda le nostre competenze in materia”. In via Campobello l’incontro con Di Mario c’è stato, ma è durato pochi istanti: il tempo di dire che non ci sono soldi per pagare gli arretrati e l’imprenditore se ne andato, lasciando i lavoratori basiti ed i sindacalisti di categoria infuriati e decisi a passare all’attacco avviando immediatamente le procedure per un tavolo ministeriale in cui chiedere cassa integrazione e mobilità per i 130 lavoratori che – al momento – non hanno alcuna certezza per il futuro, se non quella di non poter avere i loro soldi. Ma come si è potuto arrivare a questo punto? Secondo l’imprenditore Di Mario la colpa è delle banche che, dal canto loro, rimandano al mittente per voce del nuovo management della Di.Ma Costruzioni, imposto dalle banche creditrici e guidato dall’amministratore delegato Luca Egidi, il quale spiega che a gennaio, al momento del suo insediamento, la situazione presentava già un grave dissesto finanziario. “Abbiamo cercato una soluzione che salvasse questo gruppo, ma i fatti dimostrano che non si tratta di un lavoro facile: la Procura di Roma ha aperto un’istanza di fallimento per la Di.Ma, notificata il 14 febbraio scorso. I debiti della società, prodotti ben prima del nostro insediamento, superano i 400 milioni di euro ma, nonostante questo, credo che ancora oggi esista uno spiraglio di salvezza per la società”. Luca Mugnaioli

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A POMEZIA CONTRO LA CRISI DEI LAVORATORI L’ASSESSORE MARIELLA ZEZZA HA ILLUSTRATO IL PROGETTO DEI “VASI COMUNICANTI” a crisi che ha fortemente colpito i lavoratori nel territorio di Pomezia è senza dubbio preoccupante. Per questo la Regione Lazio ha scelto proprio questo Comune per presentare, il 24 Febbraio, un nuovo progetto, illustrato dall’Assessore al Lavoro e Formazione Mariella Zezza. “Vasi Comunicanti”, questo il nome dell’iniziativa, è un programma che mira a valorizzare il ruolo delle Pubbliche Amministrazioni e delle imprese per l’occupazione e lo sviluppo economico. Ispirato all’omonimo principio fisico, il progetto ha lo scopo di creare un equilibrio dinamico tra famiglie e aziende, aggregando dispositivi di politica attiva del lavoro: un supporto concreto per agevolare i processi d’inserimento nel mondo del lavoro, riqualificare le figure professionali esistenti e creare una rete di supporto alle iniziative imprenditoriali, fonte di nuova ricchezza. “Vasi Comunicanti”, finanziato dalla Regione Lazio attraverso il Fondo sociale europeo, mira ad agevolare l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro dei soggetti deboli e a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali per i lavoratori e le lavoratrici con profili professionali obsoleti e non più allineati alle necessità del mercato del lavoro e delle imprese attive sul territorio. In pratica, per i disoccupati, i cassaintegrati e per i lavoratori in mobilità si aprono degli spiragli, dati dalla possibilità di intraprendere nuove strade in nuove aziende. “Si tratta di un’iniziativa che mette a disposizione circa 4 milioni di euro per la formazione, l’orientamento e la riqualificazione professionale – ha spiegato l’Assessore Zezza - Ho chiesto pubblicamente ai responsabili di coinvolgere le lavoratrici e i lavoratori delle aziende del territorio in difficoltà. Inoltre, sia per i lavoratori del gruppo Aiazzone che per quelli della Herla, per i quali è stata da pochi giorni prorogata la concessione della cassa integrazione in deroga, abbiamo illustrato la possibilità di attivare il servizio regionale “Un Lavoro per Te”, per l’assunzione

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DIPENDENTI PUBBICI E DECRETO BRUNETTA: APPROVATA LA PROPOSTA DI LEGGE 21 36

di 1.000 lavoratori di aziende in crisi, cassaintegrati e in mobilità. Si tratta quindi di nuove opportunità offerte attraverso strumenti efficaci, che porteranno a risultati concreti”. “Non ci occuperemo infatti solo di garantire a questi lavoratori un reddito con la concessione degli ammortizzatori – ha concluso l’assessore – Zezza – ma cercheremo di garantire loro un’occupazione attraverso un utilizzo virtuoso delle politiche attive del lavoro e della formazione messe a disposizione dalla Regione Lazio”.Entusiasta del progetto Maurizio Perazzolo, presidente della commissione lavoro, politiche sociali, politiche giovanili e pari opportunità del consiglio della Regione Lazio, anche lui presente a Pomezia tra i relatori. “Abbiamo dato sostegno alle imprese, stabilizzato 1860 lavoratori socialmente utili, attivato la cassa integrazione in deroga per 25mila cittadini del Lazio. Ma non solo. Abbiamo aperto i nostri uffici amministrativi ai giovani perché la nostra mission è sconfiggere la disoccupazione giovanile attraverso la realizzazione del nuovo modello di sviluppo economico e sociale della nostra regione, Lazio 2020”. Ma l’occasione è servita anche per visitare il

mobilificio Emmelunga di via Pontina, occupato da una settimana dai dipendenti che da ormai 5 mesi non percepiscono lo stipendio. I lavoratori, insieme ai rappresentanti sindacali, avevano deciso di fare un sit in davanti all’hotel dove era prevista la conferenza di presentazione del progetto, ma, dopo aver ricevuto direttamente dall’Assessore Regionale la promessa di un colloquio all’interno dello stabile di Emmelunga, sono tornati a presidiare il mobilificio in attesa dell’arrivo dell’esponente regionale, che ha puntualmente mantenuto l’impegno preso con i dipendenti. “L’incontro che si è svolto all’interno del mobilificio è stata un’occasione importante per far conoscere alle lavoratrici e ai lavoratori le azioni dell’Assessorato per garantire loro un reddito e offrire la possibilità di ricollocarsi”, ha dichiarato Mariella Zezza dopo aver parlato con un gruppo dei 236 dipendenti coinvolti nella vertenza Aiazzone-Emmelunga, a cui ha confermato l’appuntamento del prossimo 1 marzo in Regione. Al tavolo parteciperà anche una delegazione dei lavoratori. Alfredo Corrao

l Consiglio regionale del Lazio ha approvato la proposta di legge dell'assessore regionale alle Risorse umane Fabio Armeni, sulle "Norme in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle amministrazioni regionali". Il testo recepisce le norme contenute nel decreto legislativo n. 150 del 2009, cosiddetto 'Decreto Brunetta', e interessa tutti i dipendenti degli Enti pubblici dipendenti dalla Regione, inclusi quelli del comparto della Sanità. Il provvedimento, inoltre, definisce il quadro generale entro il quale dovranno inserirsi le normative regolamentari delle singole amministrazioni

regionali, da emanare entro il 31 dicembre 2011. "Questa riforma - ha dichiarato la presidente Renata Polverini subito dopo l'approvazione - sarà ben accolta da tutti i lavoratori perché andrà a premiare i meritevoli e riguarda tutti i dipendenti regionali, non solo Giunta e Consiglio. Abbiamo dialogato con le forze sindacali e tutte, tranne una, hanno contribuito al miglioramento del testo, come dimostrano alcuni emendamenti concordati con loro e presentati dalla Giunta. Nella Sanità abbiamo già ottenuto importanti risultati con lo sblocco parziale del turn over e con la firma di un protocollo con le organizzazioni sindacali

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MARE E COSTE: SI TENTA IL SALVATAGGIO LA REGIONE LAZIO TENTA DI SALVARE LE COSTE DALL’EROSIONE ATTRAVERSO UN IMPORTANTE STANZIAMENTO ECONOMICO a Regione Lazio tenta di salvare le coste dall’erosione, e per farlo ha stanziato 120 milioni di euro, di cui oltre il 50% dedicato a progetti per la tutela della sicurezza costiera. I progetti per il ripascimento degli arenili del Lazio e le iniziative eco sostenibili per migliorare l’ambiente e l’attrazione turistica sono stati presentati al Big Blu, la fiera dedicata al mare. “Vogliamo garantire una balneazione sicura a tutti i cittadini e questo deve essere raggiunto attraverso interventi per la ricostruzione del litorale e la depurazione delle acque. L’Assessorato all’ambiente deve svolgere un ruolo di traino e non deve limitarsi a porre vincoli e divieti, ma incrementare lo sviluppo economico, anche attraverso la definizione di linee guida che preservino le coste e gli habitat naturali dall’intervento dell’uomo e dalle calamità naturali. La sicurezza del suolo e delle coste deve venire prima di tutto, anche del desiderio imprenditoriale. Da luglio abbiamo accelerato i progetti già in atto, stanziando ulteriori 60 milioni di euro in difesa delle coste e del mare”, ha dichiarato l’assessore Marco Mattei. Il problema più grande è sicuramente quello rappresentato dall’erosione, per risolvere il quale il progetto più importante è rappresentato dall’ubicazione di barriere artificiali integrate con l’ambiente naturale. In pratica, si tratta del posizionamento di scogli frangiflutti, che, arginando la potenza delle correnti, dovrebbero permettere la ricostruzione delle spiagge senza il ricorso agli strumenti usati in passato di riposizionamento della sabbia. Le barriere marine dovrebbero essere posizionate prima dell’estate a partire dal litorale a sud di Roma per scendere poi verso la costa pontina. I lavori dovrebbero terminare prima della stagione estiva per consentire un ripascimento effettivo in 2-3 anni. “Fin dal primo giorno di governo – ha spiegato la Presidente della Regione, Renata Polverini – abbiamo messo al centro del nostro impegno il mare e le coste;

la salvaguardia del territorio e, soprattutto, il sostegno alle industrie nautiche che svolgono un ruolo importante nell’economia del nostro territorio”. La presidente ha ricordato i fondi stanziati per la tutela delle coste: “La Regione ha impegnato 60 milioni di fondi propri e altri 60 del ministero dell’Ambiente per il risanamento delle coste ed il dissesto idrogeologico. Inoltre, siamo impegnati nel ripascimento di molte località dove le mareggiate hanno danneggiato spiagge e stabilimenti”. Quanto alle strutture portuali, Polverini ricorda: “Nei prossimi giorni sottoscriveremo con il ministero delle Infrastrutture il nuovo piano strategico per le infrastrutture del Lazio. Per la prima volta la Regione avrà un progetto serio che riguarda la portualità: stiamo per presentare un progetto organico e soprattutto realistico”. Ma la Regione sta lavorando anche su altri progetti, uno dei quali finanziato dall’Unione Europea per 1 milione e 400 mila euro,

che mira alla tutela ittica e dell’eco sistema marino. A parlarne è l’ingegner Giuseppe Tanzi, direttore regionale dell’assessorato all’Ambiente. “E’ necessario intervenire attraverso politiche di prevenzione che vadano a mitigare o addirittura eliminare le situazioni di rischio. Oggi, per la prima volta, si parla di difesa della costa intesa come dissesto gravitativo. Si abbandonano i vecchi schemi per volgere lo sguardo a nuove tipologie di approccio incentrate sulla prevenzione. I progetti messi in atto dall’assessorato guardano al mare in maniera integrata, in un’ottica di sviluppo sostenibile di tutte le problematicità specifiche del mare”. E proprio nell’ottica della prevenzione la Regione Lazio ha presentato un’imbarcazione, battezzata proprio “Regione Lazio”, per svolgere attività di ricerca e monitoraggio dei fondali marini, con particolare attenzione per le zone portuali.

per stabilizzare una buona percentuale del personale precario". Il presidente della Commissione Risorse umane, Stefano Galetto (Pdl), è intervenuto a favore della legge, sostenendo che "dovrebbe avere come sottotitolo 'la valorizzazione del personale della Regione Lazio'. Abbiamo valorizzato il concetto di meritocrazia come criterio base per l'attribuzione di incentivi e premi, che non potranno più essere assegnati a pioggia e in maniera indiscriminata". Il vicepresidente di minoranza della commissione Risorse umane, Giuseppe Parroncini (Pd), nel dichiarare il voto contrario del proprio gruppo, ha definito il provve-

dimento "inopportuno", perché, ha spiegato, "non tiene conto dell'invito a frenare sull'applicazione del decreto Brunetta pervenuto dalla conferenza StatoRegioni. Noi, invece, siamo la prima e unica Regione d'Italia a recepirla, nonostante ci sia il blocco dei contratti, con un danno economico stimato intorno ai 3000 euro per ogni dipendente in 4 anni. Una legge inapplicabile perché non ci sono risorse e perché il Governo ha fatto tagli indiscriminati agli enti locali. I problemi della pubblica amministrazione sono altri e riguardano la mancata stabilizzazione dei precari e il blocco del turn over, soprattutto nella Sanità". Sono

intervenuti per esprimere voto contrario anche Fabio Nobile (Federazione della sinistra), che ha parlato di "legge ideologica e di propaganda", Claudio Bucci (Idv), Luigi Nieri (Sel), Rocco Berardo (Lista BoninoPannella) e Mario Mei (Api). Al temine della seduta, il presidente del Consiglio regionale, Mario Abbruzzese, ha dichiarato: "Il provvedimento rappresenta un primo importante traguardo e l'inizio di un percorso che vuole rendere merito al lavoro di migliaia di dipendenti regionali che svolgono un servizio indispensabile per la cittadinanza ed interpreta perfettamente quanto chiedono i cittadini del Lazio".

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ARRIVA IL MARCHIO REGIONALE DI QUALITà PER PRODOTTI AGROALIMENTARI

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LA SITUAZIONE gregi iscritti e non… Il direttivo dell’Associazione Nuova California 2004 scrive queste poche righe per riflettere insieme sulla situazione attuale. Il nostro cammino, che ormai ci accompagna da circa sette anni, si è rivelato spesso tortuoso, sicuramente con maggiori adesioni da parte dei cittadini avremmo potuto fare molto di più, ma alla stesso tempo siamo riusciti in questi anni siamo riusciti a risolvere più di qualche problema. Gran parte di questo merito è da attribuire senza dubbio a tutti i cittadini che hanno creduto in noi, nonché ai nostri sforzi per cercare di rendere il nostro quartiere, ormai in degrado, un posto migliore in cui vivere. La nostra prima risorsa siete voi che, partecipando alle riunioni e alle manifestazioni indette, dovete ribellarvi al vandalismo, alla delinquenza e a tutti gli atti illeciti che nel nostro quartiere avvengono ormai senza alcuna remora alla luce del giorno. Nostro malgrado siamo in dovere di fare una lieve rimostranza a tutti quei cittadini che, pur iscritti all’Associazione, ci privano però della propria presenza alle riunioni di quartiere, lasciando sempre più le nostre parole in balia del vento e delle poche persone presenti agli incontri. Siamo di certo consapevoli che ognuno di voi è dedito principalmente alla propria vita quotidiana, come è giusto che sia, dedicando sempre meno tempo alle attività sociali come la nostra, ma con un piccolo sforzo da parte di ogni cittadino sarà più forte e costante l’impegno di chi deve affrontare quotidianamente le problematiche del nostro “habitat”. Questo nostro appello è naturalmente indirizzato a tutti i cittadini, iscritti e non: le nostre riunioni sono per tutti, proprio per far capire che la nostra Associazione si batte per tutti gli abitanti di Nuova California e Tor San Lorenzo e non solo per gli associati. La nostra quota di iscrizione annua è esclusivamente una forma di sostentamento per l’Associazione, non una forma di lucro, che anzi - in molti casi - non basta

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neanche per coprire tutte le spese che si pongono periodicamente e che vengono spesso sostenute in prima persona dai rappresentanti stessi, motivati solamente dalla forte convinzione che li spinge in questa che ormai può essere definita una “missione”. La nostra attività principale non consiste nell’attaccare il comune o le istituzioni, ma solamente nel proporre agli enti locali comunali e regionali problematiche che vanno dal singolo cittadino all’intero quartiere, invisibili in molti casi agli occhi di questi enti. La nostra Associazione, in collaborazione con associazioni cul-

turali, si sta organizzando anche per il sostegno dei ragazzi con difficoltà scolastiche tramite corsi pomeridiani di recupero, aperti a tutti, ma con particolari agevolazioni per gli iscritti. La questione è in fase di valutazione finale: saremo quindi a breve pronti a fornirvi indicazioni in merito. Vi ricordiamo inoltre che la sede operativa del Comitato di Quartiere è in Viale Marino 5, siamo aperti il lunedì e il mercoledì dalle 17.00 alle 19.00 e inoltre presso la nostra sede è disponibile lo “Sportello di Ascolto” aperto con il patrocinio del Comune di Ardea in stretta collaborazione con i Servizi

Trovaci su FACEBOOK: Cdq NuovaCalifornia e GRUPPO: sgombriamo le torri a nuova california

Le inserzioni che compaiono nelle nostre pagine autogestite rappresentano il nostro piccolo ringraziamento ai negozianti che generosamente ci aiutano a finanziare le varie attività associative annuali. I nostri iscritti, presentando la tessera sociale, possono anche beneficiare di sconti particolari (saldi esclusi).


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Sito web: www.associazionenuovacalifornia2004.it            mail: info@associazionenuovacalifornia2004.it Sociali, (martedì e giovedì dalle ore 17.00 alle ore 19.00) in cui, previo appuntamento, è possibile usufruire gratuitamente di consulenze psicologiche e pedagogiche. Invitiamo infine tutti i nostri iscritti a rinnovare le quote per l’anno 2011 e i non iscritti ad iscriversi per poter continuare a rispettare il motto “uniti per avere voce”. Non siamo politici, ma semplicemente cittadini che vogliono vivere, per quanto possibile, in un ambiente sano per noi e per i nostri figli. Ricordiamo a tutti che la quota associativa è di soli ¤ 20,00 annui per famiglia, che permette inoltre ad ogni possessore di usufruire di convenzioni stipulate con enti e attività locali, che danno diritto a sconti e agevolazioni. Con l’auspicio che il 2011 possa essere un anno di grandi riscontri per tutti noi, speriamo di vedervi ancora in tanti e anche di più…

Comitato di Quartiere Associazione “Nuova California 2004” o.n.l.u.s.

Presidente Piero D’Angeli - Tel. 334 64 86 398 Vice Presidente Pier Giovanni Giuliano - Tel. 334 64 86 395 Segretario Generale Marco Pagliacci - Tel. 334 64 86 394 Tesoriere Antonio Cisterna Consiglieri: Aldo Schirripa, Giorgio Taloni. Alberto Trastulli Ufficio ispettivo Carmine Turrini, Sara Cavicchia, Alessandra Rosi Sede legale: Tor San Lorenzo Via delle Meduse 3 int. C

Sede operativa: Tor San Lorenzo Viale Marino 5 - I piano - int. 18 Tel. e Fax 06 91 38 57 10 SIAMO IN SEDE LUNEDI e MERCOLEDI dalle 17.00 alle 18.30 SPORTELLO DI ASCOLTO MARTEDI E GIOVEDI dalle 17.00 alle 19.00

Consulenza civile e penale Avv. Francesca Olivieri Tel. 328 5822997 - 06.910 11740 prima consulenza gratuita per i soci Consulenza psicopedagogica dr. Aldo Schirripa orario pomeridiano su appuntamento Tel. 334 64 86 397

Cordiali Saluti Consiglio Direttivo Associazione Nuova California 2004

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Sport  Calcio

TORVAIANICA, UNA STAGIONE DIFFICILE DOPO UN INIZIO PROBLEMATICO LA COMPAGINE DI MISTER ABBALLE È PRONTA PER RILANCIARSI IN CAMPIONATO

i sono annate davvero particolari, annate dove tutto gira storto e niente sembra poter cambiare la situazione. Queste parole riassumono al meglio il campionato di terza categoria del Torvaianica, almeno per quel che riguarda la prima parte di stagione, vissuta tra molte difficoltà ma soprattutto tra pochi punti conquistati; basti pensare al magro bottino portato a casa dopo nove giornate disputate: 2 soli punti all’attivo e tante, troppe sconfitte. Mister Abballe, partiamo proprio da qui: si aspettava un campionato così complicato per la sua squadra? “In parte sì. Abbiamo pagato sicuramente lo scotto del cambio di categoria, passando da un campionato di pari età quale l’under 21 alla ben più variegata terza categoria; qui si incontra gente molto più esperta e dunque serviva tempo per adattarsi. La situazione comunque non era delle più rosee e trovare la forza per rialzarsi e ripartire non era assolutamente facile”. Tuttavia, e questo è doveroso sottolinearlo, il Torvaianica non ha perso la testa ed in qualche modo ha saputo reagire inanellando le prime vittorie ma

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soprattutto ritrovando quella fiducia nelle proprie possibilità e nei propri mezzi smarritesi durante i primi match. La sfida con la compagine dal nome alquanto singolare, Dragon City, rappresentò in qualche modo la svolta per i ragazzi di Abballe: un importante 3-2, per giunta ottenuto fuori casa. E’ d’accordo con questo tipo di analisi? “Assolutamente d’accordo. La nostra squadra è composta da buonissime individualità e da un gruppo forte pertanto serviva solo un risultato importante per sbloccarsi. Quella partita ha cambiato il nostro campionato”. Il “blocco” – aggiungiamo noi – forse era soprattutto a livello mentale perché, come testimoniano i risultati delle successive gare, la squadra poteva davvero fare molto di più di quanto espresso fino a quel momento; lasciando parlare i numeri è impossibile non sottolineare infatti gli undici punti conquistati nelle sei giornate seguenti, impreziositi inoltre da prestazioni e risultati davvero di prestigio, uno su tutti il pareggio (3-3 ndr) con l’allora prima della classe, il team Budavari.

Analizziamo quella che forse può essere definita come la migliore prestazione dei suoi in quanto a grinta e a cuore, la sfida con il Budavari. Quali sono stati i fattori determinanti della gara? Diciamo che l’inerzia dell’incontro è sempre stata dalla nostra parte anche se purtroppo abbiamo pagato a caro prezzo alcune incertezze difensive. La squadra ha saputo mostrare grande carattere e forse meritavamo anche qualcosa in più del pareggio. Senza contare un rigore clamoroso negatoci dall’arbitro. Ad oggi la squadra, anche grazie a questo periodo estremamente positivo, può considerarsi in piena ripresa, a patto però di non commettere ulteriori passi falsi soprattutto nelle partite in casa. I punti di vantaggio dalla terzultima sono 5, senza contare che ci sono tre squadre distanziate di un solo punto in graduatoria e quindi facilmente raggiungibili. Certo, i playoff restano più che altro una lontana utopia, ma ottenere un buon piazzamento servirebbe senza dubbio per preparare al meglio la prossima stagione. Cosa si aspetta dai suoi e quale può essere l’obiettivo della squadra per questo finale di campionato? “Sicuramente una continuità nel gioco e nei risultati perché secondo me questa squadra può giocarsela tranquillamente con tutti”. Tracciando un bilancio provvisorio, che voto si sente di dare ai suoi ragazzi? “Non è semplice perché abbiamo attraversato periodi tanto diversi fra loro; comunque ora darei ai ragazzi un bel 7, anche se secondo me possiamo ancora migliorare”. Il prossimo match in programma vedrà impegnata la squadra contro l’ultima in classifica, l’Atletico Ostia, partita sulla carta facile, ma che può presentare diverse insidie, una su tutte il fattore campo. Ai ragazzi del Torvaianica il compito di esorcizzarle tutte, per proseguire al meglio la striscia di risultati positivi. Luca Mugnaioli



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Cinema

CHECCO, CETTO: E LA TV OCCUPA IL CINEMA RECORD DI INCASSI IN SALA, MA IL CINEMA DOV’È?

l Gennaio cinematografico Italiano è stato monopolizzato da due Film comici che con centinaia di copie e con una distribuzione capillare hanno di fatto reso vana ogni altra produzione che si è azzardata ad uscire in contemporanea. Parliamo ovviamente di Checco Zalone con "Ma che bella giornata" e di Antonio Albanese alias Cetto LaQualunque con "Qualunquemente". Di per sé sono due fenomeni diversi, quello di Zalone molto giocato sui nonsense e su una comicità diremo bassa, mentre Albanese nasce come sottile satira politica e ha pretese più alte. Ma hanno un punto in cui convergono e con cui giustificare il loro successo: sono prodotti televisivi. Su Albanese come attore questa semplificazione può apparire ingiusta, in effetti l'artista è da anni straordinario interprete teatrale e cinematografico, ma il suo alter ego Cetto in realtà è proprio un personaggio televisivo, che ha deliziato con il suo slogan "I have no dreams" le trasmissioni di Fabio Fazio in questo ultimo anno. Su Checco Zalone invece possia-

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mo chiaramente affermare che sia la più riuscita e irriverente invenzione degli autori di Zelig, contenitore di Cabaret di qualità e campione di ascolti televisivi per cinque anni. Il fenomeno che si osserva, e che numeri alla mano si rende evidente, è quindi questo voler usare come richiamo per le sale cinematografiche uno standard puramente televisivo, anzi, ricalcandolo esattamente come il telespettatore lo conosce. Gli incassi di Zalone hanno superato quelli de “La Vita è bella” di Benigni, e qualcuno si è azzardato a paragoni alti con Totò o con Sordi, cosa così fuori luogo da far reagire lo stesso Checco che ha pubblicamente chiesto scusa al "Maestro" Benigni e non ha accettato nessun confronto con i mostri sacri. Perché confronti non si possono fare e Zalone, che è un uomo molto intelligente, lo sa.

Dietro Totò e Sordi c'era la macchina cinematografica della commedia di costume italiana, c'erano artisti veri e gli stessi attori comici erano in certo dei fuoriclasse, messi al servizio di una squadra composta da grandissimi autori, sceneggiatori, registi che tutto il mondo ci invidiava come Steno, Dino Risi e Mario Monicelli, solo per citarne alcuni. Qui "Che bella giornata" e "Qualunquemente" semplicemente non sono film, ma un’incoerente ed insulsa raccolta di scenette di un’ora e mezza, su una idea che in TV dura cinque minuti. Ed infatti le storie le accomuniamo, perché si perdono dietro agli ammiccamenti di cose dette e ridette, da stordire e disorientare un malcapitato che non avesse mai visto i due in televisione e che li vedesse per la prima volta al Cinema. Troviamo più colpevole l'ardire cinematografico di Albanese, perché la sua levatura artistica lo avrebbe dovuto far riflettere sulla caduta di stile, mentre Zalone cavalca il successo del precedente "Cado dalle nubi" altro prodotto di grande successo, per battere il ferro fin che è caldo. E il pubblico? Beh, il pubblico non è quello che abitualmente va al cinema, ma quello che guarda sempre la TV e che per una sera viene trascinato nella prosecuzione del loro digitale terrestre sul grande schermo. Gli addetti ai lavori esultano per gli incassi e per il ritorno per l'industria cinematografica, ma bisogna andare cauti su questa valutazione ottimistica. Siamo sicuri che queste "Zalonate" facciano bene al Cinema vero? Noi crediamo che tali prodotti non solo non avvicinino il pubblico televisivo al cinema (in fondo perché andare al cinema se li vedo in casa?) ma soprattutto potrebbe indurre le già rare case di produzione italiane a puntare su prodotti cosi sfacciatamente commerciali a scapito di qualche storia più cinematografica e che soprattutto sia una storia. Perché il Cinema è un'altra cosa. E Albanese e Zalone lo sanno. Mauro Valentini

Codice di autoregolamentazione L’Associazione Culturale “La Città”, editore della testata “Il Corriere della Città” comunica che nella diffusione dei messaggi Il saldo degli spazi di propaganda elettorale deve essere effettuato politici relativi alle elezioni comunali fissate per maggio 2011 si contestualmente alla prenotazione. applicano tutte le disposizioni della Legge n. 28 del 22/2/2000 Alle tariffe va aggiunta l'IVA al 4%. TARIFFE  1/4 pagina colori (piedone) 1/2 pagina colori 1 pagina colori

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€ 120,00 € 200,00 € 350,00

Il codice di autoregolamentazione è a disposizione presso la sede del periodico in Via Danimarca, 57 - Pomezia



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Viaggi

HAKUNA MATATA! ZANZIBAR, L’ISOLA DOVE I MALUMORI SI SCIOLGONO COME NEVE AL SOLE

Quando decidiamo di partire, fa freddo tanto freddo…abbiamo voglia di sole, di mare, di una settimana “easy”… Unguia, ci sembra un’ottima possibilità: a sole 8 ore di volo da Roma, quest’isola ci accoglie con 35 gradi all’ombra! E’ l’isola maggiore dell’arcipelago di Zanzibar; le altre due sono Pemba e Mafia. Le tre isole sono situate nelle acque turchesi dell’oceano indiano, davanti alla costa della Tanzania, nell’Africa dell’est. Il resort che ci ospita si trova nella costa nord-occidentale dell’isola, a Kendwua, su una delle 7 spiagge più belle del mondo. Qui la minore azione delle maree rende il mare sempre balenabile, e regala al tramonto uno spettacolo di luci e di colori unico al mondo!!! Già questo, da solo basterebbe per innamorarsi subito e perdutamente di questa piccola e meravigliosa Zanzibar. Le nostre passeggiate sull’infinita spiaggia di Kendwua si svolgono sempre in compagnia di decine e decine di bambini e bambine: quest’ultime hanno sempre il capo coperto dallo chador, come vuole la loro religione. Si muovono tutti per chilometri ogni giorno, mostrando una grande sicurezza: guardandoli, non si può fare a meno di pensare alle raccomandazioni che noi mamme italiane facciamo ai nostri figli prima di mandarli a giocare nel cortile di casa… Su quest’isola, al contrario dell’Italia dove se non fosse per gli stranieri avrremmo superato in negativo anche la crescita zero, i bambini sono davvero tanti e formano la più alta percentuale dei 640.000 abitanti che la popolano. I villaggi dei pescatori che circondano il resort sembrano essersi fermati nel tempo: le vecchie case, quasi tutte fatte di polvere di corallo, sono praticamente vuote. Il mobilio non esiste, qui si vive solo con l’essenziale, cioè un giaciglio per dormire, un fuoco acceso davanti all’uscio per cuocere il riso o il

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pesce. Sono infatti proprio il riso ed il pesce gli elementi principali della tavola zanziberina. E’ commovente, di sera, vedere famiglie intere muoversi dalla propria abitazione per radunarsi dinanzi all’unico televisore presente nel villaggio: qui possedere un televisore è un lusso esagerato. Il nostro pensiero, per un altro confronto, va immediatamente all’Italia, dove in ogni abitazione esistono almeno 3 televisori, ma in pochissime case esiste tanta allegria e tanta piacevolezza nel voler guardare le trasmissioni televisive in compagnia!!! Zanzibar Town è la capitale politica e amministrativa di Unguia. Lo storico quartiere di Stone Town è rinomato per l’esotico miscuglio di architettura araba, indiana, europea e africana. Attraversiamo a passo veloce il mercato di Darajan, tanto movimentato quanto amichevole, dove è divertente e quasi d’obbligo trattare i prezzi appositamente gonfiati: minuti e minuti di trattative, per qualsiasi genere di merce. Si vende di tutto: dalle stoffe alle padelle, dalle infradito alle collane, ma anche pesce e carni, e poi pane e noci di cocco da bere, poste in grandi ceste su biciclette nelle stradine laterali. Forse un po’ oppressi dai forti odori, dal caldo e dalla folla, ci dirigiamo verso l’African House. Sulla terrazza di questo panoramico hotel consumiamo il nostro cocktail: di fronte a noi la vista dell’Oceano Indiano, che sembra aprirsi e chiudersi in un movimento solo apparentemente sempre uguale, ma che pare voler mostrare e poi nascondere i misteri di questa natura selvaggia ed incontaminata. Ma, accanto a quella che è la “nostra” normalità –

l’hotel, il cocktail - c’è la “loro” normalità, ed è quella che vogliamo visitare e condividere per un giorno. Questa realtà comprende un grande edificio, che ospita un orfanotrofio. Sembrerà ma strano, ma è quello che accade alla maggior parte delle persone che arrivano in questa isola e decidono di visitare l’orfanotrofio: diventa il posto che più ti resta nel cuore, la visita più attesa, la piu’ gradita… Sono tanti i bambini ospiti di questa struttura, noi cerchiamo di accontentarli con penne, matite, quaderni, caramelle, ma ovviamente hanno bisogno di molto, molto di più. I giorni successivi li trascorriamo facendo piacevolissime gite in barca in compagnia dei pescatori, partecipando ad escursioni ben organizzate dai “beach boys”, e soprattutto, stando ore e ore immersi nelle acque incontaminate di questo mare… “HAKUNA MATATA” diventa il nostro stile di vita!!! Sapete che significa? Non c’è problema!!! Per gli abitanti di questo paradiso niente e nessuno può essere causa di un problema. La vita qui va vissuta “POLE POLE” cioè piano piano, assaporando ogni momento, scandendo ogni scena. E purtroppo le scene si susseguono fino all’ultima: lasciamo Unguia, con infinita nostalgia… Mentre aspettiamo i bagagli, nell’aeroporto di Roma Fiumicino, la lunga attesa provoca disappunti, malumori: tutti i passeggeri del nostro volo sono adirati per l’inconveniente!!! Anzi no, non tutti… NOI NO!!! I BAGAGLI NON ARRIVANO? Noi ci guardiamo negli occhi e immediatamente ci ripetiamo Anna Maria Greco HAKUNA MATATA!!!


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Bon Ton

LA FELICITÀ NELLA COPPIA “LA FELICITÀ NON È UN OBIETTIVO DA RAGGIUNGERE MA UNO STATO DELL’ANIMA CHE ARRIVA DA SOLO”

a buona educazione non fa la felicità della coppia e il rispetto delle regole del galateo non basta a risolvere i suoi problemi, tuttavia il rapporto è fatto anche di rispetto, tolleranza e delicatezza. Se le buone maniere sono l’indispensabile guida di tutti i giorni per i rapporti con la gente, a maggior ragione lo sono per la coppia. Questo non significa essere formali, ma che bisogna impegnarsi con tutte le forze per far star bene le persone che amiamo, proprio perché le amiamo. Certo i casi della vita, come i caratteri delle persone, sono moltissimi e diversissimi, ma possiamo dire che esistono alcune “regole d’oro” che dovrebbero essere sempre tenute nella massima

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considerazione. Innanzitutto cominciamo dalle cose da non fare. Per prima cosa non annullarsi, non dipendere dall’altra persona e non lasciarsi andare man mano che la relazione va avanti. Quest’ultimo è un tratto comune a molti, che escludono qualsiasi tipo di formalità, anche le più banali, diventando quasi al limite della trasandatezza. E’ sbagliato, oltreché offensivo, contraddire in modo sprezzante il partner, o irriderlo, o zittirlo soprattutto se in presenza di altre persone, ma non è di buon gusto neppure quando si ostenta l’amore sempre e comunque, stando avvinghiati in pubblico o chiamando il partner davanti ad altri con nomignoli dell’intimità. Oserei dire che non è cosa giusta neppure approfittarsi del suo potere professionale, economico o sociale ma, dato i tempi attuali, sorvolerei…. Inoltre ascoltare le telefonate, leggere le sue e-mail e controllare il suo telefonino è cosa da non fare per il rispetto della persona, oltreché pericolosa per il rapporto! Addirittura c’è chi chiede continue prove d’amore, quasi a rinfacciare chi “ama di più”, chi critica e cerca di condizionare l’aspetto fisico del partner, il suo modo di vestire, i suoi hobby. Poche ma importanti sono invece le cose da fare per stabilire un sano e duraturo rapporto di coppia: essere autonomi, mantenere spazi, amicizie e zone di riservatezza. Rispettare il carattere, lo stile di vita e le esigenze dell’altra persona. Saper ascoltare e apprezzare il valore del silenzio. Saper chiedere scusa, se necessario. on lesinare complimenti, attenzioni, piccoli gesti di

affetto, anche e soprattutto con il passare degli anni. E anche nell’ambito dell’intimità non esistono regole che stabiliscono un confine tra lecito e non lecito. L’importante è che tutto avvenga secondo la volontà e il desiderio delle persone coinvolte e che nessuno si senta privato in alcun modo di dignità e rispetto. Di grande insegnamento potrebbe essere la storia di quell’anziano gentiluomo di un’ottantina di anni che tutte le mattine alle ore 9 doveva andare alla casa di cura per far colazione con sua moglie che era affetta da tempo dall’Alzheimer. A chi gli chiedeva se per caso la moglie si preoccupasse nel caso facesse un po’ tardi lui rispondeva che lei non lo riconosceva più da 5 anni, ma che andava ogni mattina a trovarla anche se non sapeva che fosse il marito perché “lei non sa chi sono, ma io so ancora perfettamente chi è lei”. Questo è il genere di amore che dobbiamo augurarci nella nostra vita, è l’accettazione di tutto ciò che è, che è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.

“La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia” Antonio GUIDO Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale


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Giochi

NGP NEW GENERATION PORTABLE

PRESENTATA LA NUOVA PSP2! Specifiche Tecniche: CPU: QuadCore ARM Cortex-A9 MPCore Display: touch screen da 5" OLED capacitivo, con risoluzione di 960 x 544 pixel e 16 milioni di colori GPU: PowerVR SGX543MP4 Dispositivi di input: touch screen, touch pad posteriore, sistema di rilevamento Sixaxis, bussola elettronica a tre assi, d-pad, nove pulsanti, due stick analogici Connettività: Wi-Fi 802.11b/g/n, 3G, Bluetooth, GPS Dimensioni: 83,55 x 182 x 18,6 mm inque anni fa veniva presentata la PlayStation Portable (PSP): la piccola console portatile targata Sony che ci ha regalato anni ricchi di sorprese, di esclusive impedibili, porting più o meno riusciti e, in sostanza, la gioia di possedere tra le mani un console dai mille volti, anche se alcuni deludenti. Anche per questa primavera è stata presentata una line up davvero sorprendente anche se quest’ultima è stata messa in secondo piano a causa dell’ annuncio della tanto attesa PSP2, rinominata poi in New Generation Portable (NGP). Scopriamo quindi tutto quello che finora è trapelato sul nuovissimo gioiellino Sony. Dopo diversi mesi di rumors vari la nuova PSP è stata finalmente presentata, la conferenza si è tenuta a Tokio, dove il presidente di Sony, Kaz Hirai, ha mostrato alla stampa la NGP. Impossibile non notare la grande somiglianza di design con la prima PSP, stesso stile e stesse forme arrotondate. Ma è solo una leggera somiglianza perché all’interno la nuova portatile

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Sony è qualcosa di davvero innovativo e mai visto prima. Messo da parte il design infatti, la NGP ci ha subito stregato con il suo aspetto tecnico, con uno schermo multi-touch OLED a 5 pollici, 2 leve analogiche e 2 fotocamere (una fronte e una retro). Secondo i primi test la durata della batteria, che si colloca sul retro della console, si aggira intorno alle 5 ore. Ma la vera innovazione la trovate solamente dopo aver acceso la NGP; infatti, se siete abituati alla cara vecchia dashboard, noterete subito la differenza. La nuovissima interfaccia Live Area risulterà fondamentale a tutti i giocatori per poter rimanere sempre informati sulle ultime novità grazie a notizie e aggiornamenti da parte di Sony e degli sviluppatori delle varie case. La nuova console introduce anche moltissimi nuovi servizi come l’ Activity Log ad esempio, che fornirà aggiornamenti sulle vittorie e sugli obiettivi raggiunti durante le vostre partite. Altro servizio interessante è Near, che permetterà all’utente di avere informazioni sugli altri giocatori nelle vicinanze che possiedono NGP; potrete ad esempio sapere a che cosa stanno giocando le persone in autobus o in giro per la città o al parco e conoscere quali sono i titoli più giocati dai possessori NGP di un’intera zona e tanto altro ancora. Le potenzialità sono parecchie, grazie anche alla presenza di rete 3G, Wi-Fi e GPS che offriranno funzioni assolutamente avanzante, soprattutto nell’ambito della geolocalizzazione. Un’altra novità è rappresentata dal Playstation Suite, un sistema di distribuzione digitale con il quale tantissimi titoli Playstation sbarcheranno sulla nostra nuova console e, per la prima volta, su cellulari Android. Per quanto riguarda i giochi avrete la

possibilità di utilizzare il vostro account PSN e scaricare i titoli che già avete acquistato. Altro problema che tutti i possessori di PSP si pongono, è riguardo i giochi su UMD. La nuova periferica Sony infatti non ha il lettore UMD ma naturalmente i tecnici stanno lavorando per dare la possibilità di giocare anche con questi titoli, infatti il nuovo supporto di memorizzazione permetterà di salvare giochi, progressi e DLC direttamente su disco. Alla conferenza di presentazione erano presenti numerosi sviluppatori delle varie softwarehouse e prevediamo quindi una valanga di titoli per tutti i gusti. Sicuri e già in fase di sviluppo sono capitoli di celebri serie come Resistance, Call of Duty, LittleBigPlanet, Monster Hunter e Lost Planet. Inoltre durante la conferenza stampa è stato mostrato anche il capitolo portatile di Uncharted e che sfrutterà l’innovativo sistema multi-touch attraverso il quale sarete in grado di far saltare ostacoli al protagonista o di arrampicarsi su una liana o ancora scalare un muro. Non poteva mancare infine l’accellerometro, che consentirà di far dondolare il nostro eroe sulle liane mentre il giocatore scuoterà la console. Inutile dire che NGP ci ha letteralmente incantati: il design, la potenza tecnica e le prestazioni simili a quelle di una console next-gen sono assi nella manica che Sony sfrutterà per avere la meglio sulla guerra delle console portatile ma come tutti i players sanno sono i videogiochi quelli che contano davvero e non rimane quindi che sperare in una line up incredibile e per tutti i gusti.

Matteo Acitelli www.cyberludus.com

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