Il Corriere della Città - Novembre 2016

Page 1

Corriere Città

libertà - informazio il politica - sport - cro Il Corriere della Città www.ilcorrieredellacitta.com

della

Anno 8 Numero 11

NOVEMBRE 2016

libertà informazione politica cronaca cultura sport

L’Italia a un bivio...

Speciale Referendum PAG. 03 - 12

Spari e Paura a Pomezia La storia del villino confiscato alla mafia PAG. 16 - 17

“Intelligence”,

Analisi strategica del territorio per la sicurezza del Comune di Ardea

PAG. 26



www.ilcorrieredellacitta.com

REFERENDUM L’Italia a un bivio... costituzionale

Novembre 2016

La riforma spiegata in modo semplice ed un quadro sulle posizioni del sì e del no. Anche la politica a Pomezia e ad Ardea prende posizione: e voi da che parte state?

n voto per cambiare un paese “vecchio” e soprattutto lento. “Giù le mani dalla costituzione”. Quasi come un ritornello ormai slogan come questi sono entrati a far parte delle nostre vite. Ma dietro tutto questo cosa c’è? Si sta formando una consapevolezza sui contenuti di questa riforma? I cittadini stanno capendo realmente cosa cambierà e cosa, al contrario, resterà uguale sulla base dell’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre? Noi, come Corriere della Città, abbiamo deciso di dedicare in questo nu-

U

mero di novembre un puntuale approfondimento, assolutamente obiettivo ed imparziale, proprio per andare in questa direzione. Già perché, purtroppo, stando ad alcune interviste raccolte tra gli italiani, sembrerebbe dominare più che altro confusione. E questo, quando c’è di mezzo una matita ed una scheda elettorale, non può essere un bene (vedi ad esempio i “pentiti” della Brexit). Nelle pagine che seguiranno troverete innanzitutto un piccolo vademecum con i punti salienti della riforma: nessuna presa di posizione ma una panoramica su ciò che il testo andrà ad intaccare e quali saranno le modifiche più importanti che si realizzeranno qualora dovesse vincere il sì (e cosa ovviamente resterà invariato in caso di esito opposto). Non solo. Due servizi di approfondimento vi proporranno una raccolta dei due fronti contrapposti facendo ricorso anche a pareri di esponenti autorevoli. Infine le interviste, ben quattro: in questo caso ci siamo rivolti alla politica del nostro territorio mettendo faccia a faccia favorevoli e contrari a questa riforma tra Pomezia ed Ardea. Insomma tutta una serie di elementi per riuscire a maturare una decisione in piena libertà (e non “pilotata”) per arrivare pronti (e preparati) all’appuntamento di dicembre.

Le intenzioni di voto dei nostri lettori

3


4

REFERENDUM

Il Corriere della Città

Novembre 2016

Referendum: la riforma spiegata punto per punto Cosa cambia se vince il Sì

M

anca meno di un mese al voto sul referendum costituzionale. Il 4 dicembre gli aventi diritto al voto dovranno recarsi alle urne per stabilire il destino della riforma che, qualora vincesse il sì, cambierà buona parte della nostra carta costituzionale. Nelle intenzioni dei promotori la riforma servirà a superare il “bicameralismo paritario” rendendo più snello l'iter legislativo; oggi sia camera che senato svolgono le stesse funzioni anche se separatamente e con un diverso numero di componenti (630 sono i deputati, 315 i senatori). Una legge, per essere approvata, deve passare per la cosidetta “navetta parlamentare” ed essere approvata in egual modo da entrambe le camere (ogni modifica necessita pertanto di un ulteriore passaggio da una camera all'altra); sia Senato che Camera dei deputati inoltre votano la fiducia al governo. Diverse sono invece le condizzioni per l'elettorato attivo e passivo: al Senato occorre avere 25 anni per votare e 40 per essere eletti; alla Camera invece possono votare tutti i maggioranni, mentre per divenirne un componente occorre averne 25. Partiamo allora da questi elementi per capire quali punti la riforma andrà a toccare.

Senato e Camera se vince il sì

Qualora passasse il testo – ricordiamo che per questo referendum non è previsto un quorum – il Senato vederebbe cambiata profondamente sia la sua composizione sia la sua funzione. Sparirebbero così gli oltre 300 senatori che verrebbero sostituiti da 100 membri: 95 scelti dalle Regioni, di cui almeno 21 Sindaci, e 5 dal Presidente della Repubblica, il cui mandato durerà 7 anni (sparirà inoltre la figura del senatore a vita, rimarrebbero soltanto quelli già in carica e gli ex Presidenti contiuerebbero a diventarlo). Cadrebbe anche il vincolo d'età: non serviranno più 40 anni per essere “eletto” senatore. Il Senato perderà inoltre, sempre in caso di vittoria del sì, la funzione della “fiducia”, che verrebbe così espressa soltanto dalla Camera dei Deputati; stessa cosa per l'approvazione delle leggi anche se con alcune eccezioni: nella maggioranza dei casi il Senato svolgerebbe infatti solo una funzione consultiva (ovvero potrà riesaminare le leggi ma la Camera potrà andare avanti lo stesso) tranne che per alcuni casi come ad esempio per le leggi costituzionali, quelle riguardanti le relazioni con l'Europa, i rapporti con le autonomie locali (si parla infatti di un Senato delle autonomie), l'elezione e la decadenza dei senatori e i referendum. In realtà il nuovo processo di approvazione, così come si verrebbe a configurare, appare, per i contrari alla riforma, decisamente nebuloso, poco chiaro e soprattutto non utile per abbattere i tempi dell'iter legislativo. La Camera dei Deputati, infine, diverrebbe l'unico organo eletto direttamente alle tornate politiche. Ultimo aspetto l'immunità parlamentare che rimar-

rebbe in vigore sia per i deputati che per i “nuovi” senatori. (segue da pag. 3)

Il Presidente della Repubblica ed i poteri dell'esecutivo Gli altri cambiamenti sostanziali riguarderebbero la figura del Capo dello Stato. Oggi, lo ricordiamo, il Presidente della Repubblica viene eletto dalle camere in seduta comune ed è necessaria, per le prime tre votazioni, una maggioranza qualificata, ovvero i 2/3 degli aventi diritto al voto, mentre dalle successive basta quella semplice. Cosa cambierà dunque in caso di sì? Per la sua elezione entro le tre votazioni le modalità restano le stesse (anche se cambia il numero di chi voterà e non vi saranno i delegati regionali come avviene oggi), dal 4° al 6° scrutinio saranno necessari i 3/5 degli aventi diritto mentre dal settimo in poi la maggioranza dei 3/5 effettivamente presenti al voto. Se oggi poi il Presidente della Repubblica ha il potere di sciogliere le camere, in caso di vittoria del sì tale facoltà si limiterebbe soltanto alla Camera dei Deputati; qualora venisse a crearsi una sua assenza, le sue veci le farebbe il Presidente della Camera (e non del Senato come avviene oggi). Vediamo cosa cambia invece all'nterno del potere esecutivo. Se all'indomani del 4 dicembre la riforma sarà passata, ci sarà l'inserimento nella Costituzione di un parametro “preferenziale” che consentirà, secondo i promotori, di accelerare l'iter di approvazione delle leggi ritenute importanti o di priorità secondo il programma politico di chi governerà; entro 70 giorni così, sempre secondo i redattori della riforma, si dovrebbe arrivare ad un voto definitivo.

Gli altri aspetti: via il CNEL. Le leggi di iniziativa popolare, il referendum Con la vittoria del sì sparirebbe il CNEL, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e con esso i suoi oltre 60 componenti: l'ente, ad oggi, ha la possibilità di proporre iniziative legislative su temi economici e lavoro; fornisce inoltre, sempre sugli elementi appena descritti, pareri non vinconlanti a governo, Camere e altri enti territoriali. Capitolo Referendum. L'art. 75 disciplina l'indizione del referendum popolare per

deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge una volta richiesto da 500mila elettori o da cinque consigli regionali; non è ammesso per leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e indulto aspetto che, insieme al precedente, rimarrebbe invariato. Per il referendum abrogativo rimane il limite minimo al 50% più 1 degli aventi diritto al voto; se poi ci saranno almeno 800mila firme, anziché le 300mila consuete, limite “minimo” che rimarrà, il quorum si abbassa alla maggioranza semplice dei votanti alle ultime elezioni per la Camera dei deputati o se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. Nascerebbero poi i referendm propositivi e di indirizzo (ma con modalità da decidere in seguito). Per quanto riguarda le leggi di iniziativa popolare ad oggi servono 50mila firme (senza garanzia di discussione in aula) che diventerebbero il triplo in caso di vittoria del sì (150mila) ma sorgerà la garanzia del dibattimento in Parlamento nei tempi, nelle forme e nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari.

Il ruolo delle Regioni Per quanto riguarda il rapporto Stato-Regioni verrebbe ridisegnato consegnando al primo una sorta di clausola di supremazia per tutelare gli interessi nazionali. Viene riscritto inoltre l'articolo 117 della Costituzione riguardante le competenze dei due enti: rimarrebbe pertanto soltanto quella esclusiva, ovvero quella dello Stato, e verrebbe a cadere quella cosiddetta “concorrente”, cioè quella delle Regioni sulla base di alcuni principi dettati dallo Stato stesso. La riforma mira cioè, secondo i promotori, a risolvere le controversie tra i due enti. “Secondo molti esperti – leggiamo su un articolo de Il Post - la modifica del Titolo V ha causato numerosi conflitti tra stato e regioni, poiché le competenze concorrenti non fissavano con precisione il confine tra cosa poteva fare lo stato centrale e cosa invece era riservato alle regioni. La riforma elimina questo problema, poiché restituisce allo stato centrale la competenza esclusiva su quasi tutte le competenze concorrenti.” Al contrario, molti sostenitori del no parlano di errore il togliere competenze agli enti territoriali in quanto più prossimi a determinate esigenze quali ad esempio le infrastrutture. Queste ultime invece torneranno, insieme ad altre materie come la ricerca scientifica di competenza statale.

Luca Mugnaioli


Centro Commerciale “16 Pini” Via del Mare Km 18,600 - POMEZIA (primo piano di fronte la profumeria) Tel. 06/91607221 AL CENTRO COMMERCIALE “I 16 PINI” SIAMO APERTI TUTTI I GIORNI ANCHE LA DOMENICA CON ORARIO CONTINUATO

www.atolloblu.it • atolloblu@tiscali.it

V I A G G I DI G R U P P O

PER NATALE NON REGALARE COSE INUTILI... REGALA UN PACCHETTO VIAGGIO A PARTIRE DA € 90 CAPITALI EUROPEE AMSTERDAM, PARIGI, BARCELLONA, MADRID, PRAGA... VOLO + HOTEL 2 NOTTI 3* B/B a partire da € 250 SANTO DOMINGO volo + villaggio 7 notti 4* all inclusive da € 890 MESSICO volo + villaggio 7 notti 4* all inclusive da € 990 THAILANDIA volo + resort 7 notti 4* h/b da € 890

Tutti insieme... è meglio... CAPODANNO

VI ASPETTIAMO TUTTI DOMENICA 27 novembre dalle ore 16,00 in agenzia!!! Si avvicinano le feste... Un'occasione per 30–31 dicembre / 01-02 gennaio incontrarci, 4GG-3NTT per raccontarci, A SOLI per brindare insieme!!! NON MANCATE... La quota include: Viaggio in pullman Gran Turismo • Hotel 4* al centro di Ischia • Pensione completa con le bevande incluse • Cenone e veglione del 31/12 • Ingresso Ricco buffet e al centro benessere con diverse piscine termali coperte e all'aperto, sauna, bagno un buono viaggio turco, vasche Kneipp e docce sensoriali • Saranno presenti 2 accompagnatori. da regalare a Natale!!

A ISCHIA € 499

Passa a conoscerci siamo aperti anche il sabato e la domenica

TUTTI I NOSTRI VIAGGI SONO FINANZIABILI DIRETTAMENTE IN AGENZIA, PASSA A TROVARCI PRENOTA SENZA ACCONTO E LA RATA LA DECIDI TU!!


6

REFERENDUM

Il Corriere della Città

Novembre 2016

No alla riforma perché... Garantisce la sovranità popolare? NO, perché insieme alla nuova legge elettorale (Italicum) già approvata espropria la sovranità al popolo e la consegna a una minoranza parlamentare che solo grazie al premio di maggioranza si impossessa di tutti i poteri. È una riforma legittima? NO, perché è stata prodotta da un parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Produce semplificazione? NO, moltiplica fino a dieci i procedimenti legislativi e incrementa la confusione. Amplia la partecipazione diretta da parte dei cittadini? NO, triplica da 50.000 a 150.000 le firme per i disegni di legge di iniziativa popolare. Supera il bicameralismo? NO, lo rende più confuso e crea conflitti di competenza tra Stato e regioni, tra Camera e nuovo Senato. È una riforma innovativa? NO, conserva e rafforza il potere centrale a danno delle autonomie, private di mezzi finanziari inoltre il nuovo “Senato” sarebbe compo-

sto da consiglieri regionali che fanno parte dell’ente politico più indagato in Italia. Diminuisce i costi della politica? NO, i costi del Senato sono ridotti solo di un quinto e se il problema sono i costi perché non dimezzare i deputati della Camera? È una riforma chiara e comprensibile? NO, è scritta in modo da non essere compresa Salvaguardare la democrazia oggi, è garantire la propria libera voce domani! Questa è una riforma che non riduce i costi, non migliora la qualità dell'iter legislativo, ma scippa la sovra-

nità dalle mani del popolo! È il frutto della volontà autonoma del parlamento? NO, perché è stata scritta sotto dettatura del governo. Garantisce l'equilibrio tra i poteri costituzionali? NO, perché mette gli organi di garanzia (Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale) in mano alla falsa maggioranza prodotta dal premio. Manuel Ferrara

I sostenitori del Sì

I

l referendum costituzionale del 4 dicembre sta dividendo gli italiani. Da una parte c'è chi ha scelto di appoggiare la riforma della Costituzione, e voterà sì; dall'altra c'è invece chi si oppone ai tanti cambiamenti introdotti e voterà no. In mezzo, una folta schiera di indecisi: saranno probabilmente loro a decidere l'esito del voto, e per questo i due fronti stanno cercando in tutti i modi di convincerli. La principale carta del fronte del sì è il cosiddetto “Manifesto dei costituzionalisti”: un documento firmato da 251 docenti e giuristi che spiega perché la riforma deve essere approvata. Le motivazioni sostenute dagli esperti che hanno firmato il manifesto non sono poche. La questione più importante è il superamento del bicameralismo perfetto. Secondo la Costituzione attuale, infatti, Camera e Senato godono degli stessi poteri: le leggi devono essere approvate da entrambi i rami del Parlamento, e a entrambi il governo deve rispondere delle sue azioni tramite il meccanismo della fiducia. La riforma trasforma profondamente questo sistema. Il Senato continua a esistere, ma perde la parità con la Camera: solo da questa il governo dovrà ricevere la fiducia, e solo questa approverà la gran parte delle leggi. Secondo chi appoggia il sì, questo consentirà di rendere più veloce l'attività del Parlamento e del governo, allineando l'Italia agli altri Paesi europei e consentendo così una maggiore capacità di risposta di fronte alle sfide nazionali e internazionali. Bisogna allora capire se e quanto il governo aumenterà il proprio potere. Per il manifesto del sì, la riforma prevede delle garanzie importanti: in particolare, i docenti evidenziano l'importanza di ridurre l'utilizzo dei decreti di urgenza, che i governi hanno spesso usato per realizzare velocemente punti del proprio programma. I decreti-legge sono infatti subito efficaci, ma devono essere approvati dal Parlamento entro 60 giorni, pena la loro cancellazione. La riforma

introduce una serie di limiti all'utilizzo del decreto-legge: su alcuni temi il governo non potrà più utilizzare questa scorciatoia, ma si dovrà seguire il normale percorso legislativo. D'altronde la capacità del governo di realizzare il proprio programma non sarà intaccata: la riforma introduce infatti una “corsia preferenziale” per le leggi che il governo ritiene essenziali, il che consente di ridurre i tempi e avere effetti più immediati. Altro punto fondamentale della riforma è la struttura del nuovo Senato, che non verrà più eletto direttamente dal popolo: 5 senatori saranno nominati dal Presidente della Repubblica per un mandato settennale, mentre gli altri 95 saranno eletti dai Consigli regionali. Tecnicamente si parla di elezione indiretta: infatti i consiglieri che eleggeranno i senatori sono stati eletti dal popolo in ogni elezione regionale. I sostenitori del sì respingono dunque le critiche di scarsa democrazia: la volontà popolare sarà rispettata. Ma smentiscono anche chi dice che il Senato rischia di diventare un organo inutile: sarà infatti il luogo di raccordo tra lo Stato e le regioni, finalmente rappresentate a pieno in un'aula parlamentare, e potrà comunque esprimere pareri non vincolanti su tutte le leggi. Sulle leggi più importanti, come le riforme della Costituzione, e sui temi di competenza regionale, il voto del Senato sarà invece necessario per l'approvazione. Si può capire quanto le Regioni siano protagoniste della riforma: non solo si viene a creare un Senato da loro eletto e pienamente rappresentativo dei loro interessi, ma vengono ridefinite le loro competenze. Per essere più chiari, bisogna ricordare che nel 2001 una riforma aveva assegnato alle regioni molte materie di competenza statale, creando i temi di “legislazione concorrente”: lo Stato e le regioni cioè legiferavano su alcuni temi comuni. La riforma cancella questa caratteristica, che per i sostenitori del sì aveva creato troppi conflitti tra Stato e regioni, e rias-

segna allo Stato numerose materie. Questo è necessario perché gli interessi regionali saranno rappresentati proprio nel nuovo Senato: non si crea dunque più caos, ma si razionalizza il sistema, rendendolo più coerente. I costituzionalisti del sì, inoltre, elogiano alcuni punti di “democrazia diretta”: per le leggi di iniziativa popolare viene introdotto l'obbligo di discussione in Parlamento (pur con un aumento delle firme necessarie), il che eviterà che le proposte dei cittadini finiscano nel dimenticatoio come accade oggi; si introduce un numero speciale di firme per il referendum abrogativo, oltre il quale il quorum per la validità del referendum si abbassa notevolmente rispetto al 50% +1 ordinario; si inseriscono i referendum propositivi e di indirizzo, con cui il popolo potrà far sentire la propria opinione. Infine il manifesto sottolinea l'importante taglio degli sprechi e dei costi della politica, con l'abolizione del CNEL, un organo consultivo quasi mai utilizzato nel sistema istituzionale italiano, e la riduzione di 220 parlamentari, con i senatori che non percepiranno un'indennità aggiuntiva oltre a quella da consiglieri regionali. Per i tanti firmatari di questo manifesto, la riforma non è dunque un tradimento della Costituzione del 1948: è un suo necessario aggiornamento, una trasformazione che interpreta i cambiamenti intervenuti nella società e nella politica italiana nel corso di quasi 70 anni. L'equilibrio della Carta del '48 era stato doveroso perché fotografava un Paese profondamente diviso, appena uscito da una guerra civile e “inesperto” di democrazia: il rischio di una dittatura non esiste più, una nuova Costituzione può essere più coraggiosa e consentire ai protagonisti della vita politica di operare più velocemente e più efficacemente, per stare al passo con i tempi in un mondo sempre più veloce e complesso. Mario Di Toro



Il Corriere della Città

REFERENDUM 8 Danilo Risi: “Riforma necessaria”

Novembre 2016

Il PD di Pomezia a difesa del testo. Il 7 novembre convegno per il sì

L

a riforma mira a superare il cosiddetto bicameralismo paritario contraddistinto dalla famosa “navetta parlamentare”. Ma allora perché tenere in piedi il Senato? “Perché cambia la competenza del Senato. E' evidente che modificandone il ruolo si legittima la sua esistenza, come avviene tra l'altro in altri paesi europei. Il Senato (che diventerà un Senato delle regioni e delle autonomie locali) viene modificato nelle sue competenze, nel rapporto con gli altri organi istituzionali, nel rapporto di fiducia che il parlamento stabilisce nei confronti del governo. La Camera dei Deputati sarà l'unica Camera politica, cioè eletta direttamente e unica competente a fiduciare il governo. Nel nuovo Senato confluiranno Consiglieri Regionali e Sindaci, senza indennità aggiuntive, per un totale di 100 componenti.” Chi sostiene il no dice che la riforma non abbrevierà affatto i tempi di approvazione delle leggi e che anzi, il nuovo testo, non essendo chiaro (vedi art. 70 e 71), lascia troppa incertezza. Come stanno le cose? “Sono critiche infondate. Riconosco tuttavia che il testo, essendo volutamente scritto in forma tecnica, può risultare di non facile e immediata comprensione per chi non mastica il diritto costituzioonale. Ciononostante, l'abbreviazione dei tempi è palese: il Senato avrà un compito consultivo e sarà competente solo su determinate materie. Si supera il ping-pong tra Camera - Senato, dando al Parlamento una piena autonomia legislativa (che oggi, di fatto, viene meno). Ancora: viene posto un freno alla decretazione d'urgenza. Ci sarà una “legge a data certa” con la quale il governo potrà dar seguito al suo programma, che a quel punto non avrà più alibi per la mancata approvazione del programma sulla base del quale viene fiduciato dalla Camera dei Deputati, non potrà più giustifacarsi con mancanze di maggioranza o quant'altro e potrà permettere alla maggioranza parlamentare che lo ha sostenuto di essere giudicata in maniera limpida dagli elettori. Io allora dico: votare no perché “l'articolo 70 è troppo lungo e difficile” e ignorare i profondi cambiamenti che la riforma porterebbe con sè, sarebbe un atteggiamento miope oltre che insensato, che non tiene conto della possibilità, dal giorno dopo, di aprire una fase di miglioramento della rinnovata carta costituzionale.” E' giusto, in un'ottica di riforma, lasciare le immunità ai parlamentari, che verrebbe estesa quindi anche ai rappresentati del Senato in caso di approvazione della riforma? “Secondo me sì e Le spiego perchè. Tutta la questione nasce proprio dai cambiamenti che interesserebbero il Senato, ovvero sindaci e consiglieri regionali. Bisognerebbe però spiegare ai cittadini che l’immunità, così come l’avevano prevista i costituenti, non esiste più: tutti i membri del Parlamento possono essere indagati, processati e condannati, al pari di qualsiasi cittadino. Resta invece prerogativa della scelta delle camere di appartenenza l’autorizzazione a procedere alla privazione della libertà personale, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna oppure nel caso in cui il parlamentare venga colto nell’atto di commet-

tere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza. Sindaci e consiglieri continueranno, alla pari di tutti i cittadini di questo Paese, a essere indagati, processati e condannati, senza privilegio alcuno. Nessuno vuole “salvare” qualche posizione particolare.” I costi. E' vero che vengono ridotti i senatori, che scompaiono ad esempio quelli a vita, e che viene abolito il CNEL, per citare alcuni passaggi. Ma non si faceva prima a ridurre il numero dei deputati/senatori e intervenire magari sulle loro indennità? “Si poteva fare di tutto e di più. E' però evidente che questa riforma esce fuori da un lunghissimo dibattito parlamentare, al punto che la stessa ha subito in Parlamento diverse letture, delibarate qualche volta da maggioranze diverse da quelle che sostengono l'attuale governo. E' quindi un punto di mediazione tra le volontà delle diverse forze politiche che hanno voluto credere nel processo riformatore che questa legislatura sta rappresentando. In campo c'erano proposte, anche da parte del PD, di ridurre il numero dei membri delle due camere. Ma la riforma non ha questo come obiettivo primario: riducendo il numero di deputati e senatori, ma lasciando intatto il funzionamento del parlamento così come è oggi, il paese non avrebbe fatto quel salto di qualità, in termini di prontezza ed efficienza legislativa, di cui ha un disperato bisogno. Il nuovo assetto istituzionale ci porterà a guadagnare tempo, a dare risposte più rapide ai cittadini e lì sì, allora, che si potranno risparmiare tante risorse economiche. In ogni caso, ribadisco, ci sono stipendi e poltrone in meno, ma non è il cardine centrale della riforma e sinceramente mi appassiona molto poco il tema nelle modalità in cui viene affrontato in questa campagna referendaria, da una parte e dall'altra”. Un elemento positivo sembrerebbe essere quello delle leggi di iniziativa popolare che godranno, seppur nei modi e nei tempi stabiliti dal Parlamento, della garanzia della discussione

in aula. Perché allora triplicare le firme necessarie? “Oggi con 50 mila firme una legge di iniziativa popolare viene depositata e finisce nel dimenticatoio; con la riforma lo strumento diventa più serio: si triplicano le firme, ma il parlamento è obbligato a discuterle. Ad un'assunzione di impegno da parte del parlamento, si pone come contrappeso un maggior impegno da parte di chi vuole avanzare una proposta di legge di iniziativa popolare. In questo modo i cittadini potranno realmente partecipare al processo legislativo. Inoltre, viene introdotto l'elemento del referendum propositivo che andrà attuato con legge ordinaria e che rientra tra quei provvedimenti che avvicinano il cittadino alle istituzioni. Stessa logica per il referendum abrogativo che vede ridursi il quorum in caso di superamento di una soglia di firme. Se vincesse il no, tutto rimarebbe uguale senza questi elementi partecipativi”. Il quesito del referendum. Concorda che poteva essere scritto diversamente? Per come è stato messo non è per così dire fuorviante? “Secondo me è un elemento secondario e si è fatta molta polemica per nulla. Tutti i tribunali stanno bocciando i ricorsi presentati da chi non ha argomenti per far valere il proprio No ad una riforma difficilmente contestabile. Le proposte di quesito dei comitati del NO erano pressochè identiche: di cosa stiamo parlando?” Renzi e gli slogan, come il Ponte sullo stretto. Chi vuole il no attacca proprio su questi punti: è corretto secondo lei puntare su questo tipo di comunicazione? “Danilo Risi che critica Matteo Renzi sulla comunicazione somiglia a Paolo Negro che critica Totti sul modo in cui fa il cucchiaio. Premesso ciò, io dico che è cambiato proprio il modo di fare e comunicare la politica, ma questo da parte di tutti gli schieramenti politici. Andiamo verso un triste imbruttimento, verso l'incapacità di comunicare tenendo ben salda la volontà di confrontarsi rispettando chi fa altrettanto, ma partendo da un'idea diversa dalla nostra. Diciamo che preferisco i dibattiti e lo stile da Prima Repubblica, ma provo a stare ai tempi.” I fautori del no parlano di deriva autoritaria in caso di vittoria del Sì a causa di un eccessivo accentramento di potere nelle mani di un uomo solo. Cosa risponde? “C'è chi sostiene che l'attuale legge elettorale, unita alla nuova riforma, produrrà una deriva autoritaria, nemmeno fossimo in Turchia. Dopodiché io credo che non sarà così: l'equilibrio tra i poteri dello Stato non viene minimamente messo in discussione. Pensiamo all'elezione del Presidente della Repubblica o anche alla Corte Costituzionale. Ecco, penso che messi in sicurezza questi due organi è del tutto fuori luogo parlare di deriva autoritaria. Se poi per deriva autoritaria s'intende il fatto che una forza politica riesca ad attuare il proprio programma politico, prendendo una maggioranza dal paese, beh allora abbiamo dei concetti di deriva autoritaria completamente differenti.”


www.ilcorrieredellacitta.com

Novembre 2016 E’ solo un voto pro o contro Renzi? E soprattutto: questa riforma è utile al paese? “Secondo me, lo dico così di istinto, solo una piccola parte andrà a votare avendo in mente il reale contenuto della riforma. La fetta che voterà no lo farà principalmente contro Renzi, al contrario di chi sosterrà il sì, che probabilmente voterà perché convinto della bontà di questa riforma. In effetti lo stesso Renzi, dopo aver personalizzato un po' troppo questo referendum, ha capito che il voto non è legato alla sua persona, bensì all'apertura di una nuova fase che può servire realmente al Paese; poi è chiaro, è un voto che rappresenta la fine di un percorso molto lungo di riforma e se vincerà il sì avrà avuto il merito di portarlo a compimento. A chi vota contro Renzi dico che hanno scelto il momento sbagliato. Avranno modo di farlo in occasione delle elezioni politiche. Anzi dirò di più: penso addirittura che, in caso di vittoria del no, Renzi abbia più possibilità di vincere le prossime politiche, che in caso contrario. Dovesse vincere il sì, infatti, Renzi avrebbe una responsabilità tale da impedirgli qualsiasi passo falso, non avrebbe più alibi. Quindi chi si presenta alle urne per fare fuori Renzi, oltre a non espletare bene il proprio dovere civico dico io, ha sbagliato programma: dopo Renzi, c'è Renzi.” Regioni e competenze: si osserva con il testo un ritorno ad un certo accentramento statale a discapito degli enti territoriali. E’ un bene? “Secondo lei è un bene o un male che la Flaminia sia regionale nel Lazio, statale in Umbria, provinciale nelle Marche, o che un trasportatore debba chiedere permessi ogni volta diversi a seconda di dove si sposta? Oppure l'accesso al sistema sanitario, i farmaci, che hanno

REFERENDUM regolamentazioni e costi differenti da nord a sud? Noi non proponiamo un centralismo fine a sé stesso, ma vogliamo dare un indirizzo politico chiaro su certe tematiche che tornano sì di competenza dello Stato, ma sempre in un processo di co-decisione. Non è che le Regioni perdano il loro 'potere' rispetto a quanto stabilisce lo Stato Centrale, tutt'altro; partecipano al dibattito e alle decisioni, soprattutto in quelle materie dove avranno competenza. Non stiamo togliendo considerazione agli enti locali, che anzi avranno una camera “ad hoc” dove discutere e far valere le loro proposte. L'Italia deve però avere un quadro centrale e un indirizzo che permetta di vedere il quadro nel suo insieme. Senza contare che molti costituzionalisti, sia favorevoli che contrari alla riforma, sono d'accordo su questo punto.” Serviva realmente proporre un cambiamento così radicale della nostra carta? “Io rispondo che gli stessi Padri Costituenti avevano previsto che la carta potesse subire cambiamenti - non è scritta nella pietra come i dieci comandamenti, tanto che all'interno della stessa c'è scritto come modificarla - che poi ci sono stati nel tempo, non siamo i primi a farli. Detto questo, i principi fondamentali restano gli stessi, le libertà individuali sono quelle e non vengono messe in discussione. Non è che modificando il Senato io ti tolgo una libertà. A chi critica questo punto dico di aprirla la Costituzione e di leggerla fino in fondo.” Che Italia sarà se vincerà il no? “Innanzitutto non ci sarà una catostrofe. Lei continuerà a fare il suo lavoro, l'operaio si alzerà e andrà a lavorare e così via. Detto questo, è innegabile che ci sia una grande aspettativa su

9

questo voto, penso anche a chi ci guarda dall'esterno, penso all'Europa; l'Italia ha la possibilità di dimostrare, e qui sì ne va della nostra credibiulità, che è in grado di fare quelle riforme che mancano da vent'anni. In caso non passasse il testo si sarà persa una grande opportunità, forse unica e irrepetibile almeno, e non penso di sbagliarmi, per i prossimi dieci anni. Certo poi che in caso di sconfitta verrebbe meno la ragione di questo governo, visto che la riforma rientrava tra le sue priorità, ma è anche vero che Renzi potrebbe benissimo rimanere al suo posto e sa perché? Semplicemente perché non ci sono alternative credibili.” Pomezia seguirà il suo Sindaco? “Intanto sono curioso di vedere il Sindaco fare campagna elettorale per il no criticando l'elezione di questo nuovo Senato proprio quando è stato appena eletto con un'elezione di secondo livello, per me legittima lo ribadisco, come vicesindaco della città metropolitana di Roma. Come farà a fare campagna elettorale andando contro le leggi di iniziativa popolare che erano un elemento tanto caro ai cinque stelle sin dalla loro formazione? Sulla vicenda dei molteplici lavori dico semplicemente che non è un dramma, anzi è naturale avere un contatto con le istituzioni centrali. Poi qui a Pomezia contiamo di far capire ai cittadini, come Partito Democratico, la bontà di questa riforma e per questo organizzeremo un convegno per il prossimo 7 novembre insieme all'on. Matteo Richetti. Intanto confrontiamoci, poi vedremo cosa accadrà” Luca Mugnaioli

Fucci: “Non credete alle bugie” Il Sindaco di Pomezia invita a votare No La riforma ha l'obiettivo di accelerare l'iter di approvazione delle leggi garantendo un paese più efficiente e i promotori parlano di “tempi certi” per approvare i testi. Sparirà, sempre per i redattori del testo, il “ping pong”parlamentare, la Camera lavorerà con prassi più snelle e solo alcune materie dovranno essere votate insieme al Senato. Perché tutto questo allora non serve al paese? Molti contrari alla riforma sostengono che il problema in Italia è solo “politico” (nel senso che non c'è responsabilità nel voler accordarsi su certe materie o leggi) e non nel meccanismo in sé (ovvero il nostro bicameralismo)... Il motivo per cui noi diciamo di votare NO al referendum risiede nella grande bugia delle “leggi più veloci”. In questi anni, con l’attuale costituzione, ci sono leggi che sono passate in tempi record. Basti pensare alla legge Fornero che ha peggiorato le pensioni degli italiani e la legge sulla spartizione dei rimborsi elettorali che i partiti, ad eccezione del Movimento 5 Stelle, si sono votati in poche ore. E’ la dimostrazione che

quando si vuole le leggi si approvano anche in tempi rapidissimi. Le immunità parlamentari resteranno e a quel punto verranno estese ai componenti del “nuovo” Senato, elemento su cui molto si dibatte. Qual è il vostro punto di vista sulla questione? Noi diciamo di votare NO per mettere la parola fine ad una classe politica corrotta lautamente pagata dai cittadini. Da anni il Movimento 5 Stelle propone di abolire i privilegi della politica, tra cui l’immunità par-

lamentare che protegge una classe che si auto-elegge come quella dei nuovi senatori, scelti tra i consiglieri regionali e sindaci. La riforma, comunque, servirà per ridurre in una certa misura i costi della politica. Pensiamo all'abolizione del CNEL, alla scomparsa dei senatori a vita o alla riduzione degli stessi senatori. Non è comunque un punto di partenza? Noi diciamo di votare NO perché è l’ennesima presa per i fondelli ai danni del popolo italiano. Il Movimento 5 Stelle è l’unica forza politica che già oggi, grazie alla rinuncia dei rimborsi elettorali e alla riduzione volontaria dello stipendio di parlamentari e consiglieri regionali, fa risparmiare milioni di euro ai cittadini. Se ogni partito facesse come noi, già oggi avremmo una riduzione dei costi della politica di molto maggiore di quella molto blanda che si otterrebbe da questa riforma costituzionale. Si può fare subito, quindi, senza la necessità di modificare la Costituzione.


10

REFERENDUM

Un elemento positivo sembrerebbe essere quello delle leggi di iniziativa popolare che godranno, seppur nei modi e nei tempi stabiliti dal Parlamento, della garanzia della discussione in aula. Concordate con questo punto della riforma, o si poteva procedere diversamente, magari lasciando lo stesso numero di firme? Votare NO al referendum significa salvaguardare la democrazia. Questa riforma limita l’espressione democratica che concede la libertà di proporre leggi di iniziativa popolare. Se prima erano sufficienti 50.000 firme per proporre una legge “dei cittadini”, se vincesse il si bisognerà raccoglierne 150.000. E’ una vergogna in un paese che invece dimostra di avere sempre più necessità di partecipazione cittadina. Il quesito del referendum. Vero che si poteva scrivere diversamente ma non pensa che comunque l'elettore sia in grado di votare responsabilmente? O anche questo influirà sull'esito finale? Noi diciamo di votare NO anche per contrastare la strafottenza del governo Renzi che gioca con le parole. Con molto interesse in questi giorni sto guardando un approfondimento di Sky TG 24 che in giro per le città chiede ai passanti quanto sappiano di questo referendum. E’ deprimente constatare quanto le persone siano poco informate. In questo quadro una corretta formulazione del quesito stampato sulla scheda consentirebbe a tutti i votanti di esprimersi con maggiore consapevolezza. Purtroppo l’ambiguità del quesito referendario, costruito ad arte per “sponsorizzare” i contenuti della riforma, potrebbe indurre in errore l’elettore che magari non ha avuto modo di informarsi per tempo. Renzi fa leva molto sugli slogan. Che tipo di comunicazione serve allora per contrastare quella per il sì? Noi diciamo di votare NO al referendum del 4 dicembre perché vogliamo un Parlamento che sia espressione dei cittadini, che sia libero dai privilegi della politica, che allontani i delinquenti dalle istituzioni e che non faccia vivere deputati e senatori con stipendi e vitalizi faraonici. Se sarà sì non sarà una catastrofe sostengono i redattori della riforma, anzi ci saranno ulteriori elementi

di garanzia, come ad esempio nelle elezioni del Presidente della Repubblica. C'è così da aver paura invece? Noi voteremo NO al referendum perché non ci fidiamo di affidare super-poteri ad un governo che non è stato eletto da nessuno. Il Governo acquisisce una forza maggiore rispetto al Parlamento e questo crea uno squilibrio dei poteri che di fatto impedirà a deputati e senatori di indirizzare e controllare l’operato dell’esecutivo. Si riuscirà a far passare a tutti gli italiani, o comunque a coloro che voteranno, il vero contenuto della riforma, o si ridurrà tutto ad un voto pro o contro Renzi? E soprattutto: perché questa riforma non è utile al paese? La riforma costituzionale, andando ad incidere ancora una volta esclusivamente per aumentare privilegi della politica, è così distante dalle esigenze dei cittadini che la rende inutile e dannosa per il nostro paese. Noi diciamo di votare NO perché modificare la costituzione nel senso che propone il governo Renzi peggiorerà la nostra democrazia e non risolverà i problemi degli italiani.

Il Corriere della Città

Novembre 2016

Il potere e le competenze, come ad esempio infrastrutture e ricerca scientifica per fare due esempi, tornano in mano allo stato. Non si ha così una gestione più efficiente della cosa pubblica? Votare No a questo referendum eviterà di accentrare i poteri e le competenze verso lo Stato centrale, che non mai stato un modello di efficienza. Lo vediamo nel nostro “piccolo” mondo di Pomezia. Ciò che è di competenza dello Stato, penso ad alcune scuole, soffre delle inefficienze degli uffici del Ministero dell’Istruzione. Ciò che è di competenza regionale è completamente immerso nel caos, nella lentezza e nella mancanza di trasparenza. Ciò che invece gestiamo totalmente come Comune di Pomezia è un modello di efficienza e reattività. Si pensi alle eccellenze delle nostre scuole comunali, la manutenzione delle nostre strade e la realizzazione delle opere pubbliche. La riforma, seppur cambiando diversi articoli, non intacca l'anima della nostra costituzione e il cambiamento è, semmai, secondo i promotori, nell'ottica di rendere più governabile il paese correggendo gli errori politici che si sono succeduti negli anni. Non è così? Non è così. Il paese si renderà maggiormente governabile solo con una buona legge elettorale che garantirà al partito di maggioranza di ricevere un “premio di maggioranza” che consenta di avere in parlamento i numeri sufficienti per approvare leggi in tempi brevi. Le coalizioni, grandi o piccole, in questo paese hanno frammentato il voto e creato grandi instabilità nelle compagini di governo, accentuando quel fenomeno di “migrazione delle poltrone” a cui ci hanno abituati deputati e senatori del PD e dei partiti della destra. Che Italia sarà se vincerà il sì? Noi diciamo di votare NO il 4 dicembre perché l’alternativa sarebbe affidare il paese ad un Governo con troppi poteri, che lascia i cittadini fuori dalle istituzione e che mette nel Senato la classe politica più corrotta della nazione: quella dei consiglieri regionali. Pomezia seguirà il suo Sindaco? Me lo auguro perché votare NO al referendum sarebbe un bene per il paese intero, per la regione Lazio e per la nostra amata Pomezia.



11

REFERENDUM

Il Corriere della Città

Novembre 2016

Ardea: il fronte del no è capitanato dai 5

Mario Savarese (Amici di Grillo) e Fabio Massimo Castaldo (dep. europeo M5S) contro alla rifo

L

a riforma ha l’obiettivo di superare il bicameralismo. Perché non serve al paese?

Fabio Massimo Castaldo: La tanto sbandierata semplificazione è solo una chimera: aumenterà il numero di procedure legislative e, di conseguenza, il potere discrezionale dei presidenti delle due Camere, nonché il rischio di contenziosi dinnanzi alla Corte Costituzionale. Sui “tempi certi”, vorrei fare riflessione: una riforma disastrosa come la Legge Fornero è stata approvata in soli 18 giorni. In altri casi abbiamo dovuto attendere decenni. Non è, quindi, tanto un problema di procedimento in sé: la realtà è che troppo spesso le tempistiche legate all’approvazione di una legge rispondono agli “umori” di politici che, anteponendo i loro interessi personali a quelli del bene del Paese, tra scambi di favori e servilismo, fanno sì che i provvedimenti restino impantanati. Le immunità parlamentari resteranno e a quel punto verranno estese ai componenti del “nuovo” Senato, elemento su cui molto si dibatte. Qual è il vostro punto di vista sulla questione? Mario Savarese: L’immunità parlamentare aveva un senso quando fu concepita in Costituzione. L’Italia usciva dal fascismo durante il quale i dissidenti potevano essere strumentalmente perseguitati per impedir loro la libertà di esprimersi. Oggi, specie nel periodo che stiamo vivendo, che vede la corruzione e il malaffare entrare nei palazzi, questa forma di garanzia non ha più senso. Anziché abolirla per tutti questa riforma vuole invece farne un cadeau anche per i nuovi senatori non scelti dal popolo e questo desta indubbiamente il terribile sospetto che possa servire a salvare personaggi imbarazzanti. Fabio Massimo Castaldo: Il vero punto è che troppo spesso politici corrotti si sono nascosti dietro l’immunità parlamentare, prevista dall’articolo 68 della nostra Carta, stravolgendone il senso e sentendosi al di sopra di ogni regola da rispettare. Attribuirla poi a chi svolge un mandato locale o regionale e si ritrova incidentalmente a ricoprire anche il ruolo di Senatore senza un’elezione diretta è del tutto irrazionale. Più che immunità, questa sembra semplicemente una ricerca d’impunità. La riforma, comunque, servirà per ridurre in una certa misura i costi della politica. Non è comunque un punto di partenza? Mario Savarese: I costi della politica si possono più consistentemente ridurre attraverso la diminuzione dei parlamentari e la limitazione delle spese dei servizi delle due camere che a oggi continuano ad avere bilanci pressoché segreti. Anche il dimezzamento degli appannaggi ai deputati e ai senatori è una scelta perseguibile ma Renzi ha ritenuto di non discutere la proposta di legge del M5S se non dopo l’elezione referendaria. Un elemento positivo sembrerebbe essere quello delle leggi di iniziativa popolare che godranno della garanzia della discussione in aula. Concordate con questo punto della riforma? Fabio Massimo Castaldo: Non si può certo affermare che questa riforma ampli la partecipazione diretta dei cittadini. Saranno infatti 150 mila le firme necessarie per presentare un di-

segno di legge di iniziativa popolare, un traguardo evidentemente difficile da raggiungere, soprattutto perché il tempo per la raccolta delle sottoscrizioni non cambia e resta di sei mesi. Peraltro, bisognerà vedere se la garanzia della discussione in aula, che poteva aver già in Costituzione dei paletti certi, non sarà di fatto resa ardua se non impossibile dai futuri regolamenti parlamentari. Anche in questo caso, quindi, gettano solo fumo negli occhi degli elettori. Il quesito del referendum influirà sull'esito? Mario Savarese: La complessità delle modifiche alla riforma costituzione è tale che difficilmente l’elettore riuscirà a esprimere un giudizio non viziato da un’insufficiente fuorviante comunicazione. Inoltre, sono tanti gli articoli modificati e meglio sarebbe stato proporli raggruppandoli in tre distinti voti. Renzi fa leva molto sugli slogan. Che tipo di comunicazione serve allora per contrastare quella per il sì? Mario Savarese: Quella corretta, che tuttavia deve scendere necessariamente in sviluppi tecnici difficile da spiegare. Fabio Massimo Castaldo: Renzi, pur di raccattare qualche voto in più, è arrivato a promettere tutto e il contrario di tutto. Ha tentato di nascondere le proprie debolezze interne cercando appoggi esterni ma la verità è una: è diventato la caricatura di sé stesso. Se sarà sì non sarà una catastrofe sostengono i redattori della riforma, anzi ci saranno ulteriori elementi di garanzia, come ad esempio nelle elezioni del Presidente della Repubblica. C'è così da aver paura invece? Fabio Massimo Castaldo: Vorrei fare chiarezza: questa riforma non introduce elementi di garanzia, tanto meno per l’elezione del Presidente della Repubblica. Il combinato disposto tra l’Italicum e la riforma costituzionale determina una forte limitazione della facoltà degli elettori di scegliere i propri eletti vista la sua vocazione iper-maggioritaria. Questo, di fatto, espropria la sovranità popolare a favore di una minoranza politico-parlamentare che, grazie ad un abnorme premio di maggioranza, dal sesto scrutinio in poi (quando basterà la maggioranza dei 3/5 dei votanti e non degli aventi diritto) potrà agevolmente eleggere un Presidente della Repubblica a sé affine. E’ un voto pro o contro Renzi? E soprattutto: perché questa riforma non è utile al paese? Mario Savarese: È inevitabile che il voto rispecchi una valutazione dell’operato di questo Governo e di Renzi stesso, poiché questa riforma è stata voluta e forzatamente portata avanti ad ogni costo dallo stesso Presidente del Consiglio. Questa riforma potrebbe essere utile al paese ma non lo è semplicemente perché non migliora la costituzione esistente. Fabio Massimo Castaldo: Non è stata certo una nostra volontà quella di trasformare questo referendum in un plebiscito pro o contro Renzi: ricordo bene le sue esplicite dichiarazioni con le quali affermava di voler legare il suo futuro, non solo da premier ma addirittura politico tout court, all’esito del referendum. Ora, visti i sondaggi, sta forse cambiando idea. Ma noi del MoVimento 5 Stelle intendiamo costringerlo a mantenere questa promessa. Il potere e le competenze tornano in mano allo

Stato. Non si ha così una gestione più efficiente della cosa pubblica? Mario Savarese: Io penso a situazioni particolari di regioni trasformate in pattumiere o avvelenate dai fumi e dalle sostanze tossiche d’industrie che costituiscono un rischio per l’ambiente. Oggi la Regione ha l’autonomia di intervenire; con la riforma un governo dei lobbisti potrebbe sacrificare l’interesse di molti cittadini per favorire poteri forti o altre regioni. Mi domando a questo punto perché debbano ancora esistere le Regioni! Fabio Massimo Castaldo: Più che di una gestione efficiente, in riferimento al nuovo articolo 117 della Costituzione, parlerei di una vera e propria concentrazione di potere e di un ampliamento delle materie di esclusiva competenza dello Stato. Anche perché, ricorrendo alla “clausola di supremazia”, detta anche “clausolavampiro”, il Governo consentirebbe alla legge dello Stato di intervenire su materie riservate alla competenza legislativa delle Regioni, quando a richiederlo fosse la tutela dell’interesse nazionale. Il problema è che non c’è al-

cuna definizione di che cosa sia tale interesse, che in sostanza diverrà ciò che il Governo di turno considererà tale.” La riforma , dicono dal sì, non stravolge la carta e rende il paese più governabile... Mario Savarese: L’ingovernabilità non dipende dalla Costituzione ma dalla composizione dei governi e dalla legge elettorale che da sempre, nonostante le numerose rivisitazioni, affida un potere smisurato di ricatto a piccole e piccolissime compagini di partiti minori. Fabio Massimo Castaldo: La prima parte della nostra Costituzione non può veramente realizzarsi senza la seconda. La nostra Carta attualmente dà vita a una forma di Stato e di Governo con pesi e contrappesi per tutelare la democrazia ed evitare che quello che è accaduto all’inizio del secolo scorso possa mai ripetersi. Che Italia sarà se vincerà il sì? Mario Savarese: L’Italia di un popolo che presto si accorgerà di aver concesso troppa fiducia alla persona sbagliata e spererei che presto si dia modo al popolo di correggere l’errore. Fabio Massimo Castaldo: Sarà un’Italia tradita dal suo stesso Presidente del Consiglio. Una persona incapace di risolvere le vere emergenze di questo Paese. Cosa farà l'elettore di Ardea? Mario Savarese: È solo una sensazione suffragata dal malessere diffuso che si coglie nelle piazze: Ardea voterà NO. Fabio Massimo Castaldo: Io penso che tanti nostri concittadini coglieranno le vere ragioni di questa “riforma”, quindi i rischi ad essa collegati: farò del mio meglio per sensibilizzarli insieme al MeetUp di Ardea. E spero proprio che ci sarà una netta affermazione del NO.


www.ilcorrieredellacitta.com

Novembre 2016

REFERENDUM

12

5 stelle. Ma anche il sì prende posizione

orma. Daniele Occhiodoro (Vice Pres. Consiglio Comunale) difende invece il testo La riforma mira a superare il cosiddetto bicameralismo paritario contraddistinto dalla famosa “navetta parlamentare”. Ma allora perché tenere in piedi il Senato? Diciamo che con la riforma sono state attuate modifiche un po’ più semplici della Costituzione rispetto a questo punto. Abolire il Senato avrebbe richiesto un intervento maggiore che in tanti in passato tra l’altro hanno provato a fare. Ma non era questo l’obiettivo di una riforma che ricordiamo, non è di Renzi, ma è stata votata dal Parlamento e sulla quale ora i cittadini potranno esprimersi. Chi sostiene il no dice che la riforma non abbrevierà affatto i tempi di approvazione delle leggi e che anzi, il nuovo testo, non essendo chiaro (vedi art. 70 e 71), lascia troppa incertezza. Come stanno le cose? Io penso che stiamo mettendo in campo una semplificazione necessaria e chi ci critica, soprattutto nel mondo della politica, in passato sosteneva proprio quei punti che la riforma prova a cambiare. E lo fa perché lo sta facendo Renzi? In Italia purtroppo funziona così. Io spero che con questo testo si riesca ad arrivare ad un accentramento della decisione, che non ha niente a che vedere con chi parla (del tutto fuori luogo) di autoritarismo, nel senso che il Paese ha bisogno che vengono presi indirizzi precisi e chie ci sia chi si assuma la responsabilità delle proprie azioni. Altrimenti succede come per il ponte che è crollato recentemente: molteplici competenze e la colpa non è di nessuno. Tutti elementi che invece vogliamo provare a cambiare. Al di là di questo comunque penso che noi stiamo aprendo una finestra sulla Costituzione: dopodiché vediamo: se ci sono delle correzioni da fare si faranno ma intanto apriamo questa finestra. E' giusto, in un'ottica di riforma, lasciare le immunità ai parlamentari, che verrebbe estesa quindi anche ai rappresentati del Senato in caso di approvazione della riforma? Io penso che sia una figura utile rapportata al lavoro svolto durante la legislatura. Dopodiché l’immunità, alla resa dei conti, la toglie e la deve togliere il popolo. Chi si propone sulla scena politica deve misurarsi con i cittadini e chi vota deve assumersi la responsabilità su chi ha espresso fiducia. I costi. E' vero che vengono ridotti i senatori, che scompaiono ad esempio quelli a vita, e che viene abolito il CNEL, per citare alcuni passaggi. Ma non si faceva prima a ridurre il numero dei deputati/senatori e intervenire magari sulle loro indennità? Io credo sia un falso tema. E’ il modo di gestire l’apparato politico, i partiti e tutto il sistema istituzionale a fare la differenza. E credo che questa riforma aiuti molo in tal senso. Un elemento positivo sembrerebbe essere quello delle leggi di iniziativa popolare che godranno, seppur nei modi e nei tempi stabiliti dal Parlamento, della garanzia della discussione in aula. Perché allora triplicare le firme necessarie? Io penso che viene introdotto un elemento importante: se passa la riforma con 150 mila firme si può far valere la propria voce cosa che non accade invece oggi. Ovvio che non poteva esserci un numero troppo basso di proponenti

ma così - 150mila firme non sono un traguardo irraggiungibile - è possibile avanzare al Parlamento una proposta. Pensiamo ad una cosa banale ma che secondo me rende l’idea: si propone la riduzione dei parlamentari. Pensa sia un problema raccogliere le firme? Altra cosa importante è l’introduzione del referendum propositivo di cui però si parla troppo poco.

Il quesito del referendum. Concorda che poteva essere scritto diversamente? Per come è stato messo non è per così dire fuorviante? Chi sostiene questo sta dicendo che l’italiano è stupido, cioè una persona che non è in grado, con tutta l’informazione che c’è, di capire come stanno le cose. E io non credo che sia così. Renzi e gli slogan, come il Ponte sullo stretto. Chi vuole il no attacca proprio su questi punti: è corretto secondo lei puntare su questo tipo di comunicazione? Secondo me semplicemente fa parte del gioco, senza contare che credo che il Ponte, visto che lei lo ha citato, sia un’opera utile al paese. I fautori del no parlano di deriva autoritaria in caso di vittoria del Sì a causa di un eccessivo accentramento di potere nelle mani di un uomo solo. Cosa risponde? Io sono di questo avviso: dove si riescono a prendere delle decisioni c’è efficienza. Faccio un esempio: il piano urbanistico dell’Eur che ancora “regge” dopo 80 anni; ma tutto quello che è stato deciso dopo gli anni settanta è letteralmente esploso. Questo per dire che poi si è stati incapaci di governare. In ogni caso parlare di problema di democrazia nel 2016 è esagerato anzi dirò di più: secondo me è così, con l’attuale sistema di cose, che non c’è democrazia perché non si riesce mai a decidere niente. Il problema poi, al di là di tutto, sono sempre le persone e noi in Italia abbiamo il problema di non capire l’importanza dell’interesse comune. A me hanno insegnato una cosa: per misurare la civiltà di un paese basta guardare le recinzioni che separano le case: più sono alte meno c’è civiltà condivisa. Questo, secondo me rende bene, l’idea. E’ solo un voto pro o contro Renzi? E soprattutto: questa riforma è utile al paese? Io credo che chi governa sta sempre davanti a un forcone. Oggi c’è Renzi, domani ce ne sarà un altro e così via e siamo sempre pronti a fare la guerra a priori contro tutti i Premier, spesso anche dai partiti di appartenenza. Detto questo

penso che all’inizio ci sia stato un errore da parte sua, perché forte di un consenso che ha ricevuto alle europee ha pensato che, personalizzare il referendum avrebbe giocato a suo favore. In questo modo si è persa di vista però la riforma che invece è utile a questo paese. E su Renzi dico che è la persona giusta in questo momento e che non ci sono altre valide alternative a lui. Lo stesso Di Battista è molto abile quando si tratta di attaccare l’avversario politico o protestare, ma quando poi serve “costruire”? Io non vedo la stessa competenza. Secondo me Renzi con la sua esperienza politica è in grado di fronteggiare il ruolo che attualmente ricopre. Regioni e competenze: si osserva con il testo un ritorno ad un certo accentramento statale a discapito degli enti territoriali. E’ un bene? In Italia siamo stati capaci di triplicare competenze su qualsiasi cosa. Abbiamo fatto fuggire investitori per colpa di enti che si sovrapponevano nelle competenze, ci siamo lamentati per anni e ora che si provano a cambiare le cose votiamo no? Serviva realmente proporre un cambiamento così radicale della nostra carta? No non penso sia così. Serviva un aggiornamento della nostra carta anche semplicemente per stare al passo con i tempi. La Costituzione è il frutto di un ben determinato periodo storico che necessariamente va aggiornata. C’è una differenza sostanziale dal ‘48 ad oggi, culturale, tecnologica insomma sotto tutti i punti di vista. Che Italia sarà se vincerà il no? Si sarà persa un’occasione unica. Passatemi il termine, sarà stato una specie di suicido. Dimostrerebbe che l’Italia è incapace di riformarsi. Cosa farà il cittadino di Ardea? E’ impossibile prevederlo. Ad Ardea c’è una vita pubblica molto difficile da intercettare ed è impossibile per questo azzardare previsioni.


13 APPROFONDIMENTI

Il Corriere della Città

Novembre 2016

Pomezia, vicenda Tacconi Dopo la sentenza del Consiglio di Stato parla il privato

R

iconvertire l'ex stabilimento industriale "Tacconi" per trasformarlo in un centro residenziale. Era questo il progetto presentato al Comune di Pomezia dal gruppo Cerroni attraverso la "Società Petromarine Italia srl" per riqualificare l'area sita il località Campo Selva a Pomezia. Lo scorso anno però, a seguito dello stop voluto dalla giunta Fucci (il Sindaco non firmò con il privato la convenzione atta a far partire i lavori ndr) avallato in seguito anche dal Tar, tutto l'iter venne bloccato e sul centro residenziale sembrava quindi apparsa la parola 'fine'. Il Consiglio di Stato tuttavia, con la sentenza 4027/2016 del 29 settembre, ha ribaltato il tutto facenda chiarezza sulla vicenda e aprendo, di fatto, nuovi possibili scenari. La palla passa ora infatti (di nuovo) al Comune di Pomezia: Piazza Indipendenza dovrà decidere se bloccare definitivamente il progetto, ma in questo caso servirà una delibera di Consiglio Comunale, o arrivare a firmare la petizione con la società Petromarine Italia srl. Ripercorsa la cronaca della vicenda, anche giudiziaria, riserviamo ora un passaggio all'analisi del progetto presentato dalla Petromarine Italia Srl, proprio l'oggetto del contenzioso con il Comune di Pomezia. Per questo ci siamo rivolti ai vertici dell'azienda alla quale abbiamo rivolto le seguenti domande. Alla luce della sentenza del Consiglio di Stato quali saranno le prossime mosse della Petromarine? "Tengo a fare una premessa. Forse si ha una cattiva idea sul gruppo e di chi lo rappresenta perché noi fin dal primo momento, anzi dalla nascita del progetto, abbiamo cercato di fare un qualcosa di unico nel suo genere con un progetto edificatorio che, oltre al privato, pensasse alla qualità della vita degli abitanti di Pomezia e dei suoi cittadini. L’obiettivo è sempre stato quello di procedere alla riqualificazione di un

sito problematico e di un area degradata diventata, con il passare degli anni, una discarica a cielo aperto. Abbiamo sempre cercato il confronto con questa amministrazione ma il Sindaco Fucci e la sua Giunta ci hanno proposto soltanto di eliminare completamente il nostro progetto per farne un’area completamente commerciale. Abbiamo ritenuto questa proposta improponibile ed inaccettabile in quanto lì vicino vi è già un centro commerciale distante appena 50 metri in linea d’aria (c.c 16 pini ). Ciò avrebbe voluto dire congestione del traffico e fallimento totale dell'intero progetto. Dove risiede allora la verità? E soprattutto: nel concreto cosa state offrendo ai cittadini tanto da sembrare benefattori? "No, non siamo benefattori ma persone umili e rispettose le quali vorrebbero riaprire un dialogo serio e costruttivo con questa amministrazione anche in virtù della sentenza dei giudici che rende finalmente giustizia e non lascia più spazio a interpretazioni di parte riproponendo e facendo capire che quello che noi stiamo dando già in fase di approvazione del piano integrato (ovvero cessione al comune del 20% della cubatura e creazione di un parco usufruibile) non ha nulla a che vedere con tutte le altre operazioni immobiliari del territorio approvate e che la stessa amministrazione in questa fase sta cercando di condurre in porto attraverso un giusto ed equilibrato compromesso per mantenere il diritto del privato e nel contempo la pubblica utilità. Ma il nostro progetto va oltre quello che è scritto perché se fosse stato spiegato alla collettività, in termini chiari e veritieri alla collettività ed alla cittadinanza, avrebbe senz’altro riscosso il consenso di tutti. Infatti si sarebbe potuto vedere quello che oggi deve essere sotto gli occhi di tutti e cioè che, nei criteri di progettazione, è stato dato spazio alla vivibilità ed al miglioramento dell'area circostante

tanto che il progetto contiene un parco per passeggiare e andare in bicicletta, la piantumazione di centinaia di alberi per creare un polmone verde, un centro sportivo, la bonifica del laghetto presente rendendolo un valore aggiunto, zone ludiche per i bambini, case costruite e pensate per dare la possibilità anche ai portatori di handicap di viverle con la massima armonia e senza disagi. Insomma il nostro progetto è davvero un qualcosa di diverso: innovativo e socialmente utile”. Cosa vi aspettate ora dall'Amministrazione? "Diciamo che, leggendo i giornali, abbiamo potuto notare come ultimamente, onde evitare inutili cause giudiziarie e spreco di denaro pubblico, si sta diffondendo l’idea che, se non si parte da sciocchi preconcetti e analoghi pregiudizi ad personam, si può addivenire tranquillamente a un accordo tra amministrazione pubblica ed imprenditoria privata che rende soddisfatto sia l'imprenditore ma soprattutto evidenzia la capacità di un'amministrazione di lavorare nell'interesse dei cittadini ottenendo servizi ottimi a costo zero. Quindi ci auguriamo che, in questo lasso di tempo indicato dal giudice amministrativo, il nostro progetto possa essere seriamente preso in considerazione dall’amministrazione come già accaduto con altre realtà così da offrire ai cittadini un città migliore". Il Comune "Non abbiamo firmato la convenzione – dichiarava lo scorso anno il sindaco Fabio Fucci all'indomani della sentenza del Tar - e abbiamo fatto bene. Come con tutti i piani urbanistici adottati dalle precedenti Amministrazioni, abbiamo proceduto con un’attenta analisi degli atti per verificare che l’interesse pubblico non fosse violato dall’interesse dei privati, oltre a far emergere le criticità del piano. Gli Uffici tecnici hanno rilevato tra le altre cose che l’area oggetto di intervento ricade in zona agricola, adiacente all’area archeologica e all’aeroporto di Pratica di Mare, e che l’area destinata a verde pubblico attrezzato e a parcheggio pubblico ricade nella fascia di rispetto delle viabilità. Elementi che hanno reso necessarie una serie di verifiche sull’attività svolta da alcuni funzionari del Settore Urbanistica che il giudice ha riconosciuto come legittime”. Ora però, come detto, il Consiglio di Stato ha nuovamente ribaltato tutto: la partita rimane dunque aperta ed ora tutti attendono il prossimo passo dell'amministrazione pometina.


WWW.CIPRIANIUTENSILI.IT

Il Modo Migliore Per Affrontare L’inverno.

€ 4,50

+iva

Offerta Sacco Da 15Kg

€ 3,80

+iva

Offerta Sacco Da 15Kg Acquistando L’intero Bancale Da 65 Sacchi

Le Offerte Continuano Con Le Nostre Stufe A Pellet

SHOWROOM VIA DEI CASTELLI ROMANI 40A - 00071 POMEZIA ( ROMA) T.+39 06 9106662 F.+39 06 9106113




17 APPROFONDIMENTI

Il Corriere della Città

Novembre 2016

Spari e paura a Pomezia Ricordi di una notte di terrore che ha segnato la storia del crimine di Via Cincinnato ecco cosa accadde nel villino sequestrato alla mafia che ora verrà gestito dalle associazioni del territorio

È

stata inaugurata mercoledì 28 settembre – grazie al progetto ‘Tana libera tutti’ - la nuova destinazione del villino di via Cincinnato N. 4, confiscato alla mafia nel 1995 e trasferito al patrimonio del Comune di Pomezia nel 2009: adesso in quelle stanze le associazioni del territorio vi svolgeranno progetti sociali e culturali. Ma quanti sanno o si ricordano di cosa accadde qui nel lontano 1982? Chi sa chi era la persona che viveva in quella villetta e cosa accadeva dietro quelle mura? La storia di quell’abitazione è stata ormai dimenticata da molti, anche se negli ultimi anni alcuni giornali hanno ripercorso la vita di chi l’abitava: Salvatore Di Maio, braccio armato del boss della camorra Raffaele Cutulo. Un uomo pericoloso, quasi “invisibile” ai vicini di casa, che vedevano sempre le tapparelle abbassate in quella villetta.Autore di più di 10 omicidi, Salvatore Di Maio, dopo l’arresto con sparatoria avvenuto proprio in quel villino di via Cincinnato a Pomezia, è finito in regime di carcere duro (41 bis) con l’aggravante dell’articolo 7 (aggravante mafiosa), condannato a sei ergastoli per altrettanti omicidi: trent’anni di vita trascorsi a Rebibbia. Ma nel 2010, essendo passati 30 anni dal primo arresto, Di Maio – conosciuto come “Tore o' Guaglione”, ma anche come “Faccia d’Angelo” per il suo aspetto angelico - ottiene i primi permessi premio, fino ad arrivare qualche anno dopo al regime di semilibertà nonostante il 41 bis. Un caso rarissimo, visti i sei ergastoli che avrebbe dovuto scontare, il primo in Italia, che ha suscitato la rabbia e lo sdegno dei parenti delle vittime.Ma cosa successe a Pomezia la notte del 12 novembre del 1982?Facciamo un piccolo passo indietro. Il 5 gennaio 1981 Salvatore Di Maio - accusato di omicidi, tentati omicidi, rapine ed estorsioni - viene finalmente arrestato, dopo due anni di latitanza. Ma il 15 giugno del 1982, due giorni dopo essere stato condannato dalla Corte d’Assise a 13 anni di reclusione per associazione per delinquere, rapina ed estorsione, evade dal vecchio carcere di Salerno. L’allora 24enne killer, che era sposato e aveva anche due bambine, trova rifugio in una villetta di Pomezia, in via Cincinnato 4, proprio quella che ora sarà sede di tante associazioni culturali.I vicini di casa, tutte giovani coppie, molte delle quali con bambini piccoli, non sospettano minimamente che quella famiglia possa nascondere un segreto così grande, anche se qualcosa di strano nei loro componenti c’è.Le tapparelle dell’abitazione, il “villino n. 11”, infatti, restano sempre chiuse, anche quando sono tutti in casa. Anche d’estate, con il gran caldo di certo non temperato da condizionatori. E poi visite a orati strani. Riunioni, si scoprirà poi, tra personaggi legati al clan Cutulo.Intanto le bambine giocano spesso con i ragazzini delle villette a fianco. Erano tutti molto uniti, i bambini di quel comprensorio. Come i loro genitori, che avevano fatto amicizia nel tempo. Ma non con i nuovi arrivati, i Di Maio. Che poi come si

chiamassero davvero nessuno lo sapeva. L’estate passa lenta e sonnacchiosa, arriva l’autunno e i primi freddi. Le bambine stanno meno nel giardino e le serrande si ostinano a restare abbassate. Ormai sono passati cinque mesi da quando questa famiglia è arrivata a Pomezia, e i vicini si sono ormai abituati alle sue stranezze. Nessuno, tra gli abitanti della zona, che all’epoca era considerata la parte più lussuosa di Pomezia, si accorge che da qualche giorno le villette sono tenute sott’occhio dai carabinieri. Tanti carabinieri: militari arrivati da Nocera Inferiore, guidati dall’allora capitano Gennaro Niglio e supportati dai colleghi di Pomezia. Nella notte del 12 novembre scatta il blitz. Gli uomini dell’arma provano a entrare sfondando la porta di ingresso. La buttano giù e Di Maio, vistosi scoperto, tenta di fuggire salendo in cima al villino, ma i carabinieri lo inseguono persino sul tetto, fino ad acciuffarlo. Per riuscire a prenderlo ci fu una sparatoria, che tutti i vicini sentirono. Ci furono grida spaventate, sangue e bossoli a terra. E alla fine lui, Tore o' Guaglione, portato via come fino a quel momento gli allibiti vicini avevano visto fare solo in tv. I ricordi di chi c’era “Ancora mi ricordo benissimo, anche se avevo solo sei anni – racconta un uomo, oggi quarantenne, che vive nel complesso – Era sera, il condominio era pieno di carabinieri armati che intimavano alle persone chiuse nella villetta di uscire fuori. A un certo punto ho sentito gli spari: qualcuno era uscito dalla villetta ed era salito sul tetto, iniziando a sparare per cercare di fuggire. Ma i carabinieri sono saliti anche loro sui tetti, mentre si continuavano a sentire gli spari. Di Maio lo hanno catturato sul tetto della villetta di un nostro vicino. La pistola, invece, l’ha buttata nel giardino di un altro vicino: l’hanno ritrovata solo qualche giorno dopo le persone che ci abitavano. Era pieno di bossoli ovunque. Io ricordo anche il sangue”. “Era notte fonda, ma non saprei dire che ora fosse. Ero in camera da letto con mia moglie – racconta

Paolo Favarato – mentre mio figlio dormiva in cameretta. Ad un tratto ci siamo svegliati di soprassalto per dei botti. All’inizio pensavamo ai fuochi d’artificio, ma le grida concitate che arrivavano da fuori ci hanno fatto capire che si trattava di qualcos’altro. Spaventati, abbiamo preso il bambino e ci siamo rifugiati tutti e quattro sulle scale che portano in mansarda. Quello era il punto più sicuro della casa, perché se qualcuno avesse provato a sparare contro le nostre finestre non ci avrebbe mai colpito, se fossimo rimasti lì. Ormai avevamo capito che si trattava di una sparatoria, sentivamo i colpi sibilare. Io ho guardato dalla finestrella della mansarda e ho visto le persone che correvano sui tetti. È stato davvero spaventoso. A un certo punto dalla finestra ho visto una persona, che poi ho saputo essere Di Maio, scappare sul tetto della villetta di fronte alla mia, rincorso dai carabinieri e alla fine preso. Solo molti minuti dopo ho iniziato a vedere che la gente si affacciava dalle finestre e dalle porte delle case: dopo un po’ siamo scesi in strada, per cercare di capire cosa fosse accaduto: c’erano centinaia di bossoli a terra, mai vista una cosa del genere”. Chi abitava in questo comprensorio di villette ricorda che, non appena arrivata, questa strana famiglia fece alzare il muretto che costeggia il giardino che, rispetto agli altri, era molto più trascurato: nessuno andava mai fuori a tagliare l’erba o a potare gli alberi. Le imposte sempre chiuse, poi, non invitavano alla confidenza tra vicini.”Lui non lo abbiamo mai visto – concordano i vicini di allora – forse perché, come confermato dai numerosi trucchi e parrucche trovati con le perquisizioni successive all’arresto, ogni volta arrivava con una “faccia nuova”, oltre che con un’automobile sempre diversa. La moglie, invece, ogni tanto la incontravamo”. Un’altra cosa strana di quel periodo, ricordano ancora i residenti, era il fatto che il cancello principale del comprensorio fosse sempre rotto “Restava sempre aperto: noi lo facevamo sistemare e puntualmente il giorno dopo lo trovavamo guasto e spalancato. Solo in seguito abbiamo capito che doveva restare aperto per facilitare il passaggio di qualcuno che evidentemente non doveva fermarsi e scendere per citofonare. I omportamenti strani, anche quelli a cui non avevamo mai fatto caso, sono poi diventati chiari dopo l’arresto, man mano che arrivavano le notizie su chi fosse e cosa facesse questa persona. Di certo non immaginavamo di essere coinquilini di un camorrista…”. I ricordi, affievoliti dal tempo, riemergono tra le persone che vivevano in questa “oasi” di Pomezia. . “Nel giardino, sin dal primo giorno in cui quella famiglia arrivò qui, c’erano sempre lenzuola stese su lunghi fili posti proprio davanti alle finestre - ricorda un altro abitante – mentre sul muretto, che era stato alzato rispetto a quello originale, erano stati messi dei vasi di fiori a coprire maggiormente la visuale.


18 APPROFONDIMENTI Ma, nonostante tutti questi “segnali”, nessuno di noi ha mai sospettato che in quella casa si potesse nascondere un criminale, soprattutto di quel calibro. Scoprirlo è stato uno choc per tutti. Credevamo che questa fosse un isola felice, invece…” “Nel 1987 – ricorda il Luogotenente Antonio Cutillo, che ora presta servizio presso la Stazione Carabinieri di piazza Dante – ricevemmo la segnalazione da parte di alcuni operai che, a seguito di lavori di riparazione della villetta, avevano trovato delle armi. Facemmo un sopralluogo e, in effetti, sotto le tegole del tetto, vicino alla canna fumaria del camino, c’erano delle pistole, forse perse durante la sparatoria di quella notte. Sequestrammo il tutto, facendo una relazione che andò ad arricchire il dossier a carico di Di Maio”. Dopo gli accadimenti di quella notte, la casa – ormai disabitata – andò all’asta, probabilmente a causa del mutuo non ancora estinto. Ad aggiudicarsi l’affare fu una famiglia che, dopo aver regolarmente pagato al Tribunale quanto stabilito dal giudice, non riuscì mai ad entrare nell’abitazione: trattandosi di bene appartenuto a un esponente mafioso, infatti, nel frattempo (nel 1995) lo Stato aveva confiscato il villino e nel 2009 la casa era stata trasferita al patrimonio del Comune di Pomezia. Gli acquirenti si ritrovarono quindi ad aver sborsato una cifra consistente per non avere nulla in cambio, salvo iniziare una causa contro il Tribunale che aveva indetto l’asta. Ma questa è un’altra storia. Tornando a Di Maio, una volta arrestato, per Tore ‘o guaglione sono scattate le procedure di massima sicurezza. Ha avuto nuovi processi (era accusato di più di 10 omicidi) e la mancanza di prove ha portato anche ad alcune clamorose assoluzioni: Di Maio è stato assolto

dall’accusa di aver fatto parte del commando che uccise Marcello Torre, il primo cittadino di Pagani freddato sotto casa l’11 dicembre del 1980, delitto per cui ventidue anni più tardi è stato condannato solo il mandante, Raffaele Cutolo. Assoluzione anche per l’omicidio della piccola Simonetta Lamberti, 10 anni, colpita per errore il 29 maggio del 1982, in un agguato il cui obiettivo della camorra era il padre, il giudice Alfonso Lamberti, all’epoca procuratore di Sala Consilina. Non è andata così per l’omicidio di Elio Di Mella, un giovane carabiniere freddato con un colpo alla testa nell'assalto al fur-

Il Corriere della Città

Novembre 2016

gone che trasportava il boss Mario Cuomo al tribunale di Avellino: per questo assassinio Di Maio fu riconosciuto colpevole. Nel 2010, grazie a dei permessi, ha iniziato a uscire dal carcere. Fino a quando, come scrivevamo all’inizio, nel 2013 ha visto aprirsi la porta verso la libertà. Adesso, all’età di 58 anni, Di Maio vive nella provincia di Roma, non si sa bene dove. Chissà se i suoi vicini di casa sanno chi è il nuovo inquilino… Maria Corrao




21

Il Corriere della Città

SPORT

Novembre 2016

Boxe, L'intervista Francesco Lomasto sfida Luciano Randazzo: in palio c'è il titolo italiano dei superleggeri. “E’ il match più importante della mia carriera”

L

'appuntamento è di quello da mettere in agenda. Il 12 novembre, presso il Palaolgiata di Roma, l'atleta pometino sfiderà il detentore del titolo italiano dei superleggeri, Luciano Randazzo. L'incontro che vale una vita insomma per Francesco che è reduce da un buon momento di forma: sono infatti sei i successi consecutivi messi in fila dal boxeur nostrano (che salgono addirittura a nove per ritrovare la prima sconfitta datata 21 marzo 2015) ottenuti anche contro avversari di ottima caratura e dalla lunga esperienza. Francesco è carico, pronto a cimentarsi, a suo dire ma non potrebbe essere altrimenti, con l'incontro “più importante della sua vita”. Non guarda al passato né al futuro, aspetta quel giorno ma senza farlo “diventare una fissa”. Non si espone sull'avversario, che ha studiato ma non troppo – anche se tutti conoscono la sua maniacalità con la quale prepara gli incontri, perché preferisce “conoscere gli avversari sul ring”. Ecco le sue parole allora alla vigilia del match. Come stai? “Devo dire bene. Mi sento alla grande, il corpo risponde alla perfezione agli allenamenti e io sono davvero carico” Che anno è stato fin qui? Hai affrontato avversari esperti e hai portato a casa il risulto sempre: sei soddisfatto di quanto fatto? “Io prendo in considerazione sempre un incontro alla volta. Non guardo mai avanti né indietro: ogni match fa storia a sé. Sono comunque contento perché erano tutti test impegnativi e li ho superati. Proprio dalla forza degli avver-

sari deriva la mia soddisfazione perché erano tutti quotati. Oggi mi rendo conto che la strada che ho intrapreso è buona spero di contiunare così.” Veniamo all'incontro del 12 novembre. C'è una preparazione particolare per incontri di questo tipo? “L'ostacolo più grande per me è stato prepararmi per le 10 riprese quasi il doppio rispetto a quelle che ero abituato a fare. Stiamo pro-

vando cose nuove, non le abbiamo mai fatte, ma ci stiamo preparando bene.” Il tuo avversario, Luciano Randazzo. Ha vinto il titolo che era vacante battendo De Donato. Che idea ti sei fatta di lui? “Non lo conosco. Ho visto qualcosa ma a me non piace parlare molto prima degli incontri. Anche perché preferisco conoscere il mio avversario sul ring, faccia a faccia, occhi negli occhi. Credo anche che per quanto uno possa studiare alla fine l'incontro è una cosa a sé come la vita: non sai mai cosa può succedere” Al livello personale cosa significa per te questo incontro? “E' l'incontro più importante della mia carriera. Fino adesso è il gradino più alto sul quale sia mai salito. Ma lo reputo comunque un match come gli altri, non mi faccio prendere da altre cose. E' di certo emozionante sia per me sia per la mia famiglia, ma voglio rimanere freddo e distaccato per quanto possibile. E' un incontro, punto. Non è un arrivo, non è una partenza. Se andrà bene cambierà in meglio qualcosa, se andrà male sarà buono lo stesso perché avrò imparato lezioni da mettere in pratica nella mia carriera. Se darò tutto me stesso, se farò tutto quello per cui mi sono preparato non avrò rimpianti ” Quel giorno come te lo immagini? “Non ci penso. Se ci penso diventa una fissa e non mi godo il presente. Quel giorno lo prenderò come verrà.” Luca Mugnaioli

Calcio dilettanti

Eccellenze del territorio

Il derby di Eccellenza è per Amatrice. I risultati dell’ultimo turno di ottobre: bene Team Nuova Florida e Airone Ardea

Pomezia, eccellenze del territorio: intervista ai dottori pometini Bonetto e Greggi della F.I.G.C.

Eccellenza B Sorride nel derby di fine mese l’Unipomezia Virtus (incasso devoluto alle popolazioni colpite dal sisma) che, grazie ad Italiano e Mancini, supera il Pomezia Calcio per 2-1. Entrambe condividono con Lido dei Pini e Racing Club il centro classifica del raggruppamento, con queste ultime che hanno realizzato rispettivamente un pareggio (Aprilia) ed una sconfitta (Itri).

Promozione C Altro derby con sorrisi e rimpianti. Il Team Nuova Florida supera con un netto 3-0 l’Indomita Pomezia - ancora alla caccia della prima vittoria stagionale - portandosi ad un solo punto dalla capolista Cavese. 1a Categoria G Cataffo, De Carolis, Bongars e Feola firmano il 4-1 con cui l’Airone Ardea schianta la Garbatella. Rutuli ora sesti a pari punti con la

Città di Pomezia sconfitta invece dal Tuscolano. 2a Categoria H Successo per la Virtus Ardea che batte con un sonoro 4-1 il Tor de Cenci mentre fa registrare un passaggio a vuoto l’Atletico Torvaianica, uscita sconfitta dal campo 2-1 contro il Giulianello. 3a Cat.Roma A Passaggio a vuoto per l’Enea Pomezia (2-1), vince invece 4-3 la Virtus Torvaianica contro il Gladiatori.

De Santis (Unipomezia)

Dottor Greggi da quanto tempo è nella rappresentativa nazionale della Lega Dilettanti ? «Sono in federazione da cinque anni gli ultimi tre da Medico Responsabile, prima nella rappresentativa Nazionale Under 18 e gli ultimi due nella rappresentativa Serie D» Il suo ruolo che situazioni le porta a gestire? «Come medico responsabile seguo i ragazzi sia durante le partite che negli stage di preparazione specialmente in occasione di tornei importanti come quello di Viareggio e il Caput Mundi che prevedono lunghi periodi di allenamento. Mi sono sempre occupato di traumatologia sportiva ricercando strategie di prevenzione, cura e recupero ed è proprio in quest’ottica che si è instaurata la collaborazione con Andrea, avendo come obiettivo una sinergia multidisciplinare a 360 gradi ad hoc rispettando le caratteristiche specifiche di ogni atleta». Dottor Bonetto tra le manifestazioni del panorama calcistico nazionale quale l’ha coinvolta maggiormente? «Sicuramente l’esperienza avuta insieme al dott.

Greggi al Torneo di Viareggio perché mi ha arricchito professionalmente avendo avuto la possibilità di lavorare con un mostro sacro come il Professor Vicenzo Pincolini a Coverciano e l’opportunità di svolgere la doppia mansione di Fisioterapista e Preparatore Atletico». Un episodio che ricorda con maggior simpatia ?«Più che di episodi mi piace parlare della stupenda atmosfera che si crea con il gruppo dove giocatori e staff condividono gioie e sofferenze in vista di un unico obiettivo, poiché sono certo che prima di essere una grande squadra in campo bisogna esserlo anche fuori da esso. Mi viene in mente una citazione del grande campione Michael Jordan che diss : Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra che si vincono i campionati». Massimiliano Gobbi



23

INFORMAZIONE

Il Corriere della Città

Novembre 2016

Pomezia, “Studio Finder” festeggia la prima decade di attività

S

tudio Finder, ovvero la creatività a 360°. L'attività, gestita da Luigi Nuzzo e, da qualche tempo, anche dalla moglie Simona per quanto riguarda il commerciale, è diventata negli anni uno dei punti di riferimento del territorio per tutto ciò che concerne il mondo della pubblicità ma non solo, considerando la molteplicità dei servizi offerti e proposti dall’agenzia. Non c'è infatti il servizio o il prodotto fine a sé stesso ma un ambiente dinamico, concepito per stupire, interamente all'insegna della creatività. Un esempio? Il negozio stesso sito dietro Piazza Indipendenza, in Largo Catone (zona Ex Consorzio), che consigliamo vivamente di visitare. Proprio qui competenza e professionalità si fondono alla perfezione in un ambiente creativo. Tutto questo ha consentito a Luigi e a Simona di arrivare sin qui. “Siamo orgogliosi del traguardo raggiunto, ne è passato di tempo, sono sincero, 10 anni sono tanti per un’attività come la nostra basata soprattutto su un rapporto professionale di fiducia e collaborazione reciproca che con la maggior parte dei nostri clienti e partner continua da anni, crediamo che ogni cliente e progetto siano unici e che l’unica strategia di collaborazione possibile sia di tipo win-win, in cui la soddisfazione e il successo del cliente siano motivo di vincita e di crescita anche per noi”.

Negli anni infatti la notorietà del marchio “Finder” è progressivamente aumentata diventando ormai popolare non solo tra gli addetti ai lavori ma anche e soprattutto tra il pubblico in generale. “L'invito che rivolgiamo a tutti è quello di passare a trovarci in sede per comprendere i nostri metodi di lavoro e soprattutto per conoscere da vicino i numerosi prodotti e servizi che proponiamo che spaziano dal progetto del logo al classico biglietto da visita commerciale o azien-

dale che sia, al volantino o flyer per arrivare ai gadget, alla pannellistica e all’allestimento di automezzi o insegne luminose con cassone. In poche parole venite con l’idea, al resto pensiamo noi, e se non avete un’idea dettagliata saremo ben lieti di consigliarvi sul da farsi. Attraverso queste righe voglio poi cogliere l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a far crescere la nostra attività, dandoci fiducia e accompagnandoci fino a questo compleanno decennale.



26

INFORMAZIONE

Il Corriere della Città

Novembre 2016

"Intelligence": un'analisi strategica del territorio e della popolazione per la sicurezza del Comune di Ardea. Intervista alla Dott.ssa Beatrice Farneti

"

Questa ricerca è un'analisi del territorio e della popolazione di Ardea pensata come base per ottenere dei finanziamenti stanziati dall'Unione Europea, che farebbero molto comodo alla nostra città". Incontriamo la Dottoressa Beatrice Farneti, giovane Coordinatrice del Centro di Balistica Forense, Laureata in Scienze Politiche e Relazioni per parlare della pubblicazione della sua Tesi di Master, un'attenta analisi del territorio, della popolazione e delle possibilità di Ardea, pubblicata da Edizioni Accademiche italiane. "Ho scoperto che Ardea, geograficamente, è a forma di L. Noi che viviamo qui non abbiamo idea del nostro spazio, della vastità e della densità del nostro territorio. Questa cosa mi ha fatto incuriosire e riflettere, e in effetti le medesime incertezze che abbiamo sulla forma del nostro paese le abbiamo sulle possibilità di sviluppo, anche quelle che ci vengono offerte a livello regionale ed europeo. Ad esempio, la Regione Lazio mette a disposizione dei bandi ai quali il Comune potrebbe aderire per ottenere dei finanziamenti che una volta reinvestiti sul territorio porterebbero Ardea a crescere. Come a Reggio Calabria, dove un Centro di Studi in Criminologia ha ottenuto un sostanzioso finanziamento dall'Europa partecipando ad un bando. Si tratta di progetti a disposizione di tutti che però non vengono sfruttati, incentivando una situazione di stallo che va avanti da troppi anni". La Regione Lazio ha istituito il SITR, Sistema Informativo Territoriale Regionale, un Geoportale (cioè un sistema web) che rende i dati territoriali e ambientali fruibili a tutti, fornendo un'ampia gamma di strumenti atti a facilitare la

risposta a molti problemi tecnici o giuridici. Tra i progetti più interessanti presenti nel SITR c'è "I-scope", un'iniziativa europea finalizzata alla creazione di portali web e applicazioni per Smartphone tramite i quali i cittadini professionisti e le Pubbliche Amministrazioni potrebbero accedere a specifici servizi che faciliterebbero la qualità della vita di tutti, rendendo la quotidianità più 'Smart' cioè 'Intelligente'. "Ma queste cose spesso i cittadini non le sanno", ha commentato Beatrice Farneti. "Ardea è fondamentalmente un bellissimo paese, con una grande storia, ma forse non tutti i suoi abitanti ne hanno coscienza, e questo l'ha lasciata nelle mani della criminalità e del degrado. Dai grafici che ho inserito nella mia ricerca si evince quanto purtroppo siano pericolose le nostre zone, facendo emergere che la gran parte delle persone che delinquono nel territorio ardeatino non ci abitano e che al contrario chi abita ad Ardea solitamente delinque in altre zone. Questo interscambio nasce perché nessuno vuole farsi sorprendere a disattendere la legge nel posto in cui vive ed è conosciuto". Si viene a creare così una sorta di 'Pendolarismo del crimine' che - unito allo scarso numero di Forze dell'Ordine presenti sul territorio e ai pochi mezzi a loro disposizione - crea fratture in un ordine sociale precario, all'interno delle quali si insinuano sempre più spesso disagio e malcontento. Ma, secondo lei, una riqualificazione del territorio è possibile? "Certo: innanzitutto dovremmo comunicare di più tra di noi, tra vicini. Un cambiamento nella nostra città deve partire da tutti noi. La paura porta spesso le persone a tacere quando annusano il peri-

colo, ma questo va a nostro discapito, dovremmo far fronte comune davanti a chi vuole che regni la paura. E, in secondo luogo, Ardea dovrebbe investire sul turismo considerando che nella stagione estiva la popolazione del paese triplica. Nonostante il mare non sia dei più puliti le persone vengono comunque nel periodo estivo: perché non sfruttare questo potenziale anche in favore delle 'casse' del Comune?" Ma come? "Sfruttando il sito archeologico di Castrum Inui, ad esempio. È un potenziale con la P maiuscola (citato anche nell'Eneide di Virgilio n.d.r) ed è qui, ad Ardea, a due passi dalle Salzare. Perché non costruirvi intorno una teca come quella dell'Ara Pacis a Roma, o dei siti archeologici di Ostia Antica? A quel punto anche dall'esterno, per chi non volesse visitarla, sarebbe possibile vedere quello che è stato rinvenuto grazie agli scavi, e si avrebbe un polo culturale millenario a due passi dal mare. Poi da lì si potrebbe costruire un bar, o un ristorante vicino l'area, e credo che questo potrebbe comportare un serio passo in avanti per Ardea, per non parlare di un possibile recupero del Palazzo Sforza Cesarini, o di ciò che ne resta, che potrebbe rappresentare un ennesimo patrimonio di storia per la nostra città". Insomma la consapevolezza delle opportunità che la nostra terra ci offre potrebbe migliorare la qualità di vita per tutti noi. Pensi che rimarresti qui ad Ardea se niente dovesse cambiare? “No, credo di no”. E, da quello che si sente in giro, in tanti – su questo punto – la pensano come Beatrice. Samantha Morano

I 5 beauty prodotti ai quali non posso più rinunciare

U

omini, questa non è roba per voi. Donne, vi voglio belle vispe e attente perchè sto per darvi i nomi di alcuni prodotti di bellezza che mi hanno facilitato la vita, e anche un bel po'. Quindi, spalancate gli occhi, prendete carta e penna e preparate il portafoglio. Capelli. I miei sono crespi, ricci, antipatici, diciamo che hanno vita propria da più o meno 30 anni. Per anni ho combattuto con spazzola, phon, piastra, ferro da stiro, pialla, fino a quando mi sono rassegnata a lasciarli liberi di essere. Negli anni ho provato decine di prodotti anticrespo, spendendo una marea di soldi e buttandoli anche, passando dal look Lucio Battisti a quello Bruno Lauzi, fino a quando non mi sono imbattuta in due creme che, per i risultati ottenuti, non abbandonerò mai più. La prima è dell'azienda Adorn e si chiama Ricci senza Capricci. Solitamente l'acquisto nei negozi Acqua e Sapone al prezzo di 4 euro circa. Il quantitativo di crema all'interno della confezione dura un paio di mesi e rende i miei ricci luminosi e definiti. Vi dico solo che, dopo averla testata la prima volta, davanti al risultato così ordinato, lontano dalla chioma di Lenny Kravitz e quindi per me straordinario, mi sono quasi commossa come durante il finale di Titanic. La seconda crema fa parte dei prodotti Balato, linea Ricciami, crema Abbracciami; fantastica. La uso da qualche settimana; mi lascia i capelli morbidi, mai secchi, ricci definiti che quasi sembrano molle. Costa 12 euro e si può acquistare su www.shopbalato.it. Anche questa consigliatissima. Cellulite. Parliamoci chiaro, io ho smesso di disperarmi, nel senso che ormai ho capito che è una specie di battaglia persa; lei sta lì, mi guarda con ghigno dispettoso e quello che mi rimane è ricambiare il ghigno rendendole la vita difficile, curando ovviamente l'alimentazione - ma senza uccidermi di diete che sinceramente mi esauriscono e rendendomi anche abbastanza triste - e

acquistando qualche prodotto che migliora la situazione anche dall'esterno. La crema della Bios Line, linea Cell-Plus per cellulite avanzata, è una di queste. Allora, l'ho acquistata così, tanto per provare, presa su ebay senza alcuna pretesa, e ad oggi non ne posso più fare a meno. Mi ha dato grandi risultati, migliorando la situazione dei tessuti più rilassati e rendendo le mie gambe visibilmente più colorite e "toniche". Inutile dirvi che io faccio anche tanta attività fisica, ma quella è fondamentale non solo per i glutei, ma soprattutto per la mente. Viso stanco, occhiaie; Acqua Distillata alle Rose della Roberts. È un tonico rinfrescante e rigenerante che utilizzo da quando ero piccina. In verità mi piaceva il profumo che lasciava sulla pelle della mia mamma e, tutte le volte che giocavo a "fare la donna", me ne facevo versare un pochino su un dischetto in cotone e imitavo i movimenti precedentemente visti davanti allo specchio. Oggi è il mio "salva viso" nei momenti di bisogno. Quando ho delle borse sotto gli occhi che non riuscirei nemmeno ad imbarcare come bagaglio a mano in aereo, quando ho la pelle opaca, il viso stanco, il colorito delle mattonelle del

cesso di casa, prendo il mio amato tonico, lo verso sul cotone e mi picchietto il viso per qualche minuto. Se ho anche più tempo, mi sdraio sul letto, musica alle orecchie e due dischetti imbevuti di prodotto sugli occhi: un miracolo per le occhiaie da Zio Fester Edition. Di questa linea vi consiglio tutto: dall'acqua micellare, alla crema idratante, al gel, arrivando anche alle comodissime salviette struccanti da portare con noi in borsetta. Trovate tutti i prodotti da Acqua e Sapone ma anche nei supermercati. Make Up. Allora, partiamo da questo presupposto. Io non mi trucco né spesso né molto e sono solo 4 i prodotti con i quali m'impiastriccio il faccione: mascara, blush, matita labbra, rossetto, e quest'ultimo dev'essere assolutamente a lunga durata. Per anni ho usato il Lip Infinity della Max Factor senza mai riuscire ad abbandonarlo, fino a quando non ho scoperto i rossetti a lunga tenuta della We Make Up, precisamente gli Ever. Credetemi, sono qualcosa di fantascientifico. Stiamo parlando di un'azienda italiana, e già per questo mi stanno simpatici. Tutti i loro prodotti sono cruelty free, senza porcate come parabeni e petrolati. I rossetti di questa linea a lunga tenuta sono pazzeschi. Colori luminosi che durano ore ed ore sulle labbra senza seccarle. Io l'indosso alla mattina alle 7:30 per toglierlo - ribadisco, toglierlo con lo struccante - il pomeriggio alle 18. Ditemi se questa non è comodità. Costano 15 euro l'uno e li valgono tutti. Li trovate online sullo shop www.wemakeup.it. Bene! Avete in mano i miei prodotti preferiti, e visto che ne sono molto gelosa, fatene buon uso e mi raccomando, sappiatemi dire! A presto. Alessandra Crinzi www.crinzieacapo.com www.instagram.com/alessandracrinzi





30

INFORMAZIONE

Il Corriere della Città

Novembre 2016

Il perineo questo sconosciuto! Atto primo

A

mmettiamolo, di perineo o pavimento pelvico non si parla abbastanza. Molto spesso se ne prende coscienza solo durante la gravidanza in relazione alla tanto famigerata e temuta episiotomia, ma la vera importanza di questa struttura viene spesso sottovalutata tanto che in tv si vede la pubblicità di assorbenti per l’incontinenza femminile, piuttosto che di campagne di prevenzione per questo problema grazie alla sola riabilitazione del perineo. Un perineo elastico ed allenato ha effetti benefici sia negli uomini che nelle donne, previene le complicazioni e le lacerazioni in seguito ad un parto spontaneo, riduce il ricorso all’episiotomia, risolve alcuni casi di incontinenza urinaria o fecale, previene il rischio di prolasso urogenitale e, non meno importante, migliora la vita sessuale. Ufficialmente si comincia a parlarne solo nel 1985, ma solo nel 1992 si riconosce scientificamente la validità delle tecniche riabilitative e nel 1998 la riabilitazione del pavimento pelvico diventa il primo approccio terapeutico per l’incontinenza urinaria. Ma andiamo con ordine! Di cosa stiamo parlando? Il termine perineo, o meglio pavimento pelvico, individua una serie di muscoli e legamenti ancorati sulle ossa pelviche che chiudono in basso il bacino, sostenendo il peso di tutti gli organi del nostro corpo. Per capirci, si tratta della parte del nostro corpo che poggia sul sellino della bicicletta. Tutto è cominciato

con la posizione eretta! In questa posizione infatti i nostri organi hanno aumentato la pressione sul fondo del bacino e di conseguenza il pavimento pelvico si è dovuto irrobustire. Questo cambiamento nella donna ha dovuto in ogni caso garantire una certa distensibilità e plasticità per rendere comunque possibile il parto. Lancey nel 1994 descrive il pavimento pelvico come un’amaca che contiene e supporta, ma mantiene una certa mobilità ed elasticità. Insomma il perineo è una struttura dinamica e non statica su cui poggia tutto e questo aiuta a capire che sicuramente non è una struttura “semplice”. Essa infatti si compone di ossa le quali, nonostante l’dea di fissità che abbiamo del bacino, si articolano tra loro per consentirci di camminare, saltare fare le scale e anche partorire. Su queste ossa prendono inserzione i muscoli organizzati in tre strati. Quello profondo ha la forma di una fionda e porta la vagina e l’utero a formare una curva nel punto in cui vengono in contatto con lui poi c’è quello intermedio e quello superficiale costituito da una serie di muscoli che assumono la forma di un 8. Ma non finisce qui, a “complicare” ulteriormente la struttura dovete immaginare una serie di legamenti. Immaginate ogni organo avvolto da un sottilissimo foglietto che lungo i margini si addensa in legamenti che poi prendono contatto con le pareti del bacino, confluendo nel centro tendineo del perineo, una zona fibro

connettivale su cui convergono tutti i muscoli. Tutta questa complessa struttura è importantissima durante tutta la vita di una donna ad ogni età. In ragazze giovani, una ridotta percezione del perineo può portare ad una ridotta capacità di provare piacere durante i rapporti sessuali, durante la gravidanza allenarlo facilita un parto spontaneo fisiologico, con un minor rischio di lacerazioni ed episiotomie e con la menopausa aiuta a sopperire ai problemi del calo ormonale e al prolasso urogenitale. Visti tutti i benefici dell’allenamento perineale perché spesso ci ricordiamo del perineo solo in caso di problemi o traumi? Forse bisognerebbe parlare del pavimento pelvico nelle scuole al fine di educare all’autoconsapevolezza e alla cura del proprio corpo nell’ottica della prevenzione, bisognerebbe formare gli operatori perchè possano parlare con le donne a vari livelli e in tutte le circostanze. Sarebbe utile offrire alle puerpere un corso di riabilitazione del pavimento pelvico piuttosto che vederle gettarsi a capofitto in lezioni di fitness per recuperare la forma fisica, ignorando qual è la parte del loro copro che necessita prima di ogni altra di essere rimessa in forma! Gli approcci per la riabilitazione o semplicemente l’allenamento del pavimento pelvico sono molteplici e a vari livelli in funzione del punto di partenza, del livello di esperienza maturato da chi li esegue e dal problema a cui bisogna far fronte. Possiamo quindi dire che i vari interventi possono avere natura informativa, preventiva, educativa e infine curativa. Per prima cosa occorre lavorare sulla presa di coscienza , cioè capire quali sono i muscoli che vanno contratti. In effetti il perineo è forse l’unico muscolo che non possiamo toccare nella sua interezza e quindi serve molta concentrazione per riuscire a contrarlo correttamente. Inoltre gli effetti benefici dell’allenamento aumentano se si associa una respirazione coordinata ed ecco perché all’inizio è piuttosto impegnativo. Conviene cominciare un passo per volta. Gli esercizi più semplici sono quelli di fisiokinesiterapia di Kegel. Questi esercizi furono inventati nel 1949 dal ginecologo statunitense Kegel e hanno poi trovato una maggior efficacia ancora nell’accoppiamento a sistemi di bio – feedback vaginale e all’uso di coni di peso crescente, ma cominciamo dall’ inizio! Per ora basterà concentrarsi, respirare e … allenarsi. Si tratta più che altro di una serie di contrazioni e rilassamenti ritmici associati al respiro seguendo ciascuno il proprio ritmo. Sono esercizi discreti che una volta ben acquisiti si possono compiere anche in ufficio senza che nessuno se ne accorga!!! Per capire di cosa stiamo parlando fate questa prova: con la seconda pipì del giorno mentre sta uscendo provate a fermare il getto per alcuni secondi e poi lasciatela andare! Ci siete riuscite? Brave!!! Avete scoperto quali sono i muscoli del perineo. Tuttavia questo non è un esercizio raccomandabile da ripetere più volte., per cui se vi ho incuriosito, rivolgetevi a personale competente e ricordatevi che anche se pensate di non averne bisogno, allenare il pavimento pelvico potrebbe portarvi a sperimentare una vita sessuale più … appagante. Buon allenamento! Dott. Ost. Catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it



32

INFORMAZIONE

Il Corriere della Città

Novembre 2016

Evangelo di Fede in Fede

Cristo è l’ultimo Adamo

C

risto viene definito l’Ultimo Adamo, ma facciamo un passo indietro, e per meglio chiarire l’argomento iniziamo con il parlare di Adamo il primo uomo. Adamo creato da Dio. Adamo secondo la Scrittura, la Sacra Bibbia, fu il primo uomo e fu creato da Dio; creato a immagine e somiglianza di Dio; ciò non si riferisce ad un aspetto fisico; piuttosto somigliante in quanto essere intelligente, ed avente attributi morali ricevuti da Dio e facenti parte della natura di Dio. Adamo ebbe il privilegio di vivere e comunicare in modo diretto con Dio; a lui fu dato il dominio su tutta la terra; posto da Dio stesso nella posizione più elevata su tutto il creato. Dio piantò un giardino unico e meraviglioso e in quel giardino vi pose l’uomo Adamo; ed è in quel giardino che si trovava l’albero della conoscenza del bene e del male; potremmo anche definirlo l’albero dell’ubbidienza provata; Dio non creò l’uomo per essere succube del suo creatore, un robot senza una propria volontà ne coscienza; ancora oggi ogni uomo in modo figurato ha dinanzi a se l’albero della conoscenza del bene e del male ed è libero di scegliere di ubbidire o disubbidire a Dio. Purtroppo Adamo scelse la disubbidienza, ed essendo stato tentato e ingannato cadde nel tranello di satana, così facendo scelse la morte rifiutando la vita. Fu così che Adamo cadde nel peccato, mangiò del frutto proibito, e come gli era stato detto da Dio,

Il Corriere della Città

nel giorno che ne mangiò morì; prima sopraggiunse la morte spirituale; la sua disobbedienza lo allontanò dalla presenza di Dio e poi più tardi lo colpì anche la morte fisica. La drammatica caduta di Adamo trascinò tutta l’umanità nel peccato e nella condanna. In Adamo tutta l’umanità ha ricevuto e riceve un’eredità indesiderata, ovvero, corruzione, sofferenza e morte. Ma ringraziato sia Iddio perché in Cristo Gesù, il secondo Adamo o più letteralmente definito “l’ultimo Adamo” (1 Co!5:45) ci viene restituito tutto ciò che avevamo perso con il primo Adamo. L’ultimo Adamo Perché Cristo Gesù è definito l’ultimo Adamo? Per chiarire il concetto usiamo un parallelismo: il primo Adamo fu creato senza peccato innocente, ma poi cadde nel peccato. L’ultimo Adamo, Cristo, venne nel mondo senza peccato, e visse tutta la sua vita in modo santo, immacolato e puro, senza mai peccare. Il primo Adamo a causa della natura corrotta trasmette corruzione, l’ultimo Adamo, Cristo, avendo vissuto una vita santa trasmette a tutti coloro che credono in lui una nuova natura. “…voi diventaste partecipi della natura divina” (1 P 1:4). In Cristo vi è un nuovo inizio, una nuova Genesi. Chi è l’ultimo Adamo? Nel primo capitolo dell’evangelo di Giovanni troviamo i tratti salienti dell’ultimo Adamo. Nel primo verso ne viene rivelata la sua divinità: “Nel principio era la Parola, la Parola era Dio”. A seguire nel verso quattordici viene rivelata la sua incarnazione: “E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo tra di noi”. In lui ha abitato tutta la pienezza della deità; nessuno ha mai visto Dio, ma E-MAIL: direttore@ilcorrieredellacitta.it redazione@ilcorrieredellacitta.it TELEFONO: 392.6939763

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao

Numero 11 Anno 8 NOVEMBRE 2016

IN REDAZIONE: Alessia Ambra Achille, Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Elisa Benazzi, Alfredo Corrao, Alessandra Crinzi, Anna Maria Greco, Giuseppe Marrone, Luca Mugnaioli, Luigi Torreti

via Odessa 41 - 00040 Torvaianica

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC CHIUSURA REDAZIONALE: 02/11/2016

www.ilcorrieredellacitta.com

EDITORE: La Città

l’unigenito Figlio di Dio è quello che l’ha fatto conoscere. L’ultimo Adamo si è interposto tra Dio e gli uomini, divenendo l’unico mediatore per il quale poter essere salvati (1 Timoteo 2:5). Sacerdozio dell’ultimo Adamo. L’ultimo Adamo, Cristo Gesù, è l’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo. E’ nel suo sacrificio che l’uomo peccatore trova perdono dai propri peccati e salvezza eterna. “Riscattati dal vano modo di vivere per mezzo del prezioso sangue di Cristo come quello di un agnello senza difetto ne macchia (1 Pietro 1:19-20). L’abnegazione e la sottomissione alla volontà del Padre condusse Cristo, l’ultimo Adamo, ad umiliare se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. In Lui si riceve giustificazione: “Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini” (Rom 5:18). Tramite l’ultimo Adamo, Cristo, viene ripristinata la comunione con Dio, in Gesù possiamo essere nuovamente al cospetto di Dio. In Lui la porta del paradiso è stata riaperta; in lui siamo eredi della vita eterna: “Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui (Romani 8:17). La chiamata del Cristo risorto, come per i primi discepoli, giunge ed invita gli uomini di questo ventunesimo secolo; Cristo rivolge la sua attenzione verso ogni essere umano dicendo: “seguimi” (Marco 1:16). In Adamo ereditiamo corruzione, in Cristo riceviamo una nuova nascita spirituale e una nuova natura; in Adamo riceviamo malattia, in Cristo riceviamo guarigione e liberazione da tutto ciò che ci lega e non permette alla nostra anima di vivere e respirare. Invita Cristo Gesù nel tuo cuore, alza il tuo sguardo verso il Cristo Risorto ed esperimenterai l’amore che Dio ha per te nel tuo cuore, la pace di Dio sarà come un fiume che scorre perenne, in Cristo scoprirai il vero amico che non delude mai; in lui scoprirai e vivrai il senso più alto della tua vita. Per fede camminerai con Dio ed il tuo cuore troverà forza e consolazione in una delle più belle promesse fatta da Gesù stesso ad ogni suo discepolo: “…tornerò e vi accoglierò presso di me, affinchè dove sono io, siate anche voi” (Gv 14:3). Per info:3358131014 Evangelodifedeinfede@gmail.com www.facebook.com/evangelodifedeinfede

STAMPA: Tipografia Graffietti Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009


www.ilcorrieredellacitta.com

Novembre 2016

INFORMAZIONE

33

L'Avvocato risponde La consulenza legale per il lettori del Corriere della Città di Antonio Aquino Ci viene inviato il seguente quesito. Ultimamente ho acquistato un terreno. Temo, però, che il prezzo da me dichiarato non corrisponda al prezzo di mercato di altre compravendite di terreni ubicati nella stessa zona, avvenute negli anni passati. Potrò subire accertamenti da parte del fisco? Vorrei dei chiarimenti a tale proposito. Spesso accade che il contribuente riceva un avviso di rettifica e liquidazione dall'Amministrazione finanziaria per aver dichiarato, a seguito di vendita o cessioni di immobili un importo minore del valore venale dell'immobile in commercio. La rettifica, effettuata dall'Agenzia delle Entrate, consiste nel confronto dell'operazione sottoposta ad accertamento con altre operazioni di beni simili avvenute nel triennio precedente rispetto a quella presa in considerazione. Più esattamente, funge da parametro il valore medio di mercato accertato dall'Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI) per le unità immobiliari poste nello stesso territorio nel periodo di vendita. Pertanto, tale pratica, basandosi su valutazioni astratte e comunque approssimative, può esporre l'operato dell'Agenzia delle Entrate a parecchi errori. L'agire dell'Agenzia delle Entrate è certamente da criticare perché contrasta con quanto disposto dal D.P.R.n. 131/86 che all'art. 51 comma 3 recita: “Per gli atti che hanno per oggetto beni immobili o diritti reali immobiliari l'ufficio del registro, ai fini dell'eventuale rettifica, controlla il valore di cui al comma primo (valore dei beni o dei diritti dichiarato dalle parti) avendo riguardo ai trasferimenti a qualsiasi titolo e alle divisioni e perizie giudiziarie, anteriori di non oltre tre anni alla data dell'atto o a quella in cui se ne produce l'effetto traslativo o costitutivo, che abbiano avuto per oggetto gli stessi immobili o altri di analoghe caratteristiche e condizioni, ovvero al reddito netto di cui gli immobili sono suscettibili, capitalizzato al tasso mediamente applicato alla detta data e nella stessa località, per gli investimenti immobiliari, nonché ad ogni altro elemento di valutazione, anche sulla base di indicazioni eventualmente fornite dai Comuni”. Pertanto, l'Agenzia delle Entrate, secondo la ricordata norma, ha l'onere di fornire i concreti elementi riportandoli nella motivazione dell'atto di rettifica delle imposte di registro per il

trasferimento di immobili. Inoltre, secondo costante giurisprudenza, il valore medio di mercato di un immobile fornito dall'OMI (Osservatorio Mercato Immobiliare ), è un semplice elemento di prova dedotto da una parte che non vincola il giudice avendo una valenza esclusivamente orientativa. Infatti, la stima OMI non potrà essere l'unico elemento probatorio posto dall'ufficio finanziario a fondamento della sua pretesa se non supportato da elementi certi e precisi. A tale proposito vorrei evidenziare la sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Avellino n° 1514/16, depositata il 30 settembre 2016 che ha annullato l'avviso di rettifica e liquidazione emesso dall'Agenzia delle Entrate, Direzione Provinciale di Avellino, nei confronti di tre contribuenti. Nel caso di specie l'Amministrazione Finanziaria riteneva non essere congruo il valore dichiarato dai tre contribuenti, tutti fratelli, riguardo un appezzamento di terreno ricevuto in donazione dal padre. I contribuenti, da me difesi in giudizio, dimostravano che il maggior valore conferito al terreno, ricevuto in donazione a piena proprietà, fosse stato stabilito da un raffronto con un immobile non ben specificato e con caratteristiche totalmente diverse da quello oggetto di accertamento. Difatti, la sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Avellino ha totalmente annullato l'avviso di rettifica e accolto il nostro ricorso sostenendo che “l'ufficio nelle motivazioni non ha pienamente adempiuto a quanto prescritto dalla sopra citata normativa, ma si è limitato a richiamare un valore di mercato desunto per immobili similari trasferiti nel triennio ed ubicati nello stesso foglio mappale, senza indicare specificatamente e/o allegare gli atti di riferimento e senza riprodurne il contenuto essenziale degli stessi...va sottolineato che anche le considerazioni, esposte in accertamento, dalle quali scaturisce la quantificazione del valore al mq., non possono essere considerate valide a soddisfare l'obbligo

Le segnalazioni

Pomezia: ad ogni pioggia i giardini di Via Boezio riversano in strada quantità inverosimili di terra. Ma non si può fare qualcosa?Aspettiamo risposta. Antonella

della motivazione. Infatti, tale valore, sintetizzato in € 173,00 al mq., trova giustificazione unicamente in altro atto di trasferimento che l'ufficio ha richiamato ed allegato, unicamente, nelle proprie controdeduzioni non anche nell'atto di accertamento notificato alla parte, disattendendo a quanto disposto dal comma.

Le segnalazioni

Torvaianica Alta, rifiuti abbandonati e vegetazione fuori controllo A quando un intervento del Comune? Daniele


34

INFORMAZIONE

Il Corriere della Città

Novembre 2016

Te l’assicuro! Le risposte dell’esperto ai quesiti dei lettori riguardanti le assicurazioni

COPERTURE SANITARIE: SE LA COMPAGNIA LE DISDICE?

E

gr.Sig. Morbinati, a febbraio 2015 ho sottoscritto una polizza sanitaria per me e la mia famiglia, durata annua, a giugno dello stesso hanno purtroppo sono stato colpito da infarto, la compagnia non ha sostanzialmente dovuto pagare quasi nulla, in quanto mi sono ricoverato in un ospedale pubblico. Mi sono ripreso molto bene, ma al momento del rinnovo della polizza mi comunicano che avrei potuto rinnovare la polizza ma escludendomi le patologie cardiovascolari. Le mie lamentele non sono valse a nulla; ovviamente non ho rinnovato la polizza, ma ora mi ritrovo senza copertura. Volevo chiederle: 1) è regolare questo comportamento? E soprattutto ora cosa posso fare per assicurarmi di nuovo? Spero in una sua risposta. Cordiali Saluti. Lucio C. Gent.Sig. Lucio, rispondo alla sua domando in quanto il suo caso è rappresentativo di situazioni comunemente analoghe. La risposta non è semplice in quanto abbastanza complessa, ma come sempre cercherò di fare mio il valore della sintesi. Devo dirle che personalmente non condivido, dal punto di vista umano, tale procedura di “abbandono del cliente” nel possibile momento del bisogno; però, purtroppo, le confermo che tale possibilità è contemplata da quasi tutte le compagnie nelle Condizioni Generali che regolano il contratto di assicurazione malattia. Generalmente tutte le società prevedono la possibilità di recesso dalla copertura nei primi due anni di vita del contratto; poi, passati i primi

due anni, si impegnano a non disdire più il contratto per sinistrosità fino alla scadenza dello stesso. Al momento della scadenza del contratto però, potranno decidere se riassumere il rischio oppure no e potranno anche decidere a quale nuovo prezzo. Inoltre, sia la compagnia che il cliente, possono fare richiesta di recesso dal contratto, facendone richiesta entro 60 giorni dalla data di comunicazione di un mancato pagamento di un sinistro. Altra cosa importantissima da sapere è che esiste in tutte le polizze, una età massima dell’assicurato oltre la quale le compagnie non assicurano più il rischio, generalmente si va da 70 ad un massimo di 80 anni in rari casi. Nel suo caso, la polizza era con scadenza annuale, per cui la compagnia aveva la libertà di decidere se rinnovare le sue coperture cosi come erano state fatte un anno prima, oppure se variarle. Ovviamente lei era libero di decidere se accettare o meno la nuova proposta assicurativa. Va detto che il settore sanitario è un campo molto delicato e spesso, troppo spesso, le polizze malattia vengono utilizzate in maniera poco opportuna da alcuni assicurati e da qualche operatore sanitario professionalmente e deontologicamente poco serio; tale comportamento genera criticità alle compagnie, nella gestione degli equilibri tecnici/economici sulla quale tutto il sistema assicurativo si basa. A mio parere però, questo non deve essere una scusante pro compagnie per l’applicazione di sistemi protettivi cosi drastici come l’uscita dalla copertura del rischio. Credo che la soluzione sia altrove. Le soluzioni sono: “visionariamente” in un’azione di educazione dell’assicurato ad una consapevolezza assicurativa che lo aiuti a capire bene il corretto utilizzo delle garanzie; “praticamente” nell’attivare un controllo più ferreo sui comportamenti di tutta la filiera coinvolta nella gestione e definizione dei sinistri. Le garanzie sanitarie sul mercato sono molte, tutte le compagnie hanno il loro prodotto specifico, con caratteristiche proprie, per cui si rischia sempre di generalizzare in questi contesti

dove lo spazio non permette eccessi di spiegazioni.La soluzione al suo problema, non è semplice, in quanto si ritrova a dovere chiedere ad una nuova compagnia di assicurarle una patologia già conclamata, però questo non significa che ciò non possa essere possibile presentando correttamente il suo caso; è chiaro che però che il rischio della disdetta della garanzia ogni fine anno resterebbe inalterata. In effetti attualmente in Italia esiste una sola compagnia che ha coperture sanitarie cosi dette “ A VITA INTERA” ovvero per nessun motivo, ne per sinistri ne per limiti di età, la compagnia disdice la polizza. In questo caso il cliente, una volta stipulato il contratto non avrà più il problema della copertura sanitaria per tutto il resto della sua vita, pur rimanendogli inalterata la sua possibilità, invece, di disdire annualmente il contratto. Roberto Morbinati Consulente Assicurativo Registro Unico degli Intermediari Sez. Agenti – N° A000058262

Un gruppo Facebook per far sparire l’eco mostro

Si cercano soluzioni per l’eco mostro divenuto ormai parte del tessuto urbano. Nelle intenzioni dei fondatori il gruppo mira a “Unire tuttii cittadini per trovare un modo di riq u a l i fi c a r e Torvajanica eliminando l'eco mostro di Piazza Ungheria

che degrada da troppo tempo il territorio”.



36

INFORMAZIONE

Il Corriere della Città

Novembre 2016

La violenza delle lettere d’amore Inaugurata il 21 ottobre a Cerveteri la mostra dell'artista pometino Stefano Trappolini

L

a splendida cornice di Palazzo Ruspoli a Cerveteri ha ospitato nelle proprie Sale espositive dal 21 ottobre al 1° novembre la mostra personale dell'artista pometino Stefano Trappolini. Tre sale dedicate interamente all'artista contemporaneo e alle innumerevoli “sagome” riproposte ossessivamente nelle sue opere. La “sagoma” di Trappolini è un po' simile al tempo, è sempre uguale ma in continuo cambiamento, così come un giorno è sempre di ventiquattro ore e un'ora sempre di sessanta minuti, eppure il tempo trascorre così diversamente per ognuno di noi: a volte sembra correre e a volte non passare mai. Non so quanto l'artista possa condividere questa interpretazione ma come ha dichiarato egli stesso in un'intervista per spiegare la sua "figurina”: «Io significati non ne do, l'ho fatto come ossessione e la sto ripentendo finché non avrò saturato». Quindi a noi la libertà di interpretarlo. Sono convinta che l'artista possa permettersi di lasciare liberi i suoi estimatori di guardare le sue opere e di vedere cose che forse neanche egli stesso pensava di proporre; questo lo può fare solo un artista libero. È il bello della contaminazione. La sagoma, sempre uguale, corre cammina, trova amici e soprattutto cambia con il cambiare dei sentimenti che l'artista vuole esprimere, anche se lui non ve lo dirà mai. O forse si perché egli stesso ha dichiarato che con questa mostra intende denunciare «l'indifferenza della società attuale verso l'arte e la cultura». L'opera principale, quella che dà il nome alla

mostra, è un dipinto di 30 metri esposto per la prima volta e che l'artista definisce un «diario» perché vi ha lavorato per un anno intero. È la prima volta che il pubblico vede quest'opera ma in fondo è anche la prima volta che l'artista la vede nella sua interezza. Lo studio di Trappolini infatti, che chi scrive ha potuto fortunatamente visitare, non sarebbe stato in grado di ospitare una tela di 30 metri, che quindi veniva riavvolta dopo essere stata dipinta «a pezzi». Esattamente come si scrivono le pagine di un diario, fino in fondo senza guardare indietro, ma poi alla fine rileggendolo ci si accorge che il tutto, che sembrava composto da tante pagine staccate e datate, ha una sua coerenza ed armoniosità. Il diario ha pagine tristi o pagine allegre, pagine sperimentali, esattamente come l'opera di Trappolini. Alcune quasi monocromatiche, altre piene di colori. Cosa sarà successo in quei giorni in cui ha usato esclusivamente il verde? Era un esperimento o uno stato d'animo? In mezzo ai colori

si intravedono sagome e nella sagoma si intravede il colore in un gioco che ci fa scegliere cosa è in primo piano, se la figura, il colore, i materiali o i sentimenti, e ognuno di questi ha la sua complessità. Perché nelle opere di Trappolini si vede e si intravede, cioè si «vede attraverso» fino ad arrivare all'anima dell'artista. La novità del 2016 la troviamo nella «Stanza (degli) Errori», tecnica mista su tavola (sbagliata), sei tavole asimmetriche (sbagliate), con una colorazione più cupa rispetto alle altre opere esposte. Colpisce, inserito in una tavola, un frammento di giornale del febbraio 2016 e riferito a Dario Fo che ora si trova immortalato anche in questa opera. Qualcosa accomuna gli spiriti liberi e un artista deve essere libero per essere tale. Dario Fo era un artista non convenzionale, avrebbe apprezzato questa «citazione», insieme alla sagoma che in questo caso è vuota, perché qualcuno la dovrà riempire di significati. La mostra, curata da Romina Guidelli e patrocinata dall'Assessorato allo sviluppo sostenibile del territorio, è terminata a Cerveteri il 1 novembre con un finissage che ha unito anche musica e poesia. Durante l'evento è stato proiettato il video sull'opera di Trappolini girato e prodotto da Ylenia Zaccari e Matteo Giovannone dello studio Wonderland di Pomezia. Chi vive a Pomezia e apprezza questo artista si augura che una tale sensibilità verso l'arte possa trovare spazio anche nel Comune dove Stefano Trappolini vive e lavora. Rosanna Impiccini



38

INFORMAZIONE

Il Corriere della Città

Novembre 2016

La rabbia “Saper gestire il conflitto con gli altri e come litigare senza farsi male”

N

on è facile trattare questo argomento che riguarda un aspetto importante delle relazioni tra le persone, poiché la rabbia e l’aggressività hanno dei tratti poco comuni, in quanto ognuno ha un proprio modo di sfogare i propri sentimenti conflittuali, talvolta trasformandoli in rancore se non addirittura in odio. Siamo tutti, chi più chi meno, pieni di rabbia che non vediamo l’ora di sfogare col primo che ci capita sotto tiro. Uomini apparentemente tranquilli che urlano, col volto stravolto dall’ira, per un semplice problema di traffico alla guida della propria automobile. Signore impeccabili che esplodono e inveiscono con parole irriferibili per un posto che ritengono rubato in una qualsiasi fila. Ma perché ci succede tutto ciò? Perché il nostro rapporto con l’aggressività non è sano: siamo pieni di rabbia repressa, ma non la sappiamo tirare fuori quando serve: di solito ci facciamo mettere i piedi in testa, poi di colpo sbottiamo e travolgiamo tutto, con il risultato che poi stiamo peggio di prima. Quindi, in realtà, pochi vivono quei momenti di sfogo come una liberazione. Sembriamo pentole a pressione: non facciamo che accumulare, reprimere e quando poi scoppiamo ci ritroviamo pieni di sensi di colpa e quindi invece che farci bene, questi litigi, ci creano altra amarezza. Quindi qualcosa non funziona nel nostro rapporto con la rabbia, ma una cosa è certa: l’aggressività non si può eliminare e allora abbiamo bisogno di imparare come si fa a litigare in modo sano, senza farci del male.Si comincia dal considerare che il conflitto, se gestito in maniera civile, potrebbe diventare una risorsa, un’onda di energia che ci aiuta a rinnovarci, a non essere sempre fermi sulle nostre convinzioni. Interessante citare quello che diceva il filosofo greco

Eraclito che “la vera armonia è quella che si raggiunge tra persone che inizialmente la pensano in maniera opposta”.Quindi i rapporti devono essere vivi e pazienza se qualche volta sono turbolenti o conflittuali. Non si può rinunciare a esprimere le proprie idee in nome del quieto vivere: si ha un rapporto sincero con una persona solo se puoi anche litigare con lei! Non c’è niente di peggio di una bontà costruita.Se posso arrabbiarmi con te vuol dire che ho la libertà di poter essere sincero.Se devo essere sempre buono e chiedere subito scusa, il rapporto è artificiale, è un andare d’accordo puramente di facciata, pieno di compromessi che non ci aiutano a realizzarci. Mentre il conflitto è salutare se è spontaneo e non si accumula, non deve essere creato poiché in questo caso vogliamo solo le scuse per scaricare sugli altri le nostre insicurezze personali. In secondo luogo, i conflitti sani li riconosci dal cambia-

mento che ti portano, ti fanno sentire più leggeri quando si placano, ti lasciano bene come se ti depurassi, rompono la staticità, ti rimettono in gioco, portano i rapporti a un livello superiore. Infine poi ci sono quelli che sono sempre pronti a litigare, a reagire in modo aggressivo e scattare alla minima cosa, anche immaginaria. La persona facile al litigio è spesso preda di un eccesso di difesa: si sente sempre come se fosse attaccato, minacciato, mentre invece alla base di tutto c’è una profonda insicurezza. E’vero, purtroppo, che alcune coppie usano lo stato di guerra permanente per tenere in vita un rapporto che altrimenti sarebbe finito da un pezzo, tipico delle persone deboli che usano il conflitto per difendersi dalle difficoltà perché non sanno vivere un rapporto adulto tra persone libere e autonome, che hanno bisogno del litigio per tenere in piedi rapporti ormai esauriti da tempo. Il grande amore, invece, è quello che ci permette di esprimere ciò che siamo per davvero mentre noi ci torturiamo per essere come l’altro ci desidera e, come a volte capita puntualmente, arriva l’abbandono e di conseguenza il dolore. Quindi accettiamo con serenità che non si può essere sempre felici ed allegri e che molto spesso la tristezza ci aiuta a capire il perché della felicità. Non esiste una strada unica che ci porta verso la felicità, ma ognuno deve cercare la propria, abbandonandosi talvolta anche al caso, ricordandoci che ci si deve impegnare per vivere pienamente ogni istante di serenità, perché sebbene la felicità non dipenda esclusivamente da noi, spetta a ognuno scegliere come affrontare le gioie e i dolori che la vita ci riserva. Antonio GUIDO Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale

Ardea, seconda edizione di “AgriCulture”

D

opo il grande successo di partecipazione e interesse suscitato nello scorso, aprirà ad Ardea la seconda edizione del corso di formazione AgriCulture con un evento dedicato al Maestro Giacomo Manzù intitolato “ Territorio, Assetto Urbano e Insediamento tra Mondo Antico e Modernità”. Il corso di Ardea è un tassello di un progetto più grande denominato “AgriCulture: Cultura Agraria, Memoria Storica, Beni Culturali “ a cui hanno aderito molti Comuni del Lazio tra cui Pomezia, Aprilia,Anzio, Nettuno, Lanuvio , Ci-

sterna, Guidonia Montecelio. Organizzato da Italia Antica con il riconoscimento del MIUR, questo primo appuntamento del corso formativo si terrà presso l’Aula Magna della Scuola Media Virgilio di Ardea in via Laurentina km 32,500.L’ingresso è libero, il corso gratuito ed è rivolto a studenti, docenti e cittadini. Per i soli docenti che desiderano la Certificazione come FORMATORE “esperto del Patrimonio Storico - Culturale - Ambientale “ è previsto il versamento di un piccolo contributo che potrà essere detratto dal Bonus scuola. Per ottenere la Certificazione occorrerà frequentare le lezioni, fruibili anche online sul sito di www.italiantica.it e superare un test finale che si terrà a Maggio/Giugno 2017.Gli studenti delle scuola superiore che frequenteranno il corso avranno diritto ad un attestato di frequenza per l’ottenimento dei crediti formativi all’esame di Stato. I Docenti-relatori del corso sono professionisti con esperienza didattica specialistica pluriennale. 22 Novembre 2016: h 14:30 - h 16:30, Brigida Mascitti GIACOMO MANZU’

TRA AMOR SACRO E AMOR PROFANO 12 Gennaio 2017 h 14:30 - h 16:30 Sonia Modica LA FORMA URBANA DI ARDEA DALLA PROTOSTORIA ALL’EPOCA MEDIO-REPUBBLICANA 2 Marzo 2017 h 14:30 – 16:30, Giovanni Del Giaccio RISCHI ANTROPICI E CRONACA LOCALE AGGIORNAMENTI 9 Marzo 2017 h 14:30 – 16:30, Fabio Nobili TERRITORIO AMBIENTE ECOSISTEMA CRITICITA’ E PROSPETTIVE TRA POMEZIA ARDEA ANZIO E APRILIA Vi aspettiamo ! Per info ed iscrizioni beatrice.piras@italiantica.it




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.