Il Corriere della Città - Novembre 2020

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Anno 12 Numero 11

NOVEMBRE 2020 LO SPECIALE

libertà informazione politica cronaca cultura sport

I L C O LP O D I GRAZIA

CRISI PROFONDA Economia locale in ginocchio. E dopo le 18 è già 'lockdown': piazze, vie e centri commerciali deserti

"Ex Tacconi"

Il Consiglio Comunale dà l'ok al nuovo progetto di riconversione. Ira delle Associazioni:

«Altra colata di cemento» (da pag. 6)

Speciale USURA A POMEZIA Nuovi particolari agghiaccianti. Così funziona il sistema dell'amico "fidato" che fa da 'garante' con gli strozzini CAVALCAVIA CHIUSO

Slittano ancora i tempi (p.26)

MIGLIOR PANETTONE AL MONDO Lino Ramunno, del "Forno Raggio di Sole", ha vinto la Medaglia d'Oro

"ANDRA' (DI NUOVO) TUTTO BENE?",

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icordate lo slogan con tanto di arcobaleno che sventolava durante la scorsa primavera? Allora lo scenario era completamente diverso. C'era da combattere il mostro del Covid-19, questa piaga sconosciuta che all'improvviso ci era piombata addosso dal giorno alla notte. Nel giro di pochi giorni infatti l'Italia si era ritrovata a passare dal commentare i primi focolai scoppiati al Nord fino alla serrata totale, evento unico nella storia del nostro Paese. Quindi i balconi, le canzoni, il lievito che finiva e la paura, tanta, di cadere nella morsa del virus, noi o i nostri familiari. E le vittime. Tante, che oggi sono circa 38mila. Quando il peggio sembrava passato – in mezzo, fra gli altri, l'arrivo delle vacanze (per chi se le è potute permettere), le interminabili discussioni sul come far ripartire la scuola – riecco tornare l'incubo. (continua a pag. 4)



NOVEMBRE 2020 NUMERO 11

www.ilcorrieredellacitta.com INCHIESTA

Editoriale S ia mo gi à in l o c kdo w n POLITICA Ex Tacconi, altro cemento a Pomezia......da pag. 6 ENERGENZA COVID-19 La situazione a Pomezia e Ardea.................da p.10 Crisi economica, lo speciale........................da p.14 INCHIESTA Mafia e usura, nuovi particolari..................da p.22 CRONACA Cavalcavia sulla Pontina, slittano i tempi.......p.26 LE RUBRICHE DEL CORRIERE DA PAG. 33 SPORT DA PAG 35

M A F I A S U L L I T O R A LE E U S U R A , N U O V I R I S V O LT I P@STA

Le vostre segnalazioni a: redazione@ilcorrieredellacitta.it (P.38)

ECCELLENZE

Uno dei migliori panettoni al mondo è di Pomezia (p.24)

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EDITORIALE

Il Corriere della Città novembre 2020

"Andrà tutto bene?", rieccoci in 'lockdown' (segue dalla copertina) In effetti, per certi aspetti, le conseguenze che il lockdown ha portato con sé, a tutti i livelli, sono ancora tutte lì, specie sul fronte delle ripercussioni economiche. Lavoratori, imprese, partite IVA, per molti l'orologio si è fermato a febbraio e non è più ripartito. La cassa integrazione? Un altro “oracolo” inceppatosi nei gangli della burocrazia per molti. E oggi? Il Premier Conte, a fine ottobre, ha, di fatto, chiuso il paese in un nuovo lockdown stavolta non obbligatorio (per ora) ma assolutamente uguale nei contenuti. Mentre stiamo andando in stampa tra l'altro nuove restrizioni potrebbero essere varate compresa quella di nuovo lockdown effettivo magari prima locale e da estendere poi all'intera nazione. Se da un lato dunque la curva dei contagi ha ripreso purtroppo la sua folle corsa (certo si fanno molti più tamponi ma l'emergenza è tornata a farsi sentire più forte di prima), con conseguente affollamento degli ospedali (dove erano le piazze piene – parliamo qui del mix paradossale di negazionisti e estremisti che hanno manifestato nei mesi scorsi – per protestare contro i lenti ma inesorabili tagli alla sanità che da anni impoveriscono il nostro SSN, tutte criticità messe a nudo da questa pandemia?), il ritorno delle vittime, ormai stabili sopra le 200 unità giornaliere, e del numero dei malati, in costante crescita. In pratica siamo al punto di partenza e questo non è normale, o almeno non del tutto. Dicevamo delle nuove chiusure. Stavolta però di quell'unità nazionale di marzo non c'è più traccia. I colori dell'arcobaleno si sono sbiaditi. Se prima, cioè, gli italiani si erano sentiti “un sol popolo”, responsabile contro la nuova minaccia (e le violazioni durante il lockdown, checché se ne dica, sono state poche), unito contro il nemico, adesso non è più così. Il tessuto sociale,dilaniato da attività ormai sull'orlo del lastrico, scarsità di sussidi che, laddove arrivati, sono finiti da un pezzo, lo spettro del licenziamento tenuto lontano solo dal blocco statale (che prima o poi decadrà), appare

oramai disgregato e ognuno, tranne i cosiddetti “garantiti”, ha intrapreso la propria battaglia contro il Governo, che sia personale o di categoria. Le piazze si stanno animando di scontri e guerriglie, forse più per l'impossibilità di immaginare un futuro che altro. In tutto questo le misure varate dal Governo, è inutile girarci attorno, sono state decisamente “deboli”, quantomeno nella forma: sembra cioè che siano state sospinte non da un reale piano strategico che andrà a incidere sui contagi ma soltanto dal dover progressivamente “preparare” mentalmente le persone ad un nuovo lockdown, quello vero. E le notizie di queste ore sembrano andare solo in questa direzione come detto. Del resto, se letto attentamente, già il Dpcm del 26 ottobre ci ha già posto in uno stato di serrata totale per quanto il “fortemente raccomandato” non sia “obbligo” ma ci si avvicini davvero molto. Basta vedere le strade e i centri commerciali – e Ardea e Pomezia non fanno eccezione – dopo le 18: uno scenario spettrale. Stiamo per tornare, in altre parole, di nuovo all'ultima spiaggia perché, alla resa dei conti, non si è stati in grado di preparasi alla seconda ondata. E adesso comprendere, specie per i commercianti, dopo mesi di mascherine, distanziamenti, croci sul pavimento, plexiglas, diventa davvero difficile. Per di più stavolta il Governo non ha fornito uno straccio di evidenza scientifica a quanto stabilito: o meglio, precisiamo. Ci sono le analisi del CTS e dobbiamo fidarci. Ma viene ugualmente da chiedersi: che senso ha avuto chiudere cinema e teatri o ristoranti ovvero gli unici luoghi dove si entra scaglionati e distanziati? E' dimostrato che è lì che si sono diffusi i contagi? Bene, allora abbiamo l'obbligo, come cittadini, di saperlo. Stesso discorso vale per le palestre o le piscine, costrette ad investire soldi per far rispettare i protocolli salvo poi essere comunque chiuse con in più la beffa di aver dovuto aspettare altri sette giorni rispetto al penultimo Dpcm. E poi gli orari. Chiudere i bar alle 18 fa sì che si evitino assembramenti? Sulla base di quali

riscontri? Un ristorante non ha problemi di giorno ma li ha di notte? Per di più mentre scorrevano sotto i nostri occhi le immagini di metro e bus stracolmi di persone. Insomma, la realtà è che si cerca, procedendo un po' a tastoni, di ridurre al massimo gli spostamenti sperando di arginare lo tsunami dei contagi chiudendo progressivamente un'altra volta tutto sperando nel frattempo di trovare altre soluzioni. Intanto il tempo stringe: Natale e Capodanno si avvicinano e ogni decisione andrà presa con estrema cautela. L'altra macro questione da affrontare, è quella della misura generalizzata della stretta anti-contagio. Appare evidente a tutti che, in questo preciso momento storico, si sarebbe potuto procedere localmente, o almeno per step, intervenendo dapprima in quelle zonefocolaio o dove gli ospedali sono maggiormente sotto pressione. In parte, ad onor del vero, è stata delegata ai Governatori la possibilità di inasprire le restrizioni e proprio in queste ore si parla, come penultimo step prima della nuova chiusura generale, di disporre lockdown dapprima nelle grandi città e poi eventualmente nelle Regioni. Ciò nonostante alcune “storture” nel sistema si sono già verificate come quella di imporre le nuove limitazioni orarie anche a microscopici borghi italiani che, guarda caso, avevano subito chiesto a Conte misure più commisurate alle realtà territoriali. Ad ogni modo comunque, da qualsiasi prospettiva la si guardi, questa seconda ondata del Coronavirus rischia di essere ancor più letale dell'altra e chi scamperà al virus rischierà di essere travolto, forse definitivamente, dalla crisi economica o da quella psicologica, che pure sta iniziando a farsi pesantemente sentire. P.s. In bocca al lupo a tutti i medici e agli operatori in prima linea che hanno già ricominciato a lottare h24, senza pause, contro il virus



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POLITICA

Il Corriere della Città novembre 2020

“Ex Tacconi”: altro cemento a Pomezia Dopo undici anni c'è l'ok al progetto di riconversione dello stabilimento. Ira delle Associazioni ra il lontano 2009 quando veniva avviato – all'epoca c'era l'Amministrazione De Fusco – l'iter per la riconversione dell'ex stabilimento industriale “Tacconi”. Oggi di anni ne sono passati ben undici, nel corso dei quali è successo praticamente di tutto a partire da una serie infinita di ricorsi a colpi di carte bollate nei Tribunali di ogni ordine e grado. E poi la posizione del Comune di Pomezia che, nell'arco ormai di tre legislature, ha cambiato più volte la posizione in merito al progetto fino ad avallarlo definitivamente in un Consiglio Comunale di fine ottobre. “Ex Tacconi”: la cronistoria della vicenda Questa storia ha inizio nel dicembre del 2009 quando il Consiglio Comunale adotta il Programma Integrato di Intervento denominato “Riconversione dell’ex stabilimento industriale Tacconi” della Petromarine Italia in variante allo strumento urbanistico generale. Nonostante l'impulso favorevole al progetto, che nel frattempo viene pubblicato sull'Albo Pretorio, l'iter sembra già rallentare tanto che il privato inoltra prima una diffida all'Ente e poi procede con un ricorso al Tar. L'intenzione è quella di sollecitare Piazza Indipendenza a sottoscrivere la convenzione urbanistica dando seguito a quanto deliberato dal Consiglio Comunale. E il Tar dà in effetti ragione alla Petromarine. È il 2014. Il Sindaco è però cambiato nel frattempo: non c'è più De Fusco ma Fabio Fucci, fresco di vittoria alle elezioni giusto un anno prima con il Movimento 5 Stelle. È con lui che la posizione del Comune cambia gradualmente: in questo periodo infatti il Dirigente comunale sottolinea che, prima di procedere, il privato deve apportare delle modifiche; la comunicazione viene subito impugnata dalla Petromarine al Tar, che però dà ragione al Comune. Ma il Consiglio di Stato – siamo arrivati al settembre 2016 – ribalta la sentenza e obbliga l'Amministrazione a procedere con il completamento del procedimento entro 60 giorni. Il 24 novembre 2016 è una data da cerNelle foto: chiare in rosso, soprattutto (dall'alto) alla luce dell'odierno ok i Sindaci dato al progetto: il ConsiEnrico De glio Comunale di allora inFusco, Fabio fatti decide di annullare la Fucci e delibera del 2009, blocAdriano cando di fatto l'iter del Zuccalà

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piano integrato. Come era lecito aspettarsi la Primo Cittadino allora in forza ai 5 stelle, si Petromarine non rimane con le mani in sarebbero avuti “miglioramenti determinanti mano e presenta ricorso al Tar impugnando rispetto a quello originario seguendo il prinla decisione dell'assise comunale da un lato, cipio cardine secondo cui l'interesse della e dall'altro chiede alla Regione Lazio – chia- collettività è predominante rispetto a quello mata ora in causa nella vicenda – di produrre dei privati”. un “atto di significazione” per confermare la Il nuovo progetto di riconversione validità del PII. Non solo: per la prima volta Pochi giorni fa è allora arrivata la parola fine si rende però disponibile ad attuare delle mo- sulla vicenda. Sulla scorta di quanto “prepadifiche al progetto. La Regione Lazio, sinte- rato” dalla passata amministrazione il Contizzando di molto gli atti, dà parere siglio Comunale guidato oggi dal Sindaco favorevole in buona sostanza alla Petroma- Zuccalà ha approvato la proposta di rimodurine “evidenziando di non ritenere procedi- lazione del programma integrato di interbile la richiesta di annullamento vento della Petromarine. Un passaggio inviso dell’adozione del Programma Integrato di In- alle associazioni ambientaliste ma fortetervento inoltrata dal Comune di Pomezia” e mente sostenuto dal Primo Cittadino. «Il sostenendo “che le valutazioni tecniche poste progetto prevede la realizzazione di una serie alla base dell’annullamento dell’adozione del di opere pubbliche per un totale di 6 milioni Programma Integrato di Intervento, a pre- di euro. Tra queste: un polo scolastico per scindere dalla loro condivisione, pos- l’infanzia e una nuova viabilità di collegasono eventualmente concretizzarsi mento tra via del Mare e via Gronchi», fa sain corrispondenti modifiche pro- pere il Comune. «E' un intervento gettuali avanzate dal Comune o a fondamentale – ha spiegato l’Assessore Luca carico del Proponente in variante Tovalieri – che ci consente di integrare il delle originarie previsioni urbanisti- nuovo quartiere con la Città e raccordare le che”. Sempre nel 2017 la Petromarine zone già esistenti. Il programma integrato chiede nel frattempo di nuovo al Consi- prevede, infatti, la realizzazione di una nuova glio di Stato di ottemperare alle prece- scuola materna/nido, la valorizzazione dei ladenti sentenze allo stato ancora in ghetti presenti nell’area e una nuova arteria di collegamento, con pista ciclabile, tra via corso di fissazione delle udienze. del Mare e via Gronchi, in modo da risponIl nuovo cambio di rotta del dere in maniera efficace alle esigenze dei citComune A giugno del 2017 l'atteggiamento tadini». dell'ente locale, verosimilmente sulla (continua) scorta di quanto appena visto, cambia ancora. In questo periodo è il Dirigente preposto a chiedere alla Petromarine Undici anni di ricorsi e una posizione del Italia “di presentare all’AmministraComune - dove si sono alternati tre zione Comunale una proposta di Sindaci De Fusco, Fucci e Zuccalà - verso variante urbanistica”; il Privato acil progetto cambiata più volte. Adesso il cetta e decide di avanzare una proM5S ha dato l'ok definitivo alla pria proposta. Siamo così giunti alla riconversione dell'ex Tacconi storia recente. Uno degli ultimi atti del Governo cittadino di Fucci è proprio quello di annunciare, a febbraio 2018, il cambio di posizione verso l'affaire “Ex Tacconi” e il contestuale avvio dell'iter per il nuovo progetto con cui, sempre secondo il L'area dove sorgeva l'ex Tacconi a Pomzia che ora sarà riconvertita


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novembre 2020 Giacomo Castro: «L’ex fabbrica Tacconi sarà sostituita con un nuovo scempio edilizio nel bel mezzo di una delle aree verdi più importanti di Pomezia. Cancellati in un colpo solo sette anni di battaglie contro lo scellerato piano integrato» (segue) Latium Vetus: «Maxi edificazione per altro cemento» In effetti le perplessità sull'intervento, al netto delle lungaggini burocratiche e dei ricorsi in Tribunale, non mancano. Innanzitutto quelle legate alla viabilità: l'arrivo di altri residenti – ammesso che arriveranno data la crisi economica resa ancor più dura dall'attuale pandemia – che impatto avranno in una zona, nei pressi dei quartieri la Macchiozza, Sedici Pini e Colli di Enea (qui peraltro sorge un altro comprensorio semi desolato), già di per sé problematica? Dopodiché in un momento storico come quello che stiamo vivendo ha senso costruire nuove case e di conseguenza posare nuovo cemento a Pomezia? Su questi e altri aspetti è arrivata la dura condanna dell'Associazione Latium Vetus che da sempre si batte in prima linea per la tutela del territorio. «L’ex fabbrica Tacconi sarà sostituita con un nuovo scempio edilizio nel bel mezzo di una delle aree verdi più importanti di Pomezia», arriva dritto al punto Giacomo Castro, Presidente dell'Associazione. «Ci si

POLITICA chiede poi – proseguono dall’Associazione – quali soggetti decideranno di installarsi in un’area di campagna vergine come quella intorno alla ex fabbrica Tacconi, priva di negozi e lontana tanto dal perimetro urbano di Pomezia quanto dalla costa di Torvajanica?». «Sono stati cancellati in un colpo solo sette anni di battaglie contro lo scellerato piano integrato – ribadisce Castro – con il voto di fine ottobre, infatti, il gruppo M5S di Pomezia ha grossomodo confermato la realizzazione delle cubature del progetto originario, ovvero 140.000 mc di cemento, che verranno tutte rilocalizzate intorno alla ex fabbrica “Tacconi”, nei pressi di una delle più belle aree verdi di Pomezia, quale è la zona della bonifica costiera di Torvajanica. La variante approvata comporterà un notevole consumo di suolo oggi inedificato e agricolo a pochissimi metri dal geosito dei laghetti della “ex Cava Tacconi” e l’installazione – Nelle foto: con la realizzazione di hou(dall'alto) Il Pres. dell'Ass. sing sociale – di circa 1500 nuovi abitanti». "La Lente", L'Ass. La Lente: Roberto «Ennesimo scempio urbaMambelli, e il nistico» Pres. di Latium Vetus Giacomo «Si tratta dell'ennesimo scempio urbanistico di cui Castro

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è vittima il nostro territorio - scrive l'Associazione La Lente - per di più in una zona agricola ad alto valore ambientale all'interno di un parco archeologico delimitato con delibera dall'Amministrazione Tassile, mai revocata e in una zona piena di vincoli urbanistici. La stessa politica che chiese l'annullamento nel 2016, oggi senza colpo ferire, ma solo giustificandosi pare per un'interferenza senza alcun titolo della Regione Lazio, vuole approvare lo stesso intervento con la medesima cubatura lungo l'asse viario già congestionato Albano/Torvaianica». «Non contenti di questo vorrebbero aggravare la situazione con ulteriori 100.000 mc leggermente più a monte con l'altra lottizzazione pronta e confezionata Alba Lavinium, riconducibile alla famiglia Borghese di Pratica di Mare», chiosano dall'Associazione.

Ass. La Lente: «La stessa politica che chiese l'annullamento nel 2016 oggi senza colpo ferire, ma solo giustificandosi pare per un'interferenza senza alcun titolo della Regione Lazio, vuole approvare lo stesso intervento con la medesima cubatura lungo l'asse viario già congestionato Albano/Torvaianica»


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POLITICA

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Zuccalà sull'ex Tacconi: «Critiche faziose» Il Sindaco di Pomezia rilancia: «Alla fine sarà l'ennesimo Ecomostro abbattuto e riqualificato» ulla vicenda Tacconi abbiamo intervistato il Sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà. Il Consiglio Comunale ha approvato il progetto per la riconversione dello stabilimento “Ex Tacconi”. Quali saranno i vantaggi, a suo avviso, per la collettività e cosa prevede il piano integrato? Cosa sorgerà, cioè, nella zona? «Il progetto prevede la realizzazione di una serie di opere pubbliche a vantaggio dei cittadini per un totale di 6 milioni di euro. Tra queste: un polo scolastico per l’infanzia e una nuova viabilità di collegamento, con pista ciclabile, tra via del Mare e via Gronchi. Questo progetto ci consente di recuperare anche vecchi immobili che versavano in totale stato di abbandono da moltissimi anni, e di ridi-

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namente del geosito presente nella zona». Può spiegare ai cittadini le motivazioni che hanno portato a questo passo dopo anni in cui il Comune di Pomezia, ad onor del vero, si era mosso in direzione opposta opponendosi a tale iniziativa? Un cambio di rotta annunciato in effetti già dalla passata Amministrazione nel Febbraio 2018 che trova oggi compimento: era questa l'unica strada percorribile? «Abbiamo sempre affermato che non siamo nemici dell’edilizia a prescindere, ma vogliamo che venga realizzata nel miglior modo possibile. Siamo stati contrari al piano approvato nel 2009, che come noto prevedeva l’edificazione sul lato nord dei laghetti, in posizione diametralmente opposta al sedime attuale della fabbrica e subito a ridosso dell’area archeologica. Quel piano è stato

quisiti e complessivamente assentiti nel lontano 2009, concessi da vecchie amministrazioni, quindi, a mio modesto avviso, ci si dovrebbe concentrare sull’azione coraggiosa finalizzata a modificarne e contenerne gli effetti a beneficio della cittadinanza. I quartieri che usufruiranno delle opere potranno portare i loro figli presso una scuola collocata a pochi metri da casa invece che a diversi chilometri, avranno un accesso sicuro e fruibile ad un parco pubblico, avranno la possibilità di spostarsi tra due diversi quadranti senza percorrere inutilmente molti km e potranno godere di un’area ambientale di innegabile pregio. Questi sono tutti vantaggi concreti, il resto sono critiche formulate per pura contrapposizione politica». Parliamo della realizzazione delle opere pubbliche per la città. Tra queste lei ha menzio-

«Si parla di “cemento” in sostituzione di qualcosa che già esiste. Cambio di atteggiamento? Non siamo nemici dell’edilizia a prescindere: siamo stati contrari al piano approvato nel 2009. Quel piano è stato stralciato e modificato in senso migliorativo riportando la cubatura, già autorizzata, nell’attuale posizione del fabbricato. Così avremo meno consumo di suolo e otterremo inoltre opere importanti per la città» segnare un quadrante nevralgico della città, accostando interventi di valorizzazione ambientale e di minimizzazione del consumo di suolo ad importanti opere di urbanizzazione. Mettiamo inoltre la parola fine ad una vicenda giudiziaria che si trascina da troppo tempo restituendo l’area alla pubblica utilità. Nuovo cemento, futuri problemi alla viabilità in un'area, specie d'estate, già fortemente congestionata dal traffico. Cosa risponde a chi solleva queste criticità? «La ritengo una criticità faziosa, in quanto offre una visione del tutto distorta del risultato ottenuto. Qui si parla di “cemento” in sostituzione di qualcosa che già esiste e che offre uno scenario di degrado, umiliando l'immagine della nostra città, oltre ad essere attualmente estremamente pericoloso, anche sotto il profilo ambientale. Nella realtà dei fatti, questo sarà l’ennesimo ecomostro abbattuto e riqualifiNella foto: cato, dopo viale Manzoni, (dall'alto) ex Pettirosso, ex Casameril Sindaco del cato, al bivio di Pomezia e M5S Adriano via discorrendo. Inoltre, si Zuccalà potrà finalmente fruire pie-

stralciato e modificato in senso migliorativo riportando la cubatura, già autorizzata, nell’attuale posizione del fabbricato, questo permetterà di abbattere il consumo di suolo e di ottenere opere importanti per la città come una scuola ed una nuova strada di collegamento tra diversi quadranti di città». La delibera di approvazione del piano integrato è stata infatti ritirata nel 2016, subito dopo le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato che davano apertamente ragione al Comune. Nessuna sentenza successiva ha mai condannato il Comune. Il piano è stato riportato in consiglio comunale in seguito ad un accordo volontario fra l'amministrazione e il privato proponente. Conferma questo? Per quale motivo è stato fatto, visto che l'amministrazione comunale non era minimamente obbligata ad approvare alcunché e non sembra che gli attuali cittadini residenti a Pomezia possano trarre beneficio da nuove costruzioni (ed eventuali servizi) poste in quel luogo? «Rigetto nella totalità quanto affermato in questa domanda perché banalizza e distorce la portata della vicenda giudiziaria con la Petromarine Italia. Qui parliamo di diritti ac-

nato un polo scolastico per l’infanzia e una nuova viabilità di collegamento tra via del Mare e via Gronchi. Quali garanzie ha la città circa la realizzazione di tali opere? Sente di poter scongiurare il rischio – come purtroppo accaduto in passato ma anche in tempi recenti non molto lontano da qui – che non vengano portate a termine anche a fronte magari dell'ultimazione dei lavori per la “parte privata”? «Da quando il Movimento 5 Stelle governa Pomezia, le opere previste nelle convenzioni urbanistiche vengono portate a termine senza se e senza ma. Prima non venivano incassati oneri, non si realizzavano le opere, si lasciavano gli interventi incompleti. A causa della mala gestione degli ultimi decenni, ci sono ancora quartieri sprovvisti dei servizi primari e infrastrutture in perenne affanno. Oggi invece, non solo abbiamo dimostrato di puntare tutto sulla rigenerazione urbana, ma questa è sempre a vantaggio dei cittadini e fin quando il Movimento governerà Pomezia, ci sarà la garanzia che i progetti verranno seguiti e portati a termine».



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Ardea, Covid-19: contagi sopra quota 100 Aumento importante degli attualmente positivi anche sotto la Rocca. Il punto della situazione ono 131 i casi di cittadini di Ardea positivi al Coronavirus al 1 novembre 2020. E' questo l'ultimo aggiornamento, fornito dal SERESMI (Servizio Regionale per l'Epidemiologia, Sorveglianza e controllo delle Malattie Infettive), comunicatoci prima di andare in stampa. Dodici i positivi nelle ultime 24 ore – dunque tra il 31 ottobre e il novembre – 4 le persone ricoverate. 127 quelle in isolamento domiciliare. Il balzo di ottobre Come per il resto d'Italia e, a scendere, per il Lazio, anche ad Ardea il trend dei contagi ha subito una brusca accelerata dalla metà di ottobre in poi. Basti pensare che ad inizio settembre i positivi erano appena 24 e che, paradossalmente, la curva si era ulteriormente abbassata appena l'11 ottobre scorso, con 20 cittadini positivi al Covid-19. Da lì in poi però il numero è cresciuto esponenzialmente fino ad arrivare alla situazione attuale ovvero 131 positivi. Riaperti gli sportelli comunali in Via Salvo D'Acquisto Intanto il 28 ottobre l'Assessore Alessandro Possidoni (preposto, tra le altre, all'emergenza Coronavirus ad Ardea, ha comunicato che sono arrivati «i risultati dei test effettuati da alcuni dipendenti e vi confermo che sono tutti negativi. Questo ci permette di riattivare il servizio al pubblico a via Salvo D’acquisto già da domani mattina (29 ottobre, ndr). Nei prossimi giorni anche altri dipendenti, attualmente in smart working, effettueranno il tampone rapido naso-faringeo, in modo da concludere tutte le analisi. Chi aveva appuntamento per la carta di identità verrà contattato dagli operatori di anagrafe per concordare un altro giorno a stretto giro in cui poter proceNella foto: dere all’emissione della l'Assessore carta. Voglio ringraziare Alessandro tutti i dipendenti del CoPossidoni mune per l’impegno e la maturità che state dimostrando in questo pe-

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riodo. Nonostante le difficoltà e gli inconve- sessore, un consigliere ed un dipendente si sono completamente negativizzati. nienti a cui il COVID ci mette di Pertanto, al netto di coloro che fronte, stiamo continuando tutti si sono negativizzati e coloro insieme a dirigere questa che sono risultati positivi, nave, ognuno con un comCovid-19 a Ardea ad oggi risultano in isolapito preciso ma sempre (agg. 01/11/2020) mento sei soggetti delpronti ad aiutare il col131= attualmente positivi l’Amministrazione: il lega in difficoltà», ha concluso l'Assessore. La 4= cittadini ricoverati in ospedale Sindaco – le cui condi127= cittadini in isolamento zioni di salute sono netdecisione, lo ricordiamo, tamente migliorate era stata presa inizialTutti gli aggiornamenti su rispetto alla fase iniziale – mente per precauzione a causa della positività al www.ilcorrieredellacitta.com un assessore, un consigliere e tre dipendenti comuCOVID19 ricevuta di un dinali», concludeva l'Assessore. pendente comunale – posto poi La situazione sul litorale romano in isolamento fino – anche se queArdea non è comunque l'unica città del list'ultimo mancava dagli uffici da oltre dieci torale romano ad aver subito un'impennata giorni. Il caso dei dipendenti comunali dei contagi. Ad Anzio sono 203 le persone Qualche giorno prima l'Ente aveva positive al Covid-19, 14 quelle ricoverate in comunicato l'esito dei test sierologi ospedale, 189 cittadini sono in isolamento effettuati a personale e ai consiglieri (dati del 26 ottobre). Non va meglio nella videl comune di Ardea: su ottanta cina Nettuno dove i casi attualmente positivi soggetti testati, due sono risultati po- sono saliti a 171 al 1 novembre. 133 i positivi sitivi. «A seguito dei tamponi molecolari invece a Fiumicino. Va peggio a Pomezia, eseguiti al drive-in da questi due soggetti, in dove , come vedrete più avanti, i positivi realtà, solo uno è risultato effettivamente po- hanno sfondato il tetto delle 200 unità. sitivo al COVID-19 – aveva precisato ancora Possidoni - Inoltre, rispetto alla scorsa settimana, sono felice di comunicarvi che un as-

Comune di Ardea

COVID-19: SOGGETTI COVID19+ NEL COMUNE DI ARDEA

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CASI POSITIVI

IN ISOLAMENTO DOMICILIARE O RICOVERATI

3 soggetti ricoverati 17 soggetti in isolamento domiciliare

Fonte: SERESMI

11 OTTOBRE 2020 AGGIORNAMENTO COVID-19 COMUNE DI ARDEA

1 soggetto positivo nelle ultime 24 ore

L'andamento dell'epidemia da Covid-19 ad Ardea


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SPECIALE

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Regione Lazio: contagi alle stelle in un mese Dal 1 ottobre al 1 novembre i positivi al Covid-19 sono passati da circa 7mila a oltre 36mila ome per il resto d'Italia anche nel Lazio nell'ultimo periodo la curva dei contagi è salita vertiginosamente. Abbiamo messo a confronto i dati del 1 ottobre con quelli del 1 novembre. Ebbene: in questo lasso di tempo siamo passati da 7,343 attualmente positivi agli attuali (dati del 1 novembre) 36,106 con un incremento di +28,763 unità. I ricoverati in ospedale (non in terapia intensiva) sono oggi 2,055 contro i 666 del 1 ottobre (+1,389); i pazienti che necessitano di terapia intensiva hanno subito un incremento di +136 unità, passando da 49 a 185. I morti hanno sfondato, purtroppo, il muro delle 1,200 unità: al 1 novembre erano

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In un mese nel Lazio siamo passati da 7,343 attualmente positivi agli attuali (dati del 1 novembre) 36,106 con un incremento di +28,763 unità Indice RT a 1,49 1231 contro i 923 (da inizio panL'ultimo valore RT settimanale demia) di un mese prima. del Lazio, comunicato lo Tanti contagi nelle scuole Covid-19 nelle scuole scorso 29 ottobre, leggerdel Lazio mente più basso a Roma del Lazio Unita' di crisi regione città metropolitana e più (agg. fine ottobre) lazio: scuole: sono stati alto nelle province. Al ad oggi 3.700 i casi posi3.700= casi positivi totali di cui: momento di andare in tivi di cui 3.007 studenti 3.007 studenti, 693 personale stampa la Regione Lazio 693 del personale scolascolastico positivo aveva comunicato invece stico. sono 138 le scuole 138= scuole con focolaio (dati 1 novembre) 2.351 con focolaio e 11 le scuole 11= scuole chiuse casi positivi (+62), 19 i dechiuse dalle asl temporaneacessi (-3) e 108 i guariti (+24). mente per le operazioni di sasale il rapporto tra positivi e i nificazione.

tamponi (10%) il dato tiene conto del calo dei tamponi nel fine settimana. Roma è tornata sotto i mille casi, ma crescono le province. Nell Asl Roma 6 sono stati 319 i casi nelle 24h precedenti e si è trattato di casi isolati a domicilio o con link familiare o contatto di un caso già noto.

I dati del 1 novembre nel Lazio: 2.351 casi positivi (+62), 19 i decessi (-3) e 108 i guariti (+24). sale il rapporto tra positivi e i tamponi (10%)

L'impressionante crescita dei contagi nella Regione Lazio nello spazio di un mese


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novembre 2020

Pomezia, balzo importante dei contagi Oltre 200 i cittadini attualmente positivi al Covid-19 ma pochi quelli ricoverati in ospedale umentano i casi di Coronavirus a Pomezia con un balzo in avanti decisamente importante nei freddi numeri. Ne parliamo col primo cittadino Adriano

casi aggiornati una volta a settimana per mantenere la cittadinanza aggiornata sull’andamento del contagio, senza sottoporla a una conta quotidiana che non modifica di fatto la situazione epidemiologica, tantomeno i comportamenti e le precauzioni da seguire Zuccalà. nella fase emergenziale». Sindaco qual è la situazione a Pomezia sul L'Italia è alle prese con la «seconda ondata» fronte dell'emergenza Coronavirus? del virus: è d'accordo con le ultime misure «L’andamento del contagio su Pomezia segue restrittive varate dal Governo che hanno iminevitabilmente quello nazionale, al 30 otto- posto praticamente un nuovo lockdown bre i cittadini positivi al Covid-19 nella no- anche se non in via “ufficiale”? stra città sono 239, di cui 5 ricoverati presso «Credo che l’Italia si stia muovendo come gli strutture ospedaliere e 234 in isolamento do- altri grandi paesi europei, con misure restritmiciliare. 172 sono i cittadini guariti e 31 le tive che possano da una parte tentare di conpersone poste in isolamento domiciliare pre- tenere le occasioni di contagio e dall’altra ventivo (non positivi). È importante notare salvaguardare il diritto allo studio e l’attività come il numero dei ricoverati, rispetto alla produttiva del Paese. Chiaramente le chiuchiusura di marzo, sia ancora molto conte- sure anticipate di bar e ristoranti, così come la serrata di palestre, piscine, teatri e cinema nuto». Fino ad oggi il Comune continua a sono un duro colpo per alcuni setcomunicare gli aggiornamenti sul tori, a cui spero possano dare fronte Covid-19 in città una sollievo i provvedimenti di sola volta a settimana: può ristoro previsti. Il GoCovid-19 a Pomezia spiegarci il perché di questa verno ha sicuramente (agg. 30/10/2020) scelta? una visione su larga «Pomezia è stata una delle scala dell’andamento 239= attualmente positivi prime Città del Lazio ad 5= cittadini ricoverati in ospedale epidemiologico, sono avere casi di Covid-19 a tuttavia convinto che si 234= cittadini in isolamento marzo scorso. Fin dal debba intervenire in 172=guariti primo momento abbiamo maniera più incisiva 31= persone in isolamento inviato comunicazioni punnell’aiutare le amminituali, sia sulla situazione epi- preventivo (non positive) strazioni locali nei controlli demiologica che sui capillari, mettendo a disposiprovvedimenti presi, anche creando zione altre forze dell’ordine e neluna sezione sempre aggiornata sul nostro l’implementazione del trasporto pubblico» sito istituzionale http://www.comune.pome- Secondo lei è stato giusto ricorrere a dispozia.rm.it/coronavirus. Da maggio in poi ab- sizioni generalizzate per tutta l'Italia piuttobiamo scelto di inviare le comunicazioni sui sto che andare a diversificare le regole sulla

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base dell'effettivo andamento locale dell'epidemia? «Credo che la curva epidemiologica parli chiaro: è l’intero Paese che rischia di andare in difficoltà con la saturazione delle terapie intensive. Le regioni e le città più colpite hanno la facoltà, come previsto, di adottare misure più restrittive sulla base dei numeri locali». Ai Sindaci resta la facoltà di chiudere Piazze e Vie: c'è questa necessità in città? «No, sicuramente la nostra Città non è tra quelle che necessitano di chiusure per assembramenti da movida». Alcuni esercenti in Italia hanno deciso di protestare con lo slogan “io resto aperto”; molti cittadini poi, al netto delle strumentalizzazioni e di qualche infiltrazione purtroppo sempre presente, protestano in piazza. Che mesi ci aspettano secondo lei? Teme che episodi simili possano verificarsi anche sul territorio? «Sono vicino agli esercenti e a tutte quelle categorie che sentono oggi più forte il peso della crisi economica. C’è sempre il rischio che alla crisi economica si accompagni quella sociale, ma è importante oggi più che mai rimanere uniti nella battaglia al Coronavirus. Il Comune di Pomezia ha immediatamente attivato un canale privilegiato con tutti i settori economici del territorio, con incontri e confronti frequenti: anche stavolta saremo pronti al dialogo e al sostegno, tanto che stiamo studiando ulteriori interventi da poter mettere in atto in previsione dei prossimi mesi». (continua)

L'andamento dell'epidemia da Covid-19 a Pomezia


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novembre 2020 (segue) Dal punto di vista economico quali saranno le ulteriori ripercussioni per la città di Pomezia? Come si esce da una doppia crisi così difficile, prima sanitaria e poi economica? «Chiaramente la crisi economica sarà tanto più grave quanto sarà lunga la durata delle restrizioni. Gli aiuti dello stato ci sono ma devono essere certamente più rapidi. Nella prima ondata ci siamo impegnati a distribuire i primi buoni pasto entro 7 giorni dall’erogazioni dei fondi e ne abbiamo distribuiti per un valore di circa 800.000€. Probabilmente, anche per l’attività fatta nel nostro comune, non ci sono state particolari criticità sociali. Adesso dobbiamo continuare ad ottimizzare gli strumenti per aiutare ogni categoria possibile».

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La postazione Drive-in a Pomezia processa una media di 100 tamponi al giorno

«Pronti a varare due strumenti di sostegno per colmare eventuali mancanze dei provvedimenti nazionali. Scuole? Ne abbiamo chiusa solo una, nelle altre siamo riusciti a intervenire isolando subito le classi. Mancate comunicazioni delle sezioni isolate? Gli interessati vengono avvisati, non è necessario informare tutta la popolazione» In tal senso sono in cantiere nuovi interventi a favore delle attività commerciali del territorio? Se sì quali? «Si, stiamo studiando 2 nuovi strumenti rapidi ed efficaci che possano colmare le eventuali mancanze dei provvedimenti nazionali, probabilmente uno sarà dedicato alle famiglie ed uno alle attività commerciali». Drive-in a Pomezia: siamo ad un mese circa dall'attivazione della postazione alla Macchiozza. Si può fare un primo bilancio? E' disponibile un report sui tamponi effettuati sino ad oggi? «Il drive in di Macchiozza è stato un ottimo risultato per la nostra cittadinanza, frutto della grande collaborazione che si sta avendo tra l’amministrazione comunale ed il servizio sanitario. La postazione viaggia sui circa 100 tamponi al giorno e, poco dopo la sua apertura, è stata attivata la prenotazione on-line per evitare le possibili file. Purtroppo con numeri così alti, il servizio sanitario è in forte difficoltà, per questo va sicuramente implementato con nuovo personale e di questo so che la Regione Lazio se ne sta facendo carico». Le scuole. E' stato un inizio di anno scolastico molto convulso come del resto ci si aspettava: qual è la situazione a Pomezia a fine ottobre e che bilancio Nella foto: si può fare? (dall'alto) «Fino ad oggi siamo stati il Sindaco del costretti a chiudere solM5S Adriano tanto una scuola, la primaZuccalà ria Trilussa, per un numero

elevato di persone sottoposte a isolamento domiciliare tra insegnanti, studenti e famiglie. La scuola riaprirà il prossimo 4 novembre. Nel resto delle strutture scolastiche i contagi di studenti e docenti registrati dalla Asl sono stati immediatamente tracciati con conseguente isolamento delle singole classi e dei contatti stretti. Ciò dimostra che il protocollo, se ci si attiene alle regole, può funzionare. Del resto dovremo convivere con questa situazione per tutto l’anno scolastico, ma ritengo importante assicurare ai bambini e ai ragazzi il diritto allo studio». Ciò che è mancato, a nostro avviso, è stata la comunicazione tempestiva e trasparente alla popolazione. Perché, ad esempio, le scuole non hanno inserito sul proprio sito le comunicazioni (anche generiche) delle classi poste di volta in volta in quarantena? «Ci sono informazioni protette dalla privacy sanitaria: non è possibile dare informazioni che possano far risalire ai soggetti positivi, a tutela dei soggetti stessi. Ciò che è importante è che tutte le famiglie coinvolte siano avvisate tempestivamente sulle procedure attivate, non è necessario che l’intera popolazione venga a conoscenza del nome della sezione in isolamento perché tutte le persone coinvolte, anche per via di un contatto con gli interessati, vengono avvisate». Sappiamo che è la Asl a comunicare le informazioni al Comune circa la positività di alunni, eventuali classi poste in quarantena, ecc. Perché l'Ente non ne dà però subito no-

tizia ufficiale attraverso i propri canali, ma aspetta soltanto il “riepilogo” settimanale? «Come già detto, quando si accerta un caso Covid, la Asl si attiva per comunicare i provvedimenti da attuare. Nel caso di studenti o insegnanti, dispone l’eventuale sanificazione delle aule coinvolte, l’isolamento delle classi e avvia il tracciamento. Le famiglie coinvolte vengono avvisate direttamente dall’istituto scolastico. Il Comune è sempre informato per conoscenza, ma non interviene se non in caso di asili comunali o per casi eccezionali come è stato per la Trilussa. Appena registrati i primi casi dall’inizio dell’anno scolastico ne abbiamo dato comunicazione immediata, ma adesso la situazione è stabile e rientra in un conteggio, come detto sopra, con cui dovremo convivere per molto tempo. Darne una comunicazione quotidiana non è a mio avviso necessario in questo momento ed è probabilmente contro-producente. La cittadinanza sa che fin dal primo momento abbiamo gestito al meglio l’emergenza sanitaria e che continueremo a farlo, chiaramente ognuno deve fare la sua parte. Approfitto anche per rassicurare i genitori e tutta la cittadinanza: il Comune è in contatto diretto con l’autorità sanitaria, tutti gli istituti scolastici sono informati sul protocollo da adottare, è importante mantenere la calma e continuare tutti insieme a garantire ai nostri ragazzi un anno scolastico quanto più sereno possibile». Luca Mugnaioli


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Nuove strette, economia locale in ginocchio Bar e ristoranti chiusi alle 18: a nulla è valso investire sui protocolli, siamo al punto di partenza l nostro è un settore importante per l'economia locale e nazionale, non si capisce perché i bar, le gelaterie, i pub e i ristoranti devono chiudere mentre gli autobus possono circolare pieni di persone. Abbiamo speso soldi per metterci in regola, per sanificare tutto, abbiamo ridotto il numero dei clienti per poterli distanziare tra loro, abbiamo seguito alla lettera le indicazioni date dai vari decreti, eppure tutto questo non è bastato, perché hanno scelto la strada più comoda per loro, la meno giusta, quella di farci chiudere”. È questo il pensiero dei ristoratori di Pomezia, Torvaianica, Ardea e Tor San Lorenzo. Rispecchia quello della stragrande maggioranza dei ristoratori italiani, disperati per questa nuova stretta giunta con il DPCM

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Sul DPCM: «Hanno scelto la strada più comoda per loro, la meno giusta, quella di farci chiudere». È questo il pensiero dei ristoratori di Pomezia, Torvaianica, Ardea e Tor San Lorenzo calo nell’afflusso dei clienti dopo le famigerate ore 18:00. La ristorazione “Cerchiamo di sopravvivere, non scendiamo in piazza, se secondo loro non c’è altra soluzione, noi ci adattiamo, nella speranza che non ci sia un altro lockdown totale: quello sì sarebbe un disastro. Invece, lavorando a pranzo e con il delivery, almeno riusciamo a pagare gli stipendi. Essendo già passati per una chiusura totale, sappiamo bene qual è la differenza: meglio questo che il lockdown, quindi diciamo che voglio vedere il bicchiere mezzo pieno, voglio rimanere il più ottimista

“Abbiamo perso il 50% del fatturato, ma le spese sono rimaste le stesse. Dal 2 novembre abbiamo messo in cassa integrazione 6 dipendenti su 12, un turno completo, perché il lavoro serale praticamente non c’è più. Vorrei sottolineare che alcuni aspettano ancora di ricevere i soldi della cassa integrazione di maggio. I ristoratori con cui mi sono confrontato sono tutti nella stessa barca. Noi ancora riusciamo a sopravvivere perché – essendo sul mare - abbiamo fatto un’ottima stagione estiva. Ma penso a chi ha le strutture che si trovano nell’entroterra, a Pomezia, ma anche a Roma, e quindi non ha lavorato d’estate perché le persone erano al mare: adesso che potevano ricominciare a guadagnare qualcosa si ritrovano invece a fare i conti con questa nuova chiusura. La situazione comunque è tragica, il futuro è incerto,

La FIPE Confcommercio Roma: «Il 70% del fatturato si fa nelle ore serali e il 50% di quel 70% si fa nel weekend: far chiudere le attività di ristorazione alle 18:00, per quanto si tenti con il delivery o l’asporto, può essere il colpo di grazia» del 26 ottobre. Anche se non sono andati a Roma in piazza – almeno fisicamente – condividono la protesta, nella parte pacifica e non negli scontri, dei loro colleghi. “Siamo a terra, abbiamo toccato il fondo, più in basso di così non possiamo andare”, ha dichiarato Sergio Paoloantoni, presidente della FIPE Confcommercio Roma, “Avevamo creduto nella ripresa e per questo avevamo investito tanto per modificare le nostre strutture, sia per adeguarle alla normativa, che in formazione del personale. Ma il 70% del fatturato si fa nelle ore serali e il 50% di quel 70% si fa nel weekend: è comprensibile come far chiudere le attività di ristorazione alle 18:00, per quanto si tenti di reinventarsi con il delivery o l’asporto, sia un colpo talmente duro che non ci si può riprendere”. Attività destinate a morire, quindi? Abbiamo chiesto a diversi gestori, non solo del campo della ristorazione, perché a pagare le conseguenze del decreto sono anche gli altri negozianti. Andando in giro dopo le 18:00, infatti, si nota che le strade diventano improvvisamente deserte. Non appena le serrande dei bar si abbassano, sembra che un segnale in codice venga passato di persona in persona, anzi, di mascherina in mascherina: la gente torna a casa, strade e piazze si svuotano. Stessa cosa avviene nei centri commerciali. Gli unici posti che si salvano sono i supermercati, dove comunque si avverte un certo

possibile per poter ripartire, non appena possibile, con entusiasmo”, ha affermato Andrea Schiano Moriello, titolare del ristorante Schiano Cantina & Cucina di Torvaianica. Di diverso avviso Stefano Vivarelli, titolare delle pizzerie che portano il suo nome. “Sicuramente l’impatto è stato forte: forse a causa di una cattiva comunicazione, la gente pensa che alle 18 chiudiamo, quindi comprano il cibo prima, non hanno capito che possono anche acquistarlo dopo quell’ora e portare le cose a casa. Ma il problema più grande è la paura: dopo le 18 la gente non circola più, il coprifuoco è diventato mentale”. A voi come è andata da quando è uscito il nuovo decreto?

non si possono più fare programmi: questa è la cosa peggiore, stiamo in un baratro che ci crea ansia. Ovviamente in questa condizione nessuno spende. Io sono un italiano medio, credo che come me la pensino tanti altri italiani: ho paura per il futuro, per l’economia della mia famiglia e di tutta la nazione, quindi non spendo, non faccio investimenti, né in piccolo, né tantomeno in grande. Così si blocca l’economia, con la paura”. (continua) Fraintedindimenti sugli orari e paura «La gente pensa che alle 18 chiudiamo. Dopo quell'orario non circola più nesuno, il coprifuoco è diventato mentale»

Crollo del fatturato, dipendenti in cassa integrazione: è notte fonda per i commercianti



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(segue) Molto tranquillo e ottimista invece Simone Cioccari, il titolare del “Cafè del Mar” di Torvaianica, malgrado la chiusura delle attività (con la famiglia ha anche la trattoria “Sora Delia” e il locale “Talea”) alle ore 18:00. Niente delivery per lui: “Non lo facciamo, perché la richiesta è minima, preferiamo chiudere. Fortunatamente lavoriamo molto sia la mattina che nel pomeriggio, fino al momento della chiusura. Abbiamo riorganizzato il lavoro adattandolo ai nuovi orari, ci siamo reinventati: io non mi lamento né tantomeno vado a manifestare, perché mi sono organizzato in modo da poter lavorare negli orari che mi sono stati consentiti, con le colazioni, i pranzi, gli aperitivi”. Quindi lei è contrario alle manifestazioni? “Sì, secondo me dovrebbero essere evitate queste proteste violente in cui si spaccano vetrine, auto, motorini, anche perché lo Stato si è offerto di aiutare noi commercianti. Se hanno fatto questa scelta è per poterci far fare un Natale tranquillo. Tanta gente, secondo me, sta piangendo a spropo-

stare aperti per cercare di fare l’asporto, nonostante io stia nella strada principale e nonostante abbia anche altri servizi, come il superenalotto e il pagamento delle utenze. Non gira più nessuno, quindi dopo qualche giorno di prova ho deciso di chiudere alla 18. Comunque ho notato un certo calo in generale durante tutta la giornata: molti clienti hanno proprio paura. Sinceramente non capisco a cosa serva questa misura, quando nei bar le persone vengono distanziate e poi vedo passare le persone ammucchiate nel Cotral che va a Roma”. È preoccupato per il futuro? “Sì, perché il problema grosso è che questo è solo il preludio di una prossima chiusura totale. E calcoli che io sono tra quelli che si possono lamentare di meno: capisco chi, avendo attività che aprono più tardi, non riesco a coprire le spese, visto che i costi fissi restano gli stessi, mentre gli incassi calano”. “Il problema è che non gira più molta gente: nonostante il mio tipo di lavoro non sia serale – rincara Tony Cristini, titolare del “Bar Giardino” – ma prettamente giornaliero, da

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per voi la recente stretta imposta dal Governo? «Sicuramente è stato un duro colpo. Venivamo già da mesi difficili e queste ulteriori limitazioni rischiano davvero di tagliare le gambe ad un'intera categoria. Noi siamo un ristorante-pizzeria, chiuderci alle 18.00 significa privarci della maggior parte del lavoro». Ritenete sia stata una decisione giusta imporre questi orari? «No, e le spiego perché. Il nostro settore, così come per i cinema e i teatri, è uno dei pochi che garantiva un rigido rispetto delle normative anti-contagio: parlando per la nostra esperienza personale abbiamo accessi contingentati, tavoli distanziati, sanificazionui costanti, tracciabilità dei clienti, e così via. Abbiamo investito per rispettare le regole che giustamente sono state messe a tutela della salute. Adesso però è troppo facile "staccarci" la spina, con un provvedimento che colpisce indiscriminatamente tutti. Serviva, a nostro avviso, intensificare di più i controlli e sanzionare magari chi non era in regola, non procedere al livello generalizzato. La nostra categoria doveva es-

C'è anche chi va controcorrente: «Secondo me dovrebbero essere evitate queste proteste violente in cui si spacca tutto, ci sono state delle esagerazioni. Qualcuno ha pianto a sproposito, basta sapersi organizzare. Noi l'abbiamo fatto» sito: basterebbe organizzarsi meglio, io l’ho fatto. Certo, non sono io a decidere il lavoro degli altri, ma secondo me ci sono state delle esagerazioni con queste manifestazioni. Non c’è stato il rispetto delle regole. Almeno per me la situazione è positiva: non ho licenziato nessuno, ho solo ridotto l’orario di lavoro, ma il personale è stato d’accordo con questa scelta”. La pensa diversamente Gianluca D’Onofrio, titolare del bar “La Grotta”, a Torvaianica. “Chiudendo alle 18 ho avuto un calo di almeno il 20% del fatturato: un po’ di persone anticipano, ma dopo le 18 c’è proprio il coprifuoco, la gente sparisce dalle strade, non c’è più nessuno: è praticamente inutile

quando è uscito l’ultimo DPCM ho notato un calo notevole delle presenze nell’arco di tutta la giornata, perché ci sono meno persone in circolazione: hanno tutti più paura. È un popolo impaurito e impoverito, che non spende e che guarda all’altro con timore. Ormai il messaggio che viene trasmesso è che il contagio è facilissimo, quindi siamo arrivati al punto di guardare all’altro con timore, per paura di prendere il virus. E poi siamo tutti in attesa di aiuti concreti, che nessuno ha visto: io vivo alla giornata, non so più cosa aspettarmi”. Parliamo anche con i titolari di Gusto 19, ristorante pizzeria a due passi dal mare a Torvaianica. Cosa ha rappresentato

Il Cafè del Mar a Torvaianica: il locale si è adattato ai nuovi orari senza ripercussioni

sere l'ultima ad essere chiusa, basti pensare a quello che vediamo nelle metro, nei bus, e invece siamo stati i primi ad essere limitati nel lavoro. Non è giusto secondo noi». Che conseguenze ci saranno dal punto di vista economico? «Le prospettive chiaramente non sono buone. Siamo preoccupati per noi, per le nostre famiglie e per i nostri dipendenti. I ristori del Governo? Ben vengano ma copriranno più o meno, parliamo per noi chiaramente, forse il 20-25% delle spese che abbiamo ogni mese. E non finisce qui: bloccare i ristoratori significa bloccare un indotto rilevante con uno spaventoso effetto domino». Voi però non vi arrendete... «Assolutamente no. Al netto delle nuove difficoltà ci siamo già riorganizzati per continuare a lavorare in tutta sicurezza e continuare ad offrire ai clienti i nostri piatti di alta qualità. Per questo voglio intanto ringraziare tutti quelli che continuano a sceglierci malgrado il periodo sostenendo la nostra attività. L'invito è allora quello di venirci a trovare: anche in autunno, specie col bel tempo, la nostra location a pranzo a due passi dal mare è assolutamente da non perdere. E questo a maggior ragione nel weekend. Dopodiché ci siamo attrezzati anche per le consegne a domicilio o l'asporto dopo le 18.00». (continua)


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novembre 2020 (segue) Ci sono state nuove restrizioni per bar e ristoranti, qual è il vostro pensiero? Le trovate giuste?«E' un momento difficile perchè queste nuove limitazioni chiaramente ci limitano molto. Sono decisioni difficili da comprendere: perché se il mio locale è un posto "sicuro" di giorno non lo è la sera? Noi in questi mesi abbiamo investito davvero tanto, destinando (giustamente) molte risorse per garantire ai nostri clienti la piena sicurezza. Tavoli distanziati, costante uso di prodotti sanificanti, informazione alla clientela, accessi contingentati. Non nego che in questi mesi abbiamo rinunciato a dei coperti proprio per rispettare le regole ma va bene così perché sulla salute delle persone non si scherza. Ora però che succede? Che nonostante quanto fatto ci viene imposto di chiudere alle 18.00, e questo non è giusto. Il provvedimento colpisce indiscriminatamente tutti anche chi ha rispettato le regole; magari si potevano intensificare i controlli - sempre dettati dal buon senso e nell'ottica della collaborazione - e intervenire laddove si riscontravano criticità. Così ci rimettono invece tutti. E la sensazione è che, purtroppo, si vada verso misure ancora più stringenti come quelle di un nuovo lockdown». Come avete riorganizzato la vostra attività?«Siamo aperti dal Lunedì alla Domenica a pranzo, togliendo il riposo settimanale che era di lunedì. La sera invece ci siamo organizzati per effettuare le consegne a domicilio, senza spese aggiuntive per chi ordina da Pomezia, o l'asporto per il momento nelle giornate di venerdì e sabato. Vedremo poi se estendere il servizio anche al resto della settimana». I negozi “Già da qualche giorno prima del decreto c’era stato un notevole calo delle presenze – ci raccontano da Wycon, negozio di makeup e prodotti per la cura della pelle – poi, da lunedì 26, c’è stata un ulteriore diminuzione, ma non eccessiva, vista la già esigua presenza di persone rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente. Senza i bar e i ristoranti aperti, abbiamo un drastico calo delle vendite”. Può farci un confronto con lo scorso anno? “Questo è il periodo in cui ci si prepara al Natale, si comincia già a pensare ai primi regali, a cosa si farà durante le feste: per un’attività come la nostra significa un aumento delle vendite proprio a partire da questi giorni, che sono quelli in cui arrivano le nuove collezioni. Se prima l’arrivo dei nuovi prodotti destava entusiasmo e curiosità, adesso invece non c’è più nulla, perché non sappiamo nemmeno se potremo passare il Natale con la famiglia, quindi figuriamoci se le persone hanno voglia di comprare trucchi o regali”. Hai paura del futuro? “Sì. Ho 19 anni e non so cosa aspettarmi dal futuro. Passare 8 ore qui dentro senza avere nulla da fare perché i clienti non entrano o non comprano

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Senza bar e ristoranti soffrono anche gli altri settori neli centri commerciali. L'orario delle 18 ha inciso molto al livello mentale. Una commessa confessa: «Si pensa al lockdown non certo al rossetto» è deprimente. Dopo che abbiamo pulito, rifornito, lavato a terra, non c’è più nulla da fare. Abbiamo degli obiettivi da raggiungere e non ci riusciamo, perché le persone hanno in mente il lockdown e non certo il rossetto”. La situazione non cambia nel negozio di abbigliamento: da Two Way, nonostante gli sconti del 20%, dopo le 18:00 non si vede nessuno. “Prima questo era l’orario in cui veniva più gente – ci raccontano – adesso invece ne approfittiamo per fare le pulizie e rimettere a posto la merce. Il decreto ha colpito indirettamente anche noi”. Diminuito l’afflusso dei clienti dopo le 18 anche da Kasanova, anche se il fatturato qui ancora regge grazie alla svendita. “Non siamo tranquilli, abbiamo paura che il governo decida di chiudere nuovamente tutto. E stavolta chi è riuscito a fatica, come noi, a tirarsi fuori dal primo lockdown, stavolta non potrebbe uscirne più”, rivela il responsabile del negozio, “Al momento da noi le vendite stanno

Ristorazione, si cerca di adattarsi: "Gusto 19" (Torvaianica) punta molto sul pranzo sfruttando la location sul mare, "A Tutto Pesce" (Pomezia) ha tolto il giorno di riposo. Tutti o quasi si sono poi organizzati con delivery e asporto, soprattutto nei finesettimana

andando bene, ma solo perché stiamo facendo questa forte svendita. E gli acquisti sono concentrati alla mattina e dopo pranzo. Prima, invece, nel tardo pomeriggio c’era il picco, i clienti arrivavano tutti tra le 17 e le 19:30”. Adesso, invece, alle 18:00 il lavoro cala drasticamente. “Il bar qui accanto chiude e questo ci penalizza molto, le persone poi sono colpite psicologicamente da questo decreto che fissa l’orario”. (continua)


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(segue) Le palestre Uno dei colpi più duri lo hanno ricevuto le palestre, costrette a chiudere nuovamente nonostante gli sforzi (e le notevoli spese sostenute) fatti per adeguarsi alla normativa vigente.“Ci hanno fatto chiudere repentinamente la prima volta – dichiara Fabrizio Soldati, titolare di diverse palestre sul territorio, tra cui il Roman Sport City e il Fit Express – e adesso lo hanno fatto in maniera che per noi è stata una vera e propria mannaia, dopo averci dato l’illusione che avremmo potuto continuare a lavorare”. Conte, nella diretta del 18 ottobre, aveva infatti concesso alle palestre una settimana di tempo per adeguarsi laddove non l’avesse fatto. “Da noi sono venuti anche i Nas e hanno trovato tutto in regola e conforme a quanto prescritto dal DPCM. Non è certo in palestra che ci si contagia: qui c’è il distanziamento, si sterilizzano gli attrezzi, si rispettano le regole. Infatti la curva non si abbasserà chiudendo le palestre. A livello nazionale non c’è mai stato un focolaio nelle palestre”. Cosa comporta, economicamente, questa chiusura? “Difficilmente stavolta si potrà recuperare. Quando abbiamo riaperto, a fine maggio, eravamo a zero. Poi c’è stata una lenta ripresa. Ma quando a ottobre c’è stata la dichiarazione di Conte, in palestra non è en-

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Le palestre sono state chiuse con l'ultimo Dpcm firmato da Conte trato più nessuno, neanche a pagare le rate dell’abbonamento. Si è trattato di un terrorismo mediatico terribile. Abbiamo avuto, rispetto all’anno precedente, l’80% di fatturato in meno. Rimarranno davvero pochi, in piedi: io ho ricevuto in tutto un contributo di 2600 euro, a fronte di perdite, tra quelle già subite e quelle previste, di 1 milione e mezzo di euro, tra affitti e utenze varie. Le perdite sono non solo economiche, ma anche di salute, perché in queste condizioni ovviamente sopraggiunge l’esaurimento nervoso. Io ho perso 12 chili in poco tempo per la preoccupazione che questa situazione ha provocato: non è facile, ogni giorno c’è una novità negativa. La gente è senza lavoro, nel nostro

gruppo ci sono 300 persone ‘a spasso’. Hanno ucciso lo sport, che era uno dei modi migliori per combattere il virus, perché un corpo sano reagisce meglio alle malattie. Adesso tutti quei ragazzi che prima andavano in palestra, come impiegheranno il loro tempo? Nelle palestre di certo non stavano ammucchiati e sicuramente facevano attività sane che li tenevano in salute”. Drammatica la situazione delle palestre, chiuse dall'ultimo Dpcm: «Ho perso 1 milione e mezzo di euro», confessa il titolare di un'attività. Le previsioni sono nefaste: in molti non ripartiranno più

Dopo le 18 è praticamente lockdown: città fantasma ALTRO CHE MEZZANOTTE - Andando in giro dopo le 18:00, infatti, si nota che le strade diventano improvvisamente deserte. Non appena le serrande dei bar si abbassano, sembra che un segnale in codice venga passato di persona in persona, anzi, di mascherina in mascherina: la gente torna a casa, strade e piazze si svuotano. Stessa cosa avviene nei centri commerciali. Gli unici posti che si salvano sono i supermercati, dove comunque si avverte un certo calo nell’afflusso dei clienti dopo le famigerate ore 18:00. Città fantasma insomma, ecco qualche testimonianza dalle Piazze di Pomezia e Torvaianica, passando per i centri commerciali del territorio fino ad arrivare a Castel Romano.


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Restrizioni anti-contagio, i vostri commenti Preoccupazione per il futuro e paura: le nuove misure spaventano tutti. Il sondaggio el mese di ottobre abbiamo lanciato un sondaggio per conoscere le reazioni dei lettori alle nuove restrizioni varate del Governo per contenere il Covid-19. Restrizioni che, al momento di andare in stampa, potrebbero anche essere "rafforzate" con il Paese indirizzato verso un nuovo lockdown (vedremo se generalizzato o inizialmente per zone circoscritte. Intanto ecco cosa avete scritto in merito al penultimo - a questo punto - Dpcm, quello del 26 ottobre scorso. I vostri commenti Mauro: «Mi fa più paura chi ci vuole proteggere dal virus che il Covid». Barbara: «Hanno chiesto a noi cittadini di tenere le distanze, di mettere la mascherina, di fare la DAD ai nostri figli/nipoti. Ci hanno tolto la libertà di una passeggiata, di respirare aria o prendere sole. Hanno tolto ai nostri figli/nipoti di socializzare, ai bambini/ragazzi diversamente abili di capire perché nn si potesse uscire........ci avete tolto la vita. Lo stato, le istituzioni in cambio cosa hanno fatto per

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preservare la nostra incolumità?? Poco. Dovevano mettere in sicurezza scuola e mezzi pubblici, invece ora hanno richiuso le attività. Non so se il covid19 sparirà, una cosa è certa, questo 2020 rimarrà nella storia. Come la peggior annata dopo la guerra». Aggiunge Elena: «Per chi non ha un lavoro fisso il covid 19 è stato devastante...fiere sospese...quelle che a me permettevano di avere una vita dignitosa....aiuti dallo stato ben pochi, se poi hai due case di proprietà sei automaticamente esclusa da quasi tutte le misure di sostentamento, che poi su quelle case tu ci paghi le tasse ma per loro ciò non ha rilevanza!.....mi sento sopraffatta da un sistema che non riesce a tutelare i più deboli.....insomma mai come in questo momento sto vivendo uno dei periodi più bui della mia vita». Stefano: «Ho il fondato timore che nonostante tutti i proclami niente tornerà come prima. A partire dai tanti settori fortemente penalizzati, commercio, svago, in-

trattenimento, spettacolo ecc. a cui vanno aggiunti gli innumerevoli disservizi della Sanità e dei servizi pubblici al cittadino che sembrano ormai inesistenti. Credo presto tutti saremo chiamati a pagare il conto salato che ci verrà presentato. Non sono allarmista, mi limito solo ad analizzare fatti oggettivi». Erminia esprime tutta la sua preoccupazione: «ci stanno portando alla guerra civile, stanno affamando il popolo, e quando il popolo ha fame, diventa pericoloso!»




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Mafie nel Lazio: focus su Torvaianica Pubblicato il quinto aggiornamento sulle organizzazioni criminali nella Regione l V Rapporto delle “Mafie nel Lazio”, presentato il 6 ottobre mostra ancora una volta la l’importanza strategica che riveste il territorio di Pomezia e Ardea per la criminalità organizzata. Il rapporto fa riferimento alle operazioni dello scorso anno e per quanto riguarda il nostro territorio torna a mettere in evidenza gli arresti legati all’indagine del Ros dell’Arma dei Carabinieri “Equilibri”, che nel giugno del 2019 portò all’arresto di 31 persone, decapitando il clan mafioso catanese dei Fragalà. Ma da quel giorno la criminalità non si è di certo fermata. Sono cambiati invece gli equilibri, tanto per riprendere il nome dell’indagine dei carabinieri. A prendere sempre più predominio la mafia albanese, che già da anni si sta facendo largo sul litorale, la cui base sem-

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Selavdi Shehaj (38) è stato ucciso in spiaggia a Torvaianica lo scorso 20 settembre

A prendere sempre più predominio la mafia albanese, che già da anni si sta facendo largo sul litorale, la cui base sembra essere a Campo Ascolano. Qui viveva Selavdi Shehaj detto Simone, il 38enne morto a seguito di un agguato in spiaggia, allo stabilimento “Bora Bora” bra essere a Campo Ascolano, dove viveva Selavdi Shehaj detto Simone, il 38enne morto a seguito di un agguato in spiaggia, allo stabilimento “Bora Bora”, avvenuto domenica 20 settembre. La mafia albanese Selavdi Shehaj, pregiudicato, il 9 agosto del 2017 era stato arrestato nel corso di un blitz dei carabinieri, che avevano scoperto che nascondeva la droga – tanta – in un boschetto a Trigoria. Ma la base dei traffici era lì, a Campo Ascolano. Quel giorno furono arrestati in cinque, tre albanesi e due italiani. All’epoca “Simone” aveva 35 anni, i suoi connazionali 20 e 22, mentre i due italiani finiti in manette 41 e 43 anni. Il 20 settembre aveva finito da appena due mesi di scontare i domiciliari e si stava godendo la domenica al mare, anche se non da bagnante: in quello stabilimento dava una mano, dal momento che era il compagno della titolare. La sua esecuzione è stata un segnale forte per chi è rimasto: qui comandiamo noi. Un po’ come avvenne a Ostia il 22 novembre del 2011, quando ci fu, in pieno giorno, il duplice omiNel periodo della sua detenzione ai domiciliari Simone ha continuato a gestire dei traffici, dando fastidio a qualcuno che gliel’ha fatta pagare

cidio di Giovanni Galleoni e Francesco Antonini. O, molto più recentemente, con l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik”, anche lui ammazzato alla luce del sole, senza timore di possibili testimoni. In questo caso, poi, le analogie sono ancora maggiori, vista la presenza di un finto runner. Già, perché, dal racconto di una testimone, ad ammazzare il 38enne è stato un uomo vestito da runner, con gli occhiali da sole fotocromati e mascherina. Sono le 10:30 del mattino. Dopo essere sceso da una moto guidata da un complice che lo aspetta, inizia a fare degli esercizi di allungamento. In realtà aspetta il momento giusto per agire. Passano circa 10 minuti, il killer individua la vittima, si avvicina alla riva e gli spara. Il primo colpo lo manca, il secondo lo prende alla nuca, anche se aveva mirato alla testa, per farlo fuori subito. La gente urla, il finto runner scappa

lungo il canale che riporta verso la strada dove lo aspetta il complice. Simone è a terra, gravissimo. Morirà due giorni dopo, malgrado i tentativi dei medici di salvargli la vita. Probabilmente nel periodo della sua detenzione ai domiciliari Simone ha continuato gestire dei traffici, dando fastidio a qualcuno che gliel’ha fatta pagare pesantemente. Di quest’avviso sono anche gli inquirenti, tant’è che a indagare su questo omicidio c’è anche l’antimafia. La lotta tra gli italiani, gli albanesi e gli slavi per il predominio del mercato della droga evidentemente adesso si sta facendo più dura. Se prima bastavano “avvertimenti” più leggeri come pestaggi o qualche colpo di pistola non mortale, adesso si è fatto un clamoroso passo avanti, che vuole mostrare una leadership, lanciare un segnale a chi non si vuole adeguare alle nuove regole. (continua)


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novembre 2020 (segue) Le dune di Campo Ascolano sono sempre state un crocevia di spaccio. Nel luglio del 2013 i carabinieri conclusero, con 26 arresti, un’operazione iniziata a dicembre 2010 – Dune selvagge – che portò a recuperare oltre 20 kg di sostanze stupefacenti tra hashish, marijuana, cocaina ed eroina. Ma quella era solo la punta dell’iceberg. Ancora oggi è da lì che si gestiscono i grossi quantitativi di droga che arrivano dai Balcani: cocaina, hashish, marijuana. Giri grossi, che mirano a scalzare quelli della criminalità locale, controllata fino a poco tempo dalla famiglia Fragalà, ora stroncata dagli arresti dello scorso anno. I Fragalà non si accontentavano della droga, quello era un affare parallelo. Estorsioni e usura erano il pane quotidiano. E poi speravano di entrare in politica, per poter mettere mano nelle decisioni che contano, attraverso Astrid, la figlia di Alessandro. La mafia siciliana: i Fragalà Nel V Rapporto delle “Mafie nel Lazio” si riportano alcune delle intercettazioni, che dimostrano come Alessandro chiedesse alle sue vittime non solo soldi, ma anche elettrodomestici, infissi o lavoretti per la casa. Pagare i Fragalà veniva fatto passare quasi per un “riconoscimento” da parte del clan. Imprenditori, ristoratori, costruttori, ma anche un personaggio che ruota intorno alla politica locale: sono almeno 7 le estorsioni accertate dai carabinieri durante i lunghi mesi di indagini e di intercettazioni relative all’operazione “Equilibri”. Senza contare gli “avvertimenti” e i danneggiamenti fatti a scopo di intimidazione nei confronti di una nota famiglia di pasticceri che avevano deciso di aprire un loro locale a Torvaianica, luogo “sacro” per i Fragalà. “Verrà qualche amico mio e ti dirà soltanto ‘sono il Siciliano’… non c’è bisogno che dice nomi”. “Dovresti baciare per terra che ancora non ti ha ammazzato o non ti ha fatto ammazzare”. “Ora vengono i siciliani, ti sparano in testa a te, a tua moglie, ai tuoi figli”. Queste sono alcune delle frasi con cui si rivolgevano alle loro vittime, con cui tentavano – riuscendoci – di incutere terrore. E loro pagavano, arrivando a indebitarsi, cercando di nascondere ai familiari, specie alle mogli, quello che stava succedendo. Pagavano a quelli che si spacciavano per “persone vere, oneste, giuste e di sani principi, fatti di sangue vincente e niente e nessuno riuscirà a fermarci”. Non avevano rePagare i Fragalà veniva fatto passare quasi per un “riconoscimento” da parte del clan. Imprenditori, ristoratori, costruttori, ma anche un personaggio che ruota intorno alla politica locale: sono almeno 7 le estorsioni accertate dai Carabinieri durante i lunghi mesi di indagini e di intercettazioni relative all’operazione “Equilibri”

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Tornando a Ignazio Fragalà, per chi pensa che stia in carcere, si sbaglia: nonostante sia stato arrestato in regime 372 in Alta sicurezza 3, ovvero crimini legati alla mafia, ad aprile di quest’anno è stato scarcerato e messo in regime di arresti domiciliari causa Covid

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estorsioni – si gestivano dalla pasticceria “Caprice” di via Danimarca di Ignazio Fragalà o da casa di Alessandro. Ma che fine ha fatto quella pasticceria/panetteria? Dopo gli arresti è stata chiusa e lo è rimasta per qualche mese. Poi un locale del tutto simile è stato aperto nello stesso posto, spostato solo di tre vetrine. Il personale è più o meno uguale. Manca solo il cassiere: prima era Ignazio Fragalà. Facendo una visura anche la ragione sociale risulta ricondurre alla proprietà precedente. È cambiato solo il nome nell’insegna. Non c’è più scritto “Caprice”. Niente di illegale, per carità. Almeno apparentemente nemmeno prima c’era nulla di illegale in quel locale dove tra profumo di dolci e l’odore di pane si commissionavano estorsioni e altri crimini. Tornando a Ignazio Fragalà, per chi pensa che stia in carcere, si sbaglia: nonostante sia stato arrestato in regime 372 in Alta sicurezza 3, ovvero crimini legati alla mafia, ad aprile di quest’anno è stato scarcerato e messo in regime di arresti domiciliari causa Covid. E non è il solo. Maria Corrao

more a usare kalashnikov, a uccidere o rapire, ma nel contempo si professavano persone “oneste e onorate”. Gli affari – non solo le

I Fragalà, come è noto, non si accontentavano della droga, quello era un affare parallelo. Estorsioni e usura erano il pane quotidiano. E poi speravano di entrare in politica, per poter mettere mano nelle decisioni che contano, attraverso Astrid, la figlia di Alessandro


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INCHIESTA

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Così si cade in mano agli 'amici' strozzini «Ti servono soldi? Ti aiuto io»: ecco come funziona l'usura a Pomezia, Torvaianica e Ardea l rapporto delle mafie nel Lazio riporta i dati riguardanti allo scorso anno. Noi abbiamo aggiunto l’episodio di cronaca relativa all’omicidio di Selavdi Shehaj, avvenuto a settembre. Ma qual è la situazione attuale della criminalità nella zona compresa tra Pomezia, Torvaianica, Ardea e Tor San Lorenzo? Questo è un territorio difficile da gestire per le forze dell’ordine: la vastità e la complessità della zona - che offrono a chi vuole nascondersi molti modi per farlo - unite alla vicinanza con la Capitale, rendono questo tratto di litorale molto attraente per la malavita organizzata. Traffico di droga, estorsione, usura: questi sono i reati che maggiormente proliferano nel sottobosco dell’apparente normalità di questi luoghi. Parlando di usura, nei giorni scorsi è stata fissata l’udienza di giudizio immediato per Francesco Lomasto: il GIP Paola Della Monica ha accolto la richiesta del PM Margherita Pinto. L’ex pugile si troverà davanti al giudice il 9 dicembre 2020 come indagato “perché – si legge nel decreto - si faceva Nella foto: dare o promettere da xxx l'ex pugile per sé o per altri, in corriFrancesco spettivo del prestito della Lomasto somma di 250.000 euro, inarrestato per teressi usurai al tasso del usura

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10% fisso mensile”, “…perché al fine di costringerlo a restituire le somme pattuite a titolo di interessi usurai e capitale, poneva in essere atti di larvata minaccia riferendogli di aver malmenato altri suoi debitori che tardavano a pagare, lasciando intendere che tale sorte potesse accadere anche a lui”. I fatti sono noti: l’imprenditore pometino vittima di usura aveva conosciuto Lomasto perché gli aveva venduto un piccolo appartamento per la cifra di 55 mila euro. I due avevano fatto amicizia, e questo è un punto molto importante. Pochi mesi dopo, a seguito di alcuni problemi finanziari dovuti a un debito milionario con Equitalia, l’uomo si era rivolto all’ex pugile per avere dei soldi in prestito, 250 mila euro. Lomasto, vedendo in lui un ottimo “affare”, gli fa la sua

Il caso Lomasto ha squarciato il velo su una realtà più diffusa di quanto si pensi a Pomezia, Ardea e Torvaianica: imprenditori costretti a pagare rate di un prestito che non finirà mai

offerta: i soldi gli verranno dati in 5 tranche da 50 mila euro, mentre la restituzione deve avvenire con un tasso mensile del 10%, ovvero il 120% annuo. In più, immediatamente, l’imprenditore deve ricomprarsi l’appartamentino, ma a 80 mila euro, facendo così guadagnare ben 25 mila euro netti a Lomasto in pochi mesi. Inizia così un incubo che lo porta a pagare 350 mila euro nel giro di 3 anni, con un residuo di 140 mila euro di debito, destinato a non essere mai estinto. E poi favori, orologi e gioielli quando non c’è la possibilità di avere accesso ai soldi contanti: ma vediamo come funziona questo meccanismo. Non una sola vittima, non un solo carnefice Ma non è certo il solo imprenditore – o piccolo commerciante, o artigiano – di Pomezia, Torvaianica o Ardea ad essere finito nelle mani degli “strozzini”. Come lui ce ne sono diversi, che stanno ancora pagando le rate di un prestito che non finirà mai. Ecco qual è il meccanismo. Il commerciante, o imprenditore, si trova in difficoltà economica perché non riesce a pagare i fornitori, le tasse, oppure per altri motivi. Ha urgente bisogno di soldi per ottemperare a scadenze urgenti e non riesce a ottenerli attraverso le banche. Delle sue difficoltà lo viene a sapere, perché ne parla direttamente o attraverso altre persone, un “amico”, qualcuno di cui il commerciante, o imprenditore, si fida. Lo conosce già. I due si parlano, l’imprenditore in difficoltà dice qual è la cifra di cui ha bisogno ed entro quando. Il finto amico dice che lui quei soldi non li ha, ma che farà di tutto per aiutarlo: si rivolgerà a una persona che glieli darà. E qui si aprono due scenari diversi. (continua)

Spesso è una persona vicina all'imprenditore, di cui quest'ultimo si fida, a trovare "magicamente" la soluzione ai problemi di liquidità . E' questo il primo passo verso il baratro


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novembre 2020 (segue) I meccanismi Quando parliamo di vittime, parliamo di gente comune, come il fornaio, il parrucchiere, del gestore del ristorante, del titolare della pescheria o della concessionaria di auto, ma anche dell’imprenditore di alto livello. Le cifre per cui ci si rivolge agli usurai, quindi, sono molto diverse. Così come sono diversi i tassi di interesse e i modi di offerta. Per quanto riguarda le grosse somme, come quelle della vittima del procedimento in cui è indagato Lomasto, l’interesse mensile è “solo” del 10%, perché sarebbe impossibile pagare tassi più alti su importi così elevati. Ma il guadagno arriva anche dal meccanismo di concessione del prestito, che viene dato “a rate”. “Te li posso dare, ma non tutti insieme”. Gli interessi, invece, vanno pagati in anticipo. Se chiedo 100 mila euro, mi verranno dati in 5 rate da 20 mila euro l’una. A ogni rata corrisponde un interesse mensile di 2 mila euro, quindi in realtà vengono consegnati solo 18 mila euro per ogni tranche. L’importo ovviamente sale ogni mese, se il “cliente” non riesce a restituire i soldi per intero, perché gli interessi vengono calcolati sul debito residuo. Se invece la cifra richiesta è piccola, il tasso d’interesse sale, mediamente è al 50%. Hai bisogno di 5 mila euro? Tra un mese me ne devi dare 7,5. Ma come funziona, esattamente, la storia dell’amico? Siamo con l’acqua alla gola. Ci servono dei soldi e le banche non ce li danno. Non possiamo chiederli ai familiari. Non sappiamo più come fare. Magicamente appare un amico, sotto forma di un conoscente, un fornitore, un vicino, una persona che se sembrava fidata. Appena ha saputo della nostra difficoltà non si è tirato indietro. “Guarda, io

INCHIESTA non ce l’ho, ma non preoccuparti, conosco chi te li può dare. Garantisco io per te. Solo che quella è gente che vuole essere pagata puntuale e vuole pure gli interessi in anticipo, io te lo dico prima, non vorrei che poi te la prendi con me che non c’entro niente”. Già, “l’amico” fa sempre finta di non entrarci niente: i soldi non sono i suoi, ma di qualche fantomatico cattivone che se non si mantengono i patti poi si arrabbia. Ma l’imprenditore è disperato e vede questa come l’unica soluzione, non comprendendo che si tratta di una strada senza uscita. I soldi arrivano e i guai pure. Fino a quando i pagamenti delle rate sono puntuali va tutto bene, anche se la vita cambia: telefonate tutti i giorni, più volte al giorno, visite a sorpresa. Tutto per ricordare la presenza dell’usuraio e le scadenze Uscire da questo tunnel è possibile, ma la strada è una sola: quella della denuncia, come ha fatto l'imprenditore pometino che è riuscito a riavere indietro parte di autno versato all'iusuraio imminenti. “Ti ricordi che devi pagà? Non sono soldi miei, ti sto facendo la cortesia, ci ho messo la faccia, per te, adesso non puoi farmi litigare per colpa tua: io devo ridarglierli quei soldi”. E allora si fa di tutto per pagare puntualmente. Ci si indebita sempre di più. L’usuraio è gentilissimo: passa a trovarci, ci chiede come stiamo, addirittura potrebbe anche farci un cesto a Natale o un regalino per il compleanno, per dimostrarci il suo affetto. Del resto, come non potrebbe amarci, con quello che gli facciamo guadagnare? Ma la gentilezza si trasforma in rabbia se capisce che siamo in difficoltà. Le telefonate cominciano ad avere un altro tono. Minacce più o meno velate, che possono

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L'incubo per le vittime d'usura è quotidiano: telefonate, "visite" a sorpresa, minacce più o meno velate. E i toni che si inaspriscono se i pagamenti iniziano a ritardare coinvolgere anche i familiari. “Devi ridargli i soldi all’amico mio, altrimenti t’incarti, lo capisci? E se non hai i soldi, dammi quello che hai: gioielli, orologi. Li vendo e vedo quanto ci faccio e lo scaliamo dal debito. O devo venì a parlà con tua moglie?”. Ecco: questa è solo una piccola parte dell’incubo che vivono le persone sotto usura. Quello che abbiamo scritto è un racconto vero, i virgolettati sono realmente quanto viene detto alla vittima di usura. E, da quanto raccolto finora nella nostra inchiesta, il modus operandi dell’usuraio professionista non si discosta molto da questo. Uscire da questo tunnel è possibile, ma la strada è una sola: quella della denuncia, come ha fatto l’imprenditore pometino, che nel giro di 5 mesi è riuscito a riavere indietro i 3 appartamenti che l’usuraio gli aveva tolto (già a luglio), la sospensione delle tasse per 3 anni (ovviamente poi dovrà pagarle) ed è stato affiancato dalla presenza delle forze dell’ordine, che non lo hanno mai lasciato solo in questo percorso. Di contro, per restituirgli il maltolto, la magistratura ha effettuato nei confronti dell’imputato un sequestro preventivo per equivalente finalizzato alla confisca, ponendo sotto sequestro sia la villa in cui abitava all’Infernetto, portandolo a spostarsi altrove agli arresti domiciliari, sia la lussuosa macchina che la moto Harley Davidson, sequestrando inoltre anche i conti correnti personali. Maria Corrao

Il meccanismo "dell'amico": «Guarda, io non ce li ho i soldi, ma non preoccuparti, conosco chi te li può dare. Garantisco io per te. Solo che quella è gente che vuole essere pagata puntuale e vuole pure gli interessi in anticipo, io te lo dico prima, non vorrei che poi te la prendi con me che non c’entro niente»


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CRONACA

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Cavalcavia pedonale chiuso, tutto rinviato Tempi dilatati causa pandemia per il ponte pedonale sulla Pontina chiuso da agosto 2018 litta ancora la soluzione per il famigerato cavalcavia pedonale sulla Pontina a Pomezia, all'altezza di Via Poma, chiuso da oltre due anni. Purtroppo infatti, come appreso da Anas da noi contattata, i tempi inizialmente comunicati nei mesi scorsi, a causa del 'lockdown', non saranno rispettati e bisognerà attendere ancora. Il ponte, lo ricordiamo, è stato interdetto all'uso nell'agosto 2018 ma qualcuno, purtroppo, ha continuato ad usarlo malgrado i pericoli per la sicurezza. E' sempre bene ricordare però che, in quel tratto della statale 148, non esistono soluzioni “B” per andare da una parte all'altra della strada; l'alternativa è infatti quella di percorrere a piedi la parallela della Statale 148 utilizzando un sottopasso privo di marciapiedi - con evidenti rischi e con in più il problema dell'allungamento dei tempi (30-40 min contro i 10 dell'attraversamento del ponte) - oppure continuare a violare l'ordinanza di chiusura salendo sul cavalcavia. Un problema grave fatto presente com'è noto a più riprese dal Comitato di Quartiere 2P (Poma-Pisacane) anche all'Amministrazione comunale di Pomezia alla quale è stata chiesto in questi anni (ma invano) una soluzione tampone, come ad esempio quella di istituire una navetta. Infine il conto degli incidenti fermo “fortunatamente”, almeno stando alle informazioni in nostro possesso, a due feriti e un morto proprio a causa dallo scellerato attraversamento a piedi della Pontina in quel

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Cavalcavia pericolante, rinviati ancora i tempi per la sua sostituzione tratto. Il progetto di sostituzione Per tutti questi motivi era stato richiesto un intervento urgente agli enti competenti. Oggi, dopo il passaggio di consegne da Astral, è Anas ad occuparsi della sua gestione. «Il cavalcavia pedonale che sovrappassa la strada statale 148 “Via Pontina” a Pomezia, all’altezza di via Poma, è stato oggetto di accurate indagini da parte dei tecnici Anas (Gruppo FS italiane) che hanno accertato la necessità di provvedere alla sua demolizione e ricostruzione», faceva sapere per l'appunto Anas da noi interpellata nel febbraio scorso. Tre i mesi di tempo a partire da quella data – dunque sarebbe stato necessa-

Risponde Anas: «I tempi precedentemente comunicati hanno subito dei rallentamenti a causa del lockdown, contiamo di ultimare la fase di progettazione entro la fine dell’anno in corso»

Il ponte in questi due anni è stato usato lo stesso perché non ci sono alternative

rio attendere almeno maggio – per far sì che venisse completata la progettazione della nuova struttura. Purtroppo però lo scoppio della pandemia anche in Italia, così come per molti settori, ha scompaginato le carte in tavola bloccando, o meglio “congelando”, l'intero progetto in essere. Ad ogni modo l'intervento consentirà di avere un nuovo cavalcavia, che sarà inoltre accessibile anche ai disabili, diversamente da quello esistente; la sua progettazione, sempre da quanto appreso nei mesi scorsi, procederà in contemporanea con quella dell’altro cavalcavia pedonale già demolito all’altezza di via Vaccareccia, per il quale la progettazione e la realizzazione sono a cura di Astral S.p.a. con finanziamento della Regione Lazio. Sui nuovi tempi però ancora nessuna certezza. Risponde ancora Anas Pochi giorni fa siamo riusciti tuttavia a contattare nuovamente Anas che ci ha illustrato le complicazioni sorte nel frattempo: «La nuova struttura per il cavalcavia pedonale in argomento è in fase di progettazione, i tempi precedentemente comunicati hanno subito dei rallentamenti a causa del lockdown, Anas conta di ultimare la fase di progettazione entro la fine dell’anno in corso». Insomma, servirà aspettare ancora, con buona pace dei residenti. Luca Mugnaioli


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CRONACA

Il Corriere della Città novembre 2020

Ecco uno dei migliori panettoni al mondo Pomezia: Lino Ramunno, del forno “Raggio di Sole”, ha ottenuto la medaglia d'oro per il “panettone classico” na vera e propria eccellenza a pochi passi da casa. Con l'arrivo delle festività natalizie, al netto purtroppo, del particolare momento che stiamo vivendo, è tempo di tornare a parlare di dolci, e in particolare del panettone. Quest'anno però avremo l'occasione di assaggiarne uno dei quattro migliori al mondo (sì al mondo avete capito bene!) a Pomezia, precisamente presso il forno “Raggio di sole”. E' qui infatti che Lino Ramunno, con la sua creazione d'alta pasticceria, ha stupito i giudici del Concorso Internazionale sul Panettone indetto dalla Pasticceria Gelateria Cioccolateria. «L'evento prestigiosa "Federazione Internaè arrivato in un momento particolare, zionale Pasticceria Gelateria e quasi a dare un segno di speranza Cioccolateria (FIPGC). e fiducia per il futuro di una caLino, con il suo panet"e best panettone of tegoria che ha sempre sostetone, ha ottenuto la nuto la produttività, l’ the world Fipgc" medaglia d'oro “ex economia e la formazione aequo” insieme ad del nostro paese», hanno Premiata la migliore creazione altri tre maestri pasticcieri, premiati in- "classica", "innovativa e "decorata". fatto sapere gli organizzasieme a lui. Due di Ramunno è uno dei 4 finalisti nel tori. I migliori pasticceri si sono così confrontati a “colpi questi hanno ottenuto "panettone classico" tutti di impasti” e una giuria d’ecpoi un ulteriore ricopremiati "ex aequo" con la cezione ha eletto il miglior panoscimento ma per il medaglia d'oro nettone di ogni categoria; il 56enne di Pomezia il risulrisultato e’ stato di altissimo livello e tato è comunque straordinario i giurati esperti hanno avuto un compito essendo arrivato alla fine di una competizione alla quale hanno preso parte oltre 340 concorrenti. Il concorso La kermesse si è tenuta a Roma il 25 Ottobre CHI E' LINO RAMUNNO - Nato a Foggia scorso ed ha visto la premiazione della seil 22 Ottobre 1964 Lino (Pasquale) Raconda edizione del Campionato Mondiale munno è residente a Pomezia. E' un tecnico del Panettone Fipgc, “e best panettone of di Laboratorio nello Sviluppo e Ricerca di the World Fipgc” che ha eletto “Il miglior panuovi prodotti, nonché tecnico dimostranettone al mondo”. LaCompetizione è stata tore nel settore della Pasticceria e della Paorganizzata dalla Federazione Internazionale nificazione nell’ambito Artigianale e Industriale. Vanta un’esperienza trentennale nel settore alimentare, nello sviluppo e nella ricerca di nuovi prodotti, che lo ha portato alla cura maniacale del dettaglio e della qualità dell’artigiano nel settore industriale. Lino Ramunno ha appreso negli anni la conoscenza dei Grandi Impianti Industriali Automatizzati per la produzione di Croissant, Krapfen, Pizza e Pane. Utilizza e mantiene in vita il Lievito Naturale di Milano Tommaso, che fu Responsabile per la Perugina della Linea dei Panettoni, senza averne alterato da 30 anni le caratteristiche originarie dei rinfreschi della scuola Piemontese. Ha esperienza Internazionale, avendo lavorato come pasticcere per la famosa compagnia di Navi da Crociere Princess Cruise

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difficile da assolvere.Tre le categorie presenti in gara: panettone classico, innovativo, e decorato. Lino Ramunno, dopo aver superato il primo step della competizione, è arrivato alla finalissima dove hanno vinto a pari merito Francesco Luini e Ruggero Carli; i giudici tuttavia, anziché assegnare agli altri finalisti la medaglia d'argento o di bronzo hanno optato per quella d'oro anche qui “ex aequo” visto lo scarto davvero minimo tra i prodotti in gara. La manifestazione, è opportuno precisarlo, nonostante le ultime chiusure. ha visto la presenza di un folto pubblico e dei concorrenti che hanno partecipato ottemperando la contingenza richiesta e mantenendo il distanziamento nel pieno rispetto dei protocolli sanitari. (continua)

Un'eccellenza del territorio (Love Boat). La sua esperienza lavorativa inizia nelle migliori pasticcerie di Roma; si sposta poi spesso in Costa Smeralda, in Sardegna in vari alberghi e strutture Turistiche. Ha frequentato sin da giovane i corsi nelle migliori scuole italiane iniziando da “L’arte bianca” di Torino, continuando con maestri come Piergiorgio Giorilli nella panificazione, Luigi Biasetto, Ingino Massari nella pasticceria e altri. Ha inoltre svolto per dodici anni per la società Guerra S.p.A. il ruolo di tecnico di laboratorio nell’R&S e CQ per lo sviluppo di prodotti sia artigianali che industriali, per la produzione di semilavorati in polvere eprodotti pronti all’uso tipo creme e ripieni. In tale periodo ha avuto l’opportunità di collaborare con industrie a livello nazionale. A Pomezia gestisce da 16 anni un’attività in proprio di forno, pasticceria, tavola calda chiamata “Raggio di sole”. Lino Ramunno ha conquistato quest'anno la Medaglia d’Oro al Campionato Mondiale 2020 per il Miglior Panettone del Mondo.


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novembre 2020 (segue) L'intervista Lino Ramunno, lei è fresco di questa importantissima medaglia d'oro ottenuta al campionato del mondo per il miglior panettone. Cosa significa aver raggiunto questo incredibile traguardo? «Innanzitutto voglio ringraziare in primis mia moglie e i miei figli che mi hanno sempre sostenuto e appoggiato specie in questo periodo così difficile. E poi il resto della mia famiglia e i miei amici, senza di loro non sarei arrivato fin qui. E' il riconoscimento di tutta una vita fatta di duro lavoro e sacrifici, di ricerca e di studio costante per migliorarmi. Voglio precisare inoltre che io non sono iscritto alla FIPGC, la federazione che ha organizzato la competizione, e questo è per me motivo di ulteriore orgoglio avendo partecipato, per così dire, da “esterno”». Qual è il segreto del suo panettone? «Sopratutto l'uso di materie prime eccellenti, una particolare tecnica di impasto, aromi naturali al 100%, nessun additivo, ma soprattutto l'uso di un Lievito Madre - frutto degli insegnamenti di un grande Maestro pasticcere quale Milano Tommaso - curato e coccolato da 30 anni». La vittoria è bel messaggio di speranza in un momento dove purtroppo, in particolare per chi ha un'attività commerciale, non si vede

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CRONACA

La kermesse "Il miglior panettone al mondo FIPGC" si è tenuta a Cinecittà World luce... «Esattamente. E' un momento terribile, temiamo che molti non riusciranno a mantenere aperta la propria attività. Vogliamo dare un messaggio di speranza, di non arrendersi e di continuare a combattere». C'è, proprio per questo, un messaggio che sente di voler mandare ai cittadini? «L'invito che posso fare è quello di pensare bene quando acquistiamo. Se ne abbiamo la possibilità – e questo andrebbe fatto sempre ma soprattutto ora – pensiamo bene alla qualità di ciò che mangiamo, ponderiamo bene

i nostri acquisti e scegliamo anche i piccoli negozi. Altrimenti spariranno, tutti. A volte è meglio comprare un prodotto di qualità eccellente piuttosto che tanti ma di qualità decisamente inferiore. Dopodiché vi aspettiamo per farvi assaggiare il nostro panettone». Panettone che, chiudiamo noi, da oggi è ufficialmente uno dei migliori al mondo. Luca Mugnaioli

Pillole di diritto: il super bonus 110% apevate che…la legge n. 126 del 13/10/2020 (in vigore dal 14/10/2020), di conversione del c.d decreto Rilancio di agosto, ha apportato alla normativa sul c.d. SUPER BONUS 110% in relazione ai Condomini che intendono ristrutturare l’intera palazzina, una serie di modifiche, ovvero: ha previsto che le asseverazioni sulla conformità da parte del tecnico incaricato debbano riguardare SOLO le parti comuni e non anche le singole unità abitative (a patto che l’intervento trainante sia relativo ad una parte comune) -, e ha modificato anche il quorum per deliberare i lavori, riducendolo e così facilitando di fatto l’accesso dei Condomini a tale detrazione. La nuova formula-

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zione dell’art. 63 del decreto Rilancio, difatti, modificando l’art. 119 del decreto 34/2020, ha previsto che “Le deliberazioni dell’assem-

blea del condominio aventi per oggetto l’approvazione degli interventi di cui al presente articolo sono valide se approvate con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno 1/3 del valore dell’edificio (e non più i 2/3 come previsto dalla riforma del 2011 per tali interventi). E’ stata inoltre aggiunta, in linea con le vigenti norme sul distanziamento sociale, la possibilità di partecipazione alle assemblee condominiali in modalità videoconferenza, il che, nelle assemblee condominiali in cui gli “assembramenti” sono, come dire, all’ordine del giorno, potrebbe tradursi in un notevole miglioramento. Il Covid-19 potrebbe riuscire laddove nessun amministratore di condominio, per quanto bravo, sia mai riuscito: avere ordine in una assemblea condominiale! Avvocato Ida Nazzaro Patrocinante in Cassazione Sede studio di Pomezia Via F. Domenico Guerrazzi n. 2 CAP 00071 Tel.: 06.60674482 – Cell.: 3383616295 E-mail: avvocatoidanazzaro@alice.it PEC: idanazzaro@ordineavvocatiroma.org


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Altruismo e generosità: non sempre i conti tornano ebbe troppo scontato iniziare da subito con l’elencare i benefici ed i vantaggi che scaturiscono dall’essere generosi e solidali. Ma invece vorrei richiamare la vostra attenzione su un altro aspetto, ovvero che l’essere troppo altruisti e generosi potrebbe danneggiare le stesse persone che si vuole aiutare e portare noi stessi al logoramento ed essere i più esposti al rischio di BURNOUT, ovvero la sindrome di esaurimento dovuto allo stress lavorativo. Quando non ci si auto-protegge, questa troppa disponibilità può farci sentire sovraccarichi e stanchi, ed impedisce anche di raggiungere gli obiettivi, compromettendo la serenità e i rapporti familiari. Le persone che dimostrano anche sul lavoro di essere sempre disponibili a dare una mano, vengono spesso bobardate di richieste e finiscono spesso in una gogna da cui non ne escono facilmente. Di conseguenza, loro rischiano il BURNOUT o il logoramento, i colleghi non ricevono l’aiuto richiesto ed altri collaboratori che potrebbero dare un contributo restano invece inoperosi e demotivati. In sintesi questo succede perché, molto spesso, si confonde la generosità con l’altruismo, che non significa, appunto, che essere gentili voglia dire essere a

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Il Corriere della Città Numero 11 Anno 12

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via Odessa 41 - 00040 Torvaianica

disposizione 24 ore su 24 e neppure che bisogna accontentare sempre tutti in tutto. Conoscete la storia di Chloe Gruenke e della sua gemella Claire? Ebbene, richiamandoci ad un evento sportivo è successa una cosa straordinaria che ha commosso il mondo intero. La favola di Claire che soccorre la gemella e la porta al traguardo. E’ la generosità di una sorella o qualcosa di più? Entrambe tredicenni: l’una ,Chloe, presa sulle spalle dall’altra, Claire, lungo la pista di atletica durante gli ottocento metri di corsa organizzati dalla scuola media della loro città. Chloe è in testa ma sente un forte dolore alla coscia e sulla prima curva del secondo giro si lascia cadere per terra; Claire è indietro, con il gruppo e avvicinandosi alla sorella dolorante decide di fermarsi, le chiede cos’è successo, non ci pensa due volte e se la carica sulle spalle. Mancano 370 metri all’arrivo e Claire a piccoli passi, con la sorella in lacrime sulla schiena, stringe i denti, comincia a sentire l’urlo della folla che la spinge ad andare avanti, lei non molla. Prima dell’arrivo Claire non è abbastanza contenta della sua generosità, fa scendere sua sorella e la esorta a tagliare il traguardo. Chloe non vuole essere da sola a vincere e trascina con se la sorella per arrivare insieme. Vincono la gara con il pubblico in delirio per il grande gesto e la forte commozione di tutti i partecipanti. Per un gesto del genere non basta essere fratelli, bisogna essere qualcosa di più. Ecco cosa dovrebbe guidare il nostro quotidiano, la ricerca di ciò che ci arricchisce interiormente ed invece ci preoccupiamo molto del nostro aspetto estetico ma poco invece ci soffermiamo a pensare perché scatta questo meccanismo che incessantemente ci porta a cercare ovunque il rimedio che ci possa riempire questo vuoto interiore. Perché effettivamente di questo si tratta. Si certo, si comincia una dieta perché vogliamo che il nostro fisico sia più gradevole, più armonioso. Ma ciò non basta se poi il nostro obiettivo è il bisogno di essere sempre perfetti con tutti. Proviamo a pensare, invece, che non solo dal cibo ci dobbiamo limitare per stare bene ma, anche e soprattutto, dalle parole inutili e dai rapporti pesanti, quelli obbligati, ripetitivi, statici. Quante volte mangiamo solo per noia, tra parenti e amici in cui il cibo è il solo argomento di relazioni vuote! E quante

volte ci siamo sentiti vittime degli altri cercando conforto nel cibo? Che vita è quella di vivere per avere l’approvazione degli altri, del partner, degli amici, al lavoro – per sentirci dire che siamo bravi, perfetti? Altro che liberarci delle esagerazioni alimentari, sarebbe meglio liberarsi di chi ci fa star male!! La prima dieta sarebbe quindi quella delle parole. Cominciare con l’evitare di confidare a chicchessia i nostri stati interiori, non mettiamo in piazza il nostro privato, non riempiamo la nostra testa di chiacchiere proprio come riempiamo di cibo il nostro corpo. Proteggiamo il nostro mondo interiore trattandolo come la cosa più preziosa che possediamo e la vita subito si alleggerisce di tante cose. E quando ci sentiamo davvero liberi? Quando riusciamo a stare bene anche da soli, autonomi ed indipendenti. Quando invece le relazioni sono ripetitive, statiche, chiuse, insoddisfacenti, abitudinarie, il cibo diventa l’unico barlume di gioia. Quante volte ci costringiamo a comportamenti dove chiniamo la testa a tutta una serie di regole per essere accettati, per essere parte del gruppo non tanto per il piacere quanto per la paura di essere messi da parte. Questi rapporti pesano sulla nostra vita perché non ci permettono di essere noi stessi, ma se non siamo noi stessi come possiamo pensare di essere in forma? Spesso si sente dire che si mangia troppo perché si soffre tanto. È il tipico atteggiamento di chi è ingabbiato dal vittimismo. Mangio troppo perché la vita è stata ingiusta con me, per il grande amore che non arriva, per colpa degli altri che mi hanno fatto soffrire, per colpa del genitore che non mi ha voluto abbastanza bene, oppure per la carriera che non ho fatto…. Si potrebbe continuare per un’ora e molti lo fanno per davvero! Sono i lamentosi, quelli che hanno sempre una recriminazione da fare verso il destino e la vita. Certo, una parte di verità in quelle frasi c’è, ma nessun dolore dura così tanto da farti vivere dopo anni in un’atmosfera mentale fatta di continui lamenti. A meno che questa atmosfera non sia stata creata apposta come alibi per auto-assolversi, perché così, in fondo, se non prendi in mano la tua vita la colpa è sempre di qualcun altro!!

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PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC

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IN REDAZIONE: Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Mario Di Toro, Alessandra Crinzi, Manuel Ferrara, Luca Mugnaioli, Luigi Torreti, Alessia Achille, Giacomo Andreoli, Federica Rosato

Antonio Guido

CHIUSURA REDAZIONALE: 01/11/2020

Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009


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Affrontiamo l'inverno senza diventare obesi a crescita esponenziale dei contagi nelle ultime settimane non fa ben sperare che si possa tornare presto alla normalità. Molti probabilmente hanno già accumulato dei chili superflui durante la prima ondata di pandemia, chili che ora con la seconda ondata ed un nuovo lockdown, anche se parziale, alle porte rischiano di trasformarsi in un serio sovrappeso se non obesità. Purtroppo, quando siamo costretti a stare più ore in casa ed a rinunciare a molte delle attività con le quali possiamo rilassarci tendiamo a concentrarci troppo sul cibo. Ecco, quindi, alcuni semplici consigli per cercare di limitare i danni. Innanzitutto, createvi altre attività per sostituire quelle che in questo momento non è più possibile praticare. Sviluppate nuovi interessi, fatevi coinvolgere, trovate nuove passioni negli spazi di libertà che ancora ci sono concessi. Spazi molto più ampi di quanto uno pensi, ma dovete riprogettare un po’ la Vostra vita per adattarvi a queste nuove circostanze. Esiste uno stretto legame tra cibo, disagio psicologico e stress. Nella nostra società è molto difficile avere un rapporto equilibrato con il cibo, siamo troppo pressati e tendiamo a trovare nel cibo uno sfogo ad altri nostri problemi quindi, nella situazione che stiamo attraversando, siamo particolarmente fragili. Se non potete giocare a calcetto, andare in palestra, rilassarvi in un centro benessere, cercate comunque di continuare a svolgere una attività fisica e dedicate qualche minuto del Vostro tempo a recuperare le energie mentali ed a pensare a voi stessi. Mezzora di passeggiata all’aperto (con un buon passo per chi non ha nessun problema di salute), rappresenta un’attività, comunque, idonea a tutte le età per mantenerci un minimo in forma. Se facciano lo smart working occorre essere consapevoli che se si riduce il movimento, anche

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semplicemente perché ci spostiamo di meno per andare al lavoro, dobbiamo ridurre anche il cibo che mangiamo. Se siete in sovrappeso ma non volete fare una dieta è opportuno che vi facciate calcolare il vostro effettivo fabbisogno calorico, in proporzione all’età al sesso al tipo di corporatura e soprattutto al ridotto movimento ed alla vita sedentaria a cui il COVID ci costringe. Ci sono metodi che permettono di valutare, con una discreta approssimazione, la quantità degli alimenti anche senza pesarli, ma occorre conoscere il valore nutrizionale dei cibi. Se avete le idee confuse in proposito, qualche incontro di educazione alimentare con un nutrizionista può sicuramente aiutarvi, soprattutto se avete necessità di mettervi a dieta ma non capite il programma alimentare che vi è stato proposto o se non riuscite a seguirlo. Le più importanti raccomandazioni di carattere generale che tutti possono seguire i miei lettori le conoscono bene: scegliete la qualità e riducete la quantità; seguite la regola dei tre pasti al giorno (mangiate bene a colazione ed a pranzo e poco a cena) e dei due piccoli spuntini (a metà mattinata ed a metà pomeriggio); limitate i condimenti ed il sale; evitate le bevande alcoliche e quelle zuccherate; aumentate il consumo di verdura

e mangiate frutta di stagione; bevete almeno un litro e mezzo di acqua al giorno; cercate di dormire un numero adeguato di ore; limitate il consumo di bevande eccitanti alla prime ore del mattino. A corredo e commento di queste regole ricordate che se scegliete cibi di alta qualità potete ridurre i condimenti, che invece abbondano negli alimenti industriali insieme a conservanti, additivi, aromi artificiali, ecc. Studi scientifici dimostrano che una distribuzione dei pasti durante tutta la giornata, con riduzione delle quantità verso la sera, è da preferire alla dannosissima abitudine di considerare la cena come il pasto principale della giornata. I condimenti sono micidiali, questo è uno dei motivi per cui mangiando in mensa o al ristorante è difficile seguire una dieta, ma attenti anche a casa. Preparare gustose ricette va bene, ma evitate le “bombe caloriche”. Preferite l’olio extravergine di oliva a margarina, burro, strutto ed altri grassi saturi, ma in ogni caso non abusatene. Ricordatevi che oltre alle calorie una corretta alimentazione deve fornirci anche tutti i micronutrienti di cui abbiamo bisogno quindi consumate verdura e frutta fresca di stagione possibilmente biologica. Le bevande alcoliche o peggio super-alcoliche come anche di tutte quelle che presentano un eccesso di zuccheri semplici possono avere effetti devastanti sulla vostra salute e sulla vostra linea, quindi massima attenzione e moderazione. Pianifichiamo in anticipo la spesa e non facciamoci prendere dalla tentazione di mettere nel carrello tutto quello che ci passa per la testa. Impariamo a leggere le etichette. Con le mascherine aumenta la traspirazione quindi idratiamoci bevendo molta acqua. Infine, rispettiamo il nostro metabolismo ed i nostri ritmi circadiani. I disturbi del sonno favoriscono l’accumulo di grasso e danneggiano la nostra salute, quindi riduciamo o eliminiamo le bevande eccitanti e soprattutto evitiamo di esporci troppo alle dannose radiazioni blu degli schermi dei dispositivi elettronici. Telefoni cellulari tablet e TV andrebbero spenti quando ci si prepara ad andare al letto. La lettura di un buon libro cartaceo per svuotare la mente dai pensieri della giornata è ancora la migliore soluzione per tutti quelli che non crollano addormentati una volta che poggiano la testa sul cuscino. Monica Grosso Biologo nutrizionista Se volete contattare l’Autore di questo articolo rivolgetevi al 3208942854 monicagrosso1@tiscali.it


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Scarabocchiamo tutti quanti col doodling on è necessario saper disegnare, è sufficiente saper coordinare la mano per riempire bene tutti gli spazi vuoti di un foglio, magari mentre si chiacchiera al telefono o per passare il tempo, senza preoccuparsi della bellezza di quello che verrà fuori. Riuscire a vedere artisticamente uno spazio bianco, far emergere l' intuitività e la creatività che presiedono nell'emisfero destro del cervello, prevalendo sull'emisfero sinistro che domina invece la razionalità. Doodling in inglese significa appunto "scarabocchiare" ed è rappresentato da tanti piccoli disegni tutti intrecciati tra di loro, realizzati con l'utilizzo sequenziale di alcune forme elementari come il punto, la linea, l'angolo, l'arco, la spirale, il cerchio, il triangolo. Chi non si è mai avventurato in questa moderna ma semplice forma artistica, può iniziare la pratica divertendosi a riempiere come nell'esempio in foto sotto riportato, la forma della propria mano. Lo Zentangle Detto anche l'arte dei ghirigori o groviglio Zen invece, a differenza del doodling, è rappresentato da disegni eseguiti a mano libera sotto forma di pattern modulari dove si ripetendo linee geometriche dalle forme rette o curvilinee. Questo metodo anch'esso basato sul processo creativo, è stato ideato dagli americani Rick Roberts e Maria omas partendo dal presupposto che vanno seguite delle regole per la realizzazione fluida e libera di questi schemi. Questa pratica artistica regala la possibilità di rilassarsi fino alla meditazione, all'ascolto del proprio Io e alla rigenerazione fisica. Banar Design Rivolto solo agli esperti del settore c'è invece il Banar Design che consiste nel creare dei doodling intorno a visi o panorami di quadri celebri seguendo linee parallele e ondulate che, con il loro movimento donano al disegno l'effetto tridimensionale. I benefici Basato sul lasciarsi andare è quindi un'ottima risoluzione artistica e contemporaneamente terapica, utile per smettere di programmare e controllare le giornate della propria vita, seguendo il flusso dell'istintività e riuscire così a modulare il rilassamento corporeo e mentale, attraverso il solo uso di un foglio ed di una penna. Laura Piacentini

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Nelle foto: Pattern modulari Zentangle (1) Esempi di Doodling (2-3) Banar Design (4)

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Piccole imperfezioni vete mai visto un bimbo appena nato? Io sì, parecchi direi, sono teneri, profumano di buono, sono fragili e ti fanno venire voglia di coccolarli e scaldarli, ma non sempre sono belli! In alcuni casi dimostrano tutta la fatica fatta per nascere e sembrano un po' “ciancicati” … hanno la testa un po' storta, sono pelosetti, arrossati, bluastri, coperti di una strana sostanza bianca con mani e piedi decisamente color Puffo! In genere dopo le prime 24 h le cose cominciano a migliorare, ma la bellezza potrebbe non durare. Dopo qualche giorno dal parto infatti potrebbero comparire bollicine, arrossamenti, screpolature e non è vero che è tutta la colpa della mamma, di quello che mangia o del suo latte. La verità è che a pelle di un neonato alla nascita è ancora immatura, deve imparare ad adattarsi all’aria intorno e lo fa manifestando reazioni più o meno diverse per tutto il primo mese di vita del bambino, queste reazioni quindi non devono essere considerate come manifestazioni patologiche, ma solo come un processo di fisiologica maturazione. Non dimentichiamoci infatti che i neonati sono a mollo nel liquido amniotico per nove mesi e non sono dei pesciolini, per cui devono possedere qualche trucco per proteggersi e devono anche cambiare qualcosa dopo la nascita quando incontrano l’aria. Ecco spiegata la presenza della vernice caseosa, quella sostanza bianca di cui vi dicevo sopra, che assomiglia molto al burro come consistenza e che sarebbe in grado di proteggere la pelle del neonato dal contatto prolungato con il liquido amniotico. Vi sarà capitato di vedere una foto di un neonato subito dopo il parto, in genere ha i capelli come appiccicati alla testa, ecco, questo è conseguenza dei residui di vernice caseosa. La sostanza viene prodotta dalle ghiandole sebacee ed è più evidente nelle pieghe cutanee come ascelle e inguine. Vi assicuro che lavarla via è davvero una roba difficile, meglio lasciare che si assorba da sola… sparirà come per magia già il giorno dopo garantendo un bonus di idratazione al neonato, tanto che quando il suo effetto sarà esaurito, se non si provvede in altro modo, la pelle del bimbo comincerà a screpolarsi. Nel giro di una settimana scomparirà anche la lanugine, cioè la sottile peluria che ricopre il corpo dei neonati, talvolta anche sulle orecchie e sulla fronte. Ma fin qui tutto abbastanza facile e gestibile… un bimbo peloso assomiglia ad una scimmietta, magari se si tratta di una femminuccia può essere preoccupante la futura spesa in ceretta, ma più di questo non crea pensieri. Altre sono le manifestazioni che preoccu-

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pano i genitori come per esempio l’eventuale presenza di ittero cioè la colorazione giallastra della cute e delle sclere (la parte bianca dell’occhio) che può manifestarsi nei primi giorni dopo il parto. Entro certi limiti l’ittero è considerato fisiologico e pertanto non richiede nessun trattamento. Si manifesta per effetto della immaturità del fegato neonatale incapace di metabolizzare la bilirubina derivante dalla fisiologica distruzione dei globuli rossi e che pertanto, non potendo essere eliminata, si accumula nel sottocute colorando i bimbi tipo i Simpson’s. Tranquilli, basta allattarli e tenerli alla luce del sole e torneranno di un bel rosa maialino. In genere al primo cambio di pannolino o al primo bagnetto, i genitori possono essere preoccupati dalla scoperta di quelle che chiamiamo “macchie mongoliche”. Si tratta di macchie singole o multiple che arrivano fino a 10 cm di diametro e che hanno colorito grigio bluastro, di fatto sembrano dei lividi, ma assolutamente non sono dolorose e non sono conseguenza della sculacciata data ai neonati per farli piangere appena nati, pratica che ormai rientra nella leggenda, di solito si localizzano nella regione sacrale e scompaiono entro il primo decennio di vita del bambino. Non hanno nessun significato patognomico, ma è necessario fare diagnosi differenziale con i nevi blu che richiedono trattamento chirurgico, ma in genere al momento della nascita il neonatologo presente in sala parto è già in grado di valutare la differenza. Tra la prima e la seconda settimana di vita può comparire quella che chiamiamo miliaria, cioè un insieme di vescicole eritematose rosse o bianche conseguenti all’ostruzione del tratto intraepidermico delle ghiandole endocrine. In genere la loro comparsa si associa ad un clima caldo

umido. Si consiglia alla mamma di fare bagnetti frequenti con acqua tiepida e un sapone delicato e di vestire il bambino con indumenti di puro cotone. Appesantire l’abbigliamento può peggiorare la situazione. Molto simile è la comparsa di milia, cioè piccole papule costituite da cisti epidermiche follicolari localizzate in genere su guance, fronte e naso, ma anche sul tronco. ’acne neonatale sembra invece colpire più i maschietti e si manifesta nelle prime settimane di vita per effetto della produzione ormonale materna e dell’attività testicolare del bimbo e assomiglia in tutto all’acne adolescenziale. Non è causata dall’alimentazione come si crede erroneamente, ed in genere si risolve da sola entro i primi mesi di vita. Macchie eritematose rosse con al centro piccole pustole biancastre che compaiono i primissimi giorni di vita, sono dette eritema tossico del neonato, ma al di là del nome, non hanno niente di pericoloso e scompaiono e si ripresentano fino verso la sesta settimana di vita. Parliamo di piccole differenze, che hanno poca importanza nella gestione pratica del problema, il senso che rimane è la comparsa di bollicine che scompariranno da sole, che sono fisiologiche e che quindi non devono allarmare mamma e papà. Insomma il vostro bimbo cresce ogni giorno e cambia ogni giorno e con lui cambia la sua pelle. Non fatevi prendere dal panico o dall’ansia per ogni segno che compare sul suo viso, cercate di usare prodotti delicati e naturali, idratatelo e se non siete convinti… chiedete ad un professionista. Soprattutto, mamme che allattate… non sentitevi troppo colpevoli per quel pezzetto di cioccolato di cui avevate davvero voglia… non è colpa del cacao se il cucciolo ha i brufolini!! Dott. Ost. Catiuscia De Renzis dovevolalacicogna@libero.it


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Stress e sistema immunitario sistono complesse correlazioni tra lo stress e il sistema immunitario, uno stress sormontabile può favorire un incremento della risposta immunitaria, uno eccessivo la può indebolire, come dimostrato da numerosi esperimenti sui ratti. Il corpo di fronte ad un’aggressione esterna reagisce con l’attacco o la fuga aumentando così la funzione immune e potenziando la propria capacità di sopravvivenza. Un evento stressante di carattere sociale, come la limitazione di libertà subita durante il lockdown, determinando una conflittualità senza via di uscita, introduce una divaricazione dalla prima risposta fisica verso una risposta mentale, addetta alla relazione con l’ambiente. Questo secondo settore, il mentale, si porrebbe in contrasto con la prima risposta fisica positiva determinando un indebolimento del potere di reazione dell’organismo, del sistema immunitario. Ovviamente tale reazione è variabile da individuo a individuo in quanto il giudizio di sormontabilità di uno stress è soggettivo (l’esperienza di clausura forzata ha danneggiato psichicamente meno chi era più abituato a stare in casa rispetto agli indomiti iperattivi sempre in giro) ed è in funzione anche di altri fattori quali il perdurare della situazione stressante, l’incertezza delle soluzioni, la chiarezza delle regole da seguire, la loro arbitrarietà. Prima si multavano quelli che correvano da soli su una spiaggia o nei boschi o anche nei 200 mt da casa in quanto lo jogging non era ritenuto attività motoria sic!- solo camminare, controllandoli dall’alto con droni nel cielo. Oggi vengono multati quelli che camminano - mentre i corridori sono esonerati dall’obbligo della mascherina, e quelli che restano a casa - dove prima erano stati confinati - luogo scoperto essere quello di maggiore diffusione del contagio, (intimazione difficilmente rispettabile a meno di non vivere in una villa con 36 stanze e altrettanti bagni in camera). Gli stati d’animo, negativi o positivi, danno vita a memorie procedurali che influiscono sullo sviluppo, sulle emozioni, sugli affetti, nella quarantena tutto si è fermato, il tempo e lo spazio si sono trasformati, il risotto ridotto a due minuti di cottura è tornato in fretta ai suoi quindici, non così le relazioni, le emozioni. Tanti mesi di isolamento e di restrizioni sempre in arrivo rendono complesso tornare a sperare, a sentirsi di nuovo vivi, creano sofferenza e senso di impotenza, la stessa guerra, evento ben più grave vissuto dai nostri nonni, nonostante la sua crudezza, con l’essere più chiara, riaccese le speranze, intensificò i legami, fece apprezzare la vita. Le relazioni emotive sono una componente

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di base della natura umana e i bambini sono i grandi esperti, con le loro raffinate capacità di comprensione delle espressioni umane, di suoni linguistici diversamente articolati imparano velocemente cosa aspettarsi dagli altri. Studi di Infant Research e Neuroscienze hanno delineato uno sviluppo del cervello e della mente che ha inizio già nella vita intrauterina, anche le relazioni iniziano a plasmarsi nella stessa epoca in un flusso continuo di sensazioni tattili, cenestesiche, ormonali e nutritive. Una ricerca del 2006 (Field, Reif) evidenzia come il movimento fetale sia correlato al tipo di depressione della madre, il feto si muove meno in caso di depressioni più intrusive e più in caso di depressioni più ritirate. La gravidanza è un modello relazionale di quanto avviene anche nelle relazioni, esse si trasformano costruendosi, anche senza esserne consapevoli, al di là della parola, e trasformano l’uno e l’altro, spesso ci si trova d’improvviso di fronte a cambiamenti senza sapere cosa si è fatto perché l’altro stia meglio o peggio. Il modo di parlarsi, la tonalità emotiva, lo spazio che ci si concede crea una intimità che è alla base di ogni sicurezza favorendo l’emergere e il confronto di paure e incertezze che, se negate, lo-

gorano nel tempo le relazioni più solide, l’amore è impegnativo, è il secondo lavoro della vita. Lo sguardo, la voce influiscono impercettibilmente sulle comunicazioni, si comprendono i reali messaggi, cosa aspettarsi dall’altro, cosa l’altro si aspetta da te, (le moderne comunicazioni whatsApp danno adito ai peggiori fraintendimenti). Ciò invita ad interrogarsi rispetto a cosa stiamo determinando nell’altro, le maestre, ad esempio, con il loro atteggiamento, affermazioni, aspettative, consapevoli o meno, influiscono sulle capacità cognitive dei loro alunni (effetto Alexander), e così in ogni relazione, ogni esperienza crea una traccia neurale che poi aprirà la strada ad altre. L’empatia umana affonda le radici nei circuiti antichi che generano i sentimenti di cura in tutti i mammiferi, il panico e la sofferenza possono essere una delle risonanze emotive più potenti per promuovere le attenzioni empatiche, per ridare alle emozioni il tempo e la forza di uscire dalla paura. “A’ la guerre comme à la guerre” fare di necessità virtù è la risposta mentale più adeguata di fronte alle imposizioni, trovare i lati positivi nelle situazioni alle quali non si può sfuggire, (neanche sarebbe un gran danno, nella cosiddetta moderna società liquida, fluida stare un po’ fermi, si potrebbe scoprire l’illusorietà di poter avere tutto subito nella quale si è immersi. Tale risposta non è in contrasto con quella fisica della fuga, il pensiero è da sempre la via di fuga privilegiata alle limitazione di libertà e le catene non sono solo quelle che si vedono. Dott.ssa F. Tomasino Psicologa-Psicoterapeuta francesca.tomasino@hotmail.it


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Dilettanti, le classiďŹ che dei campionati Serie D - Girone G

Eccellenza - Girone A

Eccellenza - Girone B

Promozione - Girone C

Calcio a 5 - Serie B/E

Classifiche aggiornate al 30/10/2020


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Fortitudo Futsal Pomezia, inizio col botto Dopo tre giornate di campionato i pometini sono in testa con 7 punti nel Girone E di Serie B saltante avvio di campionato per la Fortitudo Futsal Pomezia che dopo tre giornate di questo pur complicato campionato di serie B. La squadra, dopo i primi turni di campionato, si trova in testa al Girone grazie, anche, ad alcune certezze come ad esempio il bomber Daniele Zullo, già a quota 4 centri. Avvio super Eppure l'avvio di stagione era stato positivo ma a metà visto il pari interno col Velletri per 2-2. Marco Chiomenti e Daniele Zullo (per l'appunto) avevano siglato le reti per pometini. Nel secondo turno di campionato è stata la volta del match contro lo Jasnagora in terra sarda. E' qui che, a tutti gli effetti, il Pomezia ha spiccato al volo con un sonoro 4-1 – le cui potenzialità ancora non si sono viste dato l'ultimo posto in classifica - grazie alla doppietta ancora di Zullo e i centri di Potrich e Viglietta. Nell'ultimo turno disputato poi, il giorno di Halloween, i pometini hanno trasformato in un “incubo” (giustappunto) la trasferta del Ciampino, schiantato 5-0. Zullo (altro gran gol con una bordata sotto l'incrocio) Djelveh, Favale, Viglietta e Chiomenti i marcatori.

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Rom tentano di insediarsi in un terreno, fermati ARDEA - Sono 5 le famiglie di Roma allontanate dal terreno su cui stavano per creare un insediamento abusivo in via dei Colli Marini. Si tratta di un totale di 25 persone, di cui 8 bambini, tutti di etnia Rom e origine siciliana. Le famiglie viaggiavano su 3 roulotte trainate da 3 automobili. Nella “carovana” vi erano anche 1 furgone e 1 veicolo singolo. Tutti i veicoli sono stati controllati risultando regolari agli accertamenti. Il tentativo di accampare i mezzi sul territorio di Ardea è stato fermato sul nascere dato che il luogo scelto dai nomadi non prevedeva la possibilità di ospitare roulotte, non essendo un camping attrezzato. Le famiglie sono state quindi allontanate. La carovana di mezzi si è diretta in direzione Roma, scortata dalla Polizia Locale sulla Pontina sino al confine con il territorio di Ardea.

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Auguri Pomezia! ANNIVERSARI - Pomezia e Torvaianica in mostra. Il 29 ottobre 2020 la Città celebra 81 anni dall’inaugurazione e il primo compleanno del Museo Città di Pomezia – Laboratorio del Novecento.


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Supermoto: Luana Giuliani terza a Ferrara La giovane promessa pometina, appena 12 anni, sul podio agli Internazionali di Supermoto uana Giuliani, in arte Lulù, continua a stupire tutti. Il 25 ottobre si è conclusa la stagione con l'ultima tappa presso il circuito di Pomposa (Ferrara) dove la giovane motociclista ha conquistato il terzo posto. Un risultato davvero straordinario che conferma il talento della 12enne in sella alla KTM. Adesso è tempo di pensare già al futuro: Lulù è per questo in cerca di sponsor per riuscire a proseguire la sua promettente carriera e inseguire il suo sogno, magari, come ammette lei stessa, “in una categoria superiore”. Chi è Luana Giuliani No, non è prematuro per lei parlare già, nonostante la sua giovane età, di “carriera”. In sella alle due ruote da quando aveva quattro anni è stata avviata alla carriera agonistica con il Team DPS RACING TEAM. Ha già partecipato a campionati italiani ed europei, e giusto due anni fa si classificava prima al Trofeo Simoncelli in gara 1 e gara 2 al circuito di Misanino.

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Luci non funzionanti

Strada Torvaianica Alta - Pomezia Luci lampeggianti per la segnalazione della curva pericolosa non funzionanti

Il Corriere della Città novembre 2020

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“Piazza San Benedetto da Norcia, come da nota del comune iniziati i lavori di sistemazione della pavimentazione, ma la sicurezza dove sta? E’ tutto aperto, compresi gli scavi”. Sì, perché a Pomezia sono iniziati gli interventi di ripristino e messa in sicurezza della Piazza San Benedetto da Norcia. “Messa in sicurezza del centro cittadino” – è questo quello che si legge nella nota del Comune. Si stanno sistemando tutte le aree pedonali in cui non c’è più la pavimentazione: l’obiettivo sarebbe quello di dare sicurezza ai cittadini. Eppure, dalle foto che ci hanno inviato sembra che tutto sia stato lasciato allo sbando e la domanda sorge spontanea: sono lavori di messa in sicurezza o di messa in pericolo? In questo modo il rischio c’è eccome per gli utenti che possono transitare lì. Forse, sarebbe il caso di controllare che il lavori vengano fatti in maniera accurata, senza lasciare pericoli per i cittadini. Neanche per poche ore. Sicuramente verranno sistemate le parti mancanti, ma se nottetempo qualcuno si facesse male?




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