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Desireé Manfredi, l’influencer di Ardea

Desireé, la giovane influencer di Ardea

Seguitissima sui social, il suo profilo Instagram, a soli 16 anni, conta già 730.000 followers

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esiree Manfredi, giovane, anzi giovanissima influencer di Ardea. Da dove è nata questa passione e perché hai deciso di intraprendere questa strada? «Amo la moda e il make up. Mi piace condividere i miei scatti in cui mostro i miei outfit o il mio viso truccato» Oggi molte ragazzi e ragazze sognano di fare questa vita: la concorrenza, in tal senso, è tanta e emergere non è facile. Ti spaventa tutto questo? «Sinceramente non mi spaventa. Ho un’agenzia che mi tutela, i miei genitori che mi aiutano in tutto e tanta voglia di portare avanti i miei progetti». Ad oggi il tuo profilo Instagram vanta già 730,000 followers: quando hai iniziato ti saresti mai aspettata un simile successo? «Se devo essere sincera si, quest’anno, soprattutto, ho portato avanti molti progetti e collaborazioni. Mi sono impegnata molto quindi mi aspettavo questo risultato e credo di essermelo anche meritato. Preferisco però pensare al futuro, quindi spero di continuare ad aumentare e di portare gioia e spensieratezza al pubblico che mi segue» Chi sono le persone più importanti della tua vita? Cosa pensano della carriera che hai scelto? «Le persone più importanti sono i miei genitori e il mio fidanzato che mi sono sempre vicini in tutto e mi supportano. Vogliono il meglio per me quindi credo siano contenti di ciò che sto realizzando». Sappiamo che hai già delle collaborazioni importanti quindi si può dire che dal punto di vista professionale i risultati stiano ripagando la tua scelta. Quali obiettivi hai per il futuro? «Ho molti obbiettivi per il futuro ma non svelerò nulla. E' un segreto!» Essere un'influencer richiede molto tempo: tu hai 16 anni, come è cambiata la tua vita e come riesci a far coincidere il tutto con la vita privata, gli amici, ecc.? «Non è cambiato quasi nulla, riesco a far combaciare tutto e sono molto contenta di questo» Ultima domanda: qual è il “tuo sogno nel cassetto”? «Portare avanti la mia carriera nell’equitazione e nello spettacolo».

Cittadini in campo contro l'inciviltà

A ottobre diverse iniziative per mantenere puliti i quartieri (ma anche spiagge) sul territorio

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ecoro e pulizia dei quartieri, i cittadini si rimboccano le mani. Dove non arriva il Comune a volte sono i residenti a darsi da fare per mantenere in buone condizioni i quartieri della città. E soprattutto contrastare l'inciviltà. Due le iniziative che abbiamo preso ad esempio nel mese appena trascorso. Il messaggio, molto chiaro, è rivolto proprio a chi sporca con la speranza, chissà, di riuscire a “smuovere” qualche coscienza.

Roma 2: il Comitato di Zona in campo per pulire il quartiere

Il 16 ottobre scorso alcuni volontari insieme al Comitato di Zona Roma 2 si sono dedicati alla pulizia delle vie del quartiere. «Eccoci pronti per pulire il quartiere – si legge in un post pubblicato sui social - Abbiamo riempito sacchi e sacchi di rifiuti, abbandonati lungo alcuni camminamenti pedonali di zona. Sarebbe bello dare un seguito a questa iniziativa, anche di piccoli gruppi che puliscano intorno alle loro case, coinvolgendo bambini e ragazzi! Qualsiasi proposta sarà la benvenuta. Il nostro quartiere non è una discarica, rivolgiamo quindi anche un appello a chi sporca: rispettatelo di più».

Marina di Ardea: “incivili” nell'area giochi

Un'iniziativa simile si è svolta a Marina di Ardea dove alcuni cittadini sui gruppi Facebook locali hanno voluto lanciare un appello a chi utilizza l'area giochi presente nel quartiere, a due passi dal mare. «Pure oggi abbiamo dato. Una cosa è certa. I genitori se ne fregano di lasciare in ordine il parco, i giochi vengono rotti e lasciati per terra in attesa che altri provvedano a pulire. Come potete vedere altri sacchi di spazzatura. Se questo è l'esempio che si danno ai propri figli....per non parlare poi di chi porta a spasso il proprio cane». Morale: adesso il parco è di nuovo pulito ma la speranza è che non servano a breve altri interventi del genere.

Per un mare pulito

L’Organizzazione di Volontariato per la difesa diretta della flora e fauna acquatica Care The Oceans, in collaborazione con la Onlus Creature del Mare, ha invece organizzato una pulizia delle spiagge di Torvaianica che si è svolta domenica il 17 ottobre, con ritrovo alle ore 10:00 presso l’ingresso a mare del Tinga Beach. Anche qui tanta spazzatura è stata tolta dall'arenile. «L’inquinamento dei mari è una piaga incurabile della nostra società – si legge in una nota dell’organizzazione – e anche il litorale purtroppo durante le mareggiate e per colpa di qualche zozzone raccoglie tantissimo inquinamento che il mare restituisce alla terraferma e agli uomini.» «Proprio per questo non lasciamo che diventi anche sporco e inquinato». Durante le attività di raccolta rifiuti sono stati discussi insieme ai presenti i danni che la plastica, in primis, e altri topologie di rifiuti causano all’ambiente marino, con ripercussioni sulla salute umana.

Volontari di “Care the Oceans” in azione a Torvaianica per pulire le spiagge

Volontari in azione a Pomezia, Torvaianica, e Marina di Ardea: puliti i quartieri e le spiagge. Con un messaggio agli incivili: «Rispettate di più l’ambiente»

E-killer

PIOGGIA DI MULTE - Ancora ‘zozzoni’ pizzicati dal nuovo sistema in dotazione alla Polizia Locale di Ardea. Anche ad ottobre sono diverse le sanzioni comminate all’incivile di tutno sorpreso ad abbandonare in strada rifiuti di vario genere. Lo strumento, mobile per essere applicato in vari punti del territorio, è stato impiegato recentemente in Via Campo di Carne. «EKiller, spietato e infaticabile, efficace anche di notte. 35 le sanzioni erogate in un solo giorno in via Campo di Carne», ha fatto sapere il Sindaco Mario Savarese stilando un bilancio dell’attività.

Scuola, mancanza insegnanti e i soliti “ritornelli”

Lo sfogo di una mamma di Ardea: «Assurdo aspettare la fine di ottobre per gli orari definitivi»

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ambiano i Ministri, passano gli anni, ma quello della carenza degli insegnanti nelle scuole all'inizio dell'anno scolastico resta un problema che, a quanto pare, è impossibile da risolvere. Anche quest'anno, dove c'era da ripartire per il secondo anno in tempo di Covid, le cose non sono andate di certo meglio nonostante le tante iniziative annunciate durante lo stop estivo. Il problema ha riguardato anche molti istituti del Lazio con le scuole costrette a barcamenarsi tra ingressi e uscite scaglionate, misure anti pandemia e il poco personale a disposizione.

Cuzzupi (UGL Scuola): «Continua il ritornello del “faremo” mentre i problemi rimangono!»

A sollevare la questione nel mese di ottobre è stata, tra gli altri, l’UGL Scuola. «Doveva essere l’anno del cambiamento, sia per le problematiche derivanti dal Covid che per quelle messe drammaticamente in evidenza proprio dal Sars-Cov2 e invece ci troviamo al cospetto dell’ennesimo “bla bla bla” privo di sostanza e di fatti”. Questa la considerazione espressa, senza mezzi termini, dal Segretario Nazionale dell’UGL Scuola, Ornella Cuzzupi, che non lesina critiche ad un’azione governativa improntata su “ritornelli già conosciuti”: «Se analizziamo quanto sinora messo in cantiere ci accorgiamo come nessun problema strutturale della scuola è, non dico risolto, ma nemmeno in prospettiva di definizione»

La carenza di insegnanti

“Sono tantissime – dice ancora Cuzzupi – le cattedre rimaste vuote a fronte di un bacino infinito di aspiranti preparati e specializzati in perenne attesa di essere inquadrati a tempo indeterminato. Gli stessi fondi che verranno stanziati nella legge di bilancio per prolungare i contratti del cosiddetto organico Covid, in un simile scenario, appaiono anacronistici e privi di prospettiva. Si ritarda, colpevolmente nell’individuazione dei posti vacanti relativi al personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario con grave pregiudizio verso la funzionalità dell’istituzione e la platea di studenti che vengono così privati delle necessarie risorse atte a rispondere alle normali esigenze”.

I numeri e le cause

A fine settembre un altro sindacato, la UIL Scuola, aveva dipinto sulla stessa falsa riga un quadro allarmante nel Lazio dove mancavano all’appello “3.600 docenti negli istituti di ogni ordine e grado”. “Mai come quest’anno la situazione è disastrosa imputabile principalmente agli innumerevoli errori commessi dalla procedura informatizzata utilizzata dall’Amministrazione per l’attribuzione e valutazione del punteggio dei docenti precari inseriti nelle graduatorie (provinciali Gps e ad esaurimento Gae)”. ”A pagarne le conseguenze –spiega Saverio Pantuso, il Segretario regionale della Uil scuola Lazio – sono i docenti storicamente inseriti nelle Gae, normalmente destinatari di una supplenza prima dell’inizio delle lezioni. Penalizzati anche i docenti in possesso di una abilitazione inseriti nelle graduatorie Gps. Ritardi e errori anche i docenti non abilitati ma con i requisiti per fare supplenze e partecipare ai concorsi”.

Lo sfogo di una mamma di Ardea

Le conseguenze di questi ritardi burocratici e amministravi, a catena, finisco poi per essere pagati da famiglie, genitori e ragazzi. A tal proposito abbiamo raccolto nei giorni

scorsi una testimonianza di una mamma di Ardea: «Anche quest'anno, noi genitori e i nostri bambini, frequentanti la scuola primaria dell'Istituto Comprensivo Ardea 3, abI NUMERI Nel Lazio a fine settembre mancavano all’appello 3.600 docenti negli istituti di ogni ordine e grado. Un quadro allarmante che ha provocato enormi disagi nelle scuole biamo vissuto un vero dramma. Praticamente fino a fine ottobre sia i bambini del tempo antimeridiano che quelli del tempo pieno, sono usciti alle ore 12.10 (anziché le 16,10 per il tempo pieno, ndr) perché mancavano le insegnanti. Lo scorso anno, stessa situazione, siamo andati avanti così fino a novembre». La scuola – che abbiamo provato a contattare non ricevendo però riscontro - ha annunciato infatti soltanto per il 25 ottobre scorso, dopo oltre un mese e mezzo dalla ripresa delle lezioni, l'avvio dell'orario definitivo. «Noi genitori siamo indignati. Soprattutto chi lavora ha avuto grossissimi problemi e i bambini hanno perso ore preziosissime di studio. Ci chiediamo perché, da chi o cosa dipenda tutto questo. Saranno le leggi sbagliate che regolano il reclutamento delle insegnanti? Saranno problemi organizzativi della segreteria? Forse Ardea é difficile da raggiungere con i mezzi pubblici? Non lo sappiamo e nessuno sa darci una risposta in merito. Fatto sta che questa situazione è profondamente ingiusta e irrispettosa, per noi genitori».

Luca Mugnaioli

La testimonianza da Ardea: «L’orario definitivo, a causa della mancanza di insegnanti, è entrato in vigore soltanto il 25 ottobre. I genitori hanno vissuto enormi disagi a causa degli orari ridotti e i bambini hanno perso preziose ore di studio»

Cavalcavia sulla Pontina, lavori non ancora iniziati

La struttura abbattuta ad agosto doveva essere ricostruita dopo l'estate. Ma è ancora tutto fermo

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a telenovela del cavalcavia pedonale sulla Pontina continua. Dopo la tanta attesa demolizione, avvenuta lo scorso agosto da parte di Anas, i cittadini di Pomezia attendevano l'altrettanto agognata ricostruzione della nuova struttura, che era stata prevista – a seguito dei rinvii a causa, tra le altre, della pandemia – per dopo l'estate. Ma arrivati a novembre dei cantieri nemmeno l'ombra.

Il caso

Il ponte, lo ricordiamo, rappresentava l’unico collegamento per andare da una parte all’altra della Pontina. Siamo in Via Carlo Poma, a due passi peraltro della sede Inps di Pomezia. Ma l'unica possibilità per spostarsi a piedi è soltanto quella di percorrere la parallela della Statale 148 utilizzando un sottopasso privo di marciapiedi, con evidenti rischi per i pendolari che si spostano col bus per andare e tornare da Roma o Latina. Senza contare i tempi, davvero lunghissimi

per completare il tragitto. Per questo motivo, fino a prima della demolizione, molti pendolari erano stati disposti, aggirando le barriere di chiusura, a “correre” il rischio di passare sul ponte nonostante la sua acclarata pericolosità in termini di tenuta strutturale; altri ancora, per fortuna pochi, ma ciò non ha evitato il verificarsi di incidenti anche gravi (almeno un morto e due feriti in modo serio il bilancio ad oggi), sfidavano la sorte attraversando a piedi direttamente la Pontina. Un fenomeno a dir poco folle, sorto nuovamente proprio nelle ore successive all'abbattimento del cavalcavia.

Le segnalazioni

Il problema è stato sempre sollevato dai residenti della zona anche attraverso le associazioni di quartiere – come il locale “Comitato 2P” che abbiamo incontrato più volte – sin dal 2018 data della chiusura da parte dell'ente gestore (allora c'era Astral, ndr) perché ritenuto pericolante. Ma nonostante le proteste non sono mai state trovate soluzioni temporanee alternative nemmeno da parte del Comune di Pomezia al quale i cittadini si erano appellati più volte.

Risponde Anas: «Lavori entro la fine dell'anno»

Ebbene, per capire la situazione sul fronte delle tempistiche, e conoscere i motivi di questi nuovi ritardi, ci siamo rivolti nuovamente ad Anas. L'ufficio stampa, alla nostra richiesta, si è limitato a precisare che “i lavori di ricostruzione del cavalcavia inizieranno entro la fine dell'anno” senza fornire però al momento delle date precise.

Il ponte, chiuso nel 2018 perché pericolante, è stato demolito la scorsa estate Anas fa sapere che “i lavori per la ricostruzione del cavalcavia pedonale inizieranno entro la fine dell’anno”. I residenti attendo l’opera da oltre tre anni

Nella zona, altezza Via Carlo Poma, non esistono alternative per andare da una parte all’altra della Pontina

Luca Mugnaioli

Il dramma dell’attraversamento a piedi della SS148: anche in estate, dopo i lavori, altre persone hanno sfidato la sorte rischiando di causare nuovi incidenti

Botteghe storiche, premiata l'edicola Micheli Sabrina

E' in attività dagli anni '50: a ottobre la consegna del riconoscimento da parte della Pro Loco

una delle attività più longeve di Pomezia e nel mese di ottobre è stata premiata dalla Pro Loco Città di Pomezia nell'ambito dell'iniziativa “Botteghe storiche”. Stiamo parlando dell'edicola Micheli Sabrina, da sempre punto di riferimento di pometini e non, specie per via della sua ubicazione strategica in Via Roma, in uno degli snodi principali d'entrata in città.

La storia

Ad avviare l'attività furono Micheli Luigi con la moglie Adriana Grammatica nel 1953, dopo essere giunti a Pomezia anni addietro come coloni dalla Romagna in pieno tempo di guerra; i coniugi, cogliendo un'occasione, acquistarono così l'edicola dal proprietario di allora: a quel tempo la struttura era poco più che un chioschetto di legno dove i (pochi) giornali dell'epoca “arrivavano” addirittura con la corriera. Negli anni a venire la gestione è poi sempre rimasta alla famiglia e oggi, tagliato il ragguardevole traguardo dei 68 anni di attività, alla conduzione dell'edicola c'è la figlia Sabrina – ma nel tempo ci hanno lavorato anche i fratelli Eros, Ivana, Fosco – insieme al marito Francesco.

La targa “Bottega Storica”

Sono loro che, emozionati, hanno ricevuto il premio dal Presidente della Pro Loco Città di Pomezia Claudio Mazza. Con lui, nel corso della cerimonia, è stata ripercorsa la storia di questa storica “bottega” - in grado di su-

E’ perare anche una spiacevole parentesi come l'incendio del 2016 - cresciuta di pari passo con la diffusione e l'affermazione dei giornali soprattutto negli anni '70 e '80 e testimone, di fatto, di un pezzo della storia di questa città. «Ringraziamo la Pro Loco per questo riconoscimento. Lo dedico alla mia famiglia e soprattutto al mio papà e alla mia mamma che mi ha fatto piacere ricordare», ha dichiarato Sabrina al momento della consegna della targa. «Entrambi sarebbero stati davvero orgogliosi di questo premio, erano gran lavoratori», ha aggiunto il marito Francesco.

Oggi alla guida dell’edicola ci sono Sabrina con il marito Francesco

Ad avviare l’attività furono Micheli Luigi e Adriana Grammatica nel 1953, giunti a Pomezia come coloni anni addietro in pieno tempo di guerra. A quei tempi i giornali, pochi, arrivavano da Roma addirittura con la corriera

TRADIZIONE DI FAMIGLIA

Oggi, dopo 63 anni, la gestione è ancora in famiglia. Alla conduzione dell'edicola (foto in alto) c'è la figlia Sabrina - ma nel tempo ci hanno lavorato anche i fratelli Eros, Ivana, Fosco - insieme al marito Francesco

Nella foto (sotto):

il Presidente della Pro Loco di Pomezia

Claudio Mazza

Luca Mugnaioli

La targa

L’INIZIATIVA - Il riconoscimento “bottega storica” è una delle iniziative portate avanti in questi anni dala Pro Loco Città di Pomezia. Premia le attività presenti sul territorio da almeno 50 anni. Insieme a questa rubrica ce ne sono altre, portate avanti sempre dalla Pro Loco, tra le quali menzioniamo il “coraggio di fare”, “di investire” e il “coraggio oltre il rossetto”.

Porta a porta Ardea, cambia il calendario

Anche il vetro sarà raccolto a domicilio (stop alle ‘campane’): si parte l'8 novembre differenziata

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l prossimo 8 novembre partirà ad Ardea il nuovo calendario porta-a-porta che tra le “novità” - e questo rende la portata di quanto ancora fosse indietro la città rutula - annovera anche la raccolta del vetro. In attesa della distribuzione dei nuovi mastelli, fa sapere il Comune, il vetro dovrà essere conferito in contenitori rigidi per prevenirne la rottura. Per quanto riguarda la raccolta della frazione del residuo secco non altrimenti differenziabile (impropriamente chiamato “indifferenziato”) sarà limitata ad una sola giornata a settimana. Bisognerà evitare, spiega l'Ente, assolutamente di inserire nel contenitore di questa frazione qualunque altro materiale che sia differenziabile, pena l’etichettatura e il serio rischio di pesanti ammende. I rifiuti organici

(“umido”) dovranno contenere esclusivamente scarti alimentari di cucina e non devono contenere nessun altro tipo di materiale estraneo a quelli identificati dalla guida.

Via le “campane” per la raccolta del vetro

In virtù dei cambiamenti apportati spariranno gradualmente le campane stradali per la raccolta del vetro che entro la fine di novembre sarà raccolto solo porta a porta. «Entro la fine dell’anno inizierà la distribu-

zione dei nuovi mastelli personalizzati che conterranno in microchip un codice unico identificativo del contribuente; per il conferimento delle frazioni sono anche previsti appositi sacchetti colorati», spiega il Sindaco Mario Savarese. «Sarà potenziato il numero verde per la raccolta a domicilio dei rifiuti ingombranti e degli apparecchi elettrici ed elettronici e l’appuntamento sarà garantito entro i dieci giorni dalla richiesta. Entrerà in funzione in via Pontina Vecchia un’isola ecologica a disposizione dei cittadini per il LE NOVITA’ conferimento di ogni tipo di rifiuto, specie quello non raccolto porta a porta, come ad

Nuovo calendario di esempio gli oli esausti o modeste quantità diraccolta dei rifiuti, anche il calcinacci, le batterie, ecc. Anche i contenivetro sarà ritirato a domicilio. tori per abiti dismessi saranno collocati inIndifferenziato: ritirato una luoghi protetti. L’obiettivo – chiosa Savaresevolta a settimana. In – è crescere in breve nella percentuale di racprogramma l’apertura colta differenziata che, purtroppo, resta andell’isola ecologica in Via cora al di sotto del 65% minimo previsto perPontina Vecchia legge. Già il raggiungimento di questa soglia ci consentirà di diminuire l’importo della TARI».

United Volley Pomezia (B1/f), sconfitta a testa alta

Le parole di Silvia Lanzi dopo il k.o. con Perugia: «Emozionante la cornice di pubblico»

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a serie B1 femminile dello United Volley Pomezia non è riuscita nell’impresa di bissare la prima vittoria in campionato ottenuta a Jesi. Nel match casalingo contro 3M Pallavolo Perugia la squadra del presidente Gianni Viglietti e di coach Alessandro Nulli Moroni ha ceduto per 3-0 (2325, 22-25, 21-25), ma lo ha fatto comunque a testa alta come testimonia anche il libero classe 1994 Silvia Lanzi. “Innanzitutto è stato emozionante tornare a giocare davanti a una bellissima cornice di pubblico, sul nostro campo: ci ha caricato tantissimo e ci ha aiutato in alcuni momenti del match. Sapevamo il valore tecnico delle avversarie che annoverano in rosa giocatrici di grande esperienza e che sono partite per fare un torneo importante. Noi abbiamo giocato una buona gara puntando come sempre sulla forza del nostro collettivo. Abbiamo pagato forse un pizzico di inesperienza in questo campionato, il cui livello molto alto. Un po’ di dispiacere per il risultato finale rimane, magari con un pizzico di attenzione e fortuna in più avremmo potuto conquistare almeno un set e far sudare ancor di più le nostre avversarie. Nel primo parziale eravamo pure partite molto bene, poi la gara è stata sempre punto a punto fino al secondo set. Nel terzo eravamo molto stanche, anche se abbiamo accorciato il punteggio nel finale”. La Lanzi, al secondo campionato con la maglia dello United Volley Pomezia, parla delle prospettive stagionali della squadra: “Ovviamente faremo un tipo di campionato diverso dall’ultimo, ma credo che solo alla fine del girone d’andata i valori saranno più chiari: in ogni caso siamo convinte di potercela giocare con tutti. Qui c’è una società molto ambiziosa che ha voglia di fare bene e un presidente molto attento alle esigenze delle sue atlete”. Nel prossimo turno le pometine saranno di scena a Trevi: “So poco di loro, al di là dei cinque punti conquistati nelle prime due partite. Le squadre umbre, così come molte dell’Italia centrale, sono molto attrezzate e competitive. Noi andiamo lì per cercare di fare una buona gara in trasferta, esattamente come accaduto all’esordio in campionato: fuori casa abbiamo la personalità giusta per poterci imporre”.

«Noi abbiamo giocato una buona gara puntando come sempre sulla forza del nostro collettivo. Abbiamo pagato forse un pizzico di inesperienza in questo campionato, il cui livello molto alto» «Solo alla fine del girone d’andata i valori saranno più chiari ma siamo convinte di potercela giocare con tutti. Qui c’è una società molto ambiziosa che ha voglia di fare bene e un presidente molto attento alle esigenze delle sue atlete»

Ri-Torneo Matusa: trionfa la Russia

POMEZIA - Grande divertimento e partecipazione nell’edizione 2021 del Torneo Matusa dedicato agli over 50, quest’anno dedicato allo storico direttore pometino Pietro Peri. La finale è stata vinta dalla Francia grazie ad un 2-1 in rimonta contro la Russia firmata da Iacuitto e Leone. I partecipanti sono stati, per la Francia: Pompei, Fiorucci, Torregrossa, Mugnaini, Ferrara, Luongo, Konov (anche capocannoniere del torneo), Iacuitto, Dell’Aglio e Ceraldi guidati dall’allenatore Pietro Stella mentre per la Russia: Brugioni, Biagini, Dezi, Pecetta, Catoni, Caravetta, Tarantino, Vignaroli, De Paolis guidati dall’allenatore Rosario Salvatore. A prescindere dal risultato, è stato un torneo che ha visto la partecipazione massiccia del pubblico pometino e di tanti curiosi ma soprattutto la correttezza di tutte le squadre che ne hanno fatto parte. Particolarmente toccante è stata la premiazione finale con la presenza della famiglia Peri. VPB: iniziata l’avventura in Serie C

IL PUNTO - E' iniziata l'avventura della Virtus Pomezia Basket nel girone B della Serie C Lazio Maschile. I pometini, prima dell'ultimo turno di ottobre, occupavano l'ottava posizione con due punti all'attivo. Da menzionare il successo nel match d'esordio dove la VPB ha espugnato il campo di Aprilia 77 a 66.

Pomezia da incorniciare. UniPomezia, così non va

La società di Bizzaglia a vele spiegate nel girone A di Eccellenza, in crescita l’Indomita Pomezia

buio pesto in casa UniPomezia. La squadra del presidente Valter Valle ha racimolato appena un punto in sei giornate e si trova attualmente sul gradino più basso della classifica del girone E di Serie D. Dopo le prime due giornate concluse con altrettante sconfitte con San Donato Tavernelle e Arezzo, stavano per arrivare i primi 3 punti lontano le mura amiche, sul campo del Pro Livorno ma la squadra toscana è riuscita a riagguantare i pometini proprio nel recupero. Dopodiché l’UniPomezia ha inanellato altre tre sconfitte rispettivamente con Tiferno Lerchi (0-1), Pianese (4-2) e di misura con il Poggibonsi (0-1). Dopo la sfida negativa con il Poggibonsi, il tecnico Foglia Manzillo ha rassegnato le proprie dimissioni e l’affidamento dell’incarico è ricaduto su mister David Centoni che già dalla prossima partita esterna contro gli umbri del Cannara potrà dare il suo contributo per invertire il trend dei pometini. Nel girone A di Eccellenza viaggia a vele spiegate il Pomezia Calcio di patron Bizzaglia. Nel mese di ottobre ha centrato 4 vittorie su altrettante partite giocate, posizionandosi così in vetta a 16 punti al momento, seguita dal W3 Maccarese a 15. Le vittorie sono arrivate con l’Academy Ladispoli (1-0), il Certosa (1-3), Atletico Vescovio (0-1) e con la diretta concorrente W3 Maccarese (2-0) grazie alle reti di Massella e Cano. Sempre in Eccellenza ma nel girone B, si sta ritagliando la sua scena da protagonista l’Indomita Pomezia di mister Aiello, la quale ha ottenuto 3 successi e un pareg-

gio in questo mese rispettivamente con Atletico Lodigiani (1-3), Sporting Ariccia (2-0), E’ Falaschelavinio (0-0) e infine Cantalice (13). I gialloneri sono appaiati proprio a ridosso dei playoff, lontani solo due punti, a 11 punti ed al sesto posto in classifica.

La squadra del presidente Valter Valle ha racimolato appena un punto in sei giornate e si trova attualmente sul gradino più basso della classifica del girone E di Serie D

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Impacchettare i monumenti

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hiamiamola arte di avvolgere perché in realtà si tratta proprio di questo: impacchettare monumenti utilizzando chilometri di stoffa e spago. L'idea stravagante e prima nel suo genere è venuta un bel po’ di anni fa a Christo Vladimirov Yavachev e a Jeanne Claude Denat de Guillebon nati rispettivamente in Bulgaria e a Casablanca nello stesso giorno, mese ed anno: 13 giugno 1935. I due si conoscono nel 1958 si sposano e nasce così la coppia artistica chiamata "Christo". Iniziano impacchettando piccoli oggetti per arrivare a monumenti veri e propri situati in varie parti del mondo, guadagnandosi così il titolo di massimi esponenti dell'arte contemporanea chiamata "Land Art" - l'arte che trasforma il paesaggio . In due settimane arrivarono ben 5 milioni di spettatori (ai Musei Vaticani vengono 5 milioni di visitatori in 1 anno). Christo e Jeanne Claude lavorano per più di 50 anni a progetti ambiziosi e veramente unici nel loro genere. tutte le loro opere sono state auto-finanziate, vendendo quadri e altro loro creazioni artistiche, e rifiutando categoricamente le sponsorizzazioni che gli venivano offerte. Gli impacchettamenti sono stati tutti di difficile realizzazione non solo perché dovevano ottenere permessi, licenze, assicurazioni e contratti, ma anche perché lo staff doveva possedere grandi capacità acrobatiche. Nascondere per mettere in evidenza. Altra caratteristica sorprendente è che le opere rimanevano esposte solo per qualche giorno per poi venir disinstallate e questo perché per Christo il fattore tempo era determinante. Lo spettatore doveva vivere la sua esperienza visiva con la consapevolezza di osservare un qualcosa che sarebbe presto scomparso per non riapparire più. Tra i più noti e tralasciandone molti altri: 2005 THE GATES CENTRAL PARK, NEW YORK installati 7053 pannelli di tessuto su porte alte 5 metri posizionate lungo tutto il parco - 4 milioni di visitatori; COSTA LITTLE BAY AUSTRALIA (scogliera di 2,4 km e alta 5 metri) - 92 mila metri di tela e 58 km di spago; 2016 FLOATING PIERS - LAGO D'ISEO una gigante passerella gialla dalla costa fino all'isola di San Paolo, visitata da più di 1 milione di persone. Christo muore il 31 Maggio 2020. In suo ricordo tutto il suo staff, dal 18 settembre 2021 e per due settimane impacchetta l'Arco di Trionfo di Parigi.

Laura Piacentini

Il Corriere della Città

www.ilcorrieredellacitta.com

Numero 11 Anno 13 novembre 2021

E-MAIL: direttore@ilcorrieredellacitta.it redazione@ilcorrieredellacitta.it TELEFONO: 392.6939763

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Luca Mugnaioli, Alessia Achille, Federica Rosato. PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC CHIUSURA REDAZIONALE: 29/10/2021

STAMPA: Tipografia Graffietti Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009

Cistite interstiziale o...

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isogno di urinare spesso, dolore, bruciore alla minzione, senso di peso al basso ventre, talvolta anche febbre e sangue nelle urine… tutti sintomi abbastanza noti e frequenti nella cistite. Per fortuna la sintomatologia non dura a lungo se opportunamente e tempestivamente trattata. L’iter prevederebbe l’esecuzione di un esame urina con un antibiogramma, cioè di un’urinocoltura la quale ha il duplice vantaggio di identificare il microrganismo colpevole e di suggerire l’antibiotico più appropriato per trattarlo. Tuttavia, talvolta, specialmente nelle cistiti ricorrenti, nonostante i sintomi inconfondibili, pur eseguendo correttamente le indagini di laboratorio, non è possibile isolare nessun microrganismo patogeno responsabile. In questi casi si può parlare di una particolare forma di cistite detta interstiziale. Questa condizione è anche identificata come sindrome della vescica dolorosa ed è caratterizzata da un’alterazione cellulare progressiva a carico della parete vescicale che diventa meno elastica, ipersensibile e instabile. Fare pipì non è più qualcosa di tanto spontaneo e fisiologico. La sintomatologia è inizialmente assente, poi, con il passare degli anni, si manifesta con un aumento della frequenza e dell’urgenza urinaria, difficoltà ad iniziare la minzione e sensazione di uno svuotamento incompleto. La minzione può essere dolorosa e si possono associare altri sintomi quali, dolore all’evacuazione, durante i rapporti sessuali, a livello lombare, pelvico e vulvare. Tali sintomi peggiorano in relazione a particolari condizioni, come l’ovulazione, le mestruazioni, il cambio di stagione e gli stress fisici ed emotivi. Sembrano avere un qualche effetto sul peggioramento dei sintomi, anche alcuni cibi contenenti potassio come agrumi, cioccolata, pomodori e caffeina, insieme anche a tabacco e alcol. Gli antibiotici in questo caso non hanno alcun effetto, il trattamento è molto più complesso e multifattoriale. La diagnosi si avvale della valutazione clinica ed in alcuni casi della cistoscopia che permette di valutare direttamente la parete vescicale attraverso l’introduzione di un endoscopio, che attraverso l’uretra arriva fino nella cavità vescicale e permette di effettuare eventualmente anche delle biopsie mirate. Ciò permette di escludere altre patologie che possano determinare l’insorgenza di cistiti di altra natura. Cosa si può fare? La guarigione completa sembra essere un obiettivo attualmente ancora non raggiungibile; tuttavia, buoni risultati si possono ottenere intervenendo sullo stile alimentare e sulla riabilitazione del pavimento pelvico. Sì, avete letto bene, del pavimento pelvico. Studi condotti su pazienti con cistite interstiziale hanno dimostrato che l’87% di loro presenta una disfunzione del pavimento pelvico. I muscoli si presentano tesi e ipertonici con spasmi oppure ipotonici fino a determinare una pelvi immobile. Di questi pazienti il 70% ha tratto benefici dalla riabilitazione del pavimento pelvico tanto che in alcuni casi questa viene considerata come il trattamento primario corredato poi da altre terapie dirette alla vescica in una gestione multidisciplinare del caso.Non è ancora del tutto chiaro se la disfunzione perineale sia la causa o la conseguenza della cistite interstiziale, ma di certo le due cose procedono accoppiate. Studi urodinamici hanno dimostrato che lo stimolo doloroso sembra essere associato maggiormente ad una contrazione dello sfintere vescicale, piuttosto che ad un’alterazione della parete vescicale.Inducendo il rilassamento dei muscoli perineali attraverso la neurostimolazione esterna il dolore si riduceva e questo suggerisce ancora di più che il problema della cistite interstiziale è strettamente collegato alla funzionalità del pavimento pelvico. Sintomi simili, origine del disturbo simile. Difetti nell’azione dei muscoli perineali hanno effetti anche sulla capacità di svuotare completamente la vescica. Questi paziente non hanno controllo della propria muscolatura e sono incapaci di rilassare completamente il perineo cosa che succede anche in caso di cistite interstiziale. Quindi siamo sicuri che sia tutta colpa della vescica e non del perineo??? Alcuni studiosi sospettano che la cistite interstiziale sia in realtà il risultato finale di anni di disfunzione muscolare del pavimento pelvico. Non a caso, molti di questi pazienti, hanno affermato di avere avuto difficoltà minzionali già da bambini e di aver sofferto in maniera intermittente di disturbi urinari nel corso della loro intera vita; tuttavia, ancora non è stato possibile rintracciare lo stimolo neurogeno iniziale che ha dato il via alla catena di eventi. Molti studi hanno dimostrato che la terapia fisica del pavimento pelvico arresta lo stimolo neurogeno che porta ai cambiamenti vescicali, diminuisce la sensibilità della vescica e di conseguenza riduce lo stimolo doloroso e se pure non conduce a guarigione completa e non protegge dal rischio di ricadute, migliora notevolmente la qualità di vita dei pazienti, sia uomini che donne, affetti da cistite interstiziale. Perché non provare? Conoscere ed allenare il perineo, per lo più sconosciuto, potrebbe sorprendervi, anche in assenza disfunzioni evidenti.

Dott. Ost. Catiuscia De renzis dovevolalacicogna@libero.it

“Road rage” e “fomo” - le s.s. (sindromi sorelle)

S

empre più spesso alla guida si hanno reazioni eccessive non in linea col proprio comportamento abituale, aggressioni verbali e fisiche, scatti d’ ira, insulti, offese, anche fino allo scontro fisico. Ci si scaglia contro altri guidatori ma anche ciclisti, pedoni, monopattinisti inermi per una precedenza non data, uno sguardo insistente o una freccia dimenticata (infrazioni, tra l’altro, commesse anche dagli stessi che le condannano), offesi per aver subito una mancanza di rispetto (semmai i malcapitati erano solo distratti o in ritardo o anche giustamente irritati per le svariate “sgommate”, sfrecciate sulle ruote posteriori, cambi di direzione improvvisi semmai su ciclomotori senza targa) ). Si tratta della sindrome della “road rage” così definita dalla letteratura scientifica statunitense già negli anni ‘80, un fenomeno da Dottor Jekyll e Mister Hyde che ha assunto proporzioni epidemiche. Ne sono affetti maggiormente i conducenti più giovani, maschi dai 16 ai 25 anni che, in genere, reagiscono con maggiore aggressività rispetto alle femmine, mossi da un pensiero vendicativo preesistente; quello che incide più significativamente è il livello di maturità emotiva raggiunto più che l’età. L’aggressività è insita nella specie umana e animale, in una misura accettabile esercita una funzione indispensabile alla sopravvivenza in quanto serve a prepararsi all’attacco o alla fuga in caso di pericolo, fattori biologici, psicologici e sociali concorrono a influenzarla in misura diversa. Al riparo nell’abitacolo della propria auto, come fosse una seconda casa, o a cavallo della propria moto, tali guidatori diventano rabbiosi, il pensiero è come bloccato da una attenzione concentrata, una fissazione su di sé che si esprime anche in forma verbale con un discorso interno ripetitivo e con la costruzione di immagini mentali dell’altro che in realtà non c’è e non può esserci. Favoriti dall’anonimato emergono impulsi ostili repressi e si abbassa il livello di moralità dell’Io, spesso già precario. Il mondo esterno diventa un nemico, odiano le scolaresche che attraversano troppo lentamente, quelli che non danno loro la precedenza, il vecchietto che attraversa e li costringe ad attendere troppo (forse torna in mente il padre che da piccoli contrastava a malo modo la loro euforia infantile, etc. Frustrazioni interiori mai sopite, antichi vissuti spiacevoli di inferiorità si riattivano ad ogni nuovo ostacolo che si presenta nella vita adulta e malcapitati innocenti pagano per colpe non loro. Si può odiare anche un semaforo che diventa rosso, spesso si pensa “succede sempre quando passo io” “ “o solo quando sono in ritardo” etc, in una accezione un po’ paranoica; è difficile che il semaforo sia a conoscenza delle identità o degli impegni dei conducenti prima di decidere di passare al rosso ma comunque frenetiche o sommesse accelerazioni da fermi, che somigliano più a ruggiti di leoni in gabbia, sembrano intimargli (al semaforo vendicativo), di passare in fretta al verde. Esiste una stretta correlazione tra il temperamento aggressivo e la tendenza agli scatti fisici e verbali alla guida, all’intolleranza agli imprevisti e all’incremento delle infrazioni al codice stradale, studi effettuati in Gran Bretagna lo hanno evidenziato. Un altro studio condotto in Germania ha individuato anche nel traffico un fattore stressante (anche ai più moderati può capitare di lasciarsi scappare una parolina in più, un dito medio alzato); la vita frenetica moderna, rumori, luci, inquinamento atmosferico, sovrappopolazione, stressano il cervello che li percepisce come innaturali, ostili. L’uomo era predisposto nel DNA per cacciare, per vivere solitario nelle foreste senza essere costretto sempre a frequentare i propri simili. Da cacciatore è diventato preda e vive intrappolato in un sistema che gli appare folle, come una droga la comodità ha sedotto e sedato il suo spirito avventuriero; finiti tutti imbottigliati come in un grande Matrix è difficile non innervosirsi, una scazzottata appare la cosa più sensata. La tensione alla guida oggi è scaricata anche attraverso l’ uso indiscriminato dei telefonini alla guida ( anche col vivavoce la guida è disturbata), è la sindrome della “FOMO” (fear of missing out, paura di essere tagliati fuori), e riguarda più le femmine, le più giovani. Questa sindrome è divenuta una vera e propria malattia sociale, è la prima causa di incidenti (il 55% è causato dalla distrazione al volante ); si controlla il cellulare 150 volte al giorno mediamente, 1 ogni 6 minuti, si consulta automaticamente come presi da un tic, anche senza il Bip che segnala le notifiche. E’ come un calmante, un’abitudine rassicurante, ma nasconde una forma di aggressività ancor più grave e pericolosa, l’indifferenza. L’indifferenza è l’odio puro, adottata alla guida di un veicolo, ovvero un’arma in circolazione, causa danni seri, la distrazione è una colpa non un attenuante. Il guidatore rabbioso rivolge la sua rabbia all’esterno, il dipendente dal telefonino all’interno, come due sorelle si sono spartiti i compiti, l’una più consapevole, l’altra meno, ma con l’obiettivo comune di vendicarsi di un mondo percepito sordo e nemico che ha pregiudicato loro il futuro in nome del dio denaro. Una ribellione silenziosa e una aperta, due solitudini, l’antisociale e l’introversa presa dal telefonino obbediente che fa solo Bip, a volte. La ribellione è un piacere pervasivo che considera la vendetta indispensabile per vivere, non va dimenticato, è sempre in agguato.

Dott.ssa Francesca Tomasino

Psicologa – Psicoterapeuta francesca.tomasino@hotmail.it Cell.3271363539

Contratti con le palestre e il greenpass obbligatorio “sopravvenuto”

S

apevate che… in base all’art. 1453 c.c. “Nei contratti con prestazioni corrispettive, la parte liberata per la sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta non può chiedere la controprestazione e deve restituire quella che abbia già ricevuta, secondo le norme relative alla ripetizione dell’indebito”. La norma si spiega considerando che nei contratti sinallagmatici - l’etimologia della parola aiuta a comprenderne anche l’utilizzo: sinallagamatico deriva appunto da sinallagma, dal greco synàllagma (accordo), da synallàsso (stipulare), composto da syn (insieme) e allàsso (prendere e dare in cambio) -, ciascuna prestazione trova giustificazione nella prestazione della controparte, pertanto, se una delle due prestazioni viene meno, viene meno anche la causa che giustifica la controprestazione. La rottura del sinallagma produce inevitabilmente una rottura dell’equilibrio contrattuale. In tal caso è chiaro che l’accordo iniziale muta (per causa non imputabile a nessuna delle due parti altrimenti si avrebbe un semplice inadempimento) nei suoi aspetti essenziali e, pertanto, in base alle norme contenute nel nostro codice civile, non può proseguire, almeno non nell’identico modo in cui si era sorto e si era svolto prima dell’evento “sopravvenuto”. Ebbene, applicando questi ragionamenti logicogiuridici al contratto con la palestra ed all’evento sopravvenuto pandemia sanitaria Covid-19 con la conseguente normativa emergenziale emanata in corso di contratto (quindi sopravvenuta), si comprende per quale ragione le palestre e le società sportive che hanno iniziato a chiedere, dall’entrata in vigore del DL 111/2021, obbligatoriamente ai propri clienti l’esibizione del green pass (da vaccino o da tampone, o da avvenuta guarigione dal virus Sars-Cov2) impedendo l’accesso a coloro che non possono e/o non vogliono adeguarsi a questa novità - rispetto alle regole che sino a quel momento avevano disciplinato l’accesso in palestra e che loro, al contrario, avevano liberamente accettato -, senza per contro restituire i canoni anticipati corrisposti con abbonamenti annuali pagabili a rate mensili, si stanno ingiustamente arricchendo e devono, su richiesta dell’interessato, provvedere alla restituzione dell’indebito. La sopravvenuta impossibilità per cause non imputabili alle parti lascerebbe anche un margine per rimodellare (termine che calza a pennello in questa circostanza) il contratto e tentare di continuare ad eseguire entrambe le prestazioni (salvando così sia l’interesse dell’utente della palestra che gli interessi economici dei gestori di palestre), solo parzialmente, ovvero con una modalità differente, ma ciò presuppone un nuovo incontro di volontà e quindi un nuovo accordo tra le parti che sostituisca il precedente, e che tenga in considerazione anche una riduzione economica, ferma restando la possibilità per il cliente di recedere dal contratto ove “non abbia un interesse apprezzabile all’adempimento parziale” (art. 1464 c.c.). L’unica soluzione illegittima ed illogica (e anche molto poco lungimirante), da praticare parte dei gestori di palestre, è quella di trincerarsi, come purtroppo in molti stanno facendo, dietro il dettato normativo e, di fatto, mettere in atto una discriminazione, così perdendo clienti senza peraltro garantire neanche una effettiva sicurezza igienico sanitaria in palestra, che, ricordiamolo, è anche un luogo di lavoro per molti - e come tale è soggetto al T.U. 81/2008 – in quanto le persone vaccinate, per pacifica scienza medica, restano contagiose e contagiabili. Fornire a tutti i fruitori della palestra dei tamponi gratuiti all’ingresso, magari salivari, la cui spesa (veramente irrisoria) è scaricabile dal datore di lavoro al 65% in conto capitale, sarebbe una misura efficace, prevista dal T.U. 81/08 (norma di rango superiore ad un DL), che consentirebbe non solo di salvare i contratti in essere ma anche di fornire un servizio utile ai clienti (incentivandoli a scegliere quella palestra che li offre) ed alla struttura stessa perché preverrebbe gli eventuali rischi connessi ai casi di contagio in palestra - non esclusi affatto dal possesso del green pass –così scongiurando anche la conseguente eventuale chiusura temporanea dell’attività dovuta agli obblighi imposti in presenza di cluster conclamati.

Pillole di diritto

Avvocato Ida Nazzaro

Patrocinante in Cassazione Sede studio di Pomezia Via F. Domenico Guerrazzi n. 2 CAP 00071 Tel.: 06.60674482 – Cell.: 3383616295 E-mail: avvocatoidanazzaro@alice.it PEC: idanazzaro@ordineavvocatiroma.org

Comunicazione: le regole del dialogo

ossedere una buona capacità comunicativa è fondamentale in qualsiasi rapporto. Noi oggi affronteremo, in special modo, l’importanza che assume nel mondo del lavoro. E’ utile nei rapporti con i clienti, ma anche con i colleghi, con cui si interagisce quotidianamente, quando si lavora più serenamente, si valorizzano meglio le proprie abilità e si ottengono risultati più soddisfacenti. Ora vediamo come cercare di raggiungere alcuni di questi obiettivi, che so già non sarà cosa semplice, poiché la materia è molto vasta e piena di variabili, in quanto va ad interagire con la sfera personale di ognuno, che ha un proprio modo, giusto o sbagliato che sia, di comunicare. Innanzitutto bisogna essere chiari e precisi nel dare le informazioni ed assegnare dei compiti, così da evitare incomprensioni sui ruoli e sulle competenze e questo fa sì che tutti siano al corrente di ciò che serve per svolgere meglio il proprio lavoro e per non interferire con quello degli altri. Le conversazioni positive rafforzano i legami interpersonali e migliorano il clima dell’azienda in cui si lavora, trasmettendo anche a coloro i quali si viene in contatto questa sensazione. Se i componenti di un team di lavoro riescono a dialogare bene tra loro, ognuno si sentirà maggiormente responsabilizzato e motivato. Non solo, ma sicuramente la comunicazione efficace e collaborativa all’interno dell’ambiente di lavoro, permette uno scambio di idee che porta a generare ulteriori stimoli creativi e spunti nuovi, consentendo di migliorare la qualità del lavoro e di risparmiare anche sui tempi.Ne guadagnano i nostri risultati e anche quelli dell’azienda. Un altro aspetto importante, soprattutto nel mondo del lavoro, è di usare il linguaggio più adatto, in modo che si stabilisca la corretta distanza con le altre persone, facendo attenzione al livello del nostro interlocutore se di grado pari al nostro o più elevato. E’ fondamentale questa scelta: più formale con i superiori, più diretto, informale ed anche più schietto con i colleghi. Mai mescolare, magari inavvertitamente, i due livelli di linguaggio soprattutto nelle mail e nelle chat di gruppo. Scegliete parole ed emoticon che tengano conto non solo delle persone a cui ci si sta rivolgendo, ma anche di tutte le altre a cui il messaggio arriva o potrebbe essere riferito. Lasciarsi sfuggire dei termini inappropriati può portare a gravi conseguenze, anche perché le parole scritte non si possono cancellare.Ma quali caratteristiche deve avere la comunicazione sul posto di lavoro per essere davvero efficace? Lo abbiamo già accennato in apertura ma vale la pena ribadirlo: diretta, mirata ed essenziale. Si consiglia di ripeterlo, scriverlo sui post.it e attaccarli ovunque. In queste tre parole c’è tutto! Analizziamone le conseguenze. Per esempio un buon capo deve comunicare ciò che desidera con chiarezza, senza bisogno di alzare la voce o di strigliare i suoi collaboratori; allo stesso modo un dipendente non ha bisogno di usare toni servili per esprimere le sue richieste: è sufficiente che parli con sincerità e rispetto. Non perdersi in giri di parole, in premesse vuote e inutili, è una perdita di tempo che non porta a risultati e potrebbe molto spazientire chi ci ascolta e lo spinge a interrompere il dialogo. Occorre sempre manifestare cortesia e rispetto reciproco, sia tra colleghi che tra superiori e subordinati; bisogna poter comunicare guardandosi in volto. Diffidate da chi parla a testa bassa o vi ascolta guardando altrove. Sicuramente non vi sarà sfuggita una recente intervista di Jacopo Fo figlio di Franca Rame, in cui ricordava il giorno quando madre decise di dimettersi da Senatrice. Trovandosi a parlare con il suo capogruppo, aveva notato la sua totale disattenzione a quanto lei stava dicendo, tant’è che cominciò a riferire cose senza senso tipo: ho ucciso mio figlio e ne conservo una sua piccola parte nella borsa che ho qui con me. Ebbene, il suo interlocutore, facendo finta di seguire il discorso, piuttosto che meravigliarsi di quanto appena sentito, profferiva

Pfrasi di assenso, complimentandosi per la buona iniziativa. Riprendendo il discorso sul rispetto, esso deve essere manifestato anche nelle riunioni e nelle discussioni, ascoltando con attenzione l’opinione altrui, senza respingerla a priori. Se non si prende in considerazione quello che dicono gli altri e si rimane sempre dello stesso parere, è difficile che il dialogo possa arrivare a essere costruttivo e a proporre qualcosa di nuovo, che può risultare utile per entrambi. Tipico esempio sono le assemblee condominiali, dove è l’occasione per tutti di poter raggiungere un obiettivo comune ma, immancabilmente, si finisce quasi sempre per litigare. Perché succede, pur avendo tutti lo stresso interesse, ovvero di considerare il luogo in cui si vive come luogo condiviso da altri e che tutti debbano concorrere alla sua conservazione per il bene individuale e collettivo? Una delle risposte potrebbe essere che il gruppo dei condomini non si è scelto, ma si è formato per caso: un insieme di persone che acquistano una casa e si ritrovano ad abitare forzatamente lo stesso luogo. Quindi sono persone che non si conoscono bene tra loro e non si percepiscono come membri di un gruppo misto, in cui tutti cooperano per lo stesso obiettivo. Mentre sul lavoro questo non deve accadere, poiché la sinergia deve essere totale e quando il dialogo sul lavoro è fatto di frequenti lamentele, significa che ci sono errori di comunicazione in tutte le direzioni. Da una parte i dirigenti che non riescono a motivare i lavoratori e a recepire le loro esigenze per una maggiore funzionalità, dall’altra i dipendenti non riescono ad esprimere in maniera costruttiva le loro richieste, in modo che l’ambiente lavorativo funzioni meglio. Gli sfoghi dietro, le dicerie, i pettegolezzi continui tra colleghi non servono a risolvere la situazione, perché appesantiscono il clima, demotivano ancora di più e generano atteggiamenti negativi. Ricordarsi che lamentarsi di continuo incattivisce il nostro animo e ci rende fastidiosi a chi ci ascolta e che la condizione essenziale perché si svolga un vero dialogo è la capacità di porsi dal punto di vista dell’altro (cit.)

Bisogna essere chiari e precisi nel dare le informazioni ed assegnare dei compiti, così da evitare incomprensioni sui ruoli e sulle competenze Se i componenti di un team di lavoro riescono a dialogare bene tra loro, ognuno si sentirà maggiormente responsabilizzato e motivato Non perdersi in giri di parole, in premesse vuote e inutili, è una perdita di tempo che non porta a risultati e potrebbe molto spazientire chi ci ascolta e lo spinge a interrompere il dialogo

La sinergia deve essere totale e quando il dialogo sul lavoro è fatto di frequenti lamentele, significa che ci sono errori di comunicazione in tutte le direzioni

Antonio Guido

Il colesterolo: un nemico invisibile

P

rima di fare la nutrizionista mi sono occupata per oltre 15 anni di analisi cliniche, attraverso le quali ho imparato a riconoscere uno dei principali nemici della nostra salute: il colesterolo, un componente delle membrane cellulari che svolge numerose funzioni biologiche essenziali per il nostro organismo. Tuttavia, esso può portare alla ipercolesterolemia, un disordine metabolico caratterizzato dall'aumento del colesterolo totale nel sangue, che cresce fino a superare i valori considerati normali per la popolazione di riferimento, predisponendo a terribili patologie. Un nemico invisibile in quanto l’ipercolesterolemia, non sempre è associata ad un aumento del peso, a malessere o ad altri indicatori che possano allarmarci. Lentamente possono formarsi depositi di sostanze grasse lungo le pareti delle coronarie, che tendono ad ingrossarsi e indurirsi, formando con il tempo placche aterosclerotiche che finiscono per restringerle. Solo quando si arriva a soffrire, ad esempio, di cardiopatia ischemica o di angina ci si rende conto che attraverso le coronarie ristrette il flusso sanguigno è divenuto insufficiente, soprattutto durante gli sforzi o in condizioni di stress. Ma le placche non si limitano solo ad intasare gradualmente le arterie. Improvvisamente si possono formare dei coaguli di sangue chiamati trombi che possono staccarsi ed andare a bloccare o a limitare fortemente il flusso del sangue che va ad irrorare organi vitali come, ad esempio, il cuore ed il cervello. Le conseguenze possono essere fatali perché se non si interviene per tempo sciogliendo o rimuovendo chirurgicamente il blocco i danni ai tessuti possono essere irreversibili. Si parla allora di infarto o di ictus, una sorta di “colpo” che all’improvviso ci stronca, anche quando siamo relativamente giovani ed ancora nel pieno delle nostre energie, portandoci alla morte o trasformandoci in invalidi. Alcuni fattori di rischio sono caratteristici dell’individuo (età, sesso, familiarità con patologie ischemiche, ecc.), ma molti altri dipendono dal nostro stile alimentare e di vita. Salvo rari casi di predisposizione genetica, una alimentazione non corretta è la principale causa della ipercolesterolemia. Il colesterolo totale dovrebbe essere minore di 200 mg/dl, ma è importante conoscere quanto di esso sia composto da HDL (comunemente definito colesterolo buono) e quanto da LDL (comunemente definito colesterolo cattivo). Entrambe queste componenti sono delle lipoproteine plasmatiche, ma le LDL trasportano il colesterolo dal fegato alla periferia, promuovendo, così, il suo deposito sulle pareti dei principali vasi arteriosi, mentre le HDL, al contrario, veicolano il colesterolo dalla periferia del corpo al fegato, agendo come una sorta di spazzino capace di ripulire le arterie dai depositi di colesterolo. È fondamentale che Il colesterolo LDL sia minore di 130 (ed in alcune patologie anche minore di 100), mentre sono auspicabili elevati valori del colesterolo HDL. Tutti gli adulti dovrebbero conoscere il proprio valore di colesterolo, ed il rischio ad esso associato. La cura della alimentazione nella prevenzione della ipercolesterolemia è fondamentale, non solo per imparare a riconoscere ed evitare i cibi più ricchi di colesterolo e quindi a ridurre il consumo di grassi animali come lardo, burro, strutto, latte intero, panna, ecc., ma anche per controllare il peso e ridurre gli altri fattori di rischio come l’ipertensione, limitando il consumo di sale. La nostra alimentazione dovrebbe seguire il modello della dieta mediterranea, che si basa sul consumo di cereali e di altri alimenti naturalmente poveri di grassi. Si possono scegliere prodotti integrali per aumentare il consumo di fibre che diminuiscono l’assorbimento di colesterolo e favoriscono la sua eliminazione attraverso la bile. Aumentare il consumo di legumi fagioli ceci lenticchie ecc. che sono ricchi di proteine vegetali e privi di grassi e fare un ampio uso di verdure, che sono fonte di fibra vitamine e sali minerali. La frutta è importantissima ma anche molto ricca di zuccheri, per cui dovete seguire le indicazioni del vostro medico o nutrizionista per quanto riguarda le quantità. Seguite la cosiddetta “piramide alimentare” della dieta mediterranea e le relative frequenze anche per limitare il consumo di alimenti come, ad esempio, le carni rosse ed i formaggi stagionati. Preferite le carni magre, il pollame, il latte scremato, lo yogurt magro bianco, i latticini freschi (ad esempio la ricotta). Aumentate il consumo di pesce che contiene grassi polinsaturi che sembrano svolgere un ruolo protettivo contro l’aterosclerosi e la trombosi. Per condire usare solo olio di semi ed olio extravergine di oliva in quanto entrambi contengono grassi “buoni” che, come quelli del pesce, sembrano esplicare effetto protettivo sulle arterie (ma attenzione alle calorie). I prodotti in commercio per ridurre il colesterolo non possono sostituire una dieta sana ed equilibrata o costituire un pretesto per magiare quello che ci pare. Moderate il consumo di alcool o limitatelo alle quantità che vi sono state strettamente consigliate. Il caffè (non più di due tazzine al giorno) e le bevande che contengono caffeina, hanno un effetto stimolante (aumentano i battiti cardiaci), quindi ad alte dosi possono indurre aritmie ed aumentare la pressione. Una sana alimentazione deve essere integrata da un sano stile di vita, smettere di fumare, praticare attività fisica, imparare a rilassarsi ed a concedersi momenti di riposo e di riflessione aiuta sicuramente ad apprezzare la vita oltre che allontanare il rischio di ictus ed infarto.

Monica Grosso - Biologo nutrizionista

Se volete contattare l’Autore di questo articolo rivolgetevi al 3208942854 – monicagrosso1@tiscali.it

Asfaltate la strada! Semaforo rotto

“Abitanti di Campo Jemini/Castagnetta... l’ODISSEA per andare sulla Pontina...Due km di fila dalle 7:00 di mattina... ogni giorno. Un km di strada bianca al fungo di Campo Jemini, ancora da asfaltare, e che potrebbe risolvere almeno in parte il problema...” - Giuseppe. Il semaforo al “ponticello” di Campo Jemini è rotto da oltre un mese ma non è stato ancora riparato. Purtroppo si è già verificato un incidente: a quando la riparazione del guasto?

Hai una segnalazione? Scrivi a redazione@ilcorrieredellacitta.i oppure su Whatsapp al 3316006930

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