Il Corriere della Città - Novembre 2013

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Anno 5 Numero 12

NOVEMBRE 2013

libertà informazione politica cronaca cultura sport

Persi per gioco

A Pomezia ed Ardea molte le “vittime” della ludopatia: La testimonianza di chi ha perso tutto Pomezia, addio al teatro PAG 25

Campo Ascolano, San Pancrazio e Campo Jemini: parlano i cittadini PAG 19

Ardea, cercasi posta disperatamente PAG 26



Il Corriere della Città Novembre 2013

EDITORIALE

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Il “nuovo” che avanza… Tutti parlano di rinnovamento: ma, nei fatti, dov’è il cambiamento?

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ei giorni scorsi si è svolto il congresso del PD. Anche a Pomezia, come nel resto d’Italia, si è assistito alla corsa del “primo della classe”, una gara a chi portava più tessere che metteva in palio come premio il potere all’interno del partito. Questo, al di là del risultato, dimostra come ancora non si sia capito che i problemi del Partito Democratico, a livello locale, sono ben altri. Le varie “anime” del PD sembrano non considerare che al governo della città non c’è più il loro partito, che alle ultime elezioni ha preso una sonora “sveglia”, ma il Movimento 5 Stelle, e si comportano da vincitori. Quindi, invece di fare una seria analisi sul perché della sconfitta, su quali siano stati gli errori che hanno portato ad una disfatta totale, su quali sono le reali necessità ed aspettative dei cittadini, si prosegue una guerra di potere interna fine a sé stessa, nella quale cercano di trovare posti al sole anche persone provenienti da tutt’altra estrazione politica. Facile quindi che, alla fine dei giochi, il PD pometino si ritrovi ad avere una leadership tutta proveniente dal centrodestra. Viene quindi naturale chiedersi se in questo calderone – dove sono “caduti” ex PDL, ex democristiani, ex Forza Pomezia e via discorrendo – ci sia qualcuno davvero di sinistra. Voci di corridoio vedrebbero ormai ad un passo dal varcare la porta del PD anche Massimo Abbondanza, consigliere eletto nelle file di Forza Pomezia anche grazie ai voti portati dall’amico Raimondo Piselli (PDL), per fare compagnia a Schiumarini e Cruciani. Nuove correnti, nuove componenti, rinnovamenti vari hanno riempito il PD di Pomezia, ma quanto vero rinnovamento c’è se i personaggi restano – magari riciclati da altri partiti – sempre gli stessi? E, soprattutto, se gli interessi sono sempre gli stessi? Attualmente il PD non riesce, né con i suoi consiglieri né con il resto del partito, neanche a fare una seria opposizione all’Amministrazione guidata da Fucci. Ma, a proposito di opposizione, il fatto che nell’ultima riunione di consiglio i membri della maggioranza fossero 14 e quelli dell’opposizione solo 5 dimostra come la mentalità della vecchia politica non sia morta neanche negli altri partiti tradizionali: ancora oggi si prende alla leggera il proprio ruolo di rappresentante del popolo. Elogiamo quindi, pur non condividendone appieno le scelte amministrative, il nuovo modo di fare politica del M5S, sempre presente. Ora non si assiste più a consigli in se-

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conda convocazione, perché il numero legale c’è sempre. L’opposizione, invece, latita. E, a quanto pare, sbaglia pure, visto che – sempre nell’ultimo consiglio – sono state bocciate due mozioni per vizi procedurali (mancato rispetto dei tempi utili per la presentazione). Non si riesce ancora a capire se c’è qualcuno in grado di fare vera opposizione, in modo costruttivo e mirato. Nessuno, neanche i due candidati sindaci che siedono tra i banchi dell’opposizione, ha finora dimostrato di avere una caratura tale da mettere in difficoltà la maggioranza, se non attraverso spot alla fine sterili, perché non sviluppati nella maniera corretta. Eppure una opposizione cri-

tica nella maniera corretta sarebbe utile anche per la maggioranza, per dare quegli stimoli necessari per evitare errori, perché, al di là delle idee politiche, la città è di tutti e le decisioni che vengono prese in consiglio alla fine coinvolgono l’intera cittadinanza. Il dialogo costruttivo, lo scontro verbale, entro certi limiti, è sicuramente positivo, perché fa emergere criticità che attraverso votazioni “bulgare” possono sfuggire: infatti un’Amministrazione funziona bene quando le diverse “culture” riescono a produrre quella ricchezza di dialogo che genera effetti positivi nei confronti della città. Invece finora le scelte fatte dall’Amministrazione Fucci, per quanto contestate dai cittadini, non hanno trovato nei consiglieri di minoranza un’opposizione concreta, che fornisse materia utile ad eventuali correttivi. Passando dall’altra parte della barricata, osserviamo che – dopo quasi 5 mesi di governo a 5 Stelle – non è che ci siano stati molti cambiamenti per i cittadini, tranne EDITORE: La Città

via Odessa 41 - 00040 Torvaianica E-MAIL: redazione@ilcorrieredellacitta.it redazione@citywebtv.it DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao IN REDAZIONE: Il Corriere della Città: Alessia Ambra Achille, Luca Mugnaioli, Matteo Acitelli, Alfredo Corrao, Claudia Bartolini, Giuseppe Marrone

gli aumenti delle tariffe: la tanto contestata raccolta dei rifiuti è rimasta la stessa, con un quasi certo rialzo delle tariffe del 30%, e nulla ci fa pensare che possa cambiare a breve. Ed ancora oggi non si capisce se la diminuzione delle indennità percepite dai dirigenti sia reale o meno. Sarebbe interessante sapere se per il nuovo Segretario Generale l’indennità sia stata fissata a 13 mila euro come deliberato dal sindaco Fucci a giugno, o se l’importo sia notevolmente maggiore: perché, se così fosse, quanto detto finora rimarrebbe solo uno spot elettorale non mantenuto. Senza nulla togliere ai meriti delle persone, appare singolare che la Giunta Fucci si sia circondata da figure riconducibili ai vecchi partiti, a partire proprio dal Segretario Generale, la dott.ssa Colella, che prima operava in un Comune governato dal PDL. Il liquidatore del Consorzio Universitario, l’avvocato D’Angelo, è un ex assessore della Giunta Zappalà, ed uno degli “uomini forti” dello stesso Zappalà, il comandante della Polizia Locale Stefano Sorbino, è stato nominato, oltre che della Polizia Locale, anche dirigente di uno dei settori chiave del Comune, ovvero l’Urbanistica, nonostante a suo carico ci sia un rinvio a giudizio (iter concluso con la prescrizione) che ha visto l’avviarsi di una procedura di provvedimento disciplinare nei suoi confronti, come da prassi d’ufficio. La segreteria del sindaco, invece, è rimasta identica al periodo De Fusco, con prevalenza di figure professionali inizialmente prese come staff (e poi vincitrici di concorso), quindi riconducibili al centrosinistra. Le uniche “novità” sono quindi gli aumenti, nonostante sembra siano in arrivo da parte dello Stato 15 milioni di euro di trasferimenti erariali che, sommati ai 56 milioni di prestito concessi dal MEF, superano di gran lunga il debito accertato dagli Ispettori della Ragioneria dello Stato, che nella loro relazione parlano di “soli” 60 milioni (e poco più) di buco, di cui 50 milioni di crediti non esigibili da parte dell’Aser. A questo proposito dobbiamo confessare di essere confusi: ma allora qual è la reale situazione finanziaria del Comune di Pomezia? Qual è il reale disavanzo? E’ tale da giustificare tagli sui servizi e provvedimenti a danno delle classi deboli? Ci sono invece crediti esigibili che non si riescono ad incassare? Perché non vorremo che, seguendo la motivazione dell’indebitamento del Comune, a pagare siano sempre gli stessi, ovvero i cittadini onesti. CityWebTv: Francesca Poddesu, Mattia Bassi, Giulia Presciutti, Alessandro Introcaso PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC CHIUSURA REDAZIONALE: 03/11/2013 STAMPA: Arti Grafiche Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009


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POLITICA 4 Proposte, non strumentalizzazioni

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POMEZIA Adriano

Velli ribatte a chi accusa il M5s di non volere il dialogo con l’opposizione

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driano Velli, 27 anni, è il consigliere comunale più giovane a Pomezia: ma cosa offre questa città ad un giovane e quali sono le sue proposte per migliorare la situazione? “Pomezia purtroppo vive il riflesso della difficile situazione nella quale versa il nostro Paese da oltre due decenni: le industrie, colpite dalla pressione fiscale, chiudono o decidono di delocalizzare le proprie attività produttive verso paesi emergenti non investendo più nella ricerca, nella formazione e nell’assunzione di giovane personale. Numerosi miei coetanei di Pomezia sono per questo motivi emigrati all’estero in cerca di un’occupazione e quindi di un futuro migliore. Purtroppo un problema così importante e delicato come quello dell’occupazione giovanile può essere soltanto parzialmente arginato dalle amministrazioni locali in quanto fortemente legato a dinamiche politiche ed economiche di carattere nazionale ed europeo. Nel programma amministrativo partecipato che noi del Movimento 5 Stelle di Pomezia intendiamo realizzare nei i prossimi 5 anni, il primo punto è proprio indirizzato a favorire la nascita e l’incontro tra giovani imprese. Questo sarà possibile sostenendole nelle prime fasi di sviluppo (start-up) fornendo loro ad esempio delle agevolazioni e degli spazi temporanei in cui poter avviare le attività con maggiori garanzie e semplicità. Per quanto riguarda invece aspetti più ludici e ricreativi, fortunatamente Pomezia non manca di spazi in cui poter praticare sport a diversi livelli; numerosi infatti sono gli atleti che in diverse discipline tengono alto il nome di Pomezia in Italia e non solo. Ritengo sia dovere di ogni amministrazione quello di sostenere lo sport ed i suoi valori e intendiamo farlo attraverso la riqualificazione degli impianti polivalenti comunali presenti sul territorio ed il patrocinio di eventi e manifestazioni sportive. Questa estate inoltre abbiamo sostenuto numerose iniziative organizzate da giovani singoli o riuniti in collettivi che hanno visto protagoniste l'arte, la musica, la letteratura, e l'archeologia. Tutto ciò è stato realizzato nonostante il pochissimo tempo organizzativo e le esigue risorse disponibili nelle casse”. Quali sono le sue idee e speranze per il prossimo futuro? “Personalmente ritengo che le cose possano migliorare soltanto con l’impegno e la partecipazione di tutti, in primis dei più giovani. Vedere molti ragazzi interessarsi e partecipare alla vita della Città lascia intravedere una grande voglia di cambiamento. La mia speranza è che cresca sempre di più il numero dei giovani che decideranno di non rimanere passivi rispetto alla vita della propria città e ritengo che per fare ciò non ci sia bisogno di tessere di partito, ma di concreto impegno ed attività sul territorio”. Amministrare una città complessa come Pomezia è come se lo aspettava quando lei era un semplice cittadino? Quali sono state - o quali saranno a breve - le sue proposte ed iniziative? “Io sono un semplice cittadino delegato da altri cittadini a rappresentarli nelle istituzioni; tro-

varsi ad essere parte dell’amministrazione della propria città è un onore che richiede l’impiego di moltissimo tempo ed energie. Le difficoltà non mancano, ma poter contare sul supporto degli attivisti, dei nostri elettori e di un gruppo coeso come quello costituito dai Consiglieri del Movimento 5 Stelle mi aiuta ad affrontare tutte le questioni nel modo migliore”. Sono passati quasi 5 mesi dall'insediamento del Movimento 5 Stelle a Pomezia: qual è il primo bilancio sull'operato di questa Amministrazione? “Questi primi mesi ci hanno impegnato su due livelli differenti: il primo è stato quello relativo alla risoluzione delle emergenze che si sono presentate quotidianamente, mentre il secondo è quello progettuale, incentrato sulla realizzazione del nostro programma amministrativo condiviso”. Gli argomenti "scottanti", in questi mesi, sono rimasti gli stessi: l'aumento per il cittadino del costo della mensa e l'impossibilità di portare il pasto da casa, l'aumento del costo del trasporto scolastico ed il prossimo aumento del servizio di raccolta rifiuti; di contro, nonostante la delibera iniziale, non sembra che gli stipendi dei dirigenti siano diminuiti, soprattutto se si guarda al contratto del nuovo segretario generale, che non sembra poco oneroso per il cittadino: qual è la sua opinione su questi temi? “Come è stato più volte spiegato dal Vice Sindaco Elisabetta Serra, non abbiamo aumentato il costo dei singoli pasti, lo abbiamo anzi ridotto di 16 centesimi con l’introduzione dell’acqua pubblica al posto di quella fornita nelle bottiglie di plastica; quello che siamo stati costretti a rivedere è il contributo erogato dal Comune. In passato anche per i redditi più alti era prevista una contribuzione pari al 40% del costo del pasto da parte del Comune, cosa insostenibile e a mio parere assolutamente incomprensibile.

D’altra parte, tutti gli enti locali che versano nella medesima condizione economica precaria in cui versa il Comune di Pomezia si trovano costretti ad alzare il livello di contribuzione dei cittadini per i servizi a domanda individuale. In quest’ottica si colloca anche la revisione delle fasce ISEE per il servizio di trasporto scolastico. Per quanto riguarda la TARES, l’aumento per le famiglie è dovuto al fatto che la tariffa deve andare a copertura totale dei costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Prima con la TARSU la copertura era circa dell’80%. L’aumento è quindi fisiologico e deriva da una legge nazionale che noi abbiamo semplicemente recepito e applicato. Abbiamo invece cercato, nei limiti consentiti dalla normativa, di limitare gli aumenti per le famiglie. Un primo intervento in questa direzione lo abbiamo fatto nei limiti della nostra autonomia concedendo uno sgravio del 15% per le famiglie che decidono di adottare una compostiera per non conferire la frazione organica dei propri rifiuti al Comune ma di gestirla in proprio. Vorrei precisare che è nostra intenzione abbattere questi costi: stiamo lavorando ad un nuovo capitolato per il servizio di igiene urbana, e con l’introduzione della raccolta differenziata porta a porta contiamo di ridurre drasticamente i costi di conferimento in discarica. Circa la riduzione degli stipendi dei dirigenti, premettendo che un membro della Giunta avrebbe sicuramente potuto risponderle in maniera più precisa e puntuale, ritengo che la stessa abbia operato nella direzione giusta viste le condizioni assai precarie in cui versano le casse comunali e che relativamente all’attuazione della delibera di indirizzo in questione ci sia solo da attendere che trascorrano i tempi amministrativi adeguati”. Tutti conosciamo lo stato disastrato delle casse comunali, ma non c'era un altro modo meno doloroso per il cittadino per iniziare il risanamento, magari attraverso un reale recupero dell'evasione fiscale (e portando il servizio in house per risparmiare il 18,9%) e l'eliminazione dei contratti di affitto degli uffici comunali, che potrebbero essere trasferiti in sedi di proprietà dell'Amministrazione? “Il recupero dell’evasione fiscale e l’ottimizzazione delle spese di affitto degli uffici comunali rientrano già nelle azioni amministrative che la Giunta sta portando avanti. La situazione drammatica in cui versano le casse comunali richiede però uno sforzo economico da parte di tutta la cittadinanza, la quale purtroppo si trova a dover pagare discutibili scelte e inadempienze delle passate amministrazioni”. L'opposizione accusa il Movimento 5 Stelle di non volere il dialogo e di non ascoltare le loro proposte di collaborazione: cosa risponde? “Per noi il dialogo si costruisce mediante la proposta e non mediante le strumentalizzazioni. Siamo aperti alle indicazioni volte a risolvere i reali problemi della nostra Città e invitiamo i nostri colleghi della minoranza a discuterle nelle Commissioni Consiliari, sedi preposte al confronto e alla progettualità”. Claudia Bartolini



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Solo slogan elettorali? POMEZIA Luigi

Lupo attacca la maggioranza

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ll’opposizione dopo due mandati trascorsi in maggioranza, Luigi Lupo, capogruppo PDL, analizza la situazione politica di Pomezia partendo da un confronto con il passato. “Prima si adottava una metodologia “classica”: si discuteva, ci si scontrava. Ognuno aveva un ruolo: i consiglieri affrontavano gli argomenti di competenza del consiglio comunale, gli assessori con deleghe specifiche trattavano i temi di Giunta e le Commissioni davano modo anche alla minoranza di avere un certo peso. C’era più spazio per l’opposizione ed ognuno rispettava le proprie competenze”. Cosa intende dire? “Adesso tutto è incentrato sulla figura del sindaco che, non dando deleghe agli assessori, di fatto controlla tutta la macchina amministrativa. E’ sempre lui che decide gli argomenti che vanno portati in consiglio comunale; le commissioni lavorano su imput dati dagli assessori e quindi dal sindaco, vista la mancanza di deleghe: mi sembra quindi che ci sia una struttura monocratica piuttosto che collegiale”. Ma il Movimento 5 Stelle ha come intento il coinvolgimento del cittadino: non le sembra un controsenso la sua affermazione? “Bisogna distinguere gli intenti dall’applicazione degli stessi. Purtroppo ci stiamo rendendo conto che quanto affermato come slogan non corrisponde a quanto viene poi fatto”. Quali sono le decisioni prese dall’Amministrazione sulle quali non concorda? “Non mi sembra siano state fatte grandi cose. Eppure di argomenti in sospeso ce ne sono molti: oggi, a distanza di quasi 5 mesi dall’insediamento della nuova Amministrazione, non è ancora stata predisposta nessuna gara d’appalto. Vengono prorogati i contratti esistenti: trasporti, servizio mensa e raccolta rifiuti, per i quali si è sperimentato quanti problemi ci sono, si trascinano senza soluzione alcuna”. Il sindaco ha dichiarato che la proroga per il servizio mensa è stata firmata in quanto non ci sarebbe stato il tempo per indire una nuova gara prima dell’inizio della scuola. “Ma il fatto è che non sono neanche stati preparati i bandi per un appalto futuro! L’unico tema che è stato affrontato è stato quello del Consorzio universitario, in modo confusionario e affrettato”. Lei è contrario allo scioglimento? “A mio avviso potevano essere trovate delle soluzioni migliori. Esiste un parco di circa 22 ettari, uno dei pochi polmoni verdi della città, forse l’unico davvero a disposizione dei cittadini, visto che è perfettamente attrezzato e dispone di parcheggi, di un bar, di vari servizi e strutture sportive. Dal momento in cui l’Università non aveva dato i frutti sperati, occorreva trovare un’alternativa che portasse beneficio ai cittadini ed alle casse comunali, come ad esempio una clinica privata: avremmo avuto un servizio per la città ed entrate che avrebbero consentito di azzerare i costi di gestione della struttura, mantenendo così il parco pubblico e gli attuali posti di lavoro dei dipendenti senza spese aggiuntive per il Comune”. Sempre parlando di chiusure, nei giorni scorsi è stato deciso di trovare una soluzione bonaria per la

rescissione del contratto dei lavori per il completamento del teatro comunale, a causa dell’incertezza sui tempi e sulle quote di erogazione dei fondi regionali. E’ d’accordo con questa decisione presa dalla Giunta? “Sicuramente non è colpa dell’Amministrazione Fucci se quello che doveva essere un teatro è uno scheletro ormai da anni. Ma nemmeno delle due Amministrazioni De Fusco. Secondo me lo spreco di denaro investito in questo progetto è il frutto si una serie di errori fatti a monte: invece di pensare ad un teatro locale, senza troppe pretese, si è voluto esagerare. L’area dell’ex Consorzio Agrario fu acquistata durante l’Amministrazione Tassile: l’idea iniziale era buona, ma le Giunte successive hanno deciso di “arricchire” il progetto con una mega opera che ha fatto la fine che tutti vediamo a causa dei pesi economici aggiuntivi che, soprattutto con la sopraggiunta crisi non sospettabile all’epoca, non possono di certo essere sostenuti. Ora è inevitabile che l’idea vada rivista e ridimensionata”. Cosa sta facendo l’opposizione in questo periodo? Ma, soprattutto, cos’è l’opposizione in questo momento? “Ad oggi abbiamo unità di intenti solo nell’osservare quanto viene fatto dalla maggioranza e che va contro le leggi, le normative ed i regolamenti vigenti, che chiediamo vengano rispettati. Sembra invece che molte determine, delibere ed azioni amministrative non si attengano a tali criteri, tant’è che siamo anche andati dal Prefetto per alcune rimostranze in merito. Per quanto riguarda i vari argomenti, invece, ognuno cavalca il proprio. Come PDL, io ed il consigliere Russo stiamo cercando di raggruppare le problematiche che riguardano la vita quotidiana dei cittadini, a partire dal lavoro e dalla crisi economica, battendoci per un equo rapporto tra servizio of-

ferto dal Comune e relativo costo”. Cioè? “Ci opponiamo ad un servizio di raccolta rifiuti che continua ad essere insufficiente e che viene aumentato di quasi il 30%, ad un servizio mensa di scarsa qualità che ha un costo elevato per le famiglie e che non rispetta quello che inizialmente il capitolato aveva previsto per la prima ditta”. Altri temi “caldi”? “Sicuramente l’urbanistica: al di là dei proclami fatti in campagna elettorale, questa Amministrazione non ha fatto assolutamente nulla. Paradossalmente ha preso qualche provvedimento sui piani già approvati, ma niente su quelli in itinere che potevano essere bloccati attraverso atti di revoca o di sospensione in autotutela. Parlo dei piani di Pomezia Centro e Martin Pescatore, ad esempio, dove tutti sappiamo esserci problemi, anche di natura giudiziaria. Il M5S in campagna elettorale parlava del Parco della Vallata a Pomezia Centro: che fine ha fatto? Per farlo, sarebbe stato necessario revocare la delibera esistente: e non mi si venga a dire che è mancato il tempo, perché per un atto di revoca non servono di certo mesi. Se ci fosse stata la volontà politica di bloccare dei piani dove ci sono palesemente delle illegittimità, avremmo già visto dei risultati”. Ma lei quella delibera l’aveva firmata… “E’ vero, ma perché c’erano i pareri tecnici che la davano come conforme. Solo in seguito sono fuoriuscite le incongruenze, che adesso sono bene note a tutti, compresi gli esponenti del M5S: non appena sapute, ho immediatamente chiesto la revoca della delibera. Ma l’Amministrazione ha intenzione di revocare tutte le delibere dove ci sono illegittimità o no, visto che a questa domanda – presentata per iscritto - non ho ancora avuto risposta?”. Giuseppe Marrone



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POLITICA

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Ardea, un progetto per creare occupazione Consiglio fiume per la riconversione del complesso industriale Idea Luce

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ltre cinque ore di consiglio comunale con la seduta chiusa dopo l’una di notte hanno permesso all’amministrazione rutula di approvare importanti provvedimenti. Il primo per ordine di importanza, quello più dibattuto anche con aspre polemiche in aula, ha permesso all’ente guidato da Luca Di Fiori, di adottare il progetto relativo alla riconversione urbanistica edilizia ed ambientale del complesso industriale della società Idea Luce Srl. Tale documentazione è stata approvata da tutta la maggioranza, con l’opposizione che si è astenuta. Secondo il consigliere Corsi del gruppo Pdl, tale opera, che è stata emendata per alcune imperfezioni sul progetto prima di essere votata positivamente, permetterà al territorio rutulo di salvare 50 posti di lavoro già esistenti e di realizzare una struttura ricettiva molto simile ad un centro commerciale di grandi dimensioni, capace di far concorrenza almeno su carta agli altri poli già noti di Aprilia e Pomezia. Tutto ciò porterebbe centinaia di nuovi occupati, che potrebbero però non provenire direttamente ed esclusivamente dalla città rutula. La minoranza è andata su tutte le furie, poiché secondo i consiglieri Abate, Giordani, Ludovici e Capraro, le carte contenenti la delibera e il progetto stesso non sono state fornite per tempo. La consigliera del PSI, che aveva sollevato la questione per prima in consiglio comunale negli scorsi mesi, si è detta perplessa per la tempestività con cui la maggioranza ha modificato e chiuso il progetto per portarlo in consiglio comunale, a fronte di uno scetticismo che si era evidenziato al momento della prima discussione sul tema. Secondo Abate sarebbero invece diversi i passaggi poco chiari e per questi motivi l’opposizione non ha voluto votare “si” senza avere nozioni e dettagli sul contenuto di questa importante modifica che potrebbe verificarsi sul territorio. Dal canto suo la maggioranza, Sindaco in testa, ha voluto sottolineare comunque il tempo perso in passato; la giusti-

ficazione a questa accelerazione nell’iter dei lavori è da collegare alla crisi profonda di occupazione e opere che la città di Ardea sta attraversando. Durante il consiglio è stato peraltro allontanato temporaneamente dall’aula per una “invasione di campo” l’imprenditore Mastrototaro, proprietario della società Idea Linea Luce, che innervosito dai discorsi dei consiglieri di opposizione voleva presentarsi e risolvere i dubbi sollevati. Andando a ritroso invece, da segnalare i battibecchi consueti durante il punto 3, con mozioni, interrogazioni e interpellanze su temi cardine quali la differenziata, il polo sanitario di via dei tassi e atti di bullismo all’interno della scuola Virgilio di via Campo di Carne. Accettate le dimissioni del presidente, vicepresidente e componenti del comitato di gestione del Centro Anziani Nuova Florida, approvato il regolamento per la trasparenza e pubblicità della situazione patrimoniale dei titolari di cariche pubbliche elettive e di governo. Una legge questa che doveva essere portata in consiglio entro il 21 ottobre scorso, che ha sollevato le perplessità dei consiglieri rutuli che si sono sentiti obbligati da una legge nazionale a rendere pubblico ogni loro possedimento personale e dei componenti delle rispettive famiglie. Secondo alcuni politici rutuli infatti, dichiarare apertamente ciò che si possiede e metterlo online potrebbe portare qualche personaggio “pericoloso” a compiere azioni delinquenziali quali furti o minacce. Da rivedere invece il regolamento per la concessione e l’utilizzo di palestre scolastiche da assegnare alle varie associazioni sportive del territorio, così come sarà portato nuovamente in consiglio il punto che regola la disciplina sull’utilizzo dei locali di proprietà comunale, con le tariffe orarie da versare al comune da parte delle associazioni richiedenti i locali che dovranno essere modulate a seconda delle varie esigenze e a seconda della natura delle associazioni richiedenti lo spazio. Presentato anche un atto di

indirizzo inerente la discarica di Albano, che da giorni sta torturando i residenti rutuli di Montagnano con olezzi fortissimi, tanto che si sono registrati nella zona più vicina al terreno di Pontina Ambiente ben 35 casi di ricovero dovuti a malesseri derivanti dagli odori nauseabondi. Il comune di Ardea intende secondo l’atto votato all’unanimità dai consiglieri tutti, avanzare dubbi e proteste presso tutti gli organi istituzionali competenti al fine di tutelare i residenti e la loro salute. Infine, approvato da tutti i presenti in aula anche il punto relativo alla manifestazione di interesse all’utilizzazione dell’immobile sito in Ardea a Colle Romito in via dell’Orsa Minore, uno dei beni sequestrati alla mafia. Tra le polemiche più accese in aula quelle tra Mauro Giordani (PD) e Luca Di Fiori, con il primo che chiedeva al primo cittadino di dare risposte più concrete ai cittadini rutuli. Giordani ha anche affermato che secondo lui questa maggioranza, incapace a suo parere di produrre atti, dovrebbe dimettersi e lasciare spazio ad un nuovo governo. Forti le polemiche anche tra Acquarelli (PDL) e Cristina Capraro (PSI), con il primo che in un suo intervento ha attaccato direttamente la consigliera, con aggettivi provocatori di diverso tipo, accusandola in sostanza di essere poco concreta e corretta con i cittadini. Piccatissima la reazione della Capraro che ha prontamente replicato durante e dopo l’intervento del capogruppo PDL. Politicamente parlando, questa riunione della massima assise ha leggermente ridimensionato la crisi che si era denotata tra le fila della maggioranza; almeno in apparenza infatti non si sono verificati episodi di tensione nella squadra di centro destra. L’unica assenza da annoverare quella di Luca Fanco, che però da tempo ha preso le distanze da questa amministrazione. Si è parlato anche dell’allarme relativo agli episodi criminosi, ripetuti, che negli ultimi tempi hanno occupato le pagine di cronaca di tutti i quotidiani locali e nazionali: il sindaco dichiarato di aver parlato personalmente col Prefetto, il quale si è dimostrato aperto e tranquillo, garantendo a Di Fiori un impegno in favore della città rutula. Secondo lo stesso primo cittadino inoltre, bisognerebbe evitare di dar peso ad un problema sollevato da persone che evidentemente “sono infastidite dalla chiusura” della sua squadra con persone che prima potevano avere un importante influenza in comune a fronte del diniego attuale. Un esempio forte, che potrebbe in parte spiegare il motivo di alcune azioni apparentemente incomprensibili come gli incendi alle vetture di consiglieri e giornalisti del territorio. Il Consiglio Comunale è stato sospeso per cinque minuti a causa della tragica scomparsa del padre di Policarpo Volante, malato da qualche tempo. Il papà del consigliere dell’UDC si è spento tra le 22 e le 23. Immediate le condoglianze dei colleghi in aula, a cui si sommano le nostre, a lui e alla sua famiglia. Alessandro Introcaso



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Tempo di scelte difficili ARDEA Iotti scuote la maggioranza: o si esce dall’impasse o…

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onsigli comunali che si svolgono in seconda convocazione, di notte, di domenica. Malcontento che serpeggia non solo tra le file dell’opposizione ma anche in quelle della maggioranza. Ma cosa succede nella politica di Ardea? Proviamo a chiederlo a Riccardo Iotti, esponente del PDL. “Il problema della seconda convocazione è quasi fisiologico in quelle Amministrazioni che possono contare su un consiglio comunale a 16. Con poche persone totali, le maggioranze sono talmente “risicate” che basta un minimo problema politico interno per andare sotto”. Ma la maggioranza c’è ancora, ad Ardea? “Sì, ma stiamo passando un periodo di impasse dovuta ad alcune incomprensioni all’interno del partito che la regge. Siamo in attesa che si risolvano”. Le incomprensioni non sono certo del partito, ma delle persone che lo compongono: quali sono i problemi reali che vi impediscono di lavorare e di amministrare la città? A causa delle vostre “incomprensioni” Ardea è ferma da mesi… “Questo è vero, ed è un problema serio, l’ho ribadito più volte anche al sindaco, che deve in qualche modo intervenire sulle persone e, nel caso non si ottengano risultati, essere anche in grado di prendere decisioni coraggiose per il bene della città, perché così non si riesce a governare ed a risolvere i problemi della città”. Infatti in tutti questi mesi non è che sia stato fatto molto per Ardea. “Noi stiamo comunque lavorando per la città, ma va riconosciuta la crisi generale che

impedisce la realizzazione di opere e servizi a causa della mancanza di certezze economiche. In precedenza avevamo entrate sicure come IMU e Tarsu, adesso no: se da cittadino posso essere contento, da amministratore non so dove prendere i fondi per affrontare le spese e pagare i fornitori. Oggi, invece, è il Governo stesso che non ci consente di approvare il bilancio, rimandato alla fine di novembre, ed ancora non sappiamo in che modo verrà compensato il mancato introito dell’IMU”. Ma a quale decisione coraggiosa si riferisce? Alle dimissioni?

Un paese ai minimi termini “

Ricopro il ruolo di consigliere di opposizione ormai da un anno e mezzo, ma ancora sto aspettando una convocazione ufficiale da parte del sindaco per discutere seriamente dei problemi di Ardea e delle proposte di soluzione”. Così esordisce Umberto Tantari, eletto nella lista civica Abate Sindaco, nel parlare della sua esperienza amministrativa. Ma se da parte del Primo Cittadino e della maggioranza in genere non arriva l’invito ufficiale, c’è da parte dell’opposizione la voglia di collaborare per far funzionare l’amministrazione della città? “Noi, soprattutto attraverso gli interventi di Antonino Abate durante i consigli comunali, ci siamo offerti più volte di dare suggerimenti e progetti per la risoluzione di alcuni problemi, ma finora siamo rimasti inascoltati. Questo paese meriterebbe molto di più, ma per l’incapacità di chi lo amministra è tutto fermo”. Quali sono le proposte che vorreste avanzare? “Abbiamo già pronto dai tempi della campagna elettorale un piano di rilancio del litorale: questa è solo la prima di tante soluzioni che abbiamo per Ardea, se solo il sindaco ci volesse ascoltare”.

Gli ultimi due consigli comunali si sono svolti in seconda convocazione. Il primo di questi addirittura di domenica a causa delle scadenze improrogabili fissate dalla Corte dei Conti, che chiedeva dei correttivi indispensabili per il proseguo della corretta amministrazione. “A questo proposito vorrei dire che è inconcepibile che di un documento che viene protocollato in Comune il 27 Agosto il presidente della commissione finanze venga a conoscenza il 22 ottobre: era un argomento che andava trattato molto prima, non a ridosso dei termini dati dalla Corte dei Conti. Si tratta di una mancanza gravissima, soprattutto perché, a suo tempo, ne avevano parlato anche i giornali. Non riesco a capire quanto questa “ignoranza” sia voluta e, soprattutto, quanto il sindaco e la sua maggioranza possano pensare che noi dell’opposizione e tutti i cittadini di Ardea crediamo ancora alle favole. Questa è l’ennesima dimostrazione che non sanno amministrare”. Ma quali sono le mancanze maggiori? “Qui l’ordinaria amministrazione è diventata straordinaria. Tutto viene portato all’estremo. Basta guardarsi in giro: abbiamo strade piene di buche che continuano ad

allargarsi rendendo pericolosa la circolazione e ci sono cumuli di rifiuti da tutte le parti”. Quindi la raccolta porta a porta non sta dando i risultati sperati? “Credo che si sia fatto un ragionamento inverso: non è possibile che prima ci si vesta e poi si faccia la doccia. Prima di iniziare una PAP si doveva ripulire per bene il paese e magari fornire i servizi primari ai cittadini, che in molte zone sono ancora senza acqua e senza fogne. Non era meglio iniziare con il dare l’acqua, invece della differenziata?”. Ma una cosa non esclude l’altra… “Indubbiamente, però resta il fatto che non c’è programmazione. La stessa cosa accade con gli abbattimenti sul lungomare: ancora non esiste un piano di riqualificazione del litorale da parte del centrodestra, né l’intenzione di ricorrere al nostro aiuto su questo argomento. Se al Governo centrale ci sono le larghe intese, qui ci sono invece i piccoli orticelli”.Quali sono le altre tematiche che andrebbero affrontate subito? “Sicuramente il rilancio economico e commerciale. Qui ormai da decenni non investe più nessuno, se non qualche persona interessata a sfruttare il nostro territorio,


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Novembre 2013 A provvedimenti seri affinché si superi questo stallo. O si governa o, al momento in cui si prende coscienza che questo non è possibile, si decide di andare a casa”. In questo momento qual è la cosa più probabile? “La speranza è di governare bene per 5 anni il paese. E’ l’obiettivo che ci eravamo prefissati nel momento in cui abbiamo scelto Luca Di Fiori come sindaco. Adesso dobbiamo lavorare affinché questa opportunità diventi una realtà”. Ma cosa vi blocca? “Credo che lo stallo sia dovuto più alle problematiche economici che a quelle politiche. Spesso siamo infatti costretti a scelte impopolari, a dover tagliare servizi a domanda individuale contro la nostra volontà, obbligati dalle scarse risorse a disposizione. Per far capire questo abbiamo organizzato incontri con i cittadini per un confronto diretto in cui spiegare quello che sta succedendo. Siamo già partiti con incontri sul PUA, sul Bilancio partecipato, sulle

POLITICA mense. Vogliamo far capire che alcune falle sono dovute non a incapacità amministrative bensì ad oggettivi difficoltà economiche”. Note positive? “Ce ne sono molte: nonostante alcuni atti non siano ancora stati deliberati, in questi mesi abbiamo lavorato su vari temi, soprattutto su sociale, cultura, sport e turismo. Ad esempio, per il sociale ripreso in mano il piano di zona e siamo tornati Comune capofila; abbiamo anche approvato che nel bilancio andremo ad inserire più fondi per i servizi sociali, andando controtendenza. Per le scuole abbiamo ottenuto dei finanziamenti regionali per la ristrutturazione di plessi che necessitavano interventi di messa in sicurezza. Abbiamo iniziato un percorso virtuoso di ricerca di fondi laddove l’Ente non ha risorse proprie. Fondi richiesti ed ottenuti anche per progetti come “Costa dei Miti”, “Ardea da scoprire” e “Ardea città dello sport”. A questo proposito, la giornata dello sport è stata un successo: abbiamo portato in piazza tutte le associazioni del territorio, rappresentando tutti gli sport, dal classico calcio alla pesca subacquea passando dalla danza del ventre alla scherma ed al parkour, ed i cittadini hanno partecipato con entusiasmo all’iniziativa, tanto che abbiamo deciso di fare un albo e di istituire una consulta delle associazioni sportive che diventi un gruppo di pressione per questa amministrazione e per quelle future, per la valorizzazione dei campioni che abbiamo sul territorio”. E per il turismo? “Il progetto “Costa dei Miti” ci ha permesso di promuovere le bellezze del territorio, attraverso l’organizzazione di vari eventi, tra cui un educational-press tour a cui hanno partecipato 10 tour operator che si sono resi conto delle ricchezze che Ardea offre, a partire dall’Ipogeo, dagli scavi di Castrum Inui o

ARDEA Il

11 di Casalinaccio, ma anche i Giardini della Landriana, il Museo Manzù, tutte bellezze di interesse storico-culturale ed archeologico, che ci consente di inserire Ardea sia in un turismo canonico che in un circuito didattico. Per far sì che questo turismo abbia una risposta, abbiamo creato un pacchetto da offrire ai tour operator e stiamo deliberando una convenzione con un ente che possa gestire i siti archeologici in accordo con la Soprintendenza, affinché stiano aperti tutti i giorni e si affianchino all’offerta tradizionale dei nostri 9 km di costa”. Ma il turismo non può essere l’unica fonte di ricchezza. Cosa state facendo per rilanciare l’economia? “A breve approveremo la variante di salvaguardia, che ci permetterà una pianificazione urbanistica del territorio, dalla quale – attraverso le delibere di compensazione – si possano riconvertire le strutture degradate o chiuse per crisi e riavviare un processo economico, ottenendo nel contempo dei benefici per i cittadini a livello di servizi”. Matteo Acitelli

O si governa bene o, al momento in cui si prende coscienza che questo non è possibile, si decide di andare a casa

consigliere Umberto Tantari non fa sconti alla maggioranza

a strumentalizzarlo per i propri interessi e basta. Ma l’Amministrazione comunale dovrebbe concentrarsi anche sui 706 di terreni gravati dagli usi civici, un problema grandissimo che viene sottovalutato forse per incompetenza. Il consigliere Mauro Giordani più volte ha detto in consiglio comunale di fare un’azione forte per ottenere la risoluzione di questo contenzioso: avrebbe messo a disposizione un pullman per portare l’intero consiglio davanti alla Regione Lazio, dove ci saremmo dovuti incatenare per protesta fino a quando chi di dovere non fosse stato disposto a definire una volta per tutte questa situazione . La maggioranza si deve svegliare: già Ardea è indietro rispetto agli altri Comuni, con lo stallo provocato da questa Amministrazione non si fa che peggiorare le cose. Il nostro è un paese che dista solo 27 km dalla Capitale: chi viene a vivere qui ha di certo aspettative più alte rispetto a quello che poi trova. E non parlo di cose impossibili, ma di normale amministrazione”. Uno dei problemi che si trovano è quello della criminalità, che negli ultimi mesi si è fatta sentire non solo con i consueti furti, ma anche con i continui in-

cendi. Il 15 novembre ci sarà una fiaccolata, organizzata da cittadini e comitati di quartiere, per dire basta. Anche secondo lei si è passato il limite? “Penso proprio di sì. Per quanto riguarda i roghi, io ho la mia personale convinzione che siano coinvolte persone del posto. Ma per il resto, credo invece che sia stata sottovaluta la necessità di controllare determinate zone per evitare insediamenti abusivi di cittadini stranieri, spesso di etnia rom. Io sono ardiese doc e da più di 30 anni vivo a Tor San Lorenzo: praticamente conosco tutti e mi accorgo di quello che non va. Ormai il territorio si è riempito di stranieri non censiti che vivono di sfruttamento della prostituzione ed altri crimini. Molti si sono “costruiti” delle casupole a Colli Marini, Monti di Santa Lucia, Acque Alte ed Acque Basse, tutte zone ad uso civico, ed hanno creato dei veri e propri insediamenti. Io vorrei sapere ufficialmente chi sono queste persone, cosa fanno per vivere: perché non vengono fatti dei veri controlli? Tutti sappiamo che gran parte della criminalità viene da questi luoghi. Perché non si agisce di conseguenza? E’ assurdo trincerarsi dietro la scusa che non ci sono abbastanza forze dell’ordine: i cittadini hanno il diritto di stare al sicuro e chiedere che vengano rispettate le regole”. Alessia Ambra Achille


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drenalina al massimo. L’eccitazione di un momento che si ripete ogni volta con una speranza maggiore. La voglia di continuare fino a quando la fortuna finalmente premierà la nostra costanza. Questo è quello che prova chi è affetto da ludodipendenza. La “patologia del gioco” che “costringe” insospettabili a bruciare centinaia, migliaia di euro al giorno. A perdere i propri soldi e non solo. “La cosa più preziosa che ho perso è stata la mia famiglia”. Questo è il racconto vero di un uomo che ormai da anni vive a Pomezia, Ciro Lomasto. “Ho giocato cifre esorbitanti, che ho regolarmente perso. Soldi miei, ma anche dei miei familiari, ai quali li ho sottratti. Anzi, diciamo la verità, li ho rubati. E si che di soldi ne avevo tanti”. Lei viene da una famiglia ricca? “No, assolutamente, erano tutti soldi che mi ero guadagnato da solo”. Napoletano, Ciro Lomasto ha alle spalle una storia di espedienti che lui stesso racconta vergognandosi solo del cattivo esempio dato ai figli. “A Napoli trovare un buon lavoro non è facile. Io facevo il contrabbandiere. Avevo iniziato da bambino. Ho sempre “lavorato duro” e nel tempo ero diventato il più bravo, quello che guadagnava più di tutti. Ma sin da piccolo, insieme alle sigarette, ho sempre coltivato un altro vizio, quello del gioco. Ho iniziato con le carte e con i “picchetti” delle squadre di calcio, che mi hanno accompagnato per tutta la gioventù”. Perché giocava? “Il gioco mi dava una sensazione inebriante, metteva in circolo l’adrenalina, era una droga che non sapevo riconoscere. Non so cosa cercassi nel gioco, certo non i soldi, visto che ne guadagnavo tanti con il contrabbando. Forse mi sentivo forte proprio a causa del mio “lavoro”, dove dovevo essere vincente nei confronti della Guardia di Finanza, dovevo sempre riuscire ad evitarli. Riuscire a farlo mi faceva sentire spavaldo, veramente in gamba”. Ad un certo punto della sua vita ha lasciato Napoli ed è arrivato a Pomezia. “Speravo che cambiando città potessi cambiare anche io. Ormai giocavo praticamente tutto quello che guadagnavo. Solo che nel frattempo mi ero fatto una famiglia. Avevo moglie e quattro figli, non volevo continuare ad essere un cattivo esempio, non volevo che diventassero dei delinquenti, ma bravi ragazzi. Ma il motivo era anche perché il contrabbando a Napoli non rendeva più come prima, era ormai finito a causa dell’intensificarsi dei controlli Qui a Pomezia sono stato assunto come netturbino”. Lo stipendio che riceveva non era certo paragonabile ai guadagni illeciti di contrabbandiere. Ma lo portava a casa o si giocava anche quello? “I soldi dello stipendio li portavo a casa, ma continuavo a giocare dando fondo a tutto ciò che avevo. Ancora la lezione che avevo ricevuto non mi era bastata”. Quale lezione? “Io sono diventato “famoso” per una scommessa che feci nel 2000 sulla finale dei campionati europei, quell’Italia-Francia persa all’ultimo minuto. Arrivai a puntare due miliardi delle vecchie lire, frutto dei “risparmi” della mia carriera di contrabbandiere di sigarette. Questa cosa divenne immediatamente di dominio pubblico e fui chiamato da Maria De Filippi per partecipare ad una trasmissione”.La De Filippi richiama Ciro Lomasto nel 2006 per farlo partecipare ad un reality, "Unanimous", dove sono in gara nove partecipanti, cinque uomini e quattro donne, all'interno di un bunker.

Schiavi

Scommesse, macchinette, po dipendenza da gioco porta a p testimonianza di chi si è gioca

Inchi Niente nomination, niente televoto né premio a sorpresa: uno dei partecipanti si deve aggiudicare la cifra in palio raggiungendo l’unanimità dei voti del gruppo. “Sono arrivato in finale con una donna. Se avessi vinto – parliamo di 750 mila euro – mi sarei sistemato per tutta la vita. Invece ho perso. Ed ho ricominciato a giocare più di prima, questa volta attratto dal poker on line”. Ma si tratta di un gioco che si può fare gratuitamente o con pochi centesimi. Ma come si passa da una giocata di pochi centesimi ad una di centinaia di euro? “Esistono tavoli di vario valore. Si parte da 0,1 centesimo a 20 euro. In questi si parte da giocate relativamente basse, per poi salire senza freni, perché le aperture sono alte”. Come funziona? “Se si ha un conto corrente bancario si può accedere tranquillamente dopo la verifica dello stesso. Io non lo avevo, quindi dovevo ricaricare delle tessere presso alcune ricevitorie. Giornalmente ci mettevo tutto quello che avevo e puntualmente mi giocavo tutto Di quali cifre parla? “Dipendeva dalle giornate: se avevo 2000 euro, giocavo 2000 euro. Se ne avevo 200, ne giocavo 200”. C’è un limite a queste scommesse? Esiste una regolamentazione fissata dallo Stato per evitare che il gioco diventi un azzardo e rovini le persone? “Non ci sono limiti. Lo Stato si comporta con il gioco come con le sigarette. Sopra ai pacchetti scrive che il fumo fa male, e poi continua a venderle. Consigliano di giocare con moderazione, ma ci sono persone che ogni giorno giocano tutto quello che hanno, perché non ne possono fare a meno. La stessa cosa succede anche con le slot machine, le VTL dove, dove invece di infilare le monete, si mettono le banconote fino a 100 euro. In pochi attimi, quelli necessari per fare un tiro, si giocano 10 euro. Provate ad immaginare quanti tiri si possono fare in mezz’ora e quanto si può perdere. Perché nessun giocatore è vincente, solo lo Stato”. Lei frequenta tutte le sale giochi di questo territorio? “Sì, e come me ci sono centinaia di persone insospettabili. Facciamo come chi beve: per non farcene accorgere cambiamo in continuazione bar. Io personalmente le ho bazzicate tutte”. Chi sono le persone che incontra?


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volontari

oker on line, casinò: quando la perdere famiglia e dignità. La ato tutto ed ha perso tutto

iesta di Maria Corrao e Francesca Poddessu “Sono gli “uomini del buio”, quelli che per non farsi riconoscere frequentano soprattutto di notte. Ci sono i nullafacenti, ma soprattutto tanti professionisti, comunque gente che lavora anche duramente e che poi perde tutto al gioco. Questi luoghi sono ormai il nostro rifugio, dove scappiamo da chi ci vuole bene e che potrebbe chiederci di smettere. Ma questa è una droga, non si riesce a smettere facilmente. Qualche tempo fa ho avuto un infortunio sul lavoro: ho passato tutto il tempo della mia malattia a giocare a qualsiasi cosa. La mia vita era diventata una continua ricerca di denaro da giocare”. Lei parla al passato. Significa che adesso qualcosa è cambiato? “Sì, perché ho perso la cosa più importante che avevo: la mia famiglia. Da quaranta giorni sono fuori casa, mia moglie mi ha cacciato. Aveva ragione, per tante volte mi aveva dato la possibilità di smettere e di ricominciare una vita con lei. Alla fine non mi ha creduto più e mi ha lasciato. Per mille volte mi aveva avvisato, ma io non pensavo che sarei arrivato a perderla, invece è successo. Anche i miei figli non ne hanno voluto più sapere niente, di me.Solo ieri due di loro per la prima volta mi hanno rivolto la parola, dopo tanto tempo che provavo a parlare con loro”. Dove vive, adesso? “Sono rimasto per un mese in macchina. Ho continuato a lavorare ed ho mandato lo stipendio a casa. Se avessi preso una stanza in affitto non avrei potuto dare i soldi a mia moglie. Invece voglio dimostrarle che sono cambiato, che adesso non gioco più, perché la cosa più importante è il suo amore. Vale più di qualsiasi gioco, di qualsiasi emozione”. Lei ha parlato di 30 giorni in auto: gli ultimi 10 dove li ha passati? “Sono stato ricoverato in ospedale per un tentativo di suicidio. Ero disperato, non riesco a vivere senza la mia famiglia: una notte, mentre ero in macchina, sono entrato in crisi ed ho provato a tagliarmi le vene. Mi sentivo troppo solo. Mi ha soccorso un amico”. Cosa è cambiato, dopo il ricovero? “Da 5 giorni non gioco più. So che potrebbero sembrare pochi, ma per chi era dipendente dal gioco come me sono un bel passo avanti. Ed io so che non tornerò indietro”.

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Qual è il suo scopo, adesso? “Recuperare l’amore di mia moglie e della mia famiglia. Dentro ho tanta rabbia verso me stesso, ma anche tanta voglia di ricominciare a vivere”. La colpa di quello che è successo è sua o del gioco? “E’ mia. Siamo noi ad essere responsabili delle nostre azioni e delle nostre scelte. Credo che la ludopatia sia un tumore maligno, ma curabile. Solo che se ne deve parlare. Non si può fare finta di niente, non si può credere che si riesca a smettere quando si vuole. Noi giocatori nascondiamo quello che facciamo, un po’ perché ci vergogniamo, un po’ perché pensiamo di essere più forti di questo vizio”. Ha mai pensato di rivolgersi ad un centro specializzato, come il Sert, o alle associazioni di giocatori anonimi? “Sì, ci ho pensato qualche giorno fa, ma credo che servano delle strutture che possano ospitare il “malato”, perché di malattia si tratta, giorno e notte, per disintossicarlo da questa droga. Deve essere un centro di recupero dove staccare la spina ed azzerare la propria vita, per farla ripartire”. Chiederà quindi aiuto? “L’aiuto più grande mi sta arrivando, oltre che dagli amici, dal pensiero dei miei cari. Sono loro la spinta per la mia forza di volontà. Grazie al pensiero di riconquistarli ho azzerato la mia vita, ho cancellato il giocatore incallito che era in me. Mi sento un altro uomo, migliore”. Cosa prova quando passa davanti una sala giochi? “Adesso non provo più nulla. Prima, invece, c’era l’irrefrenabile impulso ad entrare”. E quando riconosce per strada un altro giocatore? “La voglia di dirgli di smettere, di chiedergli cosa cerca che già non ha. Non sono i soldi, perché si sa che sono molti di più quelli che si perdono di quelli che si possono vincere. Purtroppo il gioco ti prende a livello psicologico, ti attira, ti avvolge, ti spinge verso la distruzione. Lo Stato lo sa e ne approfitta”. Quanti giocatori ci sono, tra Pomezia ed Ardea? “Tantissimi. Lei neanche si immagina quanti”. Qual è il messaggio che vuole mandare a sua moglie? “Io la riconquisterò. So che ha sofferto tanto ed insieme a lei i nostri figli. Non voglio che mi offra la possibilità di tornare a casa, perché in passato tante volte mi è stata data questa chance. Voglio invece che mi segua da lontano insieme ai nostri ragazzi, che si renda conto che davvero questa volta ho chiuso con il gioco”. Lei ha chiuso con il gioco, ma una partita è rimasta aperta: i debiti. Ci ha confidato che, più volte, si è rivolto agli strozzini per avere soldi da giocare o per saldare debiti di gioco. Qual è la situazione, adesso? “I due miei figli che hanno ripreso a parlarmi ieri hanno pagato tutti i debiti. Io sono protestato, non posso più chiedere finanziamenti regolari. Ne ho chiesti troppi, nella mia vita, e per colpa del gioco non li ho onorati, non ce la facevo. Ho quindi iniziato a prendere soldi “in nero”, pagando anche il 25% al mese di interessi”. Quanti soldi si è fatto dare dagli usurai? “Vari. Oggi, con la crisi, non è più come prima neanche con gli usurai, che non concedono più grosse cifre. Quindi c’è chi ti dà mille, chi duemila, chi cinquecento, poi di nuovo mille e così via”. Quindi lei si è rivolto a diversi usurai? “Sì”. Sapeva già a chi rivolgersi? “No, ma si impara come arrivare a loro. Non importa conoscerli di persona, forse non si conosceranno mai, perché è tutto un passaggio, tutto tramite “garanzie”, perché se tu giocatore incallito vai direttamente da un usuraio, i soldi in prestito non li avrai, perché sei già pieno di debiti. Si riescono ad avere grazie ad amici che fanno da garanti”. Quanto è pentito di quello che ha fatto? “Devo essere sincero: se non avessi avuto uno scopo, che è quello di riconquistare la mia stupenda famiglia, forse avrei continuato a giocare”. Perché? “Perché la mia vita non avrebbe più avuto senso, quindi mi sarei lasciato andare. Ma l’amore fortissimo che provo per loro, soprattutto per mia moglie, mi ha portato a dire basta sul serio. Io devo farmi perdonare da loro”. Lei ha due figli che non la vogliono vedere. Perché? “La colpa è mia. Ho preso i soldi di mio figlio maggiore, Francesco, che già lavora. Lui aveva messo da parte dei risparmi ed io li ho presi per giocarli. Ho anche venduto tutti gli oggetti d’oro che avevamo in casa. I regali dei battesimi, delle comunioni. Tutto”. Ha avuto rimorsi a prendere i soldi di suo figlio ed a vendere gli oggetti d’oro? “Sì, tanti. Ce li ho ancora. Ma adesso voglio riconquistare la loro fiducia, iniziando per primo a credere in me stesso, cosa che non facevo più da tempo”. E’ sicuro di farcela da solo? “Stavolta sì, perché c’è anche la voglia di riprendermi la mia dignità di uomo. Mi sono accorto di averla persa andando in giro a chiedere soldi a tutti, telefonando ad amici, parenti, conoscenti, per andarmeli poi a giocare. Mi sono sentito peggio di un drogato, che sicuramente è più “signore” di me. E’ stato umiliante. Non voglio più provare una cosa simile. Da oggi in poi voglio essere un uomo migliore. Per mia moglie, per i miei figli. Ma anche per me”.


INCHIESTA 14 Giocatori in bilico

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on vuole dire il suo nome. Neanche le iniziali. Ha paura che qualcuno possa riconoscerlo, che possa capire il suo segreto. Dice solo la sua età: 40 anni. “Ho il vizio del gioco da anni. Adesso un po’ me lo sono dovuto far passare per forza, perché ho perso il lavoro e non ho più soldi”. Che lavoro faceva? “L’autista. Portavo i bambini disabili a scuola”. Guadagnava molto? “No, ma nonostante questo mi giocavo tutto. Sono stato capace di giocare l’intero stipendio in una sola giornata. Invece di portare i soldi a casa, passavo il tempo a giocare”. Lei è sposato? “Sì”. E sua moglie non si accorgeva di niente? “Certo che se ne accorgeva, visto che non entravano soldi a casa. Questo era il nostro motivo di discussione più grande, tutti i giorni. Lei mi diceva che era assurdo alzarsi presto la mattina per andare a lavorare e poi buttare i soldi così”. E poi? “Poi ho perso il lavoro. E’ successo due anni fa. Mi arrangio come posso e sto imparando a dare un valore diverso al denaro. Ho compreso che si deve scegliere tra il gioco e la famiglia”. E lei cosa ha scelto? “Sto cercando di smettere di giocare, ma la tentazione è forte e ancora a volte gioco. Gioco quando ho i soldi per farlo, ma ormai si tratta di piccole cifre, perché non ho più niente”. Quindi lei gioca pur essendo disoccupato? “Sì, perché se ho 20 euro spero che giocando e vincendo possano diventare almeno 50 o 60”. Quindi la speranza è quella di vincere qualcosa per poter stare meglio? “Sì, almeno quel po’ che serve per togliere qualche problema”. Eppure sa che è molto difficile vincere… “Lo so, ma è difficile smettere. Lo Stato dovrebbe aiutare, invece di incentivare la rovina di tante famiglie. Invece autorizzano le macchinette nei bar vicino alle scuole, indirizzando i giovanissimi al gioco. Le sale sono più regolamentate, perché i minorenni non possono entrare. I bar, invece, sono accessibili a tutti. E che esempio hanno i ragazzini che vedono gente che passa ore seduta davanti ad una slot? Ovviamente crescono pensando che sia normale, non capiscono che noi stiamo dando il cattivo esempio”. Cosa la spinge a giocare, oltre alla voglia di vincere? “Giocare è piacevole, ti dà una bellissima sensazione: tutti quei suoni, quei colori, sono delle sirene irresistibili per un giocatore. Poi si innesta anche un altro meccanismo, che è quello della competizione con gli altri giocatori: ci guardiamo di soppiatto, un po’ per paura che ci “rubino” la macchinetta, un po’ per capire se, al contrario, quella “buona” è la loro. Si cerca di capire quale slot non eroga premi da più tempo e quanti soldi sono stati giocati in quella postazione, e ci si vuole accaparrare proprio quella credendo che finalmente si vincerà. E’ un meccanismo psicologico che purtroppo a volte porta alla rovina, come una droga, soprattutto le persone più deboli”. E lei si sente debole? “Sì, lo ammetto. Però so che se si vuole veramente si può smettere”. Da soli o con l’aiuto di qualche specialista? “Io non ho mai frequentato associazioni e non mi sono mai rivolto a nessuno: ho cercato da solo di allontanarmi da questa dipendenza, perché ho capito che con il gioco il denaro perde ogni valore”. Quindi lei è intenzionato a smettere? “Sì, non posso andare avanti così. Se ho 20 euro in tasca e me li gioco, durano pochi minuti e non mi resta più niente. Proprio oggi ho fatto una cosa diversa, con quei 20 euro: ho messo 5 euro di benzina e ho fatto una passeggiata in macchina per andare a trovare un amico. Con 2 euro ho comprato un panino. Praticamente ho vissuto, cosa che prima non facevo, ed ho finalmente dato valore ai soldi. E’ trascorsa la giornata ed ho ancora più di 10 euro in tasca. Non mi era mai successo”.

Ludopatia: co

Giocatori Anom l’autoaiuto è fo

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on solo Sert. Per uscire dalla dipendenza dal gioco, l’associazione Giocatore Anonimi è sicuramente un “mezzo” fondamentale: si tratta di gruppi di autoaiuto dove chi soffre di questa patologia trova il sostegno di chi ha già avuto la stessa esperienza. Ma cosa succede quando ci si rivolge a questa struttura? Qual è il percorso che si deve fare? Ne abbiamo parlato con Luciano, che risponde dalla sede di Anzio. “La prima cosa che cerchiamo di capire quando un nuovo giocatore si rivolge a noi è l’entità dei “danni” fatti, sia a livello economico che psicologico ed emotivo. I danni economici di chi si rivolge a noi sono di solito ingenti per chi li subisce: noi giocatori, infatti, cerchiamo tutti i modi possibili per “raggirare” familiari ed amici per arrivare al nostro scopo, ovvero racimolare il denaro per giocare. Si arriva a fare di tutto”. Lei dice “noi giocatori”: questo significa che non è riuscito ad uscire dalla dipendenza dal gioco? “Un giocatore non si può definire “ex”. Io sono ancora un giocatore compulsivo, perché questa patologia non ti lascia mai in maniera definitiva. Io adesso ho gli strumenti per poter dire “oggi non ho giocato”. Io vivo 24 ore alla volta: domani è un altro giorno. Oggi devo non andare a giocare”. La sua esperienza viene raccontata a chi si rivolge ai Giocatori Anonimi? “Ognuno racconta la sua testimonianza, in maniera anonima. Io per esempio ho fornito solo il mio nome di battesimo e mi presento come giocatore compulsivo, utile per incoraggiare gli altri, soprattutto i nuovi arrivati, che trovano in chi ci è già passato una speranza. Ovviamente ognuno si assume la responsabilità di quello che dice, compresi eventuali reati commessi. Ci sono cose che all’interno del gruppo non andrebbero dette”. Ma quali sono, secondo la sua esperienza, le cose che un giocatore arriva a fare pur di avere il denaro per giocare? “Qualsiasi malversazione possibile ed immaginabile. Si parte dalle bugie: noi siamo bugiardi patologici. Chiaramente sto parlando a titolo personale. Lo scopo è quello di sottrarre, in modo più o meno subdolo, il denaro necessario per andare in una sala, che po’ essere di corse o di slot, quando non è in casa davanti ad un computer o addirittura in un casinò, e giocare o scommettere. Non conta niente altro: né le bollette da pagare, né il mutuo, né la spesa. Si arriva anche a giocare i soldi necessari per acquistare il latte da portare a casa”. Quante sono le persone che si rivolgono alla vostra associazione? “La nostra è un’organizzazione nazionale. Quando un giocatore chiama si indirizza dapprima alla città di appartenenza. Qui, se ci sono più sedi, si chiede


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INCHIESTA 15 Rivolgersi al SERT

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ome uscirne?

mimi: quando ondamentale quale possa essere la più vicina alla persona che ci chiede aiuto, per far sì che sia più facile raggiungerci. A Roma ci sono diverse sedi e da un paio di mesi io ho aperto un gruppo ad Anzio”. Ma questi gruppi aiutano veramente a combattere il demone del gioco? “Sì. Io è dal’8 Marzo del 2007 che non gioco più, neanche un euro. Ogni giorno è una conquista. Quando sono arrivato al gruppo ho trovato delle persone che non mi hanno chiesto niente, ma mi hanno dato tanto. In poco tempo sono diventate amici veri”. E’ questo che l’ha spinta ha diventare un volontario? “Noi non siamo “volontari”: siamo frequentatori del centro. Viene naturare continuare a frequentarlo e a portare le proprie testimonianze. A me è venuto naturale, quando da Roma mi sono trasferito all’Infernetto, aprire un gruppo ad Ostia. Ed ora che vivo ad Anzio, ho fatto la stessa cosa qui”. Ma dove vi ritrovate? “Di solito si utilizzano dei locali messi a disposizione dalle parrocchie, perché sono i meno cari in assoluto”. Qual è il consiglio che si sente di dare ad un giocatore? “Quello di farsi aiutare. Di chiedere aiuto, di tendere la mano: sicuramente c’è qualcuno che la prende. Questo è quello che accade all’interno del GA, dove tutto diventa più facile, perché chi ti ascolta ha vissuto la tua stessa esperienza. E’ più difficile, per chi non ha mai sofferto di questa patologia, capire cosa si prova. Noi ci siamo invece già passati e sappiamo come si svolgono i vari meccanismi, sappiamo quanto è seria la situazione, sappiamo che non è facile”. Cosa serve? “Oltre alla volontà, serve l’umiltà di riconoscere di aver bisogno di aiuto. Purtroppo troppe volte noi giocatori non ce l’abbiamo”. E la dignità? “Quella di solito si perde subito, non appena si diventa giocatori compulsivi. Ma si può riconquistare piano piano. Parlando sempre a titolo personale, le posso dire che per quello che ho combinato negli ultimi 30 anni della mia vita non potevo neanche fregiarmi dell’appellativo “persona”, ma solo di essere vivente. Si arriva a limiti indescrivibili, di cui si possono rendere conto le persone che ci vivono accanto”. Quanto conta la vicinanza dei familiari e degli amici in questi casi? “Molto, soprattutto all’inizio della terapia. Devono infatti comprendere in quale maniera siamo stati “costretti” a vivere per colpa di questa patologia. Il sostegno morale da parte dei familiari è importantissimo. Per questo esiste un gruppo, all’interno dei Giocatori Anonimi, che accoglie i parenti e gli amici dei giocatori, anche in questo caso in forma anonima”.

er provare a vincere la ludopatia ci si può rivolgere al SERT. I più vicini a Pomezia ed Ardea sono quelli di Ostia ed Anzio: quest’ultimo è quello di competenza territoriale ASL Rm H. Sulle procedure che vengono adottate abbiamo chiesto una consulenza al dott. Giuseppe Anastasi, responsabile del SERT di Ostia. “Innanzi tutto, quando arriva un nuovo paziente, si attiva una procedura di valutazione, che consiste in un colloquio preliminare di accoglienza, una visita medica e 3 colloqui con lo psicologo in cui si somministrano dei test psicodiagnostici”. Gli ambulatori che si occupano delle patologie legate al gioco hanno sedi distaccate rispetto al SERT vero e proprio. “Le prestazioni non si effettuano direttamente al SERT – spiega il dott. Anastasi - ma in una sede distaccata, per la tutela della privacy e per tenere separata questa patologia dalla dipendenza da sostanze stupefacenti”. Fino a poco tempo fa tutte le prestazioni erano gratuite, mentre da qualche mese c’è un costo iniziale di 150 euro a carico del paziente, introdotto dal decreto Balducci. “Questo purtroppo a livello psicologico ha inciso molto, perché le persone che si rivolgono a noi, che già non sono molte, sono calate: da gennaio ad oggi ci sono state solo 15 richieste”. Dopo la procedura di valutazione, parte il percorso psicologico cero e proprio, che prevede di solito 8 colloqui (con un pagamento del solo ticket, per un totale di 48 euro per l’intero ciclo). “Ma questo di solito serve solo per una prima valutazione, otto colloqui non risolvono il problema. Si procede quindi per obiettivi: dopo i primi 8 incontri si decide se andare avanti o meno e quale sia la terapia da affrontare, se fare altri 8 incontri e/o rivolgersi anche a gruppi di sostegno esterni che, con programmi autonomi ma in collegamento con il SERT, come i giocatori anonimi, possano aiutare la persona ad uscire da questa dipendenza”. Al momento la Asl non prevede gruppi, ma solo percorsi individuali. “Il progetto è quello di fare gruppi terapeutici per il trattamento della patologia anche all’interno dell’azienda sanitaria”. Questo per cercare di contrastare l’alto livello di interruzione della cura, che solitamente avviene da parte del paziente già nella fase iniziale della terapia.


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INCHIESTA

Il Corriere della Città

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Quando il giocatore diventa patologico?

di più forte di noi stessi. Non si è più liberi di giocare, si è costretti a farlo. La persona con disturbo da gioco d'azzardo tende a mentire o a giustificare le proprie azioni basandosi sull'esigenza di recupero delle somme perse. Pur rendendosi conto della dinamica che ha portato al disturbo, nella maggior parte dei casi il giocatore tende a vedere nel gioco la soluzione al problema che il gioco ha causato. L'esigenza di recupero attiva processi di attivazione centrali che si manifestano con una forte sensazione di tensione che, per il giocatore, sembra diminuire soltanto attraverso l'attività di gioco. Quando si perde il divertimento, quando l'attenzione è focalizzata al recupero, quando altre attività un tempo piacevoli vengono ridotte per aumentare la frequenza di pensieri e di comportamenti inerenti l'attività di gioco d'azzardo, è maggiore l'evidenza che la situazione di gioco possa essere considerata disturbata.

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na persona che gioca al casinò, al lotto, scommette sui cavalli, gioca alle macchinette video poker, alle slot-machine o altro, non può essere etichettata di per sé come giocatore d'azzardo patologico. Non si può parlare di ludopatia. Il gioco, compreso quello d'azzardo, è un'attività ludica di per sé normale. Esistono vari parametri per indicare se siamo di fronte ad un "problema", un problema legato al gioco. Il primo parametro, il più importante per lo psicologo, è la richiesta di aiuto da parte del soggetto interessato o di una persona a lui vicino. Senza questa richiesta, non vi è alcuna possibilità di aiutare un potenziale giocatore patologico. L'altro parametro, importante per il soggetto che può quindi intuire la necessità di rivolgersi ad uno psicologo, è la perdita della libertà nel giocare. Il gioco diventa una necessità, qualcosa

L’insospettabile presa di posizione della banca

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ove non arriva la volontà del giocatore può arrivare la linea dura della banca, che blocca il conto dei clienti malati di gioco d'azzardo: è la singolare iniziativa della Popolare di Reggio Emilia per contrastare un fenomeno sempre più dilagante. Agli sportelli della Banca popolare dell’Emilia Romagna hanno visto arrivare operai sbranati dai debiti di gioco, piccoli imprenditori ostaggio delle slot machine, donne pronte a tutto per l’ultima

scommessa. Ed è stato deciso di fare qualcosa per impedirlo. L’istituto di credito ha deciso che le carte di credito non saranno più abilitate ai pagamenti sui siti classificati nella categoria "gambling". Nelle filiali, inoltre, sarà vietata la vendita dei biglietti della lotteria e dei "Gratta e Vinci". Per far sì che tutto sia operativo, sono stati fatti corsi di formazione per gli impiegati, trasformati in detective dell’azzardo: il giocatore, si legge nella circolare, si può riconoscere

dai prelievi massicci all’inizio del mese, dai contanti che filano via veloci dalla carta di credito, dalle transazioni verso tabaccai, bar, sale da gioco. Una volta individuato, scatta la convocazione da parte del direttore, che può decidere il da farsi, soprattutto se il cliente ha un debito aperto. Il responsabile della filiale dovrà occuparsi anche di segnalare centri d’aiuto, strutture assistenziali e gruppi d’accoglienza. “Il nostro approccio è laico e non ideologico dice Eugenio Tangerini, responsabile delle relazione esterne della Banca popolare dell’Emilia Romagna -. Non intendiamo criminalizzare i gestori, ma neppure restare indifferenti di fronte a un fenomeno sociale così preoccupante”. Una banca – spiegano i responsabili dell’istituto di credito - deve essere consapevole che le sue azioni hanno influenza sulla comunità locale, anche perché non è interesse di un istituto lavorare su un sistema sociale disgregato, in cui le persone si giocano tutto”. L’azzardo, in Italia, ha costi altissimi: l’ultimo report dell’associazione Libera parla di danni sociali e sanitari che sfiorano i 6,6 miliardi di euro annui. A questi possono essere aggiunti 3,8 miliardi di euro di mancato versamento dell’Iva, calcolata nel caso in cui i 18 miliardi di euro sul fatturato complessivo che non tornano ai giocatori in forma di montepremi fossero stati spesi in altri consumi. Nel giro di 5 anni, tra il 2005 e 2010, gli utenti presi in carico dai Sert (servizi per le tossicodipendenze) sono aumentati del 23%, registrando un picco enorme per il gioco d’azzardo, di quasi 7 volte (+691%), anche se in percentuale sono pochissimi i giocatori che si rivolgono alla Asl, e quindi al Sert, per essere aiutati.


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CRONACA

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Cercasi volontari al Comune POMEZIA Polemiche sull’utilizzo di personale a titolo gratuito

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l Comune cerca professionalità esterne disposte a collaborare gratuitamente – mediante la sottoscrizione di contratti di liberalità – alla costituzione degli organi di staff e dell’ufficio di staff del Sindaco e si scatenano le polemiche. L’avviso apparso sul sito del Comune di Pomezia il 15 ottobre, con scadenza il 24 dello stesso mese, attraverso il quale l’Amministrazione ha voluto individuare “professionalità che, per titolo di studio o per comprovata esperienza personale, professionale e lavorativa, siano in grado di fornire un apporto di conoscenza ed esperienza all’operato del Sindaco e della Giunta” sui temi di pianificazione e tutela del territorio; efficientamento dell’organizzazione del Comune; studi e progettazione di interventi di pubblica utilità ed interesse per il miglioramento della qualità urbana; studi, analisi e proposte per l’ottimizzazione dei servizi locali; consulenze tecniche o legali non è piaciuto alle organizzazioni sindacali, né tantomeno agli ordini professionali, visto che “I soggetti esterni individuati per l’ufficio di staff svolgeranno l’attività in completa gratuità, senza alcun inserimento stabile all’interno dell’organizzazione dell’Ente e senza orari di lavoro determinati, sottoscrivendo un contratto di liberalità”. I primi a manifestare il proprio dissenso sono stati i componenti delle RSU seguiti a ruota dell’Ordine degli Ingegneri di Roma e Provincia. “L’amministrazione comunale - ha dichiarato per conto delle RSU Guglielmo Marchetti, Segretario Provinciale DiCCap - deve seguire le regole e la trasparenza. E’ stata fatta formale richiesta di concertazione secondo le procedure del contratto, ma l’Amministrazione, anziché sospendere le procedure e avviare la discussione per aver modificato il regolamento degli uffici e dei servizi, ha pubblicato il bando. Così questo nuovo staff nascerà avendo violato le regole ancor prima di essere nato”. L’opposizione da parte dell’Ordine degli Ingeneri è invece stata fatta attraverso un’istanza di revoca in autotutela protocollata il 22 ottobre ed indirizzata al Primo Cittadino di Pomezia ed al Consiglio Nazionale degli ingegneri. “Con la presente si formula motivata istanza per l’avvio di un procedimento di autotutela finalizzato all’annullamento della procedura di selezione pubblica avente ad oggetto il reclutamento di professionalità esterne per la costituzione degli

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i diverso avviso sono gli esponenti del Movimento 5 Stelle. “Abbiamo deciso di mettere a disposizione dell’Amministrazione – ha spiegato il Sindaco di Pomezia Fabio Fucci – questo strumento di partecipazione per recepire la volontà di tanti cittadini che hanno manifestato l’intenzione di collaborare con noi. Tale dispositivo ci consente di avvalerci di professionisti che vogliono prestare la loro opera per il solo bene della collettività, senza alcun onere per le casse comunali”. “Nell'avviso del Comune si parla di "sottoscrizione di contratti di liberalità" e da quanto riportato in questo articolo di legge, tale soluzione è assolutamente praticabile – viene specificato da

organi dell’ufficio di staff del Sindaco”, si legge in apertura di documento. La richiesta degli ingegneri parte da numerose premesse citate in apertura. “Premesso - viene riportato nella lettera – che l’avviso pubblico in questione si pone in contrasto con l’art. 36 della Costituzione che postula, quale canone indefettibile per il corretto svolgimento dei rapporti economici all’interno del territorio della nostra Repubblica, per il lavoratore il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa; premesso, altresì, che l’avviso in questione si pone in contrasto con l’art. 7 comma 6 del d.lgs. 165/01 e s.m.i., che disciplina la materia dei presupposti per il conferimento degli incarichi a soggetti esterni alla pubblica amministrazione, prevedendo fra i presupposti per il conferimento degli incarichi la predeterminazione del compenso; premesso, inoltre, che unitamente alla norma citata, le norme del codice civile sulle prestazioni professionali e le norme sulla concorrenza fra professionisti concorrono a far ritenere che esista un divieto implicito al conferimento da parte delle pubbliche ammialtri esponenti del Movimento 5 Stelle – Per tali contratti, come scritto nel d.lgs. 165/01 e s.m.i. infatti viene riportato che “Risulta comunque possibile lo svolgimento gratuito del servizio sulla base di un contratto di liberalità, come previsto dall’art 769 del codice civile, da stipulare fra il Comune e i soggetti esterni individuati per l’ufficio di staff. In tale contratto dovrà essere ben specificato che il personale posto all’ufficio di staff accetti formalmente di svolgere tali prestazioni a titolo gratuito, fornendone apposita liberatoria. Si consiglia, altresì, che dal contratto risulti chiaramente che non vi sia: a) stabile inserimento del lavoratore nell’organizzazione dell’ente; b) vincolo di su-

nistrazioni di incarichi gratuiti”. Ma la premessa più importante è quella finale: per l’Ordine degli Ingeneri “l’avviso pubblico in oggetto è sfornito di adeguata motivazione atteso che il divieto alla gratuità degli incarichi può essere derogato in casi eccezionali che in quanto tali devono essere sottoposti ad adeguata motivazione e che in ogni caso l’affidamento di tali tipologie di incarichi deve avvenire con determinate modalità procedurali fondate sulla previa verifica dei presupposti per la legittimità di affidamenti del tipo di quello in oggetto”. Vengono quindi riportati i presupposti, che – sempre secondo quanto indicato dall’Ordine degli Ingegneri - sono: a) l’oggetto della prestazione deve corrispondere alle competenze attribuite dall’ordinamento all’amministrazione conferente, ad obiettivi e progetti specifici e determinati e deve risultare coerente con le esigenze di funzionalità dell’amministrazione conferente; b) l’amministrazione deve avere preliminarmente accertato l’impossibilità oggettiva di utilizzare le risorse umane disponibili al suo interno; c) la prestazione deve essere di natura temporanea e altamente qualificata; non è ammesso il rinnovo; l’eventuale proroga dell’incarico originario è consentita, in via eccezionale, al solo fine di completare il progetto e per ritardi non imputabili al collaboratore, ferma restando la misura del compenso pattuito in sede di affidamento dell’incarico; d) devono essere preventivamente determinati durata, luogo, oggetto e compenso della prestazione. E, sempre per gli ingeneri, “i summenzionati profili non sono stati oggetto di adeguata motivazione nell’ambito della procedura in questione e che dunque l’Amministrazione non ha condotto gli accertamenti del caso violando il principio di buon andamento e di trasparenza dell’azione amministrativa”. “Tutto ciò premesso e verificato – conclude l’istanza – si invita Codesta Amministrazione a voler avviare apposita procedura di autotutela e per l’effetto, accertate le violazioni di legge sopra menzionate, a disporre il provvedimento di annullamento della procedura pubblica in oggetto”. Alfredo Corrao bordinazione gerarchica; c) determinazione dell’orario di lavoro; d) sottoposizione al potere di controllo del datore di lavoro. A questo si aggiunge l’obbligo che nella prestazione reale resa da tale personale lo stesso non sia soggetto a: a) ordini di servizio o atti simili; b) esclusività della prestazione; c) obbligo di rispetto di orario di lavoro né controllo dello stesso. Quindi si può tranquillamente affermare che questa tipologia di contratto non creerà alcun problema ai dipendenti comunali, men che meno all'ordine degli ingegneri di Roma e Provincia”. Alfredo Corrao


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CRONACA

Il Corriere della Città

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Sigma Tau, l’USB lancia l’allarme POMEZIA I

rappresentanti sindacali temono ulteriori riduzioni e nessun rilancio dell’azienda farmaceutica

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igma Tau, è ancora “guerra aperta” tra sindacati ed azienda, con i lavoratori che non si rassegnano a quello che sembra essere il declino di un’industria considerata l’eccellenza del territorio fino a due anni fa. L’ultimo incontro tra le parti si è svolto il 18 ottobre ed ha visto uscire i rappresentanti dell’USB sempre più scoraggiati. “Dopo la prima CGIS di 12 mesi per crisi aziendale, che ha visto coinvolti circa 400 lavoratori a partire da gennaio del 2012 – spiega Valeriano Manca – l’azienda ha fatto richiesta al Ministero per un’ulteriore cassa integrazione, stavolta per ristrutturazione e per un periodo di 24 mesi, tenendo a casa da gennaio del 2013 altri 128 dipendenti (la CGIS è stata riconfermata dall’azienda anche ai CGIS iniziali senza interruzione né rotazione, ndr), senza che il Ministero abbia ancora dato risposta alla procedura iniziata dalla Sigma Tau”. Ciò che i sindacalisti criticano sono le motivazioni della cassa integrazione e la mancata attuazione dei passaggi successivi ad essa. “Nell’ottobre del 2012 l’azienda ha presentato un piano industriale che prevedeva determinati investimenti: ad oggi è completamente disatteso”. Cosa prevedeva il piano? “Uno dei punti più importanti era la nascita di una nuova struttura, denominata “oalmica”, che avrebbe dovuto iniziare la sua operatività a settembre 2013 con un investimento di 12 milioni di euro ed una previsione di fatturato molto positiva. Ma l’investimento non c’è mai stato”. Cosa è successo, invece? “Si è continuato a parlare solo di esuberi e di fuoriuscite di personale, mai di

rientri. E’ in atto un processo di svuotamento dell’azienda, anche attraverso le esternalizzazioni, nonostante la CGIS preveda che il lavoratore sia solo temporaneamente sospeso. E’ anche in atto un progetto di mobilità volontaria incentivata, finalizzata all’uscita definitiva del lavoratore a condizioni di certo non favorevoli per lo stesso. Si tratta quindi di licenziamenti mascherati, un processo che non ci fa vedere bene il futuro e ci spaventa veramente”. Ma la produzione come procede? “Dopo un picco registrato questa estate, adesso si è nuovamente riportata sugli standard normali, per garantire i quali ogni dipendente deve ovviamente lavorare molto di più che in precedenza, visto il calo d’organico. Noi abbiamo chiesto ai lavoratori di non fare straordinari e di attenersi esclusivamente a quanto previsto dal loro mansionario, per far capire all’azienda la necessità dei rientri, contro le parole del procuratore dell’azienda, Attila Carraro, che afferma che quello che fanno 3 lavoratori lo può fare uno solo. In realtà i dipendenti ancora in attività sono in condizione di stress continuo, maggiorato dallo spettro della cassa integrazione anche per loro”. E in CGIS sono anche i 3 rappresentanti sindacali USB, eletti come RSU e rappresentanti RLSSA. “E’ un’anomalia incredibile, perché noi, da esterni, non riusciamo a cogliere nell’immediatezza determinate situazioni, che devono invece esserci riportate. Noi siamo stati eletti a maggioranza assoluta, non siamo stati “designati” da qualcuno, ma scelti dai lavoratori, che si sentono ben rappresentati. Essendo cassaintegrati,

l’azienda non ci riconosce nemmeno i rimborsi per gli spostamenti legati agli incontri periodici obbligatori come rappresentanti della sicurezza. Ma questo accade solo in Sigma Tau e non in Biofutura o altre consociate: sembra quasi una apposita discriminazione”. I rappresentanti delle varie sigle sindacali attualmente in CGIS sono 7, su 14 eletti e 7 aggiunti. Il prossimo appuntamento è il 18 novembre, alla Regione Lazio, per discutere nuovamente – alla presenza di tutti gli attori interessati, compresa Unindustria – del piano industriale di Sigma Tau e della richiesta di cassa integrazione presentata lo scorso gennaio. “Questo anche a fronte del fatto che a Luglio 2013 si è registrato un fatturato inferiore del 12% rispetto all’anno precedente. I risultati negativi sono arrivati proprio con la riduzione del personale, perché ci sono ben 30 zone in Italia rimaste scoperte. Questo significa che un sostanzioso numero di medici non vengono contattati dagli informatori scientifici Sigma Tau per la diffusione dei propri prodotti, con conseguente grossa perdita di fatturato, nonostante gli accordi prevedessero la copertura totale del territorio e le sostituzioni delle maternità. La nostra preoccupazione è quindi tanta, perché non riusciamo a capire perché si vogliono evitare i guadagni e quale sia la direzione che sta realmente prendendo la società. Sembra quasi che non voglia più fare impresa”.

Quale futuro per l’azienda farmaceutica? “Il problema si ripercuote non solo sui dipendenti già in CGIS e su quelli che potrebbero aggiungersi all’elenco, ma anche sull’indotto e, di conseguenza, sul territorio di Pomezia, dove viene a mancare una ricchezza: da 1500 dipendenti del 2011 adesso ne sono rimasti circa 900, ma chissà dove si arriverà, visto che la società continua a parlare di uscite, senza invece approntare un serio piano di rilancio che consenta di riportare l’azienda in attivo. Grazie a “professionisti della cassa integrazione”, si abusa degli ammortizzatori sociali, che dovrebbero essere utilizzati solo come strumento transitorio per essere reintegrati in azienda e non per uscirne definitivamente”. Claudia Bartolini


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QUARTIERI

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Campo Ascolano, voglia di rinnovamento Tra proteste e proposte, i cittadini cercano di migliorare il quartiere

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irca 5000 abitanti e neanche una piazza. Nessun parco giochi, nessun centro di aggregazione per i ragazzi, neanche una farmacia e nemmeno una panchina. Non siamo in un paese del terzo mondo, ma a Campo Ascolano, dove le villette a schiera parlano di famiglie con bambini, di giovani coppie, ma anche di persone in là con gli anni. Per loro, almeno, c’è il Centro Anziani, ma per tutti gli altri non resta che la propria casa o la strada, perché mancano pure molti marciapiedi. A voler segnalare tutti i problemi che il quartiere ancora ha sono 6 dei nuovi 9 consiglieri del Comitato di Quartiere, Paolo Fiorentini, Pierluigi Organtini, Manuela Vigorita, Giacomo Castro, Andrea Fanti e Maurizio Castellani, che ogni domenica mattina si ritrovano in viale Doria Riparia, dove si svolge il mercato settimanale, per cercare di coinvolgere tutta la cittadinanza in iniziative che portino ad un miglioramento della zona. Un’iniziativa presa in contrasto con il resto del Cdq, dal quale, pur facendone parte, hanno preso un po’ le distanze. “Lo scorso 6 Ottobre si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Comitato di Quartiere – hanno spiegato attraverso un volantino distribuito agli abitanti consultazioni viziate dal comportamento ambiguo e arbitrario dal vecchio direttivo uscente, che pur avendo un mandato scaduto già all'inizio dell'estate, ha procrastinato l'impegno. Pur essendoci 9 nuovi consiglieri, è stato riconfermato lo stesso direttivo che c’era in precedenza, nonostante la nostra richiesta di avere un rappresentate nuovo, anche a turnazione semestrale”. Per i 6 “dissidenti” in questi ultimi anni è mancato sia il contatto diretto con i cittadini sia la comunicazione in occasione delle elezioni interne al comitato, “cosa che ha generato confusione ed equivoci fra quanti avrebbero voluto candidarsi, permettendo di proporsi come nuovi consiglieri solo a poche persone”. “Noi siamo per una partecipazione più ampia ed attiva da parte di tutti gli abitanti del quartiere – spiega Manuela Vigorita – Ed anche i cittadini vogliono la stessa cosa, almeno da quanto stiamo vedendo in queste domeniche”. Giovani, famiglie, anziani: sono in tanti a fermarsi per lanciare le loro proposte ed esporre lamentele. Alla fine, gli argomenti sono sempre gli stessi. “Si chiede l’apertura di una farmacia: non riusciamo a capire come sia possibile che un quartiere così popoloso non riesca ad averne una, mentre a Pomezia il Comune ne ha aperta un’altra nonostante ce ne siano, tra pubbliche e private, già diverse. Un anziano che ha bisogno di una medicina deve sperare che qualcuno lo accompagni con l’auto, perché andare a piedi a quella più vicina è impossibile”. Le mamme, invece, vorrebbero un pediatra per i loro bambini. “Il più vicino è al centro di Torvaianica. Se in

una famiglia c’è una sola auto ed uno dei genitori resta a casa con il figlio malato mentre l’altro va a lavorare con la macchina, è impossibile portare il bimbo dal medico - prosegue Manuela Vigorita – qui tutto è più difficile, perché non c’è niente. Il pomeriggio le strade sono piene di mamme con i passeggini e di ragazzi che non sanno dove andare. Non abbiamo punti di ritrovo se non la chiesa o il centro anziani e non sempre questi due luoghi sono adatti alle esigenze dei cittadini. C’è una pinetina per la quale c’è un contenzioso tra un privato ed il Comune. Da un paio di anni le mamme la stanno pulendo per poterci portare i propri figli a giocare, ma non sappiamo neanche se questo è possibile a livello legale”. Tutti chiedono la pulizia del fosso che attraversa il quartiere. “E’ pieno di topi e di rifiuti: abbiamo una vera e propria galleria fotografica che può dimostrarlo”, dichiara Manuela. Altra richiesta è quella di un potenziamento dei trasporti pubblici. “Qui manca tutto quello è pubblico ed i trasporti non fanno eccezione, visto che sono carenti in tutte le direzioni: Pomezia, Ostia o Roma. Se si perde una corsa è la fine, soprattutto la mattina, quando si va a lavorare o a scuola”. Un luogo dove potersi ritrovare, portare i bambini a giocare o semplicemente fare quattro chiacchiere è il sogno di tutti. “Se vogliamo organizzare qualcosa che coinvolga i cittadini non sappiamo dove andare. Per Halloween abbiamo dovuto far svolgere la festa dei bambini del quartiere in un ristorare che ci ha messo a disposizione gratuitamente la sala, perché il centro anziani non ha voluto ospitarci”. Ma vi sentite parte integrante di Pomezia, a queste condizioni? “Non troppo, perché il Comune di Pomezia non ha ancora capito che questo non è più il quartiere-dormitorio di 20 anni fa”. “Noi vorremmo sentirci di più parte integrante di Pomezia - aggiunge Giacomo Castro, 32 anni – E’ vero che fisicamente è un quartiere lontano dal centro, ma il numero di abitanti e la grandezza rendono necessarie delle migliorie troppo a lungo rimandate. Sono decenni che il quartiere è carente di servizi e nessuna Amministrazione ha mai fatto nulla. Noi vorremmo delle risposte concrete”. Campo Ascolano è un

quartiere “regolare”, non una borgata abusiva, eppure… “Per assurdo sembra che aver rispettato tutte le leggi sia andato contro i nostri interessi”. Ma cosa manca per i giovani di Campo Ascolano? “Tutto. Non abbiamo niente: né una palestra, né luoghi di ritrovo o di svago. Si sta in strada, sin da bambini, in bicicletta o a giocare a pallone, con tutti i rischi che comporta. Io sono nato in questo quartiere, lo amo e mi dispiace constatare che non c’è nulla, nemmeno una scuola materna per i tantissimi bambini che vi abitano e che sono costretti ad andare a Martin Pescatore o a Torvaianica Alta, con gravi disagi per i genitori che lavorano magari a Roma, quindi dalla parte opposta”. Ma la richiesta più particolare arriva da un ragazzo di 18 anni. “Sarebbe un sogno avere una fontanella. Mi ricordo che, da bambino, con i miei amici andavamo nelle case della gente a chiedere un bicchiere d’acqua, dopo aver giocato a pallone per la strada. Questo succede ancora”. Finora le richieste. Ma voi cosa fate per il vostro quartiere? “Noi “nuovi” stiamo lavorando affinché tra gli abitanti ci sia coesione, in modo che ci si possa sentire parte di una comunità vera. Non più chi si sente di Roma, chi delle Marche o via dicendo, ma “di Campo Ascolano”. Vogliamo coinvolgere i cittadini in varie iniziative, per renderli partecipi alla vita del quartiere, ma anche per avere più forza nelle richieste da avanzare all’Amministrazione. Purtroppo questo non è stato fatto in precedenza dal Comitato di Quartiere, per questo – qualora non si riuscisse a trovare il modo di scardinare un certo tipo di mentalità – abbiamo intenzione di fondare un Nuovo Comitato, aperto a tutti i cittadini ed alle altre Associazioni”, spiega Giacomo Castro. “Ma ci sono anche altre iniziative – conclude Manuela Vigorita – come ad esempio quella del 10 novembre: abbiamo organizzato la pulizia della pinetina. Sarà un’occasione per socializzare, perché chi lo desidera potrà portare il pranzo al sacco ed è prevista una grigliata. Alle 15:30 verrà anche officiata la messa dal Parroco della Chiesa di S. Agostino”. Matteo Acitelli




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22 QUARTIERI San Pancrazio in attesa di risposte

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’ ormai passato un mese da quando i rappresentanti del Comitato di Quartiere S. Pancrazio, borgo situato di fronte a Martin Pescatore, hanno incontrato l’assessore Lorenzo Sbizzera per esporre i problemi del loro territorio, ma ad aggi, come segnala il presi-

dente del CdQ Antonio La Marca, nulla è successo. “Non abbiamo avuto nessuna risposta. Sono solo stati tolti alcuni rifiuti in via Foligno, per tutto il resto non è cambiato nulla”. Ma quali erano le richieste? “Il ripristino dell’impianto della pubblica illuminazione, non funzionante

ormai da 8 mesi a causa di un furto dei cavi di rame, la sistemazione – anche in modo temporaneo con l’utilizzo di asfalto di recupero – delle strade del quartiere, almeno per permettere al pullman del trasporto scolastico di percorrere via Assisi, la realizzazione di una rete idrica con acqua potabile, con derivazioni da via Foligno per il collegamento alle rete già esistente, la sistemazione della pensilina del bus di via Danimarca in direzione Pomezia e la possibilità di installarne una nuova davanti alla scuola media “Enea” e lo spostamento di alcuni metri del semaforo di via Danimarca, per agevolare l’uscita delle auto da via Assisi. Abbiamo poi chiesto una verifica dello stato di perimetrazione del nucleo abusivo e di controllare se la potatura delle piante ai lati delle strade sia di competenza del Comune o dei privati e, in quest’ultimo caso, di sollecitare gli stessi ad eseguirla al più presto, eliminando i polloni che riducono la carreggiata”. I rappresentanti del Cdq non chiedevano soluzioni immediate. “Ovviamente no, ma ci aspettavamo almeno una risposta, più o meno ufficiale, sui tempi di risoluzione di questi problemi che non sono grandissimi, ma che creano difficoltà agli abitanti del quartiere. Noi siamo qui, pronti per quando qualcuno dell’Amministrazione vorrà comunicarci qualcosa…”. Matteo Acitelli

Campo Jemini: che destino per il ponticello?

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uesto ponticello non s’ha da fare. Il ponte di Campo Jemini, che con il passare del tempo ed i vari crolli è diventato sempre più stretto e pericoloso, non sembra avere speranze di sistemazione. Nonostante la strada sia ormai completata nel tratto che dallo stesso va verso le abitazioni del quartiere, il ponte non può essere allargato. Pare infatti che il Consorzio di Bonifica di Pratica di Mare abbia richiesto, per ragioni di sicurezza, di realizzare due corsie separate, una per ogni senso di marcia, e quindi due ponticelli invece di uno solo più grande. Questo ha significato che il progetto esistente non va più bene, con conseguente blocco dei lavori già approvati dal Comune. Ma questo agli abitanti del quartiere ed a tutti i pendolari che quotidianamente transitano in quel tratto nessuno lo ha detto. A farsi sentire è allora il presidente del Comitato di Quartiere, Ciro Di Vivona, con una lettera aperta inviata al sindaco Fabio Fucci, alla quale però ancora non è pervenuta risposta. “Il Giorno 03 luglio 2013 è stato regolarmente presentato, tramite lo sportello del protocollo del Comune di Pomezia, una richiesta per avere notizie in merito al mancato completamento del raddoppio del ponticello situato sul corso d’acqua (Rio Torto), che collega il quartiere di Campo Jemini con Via della Castagnetta – ha dichiarato Ciro di Vivona - Oltre alla richiesta scritta, il sollecito è stato anche inoltrato a mezzo telefono alla segreteria del Sindaco, per avere un colloquio con il Comitato di Quar-

tiere. Molto gentilmente dalla segreteria del Sindaco era riferito che il Comitato di Quartiere era in lista di attesa, senza alcuna data approssimativa di ricevimento. Purtroppo il 22 ottobre 2013 la ditta che ha completato il rifacimento del tratto stradale, ha tolto definitivamente il cantiere di lavoro, lasciando in sospeso il completamento del raddoppio del ponticello.

Data la differenza di carreggiata che si è venuta a creare tra la strada rifatta a nuovo e la vecchia, il Comitato di Quartiere teme il verificarsi di incidenti, e pertanto chiede che detto tratto di strada sia messo in sicurezza. Si fa presente inoltre che alcuni nuovi pali dell’illuminazione sono privi di plafoniere e lampade”. Claudia Bartolini


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CRONACA

Mense scolastiche ad Ardea, le recriminazioni dei genitori Le famiglie analizzano i costi del servizio e le percentuali di ricaduta

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'amministrazione comunale di Ardea ha ridefinito le quote a carico dei genitori per il servizio di mensa scolastica. La decisione ha fatto seguito all'ultimo dei tre incontri con i rappresentanti dei cittadini, fermamente voluto dal Presidente Massimiliano Giordani, lo scorso 15 Ottobre presso la sala consiliare Sandro Pertini. Tre incontri molto turbolenti che hanno visto protestare con vivacità e determinazione i cittadini, che ancora una volta hanno avuto chiara la sensazione di quanto questa amministrazione abbia perso ogni considerazione nei loro riguardi. Celandosi dietro il finto paravento del coinvolgimento della cittadinanza, come già era accaduto lo scorso anno in questo periodo, la nostra amministrazione ha pesantemente “ritoccato” i costi della mensa scolastica a carico dei cittadini. In momenti così critici come quelli che stiamo vivendo, tutti noi siamo convinti della necessità di affrontare sacrifici per “aiutarci” ad uscire da questa difficilissima situazione; quello che nessuno di noi è però disposto a sopportare è la prosopopea e la falsità con la quale i nostri amministratori vogliono mascherare provvedimenti economici a nostro totale carico, tentando di farli passare come un vantaggioso risparmio per gli utenti. In una recente intervista televisiva, pubblicata sulla versione on line di questo giornale, il Presidente Giordani dichiarava che il Comune si fa carico dei 2/3 della spesa totale della mensa scolastica. Proprio su questa affermazione, per altro più volte ribadita in questi giorni e ripresa dallo stesso dirigente comunale avvocato Giovanni Cucuzza, è stato facile fare “i conti” anche per i cittadini; quei conti parlavano chiaro ma erano fondati su ipotesi, che, sebbene oculatamente valutate e assunte con i dovuti margini di er-

rore, l'amministrazione - proprio in quanto ipotesi - ha voluto contestare. Quando al presidente Giordani è stato chiesto di mostrare i loro conti, ovvero quei calcoli e quelle simulazioni che avevano poi determinato le tariffe, è iniziata la latitanza. Aperti solo in apparenza a fornire tutti i giustificativi del caso, ben si son guardati dallo scoprire le carte; quelle stesse carte che la legge per la trasparenza amministrativa impone siano rese pubbliche a chiunque, nel nostro Comune restano spudoratamente celate nei cassetti. Sa, Presidente Giordani, in fondo quei dati non sono poi così necessari a dimostrare l’ipocrisia della nostra Amministrazione; bastano e avanzano le sue stesse pubbliche dichiarazioni. Trascurando per il momento l'ingiustificato aumento delle tariffe che fu applicato lo scorso anno scolastico – un giorno le chiederemo di spiegarci anche quella circostanza – oggi che il nuovo contratto con l'azienda prevede un costo del pasto ridotto di oltre un Euro, i conti sono presto fatti: i due terzi di questo minor costo sono a beneficio delle casse comunali, e il terzo rimanente deve essere tradotto in sconto sulle tariffe precedentemente applicate. Non ci vuole

scienza ma coscienza per applicare questa semplice regola; ogni utente avrebbe pagato una cifra complessiva per il servizio più bassa di una percentuale dell’11% per i redditi più elevati mentre lo sconto sarebbe arrivato al 20% per i redditi più bassi; e tutto questo senza cambiare nulla ma ripartendo semplicemente il minor costo. Un segnale in questa direzione e di questa portata avrebbe forse scongiurato anche l'esasperata richiesta di molti genitori affinché i loro bambini consumino il pasto preparato a casa; una gatta da pelare non da poco, che non sta portando vantaggi a nessuno ma che di sicuro si ripercuote sull'educazione alimentare dei nostri figli. Invece? Invece a fronte di un'aliquota miseramente più bassa di solo il 3% per i redditi ISEE inferiori ai 3.000 €, tutte le altre fasce hanno registrato un aumento relativo della propria quota che va dal 20% ad oltre il 60% per i redditi ISEE superiori ai 7.500 €. Ci spieghi questo mistero, Presidente Giordani, o ce lo spieghi lei, avvocato Cucuzza: come è possibile che a fronte di una diminuzione del costo del pasto di oltre un Euro i cittadini non beneficiano proporzionalmente di questo vantaggio? Anzi, ripensandoci, non spiegateci nulla, perché ci raccontereste ancora bugie. Una sola cosa sarebbe accettabile a questo punto: un atto di coraggio ed una dichiarazione finalmente veritiera - “abbiamo dovuto diminuire drasticamente la quota di partecipazione a carico del Comune per i costi della mensa perché le nostre casse sono vuote e non sappiamo più dove attingere per coprire le spese”. Ma questo sarebbe un atto di lealtà e di trasparenza a cui noi, cittadini di questo martoriato paese, non siamo avvezzi. Paola Soldati mamma di un alunno della scuola Nuova Florida

È proprio impossibile ripulire Ardea ? Alcuni cittadini di Ardea, nonostante sia ormai attiva la raccolta differenziata porta a porta da oltre due settimane, continuano a depositare i sacchetti della loro spazzatura in strada per motivi che ad oggi risultano inspiegabili

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e oggi un cittadino di Rielasingen decidesse di venire a visitare la gemellata Ardea, proverebbe imbarazzo e stupore. Esaurito in breve tempo il giro dei siti archeologici, nella malaugurata idea di far due passi per il nostro paese inevitabile sarebbe l'imbarazzo che deriverebbe dallo spontaneo confronto con la sua ridente cittadina nei pressi del lago di Costanza. Ben altro susciterebbe in lui l'indegno spettacolo della spazzatura abbandonata in strada in prossimità delle campane per la raccolta del vetro, o peggio, ai bordi della via in piccoli cumuli maleodoranti: stupore. Nessuna logica o bizzarra spiegazione a questo fenomeno risulterebbe plausibile ai suoi occhi; perché mai in un paese dove qualunque rifiuto

viene raccolto tutte mattine direttamente presso le abitazioni dei cittadini, c'è qualcuno che sente il bisogno di questo strano ed incomprensibile comportamento ? Tanto è radicata ormai l'abitudine a quanto di peggio in una cittadina di un paese civile si possa immaginare che anche la pur minima conquista di civiltà finisce per passare inosservata. Questi dormienti si saranno perfino infastiditi nel non trovare più quei cassettoni in cui erano abituati a gettare di tutto. Neppure si son posti il problema costoro, e si sono arrangiati, come sempre. La considerazione più desolante che si trae da questa esperienza e che nulla mai ad Ardea possa realmente migliorare: una parte dei cit-

tadini manifesteranno in silenzio con le loro fiaccole per chiedere legalità in questo territorio; cosa farà il resto della cittadinanza ? Magari qualcuno di loro sarà infastidito quando il corteo attraverserà la via Laurentina rallentando per qualche minuto il traffico. Abitudine, assuefazione, rassegnazione queste sono le vere malattie che prima di ogni altra si dovranno curare se vogliamo ridare una speranza ai nostri giovani. È solo il ritrovato coraggio di cambiare ogni cosa ed ogni brutta radicata abitudine che guarirà realmente i mali di questa terra. Mario Savarese


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Il Corriere della Città Novembre 2013

Da Ardea a Barcellona I Fabbri d’Arte Stenico donano “El banco” al Museo Marittimo

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n cima a una collina immersa nel verde del territorio rutulo si capisce subito che dietro una staccionata di legno c’è la casa della famiglia Stenico. Le opere dello scultore residente ad Ardea da anni si estendono nel giardino, si intravedono già dalla strada e si inseriscono dietro il cancello di ferro battuto dei figli, Martino e Jadran Stenico. Loro sono tra i pochi esempi rimasti in Italia di fabbri d’arte e le loro applicazioni segnano l’amore per un mestiere antico che trova il suo spazio anche nel design di nicchia. Ad apprezzare e dare valore al lavoro dei f.lli Stenico la “gaudiana” Barcellona che ospita i due ogni anno, da quattro anni, durante il Forja Viva, una kermesse aperta a tutti i fabbri catalani e non solo. Da qui il rapporto con il museo marittimo di Barcellona, che sponsorizza il Forja Viva e che è uno dei simboli della città, che avrà al suo interno un’opera realizzata dagli Stenico. “El Banco” una panchina di ferro battuto e legno che ricorda un’onda, una nave o per alcuni richiama una balena commissionata dal direttore del museo marittino di Barcellona ai forgiatori di Ardea. Una splendida scultura della loro arte applicata, che ha ricevuto il premio design a settembre dalla Biennale Europea d’Arte Fabbrile. Un onore per il territorio che nasconde artisti conosciuti nel mondo, un’emozione per Jadran che con estrema delicatezza mi

racconta delle sue idee e del duro lavoro per arrivare al completamento del “El Banco”: “ Non mettiamo i nomi alle opere o agli oggetti solitamente, ma capita che i clienti o noi durante i lavori diamo un nome per comodità e ci affezioniamo a quello o ci diventa comune, in questo caso il direttore del museo ha più volte chiamato in sede di colloqui El Banco riferendosi all’oggetto che avremo dovuto realizzare per loro”. Perché avete realizzato una panchina? “Perché muovendoci nell’ambito dell’Arte applicata mio fratello e io volevamo lasciare a Barcellona qualcosa di bello e di artistico, ma che avesse una funzione, come facciamo sempre, e quindi dopo tante idee, dalla fase embrionale a oggi sono passati due anni, siamo arrivati a quella finale. Una panchina che potesse stare al centro dell’attenzione e essere di utilità ai turisti, agli utenti del museo. La sua forma poi è stata pensata per il museo che è il punto di congiunzione tra il mare e la città.” Qual è la sensazione primaria nell’esporre in una città dove l’arte applicata regna con il nome di Gaudì? “E’ sì un onore, ma c’è il timore di essere paragonati ai balconi ai cancelli di Gaudì e di ricevere delle critiche negative. È un lavoro importante che verrà visto da tantissime per-

sone, cerchi però di fare ciò che piace a te “. Non avevate il timore anche di intimorire le persone con un oggetto che può essere utilizzato come panchina, ma che in realtà è un’opera d’arte? “Avevamo pensato anche a questo, ma alla biennale abbiamo avuto un feedback positivo, abbiamo visto tante persone sedersi e ammirarla comodamente, è comunque il nostro mestiere costruire l’arte e applicarla.” Alessandro Stenico conosciuto sul territorio come professore e realizzatore di alcune opere che sono visibili a Pomezia, come il portone della sede comunale o quello della chiesa di San Bonifacio sorride ai figli e dice loro bonariamente che sono dei folli. “Lavorare con l’arte non è semplice se si deve sopravvivere, noi vendiamo le nostre opere e a volte siamo costretti a scendere a compromessi. Certo non nel caso del El Banco, che amiamo così com’è perché una nostra creatura al cento per cento . Abbiamo clienti romani per lo più, sul territorio non siamo molto conosciuti come lo è nostro padre. Ardea è grande e periferica, ci sono pochissimi spazi culturali”. Jadran Stenico si concede un momento di silenzio e poi ammette che il territorio è degradato sotto il punto di vista socio-culturale citando poi artisti a noi cari, ma invisibili ai cittadini come Assami Kato che vive alla Nuova Florida ed espone in tutto il mondo. Poi però la riflessione dell’artista spazia anche sul campo lavorativo, e qui la necessità di uno snellimento della burocrazia e una minore pressione fiscale aiuterebbe gli artigiani penalizzati maggiormente . Ho scoperto poi che i fabbri d’arte in tutta Italia sono poche decine ed è difficile tramandare un mestiere faticoso che richiede sacrificio, ma ho imparato che il ferro anche il più duro può essere forgiato con maestria e diventare leggero o ondulato e divenire una vera opera nelle mani degli Stenico che hanno oggi realizzato tra le altre cose che già conoscevo “El Banco”, che dall’8 novembre verrà esposto definitivamente al museo Marittimo di Barcellona e ci rimarrà a lungo grazie alla tenacia di due fieri artisti di Ardea. Francesca Poddessu


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Addio al teatro POMEZIA La

Giunta Fucci delibera la risoluzione del contratto con la ditta appaltatrice dei lavori

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omezia dice addio al teatro. Lo “scheletro”, l’opera incompiuta che ormai contraddistingue la città quasi quanto la Torre Civica, resterà tale per chissà quanto tempo. E chissà cosa diventerà, “se” diventerà qualcosa. Attraverso la delibera di Giunta 196/2013 del 24 ottobre, l’Amministrazione Fucci ha infatti incaricato il Dirigente ai Lavori pubblici di negoziare con la ditta appaltatrice San Marco Srl, affidataria dal 2012 del 2° Lotto Bis dei lavori, la risoluzione “in via bonaria del contratto in essere” a causa della decisione della Regione Lazio – che in precedenza aveva deliberato un finanziamento di poco superiore ai 3 milioni di euro per la realizzazione del 3° stralcio dei lavori – di “rimodulare il piano degli investimenti per lo sviluppo delle strutture culturali nel Lazio”, “rendendo pertanto incerto il momento dell’effettiva erogazione del contributo precedentemente approvato”. Quello che una volta era il Consorzio Agrario è ora una serie di piloni di cemento armato, un vecchio granaio in rovina e una gru abbandonata. Eppure il progetto di quello che sarebbe dovuto diventare il più grande teatro del Lazio esclusa Roma, disegnato da Marco Petreschi, architetto di fama internazionale, ordinario di Composizione Architettonica alla facoltà romana di Valle Giulia e noto per aver firmato il grande palco realizzato nell’anno del Giubileo a Tor Vergata in occasione della Giornata mondiale della Gioventù, ha vinto un concorso internazionale proprio per la sua particolarità e bellezza, di cui finora ben poco si è visto. Al posto del Consorzio Agrario Pomezia avrebbe dovuto avere, sulla carta, un teatro multifunzionale da 600 posti, un museo archeologico da 2500 metri quadrati, una scuola di danza e di recitazione, un parco urbano, bookshop, caffè e negozi, oltre al recupero di un capannone industriale, disegnato da un altro grande architetto italiano oggi novantenne, Lucio Passarelli: l’intero progetto era addirittura stato pubblicato da tutte le più importanti riviste di architettura del mondo. Dopo dieci anni dalla posa della prima pietra, quattro milioni di euro di fondi

pubblici regionali e comunali spesi, e quattro anni di lavori fermi, adesso viene messa – almeno per il momento – la parola fine. Per colpa di chi non si sa. E non si sa se la colpa maggiore sia stata iniziare quest’opera o decidere di non finirla. Ma vediamo le motivazioni di questo ultimo – e a quanto pare definitivo – stop. La delibera approvata da Fabio Fucci e dagli assessori Elisabetta Serra, Giovanni Mattias, Lorenzo Sbizzera e Veronica Filippone ripercorre la travagliata storia del teatro, a partire dalla delibera di conferimento lavori all’architetto Petreschi, nel 2003, quando sindaco di Pomezia era Stefano Zappalà. Si parla poi dei finanziamenti finora ottenuti dalla Regione Lazio, dell’affidamento dei lavori e delle continue difficoltà incontrate, fino ad arrivare alla decisione della Regione, causa mancanza di denaro, di ridurre i fondi da indirizzare allo sviluppo delle strutture culturali nel Lazio. Questo, secondo la Giunta Fucci, rende “pertanto incerto il momento dell’effettiva erogazione del contributo precedentemente approvato”. Senza contare, come si legge sempre nella delibera del 24 ottobre, che “l’eventuale esecuzione del 3° Lotto non avrebbe comunque consentito l'ultimazione dell'opera, in quanto la stessa necessita di ulteriori stralci funzionali, e cioè almeno un 4° lotto

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per la costruzione del parcheggio multipiano e dell’arena all’aperto, previsti dal progetto vincitore del concorso, ed un 5° lotto per gli arredi e le macchine di scena”. E per questo la Giunta ha ritenuto che “allo stato attuale, appare indispensabile riconsiderare il progetto in argomento al fine di valutarne l'effettiva realizzabilità in rapporto alle risorse finanziarie occorrenti allo scopo, finalizzando gli interventi al completamento dell’opera”. Ed ecco la decisione, previo accertamento di regolarità tecnica e contabile, di arrivare a “negoziare con l'impresa San Marco Srl la risoluzione in via bonaria del contratto di appalto in essere (…) senza la corresponsione l'indennità del 10% dei quattro quinti dell’importo contrattuale (…) riconoscendo alla stessa ditta le opere e forniture sino ad oggi eseguite, nonché le spese pertinenti sostenute a termini di legge”. L’impresa si è dimostrata favorevole alla negoziazione, pertanto “stante l'urgenza di deliberare”, l’atto è stato reso “immediatamente eseguibile”, con buona pace degli architetti e di chi sognava un polo culturale e commerciale che potesse risvegliare l’economia locale, ma il cui esito, ovviamente, non si può certo dare per positivo. Ora resta da capire cosa se ne farà di quell’immensa struttura. Un’altra opera incompiuta all’italiana. Matteo Acitelli

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Il Corriere della Città Novembre 2013

Cercasi posta disperatamente Ritardi nelle consegne, disservizi: ma di chi è la colpa?

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oncittadini, la posta non arriva? Bollette e raccomandate giungono in ritardo? Non preoccupatevi, la situazione non migliorerà. Non cambierà nulla per il semplice fatto che “dall’alto” non verrà preso alcun provvedimento. Anzi, a dire il vero, qualche cambiamento all’interno di Poste Italiane è avvenuto, magari non proprio come noi cittadini l’avremmo immaginato. Innanzitutto, data l’“efficienza” del servizio, è stato deciso che i cosiddetti “lavoratori trimestrali” non debbano lavorare più per i tre mesi (di per sé già esigui) che il nome stesso farebbe dedurre, bensì per un solo mese e mezzo. In tal modo, la preparazione dovuta al neo postino, che consiste in un affiancamento di tre giorni, dopo poco più di quattro settimane andrà perduta, data l’impossibilità di rinnovo del contratto. E’ doveroso inoltre precisare che, oltre all’affiancamento, al nuovo arrivato spettano ben 16 ore di corso sulla sicurezza sul lavoro e quattro giorni di ferie maturate in 6 settimane. Eliminati i week-end, a quanto ammontano i giorni effettivi di lavoro? Sperperamento delle risorse postali? E si può tranquillamente aggiungere anche statali, visto che, pur essendo ormai Poste Italiane una S.p.a, il suo maggiore azionista è comunque lo Stato Italiano. E meno male che quello del postino dovrebbe essere un lavoro a lungo termine. Bisogna infatti conoscere la zona, le strade e le persone che vi abitano per far sì che il servizio sia quantomeno decente. Tutto questo in 45 giorni non è possibile e crea ulteriore disagio. Così come l’affiancamento, che pur se necessario comporta anche un rallentamento del servizio erogato dai postini esperti. Testimoni di questo sono A. (21 anni) e L. (23 anni) che hanno operato nell’ufficio di smistamento di Tor San Lorenzo tramite questa tipologia di contratto, ma come loro tanti altri a Pomezia, Anzio, Nettuno: “Il direttore ci dice di dare la precedenza alle raccomandate, ai giornali e alle riviste a pagamento. Tenendo presente che la giusta mole di raccomandate per portare tutta la posta e pulire la zona è di 30 e tenendo presente allo stesso modo che ce ne as-

segnano un centinaio al giorno, non serve un Nobel in matematica per capire il perché la posta non arriva”. E’ un circolo vizioso, cari cittadini: infatti dal momento che le bollette non vengono pagate, gli enti eroganti i servizi (Enel, Edison, Inail, etc..), notando repentinamente i ritardi dei pagamenti inviano solleciti tramite le raccomandate e il povero postino si ritrova sempre con lo stesso problema. E perché noi, anche se indirettamente, non la paghiamo la posta ordinaria? Non è un servizio che ci spetta? E’ normale che intere famiglie si ritrovino luce, gas, telefono e quant’altro staccati? Oppure che un privato sia costretto a pagare more e ritardi “giustificati” per poter mantenere laboriosa la propria attività? E’ normale che si continuino a costruire nuovi stabili senza tenere sotto con-

trollo la toponomastica? Numeri doppi, che crescono e decrescono magicamente, vie che proseguono in altre vie. Speriamo almeno che gli urbanisti non abbiano studiato appositamente per questo! E’ giusto che si continuino a dare alle costruzioni numeri a casaccio, che si continui a non avvisare tempestivamente gli enti delle modifiche, che si continui a sbagliare facendo pagare chi non può difendersi? E intanto Giovanni Ialongo, Presidente di Poste Italiane, tiene sotto controllo l’utile di quest’anno. Io quattro chiacchiere ce le farei volentieri, dato che denunce, direttori, sindaci e consigli comunali non riescono a risolvere una questione tanto grave! Non sarà che il disservizio vuole essere creato appositamente? Claudia Bartolini

Consigli in pillole per il cittadino

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’efficienza del servizio dipende anche da te. Abbandoniamo lo scarico di responsabilità tipico della mentalità del nostro paese e cerchiamo di salvare il recapito almeno fin dove ci è concesso. Ecco alcuni consigli per migliorare la vita del postino e (di riflesso) la nostra: Non fermate il postino per comunicare a lui eventuali reclami che non rientrano nella sua sfera d’azione. Se la posta non arriva, recatevi all’ufficio postale. Nel caso in cui il problema sia del postino sarà sicuramente più efficace la parola del direttore che la vostra. Se il problema persiste non esitate a fare denun-

cia. Non fermate il postino per chiedergli se c’è posta per voi. Lui non sa come vi chiamate anche se è la sesta volta che glielo ripetete. Al postino non piace portare la posta a spasso per la città, quindi se l’ha inclusa nel suo giro la metterà sicuramente nella vostra cassetta. Ricordate: più tempo perde, meno posta consegna. Scrivete oltre al cognome almeno anche l’iniziale del nome vostro e dei vostri familiari sulla cassetta. Gli omonimi sono tanti quanti gli errori sulle buste delle lettere. Precisione porta precisione. Mettete le cassette FUORI dal portone, non costringete il postino a citofonare

anche per la posta. Inoltre è contro la legge tenere le cassette per la posta all’interno dei condomini. Il postino potrebbe rinviare tutto al mittente. Fermate il postino quando lo vedete citofonare al vostro portone, chiedete se ha raccomandate per il palazzo e quindi per voi. Così lo aiuterete a risparmiare tempo! Se avete una comunicazione particolare da fare, lasciate un post-it sulla cassetta o eventualmente al postino. Verba volant, scripta manent! Claudia Bartolini


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Progetto Stage I.I.S. Via Copernico e aziende insieme per la formazione degli studenti

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i chiama “Progetto Stage” ed è il programma attuato ormai da anni dall’I.I.S. Via Copernico ed alcune aziende del territorio pometino. Attraverso uno stage di tre o quattro settimane nel periodo estivo la scuola e le aziende permettono ai ragazzi, non solo a quelli dell’ultimo anno, una prima interazione con il mondo del lavoro. “Le aziende – ci ha spiegato il Professor Andrea Viglianese, curatore del progetto insieme alla professoressa Stefania Cherubini – consentono ai ragazzi di intraprendere questa esperienza sia nei reparti di produzione che in quelli amministrativi. I giovani coinvolti nel progetto durante il periodo estivo appena trascorso sono stati 25 e le aziende che hanno dato disponibilità ad accoglierli sono state diverse. Tra queste la Laziale Distribuzione, la Ceteas Toyota la Allianz Assicurazione ed ancora l’Ala Project e la Semikron. La risposta da parte dei ragazzi – ha continuato il professor Viglianese – è stata molto buona anche grazie alle famiglie che hanno alle loro spalle e alla scuola. E’ stato infatti fondamentale l’aver fatto capire loro, da entrambe le parti, che un’esperienza di questo tipo, sacrificando in parte le vacanze estive, è un buon punto di partenza per la loro formazione professionale ed un aiuto concreto per il loro futuro ingresso nel mondo del lavoro. Il nostro interesse principale è far capire ai ragazzi come funzioni questo mondo, prima capiscono quali sono i meccanismi e prima riescono ad adattarsi alle dinamiche del mondo lavorativo”. Dello stesso parere anche la Professoressa Ste-

fania Cherubini, altra curatrice del progetto. “L’acquisizione di ulteriori competenze lavoro – ci ha spiegato la docente – oltre quelle scolastiche e un differente e più concreto orientamento nel mondo lavorativo sono le due più importanti possibilità che il progetto offre ai nostri ragazzi. Un apprendimento contestualizzato in un ambito pratico, consente anche di verificare e far emergere quelle che sono le attitudini specifiche dei ragazzi per consentire poi, in futuro, di fare scelte più consapevoli e mirate. Un ulteriore aspetto positivo riguarda gli insegnanti che, attraverso l’esperienza dei ragazzi, hanno potuto cercare di orientare anche l’attività didattica che si svolge a lezione più specificamente nella direzione verso cui va il mondo del lavoro”. Durante la giornata in cui sono stati consegnati

gli attestati di stage a chi ha partecipato al progetto, i ragazzi stessi hanno voluto dare una loro testimonianza su cosa abbia significare partecipare a questo progetto e muovere i primi passi nel mondo del lavoro. Hanno sottolineato come le loro scelte lavorative saranno sicuramente influenzate da questi stage e quanto il poter lavorare per la prima volta in aziende di questo tipo abbia contribuito ad aumentare il loro senso di responsabilità. Un’esperienza sicuramente da rifare e da consigliare anche agli altri coetanei. Tutti i ragazzi che hanno partecipato hanno voluto evidenziare la positività di questo progetto e per questo hanno voluto espressamente ringraziare la scuola e le aziende che lo hanno resa possibile. Giulia Presciutti

Dalla Lega Navale di Torvaianica nasce la prima squadra di sunfish

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asce la prima squadra di Sunfish all’interno della Lega Navale sezione Torvaianica. I ragazzi dagli 11 ai 14 anni cominceranno ad allenarsi dal 27 novembre insieme al Presidente Mauro Zecca, Ludovico Vergari ex Presidente della classe Sunfish e Andrea Milla Campione europeo in carica. Il Sunfish, lo sport a vela meno costoso e più popolare si effettua su una barca accessibile a tutti. A livello agonistico la squadra comincerà il campionato dalla Laguna di Orbetello nella sua seconda fase nel mese di febbraio. Ma questa attività può essere definita nella sezione dello sport? “E’ un approccio al mare educativo - conferma Mauro Zecca – i ragazzi e gli adulti imparano a dominare il mare il vento e questo da sicurezza. È un’attività di famiglia più che uno sport per i figli.” La Lega Navale sezione Torvaianica ha avuto un grosso incremento dal 2011 a oggi con 62 soci iniziali ai 145 attuali. La motivazione risiede nel

fatto che l’associazione è un punto di aggregazione culturale e ambientale. Basti pensare che a luglio la sezione di Mauro Zecca ha organizzato la “Regata degli alberi” per acquistare le tamerici da donare a Torvaianica, e a novembre verranno piantumati gli ar-

busti sul lungomare. Anche quest’anno avrà spazio la kermesse dedicata a “Donne e Uomini di mare”, una rassegna nata l’anno scorso da “Storie e Racconti del Mare” che ha visto protagonisti campioni di vela. I progetti di crescita sono numerosi e Lega Navale sta accogliendo soci che praticano il sup e il windsurf. “Abbiamo creato spazi e ricezione - ha spiegato Zecca - acquistato due kayak che sono a disposizione dei soci. L’amministrazione ci ha dato gli spazi dove è la nostra sede, il 22 gennaio collaboreremo con Fare Verde in occasione della giornata Mare d’Inverno con la “Ramazzata Velica” preceduta da un convegno che si terrà il giorno precedente sulle dune costiere. Dieci anni di sacrifici - ha concluso il Presidente della Lega Navale di Torvaianica – e stiamo raccogliendo i frutti. Attraverso autofinanziamenti stiamo costruendo un’isola felice sul territorio.” Francesca Poddessu




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Il Corriere della Città Novembre 2013

Insieme per Massimo Il piccolo ha bisogno di aiuto e chi può darglielo sei tu

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l bambino che vedete nelle foto è Massimo, avrà sei anni il 24 gennaio prossimo, nel 2011 gli è stata diagnosticata una grave forma di autismo con grave ritardo mentale ed al momento ha bisogno di aiuto da chiunque possa e voglia offrirgliene. Dopo aver seguito un primo percorso presso il centro di neuropsichiatria infantile di Pomezia, data la gravità della patologia, ben presto ai genitori di Massimo è stata consigliata una terapia costante a domicilio che sta seguendo ormai da 2 anni. Adesso per Massimo c’è una nuova possibilità, un nuovo approccio comportamentale, ormai ben collaudato negli Stati Uniti e da 10 anni anche in Italia. Dell’Aba Verbal Behaviour ci ha parlato Eva, la mamma di Massimo, che ci ha contattati per avere il nostro e vostro aiuto affinché lui possa continuare a seguire questa terapia. “L’Aba Verbal Behaviour – ha spiegato Eva – è un percorso che soltanto pochi bambini fortunati possono intraprendere perché in Italia soltanto due o tre centri si occupano di questo tipo di terapia. La cosa più importante e di valore in questo tipo di approccio è la presenza costante di un’equipe a disposizione del bambino. Noi siamo arrivati a questo progetto con una diagnosi del Bambin Gesù che nel caso di Massimo evidenziava ritardo mentale ed autismo. Immediatamente è iniziata un’osservazione costante su di lui a seguito della quale è stata stabilita un’ipotesi di intervento su Massimo per una durata prevista di 13 mesi. Questo intervento terapeutico purtroppo ha dei costi, per il primo anno, nella fascia d’età compresa tra i 2 anni e mezzo ed i 6 anni, la spesa prevista è di 8. 100 euro”. Questo è quindi l’importo che servirebbe a Massimo per continuare a seguire una terapia, che già solo nei primi giorni, ha dato evidenti risultati. Per la prima volta in sei anni, e nei primi 20 giorni di terapia, Massimo ha giocato. “Per la prima volta – ci ha raccontato Eva – Massimo ha indicato gli oggetti, l’acqua o il te-

levisore con i cartoni animati che sono la sua passione. Questo non era mai accaduto prima, come non era mai successo che Massimo giocasse insieme a noi ed interagisse con noi e con gli oggetti di gioco. Per noi questi sono piccoli grandi progressi che in tanti anni di terapia non avevamo mai visto. In passato ci sono stati altri approcci e il supporto da parte di validi terapisti ma non c’è mai stata fino ad oggi un’equipe che lavorasse solo per Massimo e che rispondesse concretamente alle nostre domande sui suoi comportamenti e su come, di conseguenza, dovessimo comportarci noi. Per cercare di consentire a Massimo il proseguimento della terapia Eva e la sua famiglia hanno cercato anche aiuto da parte delle istituzioni informandosi presso il centro e venendo a conoscenza della legge n°162 del 1998 in materia di progetti di aiuto per la disabilità grave. In alcuni comuni italiani, con l’adozione di questi progetti, l’ente comunale stesso, in caso di difficoltà economica della famiglia, aiuta quest’ultima sostenendo una parte delle spese per la terapia. “Noi abbiamo provato a chiedere aiuto al nostro comune – ci ha spiegato Eva ma ci è stato risposto che il Comune di Ardea non segue progetti per la disabilità grave e che comunque non ci sarebbero fondi a disposizione per questo. Anche le richieste che abbiamo fatto in precedenza, come l’assistenza domiciliare, ci sono state rifiutate. L’unico modo per poter aiutare questi bambini è una terapia costante. Massimo adesso di sveglia alle 5 del mattino ed affronta ogni giorno un viaggio di un’ora per poter seguire la sua terapia ma quando torna a casa la sera è felice e con lui anche noi perché, anche se in pochissimo tempo, abbiamo assistito ad un grande cambiamento in Massimo. Questo è quello di cui

avrebbero bisogno questi bambini ma il territorio non lo offre perché non ci sono ne’ strutture idonee ne’ figure professionali preparate a questo tipo di lavoro”. Questa è attualmente la situazione di Massimo che dopo circa sei anni sembra aver finalmente trovato la strada giusta da percorrere, una strada purtroppo faticosa ma anche molto costosa. Da qui arriva l’appello di Eva: “Mi rivolgo a tutte le mamme e i papà di questo territorio, chiedendo anche un minimo appoggio in qualsiasi modo loro vogliano. Noi siamo qui e aspettiamo fiduciosi aiuto da parte loro, Massimo aspetta un aiuto da parte loro”. Nei prossimi giorni in diversi punti di Pomezia ed Ardea potrete trovare dei salvadanai con i quali poter contribuire, anche con una minima somma, a raggiungere l’importo necessario per consentire a Massimo di proseguire la terapia. Per lui può significare molto. Noi abbiamo provato a dargli aiuto e speriamo vogliate farlo anche voi. Giulia Presciutti


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Novembre 2013

RUBRICA

GEA: Rubrica di informazione su animali e ambiente

Animali “da reddito”

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iente come le parole che usiamo denuncia il nostro pensiero, la nostra visione del mondo. “Animali da reddito”, un’espressione regolare, normalmente ascoltata, letta, pronunciata o scritta senza l’uso delle virgolette, dunque considerata facente parte del pensiero comune. Accettandola e riconoscendola, tutti quanti ammettiamo che degli esseri viventi possano essere presi in considerazione non in quanto tali, ma in quanto strumenti per produrre reddito per altri. Potrà apparire eccessivo paragonare il concetto di animale da reddito a come, nell’antichità precristiana, Marco Terenzio Varrone (116 a.C.- 27 a.C.) nel De re rustica definiva lo schiavo “instrumentum vocale”, un attrezzo dotato di voce: si compra, si vende, e quando si rompe si butta via; ma nella realtà gli animali da reddito non sono altro che schiavi, considerati macchine da produzione e da consumo, beni economici da allevare, rivendere e macellare o sfruttare. In tutti noi è ben radicata la netta distinzione tra questi animali e i cosi detti animali da compagnia, e la maggior parte delle persone non penserebbe mai che anche un vitello, una gallina o un maiale siano capaci di provare emozioni, di costruire legami affettivi con i propri simili e con gli umani, di provare dolore se separati brutalmente dalla mamma o tremare di fronte alla morte. Invece, è proprio così. Il sistema di credenze alla base delle nostre abitudini alimentari si fonda in realtà su un paradosso: reagiamo ai diversi tipi di carne perché percepiamo diversamente gli animali da cui essa deriva; amiamo quelli che abbiamo classificato come animali d’affezione –diversi da Occidente a Oriente, in realtà- e inorridiremmo al solo pensiero di avere in tavola carne di cane o di gatto, ma mangiamo quella di altri animali solo “perché le cose stanno così”. Infatti, non esistono ragioni naturali o di necessità per cui scegliamo di mangiare un animale anziché un altro, si tratta bensì di consuetudine e rientra in tutti quei gesti e quelle azioni che siamo abituati a ritenere “normali”. Ma la naturalezza di un comportamento non ne garantisce la moralità – basti pensare ad alcune pratiche religiose o culturali ammesse in una parte del mondo e intollerabili in un’altra - né l’esattezza, visto che la stessa necessità del mangiar carne è sempre più messa in dubbio dalla ricerca medica contemporanea che ne sta svelando i pericoli per la salute. Esiste in realtà un sistema in grado di rendere normale quanto dovrebbe essere umanamente inaccettabile, ossia ammettere la violenza degli allevamenti, e che incentiva, normalizza e specula sul nostro consumo di carne e di tutti i prodotti derivati dagli animali. Sir Paul McCartney affermava che «Se i mattatoi avessero le pareti di vetro tutti sarebbero vegetariani»; difatti la nostra indifferenza verso gli

animali “da tavola”, come l’accettazione del loro consumo, dipendono soprattutto dall’invisibilità del sistema di nascita, allevamento e macellazione di tutti loro; non abbiamo mai sentito le loro grida di terrore sulla via verso il macello, e la disperazione e il grido di una mamma mucca quando dopo poche ore la separano dal suo vitellino, per avere il suo latte pronto da imbustare. Basta non vedere e la nostra empatia si disattiva. Senza considerare gli espedienti usati per desensibilizzarci nei loro confronti, a iniziare dal modo di classificarli (Il “manzo”, ad esempio, non è un animale) e di presentarli in vetrina come “oggetti” privi delle parti anatomiche che li rendano riconoscibili, confezionati in comode vaschette di polistirolo. In breve, pensando a questi animali per astrazione, conduciamo un consumo “spensierato” incentivato anche da una pubblicità ammaliante in cui compaiono animali liberi e felici, quasi compiaciuti di “donarsi a noi”, e che occulta sistematicamente la realtà degli allevamenti intensivi, del trasporto del bestiame e infine della sua macellazione, come anche la violenza della pesca industriale. E’ così che ci dissociamo mentalmente ed emotivamente da questi atroci meccanismi, arrivando quotidianamente a riferirci alle carni che mangiamo con il pronome “cosa” anziché quello più adatto “chi”. Nel mondo si compie una mattanza di 124.000 animali al minuto, pari a 65 milioni all’anno (esclusi i pesci) ma l’elusione, la giustificazione, la routinizzazione e il rifiuto ce li rendono invisibili. Oltre all’empatia, dov’è finito il nostro senso critico visto che le stesse Nazioni Unite hanno ammesso che il settore dell’allevamento è uno dei principali fattori d’inquinamento locale e globale? La foresta amazzonica sta scomparendo soppiantata da pascoli per il

31 bestiame; gli abitanti dei paesi poveri muoiono di fame e una parte per ingrassare la carne bovina delle nazioni ricche; per produrre un chilogrammo di carne vengono impiegati 150 litri di acqua, e una parte del mondo soffre la siccità; la pesca industriale impoverisce i mari e le loro specie. Di fronte ad un quadro tanto inquietante, siamo ancora disposti a conservare la consuetudine che ci vede, da sempre, consumatori di carne animale, invece di ammettere che storicamente l’uomo possa aver avuto altre necessità, condizioni di vita, mezzi, abitudini e conoscenze? Il mangiare carne non è affatto una legge biologica umana, come per l’essere umano non è naturale sopprimere altre vite. E se fin dai tempi antichi, molte filosofie occidentali – tra cui quella pitagorica- si interrogarono su questa prassi giungendo ad astenersene per il semplice rispetto alla vita, oggi più che mai abbiamo il dovere di non chiudere gli occhi visto il ruolo di mero profitto che questo massacro ingiustificato ha assunto, evitando che la consuetudine ci faccia abituare a qualsiasi atrocità. Si dice che il cane sia il migliore amico dell’uomo, si, ma a dispetto dei falsi luoghi comuni, il maiale, fra i più mangiati in tutto il mondo, risulta un’animale con intelligenza e sensibilità straordinarie tanto da essere utilizzato nella Pet Terapy per la sua meravigliosa interazione con l’umano. L’abitudine a violentarli, negargli ogni piacere, ogni emozione, ogni cosa che renda la vita degna di essere così chiamata, relegarli in gabbie strettissime ed allevamenti sovraffollati, violarli nei corpi e nei sentimenti ci allontana ogni giorno dalla nostra natura di animali nati per condividere un mondo con altri animali che, come noi, soffrono, gioiscono e che vogliono vivere. La cosa più pressante per la nostra società e che gli esseri umani abbiano una coscienza più sensibile e giusta, più capace di condividere le esigenze vitali dell’altro. Come potrebbe l’uomo nuocere al suo simile se fosse educato alla dolcezza verso ogni essere vivente? Questa scrittura è stata ispirata dalla lettura di un libro che consiglio a quanti vogliano approfondire l’argomento: “Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche. Un’introduzione al carnismo e un processo alla cultura della carne e alla sua industria” (Melanie Joy, docente di psicologia e sociologia all’Università del Massachusetts). Alessia Campoli Foto di Giuseppe Marrone


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CULTURA

Il Corriere della Città

Novembre 2013

Un “filo rosso” tra Tor San Lorenzo e l’Austria Rodolfo Baldassarri presenta “Infinito”, il secondo libro della trilogia “Il filo rosso del destino”

Inseguire un sogno è il modo migliore per raggiungerlo”. Così si può riassumere in una breve frase la vita di Rodolfo Baldassarri, autore dei romanzi “In riva al mare” e “Infinito”, primi due libri della trilogia “Il filo rosso del destino”. Nato a Nettuno “solo perché ad Ardea non c’è un ospedale”, è cresciuto a Tor San Lorenzo, dove ancora vivono i suoi genitori. Ma ora Rodolfo Baldassarri vive in Austria, nel Tirolo, dove è arrivato attraverso un lungo percorso che passa anche dalla Germania, dove è arrivato come manager in un’industria di trasporti. “Un lavoro che non c’entrava nulla con il mio percorso di studi – laureato in Scienze Politiche con indirizzo giornalistico e già iscritto all’Albo – Si ricercava una persona bilingue che coordinasse i trasporti da e per l’Italia e, per una serie di circostanze, ho accettato”. Dopo due anni si mette in proprio per inseguire una delle sue due passioni: i vini. “Vengo da una famiglia di contadini, arrivati dalle Marche ad Ardea e Pomezia negli anni ’50. Ho sempre amato la terra ed i suoi frutti ed ho iniziato a fare l’importatore di vini italiani all’estero, cercando piccole realtà pregiate per locali di nicchia”. Ma è alla soglia dei 40 anni, nel 2006, che l’altra passione – la scrittura - diventa preponderante e Baldassarri inizia a scrivere il primo romanzo della trilogia “Il filo rosso del destino”. “In riva al mare”, ambientato in Maremma ma con riferimenti anche a Tor San Lorenzo, ad Ardea e Pomezia, al litorale romano ed alla Capitale, esce nel 2011 ed in poco tempo vende migliaia di copie e viene tradotto in tedesco ed in inglese, diventando un best sellers in Austria, dove nel frattempo l’autore si è trasferito. “E’ stato un successo che è andato oltre le mie aspettative”, ammette Baldassarri: il libro ha infatti ricevuto vari premi e riconoscimenti, tra cui anche l’Airone d’Oro, conferito da Regione Lazio e Provincia di Roma per l’alto valore artistico del suo romanzo. “E’ stato sicuramente uno stimolo a proseguire l’idea della trilogia”. Perché “Il filo rosso del destino”? “Si ispira ad

una leggenda giapponese che afferma che le anime gemelle sono unite da un filo rosso invisibile, guidato dal destino, che consentirà loro, prima o poi, di incontrarsi, malgrado il tempo o lo spazio che le separano”. Quindi lei crede nel destino? “Io credo in un destino non lasciato al caso. Potrebbe sembrare un controsenso, ma quello che intendo è per me il caso non esiste: nasciamo con un destino, ma le nostre scelte, il nostro libero arbitrio determinano la nostra strada”. E questo “destino pilotato” ha portato Rodolfo Baldassarri dal mare di Tor San Lorenzo alle montagne del Tirolo. Cosa rimpiange e cosa invece è contento di aver lasciato qui? “Rimpiango sicuramente il mare. Ci sono delle cose che portiamo in fondo alla nostra anima: nella mia c’è il mare, forse perché sono cresciuto sulla sua riva. Il suo profumo, il suo ritmo della risacca: questo è quello che mi manca di più. Quello che invece non rimpiango assolutamente è la mentalità troppo approssimativa che c’è qui. E’ vero, siamo più calorosi e più fantasiosi, ma se non c’è qualcuno che ci “bacchetta” e ci richiama all’ordine ci lasciamo andare troppo facilmente, con i risultati che tutti possiamo vedere. In Austria e Germania questo non accade: c’è un senso civico altissimo ed a livello amministrativo tutto funziona alla perfezione, forse perché manca quel “voler fare i furbi” che troppo spesso si riscontra da

noi. Questo non toglie che tornare “a casa” per me sia sempre un piacere: qui ritrovo la famiglia d’origine, gli amici d’infanzia ed i ricordi”. Lei ha messo la cultura tra i punti cardine della sua esistenza. Come pensa sia valutata a Pomezia ed Ardea? “Io mi sono sempre battuto per la diffusione della cultura nel nostro territorio: prima del mio trasferimento, avevo fondato un’associazione ed aperto dei “punti di lettura”, delle piccole librerie sulla spiaggia, però devo riconoscere che il territorio, su questo ambito, è lasciato un po’ a sé stesso”. Lo riscontra anche nelle presentazioni dei suoi libri? “Sì, noto la differenza tra le presentazioni fatte qui e quelle ambientate altrove: in Maremma, dove il 25 ottobre è stato presentato il secondo libro della trilogia, erano presenti tantissime persone, dalle istituzioni ai comuni cittadini intervenuti in massa spontaneamente. Qui, invece, vengono gli amici, proprio perché non c’è attenzione verso le attività culturali, che siano mostre, presentazioni o altro”. Torniamo alla trilogia: nel primo libro il protagonista vive una storia d’amore che inizia sulla spiaggia di Tor San Lorenzo per finire in Maremma. Ci sono molti particolari, con riferimenti dettagliati a luoghi e locali di tutto il litorale rutulo e pometino, che fanno pensare ad una storia autobiografica. Lo è? “Diciamo che ho preso spunto dalla mia esperienza personale, dai miei ricordi, per elaborare una vicenda che non ho vissuto completamente in prima persona”. Infinito, invece, cambia rotta. Il protagonista, come nel primo romanzo, è sempre Valerio, stavolta “accompagnato” dal suo antenato Roberto. La storia è ambientata in Maremma, tra Massa Marittima, Prata, Roccatederighi, Boccheggiano. Attraverso un vecchio manoscritto, Valerio scopre l'esistenza di un'antica maledizione che incombe da secoli sulla sua famiglia. “Infinto” diventa perciò il racconto di un viaggio senza confini di tempo e di spazio, che ripercorre il segreto della creazione. Questo romanzo si può definire un’estrema storia d’amore senza limiti. La domanda retorica è quindi: come mai un uomo scrive romanzi d’amore? “Non vedo perché l’amore debba essere prerogativa femminile. Anche un uomo ha la sua sensibilità: io non ho problemi a commuovermi se vedo una scena particolarmente toccante durante un film o se ascolto una bella musica”. L’ultimo libro della trilogia uscirà il prossimo anno: ci può anticipare qualcosa? “Ben poco, perché al momento è solo abbozzato e potrebbe cambiare forma e finale. In linea generale, se “In riva al mare” parla di un amore giovanile” ed “Infinito” è invece un progetto più ambizioso che segue il tempo in maniera circolare, ovvero quello che si fa oggi avrà i suoi frutti nel futuro, il terzo libro, “Come le onde”, sarà la chiusura di un ipotetico cerchio, perché il vero amore è come le onde del mare: torna sempre indietro”.


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SPORT

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Lo sport va a scuola POMEZIA In

dirittura d’arrivo il progetto pensato dal Consorzio Pomezia Sport

D

al 2006 il Consorzio, presieduto dal prof. Mario Massaroni, gestisce tutte le strutture sportive del Comune di Pomezia, in modo professionale ed economico. “L’intervento e la gestione del Consorzio sono di indubbio vantaggio per l’Amministrazione comunale – ha spiegato Massaroni in occasione della presentazione del progetto School Sports - perché il Consorzio si occupa completamente e direttamente della manutenzione, del pagamento delle utenze, della guardiania, sorveglianza e sicurezza, e dei 16 impianti sportivi del territorio. Prima dell’arrivo del Consorzio il Comune spendeva, sino all’anno 2000, 1 miliardo e mezzo di lire l’anno per la conduzione e la gestione dello sport pometino”. Altro aspetto importante, come dimostrano direttamente i numeri, è il potenziamento delle società sportive, che sono passate da 10 a 20, coinvolgendo tutti i maggiori sport olimpici e quelli più seguiti quali il calcio, il basket, calcio a 5, al rugby, al volley, l’atletica leggera, il nuoto e la ginnastica. “E’ indubbia ed evidente la crescita di prestigio e di importanza a livello nazionale dello sport su Pomezia in questi ultimi otto anni – ha proseguito il presidente del Consorzio - con eventi di grande rilievo e partecipazioni a campionati nazionali di assoluto valore. Basta citare l’arrivo a Pomezia della nazionale Usa femminile di basket, di quelle azzurre sempre di pallacanestro, sia seniores che giovanile, le finali nazionali giovanili di volley e basket, la Serie C di calcio, e campioni di atletica leggera ai primi posti delle classifiche nazionali”. E, a proposito di eventi, nelle prossime festività natalizie si svolgerà al Palalavinium un quadrangolare internazionale

di basket in collaborazione con il Settore Squadre Nazionali della Federazione Italiana Pallacanestro. In questo periodo di tagli di servizi ed aumenti di tasse si parla sempre più anche della parte economica, con l’ipotesi che il Comune possa decidere di gestire gli impianti in modo autonomo. “E’ fuor di dubbio che l’aspetto della gestione economica sia molto importante, perché la possibilità di accesso negli impianti sportivi, per tutte le società, è regolata da ferrei regolamenti con tabelle ufficiali che permettono l’entrata a canoni fissi. Il Consorzio non guadagna un euro dalla sua gestione. E dal suo arrivo, sino al 2013, ha versato nelle casse dell’Ente comunale circa 550 mila euro. Ha inoltre effettuato lavori di manutenzione straordinaria, che non erano di sua competenza, per circa 240 mila euro: questo significa che lasciare la gestione al Consorzio è sicuramente un vantaggio per il Comune di Pomezia. Dato importante e rilevante, nonostante la crisi economica che attanaglia l’intero paese, e specialmente le aziende che direttamente cercano di aiutare lo sport dilettantistico, 12 mila cittadini, giovani ma non solo, hanno oggi la possibilità di svolgere attività sportiva a Pomezia proprio grazie a questa gestione. Aspetto importante, che permette il raggiungimento di tali numeri di partecipanti, sono le quote associative che tutte le società offrono ai loro iscritti: senza ombra di dubbio sono tra le più basse a livello nazionale (es. nel basket la quota annua è la metà di quello che richiedono tutte le società romane)”. Il Consorzio lavora inoltre a favore delle scuole, a stretto contatto con i direttori didattici, non tralasciando le esigenze e le necessità di per-

sone portatrici di handicap o disabili. “Nelle scuole elementari da anni viene poi offerto, di mattina, un servizio di consulenza gratuita – ha aggiunto Massaroni - E, sempre con le scuole, è in fase di attuazione, - sarà operativo entro qualche settimana - il progetto POMEZIA SCHOOL SPORT, dove si chiederà la collaborazione diretta con l’Amministrazione Comunale. Tutte le scuole parteciperanno a questo evento davvero innovativo, in modo da conoscere e far conoscere a tutti i bambini e ragazzi dei loro istituti le varie attività sportive, con dimostrazioni e partecipazioni di atleti di livello nazionale. Attività simile a quello che avviene nei College americani. Per tutto quello che ha svolto ed operato dal 2006 il Consorzio Pomezia Sport ha intenzione di ripresentare la propria candidatura per la gestione degli impianti sportivi per permettere a tutti i cittadini di svolgere al meglio, in strutture adeguate, ed in totale sicurezza, lo sport, da quello di base a quello agonistico, gestendo servizi ed attività anche al passo con i tempi, e continuando ad organizzare manifestazioni importanti e di prestigio per tenere alto il nome della Città di Pomezia”.


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SPORT

Torvaianica, che avvio!

L'esultanza di Aquilani (Torvaianica) durante il match vinto in rimonta per 2-1 contro il Tor San Lorenzo (13 Ott.)

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' stato un mese ricco di novità quello appena trascorso. Il Torvaianica ha fatto il vuoto nel suo raggruppamento, non fallendo nemmeno un colpo; Ottobre, un po' a sorpresa, ha evidenziato tutte le difficoltà dell'Unipomezia Virtus 1938 e del

I categoria Male Città di Pomezia e Ardea Lido dei Pini in Promozione,le quali hanno fatto registrare la voce “zero” nella casella delle vittorie conquistate. E poi: Ardea e Città di Pomezia stentano a trovare la classica quadratura del cerchio e rimangano ferme nella parte bassa del raggruppamento. Infine la bella storia del Montegiordano: Mister Benedetti per il momento – siamo solo alla terza di campionato, quindi è doveroso essere cauti nei giudizi – si gode la vetta del Girone E di Roma. Eccellenza: il Real si attesta a metà classifica – Non è stato di certo uno dei mesi più positivi per il Real Pomezia. Ad ottobre sono arrivati cinque punti, frutto di una vittoria, due pareggi ed una sconfitta, i quali valgono, per il momento, un modesto decimo posto in graduatoria. La classifica, tutto sommato, è ancora abbastanza corta, tuttavia servirà un cambio di passo per rimanere agganciati alle squadre di testa. (PROSSIMI TURNI GIR.B, 18 SQUADRE: 3/11 REAL POMEZIA (10°) – Morolo Calcio (7°). 10/11 Ceccano (8°) - REAL POMEZIA)

Lido dei Pini, Team Nuova Florida e Unipomezia Virtus 1938 appaiate nella mediana del raggruppamento. Ma è solo la compagine guidata dal binomio Ciciani-Marinelli a sorridere – In un mese è cambiato tutto. Se a Settembre il Lido dei Pini e l'Unipomezia Virtus si erano rese protagoniste di un buon avvio, al contrario della Nuova Florida, oggi, a distanza di 30 giorni, la situazione si è completamente ribaltata. Bilancini e soci si sono progressivamente smarriti, perdendo tre delle quattro gare disputate, conquistando, in virtù dell'unico pareggio del mese, appena un punto; il team rutulo,sotto le direttive di Panicci, non ha fatto meglio, mettendo in cascina due pareggi ed altrettante sconfitte. Ecco perché la vera rivelazione di Ottobre è la Nuova Florida, imbattuta e con due grandi successi riportati proprio nei derby contro il Lido dei Pini e l'Unipomezia. Se a questo aggiungiamo poi il prezioso punto ottenuto nell'ultima uscita contro la capolista Nettuno il quadro è davvero completo: la squadra, scrollatasi di dosso le paure della matricola, sembra infatti aver raggiunto la giusta dimensione. (PROSSIMI TURNI GIR. A, 18 SQUADRE: 3/11 Falasche (15°) - LIDO DEI PINI; T.N. FLORIDA – S.S. Severa (13°); Casalotti (17°) -UNIPOMEZIA. 10/11 LIDO DEI PINI-S.Marinella (5°); Vis Aurelia (16°)-T.N. FLORIDA; UNIPOMEZIAP.Ostia (6°)) Prima Categoria: Ardea e Città di Pomezia non decollano. Ottobre da dimenticare – Le due compagini, guidate rispettivamente dai coach Romagnuolo e Sebastiani, hanno condiviso pressoché lo stesso cammino conquistando appena un punto nelle quattro partite dispuatate. Tra le due, la situazione

Il Corriere della Città

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Promozione Non decollano Unipomezia Virtus 1938 e Lido dei Pini, in ripresa la Nuova Florida è sicuTURNI ramente più deliGIR. D, 16 cata per la Città di Pomezia che SQUADRE: 3/11 INDOMITA occupa il terzultimo posto nella (9°)-Stagni di Ostia (4°); 10/11 INgraduatoria; la squadra del Presi- DOMITA-Bravetta (15°). GIR. I, dente Maniscalco tuttavia ha i pre- 16 SQUADRE: 3/11 Real Velletri cedenti dalla sua parte: lo scorso (2°)-TORVAIANICA (1°); T.S.LOanno infatti la compagine pome- RENZO (6°) - Norma (10°). 10/11 tina ha avuto la stessa partenza con TORVAIANICA-Sport. Velletri il freno a mano tirato, per poi ri- (11°); SS. Pietro e Paolo (12°)scattarsi appieno nella seconda T.S.LORENZO) parte di stagione. Che sia lo stesso Montegiordano la copertina è tua! anche quest'anno? (PROSSIMI Free Club e Enea Pomezia: bicTURNI GIR. F, 16 SQUADRE: chiere mezzo pieno – La terza Ca3/11 Torbellamonaca (ult.) - tegoria, partita soltanto nel mese ARDEA (10°); CITTÀ DI POME- di Ottobre, inizia a fornire le prime ZIA (terzult.) -Montello (12°). indicazioni. Nel girone di Roma E 10/11 ARDEA-Città di Aprilia c'è una piacevole novità per il no(15°); Fonte Meravigliosa (9°)- stro territorio: il Montegiordano di CITTÀ DI POMEZIA) coach Benedetti che comanda il Torvaianica inarrestabile, en-plein gruppo con 7 punti. Nello stesso ad Ottobre. Tor San Lorenzo ed raggruppamento la matricola Free Indomita costrette ad inseguire – Club rimane in scia, grazie ai 4 La compagine guidata da mister punti conquistati valevoli per il Salotti sembra non avere rivali nel momentaneosesto posto. Discorso leggermente diverso per Girone I di seconda Categol'Enea Pomezia. La ria. Fino ad ora, insquadra, insefatti, la squadra si rita nel Giè sbarazzata rone di senza troppi Latina, ha affanni delle l'Indomita si ferma sul vinto solavversarie, più bello, quotazioni in tanto un conquistando match nelle il massimo dei rialzo per il TSL tre sfide dipunti disponisputate, ma, conbili. Nella prima siderando che la giornata di Novembre classifica è ancora molto corta, tuttavia ci sarà la classica prova del nove per testare la reale forza ha tutto il tempo per recuperare. del gruppo, ovvero il match contro (PROSSIMI TURNI ROMA GIR. la seconda della classe Real Velletri E, 13 SQUADRE: 2/11 MONTEe per di più in trasferta. Staremo a GIORDANO (1°)-Ce.i.s. (9°); vedere. L'altra squadra del girone, FREE CLUB-Città di Ostia (10°). dopo aver fatto i conti con la prima 9/11 ACDS Group (2°)- MONTEsconfitta a tavolino – decretata dal GIORDANO; FREE CLUB: RiGS in relazione al match della poso. LAT. GIR. A, 13 SQUADRE: prima giornata contro il Real Vel- 2/11 ENEA (9°)- Compr. Lep. letri –, si trova al momento al sesto Prosseri (7°). 9/11 Amatori Circeo posto in graduatoria, a sei lun- (10°) - ENEA) ghezze proprio dalla capolista Torvaianica. Nell'arco delle prossime Per le cronache di tutte le partite: uscite ne sapremo sicuramente di www.lagazzettapontina.it. più e vedremo dove Mancini e soci Luca Mugnaioli potranno arrivare. Chiudiamo con @lu_mugna l'Indomita: la squadra è tra le compagini che mostra il miglior calcio nel Gir. D di seconda Categoria ma i risultati ancora non le danno ragione fino in fondo. Messina e soci infatti hanno raccolto meno di Montegiordano, la quanto prodotto nelle singole partite e servirà un maggior cinismo vetta del Girone e determinazione se si vorrà rimanere attaccati al gruppo di testa ed uscire dall'anonimato. (PROSSIMI

II categoria

III categoria


Dal mese di Gennaio tutte le scuole di Pomezia parteciperanno all’iniziativa School Sports organizzata dal Consorzio Pomezia Sport e dalle associazioni sportive del territorio con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale


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INFORMAZIONE

I PIU' GRAVI ERRORI DI STEVE BALLMER, IL BOSS CHE HA DECISO DI LASCIARE MICROSOFT

nificativa quota di mercato”

Il manager paga alcune previsioni errate: Computer Bild le ha riassunte nel numero di Novembre. Queste le principali. “Non esiste alcuna possibilità che l'Iphone conquisti una sig-

“Per la ricerca on-line esiste un altro motore. E questo, prima o poi, sarà Bing”

“Il 90% dei PC gira su Windows. Il sistema operativo sarà valido anche per i tablet” “Windows 8 segnerà una rinascita e diventerà la versione più importante”

Fonte: Computer Bild Italia Novembre 2013

“L'iPod serve per lo più solo per rubare brani musicali. Noi abbiamo Zune”

Notizie Tascabili Il Datagate scuote l'Europa "A rischio la lotta al terrorismo" Letta:"Abbiamo chiesto a Washington spiegazioni". Trattativa a Bruxelles per avere un nuovo codice sullo spionaggio. Merkel: "Continuerò a usare il telefono". Gli spagnoli: spiati anche noi - Il Datagate irrompe al vertice europeo dove i leader firmano una dichiarazione congiunta che suona come monito agli Stati Uniti: "Una mancanza di fiducia potrebbe pregiudicare la necessaria cooperazione nel campo della raccolta di intelligence", ritenuto "elemento vitale per la lotta al terrorismo". I 28 chiedono tutti spiegazioni a Washington, Parigi e Berlino chiedono entro l'anno agli Usa un "codice" dello spionaggio. All'iniziativa si unisce anche la Gran Bretagna, ma Cameron si impunta sulla accelerazione del pacchetto legislativo per la "protezione dati" europea che, previsto ad aprile 2014, slitta invece al 2015. (Rainews24)

Immigrazione, Letta: «Adesso è un tema europeo» Il presidente del Consiglio: «Un passo avanti, è stato incamerato il concetto solidarietà» - Consideriamo sufficienti le conclusioni del vertice e consideriamo importante che sia stato incamerato il concetto di «solidarietà », trasformandolo in un tema «europeo». Lo ha detto il premier Enrico Letta, in conferenza stampa al termine del vertice Ue, sulle decisioni in merito all’immigrazione. Il capo del governo italiano ha poi fatto sapere che la cooperazione europea in tema di sorveglianza sarà potenziata. L’Olanda, ha sottolineato Letta, «ha annunciato la destinazione a Frontex di aerei». (corriere.it) Legge elettorale, M5S: "Non andremo al Colle". Renzi: "Napolitano svolge suo ruolo" - Per il Movimento di Grillo è tardiva la decisione del capo dello Stato di ascoltare anche l'opposizione sulla riforma del Porcellum: "Provano a mettere una pezza". Anche la Lega dà forfait: "No alle convocazioni frettolose, il presidente ci consulti da soli". (repubblica.it) ALTRE IN BREVE:

Camorra, dopo 2 anni preso affiliato clan Licciardi nel napoletano. Antonio Teghemie si nascondeva a Marano con la moglie - Napoli, 25 ott.- Per due anni era riuscito a sfuggire alla cattura, ma è stato individuato e catturato dai carabinieri in un appartamento a Marano di Napoli. In manette il ricercato Antonio Teghemie, 67 anni, ritenuto elemento di spicco dei Licciardi, clan camorristico attivo nel quartiere napoletano Secondigliano e nelle zone limitrofe per il controllo degli affari illeciti. (TMNews)

ESTERI: Siria: consegnato piano distruzione gas. Opac, sarà possibile verificare le armi chimiche dichiarate (ansa.it) MODA: Il Giorgio Armani Day. Michael Bloomberg, sindaco di New York, ha proclamato il Giorgio Armani Day lo scorso 24 Ott. (Fonte: Vogue.it Link diretto: http://www.vogue.it/magazine/notizie-del-giorno/2013/10/giorgioarmani-day ) SPETTACOLI: Torna la Signora in Giallo, a interpretarla sarà l’attrice di«e Help» In arrivo il remake della mitica serie. Ma la nuova Jessica Fletcher sarà l’amministratrice

Il Corriere della Città Novembre 2013

di Luca Mugnaioli

di un ospedale (corriere.it) CURIOSITÀ & LIFE STYLE

Dal numero di Settembre 2013 la rubrica Curiosità&Life style si è arricchita di una nuova sezione: si tratta dello spazio “twitter!twitter!twitter!” dove raccoglieremo i tweet contrassegnati dall'hashtag #NotizieT. pubblicati nel corso del mese.

#notizieT. #Pomezia #Ardea "@RepubblicaTv: Festeggiamenti pericolosi: quando darsi il cinque mette ko http://larep.it/1aHTFfY " #NotizieT. #Pomezia #Ardea "@RepubblicaTv: Stati Uniti: la zucca è gigante, pesa 900 chili http://larep.it/166P9dT " #NotizieT. #Pomezia #Ardea "@RepubblicaTv: La furbizia della capra: salta sull'asino per fuggire http://larep.it/1drs4oE " Twitter alla prova del mercato. La società dei cinguettii arriva in Borsa - Tutto quello che c'è da sapere sulla matricola Usa che si appresta alla quotazione a New York. Dalla A alla Z, i segreti e i rischi per chi vuole comprare azioni. (Fonte: Repubblica.it Link diretto: http://tinyurl.com/p2rry8a) L’autolavaggio più caro al mondo: lavare l’auto costa 100.000 sterline - Lo scozzese Paul Wilkins ha avviato un’impresa che offre servizio di lavaggio auto. Una cosa piuttosto comune, apparentemente, se non fosse che il lavaggio offerto da e Ultimate Shine (questo il nome della società di Wilkins) costa 100.000 sterline, più di molte supercar. (Fonte: notizie.delmondo.info)

“Centri per la disintossicazione da Internet” in Giappone - Il governo Giapponese sta progettando la realizzazione di “Centri per la disintossicazione da Internet”, allo scopo di aiutare i giovani che hanno sviluppato una dipendenza dalla rete. (Fonte: notizie.delmondo.info) Quante volte si può piegare un foglio di carta? - Molte meno di quante si possa pensare. Dipende dallo spessore del foglio e dalla sua lunghezza: infatti, ad ogni piegatura,la forza necessaria per piegarlo in due aumenta di 8 volte. Se si utilizza un normale foglio A4, alla settima piegatura sarà necessario esercitare un forza pari a 260 mila volte quella iniziale. (Focus.it)


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CINEMA

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La rubrica di cinema, cultura e spettacolo di Rossella Smiraglia

The Stone River

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he stone river, un film scritto e diretto da Giovanni Donfrancesco, verrà proiettato domenica 10 novembre ore 17.30 presso la sala Petrassi al Festival Internazionale del Film di Roma. e Stone River è una coproduzione ALTARA FILMS, LES FILMS DU POISSON con RAI CINEMA con il sostegno della REGIONE TOSCANA e del CENTRE NATIONAL DU CINEMA Un anziano scultore vaga nel cimitero di Hope, interrogando le tombe dei lavoratori della pietra che a cavallo tra Ottocento e Novecento partendo da Carrara e da mezza Europa giunsero a Barre, nel Vermont, dove si aprivano le più grandi cave di granito del mondo. Un viaggio metafisico nel presente della provincia americana, in cui i vivi prestano voce e corpo ai fantasmi dei loro avi. Un affresco sorprendente che ritrae l'epopea tragica di un'intera comunità impegnata nella perenne e titanica lotta contro la pietra, tra drammatiche battaglie sociali e morti bianche, tra lo splendore dell'arte scultorea e l'utopia anarchica, tra speranza e tragedia.

Ho fatto una barca di soldi

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o fatto una barca di soldi è un film documentario scritto e diretto da Dario Acocella. La proiezione ufficiale sarà sabato 9 novembre ore 20.00 al MAXXI, nella sezione Prospettive DOC Italia del Festival Internazionale del Film di Roma. Un viaggio lungo un giorno, ventiquattro ore con l’artista Fausto Delle Chiaie, ironico dissacratore, pioniere della Street Art e fondatore del Manifesto Infrazionista. Un uomo dallo sguardo acceso, barba folta e che, alla soglia dei suoi settanta anni, ha un unica missione davanti a sé: far conoscere l’arte contemporanea a tutti quelli che mai metteranno piede in un museo. Dopo un lungo peregrinare all’estero, Fausto, si stabilisce a Roma, un carrello della spesa è il suo Atelier e Piazza Augusto Imperatore il suo spazio espositivo. Qui, da oltre quarant’anni affina la sua arte più raffinata: massaggiare il muscolo atrofizzato della sensibilità collettiva. Un viaggio che mescola l’uomo all’artista e l’artista all’uomo. Ho fatto una barca di soldi è una produzione ZEROZEROCENTO in collaborazione con RAI CINEMA e con FANFARA FILM realizzato con il contributo della REGIONE LAZIO

L'ultima ruota del carro

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'ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi aprirà Fuori Concorso l’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma che si svolgerà dall’8 al 17 novembre presso l’Auditorium Parco della Musica. Il nuovo lavoro del cineasta toscano, uno dei più importanti registi e sceneggiatori italiani (ha scritto film per Carlo Verdone, Francesco Nuti, Leonardo Pieraccioni, fra gli altri) e autore di alcuni dei maggiori successi cinematografici degli ultimi anni (la trilogia di “Manuale d’amore”, Che ne sarà di noi, Genitori & figli - Agitare bene prima dell'uso), si riallaccia al grande filone della “commedia all’italiana”. Il film vede protagonista Elio Germano nei panni di Ernesto, traslocatore che per quarant’anni ha viaggiato per l’Italia con il suo camion: attraverso i suoi occhi, la pellicola racconta la storia del Paese, dagli anni ’70 ad oggi. A fianco di Germano (due volte David di Donatello come miglior attore protagonista per Mio fratello è figlio unico e La nostra vita, che gli è valso anche il premio per la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes), ci saranno Alessandra Mastronardi, moglie di Ernesto, Ricky Memphis, Sergio Rubini, Virginia Raffaele e Alessandro Haber. L'ultima ruota del carro (scritto da Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Filippo Bologna ed Ernesto Fioretti, le cui vicende hanno ispirato la storia del film) verrà proiettato nella sala Santa Cecilia che, con oltre duemila posti

a sedere, si trasformerà durante il Festival nella più grande sala cinematografica di Roma. Il film, prodotto da Warner Bros. Entertainment Italia e Fandango in associazione con Ogi Film, sarà distribuito da Warner Bros. Pictures a partire dal 14 novembre. L’ultima ruota del carro racconta la storia di Ernesto (Elio Germano). Ernesto è un uomo semplice che tenta di seguire le proprie ambizioni senza però mai perdere i valori veri della vita. Tappezziere, cuoco d’asilo, traslocatore, autista, comparsa del cinema. Insieme a lui e al suo migliore amico Giacinto (Ricky Memphis) riviviamo le fasi cruciali della storia del nostro Paese dagli anni ’70 ad oggi. Con uno sguardo sempre attento ed ironico sui vizi e le virtù dell’Italia e degli italiani, Giovanni Veronesi ci regala una nuova commedia corale incentrata sulle vicissitudini normali e al contempo eccezionali di un eroe dei nostri tempi.


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BON-TON

L’Autostima

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opo la bella stagione, siamo ormai in autunno e questo è anche il momento in cui chi più chi meno impietosamente guarda il proprio fisico e si giudica. C’è da premettere che non sempre quello che noi vediamo come negativo del nostro corpo, agli occhi degli altri è visto allo stesso modo. Iniziamo col dire che, purtroppo, è il culto dell’apparenza che ci spinge ad avere una forte insoddisfazione legata al nostro corpo; addirittura ci sono persone che hanno uno sguardo abbastanza feroce verso se stessi, con un atteggiamento critico poco indulgente per le proprie rotondità, per il proprio naso, qualche semplice difetto che viene vissuto come una ferita. Una ruga pronunciata sul viso a volte ci fa addirittura odiare lo specchio, al punto da far diventare penoso guardarci. Certo l’ideale sarebbe di non sottomettersi al proprio complesso e di non affannarsi alla ricerca della perfezione senza sosta, ma di accettarsi per come si è e non per come si appare, perché questo innesca un meccanismo di insoddisfazione continua che ci porta a cambiare costantemente, perché viviamo tutto con estrema angoscia. Interessante sarebbe anche capire se l’occhio con cui ci vedevano i nostri cari da bambini può aver influito a creare un’immagine di noi stessi. Certo che se una madre molto apprensiva, severa, sempre addosso ai figli, li critica per tutto, sicuramente ciò può far sviluppare dei comportamenti patologici tipo anoressia o bulimia, poiché andando in contrasto cercano di col-

mare i propri problemi con comportamenti di questo tipo per compensare tali insoddisfazioni. Succede invece molto spesso che siamo noi stessi a vederci pieni di difetti mentre per gli altri siamo molto apprezzati proprio per quelle cose che noi vorremmo cambiare di noi stessi. E questo modo di guardare è dato dalla percezione che noi abbiamo di noi stessi, tanto da non credere quando gli altri ci vogliono rassicurare sul fatto che quel mondo di difetti che ci siamo costruiti in effetti non corrisponde alla realtà, perché in fondo il nostro parere è sempre più importante tanto che si rischia di avere atteggiamenti esasperati con delle autolimitazioni come il non andare più in spiaggia perché non ci si vuole mostrare in costume da bagno, non indossare alcuni indumenti perché non si ha un ottimo rapporto con i propri difetti ecc… Non bisogna negare che è anche colpa della società di oggi che con i suoi stereotipi di esteriorità eccessiva ci porta a vivere con angoscia ogni piccola imperfezione. Certo è bello anche prendersi cura di sé, del proprio corpo, purché non diventi un’ossessione, per assomigliare a tutti i costi a quel modello di riferimento che si siamo proposti. Mentre invece dobbiamo accettare che ogni stagione della vita ha un suo momento, poiché anche il cambiamento ha un suo fascino e la sua bellezza, quindi va vissuto anche esteriormente senza traumi. Inoltre non è certo che avendo cercato ed ottenuto quest’armonia estetica si sia poi sicuri di ritrovare il valore a cui ognuno di noi dovrebbe aspirare

Il Corriere della Città

Novembre 2013

E’ bello prendersi cura di sé purché non diventi un’ossessione. L’imperfezione è umana ed è normale averne coscienza ovvero alla propria “AUTOSTIMA”. Questo forse può succedere nell’adolescenza, quando si ricerca continuamente l’approvazione degli altri coetanei per sentirsi sicuri, ma se questo diventa un continuo bisogno anche in età adulta, allora il discorso cambia. Ma la domanda è: da dove cominciare? Certo un grande aiuto sarebbe quello di lavorare su di sé, puntare un po’ di più sulla crescita interiore che sulla perfezione estetica, cercare di capire meglio quello che noi vogliamo davvero dal più profondo di noi stessi e, sicuramente, guarderemmo con occhi ben diversi a quello che è il nostro aspetto. Mentre invece siamo tutti presi dalla frenesia di raggiungere certi obiettivi, siamo sempre stressati, ci coinvolgiamo troppo nelle angosce quotidiane mettendo a repentaglio la nostra qualità della vita, trascurando se stessi fino a dedicarsi solo ed esclusivamente al lavoro ed agli altri anteponendo i loro bisogni ai propri, annullandosi completamente. Pertanto un altro errore grave da evitare sarebbe quello di percepirsi con gli occhi degli altri , né tantomeno dipendere dal giudizio degli altri. Proviamo invece ad accettarci, perdonarci e a guardare la vita con occhi nuovi per intraprendere quel cammino che deve portare a considerarsi belli nella propria semplicità, unici per i propri difetti e orgogliosi per la propria normalità. Antonio GUIDO Esperto di Galateo ed Immagine Relazionale dirguido@libero.it




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